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r
Anno 122 - n. 4
24 gennaio 1986
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
L'ospedale è nuovamente al
centro delTattenzione. E’ in pieno svolgimento il campionato
nazionale dei trapianti. Già si
delineano le schiere di tifosi, e
le regioni che non hanno ancora un ospedale per trapianti si
danno da fare perché anche da
loro sia possibile effettuarli. I^e
attrezzature magari non saranno così perfette come la scienza richiederehhe, ma che importa, l’importante è partecipare.
I medici scioperano. Chiedono più soldi, più aggiornamento, più libera professione, più
prestigio. Se l’ospedale deve essere il perno del nostro sistema
sanitario queste richieste possono apparire giustificate specie
Se portate avanti da chirurghi,
immunologi, anestesisti. Perciò
il governo si appresta a far arrivare agli ospedali fiumi di denaro e a ridar loro un ruolo
centrale nell’assistenza sanitaria. Questo potrà andare a scapito della grande maggioranza
di cittadini che non ha bisogno
di essere ospedalizzata, ma che
sul territorio si faccia prevenzione. igiene, educazione sanitaria per evitare il più possibile
il formarsi delle molte malattie
causate da errati comportamenti individuali o sociali. La riforma sanitaria era nata per rispondere soprattutto a questa
necessità.
Dei 40.000 miliardi di lire che
si spendono ogni anno per la
sanità, ril% va per pagare medici, specialisti che operano sul
territorio, il IS'/o per pagare 1
farmaci, il 52% va per le spese
degli ospedali, e solo il 4“/i) per
l’igiene, la profilassi, la prevenzione e l’educazione sanitaria.
SULL’ORA DI RELIGIONE FIDUCIA AL GOVERNO E DOCUMENTO DELLA MAGGIORANZA
Basterò la "risoluzione"?
Il documento votato dalla Camera ha salvato il salvabile ma è prevedibile che incontrerà uno
stuolo di « difficoltà tecniche »: di qui la necessità di non considerare conclusa la questione
Dopo l’approvazione del Concordato e delle disposizioni sugli enti ecclesiastici, nella primavera del 1985, Parlamento e
forze politiche avevano messo
nel dimenticatoio per qualche
tempo le questioni stato-chiese.
Con l’andamento sussultorio che
è tipico degli organi politici, nelle ultime settimane il tema è
tornato di massima attualità, il
Governo ha rischiato di cadere,
i giornali si sono dilungati sulle
secolari dispute tra laici e cattolici.
Il « merito » di questo risveglio di interesse è indubbiamente da attribuire al ministro della Pubblica Istruzione ed alla intesa sull’istruzione religiosa nelle scuole sottoscritta appunto
dal ministro Falcucci e dal presidente della Conferenza episcopale italiana Poletti. Le obiezioni rivolte all’intesa e, ancora di
più, aH’applicazione datane dal
ministro sono state illustrate
ampiamente negli scorsi numeri di questo giornale. Di queste
obiezioni sì sono fatti interpreti un gran numero di parlamentari. Oltre cento deputati di diversi partiti hanno sottoscritto
a titolo personale una mozione
contro la Falcucci. E duri documenti sono stati presentati,
nell’arco di pochi giorni, dai
gruppi parlamentari socialista,
repubblicano, liberale, missino,
demoproletario, della sinistra
indipendente, radicale e comu
nista. Ed anche due interpellanze, a firma dei deputati Codrignani e Spini (quest’ultima
centrata espressamente sulla
mancata attuazione dell’art. 9
deirintesa con la Tavola valdese) venivano a completare il
denso programma della Camera
dei deputati per il 14 e 15 gennaio. Mentre si andava svolgendo il dibattito, con la conferma
delle critiche rivolte alla Falcucci da tutte le parti politiche
(tranne la DC), si svolgevano
frenetiche riunioni per giungere
alla formulazione di un documento tale da accontentare quasi tutti. Lo scopo era quello di
ottenere i voti dei 5 partiti della maggioranza e del PCI. Ma
l’operazione non riusciva: i comunisti non erano disposti a rinunciare ad una espressa condanna della Falcucci, mentre i
liberali, che a suo tempo non
avevano approvato- il nuovo
Concordato, rifiutavano di avallare l’intesa con la CEI che dal
Concordato deriva. Si è giunti
così alla questione di fiducia posta da parte del Governo ed approvata il 16 gennaio dalla maggioranza.
Il documento approvato dalla
Camera (vedi stralci e sunto a
p. 3, n.d.r.) è evidentemente il
frutto di una somma di richieste ed esigenze diverse, tanto da
renderne in qualche punto difficile la lettura e l’interpretazione. E qui sta il primo motivo
Lotta contro la lebbra
Per la giornata di lotta contro la lebbra pubblichiamo a p. 7 un
servizio sul viaggio in Asia del past. Bertolino (a destra nella foto).
di perplessità. Passato questo
episodio parlamentare la gestione della materia e quindi anche
della risoluzione approvata dalla Camera torna nelle mani del
ministro della Pubblica Istruzione e delle strutture scolasti
LA DONNA E LA CHIESA - 1
Per anni si è detto che bisognava ridurre i posti letto in
ospedale, che bisognava cominciare ad osservar© gli standard
europei di posti letto per abitante e migliorare l’assistenza
di base.
Una frontiera della speranza
che, della cui buona volontà si
può avere qualche motivo di dubitare. Il dibattito parlamentare
rischia di restare un fatto isolato; e la risoluzione approvata
non è una legge, ma una direttiva al Governo, che vale solo in
quanto le forze politiche e culturali vigilino per farla rispettare. E’ probabile che nei prossimi mesi verrà accampato un numero rilevantissimo di « difficoltà tecniche » per non attuare
la risoluzione: quelle difficoltà
tecniche che già in Parlamento
hanno impedito di affermare che
le lezioni di religione vanno collocate tendenzialmente alla pri
II medico di base però non è
stato motivato (se non dal punto di vista economico) a partecipare alla riforma sanitaria
e le cose sono andate sempre
peggio. Oggi si inverte la tendenza, si parla sempre più spesso di managers per le USSL, di
efficienza ospedaliera e anche di
riaprire i manicomi. Non importa se il rapporto sullo stato
di salute della popolazione fa
emergere ancora una volta la
necessità della prevenzione e
dell’educazione sanitaria. Allo
sfascio della sanità non si reagisce con misure organizzative
che diano nel tempo soluzione
ai problemi di tutti, si reagisce
sul piano dell’immagine e gli
ospedali tornano a sembrare
fabbriche delia salute, non importa se in realtà sono solo officine di riparazione.
Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di
Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno
in Cristo Gesù. E se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abra
mo, eredi secondo la promessa.
(Galati 3: 27-23)
Anche noi stiamo correndo
questo rischio coi nostri ospedali. eppure abbiamo una tradizione di medicina sul territorio, di educazione sanitaria
(penso al lavoro delle diaconesse visitatrici). Una tradizione da
rinnovare.
Giorgio Gardiol
Sono passati quasi duemila anni da quando l’apostolo Paolo
lanciava il suo proclama di liberazione e di eguaglianza: per chi
vive della fede in Cristo e diventa partecipe della sua grazia, della sua salvezza, per chi si lascia
rivestii e della forza rinnovatrice
del Risorto, inizia una nuova era;
un m~ndo nuovo, vissuto nell’amof , nella libertà, capace di
creare nuovi rapporti interpersonali di fratellanza e di pace. Di
conseguenza devono cadere _ le
barriere che dividono l'umanità:
culture e tradizioni diverse, razze, posizione sociale, le barriere
che dividono i ricchi dai poveri,
sfruttatori e sfruttati, colti ed
analfabeti, uomini e donne.
E’ triste però constatare che
duemila anni di era cristiana
non sono stati efficaci nel realizzare questo proclama di liberazione e di uguaglianza.
Infatti, nella cosiddetta civiltà
cristiana, tutte queste barriere
sono sopravvissute e durano tut
tora. Anzi, nel nome dello stesso
Dio, dello stesso Salvatore, i cristiani hanno eretto nuove barriere: si sono combattuti ed uccisi
in nome dell’odio confessionale;
oggi nuove barriere di ingiustizia dividono cristiani ricchi e
sfruttatori da masse credenti, affamate ed oppresse. Il nome di
Dio, di Cristo è scritto sopra
troni di potere, mentre per altri,
fede deve significare servilismo,
sfruttamento e cieca obbedienza.
Cristiani bianchi e cristiani neri
si affrontano con violenza, perché le barriere razziali non sono state abbattute. Una nuova
pseudo-cultura, folle, di disgregazione, di avidità, di profitto egoistico, oggi riversa sull’umanità
nuova violenza. La minaccia di
una distruzione atomica è una
nuova, terribile barriera.
E dentro, altinterno di queste
barriere, che costituiscono la nostra realtà, esiste, ancora oggi,
un’altra barriera: la discriminazione fra uomo e donna, ma
schio e femmina. Infatti molto
spesso la donna porta nella sua
esistenza una doppia discriminazione, una doppia oppressione,
una doppia ingiustizia, una doppia violenza.
Che cos’ha fatto la Chiesa nel
corso della sua storia per la « liberazione » della donna dalla discriminazione, dall’essere considerata una creatura inferiore,
sottomessa, senza valore, senz.a
autorità, senza potere, senza
storia?
Poco o nulla. Il maschio, che
deteneva il potere religioso nel
popolo d’Israele, ha continuato
ad attribuire al sesso maschile
ogni posizione e ministero di rilievo nella Chiesa: come se solo
a uomini, a maschi. Cristo avesse affidato la testimonianza e la
vita delle comunità.
Ma, in virtù del battesimo —
lo dice l’apostolo Paolo nel passo che abbiamo letto — maschio
e femmina sono uguali nell’eredità della promessa. Entrambi
partecipi dello stesso perdono e
della salvezza in Cristo, entrambi chiamati alla nuova vita in
Cristo, entrambi cittadini del ReGiuliana Gandolfo
ma o all’ultima ora in tutte le
scuole. Questa indicazione c’è
però nel documento parlamentare per la scuola elementare
(dove in molte classi il maestro
farà probabilmente anche la lezione di religione). Si tratta di
una affermazione importante,
perché per la prima volta in un
atto ufficiale dello stato si dice
chiaramente che questo è il modo migliore per evitare discriminazioni. La stessa cosa aveva
detto il Sinodo del 1984.
Altre note decisamente positive vengono dalla previsione
che la valutazione dell’insegnamento religioso (e quella delle
eventuali attività alternative)
non fìpuri sulla pagella; dall’invito ad attuare l’intesa valdesemetodista e a concludere quella
con le Comunità israelitiche; dal
richiamo della legge 449 anche
per l’insegnamento della religione nelle scuole materne. Positiva è anche la previsione che gli
studenti della scuola media superiore possano scegliere personalménte se avvalersi o meno
dell’insegnamento religioso. In
proposito c’è da segnalare un
piccolo problema tecnico giuri
{continua a pag. 12)
Gianni Long
(continua a pag. 3)
2
2 fede e cultura
24 gennaio 1986
SCELTA PER LA PACE E CONFESSIONE DELLA FEDE - 3
UN VOLUME DA UTILIZZARE
Riarmo e riconciliazione Protestanti perchè
Le chiese che avevano nutrito delle illusioni rispetto alla politica del
deterrente hanno dovuto constatare il fallimento di questa linea
Gli ultimi anni 70 segnano storicamente la fine della distensione e im nuovo impulso al riarmo
e un riacutizzarsi della tensione
fra est e ovest. In questa situazione la questione della guerra
atomica si ripropone con nuova
forza alla attenzione delle chiese. Il problema si è fatto più scottante con la nuova possibilità di
una ^erra atomica limitata. Il
principio deirequilibrio del terrore, che aveva d.ato una tranquillità precaria per alcuni anni, per
cui una guerra atomica era praticamente impossibile, viene messo in crisi dalle nuove tecnologie, che hanno creato bombe più
piccole, utilizzabili per guerre
atomiche limitate, per esempio,
airEuropa. L’ipotesi di una guerra atomica « pulita » in particolare ha suscitato sul continente europeo le reazioni più forti. La
possibilità di mantenere la pace con le armi e con il terrore
viene messa in crisi; le trattative
non hanno portato ad alcun risultato e lè armi, invece di diminuire, sono aumentate, diventando
sempre più sofisticate.
Le chiese
Le chiese, che negli anni sessanta ancora avevano nutrito delle illusioni rispetto alla politica
del deterrente, hanno dovuto constatare il fallimento del tentativo
di mantenere una uace armata. A
livello di coscienza nolitica, è venuto alla luce sempre più chiaramente il nesso fra riarmo e fame
e sfruttamento del terzo mondo:
le risorse, in denaro ed intelligenza, usate per produrre armi,
sono risorse tolte ai paesi che più
ne hanno bisogno per cui già ora
la bomba miete le sue vittime. In
questa situazione le chiese denunciano da un lato le ingiustizie
sociali ed economiche, ponendosi
dalla parte degli oppressi, dall’altro si propongono come luogo di
incontro, di dialogo, di mediazione nel tentativo di risolvere i
conflitti, cercando di assumere su
di sé, in modo sempre più completo, il ministero della riconciliazione.
Alla fine degli anni settanta le
chiese riformate olandesi sono
state le prime a riflettere e a
prendere posizione sul tema delle
armi nucleari, fornendo la base
per una riflessione anche nei paesi vicini. Il metodo seguito dagli olandesi è interessante: una
commissione sinodale ha elaborato del materiale informativo e
teologico raccolto in un manuale da discutere nelle comunità locali 1. n sinodo del 1980, visti i
risultati della discussione, ha elaborato e pubblicato una lettera
pastorale I riformati olandesi
individuano nella corsa al riarmo, nell’uso e nel possesso, anche
a SCOPO deterrente, delle armi nucleari i segni di una srave crisi
e disobbedienza nei riguardi di
Dio, per cui si viene meno al comandamento dell’amore verso il
prossimo, per affermare unicamente se stessi e il proprio diritto a sopravvivere a qualunque costo. A partire dalla confessione
di fede che Gesù Cristo è la nostra pace, i riformati olandesi, rifiutando le false sicurezze create
dalle armi nucleari, si sono pronunciati per un disarmo anche
unilaterale del proprio paese.
La riflessione dei riformati olandesi ha stimolato anche le chiese
riformate della Repubblica federale di Germania a pubblicare a
nome del proprio organo di rappresentanza, il Moderamen, una
dichiarazione in occasione del
r Assemblea dell’ Alleanza riformata mondiale ad Ottawa, nell’agosto del 1982^. I riformati tedeschi, dopo avere constatato il
fallimento della politica del deterrente, considerando le conseguenze sociali, economiche ed
ecologiche del riarmo nucleare,
confessano nella loro dichiarazione la loro fede in Gesù Cristo,
contro le scelte di morte rappresentate dai mezzi di distruzione
di massa (armi ABC = atomiche,
batteriologiche e chimiche).
L’elemento nuovo, che ha suscitato in Germania le reazioni
più accese e le polemiche niù acute è rappresentato dal richiamo
dello status confessionis per la
situazione presente. Questa esipressione non è nuova nel dibattito teologico sul tema della pace in Germania: già alla fine degli armi ’50 era scoppiata una polemica sul riarmo atomico delle
due Germanie, in cui si era usata
l’espressione « status confessionis » in modo analogo da parte
degli oppositori del riarmo. Alla
base della protesta di quegli anni stava la palese volontà di ignorare ogni buona intenzione di
riappacificazione dell’Eurapa, in
particolare con l’installazione di
armi nucleari nel cuore del continente, a pochi anni dalla fine
della seconda guerra mondiale.
Già alla fine degli anni ’50 il teologo Helmut Gollwitzer aveva messo in evidenza come la nuova
qualità della guerra nucleare
mettesse in crisi la vecchia teoria della « guerra giusta », accettata anche in campo protestante,
in quanto le armi nucleari distruggevano in realtà ciò che pretendevano di salvaguardare.
Perciò alle spalle della dichiarazione del Moderamen c’è una
lunga riflessione di carattere etico e storico. Secondo l’organismo
riformato, nella situazione attuale la chiesa non può più né giustificare la guerra, né rimanere
neutrale:
Ci sentiamo chiamati ad opporci con la confessione della fede alla bestemmia del riarmo
atomico che distrugge ogni vita.
La preparazione nucleare dell’olocausto universale (...) avviene in opposizione agli articoli
fondamentali della fede cristiana (...). La questione della pace
è una questione di fede *.
La chiesa deve perciò da un lato diventare un luogo e uno strumento di riconciliazione, daH’altro dire che la situazione presente non è più giustificabile né
accettabile cristianamente.
LucUla Peyrot
^ ¡Kirche und Kernbewaffnung. Materialien für ein neues Gespräch über
die christliche Friedens Verantwortung.
Als Handreichung vorgelegt von der
Generalsynode der Nederlandse Hervormerde Kerk, Neukiehen-Vluyn, Neukirchener Verlag, 1981.
^ La traduzione italiana della lettera
pastorale del sinodo riformato olandese si può trovare sul /Veti, 4^, 22 dicembre 1983, Documentazione,
® Das Bekenntnis zu Jesus Christus
und die Friedensverantwortung der
Kirche- Eine Erklärung des Mqderamens des Reformierten Bundes, Gütersloh, Gütersloher Verlagshaus Gerd
Mohn, 1982; -la traduzione italiana
delle tesi si può trovare sul'lVeu. 22 dicembre 1982, 19-22.
* In Das Bekenntnis zu Jesus Christus, p. 4.
Più di una volta persone estranee aH’ambiente delle nostre
chiese mi hanno chiesto informazioni sul protestantesimo italiano e straniero. Va da sé che
ima o due chiacchierate non esauriscono un argomento così vasto.
Esiste tuttavia un libro della
Claudiana, pubblicato tre anni fa,
che risponde in modo egregio all’esigenza, espressa da più parti,
di conoscere la realtà del protestantesimo ^
Ho utilizzato personalmente
questo volumetto come base di
partenza nei confronti di persone adulte che hanno svolto un
catechismo di massima in vista
del loro ingresso nella nostra
chiesa. E da due anni utilizzo,
mi pare con risultati positivi, il
volumetto di Girardet come testo di riferimento per l’ultimo
corso di catechismo, quello che
in genere precede la cosiddetta
’’confermazione”.
L’impianto di questa pubblicazione ohe supera di poco le cento pagine è molto chiaro: vediamolo brevemente. Diviso in cinque sezioni il volume parte dalla
storia della Riforma con accenni alla « Riforma prima della Riforma » e uno sguardo a volo
d’uccello da Lutero al protestantesimo deH’800, « religione della
libertà, della democrazia e anche, in qualche misura, della giustizia sociale ».
Ma il punto più interessante
del libro è la sezione concernente
« lo specifico protestante » che
sviluppa i seguenti argomenti: la
salvezza per Grazia; la centralità
della Bibbia; l’appello alla libertà e alla responsabilità; la chiesa
senza gerarchie e il principio protestante ovvero, spiega Girardet
su quest’ultimo punto, «la capacità di esercitare la critica su tutte
le realizzazioni storiche della fede cristiana e anche sulle proprie
SELEZIONE
Caro direttore,
la casa editrice « Selezione dal Reader's Digest », con l’avallo e l’imprimatur della Curia milanese, ha gettato
sul mercato un’edizion&-»i condensata »
della Bibbia, in cui è stato soppresso
Il 40 per cento dell’Antico Testamento e il 10 per cento del Nuovo.
La coincidenza di questa notizia col
dibattito in corso sulla « Luce » sull’imposizione, da parte della salesiana Libreria della Dottrina Cristiana, dell’imprimatur sulla edizione completa della « Traduzione interconfessionale in
lingua corrente » (TILC), mi induce ad
alcune riflessioni.
Come mai il cardinale Martini, biblista di grande valore, che nel 1976
era stato tra i revisori della TILC del
Nuovo Testamento e aveva accettato
che quella prima edizione circolasse
senza alcun imprimatur, oggi asseconda la discutibile edizione di « Selezione »? Come mai la Libreria della
Dottrina Cristiana aveva acconsentito
nel 1976 a pubblicare senza imprimatur
il Nuovo Testamento nella TILC e lo ha
preteso ora per l’edizione completa?
A Milano un’operazione puramente
commerciale coinvolge perfino un uomo
come Mons. Martini, a Roma la collaborazione ecumenica tra Alleanza Biblica Universale e Libreria della Dottrina Cristiana viene mortificata da un
imprimatur non previsto.
