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Anno 1Z5 - n. 24
16 giugno 1989
L. 900
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DIBATTITO
GERMANIA: XXIII KIRCHENTAG
Fine dei comunismo? /\||3 festa
L’impegno critico degli evangelici e la convinzione che l’opera di Dio supera i nostri piani
La brutale repressione degli
studenti e dei lavoratori cinesi
che chiedevano più libertà, i risultati delle elezioni in Polonia dove, nella prima elezione parzialmente libera, il partito comunista ha visto una massiccia sconfitta, hanno dato origine nel nostro paese ad un dibattito culturale e politico sulla fine del
comunismo. L’Italia è il paese
occidentale, che ha il più grande partito comunista e, in piena campagna elettorale, questo
dibattito è viziato anche da strumentalizzazioni contingenti. Lo
stesso segretario del PCI si interroga se il partito debba cambiare nome.
Al di là delle strumentalizzazioni e delle prese di posizione
interessate, il dibattito sulla fine
o meno del comunismo ci interessa. Alla fine degli anni ’60
e negli anni ’70 il rapporto con
il comunismo ha interessato a livello di massa (ovviamente relativamente aila dimensione di
piccola minoranza) gli evangelici italiani. La Federazione giovanile è nata ricercando un rapporto proprio con il movimento
Operaio e comunista. In molte
dichiarazioni di queU’epoca viene detto che il capitalismo è il
peccato dell’uomo e che uno dei
luoghi prioritari per la testimonianza dei credenti è ,il movimento operaio in lotta contro
l’organizzazione capitalistica
della società. Tutta una generazione si è spesa in quest’impegno. Gli evangelici sono entrati
nelle strutture organizzate, del
movimento comunista (partiti e
sindacati). Il rapporto fede e
politica è stato oggetto di dibattito, e anche di lacerazioni
nelle chiese. Un pastore, Tullio
Vinay, è stato eletto — come indipendente — al Senato con i voti comunisti. Altri sono diventati consiglieri comunali, provinciali, regionali. Gli evangelici
hanno avuto in genere un atteggiamento laico e critico rispetto
aUe strutture organizzate delle
quali facevano e fanno parte.
Si sono fatti apprezzare per l’etica e Fimpegno che hanno profuso nell’attività politica. Ed è
chiaro che per essi il comunismo
non è mai stato quello realizzato nei vari paesi che avevano visto la rivoluzione, quanto piuttosto il « movimento reale che
abolisce lo stato di cose presente » (Marx). Ciò non di meno le
contraddizioni del cosiddetto «socialismo reale » hanno pesato
sulla coscienza dei militanti comunisti credenti. Non convincevano e non convincono le spiegazioni della vulgata comunista
circa la natura oppressiva dei
paesi a socialismo reale, secondo cui la dittatura del partito
sarebbe originata dall’accerchiamento di questi paesi da parte
deH’imperialismo del mondo capitalista, e che le libertà « borghesi » (quelle, per intenderci,
della rivoluzione francese) sarebbero state superate nella società
comunista.
Vent’anni dopo l’inizio della
militanza comunista Torrlbile
strage cinese e — soprattutto —
il fatto che la società civile e
politica occidentale ha resistito
a tutti i tentativi di trasformazione radicale e rivoluzionaria,
occorre interrogarsi a fondo sul
futuro del comunismo. Non solo quello degli stati comunisti.
Le contraddizioni sociali, l’ingiustizia, Toppressione, la legge
del più forte permangono. La
recente assemblea ecumenica di
Basilea le ha denunciate con
forza. Rimangono cioè le motivazioni che spingono ad essere
«rivoluzionari» per cambiare «lo
stato di cose presente ». Ma anche il comunismo porta con sé
contraddizioni che sembrano
ineliminabiii. Dobbiamo perciò
imparare a 'testimoniare che sia
il comurnismo sia il socialismo
e Tambientalismo integralista non possono costruire la
« salvezza » della terra. Il comunismo rinnovato può generare,
nuovamente grandi speranze umane, grandi progetti su cui
vale spendersi, nella consapevolezza però che la « salvezza » è
altra cosa. E’ il dono di Dio.
Nel dibattito « fede e politica »
è giusto pretendere che i cristiani siano « rivoluzionari », che
sappiano cioè rivoluzionare i rapporti col prossimo (è la testimonianza della Bibbia), ma non
possiamo pretendere che la chiesa sia « comunista ».
Giorgio Gardioi
del protestantesimo
Più di 150.000 presenze al giorno per una kermesse di culti, studi
biblici, mostre - I temi d’attualità, in unione ideale con Basilea
BERLINO, domenica 11 giugno - Tra qualche ora Gorbaciov
arriva in Germania Occidentale,
ma il suo messaggio di perestrojka sulla « casa comune europea »
lo ha già preceduto nel più grande Kirchentag (giornata delle
chiese evangeliche) del dopoguerra, svoltosi dal 7 all’11 giugno.
Per la prima volta, nella sua storia decennale, il Kirchentag (KT)
ha superato le 150 mila presenze
quotidiane mettendo a dura prova la città. Nel 1991, al prossimo
KT, proprio per il crescendo di
partecipazione che continua ad
avere tra i giovani, non si punterà più su di una città ma su tre
città vicine della regione della
Ruhr: Dortmund, Bochum ed Essen.
Berlino ha comunque retto la
progressiva invasione di questo
popolo pacifico, il cui 25% ha meno di 18 anni e che per 5 giorni
ha discusso di Bibbia, politica e
problemi sociali. Ha anche cantato, suonato, pregato. E ha discusso, a lungo e in molte occasioni, di Berlino stessa, specchio
delle contraddizioni di un'Europa
politicamente ed economicamente divisa.
Il muro ha la stessa età del
KT: 40 anni. Ma se il KT cambia di volta in volta, il muro è
sempre lì. E contro di esso vanno
ad infrangersi i sogni e le utopie
di riunificazione delle due Germanie. Il vecchio Heinrich Honecker, padre-padrone della Germania Democratica Tedesca e del
suo rigido socialismo « reale »,
il muro lo vuole. « Ma il muro cadrà, è ormai diroccato — ha detto con un’immagine simbolica
l’ex sindaco di Berlino Ovest, H.
Albertz —; è solo più questione di tempo ». Accanto all’eterno « dialogo tedesco-tedesco »
un’altra questione che ha fatto toccare i vertici di partecipazione è stata la questione cinese, il tentare di capire in qualche modo — anche attraverso le
testimonianze di molti studenti
cinesi residenti nella RFT — come i guardiani della rivoluzione
di ieri diventino i campioni di
sanguinose repressioni.
Tutte le giornate del KT si sono aperte, tra le 8 e le 9, con stu
IN MARGINE Al FATTI CINESI
Se non vi ravvedete.,.
« ...vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei
il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro
sacrifici.
Gesù rispose loro: Pensate, che quei Galilei
fossero più peccatori di tutti gli altri Galilei, perché hanno sofferto quelle cose?
No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete
tutti allo stesso modo...» (Luca 13: 1-3).
E’ rimasta, tra le pagine del Nuovo Testamento, l’eco di un massacro sconvolgente: la terra di
Galilea, terra di ribelli, è percorsa da un fremito
di libertà. Ma Roma vigila e non consente che l’ordine, il suo ordine, sia messo in discussione. Filato interviene con i suoi legionari e trucida i partigiani della libertà, cogliendoli di sorpresa, inermi,
nel santuario. E’ il massacro. La popolazione ne è
sconvolta, l’opinione pubblica si schiera contro il
potere, ormai con questo atto ancora di più delegittimato a governare. Rabbia e pietà, sconforto e
speranza si mescolano insieme; si sogna la fine
dell’oppressione, si vive nella tensione del giorno
della libertà. Per questo, forse, si costruiscono alleanze, si tessono trame.
E Gesù dove sta? Con chi si schiera? Lo cercano
e lo interpellano: gli pongono il problema; con discrezione gli espongono i fatti, e attendono da lui
una risposta.
E’ uno dei passi più sconcertanti: Gesù non si
schiera dalla parte delle vittime, come a noi sembrerebbe logico che dovrebbe fare; ma non si
.schiera neanche contro di loro, come se dietro la
mano assassina di Filato si nascondesse la mano
giustiziera di Dio.
Gesù, interpellato, interpella a sua volta i suoi
interlocutori. Filato si condanna da .solo: il giudizio
della storia sarà pesante su di lui; quanto alle vittime, Gesù non esprime parole di scontata solida
rietà: farà molto di più. Morirà sulla croce inchiodato dalla stessa barbarie disumana, in nome di
una legge e di un ordine che non ammettono altri
signori al di fuori di Cesare.
Ma qui Gesù interpella: e voi dove siete? Conosciamo le responsabilità degli altri, terribili, insopportabili; ma di fronte alla Parola di Dio non si può
puntare l’indice accusatore solo contro gli altri.
Dobbiamo lasciarci mettere in questione. Andiamo pure a raccontare al Signore, pieni di orrore e
di sgomento, ciò che è successo sulla piazza Tien
an-Men; ma non nutriamo l’illusione che in qualche modo questo nostro andare non finisca per
coinvolgere anche noi.
Se fremiamo per il barbaro massacro dei giovani
cinesi maciullati dai cingoli dei carri armati, e se
— giustamente — condanniamo un sistema e una
classe politica che in questo modo ha decretato la
sua fine, non possiamo però ignorare le vittime del
nostro sistema di sviluppo.
Sono infatti migliaia le donne, gli uomini, i bambini che muoiono ogni giorno nelle strade di Calcutta o nelle favelas sud americane, negli squatters
filippini o in quelli sudafricani. Ma noi non li vediamo. A migliaia muoiono ogni giorno per i_ pesticidi che noi gli vendiamo e che noi noti compreremno mai, o per i prestiti che gli facciamo per la
spirale dei debiti che li avvolge come le spire di un
serpente. Ma noi non li vediamo.
Ma per quanto tempo ancora potremo far finta
di non vedere, e non assumeremo le nostre responsabilità che, come mondo occidentale, abbiamo nei
confronti del terzo mondo?
Suona anche per noi severa la parola di Gesù:
« ...se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso
modo ».
Luciano Deodato
di biblici. Ad alcuni di questi, come quelli di Dorothee Soelle,
Jürgen Moltmann o Walter
Hollenweger, partecipavano anche quattromila persone. Paolo
Ricca, della Facoltà valdese di Roma, ha tenuto una serie di studi
biblici in lingua francese molto
apprezzati e seguiti soprattutto
dai delegati stranieri. C’erano infatti 61 nazioni diverse rappresentate.
Sono riapparsi i « lila Tüchern », i fazzoletti viola del KT
di Hannover del 1983. E sono
riapparsi tutti i temi di Basilea,
ma in una cornice moltiplicata
per cento o forse per mille. Così
pace ha voluto dire confrontarsi
soprattutto con il problema tedesco, con l’Europa che sta per
uscire dalle urne e con la « sfida
a superare la logica distruttiva
dei blocchi contrapposti », come
ha notato E. Eppler, membro
de! Präsidium del KT.
Giustizia ha voluto dire, per
esempio, che le donne denunciassero il mercato delle mogli filippine, thailandesi e dominicane
comprate direttamente dal catalogo per 20 mila marchi i’una e, a
volte, avviate alla prostituzione;
oppure pace è stato ricordare —
come ha fatto il rappresentante
deirOLP — che lo scopo del nuovo stato palestinese è di « giungere ad una chiarificazione internazionale con lo stato d’Israele
in vista di una pacifica convivenza d’entrambi ».
Ma qui a Berlino, oltre ai temi
ormai presenti in tutti i grandi
appuntamenti ecumenici di questi anni, compreso anche il prossimo venturo di Seoul, c’era qualcosa di più. C’era la storia. NelrOlympia Stadion, dove Hitler
nell’agosto del 1936 salutava il
trionfo del suo progetto di morte,
oggi centomila persone cantavano le parole del salmo 31: «I
miei giorni sono nelle mani di
Dio », motto di questo 23” KT. E
nella limpida predicazione finale
di Barbe] von Wartenberg-Potter
Giuseppe Platone
(continua a pag. 12)
2
commenti e dibattiti
16 giugno 1989
LE TAPPE DI UN PERCORSO DI FEDE E IMPEGNO
UNO STUDIO DA « CONCILIUM »
L'80° compleanno
di Tullio Vinay
L’epoca della guerra e il soccorso prestato agli ebrei - Il lancio di
Agape e del Servizio cristiano - Il Vietnam e gli anni del Senato
Il 13 maggio 1989, Tullio Vinay ha compiuto, in piena freschezza spirituale, i suoi 80 anni di vita. Ce ne rallegriamo molto con lui e gli auguriamo sentitamente ancora molti anni in
cui possa renderci partecipi dei
suoi ricchi doni di cuore e di
mente.
A La Spezia — vi nacque il 13
maggio 1909 — frequentò le scuole elementari e medie, a Torre
Pellice, nelle valli valdesi (Piemonte), il ginnasio umanistico;
in seguito studiò teologia alla
Facoltà valdese a Roma e poi
a Edimburgo.
In molti paesi d'Europa e anche oltreoceano, Tullio Vinay è
conosciuto quale fondatore del
Centro « Agape » nelle Alpi Cozie e del « Servizio Cristiano »
a Riesi, in Sicilia. Commosso dall’amore di Dio per gli uomini,
si sentì spinto a dare la sua vita nel servizio al suo prossimo
più povero e oppresso. Dal 1934
al 1946 Tullio Vinay fu pastore
della comunità evangelica valde
se a Firenze, quindi anche negli anni di guerra, durante i quali — a rischio della propria vita — salvò molti ebrei dalla deportazione, nascondendoli a casa
sua. Per questa sua azione, più
tardi, dallo Stato d’Israele gli fu
conferita la « medaglia dei giusti ».
Dopo la guerra lasciò la sua
comunità per occuparsi — quale
segretario della « Federazione
giovani evangelici italiani » — dei
giovani.
, A Frali costruì il « Centro ecumenico per la gioventù» per offrire loro un luogo dove potersi
ritrovare e anche per porre un
segno di riconciliazione tra i popoli. Lo chiamò « Agape » e lo
diresse per 10 anni.
Nel novembre 1961 Tullio Vinay si trasferì, con la famiglia
e un gruppo di collaboratori, a
Riesi in Sicilia, una delle più
povere città in una zona depressa, per aiutare la popolazione sul
cammino di una vita migliore,
perché « solo Cristo può cam
biare il mondo », un’impresa che
chiamò un’« avventura cristiana ». A Riesi costruì il « Servizio
Cristiano », che resse ufficialmente fino al 1985. In questo periodo si impegnò pure per i prigionieri di guerra nel Sud Vietnam.
Nel 1976, Tullio Vinay fu eletto al Senato della Repubblica
italiana, del quale fece parte sino al 1983. Ora vive a Roma.
« Per le sue azioni preminenti
nell’ambito del riavvicinamento
delle nazioni e del lavoro cristiano », l’Università di Tubinga
gli conferì il premio « Dr.
Leopold Lukas ». Inoltre Tullio
Vinay è dottore « honoris causa »
delle Università teologiche evangeliche di Praga e di Montpellier.
In tutte le sue azioni egli cercò
sempre di nuovo di trovare « modi di agire che corrispondano all’annuncio dell’evangelo dell’amore di Dio che si manifesta in Cristo ».
Hanna Merkli
DISAPPUNTO
Al presidente della RAI
Enrico Manca
Al direttore generale
Biagio Agnes
Al presidente della Commissione
parlamentare di vigilanza
viale Mazzini 14 - 00195 Roma
Egr. Signori,
il concistoro della Chiesa evangelica valdese di Torino esprime la propria delusione per il mancato collegamento della RAI alla trasmissione
in eurovisione del culto conclusivo della grande assise europea delle chiese che si è tenuta a Basilea dal 15
al 21 maggio u.s,, collegamento che
è stato effettuato invece dalle maggiori televisioni europee.
Intendiamo esprimere anche il nostro più vivo disappunto per il fatto
che le notizie, trasmesse quotidianamente dalla RAI sul medesimo avvenimento, non abbiano adeguatamente messo in risalto la partecipazione
dall'Italia anche di una delegazione
ufficiale delle Chiese evangeliche. Solo la rubrica di RAI 2 « Protestantesimo » di domenica 28 maggio u.s. ha
dato correttamente questa informazione oltre, dobbiamo dirlo, a diverse
altre reti private, anche nazionali.
Proprio in vista della nuova realtà europea che si sta costituendo, e
in cui il cattolicesimo rappresenta soltanto una delle componenti del cristianesimo, il concistoro della Chiesa
evangelica valdese ritiene che la RAI
debba porgere la più grande attenzione nel dare qn’informazione religiosa che sia la più completa e
corretta possibile.
Distintamente.
Il presidente
pastore Eugenio Rivoir
ANCHE IL SILENZIO
HA VALORE
Stimato Direttore,
la lettera di Èva Incelli (n. 16 del 21
aprile '89) sulle proposte di innovazioni della liturgia mi spinge ad una riflessione sul cosiddetto • ruolo passivo » della comunità durante II culto,
misurato sulla base del silenzio, della
non partecipazione verbale. Credo che
si debba distinguere tra il comportamento « passivo » che traduce un'indifferenza di fondo, una vera e pro
pria non partecipazione, e quello a cui
fa riscontro una partecipazione interiore (che può essere anche molto intensa): similmente, si dovrebbe fare
una distinzione fra il comportamento
attivo di chi ha scelto di così fare per
convinzione profonda e quello di chi
semplicemente si adegua per una
gamma di motivi (imitazione, attrattiva del nuovo, bisogno di appartenenza
al gruppo, conferma verbale, apprezzamento estetico della forma, ecc.).
Personalmente, credo che la comunità (o il gruppo 0 l'individuo) debba
scegliere liberamente se privilegiare
il silenzio o la verbalizzazione, a seconda del valore relativo dato alla
interiorità e all'esteriorità; qualunque
sia la sua scelta, essa deve però essere pienamente consapevole. Se c'è
una scelta alla base del comportamento, questo non può essere considerato passivo in senso assoluto.
Evelina Vigliano, Bari
LA GRAFIA DI FRALI
Vorrei ricordare, a proposito della
grafia Praly, giustamente riprovata,
sul giornale del 19 maggio scorso, dal
sig. Aldo Costabel di Milano, gli interventi fatti a suo tempo sull'argomento
dal prof. Teofilo Pons e successivamente da Osvaldo Peyran e da Osvaldo Co'isson su "Il Pellice" (rispettivamente n. 6/1959, p. 1; n. 8/1960, p.
4; n. 12/1960, p. 2) ai quali rinvio i
lettori.
Ora però, una volta stabilito che la y
finale non ha alcuna giustificazione
(non avendola in verità neppure in
francese, dove fu introdotta dai « praticiens > della pubblica amministrazione
a partire dal XIII secolo, assieme a
tante altre lettere presunte etimologiche o aggiunte semplicemente per
ornare il testo o, peggio, per allungarlo, essendo essi pagati a riga), va
anche detto che, con Praly o Prali,
siamo di fronte a grafie ufficiali, non
a trascrizioni che rispettino la realtà
del parlato. Non è infatti vero che in
dialetto I « grandi prati ivi esistenti »
sono detti « pral » al singolare e « li
prali • al plurale, poiché l'occitano locale, oltre a non contemplare oggi
pral nel suo lessico, non ha neppure
(e in questo concorda con il vicino
piemontese) una marca per II plurale
dei sostantivi maschili, per cui se II
singolare è pral, sarà pral anche II plurale. Inoltre il toponimo, che designa
La nomina
dei vescovi
un 'comune sparso', manca dell'articolo (generalmente riservato, con valore attualizzante ed affettivo, ai nomi
di borgate, ecc.), il quale, se pure
ci fosse, sarebbe li, con i lunga,
come è lunga anche la a di Pràl (non,
quindi, Pral): non sembri questa precisazione una pignoleria, in una parlata che distingue le parole in base
alla durata delle vocali (li 'a lui', li
i'; pés 'peggio', pés 'pece'; patoun
'schiaffo', pàtoun 'pastone'; ecc.) oltre
che al loro timbro.
