1
íípstl;.'*^ '
Eibliotííca Vaia333
{Torino)
TO,in¡: psiLic:
Settimanale
deUa Chiesa Vaidese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
I; Anno LXXX — Num. 23
— Abbonamento! Lire 600 per l’interno» Lire 1000 per l’eatero — Spedizione in abbonamento'postale, 1° Gruppo —
Cambio d’indirizzo L. 30 — Amministrazione! Claudiana - Torre Pellice • C.C.P. 2-17537 Prezzo
TORRE PELLICE. 9 Giugno 1950
CEl
casa di Dio)
Genesi 28 ¡ io . 12
J'
E’ da notare come fosse in fallo Giacobbe quando rEterno lo incontrò in Betel. Un fallo comune
a tutti e che costituisce una delle principali caratteristiche della natura peccaminosa. Esso consiste
nel servirsi di mezzi umani per raggiungere scopi
divini. Mentendo al proprio genitore Giacobbe,
carpì al fratello la benedizione paterna; con uno
strattagemma afferrò e si attribuì le divine promesse.
La disonestà approda, però, a conseguenze spiacevoli e dolorose: Giacobbe deve fuggire di casa
per scampare alla mano vendicatrice del fratello.
In Betel è tutto solo col proprio peccato ed un nudo sasso gli serve da guanciale in luogo dei conforti che gli offriva la casa che s’è chiusa alle sue
spalle. Egli però era stato spinto a tanto dalla brama di possedere le promesse divine che Esaù, indifferente, aveva sprezzate vendendole per un piatto di lenticchie.
Nel timore di essere raggiunto, nell’affanno della tuga e forse in travaglio di pentimento Iddio lo
incontrò nel silenzio della notte. Non è l’incontro
del Sinai {la legge), cioè la giustizia vendicatrice,
ma quello del monte Sion {adempimento di promessa a chi ha amato la promessa),
E’ meraviglioso il procedere deU’Eterno! Egli
non si ritrae dall’uomo circuito dal peccato e oppresso dal senso della propria colpevolezza; anzi,
va incontro al peccatore se questi onora in cuor suo
i doni della misericordia e della grazia.
>N * *
La visione di Giacobbe fu qualcosa di eccelso:
egli vide una .scala, appoggiata alla terra la cui cima
toccava il cielo, e gli angeli di Dio scendevano e
.salivano su di essa; udì la voce dell’Eterno, che
stava al di sopra della scala: « Io son teco e ti guarderò dovunque andrai, poiché non ti abbandonerò
prima di aver fatto quello che ti ho promesso ».
Purtroppo l’umanità ha pervertite le sue vie e
deve mangiare il frutto di ciò che ha seminato fino
a che gli occhi si aprano per vedere « Lui »; fino
a che l’errabondo figliuolo che s’è smarrito, possa
udire la voce del Padre che lo chiama a redenzione.
Giacobbe vide e intese, quella notte, ciò che
ognuno di noi vede e intende nel momento in cui,
ricreduto, apre il cuore alle promesse divine. Giacobbe vide ciò a cui non aveva mai pensato ed intese ciò che non avrebbe mai osato sperare; vide
aperta una via alla casa di Dio mentre gli era stata
chiusa quella paterna; udì la voce del Padre celeste
privo com’era di quella dei propri familiari; all’orizzonte terreno oscurato succede quello celeste
aperto al suo spirito.
Ili * !(!
Giacobbe solo, nella vasta e sconfinata campagna. senza alcuno che lo indirizzi, senza àlcuno che
sovvenga alle sue necessità, cede alla stanchezza e
si abbandona al sonno che fa dimenticare la sorte
avversa; quand’ecco la mano di Dio stendetsi verso
di lui a rincorarlo, ad introdurlo nella speranza di
un domani ricco di promesse: « Ti benedi.’ò c tu
sarai in benedizione a tutta la terre ». <
Quando il mondo crolla attorno a noi, quando
la solitudine ci stringe, quando il cuore grida al
Salvatore, una voce dolce e suasiva rispuntìe: « Sono io, non temere! »
Giacobbe si sveglia. « Per certo — egli esclama
— il Signore è in questo luogo ed io non? lo sapevo ». E ne ha paura. « Com’è tremendo questo luogo — disse 1— questo non è altro che la casa di Dio,
è la porta del cielo ».
ylnche per noi una scala è posta sulla terra la
cui cima tocca il cielo, e quella scala è Gesù Cristo.
Gesù venne nel mondo in un corpo che crocifisse
sul legno; e là, su quel legno e in queÌtcorpo, si
compiè la purificazione, la santificazione e la riconciliazione tra l’uomo e Dio. La Crocè è la scala
che tocca la terra e arriva al cielo perjtoi. Gesù
sulla Croce aperse il cielo ove entrò pmàsedere alla
destra di Dio, e da quel cielo aperto scendono e
salgono gli Angeli di Dio in benedizione a chi crede.
* * *
Giacobbe si levò la mattina di buon’ora, prese
la pietra che aveva posto come capezzale, la eresse
in nvuiumento e versò dell’olio .sulla sommità di
essa e pose nome a quel luogo: Betel, e cioè: casa
di Dio. E Giacobbe fece un voto dicendo: « Se Dio
è meco, se mi guarda durante questo viaggio, se
mi dà pane e vesti, se ritorno sano e salvo alla casa
paterna, l’Eterno sarà il mio Dio e di tutto quello
ch’Egli darà a me,, certamente, darò a Lui la decima ».
Risvegliamoci dal torpore del sonno {indifferenza), edifichiamo al Signore una casa {il nostro
cuore), versiamo sulla sommità di essa dell’olio
{consacrazione intera a Lui), e chiamiamola, d’ora
innanzi. Betel {casa di Dio). E l’Iddìo santo sarà
con noi, ci guarderà da ogni male durante il viaggio terrestre, ci darà pane pel corpo e per lo spirito, ci vestirà e ci condurrà sani e salvi alla casa paterna {pace con tutti) e l’Eterno sarà il nostro Dio
e noi di cuore allegro e riconoscente daremo, certamente, a Lui, la decima di tutto quello eh’E gli
avrà dato a noi.
A. FARINA.
Liberalismo cattolico
totalitarismo protestante ?
’ « Consolidatasi la gerarchia ecclesiastica e divenuto, il sacerdote, un
essere a parte provvisto di poteri speciali e inalienabili, la parola tdaico » finisce per applicarsi a coloro
che non dispongono di quei poteri,
ai semplici cristiani in contrapposizione, se non in oppo.sizione, al clero. I protestanti non acceltarotio
questa separazione, preoccupati conte erano di restaurare l’unità della
Comunità cristiana mediante la famosa dottrina del sacerdozio universale, secondo la quale ogni credente è
in pari tempo prete, cioè ministro di
¡Ho, e il « pastore » un « laicos »
fra gli altri. Così il protestantesimo
portò allo Stato-Chiesa, presupposto dello Stato totalitario, mentre la
separazione di sacerdote e di credente, favorì la formazione dello Stato
liberale ».
Se queste righe, apparse sul « Messaggero di Roma » di alcuni mesi or
sono fossero dovute alla penna di un
oscuro pubblicista, esse costituirebbero una fra le tante corbellerie che
si dicono e si stampano ogni giorno.
Ma esse sono di Mario Missiroli, uno dei pontefici delTopinione puhbl tea italiana di oggi, come lo fu di
quella alquanto diversamente orientata di ieri.
Il pensiero non è tuttavia originalmente suo, perchè risponde a una
opinione preconcetta coltivata dal
mondo della coltura italiana e condivisa anche dal Buonaiuti che lo
sviluppa nella sua Storia del Cristianesimo. E’ vero che il Buonaiuti nel
far risalire alla Riforma l’origine
del totalitarismo ed al calvinismo
quella del capitalismo industriale
moderno, riconosce che i Gesuiti ricalcarono nei loro concetti economici le orme dei riformatori.
E’ ad ogni modo scoraggiante il
constatare quanto male sia capito il
Protestantesimo dai nostri uomini
pivi intelligenti e studiosi i quali non
riescono a liberarsi dai pregiudizi
assorbiti in una educazione palesemente o inconsciamente cattolica,
perfino quando credono di essersene
sbarazzati e sono in buona fede, come nel caso del Buonaiuti.
