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L. 700
11 settembre 1987
Sped. abbonamento postale
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In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
AMAREZZA E SPERANZA IN UN REPORTAGE DA HAITI
I
È
Giornalista, avrai molto lavoro!
^ Le difficoltà di un popolo costretto alla miseria, all’arretratezza e alla sottomissione - In una poesia la rassegnazione
M di fronte alla (voluta) sordità dei potenti - Chi ha visto da vicino non può sottrarsi all’obbligo di raccontare la verità
Haiti, la gente per strada; una
popolazione die mugugna, perché ne ha abbastanza di una miseria imposta daH’esterno e mantenuta negli anni da alcuni individui ai quali un po’ di sangue
bianco mischiatosi nelle vene dà
diritto all’arroganza del potere
assoluto. Ecco... si credeva di essersi sbarazzati del famoso Bébé
Doc, e dei suoi Tontons Macoutes... solo un anno e mezzo da
quando sono partiti... e questo
generale che è comparso in televi.sione, ieri sera, che era stato
posto a capo del Consiglio nazionale del governo provvisorio (e
perché un generale, perché sempre dei generali?) e che grida al
popolo haitiano, sceso per strada
a chiedere il rinforzo di questa
Costituzione che ha creduto di
avere scritto con il proprio sangue: « Ci sono, ci resto, al diavolo la vostra costituzione! »... Era
detto con altre parole, certo, perché nel nostro mondo della civiltà moderna le parole non hanno
più il loro senso originario.
Così per gli americani nella
America latina, il liberalismo economico è il riconoscimento della
mia libertà (è il nordamericano
che parla), di imporre un piano
economico a tutta la mia regione.
Come terrorismo, per Reagan,
è qualunque forma di resistenza
al potere costituito, che, esso solo, ha diritto a torturare e ad uccidere.
No, il popolo non capisce. Gli
viene detto che è stupido. E' vero, ma di chi è la colpa? Di chi è
la colpa se non ci sono scuole?
E’ sporco, il popolo, è vero; è
povero, puzza, è vero; ma che
senso ha questo agglomerato di
più di un milione di abitanti,
senza acqua da bere e senza fogne {le acque di rifiuto scorrono
per le strade)?
Tutto questo mentre ogni anno
milioni di dollari vengono stanziati dall’estero per costruire le
piscine ai dirigenti nei quartieri
residenziali... Certo le organizzazioni estere aiutano la nazione...
tecnicamente, come quel macello
generalizzato dei maiali dell’isola, la cui colpa era di essersi
"adattati”, e che è stato necessario sostituire con dei maiali "evoluti”, più cari a nutrirsi (ma non
importa, tanto gli americani
manderanno il cibo per i maiali).
E poi anche economicamente
aiutano la nazione; come nel caso del « dumping » del riso americano a un dollaro per sacco,
contro il quale il contadino hai
tiano, che produce a 17 dollari il
sacco, non può niente; sarà costretto ad abbandonare questo tipo di coltura.
Mettetevi al posto di questa
gente. C’è una speranza in vista?
Quale speranza potrebbe esserci
di uscire un po’ da questa situazione? Un sindacato, una settimana fa, ha detto un po’ troppo
forte di voler rivendicare alcuni
diritti. Era un sindacato indipendente, né di destra né di sinistra.
L’esercito ha fatto un’ispezione,
ha messo a soqquadro i locali, ha
arrestato tre dirigenti. Gli altri
sono scappati... Sono qui vicino
a me. Dividiamo la casa, quindi
mi trovo nel miglior posto di osservazione.
Così, per questa azione, il governo provvisorio, con in testa il
suo generale, alza le orecchie, e
ne approfitta per prendere decisioni contrarie alla costituzione,
ed espelle anche due membri di
spicco del Consiglio di sorveglianza per le prossime elezioni,
sostenendo che essi manipoleranno le prossime elezioni (nella linea dei Duvalier). Duvalier non è
morto (lo prova il giudizio di
Grasse), e la popolazione scende
di nuovo nelle strade.
Oggi c’è una manifestazione.
Le strade brulicanti di gente e
un quarto d’ora di « cacofonia
organizzata », dalle 12 alle 12,15.
Si suona il clacson delle auto e
si batte sulle pentole e sui pali
della luce, metallici come le buche per le lettere e i cartelli indicatori. La gente fa rumore. Non
è come lunedì scorso, giorno di
sciopero, quando invece la città
era deserta, una vera e propria
Haiti: un piccolo
stato con gravi
problemi economici
e politici.
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
« A Dio piacendo », « Se Dio
vuole ». Ecco una frase, un versetto che ha avuto fortuna nel
linguaggio della nostra chiesa.
La grande condizione posta da
Giacomo alla sua chiesa in un
momento chiave della sua vita
è diventata sempre più spesso
un modo di dire, una premessa,
un’aggiunta a dei discorsi che
starebbero in piedi anche senza
di lei. Diciamo « a Dio piacendo »
/quando programmiamo le nostre
attività, quando andiamo incontro a qualcosa di difficile, quando è incerto il seguito di ciò che
intraprendiamo. Insomma, « a
Dio piacendo » o è diventata una
frase pia, oppure un’affermazione
che sa di scaramanzia: dagli
eventi della vita e dai suoi imprevisti ci si difende come si può,
speriamo che ciò che io faccio e
decido incontri anche il benestare di Dio. E in più, quasi ad avvalorare questo modo di pensare,
Giacomo dice anche che noi siamo come un vapore che appare
un istante e che svanisce in fretta.
Ebbene, questo concentrato di
buon senso e di saggezza popolare che fa leva sulla precarietà
dell’esistenza per predicare la
prudenza non corrisponde al
messaggio di Giacomo a questa
chiesa della diaspora intraprendente.
Siamo di fronte infatti ad una
grande obiezione. Non un pio
consiglio ma una violenta polemica ci coinvolge con questo testo. « Voi dite... (v. 13) » « Dovreste invece dire... (v. 15) ». La
forma stessa di questo discorso
ci dà la prima indicazione impor
Se Dio vuole
Ed ora a voi che dite: Oggi o domani andremo nella tal città
e vi staremo un anno, e trafficheremo, e guadagneremo; mentre
non sapete quel che avverrà domani! Che cos’è la vita vostra? Poiché siete un vapore che appare per un po’ di tempo e poi svanisce. Invece di dire: Se piace al Signore, saremo in vita e faremo
questo o quest’altro. Ma ora vi vantate con le vostre millanterie.
Ogni cotal vanto è cattivo. Colui dunque che. sa fare il bene, e non
lo fa, commette peccato. (Giacomo 4: 13-17).
tante: nell’invettiva di Giacomo
Dio non è una premessa e tanto
meno una pia minaccia, ma una
alternativa che si pone nel bel
mezzo dei nostri affari, nelle decisioni e nell’indirizzo che diamo
ai nostri giorni. Proprio come negli evangeli Gesù si pone come il
senso diverso e nuovo, il nuovo
corso che trasforma il vecchio
con le parole « Ma io vi dico »,
così qui la volontà di Dio è predicata come la crisi dei pensieri
e delle azioni, come l’obiezione al
mondo e ai suoi ragionamenti di
cui anche la chiesa inevitabilmente è fatta, come la domanda
posta da Dio su tutta la nostra
vita. Dio non è colui che benedice ciò che può essere fatto anche
senza di lui, ma è, nella predicazione di Giacomo, la grande pretesa che contraddice la vita, che
le dà un senso ed una direzione
altrimenti imprevedibili.
« Oggi o domani andremo... staremo un anno, trafficheremo,
guadagneremo ». Una chiesa intraprendente, che conosce le regole del gioco nel commercio e
nel guadagno, una chiesa, quella
di Giacomo, in cui contano più i
ricchi e scaltri uomini d’affari
che i poveracci, uno spaccato di
umanità comune, insomma; una
chiesa in cui a molti pare di poter possedere il segreto del tempo e dell'eternità: « andremo... »
non si tratta solo di azioni che
fanno parte della vita, ma della
vita stessa, della sua interezza
scadenzata dalle azioni, dai programmi, dai soldi, dalla pianificazione del presente e del futuro:
oggi, domani, un anno intero.
Ebbene, avverte Giacomo,
quando questi verbi diventano la
vostra vita, voi non possedete il
vostro tempo e il suo segreto, ma
diventate schiavi, perdete prospettiva, non avete più nulla da
aspettare e in questa prospettiva,
Dio diviene per voi un fattore di
tranquillità e di stabilità in più.
Dio diviene l’oggetto di cui si discorre in chiesa.
Si crede di possedere il proprio tempo e d’improvviso il tempo si svuota; i progetti e le azioni vogliono dominare l’oggi e il
domani e la verità su di loro diventa che la vita dei credenti è
sballottata tra l’oggi e il domani,
tra una città e l’altra, tra un programma e una realizzazione, tra
una sopraffazione di cui si è artefici ed una di cui si è vittime.
«Voi dite...», voi vivete come se
foste eterni, come se foste Dio.
« Dovreste invece dire: se Dio
vuole... ».
Cosa vuol dire?
Vuol dire che c’è un’obiezione
che si fa incontro alla tua vita,
vuol dire che Dio obietta, che
vuole qualcosa per te e da te, e
che se vuole Dio puoi volere anche tu. « Se Dio vuole » vuol dire
che c’è una volontà da cercare e
da compiere, che c’è un progetto,
un pensiero di Dio che consente
una vita nuova e che afferra la
vita.
E qui questo soffio che finisce
in fretta, questa manciata di anni che abbiamo, incontrando Dio
incontra il suo tempo e la sua
pienezza, il progetto che si può
spendere tutti i giorni contro la
normalizzazione e contro il maligno perché Dio vuole, Dio ha una
volontà sulla nostra vita.
Qui l’esistenza, che duri vent’anni o sessanta o novanta, che
sia serena o minacciata dalla
morte nella malattia, incontra
nella volontà di Dio un criterio
diverso da quello con cui contiamo noi i nostri giorni, perché
in Dio noi vivremo, dice Giacomo. Cioè non saremo l’elenco di
ciò che abbiamo fatto o di ciò
che ci è mancato il tempo di fare, ma una vita in cui è aperta la
resistenza al maligno, nella gratitudine e nella ricerca di ciò che
Dio compie.
Maria Bonafede
"città-fantasma”, come dicevano
loro. Anche questo era impressionante. Sì, sembra che il popolo
reagisca, che cerchi di dire qualcosa, ma a chi? Al sole, alle nuvole? Chi potrebbe aiutare questa
gente, su quest’isola lontana da
tutto? Di tutto ciò è testimone
quel ragazzo, che mi ha messo
una mano sulla spalla mentre
stavo fotografando, in una via
del centro, un gruppo dì giovani
che stava battendo a tutta forza
su un palo della luce per fare rumore: « Ye ou oun journalist? »
(Sei un giornalista?), mi chiese.
Gli avevo risposto di sì. « Alor ou
alé ru Lalu, travail ampil » (Allora vai alla via Lalu, ci troverai
molto lavoro). Questa gente era
felice di sapere che forse qualcuna delle loro grida sarà portata
al di là del mare. E’ anche
per questo che mi sento in
dovere di scrivere alla mia famiglia, ai miei amici, a voi tutti, occupati dalla vostra vita quotidiana... E se forse, in televisione, sarà trasmessa per un minuto Tinquadratura di una strada di Haiti, o se sul vostro giornale troverete un trafiletto che parla di un
governo che «mette ordine» nelle
masse forse manipolate politicamente, ecc..., dite a voi stessi che
esistono veramente questi milioni di esseri disperati, rinchiusi,
su quest’isola, nel fango, nella
miseria e nella fame... e senza
speranza. Ma dite a voi stessi che
questo è solo un piccolo esempio,
una piccola parte di questi milioni di poveri esseri, sempre più
poveri, ogni anno, che popolano
il mondo e in particolare l’America latina (parlo di questi perché li conosco), schiacciati ed uccisi quotidianamente da qualche
lupo al potere — dei militari! —
pagato dagli americani... Perché,
a quanto sembra, dei cani affamati possono, forse, diventare feroci e mordervi — dei potenziali
« comunisti ».
Allora si uccide e si continua a
uccidere. E’ un sistema moderno
(« civile »?) di controllare i popoli. Credete che esageri? Se pensate che menta tanto peggio. Ma
il meno che possa fare per questa gente è testimoniare per loro,
riportarvi le loro grida... Anche
se so (come lo sanno loro) che
non servirà a niente. Ho scoperto l’altro giorno una poesia haitiana:
Qual’è la fortuna del ricco?