In ogni caso, oggi Pràl, in mancanza
dell'articolo, non può essere considerato né singolare né plurale: si dice
vaou a Pràl 'vado a Frali' e non vaou
à ('al') Pràl o vaou ai ('ai') Pràl. Si
può, è vero, postulare un antico plurale, sulla base delle attestazioni scritte
esistenti, e che Pons riporta: prima
latine (de Pralis, de Praiibus, de Prealìum), poi francesi (Prais, Les Prais)
e poi 'italiane' (Prali, già negli Atti
sinodali del 1754, ci ricorda ancora
Pons; ma Praly nel Sinodo del 1833).
Sappiamo però quanto la lingua ufficiale (quella deH'amministrazione, anzitutto) sia poco rispettosa delle parlate indigene e ubbidisca a criteri interpretativi e di registrazione suoi propri. Basti, per lo stesso Comune di
Prali, pensare a mostri lessicali quali
Indiritti, Orgere o Pomieri (per non
parlare di Bout du Col o di Gin del
Sup). Nelle Hautes-Alpes sono ad ogni
buon conto attestati anche La Pral e
Al Pral, oltre a Als Prais, Les Praux,
Les Preaux; e anche Prali (XV-XVI sec.).
E' infine vero, come scrive Costabel,
che « nessuno nella nostra regione,
esprimendosi in una delle quattro parlate in uso (italiano, francese, patois
o piemontese), ha mai pronunciato
Praly con l'accento sulla y », ma è
tanto più vero che nessun "patoisant"
ha mai pronunciato neppure Prali, con
la i.
Oggi, sull'esempio forse di paesi
come la Svizzera, da tempo plurilingui e attenti alle culture locali, anche minoritarie, o in ottemperanza a
recenti raccomandazioni e risoluzioni
del Consiglio d'Europa, anche da noi
alcuni Comuni stanno predisponendo,
a cominciare dai cartelli stradali, una
toponomastica bilingue. Il forestiero e
lo studioso potranno così presto, speriamo, contrapporre al toponimo ufficiale, spesso ridicolmente contraffatto, quello reale, con soddisfazione di
tutti.
Arturo Genre, Torino
E’ forse sfuggito ai più — data la poca diffusione nei nostri
amlDienti della rivista in cui esso è apparso (Concilium, rivista
internazionale di teologia. Editrice Queriniana, Brescia) —
un « servizio speciale » sulla nomina dei vescovi a cura di due
docenti di diritto canonico, James H. Provost e Knut Walf, rispettivamente delle Università
cattoliche di Washington (USA)
e di Nimega (Olanda). In tale
«servizio speciale» (di cui la
rivista sottolinea che ne sono
responsabili solo gli autori nominati, cfr. fase. 6, 1988, pp. 1113), si legge che, sebbene « il
problema del come viene eletto
il proprio vescovo » non sia né
una questione dogmatica, né «un
mistero necessario alla salvezza»,
e neppure « essenziale per la
fede personale in Dio », tuttavia
esso « suscita molta sensibilità
nelle diocesi che attendono un
nuovo pastore », tanto che potrebbe essere non solo « una
conferma dell’insegnamento del
Concilio Vaticano sull’importanza dei vescovi », ma anche « il
segno di un pericolo crescente...
che è visto in modi diversi lungo
le sponde del Tevere e in altre
parti del mondo ».
remesso — dicono gli autori — che « non esiste un modo
noto per rivelazione divina di
scegliere i membri del collegio
episcopale », tuttavia, « se ve ne
fosse uno », esso « dovrebbe essere, al fine di una valida elezione, l’ampia proposta dei candidati all’interno della comunità e
la scelta gettando le sorti». E qui
si rinvia ad Atti 1: 15-26. L’episodio è ben noto, giova comunque ricordarlo. Nei giorni tra
l’Ascensione e la Pentecoste, i discepoli riuniti a Gerusalemme
accettano il suggerimento dell’apostolo Pietro di procedere
all’elezione di uno che sia stato
con loro fin dal battesimo di Giovanni e con loro diventi testimone della risurrezione del Signore. Tra i due candidati, Giuseppe
detto Barsabba e Mattia, tirano
a sorte, e la sorte cade su Mattia.
Ma quel tirare a sorte era stato preceduto dalla preghiera:
« Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, indicaci quale di questi due hai scelto » (v. 24). E’
dunque il Signore che sceglie,
non Pietro o qualcuno dei circa
120 fratelli riuniti quel giorno.
Ma il bello del racconto è che
la parola greca che corrisponde
a sorte è « kleros », cioè la pietruzza che si adopera per eseguire quell’azione, e si sa che da
essa venne fuori l’idea di gente
eletta e votata al servizio di
Dio, come l’intendeva tra gli
altri S. Girolamo.
Il richiamo alla prassi della
prima comunità di Gerusalemme serve ai nostri due docenti
di diritto canonico per mettere
in evidenza che il sistema attuale di nomina dei vescovi,
comunque si possa giustificare,
« è ben lontano dalla pratica dei
primi secoli della chiesa », poiché, « in un sistema in cui solo
il papa decide la nom,ina, la chiesa si allontana sempre più
dalle origini» (il neretto è mio).
Non posso che lodare la chiaroveggenza degli autori citati,
anche se essi, pur sottolineando che il caso preso in esame
pone « gravi questioni ecumeniche », non intendono affatto
« negare il ruolo del ministero
petrinp all’interno della comunione'delle chiese » (anche qui il
neretto è mio). Il nocciolo del
problema è sempre lo stesso:
« Si contesta un abuso del potere, ma non il potere stesso che
è alla radice dell’abuso », cioè
« si contesta non il papa e l’istituzione del papato, ma il modo col quale l’attuale pontefice
esercita il potere» (Ricca).
Anche il recente incontro ecumenico di Basilea fa pensare.
Esso dimostra chiaramente che,
se Roma vi ha partecipato, lo
ha fatto perché sapeva di non
tirare in ballo il suo primato
giurisdizionale. A quando, dunque, quel concilio veramente universale, già augurato da Lutero, nel quale tutte le confessioni cristiane, compresa la cattolica apostolica romana, si mettano sulla stessa linea di partenza, al solo ascolto della Parola
del Signore?
Giovanni Gönnet
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein. Valdo Benecchl, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peytot, Mirella Scorsonelli
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
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Il n. 23/'89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 7 giugno e a quelli delle valli valdesi l'8 giugno 1989.
Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Anziani, Leda Cappello Rocca, Gino Conte, Ivana Costabel, Valter Cesan, Dino GardioI, Mauro
GardioI, Giorgina Giacone, Laura Leone, Aldo Rutigliano,
3
r
16 giugno 1989
chiese e stato
LE NUOVE MISURE GIUDICATE « INCOSTITUZIONALI »
Respingiamo la circolare
Violate le leggi sulle intese - Si aprirà così un nuovo contenzioso
Le chiese evangeliche italiane
respingono la nuova circolare del
ministro Galloni circa la condizione di coloro che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica (IRC). Come si
ricorderà, con due circolari (n.
188 e 189 del maggio scorso) il
ministro della Pubblica Istruzione ha previsto per chi non si avvale dell’IRC tre possibilità; 1)
attività didattiche e formative;
2) studio individuale; 3) nessuna
attività. Le prime due con l’assistenza di personale docente,
la terza senza assistenza, ma l’allievo non può uscire dalla scuola.
Queste misure sono state giudicate « incostituzionali », ed in
ogni caso contrarie alle disposizioni di quattro leggi della Repubblica, dai responsabili delle
maggiori chiese evangeliche italiane che partecipano alla « Commissione delle chiese evangeliche
per i rapporti con lo stato ».
Le leggi violate dalla circolare
sono la 189/’84 (Intesa con la Tavola valdese), la 516/’88 (Intesa
con la Chiesa avventista), la
517/’88 (Intesa con le Assemblee
di Dio) e la 101/89 (Intesa con
l’Unione delle Comunità ebraiche) le quali, oltre a riconoscere il diritto di non avvalersi di
insegnamenti religiosi, prevedono che l’ordinamento scolastico
provveda « a che l’insegnamento
religioso nen abbia luogo secondo orari e modalità che abbiano
per gli alunni effetti comunque
discriminanti ».
Inoltre le chiese ritengono che
le nuove circolari non rispondano all’enunciato della Corte Costituzionale secondo cui l’alternativa all’IRC è uno stato di « non
obbligo ».
Per questo le chiese consigliano ai genitori e agli studenti che
hanno deciso di non avvalersi
deiriRC di non riconoscere il
modello C, motivando con lettera (vedi modello a fianco) il proprio atteggiamento in difesa delle garanzie costituzionali e della
libertà di tutti.
Le chiese hanno poi deciso di
ricorrere al Tar per ottenere l’annullamento delle circolari ministeriali ed hanno richiesto un incontro al presidente Cossiga,
« massimo garante della Costituzione » per esternargli direttamente « il disagio che tale circolare sta causando tra i membri
delle minoranze religiose del nostro Paese ».
Si apre dunque un nuovo contenzioso tra le chiese evangeliche
e lo stato, contenzioso che però
riguarda le libertà di tutti, in
quanto è ormai evidente che le
chiese non ricercano privilegi di
sorta, ma richiedono solo il rispetto dei principi della libertà
di coscienza. Si comincia un nuovo iter giudiziario: ricorso, sentenza del TAR, controricorso della parte soccombente, giudizio
davanti al Consiglio di Stato.
Una pratica che, ben che vada,
durerà un paio d’anni.
Nel frattempo il ministro dovrà trovare quegli appoggi politici necessari ad una soluzione
legislativa per i non avvalentesi
deiriRC chiesti dalla Camera.
Appoggi politici che oggi sembrano mancare, perché necessitano del consenso del Movimento
Sociale Italiano per poter imporre soluzioni poco rispettose dei
diritti delle minoranze, analoghe
a quelle contenute nelle circolari.
L’iniziativa delle chiese deve
ora trovare l’appoggio di genitori e studenti che si comportino
nel modo suggerito, e che pongano la questione ai Consigli di circolo e di istituto, che aprano dibattiti nella scuola e nelle varie
istanze democratiche sull’organizzazione del tempo scuola di
coloro che non si avvalgono delriRC. Solo così sarà possibile
saldare l’azione a livello giuridico
ad un reale movimento per la tutela dei diritti costituzionali di
tutti. La ripresa scolastica sarà
oggetto di nuova analoga iniziativa, da parte delle chiese locali,
verso le autorità scolastiche locali. Giorgio Gardiol
IL COMUNICATO DELLE CHIESE
Difendiamo i diritti di libertà
La Commissione delle Chiese
evangeliche per i rapporti con lo
Stato, presa conoscenza della circolare 188/1989, con cui il ministro della Pubblica Istruzione
impone agli studenti che non si
avvalgono dell’insegnamento religioso cattolico di operare scelte
alternative all’IRC stesso e li costringe ad essere presenti in
scuola nel tempo di im insegnamento facoltativo di cui non intendono avvalersi,
protesta vivamente per questa
ulteriore iniziativa vessatoria del
ministro della Pubblica Istruzione che non tiene conto dei diritti
di libertà in materia religiosa, disattende le leggi di approvazione
delle Intese tra lo Stato e le confessioni di minoranza e viola
quanto chiaramente disposto dalla Corte Costituzionale,
rivendica lo « stato di non obbligo » che la Corte Costituzionale nella sua sentenza 203 del 12/4/
’89 riconosce a coloro che scelgono di non avvalersi dell’IRC,
invita quanti scelgono di non
avvalersi dell’IRC, a rifiutarsi di
compilare il « modulo integrativo
per le scelte degli alunni che non
si avvalgono dell’insegnamento
della religione cattolica » in quanto illegittimo e lesivo dei diritti
di libertà garantiti dalla Costituzione ;
annuncia ricorso al TAR contro la circolare n. 188 del 25.5.’89
del ministro della Pubblica Istru
Proposta di lettera
da inviare al posto
del modello C
Al Direttore didattico
0 Al Preside ................................................
Il sottoscritto .............................................
genitore di (1).
studente
classe ......................................................
facendo riferimento alle leggi 449/1984, 516 e 517/1988,
101/1989 — che hanno approvato le intese intercorse tra lo
Stato e, rispettivamente, le chiese rappresentate dalla Tavola valdese, l’Unione italiana delle Chiese cristiane avventiate del 7° giorno, le Assemblee di Dio in Italia,
l’Unione delle Comunità ebraiche in Italia— le quali tutte
prescrivono che l’insegnamento religioso cattolico nelle
scuole pubbliche non sia svolto in orari che abbiano per gli
alunni « effetti comunque discriminanti », e facendo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale n. 203 del
12/4/1989 che chiarisce definitivamente il carattere facoltativo che l’IRC ha per gli studenti e le famiglie e definisce
la posizione di chi decide di non avvalersi dell’IRC come
« stato di non obbligo »,
dichiara
di non poter accettare di compilare il « modulo integrativo
per le scelte degli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica» in quanto tale modulo
pone lo studente in una posizione di obbligo in contrasto
con la suddetta sentenza della Corte costituzionale,
chiede
che in base a quanto prescritto dalle citate leggi e al carattere facoltativo dell’insegnamento religioso cattolico,
tale insegnamento — per la classe dello studente a cui si
riferisce la presente — venga posto all’inizio o alla fine
dell’orario scolastico, assumendosi la responsabilità dell’assenza da scuola durante l’insegnamento stesso.
N.B. Nel caso in cui lo studente sia minorenne va aggiunta la seguente dichiarazione firmata da un genitore:
io sottoscritto. assumo ogni responsabilità per l'assenza da scuola
di mio figlio/mia figlia. durante le ore di insegnamento religioso cat
toiico.
(1) Depennare la parte che non interessa: fino a 14 anni la lettera va
firmata dal genitore; da 14 anni in poi la lettera va firmata dallo studente
stesso.
E’ possibile individuare una
linea conduttrice della politica
dello Stato italiano in materia di
diritto ecclesiastico, che possa
dare qualche indicazione sulle
prospettive della legislazione relativa ai rapporti con le confessioni religiose?
Dopo la « stagione delle intese » che ha caratterizzato il Governo Craxi (sua è la firma in
calce ai quattro testi pattizi fino
ad oggi stipulati), intese che oggi
sono a fondamento di quattro
leggi della Repubblica un po’ misconosciute, qual è lo stato delle trattative per vederne definite
altre? Vi sono ancora trattative?
Con quali prospettive?
Quando si potranno togliere le
leggi « sui culti ammessi » del
1929-30 dalla « raccolta delle leggi
vigenti in Italia », perché abrogate una volta per tutte (e per tutte
le confessioni religiose presenti
in Italia)?
La lettura degli elementi a disposizione per tentare una risposta a queste domande è difficile
per la non chiarezza degli elementi stessi, sia singolarmente
presi, sia nella loro connessione.
Quali gli elementi? Un Concordato con la Chiesa cattolica romana frutto di molti compromessi, interpretato in maniere
molto diverse dalle varie forze
politiche che in Parlamento lo sostennero e, tra numerose contraddizioni storiche ed ideologiche, anche interne, continuano a
difenderlo; intese, con confessioni religiose di minoranza, alquanto diverse l’una dall’altra per
DIBATTITO A TORINO
Uno stato pluriconfessionale
contenuti, principi, modalità di
elaborazione e prospettive di attuazione; una legislazione confusa e frammentaria, i cui principi-guida paiono essere ; « un colpo al cerchio ed uno alla botte »
(anche se, a ben vedere, qualche
colpo sembra più forte e meglio
assestato di altri), ma pure il
vecchio « divide et impera » ; questioni che sembrano senza soluzione chiara, perché si continua
a voler risolvere in chiave politica problemi di carattere strettamente giuridico e di rispetto del
diritto di libertà (vedi la questione sull’insegnamento della religione — quale intesa dalla Chiesa cattolica romana — nella
scuola pubblica).
Alcune riflessioni su questi argomenti sono state fatte dai professori Silvio Ferrari, Giorgio
Peyrot e Rinaldo Bertolino (docenti di diritto ecclesiastico i primi due, di diritto canonico, nonché moderatore del dibattito, l’altro) e dall’avvocato Guido Fubin,i a Palazzo Lascaris, in Torino,
in un incontro rientrante nel seminario promosso dal Centro
evangelico di cultura « Arturo
Pascal » e dalla Regione Piemonte, connesso con le celebrazioni
del terzo centenario del « Rimpatrio » dei valdesi.
E’ stato osservato che oggi in
Italia non può più dirsi esistente uno Stato confessionalmente
orientato, né di tipo classico (per
il quale una sola confessione ha
diritto di essere), né di tipo « attenuato » ( con una confessione
nettamente privilegiata rispetto
alle altre, « tollerate » o « ammesse»); ma, osservava Ferrari, al
venir meno del confessionalismo
di Stato non è corrisposto raffermarsi dell’altra dottrina classica in tema di relazioni tra sfera
del civile e del religioso: il separatismo.
Oggi lo Stato si qualifica come
pluralista, o meglio pluriconfessionale, ed in questo quadro imposta la sua politica verso le
confessioni religiose.
Lo Stato non si mostra indifferente al fenomeno religioso, ed
anzi pare interessato a quelli che
vengono da lui qualificati come
« bisogni religiosi » della popolazione, fino ad intervenire in modo diretto, propositivo, affinché
i supposti « bisogni religiosi »
trovino possibilità di essere soddisfatti, così come altri « bisogni » dei cittadini (culturali, assistenziali, di attività fisica).
L’interesse statale non pare
necessariamente privilegiario verso un’unica confessione religiosa.
anzi sembra tendere alla valorizzazione delle peculiarità delle diverse espressioni del fenomeno
religioso, mostrando però una attenzione particolare verso quelle
confessioni che paiono dare migliori garanzie per il soddisfacimento dei « bisogni religiosi ».
E gli atei, gli agnostici, gli indifferenti, coloro che non ritengono, al pari dello Stato come
pare configurarsi, che la religione sia un valore la cui diffusione
merita promozione, attenzione
da parte dello Stato?
Lo Stato pluralista e pluriconfessionale dovrebbe farsi carico
anche delle loro ragioni, dovrebbe attrezzarsi per assicurare il
rispetto del diritto di libertà anche per costoro, con una normativa assolutamente garantista.
Ma sotto questo aspetto lo Stato pare più carente, meno attento, e il pluralismo rischia di assumere i colori del particolarismo a favore di quei gruppi che
assecondano lo Stato nei suoi
orientamenti.
Il confine tra particolarismo e
nuovo giurisdizionalismo è piuttosto labile; per Peyrot a quest’ultimo principio, vecchio ma
con caratteri che appunto lo rendono « nuovo », possono ricondursi le « intese » firmate, ai sen
si dell’articolo 8 della Costituzione, per regolare i rapporti tra lo
Stato italiano e avventisti, pentecostali (A.D.I.) ed ebrei.
Certamente, come ha rilevato
l’avv. Pubini, le intese sono strumento di libertà e garanzia dell’identità e dei diritti delle confessioni firmatarie, ma non sono
esenti da ombre che giustificano
il ripensamento in corso su di esse per il loro contenuto, se non
addirittura come strumento di
regolazione delle relazioni tra fenomeno religioso e ordinamento
statale.