Riallacciare l’idealismo tedesco alla Riforma, ó almeno a Lutero, e lo
Stato totalitario moderno all’idealismo tedesco è un comodo sillogismo
basato sopratutto sul a post hoc, ergo propter hoc » e meriterebbe una
dimostrazione più persuasiva di
quante ce ne sono state finora presentate. Probabilmente bisogna intendere il pensiero di codesti pensatori cattolici nel senso che la Riforma portò al concetto di Stato totalitario aH’infuori dell’ingerenza
ecclesiastica, ppichè è difficile immaginare uno stato più totalitario di
quanto lo fosse lo Stato Pontificio
che, se non fu uno Stato-Chiesa, fu
una Chiesa-Stato.
Si potrebbe argomentare, ma non
credo sia l’intenzione del Missiroli,
c;he a base del totalitarismo sta quel
pessimismo antropologico e la conseguente sfiducia nell’uomo individuo che è proprio del Protestantesimo, mentre nello Stato liberale domina il pelagianesimo che i Gesuiti
introdussero nel Cattolicesimo posttridentino. Al che si pnò facilmente
opporre che nel totalitarismo si riconosce il paternalismo cattolico e
nello stato liberale l’appello al senso individuale di responsabilità ebe
è caratteristico del protestantesimo.
Come sempre, quando si va alla ricerca delle origini, tutte le opinioni
possono essere sostenibili.
OPPOSIZIONE TRA LIBERALISMO
E CATTOLICESIMO
Ma il Buonaiuti, nel far risalire alla Riforma le origini dello stato totalitario, non si è azzardato al punto di attribuire al Cattolicesimo lo
stato liberalé. Anzi, lo stato liberale, derivato dall’economia capitalista è, secondo lui, filiazione del
puritanesimo. Opinione che ci sembra molto più accettabile di questa
che leggiamo sull’autorevole quotidiano romano. Sembra un po’ difficile il poter provare, con la scoria della storia, che lo stato liberale
è sorto solo e in primo luogo in paesi cattolici.
Senza essere specialisti in materia,
ci sembra che lo stato liberale sia
sorto e sia stato concepito in paesi
eminentemente protestanti, poiché
malgrado ogni manovra per fare oggi apparire gli Stati Uniti d’America come un paese fortemente cattolico, non si può dare effetto retroattivo a queste rivendicazioni e l’America della Dichiarazione d’indipendenza era indiscutibilmente puritana. Analogamente la Confederazione Elvetica, se è religiosamente mista in proporzioni pressoché eguali,
non si può négare che sia, per il costume e la tendenza culturale, di stile
protestante. E il più antico stato liberale, che si è mantenuto fino a ieri e probabilmente tornerà ad esserlo in avvenire, l’Inghilterra, è considerato universalmente come il paese tipicamente protestante, dove anzi il protestantesimo è inseparabile
dal liberalismo.
Lo Stato liberale sorto nei paesi
cattolici ad imitazione di consimili
stati già in atto in paesi protestanti
dovette affermarsi in lotta contro la
Chiesa, nè vale a smentire questa
ovvia constatazione storica il citare i
nomi di alcuni uomini di chiesa sostenitori dello stato liberale. Contro
un Gioberti ci sono cento Charvaz.
Nulla del resto può dimostrare meglio l’incompatibilità dello Stato liberale col cattolicesimo dei voltafaccia di Pio IX. Possiamo, oggi che le
passioni si sono calmate, ritenere che
egli fu sincero, sincero quando elargì la Costituzione, sincero quando la
sconfessò, accorgendosi di questa incompatibilità.
Ma forse questa nuova attribuzione di paternità del liberalismo non è
che cortigianeria verso i padroni del
momento. E pertanto abbiamo ogni
ragione di accoglierla con sospetto.
VECCHI E NUOVI TOTALITARISMI
Viceversa, se vi è stato il totalitarismo
tedesco, e non esitiamo a riconoscere che è stato spinto a fondo, ,sec(*ndo il costume germanico di giungere
sempre alle estreme conseguenze,
vi sono stati prima e contemporaneamente e vi sono tuttora allri totalitarismi che, se non furono o sono
tanto assoluti, ciò avviene più per
l’indole delle popolazioni o dei capi,
portati alle parole più chó ai falli,
che non per spirito liberale; e questi totalitarismi sono di tendenza
dichiaratamente cattolica, o per lo
meno s’ispirarono a mentalità ed .ítica cattoliche. Non credo che esista
una filosofia di governo più totalitaria di quella gesuitica, filosofía che
si ritrova nel fascismo o nel franchismo. E si che la Compagnia di Gesù
sorse appunto per esser contrapposta
alla dilagante Riforma!
Bisognerebbe quindi essere più
cauti prima di gettare sui protestanti ogni biasimo e di farne gli untori
dei mali della società moderna, senza curarsi troppo della logica, per
incriminarli delle più contradditlorie malefatte.: cioè che i protestanti
hanno dato al mondo il capitalismo
( e per quello industriale si può ammetterlo) ed il marxismo, l’esistenzialismo e il decadentismo, la reazione e l’anarchia. Un dotto professore di storia ecclesiastica fa risalire
ai Valdesi l’origine del socialismo
moderno! C’è da chiedersi cosa ha
latto il cattolicesimo in tutto questo
tempo?
SERENITÀ DI GIUDIZIO ?
Ma è vano aspettarsi oggi in Italia
che il protestantesimo sia giudicato
spassionatamente e con serenità. I
Fanatici e gli ignoranti non riftjggono daH’insulto e dalla calunnia; gli
uomini di cultura dopo un superficiale esame, trinciano giudizi nei quali
è sempre presente un’insinuazione a
im sospetto, quando non è palese il
livore confessionale. E allo scopo,
violentano la storia e la logica.
E’ senza dubbio nostro dovere il
cercare di rettificare questi giudizi,
onestamente o apertamenti falsi, ma
non dobbiamo dolercene poi troppo.
Gesù ha ammonito a non ricercare la
lode, anzi a paventarla. Accogliamo
invece come patenti di nobiltà i sarcasmi del mondo. Una volta la nostra era la Religione pretesa riformata, oggi professiamo la famosa dottrina del sacerdozio universale; è
raro che uno scrittore cattolico, p; •lando di cose nostre, non faccia largo uso degli aggettivi: cosidetto,
preteso, ritenuto e simili. Lo stesso
Buonaiuti vi intoppa. Un tale linguaggio non è nè generoso nè obbiettivo.
M. Eynard
Comunicato
Il 25 Maggio II Moderatore è
stato ricevuto in udienza dai Capo Gabinetto del Presidente del
Consiglio De Oasperi e dai Capo
Gabinetto del Ministro degli Interni Sceiba. Nel corso dell’udienza il Moderatore ha potuto presentare ed illustrare "personalmente il Pro Memoria redatto dal
Consiglio Federale delle Chiese
Evangeliche il 17 Maggio, in seguito all’invito pervenuto da parte deirOn. De Oasperi. L’accoglienza è stata cordiale ed è stata anche data assicurazione che
il Pro Memoria sarà esaminato
presto e eon spirito benevolo.
2
<~ ■'
I
^vvi-'j. -■i.
L’ECO DELLE vX.LLI VALDÉSÍ
- ^ N
jí ^-í f
Omaggio % Giaffredo Varaglia
ín Piazza Castello ja Torino
Sul luogo ove il martire testimoniò della sua fede invitta, una corona d’alloro ricorda la libertà religiosa,
conculcata, sì, ma proclamata fino all ultimo respiro.
in
Una singolare cerimonia ha attirato, la mattina dell Ascensione
Piazza Castello, a Torino, i curiosi e i passanti. Alle 10 di quel giorno,
un gruppo di non meno di 200 persone si radunava davanti ai giardinetti
di Piazza Castello, dalla parte ove l’antico maniero ebbe una volta il ponte levatoio, p^ una insolita commemorazione. Trattavasi di deporre una
corona alla memoria di Giafjredo VaragUa, da Busca, pastore evangelico
della scuola accademica di Ginevra, ivi dato alle fiamme nel lontano 1558.
Era presento, come s’è detto, un folto gruppo di persone. In maggioranza giovani, appartenenti alla Chiesa Valdese-di Torino; ma anche
giovani provenienti dalle A sili Valdesi, sotto la guida dei pastori Deodato
e Giampiccoli, scesi al capoluogo per una visita fraterna. Presenti inoltre
una ventina di fratelli della Chiesa Svizzera di Vevey, guidati dai pastori
Visinand e Mugellesi. Inoltre, molti fratelli di svariate altre località dei
dintorni. Fra tanti, i colori freschi e giovanili di alcuni costumi Valdesi,
indossati da alcune giovani della Chiesa di Torino.