Essere ricolmo dei suoi averi
Come un raccolto con troppa
acqua
Divenirne marcio
Tenere gli occhi nascosti
Con le palpebre spesse
Essa consiste nel non vedere
più nulla della mia nazione-miseria.
Già, i turisti passano per questi paesi afflitti e si portano a
casa splendidi souvenir di fiori
tropicali e profumi esotici, di artigianato locale... Ma come fanno
a non vedere le piaghe purulente,
come fanno a non udire i gemiti
dei moribondi, come fanno a non
sentire il fetore dell’ambiente?
Paul Coeytaux
(continua a pag. 2)
M
■3
2
2 commenti e dibattiti
f
Il settembre 1987
A PROPOSITO DI UN ARTICOLO DELL’AVVENIRE
Dietro Robespierre
c'è Lutero?
« Dietro Robespierre c’è Lutero », titolava ad effetto su sette
colonne l'Avvenire di sabato 7
marzo u. s., presentando un articolo di Carlo Striano il cui programma era così riassunto nell’occhiello: « L’età moderna è
nata da uno strappo violento, alla cui base fu la Riforma».
Muovendo da una semplicistica banalizzazione degli studi sull’evoluzione corredati da una
prospettiva più incline al catastrofismo che a seri approcci di
scienza, l’autore afferma che il
clima temperato, propizio allo
svolgersi dell’attività umana,
« non dura più di 10.000 anni »
e che il ritorno all’era glaciale
è ormai imminente.
In questi cento secoli, più precisamente negli ultimi sessanta,
l’uomo ha dipanato la sua storia; un corso riassunto con scarsi elementi presentati senza una
precisa logica fatta esclusione
per una certezza: l’ombelico della storia è l’irruzione di Dio nella realtà umana, il mistero che
ne è al centro: la Chiesa (cattolica, naturalmente).
Il terribile dragone
La storia viene quindi paragonata ad un tessitore di tappeti
che « non salta alle conclusioni
tralasciando il lavorò da fare nel
mezzo », anzi che « non abortisce mai », perché guidata dalla
mano onnipotente della Provvidenza.
Sono invece gli uomini a pretendere di accelerarne il corso
con il risultato di « partorire mostri ».
E quale è stato nel secoli il
dragone più terribile?
La risposta, a detta di Striano, non lascia dubbi: « l’aborto
dal quale prende il via l’età moderna si chiama Rivoluzione
Francese ».
Tale evento, che gli storici giustamente considerano una pietra
miliare verso la costruzione di
una società moderna, viene presentato come un paradigma di
morte, deportazione, sofferenza,
esilio, nefandezze che avrebbero
potuto essere evitate impedendo
la diffusione di tutte le successive devianze — fino al marxismo
— che pretendono di cambiare il
corso della storia.
Qui a nostro avviso si imfUDne
una domanda: corrisponde al vero Taffermazione che fino al 1789
il mondo era un idillio diffuso,
un paradiso di pace in cui i ritmi pacati della storia presiedevano una corcordia universale? Erano guidati dalla Divina Provvidenza i massacri medievali, i
processi dell’Inquisizione, le violenze seguite alla conquista cattolica del Nuovo Mondo, solo per
restare in un ambito caro allo
estensore dell’articolo?
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Ma il discorso non si limita
a questa asserzione. Striano, minimizzando il ruolo avuto da
Voltaire, Rousseau, Cartesio e
altri significativi pensatori, addita l’autentico esecutore della
« prima lacerazione nel tessuto
del mondo moderno » in Martin
Lutero. E i toni si fanno da crociata: « La Riforma ha introdotto un nuovo principio di caos,
è la più grande catastrofe abbattutasi non soltanto sulla
chiesa ma sull’intero corso della
storia mondiale ».
Il suo ruolo, la sua influenza
(e in questo concordiamo) non
si è esaurito nel volgere di pochi anni, bensì agisce ancora nel
nostro tempo.
Lutero e la storia
Astenendosi — bontà sua —
da un giudizio morale su Lutero e la Riforma che spetta a Dio
signore della Storia, l’autore osserva che l’evento centrale non
ha carattere etico, bensì ontologico.
« Lutero nega che la storia come si è svolta fino ai suoi giorni sia buona. Accusando la Chiesa cattolica di essersi trasformata in Babilonia la distrugge come realtà positiva della storia
e si accingp a creare una nuova
realtà ».
Ecco dunque che l’intenzione
(Dalla Circolare della Chiesa
Metodista di Milano).
SERATA SUL RIO DE LA PLATA
Il canto per raccontare
« Che Dio vegli sui poveri / forse sì, forse no / ma è sicuro che
pranza / alla tavola del padrone».
Così un prigioniero politico
conclude le sue riflessioni in una
delle canzoni presentate nel concerto «Canti e musiche del Rio
de la Piata », sabato 22 agosto, in
occasione della giornata de
« L'Eco delle Valli ».
Si è trattato di una rassegna
di musiche, cantate in lingua originale, dell’area rioplatense, a
partire dal 1826 con i canti dei
tupamaros, al tempo delle lotte
di indipendenza dell’Uruguay
contro Spagna e Argentina; melodie a volte velate di tristezza,
nelle quali traspare mescolata a
suggestioni, immagini talvolta
soggettive, rapporti con una natura che sembra aspra e quasi
ostile.
Ed è proprio questa concezione individuale della conquista
della libertà ciò che sorprende
nei testi, e che la melodia sembra sottolineare; le vicende e le
aspirazioni di un popolo e di un
movimento rivoluzionario si intrecciano con il vissuto quotidiano, fatto di tribolazioni, fatiche,
sogni e delusioni; ricorrono con
frequenza i temi dello struggimento per un amore non corrisposto, il ricordo di una donna
amata; l’angoscia per un abbandono induce un uomo a non oliare gli assi del suo carro, affinché
il cigolio delle ruote lo faccia
sentire meno solo.
Talora si avverte persino una
certa rassegnazione nell’accettare il proprio destino (...« i buoni
non hanno fortuna / perché questa è concessa ai malvagi / c’è
chi nasce sotto una buona stella / e chi no ».
La dimensone della presa di
coscienza collettiva e della lotta
di massa compare in modo esplicito, perlomeno nei termini che
ci sono consueti, nell’ultimo ciclo
di canzoni alla fine del programma, ma qui in ben altro contesto storico, ancora attuale, trattandosi dello sfruttamento delle
risorse del paese da parte di altri.
Ampio spazio è stato dedicato
alla storia del tango, genere un
tempo addirittura proibito.
Dal punto di vista artistico, il
concerto ha pienamente soddisfatto le aspettative del pubblico: il fatto di aver affidato l’esecuzione alla chitarra e alla voce
di tenore ha messo in piena luce
le indiscutibili qualità dei due interpreti, Furio Rutigliano e Paolo Cattaneo, tenore all’Opera di
Genova, peraltro dotati entrambi
di una solida preparazione musicale.
Oltre che una manifestazione
musicale di notevole livello, la serata ha probabilmente rappresentato per molti una scoperta,
quasi due secoli di storia, arte e
tradizioni di un Paese, per altri
un’occasione di riflessione riguardo ai problemi connessi con
l’emigrazione, lo sfruttamento,
l’indipendenza dei popoli, tematiche non nuove nei nostri dibattiti, ma che proposte attraverso la
musica si sono rivestite di un
tocco di originalità che ha saputo raggiungere l’attenzione di
ognuno.
Max Cambellottl
LEGGI DI DIO
E LEGGI
DEGLI UOMINI
L aziono doli uomo, sopravvalutaziono dello forze della conoscenza e
della ragione, sarebbe antagonista della storia della Provvidenza
di Lutero travalica un aspetto
puramente religioso per assumere valenza politica. Un risvolto
che la Rivoluzione Francese traduce in realtà.
Striano annuncia con dolore
che i due grandi pilastri dell’ordiriamento costituito. Stato e
Chiesa, sono stati scardinati. Il
risultato è sotto gli occhi di tutti: il soggetto della storia non
è più Dio ma l’uomo; essa stessa comincia ad essere « disprezzata come sottoprodotto dell’agire umano, sopravvalutando le
forze della conoscenza e della
ragione ». In tal modo le idee
chiave della Riforma sono state
laicizzate e rese capaci di attaccare anche la controparte civile.
Ne discende, secondo l’articolista, che è riduttivo parlare di
lotta tra il vecchio e il nuovo,
tra la democrazia e l’assolutismo. Il nocciolo della questione
è che il «.mondo» ha preso la
rivincita su diciotto secoli di
« storia cristiana »: l’uomo partorito da Umanesimo e Riforma
diventa adulto nella Francia rivoluzionaria.
L’equazione dovrebbe tornare:
Robespierre sta a Lutero come
lo Stato alla Chiesa. Peccato che
nei molti decenni di « storia cristiana » (cioè: della chiesa di
Roma) i Torquemada non sono
stati pochi.
Egregio sig. Direttore,
mentre ringrazio Giorgio Peyrot per
l’interessante replica al mio articoio
« Testimoni di Geova: siamo per la
teocrazia » (Eco/Luce, 30/31.7) mi sia
consentito precisare che le perplessità ravvisate nella frase: « I testimoni
di Geova credono nelia amministrazione, nelle leggi e nel governo » erano
facilmente risolvibili aita luce del penultimo paragrafo dei succitato articoio, che forse è sfuggito al lettore e
che riporto testualmente di seguito:
« Da un punto di vista strettamente
amministrativo i testimoni di Geova si
sottopongono a qualunque governo; tuttavia, non comprometteranno mai i
loro principi allorché le leggi di qualunque governo entreranno in contrasto con la volontà di Dio. La nostra
posizione In reiezione ai comando
’’non uccidere” è tipica al riguardo ».
Preciso inoitre ohe per noi "credere nel governo” significa credere in
una amministrazione divina. Tutti sanno, infatti, che non crediamo capaci
i governi umani di risolvere I problemi della nostra travagliata società.
Perfettamente in linea, dunque, sulla frase apostolica, in caso di contrasto fra legge umana e divina:
<■ Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini » (Atti
5: 29).
Con i migliori saiuti.
Alberto Bertone, Torino
« FINCHE’ LA TERRA
DURERA’ »
il problema della salvaguardia della
vita sulia terra ci viene posto in modo aiiarmante. Cosa ci insegna la Bibbia a taie proposito? Qual è l’impegno
che ii credente deve assumere, secondo i'insegnamento bibiico?
innanzitutto bisogna sottolineare ii
fatto che i’uomo è suuiia terra si per
signoreggiare, ma che come tale deve rispettare la sua proprietà. L'uomo
è stato posto nel giardino d'Eden ■■ perché io lavorasse e lo custodisse »
(Gen. 2: 15). Ancora altri passi biblici pongono il problema della creazione
e del rapporto dell'uomo con questa.
Nel salmo 8 il salmista dice: «Ouand'io
considero i tuoi cieli, opra delle tue
dita, la luna e le stelle che tu hai disposte — che cos'è l'uomo che tu
n'abbia memoria? e il figliuol dell'uomo che tu ne prenda cura? ».
Dio ha dato all'uomo la possibilità
di utilizzare le risorse della terra, però
consapevole del fatto che questa libertà non giustifica arbitrio per poter
disporne e sfruttarle. Questa libertà
richiede responsabilità nei nostro agire. Dio ha stabilito un patto con gli
uomini e la natura, un patto di continuità di questa creazione (Gen. 9: 12:
o E Dio disse: Ecco il segno del patto
che io fo tra me e voi e tutti gli esseri
viventi che sono con voi. per tutte le
generazioni a venire »). Il rispetto della natura come creazione è una conseguenza importante del rispetto di
Dio stesso. Dio attraverso la sua parola è presente nella continuità della
creazione, da un lato parlando (= cre
ando tutto), dall'altro lato dalla parte
dell'uomo che ascolta la parola. Inoltre Dio è presente nella realtà della
creazione attraverso io Spirito Santo,
quindi entra nella creazione per mediare e conciliare fra le sue creature. Cosi ci insegna un rispetto per
tutta la creazione perché ciò significa anche il rispetto per se stesso e
la sua volontà di ogni giorno.