La TILC del solo Nuovo Testamento
senza imprimatur è stata un grandissimo successo editoriale; perché un
uguale successo non avrebbe dovuto
ripetersi per l'edizione completa? Perché la L.D.C. ha temuto che senza
l’imprimatur l’opera avrebbe incontrato difficoltà sul mercato cattolico?
'insomma. l’Ordine dei Salesiani e
la sua LjD.C., per difendere il grosso
capitale impegnato neH’ipipresa della
TILC, hanno preferito mettersi in regola col regime wojtyliano e tanto
peggio per l’ecumenismo. Per l’edizione di « Selezione » e per la TILC le
ragioni commerciali prevalgono su ogni
altra considerazione. Col suo permesso di stampa apposto sulla TILC il
cardinale Ballestrero, Presidente della
Conferenza Episcopale Italiana, non ha
solo certificato l’ortodossia dell’opera,
ma ha anche dichiarato apertamente
qual è la profonda concezione del rapporti ecumenici nel cattolicesimo ufficiale italiano attuale.
L’Alleanza Biblica Universale non
doveva subire una tale imposizione,
né poteva, senza tradire se stessa,
partecipare a una presentazione comune della TILC, come se nulla fosse
successo. Ce ne dispiace per il pastore Renzo Bertalot, che al lavoro ecumenico ha dedicato tanta parte della
sua opera, ma anch’egli deve prendere
atto del mutamento di clima che si
è verificato nei rapporti ecumenici e
trarne le inevitabili conseguenze, come fa Paolo Ricca, che ha titoli ecumenici non inferiori, nel suo intervento sulla ■■ Luce », che ci deve far meditare tutti. Certi atti di arroganza non
possono passare in silenzio: il protestantesimo internazionale ne deve essere informato.
Ancora una volta dobbiamo riconoscere che è bene che avvengano gli
scandali.
Giacomo Quartino, Genova
NON HA RISPOSTO
Caro direttore,
mi dispiace abusare della pazienza
dei lettori, ma, mi è indispensabile
chiedere un altro breve supplemento
di parola.
Ringrazio il pastore Bertalot di aver
notato nel mio precedente intervento
una sincera fraternità, che definisce
simpaticamente « aria fresca »; ma appunto il suo attefggiamento, altrettanto fraterno, mi autorizza a richiedergli
quella risposta precisa che non mi ha
dato, forse perché il mio tono cosi
poco perentorio non gli ha fatto avvertire la mia domanda. Quindi gliela
ripropongo: non crede che tutto il rispetto per i <r diversi da noi » non ci
esima dal testimoniare la nostra fede
nel momento in cui tacere significa
nasconderla, mimetizzarsi? E non crede che questo sia uno di quei momenti? Possiamo accettare l’imprimatur,
cioè accettare di farci dire « bravi ))
da un’autorità umana che. per noi
evangelici. .<ii sostituisce all’unico Cristo in cui crediamo?
Dobbiamo parlare chiaramente, perché non si tratta di sentirci « i .soli detentori della verità », ma di essere fedeli testimoni di quello che crediamo.
Non comprendo che cosa significhi
« fare molla strada per difendere Firn*
primatur »; ma so che è necessario
camminare per seguire il Cristo nudo
sempre, anche se ci porta in una direzione diversa da quella che vorremmo, anche quando ci dice di scuotere
la polvere dai nostri calzari.
Non crede dunque il pastore Bertalot di dovere ai fratelli cattolici — in»
vece di una difesa d’ufficio — dare
ora que.sta preci,sa testimonianza evan
gelica : che uno solo è il Maestro? Per
che se non ci convertiamo tutti a que
sta verità — lasciando da parte Lule
ro o Calvino, Gregorio XVI o il con
cilio vaticano II. e, per finire, il di
ritto canonico — non vi sarà mai ecu
menismo. E il segnale ci è stato dato
che questo è un momento per dirlo
chiaro. D non lo crede?
Ninfa Quartino Raggi, Genova
realizzazioni storiche e di prenderne le distanze. Il protestante
deve essere sempre nronto ad
uscire da se stesso e dalle proprie -sicurezze, a mettere in questione se stesso. Come Abramo
che, nella terra dei Caldei, rispondeva alla chiamata di Dio, per
andare in un paese che non conosceva ».
Una terza parte del libro di carattere informativo riguarda il
protestantesimo mondiale che interessa il « 25,3% dei cristiani e il
7,9% della popolazione mondiale ». Un successivo capitolo tocca il protestantesimo italiano.
Girardet ritiene che il protestantesimo in Italia, anche se non
ha dato origine a una chiesa di
massa, ha dato corpo a formazioni ecclesiastiche stabili, durature, come non è successo ad
altre formazioni religiose ed ha
elaborato una propria cultura legata alla propria storia e alla propria collocazione nella società
Secondo l’autore i protestanti italiani assommano a circa 400.000
persone, considerando tutte le denominazioni.
Infine arriviamo al capitolo
che, almeno ai giovani catecumeni, piace di più: le differenze
tra cattolicesimo e protestantesimo, esposte con serena obiettività. Un capitolo questo che integrerei con il documento sul
l’ecumenismo del nostro Sinodo.
Il libro si chiude con una ricca appendice in cqi compaiono
dieci schede su: la chiesa; il culto; il battesimo; i battezzati e i
membri di chiesa; l’interpretazione della Bibbia; il ministero
pastorale; le finanze ecclesiastiche; i protestanti e il papato; il
Consiglio ecumenico delle chiese;
le chiese evangeliche in Italia.
Quest’ultima scheda fotografa la
realtà delle chiese ’’storiche” e le
chiese dell'area ’’evangelical”. li
tutto si conclude con alcuni suggerimenti bibliografici di opere
in italiano che spaziano dalla storia del protestantesimo all'ecumenismo sino ad una serie di indirizzi utili per saperne di più.
Da parte cattolica 1’« Avvenire » e la rivista « ¡Popoli e missioni » hanno recensito questo libro
in termini positivi, riconoscendo
all’autore un notevole sforzo di
obiettività. Con Girardet siamo
lontani dai toni polemici nei confronti del cattolicesimo e da quelli laudativi nei confronti di casa
nostra; lo stile è quello di un
giornalismo asciutto, informato,
leggibile e ricco di nroblemi
aperti. In conclusione abbiamo
da offrire un interessante biglietto da visita a chi non ci conosce
o a chi vuol approfondire la conoscenza del protestantesimo.
Giuseppe Platone
' Giorgio Girardet. Protestanti perché. Claudiana. Torino 1983, pp. 120.
L. 4.900.
LUNEDI’ 27 GENNAIO
ore 22.30 circa - RAI 2
PROTESTANTESIMO
IN TV
Il « contenitore » presenterà questo numero ne « Il
punto » sull’attualità un filmato su : « L’ora di religione
nella scuola », seguirà un dibattito con Paolo Spanu ed
il sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione
On.le Amalfitano. Lo spazio
«1 + 1 » sarà dedicato alla
corrispondenza con i telespettatori ed infine per l’angolo
culturale, « Il riflettore » si accenderà su Giuliano Toraldo di Francia, professore di
filosofia della scienza; l’intervista avrà per tema; « L’infinito tra fisica e metafisica».
L
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24 gennaio 1986
fede e cultura 3
RASSEGNA STAMPA Basterà la
La parola ai protestanti
Sull’ora di religione, in questi giorni, interviste e riflessioni di esponenti del mondo evangelico - L’articolo di Giampiccoli, le dichiarazioni di « Zizi » Platone, la polemica Spini - Polettì
Col passar delle settimane la
discussione e la polemica sull’insegnamento della religione a
scuola, anziché calmarsi, tendono piuttosto a salire di tono e a
occupare le pagine di un numero crescente di giornali.
Stampa Sera del venti gennaio, per esempio, dà la parola
al direttore deH’«Eco-Luce» Franco Giampiccoli, che illustra le
posizioni degli evangelici italiani sul modo in cui a scuola si
dovrebbe trattare il fenomeno
religioso. «Desideriamo una scuola con presenza pluriconfessionale? — scrive Giampiccoli — Al
contrario, siamo per una scuola
in cui non siano presenti le istituzioni religiose in quanto tali. Il
che non vuol dire escludere dalla
scuola la cultura religiosa. (...)
Sia la scuola, nella sua piena responsabilità, ad organizzare questa ricerca culturale, con suoi
programmi e suoi insegnanti, inserendo lo studio del fatto religioso nel contesto delle varie discipline che ne sono interessate ».
Più avanti Giampiccoli così
conclude : « L’opposizione valdese-metodista all’insegnamento religioso confessionale non ha dunque radici anticattoliche. L’invito
ad allargare al massimo il fronte
dei no ha come scopo di indebolire l’insegnamento religioso confessionale per favorire un cambiamento di fondo, una riforma
ben più profonda, moderna, laica ed evangelica, della modesta
revisione concordataria. Certo è
un discorso a lungo respiro. Per
l’oggi cerchiamo di limitare al
massimo i danni combinati dal
ministro Falcucci ».
Vera Schiavazzi (Il Messaggero, 17 gennaio) ha invece raccolto dichiarazioni del pastore
« Zizi » Platone e di Marco Armand Hugon, sindaco di Torre
Penice, anche lui valdese. La
Schiavazzi scrive ; « Il proble
ma, nelle valli, non è soltanto
ideologico o politico: c’è l’esigenza concreta di garantire ai
bambini e ai ragazzi valdesi,
che ovviamente sceglieranno di
’non avvalersi’ dell’ora di religione, possibilità alternative ».
« Centinaia di bambini non cattolici non potranno certo essere ’pascolati’ mentre il prete arrivato da Pinerolo tiene la sua
lezione » ironizza Platone.
Le pagine de II Corriere della
Sera e La Repubblica ospitano
invece una dura polemica fra
Giorgio Spini e il cardinale Poletti, presidente della CEI. Il
primo intervento era stato di
Spini sul quotidiano milanese,
rii gennaio. La «pietra dello
scandalo » è stato questo passaggio : « In un caso come questo, il piano dei successi e insuccessi politici conta meno dì
quello delle coscienze. E su questo piano certi problemi di immagine non si possono trattare
con leggerezza, perché di fatto
sono problemi di testimonianza
cristiana di fronte al mondo.
Non è stato uno spettacolo entusiasmante quello di un episcopato il quale, anziché sollecitare esso stesso un dibattito ampio e profondo, ha accettato di
svicolare alla chetichella per una
via procedurale che dava l’impressione di una manovra per
mettere il Paese davanti a un
fatto compiuto ».
« Si è dato da pensare che all’episcopato importasse soprattutto di farsi mantenere a spese del contribuente un corpo di
catechisti più numeroso che fosse piossibile, magari sprovvisto
di titolo adeguato aU’insegnamento ma vincolato alla gerarchia, quasi a compensare per
via tortuosa e indiretta l’abolizione della congrua per il clero ».
Il 14 gennaio, dalle colonne di
« Repubblica », è giunta la replica, irosa quanto poco argomentata, di Potetti : « L’illustre
professore (Spini, ndr) è libero
di pensare come crede, ma non
già di offendere la verità, ignorando il testo esatto deH’intesa
e di offendere pure non tanto
l’episcopato italiano, ma soprattutto gli stessi cittadini italiani
che sono capaci di leggere, di intendere, e hanno piena libertà
di scegliere».
Il dì seguente, di nuovo sul
« Corriere », la contro-replica,
assai sarcastica, di Spini, che
afferma tra l’altro : « Mentivo
sapendo di mentire. Il testo esatto deU’intesa reca che a pagare
10 stipendio agli insegnanti di
religione non sarà il contribuente italiano, perché la GEI provvederà alla spesa di tasca propria. I protestanti come me, anziché essere costretti a pagare
l’insegnamento della religione
cattolica, riceveranno per la Befana un regalino personale del
cardinale Potetti. A parte il fatto che gli insegnanti saranno pochissimi, scelti con selezione severa dei loro titoli da parte delle autorità statali ».
Il Manifesto del 15 gennaio
pubblica invece ampi stralci del
discorso tenuto alla Camera il
giorno precedente dall’on. Valdo
Spini, nella sua « particolare posizione di socialista e di valdese », un vero e proprio « Decalogo anti-Falcucci » (così il titolo dell’articolo). Citiamo: «1. E’
incongruo il richiamo della circolare Fateucci alla legge 449
che, in quanto regolante i rapporti coi Valdesi, non può essere richiamata in, una circolare
suH’insegnamento cattolico ».
(...) «3. In osservanza dell’art.
9 della legge 449 deve essere sancito con precisione che l’insegnamento della religione cattolica non avvenga mai in orari
che possano avere effetti comunque discriminanti per gli alunni
che abbiano dichiarato di non
volersene avvalere, con particolare riguardo alte scuote materne ed elementari, in cui l’insegnamento deve essere concentrato all’inizio o alla fine delle
lezioni ».
(...) «6. Deve essere chiaro
che sia l’insegnamento religioso,
sia te attività culturali alternative, in attesa di regolare con
legge la materia, sono attività
facoltative ».
Ancora su II Corriere della
Sera, invece, il 14 gennaio è apparsa un’intervista al pastore
metodista Valdo Benecchi, membro della Tavola, L’argomento è
l’art. 10 della legge 449, quello
che stabilisce che, su richiesta
di studenti, genitori o organi
collegiali possano essere organizzate nelle scuole attività di
studio e di dibattito sul fatto
religioso e te sue implicazioni
(non attività di insegnamento
confessionale), con la sola clausola — richiesta per altro dalla
Tavola — che te spese inerenti
a queste manifestazioni siano a
carico delle chiese e non dello
Stato.
Benecchi così risponde al giornalista Nicola D’Amico : « Non
si tratta di assicurare tanto un
diritto a noi, quanto un servizio a tutta la scuola. Del resto
sono già numerose te scuole che
in passato ci hanno chiamato a
svolgere questo lavoro di arricchimento culturale, di testimonianza indiretta. Qualche volta
11 nostro intervento è richiesto
dagli insegnanti di storia, soprattutto quando arrivano, nel
corso dello svolgimento del programma, all’argomento della Riforma. Ma altre volte si tratta
di dibattiti fraterni con l’inse
gnante di religione cattolica.
Perché una cosa va chiarita : che
la porta aperta dalla legge 449
alla presenza dei nostri pastori
nella scuola pubblica non è una
concessione, dal momento che
siamo stati noi a rinunciare per
i nostri ragazzi alla religione
nella scuola (che, se avessimo
voluto, non avrebbe potuto esserci negata); nè dev’essere una
lezione ’alternativa’ all’ora di
religione cattolica; e tanto meno un riempitivo... ».
Infine, l’Ora di Palermo ha
pubblicato il 13 e il 14 gennaio
due articoli di Pietro Trotta. Nel
secondo di essi, che confuta l’affermazione secondo la quale sarebbe di grande « valore culturale » l’insegnamento della religione cattolica, si legge : « Per
chi non lo sapesse, l’insegnamento religioso sarà impartito
esclusivamente da docenti scelti dalla gerarchia cattolica e si
fonderà su libri di testo che la
stessa gerarchia sottoporrà al
suo esclusivo vaglio, corredandoli con una sorta di imprimatur. Viene, quindi, esclusa ogni
forma di possibile approccio
critico alla dottrina e alla tradizione cattolica. (...) In tate
quadro, è evidente che i contenuti deU’insegnamento ed i modelli di cui la Chiesa Cattolica
sarà portatrice nella scuola non
potrarmo che essere alternativi
ai valori di libertà, eguaglianza,
democrazia, pluralismo, confronto, ai quali i giovani devono essere educati ».
Lo scritto di Trotta si conclude discutendo quali forme
debba avere il discorso sulla religione all’interno della scuola :
« Il fenomeno religioso ha così
profondamente segnato il corso
della storia, l’evoluzione del pensiero, l’arte, ecc., che la scuola
mancherebbe al suo compito
educativo ove ritenesse di poterlo ignorare ». Paolo Fiorio
"risoluzione"?
(segue da pag. 1)
dico: l’Intesa valdese-metodista,
e conseguentemente la legge 449
parlano, sia pure come riferimento alla normativa vigente,
di scelta degli alunni maggiorenni. E' positivo che lo stato
voglia estendere questo diritto
a tutti gli studenti delle superiori; ma occorrerebbe una piccola modifica dell’Intesa. Non si
può cedere al principio che lo
stato, dopo aver imposto l'approvazione articolo per articolo
del testo dell’Intesa, possa ora
scegliere di modificarla unilateralmente creando un pericoloso
precedente.
In conclusione, la recente vicenda parlamentare ha portato
ad un documento in larga misura positivo; ma ciò non deve
indurre ad abbandonare l’impegno per una puntuale applicazione dell’Intesa del 1984 e contro ogni prospettiva di clericalizzazione della scuola.
Gianni Long
DALLA RISOLUZIONE VOTATA ALLA CAMERA
Impegni per il Governo
Pubblichiamo ampi stralci della « risoluzione » approvata dalla
Camera contestualmente al voto di fiducia al governo.
Il documento, dopo essersi richiamato aH’intesa tra il ministro della Pubblica istruzione e il
presidente della Conferenza Episcopale sottoscritta il 14 dicembre scorso, impegna il governo:
1 ) « a fissare natura, indirizzi e
modalità di svolgimento e di valutazione delle attività culturali e
formative offerte dalla scuola a
chi intenda non avvalersi dell'insegnamento della religione per
assicurare la scelta tra alternative entrambe note e definite, predisponendo tempestivamente, e
in ogni caso entro il 30 aprile, le
misure necessarie anche con
eventuali provvedimenti di legge ».
Il documento impegna inoltre
il governo a: 2) « fissare al 10 febbraio per l'anno scolastico '86-87
il termine della preiscrizione alla
scuola materna, alla prima classe della scuola elementare e alla
prima classe della media, necessaria per la successiva iscrizione, e
a confermare al 7 luglio la data
della iscrizione a tutte le classi e
del contestuale esercizio del diritto di avvalersi o non avvalersi
dell'insegnamento. Nel caso di non
esercizio del diritto di opzione si
stabilirà quali attività alternative
possano essere praticate »; 3)
« presentare immediatamente un
apposito provvedimento legislativo per consentire che nella media superiore gli studenti possano
esercitare personalmente il diritto di avvalersi o meno dell'insegnamento »; 4) « esprimere ai direttori didattici e ai collegi docenti della scuola elementare ai
quali è affidata la responsabilità
dell'organizzazione e della nrogrammazione didattica, la necessità che sia assicurato tanto lo
svolgimento delle attività di insegnamento della religione cattolica quanto le attività didattiche
per gli allievi che non si avvalgono dell'insegnamento, rappresentando l'esigenza di collocare
entrambe le attività nell'ora iniziale o finale delle lezioni per
non dar luogo a discriminazione».
Il documento prosegue impegnando il governo a: 5) « definire
le "specifiche ed autonome attivi
tà educative” in ordine all'insegnamento della religione cattolica nella scuola materna
pubblica, tenendo conto dei
criteri che caratterizzano gli
orientamenti dell'attività educativa nella scuola materna pubblica in materia di educazione religiosa e a precisare i criteri di
utilizzazione del tempo riservato
a detto insegnamento in modo da
tener conto delle particolari esigenze del bambino e del rispetto
dovuto alla scelta fatta dai genitori o da chi esercita la patria
potestà in materia di insegnamento della religione, al fine di non
consentire alcuna forma di discriminazione, anche in relazione
a quanto stabilito dalla legge n.
449 del 1984 » (Intesa valdese-metodista). Il documento impegna
inoltre il governo a: 6) « predisporre un apposito modulo, distinto dalla pagella per la valutazione del profitto sia per l'insegnamento religioso, sia per le at
tività alternative per evitare che
le diverse scelte possano rappresentare motivo di discriminazione»] 7) « riferire al Parlamento
al termine dell'anno scolastico
'86-87 sui risultati del nrimo anno di applicazione della nuova
normativa per porre rimedio a
eventuali inconvenienti e mettere
a punto eventuali correttivi nell'applicazione dell'intesa, fermo
restando quanto previsto al terzultimo e al penultimo capoverso
dell'intesa stessa ».