Alle 10 ha inizio la cerimonia, con l’intervento di tutti i servizi d’ordine di cui dispone la città : la Benemerita, gli Agenti Municipali, la
Questura, la Celere. Dal centro del folto gruppo, che continua di istante
in istante ad ingrossarsi. In Corale Valdese di Torino eleva le solenni note
dell’Inno « Giuramento di Sibaud ». Fa uno strano effetto, quell’inno,
li nella Piazza immensa, tra il fragore dei trama, ed il silenzio profondo
dell’ora ancora avvolta nella molla atmosfera della giornata festiva. Alcune note più alte rompono infine l’aria. Il canto si afferma.
Indi, portata a braccio da due giovani deH’U.*'G. V. di Torino, giunge la corona d’alloro. Essa è l’omaggio di quella Associazione che prende il nome precisamente dal martire piemontese : l’Unione evangelica
« Giaffredo Varaglia », organizzatrice della manifestazione, e sotto i cui
auspici si svolge la manifestazione. La corona porta, sul nastro che. l’avvolge, queste parole: « Qui G. Varaglia salì il rogo per la libertà religiosa ». Essa viene deposta sul luogo stesso ove si accese la fiamma omicida.
Un istante di silenzio; indi prende la parola il dott. T. Balma^ pastore
Valdese, il quale pronunzia il messaggio pubblicato in questa stessa pagina.
Terminata la commemorazione, la Corale e tutti i presenti cantano insieme le due prune strofe del Corale di Lutero « Forte Rocca è il nostro
Dio »,
«
• *
Qui, vicino al ponte levatoio del vecchio Castello, davanti ad una
folla che un contemporaneo calcolava a non meno di 10.000 persone,
qui sali il rogo Giaffredo Varaglia. Era l’anno 1558: poco meno di
quattrocento anni fa. E’Associazione che si intitola al nome del martire lo ricorda oggi pubblicamente in questa piazza, che conobbe i
fasti di una delle più antiche corti d’Europa e gli splendori delle ambascerie di Genova e di Venezia, ma anche gli orrori delle repressioni
della libertà. Più che un nome, infatti, ed assai più che un singolo
personaggio appartenente ad una storia particolare, pur degna di essere ricordata, Giaffredo Varaglia, l’ultimo e più illustre martire fra
molti qui dati alle fiamme nel corso di pochi anni, sulla metà del XVI
secolo, assurge a valore di simbolo di una specifica libertà, per tanto
tempo conculcata e negletta, oggi riconosciuta — ed appunto per questo degna di essere ricordata a chi fallacemente la faccia rientrare fra
le naturali conquiste dell’epoca moderna.
Per questo, e per questa facoltà di simbolo che hanno gli eventi
della storia passata, l’Associazione Giaffredo Varaglia, che è società
per la proclamazione della libertà di coscienza e per la diffusione di
una libera conoscenza dei valori dello spirito, rammenta ai suoi soci
e agli amici e a tutti, che Giaffredo Varaglia sacrificò la vita per la
più preziosa delle libertà: la libertà religiosa.
E’ vano dis.simularselo: la libertà religiosa sta a fondamento di
ogni altra libertà. I popoli che non sono religiosamente liberi non lo
sono neppure politicamente.
Le vicende di ormai quattro secoli di storia europea, tra guerre e
sconvolgimenti sociali, tra conquiste di civiltà e paurosi ritorni allo
spirito del medio evo (o della barbarie primitiva), stanno a confermare che la libertà della coscienza umana non è estranea ad alcun
progresso, ad alcuna maturazione civile. Il trattato più squisitamente
politico che l’Europa moderna abbia concepito e che doveva dare,
tre secoli or sono, una nuova vitalità al vecchio continente, è trattato
di libertà religiosa; e si comprende che gli avversari della libertà, di
tutte le libertà, non lo abbiano mai gradito.
Giaffredo Varaglia rappresenta benissimo l’ansia di un popolo
proteso verso la sua libertà, la ricerca sincera ed onesta della verità
suprema, coi mezzi fornitigli dal particolare ambiente in cui egli era
nato, ma con la fiera determinazione di sostituirli, se ne sperimenterà
la fallacia, con altri più acconci; rappresenta sopratutto l’omaggio
senza riserve — a costo della vita stessa! — ai principi della libertà e
della libera convinzione interiore.
Era figlio di un condottiero oriundo della « provincia grande »,
il quale s’era distinto nella repressione dei Valdesi dei pinerolese. A
vent’anni era entrato nell'ordine dei Cappuccini, il cui vicario generale doveva mostrare su tutte le vie d’Europa che è preferibile avere
fame ed essere liberi, anziché perdere la libertà per avere il pane.
Aveva un difficile incarico: definire e condannare gli errori altrui.
Non è raro, nella storia degli uomini, che gli spiriti pronti e responsabili si avvedano, in simili occasioni, degli errori propri. Questa valutazione, a lungo pensata, lo condusse in Svizzera, a Ginevra,
a quella città dove, com’è scritto in un anonimo scarabocchio popolare sui muri del castello d’Issogne, dal 1536 era stata instaurata la
libertà religiosa. A Ginevra Varaglia svolgeva un apprezzatissimo insegnamento di rettorica, che oggi ancora i nostri fratelli elvetici ricordano; ma qui sopratutto il cappuccino piemontese diede il libero avvio alla sua coscienza. Lo rivediamo di li a non molto a Moncalieri,
a Chieri, a Saluzzo, a Guneo, a Caraglio, a Busca, a Dronero, e in
cento altri luoghi del Monferrato e delle Lunghe a predicare liberamente il semplice e puro Evangelo, la legge immortale: « Fratelli »,
egli dice, « voi credete di vivere, ma siete morti. Avete tutti bisogno
di luce, di calore spirituale. Iddio non vi è nemico, ma Padre, non si
compiace nel vedervi soffrire, ma vi ama. I vostri errori, li monda in
nome di Cristo.« Credete in Lui ed otterrete la pace dell’animo vostro.
Già foste schiavi, ed ora siete liberi: non vi lasciate riporre sulle spalle un giogo che non è per voi. Il vostro progresso non sia soltanto in
opere o in riti, ma sopratutto in volontà e in coscienza ».
Quest’è il ^messaggio di Giaffredo Varaglia, che non risuonò invano, tra il ’56 ed il ’58, in Piemonte, che non vuol essere vano neppure oggi, per noi. A noi non importa, se non da un punto di vista
storico, che la sorte di Giaffredo Varaglia sia stata in precedenza decisa dal tracotante Re di Francia e dal massimo pontefice romano —
quanto interesse tra i potenti per un così umile e così sincero testimonio della verità! — nè siamo qui per rievocare le peripezie del
carcerato Varaglia nei sotterranei della Cittadella, degna compagna
dei Piombi veneziani; o quelle delle diecine di migliaia di piemontesi che, seguendo il suo esempio, dovevano dopo di lui perire miseramente nelle carceri ducali di Torino, Susa, Asti, Mondavi, Vercelli.
A noi importa \che il messaggio di Giaffredo Varaglia, da lui ripetuto
fin sul luogo del martirio, su questa piazza, dunque, e in questo luogo
dove noi ci troviamo!, sia vivo — come è vivo — in noi e in tutti coloro che hanno cara la verità.
Poiché una cosa è comunque certa, al disopra delle vicende umane: che la menzogna incatena e fa schiavi, la verità fa liberi ed è essa
stessa una liberazione.
E nulla nè alcuno può contro la verità. Non le carceri, non i roghi. Fonte di ispirazione purissima, essa splende alta sulla storia degli errori umani, delle deviazioni e delle colpe di tutti. Essa guida
coloro che l’amano, innalza i popoli che la coltivano con passione
inesausta. Alcuni — molti — la chiamano cultura, educazione, civismo, progresso, benessere, riforma sociale, felicità. Noi, come Giaffredo Varaglia, preferiamo darle il suo nome più vero e più comprensivo, ma al tempo stesso riconoscerle la sua origine ne! profondo e il
suo fine non transitorio, non soltanto umano: il nome caro a voi. Vaidesi, a voi Svizzeri, a voi tutti credenti in un Dio di amore e di perdono: il nome dell’Evangelo!