Eppure in modo appassionato,
tenace, nei primi 40 anni della
storia della Repubblica si chiese
di vedere attuata la norma costituzionale, nella quale si ravvisò uno strumento di vera libertà
ed eguaglianza per le confessioni religiose tutte in Italia, strumento proposto dallo Stato che
poi giocava a disconoscerlo, a negare i suoi stessi principi fondanti e fondamentali.
Porse le difficoltà attuali nella
conduzione di trattative per nuove intese sono un ulteriore indice del fatto che lo Stato, per
quanto tenda a mostrare un volto benevolo, costituisce sempre
un interlocutore dal quale occorre guardarsi con attenzione, un
continuo antagonista portatore
di valori che possono mal conciliarsi con quelli propugnati da
chi vuol mantenere un’identità
da esso ben distinta, quali alcune
confessioni religiose.
Paolo Gay
4
fede e cultura
16 giugno 1989
FERRARA: UN IMPORTANTE CONVEGNO DI STUDI
Thomas Müntzer, 500 anni dalla nascita
Predicatore, rivoluzionario, pensatore di cui si occuparono i filosofi del passato: è emersa una figura poliedrica, che offre importanti spunti di riflessione anche per l’oggi - Un successo al di là di ogni ottimistica aspettativa
L’ambiente culturale ed universitario della cttà estense è ormai
avvezzo all’incontro con le grandi figure della Riforma. E’ già
lontano il 1966, quando la EGEI
volle qui ricordare Calvino, nel
430' anniversario della sua visita
alla corte della duchessa Renata
di Francia, organizzando le « Celebrazioni calviniane ». Più vicino a noi ed ancora vivo nel ricordo di molti, l’apprezzato seminario su Lutero a cinquecento
anni dalla sua nascita, indetto
dalla locale Facoltà di magistero
nel gennaio 1984. Come già annunciato da queste colonne, nei
giorni 5 e 6 maggio, promosso
dall’Istituto di filosofia della stessa Facoltà, in collaborazione con
l’Istituto « Gramsci », ha avuto
luogo un convegno internazionale
su Thomas Müntzer a ricordo
del cinquecentesimo anniversario
della nascita.
Minuziosamente preparato in
ogni dettaglio da un comitato
scientifico di docenti di varie università e con la collaborazione di
tre Istituti medi superiori di Ferrara, pubblicizzato in modo lodevole dalla stampa cittadina e regionale e ripreso dalla TV locale, il convegno ha avuto un successo al di là di ogni aspettativa.
Nell’aula magna dell’Università, gremita di studenti, docenti e
pubblico, è stato per primo il sindaco Roberto Soffritti a portare
il saluto delle autorità e della cittadinanza. Prendendo spunto dall’argomento del convegno : « Thomas Müntzer e la rivoluzione
dell’uomo comune », ha rilevato
come in questo periodo in cui
Ferrara è ricca di iniziative per
ricordare il secondo centenario
della rivoluzione francese, ben a
proposito lo studio di questa
figura di predicatore rivoluzionario si inserisce, per dimostrare
la linea che congiunge sentimento religioso e trasformazione sociale, opposizione di popolo a
forme di dittatura, che trova attualmente riscontro nella teologia della liberazione.
Il prof. Mario Miegge, infaticabile animatore del convegno,
nel ringraziare le autorità, i molti enti promotori della manifestazione e tutti coloro che hanno
contribuito per la sua riuscita, ne
ha illustrato il programma, spiegando come Thomas Müntzer,
pur nella sua breve vita (fu decapitato appena trentaseienne) e
nella sua azione rivoluzionaria
durata circa cinque anni, non è
una figura che possa esaurirsi
unicamente nella ricerca storica.
L’analisi della sua opera e del
suo pensiero ci offre di lui ima
visione multilaterale, ci pone dinanzi ad una serie di domande
alle quali possono rispondere
studiosi di diverse discipline. Come predicatore della Parola di
Dio, la risposta è lasciata ai teologi, mentre gli storici potranno
inquadrare la sua azione rivoluzionaria nel contesto del XVI
secolo, con le sue proiezioni nella
nostra epoca. Dopo che per tre
secoli la figura di Müntzer aveva,
risentito del giudizio negativo e
della condanna di Lutero, dalla
metà del 1800 in poi è stata rivalutata da filosofi della levatura di
Friedrich Engels e soprattutto riscoperta da Ernst Bloch nella
sua identità di teologo rivoluzionario, prosecutore dei movimenti insurrezionali medioevali
e precursore delle grandi rivoluzioni sociali moderne.
Non solo, ma le sue vicende
hanno dato ispirazione e stimolo
alle arti figurative, come hanno
testimoniato i pregevoli dipinti
esposti nell’aula magna della Facoltà di magistero. Dopo queste
premesse, il prof. Miegge ha dichiarato aperti i lavori. E’ solo
possibile dare qualche accenno
sugli argomenti degli interventi,
altamente qualificati, trattati da
studiosi provenienti dalle università di Bologna, Venezia, Firenze,
Milano, Zurigo, Amburgo e da
PRESENTATO A FIRENZE L’ULTIMO LIBRO
Il Nicaragua di Cardenal
« Chiunque voglia conoscere la
storia deve rifarsi alla poesia. E’
questa che tramanda, riassume,
salva dalla morte; l’opera dei
poeti è molto maggiore di quella dei Cesari, che sono quasi
sempre uguali, non cambiano
mai molto ».
L’immagine riportata è di David Maria 'Turoldo, autore dell’introduzione deH’ultimo libro di
Ernesto Cardenal, dal titolo
Ouetzalcoatl (I! serpente piumato), edito da Mondadori.
Se ne è parlato a Firenze, nel
corso della presentazione del volume. Accanto all’ex ministro di
un piccolo popolo dell’America
centrale ritornava — ha detto
Eme.sto Balducci — « un altro
monaco-poeta, rivoluzionario, protagonista delle vicende degli anni ’50 a Firenze ». Turoldo e Cardenal hanno rappresentato una
significativa presenza in un luogo in cui la coincidenza della
storia richiamava alla memoria
Fartefice de] Salone dei Cinquecento, ancora un monaco, il Sa\'onarola.
Nell’introduzione di Balducci
sono emersi con passione i significati dell’esperienza nicaraguese: « Noi viviamo la stanchezza delle rivoluzioni, nell’impotenza di realizzarne delle nuove. 11 nostro mondo è ricco, sempre più integrato, soddisfatto delle sue conquiste economiche, ma
privo del dono più grande,
quello di immaginare un futuro. In Europa si difendono un
passato e un presente, senza vedere un domani ».
Nel suo breve intervento (ha
voluto che fosse più che altro
un dialogo con la gente) Carde
nal, il minuscolo monaco trappista, il mingherlino uomo dal
basco, ha ricordato l’importanza
di un incontro fatto non solo
per lui, ma per il suo popolo:
« ...questo significa per il Nicaragua non essere solo... ». Un
processo di rivoluzione ha concesso che la lotta del suo popolo avvenisse in un certo modo:
è centrale il momento e il ruolo dell’alfabetizzazione, così come la concessione delle terre alle pK>polazioni povere, gli alloggi, l’alimentazione, la programmazione sanitaria, la possibilità
di accedere all’università, affinché tutti possano essere coinvolti, indipendentemente dal ceto
sociale. Queste sono le ragioni
di un popolo che difende il proprio percorso, quello definito dagli Stati Uniti come un cattivo
esempio per il resto deH’America Latina, e per combattere il
quale si usano tutti i mezzi: economici, politici, militari, ed ora
anche quelli teologici.
I molti volontari e osservatori che sono stati in Nicaragua,
provenienti da) mondo intero, te
stimoniano che la situazione è
molto diversa da quella che i
mezzi di comunicazione di molti
paesi trasmettono per screditarlo.
Il poema di Ernesto Cardenal
racconta la storia di un antichissimo dio del popolo nicaraguese: dalla devozione a questo
dio nasce un nuovo umanesimo
che non richiede sacrifici di uomini, ma solo sacrifici di serpi
e di farfalle. Realizzatore, con la
sua politica, di un clima di fraternità, esso sarà costretto a
fuggire: si attenderà però il suo
imminente ritorno.
La nuova dirigenza che sale
al potere sarà contraria all’antico dio; il tiranno andrà incontro alle tre caravelle che arrivano alla scoperta delle Americhe
scambiandole per Ouetzalcoatl.
Il popolo si accorgerà dell’equivoco, ma la speranza non lo abbandonerà.
Molte analogie con alcuni racconti biblici si intrecciano nella
poesia creativa di Cardenal.
La grande testimonianza di un
uomo venuto da lontano per parlare della realtà del suo popolo
ha certo appagato quelle molte
associazioni — ed anche l’amministrazione cittadina — per la
felice intuizione avuta nell’invitarlo.
Italo Pons
un membro dell’Accademia delle
scienze della Repubblica Democratica Tedesca, che assieme ai
colleghi di Ferrara hanno contribuito a rendere piene le due giornate.
Lo storico Giorgio Politi, di
Venezia, ha dimostrato la concomitanza e le analogie di alcune
sommosse contadine e cittadine
in Spagna e in Italia con la
« guerra dei contadini » in Germania.
Il pastore Emidio Campi, professore della Facoltài teologica
dell’Università di Zurigo, che per
primo tradusse e pubblicò in italiano gli « Scritti politici » di
Müntzer, con la sua abituale
chiarezza ha illustrato il concetto
di « teologia del patto » nel
pensiero del predicatore rivoluzionario.
Il filosofo Tommaso La Rocca,
di Ferrara, autore di un importante libro su Müntzer, « Es ist
Zeit », ha fatto un excursus sulle interpretazioni date di lui, da
Lutero fino ad Engels.
Quindi Stefano Zecchi, dell’Università di Milano, ha spiegato
Müntzer nella filosofia di Ernst
Bloch.
Infine il teologo cattolico Armido Rizzi ha ritrovato negli
scritti, con cui alcuni religiosi
spagnoli al seguito dei « conquistadores » stigmatizzavano le vessazioni a cui erano sottoposti gli
indigeni, delle analogie con lo
spirito delle lettere di Thomas
Müntzer e le premesse della teologia della liberazione.
Di notevole rilievo anche i dibattiti che intervallavano i diversi temi trattati. Purtroppo sono
mancati gli attesi contributi del
prof. Giorgio Spini e del pastore
Giorgio Bouchard, che non erano presenti. Assente per indisposizione anche Filippo Gentiioni,
della redazione del « Manifesto »,
che comunque ha pubblicato un
valido articolo sull’argomento.
Ciò che ha destato meraviglia
è stato l’interesse dimostrato per
questa figura, tutto sommato un
po’ secondaria nella storiografia
della Riforma, se si considera
l’affìuenza al convegno di docenti
e di studenti arrivati non solo
dalle università viciniori, ma alcuni giunti espressamente anche
dalla Germania. Le chiese evangeliche non potevano non essere
interessate a questa testimonianza resa sul piano storico-culturale.
Sono stati presenti, oltre alla
coppia pastorale Carmine Bianchi e Lidia Giorgi, della locale
Chiesa battista, anche i pastori
delle Chiese valdesi e metodiste
di Bologna e Padova e gli anziani
di Felonica Po e Ferrara. In margine al convegno, un ricevimento
offerto dall’amministrazione provinciale ai docenti intervenuti,
nelle sale del Castello estense, ed
una mostra di quadri di Gioxe de
Micheli, il pittore milanese che
leggendo sulle pagine di « Gioventù Evangelica» le vicende di
Müntzer, ne trasse ispirazione
per le sue opere artistiche.
Martino Barazzuoli
UNO STUDIO SU FORANO SABINO
Fede e storia
Fra altri centenari celebri il
1989 ne conta uno impresso nel
cuore di un piccolo numero di
evangelici credenti, ma legato a
una storia così bella ed esemplare che non era possibile lasciarlo trascorrere senza dedicare ad esso una apposita pubblicazione storica.
A ciò ha provveduto Cesare
Milaneschi, che in modo assai
limpido e accattivante ha scritto la storia della comunità di
Forano Sabino, datandola da
quando essa venne formalmente
costituita, « riconosciuta ed aggregata alla Chiesa Cristiana Libera d’Italia », il che avvenne
nel settembre 1889; un mese dopo cominciava la costruzione del
tempio, che sarebbe poi stato
inaugurato nel 1894. Una storia
intimamente legata alla vicenda
personale di Luigi Angelini, fondatore e per lungo tempo straordinario animatore della comunità.
La preistoria della chiesa di
Forano è costituita dunque dalle precedenti vicende dell’Angelini (nato a Forano Sabino nel
1847), prima cappuccino, poi viceparroco nel suo paese, che fra
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il 1871 e i] 1872, attraverso una
crisi non facile, convintosi che
« la Chiesa Romana si era allontanata dalla verità », attratto dalla predicazione del Gavazzi, passò alla Chiesa libera e lavorò
per essa in varie località, finché
dal 1889 riprese a svolgere un’attività stabile a Forano, costituendovi come si è detto una comunità. Dopo lo scioglimento della
Chiesa libera, questa entrò dal
1901 a far parte della Chiesa
valdese, che dopo la morte di
Luigi Angelini (1919) provvide i
pastori. Molto ricca e articolata
la vita della comunità di Forano, per l’aggregazione ad essa di
istituzioni economiche e delle
'icunle, che ebbero grande importanza finché furono soppresse
dal fascismo. Con la consorte,
l’americana Arabella Chapman,
Angelini fu più volte negli USA
costituendo gruppi di sostegno
economico da cui è derivata
l’American Waldensian Aid Society.
Ma l’argomento che occupa la
maggior parte e fa il maggior
pregio del volumetto è l’analisi
della vita della chiesa di Forano nella sua realtà locale (per
lungo tempo duramente combattuta dall’ambiente e dal clero
cattolico) e interna, con i suoi
problemi, le sue difficoltà, le vittorie e le sconfitte, « la memoria e la fede ». Grazie a questa
penetrante e vivace esposizione,
il volumetto (che reca in appendice un’ampia memoria di Luigi
Angelini sull’opera .svolta) risulta una lettura di straordinario
interesse.
Augusto Comba
CESARE MILANESCHI. Fede e storia
della Chiesa valdese di Forano Sabina (1889-1989), Ed. Società di Studi
Valdesi. 46 pp„ L. 6.000,
5
16 giugno 1989
ecumenismo
MARSIGLIA: SINODO DELLA CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
Rilanciare
l’impegno comunitario
Un argomento già discusso nelle assemblee regionali - L’eco tragica
dei problemi della Nuova Caledonia - La preoccupazione finanziaria
MILANO
Pace nella giustizia
Il 4 maggio scorso, con la partecipazione di una novantina di
delegati ed altrettante persone
con voce consultiva o invitate,
si apriva l’S^" Sinodo nazionale
della Chiesa riformata di Francia, nel palazzo di Napoleone III
a Marsiglia, costruito su un’altura che domina l’imboccatura del
vecchio porto.
Due gli argomenti principali in
discussione. Uno>... annunciato:
il senso del culto. L’altro invece nasce dal bisogno di collegare meglio le mille attività
ed iniziative locali. La proposta
è quella di dare vita a due grandi Conferenze («Testimonianza
e servizio » l’una, « Edificazione
e formazione » l’altra). Una relazione presentata in maniera
molto arguta, con l’aiuto di vignette umoristiche proiettate su
un grande schermo in fondo alla sala (non è ancora la piramide del congresso di un certo partito, ma è pur sempre una meraviglia della tecnica elettronica), ha dato il via ad un acceso
dibattito.
Non aggiungere
nuove strutture
Molti i dubbi e le perplessità
espresse con motivazioni diverse: c’è chi ha paura di una nuova struttura, come se non bastas-sero quelle esistenti! C’è chi teme uno scalzamento delTordinamento presbiteriano. C’è chi,
senz-a dirlo, teme forse per il
proprio individualismo (quello
francese m’c parso per lo meno
altrettanto robusto quanto il no
stro). Alla fine passa un ordine
del giorno che sa di compromesso: ci sia un’ampia consultazione con la base, con gli altri interlocutori, quali la Federazione
protestante di Francia, e se ne
riparlerà fra un paio d’anni.
L’altro tema, quello sul senso
del culto, era già stato ampiamente discusso nelle chiese locali e nei sinodi regionali. La
relazione del professore Laurent
Gagnebin ne fa un ampio resoconto ragionato.
A parer mio, più che di grandi novità, sì tratta di un tentativo di fare il punto su sperimentazioni e discussioni avvenute in quest’ultimo^ decennio. Anche il dibattito non ha portato
elementi dì novità. Qui di seguito sono pubblicati alcuni estratti del documento finale.
Tutta la sessione sinodale è
stata dominata dai tragici eventi della Nuova Caledonia, dove
persone che cercavano il dialogo fra le parti sono state assassinate (erano membri della Chiesa evangelica, che è nostra associata attraverso la CEVAA). A
questi eventi si è fatto cenno più
volte, sia nei culti mattutini e
serali che nel corso dei dibattiti.
I! Sinodo ha inviato un messaggio alla Chiesa della Nuova Caledonia.
Fra i momenti di lavoro del
Sinodo molto interessante la relazione del tesoriere, contenente un’analisi da vero esperto di
problemi economico-finanziari.
Nei sottofondo la preoccupazione di poter assicurare ai pastori,
sia in attività di servizio che a
DAL DOCUMENTO FINALE
Il senso del culto
In Gesù Cristo, crocifisso e risorto, ci è dato il senso e il
valore della nostra vita, senza riguardo per le nostre qualità
o i nostri difetti sia morali che religiosi. Il credente è così
liberato dalla preoccupazione di se stesso, perché è amato da
Dio, gratuitamente e interamente. Tutto ciò è detto dalla Riforma, che riprende l’espressione dell’apostolo Paolo: « Giustificazione per fede ».
Questa liberazione dalla preoccupazione di se stesso permette al credente di occuparsi degli altri, tanto più pienamente e liberamente in quanto egli è sicuro di non avere alcunché da provare a Dio, né agli altri, né a se stesso.
Il credente è chiamato a vivere in tutte le dimensioni
della sua esistenza (culturali, sociali e polìtiche) questo servizio al prossimo.
Al seguito dei profeti, degli apostoli e della Riforma affermiamo che il « culto ,in verità » è mettere tutta la nostra
vita davanti a Dio.
Il culto pubblico, celebrato dalla chiesa locale, esprime
questa libertà donata e quest’appello rivolto ai credenti.
Il culto è dialogo liturgico, ascolto della Parola proclamata dalla pred,icazione e dai sacramenti, ed è risposta attraverso la lode, il pentimento, l’intercessione e Tofferta.
Il culto si radica nelle liturgie della Chiesa universale, in
modo particolare nelle tradizioni nate dalla Riforma, ma deve
cercare di rivolgersi oggi, in maniera sempre rinnovata, a
tutte le persone e a tutta la persona.
Chi prende parte attiva al culto deve avere, verso ciascuno dei momenti di questo, un’esigenza di verità, di chiarezza
e di bellezza. La liturgia nel suo insieme deve esprimere coerenza, equilibrio e armonia.
Il culto rende visibile e struttura la comunità cristiana
per il servizio agli uomini e alle donne.
Segue la richiesta alle chiese locali, ai sinodi regionali
e al Consiglio nazionale di istituire commissioni per la liturgia composte anche da giovani, da persone che partecipano
raramente al culto, che si avvalgano della consulenza di
specialisti della comunicazione, di sociologi, di psicologi e di
artisti.
quelli in pensione, un minimo di
livello di vita dignitoso.
Altra preoccupazione, che affiorava sempre di nuovo nelle
relazioni e negli interventi, è
quella della vacanza di numerose sedi pastorali, soprattutto
quelle considerate più disagiate.
Fanti gli altri argomenti che
hanno riempito le intensissime
giornate di lavoro del Sinodo,
dal giovedì pomeriggio alla domenica mattina.