E l’impegno da assumere? Bisogna
praticare giustizia fra gli uomini, ma
anche giustizia fra noi e le generazioni
future. Il che significa utilizzare
ogni giorno coscientemente le risorse
a noi' affidate senza farne uso improprio. cioè senza spreco inutile e con
il minimo inquinamento (uso di sacchetti di carta e iuta anziché di plastica; andare più spesso in bicicletta o
a piedi per i piccoli spostamenti; comprare alimenti contenuti in vetro anziché in plastica; utilizzare detersivi e
saponi biodegradabili; utilizzare prodotti di carta riciclata; spegnere Is
luci nelle stanze di casa ove non c'è
nessuno...).
Gen. 9: 5: « E, certo, io chiederò
conto del vostro sangue, del sangue
delle vostre vite; ne chiederò conto
ad ogni animale; e chiederò conto deila vita dell’uomo alla mano deH’uomo.
alla mano d'ogni suo fratello ».
Thomas Krìeger, Torre Pellico
BATTESIMO
ECUMENICO,
PRECISAZIONI
Caro Direttore.
Desidero fare una precisazione,
po la lettura dei due ricchi e interessanti interventi del prof. Peyrot sul tema dei matrimoni interconfessio’ali
(Eco-Luce del 7 e del 28 agosto).
Le coppie interconfessionali non
hanno mai, né nell'incontro del 18 luglio a Torre Pellice né in altre sedi,
parlato di, o chiesto, un « battesimo
ecumenico » per i propri figli. Quest'espressione del tutto errata è stata
utilizzata, attribuendola alle coppie interconfessionali, solo da chi ha voluto fraintenderne il messaggio.
Proprio in base aH'affermazione d;
Efesini 4: 5 non dovrebbe esistere m
battesimo « cattolico » o un battesimo '■ valdese », tanto meno un battesimo « ecumenico« .Tuttavia le nostre
chiese sembrano essersi appropriate
del battesimo e avergli dato connotazioni confessionali. Le coppie interconfessionali allora chiedono (e oltralpe regolarmente ottengono) una forma
di celebrazione ecumenica dell'unico
battesimo, come del resto era messo
in evidenza dal titolo stesso dato all'incontro del 18 luglio.
Questo significa un battesimo amministrato in una delle due comunità
alla presenza di membri dell'altra.
Non è « concelebrazione », non è « confusione », nemmeno un capriccio alla
moda. Vuole solo sollecitare l'impegno
delle due comunità nei confronti del
battezzato, in uno dei modi possibili
nella presente fase di transizione dalle
polemiche al dialogo; per dare avvio
a un cammino insieme e impedire che
le chiese si rifugino dietro comodi paraventi che fanno ignorare i reali
problemi.
Grazie dell’ospitalità.
Gianni Marcheselli, Milano
Per i vostri acquisti
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il
3
11 settembre 1987
vita delle chiese 3
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
VILLAR PELLICE
Pomeriggio a Villa Olanda
Ampliata la Miramonti
E’ stata una lieta sorpresa!
Un inizio che ci incoraggia e ci
fa bene sperare per il futuro.
Quando noi del Comitato abbiamo deciso, qualche tempo
fa, che Villa Olanda dovesse avere, come le altre opere, la sua
« giornata » o meglio, il suo
« pomeriggio » non pensavamo
che nonostante la concomitanza
di altre iniziative, i visitatori
sarebbero stati così numerosi.
Quando abbiamo visto lo sguardo ammirato di parecchi intervenuti di fronte al bel parco che
non conoscevano, abbiamo capito che avevamo fatto la scelta
giusta: Villa Olanda, a torto trascurata, è stata riscoperta.
L’apertura del bazar è stata
preceduta da un saluto di benvenuto e da una breve illustrazione delle caratteristiche dell’opera e degli scopi dell’iniziativa. Quindi il pastore Roberto
Nisbet, gentilmente intervenuto,
ha ricordato gli anni in cui arrivarono i Russi, quando la moglie era direttrice della Casa.
Attraverso una concisa ma esauriente mostra ideata da Daniela Boldrin, i rifugiati hanno
raccontato ai visitatori la loro
storia ed insieme quella di Villa
Olanda dai tempi in cui essa era
l’Hòtel Bel Air. L’ultimo cartellone rievocava le figure dei direttori: da Alice Nisbet al pastore Colucci, a Luigi Peyronel
e al di lui Aglio Franco, attuale
direttore.
Ben frequentati il buffet ed il
bazar, preparati con cura da un
gruppo ben amalgamato. La
giornata si è conclusa con sottoscrizione a primi, con la rinuncia al ritiro del 1° premio
da parte della generosa vincitrice e con la speranza di ritrovarci, amici vecchi e nuovi, ancora più numerosi, l’anno prossimo.
Bazar deH’asilo
SiAN GERMANO — Si è tenuto
domenica 6 settembre l’annuale
bazar dell’Asilo dei Vecchi. Le
molte persone convenute hanno
potuto vedere le varie novità
in esposizione. Quella più evidente è stata certo l’avanzato
stato dei lavori di ristrutturazione: ormai nella struttura che
si erge imponente si può indovinare come sarà la nuova Casa. Una seconda novità importante era data dall’esposizione
dei manufatti dell’atelier istituito di recente daH’animatrice
Ingrid Frank; tappeti ed altri
oggetti confezionati dagli ospiti. E poi, lavori e torte offerte
dalle Unioni femminili della zona che hanno voluto così testimniare il loro impegno per l’Asilo.
Il ricavato della vendita contribuirà in modo non irrilevante a ridurre il deffcit di gestione, ineliminabile in questo momento di trasformazione dell’istituto.
'• Due lutti hanno colpito la
comunità di San Germano nel
breve spazio di tre giorni. Il 22
agosto si è spenta Luigia Rivoira véd, Jahier di 79 anni. Da
tempo sofferente, la nostra sorella si è spenta serenamente.
In modo improvviso, è mancato il 24 agosto Elio Rostan di
61 anni. Animatore molto attivo
in varie attività sia civili che ecclesiastiche, questo nostro fratello lascia un vuoto nel paese.
Nelle amministrazioni comunali rette dal Sindaco dott. Gustavo Ribet, egli fu dapprima consigliere e quindi, dal 1964 al ’70
Assessore delegato facente funzioni di Sindaco. Prese parte attiva alla costituzione del Coro
maschile della Pro Loco e della
Banda, fu membro deH’AVIS e
dell’ANA e spesso in tali associazioni fu richiesto di ricoprire la carica di presidente. Nell’ambito della sua Chiesa, oltre
ad essere membro del Concistoro fu animatore e direttore della Filodrammatica e della Cora
le. E quando la Corale di Pramollo ebbe bisogno di un direttore egli rispose anche a questa chiamata. Attualmente era
presidente dell’Associazione degli Amici deH’Asilo e in tale veste aveva seguito tutta l’elaborazione e l’attuazione della nuova
Casa.
Alle famiglie di questa sorella
¡e di questo fratello che ci hanno lasciati la Chiesa tutta ricorda, pur nel dolore per la separazione, la speranza radiosa
della resurrezione.
• Ricordiamo che è stato organizzato un viaggio a Firenze
per i giorni 10 e 11 ottobre. Vi
sono ancora dei posti disponibili. Per prenotazioni ed informazioni rivolgersi al past. Paolo Ribet.
Convocazioni
VILLASECCA — Il Concistoro
è convocato per sabato 12 corr.,
ore 20, nella saletta.
• Domenica 20 corr., ore 10,
Assemblea di Chiesa:
— Relazione sulla Conferenza
Distrettuale del I Distretto e
sul Sinodo;
— Presentazione del programma
attività 1987-1988;
— Ambulatorio medico ai Chiotti;
— Varie eventuali.
Lutto
FRALI —- Domenica 30 abbiamo annunziato l’evangelo della
resurrezione davanti alla morte
di Celina Baret madrina di Mafalda Ghigo. Trascorsa quasi
tutta la sua vita in Francia, da
qualche mese era tornata alle
Valli e a Frali ha terminato i
suoi giorni.
Una « storia » di emigrazione
come tante, che abbiamo però
potuto conoscere da vicino in
una persona concreta.
• Ringraziamo qui tutti coloro che hanno collaborato per
tenere aperto il Tempio le domeniche di agosto e Gregorio
Plescan, Bruno e Marilena Giaccone per il servizio al museo.
• Il pastore sarà assente Ano
a lunedì 28 settembre. Per urgenze rivolgersi al pastore Sergio Ribet (tei. 807514) o al pastore Coisson (81288).
Battesimo
VILLAR PELLICE — Il batte
simo è stato amministrato a
Federica Cerrano di Franco e di
Gönnet Lilia; la grazia del Signore riposi su questa piccola e
sui suoi genitori, aiutandoli a
mantenere le promesse fatte.
• Nel corso delle ultime settimane hanno terminato la loro esistenza terrena le sorelle:
Albertina Eynard ved. Roux all’età di 86 anni e Fiorenza Genovesio ved. Monti di anni 92
membro della Chiesa dei Fratelli di Torino, ma ospite della
Casa « Miramonti » dove era
stata accolta insieme al marito
oltre quattro anni fa. Alle famiglie colpite da queste separazioni rinnoviamo la fraterna solidarietà della chiesa nella speranza della risurrezione in Gesù
Cristo.
• Una parola di viva gratitudine ai pastori Cipriano Tourn e
Bruno Costabel per il messaggio che ci hanno rivolto nel culto che hanno rispettivamente
presieduto domenica 23 e 30 agosto.
Riunione post-Sinodo
POMARETTO — L’evangelo
della resurrezione e della speranza è stato letto in occasione dei funerali di Mary Gaydou,
deceduta all’età di 89 anni presso il Rifugio Carlo Alberto, e di
Giovanna Adelina Griglio ved.
Pons, deceduta a Perosa Argentina. Ai familiari nel dolore va
la simpatia cristiana della comunità.
• La grazia del Signore è stata invocata su SheUa Beux di
Ugo e Silvia, presentata al bat
tesimo domenica 30 agosto. Au
guri alla piccola e ai genitori
• Abbiamo tenuto la consue
ta riunione post-sinodale dome
nica 30 agosto in località Eiciassie, insieme con la comunità di
Villasecca. Hanno parlato il fra
fello Felix Canal e il pastore bat
tista Spanu. La colletta, destinata alla Facoltà di teologia, ha
fruttato la somma di L. 117.000.
Agape fraterna
SAN SECONDO — Suggerito
dalla Tavola e organizzato in
modo eccellente dall’Unione
Femminile la sera del 23 agosto abbiamo avuto una gioiosa
agape fraterna a cui parteciparono alcuni membri del Sinodo
e degli ospiti esteri.
E’ stata una magniAca esperienza per tutti i partecipanti,
specialmente per gli ospiti che
hanno potuto incontrare una comunità delle Valli, e ci auguriamo che negli anni futuri Tesperimento ben riuscito si ripeta
in altre comunità delle Valli.
• Ringraziamo caldamente il
pastore Renzo Bertalot e il fratello Roberto Vicino i quali hanno presieduto i culti di domenica 23 e 30 agosto.
Saluto
PINEROLO —■ Domenica 30
agosto il pastore Luciano Deodato ha salutato la nostra comunità che lascia, perché trasferito a Torino. Lo ringraziamo per tutto quello che ci ha
dato nel nome del Signore e
speriamo di rivederlo presto come ci ha promesso.
• Abbiamo buone notizie del
pastore Marco Ayassot ormai
in convalescenza dopo il delicato intervento chirurgico e ci rallegriamo del suo prossimo ritorno a Pinerolo.
• Nel periodo estivo le presenze al culto sono sempre state incoraggianti anche se molti
pinerolesi erano in vacanza. Ringraziamo Ermanno Genre, Tom
Noffke e Fulvio Crivello per le
loro predicazioni in queste lAtime domeniche.
(• Sabato 29 u.s. si sono sposati nel nostro tempio Piero Pascal ed Elina Pons ai quali auguriamo una vita coniugale benedetta da Dio.
Anno di prova
VILLAR PEROSA — L’8 agcv
sto è stato celebrato il matrimonio di Flavio Massello e Rosina Travers.
• Ringraziamo il Past. Klaus
Langeneck, che ha presieduto il
culto del 9 agosto.
• Il culto del 20 settembre
sarà presieduto da Daniela Di
Carlo Bouchard, Candidata al
Ministero, che compirà il suo
anno di prova a Villar Perosa. Le
diamo il benvenuto e siamo lieti del servizio che dal 1° ottobre svolgerà nella nostra chiesa.