Eretico per gli uomini, apostata per la Curia che lo dava alle
fiamme, Giaffredo Varaglia, già cappuccino, indi pastore evangelico
Valdese, è per ^i l’apostolo di questa verità, il precursore del suo futuro trionfo! Teod. Balma
li culto dedicativo
Alle 15, il culto dedicativo ha i.
nizio. Esso è presieduto dal pastore
Achille Deodato, sovrintendente distrettuale e vice moderatore della
Tavola, il quale, deponendo la Bibbia sul pulpito, dono della Chiesa di
Torino, ha appropriate parole sul
significato .della dedicazione. Si canta; quindi ha la parola il Pastore Vi- *|
sinand, che esprime il suo giubilo i
e i suoi rallegramenti per un’opera J
che, egli dice, non avrebbe mai ereduto si potesse realizzare con tanto
impegno e in sì breve tempo. Le sue
parole, tradotte dal pastore T. Balma in italiano, sono letteralmente
bevute dal numeroso gruppo di chi-|
vassesi, evangelici, simpatizzanti ed
estranei, che gremiscono l’ampio locale e ne occupano perfino le adia-^,
cenze. Segue il pastore Attilio Arias,!
che porge, ai chivassesi il materno
saluto della comunità di Torino, al-j^i
la cui responsabilità è per ora affidato il proseguimento dell’opera in. ^
Chivasso. Il pastore Truan, collegalj
del pastore Visinand, porge il suo
saluto personale alla comunità dii
Chivasso, e trasmette a questa l’o-|s^
ma
maggio fraterno della comunità ma- ■
drina di Vevey: un bellissimo vasso-. -j
io in argento per il servizio della S. ^ j
Cena, il quale, con il calice offerto
dagli elvetici di Zurigo (la figura" t" ]
del caro pastore Hardmeier è presen- # ‘
te nel cuore di tutti), viene così ad
essere magnificamente completato.
Anche il pastore Truan, che s’ispira
ai narcisi portati (sicuro!) da Vevey, ¿ jì
in segno di fraterna amicizia, prende parte con espressioni di gioia alla gioia comune.
Un’opera di fede
Giornata radiosa, quella del 18
maggio scorso, per tutto l’Evangelismo Piemontese. Dopo la manifestazione pubblica in Piazza Castello a
'rorino (di cui diamo notizia in altra parte della pagina), l’inaugurazione del nuovo Tempio evangelico
di Chivasso.
lunghe sottili finestre, la sua abside
dominata da una lunga alta croce
semplicissima, la cantoria, la saletta
di soggiorno, costituisce un sano e
bell’esempio di quel che può essere
il nostro stile evangelico.
Le vicende della costruzione sono
note; voluta, fermamente voluta da
un gruppo di fratelli di quella cittadina, essa è sorta come purissimo
prodotto della fede in Dio e del soccorso fraterno di alcuni amici d’oltr’alpe, ripetendo nelle sue varie fasi, quelle che dovrebbero essere le
fasi necessarie di ogni opera di fede;
e nelle quali i particolari di ordine
materiale (per intenderci, edilizio e
finanziario) assurgono a valore simbolico. Ogni mattone è una vittoria,
ogni sopraelevazione è una grazia di
Dio, ed il denaro che affluisce è il
risultato di im personale, vivo interessamento all’opera di evangelizzazione e di fede che contemporaneamente, sul piano della vita culturale e di risveglio, si va assiduamente
svolgendo. Perfino la Bibbia del pulpito, consegnata nel corso della manifestazione, ha un suo preciso particolare significato. Essa è stata, prima ancora di costituire il dono della
Chiesa di Torino al gruppo dei cbivassesi, il dono gentile di due sposi
evangelici di Torino, che han voluto farne lieto sacrificio per Chivasso,
ben sapendo che le Bibbie del pulpito sono oggi introvabili. La loro
rinuncia ne riceve una luce tanto più
viva.
Era presente una vera folla di fratelli. Anzitutto, i rappresentanti della Chiesa madrina di Vevey (Svizzera), guidati dai pastori Alexandre
Ed infine, dulcís in fundo, il pastore Carlo Lupo. La sua conferenza
era stata annunciata con dei manifesti ; ma più che una conferenza, è
stata ima predicazione calda e vibrante, com’egli sa fare, dell’Evan-'
gelo. L’oratore espone con limpidezza ed autorità il principio fondamentale del culto evangelico, secondo Giovanni IV, 24. Il pubblico pende dalle sue labbra, perchè comprende che le sue parole sono il trasparente velo di una profonda esperienza religiosa in Cristo che va vieppiù,
maturandosi nel presente; ed un silenzio veramente compunto (siamo
nei termini del tempo pentecostale!)
è l’omaggio dei fratelli al fratello
che ammaestra e che autorevolmente addita il sentiero a Dio.
La cerimonia è finita: in tutti il
ricordo di momenti benedetti, l’aspirazione a rinnovata vita cristiana,
il desiderio di rimettersi all’opera,
nella vasta messe delle anime, senza perder tempo.
E i Chivassesi? e il geometra Enrico Pons e la sua famiglia, che hanno visto questo giorno con un sospiro di sollievo? e la signorina Genre,
I:
fi
i-L
5Î)
La manifestazione
La manifestazione ha avuto luogo
nel pomeriggio, come si diceva, del
18 maggio, giorno dell’Ascensione.
La bella costruzione, esternamente
quasi finita, di chiaro e semplice stile riformato, non indulge nè a leziosità del tempo passato, nè a programmi di arte avveniristica. Con il suo
pronao coperto su cui svettano tre
Visinand, Truan e Mugellesi, ai quali il gruppo di Chivasso è debitore
di tanta riconoscenza; poi, una quarantina di giovani delle Unioni delle Valli, desiderosi di prendere contatto diretto con l’opera di evangelizzazione della Chiesa Valdese e di
tutto il Piemonte, guidati dal pastore Giampiccoli; inoltre una cinquantina di rappresentanti della Unione
delle Madri della Chiesa di Luserna
Sun Giovanni, sotto la guida della
signora Lillina Deodato Quattrini; e
ancora una diecina di giovani della
Unione di Sampierdarena, un grup{»etto di fratelli e sorelle provenienti da Ivrea, una rappresentanza della Chiesa di Aosta, un’altra di Bergamo, capeggiata dal pastore Carlo
Lupo; i pastori Mathis e Buscarlet,
il primo della chiesa luterana di Genova, il secondo della Chiesa Valdese di Angrogna. Altri fratelli, e numerosi, erano venuti da Asti, gruppo Condola in testa, da Caluso, da
Milano, da altri luoghi ancora.
elemento necessario della testimonianza in Chivasso? Essi sono tutti
lì; non parlano tanto — c lo si comprende — ma tma luce di gioia bril- M
la nei loro occhi; il geom. Pons, nel
ringraziare i presenti con poche, som- ^
plici parole, è commosso; dietro le
sue lenti, due lagrime luccicano nel- Sle sue pupille. Ma la dedicazione deh, 4
Tempio ha il suo corso, già il pubblico sta affollando la saletta in cui w
un ricevimento, con molto s.acrificio,
è stato preparato per i fratelli provenienti da lontano, alcuni vogliono
sentire da lui i particolari circa la
costruzione... E il geom. Pons ”■ %
prende il suo atteggiamento dimesso,
riservato e spiega, ai sopravvenienti, quanto è costato questo, e qiianto vale quello, e quel che si farà qui, |
e quel che si aggiungerà là... Uomo
di fede, con un tantino di ostinazione (perchè no?) piemontese e Val- -|
dese: egli ha ben diritto, oggi, alla
nostra riconoscenza e alla nostra am- M
mirazione. Uno che c'era fi
v;
3
li'EOO «DELLE VAUiI VALDESI
RE/POn/ilBILITIl’
^ ìu
Pi
Chi ò disposto a sentirsi responsabile di tutto e di tutti?
Siamo cosi pronti a scoprire le responsabilità altrui e cosi generosi
nel distribuirle che non ce ne avanziamo una briciola; ragione per
cui il nostro cuore è sempre pieno di amarezza e di sdegno verso gli
altri, che consideriamo i predoni della nostra felicità.
Se — come del resto è mio preciso dovere — sentissi la mia colpa
in tutto quello che avviene di brutto in me, nella mia famiglia, nella
mia fabbrica, nel mio paese, nella mia patria, nel mondo intero; se io
ne soffrissi come di una cosa che mi appartiene, come conseguenza
del mio fare e del mio non fare, allora questo mio povero cuore traboccherebbe di un amore tenero e compassionevole.