Diritto di residenza
per gli stranieri
Fra gli ordini del giorno votati dal Sinodo, ce n’è uno notevole riguardante il diritto di residenza degli stranieri in Francia,
riferito al quadro più ampio della prospettata Europa del ’93.
L’iter dell’ordine del giorno è
stato abbastanza tormentato, ma
alla fine — nonostante i tentativi di addomesticarlo o addirittura di affossarlo — è passato
con un buon margine di voti.
Un’ultima notazione: dalle relazioni, dibattiti e decisioni di
questo Sinodo, la Chiesa riformata di Francia — pur attraversata da cento contraddizioni e
crisi — non m’è parsa sentirsi
sull’orlo della scomparsa. Il libro di Bauberot, che pur faceva bella mostra di sé sul banco
della Libreria protestante, alle-stito neH’atrio, non sembra aver
condizionato gran che almeno
questo Sinodo.
Bruno Tron
Nella sala congressi della
Provincia, gremita di un folto
e attento pubblico, giovedì 4 maggio si è tenuto un incontro sul
tema « Pace nella giustizia », con
10 scopo di presentare i contenuti dell’Assemtalea di Basilea.
L’incarico di valutare le prospettive è stato affidato all’arcivescovo di Milano e presidente del
Consiglio delle conferenze episcopali europee, cardinale Carlo Maria Martini, al pastore Valdo Benecchi, all’arciprete della
chiesa ortodossa rumena, padre
Traian Valdman, e al professor
Nando Dalla Chiesa, docente di
sociologia all’Università Statale
di Milano e promotore del circolo « Società civile ». Moderatore il pastore battista Giuseppe Morlacchetti.
L’arcivescovo di Milano ha ricordato come l’incontro di Basilea costituisca un’ulteriore tappa verso l’unità dell’Europa, intesa come entità geografica e
umana dall’Atlantico agli Urali e
dal Mare del Nord alla Turchia.
Negli anni scorsi vi erano state
occasioni di dialogo tra cattolici, protestanti e ortodossi, circoscritte tuttavia a una cerchia
di studiosi e teologi.
Martini ha successivamente
ripercorso la genesi della manifestazione, che dimostra di
essere il frutto di una riflessione di popolo e non il parto di
un consesso di esperti. Quali sono le attese da parte cattolica?
11 cardinale non ha voluto sbilanciarsi, trincerandosi dietro
alla considerazione che tali appuntamenti possiedono una loro
dinamica interna, ma ha fatta
propria la speranza di avviare
un’educazione concreta alla pace ecumenica che permetta ai
cristiani di trovare una risposta alle sfide che li interpellano.
Valdo Benecchi, muovendo
dall’osservazione che non sono
state le pur gravi emergenze eco
SUSA
Voglia di pace
Ha avuto luogo a Susa, martedì 9 maggio, con una ampia
partecipazione di pubblico, un
incontro organizzato dal Gruppo
ecumenico della valle sul tema
« Pace e giustizia - Verso l’Assemblea ecumenica di Basilea »,
guidato dal pastore Sergio Ribet, direttore del centro di Agape e delegato a Basilea, e da padre Giuseppe Giunti, francescano.
Dopo il saluto e l’introduzione al tema da parte del pastore
di Susa, Giuseppe Baldi, il pastore Ribet ha iniziato esponendo
il cammino dell’idea di un Concilio sulla pace nata, per la prima volta, nel 1934 da un discorso de! pastore e teologo Dietrich
BonhoelTcr. L’idea fu ripresa nel
1985 da Cari Friedrich von Weizsäcker che pubblicò, poco dopo,
il libro «11 tempo stringe» nel
quale sviluppava i temi della giustizia, della pace e della salvaguardia de! creato, rilanciando
l’appello per un grande Concilio
mondiale. Il termine «concilio»
fu sostituito da quello di « processo conciliare », meglio accetto a tutte le chiese cristiane. Infine, dopo anni di preparazione
c di lavoro ecumenico, talvolta
sconosciuto alla maggioranza, e
particolarmente ai cattolici, si è
giunti a Basilea. In Italia la preparazione è avvenuta più in campo protestante; tra i cattolici si
sono mossi maggioiTnente piccoli movimenti e comunità france•scane. Infatti v’è stato un importante incontro ad Assisi, nell’agosto dell’anno scorso, dal quale,
tra l’altro, scaturirono due ri
chieste alle chiese: 1) di non.
dare più appoggio alle forze armate; 2) che sul problema NordSud nel mondo, il Nord si impegni non a dare di più, ma a
prendere di meno.
Ribet ha poi espresso le speranze e le attese del dopo Basilea, a livello di chiese ed a livello di società: che nelle chiese i temi della pace, giustizia
e salvaguardia del creato trovino posto al centro della fede,
perché riguardano la fede, A livello politico le chiese devono
ritrovare una voce profetica, affinché l’Europa del 1992 non rimanga una realtà solo economica.
Padre Giunti è intervenuto
dichiarandosi inserito nell’impegno ecumenico attraverso l’esperienza mistica di san Francesco. Giustizia, pace e creato
non sono mattoni o pezzi da collegarc artificialmente, ma trovano tutti la radice profonda in
Dio, sono suoi doni, una benedizione che l’uomo, riscoprendoli,
deve custodire. 1 cristiani di oggi, cattolici in particolare, è ora
che si aprano ad una visione
nuova e non vivano più una fede fatta di ritualismi, ma mettano la Parola al centro di essa.
Alcuni interventi e domande
dei presenti hanno permesso ai
relatori di precisare e puntualizzare la loro esposizione. Il pastore Ribet ha concluso rincontro auspicando che le chiese, ancor più che parlare ad un’unica
voce, sappiano mettersi in un
unico ascolto della Parola di Dio.
Carla Gribodo
logiche a spingerci a questo ambito di confronto, ha tracciato
un percorso dal quale sono emersi gli antecedenti che spiegano come la riflessione su tali
tematiche non costituisca una
novità per le chiese protestanti.
Benecchi ha valutato positivamente i contenuti del documento, riconoscendo come emergano alcune linee espressione
del pensiero della base.
I cristiani non hanno il diritto
di parlare come depositari della
verità. Dato che non siamo
gli amministratori del Regno
di Dio, dobbiamo rallegrarci
per essere riuniti a rispondere all’appello del Signore. E’
un fatto di fede, in cui possiamo
ascoltarci reciprocamente ed
essere ascoltati. Non cerchiamo
gli applausi, né di potenziare
l’autorità delle chiese, ma confidiamo in Dio per ricevere la
speranza del perdono. E nemmeno vogliamo pronunciare una
parola definitiva, ma puntiamo
ad essere consolidati nella vocazione, cercando di essere i
testimoni della sua pace che è
salvezza per il mondo e per il
il creato.
Anche l’intervento di padre
Traian Valdman ha posto in luce come la sensibilità del mondo ortodosso per i temi in discussione risalga al cammino
compiuto insieme nell’ambito
del Consiglio ecumenico delle
chiese. Si delinea un itinerario
che tende a ricomporre l’unità
spirituale del nostro continente,
nel quale, a fianco degli elementi latino (cattolico) e anglosassone (protestante), trova la sua
collocazione l’identità orientale.
Gli ortodossi sono consapevoli
che il discorso sulla pace e sulgiustizia impone un confronto
con la Parola del Signore che
valorizza i carismi nascosti dal
nostro egoismo. Confessare la
fede significa allora interloquire con la filantropia divina, nella quale i temi della pace e della
salute sono indissolubili. Ne discende la necessità di un dialogo creativo che deve coinvolgere credenti e non credenti. L’incontro di Basilea non si pone
come momento di soluzione, ma
come esperienza che darà tanti
frutti quanto più ciascuno potrà esprimere il proprio pensiero in libertà e in coerenza con
un nuovo ordine morale per
l’uomo e il creato che deve infermare la vita di ogni giorno.
Nando Dalla Chiesa, terminando la serie di riflessioni, ha rilevato come anche per i non
credenti il documento sia innovativo per la tensione ecumenica manifestata da uomini diversi che sanno riconoscersi in valori generali e per la carica etica sottesa al fluire delle argomentazioni.
In particolare, deve essere apprezzata una visione dell’Europa di cui non si riscontrano tracce nei documenti politici. Questi
ultimi mirano infatti, al di là
di una cortina di buone intenzioni, a perpetuare la divisione
in blocchi e l’adesione allo status quo, mentre le chiese tendono finalmente a recuperare
una tradizione culturale unitaria
al nostro continente. Anche il
problema dei diritti è stato
sviluppato con chiarezza, estendendo il concetto alle relazioni
tra le maggioranze che godono
di tutti i privilegi della società
del benessere e i gruppi emarginati. Ne scaturiscono motivi di
auspicio, che fanno pensare all’apertura di nuovi scenari e a
un sostegno più attivo, da parte
dei credenti, ai molti umili profeti sparsi nella società, che vanno controcorrente e incappano
spesso nelle sanzioni di chi
detiene il potere.
Marco Rossi
6
6 speciale Basilea ’89
16 giugno 1989
L’ECO DI BASILEA
Fra oggi e domani
Un’atmosfera che ci riconduce idealmente
ad Amsterdam, Vancouver, e al Vaticano II
L’eco di Basilea risuona in
questi giorni, dentro e fuori
delle nostre chiese, sulla stampa ecclesiastica e civile, con un
tono acceso e concitato. La delegazione italiana ha deciso di
ritrovarsi nel prossimo settembre, di parlare e di riparlare
insieme, perché non siamo stati insieme invano. Si sentono
parole magiche: un’era è terminata, un’altra epoca è cominciata! Il tema della « Giustizia, pace, salvaguardia del creato », affrontato da cattolici, ortodossi e protestanti europei
trascina uomini, donne, giovani. La televisione non è stata
inutile: ha portato nelle case
in Italia, Grecia, Russia, Germania, Spagna, Inghilterra le
problematiche che non potevano restare in aria ma dovevano essere udite da chiese e movimenti, per i quali Dio non
è rimasto l’Iddio lontano, ma
si è incarnato in Gesù di Nazareth.
Abbiamo avvertito un’atmosfera da « Amsterdam-Vancouver », un’aria da Concilio Vaticano II! E questo ci porta ad
alcune considerazioni:
40 anni di
ecumenismo
1) Ecumenismo - Il movimento ecumenico, in questi 40
anni dopo l’Assemblea di Amsterdam, ha alternato, fra le sue
tematiche, quelle di « Fede e
Costituzione » per la « retta »
definizione della fede, della
chiesa e delle sue strutture dottrinali, e quelle del cristianesimo pratico. Se ne deduce che
la chiesa, corpo di Cristo, è
dono, non struttura, non solo
istituzione. E la chiesa vive nel
mondo.
In questa linea di continuità
ci sia lecito ricordare il 35°
Congresso francese della Fédé
(Federazione studenti cristiani)
del I960. Il tema era: la chiesa
nel secolo. La sede era Montpellier. In una piccola fotografia i vecchi amici si ritrovano
con tante pipe, contrassegno
dei discepoli del « grand maitre » Karl Barth. Montpellier
esprimeva una parte del protestantesimo francese. Vi si sentivano l’accento e l’entusiasmo
meridionali, vi si notavano i
nomi delle « famiglie protestanti », che s'intrecciano in una vivacità mai sopita, e si ritroveranno a Parigi, Strasburgo, Ginevra. Losanna.
Le relazioni: La dissoluzione della cristianità. (M. Miegge); Cultura di massa (f. De Senarclens); Nazionalismo e razzismo (P. Maury). Vi si ritrova
la chiarezza dei cristiani « latini ». Si inserirà Basilea 1989
nella serie delle tappe del
« processo conciliare »? Quali
ne sono e saranno le novità?
2) L’arrivo dei cattolici-romani. Ugo ¡anni, nel suo pancristianesimo, viveva la speranza dell’incontro fra Pietro (Roma). Giovanni (chiese orientali)
e Paolo (chiese protestanti). A
Basilea l’incontro è stato forte,
vivo e non si isolerà in un
ghetto, in cui non necessariamente una chiesa vorrà ritornare.
L’ecumenismo alla Vissert’ t
Hooft si apriva con i ritmi
classici dei figli di Calvino: la
preghiera di pentimento - la meditazione biblica - le relazioni l’intercessione - i Salmi di Davide. L’ecumenismo alla ortodossa portò la nota della comunione in Cristo con le sue
grandi liturgie pasquali: il sobornost. L’ecumenismo alla cattolica porterà l’eco di una chiesa costantiniana o lo spirito
della « difesa » di una Controriforma oppure l’eco della patristica, la voce di Anseimo di
Aosta? I vecchi temi controversi della elezione scopriranno la visione della chiesa degli
eletti nelle sue sfaccettature
gianseniste? Blaise Pascal non
tacerà.
La chiesa, che penetra nel secolo, non potrà restare « spettatrice »; diventerà pasta della
storia, senza perderne il lievito? E’ la sfida rivolta alla chiesa, nella sua manifestazione autentica agli uomini della nostra
generazione. La teologia di
Bonhoeffer non potrà essere ridotta ad un monito parolaio,
né i tentativi degli amanti della pace potranno essere rinchiusi nei diari dello svedese
Hammarskjöld o nella tomba
del danese Kaj Munk.
Quale sarà l’etica della pace
proposta dalla chiesa di domani? E’ la sfida alla quale, insieme, dovremo rispondere.
Limiti delle chiese,
tempi dello Spirito
3) I tempi dello Spirito. Il
vescovo di Molfetta notava che
le chiese fissano dei limiti dottrinali, di valore pedagogico,
ma lo Spirito di Dio li può superare. Carlo Maria Martini,
cardinale di Milano, uno dei
presidenti dell’Assemblea basilese, ha definito « miracolosa »
la vicenda e gli accordi di Basilea. Vi è l’eco del Concilio Vaticano IL Paolo Ricca annotava che un « processo conciliare » ha da essere un cammino,
ma deve orientare verso un
concilio, espressione non dei
soli vertici, ma del popolo di
Dio.
Il tempo di Basilea sarà un
tempo di domande irrisolte, ma
non eludibili, se i « cristiani »
non si rinchiuderanno nei loro
gusci. A un antico e nuovo
(ma non obbligatoriamente uniforme né conclusivo) cammino Basilea ci invita.
Qgni chiesa separatamente
o le chiese « unite » correranno dei rischi: il rischio di predicare se stesse invece del Regno di Dio o il rischio di annunziare delle utopie, che si
rivelerebbero tragedie.
Possa Basilea ’89 e possa
Seoul ’90 vivere l’attesa del Regno di Dio in preghiera: Signore. non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno!
INTERVISTA A LAURENS HOGEBRINK
Carlo Gay
La distensione
viene daiia base
Il processo conciliare di fronte ai mutamenti del nostro continente
- Un passo in avanti dal quale in futuro non si potrà prescindere
Laurens Hogebrinck, pastore
della Chiesa riformata olandese. è uno dei leader storici del
Consiglio interecclesiale per la
pace del suo paese ÜKV), vale
a dire della colonna portante del
movimento per la pace d’Olanda e della componente del movimento per la pace dell’Europa
occidentale non direttamente legata ai partiti.
Il pastore Hogebrinck ha fatto parte del Comitato preparatorio dell’AEE di Basilea e del
gruppo di studio che ha elaborato la seconda bozza del documento conclusivo deH’Assemblea,
sulla scorta delle numerose reazioni raccolte dal Comitato preparatorio dopo la pubblicazione
della prima.
Lo abbiamo intervistato all’uscita da uno dei dibattiti più partecipati del programma « a latere » dell’.Assemblea.
siano discussi nel contesto del
processo conciliare per fare di
quest’ultimo un vero processo di
riconciliazione e di riunificazione dell’Europa. Perciò pensiamo
che i cristiani europei tutti, ma
soprattutto quelli dell’Europa
orientale, che sono sempre stati
critici nei confronti dei loro regimi, ma oggi hanno la possibilità di esprimersi più di ieri, si
debbano unire per affrontare insieme questi problemi, aiutandosi a vicenda e coinvolgendo tutti i livelli delle loro chiese.
Come si inserisce lo slogan storico del movimento per la pace
europeo indipendente — la « distensione dal basso », contrapposta alla linea delle trattative fra
ì vertici delle grandi potenze —
nel processo conciliare JPIC?
Finora il processo JPIC non
ha dedicato molta attenzione alla nuova struttura che si va delineando per l’Europa del futuro.
Stiamo vivendo un periodo ricco di grandi possibilità: tutti
parlano di quello che sta succedendo all’Est, l'antagonismo EstOvest sembra destinato a scomparire. Ma l’integrazione dell’Europa occidentale nel 1992, fra i
paesi più ricchi e più forti del
continente, potrebbe portare a
nuove divisioni.
L’Est potrebbe essere lasciato
solo. Naturalmente accogliamo
con soddisfazione il processo di
democratizzazione in corso nell’Europa dell'Est, ma al tempo
stesso ci preoccupano gli enormi problemi economici a cui essa si trova a far fronte. Pensiamo solo alla situazione di pesante indebitamento in cui i paesi
dell’Est europeo si trovano: il
pericolo è che esso diventi il Messico degli Stati Uniti dell’Europa occidentale.
Vogliamo che questi problemi
Vieni dalla situazione olandese, in cui l’integrazione fra il movimento per la pace e le chiese
è sempre stata assai notevole,
già a partire dagli anni Sessanta. Non ti sembra che anche negli altri paesi europei si stia assistendo a un processo analogo?
Direi di sì. Per fare un esempio concreto, il gruppo di tedeschi orientali che qui gestisce lo
stand della Repubblica democratica tedesca è composto da cristiani e non credenti, alcuni dei
quali non avrebbero mai ottenuto il permesso di espatriare se
non grazie all’appoggio delle chiese. Le stesse chiese non l’avrebbero mai fatto sino a pochissimo tempo fa: è evidente che il
processo conciliare ha stimolato
chiese e altre componenti del
movimento ad unirsi maggiormente.
vano nel Comitato preparatorio
avevano la fiducia delle loro conferenze episcopali e del CCEE.
E' difficile valutare la reale portata di questo risultato. Certo,
i tempi ristretti hanno portato
fatalmente a un certo dirigismo
da parte del Comitato preparatorio, ma i suoi membri si sono
aperti a un confronto serrato
ciascuno a casa propria. Perciò
sono abbastanza fiducioso, tutto
sommato, nell'esistenza nelle
chiese di un senso vivo del fatto che ormai è tempo di risoluzioni come queste.
Un giudizio sull’Assemblea.
Dal punto di vista dei rappor
ti ecumenici è stata un grosso
successo. L’atmosfera è stata
molto positiva. E’ la prima volta
che ha luogo un avvenimento del
genere, ed è stato preparato in
tempi ristrettissimi. Ci si aspettavano perciò molta cautela, molti sospetti... semplicemente non
ce ne sono stati. Dal punto di
vista della cooperazione ecumenica, questa Assemblea non è soltanto im passo avanti nei rapporti fra cattolici, protestanti
e ortodossi, ma dà anche una
svolta, una nuova qualità, una
nuova dimensione alla cooperazione ecumenica, grazie al fatto
che all’Est è ora possibile discutere problemi che non si potevano dibattere apertamente fino
a un passato assai recente.
In Italia siamo rimasti favorevolmente sorpresi nel leggere
la seconda bozza del documento
di Basilea, che tu hai collahorato a redigere. La prima era molto più debole e compromissoria.
Credi che questa evoluzione sia
specchio fedele del grado di consapevolezza maturato sui temi
JPIC dalle chiese europee, o che
si tratti piuttosto di una forzatura?