• L’inizio della scuola domenicale e del catechismo è Assato per sabato 3 ottobre.
Matrimonio
PRAMOLLO — Roberto Menusan e Paola Zanellato si sono
sposati il 25 luglio nel municipio di Pramollo. La comunità
augura a questa giovane coppia
una vita felice e benedetta dal
Signore.
• Il 31 agosto ha avuto luogo
il funerale della sorella Giuseppina Reynaud ved. Jahier (Bosi)
spentasi aH’età di 88 anni. Siamo vicini ai familiari a cui esprimiamo fraterna simpatia e solidarietà cristiana, nella certezza
che il Signore è con loro, ora
più che mai.
La Miramonti, una comunità
alloggio per anziani, sorta per
volere della Chiesa valdese locale e con il concorso di tutta la
popolazione, sta stretta agli attuali ospiti e soprattutto esistono numerosi anziani che attendono di essere ammessi. Così il
comitato che la regge ha deciso di ampliarla con una nuova
ala (nella foto) che è stata apprezzata da quanti domenica 9
agosto sono voluti intervenire al
bazar di solidarietà colla casa.
Mancano ancora i lavori di rifinimento, ma si spera di ultimarli quanto prima.
Attualmente gli ospiti della casa sono 21 e a lavori ultimati
potranno essere 25. I fondi per
questo nuovo ampliamento sono
stati raccolti nella comunità che
ha risposto generosamente in
quanto « sente » particolarmente
la casa.
Il rapoorto tra casa e società
è intenso ed è fatto di scambi,
di lavoro volontario, di disponibilità ad aiutare nei momenti di
difficoltà. I rapporti col servizio
sanitario dell’USSL 43 e con
l’Ospedale valdese sono di buona
collaborazione reciproca.
Una piccola comunità alloggio
che svolge una importante funzione per la popolazione anziana deli’alta valle.
TARANTO
Eleonora Spinelli
« Il tramonto dischiude l’alba
di risurrezione... »: con il verso
del poeta ci siamo raccolti come
sorelle e fratelli attorno ad EAsio, Gian. Franco, Tea, Elianette e Valdo, in occasione della
morte di Eleonora Spinelli.
Eleonora Spinelli, da tempo
malata, è spirata il 31 luglio nella casa di cura di Rcbilante e
trasportata a Taranto per le esequie funebri che si sono svolte il 4 agosto in una chiesa stracolma di parenti, fratelli e conoscenti. Ai pastori Ricciardi e
Resini è toccato assistere la nostra sorella nel momento della
morte (Ricciardi) ed eseguire
il funerale, in sostituzione del
pastore assente per lavoro ed
impossibAitato a partecipare fisicamente al dolore della famiglia Spinelli-Sarritzu.
Il « dono » di Eleonora, nei
lunghi anni di militanza evangelica, si è esplicato nel campo
diaconale; dall’esperienza giovanile nella « Casa Ferretti » di Firenze, il cui ricordo permane in
alcuni fratelli toscani, alla direzione deU’Asilo Evangelico di
Taranto, in feconda collaborazione con il pastore Ernesto Naso.
Negli ultimi tempi, molti « ragazzi », suoi ex allievi, erano venuti a trovarla, ricordandosi
delle amorose cure di « zia Eleonora », alleviando, in parte, la
sua grande sofferenza.
La sua gioia era costituita dal
rinsegnamento ai bambini accompagnata da una carica di
amore eccezionale: dall’Asilo di
via Generale Messina j giovani
padri e madri di oggi, spesso
cresciuti nell’indigenza delle borgate tarantine, hanno appreso la
lezione umile e costante nel tempo delTAgape.
Di questo amore donato da
Eleonora, rimangono dxmque i
segni visibili.
A noi che restiamo, orfani in
così breve tempo, di due colonne della chiesa (l’anziano Armando Russo) e la «diaconessa»
Eleonora Spinelli, il Signore ci
conceda, nella sua grazia, di
« praticare », al pari di Armando ed Eleonora, le « buone opere » preparateci da Dio in Cristo Gesù.
Eugenio Stretti
S. Seconido
Domenica 13 settembre 1987
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4 ecumenismo
Il settembre 1987
DIBATTITO A TORRE RELUCE
SUD AFRICA Í
La mariologia cattolica Restituire
e la critica protestante espropriate
La « fede comune della Chiesa primitiva » - Le chiese luterane e riformate, i dogmi - MonacheSimo e centralità della figura di Maria
Le chiese e i trasferimenti forzati dei neri
Alla vigilia del Sinodo, i vaidesi e i metodisti che il 21 agosto erano a Torre Pellico hanno
potuto prendere contatto con
una visione della mariologia cattolica che probabilmente non
era «scontata». Il teologo Giovanni Cereti ha ribadito in quella sede che esiste una porzione
della mariologia « comune » a
tutte le chiese cristiane.
Questa mariologia sarebbe rintracciabile in ciò che il Nuovo
Testamento afferma dj Maria,
e in quella dimensione della mariologia che è ravvisabile « nella
fede comime della Chiesa primitiva ».
Cereti ha tentato poi di esporre anche gli sviluppi spectflci
della mariologia cattolica: « sviluppi che lui cattolico considera lecitimi », i quali tuttavia
« costituiscono — ha asserito ancora Cereti — ima grossa difficoltà per le altre chiese cristiane ».
Infatti, le chiese occidentali,
soprattutto luterane e riformate,
non riconoscono affatto gli asserti della dottrina cattolica su
Maria. Questi sono in particolare i dogmi delTimmacolata concezione e dell’assunzione; ma
difficoltà ancora maggiori sorgono a proposito di alcuni « asserti comuni » del pensiero cattolico, che Cereti non ha ricordato; Maria mediatrice di tutte
le grazie, madre della chiesa, regina del Cielo, ecc.
Su questi sviluppi, Cereti ha
riconosciuto « l'esigenza di un
ripensamento ecumenico »; esigenza che è ancora più impellente di fronte ad alcune espressioni del culto mariano cattolico.
Cereti tuttavia ha giustificato
la devozione mariana del cattolicesimo. Ha osservato che la
preghiera liturgica cattolica « è
rivolta ordinariamente al Padre
per mezzo del Figlio nello Spirito, ma sempre in comunione
con Maria e con i santi ».
Nella preghiera privata, poi,
l’idea cattolica di comunione
dei santi si traduce in preghiera di intercessione.
In sostanza, la relazione di
Cereti ha presentato una mariologia cattolica più accettabile,
a prima vista, di quanto il pubblico protestante che l’ha ascoltata Si aspettasse. Tuttavia,
quando si è trattato di indicare
ima via di soluzione dei problemi aperti, il relatore non ha
trovato di meglio che riferirsi,
davanti ad un pubblico di riformati, ai testi del dialogo cattolico-anglicano.
Ad una adeguata comprensione dell’esposizione di Cereti, aveva già dato un efficace contributo Paolo Ricca, aprendo il dibattito con un’esposizione della
figura di Maria quale appare dal
Nuovo Testamento.
La prima presentazione di Maria si ha, storicamente, in Paolo e nei Sinottici. In questi testi, essa è assente dal gruppo di
donne che seguivano Gesù, e non
è annoverata fra i testimoni
della resurrezione. Paolo inoltre
non la nomina nemmeno, quando parla di Gesù come « nato
da donna »; e in Me. 3: 21 Gesù
prende le distanze da lei.
Sulla base dei Sinottici, si può
affermare in sostanza che Maria, più che con Gesù, si identifica con il suo villaggio, Nazareth, che Si distingue per incredulità e per incomprensione nei
suoi confronti.
La conversione di Maria avviene dopo la Pasqua. Solo allora,
in Atti, troviamo Maria con la
comunità dei discepoli.
La sua figura acquista un rilievo particolare, invece, nei Vangeli dell’infanzia, specialmente
in Luca. Essi sono stati posti
come introduzione ai testi evangelici già compilati, per rispondere alle domande, provenienti
soprattutto dall’esterno della comunità, sull’origine di Gesù.
Maria appare qui come partecipe e consapevole della vicenda di Gesù, e come tale « conserva nel suo cuore » la memoria degli eventi che aveva vissuto come sua madre.
Infine, l’evangelo di Giovanni,
con l’azione di Maria a Cana e
con la sua presenza ai piedi
della croce, mostra un interesse
specifico per Maria, per la sua
fede e per la sua persona.
Maria acquista qui un valore
simbolico, anche se non è facile dire di che cosa sia simbolo,
perché il suo ruolo si presta a
interpretazioni diverse.
La prima mariologia sorse nel
contesto delle dispute cristologiche, come conseguenza di una
scarsa attenzione, di uno sviluppo insufficiente della riflessione
suU’umanità di Gesù Cristo. La
mariologia, sotto questo aspetto, può essere ritenuta come
una delle conseguenze di una
cristologia insufficiente.
In questo contesto, soprattutto in Oriente, si sviluppò anche
la tipologia Maria-Nuova Èva,
come espressione particolare della tipologia fondamentale Cristo-Nuovo Adamo.
Ma non fu per questa via che
Si giunse al culto di Maria. Questo fu in gran parte frutto del
monacheSimo, conseguenza della
espansione del culto dei martiri, e della sostituzione di Maria
(in epoca costantiniana) al culto di alcune divinità femminili
pagane.
Tuttavia, la centralizzazione
della figura di Maria come vergine e madre, quale ritorna sempre nel culto mariano cattolico
e ortodosso, è stata frutto soprattutto del monacheSimo.
In un contesto dove la donna
sessualmente attiva viene tenuta a distanza, la Madonna assicura al monaco l’intimità femminile e al tempo stesso esclude, in quanto madre, il richiamo
sessuale. Perciò il monaco neutralizza il pericolo, diminuendo
il ruolo della donna reale a vantaggio della donna ideale.
Un ultimo argomento affrontato da Ricca è stato quello dei
dogmi mariani cattolici. Con essi, Maria è divenuta oggetto di
fede, oltre che di pietà e di devozione. Nell’Ortodossia, al contrario, Maria è molto presente
nella devozione e nella preghiera, ma non nella confessione di
fede e nel dogma.
Così, la Chiesa cattolica alla
Maria credente ha giustapposto
la Maria creduta. Mentre la prima fa parte del popolo di Dio,
la seconda è divenuta oggetto
di culto. Proprio questo ruolo di Maria è stato fermamente escluso dalla teologia
delia Riforma, che afferma tenacemente la centralità di Gesù
Cristo e l’unicità della sua mediazione fra Dio e l’uomo.
Cesare Milaneschi
Sui muri di una « township ».
(Soepi). In relazione alla
decisione presa dalle autorità di espropriare la fattoria di Holgat, Frank Chikane,
segretario generale del Consiglio
delle chiese sudafricane (SAGO
ha ricordato l’opposizione del
SACC ad ogni espropriazione di
comunità nere di Machaviestad
e di Nogopa. Si tratta di comunità che tre anni fa sono state
spostate altrove, e poi abbandonate.
« Le chiese sudafricane — ha
detto Chikane — sono state le
prime a partecipare alla lotta
contro i trasferimenti forzati ».
D’altra parte le chiese sono consapevoli di aver ottenuto ampie
porzioni di terra, in seguito agli
espropri attuati a danno dei con
tadini neri. Negli ultimi anni le
chiese hanno sempre più preso
coscienza dell’ingiustizia di queste acquisizioni e del modo in
cui le terre venivano utilizzate:
questa distribuzione priva la
maggioranza dei neri della terra
e impedisce loro di partecipare
in misura equa alle risorse della
nazione.
Per queste ragioni, in una dichiarazione comune, il SACC e
la Conferenza dei vescovi cattolici del Sud Africa (SACBC),
hanno chiesto nefl 1984 alle chiese e ai loro membri di « impegnarsi a restituire alle terre di
loro proprietà il loro scopo principale, e di fare in modo che esse possano servire al reinseri
mento di coloro che ne sono strti espropriati ».
XXV SESSIONE DI FORMAZIONE ECUMENICA
L'ecumenismo in questione
Un tema coinvolgente per un movimento a carattere laico - il ruolo del laicato nella Riforma Sollecitate le adesioni alla « conferenza mondiale delle chiese per la pace », per il 1990
Sul tema « Laici, laicità, popolo di Dio: l’ecumenismo in questione » si >è tenuta alla Mendola
(Trento) la venticinquesima sessione di formazione ecumenica
del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE).
