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Anno 115 - N. 32
10 agosto 1979 - L. 300
ARCHIVIO TAVOLA VALDSf
10066 TORRE FELLICE
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dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Uno sguardo d’insieme sul primo Sinodo unico Valdese e Metodista
Un Sinodo in chiaroscuro
Il tratto più bello è stata la ’’normalità” con cui è giunta a compimento
l’integrazione - Ma la struttura sinodale può ancora migliorare molto
Per chi ha vissuto, anche soltanto nelle fasi più recenti, la
collaborazione tra valdesi e metodisti, il sinodo di quest’anno
è stato un traguardo importante. Non che ci fossero chissà
quali aspettative; in fondo si
sapeva benissimo quello che si
stava per fare, e le decisioni
principali erano largamente previste; non vi sono state sorprese. La conclusione del processo
di integrazione tra le chiese vaidesi e metodiste non ha dato
luogo a manifestazioni trionfali.
Un ospite straniero ha alluso
scherzosamente agli striscioni
che all’ingresso di Torre Pellice
annunciavano la « Festa de l’Unità »; ma si trattava appunto
di una coincidenza divertente,
e nulla più. Al sinodo non c’erano striscioni, né scritte, né fanfare, e se in qualche discorso si
è insinuata una vena di retorica, la caratteristica generale è
stata un’estrema sobrietà. Si è
trattato in sostanza di un sinodo del tutto normale, persino
meno interessante e appassionante di altri sinodi dell’ultimo
decennio. Ma la grandezza di
questo sinodo sta proprio nella
sua normalità, nella naturalezza
in cui tutto si è svolto, senza
squilli di trombe e toni magniloquenti.
Naturalezza
e impegno
ti abbiamo qualcosa da dire in
un paese in cui troppo spesso
si fanno le cose per obbligo,
senza convinzione e senza responsabilità.
Un dibattito
deludente
In fondo lo stesso discorso
vale per l’evangelizzazione, che
doveva essere il tema centrale
di questo sinodo. Se abbiamo
potuto cogliere le possibilità e
le grandi promesse che sono legate al fatto dell’integrazione,
se abbiamo potuto costruire una
nuova realtà ecclesiastica, dob
parte nostra un atto di obbedienza, un impegno risoluto per
non rinchiuderci nella vita interna delle comunità e non sprecare le occasioni che il Signore
ci dona.
Direi però che non bisogna
troppo separare vita interna e
attività evangelistica. Sapremo
evangelizzare se sapremo rinnovare i nostri rapporti fraterni,
il culto, la predicazione. In questo senso anche il sinodo ha bisogno di rinnovarsi. Alcuni segni non sono propriamente tranquillizzanti, ma devono essere
considerati come dei veri e propri campanelli di allarme.
Il corteo sinodale lascia il tempio per recarsi alla Casa valdese.
In testa, il predicatore d’ufficio Sergio Aquilante e il Moderatore
uscente Aldo Sbaffi. (foto R. Ribet)
I CULTI DEL MATTINO AL SINODO
L’integrazione tra valdesi e
metodisti è infatti tutt’altro che
un gesto propagandistico, tutt’altro che un abbraccio ecumenico in obbedienza a una strategia decisa a tavolino. Prima
di essere formulata in un patto,
l’integrazione era nei fatti, nella fratellanza sperimentata giorno per giorno tra comunità vicine, nel lavoro giovanile, nel
comune studio della teologia.
Era nei fatti tanto che per lavorare insieme nel sinodo unico
sono bastati cinque anni di rodaggio nelle sedute congiunte
durante i sinodi e conferenze ordinari. Il significato di questo
sinodo sta dunque nella dimostrata possibilità di discutere
su tutto come un unico corpo
ecclesiastico, con la naturalezza
acquisita in lunghi anni di lavoro comune. Niente di spettacolare, ma un fatto semplice e
profondo: la gioia di avere al
fianco un fratello, impegnato
con noi nell’affrontare gli stessi
problemi e nel realizzare gli
stessi programmi.
Ma per quanto l’integrazione
fosse nei fatti, non si sarebbe
giunti a questo traguardo se non
ci fosse stata una volontà precisa e se non ci fosse stato un
gruppo di persone fortemente
impegnate nel mettere a punto
un progetto e nel proporlo alle
chiese. L’integrazione non è avvenuta automaticamente; ci son
voluti anni di studio, di lavoro
e di impegno. Non si è cioè trattato di un fenomeno accettato
passivamente; si è trattato di
un atto di libera obbedienza. Il
sermone di Aquilante era centrato non a caso sulla libertà
del cristiano. Il senso profondo
della libertà sta proprio nella
possibilità di impiegare tutte le
energie in un progetto in cui si
è riconosciuta la volontà di Dio.
Giustamente diceva Aquilante
che per questo come protestan
biamo ora poter cogliere le possibilità dell’evangelizzazione. Il
dibattito su questo tema è stato per molti deludente. Effettivamente non si potevano presentare grandi risultati e neanche idee granché nuove. Forse
l’errore è stato di puntare troppo su questo dibattito, presentandolo al pubblico e alla stampa come il momento culminante del sinodo, che avrebbe dato
il tono a tutto il resto. Sì, qui
si è ceduto alla tentazione del
trionfalismo; perciò l’intervento
del vecchio pastore metodista
Francesco Cacciapuoti, grande
evangelizzatore, nella sua ironia <
e nel suo mettere in primo piano le piccole cose che si potrebbero fare e non si fanno, è stato per tutti un richiamo alla
realtà. Sarebbe forse stato meglio parlare dell’evangelizzazione in una seduta ordinaria.
Comunque sia, questo parziale
insuccesso non toglie, ma dà valore all’indicazione che il sinodo
ha dato alle chiese: le possibilità dell’evangelizzazione esistono realmente, ma occorre da
Il Sinodo ha bisogno
di rinnovarsi
Penso al silenzio di troppi deputati, già molte volte notato,
ma quest’anno più accentuato
del solito; penso alla mancanza
di un’azione incisiva da parte
dei giovani e delle donne presenti in sinodoT che avrebbe potuto essere di stimolo per tutti;
penso alla cronica mancanza di
tempo per questioni di importanza essenziale: l’ordine del
giorno sui diritti dei malati e
dei morenti è stato approvato
dopo brevissima discussione, gli
ordini del giorno sul Vietnam e
sul Nicaragua sono stati trasformati in raccomandazioni perché
è mancato il tempo per discuterli, del problema energetico
non si è parlato.
Un sinodo vivo, capace di dare una spinta effettiva al rinnovamento della chiesa, dovrebbe
probabilmente essere articolato
Bruno Rostagno
Rimettere insieme
le tre componenti
Matteo 9:35-38
(continua a pag. 3)
Ho riletto i versetti del Vangelo di Matteo relativi alla messe e agli operai e alla missione
dei discepoli, certamente notissimi a tutti noi, per risalire all’origine della Evangelizzazione,
tema centrale di questo Sinodo.
L’evangelizzazione tra gli uomini comincia così: Gesù, figlio
di Dio padre che ha avuto compassione del suo popolo disperato perché disubbidiente alla
sua legge, inizia la sua missione osservando la gente delle città e dei villaggi, le turbe sfiduciate e stanche; così come pas
La protesta del Sinodo
Il Sinodo, preso atto dell’azione svolta e della documentazione fornita dalla Tavola
in merito alla stipulazione
delle Intese volute dalTart. 8
della Costituzione della Repubblica Italiana esprime la
protesta delle Chiese per il
fatto che a 31 anni dall’entra
ta in vigore della Costituzione
venga ulteriormente dilazionata l’attuazione di questa
norma costituzionale e che
pertanto permangano in vigore molte norme delle leggi del
1929-30 sui cosiddetti « culti
ammessi » con il loro carattere oppressivo ed illiberale;
invita la Tavola a prendere
nei confronti del Governo Italiano tutte le misure necessarie affinché la trattativa
giunga a positiva conclusione e a fornire la dovuta informazione alle forze politiche
ed alla opinione pubblica.
(12/SI/79).