Semplicemente non lo so. Anch’io sono rimasto sorpreso che
in un periodo di tempo così breve
(i preparativi dell’Assemblea sono cominciati solo un anno e
mezzo fa) si sia stati capaci di
raggiungere il consenso su tante
questioni. E’ incredibile. D’altra
parte, anche i cattolici che sede
Non pensi che il ruolo che le
chiese si stanno assumendo nel
movimento internazionale per la
pace, per i diritti dei popoli e,
in misura crescente, anche per
l’ambiente potrebbe esporle alla
tentazione di proporsi come guida del movimento?
No, non mi sembra che stia
succedendo niente del genere.
Non nel mio paese, per lo meno.
Il processo conciliare favorisce
nuove aggregazioni, sta provocando un rilancio dell’impegno
dei vari settori della società senza per questo imporre l’etichetta cristiana a tutti. Non mi sembra nemmeno che una tendenza
di questo tipo sia visibile in altri paesi.
a cura di
Bruno Gabrielli
Basilea. Il culto conclusivo
dell’Assemblea ecumenica europea. Delegati e partecipanti al momento
dell’invocazione dello Spirito.
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7
r
16 giugno 1989
speciale Basilea ’89
FRA INCONTRI, CONFERENZE, STANDS
Basilea, una città
aperta e accogliente
1 rapidi spostamenti tra una manifestazione e l’altra - La veglia di
solidarietà con i rifugiati - Fraterna accoglienza nelle famiglie
La città imbandierata. « Quante
bandiere », dice un giovane alla
sua prima esperienza in Svizzera, non appena entra nella città. Dalle chiese e da un mucchio
di locali pubblici penzolane,
scendendo dai tetti o dai campanili, grandi striscioni gialli
con la colomba disegnata da
Hans Emi. La città percorsa in
lungo e ,in largo. Tutti i delegati
(e molta altra gente) ricevono un
abbonamento speciale su tutte
le linee autotranviarie per tutta
la durata dell’assemblea; difatti bisogna continuamente spostarsi: le chiese, le sale di riunione di ogni genere, im battello
sul Reno (il battello delle donne), le piazze, i ponti sul Reno
diventano luoghi di riunione
e di discussione pubblica. La
città partecipe. Ogni sera la televisione offre dibattiti, interviste e un riassunto visivo di quel
che è successo. Molti interventi
critici, di cittadini che chiedano
e vogliono ulteriori informazioni, occasioni scelte per intervenire davanti a una platea europea. La città contesta. Un grup
po fa la guardia giorno e notte
davanti alla cattedrale ricordando che ci sono rifugiati che attendono eventuali espulsioni. La
veglia permanente di solidarietà ricorda che si vorrebbe una
Europa dove ogni chiesa diventi asilo per i rifugiati in pericolo. « Ogni giorno », dice un foglietto distribuito dappertutto,
« la Svizzera rinvia rifugiati nei
paesi dove i diritti umani sono
calpestati (Turchìa, Zaire, Iran...). E la situazione dei rifugiati negli altri paesi europei
si deteriora quotidianamente »...
La città accoglie. Grandiosa, impressionante, la capacità di accoglienza che tutti abbiamo registrato. Dall’ospitalità nelle famiglie, o in comunità di ogni
tipo (molti delegati italiani evangelici nelle famiglie della chiesa
valdese di Basilea; un gruppo di
espositori negli stand in una
comunità evangelica a Kandern,
in Cìermania; la pattuglia di italiani provenienti dalla Puglia ospiti della Titus-Gemeinde; la
facoltà di teologia in un gran
fabbricato sul Reno) ai conviti
offerti a varie riprese per rifocillare un po’ tutti (dopo il culto iniziale sulla piazza del mercato, davanti al municipio; durante la passeggiata di 10 km
attraverso le frontiere di tre
paesi; dopo il culto finale sulla
piazza della cattedrale), agli inviti a pranzo e a cena in svariate occasioni (colossale la cena
offerta dalla chiesa evangelica di
lingua italiana a cui han partecipato protestanti e cattolici, italiani, svizzeri, bulgari e chissà
quanti altri; straordinaria la grigliata nel giardinetto dietro l’ospitalissima casa Gysin-Naso subito dopo il primo incontro per
definire il piano strategico della settimana...).
E tutti si davano da fare: ricorderò sempre la povera suora
jugoslava sperduta nella città con
pochissime cognizioni di francese, aiutata prima da un compitissimo basilese e poi affidata a
Sergio Ribet ed a me in una
tarda serata di metà settimana...
Eugenio Rivoir
LA QUESTIONE ENERGETICA
Dobbiamo cambiare
il modo di vivere
Sono pienamente convinto che
l’uso di combustibili fossili debba essere drasticamente e rapidamente ridotto, a cominciare
dall’Europa e dai paesi industrializzati ricchi.
Non sostengo in nessun caso
Tuso dell’energia da fissione nucleare per le seguenti ragioni:
1) Circa le nuove tecnologie
dei cosiddetti reattori intrinsecamente sicuri, dobbiamo tener
presente che sono conosciute ma
non ancora realmente disponibili. Ciò significa che per alcuni
anni dovrebbero essere usate le
vecchie tecnologie.
2) Un reattore intrinsecamente sicuro è un reattore che, in
caso di un incidente, non rilascia prodotti di fissione nell’ambiente circostante, ma resta come una specie di « monumento »
estremamente radioattivo sulla
superficie della terra. Dovrebbe
essere mantenuto perfettamente
sigillato per migliaia di anni, o
smantellato senza alcun rilascio
di radioattività durante il processo, il che è estremamente difficile. Quindi i residui dovrebbero essere trattati come scorie
nucleari.
.3) Un reattore produce energia per la durata di una generazione umana, ma rilascia residui
radioattivi che sono pericolosi
per migliaia di anni, cioè per
centinaia di generazioni umane:
questo, io penso, non può essere
accettato.
4) Le scorie nucleari sono prodotte nei reattori, poi devono
essere rimosse, quindi trattate,
quindi nuovamente spostate ed
infine depositate « da qualche
parte ». La scelta del « da qualche parte » non è solo un problema tecnico, ma anche politico e sociale.
5) Il deposito delle scorie radioattive deve restare sigillato
per migliaia di anni. Nessuno
può realmente e seriamente prevedere che cosa succederà in
questo periodo. In migliaia di
anni terre umide si trasformano
in terre aride, terre aride si trasformano in terre umide, vi sono
movimenti tettonici, variazioni
del livello del mare ed altri fenomeni che non possiamo prevedere.
6) Usare energia nucleare significa continuare a produrre
plutonio, anche senza volerlo. E’
assolutamente chiaro che i paesi che posseggono armamenti nucleari producono il plutonio che
serve loro in reattori militari
appositamente disegnati. Il plutonio prodotto in impianti nucleari di potenza è, per così dire,
« sporco » e non adatto per le
bombe, ma è tecnicamente possibile usarlo per questo scopo. Il
problema è quindi politico, e non
può essere eluso, specialmente
se, come si vorrebbe, le tecnologie nucleari fossero diffuse in
tutto il mondo.
7) La fissione nucleare potrà
essere una fonte di energia per
un lungo periodo nel futuro solo se si decide di andare verso
l’impiego di reattori veloci autofertilizzanti. Questi sono delle
macchine peggiori dei reattori
« lenti ».
8) Nel caso dell’introduzione
di nuove tecnologie nucleari, le
« lobbies » nucleari esistenti riceverebbero nuova forza e non accetterebbero limitazioni. Non
vi sarebbero ragioni immediate
per limitare la produzione ed il
consumo di energia. Le attuali
tendenze nei paesi industrializzati e i loro modi di vita non cambierebbero, molti problemi verrebbero semplicemente acutizzati. In particolare il divario fra i
ricchi ed i poveri di questa terra non si ridurrebbe, al contrario, continuerebbe a crescere.
Il solo uso che posso prevede
re nel prossimo futuro per i
reattori nucleari è quello di «bruciare » le 200 o più tonnellate di
plutonio attualmente accumulate negli arsenali atomici. Sfortunatamente, questo è Timico modo per eliminare il plutonio.
Il problema dell’energia non
può in ogni caso essere risolto
senza porsi la domanda cruciale: per che cosa usiamo l’energia?
Le fonti di energia rinnovabili devono essere introdotte in
modo massiccio, ma hanno ovviamente dei limiti.
Importanti quantità di energia
possono essere risparmiate semplicemente migliorando l’efficienza di molti processi industriali
e riducendo vari tipi di sprechi.
Ciò può servire a guadagnare
tempo, ma non è di per sé la
soluzione, se le attuali tendenze
non cambieranno.
Qualche tipo di « limitazione »
dei consumi energetici deve essere accettato, prima di tutto
per motivi fisici. Ciò significa
che dobbiamo riflettere accuratamente sui diversi usi dell’energia e sulle produzioni che ne assorbono e che dobbiamo rimmciare a qualcuno di questi usi e
produzioni. E’ interessante notare che una importante frazione degli idrocarburi liquidi (che
varia localmente nell’Europa occidentale tra il 25 ed il 50%) è
consumata nel motore di veicoli privati.
Gran parte dell’energia in alcuni paesi è consumata nell’industria degli armamenti pesanti.
E si possono fare altri esempi.
Debbiamo cambiare il nostro
modo di vivere. Vi siamo costretti, per ragioni fisiche. E’ un dovere morale ed un obiettivo politico.
E’ difficile, ma questa è la via.
OBIETTIVI COMUNI
Cristiani e marxisti
C’era una volta il dialogo tra
cristiani e comunisti... — o almeno un certo tipo di dialogo
— viene da dire dopo aver assistito all’incontro di mercoledì pomeriggio, 17 maggio, nella Matthaeuskirche di Basilea. « Cristiani e marxisti in dialogo per la
casa comune europea », questo il
tema della tavola rotonda che
ha visto la partecipazione di teologi protestanti e ortodossi sovietici, cecoslovacchi, ungheresi,
tedeschi e rappresentanti dell’Accademia delle scienze di Mosca
e dell’Istituto di scienze sociali di Praga.
Dopo un primo giro di presentazione, ciascuno di essi ha esposto una breve relazione. Da queste è emersa la comune coscienza, tra l’altro, della propria creaturalità: creati da Dio, i cristiani, dalla natura, i marxisti. Si
apre qui un acceso dibattito? Assolutamente no. Si prosegue, e
tutti riconoscono la centralità
dei temi della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato: nella prospettiva del futuro
avvento del regno di Dio, per i
cristiani, sulla via della creazione di una società giusta, per i
marxisti. E tutto rimane tranquillo. Si parla di perestroika,
di riforme nei paesi del Patto di
Varsavia e a questo punto Vitali] Borowoj, della Facoltà teologica ortodossa di Mosca afferma, a più riprese, che, certo, il
cammino intrapreso è quello giusto, ma non basta, occorre maggior libertà, bisogna proseguire
con determinazione maggiore e
infila quindi una serie di giudizi critici nei confronti della politica sovietica. Nessuno si arrabbia e la discussione continua,
toccando in seguito vari altri
punti delicati.
E’ chiaro ormai che siamo entrati in una nuova epoca — che
il decano della Facoltà teologica
Hus di Praga, professor Milán
Salajka, ha definito di supera
mento dello scontro dogmatico,
frontale — anche nel dialogo col
marxismo, caratterizzato dalla
volontà di incontrarsi, dal reciproco ascolto, dalla ricerca di risposte comuni alle sfide del nostro tempo.
P. T.
FACOLTA' VALDESE
Solidarietà
coi 63 teologi
La Facoltà valdese di teologia di Roma, presente a Basilea
per seguire i lavori dell’Assemblea ecumenica europea « Pace
nella giustizia », esprime la sua
solidarietà ai firmatari della lettera aperta dei 63 teologi cattolici italiani, nella quale vengono
sollevati i problemi delle responsabilità differenti che competono al magistero ecclesiastico e
ai teologi, e si afferma che il
compito dei teologi non può essere semplicemente quello di
« divulgare l’insegnamento del
magistero, ma consiste nel raccogliere e proporre le ’’domande
nuove” dell’intelligenza che scaturiscono dalle situazioni nuove
che la fede attraversa ».
Nel quadro di questa assemblea ecumenica, nella quale cristiani cattolici, ortodossi e protestanti lavorano insieme in una
responsabilità comune nei confronti di un mondo ingiusto e
diviso, la Facoltà sottolinea che
la libertà di ricerca teologica è
condizione essenziale per il rinnovamento ecumenico della teologia e delle chiese e ricorda
che lo stesso movimento ecumenico e il Concilio Vaticano II
sono nati da questa libertà di
ricerca e di confronto teologico.
UNA DENUNCIA DEI FISICI
La bomba
meteorologica
Angelo Tartaglia
« Il pericolo del cambiamento
climatico globale e la salvaguardia dell'atmosfera terrestre » era il titolo della conferenza, organizzata dalla Società meteorologica tedesca e dall’Associazione tedesca dei fisici, tenuta nella sala dei congressi della Fiera
campionaria, martedì 16 maggio.
L’effetto serra e il buco d’ozono
sono stati i temi sui quali più a
lungo si sono soffermati gli esperti intervenuti; fisici, meteorologi
e chimici. I dati essenziali sulla possibile evoluzione del clima
terrestre, dovuta in gran parte
all’intervento umano, emersi dalle varie relazioni, sono estremamente chiari: renorme quantità
di immissioni nell’atmosfera produce, da un lato, l’effetto serra, cioè la creazione di un « coperchio » che, pur lasciando passare i raggi solari verso la terra, riflette il calore emesso dalla terra, provocando così il surriscaldamento della fascia atmosferica più vicina al suolo; dall’altro causa la progressiva distnazione della fascia di ozono
che avvolge il nostro pianeta e
che ci protegge dalle pericolose
radiazioni cosmiche. Nei prossimi 100 anni, si registrerà quindi
un aumento della temperatura
media terrestre dell’ordine compreso tra 1,5 e 4,5 gradi, vale a dire, per esempio, che alle nostre
latitudini l’inverno si trasformerà
in una stagione relativamente
mite, molto povera però di precipitazioni.
no colpite da un accelerato processo di desertificazione. Tutto
ciò se non ci affretteremo a ridurre drasticamente remissione
di ossido di carbonio e altri gas,
prodotti dalla combustione dei
derivati del petrolio, del carbone
e del gas naturale. Le prime avvisaglie del fenomeno di trasformazione climatica, hanno indicato gli esperti, sono da individuare nelle siccità che hanno colpito negli ultimi anni vaste zone
degli Stati Uniti o del subcontinente indiano.
L’industria, il traffico automobilistico e il riscaldamento delle abitazioni saranno i settori
sui quali maggioiTnente bisognerà intervenire, ha sostenuto il
moderatore del dibattito, il prof,
dr. K. Schulze, fisico, di Aachen,
ricorrendo tra l’altro anche al
potenziamento della produzione
di energia nucleare: bordate di
fischi e vari interventi provenienti dal pubblico, che hanno sostenuto l’impraticabilità dell’opzione nucleare, hanno accolto questa proposta. La bomba meteorologica potrebbe esploderci tra
le mani con conseguenze catastrofiche per le nostre possibilità di sopravvivenza sul pianeta,
ma essa innesca già ora centinaia, migliaia di bombe — locali,
nazionali, internazionali — che
esplodono, o esploderanno, nel
confronto politico sulle scelte economico-industriali che decideranno della nostra sopravvivenza,
8
8 vita delle chiese
16 giugno 1989
CORRISPONDENZE
GENOVA-SAMPIERDARENA
Assegnazioni
pastorali contestate
Due Circuiti, il X (Toscana) e
il XII (Abruzzo) contestano le
proposte della Tavola valdese circa alcuni trasferimenti pastorali. Il X Circuito, nella sua assemblea che si è tenuta il 27 maggio
a Pisa, in un suo ordine del giorno ritiene che « la proposta di
assegnare alla Chiesa metodista
di Firenze il past. Dorothea Mailer per metà del suo tempo non
sia idonea a rispondere alle esigenze di una chiesa in un grande centro cittadino e con prospettive di espansione, come
quella metodista di Firenze, ed
auspica pertanto un urgente reperimento di un pastore titolare
a pieno tempo, dopo otto anni
di precariato ».
Il XII Circuito, nella sua assemblea del 7 maggio scorso a
San Giovanni Lipioni, ha deciso
di inviare una lettera alla Tavola circa la situazione pastorale
della Chiesa di Villa San Sebastiano. Nella lettera il Circuito
sostiene che « la soluzione adottata ( trasferimento del pastore
Ruben Vinti a settembre ’89, sua
sostituzione da parte dello studente Ulrich Eckert per un anno) desta molte perplessità... ».
Il Circuito osserva che la Tavola avrebbe dovuto assumere
preventivamente il parere del
Circuito e che il periodo di un
anno è insufficiente « per l'ambientamento e la comprensione
dei problemi locali ». Lo studente, viste le caratteristiche della
diaspora abruzzese, si troverebbe privo di sostegno da parte
delle forze pastorali al lavoro in
Abruzzo.
Conclude il Circuito: « Ci sembra che sarebbe molto più opportuno che la Tavola lasciasse
il past. Ruben Vinti per un altro anno a Villa San Sebastiano, destinando eventualmente lo
studente Ulrich Eckert alla chiesa di Pramollo ».
■Sono, questi, due problemi in
più che la Tavola dovrà affrontare circa le assegnazioni pastorali. Ricordiamo che la Tavola
aveva già proposto al Sinodo un
piano di riorganizzazione della
presenza pastorale. Piano non
messo in discussione circa la sua
necessità, ma che ora dovrà trovare aggiustamenti in base alle
esigenze delle chiese autonome
(valdesi) e alle necessità metodiste dei circuiti. L'assegnazione
pastorale diventa dunque un
banco di prova per la vita generale delle chiese. Con quali criteri agire?
Pentecoste
BORDIGHERA — Il culto di
Pentecoste a Bordighera ha visto
il tempio gremito in occasione
della professione di fede di Claudia Michelin ed Elisabetta Saracco-Pasquet. Una piccola folla a
testimoniare l’affetto e la gioia
della nostra comunità per queste
nostre sorelle che hanno deciso
di confessare Cristo come loro
unico Signore e Salvatore.
Nel libro degli Atti è detto che
« il Signore aggiungeva ogni giorno alle loro comunità quelli che
erano sulla via della salvezza »
(2: 47).
Noi non viviamo più in quel
clima e ce ne umiliamo. Ma tanto più ringraziamo il Signore
perché non ci lascia senza consolazione, e perché possiamo vedere qualche fratello aggiungersi
al nostro piccolo gregge.
Giornata della Bibbia
SALERNO — La chiesa metodista ha organizzato per i giorni
5 e 6 maggio 1989 una manifestazione evangelistica intitolata
Giornata della Bibbia. Detta manifestazione si è svolta nei giardini del lungomare Trieste (una
zona molto frequentata dai salernitani) e ha suscitato molta attenzione da parte dei cittadini.
Abbiamo preparato un banco di
vendita della Bibbia (in collaborazione con la Libreria Sacre
Scritture di Roma), una serie di
messaggi evangelici con distribuzioni di volantini con l’invito a
leggere la Bibbia, musica e canti
evangelici con la presenza della
Salerno.
La fanfara
dell’Esercito
della Salvezza
di Napoli
ha partecipalo
all’iniziativa di
evangelizzazione.
« fanfara » dell’Esercito della Salvezza di Napoli e con la corale
dei giovani della chiesa apostolica di Napoli.
La « giornata » si è conclusa
con la predicazione del past. Giovanni Anziani, mentre l’organizzatore e animatore della evangelizzazione pubblica è stato il
past. Nicola Leila, della chiesa
battista di Torre Annunziata.
La chiesa metodista con questa
manifestazione desidera iniziare
un cammino di testimonianza e
predicazione evangelica pubblica
con vari momenti di presenza
nella città di Salerno, allo scopo
di far conoscere la Bibbia e il suo
messaggio ad un più largo pubblico di quello raggiungibile con
le attività cultuali.