Nel documento si impegna infine il governo « a sollecitare gli
accordi con la tavola valdese per
l'adozione della circolare attuativa » della relativa intesa; « a
concludere le intese con l'unione
delle comunità israelitiche e altre confessioni religiose che ne
abbiano fatto richiesta e a sottoporre preventivamente al Parlamento ogni proposta o ipotesi di
accordo concernente materie concordatarie o l'attuazione di principi sanciti dall'accordo concordato al fine di consentire alle camere di esercitare in tempo utile
i propri poteri di indirizzo ».
TORINO 1 - 2 FEBBRAIO
Convegno per la pace
Procede la preparazione del
Convegno promosso dal MIR/Movimento nonviolento Piemonte,
dai comitati pace e disarmo,
Annpia, ACLI, che si terrà nei
giorni 1-2 febbraio a Torino presso il Palazzo Lascaris, via Alfieri,
su: « Incostituzionalità dei missili - Diritto/Dovere di resistenza ». La segreteria regionale ha
elaborato una bozza di documento preparatorio a firma di Beppe
Marasso, della segreteria regionale degli of (obiettori fiscali), e
di Beppe Reburdo, presidente del
coordinamento dei comitati per
la pace del Piemonte.
In preparazione deH’assemblea
del 1-2 febbraio era già stato
convocato, a Ciriè, un convegno
dedicato in particolare allo sbocco legale della campagna di obiezione di coscienza alle spese militari con un approfondimento de
gli aspetti giuridici con gli onera tori del diritto presenti: P.L.
Zanchetta (Magistratura Democratica). E. Giuliani (Tributarista), R. Bertolino (Docente universitario) e con un dibattito
così articolato: a) i 7 articoli di
minima per il riconoscimento del
diritto; b) problemi aperti: donne, religiosi, militesenti, protezione civile e servizio civile, rapporti con le forze armate; alla
fine era all’o.d.g, un dibattito con
il prof. R. Venditti (docente universitario e magistrato di cassazione).
Il terreno comune di impegno
tra il movimento degli of e il movimento dei comitati per la pace
è dato dal passaggio dalla testimonianza alla politica da parte
degli of e il passaggio dalla protesta alla resistenza da parte dei
comitati per la pace.
4
4 vita delle chiese
24 gennaio 1986
BIBLIOTECHINCONTRI A TORRE PELLICE
Bach musicista e teologo
La musica di Johann Sebastian
Bach è finalmente arrivata nel
protestantesimo italiano? L’anno
di Bach è finito. Sarà la fine della
conoscenza di e della riflessione
sulla musica di Bach o l'inizio
di un nuovo rapporto con questa
musica anche nelle nostre comunità? Giovedì 16 gennaio, nell’ambito dei '« Bibliotechincontri »
Ferruccio Corsani ha presentato
presso la Biblioteca Valdese il
libro di Gianni Long: « Johann
Sebastian Bach — Musicista e
teologo » uscito come contributo
protestante all’anno di Bach appena prima della sua conclusione.
F. Corsani, presentandolo all’inizio del 1986 si è augurato ohe
questo contributo possa dare inizio a una nuova relazione dei
protestanti italiani con la musica di Bach e rimuovere i pregiu
dizi su questa musica (spesso
considerata troppo luterana,
troppo pesante ecc.). Corsani ha
inquadrato il libro di Long nel
quadro degli studi su Baoh svolti fino ad ora in Germania ed
Italia. Tutte queste biografie famose, elaborate con impegnativi
metodi scientifici, mettono in
evidenza soprattutto un aspetto
del musicista Bach; ”il grande”
in ogni campo della musica e
della vita personale (Blume e
Basso), ’’Testeta” che nascondeva in ogni riga di musica dei
pensieri profondi e dei simboli
(Schweitzer) o il ’’professionista” (Terry) o il Bach dissacrato
e deideologizzato della recente
biografia di Piero Buscaroli.
Nell’anno di Baoh non è più
stato un fatto straordinario il
sentir parlare di Bach in Italia.
Cosa c’è di speciale nel libro di
Long? Innanzitutto è leggibile an
che dai non addetti ai lavori ed
è accessibile per il suo prezzo.
Abbiamo qui la visione di un
protestante italiano su Bach, di
un autore competente, calibrato
e preciso, ohe sa dare una propria interpretazione della vita e
dell’opera di Bach, già accennata
nel titolo: il musicista e teologo.
Long sviluppa il suo libro seguendo i concetti ed ambienti
importanti per la vita di Bach:
il dopoguerra della guerra dei 30
anni, la vita religiosa in Germania, la vita musicale pubblica
(”Frau Musika”), la solidarietà
del grande clan di musicisti Bach
e dà una propria interpretazione
della vita un po’ vagabonda di
Bach, il quale, infatti, non riusciva a stare a lungo in un posto di
lavoro (Lüneburg, Arnstadt,
Mühlhausen, Weimar, Köthen) e
cererà anche di andare via da
Lipsia: Bach era più profondo
e più moderno dei suoi contemporanei ed aveva bisogno di essere capito. Non era mai soddisfatto della mediocrità dei suoi
ambienti di corte e di chiesa anche se sembrava adattarsi a loro.
L'immensa produzione musicale
di Bach si può in parte spiegare
con i cambiamenti di sede ed i
suoi metodi di lavoro. Presso la
corte, infatti, componeva soprattutto opere di musica da camera
o organo, a Lipsia soprattutto le
cantate. Riprendeva spesso pezzi
già composti e li trasferiva da
una cantata all’altra, dalle cantate all’organo e così via.
Susanne Labsch
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Un no deciso all’ora
nella scuola pubblica
religione cattolica
PINEROLO — « L’assemblea di
chiesa (...) nel rifiutare la logica
concordataria che snatura l’Evangelo e la chiesa, ribadisce
la sua ferma opposizione all’insegnamento religioso nella scuola
pubblica,
auspica che in essa sia data
la possibilità di parlare del ’’fatto religioso” e che nella scuola
pubblica debbano potersi confrontare le varie componenti
della società, ma fuori orario e
senza oneri per lo stato;
invita i genitori e gfli allievi a
’’non avvalersi” dell’insegnamento religioso cattolico ed a chiedere che nelle scuole di ogni ordine e grado l’ora di religione
sia collocata all’inizio o alla fine
dell’orario scolastico e che sia
data facoltà a ciascuno di frequentare o meno i corsi alternativi, i quali comunque, devono
essere dotati di mezzi e contenuti adeguati;
sostiene tutte quelle iniziative
che si pongono l’obiettivo di una
scuola democratica e laica »;
questo il testo della risoluzione
approvata aH’unanimità dall’assemblea di chiesa che si è tenuta domenica 19 gennaio.
Dopo i molti interventi sul
tema, sia sugli aspetti generali
del problema (« nonostante il
nuovo Concordato viviam,o sempre in uno stato che accorda privilegi alla chiesa cattolica ») che
su quelli pratici (« come saran
no le ore alternative? con quale
programma? clii saranno gli insegnanti? »), l’assemMea si è
espressa con chiarezza nel rifiutare la tentazione di essere presenti nella scuola con propri corsi ed ha ribadito la disponibilità
di rispondere a richieste di informazione e di dibattito sulla storia e la teologia protestante che
vengano dalla scuola, ma che siano ’’all’interno” di altre materie
già insegnate.
La chiesa si impegnerà ino-ltre,
fornendo i Icwali e le attrezzature, a favorire il sorgere di
movimenti e associazioni di genitori e di cittadini per la laicità
della scuola.
preceduta da un breve culto, alle ore 10.30. Esamineremo la situazione finanziaria, e a partire
da questa esamineremo i vari
progetti di lavoro per l’anno in
corso; predisporremo anche nei
dettagli il programma del 17
febbraio.
Assemblea
PRESENTAZIONE DELLA BIBBIA TILG
Drammatizzazioni
La Parola recitata
Venerdì a Pinerolo, sabato a
Villar Perosa, domenica a Luserna San Giovanni; una veloce
ma intensa « tournée » per l’attore Franco Giacobini, che si è
impegnato in una suggestiva
non-recita, o contro-recita, dove
era la parola recitata che tendeva a padroneggiare l’attore, e
non l’attore a manipolare il testo.
Ci riferiamo alla lettura di
brani dell’Antico e del Nuovo
Testamento che ci è stata offerta nel corso di tre incontri ecumenici promossi in occasione
della settimana per l’unità dei
cristiani nel pinerolese.
La serata pinerolese, nella parrocchia cattolica della Tabona,
è stata presieduta dal vescovo
Pietro Giachetti; folta presenza, che avrebbe potuto essere
anche maggiore se non vi fosse
state contemporaneamente un
dibattito sull’ora di religione.
A Villar Perosa la serata è
stata presieduta dal pastore Bruno Rostagno ; una buona presenza di base, che non ha coinvolto solo gli «addetti ai lavori » ecumenici delle due chiese.
A Lusema San Giovanni, nell’aula consiliare — strano udire
la voce di Giacobini che sottolinea il « lux lucet in tenebris »
di Giovanni sotto lo stemma
della cittadina con lo stesso
motto — alla presenza di molte
religiose, alcuni preti e pastori, un pubblico non numerosissimo ma attento, ha presieduto
don Aldo Bolfo.
In tutte e tre le circostanze
ha presentato la traduzione
TILC il pastore Renzo Bertalot, a Pinerolo anche don Mario Galizi. A tutte e tre le presentazioni ha partecipato il vescovo di Pinerolo.
Nella terza serata, quella svoltasi a Luserna San Giovanni, vi
è stato anche il tempo per un
vivace dibattito, cui hanno preso
parte una sorella che segue gli
incontri dei matrimoni misti,
il vescovo, e i pastori presenti
si è parlato delle traduzioni bi
bliche, ma soprattutto del cam
mino dell’ecumenismo, delle dif
ficoltà e delle possibilità che
presenta, della necessità della
conversione, della rottura col
proprio passato, per poter procedere, al di là dei passi grandi
e piccoli fin qui compiuti.
Dagli incontri risulta, complessivamente, una disponibilità
all’incontro, non priva di maturità e di consapevolezza; si sa
che la strada è più difficile di
quel che si vorrebbe, ma non la
si rifiuta a priori, si tenta di
comprendere l’altro e allo stesso tempo di comprendere se
stessi, perché rincontro possa
essere reale.
S. R.
PRAMOLLO — Il culto di Natale è stato ben frequentato e il
giorno dopo molti si sono- ancora
ritrovati per partecipare alla festa dei bambini della scuola domenicale che hanno presentato
alcuni canti, con l’accompagnamento della chitarra di Gianni
Long, e drammatizzazioni incentrate su alcuni argomenti oggetto delle lezioni svolte. Molto
simpatico è stato rincontro prenatalizio dell’unione femminile
con 'le sorelle di San Germano.
• E’ deceduto all’età di soli
66 anni il fratello Ernesto Beux
che abitava ai Bosi. Ai familiari,
già provati da un altro recente
lutto, esprimiamo la solidarietà
profonda e sincera di tutta la
comunità, nella certezza che Dio
li consolerà, come pure la esprimiamo a Franca Griglio, per la
perdita del papà.
ANGROGNA — Domenica 26,
alle ore 10, presso la Sala Unionista, si terrà l’assemblea di
chiesa con all’ordine del giorno
l’esame dell’anno finanziario ’85,
la valutazione dell’esperimento
estivo della riunificazione dei
culti e varie informazioni sulla
vita della nostra chiesa.
• Recentemente, nel corso della riunione quartierale afi Prassuit-Vernè, è stato battezzato il
piccolo Sergio Monnet di Edi e
Ercole, di Comba Ribaud, a cui
rinnoviamo auguri nella fede comune. Siamo vicini alla signora
Edmea Paschetto (SonaglietteBethel) per la perdita del marito Ettore recentemente scomparso; voglia il Signore riempire con
il suo Spirito il vuoto che si è
creato, nell’attesa della risurre
zione.
Obiezione fiscale
TORRE PELLICE — La commissione « pace » organizza per
venerdì 31 gennaio un dibattito
sull’obiezione fiscale presso il
convitto di via Angrogna.
Riunione quartierale
Riordino
deH’archivio
VILLAR PEROSA — Riunione quartierale martedì 28 gennaio alle ore 20.30, ai Tupini,
presso la famiglia Ghigo.
SEMINARIO
L’Italia e il
Mediterraneo
La parte più grossa del libro
di Long consiste in analisi di alcune opere di Bach: le passioni,
raccolte per l’organo, ed alcune
cantate sacre. Ferruccio Corsani
ha fatto sentire alcuni brani per
l’organo, fra cui una delle meno
note toccate. E’ auspicabile che
il libro di Long e la sua presentazione possano iniziare nelle nostre corali e nella nostra vita comunitaria nuove esecuzioni ed un
nuovo ascolto della musica del
musicista-^teologo Bach.
Il Progetto « Cultura della pace e protestanti nel Pinerolese »
e la EGEI-Valli organizzano un
Convegno-Seminario dal titolo:
Politica della difesa e ambizioni
italiane nel. Mediterraneo.
Il seminario si svolgerà sabato
25 gennaio, a Prarostino nei locali della chiesa vaildese, con il seguente programma:
ore 14.30: introduzione a cura
di Giorgio Boatti, esperto di questioni militari; segue lavoro in
gruppi e dibattito generale;
ore 19.30: cena al sacco;
ore 21: serata in comune (giochi, canti, ecc.).
Tutti sono invitati, in particolare coloro che in questi anni si
sono impegnati sui temi della pace e del disarmo.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delie valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Domenica 26 gennaio
□ ASSEMBLEA
I CIRCUITD
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presse
la Casa Unionista si tiene l'assemblea de’
Primo Circuito sul tema : « Nuovè prospettive della diakonia evangelica ». Introducono Vera Coisson e Giuseppe Platone.
□ POMERIGGIO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 15 si tiene
presso il Convento dei Cappuccini a
San Maurizio (via De Amicis 2) un pomeriggio ecumenico sul tema <■ Sarete
miei testimoni ». Testimoni della dignità
umana di fronte al disprezzo dell'uomo.
Questo il programma:
ore 15: Momento di preghiera e di
canto; Meditazione sul Salmo 8 (past.
L. Deodato);
ore 15.30: Relazione sulla crisi occupazionale e sulle condizioni del lavoro
nell'area pinerolese (a cura della Pastorale del lavoro e della Commissione
lavoro del r Distretto) ;
ore 16.30; Pausa;
ore 17; Discussione in assemblea.
Canto e preghiera.
Domenica 2 febbraio
□ INCONTRO MONITORI
Il E NI CIRCUITO
PRAROSTINO — Alle ore 14.30 presso la Chiesa valdese si tiene l'incontro
dei monitori delle Scuole Domenicali del
Il e del III Circuito. All'esame la didattica del ciclo di lezioni su Davide.
Domenica 9 febbraio
□ FORUM TEOLOGICO
SAN SECONDO — Alle ore 14 presso
la Sala valdese si tiene la riunione mensile del forum teologico. Argomento di
studio : « Morte e desiderio di immortalità: modelli diversi di fede neH'eternità ». Introduzione di un esperto di antropologia.
RORA’ — Con il prezioso
aiuto di Gabriella Ballesio, che
ha continuato il lavoro di riordino dell’archivio di Rorà iniziato alcuni anni fa da Ferruccio Jalla, siamo riusciti a mandare in porto una iniziativa che
da tempo il Concistoro aveva
deliberato: trasmettere la parte
storica dell’archivio stesso a
Torre Pellice, dove può essere
conservata con maggiore competenza ed essere più facilmente a disposizione del lavoro di
ricerca.
• Domenica 26 gennaio avremo una Assemblea di Chiesa,
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f
L
5
24 gennaio 1986
vita delle chiese 5
L’ORA DI RELIGIONE E’IL TEMA DELLA «SETTIMANA DELLA LIBERTA’» UNA CHIESA A COMPARTIMENTI STAGNI?
Per una scuola laica
A cavallo del 17 febbraio, ormai da alcuni anni, la « Settimana della Libertà » vede le chiese valdesi e metodiste di tutta
Italia prendere pubblicamente
posizione sui temi dell’attualità
che di volta in volta più direttamente toccano la nostra fede.
L’insegnamento religioso nella
scuola è il tema che la Tavola
propone per la « Settimana della Libertà » 1986 : dopo lo sforzo compiuto nelle ultime settimane dagli organi di informazione evangelici per ampliare la
conoscenza degli aspetti giuridici e politici del problema — scrive il Moderatore Bouchard nella sua ultima circolare — per
le chiese ormai « non rimane
che passare all’azione».
L’obiettivo di ogni chiesa, nell’ambito della « Settimana », dovrebbe essere quello di organizzare iniziative pubbliche, ricercando di coinvolgere, su questo
tema, anche realtà non evangeliche; forze politiche e culturali, cattolici di base, eventualmente anche amministrazioni
locali che siano sensibili alla
questione della laicità della
scuola. Lo scopo di queste manifestazioni sarà, naturalmente,
la denuncia del pasticcio CEIFalcucci ; ma non bisognerà
mancare di illustrare quanto sia
contenuto in proposito nelle Intese, che rappresentano invece
un modello di corretti rapporti
fra chiesa e Stato.
« Varrà la pena di illustrare
— sono sempre parole del Moderatore — in tutta la loro portata gli articoli 9 e 10 dell’Intesa, trasfusi nella legge n. 449/
1984: non solo la necessità che
gli allievi che non intendono avvalersi dell’insegnamento religioso possano effettivamente farlo senza subire discriminazione
alcuna ( vale a dire : ora di religione aH’inizio o alla fine delle
lezioni, rifiuto di eventuali « attività alternative » a carattere
obbligatorio, ndr), ma anche la
possibilità di avviare nelle scuole uno studio del fatto religioso
completamente diverso dal tipo
di insegnamento previsto dalla
’intesa GEI’».
Si tratta qui, ed è bene fare
chiarezza sia nelle chiese che
nell’opinione pubblica, di qualcosa di ben diverso da un’« ora
di religione protestante ». Al
contrario, l’art. 10 della legge
449 prevede che gli studenti, le
loro famiglie, gli organi collegiali della scuola possano promuovere momenti di informazione, confronto, dibattito sul
fatto religioso e sulle sue implicazioni. Non un insegnamento
confessionale, quindi, ma una
possibilità di approccio laico a
una dimensione della vita con
la quale non solo i credenti sono
confrontati. Naturalmente, esperienze di questo tipo saranno
più facili alle Valli Valdesi che
dove gli evangelici sono una piccola minoranza, ma è importante tentarle ovunque ciò sia possibile, per non avere una posizione di semplice rifiuto riguardo alla religione nella scuola.
Sempre per la « Settimana
della Libertà », la Tavola, TOPGEMI e l’UGEBI hanno chiesto
alla Federazione delle Ghiese
Evangeliche in Italia di stampare un manifesto, il cui testo sarà deciso in questi giorni. Le
prenotazioni da parte delle chiese dovrebbero essere effettuate
al più presto telefonando alla
Tavola (tei. 06/4746476, dalle 9.30
alle 15).
Numerose altre iniziative su
questo tema sono in corso o in
preparazione: ricorsi al TAR, la
trasmissione « Protestantesimo »
di lunedì 27 gennaio, oltre naturalmente alle manifestazioni
che le forze politiche, la comunità israelitica e cattolici di base continuano a prendere: ma
tutto questo non toglie nulla all’esigenza che le nostre chiese
tacciano sentire con chiarezza la
propria voce.
Non va dimenticato, infine, che
la prima, elementare e fondamentale protesta contro le ingerenze clericali nella scuola pubblica è barrare il NO sul modulo che genitori e studenti riceveranno dalla scuola all’atto dell’iscrizione.
Paolo Fiorio
La parabola
del mobilificio
OPERA BALNEARE VALDESE
G.P. Melile - Borgio Verezzi (Sv)
Sono stati fissati i turni della colonia marina anno 1986
a Borgio Verezzi (Sv). Età dai 6 ai 12 anni compiuti:
1« turno dal 16 giugno 1986 al 7 luglio 1986;
2° turno dal 7 luglio 1986 al 28 luglio 1986;
3“ turno dal 28 luglio 1986 al 18 agosto 1986:
4” turno dal 18 agosto 1986 all’8 settembre 1986.
I modd. per le iscrizioni possono essere richiesti o direttamente presso la Gommissione a Torino o presso i pastori delle singole chiese ai quali verranno inviati su richiesta. Termine delle iscrizioni; 15 maggio 1986.
Si accettano anche domande per personale addetto ai
turni di colonia (monitrici/vigilatrici - infermiere - personale
per i servizi).
Per ógni informazione; Torino, Via Pio V 15 - telefono
011/682838.