Il primo problema che è stato dibattuto da
questo Sinodo è stato quello dei rapporti tra
le nostre Chiese e lo Stato. Questo problema
ha cominciato a fare notizia sulla stampa negli ultimi 2-3 anni, ma la questione è stata sollevata dalle Chiese evangeliche fin dal 1946,
cioè fin da quando si è iniziata la preparazione della Carta costituzionale. Durante tutto il
periodo della elaborazione della Costituzione
le Chiese evangeliche sono state presenti e attive affinché il testo recepisse le istanze fondamentali della libertà religiosa e dell’indipendenza delle Chiese, senza restrizioni né privilegi. I Costituenti hanno invece ritenuto bene
di consentire una posizione di privilegio alla
confessione di maggioranza, pur riconoscendo
l’eguale libertà di tutte le confessioni religiose
e prevedendo l’istituto delle Intese come garanzia di tale libertà: questo è il famoso art. 8
della Costituzione. Esso è però rimasto sulla
carta e solo tre anni fa una trattativa è stata
aperta da parte del governo italiano, al fine
di dare attuazione a questa norma costituzionale: erano passati trent’anni. Perché un uomo diventi maggiorenne bastano 18 anni ;
quanto tempo occorre perché ima norma costituzionale sia messa in pratica? Dal 1948 al
1979 sono passati 31 anni e a noi pare sia un
tempo più che sufficiente. Penso di esprimere
l’opinione unanime dei membri della Tavola e
il sentimento del Sinodo e delle chiese nel dichiarare che noi confidiamo fortemente che nel
corso di questa legislatura si giunga alla attuazione di questo preciso dettato costituzionale.
Noi sappiamo che altri problemi sono più
grossi e complessi, ma se chiediamo l’attuazione della norma, voi lo sapete, non è per noi
(anche se abbiamo sulle spalle le leggi del
1929-30 — un’epoca triste della storia italiana) :
è perché riteniamo che la battaglia per l’attuazione completa della Carta costituzionale sia
una battaglia fondamentale in questo momento della vita del Paese. E a questa battaglia
intendiamo partecipare. Non è un nostro diritto: è un nostro dovere.
Giorgio Bouchard
(Dalla conferenza stampa
dese, vedi p. 3).
della Tavola Val
seggiando lungo il mare della
Galilea ha cominciato a scegliere i suoi discepoli.
Tre sono le componenti di
questa straordinaria azione di
Dio sulla terra che così modestamente comincia in una modestissima e storicamente irrilevante parte del mondo. Le componenti, o meglio i personaggi,
sono: Gesù, i discepoli, le turbe, che nella breve storia di Gesù
sulla terra vivono insieme nell’insegnamento, nel confronto,
nella preghiera. Gesù ammaestra, compie miracoli, raccoglie
intorno a sé uomini disperati
che ritrovano la speranza, uomini stanchi che ritrovano la
forza, malati che ritrovano la
salute, perché annunzia e rivela
loro l’evangelo del Regno, che è
proprio quello che sentiamo
l’urgenza di annunziare noi oggi. E per quanto non sia facile
definire in modo semplice e diretto questo evangelo del Regno,
dobbiamo cercare di farlo.
L’evangelo del Regno è la rivelazione che l’umanità ha un
re, ha un signore ed è nella giusta linea e cammina verso la vita se lo riconosce. E questo signore ha stabilito per governare gli uomini una legge che ne
sovverte ogni altra, perché è la
legge dell’agape, dell’amore e
del servizio come espressione di
questo amore. L’osservanza di
questa legge che il Signore per
primo applica verso gli uomini,
è l’unica garanzia di vita sulla
terra. Non a caso l’annunzio del
regno, si chiama anche annunzio della salvezza. Nel corso del
tempo si è venuto definendo il
regno come regno dei cieli e la
salvezza come salvezza o salute
dell’anima e così facendo se ne
è alquanto distorto il significato
e si è resa astratta e indefinita
una rivelazione che era invece
quanto mai concreta.
È la storia di tutti i tempi, ma
in particolare del nostro su cui
incombono minacce d’ogni genere: guerre, disastri ecologici,
fame, rivoluzioni sanguinose come effetto di secolari ingiusti
Jolanda De Bernardi
(deputato della Chiesa
valdese di Milano)
{continua a pag. 3)
2
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10 agosto 1979
VALDESI IN AMERICA LATINA - 2
In visita nel Rio de ia Piata
A Buenos Aires la chiesa valdese, che si è costituita una ventina
d’anni fa, — o forse più — con
membri provenienti dalle chiese argentine del sud e del nord,
dall’Uruguay e daU’Italia (specialmente dalle Valli), da alcuni
anni ha cambiato di nome. Ora,
nel tempo delle sigle, si chiama
lERBA (Iglesia Evangélica Reformada de Buenos Aires); vi
si celebrano culti in due lingue
— spagnolo e tedesco — regolarmente, e di tanto in tanto anche
in francese. Chiesa trilingue, dunque. Il pastore valdese, Delmo
Rostan, ha l’incarico delle attività in lingua spagnola e si occupa della musica e canto sacro
nella Facoltà di Teologia. Come
pastore svolge un’opera di notevole importanza come punto di
riferimento, di aiuto ed appoggio spirituale e materiale per
molte persone che, per una ragione o per l’altra, giungono a questa megalopoli di 10 milioni di
abitanti. E di quest’opera si è
parlato anche in Sinodo ed, in
proposito, è stato votato im ordine del giorno che dice: « Considerando il bisogno espresso da
tre decenni e sottolineato ora
dal Presbiterio (sarebbe la nostra conferenza distrettuale) dì
avere un centro destinato a residenza transitoria e come « casa-studenti» nella città di Buenos Aires, affida a quel Presbiterio il compito di studiare im
progetto... dando gli elementi
necessari in vista di un esame
approfondito del problema da
parte del prossimo sinodo ».
Insegnano nella Facoltà di teologia di Buenos Aires il prof.
Alberto Ricciardi ed il pastore
Norberto Berton. Mentre ci ral
legriamo del buon esito dell’intervento chirurgico a cui il prof.
Ricciardi si è sottoposto nello
scorso dicembre esprimiamo la
nostra vivissima simpatia al pastore Berton per il grave lutto
che lo ha colpito il 1° gennaio
con la dipartita della moglie in
circostanze particolarmente pe
nose.
A proposito della Facoltà di
teologia di B. Aires in cui Tanno
scorso erano iscritti 67 studenti,
dei quali sette sorio.valdèsi, (si
tratta di una facoltà interdenominazionale e internazionale) mi
si permetta di sottolineare Tatto
di chiusura dei corsi, al quale
ho avuto la ventura di assistere.
Mi ha colpito l’ambiente, l’atmosfera in cui si è svolto quell’atto
sobrio e familiare — ma intensamente e visibilmente sentito —
da una assemblea di circa 400
persone; così pure mi ha ..colpito molto favorevolmente il canto
vigoroso dell’assemblea e più
ancora le dichiarazioni fatte da
alcimi degli studenti, dopo la
consegna dei diplomi, nelle quali
era espresso il senso vocazionale
e missionario con cui cominciavano — in Bolivia e nel nordargentino — il loro ministero.
Una nota che vorremmo sentire
dai « nostri » studenti sia nel Rio
de la Piata che in Italia.
tempo, dalle Valli Valdesi.
Debbo riconoscere che, anche
per cause indipendenti dalla mia
volontà, questo compito Tho assolto soltanto in parte — e sono
il primo ad esserne dispiaciuto! — ma, ecco gli... incarichi ricevuti, cioè i saluti cordiali ed affettuosi per parenti ed amici da
parte delle seguenti famiglie:
Da Buenos Aires: Clemente
Beux e fam. e Lmgi Rostan di
San Germano; Davide Costabel e
Ernesto Long di Pramollo; Fernando Morello di Pomaretto; Aldo Rocchi Lanoir di Como, oltre
al prof. Alberto Ricciardi.
Torre Pellice; Levi Long di Abbadia Alpina; Emilio Bouchard
di Pramollo; Annibaie e Alfredo
Costabel di San Giovanni; Franco M. Salomon (medico) di Villar Pellice; pastori Giovanni
Tron e Elio Maggi di Massello e
Torre Pellice.
Da Tarariras: Paolo M. Salomon e Annetta Rambaud e Agli;
Paolo Charbonnier di Villar Pellice; Edoardo Costantino di Prarostino (da lui ho avuto buone
notizie di Armando Pons e fam.
di San Secondo).
Da Montevideo: Eraldo Lageard e signora (di Pinerolo);
Albina P. ved. Gilli; la vedova di
Pietro Bertinat di Villar Pellice
(deceduto nel febbraio dell’anno
scorso).
Da Fray Bentos: Valentina.
Grill ved. Geymonat delle Fontane di Rodoretto (alcune sorelle
vivono a Dolores ed un fratello
a Nuevo Berlin).
Dà Uolonia Iris; Francesco e
Marcellina Rostan di Frali; Maddalena Tourn ved. Durand di
Rorà; Aldo e Guido Long di Inverso Pinasca.