Grazie!
MARSALA — La Chiesa valdese ringrazia tutte le Unioni
femminili e le Chiese che hanno inviato abiti per gli immigrati
nordafricani. Chiede di sospendere — fino a nuovo avviso —
ogni invio di pacchi, per mancanza di spazio nei suoi locali.
XI circuito
Quello del 6-7 maggio 1989 è
stato un eccezionale flnesettimana per le Scuole domenicali dell’XI Circuito.
Ci siamo ritrovati a Ecumene
nel pomeriggio di sabato 6 maggio, convenuti dalle chiese romane di via XX Settembre, via IV
Novembre, piazza Cavour, dalla
comunità di lingua francese, da
quella di Colleferro.
Fra alunni delle Scuole domenicali, catecumeni, genitori e amici, eravamo circa un centinaio,
senza contare il numeroso gruppo che si è aggiimto a noi la
domenica mattina.
Abbiamo veramente provato
quanto sia bello e piacevole stare assieme, abbiamo trascorso
due indimenticabili giornate
godendo del verde e della pace
di una località tanto accogliente e ottimamente gestita qual è
Ecumene.
Il grande gioco che ha visto
impegnati i nostri ragazzi nel
pomeriggio del sabato ha messo in moto le loro doti di ricerca e le loro capacità inventive,
mentre i genitori si intrattenevano col pastore Aurelio Sbaffi sul
problema dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche.
Dopo cena, tutti insieme per
la chiusura delle gare e le premiazioni, con l’intervento straordinario di alcuni adulti che si
sono esibiti in giochi e in scenette.
La mattinata della domenica
ha visto i nostri ragazzi, divisi
in gruppi secondo le varie età,
seriamente impegnati nella preparazione del culto.
La riflessione di fondo trattava del problema delle immigrazioni e dei migranti.
Possiamo a ragione dire che
quest’incontro annuale dei nostri ragazzi raccoglie molti consensi e sembra dare buoni risultati. Si rinsaldano amicizie,
se ne fanno di nuove, si impara a raccogliersi e a riflettere
assieme attorno a problemi di
attualità, sempre alla luce delTEvangelo.
Carlo Baiardi
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TORRE PELLICE
E’ deceduto Carlo Baiardi,
membro della chiesa valdese di
Sampierdarena. Da alcuni anni
le sue condizioni di salute gli
impedivano una partecipazione
seguita ed attiva come per il
passato alla vita comunitaria,
ma vogliamo ricordare la sua
figura, che ha avuto un posto
di rilievo nella vita evangelica
genovese.
Era nel gruppo di giovani raccolto con passione intorno al pastore Carlo Lupo, dal cui ministero erano stati segnati. Attivo, concreto, talvolta angoloso,
impegnato nella sua vita professionale ma, senza dicotomie, partecipe della vita della chiesa. In
passato era stato membro della
Commissione distrettuale, membro del consiglio di chiesa, a
lungo e con frequenza, con passione predicatore locale (amava
leggere, curava la sua preparazione).
Un lato del suo impegno di
servizio ha assorbito per anni
molto del suo tempo ’’libero”,
a sera, a fine lavoro: membro del
consiglio e dell’esecutivo dell’Ospedale evangelico internazionale di Genova, nei tempi più
difficili e duri in cui si avviava,
con fatica e talvolta con inquietudine profonda e incertezza del
domani, quella ristrutturazione
radicale del nostro nosocomio,
che da piccolo ospedale che non
arrivava alla cinquantina di letti è giunto alla situazione attuale, più che triplicata nei posti e fortemente ampliata e rinnovata nelle strutture. Ne ha vis
suto, con pertinacia, con convinta speranza, ma spesso anche con viva ansia (aveva in particolare la responsabilità dell’economato) la fase più difficile e
incerta, anche se poi gli è stato
dato — quando ormai, per la
salute provata, era costretto a
seguire più dalTesterno — di
vedere fiorire l’opera alla quale
ha dato tanto di sé. Ne hanno
reso calda e affettuosa attestazione, all’Ospedale, prima dell’ultima partenza, Erminio Podestà, a nome di tutti i dipendenti,
in un momento di raccoglimen
to nell’ascolto della Parola; e
Bruno Lombardi Boccia, presidente del Consiglio delTO.E.I.,
all’assemblea che riempiva il luogo di culto di Sampierdarena e
ne traboccava manifestando la
stima e l’affetto rivolti a lui nel
grato ricordo e ai suoi familiari,
in particolare alla sua compagna, che ha percorso con lui finora il cammino della fede.
Sullo sfondo della disincantata riflessione delTEcclesiaste sulla vanità di tutta la nostra fatica, si staglia però l’umile e fiera (in faccia alla morte, non al
cospetto di Dio) affermazione
apostolica, l’umile e fiera nostra
confessione di fede, nel quadro
del sacerdozio universale dei
credenti: « Per questo fatichiamo
e per questo lottiamo: perché
abbiamo riposto la nostra spe
ranza nel Dio vivente, che è il
Salvatore di tutti gli uomini, in
primo luogo dei credenti » (1 Timoteo 4: 10).
G. C.
FFEVM
Nord - Centro - Sud
Un piccolo seme, gettato quasi
per caso un giorno d’inverno in
occasione di un incontro promosso dal Consiglio nazionale della
Federazione femminile valdesemetodista al Castagneto di Bobbio, ha trovato terra pronta a riceverlo ed a fertilizzarlo. Così è
avvenuto che sette sorelle in fede
sono partite da Torre Pellice venerdì, 26 maggio per andare nella
Marsica, in Abruzzo, in visita alla chiesa metodista di Villa S. Sebastiano.
Abbiamo trovato una calda accoglienza e comunione fraterna
che nei tre giorni della nostra
permanenza ci hanno rallegrate
profondamente facendoci vivere
nella gioia. E all’agape fraterna
che ha avuto luogo dopo il culto
domenicale con S. Cena hanno
partecipato grandi e piccoli della
comunità. Questa comunità ebbe
il suo primo pastore negli anni
’29-’30 su richiesta della popolazione; ora conta circa 70 membri
e ha dato vita a un’azione sociale
che attualmente si svolge in un
servizio di doposcuola per bambini e ragazzi di qualsiasi provenienza. Questo incontro ci ha
portato alla mente la frase del
salmista: quanto è bello che fratelli dimorino insieme! Abbiamo
sperimentato quanto sia importante la vicinanza tra fratelli e
sorelle in fede. Essa davvero incoraggia e riafferma nel convincimento del servizio e della testimonianza.
Siamo ritornate piene di gratitudine per questa esperienza e
per le conoscenze fatte; la distanza geografica che ci separa è
un fattore relativo e pensiamo
che tale deve essere considerato
nel decidere iniziative d’incontro
tra comunità. Noi, che alle valli
possiamo godere delTinccntro
con fratelli e sorelle d’oltralpe,
vogliamo concludere dicendo :
travasiamo la grazia che riceviamo visitando da parte nostra le
piccole comunità evangeliche del
centro e del sud, perché la vicinanza tra credenti è un dono del
Signore.
Conferenze
distrettuali
La Conferenza del III distretto si tiene a Ecumene sabato 17 e domenica 18 giugno. Il culto di apertura (sabato ore 9,30) sarà tenuto dal
pastore Carmen Trobia Ceteroni.
La Conferenza del II distretto si tiene a Milano, presso la Chiesa metodista (v.
Porro Lambertenghi, 28) nei
giorni di sabato 24 e domenica
25 giugno, con inizio il sabato
alle ore 10,30. La predicazione
del culto di domenica sarà tenuta da Febe Rossi Cavazzutti.
COLMAR — L'associazione ” Espoir »
(servizio di accogiienza e solidarietà)
organizza dal 9 al 22 luglio un campo
di lavoro per giovani. Si alterneranno
momenti di lavoro (costruzione di alloggi per emarginati) e momenti di riflessione e studio. Questi ultimi verteranno sul tema « Giovani: quale Europa vogliamo? », e si svolgeranno a
partire dalle ottiche dello studio, del
lavoro, delle nuove « frontiere » dell’Europa.
Per informazioni: Association Espoir
- 78/a, avenue de la République 68000 COLMAR (F) (tei. 0033/89415093).
9
16 giugno 1989
vita delle chiese 9
GENOVA
Discutiamo il culto
Come viviamo la predicazione e la liturgia? - Il rischio della delega e la necessità di un maggiore dialogo - Una ricerca ancora aperta
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Ora di religione
Il culto è un momento importante della nostra vita comunitaria; anzi, il più importante e
senz’altro il più partecipato; ma
lo viviamo nel modo migliore,
nei suoi due momenti essenziali, la predicazione e la liturgia?
Parecchi di noi impegnano per
questo la domenica mattina, percorrendo anche tragitti discretamente lunghi; ne vale la pena? Per chi viene, pare di sì,
ma la domanda non è così peregrina, perché per parecchi altri, evidentemente, non ne vale
la pena. Sì, per parecchi, pur
tenendo conto di quanti sono
ira noi i malati, gli anziani di
difficile movimento, i dispersi
nella diaspora, non ne vale la
pena... Non formuliamo un giudizio su di loro; però le loro
motivazioni sì, quelle vorremmo
saperle, perché potrebbero essere assai istruttive nel considerare criticamente come mettiamo a frutto tempo, denaro,
energie, attenzione, riunendoci
per il culto.
Non è possibile
lasciar solo
il predicatore
Quanto alla predicaz,ione ciò
che avevamo rilevato, facendo il
nostro check-up comunitario, si
conferma; vi è un certo isolamento del predicatore — sia il
pastore, sia chi si alterna a lui —;
sembra che sia lui, da un lato,
il ’’padrone” della predicazione, nella scelta dei testi e nel
modo di svolgerli; il riscontro
positivamente critico da parte
della comunità è assai scarso;
un certo apprezzamento, ma
quasi mai una reazione di critica, certo costruttiva, e quasi
mai una richiesta, uno stimolo,
la ricerca comune di quali problemi vadano affrontati nella
predicazione, e come. Così il
predicatore tira avanti del suo
meglio, ma per conto suo: ogni
culto, ogni predicazione è l’incognita settimanale...
Qualcosa di analogo si può dire della liturgia. Ne abbiamo
parlato ampiamente in una nostra seduta, dopo aver letto con
interesse e attenzione, anche se
non consenzienti in tutto, l’intervento critico pubblicato su « La
Luce » da Paolo Ricca, concernente appunto lo svolgersi del
culto. In fondo, dell’ora (spesso
un po’ abbondante...) che settimanalmente dedichiamo al
culto, almeno mezz’ora è liturgia. Come la viviamo? Che ne
pensano quelli che non vengono
mai o quasi mai? E che ne pensano, invece, quelli che partecipano regolarmente al culto? Per
chi non viene, o viene poco, si
tratta — pensiamo — di tempo
perso, o forse speso male. E per
chi viene regolarmente? E’ speso
nel modo migliore? In effetti,
il nostro culto è raccolto, e se
un gruppo relativamente numeroso vi partecipa compatto c’è da
presumere che sia interessato,
Eppure non è carente, il carattere comunitario del nostro culto? Comunque — anche se vi è
intima e solidale partecipazione
— tale carattere comunitario è
assai poco espresso, a parte il
fatto, non indifferente, di conversare prima e dopo (ma un
po’ a crocchi, a clan...), di sederci vicini e di cantare di cuore insieme e ogni tanto di andare insieme alla cena del Signore. Vi è senz’altro comunione
viva, fra noi, ed è bello viverla insieme un’ora, in mezzo alla nostra settimana. Ma come esprimerla e viverla meglio? Siamo
riformati, teniamo a un ordine,
nel culto, non siamo d’accordo che sia abbandonato all’arbitrio estemporaneo di questo o
di quello. Tuttavia non sarebbe
possibile far sì che fosse più e
meglio un culto nostro, non
solo seguito, ma fatto più e meglio da tutti noi? Come rompere il monologo di chi presiede,
che non è dovuto a prepotenza
sua ma al fatto che gli si ”de
Claudiana editrice
NOVITÀ’
Marga Biihrig
Donne invisibili
e Dio patriarcale
Introduzione alla teologia femminista
pp. 120, « Nostro tempo » 48, L. 13.000
L’insegnamento di Gesù e Tesperienza delle prime chiese
erano stati rivoluzionari rispetto alla tradizione d’inferiorità
della donna : ma si trattò di una breve stagione. Quanto hanno
perso le chiese per aver messo a tacere le donne? Una introduzione alla teologia femminista che è anche un bilancio delle
acquisizioni della nuova teologia, vista dall’altra metà del genere umano.
I VALDESI: DALL’ESILIO ALLA LIBERTA’ (16891989)
Musicassetta delle Corali valdesi. Stereo - L. 12.000.
In occasione del III centenario del Glorioso Rimpatrio, le
Corali valdesi hanno inciso 16 tra i più importanti canti riguardanti il tema.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
lega” interamente la preparazione, la conduzione e lo svolgimento del culto? Chi viene al
culto ci viene, in fondo, all’oscuro di tutto, e in modo un po’
passivo (anche se il vivo ascolto ricettivo, e l’aspettativa e
l’intercessione, prima, possono
essere aspetti estremamente attivi, che contribuiscono realmente, con forza, alla comunione
dell’assemblea). Di che si parlerà, oggi? Che si canterà? Quali
testi biblici si leggeranno? Ci può
essere l’elemento della sorpresa, che forse qualcimo gradisce.
Ma non è un po’ poco?
Vorremmo sentirci
tutti maggiormente
coinvolti
Le domande che ci siamo fatte, e che vi facciamo, potrebbero continuare. Il succo è chiaro:
vorremmo che quell’ora che passiamo insieme, la domenica mattina, portasse nelle nostre vite
più forza, più freschezza, più
serietà, più calore, più gioia, ci
coinvolgesse di più, ci nutrisse
di più, ci rendesse più responsabili. Naturalmente non chiederemo per questo di meno al
pastore: è a tempo pieno, ha
il privilegio raro di potere e dovere dedicare ore alla lettura,
alla riflessione, a ’’pensare il culto” nella quiete del suo studio
(telefono permettendo eppure
quanta vita, quanta voce della
comunità passa di lì!), a colloquio con le voci che gli parlano
dalla sua biblioteca e dal giornale, ma anche dalla vita comunitaria, mettendo a frutto la
preparazione che in anni lontani e fino ad ora la chiesa gli ha
offerto. Ma un culto che ruoti
interamente sul ’’ministro della
Parola” non è un culto comunitario; perché la Parola non è
solo rivolta al ministro, lo Spirito non è dato solo al ministro (e
nemmeno a lui sono dati solo
«perché è il ministro»). La Parola è data a tutti; anche, ma
non certo solo, attraverso il ministro. E lo Spirito soffia dove
vuole, non certo solo sul pulpito (né automaticamente su chi
sale sul pulpito). Le cose sono
più complesse, come sempre la
vita: e perché, nel culto, la fede
della comunità, di ciascimo di
noi, di voi, dovrebbe essere muta (salvo che nel canto — e per
questo il canto è così importante!), o parlare sempre e solo
per bocca di qualcun altro?
Dobbiamo cercare
tutti insieme
una risposta
Non abbiamo trovato alcuna
vera risposta: la possiamo e dobbiamo cercare tutti insieme, non
siamo davvero il vostro brain
trust, il vostro ’’gruppo dei cervelli”! Non vogliamo un culto
disordinato, improvvisato, esposto all’arbitrio disgregatore dell’uno o dell’altro; ma desideriamo sinceramente un culto più
pensato, in spirito di preghiera,
da molti; un culto nel quale la
ricchezza di pensiero, di esperienza, di fede, di speranza, di
amore e anche di tristezza, di
dubbio, di inquietudine che certo c’è in questa nostra come in
ogni comunità, risponda coralmente alla Parola che ci interpella e ci nutre tutti. E’ un sogno che vale la pena di sognare... a occhi aperti?
(Dalla relazione annua
del concistoro di Genova)
VILLAR PELLICE — La con
ferenza distrettuale del !■> distretto, che si è riunita sabato 10
e domenica 11 giugno ha, fra i
vari argomenti affrontati, preso
posizione rispetto alle ultime circolari ministeriali in materia di
ora di religione.
La conferenza, dice To.d.g. approvato, « si associa alla protesta
della Commissione delle Chiese
evangeliche per i rapporti con
lo Stato, vista la circolare 188/
1989 emanata dal Ministro della
Pubblica Istruzione con cui si
impone agli studenti che non si
avvalgono dell’I.B.C. di operare
scelte alternative e li costringe
ad essere presenti in scuola, nonostante lo ’’stato di non obbligo” riconosciuto dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 203
del 12/4/’89.
Invita gli studenti e genitori ad
attenersi ai suggerimenti proposti dal suddetto documento, decidendo anche di inviarlo a tutte
le direzioni didattiche e presidi
delle scuole presenti nel territorio delle valli valdesi ».
Al termine dei suoi lavori (su
cui riferiremo nel numero « speciale » del giornale dedicato alle
conferenze distrettuali) la conferenza ha nominato presidente
della CED il pastore Claudio Pasquet, vicepresidente il pastore
Erika Tomassone, segretaria Nora Ricca e membri Anita Tron,
Graziella Tron, Paolo Gardiol e
Vito Gardiol; la prossima commissione d’esame sarà composta
da Andrea Garrone, Paolo Gay,
Lucilla Peyrot, Giorgio Baret.
Bazar
PRAMOLLO — Il bazar del 28
maggio ha avuto un esito soddisfacente: per questo è doveroso
ringraziare tutti coloro che hanno
collaborato, anche appartenenti
ad altre comunità, e in modo particolare il panettiere Italo Blanc
che ancora una volta ha messo a
disposizione la sua attrezzatura
per la preparazione e la cottura
dei dolci.
• Patrizia Sappé e Andrea Fantone ; Cinzia Beux e Franco Bley
nat si sono uniti in matrimonio
rispettivamente il 3 e il 10 giugno nel tempio di Ruata. A queste giovani coppie la comunità
esprime gli auguri più sinceri e
chiede al Signore di benedirle e
guidarle sempre.
• L’estate si avvicina e anche
gli amici villeggianti che vengono a trascorrere le loro vacanze
a Pramollo incominciano ad arrivare: benvenuto a tutti!
Battesimo
VILLASECCA — Durante il
culto con celebrazione della Cena
del Signore di domenica 4 giugno, è stato amministrato il battesimo ad Andrea Galavema di
Gualberto e Liliana Malanot. Ai
genitori rinnoviamo la partecipazione gioiosa della nostra comunità al loro complesso compito di educatori cristiani dei figli
alla fede. _____
• L’Evangelo della resurrezione e della vita nuova in Cristo è
stato annunciato in occasione dei
fimerali del fratello Giovanni
Enrico Tron, morto all’età di circa 88 anni. Ai familiari tutti rinnoviamo la simpatia cristiana e
l’affetto fraterno di tutta la comunità.
• Il culto con celebrazione della Cena del Signore di domenica
14 maggio ha segnato la chiusura
delle attività dell’anno ecclesiastico 1988-1989. La liturgia di
questo culto è stata condotta da
alcuni alunni della scuola domenicale. Ha fatto seguito un’àgape,
offerta dalla famiglia del pastore.
ed una serie di giochi, che hanno
concluso la gioiosa giornata.
Fin dal mattino abbiamo avuto come ospiti i coniugi Walter
ed Inge Roux accompagnati da
Frederick Rivoir, tutti discendenti da famiglie valdesi insediatesi in Germania ai tempi dell’esilio e delle persecuzioni.
Alla nostra comunità sono state donate due targhe commemorative di questa loro visita.
Concerto d’organo
LUSERNA S. GIOVANNI —
Domenica prossima 18 giugno,
alle ore 14,45 nei locali della Sala Albarin, avrà luogo il tradizionale bazar organizzato dalla Società di cucito « Le Printemps »
con esposizione e vendita di lavori femminili ed oggetti vari.