Da diversi anni ormai si paria
di evangelizzazione e di testimonianza. Da tante parti c’è insoddisfazione e desiderio di fare
qualcosa di meglio alla gloria
del Signore. Non riusciamo invece a fare molto e continuiamo
a organizzare incontri e convegni, con la speranza forse della ricetta miracolosa, ma di solito ne usciamo più insoddisfatti di prima.
Le cause, secondo me, sono
almeno due;
1 ) Mentalità consumistica
individuale, che condiziona iii
maniera deleteria la vita dei
credenti oggi.
Si vuole tutto, cioè, con la minore fatica e il minor tempo
possibile; si chiedono iniziative,
ma senza che vi sia — da parte
dì molti — disponibiiità di tempo, di energia e di soldi. Goloro
che portano avanti (’’per delega”) le poche iniziative che si
fanno più o meno occasionimente rischiano di prendere
decisioni personali e non comunitarie, di lavorare più per « se
stessi» (le iniziative vengono
identificate nelle persone) che
per la chiesa.
Anche le più belle iniziative,
senza un’autentica testimonianza dei singoli credenti che le
portano avanti, rischiano di cadere nel vuoto e di non essere
credibili.
2) Organizzazione ecclesiastica fine a se stessa.
Il compito primario della chiesa è l’evangelizzazione tramite
la testimonianza individuale e
comunitaria. Tutto dovrebbe
tendere a questo scopo principale: aprire il cuore agli increduli perché rispondano alla
chiamata del Signore!
Quasi tutte le nostre attività
CORRISPONDENZE
¡ritti umani in Svizzera
ZURIGO — Il 10 dicembre
1985, 37“ anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo, i presidenti della Federazione delle Ghiese Protestanti
Svizzere, alla quale aderisce la
locale chiesa valdese, e della
Gonferenza dei Vescovi Svizzeri
unitamente al Vescovo della
Ghiesa cattolico-cristiana han
no invitato i cristiani a una riflessione su documenti redatti
dalle varie organizzazioni che
operano per la difesa dei diritti
umani. Gome già per il nassato
l’azione delle chiese è dedicata
al nroblema della tortura. Infatti il divieto di tortura contenuto nella dichiarazione dei diritti dell’uomo non viene rispettato in molti paesi, quali la Turchia, lo Sri Lanka, la Gecoslovacchia, il Gilè, la Romania;
paesi di provenienza di molti
profughi in Svizzera. Pertanto
le chiese hanno invitato a « prendere in considerazione la realtà
della persecuzione nei paesi di
origine di questi rifugiati e a
non chiamarli ’’falsi rifugiati”.
Perché l’impegno contro la tortura... presuppone un impegno
per una politica umana d’asilo
nel proprio paese affinché il nostro prossimo che, perseguitato, chiede rifugio presso di noi,
non venga rimandato ih un paese dove la sua vita è minacciata ». Poiché « ...essere cristiani
implica anche solidarietà con
coloro che sono svantaggiati,
con i poveri e con gli oppressi ».
Alla lettera inviata ai responsabili di tutte le parrocchie le
chiese hanno allegato proposte
per i culti del periodo di Avvento, nonché moduli di petizione per una politica umana di
asilo e lettere relative a tre casi
concreti di perseguitati.
La scomparsa di
Armando Russo
TARANTO — Il 31 dicembre
1985 è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari ed a quello della
Ghiesa valdese l’anziano Armando Russo, figura di notevole rilievo nella comunità per i doni
in essa profusi e per l’instancabile attività svolta in oltre mezzo secolo di fedele attaccamento
alla causa deH’Evangelo.
Nella sua lunga militanza nelle file dei discepoli di Gesù Grlsto ci piace ricordarlo come il
fratello disponibile ad assolvere
qualsiasi compito gli venisse affidato dalla Ghiesa: membro della Gommissione Esecutiva Distrettuale, Presidente del Consiglio di Chiesa, monitore di alcune generazioni della Scuola Domenicale e dei « Cadetti », ma soprattutto tenace testimone dell’Evangelo di Gesù Cristo sul posto di lavoro nell’Arsenale della
Marina Militare, presso il quale
era un preciso punto di riferimento per molti fratelli.
Molto conosciuto ed apprezzato anche al di fuori della chiesa,
suscitava grande stima specialmente nel gruppo ecumenico tarantino.
Ai funerali, svoltisi il 3 gennaio, il pastore Salvatore Ricciardi, per anni in servizio a Taranto, ha annunziato la speranza cristiana della risurrezione.
Il coro degli Ameni
TORINO — Il Natale ha rappresentato per la chiesa alcune
significative occasioni di incontro.
Da ricordare il concerto prenatalizio organizzato nel nostro
tempio dall’Associaz. ESPRIT
(English Speaking People Residing in Turin) con la partecipazione della Corale evangelica, del
Coro degli AMENI (American
English Italiani e della Corale di
Almese; il Natale Intemazionale
che ancora una volta ha registrato un notevole successo di
partecipazione (oltre 200 persone di 22 nazionalità diverse); il
Natale all’Ostello Femminile, organizzato con originalità e spìrito di invertiva dalle ragazze
stesse: il Natale aU’Ospedale Evangellco con la partecipazione
della Corale evangelica e del
gruppo « Amici dell’Ospedale ».
I giovani della Chiesa dei Fratelli hanno in tale occasione offerto a tutti i degenti e al personale un ricordino natalizio da
essi stessi confezionato. E’ stata pure l’occasione per avere un
incontro, nel nuovo locale mensa deiróspedale (appena ultimato), con il consiglio di Amministrazione e con il suo presidente. Il giorno di Natale vi è
purè stato presso l’Ospedale un
culto di S. Cena. La domenica
22 dicembre, nei quattro locali
di culto della nostra città, sono
stati i bambini delle Scuole domenicali che hanno animato il
culto con canti, letture e drammatizzazioni. E’ seguita un’agape fraterna comune con oltre
cento partecipanti, in via Pio V
e un festoso pomeriggio dedicato ai bambini, organizzato da
alcuni monitori.
La vigilia di Natale, secondo
un’antica tradizione protestante
ha avuto luogo, alle ore 23, un
culto della Comunità di lingua
inglese con letture bibliche e
canti. Una traduzione in lingua
italiana h" permesso quest’anno una buona partecipazione
della Comunità valdese.
I culti del giorno di Natale
hanno tutti avuto un rilievo
particolare, mentre per l’ora
di pranzo è stata organizzata
un’agape per persone sole a cui
ha partecipato una quindicina
di commensali.
• Sono iniziati gli incontri su
« Nuove prospettive della diaconia evangelica », organizzati
dalla Commissione per la Diaconia su mandato del Concistoro, I prossimi appuntamenti sono i seguenti : il 24 gennaio, « La
tossicodipendenza ; problema morale, sociale, medico»; il 31, «Il
diritto dei malati e dei morenti » ; il 7 febbraio, « L’evangelicità degli ospedali evangelici ».
Le riunioni si terranno alle
ore 18, presso la sala di via
Pio V, ,15 (quella sulla tossicodipendenza), e alla nuova salamensa dell’Ospedale evangelico,
in. via S. Pellico., 19 (le altre
due).
invece hanno un scopo interno.
Le attività esterne sono poche,
spesso occasionali o portate avanti da un ristretto numero di
credenti, che non sempre sanno
per chi stanno lavorando (almeno nei fatti). Le nostre attività
interne sono delle linee parallele senza scopo e senza alcuna
convergenza tra di loro.
C’è lo studio biblico che niente ha a che fare col culto domenicale ; questo a sua volta ha
una vita completamente indipendente; così si dica dell’unione femminile, del catechismo,
della scuola domenicale. Ogni
attività ha il suo programma,
ma un gruppo non sa che cosa
si fa neO’altro gruppo e soprattutto non si riesce a capire il
perché si faccia.
L’esempio che riporterò ha
poco a che vedere con la chiesa
e rischia di farla apparire come
un’industria che vuole vendere
il suo prodotto. Così non sia!
La chiesa deve proclamare Cristo
il Signore nella maniera meno
manageriale possibile, anche se
questo non significa fare le cose
come capita e quando capita.
L’esempio è quindi solo una parabola, dove la punta è la tensione verso l’annunzio dell’Evangelo e non il modello proposto.
Una fabbrica di mobili vuole
vendere il suo prodotto: c’è il
gruppo che progetta, il gruppo
che esegue il lavoro, c’è il gruppo che vende; tutt’e tre i gruppi
sembrano diversi, ma in verità
hanno in comune lo stesso scopo
e in più un gruppo non può fare
a meno degli altri due perché i
risultati sono convergenti.
Immaginatevi invece una fabbrica di mobili così assurdamente organizzata: un grupoo che
studia la composizione chimica
del legno, un .gruppo che studia
com’erano fatti i mobili antichi,
un gruppo che studia la produzione di legno nel mondo. Questi tre gruppi parlano sì di legno, ma siatene certi che dalla
loro fabbrica non uscirà neanche un mobile!
Così è organizzata la chiesa!
La nostra chiesa!
Ogni gruppo parla di Cristo,
ma in maniera tale che ogni
gruppo può fare a meno degli
altri e in maniera astratta e
non operativa.
Ogni attività invece, anche interna, dovrebbe essere convergente alle altre : gruppo di lavoro, che organizza e opera iniziative interne (bazar, visite ai malati, ecc.) ed esterne; culto e
studio biblico che risentano dell’esperienza, delle esigenze e
della necessità di ascolto del
gruppo di lavoro (formato uossibilmente dagli stessi credenti,
che si interrogano su come testimoniare Cristo senza superbia e senza che la loro opera offuschi l’opera del Signore e su
perché si fanno certe scelte).
Certo in una comunità così anche la scuola domenicale e il catechismo acquisterebbero più
senso, in quanto i bambini e i
ragazzi non avrebbero solo parole ma vedrebbero anche fatti,
sentirebbero intorno a loro una
tensione e un movimento che fa
capire loro come Cristo sia importante per i credenti.
Ma così come va avanti oggi
la nostra chiesa non solo gli
estranei, ma i nostri stessi figli
possono notare questa tensione,
questo movimento? La scuola
domenicale e il catechismo non
rischiano di diventare anche essi due gruppi autonomi che parlano di Cristo senza che Cristo
sia realmente presente tra di loro?
Nino Gullotta
6
6 prospettive bibliche
24 gennaio 1986
f
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Dio e la miseria
e la gloria dell’uomo
1.1. Il discorso biblico sulla gloria di Dio è un sunto impressionante dell’intero Evangelo; i suoi benefici e la sua provocazione, la sua
grazia e le sue esigenze, la sua verità e i suoi paradossi vi sono non
soltanto contenuti, ma messi in mirabile rilievo.
La gloria di Dio, ponte e
frontiera fra Dio e l’uomo
Proseguendo la riflessione sulla tematica biblica connessa con il tema
della prossima assemblea generale della Conferenza delle Chiese europee (KEK), «Gloria a Dio, pace in terra», gli studi biblici preparatori mettono ora in rapporto dialettico la gloria di Dio, e la miseria e
la gloria dell’uomo. Si tratta di ’’prospettive bibliche”, tracciate dal prof.
Paolo Ricca (se ne riconosce il polso) e dal past. Helmut Begemann.
1.2. Alla luce della Bibbia si può
dire altrettanto che Dio è la gloria
dell’uomo (1 Samuele 15: 29) e che
l’uomo è la gloria di Dio (1 Corinzi
11: 7) ; che la glorificazione di Dio
da parte dell’uomo è lo scopo dell’intera rivelazione, e che la glorificazione dell’uomo da parte di Dio è
anch’essa lo scopo della creazione
(Salmo 8: 5) e della redenzione (Romani 8: 17-30). Al termine della sua
missione il Cristo giovannico dichiara di aver dato ai suoi discepoli la
gloria che Dio gli aveva data « eiffinché siano uno come noi siamo uno »:
l’unità ecumenica ed escatologica nel
Cristo è una unità nella gloria. La
partecipazione alla gloria è la condizione stessa dell’unità.
a cura di GINO CONTE
La gloria di Dio è « quel che si
vede » dell'Iddio invisibile; per la
precisione, neppure essa può essere
vista, non perché sia invisibile, ma
appunto per il suo fulgore, che l'occhio umano non è in grado di sostenere. Perciò la gloria divina appare
velata nella nuvola (Esodo 24: 15) o
può essere vista soltanto alle spalle
(Esodo 33: 23).
1.3. Se lo scopo della storia santa, come pure di quella detta profana, è la condivisione della gloria di
Dio da parte degli uomini, non per
questo è meno drammatico lo svolgersi di questa storia, come ora vedremo: in base aU’esperienza umana, la gloria di Dio non è affatto un
dato naturale, una cosa scontata,
incontestata e incontestabile. Proprio all’opposto, è una realtà straniera, disconosciuta, forse anche temuta, o semplicemente negata o
ignorata. In ogni caso il senso ultimo della rivelazione biblica, quale
rivelazione della gloria di Dio, può
essere descritto in questi termini:
la gloria esclusiva di Dio include
l’uomo! Schematizzando molto potremmo forse dire : la rivelazione
di Dio per mezzo di Mosè manifesta
l’esclusività della gloria di Dio; la
sua rivelazione in Cristo manifesta
la sua inclusività.
Quali sono dunque i caratteri essenziali della gloria di Dio, secondo
la Bibbia?
2.1. La gloria è, per così dire, il
fulgore della presenza divina. Può
manifestarsi nell’alto dei cieli, in
vetta al Sinai, o anche sulla terra
(nella tenda del Patto; nel tempio
di Gerusalemme; in occasione di
culti o di feste liturgiche). La gloria
di Dio non è immobile come una
stella fissa nel firmamento. Si sposta, è « nomade » come Dio. Dovunque appare, segnala la presenza divina, la presuppone, la rende percettibile, ma al tempo stesso ne manifesta il carattere unico, inaccessibile, incomparabile: rivela Dio, e al
tempo stesso protegge il suo mistero inviolabile, il suo segreto ultimo.
Distacco, premessa di una
nuova manifestazione
La gloria di Dio è dunque un ponte fra Dio e l’uomo, un modo liiediante il quale Dio e l’uomo sono in
comunicazione; ma è anche una
frontiera, un limite che segna la distanza fra Dio e l’uomo. La gloria
di Dio lo rivela e lo nasconde. Dice
all’uomo che Dio è là, e che è al di
là.
La gloria di Dio, liberazione
di coloro che sono
in schiavitù
3.1. Dio vuole che il suo popolo
— in spe, in speranza, tutti i popoli — sia abitato dalla sua gloria. La
pone al cuore di Israele, nel suo
tempio. Ma ecco l’evento sconvolgente, assolutamente inatteso: i cherubini portano via sulle loro ali
spiegate la gloria di Dio (Ezechiele
10)1 Essa abbandona un popolo, una
città, un mondo indegni. Ritornerà
(Ezechiele 43), ma soltanto in un
tempio nuovo, in una Gerusalemme
nuova. Solo un mondo nuovo può
ospitare la gloria di Dio. Nel mondo vecchio non c’è posto per lei. Ed
essa lo abbandona: « Tutti hanno
peccato e sono privati della gloria
di Dio » (Romani 3: 23). Perché la
gloria di Dio è il fulgore della sua
santità: non può tollerare il peccato. La partenza, il distacco della gloria di Dio è una sorta di protesta
drammatica da parte sua contro il
suo popolo, per rivelargli che la sua
rivolta e la sua disubbidienza finiranno per perderlo. Il distacco angosciante della gloria di Dio è una
parabola di Dio che si desolidarizza
da un mondo peccatore: Dio non
vuole essere responsabile di un mondo irresponsabile, non vuole essere
complice di un mondo che gioca con
la sua perdizione. Il distacco della
gloria di Dio è il suggello divino sull’incredulità del mondo e, al tempo
stesso, l’estremo appello lanciato da
Dio affinché l’uomo apra gli occhi
sulla gravità del proprio sviamento.
La gloria di Dio « parte » affinché
l’uomo « ritorni » a se stesso.
Gloria di Dio e pace in terra - 4
Una forza militante
nella storia
3.2. Ma questa partenza non è che
la premessa di una nuova manifestazione della gloria di Dio fra gli
uomini; « velata » questa volta non
da una nuvola bensì dalla carne di
un uomo: « e noi abbiamo visto la
sua gloria » (Giovanni 1: 14). Al tempo stesso radicalmente presente e
radicalmente nascosta, in Gesù la
gloria di Dio supera la frontiera dell’umano, vi penetra fino in fondo,
vi s’identifica senza riserve.
3.3. La gloria di Dio è nel cacciare i demoni che abitano e ossessionano l’uomo e lo riducono schiavo;
è nel guarire i malati, nel risuscitare i morti, nel perdonare i peccati, nell’integrare gli emarginati,
nel trasformare incessantemente il
prossimo in fratello. La gloria di
Dio è nell’umanizzare l’uomo, il
mondo e la storia, dunque nel combattere le forze del male, dell’odio,
della menzogna, della violenza, della morte.
Non si tratta di tenersi fuori portata dalle forze del male o semplicemente di tracciare loro dei limiti,
bensì di eliminarle, comunque di
combatterle e ostacolarle. La gloria
di Dio è una forza d’opposizione a
tutte le forze che, in un modo o nell’altro, distruggono l'uomo, « uccidono la sua anima » (Matteo 10: 28)
assai prima che il suo corpo, disintegrano la comunità umana, rendono ciascuno estraneo agli altri.
3.4. La gloria di Dio, il fulgore
della sua santità si presenta come
una forza militante nella storia. La
gloria di Dio non si compiace più
nel segnare le distanze fra sé e l’uomo mortalmente minacciato, anche
quando presume di non esserlo; si
compiace nel raggiungere l’uomo in
pericolo, nell’abitare all’interno della sua perdizione. La gloria di Dio,
umanizzata in Gesù, non si accontenta più di riempire tutta la terra
(Isaia 6). Vuole, ormai, abitare l’umanità, cominciando da quella decaduta, minacciata, umiliata. La gloria di Dio, umanizzata in Gesù, vuole d’ora in poi diventare la gloria
dell’uomo. Per Dio, d’ora in poi, manifestare la sua gloria vuol dire condividerla. Dio sarà veramente glorificato quando anche l’uomo lo sarà.
La gloria di Dio diventa umana ma,
umanamente, cioè secondo criteri
umani, Gesù non ha nulla di glorioso (Isaia 53)1 La gloria di Dio divenuta umana non ha nulla in comune
con la gloria degli uomini. Perciò
Gesù rifiuta di ricevere « la gloria
che viene dagli uomini » che « si
glorificano gli uni gli altri » (Giovanni 5: 41-44). La gloria umana, in
fondo, è un mercato. Gesù non entra in questo mercato. In tal modo
egli avvia una critica della nozione
di gloria che non implica nulla di
meno che una rivoluzione del suo
significato e del suo contenuto. I segni di questa rivoluzione sono le
sue opere. Il quarto evangelista è
un eccellente teologo quando scrive
che, con il segno di Cana, Gesù « manifesta la sua gloria » (2; 11). Proprio di questo si tratta: la gloria di
Dio rivela la sua vera natura: l’uomo liberato, riscattato, riconciliato.
In questo senso Lazzaro è un simbolo eloquente: rappresenta l’uomo
che ha perduto ogni gloria, persino
quella — modesta, ma reale — che
corona ogni essere vivente: nulla è
meno glorioso di un cadavere. Ma,
ecco, la malattia mortale di Lazzaro « servirà alla gloria di Dio » (Giovanni 11:4). La gloria di Dio non
consiste più semplicemente nel creare la vita, ma nel risuscitarla.
Proprio nel male si
manifesta la gloria di Dio
3.5. Agli occhi di Gesù il male, il
peccato, la morte non sono più la
negazione della gloria di Dio, bensì
l’occasione del suo dispiegarsi. Questo è il nuovo, ardito paradosso
evangelico introdotto da Gesù. La
serietà tragica del male non è elusa,
anzi è messa in piena luce: ciò che
è in gioco, quando il male imperversa fra gli uomini, non è solo la
loro felicità, ma l’onore di Dio. La
posta in gioco del male è, in fondo,
quella di Dio. E’ Dio in persona —
la sua gloria — che in Gesù e per
mezzo di Gesù accetta la sfida del
male. Perciò la gloria di Dio non
raggiungerà il suo fine ultimo se non
quando tutto il male sarà domato,
ogni sofferenza sarà vinta, ogni peccato cancellato, ogni morte vinta,
ogni solitudine superata. Ciò implica una lotta quotidiana, quella che
Gesù ha condotto (Giovanni 9: 4).