Da Colonia Vaidense: Carlo e
Roberto Sibille; René Poèt e signora; Giovanni Malan, tutti di
Da Colonia e... dintorni: Silvio
Long di Abbadia Alpina e Emilio
Pons dei Davit di San Giovanni.
Il pastore David Baret e la sua
famiglia di San Gustavo inviano
saluti affettuosi allo zio Giosuè
Ribet di Pomaretto.
Silvio Long
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
L'esempio dell'Olanda
APPENDICE
Nel chiudere queste brevi note
devo ricordare che uno dei compiti che mi ero proposto per
questo mio viaggio nel Rio de
la Piata era quello di aver contatti e di visitare famiglie provenienti, da poco o da molto
SESTRI
SAMPIERDARENA
A Sestri nel giorno di Pentecoste Marco Conte e Maria Clément hanno fatto professione di
fede con una testimonianza commovente in un clima di preghiera.
si sono recati a Tramonti di Sopra per assistere al funerale di
Giovanni Menegon, ben noto nella Federazione reg. per l’appoggio dato al campo di Tramonti
di Sopra.
Nell’ultima puntata di un suo
servizio televisivo sull’Inghilterra trasmessa la sera del 18 luglio, Enzo Biagi parla dell’Esercito della Salvezza. Ne parla in
modo « buono » perché non insiste sugli aspetti « folkloristici »
dell’attività di questi nostri fratelli, ma inserisce il tutto in un
racconto su quanto si fa in Inghilterra per l’assistenza agli
emarginati, in particolare gli
anziani.
E senza ironizzare sulla ingenua solidarietà umana che distingue certi aspetti della civiltà inglese; il che per un giornalista anche troppo « spiritoso » sembra positivo.
Il gruppo di Tabita ha terminato la sua missione dì lavoro
con il tradizionale bazar che ci
ha permesso di incontrare la comunità nel suo insieme.
A Sampierdarena abbiamo accolto il Pastore Delmo Rostan e
Signora dell’Uruguay i quali ci
hanno presentato una bella panoramica della vita spirituale e
sociale delle chiese del Rio de la
Piata. Esultava la famiglia Cattaneo, per vari anni al lavoro in
Uruguay. Erano presenti anche
im buon gruppo di famiglie di
Sestri.
Abbiamo avuto anche momenti di gioia: il battesimo della
piccola Silvia Bogoni, il matrimonio di Sara Camilot (recentemente battezzata nella nostra
chiesa col fratello Claudio) con
Marino Mazzuccato e quello di
Nellida Velo, monitrice di Mestre, con Nicola Speltra, la confermazione di Gloria Rizzardini
Nardo.
Sul Corriere della Sera del 18
luglio lo storico Giuseppe Galasso si dà ad un interessante
confronto tra le vicende vietnamite e quelle della guerra spagnola nelle Fiandre del 5/600
svoltasi tra cattolici e protestanti. Tre punti sembrano da
rilevare nell’interessante artìcolo: il primo quello che sottolinea il parallelismo ideologico
della lotta fra cattolicesimo e
protestantesimo nelle Fiandre e
« occidentalismo » e comimismo
in Vietnam, visti i primi come
SCOMPARSO A MILANO
Falzoni; un artista polivalente
Domenica 24 giugno c’è stato
un simpatico incontro con la comunità dei Chiotti in visita alle
nostre due chiese, con la predicazione del Pastore Aldo Rutigliano. Nel pomeriggio un giro
nella città e al porto, guidati da
Giorgio Deodato.
Gli studi biblici ambulanti continuano. Gli ultimi due sono stati tenuti l’uno a Lavagna vicino
alla «roulotte » della famiglia
Gambaro e l’altro a Celle nel
« feudo » di Ninfa e Giacomo
Quartino con studi, discussioni
e preghiere e, molti partecipanti.
In agosto le nostre due chiese
riceveranno i messaggi'di Ennio
Sasso e Dante Mazzarello e per
gli altri servizi eventuali la cura
pastorale è affidata ai colleghi
Bastali Daniele della comimità
awentista (dal 1“ al 15 agosto,
tei. 82.28.90) e ad Amos Rossini
della cornimità apostolica (dal
15 al 31 agosto, tei. 20.22.18).
VENEZIA-MESTRE
Anche la nostra comunità è
stata dolorosamente colpita dalla grave perdita subita dalla famiglia Sfredda di Rovereto; sia
la chiesa che il gruppo ecumenico si sono sentiti vicini alla famiglia così dolorosamente provata. L’8 luglio diversi membri
Si è spento, in una nota clinica milanese, il pittore e violinista Giulio Falzoni. Membro della chiesa di Milano, il Falzoni
era nato a Marmirolo, in provincia di Mantova, il 1.6.1900; figlio di una illustre famiglia di
colportori valdesi, era stato da
giovane un « frescante », ed aveva imparato, come « ragazzo da
bottega » la tecnica del disegno
ed i suoi segreti.
Successivamente, ha compiuto studi musicali al Conservatorio di Mantova, diventando
un provetto violinista e compiendo tournée in Europa, con
un quartetto d’archi.
Dal ’28 al ’43, visse a Firenze,
città che gli rimarrà per sempre nel cuore, stimato ed amato, soprattutto nell’ambito della chiesa metodista, allora curata dalla figura imponente del
pastore Verniano; nel 1932, con
l’inizio del « Maggio Fiorentino», fu sino allo scoppio della
guerra «violinista di spalla».
Non potendo, per ragioni di
salute, continuare a suonare, ritornò, pur non trascurando la
vocazione musicale, al suo primo amore: la pittura.
Divenne un noto acquarellista
e come critico d’arte, entrò in
polemica con Testetica crociana
ed, in genere, con l’arte moderna; scrisse un libro, a tal uopo.
più volte ristampato, « Arte e
non Arte».
Il figlio, dott. Giordano, ha
depositato il catalogo delle opere e dei libri e manoscritti, presso la Biblioteca della « Gallerìa
di Arte Moderna» di Roma, a
disposizione degli interessati.
Negli ultimi anni, seguendo
l’ispirazione Wagneriana, tentò
la fusione delle tre arti, con
tecniche cinematografiche che
univano il suono musicale alla
azione poetico-pittorica.
I funerali hanno avuto luogo
nella camera ardente della casa
di cura, il giorno 31.7.1979; per
l’occasione agli astanti è stato
predicato l’annuncio evangelico
della risurrezione dei corpi, spiegando il concetto protestante di
« vocazione ».
Per espresso desiderio del defunto, la salma è stata inumata il giorno successivo al cimitero fiorentino degli « Allori »,
dove il figlio dott. Giordano e
il predicatore laico della chiesa
metodista di Porro Lambertenghi, sig. Rubbiani, hanno svolto una breve cerimonia, prima
della tumulazione del feretro.
Rinnoviamo, da queste colonne, la partecipazione solidale e
fraterna, anche a nome del pastore Colucci e della chiesa, al
lutto che ha colpito la famiglia
P’alzoni.
E. S.
a colloquio
con I lettori
UNA PRECISAZIONE
Egregio Direttore,
certe volte, purtroppo, si è costretti a fare ciò che non si vorrebbe, ma
che è necessario fare.
È il caso di queste mie righe a proposito dell'assurda lettera della signora
Perla de Rosa, ed in particolare di ciò
che essa dice di uno Studio Biblico di
Bologna. (Luce, 27.7.’79, n. 29-30).
Ecco come stanno le cose: la suddetta signora, che non fa parte della
nostra comunità né abita a Bologna, si
è presentata quell'unica volta allo Studio Biblico che da mesi un pastore
particolarmente preparato e di indubbia spiritualità veniva settimanalmente a tenerci.
L'argomento del ciclo era « Davide »;
lo studio di quel giorno era centrato
sui differenti scopi teologici nella presentazione dei fatti da parte degli autori di Re e Cronache, e non è difficile
immaginare come presunte - analogie
col piano di salvezza evangelico » non
entrassero, almeno in quel momento,
in causa.
difesa di egemonie costituite e
i secondi come minaccia alle
stesse dalla espansione di movimenti diversi.
Il secondo la analisi della
real-politik che ha dominato ia
vicenda olandese (alleanze della
Francia cattolica, contro la cattolica Spagna, con i protestanti tedeschi e perfino con i turchi) e quella vietnamita (sorgere della Cina comunista in antagonismo con la comunista
Russia).