L’argomento scelto per le «nozze d’argento » delle sessioni di
formazione contiene molti aspetti di provocazione.
Innanzitutto il SAE stesso è
un’associazione di laici: si avvale della consulenza di teologi e di
sacerdoti, ma ha sempre mantenuto gelosamente la sua caratteristica di movimento laico.
In secondo luogo proprio il tema dei ministeri e del rapporto
tra laici e sacerdoti è oggi uno
dei punti di maggiore frizione e
di divisione aH’interno delle Chiese cristiane. Si pensi, ad esempio,
al problema esplosivo del ruolo
della donna rispetto ai ministeri
nella Chiesa. In terzo luogo, il
tema della laicità suggerisce immediatamente i problemi inerenti il dialogo con la cultura e con
lo Stato laico. Nel corso di una
settimana di intenso lavoro 1 circa cinquecento partecipanti si
sono dunque confrontati, talora
in modo estremamente vivace,
con tutti questi argomenti, che le
relazioni introduttive non hanno
mancato di fare emergere.
Secondo la consuetudine, le
giornate si sono aperte con meditazioni sul concetto di « popolo
di Dio ». Si sono così potuti ascoltare interventi di parte cattolica,
col card. Martini, protestante, col
past. M. Cunz, ebraica, col rabbino Kopciowski e islamica, col.
prof. Fuad Khaled Allam.
Buona parte del tempo a disposizione è stato speso nel lavoro
dei quindici gruppi in cui si sono
divisi i partecipanti alla sessione,
sorretti nelle loro discussioni da
alcune relazioni generali tendenti
a dare il quadro della situazione
nelle diverse confessioni. Si può
ricordare a questo proposito, perché estremamente vivace e provocatoria, la relazione del prof.
P. Ricca sul ruolo del laicato nella Riforma.
Alcuni dei gruppi hanno voluto
riassumere il loro lavoro in alcune mozioni, che hanno presentato alTassemblea. Ne diamo qui
una sintesi perché le riteniamo
interessanti segnali di una riflessione che può proseguire in molti ambiti.
Il gruppo di lavoro sul tema
delTamicizia ebraico-cristiana, dopo aver rammentato che in occasione di alcuni recenti fatti di
cronaca, quali la visita di Waldheim in Vaticano, « su alcuni
organi di stampa sono apparse
pesanti espressioni di insofferen
za nei riguardi della realtà ebraica, oltretutto denuncianti sorprendente povertà culturale», sollecita tutti i credenti ad intensificare ogni sforzo per contrastare insorgenti tendenze razziste ed
antisémite, « affinché, dice il documento, non si corra il rischio
di disperdere un clima di comprensione e di stima reciproca,
faticosamente conquistato in questi ultimi anni ».
Il gruppo sulla missione ha
presentato a sua volta una mozione che invita a sostenere il lavoro della Società Biblica Italiana e la diffusione della TILC, come strumento della missione nel
nostro Paese.
Particolarmente discussa è stata la proposta del gruppo di lavoro sulla condizione femminile,
che chiedeva la convocazione di
un Sinodo ecumenico delle donne. Il dibattito che ha fatto seguito alla lettura di questa mozione è stato, come si può bene
immaginare, molto vivace e parecchie sono state le voci, anche
femminili, che hanno accusato
gli estensori della mozione di voler provocare spaccature artificiose tra uomini e donne, all’interno del corpo della Chiesa. A
nostro avviso la proposta mantiene una sua carica di stimolo
per la Chiesa tutta e, anche se
l’assemblea non l’ha voluta recepire e far propria, sarebbe un
peccato se la proposta cadesse
nel vuoto.
Due proposte infine sono state
presentate dal gruppo di studio
sul tema « Pace, giustizia ed integrità del creato ». Facendo proprie le proposte avanzate dallo
scienziato tedesco C. F. von Weizsäcker al Kirchentag della Chiesa tedesca di indire per il 1990
una conferenza mondiale delle
Chiese per la pace, il gruppo di
lavoro sollecita « tutte le Chiese
italiane ad aderire ufficialmente
alla Conferenza » e richiede che
la preparazione avvenga a tutti i
livelli, coinvolgendo non solo gli
specialisti o i teologi, ma anche
le comunità locali, ricercando dei
momenti unitari.
La venticinquesima sessione di
formazione del SAE ha avuto
anche un momento dedicato ai
bilanci. Di fronte alla proposta
avanzata da alcuni degli organizzatori di avere un anno di sospensione delle sessioni, è stato
tatto notare come il SAE rimanga forse l’unico momento istituzionale in cui il dialogo avviene
con orizzonti così vasti, ed è stata quindi espressa la volontà di
proseguire l’esperienza delle sessioni di formazione.
Paolo Ribet
5
11 settembre 1987
chiese e stato 5
PER UNO STUDIO LAICO DEL FATTO RELIGIOSO
RIBADITA LA POSIZIONE DELLA GEI
L’ora obbligata
Non cambiare niente
Il Consiglio di Stato ribadisce la non-obbligatorietà delle attività alter- In questi giorni alla Camera e al Senato i dibatnative - Contro la concezione esclusivista dello « spazio religione » titi sull’ora di religione nella scuola pubblica
Se il Ministro Galloni con il
suo ricorso voleva una certezza
del diritto relativa alla questione dell’ora di religione, l’ordinanza del Consiglio di Stato ne
ha data una inoppugnabile: le
attività alternative all’insegnamento religioso cattolico sono
tanto facoltative quanto quest’ultimo. II Consiglio dì Stato infatti ha respinto il ricorso del ministro che pretendeva di ritrasformare l’insegnamento religioso cattolico in materia obbligatoria (salvo per chi ha un altro
credo religioso!) al fine di sostenere l’obbligo di frequenza
delle attività alternative per chi
sceglie di non avvalersi deH’insegnamento religioso cattolico.
Resta quindi confermata la
facoltatività riconosciuta con
vigore dal Tar Lazio nella sua
sentenza del 17 luglio scorso
che dà ragione al ricorso della
Tavola Valdese: l’insegnamento
religioso cattolico è un quid pluris. un di più a carattere aggiuntivo per chi sceglie di avvalersene. Con l’apertura del nuovo
anno scolastico sono quindi apert e davanti alle famiglie e agli
studenti tre possibilità: l’insegnarnento religioso cattolico, le
attività alternative e il rifiuto di
ambedue, poiché ambedue sono
facoltative e non opzionali (con
obbligo cioè di scegliere o l’una
o le altre).
' Ma se le cose stanno così —
( e su questo ora non resta la minima incertezza — risulta evidenh te che l obbligo di restare nella
scuola, per chi non sceglie ne
l’insegnamento religioso cattolico né le attività alternative, di
nuovo imposto dal Consiglio di
Stato, risponde alle esigenze
della Cei di favorire al massimo la scelta deH’insegnamento
religioso cattolico ma non a
quelle della logica e della pedagogia. Se infatti l’insegnamento religioso cattolico e le attività alternative sono facoltativi e
ad essi può essere legittimamente preferito un uso diverso e
personale del proprio tempo, la
teoria del « tempo scuola » uguale per tutti non si basa più su
un tempo di eguale insegnamento riferito alle materie che sono
obbligatorie per tutti, ma ad un
tempo di. uguale permanenza
neiredifìcio scolastico. Al concetto di un eguale servizio pedagogico garantito a tutti si sostituisce il concetto di una uguale reclusione imposta a tutti. Il
concetto di « tempo scuola » e
di un eguale orario scolastico
ha una logica pedagogica se riferito a ciò che è obbligo per tutti. Se include anche ciò che è
facoltativo non può non tradursi in una concezione carceraria
della scuola.
Nessuno si è sognato di applicare queste teorie alle materie elettive istituite da molte
scuole medie, imponendo che
chi non sceglie chitarra o una
seconda lingua (insegnamenti
peraltro collocati nel quad'ro
delle finalità della scuola) sia
comunque obbligato a stare a
scuola. Nessuno si è sognato,
nel tempo in cui il latino è stato
facoltativo nella scuola media, di
esigere per chi non lo scéglieva
una permanenza supplementare
a scuola. Nessuno si è sognato
di elaborare una teoria di « tempo scuola » nei sessant’anni di
insegnamento religioso obbligatorio, salvo facoltà di esonero,
quando chi non faceva religione
spesso aveva un orario ridotto
rispetto agli altri studenti. La si
elabora ora che l’insegnamento
religioso cattolico è diventato un
insegnamento la cui attivazione
è garantita dal Concordato indipendentemente dal numero degli studenti che se ne avvalgono,
ma la cui fruizione è indubbiamente facoltativa, per sorreg
gerne artificiosamente la domanda; ma lo Si fa al prezzo di una
concezione carceraria della scuola che neppure il regime fascista ha avuto.
Non si può tuttavia farlo senza prevedere un personale di
sorveglianza nella scuola (oltre
a quello per l’insegnamento religioso cattolico e per le attività
alternative) per chi non sceglie
né l’uno né le altre ed è costretto a stare a scuola. E lo si fa
contro ogni regola di rispetto dei
diritti di libertà se non si ripropone la scelta relativa all’insegnamento religioso cattolico che
era stata fatta in base alla circolare 302/86 annullata in questa parte dal Tar del Lazio, sulla base di due possibilità (insegnamento religioso cattolico e
attività alternative) dichiarate
obbligatorie, mentre ora è stata
riaffermata la loro facoltatività e
ad esse si è quindi aggiunta la
possibilità di non scegliere né
runa né l’altra.
Gli evangelici italiani insieme
agli ebrei, hanno protestato contro l’intesa Falcucci-Poletti fin
dal giorno seguente la sua promulgazione. Recentemente con
il ricorso al Tar del Lazio da
parte della Tavola Valdese, sostenuta con intervento di appoggio da tutti gli altri evangelici
italiani, hanno mostrato il carattere costrittivo della sua attuazione ministeriale, contribuendo a rimettere in discussione nel paese la soluzione inadeguata e impraticabile che è
stata data a questo problema.
Cosa si propongono? Non già
una crociata antireligiosa, bensì una ridefinizione del rapporto tra studio del fatto religioso
e l’insegnamento religioso cattolico.
La Chiesa cattolica — e chi
per essa nel Consiglio dei ministri — ha ignorato il carattere
di facoltatività dell’insegnamento religioso cattolico introdotto
dalla revisione concordataria del
1984 e ha inteso continuare ad
occupare la totalità dello « spazio religione » della scuola italiana con il suo insegnamento confessionale ormai previsto solo
per una parte — piccola o grande che sia — della popolazione
scolastica, allargandolo e puntellandolo in ogni maniera per estenderlo alla massima percentuale possibile di studenti. Quando la Chiesa cattolica accetterà
di occupare una parte soltanto
dello « spazio religione » — con
il suo insegnamento religioso
confessionale e perciò facoltativo come previsto dal Concordato — allora sarà possibile che il
resto di questo spazio sia riempito dalla responsabilità diretta
e non più delegata della scuola
pubblica. Allora la scuola italiana, valendosi dell’apporto di cattolici, protestanti, ebrei, laici e
quanti altri, potrà finalmente
costruire in positivo uno studio
del fatto religioso che sia laico,
e cioè non confessionale; libero,
e cioè non dipendente da una
autorità esterna alla scuola; pluralistico, e cioè non monopolizzato da una chiesa.
Franco Giampiccoli
Questo articolo è stato pubblicato su « Repubblica » mercoledì
2 settembre.
La presidenza della Conferenza
episcopale italiana (CEI) ha sentito il bisogno, nell’imminenza
del dibattito parlamentare sull’insegnamento della religione
cattolica previsto per mercoledì
9 settembre al Senato e per martedì 15 alla Camera, di far conoscere la propria opinione in merito. In un documento diffuso
sabato 6 settembre la presidenza
della CEI rileva positivamente il
fatto che lo stato abbia provveduto a pubblicare sulla Gazzetta
Ufficiale i nuovi programmi dell’insegnamento della religione
cattolica (il 12/8 quello della
scuola secondaria superiore e il
23/8 quella per la scuola media)
per cui « alle famiglie che hanno
scelto di avvalersi vengono offerti per il prossimo anno scolastico programmi aggiornati nei contenuti e nel metodo ».
Questo — per la CEI — è il
frutto della collaborazione fra
Stato e Chiesa e « desta perciò
sorpresa e grave perplessità il
riacutizzarsi della polemica » sull’ora di religione cattolica.