3.6. Questa lotta costa caro, esige
sacrifici. Non c’è da stupirsi che finisca alla croce — il sacrificio supremo —, che diventa così il luogo
della suprema manifestazione della
gloria di Dio. Non in sé, perché essa è scandalo e follia (1 Corinzi
1: 18), ma a causa della risurrezione
che le fa seguito. La gloria di Dio è
la croce del Risorto — e la risurrezione del Crocifisso!
(^continua)
Mé
7
24 gennaio 1986
obiettivo aperto 7
26 GENNAIO: GIORNATA MONDIALE DI LOTTA CONTRO LA LEBBRA
Viaggio attraverso
i grandi lebbrosari dell'Asia
cino
Nel mondo, si calcola, i malati di lebbra sono circa venti milioni. Purtroppo sino ad oggi non è stato possibile mettere a punto il vac' malattia, di biblica memoria, deU’umanità. Un’altra difficoltà che gli operatori sanitari incontrano nella lotta contro
la lebbra e la dinusissima tendenza, in molti Paesi del Terzo Mondo, a ’nascondere’ in famiglia o nel villaggio il malato di lebbra anziché
n^iterlo prontamente in contatto con 1 presìdi ospedalieri. Il mondo evangelico italiano coUabora aUa lotta contro la lebbra attraverso la
TViissione evangelica contro la lebbra’, in Italia presente da poco più di vent’anni, la cui segfreteria è stata recentemente affidata al pastore
valdese Archimede BertoUno. In questa pag^ip il pastore Bertolino ci fa partecipi del suo recente viaggio attraverso alcuni grandi lebbrosari dell’Asia. Domenica 26 gennaio, tradizionalmente, le chiese evangeliche italiane dedicano la loro colletta a quest’opera, oltre ad
offrire, nel corso dell’anno, libere offerte.
Nel 1985 la^ Chiesa Valdese e l’Assemblea delle Chiese dei Fratelli sono state tra i maggiori contribuenti della ’Missione’. Essa non ha
carattere specificatamente denominazionale ma opera al servizio di tutte le chiese dell’evangelismo.
Per la prima volta il segretario per l’Italia della « Missione
evangelica contro la lebbra » ha
visitato, con un’équipe europea,
alcuni grandi lebbrosari dell'lndia e di altri Paesi dell’Asia.
L’occasione dettata dalla Conferenza mondiale sulla lebbra, tenutasi recentemente a Singapore ha permesso ad Archimede
Bertolino, pastore valdese a San
Secondo (To), che da un anno
ha assunto l’incarico di segretario per l’Italia della Missione,
di c edere direttamente la tragedia della lebbra, nelle sue dimensioni dì massa. « L’impatto
con l’India — afferma Bertolino — mi ha sconvolto. L’immergermi in quel caldo umido, in
quella povertà assoluta che, ad
ogni passo, t’interroga brutalmente attraverso i numerosi
questuanti che ti assalgono mostrandoti le loro deformità fisiche, i loro lugubri moncherini
sono realtà su cui non cesso di
riflettere. Da Belgaum, dopo
un'ora di aereo da Bombay, con
una Land Rover attrezzata per
la ricerca dei lebbrosi negli sperduti villaggi dell’interno — continua il suo racconto Bertolino
— arriviamo al primo ospedale.
E siamo impressionati fortemente dalia situazione che ci si
presenta. Abituati ai nostri ospedali europei, difficilmente riuscìatno a definire ospedale quell’insieme di baracche, cameroni
che ospitano centinaia di malati. La sala operatoria è aneli’essa occupata da malati, a
fianco c’è un grande dispensario per i farmaci essenziali nella quotidiana battaglia contro la
lebbra: miseria ed estrema semplicità, ma non direi sporcizia,
s'mt recciano inestricabilmente.
Su un lettino vedo un vecchietto elle sorride alla nostra delegazione. La guida che ci accompagna ce lo presenta come un
evangelista, un uomo che ha trascorso la vita annunziando l’evangelo. Colpito da lebbra il
vecchietto è da tempo in ospedale: ci fa delle domande, s’interessa al nostro viaggio e prima di accomiatarci propone un
breve momento di raccoglimen
to in preghiera. E prega per noi,
per il nostro lavoro. Più in là
due donne senza dita lavorano,
con singolare destrezza, al ricamo. Come facciano non lo so.
Mentre giriamo in questo lebbrosario mi colpisce l'atmosfera serena, la fede che colgo negli occhi, nel volto di questi malati e che stride con la devastazione fisica della malattia. Eppure molti malati, una volta guariti, benché invalidi, restano nell’ospedale per lavorare, collaborare al suo funzionamento ».
Le impressioni, le immagini,
nel racconto del pastore Bertolino si rincorrono, si accavallano. « Ho visto verarnente dove
vanno a finire i soldi — aggiunge il nostro intervistato — dei
nostri contribuenti e posso dir
loro che c’è ancora veramente
bisogno di costruire nuove strutture e mieliorare i livelli di intervento ».
Il viaggio dell’équipe euronea,
attraverso l’India della lebbra,
è approdato anche a Miraj. « Qui
— precisa Bertolino — c’è un
grande ospedale evangelico in
muratura. Al mattino, subito dopo colazione, il nrimario dell’ospedale riunisce il personale
medico e paramedico nonché
tutti i malati che lo desiderano
per un breve culto d’inizio giornata. E proprio in questo incontro — continua Bertolino —
con l’amico Paul Oppenheim,
pastore evangelico a Bonn, prendiamo la parola per dare una
breve testimonianza. Il tutto si
conclude con il meraviglioso
canto di inni e alcune preghiere ».
C’è stato in questo viaggio attraverso i lebbrosari una situazione che ti ha particolarmente
colpito?
« Sì, una delle cose più interessanti — risponde Bertolino —
è il modo in cui il personale della ’Leprosy Mission’ ricerca, a
titolo volontario e al di là dell’orario di lavoro, i malati di
lebbra negli sperduti villaggi
dell'interno. Una volta giunti nel
villaggio i due o tre incaricati
drammatizzano, come i giullari
di un tempo, gli sviluppi del
l’antica malattia. La scenetta
termina con il finto malato su
un carretto, ridotto ormai a
troncone umano paralizzato, che
grida a tutti: "Guardate come la
lebbra mi ha ridotto; non ho
voluto curarmi, non ho voluto
farmi aiutare...". Impressionati
dal breve dramma spesso gli abitanti indicano agli infermieri i
casi di lebbra del villaggio e dintorni che vengono, successivamente, contattati, schedati e presi in cura subito o nei casi più
gravi ospedalizzati ».
L’India conta circa cinque milioni di lebbrosi e, notoriamente, lo Stato non favorisce le missioni cristiane. Dall’India il viaggio prosegue nell’isola capitalista di Singapore, sede della Conferenza mondiale che raccoglie
circa un centinaio di delegati tra
medici, paramedici e segretari
nazionali. « Nell’ambito della
Conferenza sulla lebbra — spiega Bertolino — i segretari nazionali hanno dibattuto in particolare tre punti: i metodi per raccogliere i fondi per la Missione;
come riuscire a trovare nuovi
operai e sostenerli; il programma di lavoro dei prossimi tre
anni, data della prossima Conferenza. Uno dei punti più discussi nelle sedute plenarie è
stato quello della 'terapia e risultanze della nuova cura multipla della lebbra’ ovvero dell’uso di vari tipi di penicillina;
Una cura più costosa delle terapie tradizionali ma decisamente
più efficace. I lavori congressuali sono stati, ogni giorno, introdotti da studi biblici e discussioni teologiche a gruppi.
Nell’ambito dei lavori si è svolta anche una visita al grande
lebbrosario di Singapore, modernissimo e molto bene attrez
Lottare contro il morbo
Cos’è la lebbra?
— La lebbra è una malattia infettiva
poco contagiosa, causata da un bacillo.
— Più del 90% della popolazione mondiale ha un'immunità naturale contro la lebbra.
— I bacilli si propagano principalmente attraverso le vie respiratorie.
— Il periodo di incubazione è molto
lungo, dura anche più di dieci anni.
— Tre quarti delle persone che soffrono di lebbra sono colpiti in forma leggera, non contagiosa.
— Essa colpisce particolarmente i
nervi, la pelle, gli occhi ed il
naso.
— Se ne possono riscontrare casi in
ogni paese; ne esistono quasi 30.000
in Europa.
— Secondo le stime, nel mondo esistono tra i 15 e i 20 milioni di
casi.
— Di essi, più del 90% si trova nei
paesi in via di sviluppo, il cosiddetto Terzo Mondo.
— La lebbra NON è ereditaria.
Come aiutare?
La lebbra nel mondo (dati OMS)
Equatore
Tassi par mille
□ •= Od
mi 0.1 — 0,9
co 1-4,9
— Per mantenere II suo operato, la
Missione evangelica contro la lebbra necessità di più di 12.600.000.000
di lire all’anno.
— 24.500.000 lire possono comprare
una Land Rover, che serve per il
programma di controllo ai villaggi e per il servizio ambulanza.
— 3.500.000 lire coprono le spese
annuali di un ambulatorio con 200
pazienti.
— 350.000 lire forniscono vitto, alloggio e spese scolastiche e mediche
per un bambino malato, per un anno.
— 140.000 lire comprano una bicicletta
per un ausiliario medico.
— 70.000 lire sono lo stipendio mensile di un aiuto medico.
— 17.500 lire sono sufficienti per la
completa cura medica di un malato esterno.
— 7.000 lire comprano un paio di sandali protettivi.
Cos’è la missione
evangelica contro
la lebbra?
— La Missione è un'organizzazione medica, internazionale ed intercomunitaria.
— Il suo lavoro presso i malati di
lebbra è cominciato nel 1874.
— Oggi opera in 35 paesi e collabora
con più di 80 chiese e missioni.
— Si occupa di più di 50 ospedali/
programmi; ne assiste altri 100.
— Procura un trattamento medico per
più di 300.000 malati.
— Dirige scuole, programmi di riabilitazione, di ricerca e formazione.
— Dà lavoro a più di 2.500 lavoratori
cristiani, per lo più nazionali.
Segretario
per l’Italia:
Past. ARCHIMEDE BERTOLINO - Via Repubblica 114 - 10060 S. Secondo di
Pinerolo • Tel. 0121/500.132
C.C.P. n. 28262103 intestato a :
Archimede Bertolino past. - Segretario
Italia Miss, evang. contro la lebbra
- 10060 San Secondo di Pinerolo
(Torino).
zato. Conclusi i lavori del Congresso da cui sono scaturiti molti incoraggianti motivi per proseguire la lotta contro la più antica malattia deU’umanità siamo andati a Djakarta, capitale
dell’Indonesia, otto milioni di
abitanti. Dalla miseria indiana,
alla sfacciata ricchezza di Singapore — dove tutto sa di artificiale, anche l’uva e le mele
sembrano di plastica — il salto
in Indonesia ci ha reimmessi in
contatto con la povertà di un
popolo. Qui abbiamo visitato l’ospedale di Sitanala (400 ricoverati), di proprietà del governo,
dove lavora la nostra Missione. Durante questa visita ho
avuto la gioia — continua Bertolino — di incontrare un medico indonesiano che ha studiato
a Padova. In quest’ospedale a
parte una coppia belga (lei infermiera, lui fisioterapista.) e una
infermiera olandese tutti gli altri sono indigeni. Nelle corsie,
nelle varie stanze regnano pulizia e ordine. Ma l’ultima immagine che ho raccolto in Indonesia — conclude Bertolino mostrandomi alcune foto del suo
viaggio — è a Medan, terza città
indonesiana per grandezza, dove abbiamo visitato un grande
lebbrosario situato tra le paludi e gli scarichi della città. Qui
tutto sta andando in rovina, uno
spettacolo pauroso; ma proprio
qui, in una zona più salubre, sta
prendendo corpo il progetto di
rinnovamento totale del lebbrosario a spese della nostra Missione. In quella situazione è richiesto il massimo impegno della nostra organizzazione, infatti
si tratta di un progetto non più
rinviabile ».
Uno dei dati più interessanti
che ho appuntato nel corso di
questa lunga conversazione con
Archimede Bertolino — il quale
sta dando nuovo impulso a tutto il lavoro italiano a favore della lotta contro la lebbra — è il
fatto che la stragrande maggioranza degli ospedali in Asia è
ormai in mano alla gente del
posto. Gli occidentali, quando ci
sono, collaborano ai programmi stabiliti sul posto. Un’ultima
domanda: al rientro da questo
lungo viaggio, quali sono le prospettive del vostro lavoro e cosa si può dire alle nostre chiese
in occasione della domenica contro la lebbra, fissata per il 26
gennaio? « La prima cosa che intendo sottolineare — risponde
Bertolino — è che di lebbra si
guarisce e con pochi soldi si possono fare le cure necessarie. Una
nostra offerta alla Missione ha
quindi il significato preciso di
salvare una vita. Ho visto che in
quelle lontane regioni si sta compiendo un lavoro enorme che ha
bisogno di essere sostenuto dalle nostre preghiere e dalla nostra volontà di aiutare concretamente il prossimo più sfortunato di noi. Certo il problema della lebbra è complesso: la lebbra
non attacca su un organismo sano, forte, ben nutrito; in genere
la lebbra contagia e devasta organismi deboli, denutriti. Lo
’stigma’, il segno che la lebbra
lascia sul corpo, è il simbolo di
quella parte del mondo che muore di fame; dietro alla lebbra
c’è _ tutto il problema della condizione di vita del Terzo Mondo,
questo le chiese non lo dimentichino ».
E non lo ricordino, aggiungiamo noi, soltanto in occasione
della domenica contro la lebbra,
per la quale auguriamo una significativa raccolta di fondi, oltre all’intercessione per questo
lavoro difficile, ma vitale.
Ginseppe Platone
8
8 ecumenìsnio
Testimoni di Geova
e società civile
I Testimoni di Geova in Italia : realtà, significato, interrogativi. Questo il titolo della relazione che Monsignor Giovanni Marinelli ha presentato al recente convegno che si è svolto a
Bologna, organizzato dal GRIS
(Gruppo di ricerca e di informazione sulle sette) e patrocinato dai vescovi dell’Emilia-Romagna, « Cristo nostra speranza: i cristiani di fronte ai Testimoni di Geova » (Bologna, 9-10
novembre 1985).
La relazione di Marinelli è riportata su «Il Regno» del 1°
gennaio 1986; la serietà della riidsta indurrebbe a sperare in
Una documentazione se non nuova interessante e ragionata; purtroppo la pubblicazione di que^o solo documento non perrhette di dire che l’argomento
sia stato affrontato in maniera
soddisfacente.
L’assunto di Marinelli, di per
sé, è interessante: l’argomentazione viene svolta in sei punti
principali ; dopo una parte introduttiva sulle sette in generale, sulla loro pericolosità e sul
perché di un discorso specifico
sui Testimoni di Geova, troviamo così (1) una disamina del
pensiero dei Testimoni di Geova sul rapporto fede-politica (il
« sistema malvagio » dei goverru
di questo mondo, la « teocrazia »
particolare da essi patrocinata);
(2) una schematica presentazione dell’opera dei Testimoni di
Geova in Italia, con particolare
riferimento al loro « riconoscimento»; (3) un raffronto tra la
posizione dei Testimoni di Geova e la Costituzione italiana ;
(4) la presentazione della posizione degli stessi nei confronti
della scuola; (5) alcune riflessioni conclusive, che si articolano (6) in un appello alla chiesa
(cattolica) italiana e ai responsabili della convivenza civile.
Molte imprecisioni
Purtroppo la relazione accanto a vari spunti interessanti contiene varie imprecisioni e, complessivamente, è portatrice di
uno spirito che sembra non avere assimilato molto della necessità di libertà religiosa asserita finanche dal Concilio Vaticano secondo. Si può non avere nessuna simpatia per i Testimoni di Geova — è il caso di
chi scrive — ma non si può argomentare come fa il Marinelli. Per esempio, per dimostrare che i Testimoni di (5eova disturbano, si cita il caso di un sacerdote del Mezzogiorno che ha
potuto distribuire circa 500.000
adesivi da affìggere alle porte
delle case con la scritta « I Testimoni di Geova sono pregati di
non venire a questa casa! Grazie ! ». Sarebbe come a dire che
i marocchini sono malvagi perché la gente ne parla male, o che
i meridionali dovevano starsene
a casa perché c’erano dei cartelli che recavano la scritta « Non
si affitta ai meridionali»!
E’ curioso anche il riferimento
ambiguo al termine « intese »,
che Si fa quando si riferisce de)
riconoscimento dei Testimoni di
Geova come « associazione di
culto ».
Il decreto ministeriale del 2G
luglio 1976 che riconosce i Testimoni come « associazione di
culto » parla infatti delle « intese
raggiunte»; per Marinelli «i primi in Italia ad intavolare tratta
tive» (con lo stato italiano) sono stati i membri della « Unione
cristiana evangelica battista d’Italia nel dicembre del 1974 : chiedevano una ’’regolamentazione
dei rapporti con lo stato italiano”». I Testimoni di Geova « accodandosi alla richiesta fatta dai
battisti, prima, e rifacendosi, poi,
all’intésa dei valdesi e dei metodisti del 4 febbraio 1978 »... « hanno strumentalizzato le chiese non
cattoliche ed anche... giocato lo
stato».
Evidentemente il Marinelli non
è in grado di distinguere tra un
decreto ministeriale (che può
parlare in senso generico di « intese ») e le « intese » di cui all’articolo 8 della Costituzione
italiana. E il bello è che proprio
sul terreno della Costituzione
italiana egli si cimenta per affermare che sarebbe opportuno
che l’autorità civile si informasse meglio « sulla natura della
setta », evidentemente per non
giungere ad alcun « riconoscimento » della stessa.
E’ veramente peccato che una
occasione importante come quella di un convegno nazionale sul
tema abbia dato spazio a tanta
disinformazione, a tanta sufficienza, in fin dei conti a tanta arroganza ; anziché chiedersi il perché del «successo » dei Testimo
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Corea: al Nord
piace, si chiuda
(SOEPI) — Il governo militare della repubblica del Sud
Corea ha chiuso in dicembre il
mensile ecumenico « GidokyoSasang» (Pensiero Cristiano).
Questa misura repressiva è stata giustificata col fatto che un
articolo apparso sulla rivista,
concernente la storia del cristianesimo coreano, era stato apprezzato dalla Corea del Nord.
Il mensile, che era stato fondato nel 1957, aveva una tiratura superiore alle 10.000 copie ed
era edito dal Consiglio nazionale delle chiese cristiane di Co
Ungheria: per la
libertà religiosa
rea.
Museo luterano:
alto gradimento
(FLM Information) — Più di
300.000 persone hanno visitato
negli ultimi due anni il museo
di Lutero a Wittenberg (DDR).
Questo museo è stato rinnovato in occasione del centenario
Luterano.
24 gennaio 1986
UN CONVEGNO CATTOLICO A BOLOGNA
La libertà religiosa deve valere solo finché non « disturba »? - Quale
rapporto con lo stato vogliono i Testimoni di Geova - Arroganza
ni di Geova in Italia (circa 400
mila aderenti), ci si rifugia nella
richiesta di un (discreto) uso del
« braccio secolare», si ironizza
sulle « pseudoreligioni » che «adescano clienti », si chiede allo stato di non permettere di « denigrare la chiesa cattolica », di limitare la « propaganda » in modo tale da non « alterare l’equilibrio delle famiglie» e via di questo passo.
Sorvoliamo su alcuni svarioni
(per esempio , l’Esercito della
Salvezza è sbrigativamente liquidato tra le « sette tradizionali »
sorte nel secolo scorso in America del Nord, distaccandosi da alcune chiese di provenienza anglocalvinista, come i mormoni o gli
avventisti...) : affrontare in questo
modo i rapporti di questa setta
con la società civile non aiuterà
certo a fare chiarezza; i Testimoni di Geova continueranno a
sentirsi fraintesi, e confonderanno le critiche giuste che vanno
loro rivolte con le critiche superficiali che li confortano nei loro
errori. Molto meglio, per la polemica, il sarcasmo, l’aperto dissenso che compare, ad esempio,
nel libro-pamphlet di P.A. Gramaglie, « Perché non sono d’accordo con i Testimoni di Geova », }984.