Ed infine la enorme differenza tra i due casi nella fase postbellica; l’Olanda fanatica calvinista, che diviene dopo la vittoria « il paese della tolleranza religiosa, della libertà di stampa
e di pensiero, della più avanzata ricerca filosofica, scientifica
e filologica ». Ed il 'Vietnam paragonato a Sparta per la durezza con cui continua a perseguire anche dopo la vittoria i
suoi fini ideologici.
Conclusione del Galasso : « ...il
“Vietnam di oggi dimostra di
aver combattuto soltanto per
sé », « L’Olanda protestante...
volle e seppe combattere per
qualcosa di molto più grande
di lei e che nella storia del mondo è rimasto e rimarrà». Cerchi ognuno di noi di trarne adeguate conclusioni.
I presenti, considerando la difficoltà
per la occasionale ascoltatrice di inserirsi nel discorso portato avanti dai
membri di un gruppo che studiano e
lavorano insieme da anni e che hanno fatto in comune un certo cammino
culturale, teologico e di fede, si sono
adoperati, con gii altri due pastori di
cui vien fatto cenno, per spiegarle il
criterio usato nello studio in atto: lontano da ogni forma di pietismo e di
fondamentalismo, ma incentrato sulla
comprensione e sull'approfondimento
storico-religioso della Scrittura. Criterio
che, lungi dal demolire la spiritualità
della fede, le dà invece un solido fondamento, la rende meno arbitraria e
meno mitica, ed è il presupposto per la
sua valida edificazione, contribuendo
proprio a « meditare e riflettere (più
che interpretare) la verità della Parola ». Ciò, evidentemente, a nuila è
valso.
Ora è vero che ogni dibattito deve
poter essere consentito, e che, in definitiva, la richiesta contenuta nella
lettera ha dato pretesto al direttore
per farci leggere due interessanti pareri, ma mi domando se ci si possa
permettere di disturbare un direttore
di giornale e due professori della Facoltà teologica chiedendo risposte ad
una ietterà in cui si ha l'arbitrio di
giudicare e squalificare la fede di intere comunità, dì criticare — dimostrando di non aver capito — la serietà di
uno Studio Biblico, e addirittura ci si
permette di boliare, da Incompetente,
tutta la « moderna teologia ».
Eva L'Ecrivain Rostain, Bologna
Da leggere, per la comprensione di molte cose, un dialogo
con un lettore di Ennio Innocenti apparso sul Gazzettino
del giorno 8 con una contorta
difesa della permanenza di una
cappellania cattolica nelle forze armate ed un rifiuto a trasformarla in assistenza spirituale di tipo ecumenico. L’Innocenti conclude dicendo, non sappiamo con quale autorità, che
« La Chiesa cattolica si opporrà
a qualunque tentativo di emarginazione della professione cattolica nelle forze armate».
« A ME SOLO
IL GIUDIZIO »
Lamberto Fumo, riferendo
sulla Stampa del 6 sul caso Gennari (sacerdote cattolico escluso dall’insegnamento di religione nelle scuole su iniziativa del
vicariato di Roma) ritorna sul
valore di esempio che hanno le
Intese discusse dai valdo-metodisti, che rivendicano alle Chiese e alle famiglie Tinsegnamento e la educazione religiosa, non
solo sotto l’aspetto del loro costo, ma principalmente sotto
quello della loro Ibertà.
Un pastore (che è stato anche per
molti anni professore alla nostra facoltà di teologia) ha scritto recentemente che oggi nella chiesa valdese ci
sono dei pastori che annunciano dal
pulpito un Evangelo a cui non credono
più. In questa affermazione due cose
m' angosciano: vorrei prima di tutto
chiedere ai nostri pastori se questo
è vero o se, al di là delle nostre debolezze umane e del nostri dubbi, rimane in loro e in noi la fede nel comune Signore. Ma devo umilmente dire che una simile affermazione mi pare anche molto grave in se stessa:
noi possiamo bene dire che non siamo
riusciti a trovare in una predicazione
l'annuncio dell'Evangelo, ma come possiamo arrogarci di giudicare la fede di
un fratello? lo non so mai citare II
numerino giusto di ogni versetto, ma
mi pare di ricordare che nella Bibbia
stia scritto: « A me solo il giudizio, dice l'Eterno ».
Gente “Veneta del 30 giugno
dedica ancora largo spazio alle
attività ecumeniche, riportando
ampi estratti della Relazione di
Paolo Ricca sul convegno di
Bangalore ; della meditazione
bìblica di Florestana Sfredda
Piccoli sul « fa che tutti siano
una cosa sola»; dell’intervento
di Fiorenza Panzera della Comunità Metodista di Padova; e
naturalmente di quanto detto
da altri partecipanti, cattolici
ed ortodossi.
Niso De Michelis
Marcella Gay, Pinerolo
Pausa estiva
Come annunciato, TEcoLuce sospende le pubblicazioni per due settimane. Il prossimo numero
porterà la data del 31 agosto.
3
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10 agosto 1979
CONFERENZA STAMPA DELLA NUOVA TAVOLA
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Grinta, speranza e idee chiare
Una conferenza stampa del
Moderatore immediatamente dopo reiezione. Questa richiesta
dei giornalisti è un segno dell’interesse con cui il Sinodo è
stato seguito dai mass media e
di cui i nostri lettori si sono
potuti rendere conto attraverso
serie di articoli sui maggiori
giornali nazionali e servizi alla
televisione. A questa richiesta il
moderatore Bouchard ha risposto di buon grado ma chiedendo la partecipazione dei suoi
colleghi a sottolineare la collegialità della Tavola.
Senza neppure poter partecipare alle altre votazioni che si
svolgono nell'aula sinodale, ci si
ritrova quindi al primo piano
intorno alTenorme tavolo rotondo della sala dell'esecutivo valdo-metodista. Conduce la conferenza stampa Giorgio Girardet,
responsabile dell’ufflcio stampa
del sinodo che per tutta la settimana ha svolto un'accurata opera di mediazione e informazione che ha permesso ai giornalisti di penetrare nei vari temi
discussi e di riferire generalmente con notevole precisione.
Intese e
integrazione
Dopo un’esposizione del moderatore sul tema delle Intese,
Giorgio Martinat della Stampa
chiede quali passi concreti la
Tavola intende compiere per
promuovere la conclusione delle trattative. Risponde Sergio
Bianconi — uno dei tre membri
della delegazione valdo-metodista che ha condotto la trattativa con la delegazione governativa — sottolineando con una
battuta la grinta della Tavola
su questo argomento: « Uno dei
primi biglietti di augurio che riceverà il nuovo governo sarà una
lettera firmata dal moderatore
con la quale si chiederà la firma
dell’Intesa ».
In risposta ad una domanda
sugli aspetti concreti dell’integrazione valdo-metodista, il moderatore Bouchard sposta la
conversazione sull’aspetto di
fondo: l’integrazióne è un modo nuòvo di affrontare Tecumènismo ed è una piccola proposta di soluzione per un’unità dei
credenti che non sia un massiccio livellamento, che sia « qualcosa di più di una. multinazionale dello spirito ».
Per una rinascita
delle coscienze
individuali
È quindi Giorgio Spini che illustra in un appassionato interterv'ento il carattere di « somma
di doni diversi » che l’integrazione rappresenta, soffermandosi sull’esempio dell’incontro tra
la tradizione riformata dell’Accademia ginevrina che formava
i pastori a livello universitario
Un Sinodo
in chiaroscuro
(segue da pag. 1)
in modo diverso. Alle questioni
centrali della società dovrebbe
essere dedicata un’intera giornata, e non delle ultime; un ampio spazio dovrebbe essere riservato ai temi di fondo della
vita ecclesiastica. Si potrebbe
addirittura prevedere una serata informativa, in cui i deputati, soprattutto quelli che vengono al sinodo per la prima volta,
abbiano il tempo di chiedere
tutti i chiarimenti che ritengono necessari sulle questioni su
cui dovranno discutere e decidere.