Funzionerà un ricco buffet con
vendita di torte e dolci.
• Sabato 17 alle ore 20,45, presso il tempio valdese avrà luogo
un concerto d’organo eseguito
dai maestri Ferruccio Rivoir e
Walter Gatti; verranno eseguite
musiche di J.S. Bach, Couperin,
M. Corrette, Pachelbel.
Nuovi anziani
TORRE PELLICE — L’assem
blea di chiesa di domenica 4 giugno ha riconfermato nell’incarico
di anziano i fratelli e le sorelle
Maria Tamietti, Anna Ribet, Daniele Gönnet, Mirella Cresflo,
Alice Jouve, Daniele Michelin
Salomon ed eletto nuovi membri in concistoro: Gornelio Gaj e
Stefano Rostan.
Lutti
RORA’ — E’ improvvisamente
mancato all’ospedale di Torre
Penice Renato Pierino Martina
di anni 58. Condoglianze alla moglie, alle figlie e a tutti i parenti.
SAN GERMANO — Altri lutti
nella nostra comunità; sono deceduti ; Osvaldo Pons, molto noto
a tutti i sangermanesi, Giovanni
Ricca di Torre Pellice ma residente nel nostro villaggio da
molti anni ormai, e Guido Meynier, pure conosciutissimo fra noi,
il quale ci ha lasciati a poca distanza di tempo dalla dipartita
della moglie dopo due soli giorni di degenza all’ospedale di Pomaretto. A tutti coloro che sono
nel dolore per la separazione dai
loro cari rinnoviamo l’espressione sincera e fraterna di simpatia
nella certezza della risurrezione
in Cristo Gesù.
Venerdì 16 giugno
a DOPO L’ASSEMBLEA
DI BASILEA
PINEROLO — Alle ore 20.45, pres
so l'auditorium di corso Piave, s
svolge un incontro valutativo sul te
ma « Pace nella giustizia » aH'indoma
ni dell'assemblea ecumenica di Basi
lea; intervengono mons. Abiondi, vosco
vo di Livorno e presidente del segre
tarlato per l'ecumenismo della C.E.I
ed il past. Sergio Ribet, direttore del
centro di Agape, entrambi delegati italiani a Basilea.
Domenica 18 giugno
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — L'assemblea mensile della TEV si riunisce presso i locali della casa unionista di via Beckwith alle ore 15.
10
10 valli valdesi
16 giugno 1989
Più
realisti
del re
La notizia è stata portata alla
Conferenza distrettuale che si è
tenuta sabato e domenica scorsi a Villar Pellice. Alcuni, pochi,
direttori didattici e presidi hanno distribuito i moduli per la
scelta circa l’ora di religione ed
hanno preteso la loro restituzione firmata, immediata o entro
pochi giorni.
La circolare del ministro Galloni diceva che i moduli dovevano essere distribuiti entro il
IO giugno, e — poiché le iscrizioni si raccolgono fino al 3 luglio — essi andavano restituiti,
secondo legge, entro tale data.
C’è da osservare inoltre che la
scelta o meno di avvalersi dell’insegnamento della religione
cattolica (Ire), per evidenti motivi di coscienza, può essere modificata in ogni momento. Comunque i problemi organizzativi ci sono, specie dopo l’emanazione della nuova normativa ministeriale, ed era opportuno che
ci fosse un termine.
Ma che questo termine dovesse essere ridotto ad uno o due
giorni o che, in qualche caso, si
sia dovuto scegliere entro pochi
minuti è veramente un arbitrio
di chi dirige la scuola.
Un tempo direttori e presidi
si consideravano funzionari dello stato al servizio delle famiglie
e degli studenti. Oggi i decreti
delegati hanno stabilito il principio del pieno coinvolgimeitto
delle famiglie alla gestione della
scuola.
Poiché si era di fronte ad una
novità (la richiesta di compilazione, per coloro che non si avvalgono dell’Ire, del modello C) non
sarebbe stato il caso di fare una
riunione, di spiegare, di permettere così a genitori e studenti
di farsi un’opinione e di decidere se compilare il modulo o no,
in tutta serenità di coscienza?
Invece no, gli interrogativi di
coscienza, per pochi solerti direttori e presidi, sono diventati
adempimenti burocratici, da svolgere in fretta perché, si sa, poi
ci sono gli esami, i corsi di aggiornamento, le ferie...
Insomma siamo di fronte ad
una pericolosa involuzione del
rapporto scuola-famiglie. Nella
scuola è il direttore che determina il suo funzionamento; il
parere dei genitori, la discussione sono perdite di tempo.
Ciò che preme è effettuare subito gli adempimenti richiesti
dalle autorità superiori. E lo si
fa con uno zelo che supera le
stesse aspettative ministeriali.
Meglio togliersi subito il fastidio. Non importa se questo fastidio riguarda i diritti costituzionali dei cittadini. Si scelga in
fretta e poi non si disturbi più
il manovratore.
Invece, signori direttori e presidi troppo zelanti, sarete disturbati nelle vostre certezze burocratiche. La scuola non è un
corpo separato dalla società. Chi
si batte per la sua laicità, per
l’affermazione delle garanzie costituzionali guarda e giudica. E
giudicherà come saranno accolte
le dichiarazioni arrivate fuori dei
termini arbitrariamente stabiliti,
o come verranno accolte le dichiarazioni di chi cambia la propria scelta.
Occorre ricordarsi che una cosa è l’autorità, un’altra l’autorevolezza. La scuola non ha bisogno di personaggi autoritari, ma
di direttori e presidi autorevoli.
Giorgio GardioI
VALLI CHISONE E GERMANASCA
VILLASECCA
La caccia: quale il senso? ■
rinasce
La raccolta di firme in corso per due referendum contro la caccia
offre I occasione per riprendere il dibattito - Interessi contrapposti
Un tempo l’abbattimento di
un camoscio, per la nostra povera realtà valligiana, era in primo luogo un'integrazione di carne in una alimentazione vegetariana non per scelta, ma per
condizione economica. Oggi non
siamo più di fronte a questo tipo di necessità e di bisogno economico, ma la caccia ha ora
la caratteristica di quello che
Un tempo era il piacere della
cattura ed uccisione di una preda nelle battute di caccia dei
signori e signorotti.
Accanto alle sagre odierne dei
cacciatori raccolti attorno ai
trofei, a livello della società è
nata la consapevolezza che il patrimonio faunistico è un bene
di tutti e non suscita solo un
interesse venatorio. Credo che in
questo quadro vada inserita l’iniziativa dei referendum sulla caccia.
Uno richiede l’abolizione della
legge 968/1977 che regola rattività della caccia in Italia, e l’altro richiede la cancellazione dell’articolo 842 del Codice Civile,
che recita: « lì proprietario di
un fondo non può impedire che
vi si entri per l’esercizio della
caccia, a meno che il fondo sia
chiuso nei modi stabiliti dalla
legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno ». Perciò secondo la legge il
proprietario, per garantire i suoi
terreni dall’invasione delle doppiette, dovrebbe utilizzare recinzioni della proprietà alte m. 1,80.
Il regime fascista, nel 1942,
«per incoraggiare i cittadini all’uso delle ai-mi », ha introdotto
con la legge Acerbo l’art. 842 nel
Codice Civile, ritengo pertanto
sia opportuno valutare l’importanza di rivedere questa norma,
in un paese democratico che secondo la Costituzione non vuole
essere guerrafondaio.
I referendum diventano un’opportunità per un dibattito possibilmente costruttivo, che coinvolga cacciatori e non.
In particolare per le nostre zone, rappresenta un’occasione per
parlare della fauna come di un
bene da conservare e da inserire in un contesto di uso del territorio, in una strategia di conservazione del territorio dove il
montanaro possa trarre vantaggio dalle risorse esistenti, ma sia
in grado di garantirne la rinnovabilità anche per il futuro.
Mentre in altre realtà queste
iniziative sono decollate, è pro
prio vero che sono impossibili
nella nostra realtà valligiana?
Se da un lato per le casse dello Stato la licenza di caccia assume la caratteristica di un introito fiscale, dall'altro in quale
modo lo Stato interviene nell’ambito della conservazione e sviluppo del territorio? Immettendo lepri addomesticate o fagiani resi « polli » dal lungo allevamento in gabbia? Molte cose
sarebbero da dire anche sugli
aspetti economici e sugli interessi dei grandi produttori di
armi (Beretta, Fiat).
Esiste materiale per il dibattito, sufficiente per ritenere che
il problema sia complesso ma
meriti maggior attenzione anche
a livello locale. Fanno parte del
comitato promotore per i referendum il PSI, i verdi, i radicali, Democrazia Proletaria, il PCI.
Se a livello nazionale i partiti
e le organizzazioni promotrici si
sono espressi, a livello locale solo parte dei. componenti ha manifestato il suo impegno per l’iniziativa, altri preferiscono il silenzio.
Il PSI ha presentato a livello
nazionale una proposta di legge
per sospendere la caccia per cinque anni, ma a livello regionale
e provinciale sono state prese
delle posizioni contrarie, che ci
segnalano come i messaggi siano contraddittori. C’è da sperare
che in questo dibattito le forze
politiche e le organizzazioni interessate sappiano sviluppare
delle proposte mirate a mantenere aperte delle possibilità di
Scelta per le generazioni del domani. Sarebbe veramente negativo se tutto si esaurisse in im
conflitto di opportunismi elettoralistici.
Mauro Meytre
SAN SECONDO
Approvato il bilancio
Vivace riunione del consiglio comunale - Non
può partire il programma estivo per ragazzi
Nel corso della sua ultima, vivace riunione, il consiglio comunale di San Secondo ha approvato il bilancio preventivo per
l’anno in corso; da notare che
oltre ai trasferimenti dallo Stato
e dalla Regione, la parte più significativa delle entrate deriverà
ovviamente dall’accensione di
prestiti, mentre per quest’anno
il comune non gestirà servizi a
domanda individuale, per i quali viene richiesto un intervento a
copertura parziale da parte dei
cittadini che ne fruiscono.
Oltre al bilancio, il consiglio
ha approvato la convenzione col
comitato per la mensa scolastica
(per l’anno ’89-90) con una spesa
di 46 milioni e, sempre riguardo
alle scuole, è stato deciso l’acquisto di un computer per la « media » con una spesa di 11 milioni.
Non è stato possibile dar corso
invece ad una interessante proposta della commissione cultura
che prevedeva una serie di attività estive per i ragazzi in età fra
i 12 ed i 15 anni : mancava infatti una apposita voce di impegno di spesa nel bilancio. Non è
ancora conclusa la vicenda che
vede contrapposte l’amministrazione comunale e la ditta Er.Ma. :
è stata infatti ratificata una delibera per la citazione dinanzi al
tribunale di Pinerolo della società in questione e l’autorizzazione
al sindaco a stare in giudizio con
conferimento di mandato ad un
legale di fiducia. La società
chiede infatti gli interessi su pagamenti effettuati in ritardo per
lavori eseguiti 12 anni or sono
nella costruzione del palazzo comunale e della scuola media: si
tratta di circa 240 milioni, ma
sull’intera vicenda l’attuale amministrazione non dispone neppure dei fondamentali elementi
di conoscenza, essendo subentrata anni dopo i fatti.
O.N.
Domenica 4 giugno è stato dato inizio ufficiale alle attività del
Gruppo sportivo Albarea.
Situata nel vallone di Biclaretto. Albarea è una di quelle
borgate totalmente spopolate
comprese nel territorio della comunità di Villasecca.
Considerata nel suo aspetto
esteriore, in questa manifestazione vi erano tutti gli elementi
sufficienti per definirla un raduno tipicamente popolare di
festa paesana.
Senonché, a differenza di altre occasioni similari, qui avviene qualcosa di sostanzialmente diverso: la manifestazione
viene aperta col canto in francese del Serment de Sibaud, accompagnato dalla banda musicale di Pomaretto. Il presidente
del Gruppo sportivo espone nel
suo brevissimo discorso tutti
gli aspetti e i contenuti della
manifestazione e, riferendosi al
recente passato, parla di feste
di Natale, di culti e riunioni
quartierali, di battesimi e di
assemblee, parla di fede e di
fraternità inserendo il tutto nel
quadro delle celebrazioni del
tricentenario della Glorieuse
Rentrée; parla del determinante
ruolo svolto dalla locale scuola
Beckwith: della sua costruzione
su terreno donato alla chiesa di
Villasecca, della partecipazione
operativa di tutta la popolazione locale di quella che era xin
tempo ima delle più grosse borgate della comunità. Questo antico stabile, caro al cuore di
tutti, è stato ora acquistato dagli oltre 150 soci del Gruppo
sportivo e, opportunamente ristrutturato, serve come luogo
di incontro e riunioni, anche per
quelli organizzati dal concistoro di Villasecca. Il saluto del
concistoro e del pastore di Villasecca sottolinea l’aspetto comunitario della manifestazione,
i cui partecipanti sono quasi tutti ex membri di questa comunità. Dai partecipanti è stata richiesta al pastore la preghiera
di ringraziamento prima del pasto.
Con un’altissima percentuale
di case ristrutturate, anche se
non vi è alcun residente stabile
nella borgata, in ogni occasione
domenicale e festiva la borgata
si risveglia, si ripopola di albarini che vogliono continuare a
mantenerla viva il che consente,
tra l’altro, di svolgere ancora
oggi una modesta ma promettente attività pastorizia. A.R.
PRETURA DI PINEROLO
Il Pretore di Pinerolo, dr. F. Pellis, in data 21/3/1989 ha
pronunciato sentenza di condanna nei confronti di Maritano
Luisella Alda, nata il 21/6/1950 a Sant’Ambrogio di Torino e
residente a Rivalta di Torino in via S. G. Bosco n. 16
imputata
del reato di cui agli articoli 81 C.P. e 116 R.D. 21/12/33 n 1736
per aver emesso con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso n. 2 assegni bancari senza che presso il trattario
esistessero i fondi sufficienti per la copertura per un ammontare complessivo di L. 18.150.000. Emessi in Pinerolo, Cavour
dal 18/1/88 al 30/3/88. Caso grave per l’importo-recidiva specifica.
Omissis
11 Pretore, visti gli artt. 483, 488 C.P.P., dichiara l’imputata colpevole del reato ascrittole e, concesse le attenuanti di cui all’art. 62 n. 6 e all’art. 62 bis C.P. ritenute prevalenti sulla contestata aggravante e sulla recidiva, tenuto conto della continuazione, la condanna a lire 400.000 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali.
Visto l’art. 116, secondo comma, R.D. 1736/33, ordina la pubblicazione della sentenza per estratto per una volta sull’« Eco
delle valli valdesi » e vieta all’imputata di emettere assegni bancari o postali per anni uno.
Estratto conforme.
Cosa giudicata il 21/4/’89.
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Cento anni fa
Rivoluzione
francese
Sui giornali abbondano, in questi giorni, i dettagli relativi ai
festeggiamenti indetti in occasione del centenario della Rivoluzione francese. Domenica scorsa è stato celebrato, a Versailles,
il centenario della riunione degli Stati Generali, del 5 maggio
1789, avvenimento che segnò l’inizio della rivoluzione. Come ogni
uragano la rivoluzione ha cosparso il terreno delle vittime delle
violenze e delle aberrazioni; ma
non si può negare che abbia sradicato abusi e ingiustizie e proclamato, nella vecchia Europa,
princìpi troppo a lungo misconosciuti. Quale grandezza in tre
parole; Liberté, Egalité, Fraternité! Benché siano state scritte
troppo spesso col sangue, da uomini estranei all’Evangelo, i diritti e i doveri che esse esprimono non sono meno sacri. Si
comprende che simili parole abbiano fatto fremere i cuori oppressi e che, anche nelle nostre
valli, si sia prestato orecchio attento e gioioso ad accenti così
nuovi e a così ricche promesse
per l’avvenire.
Ma se bastasse proclamare dei
veri princìpi per vederli applicati la Francia e l’Europa intera
avrebbero fatto oggi un cammino ben più lungo di quello percorso. Delle schiarite possono
portare sollievo durante l’uragano, ma quel che fa crescere il
.seme è la pioggia dolce e il sole
del cielo. Dio si è servito della
rivoluzione come strumento per
aprire la strada alla costituzione delle libertà moderne; ma
queste libertà non saranno saldamente radicate nei cuori fino
a quando questi ultimi non siano sottomessi a Dio e al Cristo.
La « Dichiarazione dei diritti
dell’uomo » adottata nel 1784 dal
Congresso degli Stati Uniti incomincia col riconoscere i diritti
di Dio sulla .sua creatura e la
dipendenza di questa nei confronti del Creatore; anche le recenti manifestazioni americane
pei- il centenario deH’Unione hanno sottolineato la riconoscenza
a Dio. Ma questa nota è tristemente mancata nei discorsi di
Versailles e nella cerimonia di
apertura dell’Esposizione universale, a Parigi.
Il messaggio
di re Umberto
Pubblichiamo in anteprima per
i nostri lettori le due lettere circolari che saranno lette domenica prossima, in occasione della festa dello Statuto, in tutte
le chiese delle valli. La prima
è una circolare della Tavola, la
seconda è un messaggio del ministro Visone, che accompagna
il dono che S. M. Umberto I ha
destinato in occasione del bicentenario.
« Solo pochi mesi or sono vi
a cura di Stello Armand-Hugon
trasmettemmo un messaggio del
nostro amato sovrano, nel quale S.M. esprimeva il desiderio
che un’occasione favorevole si
presentasse al più presto per testimoniare al popolo valdese la
propria benevolenza. E' con profonda gioia e grande riconoscenza a Dio che vi annunciamo oggi che il Re, con la calda simpatia che lo contraddistingue
nell’unirsi alle gioie e ai dolori
dei suoi sudditi, ha colto l’occasione del secondo centenario del
Glorioso Rimpatrio per darci un
pegno prezioso della premura
con cui segue i destini del popolo valdese, di cui si compiace lodare la fedeltà. Ecco quanto S.E.
comm. Visone, ministro della
reai casa, ha scritto in data 18
maggio 1888.
”I fedeli valdesi celebreranno,
fra breve, il secondo Centenario
del loro ritorno nella terra natale da essi amata fino al sacrificio.
L’avvenimento, cagione di così giusta esultanza per tanti cittadini che diedero esempio di
forti virtù, viene pure salutato
con gioia dal nostro Re, che ben
conosce la devozione costante
dei Valdesi alla Casa Savoia.
E questa loro fede alla Dinastia, congiunta a vivo amor di
patria, avendo dato all’Italia soldati coraggiosi e figli affezionatissimi, S.M. il Re, a dimostrare
i suoi sentimenti verso quelle
affezionate popolazioni ed a mantenere sempre più vivo nelle medesime il culto alle civili e morali virtù, destina L. 5.000, da
ripartirsi fra la Casa Valdese e
il Collegio, che intendono inaugurare, nella seconda ricorrenza
del giorno che segna da due secoli la fine del loro esilio.
Voglia la S.V. far conoscere
questa reale disposizione e spiegarne il pensiero al popolo Valdese, e gradisca gli atti della
mia distinta considerazione”.
Questo è il nobile messaggio
del Re. Fin dal giorno memorabile in cui il magnanimo Carlo
Alberto firmava l’editto di emancipazione, l’atto compiuto da
S.M. Umberto I è la testimonianza più significativa che abbiamo
avuto della benevolenza dei principi di Casa Savoia.
Abbiamo la certezza che i discendenti dei vecchi proscritti
saluteranno con allegrezza questo toccante segno della bontà
del nostro Re, e si sforzeranno
di rendersene sempre più degni
attraverso le virtù civili, una moralità esemplare e una pietà che
onori la fede evangelica che essi professano, (firmato J. P.