Il Samaritano che, a differenza del sacerdote e del levita, si china
suirignudo caduto nelle mani dei ladri, è l’uomo che sa di avere un
legame di responsabilità con la tristezza di coloro, che poco prima
hanno spogliato, ferito eti abbandonato il pellegrino.
Cristo è venuto per caricarsi sulle spalle tutte le nostre colpe. Con
rincarnazione si lega a noi in una responsabilità che non esclude
nessuna creatura per quanto malvagia. Egli fa sua la nostra causa:
Innocente paga j»er i peccatori.
Bisogna sentirsi colpevoli per amare e redimere. Ma noi siamo
dei galantuomini e la nostra preghiera, se pur ci degniamo di pregare, è quella del f ariseo. Per questo passiamo davanti alle carceri senza tremare; godiamo l’attimo della prostituta senza rabbrividire dell’infamia che sconsacra una povera creatura; passiamo accanto alla
gioventù che si perde, lavandoci le mani, in luogo di allargare le braccia per far argine.
Rifiutiamo di essere dei fratelli del ladro, dell’assassino, dell abbandonato, perchè non amiamo.
Gesù invece accoglie l’adultera, la Maddalena; si confonde col
ladrone, accetta ii confronto con Barabba, non toglie a Giuda la sua
amicizia.
Sentirsi responsabile del male altrui, non vuol dire scusarlo o
contrabbandarlo come bene, come purtroppo si fa coi nostri torti personali. Chi ha condannato il male con le parole più forti di Gesù? Chi
meglio di Lui ne accolse in se stesso tutte le conseguenze?
La responsabilità non attenua la condanna, accresce soltanto l’amore. Non vi è altra strada per imparare ad amare gli altri.
No, non è stato un semplice caso, che il più grande amore per gli
nomini — im inimmaginabile amore — infiammi il cuore di Uno che
non ignora e non rifiuta nessuna tristezza. {da « Adesso »)
IN MEMORI AM
In queste ultime settimane, a Per" ■ rero prima e ad Ivrea poi, sono state
rievocate due figure appartenenti alvio nostra famiglia spirituale e che
^crediamo anche noi di dover ricordare sia pur brevemente sulle colonne del nostro giornale.
A Ferrerò, il 21 maggio, una folla imponente ha presenziato all’inaugiirazione di un monumento ai
caduti della valle nel decennio che
va dal 1935 al 1945; caduti in campi diversi e in circostanze diverse,
ma pur sempre in quell’atmosfera di
guerra che esige, purtroppo, il sacrificio di tante vite umane.
.sione della consegna della medaglia
d’oro alla di lui memoria.
In una situazione politica diversa
e in tempi per noi perigliosi, Willy
.Jervis è caduto sulla piazza di Pillar
Pellice, nella notte fra il S ed il 6
Agosto 1944, dopo esser stato per
vari me.si detenuto in prigione, percosso e torturato. Ognuno di noi ricorda Vatmosfera di quei tempi, la
continua, incombente minaccia, le
angoscie dei congiunti, la paura del
domani.
I Il monumento, che reca incisi sulla
^ pietra i nomi dei caduti, raffigura hi
persona del Generale Giulio Marti■ nat, nulo a Maniglia e caduto sui
\ campi di battaglia della Ru.ssia nel
' gennaio del 1943.
‘"‘ Di lui, come ufficiale, hanno parlato molti oratori, davanti ad un
pubblico silenzioso e raccolto, che
rappresentava tutte le valli ed altre
località ancora e in presenza di molti famigliari dei caduti, militari e cibili. Noi lo ricordiamo, insieme a
tutti gli altri ai quali la durezza dei
tempi e la crudeltà della guerra hanno chiesto il sacrificio della vita. E’
Uno di quelli che non sono più tornati dalla tragica esperienza di questi anni passati. Aveva trovato la
sua via nella carriera militare, in
mezzo ai figli della montagna; ma
anche in quel campo aveva lasciato
l'impronta di una coscienza morale
non finta e di un tenace attaccamento alla lede ed alla Chiesa dei padri. verso cui ha continuato sino alla fine a volgere il suo pensiero.
Anche di Willy Jervis altri hanno
parlato per inquadrare la sua figura
e la sua azione nell’ambiente di lot
la ideale da molti vissuta. Ricordia
mo la sua persona non per esprime
re dei giudizi politici, ma per rie
vacare, con il suo sacrificio, la no
biltà della sua coscienza forte, che
non deflette nè davanti alle minacce nè davanti agli affetti familiari,
ancorata fermamente alla realtà di
Dio e della sua Parola che gli è stata fedele compagna nella solitudine
(■ nel martirio.
* Sf *
La seconda rievocazione ha avuto
iwjgu vi 2 Giugno ad Ivrea, per ritardare Z’ing. Willy .Jervis, in occa
Lampade OSRAM
Per Aiito-Ciclo-Moto-iluorescenti normali ecc.
Via G. Chiapperò (già via C. Alberio) n. 4 - Tel. 20.61
mia Fatolii m Teolaoia
Í di Roma
Giovedì 31 Maggio alle 18 un pubblico molto numeroso si affollava
nell’Aula Magna della nostra Facoltà di Teologia per dare un affettuoso addio ai due professori Ernesto
Comba e Davide Bosio i quali, alla
fine del presente anno accademico
lasceranno l’insegnamento nella Facoltà. Eran presenti oltre ai membri
del Consiglio della Facoltà, ai Pastori Valdesi della città, agli studenti di Teologia, molti fratelli delle due
Chiese Valdesi di Roma, memori
del fatto che i due professori sono
stati ambedue pastori della Chiesa
Valdese di Roma e durante la loro
permanenza nella città, non hanno
cessalo di prestare la loro opera nella predicazione e nella cura d’anime
in favore dei fratelli valdesi di Ro
P. u. u.
Convegno Giovanile
Si annunzia fin d'ora che, D. v., i[ 29 Giugno avrà luogo un
Convegno Giovanile per le Unioni dgl Gruppo Valli
nuR uacceRR
Il programma sarà pubblicato in seguito
Giovani unionisti, ricordatevi di questa data : 29 GiUOnO !
Mi ili [aoio dalle Sile Dieakalí a Ione Peie
ma.
Presiedeva il Moderatore il quale
dopo l’invocazione dell’aiuto di Dio
e delle Sue benedizioìii, ricordava
con poche, affettuose parole, l’attività svolta dai due festeggiati nella
loro lunga carriera, sia quali Pastori, sia quali insegnanti nella Facoltà,
.sia quali amministratori ecclesiastici, sia per mezzo della stampa; il
Prof. Comba prende Temeritazione
dopo 46 anni di servizio di cui 37
spesi nella Facoltà e il Prof._Bosio
dopo 40 anni di servizio di cui 20
nella Facoltà. Seguivano i discorsi
del Prof. Valdo Vinay, dei Pastori
Moreschini e R. Comba, del praeses
degli studenti S. Navarria e del
Comm. Introna, intesi ad esprimere
Il tempo imbronciato non ha impedito ai bambini delle nostre Scuole
Domenicali di ritrovarsi numerosi a
Torre Pellice per la loro festa di cardo.
Circa i520 bambini oltre ai monitori e
monitrici rappresentanti otto Scuole
Domenicali, un complesso di voci che
•meriterebbe di essere udito da un pubblico più numeroso.
Brevissime parole di introduzione e
di benvenuto del Pastore .Ayassot e
poi, sotto la direzione del Pastore Airne, il primo canto d'assieme. Si susseguono quindi i cori delle Scuole di
Torino - corso Oddorte, Bobbio, Angrogna - centro, Villar Pellice, Torinocorso Vittorio, Torre Pellice - via Oliva e poi ancora, dopo un messaggio
del Pastore Geymet, altri canti d'as
siome e quelli delle scuole di Torino
quelle fatte dai Sig. Bertinatti alia festa di, canto delle Corali I Semplice
coincidenza oppure qualcosa nel sistema, nella tradizione, nella vita delle
nostre Valli che non va? che non va
p iù ?
Terminiamo rallegrandoci che le distanze non siano ormai più un ostacolo insormontabile per questi raduni di
bimbi: alcuni autobus infatti ci hanno provato che il problema logistico si
può risolvere con facilità. Un incoraggiamento vivissimo a tutti i direttori
■e direttrici dei cori ed un ringraziamento alla Chiesa di Torre per la sua
ospitalità.
c. p.