Se questo sinodo è stato un
traguardo importante, è perché
si è confermato uno strumento
essenziale. Cerchiamo dunque di
renderlo più rispondente alle
necessità e alle sfide dei prossimi anni, perché diventi veramente il luogo in cui si ascolta
ciò che lo Spirito dice alle chiese e in cui si attua l’obbedienza
nella libertà.
e quella metodista che accanto
ai pastori disponeva di predicatori laici di origine in gran parte popolare, « non preti operai,
ma Se mai operai preti ». Nell’integrazione valdo-metodista queste due diverse tradizioni, come
altre tradizioni e altri doni, si
integrano e si completano nello
scopo comune di rivolgere al
nostro Paese — in cui oggi prevale la sfiducia, lo scetticismo,
lo scoramento di fronte ad ogni
responsabilità — un appello ad
una riforma che passa attraverso al punto obbligato del ravvedimento. Dopo aver ricordato
come per esempio nella tragica
vicenda del sequestro e dell’assassinio di Aldo Moro sia appunto mancata la svolta qualificante del ravvedimento in vista del cambiamento. Spini afferma: « O noi riusciamo ad
avere una rinascita delle coscienze individuali (non in termini individualistici soltanto, ma
in termini di responsabilità —
noi protestanti diremmo in termini di sacerdozio universale)
o veramente è dubbio che il nostro Paese possa uscire dai guai
attuali ».
Non è un programma ambizioso? osserva uno dei presenti.
Spini non lo nega, ma ricordando il motto valdese « Lux lucet
in tenebris » ribadisce che « a
questo noi siamo come inchiodati; non possiamo non rispondere a questa responsabilità,
quali che siano i risultati pratici, che in fondo non ci riguardano ».
trinaria nell’attuale pontificato:
«Nessuna delle affermazioni apparentemente di chiusura di
Giovanni Paolo II è priva di riferimenti testuali ai documenti
del Concilio Vaticano II ». Non
sarà allora « la solita politica
delle speranze di alcuni fratelli
cattolici che ha letto nei testi
del Concilio quello che non c'era
scritto? ». Giovanni Paolo II incarna cioè una proposta cattolica logica, ma di una logica che
non è la nostra. « Noi che cattolici non siamo — sottolinea
Bouchard con un largo sorriso
— non ci arrocchiamo, ma verifichiamo la nostra lettura del
Concilio Vaticano II e qualifi
chiamo in senso critico il nostro
dialogo ».
L’arroccamento — aggiunge
Franco Becchino — non corrisponde alla nostra concezione
perché presuppone una chiesarocca in cui ci si chiude o da
cui si esce a seconda dei casi.
« Per noi — e qui Becchino riprende il tema della predicazione inaugurale del sinodo — l’accento non cade sulla chiesa ma
sulla predicazione delTEvangelo: per noi non è la chiesa che
produce i credenti, ma sono i
credenti chiamati da Cristo che
formano la chiesa ».
Con quest’ultima nota si conclude la conferenza stampa che
nella sua coralità di voci ha sottolineato la speranza e la visione che animano la nuova Tavola. Ce ne siamo profondamente
rallegrati.
Franco Giampiccoli
Arroccamento
E la volta di una domanda
che prospetta l’apertura politica
e l’arroccamento dottrinario dell’attuale pontificato. Ne risulterà
un arroccamento evangelico?
Il moderatore Bouchard non
accetta i termini della domanda. A parte l’apertura politica,
per la quale è troppo presto
pronunciarsi, Bouchard ritiene
che non vi sia involuzione dot
LE ELEZIONI AL SINODO
Tavola Valdese
pastore Giorgio Bouchard, moderatore;
pastore Alberto Taccia, vice-moderatore; pastore Franco Becchino, pastore Salvatore Ricciardi, Sergio Bianconi, Valdo Fornerone, Giorgio Spini.
Opera Chiesa Evang. Metodista d’Italia (OPCEMI)
pastore Sergio Aquiiante, presidente:
Enrico Ciliari, Gian Paolo Ricco, pastore Aurelio Sbaffi.
Facoltà di Teologia
prof. Paolo Ricca, decano;
pastore Domenico Cappella, pastore Luigi Santini, Marco Rostan, Maria
Bonafede.
Commissione Istituti Ospedalieri Valdesi (CIÓV)
Costantino Messina (membro effettivo); Franco Operti (membro onorario).
Comitato del Collegio Valdese
Augusto Armand Hugon,. pastore Giovanni Conte, Marcella Gay, Alfredo
Poet, Marina Pons, Romano Puy, Enrica Malan.
Commissione d’esame
sull’operato della Tavola, della Facoltà, dell’OPCEMI
pastore Gianna Sciclone, relatore; pastore Bruno Rostagno, Roberto Jouvenal. Luca Zarotti. Sostituti: pastori Gian Maria Grimaldi e Thomas
Soggin; Ugo Zeni, Oriana Bert.
Commissione d’esame sull’operato della CIOV
pastore Paolo Sbaffi, relatore; pastore Eugenio Rivoir, Miriam Bein Buzzi,
Carla Longo. Sostituti: pastori Giuseppe Platone e Giovanni Conte; Silvia
Rutigiiano, Costante Costantino.
Notizie dail’ltalia evangeiica
a cura di Alberto Ribet
XXIV Assemblea
generale
delle Assemblee
di Dio
Quasi 3(X)' rappresentanti di
Chiese hanno partecipato alla
Assemblea Generale che si è te‘
nuta a Napoli.
Ha diretto TAssemblea il Pastore Toppi, presidente del Consiglio Generale e riconfermato
neU’incarico. Alcuni dati particolarmente interessanti ed illustrativi della attività in questi due
ultimi anni si possono dedurre
dalla Relazione del Presidente
Toppi.
È in atto una sistemazione
amministrativa dei beni stabili
delle Assemblee di Dio: dieci locali sono stati trasferiti all’Ente;
per una quarantina di altri locali si sta attuando il trapasso.
Le offerte per le Missioni hanno avuto nel 1977 un incremento
del 26% e nel 1978 un nuovo incremento del 39%. Si calcola che
i battesimi celebrati in questo
periodo abbiano superato i duemila cinquecento.
Le località in cui è stato predicato l’Evangelo per la prima
volta superano l’ottantina. Campagne evangelistiche di particolare importanza sono state attuate a Teramo e Varese; sono
stati aperti in questo periodo
sedici nuovi locali di culto.
Le statistiche generali registrano 190 chiese costituite, 283
gruppi o chiese in via di formazione, 270 stazioni di evangelizzazione con un totale di 743 nuclei di credenti che aderiscono
alle Assemblee di Dio.
Intensa l’attività di pubblicazioni: sono stati pubblicati decine di migliaia di volantini offerti dalle Chiese americane e
sono stati posti a disposizione
delle comunità 50.000 Evangeli di
Giovanni offerti dalle Chiese Pentecostali svedesi. Migliaia di iscritti seguono i corsi per corri
spondenza e Tevangelo è predi
cato anche tramite sette « Radiovangeli »: ben 2000 programmi
sono messi a disposizione del
le comunità per trasmissioni
radio.
Sui registri generali sono iscritti 14 Pastori emeriti, 58 Pastori, 141 Anziani Evangelisti, 98
candidati al ministero, per un
totale di 311 ministri.
La Relazione del Presidente
Toppi ci presenta una Chiesa
in fase di espansione e di consolidamento. È ancora una Chiesa che è essenzialmente di carattere meridionale, ma che si
sta affermando anche nel nord
d’Italia, una chiesa che lentamente sta superando la fase iniziale della sua opera e consolidando le sue strutture pur conservando lo slancio iniziale nell’opera di evangelizzazione.
È una forza evangelica che ci
auguriamo possa inserirsi sempre più positivamente nell’opera
del protestantesimo italiano, nella responsabilità evangelistica
per il nostro paese.
Chiesa avventista
del Settimo giorno
Un decreto del Presidente della Repubblica riconosce ufficialmente la personalità giuridica
all’Ente Patrimoniale dell’Unione delle Chiese Cristiane Avventiate del Settimo giorno. Il decreto è stato firmato il 13 aprile
1979.
Prima di allora le proprietà
immobili della Chiesa Avventista erano intestate a due associazioni: la « Società Nuova Aurora » con sede a Firenze, e alla « Société Philantropique ”La
Lignière » con sede in Isvizzera.
Creato l’Ente Giuridico Ecclesiastico era illogico mantenere
in vita queste due associazioni
proprietarie dei beni della Chiesa Avventista e quindi la Società Nuova Aurora ha ceduto al
nuovo Ente i suoi diciassette
stabili e la società svizzera i suoi
nove edifici.
Le pratiche per ottenere il riconoscimento del nuovo Ente Ecclesiastico sono state particolarmente lunghe e complesse: iniziate nel febbraio del 1974 solo
cinque anni più tardi sono giunte a felice compimento.
Il Pastore dott. Gianfranco
Rossi è stato il maggiore artefice del successo di questa pratica; con notevole capacità e perseveranza ha operato da molti
anni per un adeguato riconoscimento giuridico delle istanze
della Chiesa Avventista in Italia.