Pons, moderatore) ».
La risposta
delle chiese
Il rapporto finanziario del Concistoro di Torre evidenzia che,
malgrado i dodicimila franchi
raccolti per la sottoscrizione per
il bicentenario, le offerte per la
cassa culto, le scuole e le opere
ammontano a 1.911 franchi; inoltre 798 fr. sono stati raccolti dalle collette al culto, e ancora 1.225
fr. per le missioni e altri 600 pei
l’evangelizzazione. Il bazar per
le riparazioni del nuovo tempio
ha reso la bella cifra di oltre
quattromila e settecento franchi,
di modo che l’edificio potrà essere dotato di un calorifero e
quello dei Coppieri di una stufa.
Le sottoscrizioni della chiesa
di Pomaretto per il centenario
ammontano, ad oggi, a fr. 1.355,65.
Dalla chiesa di Angrogna fr.
992,15; dalla chiesa -di San Germano fr. 21,50; dall’Australia fr.
20; dal Texas fr. 45; dall’Qlanda
fr. 80.
Un ulteriore contributo giunge dal Missouri, 20 franchi non
compresi nella precedente lista.
L’obolo
Un giorno fu chiesto a una
donna molto ricca di voler aiutare un’opera con un contributo. — Molto volentieri, rispose
questa, ma dovrete accontentarvi dell’obolo della vedova.
—• No, sarebbe troppo, non
possiamo accettare così tanto!
— Troppo? Avete compreso male; in questi ultimi tempi ho dato
molto per le opere di carità ed
è per questo che dovrete accontentarvi dell’obolo della vedova.
— Ripetiamo che è troppo; infatti la vedova del Vangelo ha
dato, come si sa, tutto quello
che aveva. Ma non possiamo accettare tutta la vostra fortuna.
L’offerta fu generosa, e quella donna non paragonò mai più
le sue ricchezze all’ofooZo della
vedova.
Da Angrogna
1 culti a Pradeltorno, al Serre e a San Lorenzo sono ben
frequentati, le riunioni settimanali sono numerose. Due sale di
lettura sono aperte, d’inverno,
per chi desidera passare utilmente la serata. La hiblioteca parrocchiale è un po’ trascurata. Le
otto scuole domenicali aperte
per gran parte dell’anno sono
frequentate da circa 350 bambini; oltre 50 fra monitori e monitrici, giovani e vecchi, si prestano a far recitare i ragazzi mentre i direttori, fra i quali due
studenti del Collegio, si occupano delTinsegnamento.
Le scuole settimanali accolgono 460/480 alunni. I catecumeni
sono 90, l’Unione evangelica, di
recente formazione, si sta svilup
pando hene.
In occasione del bicentenario
il campanile del Serre è stato
dotato di un orologio, dono del
pastore Peyrot, ed è in corso
una colletta con lo scopo di reperire un piccolo fondo destinato alla Sua manutenzione.
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Tel. 0121/21682
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 15 giugno,
ore 16.45, avrà luogo al Centro d'incontro una riunione con II seguente
o.d.g.: a) Azione urgente per 18 prigionieri detenuti in isolamento nella provincia del Kosovo in Jugoslavia; b)
Campagna per l'abolizione della pena
di morte; c) ■■ Trattenimento pomeridiano per Amnesty » con mercatino delle
pulci, thè ecc. domenica 16 lugiioi, Rorà; d) Appello per Ali Riza Duman;
e) Varie.
Cinema ~~
TORRE PELLICE — Presso II cinema
Trento, alle ore 21.15 di venerdì 16
giugno, la serata della rassegna « Alpinismo e celluloide » avrà per titolo
« Avventura »; sabato 17 e domenica
18 (ore 20 e 22) verrà presentato il
film « Relazioni pericolose ».
Programmi di Radio Beckwith
_____________91.200 FM____________
In occasione delle prossime elezioni europee, radio Beckwith trasmetterà, lunedì 19 giugno a partire dalle
ore 8, uno « speciale » con tutti i risultati nel pinerolese; segnaliamo che da
alcuni giorni ha preso il via una nuova rubrica musicale per giovani in
onda ogni lunedi e venerdì alle ore 21.
Inoltre, il programma in francese .<■ La
poêle percée », dopo la serie sul Padre nostro, prevede ora una serie di
interviste ad esponenti della CEVAA.
Convegni
TORINO — Giovedì 15 e venerdì 16
giugno, presso l'auditorium RAI di
piazza Rossaro, a cura della Segreteria generale permanente per far salute, si svolgerà il primo congresso
internazionale sui Servizi di salute
mentale e la ricerca; l'apertura degli incontri è prevista per le ore 9,
Riunioni
PINEROLO — Il gruppo giovani della
Comunità di base intende promuovere anche a Pinerolo una iniziativa denominata « Lo straniero che vive in
mezzo a noi », giornata di riflessione,
amicizia e solidarietà; in vista di tale
impegno è indetta una riunione aperta a tutti gli interessati, presso la
sede della comunità in corso Torino 288 alle ore 21 di martedì 20 giugno
prossimo.
Mostre
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 17 giugno, alle ore 15.30, con un
concerto della corale valdese, presso
il cinema teatro Santa Croce verranno inaugurate le mostre su Glorioso rimpatrio: realtà e immagine » e
« Luserna San Giovanni: curiosità di
archivio attraverso i secoli ».
Solidarietà con ¡I Nicaragui"
PINEROLO — Nei locali dell'Expo
Fenulli si tiene la festa di solidarietà con il Nicaragua. Il programma
prevede giochi per bambini e adulti,
l'esibizione di due gruppi musicali e
un intervento di aggiornamento sulla
situazione del paese centroamericano.
Il ricavato della festa servirà a finanziare un progetto di appoggio alla rete
dei trasporti in Nicaragua. Il progetto è curato dall'organizzazione non
governativa ACRA. La festa è organizzata dal Comitato pinerolese di solidarietà con il Nicaragua.
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RINGRAZIAMENTO
(( SI, tu sei quel che fa risplendere la mia lampada; VEterno,
il mio Dio, è quel che illumina
le mie tenebre ».
I familiari di
Vittorio Pisani
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore.
Un pensiero riconoscente al dr. Mathieu e a tutto il personale medico e
paramedico dell’ Ospedale valdese di
Torre Pellice, alla cara Eldina Messina
Bellion, e ai pastori Berti e Platone.
Torre Pellice, 1“ giugno 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Benedici, anima mia, VEterno,
e non dimenticare alcuno dei
suoi benefici »
(Salmo 103 : 2)
AU’età di 102 anni si è addormentala nel Signore
Adele Tron ved. Ribet
Ne danno Fannuncio il figlio Aldo
con la moglie Elena Garrou e i figli
Sergio, Paolo, Carla e famiglie, nipoti
e parenti.
Un grazie riconoscente alla dottoressa
Silvana Pons ed al personale del Rifugio Re Carlo Alberto.
Doni in memoria al Rifugio.
Luserna S. Giovanni, 5 giugno 1989.
« ...E mi disse: figliol d^uomo,
queste ossa potrebbero esse rivivere? E io risposi: o Signore,
0 Eterno, tu lo sai... »
(Ezechiele 37 : 3)
E’ tornato alla casa del Padre
Alessandro Cionini
capitano di lungo corso
(Parrana di S. Martino, 4/2/1904 Genova, 5/6/1989)
galantuomo onesto e giusto.
Lo annunciano la moglie Jenny Amprimo, i figli Giorgio, Carla Magnaghi,
Sandra Ulivelli con rispettive famiglie,
le cognate Anita Thoeni e Elsa Tonino
con i figli e le rispettive famiglie, i nipoti Grasso e Passini, i parenti tutti.
Egli riposa nel cimitero evangelico
di Stagliene.
Genova, 6 giugno 1989
RINGRAZIAMENTO
E’ mancalo alFaffetto dei suoi cari
Attilio Bleynat
di anni 66
La moglie e la figlia ringraziano
tutti coloro che l’hanno ricordato con
fiori e scritti.
Un grazie particolare alla dott.ssa Ornella Michelin Salomon e al pastore
Giorgio Tourn.
ic L’onestà fu il suo ideale, il lavoro la sua vita, il bene più
grande la sua famiglia ».
Torre Pellice, 7 giugno 1989.
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti...
Donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene dalVEtemo, che ha
fatto il cielo e la terra »
(Salmo 121: 1-2)
1 familiari del caro
Federico Pons (Ricu)
neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che, con
presenza, fiori, scritti e parole di conforto, hanno preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare a tutto il personale medico e paramedico deU’Ospedalc
valdese di Torre Pellice, alla USSL locale ed al pastore Bruno Bellion.
Angrogna. 15 giugno 1989.
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12
fatti e problemi
16 giugno 1989
ALLA VIGILIA DEL VOTO EUROPEO
NUCLEARE
Le “attese” di una giovane Wo qqiì esperimenti
nel Pacifico
Il confronto obbligato con le realtà dei profughi, della questione
ambientale, del problema degli anziani, del riconoscimento dei diritti
Alcune settimane fa abbiamo dato notizia del viageio di studio
Ricca allieva del Collegio di Torre Pellice con
reme ni ine
fin ^ dell Europa e alle prossime elezioni europee. Rivor
ihTrZe rtJirl la parte centrale, che segue alVespo
\rn percorse lungo il cammino delVunità eu~
e r,\^nenT ‘, 7T giovane rispetto a questa scadenza
e aspetto al futuro mercato unico?
Il discorso sulle « attese » si
presenta decisamente complesso,
ed un puntuale riferimento alle
varie vicende dell’europeismo
non sempre si presta a chiarirlo. Ci si interroga ad esempio
.su quale possa essere in futuro
il ruolo dell’Europa, la cui posizione intermedia tra le superpotenze, l’inquieto mondo arabo ed
i paesi del Terzo Mondo non si
è tradotta finora in una azione
politica comune, dal momento
che tutto resta in genere affidato
alle prese di posizione dei singoli Stati. Mentre ogni giorno di
oiù, nelle strade delle moderne
metropoli e anche delle pm piccole città, si incontrano non solo profughi costretti a lasciare i
loro paesi d’origine per motivi
politici, ma anche lavoratori stranieri che volontariamente, oppure indotti da misteriose organizzazioni di sfruttamento della manodopera di colore, sono venuti
alla ricerca di condizioni più ui^ne di esistenza, quali risposte
1 Europa sa dare alle « legittime
esigenze » di giustizia sociale e
di riconoscimento della dignità
della persona? Quale sarà l’atteggiamento del cittadino europeo di fronte ad una società plurirazziale se, come ha scritto un
europeista convinto quale I. Siloue, « le frontiere passano all’intemo di ogni paese e nell’interno di ognuno di noi »? Ma non
sono solo questi i problemi che
l’Europa dovrà affrontare: che
cosa dire del « problema anziani », dell’ecologia (che rischia di
ridursi ad un business), dell’AIDS e della lotta contro i tum-ori?
L elenco potrebbe continuare
aH’infinito; però mi pare che due
questioni siano da affrontare il
più presto ed il più efficacemente possibile. I,a prima questione
riguarda 1’« ignoranza » del cittadino riguardo a questi interrogativi e anche riguardo alle istituzioni europee in generale. Qualcuno attribuisce questo disinteresse al benessere. François de
Clcsets, un economista francese,
individua la causa principale del
declino dell’Euiopa nel fenomeno del « sempre più ». Closets
osserva che da molti anni tutti
i gruppi sociali si sono abituati
a ricevere qualcosa di più ogni
anno: più soldi nella busta paga, più benefici supplementari,
più sicurezza per il posto di lavoro.
Questa « spirale » di rivendicazioni ha paralizzato ogni possibilità di innovazione; però, ora
che nessun paese europeo sarà
in grado di largheggiare con il
« più » nel prevedibile futuro, bisognerà che gli europei si abiItiino a vivere con sempre un
po’ di meno. Inoltre bisogna considerare il nazionalismo che riporta alla luce l’eterno conflitto
Nord-Sud (basta pensare ai « poveri » paesi meridionali che comunque « si beccano » tra di loro, per usare una immagine manzoniana).
Inoltre è da sottolineare la
questione del pessimismo verso
« un mito che ancora non esiste
e già ci accieca », come ha scritto recentemente Alain Mine in
un suo libro (« Il ’93, una grande illusione »).
Comunque tutte le barriere dovranno cadere se, secondo la convinzione di L. Einaudi, « il problema non è fra l’indipendenza
e l’unione, è tra l’esistere uniti
e lo scomparire ».
Sono queste le rillessioni che,
a mio parere, dovrebbero accompagnare la rielezione del Parlamento europeo, e solo in questa
maniera saremo illuminati circa le nostre attese. Se esse
non avvenissero, il dibattito sul1 europeismo, su una « Europa
senza frontiere » unita in una comunanza di intenti e di fini, in
una « grande Europa » che sappia resistere alla pressione economica e politica delle superpotenze, rischierebbe, anche se in
modo diverso, di riproporsi come una nuova versione di quell’eurocentrismo che nei secoli
scorsi è stato il fondamento culturale ed ideologico del colonialismo.
Cristina Ricca
Denunciata a Basilea questa pratica che ricorre da tempo - Pochi giorni fa un nuovo caso
L’aula del Consiglio d’Europa.
Un’esplosione
nucleare.
Fino a quando
proseguiranno
gli esperimenti
nel Pacifico?
Il governo francese ha condotto un ennesimo esperimento nucleare a Mururoa. Pare che la bomba fatta esplodere fosse di ecce
zinnale potenza.
Deploriamo questo gesto di Parigi per tre motivi: anzitutto per
la sordità del governo francese (e della lobby nucleare) di fronte
alle proteste di larga parte delPopinione pubblica mondiale, contraria agli esperimenti nucleari. In secondo luogo perché nel clima di
distensione che si sta creando tra le nazioni, la Francia farebbe
bene a rivedere tutto il suo programma nucleare, e ad abbandona
re ogni velleità di tipo « force de frappe ». In terzo luogo perché è
un ennesimo crimine contro una regione che, come risulta dall’intervento qui sotto riportato, versa già in situazioni molto critiche.
LAGO DI GARDA
Meeting dei popoli
Dal 22 al 27 giugno si svolge
al Lago di Garda il « Meeting
della solidarietà e della ccoperazione tra i popoli ’89 ».
L’incontro è promosso da 30
organismi non governativi (tra
cui CISV, FOCSIV, ARCI, Mani
Tese, Pax Christi...) e intende
promuovere la coeperazione tra
i popoli, l’idea di un commercio
giusto con i paesi del Sud del
mondo, una politica di accoglienza nei confronti delle ondate migratorie.
Per sette giorni e in quattro
località si alterneranno dibattiti, feste, convegni, gruppi di studio, mostre mercato, spettacoli
teatrali e musicali.
Organizzato fra l’altro in concomitanza con il decimo anniversario della rivoluzione sandi
nista del Nicaragua, il meeting
farà particolare riferimento all’Europa, al dialogo fra i governi e le organizzazioni del volontariato.
Completano il quadro le iniziative dedicate all’educazione
allo sviluppo, all’ambiente, ai
problemi del Sudamerica e della Palestina.
Al momento centrale, il convegno di lunedì 26 giugno a Sirmione, dal titolo « Il Sud parla
al Nord » parteciperanno, oltre
alle delegazioni di 15 popoli, A.
Langer, padre E. Balducci, P.
Ingrao, D. Rosati.
Informazioni si possono avere
presso la segreteria del meeting,
C/o APASCI, Brescia, tei. 030/
44126.
Nel corso di una conferenza
stampa organizzata « a latere »
dell’assemblea di Basilea, il 19
maggio, nell’ambito del «Laboratorio per il futuro dell’Europa », un medico e un delegato
cattolico (francesi) e due dirigenti delle chiese del Pacifico
hanno reso la loro testimonianza
in merito agli esperimenti nucleari francesi a Mururoa.
Il dott. Jacques Monget, dell’Associazione internazionale dei
medici per la prevenzione
della guerra nucleare (IPPNW,
organismo che nel 1985 ha ricevuto il premio Nobel per la pace), ha rivelato che alcuni ricercatori, fra cui il comandante
Cousteau, avevano sollecitato
l’attenzione sulla minaccia rappresentata dalle emanazioni di
sostanze radioattive dal sottosuolo deH’atollo di Mururoa, dove hanno luogo gli esperimenti
francesi. Alcune di queste sostanze hanno una semi-durata
di vita pari a 25.000 anni...
Ora l’atollo, di origine vulcanica, presenta già delle spaccature e le esplosioni successive
hanno provocato delle fes
Alla festa del protestantesimo
(segue da pag. 1)
emergeva la visione di una società fondata sulla giustizia: « Perciò abbiamo bisogno di una chiesa migliore, più forte, più libera
della nostra forza e della nostra
libertà. Per volare come l’aquila
abbiamo bisogno della forza e
della libertà che sgorgano dall’Evangelo di Dio per il mondo ».
Cinquant’anni dopo sugli spalti
deirOlympia Stadion non sventolano più le croci uncinate, ma
quelle viola della più grande festa del protestantesimo in assoluto. L’aquila prussiana è morta.
Ora vola l’aquila della libertà. Se
l’odio, il culto di sé e quello della
razza, il genocidio pos.sono anco
ra costituire ragione di una colpa
collettiva, occorre dire che in
questi giorni di questa colpa si è
discusso apertamente, sapendo
che non la si può né cancellare,
né attribuire alle giovani generazioni.
Poco più di venti italiani hanno preso parte al KT di Berlino;
per tutti, almeno per qualche minuto delle intense giornate, l’appuntamento era allo stand valdese nel « mercato delle possibilità »! Una volta di più abbiamo
colto un interesse rinnovato per
questa nostra « diaspora protestante a sud delle Alpi ». E abbiamo capito che il KT — come
ha detto il suo presidente Hel
muth Simon, nel saluto finale —
rappresenta il « movimento del
protestantesimo che crede nella
lotta per Tatlermazione dei diritti civili». Il riferimento era al
Sud Africa, al Nicaragua e a tutte
quelle situazioni d’ingiustizia di
fronte alle quali occorre intensificare la lotta. Ma c’è un interrogativo finale che rimane senza risposta: perché le chiese continuano a vuotarsi mentre il KT non
trova confini alla sua enorme partecipazione? Il KT cresce sul terreno delle chiese evangeliche tedesche, ma in qualche modo le
precede e le giudica. Anche questo è un muro da abbattere.
Giuseppe Platone
sur azioni.
Pierre Parodi, responsabile della Comunità dell’Arca fondata da
Lanza del Vasto, ha ricordato
che gli esperimenti nucleari erano iniziati con un inganno, quando il governo francese aveva
preteso che i polinesiani fossero
stati « scelti » per questo compito. Cattolico anch'egli, ha rilevato che uno dei peggiori ostacoli alla soppressione di questi
esperimenti è la garanzia morale ad essi conferita dalla Conferenza episcopale francese.
Il pastore Akuila Yabaki, segretario per « Giustizia, pace e
sviluppo » in seno alla Conferenza delle chiese del Pacifico,
ha ricordato come quest’ultima
si sia impegnata in favore di
un Oceano Pacifico libero dal
nucleare. La conferenza si oppone con tutti i mezzi agli esperimenti, allo stoccaggio, allo spiegamento e al trasporto
di armi nucleari, e lavora per
impedire il passaggio di imbarcazioni e sottomarini nucleari,
così come il deposito di scorie
nucleari.
A sua volta, il vescovo cattolico di Kiribali, Paul Mear, presidente della commissione «Giustizia, pace e sviluppo » della
Conferenza episcopale del Pacifico, ha sottolineato che questa
ultima « condanna gli esperimenti di ordigni nucleari, il deposito delle scorie nucleari e
altre ».
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