Sergio Ribet
cordo tra la chiesa ortodossa
russa e la chiesa evangelica di
Germania concernente lo scambio culturale fra studenti in teologia.
(SOEPI) — Un colloquio sul
tema della libertà religiosa, organizzato dal Programma delle
chiese sui diritti dell’uomo in
vista della applicazione dell’atto
finale di Helsinki, avrà luogo
a Miskolc in Ungheria il 17 e
18 febbraio 1986. La chiesa riformata di Ungheria ha lanciato questa proposta in collaborazione col Consiglio Ecumenico
ungherese.
I partecipanti verranno dai
paesi della regione danubiana :
Germania Ovest, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Unione
Sovietica e Svizzera. A presiedere la sessione è stato chiamato il vescovo Laszlo Kùrti, vescovo riformato della regione di
Miskolc.
Dalla Baviera
a Leningrado
(FLM Information) — Un
membro della chiesa evangelica
luterana della Baviera (Germania Ovest) ha, per la prima volta, ottenuto il permesso di compiere un anno di studi teologici
presso l’accademia teologica di
Leningrado in Unione Sòvietica.
Questo è il risultato di un ac
SVIZZERA
Ecumenismo
concreto
E’ cosa ormai riconosciuta
che l’ecumenismo non sia solo
da ricercare nel risultato di incontri e di studi a livello delle
chiese e dei loro vertici, quanto
nelle esperienze di servizio che
accomunano credenti diversi (e
spesso anche chi si professa non
credente perché non membro
praticante di una chiesa). Fra gli
esempi di tale ecumenismo vivente e concreto si potrebbero
annoverare pure vari movimenti per la pace e, di riflesso, tutti
quei gruppi che si adoperano per
una maggiore giustizia.
Da circa due anni, per iniziativa di teologi e laici cattolici
e riformati, è sorto il « Movimento teologico per uno sviluppo solidale » In esso si ritrovano molti cristiani preoccupati dal sempre crescente divario
fra società ricche e società povere, dalla divisione nel mondo cristiano fra chiese ricche e
chiese povere, dalla rovinosa
Dolitica di sviluppo in atto in
Svizzera. Scopo del movimento
è quindi riconsolidare la speranza nell’avvento del regno di Dio,
solidarizzare in modo concreto
e attivo con coloro che si trovano in stato di sottomissione,
incoraggiare e sostenere una
prassi ecumenica di liberazione.
Dato che il sottosviluppo è
causato dall’errata politica hi
sviluppo da parte delle società
ricche, è chiaro che gli svizzeri
impegnati in questo movimento
rivolgono una attenzione particolare ai paesi del terzo mondo.
Non per questo però vengono
Pericolosi i libri
per i bambini
( SOEPI) — Lo Si è saputo
da poco ma è successo in agosto : due giovani cecoslovacchi
sono stati arrestati perché durante un normale controllo di
polizia sulla loro auto sono stati scoperti dei libri per bambini
(a carattere religioso) e dei libri di Bonhoeffer e Billy Graham. I due giovani Marek Roacek e Jan Vecan sono stati imprigionati con l’accusa di propaganda religiosa illegale. Inoltre la polizia ha perquisito le
abitazioni dei due ed avendo
trovato in casa del Vecan altro
materiale religioso si è proceduto anche all’arresto del pastore luterano della parrocchia
frequentata dal giovane. Il pastore, Michael Hresko, è sospettato di intrattenere rapporti dì
« sobillazione religiosa » nei confronti di un gruppo di studenti
del luogo.
Gemellaggi
per la pace
Perché la scelta della regione
danubiana per questo colloquio?
La risposta degli organizzatori
è composita: per ragioni pratiche bisognava scegliere una zona particolare, la regione danubiana ha due fattori storici comuni essendo stata in gran parte teatro della Controriforma
asburgica e teatro della occupazione ottomana. In più vi è
ovviamente la situazione attuale : l’occasione di confrontare
chiese che vivono in diversi sistemi politici dell’est e dell’ovest.
trascurati l’esame e la riflessione sui problemi della società
svizzera, dove occorre incoraggiare la solidarietà femminile,
10 sviluppo di comunità di base, l’impegno a favore di profughi o rifugiati, sia diretto che
a livello politico.
Alla base di tutto sta la riflessione teologica, che implica
11 confronto delle chiese svizzere con le chiese del terzo mondo nonché, sul plano nazionale,
l’impegno a favore di una politica svizzera di sviluppo che sia
solidale tanto nei confronti del
terzo mondo come nei confronti della propria popolazione.
Oltre ai vari gruppi di lavoro
su problemi specifici (solidarietà con l’America Centrale, politica anti-apartheid in Sud Africa, chiesa e mondo del lavoro,
solidarietà con e fra le donne,
fame e nutrizione), hanno luogo convegni, organizzati in proprio o in collaborazione con altre istituzioni affini, allo scopo
di informare e far riflettere su
prese di posizione come quelle
del movimento americano delle
« chiese santuario », o l’impegno
della chiesa messicana verso i
profughi guatemaltechi, la teologia femminista e della liberazione, l’obiezione di coscienza,
la resistenza non violenta, tanto in patria che altrove.
Molte delle tematiche relative
alla situazione politica svizzera
hanno ovviamente un nesso con
la situazione dei lavoratori stranieri, siano essi stagionali o della seconda generazione. In un
certo senso il mondo degli oppressi, perché privi di diritti,
fra noi.
Per chiudere ecco una citazione del vescovo brasiliano Adriano Hypolito : « Senza una conversione dei cristiani dei paesi
ricchi non può esservi liberazione per i poveri del terzo mondo ».
Elena Fischli
1 Theologische Bewegung für
solidarische Entwicklung - Scmpacherstr. 32 - 6003 Lucerna.
gioventù
evangelica
anno XXXV - n. 96 - dicembre 1985
(nev) — Rispondendo all'invito rivolto dalla Riverside Church
di New York con una lettera al
Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste del 1984, numerose
comunità valdesi, metodiste e
battiste hanno accettato di gemellarsi co^ comunità protestanti degli Stati Uniti, in vista
dell’imnegno per la pace e la
giustizia. Il compito di facilitare i gemellaggi è stato assunto
dalla Federazione giovanile evangelica (FGEI). In una lettera
recente del segretario della
FGEI alle comunità gemellate
si indicano tre priorità: la lotta
contro la politica d’intervento
dell’amministrazione Reagan in
America Centrale, lo sviluppo
del movimento dei santuari, la
solidarietà con i movimenti sudafricani che lottano contro l’apartheid.
editoriale: Cattolicesimo; il pericolo
più grande non è la restaurazione,
di Franco Barbero
editoriale: Immagini e identità: l'autunno degli studenti, di Yann Redalié
studio biblico: Quando in avvenire tuo
figlio ti domanderà..., di Daniele
Garrone
CILE
L'impossibile democrazia, di Rodrigo
A. Rivas
Le chiese evangeliche in Cile, di Eugenio Stretti
INTERVENTI
Capire meglio l'identità metodista, di
Valdo Benecchi
Un uso diverso delle nostre risorse, di
Claudio Tron
Trasferimenti pastorali: serve un criterio valido per tutti, di Eugenio Ber-,
nardini
Verso il Congresso Fgei: una proposta di discussione, di Paolo Ferrerò e Mauro Pons
MATERIALI
A proposito dell'individualismo protestante, di Yann Redalié
Documento Kairos: una sfida per le
chiese del Sud Africa
gioventù evangelica, Via Luigi Porro
Lambertenghi 28,' 20159 Milano —
sottoscrizione per II 1986: annuale L.
17.000 - estero L, 22.000 - sostenitore L. 25.000 - versamenti su c.c.p.
35917004.
f
I
L
9
24 gennaio 1986
cronaca delle Valli 9
PUBBLICATO SULLA GAZZETTA UFFICIALE IL « DECRETO GALASSO » PER L’AMBIENTE
Paninari
Parlano il linguaggio della trasmissione televisiva Drive-in, si
incontrano al bar e bevono analcolici, credono più nella prestanza fisica che nell’emancipazione
della donna, studiano ma senza
sapere per che cosa, amano il privato, la TV a colori con la pulsantiera elettronica che quando
“a rompi” cambi canale, si vergognano del “patois”...
Difficile fare l’identikit del
giovane catecumeno valligiano
che di tutto il catechismo spesso ricorda soltanto un dogma: il culto domenicale non è
obbligatorio! Si dirà che i giovani di una volta, quando non c’era
la televisione, erano viù seri e
certamente andavano spesso al
culto. Sta di fatto che la chiesa
di oggi non è piena dei giovani
di ieri. Se i genitori non vanno
a! cullo, è mutile colpevolizzare
quei figli che altro non fanno se
non imitare i loro padri.
Il ’’driveinese”, i capelli scolpiti alla punk o la moto trial o il
giubbotto alla ’’paninaro” è moda. è ciò che appare alla superficie, ma se si ha l’avvertenza di
non rifiutare immediatamente
una scenografia in cui non ci riconosciamo o non capiamo, con
un po’ di pazienza si arriva al
nocciolo di problemi importanti
sui quali è possibile un confronto. La cultura televisiva appiattisce, massifica ed emargina le culture locali, distruggendole in una
operazione molto niù efficace di
quanto abbia fatto il fascismo;
ed è anche vero che if consumismo determina nuovi atteggiamenti per i quali siamo tutti impreparati. L’« usa e getta » vale
per Vamicizia, per i rapporti interpersoncdi, per le diverse iniz.iative che nascono nella nostra
chiesa e che, se non funzionano
subito, non aggregano immediatamente, vengono buttate via,
sema rimpianti. Oggi nella chiesa, soprattutto in ambito giovanile. aggrega soprattutto ciò di cui
vedi subito i risultati concreti:
una gita, una radio libera, ma
l’ascolto costante della predicazione, la frequenza assidua e puntuale alle diverse assemblee, insomma tutto ciò che implica, nel
tempo, paziente attesa di risultati e di decisioni non attira.
Il consumismo è infatti immediatezza e superficialità, noia
profonda e infelicità. Ma per non
fare semplicemente del moralismo di bassa lega bisognerebbe
che le nostre comunità diventassero realmente dei luoghi di resistenza al consumismo, alla massificazione; dei luoghi dove è bello stare insieme, dove è possibile
formarsi teologicamente insieme,
dove si parla un linguaggio diverso e si ha anche il coraggio di
contrapporre la cultura locale alla cultura di massa. Senza per
questo soffrire di complessi di inferiorità o rinchiudersi narcisisticamente in un ghetto dorato.
Avendo alle spalle una simile comunità, il giovane è in grado di
guardare e leggere criticamente
Drive-in, di superare il mito di
Ramho e riesce anche ad aggredire, con ironia e intelligenza, una
realtà in cui non si riconosce al
cento per cento. In sostanza: o
la comunità di fede e in grado di
fornire le armi per una resistenza al rullo compressore della cultura dei mass-media oppure ci riduciamo al lamento, ai piagnistei
sut giovani, sulle chiese vuote e
via dicendo. Prima che la tirannia televisiva prevalga insieme ai
miti della società consumistica
dimostriamo, nei fatti, che l'Evangelo è più interessante e coinvolgente di qualsiasi altra proposta.
Giuseppe Piatene
Una montagna vincolata
Nel pinerolese sono posti vincoli di inedificabilità alla collina di Pinerolo, in vai Troncea e
a Sestriere - Le proteste degli amministratori locali - Verso una nuova coscienza ecologica?
E’ finalmente arrivato il decreto, e già si sta scatenando il finimondo. C’è già chi pensa a
« marce » sulla Regione Piemonte e, perché no, su Roma. Colpevole di tutto questo è il sottosegretario Galasso, che prima con
un decreto amministrativo, annullato dal TAR del Lazio, e poi
con una legge (la n. 312 del 27 giugno 1985), ha voluto che fossero
tutelate le bellezze paesaggistiche
e l’arfibiente del nostro paese.
Il supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale del 19 dicembre scorso (pubblicato però
solo all’inizio di gennaio) reca infatti l’elenco delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico del
Piemonte.
Nella nostra zona sono inserite quali zone di « notevole interesse pubblico » la Val Troncea,
la collina di Pinerolo e Sestriere.
Le motivazioni dell'interesse
pubblico per queste zone sono
evidenti, ma vale la pena di riportarle. Per Sestriere il Ministro
rileva che « la programmazione
urbanistica elaborata recentemente compromette vaste aree a
sud-est della strada statale del
Colle, creando compromissioni
inammissibili all’ambiente e alle
condizioni tipiche della famosa
località sciistica, che deve invece
mantenere nel tempo la sua area
più qualificata immutata ». Tra
la Banchetta, il Sises, la strada
di Grange Sises e la statale 23
non si potranno dunque più effettuare gli insediamenti previsti
dal piano regolatore (alberghi e
seconde case).
Per la Val Troncea il Ministro
rileva che « in assenza di vincolo
si rischia che si concentri in quest’area un’intensa ed irrazionale
attività edificatoria (come quella
che ha già stravolto le località di
Pragelato, Borgata Sestriere, Sestriere) che muterebbe drasticamente l’aspetto del paesaggio in
uno dei tratti più caratteristici
delle Alpi Cozie ». Anche qui si
bloccano gli insediamenti previsti di Pian e Pattemquche 2.000
per cui il comune aveva già firmato le convenzioni con imprese costruttrici e promotori.
Per Pinerolo il Ministro osserva che la collina « rischia per la
vicinanza alla città un progressivo degradamento in mancanza
di un piano che miri alla conservazione del paesaggio ». Qui è '
IL CORO ”LA GRANGIA” A TORRE PELLICE
Omaggio
alla cultura valdese
Pubblico numerosissimo (anche in piedi) ed entusiasta, la
sera del sabato 18 u.s., nel Tempio Valdese di Torre Pellice, per
ascoltare ed applaudire poi con
calore la Camerata Corale La
Grangia di Torino. Il ritorno
fra noi di questo coro maschile,
noto e tanto apprezzato da 35
anni ormai, è stato contraddistinto da due costanti e da una
novità: le costanti sono la qualità delle esecuzioni che rivelano non soltanto il possesso di
una sicura tecnica e di un affiatamento ormai così maturato da
consentire l’agevole inserimento
nel complesso di non pochi elementi nuovi; ma rivelano inoltre l’acquisizione da parte dei
singoli di un senso di responsabilità interpretativa tale da
non richiedere all’atto pratico
che un minimo di « direzione »
da parte del Maestro. La seconda costante è l’impegno culturale : la Grangia non canta per
mero divertimento ; dietro la
preparazione strettamente musicale-artistica c’è un retroterra
di studio, di analisi di quello che
è (o che è stato nei secoli passati) il substrato popolare: usi,
costumi, significato del fatto
« canto » nella vita del popolo,
sia a livello di canti d’amore e
di lavoro (le strutture fondamentali della vita) sia a livello di
vita infantile, di usanze particolari, di lotte per la libertà civile
o di coscienza. E qui arriviamo
alla novità : la seconda parte del
programma era interamente dedicata a canti valdesi: dal Salmo 68 (Psaume des batailles) al
Salve 0 monti... con un’armonizzazione che seguiva quella originale di Haend'el; dalle Complaintes dei martiri valdesi di Francia
( Roussel e Des Ubas : un vero e
proprio poemetto in musica, quest’ultima!) alle fresche, ottocentesche canzoni religiose «J’aime
du soir... » e « La vie future » :
non si tratta esclusivamente di
un omaggio ad un angolo del
Piemonte ove la pratica del canto (collettivo, specialmente) assume una significazione tutta
particolare; si trattava, come ha
spiegato il direttore Angélo Agazzani, di aggiungere un altro tassello al mosaico dei canti del
Piemonte che la Grangia è venuta raccogliendo via via, su argomenti ben definiti, per salvare
dalla dimenticanza tante e così
valide testimonianze della storia
piemontese, e per offrirle alla
conoscenza e al diletto del pubblico, sia attraverso concerti sia
con dischi ricchi di illustrazioni
e commenti. Ora, in questo mosaico, si colloca con ben precise
connotazioni la cultura valdese,
ricca di fermenti spirituali, di
rapporti fra vita e pensiero, di
contatti religiosi ed umani con
popolazioni transalpine.
Il Iprogramma « valdese » si
concludeva con un « fuori programma », una sapientissima esecuzione del Barón Litrón ( versione dialettale con melodia in 6/8).
Se il programma « valdese » ha
maggiormente attirato, com’è ovvio, la nostra attenzione, non vanno trascurate le musiche della
prima parte ( canti vari, tra i quali spicca l’arcaica « La monia zolia » dal sapore medioevale, a nostro parere la « gemma » dell’intera serata) e della terza: canti
natalizi, dall’ascolto dei quali si
è potuto notare con quanta grazia e delicatezza il popolo sapesse esprimere situazioni poste a
mezza via tra il quotidiano e Tagiografico, come nel canto (da
Agazzani definito « uno spiritual
piemontese) « Andem, Vergin
Maria». Diciamo ancora il nostro
grazie e la nostra ammirazione
a questo coro che fa rivivere la
musica del popolo e del passato
con tanta partecipazione e tanto
rispetto per i suoi caratteri sia
spirituali sia espressivi.
Ferruccio Corsanl
bloccata l’espansione della città
nella cosiddetta zona CP 5, ai
piedi della collina.
Anche se le osservazioni del
ministero appaiono logiche e di
buon senso, già sindaci ed imprenditori immobiliari hanno fatto sentire la loro protesta. Dicono ohe non si rispetta l’autonomia comunale, che il decreto è
frutto di una visione centralistica
dello stato, ohe viene compromessa Teconomia della zona, che
si penalizza ancora lina volta il
volano deireconomia, Tedilizia.
Chi protesta si fa paladino del
piccolo proprietario, del montanaro che verrebbe penalizzato
nella sua autonomia. Esemplari,
a questo proposito, sono le parole del sindaco di Pragelato:
« La montagna è fatta per l'uomo
ed è ingiusto sostituire all’arbitrio dell’uomo, quello della natu
ra sull’uomo. Qualche compromissione c’è sempre stata fin da
quando si abbattevano i boschi
per ricavare campi da patate e
da segale ». L’economia dunque
ha i suoi imperativi che devono
prevalere su tutto. II turismo
vai bene un sacrificio. Non importa se i montanari non abiteranno quelle case, e se i profitti
ddl’attività turistica verranno in
gran parte investiti altrove, lontano dalla^ montagna.
Noh facciamoci ingannare da
questi ragionamenti, pretendiamo che le cose siano discusse
democraticamente, vediamone i
benefici e i costi e poi decidiamo. In questo senso la parte piemontese di questo decreto Galasso può essere una utile provocazione per tutti noi, e anche
per lo sviluppo della montagna.
Giorgio Gardlol
COLLEGIO VALDESE
TORRE PELLICE
Sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico ’86/87
al
LICEO PAREGGIATO
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con studio quinquennale di una lingua straniera
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10
10 cronaca delle Valli
24 gennaio 1986
DIBATTITO « ECUMENICO » SULL’ORA DI RELIGIONE A PINEROLO
Uniti sì,
ma contro la Falcucci
Giampiccoli: la circolare Falcucci contraddice le Intese - Peyrot; il parroco che viene meno alla sua missione e i « socialisti clericali »
DALLE FORZE SOCIALI PIEMONTESI
Mentre altrove in Pinerolo, con
la presentazione della nuova traduzione interconfessionale della
Bibbia si svolgeva la celebrazione di un facile ecumenismo, alrAuditorium comunale ha avuto
invece luogo il 17 gennaio un incontro ohe ha messo sul tappeto
una delle questioni scottanti nel
dialogo fra cattolici e evangelici,
come l’ora di religione. Il dibattito, organizzato dalle comunità di
base e presieduto da Franco Barbero, ha avuto la forma di una
tavola rotonda, alla quale hanno
preso parte come relatori Amos
Pignatelli, Franco Giampiccoli,
Marcello Vigli, Giorgio Peyrot.
Benché invitato, non è purtroppo
intervenuto Vittorio Morero, direttore del settimanale « L’Eco
del Chisone », la cui presenza
avrebbe senz’altro allargato il
ventaglio delle posizioni espresse
nel dibattito. Non è mancato invece il pubblico, che ha riempito
fino alle ultime file di posti il vasto salone delI’Auditorium nonostante le incertezze durate fino
all’ultimo momento circa la sede della manifestazione.