Chi cammina nella iniegriià caigmina sicuro, ma chi va per vie foriuose
sarà scoperto.
giusto Indica la strada al suo compagno, mg la via degli empi h
> PROVERBI
riconoscenza ed affetto ai due professori ; questi a laro volta rispondevano ringraziando e ricordando
figure e fatti che fan parte della loro ricca esperienza in relazione specialmente colle Chiese di Roma.
corso Oddone, Villar Pellice, Angrogna - centro e Torre Pellice - .ivpiotti.
Conferenza Distrettnale
Il cronista dovrebbe essere un critico musicale per poter giudicare e cri
Venivano poi offerti mazzi di fiori alle Signore dei festeggiati che così validamente li hanno coadiuvati
nella loro opera e veniva comunicato al pubblico che prossimamente,
in modo più privato, verrà offerto
ai due professori un ricordo delie
Chiese Valdesi di Roma.
ticare e lodare ed invece non è che un
membro di Chiesa recatosi a Torre
per godersi queste voci fresche e squillanti; per riudire quei cantici sempre
cari al nostro cuore.
Bella festa che ha riunito in un
simpatico rito di affetto e di riconoscenza le nostre due Comunità della
Capitale e che costituirà certamente
uno fra i più graditi ricordi per i
due cari insegnanti che ci lasciano.
Il Prof. Comba ha l’intenzione di
stabilirsi a Firenze e il Prof. Bo.sio
a Torre Pellice. x
Con sorpresa e vivo piacere abbiamo
udito alcuni cantici in francese; ben
preparati quelli delle singole scitele di
Villar Pellice, Angrogna, Torre Pellice - Appiatti (molto bene), un po’ incerti e debolucci i due d’assieme. E
bene, che si riprenda questo nostro patrirmmio che ci riallaccia cosi fortemente ai tempi passati e vorremmo
che questi primi passi fossero molto
incoraggiati. Un incoraggiamento anche perchè più numerosi siano i cori a
due o più voci.
La Conferenza del III Distretto
avrà luogo a Roma — Tempio Valdese di Piazza Cavour — nei giorni
15 e 16 giugno. Il culto di apertura
sarà presieduto nel Tempio Valdese
di Via IV Novembre, dal Pastore
Carlo Gay.
La Commissione Distrettuale.
Misti» della Vita
Le vicende politiche hanno indubbiamente contribuito a dare a queste due morti un diverso significato.
Noi le abbiamo deliberatamente accomunate, senza tener conto delle
lotte terrene che così spesso dividono gli uomini nostri fratelli.
Non c’è, nelle nostre parole, alcun
tentativo di esaltazione o Hi glorificazione umana: c’è soltanto il ricordo di un sacrificio, che è stato il
.sacrificio di molti, e il desiderio che
sulle vie insanguinate di quaggiù
come nelle case che noi abitiamo e
dove forse anche piangiamo, Gesù
Cristo ci incontri veramente e deponga nei nostri cuori il seme inconfondibile ed indispensabile dell’amore, che trae ogni giorno alimento
e sostanza dalla contemplazione di
un più grande Sacrificio compiuto
sulla croce per tutti noi.
Ermanno Rostan
La luce si leva nelle tenebre per
quelli che son retti, per chi è pietoso,
misericordioso e giusto (Salmo 112, 4).
Una leggenda dice che quando, dopo, la risurrezione, Gesù rallegrò àinuovo i suoi discepoli con la sua presenza, solo Giovanni rimase mesto. E
quando gli si domandò perchè era triste egli rispose : « La causa del nostro
Maestro avanza cosi lentamente ». Il
Signore non disse nulla, ma invitò
Giovanni a uscire con lui. Era sera,.
« Cdie cosa vedi dietro di te ? » gli domandò Egli. « Nuli altro che buio »
rispose Giovanni. Dopo qualche minuto
Gesù ripetè la domanda e Giovanni
voltatosi fu stupito di vedere delle
fmcce d.i luce ove il piede del Maestro
era passato. Ora egli capiva il Signore
e la sua tristezza svanì.
Ovunque Gesù passa, indicando la
via ai suoi figli con la sua parola di vita. rimangono tracce di luce ; le opere buone compiute dai suoi seguaci.
Non so bene quali altre esperienze
siano state fatte in passato ma mi sembra che questa festa di canto dovrebbe essere maggiormente ‘.valorizzata;
non è un concorso ed è giusto che non
lo sia ma pure una singola parola di
incoraggiamento, anche di benevola
critica, SIC necessario, dovrebbe esserci, ed anche un po’ di emulazione fra
le vane scuole; un po’ di lotta appassiona sempre i bambini.
Notata una prevalenza di bambine
specialmente per le Scuole delle Foili; per motivi tecnici (voci incerte dei
maschietti) oppure è un principio dell'assenteismo di domani?
Il bene significa la conservaziomi
della vita, la promozione della vita, la
elevazione della vita che ai può migliorare al suo più alto valore.
Il male significa la distruzione della vita, il danneggiamento della vita,
D fare restrizioni alla vita che si può
migliorare.
Le norme morali non contemplano
che ci si possa chiedere se questa o
quella vita particolare debba essere
conservata in quanto costituisce di per
se stessa un valore. E’ la vita come
tale il misterioso valore al quale debbo
inchinarmi col pensiero e con i fatti.
Ogni razionalismo, quando vada a fondo, mette capo ad una mistica. Per la
reverenza che debbo alla vita, io in
Infine ci auguriamo che possano essere presenti tutte le .scuole delle Valli e tutte trovino abbastanza voci per
esibirsi da sole.
F. Maurln
Mi accorgo anche di una cosa sintoìtiatica ect impressionante : le mie osservazioni ripetono in buona parte
nalzo d mio essere al suo più alto valore e lo offro al mondo. Dal mistico
motivo della reverenza per la vita
vengono Jc forze motrici della creazione e della conservazione, di quei vaiodi che agiscono nel perfezionamento
deU'uom.) e dell’umanità e che nel
loro insieme costituiscono la. edviltà.
Alberto Schweitzer
Concessionario Radio
MAGNADINE
mn:Rio umoRe
R
A
T
¡E
A
L
E
CONDUTTORI
Materiale Elettrico - pile - superpila - fanali
P I N E R O L O
4
L’ECO DELES VALLI VALDEBJi
ì
Predicando Cristo crocifisso.
DAL MIO TACCUINO
Accanto alla parola Campobasso,
prima delle mie tappe in questo giro che per la seconda volta faccio
come capogruppo delle U. G. V., ho
segnato il v. 9 del secondo cap. dell’Apocalisse: « Io conosco la tua tribolazione e la tua povertà ma pur
sei ricco ». L’ho segnato perchè è
in questo testo che è intessuta la vita
di questa comunità: ieri fieramente
osteggiata.. cancellata nelle intenzioni di quello spirito d’intolleranza che animò il questore del tempo
fascista il quale a mezzo di una diffida bandì dal territorio dtdla provincia i pastori Naso e Scarmci e che
oggi, poiché ricca di quello spirito
di fedeltà al Signore che è il segrete
di ogni Chiesa vivente, è in piedi,
lanciata nella testimonianza.
Sulle vie dell'Abruzzo
Accompagnarmi all’Evangelista
Sciclone per seguirlo fra i gruppi del
Chietino fu per me una continua
fonte d’ispirazione. Oh, come è duro il cammino di colui che ha il seme da spargere... I posti si distanziano di molti chilometri, bisogna lasciare il treno per servirsi della motocicletta, a volte attendere ore per
l’unica corriera e poi le solile lotte:
la diffidenza e l’incomprensione di
una certa parte della popolazione,
l’odio clericale.
Eccoci a S. Salvo appollaiato sulla collina, a cinque chilometri dall’Adriatico, il paesetto ha ai suoi
piedi Vasto, la patria di Gabriele
Rossetti, dall’altra Termoli. Ecco
dei bimbi che ci vengono incontro,
sono evangelici... ma oggi non sono
andati a scuola? Sono andati, ma
l’insegnante dovendo spiegare la lezione di religione ha creduto bene
di allontanarli. Non potrebbe questo insegnante rimandare all’ultima
ora o alla prima la sua lezione?
Ci viene incontro una vecchia ottantenne, vuole parlare con noi, vuol
sapere se è proprio vero che andrà
all’inferno, se non potrà mai avere
la Comunione. Il collega mi spiega:
a E’ la padrona del nostro locale di
Culto, su lei pesa l’interdetto, dovrà
sciogliere il contratto e cacciarci e
poi potrà ottenere di confessarsi e
di comunicarsi ».