« Quello che più ci preoccupa è
il clima di conflittualità e di artificiosa contrapposizione che si
vuole instaurare attorno all’insegnamento della religione cattolica (Ire) in una scuola già di per
sé carica di complessi problemi».
Osserva la Cei che la stragrande maggioranza ha scelto l’ora
di religione cattolica e che « questo sentire popolare... non potrà
non aver peso nel comportamento di forze e politiche e sociali
che proprio dal consenso popolare traggono il diritto-dovere di
servire il Paese ».
Il doveroso rispetto della scelta di coloro che non intendono
avvalersi dell’Irc non può indurre a comprimere il diritto di
quanti hanno deciso di avvalersene o a rendere disagevole l’esercizio. Tanto meno può indurre a
snaturare la figura dell’Irc quale
risulta dal Concordato approvato con vasto consenso e larga
maggioranza dal parlamento italiano ».
«Le motivazioni per cui la Re
pubblica Italiana assicura l’Irc
nella scuola pubblicasono: il riconoscimento che la cultura religiosa è un valore e come tale va
promossa e sostenuta; il fatto
indiscutibile che i principi del
cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. L’Irc è dunque pienamente
inserito nel quadro delle finalità
della scuola e di conseguenza
non si aggiunge al normale orario scolastico, ma ne è parte integrante. Per questa sua fisionomia culturale che ne fa un’autentica disciplina scolastica, l’Irc
viene proposto a tutti gli alunni,
credenti o no. Il diritto di avvalersene non sminuisce la rilevanza scolastica della materia, ma
al contrario ne esalta il valore ».
« E’ per questa originalità che
Tire si distingue da ogni altra
disciplina, sia essa obbligatoria,
opzionale o facoltativa». «Il principio della non discriminazione
esclude che si possano determinare nella scuola condizioni diverse tra gli alunni e i docenti in
fatto di formazione delle classi,
di orario, di posizione giuridica».
Per chi non si avvale, i vescovi si dichiarano pronti a collaborare colle autorità scolastiche
perché « a questi alunni vengano
assicurate attività di insegnamento aventi adeguata dignità
culturale e formativa con docenti preparati e programmi definiti ».
Inoltre la Cei si dichiara disponibile a verificare « l’applicazione
dell’Intesa » Falcucci-Poletti, avvertendo però che rimangono
fermi « lo spirito e la lettera »
del Concordato che — ricordano
i vescovi — impegna « la Chiesa
e lo Stato per la formazione delle nuove generazioni e per il loro domani ».
Partiti laici e associazioni dei
genitori che avevano chiesto la
piena facoltatività dell’Irc, sono
avvertiti che la Cei difenderà con
« serena fermezza » il suo diritto a svolgere « in conformità alla dottrina della Chiesa » (come
dicono i programmi approvati)
l’ora di religione. G. G.
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
L’ora è facoltativa
Il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, on. Giuliano Amato,
chiede la revisione dell’Intesa Falcucci-Poletti
Il vicepresidente del Consiglio
Giuliano Amato ha inviato al
presidente Goria una lettera in
cui chiede che il Governo awii
con la Santa Sede una « rinegoziazione » sull’ora di religione.
Amato richiama l’attenzione di
Goria sul ricorso dell’Avvocatura
dello Stato contro la sentenza del
TAR del Lazio sull’insegnamento
della religione « nella parte in cui
si sostiene che l’attendere a tale
insegnamento non è solo un diritto ma un dovere dello studente. A
meno che non vi osti il suo credo
religioso. Di tale argomentazione,
a parte osservazioni tecniche che
non mi competono, — scrive Amato nella lettera diffusa in ambienti parlamentari — colpisce soprattutto l'incompatibilità con la
lettera e lo spirito del nuovo Concordato. Questo attribuisce a tutti gli studenti, quale che ne sia la
fede religiosa, il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica e configura perciò
tale insegnamento come facoltativo per tutti, rendendolo proprio
per questo compatibile con la Costituzione. E’ in questi termini
l’accordo raggiunto con la Santa
Sede ed è quindi in questi termini la legislazione della Repubblica che TAvvocatura interpreta e
difende. Né ci si può richiamare
ad una ipotetica norma della comunità dei cattolici, in virtù della quale il diritto attribuito dall’ordinamento statuale diverrebbe strumentale all’esercizio di un
dovere in quanto, come fedele, lo
studente cattolico sarebbe tenuto a frequentare l’ora di religione ».
« Che una norma del genere
esista nella comunità dei cattolici — prosegue Amato nella lettera a Goria — è questione discussa e non pacifica fra gli stessi cattolici. Ma riguarda comunque esclusivamente loro. Quel
che è certo è che essa non è attirata, e non poteva affiorare, in
sede concordataria e che, come
minimo, non ha alcuna rilevanza
per l’ordinamento dello Stato e
non può quindi essere invocata,
sotto nessun profilo, davanti ad
un giudice dello Stato. Tanto
menO‘ ad opera di avvocati
dello Stato. So bene che l’Avvocatura gode di una doverosa autonomia tecnica nell’impostazione e nello svolgimento
del suo lavoro forense. So anche
però che su di essa vigila il Presidente del Consiglio. Alla luce in
primo luogo della Costituzione e
degli impegni internazionali dello
Stato, sanciti dalle leggi della
Repubblica. Richiamandomi a
questa tua responsabilità — si
legge ancora nella lettera — ho
ritenuto doveroso investirti delle
riflessioni qui svolte, voglio anche aggiungere che sarebbe a
mio avviso un errore lasciare
chiudere la vicenda nel rapporto
fra TAR e Consiglio di Stato. E’
tempo che il Governo avvii con
la Santa Sede la rinegoziazione
della materia, allo scopo di rimuovere tutti gli ostacoli applicativi e di procedere così con la
necessaria concordia sulla nuova
strada intrapresa. Secondo impegni da tempo assunti davanti al
Parlamento »,
6
6 valli valdesi
Il settembre 1987
1
Scarso
impegno
All’indomani delle elezioni del
1985 alcuni comuni e le due comunità montane delle nostre vallate avevan deciso di seguire una
singolare formula politica per dare un governo ai loro amministrati: tutti insieme i partiti e i
raggruppamenti politici.
La formula della grande unità
d’azione presenta a metà della
tornata amministrativa numerose falle. E’ mancato ad esempio
in Val'Pellice lo stimolo dell’opposizione e COSI alcuni assessori
si sono sentiti legittimati a trascurare l’incarico per il quale
erano stati eletti. Le riunioni della Giunta, come recitano i verbali, presentano numerose assenze e si ha persino difficoltà ad
ottenere la validità delle sedute.
Giorgio Gardiol
PINEROLO: RASSEGNA DELL’ARTIGIANATO
11... e li dimostra
Il perìcolo reale di un’involuzione del mondo artigianale - Lo spazio
del settore culturale e la promozione per la visita ai musei cittadini
Ritorno a scuola
La Rassegna dell’artigianato
del pinerolese ha chiuso i battenti della sua 11“ edizione; si
tratta ormai di un appuntamento tradizionale per il settore secondo un cliché molto più vicino, specie negli ultimi anni,
a una rassegna commerciale che
ad un vero e proprio incontro
di artigiani.
Si tratta probabilmente di im
segno dell’involuzione del mondo artigianale nel suo complesso, di una difficoltà generalizzata del settore a decollare attraverso nuove imprese o botteghe,
molte volte anche semplicemente a mantenere resistente, i cui
risultati trovano riscontro in
queste manifestazioni.
Ormai abituale anche la disposizione dei vari settori, produzione e servizio, tradizionale
ed artistico, gastronomia e prodotti tipici: regione ospite quest’anno la Basilicata.
Accanto a quest’aspetto della
manifestazione, ovviamente prevalente, gli organizzatori cercano comunque da un po’ di anni di abbinare alla rassegna
una sezione culturale e la visita
ai musei cittadini; peccato però
che la struttura intera non sia
l’ideale per ospitare la fiera e
finisca per penalizzare proprio
il settore culturale, relegato in
stretti corridoi dove si avven
PINEROLO
Eppure i problemi sono grandi
ed esigerebbero attenzione da
parte di tutti; c’è, in Val Pellice,
un progetto di qualificazione turistica della valle per iniziativa
di privati, c’è il problema dell'aggiornamento del piano di sviluppo, c’è il piano paesistico adottato dalla Regione senza consultare
preventivamente nemmeno le
amministrazioni comunali. Grandi questioni su cui sarebbe bene
che le diverse posizioni fossero
note agli abitanti e su cui aprire
un dibattito.
Invece i dibattiti si fanno, ma
nel chiuso delle ’’verifiche” che
periodicamente questo o quel
gruppo politico richiede, e i problemi rimangono.
Pesa poi sugi enti locali la
scandalosa politica statale della
finanza locale. A tre mesi dalla
fine dell’anno non c’è ancora una
legge che regoli i bilanci per /’87.
Ci sono stati quattro decreti legge, tutti decaduti, ed ora c’è il
quinto non ancora convertito in
legge e con forti probabilità di
decadere nuovamente essendo il
Parlamento impegnato dalla "sessione di bilancio” ver la legge finanziaria statale ’88.
Verso l’inceneritore?
In questa situazione di paralisi politica locale e con un quadro normativo ancora incerto, si
va avanti con l’ordinaria amministrazione e sulla base dell’iniziativa di funzionari volenterosi
e anche bravi, che però non possono affrontare i problemi nuovi
che si pongono.
La situazione delle nostre vallate esige dalla classe politica
locale iniziativa, rivendicazione
nei confronti dell’amministrazione centrale, progetti concreti su
cui aprire il dibattito tra la gente, capacità di decisione.
Si farà l’inceneritore per i rifiuti? Il consiglio comunale e il
consorzio per Io smaltimento rifiuti saranno chiamati quanto
prima a prendere una decisione
sulla materia esaminando il lavoro di una commissione di
esperti sul tema dello smaltimento dei rifiuti del comprensorio
pinerolese. Secondo indiscrezioni
la commissione avrebbe dato il
suo parere favorevole per la costruziane di un impianto completo che preveda sia la raccolta differenziata a monte, il compostaggio dei rifiuti, l’incenerimento e poi la messa in discarica delle scorie.
Si tratta di un impianto di
« nuova generazione » per il quale la commissione da assolute
garanzie (ma teoriche) di non
produzione di diossina, in quanto la temperatura del forno sarebbe mantenuta costante attraverso sofisticate tecnologie che
impediscono la formazione di
questo micidiale composto.
Il progetto, secondo la commissione, potrebbe venire realizzato per stralci: prima l’inceneritore e poi il resto. Ci sono alcuni problemi: l’area del comprensorio non produce sufficienti
rifiuti per rendere economico un
tale progetto (a mala pena 100
ton/giomo) ed occorre ampliare
quindi il raggio di raccolta. C’è
chi pensa che dovrebbero perciò
essere convogliati su Pinerolo
Tra i politici locali non mancano certamente persone che hanno queste caratteristiche, occorre
però che non si sacrifichi il tutto ad una politica di equilibri. Si
può governare anche facendo opposizione o stando in maggioranza con qualche personaggio in
meno al proprio fianco.
Il prestigio personale non è
dato solo dalle cariche rivestite,
ma anche dalla volontà e possibilità di affrontare i problemi e
di seguirli fino in fondo. Chi non
può più farlo o non vuole più
farlo, farebbe bene a lasciare il
proprio posto ad altri.
Le dimissioni sono anche un
modo per mantenere il proprio
prestigio e non necessariamente
rappresentano una sconfìtta personale.
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tura solo una minima parte dei
visitatori: l’attività di Amnesty
International, dell’Ente di protezione animali ed altri gruppi
merita uno spazio maggiore proprio per il valore deH’impegno
che esprimono nella nostra società.
Dicevamo dei visitatori, anche
quest’anno numerosi, ma forse
in leggero ribasso; dopo un lungo dibattito se mantenere l’ingresso libero o meno è stata
mantenuta la formula della gratuità: da un lato ciò limita un
po’ le possibilità per gli organizzatori al momento della scelta dei gruppi che animano le serate sotto il tendone spettacoli,
dall’altra avvantaggia gli stessi
espositori che commercializzano
i loro prodotti pur se l’edizione
appena conclusa, a detta di molti, ha segnato un ribasso nelle
vendite: forse anche per questo
molti espositori presenti nelle
scorse edizioni hanno rinunciato alla loro partecipazione.