Dopo una breve introduzione di
Franco Barbero, che ha ricordato come le molte diversità esistenti fra la realtà delle comunità
di base e quella della chiesa valdese non solo non abbiano impedito un dialogo ecumenico, ma
al contrario lo abbiano reso particolarmente ricco e fecondo,
hanno preso la parola i relatori.
Pignatelli — ohe con Giampiccoli ha approfondito soprattutto
gli aspetti giuridici della questione — ha illustrato il « castello di
norme » che, dopo l’accordo Falcucci-CEI, la circolare ministeriale e le modifiche ad essa suc
cessivamente apportate dal Parlamento, regola l’insegnamento
religioso nella scuola. Particolare attenzione, nella sua esposizione, hanno trovato i ritmi con
i quali si è proceduto: a fronte
dei tredici mesi trascorsi dalla
stipula del nuovo Concordato alia
sua ratifica da parte del Parlamento stanno infatti i due giorni
passati dal pasticcio FalcucciCEI al D.P.R. che gli dava valore
di legge; e altri quattro fino all’emanazione della circolare attuativa.
In sostanza, si è proceduto in
•gran fretta nella speranza che ciò
servisse a far passare sottobanco, nella disattenzione delle forze politiche e dell’opinione pubblica, non un adempimento tecnico, ma l’introduzione di norme
nuove che stravolgono il quadro
delineato dal Concordato e dalle
Intese fra Stato e Tavola valdese.
Consenziente con questa valutazione si è mostrato Giampiccoli, il quale ha inoltre documentato l’ostruzionismo di fatto decretato dal ministro della PjI.
nei confronti di quanto stabilito
dalle Intese riguardo all’insegnamento religioso. Nelle circolari
ministeriali, infatti, la legge 449,
pur approvata ormai da circa un
anno e mezzo, non era stata finora mai neanche citata, rimanendo così un oggetto misterioso
per presidi e direttori didattici.
Non per caso — ha poi osservato Giampiccoli — il primo riferimento, alle Intese è venuto con
la famosa e contestata circolare
del dicembre scorso. Nella quale,
peraltro, con scarso senso logico
la Falcucci cerca di far rientrare
la legge 449 nel quadro delineato
SULLE ORME DI FRA DOLCINO
Eresia
e classe operaia
OMEGNA — Nell’ accogliente
sala del Centro Evangelico d’incontro della Chiesa metodista di
Qmegna, il 29 novembre scorso
si è tenuto un dibattito sulla figura di fra Dolcino preceduto
dalla proiezione delle diapositive
con commento sonoro, frutto di
una ricerca di giovani operai di
Cessato, ed in particolare di Piero Delmastro e Aldo Fappani,
che hanno ripercorso i luoghi dolciniani da Gattinara al Rubello, e
documentato la riscoperta della
vicenda dell’eresiarca da parte
della classe operaia così come è
stata fissata nella memoria di
classe.
Il dibattito è stato quindi introdotto da Tavo Burat, coordinatore della Ca de Studi Dossinian, che ha sottolineato l’importanza di Dolcino quale uno dei
maggiori artefici della prima Riforma, e la sua originalità dovuta essenzialmente al fatto di essere « accolto » all’interno della
società alpina, valsesiana e biellese, in rivolta contro i grandi
comuni della pianura {Novara e
Vercelli), dominati in quegli anni dalla restaurazione guelfa; Dolcino si schierò dalla parte dei
montanari ribelli, e seguì sino alle estreme conseguenze il loro destino di sconfitti, fedele alla teologia della croce. In polemica con
quanti ritengono ohe la « rivendicazione » dolciniana costituisca
una forzatura perché estrapolerebbe il riformatore dal contesto
del suo tempo, Burat ha detto
che l’interesse e la « fortuna »
riscontrati per Dolcino, da cent’anni ad oggi, nel movimento
operaio e nel mondo contadino
locali dimostrano l’attualità di
chi ha lasciato testimonianza di
come la « religione », intesa come fedeltà al messaggio liberatorio dell’Evangelo, debba e possa
essere alternativa al potere, perché linfa delle libertà civili anziché oppio dei jwpoli. L’eredità di
Dolcino è confluita nel valdismo
medioevale e pertanto costituisce
tuttora un punto di riferimento
ed uno stimolo per la nostra
coerenza e le nostre lotte per la
liberazione dell’uomo.
Il pubblico discretamente numeroso e molto attento, è più
volte intervenuto, ravvivando il
dibattito ed assicurando così successo alla serata.
T, B.
Impegno per
la scuola laica
dal recente accordo con la CEl,
che invece apertamente ne contraddice la lettera e lo spirito.
Sono così incompatibili i due testi, ha ancora rilevato Giampiccoli, che il deputato socialista
Valdo Spini ha potuto chiedere
in un’interpellanza al ministro,
semiplicemente citando di seguito
i due testi, come possa mai essere possibile la loro convivenza
neirordinamento italiano.
Vigli, a sua volta, si è soffermato sulle cosiddette « attività alternative » che verrebbero riservate a coloro che esercitano il
proprio diritto a non avvalersi
dell’insegnamento religioso. Senza professori motivati, senza programmi, senza aule — ha detto
^ si verrebbe a costituire una
sorta di area di parcheggio, una
« lezione di serie B », dal significato evidentemente discriminante, in dispregio della legge 449 e
dello stesso Concordato, nei confronti di chi rifiuta l’insegnamento confessionale. Ma da parte di chi gestisce il potere — ha
poi rilevato — c’è il tentativo di
far sì che, nonostante le novità
formali, all’atto pratico nulla
cambi in questo importante settore.
Ultimo fra i relatori a prendere la parola, polemico come sempre, Giorgio Peyrot ha centrato
il suo discorso sugli aspetti teologici. La chiesa cattolica, ha sostenuto, invece di lanciarsi in crociate per imporre l’insegnamento della religione nella scuola
pubblica, meglio impiegherebbe
le sue forze .se l'e usasse per propagandare le attività di catechismo che si svolgono nelle parrocchie. Ma questo non avviene perché non si vuole rinunciare al
« potere di controllo delle coscienze dei cittadini », siano essi
cattolici o no.
Come esempio piccolo ma significativo di questa mentalità
costantiniana, Peyrot ha citato il
parroco di un Comune delle Valli Valdesi, il quale avrebbe minacciato di non dare la prima comunione ai suoi catecumeni che
dovessero non avvalersi dell’insegnamento religioso. Questo parroco, secondo Peyrot, viene meno
alla sua missione perché annette
maggior valore a quello che viene
insegnato da altri in una sede impropria come la scuola di quanto
ne dia a ciò che lui stesso fa nella
sede più giusta, che è la chiesa.
Non più tenero, del resto, è stato il giudizio sui « socialisti clericali » che, arrivando alla guida
del governo, hanno cancellato
dalla bozza delle Intese la norma
che esplicitamente prevedeva
che l’ora di religione avesse luogo all’inizio o alla fine delle lezioni.
Dopo le introduzioni, la tavola
rotonda è proseguita con una nutrita serie di interventi del pubblico, in maggioranza concorde
con quanto detto dai relatori.
Conclusione, con un uditorio ancora numeroso, ampiamente dopo mezzanotte.
Paolo Fiorio
Hanno collaborato a questo
numero: Tavo Burat - Pasquale Consiglio - Ivana Costabel - Elena Fischi! - Luigi
Marchetti - Mauro Meytre Eugenio Rivoir - Bruno Rostagno.
Il dibattito sull'Intesa tra il Governo
e la Conferenza episcopale italiana sull'ora di religione cattolica nella scuola
pubblica non poteva non trovare eco nei
congressi e nelle prese di posizione sindacali. Riportiamo qui di seguito stralci
di alcune mozioni approvate:
CISL - SCUOLA DI PINEROLO
« La Segreteria della Cisl Scuola Pinerolo, ritiene offensivo per la coscienza di
ogni cittadino italiano, che un argomento di così vasta portata ed implicazioni sociali e culturali quale 1 insegnamento della religione nella scuola pubblica, venga « liquidato » con un atto
che evidenzia paura e timore al confronto, quale la fiducia al Governo.
La Segreteria della Cisl Scuola Pinerolo critica altresì l'operato dei partiti
della coalizione di maggioranza, che
preoccupati di mantenere lo « status
quo », non hanno affrontato alcun dibattito in relazione all'atto unilaterale e di
vertice del Ministro della Pubblica Istruzione, e hanno chiuso un argomento di sì ampia importanza etica, con un
provvedimento dì potere che umilia ed
offende la dignità dì tutti i credenti.
La Segreteria della Cisl Scuola Pinerolo, nel riaffermare la valenza della laicità della scuola e l'importanza dell'insegnamento religioso come parte intimista
di ogni persona ed atto strettamente privato e non pertinente alla scuola pubblica, giudica negativamente l'intero operato del Ministro Sen. Falcucci sìa per
la stessa intesa con la C.E.I. che si è
evidenziata come l'applicazione più deteriore del Concordato e lesiva dell'identità e dell'autonomìa culturale e pedagogica della scuola pubblica italiana, e sia
per aver favorito e consentito nel D.D.L.
Finanziaria 1986 lo strumento della selezione di classe, l'attacco al diritto alle studio, il processo di dequalifìcazione
della scuola pubblica a vantaggio del servizio privato, la violazione di materie attinenti alla contrattazione sindacale
e l'aver posto in mobilità oltre 23.000
operatori scolastici della scuola secondaria di primo grado, rendendo diffìcile la
innovazione e la trasformazione del sistema formativo ».
CONGRESSO LAVORATORI
SETTORE ENERGIA
DELLA CGIL PIEMONTESE
Il Congresso Regionale FNLE/CGIL esprime il proprio disappunto per il metodo seguito e le soluzioni individuate
dal A/tìnistro della Pubblica Istruzione Falcucci in merito alTinsegnamento religioso nelle scuole materne, elementari e secondarie.
L'insegnamento di qualsiasi religione
è compito delle famiglie e delle chiese;
pertanto è un errore inserirlo nel programmi didattici in quanto il compito
della scuola è principalmente quello di
stimolare un sapere critico e laico.
Manifestando tutto il rispetto per le
problematiche religiose, e quindi non
solo per quella cattolica, si può risolvere il problema istituendo un servizio ai
di fuori dell'orario scolastico quale riconoscimento del radicamento della tradizione religiosa nei nostro Paese, ma
senza nessun condizionamento e discriminazione come previsto dalle leggi
dello Stato.
SI esprime inoltre preoccupazione e
disaccordo per il ricorso alla fìducia da
parte del Governo, anche su questo tema, quale prassi che esautora il Parlamento e la possibilità dì dibattito tra
tutte le forze politiche.
Il Congresso della FNLE/CGIL aderisce all'appello lanciato da un Comitato
di laici e cattolici che invita i cittadini
a non avvalersi dell'insegnamento della
religione fìno a quando l'autorità scolastica non si dimostrerà in grado di dare
a tale materia una collocazione adeguata.
CAMERA DEL LAVORO DI TORINO
(...) Nel merito dell'intesa, il Congresso della Camera del Lavoro dì Torino denuncia in particolare I seguenti
punti :
1 ) L'attuale intesa costituisce un
grave arretramento rispetto al testo del
Nuovo Concordato, ripristinando condizioni di privilegio che erano state rimosse.
2) L'intesa determina una grave discriminazione fra studenti che si avvah
gono dell'insegnamento religioso cattolico nell'orario scolastico e studenti che
non si avvalgono dì questo insegnamento e il cui tempo scolastico è affìdato alle iniziative dei singoli istituti.
3) L'intesa determina un'altra grave discriminaz’one : da un lato gli insegnanti della religione cattolica entrano a pieno titolo negli organici e partecipano a tutte le decisioni degli Organi Collegiali ; dall'altro coloro che verranno chiamati a svolgere attività alternative per chi non si avvale deH'insegnamento della relig’one, rimarranno
senza garanzie giuridiche né riconoscimento della dignità didattica della loro
opera.
4) L'intesa si configura come un pesante intervento sugli ord'namenti e sull'organizzazione della scuola, soprattutto elementare e materna, nella quale
vengono introdotte due ore di insegnamento confessionale.
Va inoltre denunciato l'attacco alla libertà di coscienza degli studenf delia
scuola media superiore, ai quali viene
riconosciuto il diritto di voto negl; organi di gestione della scuola ma viene negato il diritto dì scelta nei confronti dell'insegnamento confessionale { ... ).
SALZA DI PINEROLO
Per il lavoro
Nella seduta del 17.1.86 il Con.
siglio Comunale di Salza di Pinerolo, tra i temi affrontati, ha
discusso sul problema occupazionale della valle.
Il dibattito si è concluso con
una m,ozione votata all’unanimità, il Consiglilo riprende e fa propria la mozione della giimta m,unicipale del 18.12.85.
Ampio spazio è dato al problema della crisi Filseta, con il previsto piano di licenziamento di
240 lavoratori su 320 occupati,
problema che si aggiunge alla già
grave situazione occupazionale
della valle.
Nella sua mozione il Consiglio
invita gli staff dirigenziali delle
aziende non in crisi ad adottare
una serie di strumenti, quali la
riduzione dell’orario di lavoro e
i contratti di solidarietà, ed a
procedere all’assunzione di lavoratori Filseta in C.I.G. o disoccu
pati con situazioni familiari economicamente problematiche.
Condanna duramente le esistenti quote di straordinari strutturali che vengono effettuate alla RIV-SKP di Villar Perosa e
alla manifattura di Perosa Arg.;
alla condanna degli straordinari
richiesti o permessi dalle aziende
associa Tinvito ai lavoratori, che
li effettuano, alle proprie responsabilità. Ritiene importante
un confronto delle componenti e
dei soggetti sociali ed un impegno di responsabilità per proposte di soluzione del problema occupazionale.
Il Consiglio si impegna a favorire la creazione di cooperative ed iniziative occupazionali, si
impegna a stimolare ed aderire
ad iniziative comuni con altri
Enti Pubblici (Comuni, Comunità Montana, ecc.) per proposte
di soluzioni concrete.
11
24 gennaio 1986
cronaca delle Valli 11
DALLA REVOCA AL RIMPATRIO
Inquieta vigilia
Che cosa si prepara per i Valdesi di trecento
Vittorio Amedeo II, nell’Europa di Luigi XIV
Gli anni che vanno dal 1686 al
1690 sono stati di importanza
fondamentale per la storia valdese. Nel presentarli sul Bollettino della Società di Studi Vaidesi, nel 1932, Arturo Pascal aveva scelto come titolo della serie
« Gli anni del martirio e della
gloria » ed è in questo binomio
che i Valdesi hanno riassunto le
tragiche vicende di quegli anni:
martirio e gloria. Gloria non nel
senso di meriti o vanto delle
azioni compiute ma di riconoscenza per aver partecivato come protagonisti ad avvenimenti
piu grandi e significativi delle
proprie vicende. Non ci pare possibile lasciare trascorrere i prossimi anni, che ripropongono il
terzo centenario di quegli avvenimenti, senza farne nuovamente
oggetto di riflessione.
Ripresenteremo dunque, con
scadenza mensile, fatti, eventi,
decisioni accaduti 300 anni fa,
anzitutto per richiamare alla memoria dei fatti che, senza offendere nessuno, riteniamo non siano conosciuti da tutti i lettori, ed
in secondo luogo per farne oggetto di riflessione laddove sia il
caso di farlo.
Prima della tempesta
Siamo nel gennaio 1686. Le
chiese valdesi, che avevano vissuto negli ultimi decenni in relativa tranquillità, si trovano in
uno stato di profonda inquietudine. Aicuni mesi prima, infatti,
nell’estate del 1685, il governo
francese aveva preso misure repressive contro i riformati, e poi
nel]'autunno aveva revocato
l’Editto di Nantes, che aveva fino
a quel momento fornito le garanzie per una attività più o
meno liijera dei protestanti francesi.
Erano stati colpiti di conseguenza anche gli Ugonotti che
abitavano le valli confinanti, del
Pragelato e di Perosa, cioè l’odierna vai Chisone, che, da Porte a
Se>triere, aveva allora numerose
comunità riformate. Costretti ad
abbandonare i loro villaggi;- senza l'appoggio e la guida dei loro
pastori esiliati, quei protestanti,
allora sudditi francesi, cercavano rifugio in terra amica e naturalmente il luogo di rifugio
più naturale era la Svizzera. Ma
anche le Valli Valdesi erano una
possibile terra di rifugio, più vicina, familiare, che permetteva
anzi di non rompere tutti i rapporti con la patria e così non
pochi Ugonotti cercarono rifugio
in Piemonte, varcando il Chisone.
Per i Valdesi accoglierli fu più
che un dovere, fu un atto di solidarietà fraterna doverosa, quasi normale. Da sempre i legami
fra le chiese loro e quelle del
Delfinato erano stati frequenti
ed intensi e nei momenti di difficoltà i Delfinatesi erano intervenuti con ogni mezzo ner soccorrerli. Questa esiperienza di fraterna solidarietà si associava però ad una grande inquietudine. I
fratelli del Que-vras alle loro
spalle, quelli di Pragelato sul loro fianco settentrionale, stavano
fuggendo lasciando il vuoto dietro di sé. Era come se una diga
si fosse rotta e le acque arrivassero trascinando relitti e macerie. Che cosa sarebbe successo
nei prossimi mesi a loro, poche
migliaia di Valdesi isolati come
su un’isoletta in mezzo ad un mare in tempesta?
Da questa domanda, a cui non
c’era risposta chiara, nasceva la
loro inquietudine. Guardandosi
attorno che cosa vedevano? A Torino regriavà dà' pòco il giovane
Duca Vittorio Amedeo II, aveva
19 anni e già questo dava a pensare; il padre, Carlo Emanuele II,
era anche lui un giovane di 21 anni, nel 1655, quando era accaduto
il massacro delle Pasque Piemontesi, ed i consiglieri di Vittorio
Amedeo non erano meno fanatici
e bigotti di quelli di suo padre;
c’era poi la madre. Madama Reale, che aveva retto la reggenza
per alcuni anni, ed era francese,
legata perciò in modo strettissimo alla politica di Luigi XIV.
Quali fossero le sue idee in materia di religione lo si era già visto con l’appoggio alle missioni,
la creazione di un grande istituto
per educare i bambini valdesi
che avevano abiurato o erano stati sottratti ai loro genitori. E poi
c’era il Catinai, il Maresciallo di
Francia con i suoi battaglioni di
dragoni a Pineroio, allora fortezza francese; a 35 km. dalla capitale...
Tutto questo non lasciava presagire nulla di buono. E sul piano politico le cose non avrebbero potuto stare peggio. Del tut
Il tuo giornale
Nel 1986 gli abbonati riceveranno 50 numeri del giornale (non usciremo infatti il 15 e il 22 agosto) per un totale di
580 pagine.
I tipografi, i redattori e i collaboratori scriveranno 362.500
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Ti pare molto?
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Peilice
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— alle Librerie Claudiana.
Versando subito il tuo abbonamento eviterai la sospensione
dell’invio del giornale e ci faciliterai il lavoro amministrativo.
Grazie.
anni fa, sotto il Duca
a fine gennaio 1686
to dipendente dalla Francia, con
l’esercito francese in casa, cosa
poteva fare il ducato di Savoia
se non seguire la politica di Versailles come un cagnolino segue
il suo padrone? Così era stato per
molti anni e continuava ad essere anche se, forse, il giovane Duca, come tutti i duchi di Savoia
il grande progetto di giocare un
ruolo di primo piano in Europa
10 coltivava in segreto. Per ora
di questo non si aveva ancora
sentore ma c’erano i Valdesi, un
granello di sabbia nella macchina perfettamente oliata del potere francese. Qual era il problema?
A Luigi XIV, il re Sole, convinto di essere padrone dell’Europa, non andava a genio che proprio sulle sue frontiere esistesse
quel piccolo gruppo di Valdesi
protestanti. Un piccolo neo, certo, quasi un nulla, ma come una
spina nella mano che si sente
di continuo con fastidio. Lui che
aveva sradicato dal sùo regno il
cancro del Protestantesimo, avrebbe dovuto sopportare che
quel giovanotto inesperto di suo
nipote, il Duca di Savoia, suo
vassallo, tollerasse ciò che lui
non aveva tollerato? L’ambasciatore francese a Torino fece presenti tutte queste cose a Córte
ma senza molti risultati. Dovette
ricorrere alle minacce ed il Duca
acconsentì a chiudere le frontiere: in territorio sabaudo non si
sarebbero tollerati cittadini dal
Delfinato. Quelli che vi si fossero
rifugiati I dovevano abbandonare
11 paese ed i loro beni sarebbero
stati confiscati, si ributtavano oltre il Chisone tutti i nrofughi
ugonotti. Questo era accaduto a
metà dicembre.