Non è facile tradurre i miei sentimenti nel leggere il manifesto col
quale s’invita la cittadinanza a venirci ad ascoltare al Teatro Savoia
sul tema: « La religione oppio dei
popoli? » Non è facile esprimere la
commozione del cuore nell’incontro
con quei tanti fratelli affluiti da tutta la diaspora e la viva partecipazione quando, nella direzione del teatro trasformata per noi in sala del
pulpito c’inginocchiamo per metterci nelle mani del Signore onde aprisse la via del cuore. Ai lettori di queste note potrà bastare, per la cronaca, sapere che quel giorno potemmo annunziare l’Evangelo, potenza
di Dio, a oltre 700 persone, ma per
voi di Campobasso sarà bene non dimenticare che quel giorno non è
una tappa ma un punto di partenza
p che molti occhi sono ora posati su
voi e che il Signore, il quale conobbe la vostra tribolazione, attende ora dalla vostra ricchezza in Lui altri
frutti deUa vostra fedeltà.
Ed eccoci giunti al famoso locale.,
famoso, tutta una storia: come abbiamo potuto ottenerlo, come non
essendo ancora stàio approvato il decreto di apertura di una Chiesa quel
locale è... il negozio di un calzolaio
s insieme un locale di Culto. Infatti in virtù della legge costituzionale
lì avvengono le riunioni dei pacifici
cittadini, ma sinché non avremo la
autorizzazione del Ministero non potremo ritenerlo locale di Culto. Cosicché la stessa tabella che annunzia il
Culto con tanto di marca da bollo se
la giri ti mostra che si tratta di una
calzoleria... pietosa menzogna che
sta li a testimoniare l’ibridismo di
una legislazione che per mancanza
di spirito di libertà si dibatte tra il
vecchio ed il nuovo.
S. Salvo.. Colle Ferro., penso a
questa ricchezza dell’Evangelo scoperto dagli umili e mi domando se
non dobbiamo rivedere tutta l’opera nostra alla luce di quanto sta avvenendo in mezzo a questi ultimi...
che però sono i primi. Leggere e
commentare l’Evangelo fra questa
gente che per l’Evangelo si sente rivalutata, che nel Cristo ha ritrovato
un senso al proprio vivere, soffrire
e lottare, e che si sente cementata
nel vincolo dell’amore di Cristo, significa annunziare una Resurrezione di Cristo che è già in atto e farlo
con grande potenza. Metà della via
è fatta quando il predicatore ha dietro di sé una comunità che vive il
messaggio.
Evangelo : potenza di Dio
Ed eccomi ad Orsara. Il paese dell’anno di prova per molti cari colleglli oggi Pastori nei più grandi centri. E prova era veramente quella
tra l’intolleranza clericale, la sordità di un ambiente ostile e l’esiguità
del numero. Vera seminagione fatta
con lacrime che il Signore vide e
volle benedire. Oggi ad Orsara si lavora in mezzo al favore di tutta una
popolazione abbastanza intelligente
per scoprire al disopra delle diatribe teologiche la chiarezza dell’Evangelo e risalire dalla bontà dei frutti
aU’efficacia dell’albero. Dalla Scuola Domenicale sono venuti fuori una
dozzina di professionisti fra i più
quotati c stimati del paese. E di que
sta simpatia abbiamo potuto avere
la prova nelle affollatissime adunanze
di cui una in chiesa e l’altra nel Cinema gentilmente offerto dal nostro
fratello Paradiso. Abbiamo notato
una viva partecipazione di donne,
latto molto sintomatico ed incoraggiante se si pensa a tutta l’atmosfera di fanatismo in cui da queste parti è tenuta la donna ed abbiamo detto: qui il fronte è rotto e bisogna
continuare.
ri spirituali fortificandole nell’amore di Cristo in modo da essere col loro esempio sorgente d’ispiranione adì
altri gruppi che lottano' per sopravvivere e alle Chiese di città che potrebbero correre il pericolo della
Chiesa di Laodicea, di essere vomitati dalla bocca di Dio, perchè nè
freddi nè ferventi, per non sapere
più gustare la gioia che vi è neUa
scoperta dell’Evangeltv e di non conoscerne tutta la potenza di vita.
Benedica il Signore queste nostre
Comimità insieme ai loro condutto
G. E. CasMglione
Lp uocB DQLie comoniTP’
Angrogna / Capoluogo
Un harmonium, alcime panche, uua croce con dei fiori freschi appesi
artisticamente alla parete di fondo,
due quadri biblici... pochi innari,
alcuni quaderni, sono gli inni che i
bimbi hanno copiato perchè le mamme li possano leggere e cantare insieme. Quando la sera nel locale gremito fino all’inverosimile mi ritrovo con queste umili e semplici anie che cantano con uno slancio tra/olgente, che pregano con un raccoglimento invidiabile, che ascoltano
quasi bevendo le parole, allora capisco tante cose: il segreto di tutta
quella vita è nel possesso del Vangelo della pace, ed è anche per questo
che i due volte scomunicati restano
sorridenti alle minacce dei loro avv'ersari, sono di una statura superiore.
Sabato, 3 corr. nel Tempio del Capoluogo è stato benedetto il matrimonio di Ricca
Silvio (Martel) e Bertot Anita (Malan Inferiori).
11 Signore circondi ed accompagni sempre con la Sua grazia questo nuovo focolare dandogli di camminare sempre nel Suo
amore.
Ringraziamo il Pastore Sig. A. Comba il
quale ha predicato nel nostro tempio domenica 4 giugno.
che soffia dove vuole chiamando al Suo
servizio uomini e donne di ogni lingua e
di ogni paese.
jNel corso dell’Assemblea di Chiesa sono
stali eletti i seguenti delegati: al Sinudo,
si. Vicino Giovanni, alla Conferenza Distrettuale, l’ing. Luigi Serafino, la signora
Laura Tron, la signorina Luigina Bertalot.
Pinerolo
Diamo sin d’ora il benvenuto alle bambine dell’Orfanotrofio di Torre Pellicc le
quali saranno ospiti della nostra comunità
domenica 11 corrente. Parteciperanno al
culto del mattino ed offriranno un trattenimento nel pomeriggio, alle ore 15, al quale tutti sono cordialmente invitati.
L’anno ecclesiastico si è concluso con il
culto di Pentecoste, durante il quale una
buona assemblea ha partecipato ella celebrazione della S. Cena, e con PAssemblea
di Chiesa del 4 giugno, seguita al breve
culto iniziale.
Ginevra
L’Assemblea, raccolta ed attenta, ha seguito la lettura della Relazione Annua, morale e finanziaria, ed ha preso parte allo
studio del problema dei Ministeri femmi-.
nili neUa Chiesa, problema che è stato impostato sulla base della relazione distribuita a suo tempo ai concistori. Nessuna decisione definitiva è stata presa, ma l’argomento è stato posto di fronte alla coscienza della comunità e le voci diverge che si
sono udite costituiscono un segno deO’interesse che esso presenta per la chiesa che
riconosce non tanto un ministero gerarchico quanto la libertà dello Spirito di Dio
11 31 Maggio si è spenta la signora Rachel Deonna - Chauvet, zia affezionata del
sig. Jacques Picot, Presidente dell’Unione
Giovanile Valdese della nostra città.
Al servizio funebre, celebrato il 2 Giugno dal Pastore Ch. Céllerier nel Tempio
di Chêne, hanno presenziato il Presidente
della nostra Unione Valdese, sig. Emilio
Pasquet ed il Pastore Elio Eynard. Al sig.
Jacques Picot esprimiamo le vive condoglianze di quanti, alle Valli ed in Italia,
lo conoscono e lo stimano. e. e.
CERCASI tuttofare, robusta, volonterosa.
Chiedesi referenze. Bertalot Teresa —
Bianchi - S. Germano Chisone.
/ eiOVANNI V
\ MIEGGE /
in uoRGine moRin
SPGGIO DI STORin D0L DOGIDP
SOMMARIO : Il problema - Maria nel Vangelo - Le sempre
Vergine - La Madre di Dio - Le Regina del cielo - L'Assun/a - L'Immacolata - Le Madre Misericordiosa - La Corredentrice - Maria nel
dogma e nella pietè.
Pagine 220, L. 450
Il cullo della Vergine Maria è uno degli aspetti più salienti della pietà religiosa del cattolicesimo, sopratutto latino, tanto che, come è sfato scritto da eminenti teologi, sia cattolici, sia
protestanti, può essere considerato come il f dogma critico centrale » del cattolicesimo, cioè come la dottrina distintiva, in cui
si riassume, come in un simbolo fascinoso, la essenze stessa del
Cattolicesimo.