Piervaldo Rostan
TORRE PELLICE — La So
cietà Operaia di Consumo organizza nuovamente la ormai tradizionale festa del « ritorno alla scuola».
Lo svolgimento della stessa
unitamente alla consegna di un
pacco dono ai figli dei soci e la
proiezione di un film per ragazzi, avverrà la sera del 17 settembre alle ore 20.30 nei locali
del cinema Trento di Torre Peilice.
Attenzione si spara!
Sulla base di un Regio Decreto del 1896, tornano in queste
settimane le esercitazioni militari in vai Pellice; i tiri di obice nel poligono temporaneo del
monte Frioland vedranno impegnato il gruppo di artiglieria
montana « Aosta » nel periodo
16-30 settembre: in considerazione di questo fatto è fatto divieto di circolazione nella zona
fra le ore 8 e le 24 di tutti i
giorni.
tutti i rifiuti della cintura sud
di Torino, che fornirebbe in totale 250 ton/giomo di rifiuti che
renderebbero addirittura vantaggioso un impianto del genere per
la città di Pinerolo.
C’è il problema delle scorie
che andrebbero messe in discarica e per ora non esistono siti
disponibili nella zona. Ma il maggiore di tutti è quello della destinazione del compost. Non pare sia possibile commercializzarlo tra gli agricoltori in quanto
i residui di metalli presenti nel
compost lo rendono poco gradito come fertilizzante.
Mentre si discute di questo
problema, siamo però aremergenza per quanto riguarda la discarica attuale. Tra pochi mesi
quella del Torrione sarà esaurita, e — forse — i nostri rifiuti
potranno trovare collocazione
per un anno in una discarica di
emergenza che costmita dalla
Acea nei pressi di quella esaurita. Vi è poi un progetto Acea
che attende i finanziamenti per
una ulteriore discarica di durata
di tre/quattro anni. Nel frattempo occorrerebbe — secondo i
piani del comune — costmire
l’inceneritore.
Inceneritore che trova però
contrarie le associazioni ambientaliste e anche alcuni consiglieri comunali di varie forze politiche.
PINEROLO
69 miliardi
da spendere
Ammonta a 69 miliardi il bilancio del Comune di Pinerolo,
in questi giorni in discussione
tra i consiglieri comunali. Gran
parte delle spese sono però obbligate (per il personale, per
l’ammortamento dei mutui, per
la raccolta e lo smaltimento rifiuti, per il riscaldamento degli
edifici comunali e delle scuole),
sì che rimane circa il 15% del
bilancio per spese corrispondenti a scelte politiche. Tra queste
vi sono gli investimenti (nuova
sede delTIstituto Alberghiero, piscina, impianti sportivi).
Le opposizioni richiedono anche la stazione passante ferroviaria che non è compresa nel
progetto di bilancio. Altra scelta la chiusura di un asilo nido
(« tra le cause — ha detto il capogruppo DC — anche la legge
sulTaborto »!) e l’aumento generalizzato delle tariffe dei ser
A partire dal 20 settembre si
aprirà una nuova annata venatora, proprio nelle settimane in
cui verranno consegnate le firme raccolte per un referendum
abrogativo regionale. Per quanto
riguarda il camoscio, va segnalato che sarà consentito un abbattimento fino ad un massimo
di 25 capi per la vai Pellice e
di 35 per le valli Chisone e
Germanasca, « tetto » che negli
ultimi anni è stato r^giunto o
superato nella sola giornata di
apertura.
Mancano
le aule
VIZI.
PINEROLO — Suscita parecchie preoccupazioni tra gli amministratori provinciali il decreto legge che fissa a 25 il numero degli allievi p>er classe. Si dovranno reperire in tutta la provincia oltre 400 aule (una cinquantina nel pinerolese) e non
vi sono disponibilità. A Pinerolo verranno perciò costruite nel
cortile del liceo scientifico alcune aule da mettere a disposizione dell’istituto tecnico.
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7
11 settembre 1987
valli valdesi 7
NEL QUEYRAS
TORRE PELLICE: 1887-1987
L’ovovia non entusiasma L'esercito in testa
Ci sono pareri sfavorevoli, ma alcuni comuni devono ancora esprimersi - Una regione che ha subito una forte emigrazione verso gli anni ’60
Invitata da Andrea Guglielmo
ne, un lusernese per molti anni
falegname nel Queyras, ho trascorso una giornata tra la gente dei paesi del Guil, a cercare
notizie e opinioni sulla « remontée mécanique », più nota su questo versante delle Alpi come
« ovovia ».
Di fatti, per la verità, nel Queyras come in Val Pellice, se ne
sono visti pochi, per il momento. Madame Podavini, amministratore delegato della Technipro, la società che ha proposto
la creazione di una singolare stazione sciistica a cavallo delle Alpi, nei mesi scorsi ha sottoposto un progetto di massima ai
Comuni della valle del Guil. Alcuni di essi — Ristolas, Moulines, St. Véran, Arvieux — hanno espresso un parere sfavorevole, anche se Ristolas, dove —
secondo la Technipro — dovrebbe sorgere un insediamento alberghiero, ha in seguito capovolto la sua posizione. Gli altri Comuni, fra cui Abriès e Château
Queyras, i più importanti fra
quelli coinvolti dal progetto, non
si sono invece ancora espressi.
I giochi non sono ancora fatti. dunque, né la Technipro ha
ancora presentato progetti relativi aila realizzazione di un’« ovo\ ia », che sarebbe poi l’opera
tecnicamente di gran lunga più
rilevante dell’intero progetto. tJn
problema non indifferente è la
fattibilità del progetto.
La prima tappa, scendendo dal
colle d'izoard è Arvieux (1.550
metri). Nella frazione di Brunissard c’è un villaggio turistico
« Les Esquirousses », costato a)
comune due miliardi di lire e
affittato per 495 milioni l’anno
(l’equivalente degli interessi da
pagare per il prestito fatto) all’amministratrice della ditta
Technipro. Si parlava di 30 nuovi posti di lavoro al servizio di
130 persone. In realtà i turisti
sono stati appena un centinaio
in tutta Testate, i posti di lavoro ridotti a 10 e poi ancora
a due. Maurice Reynaud, albergatore da 33 anni, de « La Borne Ensoleillée », ci dice: « è molto difficile farsi una clientela.
Ci vogliono anni e anni, non è
mollo credibile presso dì noi
Tipo lesi di una funivia. Ci vorrebbe un tunnel piccolo, che permetta di far passare le auto pri
vate, in vista di un turismo più
familiare ».
E’ lo stesso parere dell’Unione degli Albergatori del Queyras,
associazione « snobbata » dalla
Podavini. Jean Blanc, falegname
di 67 anni, « patriarca » di una
famiglia dedita alla costruzione
di chalets sogna un collegamento fra Italia e Francia, ma non
è entusiasta dell’ovovia: « Sarebbe meglio un piccolo tunnel o
una ferrovia ». Il figlio Marc,
35 anni, aggiunge: « i giovani ci
sono e tendono a cercar lavoro
nel pubblico come postini o
guardie forestali ». Sarebbe disposto a sottoscrivere il progetto della funivia se ci fosse la
certezza dei capitali e non succedesse come al centro di Brunissard. I più vecchi ricordano
ancora la manifestazione dei sindaci e delle personalità dei due
paesi, nello ormai lontano .21-71963, alla presenza del leggendario generale Guillaume, sindaco
di Guillestre, che morirà nel
1983 senza aver visto realizzare
ciò in cui aveva creduto.
Per capire cosa significherebbe davvero l’impianto di quattro alberghi a 4 stelle, secondo
gli ideatori della Technipro, e
impianti per 250 Km di piste
sciabili, bisogna conoscere meglio il Queyras, dalle strette gole difficili a percorrere nei due
sensi di marcia.
Questa zona è un quadrilatero di 60.000 ettari nella parte
est del dipartimento delle Hautes-Alpes, che si raggiunge deviando dall’asse stradale che attraversa Briançon, Embrun e
Gap. Un quarto del territorio
(18.000 ettari) è coperto dalle foreste, il cui albero tipico è il
larice. Nel 1967 per iniziativa del
sindaco di Ceillac, Philippe Lamour, si creò un Sindacato intercomunale (S.I.V.Q.M.) che riunisce i sette naesi delT«escarton»
del Queyras (Arvieux, Aiguilles,
Abriès, Château-Queyras, Molines, Ristolas e Saint-Véran) più
Ceillac. Uno dei primi atti fu redigere un niano di sviluppo su
un arco di 15 anni e di far riconoscere il Queyras parco naturale regionale, (gennaio 1977).
Il S.I.V.Q.M. è importante ancora oggi perché per iniziative turistiche o altri progetti a capitale privato basta il suo consenso e non quello degli organismi
superiori quali il Dipartimento
(corrispondente alla nostra Provincia) o la Regione. Nel caso
della TECHNIPRQ, se i comuni
sono d’accordo (in particolare i
sindaci) non c’è bisogno di ulteriori permessi. Così il forte di
Chàteau-Queyras potrebbe diventare uno dei quattro centri di
« remise en forme » acquistato
dal comune e successivamente
affittato a M.me Podavini, che
non figura mai in prima persona,
ma, si dice, è sempre dietro tutto. Anzi, molte persone che raccontano queste cose hanno una
sorta di timore, non vogliono che
si faccia il loro nome, preferiscono dare informazioni, ma non
« esporsi ». Anche questo può essere sintomatico di un clima.
Il {Jueyras è stato traumatizzato da due avvenimenti che hanno spezzato la sua cultura e le
sue tradizioni radicate in un forte antagonismo fra cattolici e
protestanti al tempo delle guerre
di religione e nella compattezza
del mondo alpino, l’ultima guerra
e la disastrosa alluvione del 1957.
Ambedue hanno provocato l'emigrazione dei giovani di allora
verso le città francesi. Questa
stessa gente è una parte di coloro che oggi tornano alle vecchie
case, indivise e frazionate fra
molti eredi. Tornano con l’idea di
trovare tutto come al tempo della loro giovinezza e non vorrebbero che il Queyras cambiasse.
« Ma non è possibile — dice Yves
Gole, 34 anni, apicultore a Le
Roux (1750 m.) —, bisogna dare
la possibilità di lavorare a molti,
puntando sul turismo equilibrato,
costante in tutto l’arco dell’anno.
Ormai siamo in pochi, 1500 vo- ■
tanti in tutto il Queyras, un pugno di contadini e artigiani ».
« Per questo — aggiunge Katrine Gardiol, 29 anni, responsabile
del posto-tappa « Le Cassu » —
abbiamo formato un gruppo di
studio ad Abriès per formulare
un progetto complessivo di turismo e legarvi momenti di formazione come lo studio delle lingue ». Come si vede, dunque, le
iniziative e le idee non mancano,
così come l’intenzione di collegarsi con le nostre vallate, ma non
ad ogni costo: e l’ovovia pare
non essere proprio il modo migliore.
Bruna Peyrot
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 10 settembre, ore 17, avrà luogo al Centro
d’incontro una riunione con il seguente cd.g.:
a) Liberazione del prigioniero Siad
Togane Mohamud, cittadino della Somalia, in favore del quale era stata
fatta un’Azione Urgente;
b) Relazione sui due stand recentemente allestiti: Torre Pellice (Giornata dell’Eco) e Pinerolo (Expo artigianato).
c) Ripresa della Campagna Cambogia.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — La Scuola media statale avvisa che il sorteggio delle sezioni delle classi prime avverrà
lunedì 14.9.87 alle ore 10.
I genitori sono cordialmente invitati
ad assistere e a ritirare l’elenco dei
libri di testo e relative indicazioni.
Comitato ferrovia
TORRE PELLICE — Il Comitato di
difesa della ferrovia Pinerolo-Torre
Pellice si riunisce giovedì 10 settembre, alle ore 21, presso la Sala consiliare del Comune di Torre Pellice.
Concerti
RORA' — Sabato 12 e domenica 13
presso il parco montano si svolge la
2“ edizione di « Rorà in rock » con
la partecipazione di unadecina fra gruppi e solisti.
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Torino, 26 agosto 1987. Torino, 26 agosto 1987.
L’Assessore L’Assessore
alla Formazione Professionale alla Formazione Professionale
(Dr. Gianfranco Morgando) (Dr. Gianfranco Morgando)
L’Esercito della Salvezza ha
ricordato attraverso diverse manifestazioni il centenario della
sua presenza in Italia.