Al deputato che sollecitava presso il Presidente del Consiglio
una sollecita soluzione della pratica, Andreotti espresse questo
giudizio: «Gli Avventisti sono
miei amici ».
Chiese dei Fratelli
Nell’Istituto Biblico di Isola
del Gran Sasso ha avuto luogo
un convegno organizzato dalle
Chiese dell’Abruzzo. Parteciparono al Culto di Santa Cena oltre
250 persone.
Argomento di studio al mattinO' ed al pomeriggio è stato « la
preghiera e la priorità di Dio
nella vita del credente». Ma si
è anche affrontato il problema
della evangelizzazione in Abruzzo dove vi sono 280 paesi ancora
privi di testimonianza evangelica. Si è messo in luce l’importanza del sistema di predicare Tevangelo di casa in casa e l’utilità della predicazione a mezzo
di Radio libere.
Rimettere
insieme
ie 3 componenti
(segue da pag. I)
zie e spesso illusorie conquiste
di libertà; ebbene tutti questi
mali presenti e incombenti ci
devono aprire gli occhi e farci
intendere che applicando la legge dell’agape il regno di Dio può
cominciare su questa terra ed è
un regno per tutti gli uomini e
la salvezza dell’anima è salvezza della vita nel suo complesso.
Ho parlato all’inizio di una
storia antica con tre protagonisti; Gesù, i discepoli e le turbe,
ma nel corso dei secoli mi sembra si sia privilegiata nell’interesse e poi negli interessi una
sola componente; i discepoli,
che da discepoli si sono fatti
maestri. Gesù è stato imprigionato in una nicchia come un
idolo o è diventato un fatto cerebrale, un’idea.
Le turbe, terza componente,
sfiduciate e stanche sono ritornate ad essere sole, con l’immagine di un Dio consolatorio,
quasi che la sfiducia e la stanchezza siano connaturate alle
turbe.
La evangelizzazione, dunque,
non è una ripresa di attivismo
o soltanto una ricerca di forme
più moderne e attuali di linguaggio o di contatto con gli altri, ma si tratta di un’inversione di rotta, cioè di conversione: agli altri e a noi stessi dobbiamo annunciare che Cristo
non è un bel idolo o una buona
idea, ma è vivente tra gli uomini e passa fra di loro anche oggi e li osserva nella loro sfiducia e nella loro stanchezza, li
ammaestra nel tempio e nelle
piazze e sceglie i suoi da inviare. La follia della croce è la certezza, senza la quale nessuna
evangelizzazione è possibile, che
Cristo è vivente. Bisogna rimettere insieme le tre componenti
dell’evangelizzazione come al
suo inizio, componenti che nel
tempo sono rimaste ognuna per
conto proprio.
Fermiamo un momento la nostra attenzione su queste turbe
sfiduciate e stanche, per le quali Dio si fa uomo. Gesù le osserva con pietà e con amore e soffre perché! sono sfiduciate e
stanche come pecore senza pastore, ma Sa che sono in questa
condizione perché:sono senza il
“loro pastore", l’unico . che le
sappia:' riscattare e liberare da_
quello stato di disperazione e di
asservimento'! cui altri pastori le
hanno ridotte. !
Rinnoviamo- quindi la nostra
fede nel Cristo vivente, lasciamoci ammaestrare per poter
ammaestrare ■ e adoperiamoci
senza timore di compromessi
perché le turbe sfiduciate ritrovino la fiducia e le turbe stanche ritrovino la forza, perché ciò
è non solo possibile, ma è sicuro, perché è una promessa del
Signore. Per concludere, per
evangelizzare non c’è strumento
che non possa essere utilizzato
e non c’è strumento che non
debba essere sostituito perché
Gesù inizia la sua opera partendo dall'osservazione degli uomini e chiamandone alcuni, ed è
osservandoli come sono, mentre non sanno di essere osservati e s’affaticano a vivere, che
l’occasione Viene offerta da sé
in modo libero e imprevedibile
ed è osservando gli uomini con
interesse e con amore nei loro
bisogni e nelle loro angosce che
siamo guidati nella scelta degli
strumenti. E a coloro che Dio
sceglie è chiesto di annunziare
il Regno in cui credono e il Cristo vivente che essi vedono, cioè
è chiesto di testimoniare della
loro fede.
Quindi non le statue che sfidano i secoli o i libri di sapienza che ingialliscono nelle biblioteche, tesoro di pochi, ma i credenti in carne ed ossa nella precarietà e nella pochezza della
loro esistenza sono i depositari
e gli strumenti di questo annunzio che ha sempre trovato e troverà con l’aiuto di Dio una porta stretta per cui passare.
Hanno collaborato a questo
numero; Gustavo BouchardRenato Coisson - Roberta
Colonna Romano - Franco
Davite - Dino Gardiol - Franco Giacone - Luigi Marchetti - Eugenio Stretti.
4
10 agosto 1979
j_RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE RlUNITi NELLA LORO MASSIMA ASSEMBLEA SI
EVANGELIZZAZIONE E CATTOLICESIMO
ecclesiastici, che tuttavia investono la realtà culturale, sociale, oltreché religiosa, del
per un rinnovamento radicale del nostro popolo - Il cattolicesimo è la realtà polivalente che condiziona in vari
IL SALUTO DEL MODERATORE BOUCHARD AL SINODO
Il senso del nome valdese
che insieme abbiamo accolto
Cari fratelli e sorelle metodisti, valdesi e di
altre comunità evangeliche,
mentre annuncio l’accettazione della nomina
da parte dei 7 membri della Tavola Valdese,
devo corrfessare che lo faccio con una profonda emozione. Sia lecito illustrare questa emozione con un fatto personale. Ero catecumeno
di primo anno a San Germano Chisone, quando nell estate del 1942 mio padre aprì davanti
a me il numero della Luce il cui titolo suonava grosso modo così: « Iniziate le trattative
per 1 imione tra la Chiesa valdese e la Chiesa
metodista (wesleyana) ». È il più antico ricordo di vita ecclesiastica che io abbia. Ricordando quel giorno lontano, vorrei esprimere una
emozione personale, ma la ritengo anche condivisa dalla totalità dei presenti, per il fatto
che quanto intrapreso dai nostri fratelli e padn nella fede nel '42 si sia compiuto ora e in
modo anche più ampio. Non è neanche un caso che il primo voto sul Patto d’integrazione
sia avvedo nel 1974 nell’anno del Centenario
valdese. E in quella occasione abbiamo deciso
unanimemente gli uni e gli altri di adoperare
— mi sia consentito di dire: di valorizzare —
il nome valdese. Il nome valdese non è stato
oggetto di negoziazione, grazie a Dio, ma è
stato accolto e mantenuto per unanime consenso e non certo per una concessione alTorgoghoso particolarismo di chi tra noi ha avuto la ventura di nascere in queste montagne;
ma e perché, metodisti e valdesi, abbiamo dopo un lungo travaglio riconosciuto insieme che
quel nome — quel nome che non ci siamo dati
ma che ci è stato dato nei processi della Santa Inquisizione — era ed è un nome significativo ancora al giorno d’oggi. Perciò se adopereremo questo nome nei rapporti con altre
Chiese e con la Repubblica Italiana, sarà per
ricordare almeno tre cose.
• Anzitutto per noi la parola valdese significa, come dicevano i nostri padri, libera predicazione (libere predicare). Libera predicazione nel nostro paese, come in altri paesi, è
certo libera e responsabile predicazione nel
quadro della Riforma e della Riforma in Italia. Il Smodo lo ha detto con chiarezza: metodisti e valdesi, riteniamo che la Riforma in
Italia sia una proposta non semplicemente
possibile ma doverosa e necessaria. Questo significa molte cose: anzitutto, le iniziative evangehstiche che il Sinodo ha chiesto; significa
anche che queste Valli valdesi che per nessuno di noi sono un idolo, sono però un centro di
cui non possiamo fare a meno. Il presidente
Aquilante ha detto: « il giorno in cui non ci
saranno più Valli valdesi non ci sarà più Protestantesimo italiano ». Penso che questo motto
possa essere accettato da molti. Certo noi ben
sappiamo che noi, metodisti e valdesi, non
esauriamo la realtà della predicazione evangelica in Italia. Siamo in ricerca con altri. Tra
un mese abbiamo un appuntamento importante con membri delle Assemblee dei Fratelli
a Pravernara. A novembre, qui a Torre Pelhce, ci sarà l’Assemblea della Federazione.
Quest inverno, studieremo il documento del
rapporto tra battisti, metodisti e valdesi- anche qui nulla di facile, nulla di scontato, ma
delle domande sono fatte alle chiese; dovremo rispondere.