L’Autore, già professore di Storia del Cristianesimo alla
Facoltà Valdese di Teologie in Roma, disegna in questo libro,
lo sviluppo storico della dottrina mariologica, discutendo le conclusioni della Teologia cattolica. Ma il libro è scritto serenamente, col desiderio di comprendere, di chiarificare più che di
polemizzare, e sarà letto con frutto da tutti coloro che desiderano fere il punto sulla questione.
peRsoniiLm
Il Pastore Edoardo Micci e la sua
Signora anminziana la nascita di
Paolo: Emanuele
Auguri vivissimi al bimbo ed ai gè-;
nitori.
I
MESSAGES
di CHARLES DOMBRE e HENRI
MANEN *
Paroisse de St. Jean — 6, Impasse^
des Cendres — Mulhouse.
Un volumetto di 6 predicazioni per¡
il tempo della Passione e per la Setti-Ì"‘
mana Santa. e. r. ^
L’AUTORITE DE LA BIBLE
Un quaderno di 70 pagine edito da
« La Bible jour après jour » nel suo-,
trentesimo anniversario. 47 Rue de:
ülichy — Paris 9 c.
Eüco il sommario : Qu’est-ce que la " !
Bible ? — Les découvertes scientifi- |
ques et la Bible — Comment la Bible fut-elle écrite et transcrite ? — L’ait-T
torité de la Bible — Ecriture Sainta;
et tradition — Diffusion de la Bible
dans le monde — La Bible et le témoignage des peuples pa'iens — Comment
lire la Bible — Choix de passages dt j
la Bible à lire en diverses circonstances — La Bible jour après jour.
GU articoli sono dovuti ad autori di-1
versi. e. r,
l’
NOTRE PÈRE |
di ROLAND DE PURY
Ed. Delachaux et Niestlé. Neuchâ-;
tel — Prezzo fr. sv. 3.
Una serie di predicazioni sul Padre ’
Nostro. Di esse l’autore dice che a elles ont voulu n’être rien d’autre que 1
la. ration hebdomadaire de ceux qui ^
faisaient leurs premiers pas dans- le
combat de la foi et de la prière ». Non
si leggono senza beneficio e senza es-1
ser costretti a riflessione spirituale le \
meditazioni dell’autore, i cui numerosi scritti sono un segno tangibile del
suo continuo studio e della sua ricca ,
esperienza.
LUGLIO • AGOSTO cambierei alloggio
Quinto al mare con alloggio Torre Pellice. Scrivere Jalla - Via Santarosa 51 - .
Genova - Quinto. ^
Don. Badalamentì
Medico Chirurgo Dentista
SPECIALISTA
TORRE PELLICE - Via Arnaud, num. 1
ORARIO} Martedì dalle 15 alle 19
Venerdì dalle 8 alle 12
giugno
gì adlofi
;omco
6IANADDA
in tale
occasione
Via Nazionale^ 31 - Abbadia Alpina
pratica un eccezionale sconto
del 10 “lo su apparecchi Radio delle migliori marche.
APPROFITTATENE
Direttore Responsabile: Ermanno Rostan
Tip. Subalpina s. p. a. — Torre Pellice
ORARIO F E R RO V I A R I O - T R A M V I A RI O - A UTO M O B I L I S T I C O DEL PINEROLESE
TORINO-PINEROLO-TORRE PELLICE e viceversa
Torino
Ai rasca
PI. eroto 5,52 |
Bricherasio 6
Torre Pellice 6,22 |
I 6,20 1 8,10 I
I 7,17 I 8,M I
7,38 I 9,15 I
8,00 I 9,34 1
8,15 I 9,50 I
I 12,28 I 13,02 I 17,04 {
I I 13,59 I 17,57 I
I 13,08 I 14,25 I 18,25 I
I 13,281 14,47 I 18,50 |
I 13,42 I 15,03 I 19,05 |
I 18,201 18,32 1 21,40
I 18,47 I 19,21 I 22,21
I 19,05 I 19,47 I 22,42
I 19,20 I 20,06 I 23,02
I 19,35 I 20,20 I 23,18
Torre Pellice
Bricherasio
Pinerolo
Airasca
Torino
I 4,35 1
I 5,00 I
I 5,18!
I 5,39 1
I 6,251
I 5,51 I
I 6,14 1
I 6.31 I
6,51 I
I 7,28 1
6,251
9,41 I
7,02 I
7,29 I
8,10 1
7,02 I
7,20 I
7,37 I
7,591
8,30 I
I 12,25 I
I 12,46 I
I 13,07 I
I 13,34 I
I 14,20 I
I 13,11
I 13.27
I 13.42
I 14,32
(1) (2)
I 16,08 I 19,42 I 20,55
16.30 I 20,03 I 21,12
I 16J12 I 20,26 I 21,30
t 17,20 I 20,54 I 22,04
I 18,10 I 21,40 I 22,48
(1) Feriale (2) Feriale limitate) a Pinerolo. Festivo a Torino,
TRAMV1A PINER0L0-VILLAR-PER03A ARGENTINA e viceversa
Pinerolo
Peetwa
4.25 I
5,451
5,45
6,37 I
6,45 I 8,i5 I 10,15 I 11,30 I 12,40 | 14,40 | 17,20 | 19,15 |
7,401 9,10 I 11,201 12,25 I 14 | 15,40 | 18,25 | 20.10 |
I
Perota
Pinerolo
4,45
6
5.551
6,45 I
7 I
7,551
8,20 I 9.40 111,45 | 13 |
9,10 I 10.40 I I2A3 I 14.15
16.05 I
17
17,40 I 18,50 I
18,35 I 19,45 I
IN VIGORE DAL 14 MAGGIO 1950
Autoservizio e tramvla
PI NEROLO-ORBASS ANO-TORINO e vieev.
Pinerolo
Orbass.
Torino
(2)
Torino
Orbas.
Pinerolo
(I) F triait
(1) ,
6,15 I 7 I 12.55
7 I 7,40 I 13,34
7,37 I 8,20 I 14,09
0) (2)
6,20 I 7,10 I 14,20
7,04 I 7,46 I 14,5
7,44 I 8,26 I 15,36
(2) Ftstlvo
18,10
18,50
19,29
I 18,15
I 18,55
I 19,35
Linea Automobilistica
TORRE-BOBBIO PELLICE e viceversa
Torre Penice
Bobbio Penice
8,30
9
Bobbio Penice 6,05
Torre Pellice 6^5
(1) Solo II Vtntrdì
(1)
11.30
12
(I)
7.30
8
19,15
19,46
15,30
16
Ner giorni di mercoledì e aabato si effettua da Bobbio
a Pinerolo un autoservizio col seguente orario : Bobbio
Pellice 7,30 con arrivo a Pinerolo alle 8,20 ; pertenza da
Pinerolo alle 12,35 con arrivo a Bobbio alle 13,30.
Autoservizio Sapav-SattI
PINEROLO-AIRASCA-TORINO e viceversa
Orarlo griorni feriali Sapav-Satti
PIneroto
Airasca
Torino
7,30 I 7,50 I 12 I 13,45 | 19
7,44 1 8,04 I 12,14 I 13,591 19,14
8,15 I 8,35 I 12,45 | 14,30 | 19,45
Torino
Airasca
Pinerolo
7 I 11,50 I 17,45 I 19
7,31 I 12,21 I 18,16 I 19,31
7,45 I 12,35 I Ì8,30 | 19,45
Pinerolo
Ai 'asea
Torino
Orarlo griornl festivi Satti-Sapav
7,30 I 13,45 I 19,50 Torino II | 18.25 {
I 13,59 I 20,04 Airasca 11,31 I 18,56 |
8,15 I 14,30 I 20,35 Pinerolo 11,45 | 19,10 | 0,35
23,55
Auto PEROSA-PERRERO-PRALI e viceversa
(I) (2) (3) (3) (2)
Perosa 8,20 9,20 17,45 20,20' Prati Qhigo 5,30 17,25
Perrero 8,45 9,50 18,10 20,50 Perrero 6,15 7,20 18,08
Frali Qhigo 9,30 10,50 21,50 Perosa 6JS0 7.45 1835
(I) La corsa si effettua soltanto nei mesi di Luglio e Agosto. (2) Feriale. (3) Nel tratto Perrero Prati si effettua solo in Luglio e Agosto.
ì