Da allora alle Valli si viveva questo clima di attesa, di preoccupata attesa. Tutto poteva succedere: il peggio, una tregua, un compromesso, qualche imprevedibile
soluzione. Ma le pressioni francesi si fecero sempre più insistenti ed a fine gennaio accadrà
il fatto temuto dai più previdenti: l’editto del 31 gennaio...
Giorgio Toum
Cinefórum
PINEROLO — Riprende, dopo due
anni, l’attività del Cineforum, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura. Dieci gli appuntamenti — sempre
di mercoledì — con inizio il 29 gennaio.
Sede della proiezione di films il Cinema Ritz; inizio ore 21. L'abbonamento al ciclo — compreso un accurato opucolo con le schede dedicate ai 10
films in programma — è di L. 25.000.
Per gli abbonamenti rivolgersi a Pineroio presso la libreria Elia Romano
(Piazza Vittorio Veneto), la libreria
Gianoglio (Via del Duomo), la libreria
Tajo (Via del Duomo), Bonetto Dischi
(Corso Torino), la Cooperativa Libraria
(Via Trento).
Il film proiettato mercoledì 29 gennaio, alle ore 21 sarà: E la nave vedi Fellini.
Gli appuntamenti con il Cineforum
proseguiranno ogni mercoledì, alla stessa ora, con il seguente programma ;
Noi tre di Pupi Avati : Alaman Bay di
Malie; 1984 Orwell; Kaos dei fratelli
Taviani; Oltre le sbarre di Barbash;
1997, il principio deH'arca di Noè di
R. Emmerich; Il giorno delle oche dì iR.
Eyre; I favoriti della luna di Joseliani; Mamma Ebe di C. Lizzani.
Comitato difesa della ferrovia
TORRE PELLICE — Il Comitato Difesa
del Servizio Ferroviario Pinerolo-Torre
Peilice si riunirà giovedì 23 gennaio alle
ore 21 nella Sala Consiliare del Comune
di Torre Peilice.
Proiezioni
PINEROLO — Sabato 25 gennaio alle
ore 21, Alberto Risso presenterà una serie di diapositive in dissolvenza su « Tibet, il tetto del mondo oggi ». Ingresso
libero.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 23 gen'
naio, ore 17, al Centro dì Incontro avra
luogo una riunione con il seguente o.d
g. : a) Invio dì lettere alle a-utorità del
rURSS per chiedere misure efficaci con
tro i maltrattamenti crudeli e inumani
ai prigionieri per motivi d'opinione; b)
partecipazione del Gruppo «Val Peilice»
alla Rassegna Culturale Torrese della
prossima estate; c) bilancio; d) varie.
Gomitati per la pace
PINEROLO — Venerdì 24 gennaio, alle ore 20.45, presso la Camera del Lavoro (via Demo, 8) si riunirà II Comitato per la pace e il disarmo.
RIPENSATECI
Venuti a conoscenza che il Comune di
Robassomero ha revocato la deliberazione consiliare assunta nel 1981 dalTamministrazione precedente per la denuclearizzazione del proprio territorio, abbiamo voluto affrontare il problema nel corso del nostro ultimo Consiglio del 23
dicembre '85 ed inviare al Sindaco di
Robassomero un messaggio. Infatti anche
noi avevamo assunto una deliberazione
per la diffusione e l'affermazione di una
cultura per la pace, contro qualsiasi installazione nucleare di utilizzo sia militare sia civile, ispirandoci in gran parte
all'esperienza del Comune di Robassomero, con cui avevamo organizzato incontri e dibattiti per pervenire ad una
decisione meditata. Proprio per questo
siamo rimasti sconcertati sapendo della
decisione assunta dalla nuova amministrazione, parte della quale era comunque presente anche nella passata legislatura. Inoltre tale decisione fa presupporre che la « cultura per la pace » debba
essere prerogativa solo di determinati
schieramenti politici, mentre ì fatti dimostrano che non è così : molte infatti sono
state le iniziative di denuclearizzare il
proprio territorio anche da parte di Enti
Locali dì segno diverso.
Perciò il nostro Consiglio ha invitato
l'Amministrazione dei Comune di Robassomero, pur nel totale rispetto della sua
autonomia, a riconsiderare la sua posizione e a voler assumere iniziative di pace che collochino nuovamente quel Comune in prima linea nell'Impegno civile
per la pace e la giustizia nel mondo, accanto a tanti altri che hanno seguito il
suo esempio.
Franca Coì'sson
Sindaco di Angrogna
PER I SINISTRATI
DELLA COLOMBIA
Il sottocomitato dì Torre PeliiCe della
Croce Rossa Italiana organizza una raccolta di fondi che saranno destinati alla
assistenza dei sinistrati della Colombia.
Le eventuali offerte vanno versate entro
il 30 gennaio prossimo al Dr. Enrico Gardiol, viale Trento 12 dalle 9 alle 11 dì
ogni giorno feriale.
Questo l'elenco dei primi sottoscrittori : L. 100.000 ; Past. E. Ganz e Sig.ra ;
Famìglia Geymet-Panero ; Sig.ra Ketty
Comba Muston ; Ida e Amalia Coisson ;
L. 50.000 : Sprielle, Lageard Dina e Elda ;
A. TH. G.; Silvia Cqcnelio. L. 25.000:
Adriano Longo.
Sottoeomitato Croce Rosse
Torre Peilice
RINQRAZIAMKNTO
(c Io alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà Vaiato? Il mio
aiuto vien dall’Eterno che ha
fatto il cielo e la terra »
(Salmo 121: 1^2)
I familiari del compianto
Giulio Gesan
neirimpossibilità dii farlo singolarmente ringraziano le associazioni combattentistiche e d’arma che hanno partecipato con i labari ai funerali del caro
estinto e quanti hanno preso parte al
loro dolore.
Torre Peilice, 24 gennaio 1986
RINGRAZIAMENTO
(C Confidati nell’Eterno con tutto il cuore... »
(Proverbi 3: 5)
Nella dolorosa scomparsa del loro
Mario Jahier
Lidia, Pierenrico ed Andrea esprimono tutta la loro commossa gratitudine
per 'raffettuosa simpatia ricevuta.
Pineroio, 18 gennaio 1986
Uccio e Mirella Cossi Jahier con Je
figlie Cristiriay Silvia, Elena ^ i generi Roberto, Daniele, Carlo, ricordano
con grande tristezza il caro cugino
Mario Jahier
e sono vicini a Lidia, Pierenrico ed
Andrea,
Pineroio^ 16 gennaio 1986
i(. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(2 Tim, 4: 7)
Il giorno 14 gennaio è improvvisaimente deceduto
Mario Golonna Romano
di anni 79
Lo annunciano la moglie Tina Motta, la
figlia Roberta, il fratello Guido e la
sorella Vittorina con le loro famiglie, i
cognati Delappa.
Mestre, 19 gennaio 1986
AVVISI ECONOMICI
CERCASI ragazza alla pari per custodia bambina 8 anni. Telefonare
02/8323970 escluso domenica.
SCAPOLO solo anni 55 presenza altezza 1,75 buona situazione economica
pensione infortunio sul lavoro relazionerebbe signorina o signora scopo matrimonio. Scrivere patente
2313851 fermo posta 10022 Carmagnola (To).
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 26 GENNAIO 1986
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO ■
- Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei, 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pineroio )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pineroio; 22664.
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva-;
tei, 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 26 GENNAIO 1986
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Lu
sema Alta - Tel. 90223
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Peilice; telefcnò 91.996.
12
12 uomo e società
24 gennaio 1986
ERITREA
f
La carestia non può finire
Non la siccità ma le devastazioni di una guerra che dura da 25 anni sono alla base di una tragedia che continua a svolgersi sotto gli occhi indifferenti del mondo e del nostro paese
Riportiamo questo articolo dal numero di novembre della rivista dei
padri comboniani « Nigrizia ».
Quando le piogge sono arrivate in abbondanza e in tempo utile per la semina (maggio-giugno), per la prima volta si è prospettata per la resistenza eritrea
la possibilità di un raccolto sufficiente per uscire dalla lunga
emergenza ohe il paese conosce
a causa della siccità e ancor più
di ima guerra che dura ormai
da un quarto di secolo. Sono bastate poche settimane alla fine di
agosto per distruggere, sotto il
peso dei cingolati di provenienza
sovietica deH’esercito etiopico,
quelle colture ed il lavoro di un
armo.
Coltivazioni distrutte
Nel gennaio dello scorso armo
il Fronte Popolare per la Liberazione deU'Eritrea (FPLE) riusciva a conquistare la città-chiave
di Tessenei, la seconda per importanza della regione del Barka, ama delle più fertili dell’Eri
Una frontiera
(segue da pag. 1)
gno, impegnati a lavorare per la
realizzazione di una nuova umanità, senza barriere.
Per il popolo di Israele il segno di elezione era la « circoncisione » e apparteneva esclusivamente al maschio. Rivoluzionario dunque è il nuovo segno col
quale il cristiano professa la fede nella morte e nella risurrezione di Cristo: il battesimo, impartito indifferentemente a maschi e
femmine.
E con l’uguaglianza nel battesimo doveva nascere, nella Chiesa
cristiana, una parità in ogni settore della vita comunitaria, conseguenza di una stessa vocazio
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ne, di un medesimo ministero di
testimonianza.
Attraverso i secoli, nella Chiesa, la donna ha dovuto invece accettare e subire una teologia e
una struttura della Chiesa elaborate unicamente dalla componente maschile. Ha dovuto inserirsi
in ruoli che i maschi hanno pensato per lei, senza trovare spazi
creativi per la propria identità
di donna, senza voce, spesso anzi,
in molti ambienti cristiani, sfuggita ed allontanata come rappresentante del sommo dei mali: la
tentazione del sesso.
Negli ultimi decenni da più
parti, nel mondo e nelle Chiese,
insieme alla voce degli onvressi,
degli sfruttati e dei poveri, si leva la voce delle donne. E, un po’
dovunque, comunità di credenti
affrontano con atteggiamento
nuovo la dimensione umana e vocazionale della donna, perché
trovi nella Chiesa e nella società lo spazio per il suo contributo specifico, in piena libertà, nel
superamento di preconcetti e discriminazioni.
E’ una nuova « frontiera della
speranza » per abbattere le barriere sessiste, ma anche ogni altro tipo di opvressione e discriminazione e stabilire nuovi rapporti di giustizia, di amore, di pace,
al di là di ogni barriera che divide.
Vorrei terminare con alcune
frasi di una dichiarazione di fede
di Dorothee Sòlle, una teologa
tedesca:
Non credo
al diritto del più forte, al
[ linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Voglio credere
al diritto dell’uomo, alla mano
[ aperta, alla potenza dei non
[ violenti.
Non credo
di poter combattere altrove
[ Inppressione, se tollero
[ l’ingiustizia qui.
Voglio credere
che il diritto è uno, tanto qui
[ che altrove, che non sono
[ libero, finché un solo uomo
[ è schiavo.
Non credo
che ogni sofferenza sia vana.
Non credo
che il sogno degli uomini
r resterà sogno e che
[ la morte sarà la fine.
Oso credere invece
sempre e nonostante tutto,
[ all’uomo nuovo.
Oso credere
al sogno di Dio stesso
un cielo nuovo
una terra nuova dove abiterà
[ la giustizia.
Giuliana Gandolfo
(da una serie di tre predicazioni
preparate per il « culto evangelico » alla RAI).
trea. Siamo nei pieno della carestia alimentare e prima che l’opinione pubblica prenda coscienza
della tragedia, il Fronte attraverso la sua organizzazione di
soccorso, l’ERA (Eritrean Relief
Association), allestisce centri di
raccolta e distribuzione nella zona liberata a favore di decine di
migliaia di persone. E' noto come l’appello lanciato allora dall’Eritrea sia rimasto inascoltato
e come solo all’inizio di quest’anno gli aiuti sono cominciati a
gltmgere, ma solo nelle regioni
controllate dal governo etionico.
Fino ai primi mesi di Quest’anno, solo il 5% delle richieste
delle popolazioni eritree colpite
dalla carestia veniva soddisfatto;
negli Olitimi mesi tuttavia vi era
stata una maggiore risposta di
solidarietà e FERA stima che
prima dell’offensiva etiopica, quasi il 40®/o delle sue richieste era
coperto dall’aiuto alimentare internazionale. 11 FPLE si era tuttavia impegnato da tempo ad assicurare l’autos-ufficienza delle
popolazioni con progetti di sviluppo agricolo nelle nuove zone
liberate. Attorno a Tessenei circa 100.000 ettari di terra erano
stati lavorati e seminati a durra,
una varietà di sorgo diffusa nel
paese, si erano scavati pozzi. Tallevamento aveva buone probabilità di riprendere.
All’inizio di luglio anche la città di Barentu, a 120 km. da Tessenei, cade in mano al FPLE.
L’allargamento della zona liberata avrebbe permesso di allontanare dal fertile bassopiano le
continue azioni dell’esercito etiopico che non avevano risparmiato negli ultimi anni la popolazione civile e soprattutto i contadini al lavoro nei campi. Il Fronte
temeva piuttosto i bombardamenti e si era già preparato a
difendersi dai nuovi attacchi, pur
progettando di estendere i suoi
progetti agricoli. E’ mancato il
tempo. Due nuove divisioni venivano spostate dal governo di Addis Abeba dall’Ogadèn e dal Tigré
per rinforzare l’offensiva. Barentu prima e Tessenei poi sono in
vestite da ondate successive con
mezzi pesanti ohe si muovono
senza difficoltà sul terreno pianeggiante.
Il FPLE decide di non sostenere lo scontro frontale e si ritira
dalle due città. Le aree dove il
Fronte aveva iniziato importanti
progetti agricoli sono quasi completamente distrutte.
La scelta dell’offensiva di Addis Abeba non è casuale: la regione prometteva raccolti e ciò
avrebbe rafforzato la resistenza
della popolazione ai ricatti degli
aiuti alimentari. E’ evidente, a
questo proposito, la contraddizione di un governo che grida alla carestia e dall’altra distrugge
deliberatamente i raccolti.
Aiuti all’esercito
In alcuni distretti il bestiame
è stato ridotto di un decimo nel
giro di tre anni, i villaggi distrutti sono più di un migliaio,
il flusso dei profughi — 700.000
dall’inizio del conflitto nel 1961 —
ricomincia a gonfiarsi. Il Fronte
è costretto a riprendere la battaglia contro l’uso degli aiuti internazionali che si rivelano sempre
più come un grosso affare per
l’Etiopia. A Barentu 300 sacohi
di farina di provenienza canadese furono trovati nei magazzini
dell’esercito. E’ Tultima testimonianza che conferma la destinazione dell’aiuto alimentare al rafforzamento dello sforzo bellico
del governo etiopico. Altrove i
centri di distribuzione etiopici
servono all’arruolamento di nuove reclute.
Esattamente un anno fa, il
FPLE avanzava una proposta di
cessate il fuoco per facilitare la
distribuzione degli aiuti e per
creare le premesse per un dialogo che conduca ad una soluzione
pacifica del conflitto. Poche settimane più tardi, Menghistu rifiutava la proposta. Ma questa rimane ancora valida per il Fronte
che, come noto, reclama, sotto
garanzie internazionali, un referendum di autodeterminazione
PRESENTATA DA VINAY IN TV
Un’associazione
contro ia tortura
Nel corso dell’ultima trasmissione di « Protestantesimo », dedicata alla tortura, ad un filmato
che illustrava lo sbocco positivo
di un'azione condotta da Amnesty International a favore di un
accusato di delitti d’opinione, il
pastore Tullio Vinav è intervenuto con vigore per sollecitare l’impegno dei credenti nella lotta
contro là tortura. Una chiesa che
non parla è una chiesa complice.
Ciò ha dato modo a Vinay di
mettere l’accento sulla necessità
di un impegno come credenti e di
proporre quindi l’appoggio all’Associazione ACAT (Azione dei
Cristiani per l’Abolizione della
Tortura).
Su questo argomento Tullio Vinay ha scritto recentemente una
lettera ai pastori e diaconi delle
chiese valdesi e metodiste dando ulteriori dettagli su questa
associazione sorta in Francia nel
1974 a seguito di una conferenza
dello stesso Vinay sulla tortura
in Vietnam sotto il regime di Van
Thieu. « Il lavoro dell’ACAT —
scrive Vinay — è simile a quello
di Amnesty International senza
però creare inutile sovrapposizione, anzi collaborandovi. Ha suoi
particolari segni distintivi: a) Il
suo lavoro ha basi cristiane ed
ecumeniche, b) Ha mensilmente
riunioni di preghiera, ciò che non
è trascurabile ss abbiamo fede
nel Risorto, c) I membri si impegnano a scrivere mensilmente
una lettera suggerita da circolare del Comitato Nazionale dell’ACAT. d) Danno un contributo
annuo di lire 20 000 ner partecipare alle spese dell’organizzazione.
di cui è disposto a rispettare il
verdetto. Un anno più tardi la
risposta di Addis Abeba è ancora più chiara; la guerra continua perché la carestia non può
finire.
Luciano Ardesi
SANITÀ’
Intesa
O. E. I.
Regione
Liguria
In data 2 dicembre 1985, la
Regione Liguria ha concluso lè
Intese con la Tavola Valdese, delegata dal Consiglio di Amministrazione e dalTAssemblea dell’Ospedale Evangelico Internazionale a tale incombenza.
La natura di queste Intese riguarda soprattutto la sicurezza e
la stabilità dell’Ospedale nel contesto sanitario della Regione Liguria in particolare e italiano in
generale. E’ una forma di garanzia che la Costituzione della Repubblica Italiana aU’art. 8 dà alle Chiese non cattoliche e che per
estensione può investire, secondo la buona volontà delle parti,
anche gli Enti Locali e le Opere
delle Chiese.
Giova ricordare che nella premessa delle Intese non si parla
più di « possibilità di inserimento dell’Ospedale nella programmazione », ma di definizione delle modalità per questo inserimento.
Anche l’art. 5 delle Intese ricorda che nessuna ingerenza può
competere a qualsivoglia organismo pubblico o privato circa
le entrate a titolo oblativo per
versamenti di terzi che intendono così facilitare l’attività di beneficenza e di culto che nell'Ospedale stesso viene svolta; segnatamente, conferma che resta
libera l'attività diaconale che
viene così generosamente ed
evangelicamente effettuata da
membri non solo della nostra,
ma anche di altre Chiese evangeliche di Genova.
Inoltre le somme che a tale titolo pervengono all’Ospedale sono destinate a sollevare — per
la custodia e per i servizi indispensabili — la sofferenza delle
persone anziane, accollando le
spese per il personale necessario
a questa speciale cassa.
Se poi si legge l’art. 30 del Sinodo 1985, dove è detto quanto
segue: « spetta alla Tavola Valdese la stipulazione di previ speciali accordi ove l’affidamento o
la revoca (della competenza sinodale sugli ordinamenti degli
Istituti od Opere, n.d.r.) riguardi
Istituti od Opere sorti fuori dell’ordinamento valdese», si determina in tal modo — allorché i
previ speciali accordi siano
stipulati — la definitiva configurazione ecclesiale del'’Ospedale,
sottraendolo a qualsiasi autorità
tutoria anche per le approvazioni
dello Statuto.
Emilio Verardi
I soci protestanti sono pochissimi. Per rafforzare il punto a)
sarebbe bene aumentare le nostre adesioni ed a poco a poco
creare delle sezioni ecumeniche
nei luoghi di nostra residenza ».
La sede dell’ACAT italiana, costituita in Italia da qualche anno, è c/o Rinascita Cristiana, via
della Traspontlna, 15 - 00193 Roma.
La circolare della Chiesa valdese di Genova, da cui è tratta questa notizia, riporta anche uno lettera con cui il moderatore Giorgio Bouchard si congratula con
gli operatori dell’OEI — « il risultato nositivo credo sia largamente dovuto alla vostra opera e,
sia detto con tutta franchezza,
alla vostra fede » — e dà notizia
di un intervento « con freschezza e senza boria » di alcuni operatori dell’OEI, la sera stessa, net
notiziario regionale del 3° canale TV.
L