, * altre due cose. Il richiamo a Val
do significa la povertà, il gusto della vita semplic^ dell umiltà di cuore e della capacità di
cambiare stile di vita, così importante in un
tempo in cui l’umanità rischia di rimanere
contemporaneamente senza anima e senza petrolio.
• E infine, « Valdo » significa solidarietà
con gli ultimi, con gli oppressi,- con quelli che
perdono sempre e non vincono mai, che pagano sempre e non sono mai potenti.
Predicazione, semplicità, solidarietà, questi
sono tra i significati de) nome valdese che
I unione delle Chiese metodiste e valdesi si è
unanimemente scelta.
La Tavola sta per iniziare il suo lavoro, doSmodo che ha lavorato con energia e
che ha preso molte decisioni. Il compito della
tavola e molto semplice: eseguire queste decisioni e, se ne sarà capace, preparare le decisioni che il Smodo prossimo — ed esso soltanÌ.o.r prendere. Di questa Tavola fanno
parte delle persone che nell'integrazione vaido-metodista e nella battaglia culturale in Italia hanno avuto una grande importanza. Mi sia
lecito esprimere ad alcune di queste persone
la nostra riconoscenza per battaglie di tempi
antichi. Altre persone che per la battaglia evangehca non han fatto di meno, non faran parte
della Tavola. Ma le nomine tra i valdesi non
sono un cursus honorum, sono il riconoscimento di compiti. Perciò, anche chi operando molto
non ha quel riconoscimento su di una scheda
elettorale, e profondamente caro al nostro
cuore.
P Tavola, molti lo sanno, è as
sai difficile. Vorrei dire una cosa non molto diplomatica: talvolta la Tavola deve lavorare con
discrezione. Vi sono situazioni di chiese e di
quali la Tavola deve attendere
II Smodo prima di parlare. Chiedo che sia concesso alla Tavola il diritto in alcuni casi di lavorare con discrezione. Ma credo di poter garantire che la 'Tavola mai tenterà di lavorare
con discrezionalità (e c’è una grossa differenza!). La discrezionalità non ci è lecita la discrezione è talvolta doverosa.
La Tavola farà tutto il possibile, ma una
sola cosa, fratelli e sorelle, la Tavola non potrà fare: trovare i pastori per le chiese, trovare 1 predicatori per l’evangelizzazione che il
Smodo ha voluto. Arriveranno alla Tavola lettere di richiesta di pastori. E invece no: i pastori h trovino le chiese locali tra i loro memori. 1 pastori si trovano quando una comunità
ha il coraggio di rivolgere ai suoi giovani e ai
SUOI vecchi l’appello ad essere predicatore locale, o monitore o catechista, o anziano, o diacono, o mille altre cose. Credo che le nostre
chiese locali devono ritrovare il coraggio di
dire ai loro giovani e ai loro adulti: « tu forse
sei chiamato da Dio, attraverso di noi, a diventare ministro dell’Evangelo in Italia». E chiedo a tutti, oltre che per molte altre cose di
pregare per questo in risposta all’appello che
la Tavola vi rivolge: mandateci dei pastori.
Una conclusione a carattere personale. Non
sono stati rieletti per loro volontà in questa
Tavola due fratelli che vi hanno servito con
grande onore: if fratello Franco Sommani per
un anno, il fratello Guido Colucci per quattro
anni. Ho conosciuto personalmente il loro lavoro, soprattutto del secondo per motivi di
tempo; vorrei a titolo personale, ma credo anche a nome vostro, ringraziarli molto di cuore.
E infine vorrei terminare salutando a nome
di voi tutti, il fratello Aldo Sbaffi (applausi
prolungati). Caro Sbaffi, poiché ho avuto il dono di lavorare molti anni con te, se mi permetti l’ultima delle battute, quando ti vedevo
presiedere la Tavola mi sembrava di vedere
un nobile guerriero della tribù degli Algonchini chiamato a condurre sul sentiero di guerra
la tribù degli Apaches (ilarità). L’hai condotta bene e l’hai condotta non sul sentiero di
guerra ma sul sentiero della pace. Il Sinodo ti
ha già detto — e io ti ripeto — la nostra riconoscenza.
L’alternativa di fondo
Il Sinodo, preoccupato della crisi sempre crescente che travaglia il
nostro paese, ritiene indispensabile e urgente annunziare ai nostri connazionali, come alternativa di fondo, la via del radicale rinnovamento
che è nell’Evangelo, nella convinzione che solo uomini resi liberi dalla
Parola di Dio possono spezzare le catene che li tengono prigionieri.
Rallegrandosi per i segni di ritrovato impegno di evangelizzazione
che si sonomanf^steti in diversi modi ed occasioni, invita tutte le
Chiese a mobilitarsi in questa direzione, liberandosi da eccessive preoccupazioni di carattere interno, assumendo come propri i problemi degli uomini fra cui vivono, e ponendo a confronto le diverse esperienze e situazioni.
Il Sinodo invita la Tavola a fornire alle Chiese tutti gli strumenti
necessari ad assolvere a questo impegno (documenti di studio, materiale di evangelizzazione rispondente alle esigenze che si vanno riscontrando nel concreto ecc.), nonché a tener conto di questa esigenza nella
conduzione amministrativa della Chiesa.
Il Sinodo ritornerà nella prossima sessione sui problema dell’evangelizzazione per valutare le esperienze condotte e le riflessioni maturate e
ricercare le linee di una comune strategia di testimonianza. (29/SI/79).
“U
NA volta — mi racconta, nei giardini della
Casa Valdese, un pastore che oggi ha più di 70 anni — la serata sull’evangelizzazione si teneva, con una certa
solennità, nel tempio di Torre
Penice, sempre gremito. S’intendeva così coinvolgere maggiormente la comunità locale. E non
si facevano, come oggi, discorsi
sulla tecnica dell’evangelizzazione, ma si parlava delle piccole
e delle grandi conquiste operate
nell’anno. In quelle serate emergeva soprattutto il meridione
evangelico, con i suoi slanci entusiastici e, diciamolo pure, con
una forte polemica antipapale.
Si ascoltavano appassionati resoconti — e qui ricorda una bellissima serata con testimonianze
dei colportori — sull’evangelizzazione a livello popolare. Prima
della serata si tappezzava tutta
Torre Pellice con manifesti per
richiamare la gente: le chiese
del meridione che erano in espansione volevano dare una testimonianza nei confronti delle
chiese delle Valli. Oggi invece
parliamo di evangelizzazione
perché le nostre comunità sono'
in crisi. Per troppo tempo abbiamo dimenticato l’azione primaria della chiesa che è volta
all’esterno, ed ecco che bei risultati abbiamo raggiunto! Finalmente, dopo tanti anni; siamo
tornati su un argomento che
non si poteva più rinviare... ».
Infatti l’argomento ha messo a
fuoco un bisogno sentito da tutti i delegati; forse non si poteva
scegliere un tema di riflessione
più adatto per questo primo Sinodo unico valdese-metodista.
La serata sull’evangelizzazione
(le gallerie per il pubblico erano piene) è stata efficacemente
introdotta da Paolo Ricca che
ha indicato sulla base di un millenario ’’cristianesimo dall’alto”
contrapposto al nuovo ’’cristianesimo dal basso” i possibili
sbocchi dell’evangelizzazione. La
analisi di Ricca (che pubblichiamo in questa pagina) è stata integrata da una accurata rassegna
di Aurelio Sbaffi su quello che,
in questi ultimi mesi, si è concretamente fatto come «umile
tentativo di uscire dal nostro
isolamento per portare la testimonianza delTEvangelo ». In sostanza starebbe maturando, secondo Sbaffi, che ha spulciato
tutti i documenti delle Conferenze e dei Circuiti, una positiva inversione di tendenza nei
confronti dell’evangelizzazione:
una ripresa insomma delTimpepo personale in quello che è
il compito principale del cristiano. Gli esempi non mancano: il
rilancio dei collettivi teologici
regionali, le ’’giornate della Bibbia”, il tentativo di scrivere in
linguaggio popolare un catechismo evangelico, opuscoli sui protestanti, interventi in radio e
TV private. Nel campo delle
pubbliche manifestazioni, Gianna Sciclone ha illustrato le
giornate degli evangelici disseminati nella diaspora molisana
sul tema: «Le donne e la chiesa » e il prossimo appuntamento, previsto a Pescara, su: « I giovani, la religiosità e l’impegno
politico ». Il desiderio di incontrarsi in una situazione di dispersione si concretizza cosi in
un momento di riflessione teso
anche a coinvolgere la cittadinanza.