Venerdì 14 agosto una sessantina di giovani provenienti da
varie parti d’Italia ha messo
in scena la commedia musicale
Glory, e domenica 16, oltre all’inaugurazione del Centro « Fritz
Malan », a Torre Pellice, ha avuto luogo una celebrazione ufficiale del centenario, con una riunione di lode e riconoscenza
svoltasi presso il tempio valdese. La foto si riferisce al corteo
che al tempio è giunto dalla
sala delle adunanze del centro
« F. Malan ».
« L’Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà. Egli mi fa
giacere in verdeggianti paschi,
mi guida lungo le acque chete ». (Salmo 23; 1-2).
I familiari della compianta
Maria Luigia Ferrerò
ved. Pacini
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che
sono stati loro vioini in questa dolorosa circostanza. Un grazie particolare al
medico curante, doti. Meli, al perso^
naie medico ed infermieristico del reparto chirurgia delFOspedale civile
« E. Agnelli » di Pinerolo, al prof.
Gay, medici e personale infermieristico delTOspedale valdese di Pomaretto.
Pamaretto, 24 agosto 1987.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 13 SETTEMBRE 1987
Porosa Argentina: FARMACIA FORNERIS - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto dì Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 13 SETTEMBRE 1987
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
8
o fatti e problemi
Il settembre 1987
t.
UNA PROPOSTA DI LEGGE INNOVATIVA
AMNESTY INTERNATIONAL
Il malato:
una persona negata
Dal libro di Giancarlo Quaranta ai Tribunali per la tutela dei diritti del
malato - Evitare che l’uomo finisca col perdere la propria identità
« Il malato ha diritto di conoscere il suo stato e a discutere
col medico la scelta della cura o
dell'eventuale rinuncia alla cura...
E’ necessario che la persona costretta al ricovero in ospedale
possa trovare per quanto possibile un ambiente accogliente... Il
rapporto fra medico, operatori
sanitari e malati deve essere rispettoso della loro personalità...».
Questi concetti si possono leggere nell’opuscolo dal titolo;
« Nuove prospettive della diaconia evangelica » edito dall’Associazione Informazione Protestante come supplemento del n. 47/85
del nostro settimanale.
Abbiamo voluto ricordare queste poche frasi, associandole al
fatto che sono ormai trascorsi
sette anni — nel giugno scorso —
da quando è stata istituita, in
campo « laico », la I® giornata nazionale dei diritti del malato, colla creazione del relativo tribunale.
L’azione del M.F.D.
Elemento propulsore dell’iniziativa del Movimento Federativo Democratico <MFD) — di cui
abbiamo ricordato altra attività
nel n. del 31 luglio scorso per
quanto concerne il dissesto geologico italiano — è la pubblicazione di un testo del sociologo
Giancarlo Quaranta, dal titolo:
« L’uomo negato ». In poche parole, la tesi del sociologo è che,
quando una persona si ammala,
non è solo il suo corpo a subire
un’alterazione, ma sono la sua
identità personale ed il suo ruolo
nella società ad essere rimessi
in discussione. Il malato, soprattutto Se ospedalizzato, non lavora, non ha obblighi familiari, non
ha relazioni sociali normali.
L’ospedale, il più delle volte, lo
isola dal mondo e lo trasforma,
di punto in bianco, da un essere
umano ad un numero, ad un « caso » sino a ridurlo, assieme ai
suoi colleghi di « sventura » ad
una casta. Il malato, in sostanza,
diventa una malattia e di conseguenza un « uomo negato ». Nel
concludere il suo studio, il sociologo avanzava per la prima
volta l’idea di costituire un « tribunale per la difesa dei diritti
del malato », quale strumento
per realizzare la proposta politica contenuta nel libro.
Sarà appunto il MFD a raccogliere la suddetta proposta, decidendo di lanciare a Roma l’iniziativa del Tribunale.
Tutto questo viene ricordato
nell’ultimo numero del periodico
« Democrazia Diretta », il quale
prosegue nella cronistoria dell’iniziativa fino al novembre del
1986. Sin dall’inizio l’azione del
Movimento — come ricostruita
dalla rivista — si organizza: da
un lato vengono raccolte migliaia di segnalazioni circostanziate
su violazioni della dignità del malato; dall’altro un gran numero
di cittadini romani (il Movimento all’inizio opera nella capitale)
forniscono numerose informazioni fra gli ospedali e gli otto centri di raccolta delle denunce,
sparsi in tutta la città.
Il comitato promotore
Costituito un Comitato promotore del Tribunale per i diritti
del malato composto da medici,
parlamentari, sindacalisti, religiosi ed organizzazioni varie, viene formato un collegio giudicante, composto da persone di tutte
le categorie, il quale si riunisce
nella piazza del Campidoglio il
29 giugno 1980 davanti a tre mila
persone.
Invano, il giorno prima, l’ordine dei medici di Roma comunica
ai sanitari di ritirarsi dal Tribunale e dal Movimento: l’intimidazione non ha alcun esito. Non solo, ma l’anno successivo, di fronte alla decisa ed allargata presa
di posizione della pubblica opinione, l’intera Federazione nazionale dell’ordine dei medici, con
in testa il presidente, aderirà alla
giornata nazionale dei diritti del
malato.
Nasce così — dopo due giorni
di contrasti e di ripensamenti, e
coir apporto determinante del
MFD — la Carta dei 33 diritti
del cittadino malato di Roma, stilata sulla base delle denunce dei
malati stessi e della commissione istruttoria. Nell’arco di sette
anni, alla Carta di Roma se ne
aggiungono altre 47 in tutta Italia, enunciate in base alle situazioni locali ed alle denuncie dei
cittadini.
A quando una legge?
Ma in che cosa consiste Fazione del Tribunale? Non certo una
azione giudicante, ma piuttosto
si risolve in ima prassi di denuncia e di protesta, come scioperi
per protestare contro cibo immangiabile, contro la mancanza
di posti letto, contro chiusure di
reparti, ecc. Dopo anni di queste
azioni organizzate in tutto il territorio italiano e principalmente nei grandi centri dove le strutture ospedaliere sono le più disorganizzate, un gruppo di 89 deputati ha depositato in Parlamento una proposta di legge-quadro sui diritti del cittadino malato, elaborata dal MFD. E’ la proposta di legge n. 4181 del 14 novembre 1986, che collega l’iniziativa di un pluriennale movimento popolare all’iniziativa parlamentare.
La proposta ha una grossa
portata innovativa e non potrà
non incontrare resistenze e modifiche alla sua realizzazione. Essa infatti — come sottolinea il
documento del MFD — riconosce
alle Carte dei Diritti del malato
il potere di realizzare in concreto i grandi diritti alla dignità,
all’informazione ed alla salute
sanciti dalla Costituzione.
Purtroppo, fra questa proposta
di legge e la sua possibilità di attuazione c’è stata una crisi
governativa. Resta ora da vedere
se l’attuale legislatura vorrà riprenderla in esame, e con quale
spirito; se tutelare veramente il
cittadino malato di fronte alle
troppe e ripetute violazioni della
sua dignità e del suo diritto ad
avere un’adeguata assistenza o se
lasciare le cose come stanno. Con
ulteriore mortificazione della
condizione di tanti cittadini provati dal male e dalla sofferenza,
a discapito di un maggior sviluppo civile della nostra società, basato innanzitutto sul senso di
servizio e di solidarietà dei suoi
componenti.
Roberto Peyrot
La tortura in Cina
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Amnesty International denuncia il persistente uso della tortura in Cina da parte della polizìa, dei funzionari del Partito
Comunista e dei servizi segreti.
In un nuovo rapporto l’organizzazione mondiale per i Diritti
Umani sostiene che la responsabilità del Governo per i casi di
tortura è resa evidente dalla
« pubblicità senza precedenti »
fornita sull’argomento da documenti uflìciali.
Nel suo nuovo rapporto. Amnesty International afferma che
molte persone sospettate a vario titolo sono state percosse,
frustate, appese per le braccia
e brutalmente aggredite con bastoni elettrici in stazioni di polizia e nelle prigioni, allo scopo
di estorcere loro delle confessioni.
NelTaprile 1986, a causa di due
furti avvenuti nella città di Boashan, nella provincia dello Yunnan, la polizia ha torturato oltre la metà delle 201 persone sospettate e perciò detenute illegalmente, allo scopo di risalire
ai colpevoli. Una persona è morta ed altre due si sono suicidate.
I prigionieri sono trattati crudelmente anche allo scopo di essere puniti, umiliati e intimoriti. Nel 1986 un prigioniero recluso nel centro di detenzione
Huàngpu a Shangai ha dichiarato: « Tra i trattamenti più
crudeli c’era ’’l’aereoplano” che
significava essere appesi con entrambe le mani legate dietro la
schiena. La cosa peggiore erano
le percosse... ». Un detenuto recluso nello stesso carcere ha riferito ad Amnesty International
che i prigionieri, sorvegliati da
guardie armate di manganelli, venivano stipati a decine in una
cella di tre metri quadrati ed
ammassati l’uno sopra l’altro
come pesce surgelato ».
Giornalista
(segue da pag. 1)
Per conto mio non ci capisco nulla. Probabilmente si vede ciò che
si vuole vedere. E’ questo, probabilmente, il senso di questa
corta, disperata poesia. Qualcuno
è forse più cosciente di altri, in
questi paesi, e sono gli artisti, i
pittori, i poeti, i musicisti, che
ancora sono in grado di suonare
sull’arpa dei loro cuori, che lanciano nelFaria, verso spazi lontani, i lamenti e il canto fatalisti di
uomini rassegnati alla vita come
alla morte, rassegnati alla sofferenza.
Spesso l’accettazione di questo
destino — qualunque esso sia —
un destino che Dio invia, come a
Giobbe sul suo mucchio di letame, è espressione di una profonda fede. Mi viene in mente la
« parabola » dei due monaci indù,
dìe pregano tutto il giorno, uno
felice e l’altro disperato: uno
prega continuamente per ringraziare Dio della vita che gli ha
dato di vivere tutti i giorni, l’altro per esprimere dei desideri
che non si realizzano mai.
Questo lamento, queste grida
del popolo per strada, sono unpo’ tutto ciò: il popolo non chiede, perché sa bene, a livello conscio e inconscio, che la situazione non migliorerà, ma ha bisogno di elevare a Dio ii suo canto,
come prova della propria esistenza — una maniera di ringraziare
Dio di questa esistenza! E se Dio
è dentro alle nostre cose, può
forse entrare in accordo con questo canto.
Paul Coeytaux
Paul Coeytaux, agronomo e
giornalista, dopo aver collaborato con il Servizio cristiano di
Riesi, ha lavorato tre anni per i
profughi guatemaltechi al confine con il Messico. Vive e lavora
tra il Sud e il Centro America.
Ampiamente documentato è
anche l’uso delle manette, che
vengono strette ai polsi dei prigionieri « fino a quando si possono vedere le ossa ».
I prigionieri sono stati anche
mandati al confino, in isolamento per diversi anni senza nessun
contatto con i familiari o con
altri detenuti. A causa di ciò
alcuni di loro sono impazziti.
Xu Wenli, un prigioniero d’opinione adottato da Amnesty International, ha affermato di essere stato inviato al confino per
diversi mesi nel 1986 in una cella
senza finestre, comunicante attraverso una botola con la prigione.
Altre vittime della tortura sono state detenute illegalmente da
funzionari del Partito Comunista
o dai servizi segreti. Un segretario regionale della provincia di
Guizhou è stato condannato a
tre anni di reclusione nel gennaio di quest’anno essendo stato riconosciuto colpevole dì avere, in collaborazione con i servizi di sicurezza, arrestato e torturato 16 donne, anche utilizzando cibo avvelenato, allo scopo di
estorcere confessioni.
Nel settembre 1986 un membro del Parlamento cinese nonché Segretario di Partito della
provincia di Shaanxi è stato accusato dì aver imprigionato "2
abitanti e di averne torturati 17
dopo il furto di parte del campanello della sua bicicletta.
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reti,
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Aiberto Corsani, Luci.ìno Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattóri e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli
Roberto Peyrot, Sergio Ribet. Mas
simo Romeo, Cesare Milanescrii
Marco Rostan, Mireila Scorsonell;
Liliana Vigiielmo.
Redazione e Amministrazione: Vi.>>
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tei. 011 '
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