Sulla stessa linea è stato segnalato da Salvatore Ricciardi
il recente tentativo, promosso
a Taranto, di trasformare il culto domenicale in azione missionaria sulla piazza distribuendo
Bibbie, letteratura evangelica e
dialogando con gli interessati.
Non sono mancati richiami a
privilegiare maggiormente l’evangelizzazione attraverso un’impostazione più moderna: radio,
gruppi teatrali, stampa. Un richiamo cioè ad usare ’’più fantasia” nel ricercare nuove vie di
presenza nella società per poi
andare a verificare, nella comunità, i risultati di un cammino
che può essere fatto solo insieme. A questo proposito. Franco
Sommarli ha parlato dell’eccessiva ’’gelosia delle chiese per il
loro pastore” che spesso mette
un freno aU’azione verso l’esterno e blocca molte iniziative. Il
tema dell’evangelizzazione ha
sottolineato IVIarco Rostan —
non è im’esclusiva dei protestanti. Anche i cattolici, da tempo, l’hanno messo alTordine del
giorno. Ma tra noi e loro c’è
una differenza d’impostazione.
Queste cose andrebbero valutate attentamente nelle chiese locali; il culto stesso dovrebbe ridiventare il momento in cui si
confrontano e si esaminano i
modi della testimonianza. Infine
non è mancato chi ha rilevato
il carattere troppo introverso
del nostro concetto di evangelizzazione. Esso sarebbe ancora
troppo ecclesiastico e poco avvertito della "grave crisi sociale ed economica che attraversa
il mondo occidentale”. Il nuovo
stile di vita dei credenti, se è
veramente coerente, può diventare il campanello d’allarme —
ha sostenuto Tullio Vinay — per
un’umanità che si trova sull’orlo dell’abisso.
Nell’insieme il discorso, che
attraverso vari interventi si andava via via sviluppando, è stato parecchio spiezzettato e rischiava di allargarsi a meicchia
d’olio nella rievocazione di singole esperienze evangelistiche. È
quindi con soddisfazione che è
stato accolto il richiamo ad approfondire, nel corso dell’anno,
anche su una base teologica, tutta la questione. Il prossimo Sinodo dovrà dunque dare la precedenza al tentativo di gettare
nuove basi per l’evangelizzazione
degli anni ’80. Il compito di questa riflessione, che comunque si
dovrà risolvere nell’azione, è ora
affidato alla Tavola che ne investirà al più presto le chiese
locali indicando alcune linee di
studio e ricerca.
Giuseppe Platone
5
î-r
10 agosto 1979
CONFRONTANO CON LA RAGION D’ESSERE E LA RESPONSABILITÀ’ DELL’EVANGELISMO IN ITALIA_
AL CENTRO DEL DIBATTITO SINODALE
nostro Paese - L’evangelizzazione è vocazione a portare un’alternativa
modi il tessuto umano italiano fino nelle sue pieghe più nascoste
Evangelizzare è ii mestiere della chiesa. La
chiesa è veramente se
stessa solo se e in quanto evangelizza. Una chiesa che non
evangelizza si condanna a una
specie di non esistenza.
Il libro degli Atti, che è per
eccellenza il libro della chiesa,
non è altro, a ben guardare, che
una raccolta di resoconti missionari. Molte assemblee di
chiesa e anche assemblee cultuali riferite negli Atti non sono
altro che incontri in cui si riferisce su missioni compiute o
progettate. I culti dovrebbero
anche oggi essere il momento
della vita della chiesa in cui la
comunità cristiana ode dai suoi
membri e dai suoi ministri i resoconti della loro attività missionaria. Così la missione diventa parte integrante del culto cri
Evangelizzare è il
mestiere della chiesa
stiano, l’azione diventa preghiera,, l’evangelizzazione diventa
edificazione. Che evangelizzare
sia il mestiere della è —
ne sono cèrto — una convinzione diffusa e condivisa tra di noi,
per cui è inutile spendere tempo e parole per confermarla
nella nostra coscienza. Basta
leggere le belle pagine del rapporto della Tavola al Sinodo dedicate alla evangelizzazione per
avere il quadro teologico in cui
si colloca la nostra riflessione.
Anche la predicazione nel culto
di apertura di questo Sinodo
era un appello alle chiese affinché si rendano ben conto che
senza un Evangelo annunciato,
creduto e vissuto, non è possibile ricostruire il nostro paese,
fare una Italia nuova. In questa
nota introduttiva mi limiterò
quindi ad alcune osservazioni integrative a quanto abbiamo letto nel rapporto della Tavola e
udito nella predicazione di domenica.
Paolo Ribet
(Introduzione al dibattito sinodale sull’evangelizzazione)
(continua a pag. 8)
Intorno al presidente del sinodo, Giorgio Peyrot, alcuni altri
membri del Seggio. Da sinistra: Giulio Maisano, Claudia Claudi,
Silvia RutigUano, segretari; Valdo Benecchi vice-presidente.
(foto R. Ribet)
I 'Í
Confronto con la Riforma
Il Sinodo, sensibile alle sollecitazioni che da varie parti provengono
in vista di più intensi scambi di esperienze fra evangelici e cattolici
si rallegra per queste nuove possibilità; conferma in proposito la convinzione, già espressa da precedenti sinodi, che il confronto fra evangelici e cattolici sia fruttuoso in particolare a livello locale qualora esso
avvenga sulla base della meditazione in comune della Scrittura e incoraggia le chiese ad impegnarsi in questa direzione; conferma altresì la
validità delle linee sin qui seguite nell'incontro con gruppi cattolici e
comunità di base che si sono impegnati nella « riappropriazione » della
Parola di Dio.
Richiama peraltro l'attenzione delle chiese sui recenti atteggiamenti
ai vertici della Chiesa di Roma, così insistentemente propagandati dai mass
media, che sì presentano da un lato come risposta alle attese di larghe
masse popolari cattoliche, dall’altra come riaffermazione di principi spe^
cifici del cattolicesimo quali la centralità del magistero papale, il culto
di Maria, i caratteri distintivi del sacerdozio; sottolinea inoltre il fatto
che a ciò si accompagna in Italia una azione da parte della gerarchia e
di organizzazioni cattoliche ufficiali che tende ad influire direttamente sui
comportamenti e sui nodi cruciali della vita sociale e culturale del paese.
Raccomanda pertanto alle chiese lo studio di queste realtà ed il loro
confronto con i principi della Riforma ai fini di una testimonianza attenta
e tempestiva; invita la Tavola a fornire alle chiese materiale di orientamento in vista di questo lavoro e ad affidare alla Commissione per le
relazioni ecumeniche l’incarico di predisporre per il prossimo Sinodo un
approfondito rapporto in merito. (52/ SI/79).
_____A COLLOQUIO CON GINO CONTE, G. SPINI, G. TOURN
Lettura teologica e lettura
storica dei cattolicesimo
ECO-LUCE — Nella votazione
dell’ordine del giorno sul
cattolicesimo ti sei astenuto. Vorresti illustrare i motivi
di questa tua posizione?
GINO CONTE — Due obiezioni al testo in discussione mi
hanno indotto ad astenermi.
In primo luogo hai pare che
si dia troppa importanza a questo «momento Wojtyla». È chiaro che nella vita del cattolicesimo ci sono delle variazioni che
però a me sembrano poco più
che delle increspature d’onda
che non cambiano sostanzialmente la situazione.
L’altra obiezione è che mi
sembra troppo forte, nel quadro del documento nel suo insieme, l’accentuazione del lato
politico dell’attuale strettoia e
quindi della nostra protesta.
Quello che sembrerebbe disturbare le nostre chiese — si direbbe dal documento — è soprattutto questa ripresa conservatrice sotto l’attuale pontificato.
Ma è davvero questo ciò che sta
al centro della questione cattolica? Per me al centro sta la concezione della chiesa. Il cattolicesimo odierno può tendere ad
un certo ridimensionamento del
papato; ma questo non significa
assolutamente un ridimensionamento dell’ecclesiologia. Al contrario!
ECO-LUCE — La tua posizione
è stata commentata in Sinodo
più o meno in questi termini: con
una iHtsizione di questo genere
praticamente non si riconosce
la minima possibilità che la
Chiesa cattolica cambi. Cosa risponderesti?
CONTE — È successo, a volte
in modo più massiccio, a volte in
modo più frammentario, che la
gente ha cambiato. Gente nata,
vissuta, convinta cattolica, ad
un certo punto non si è più ritrovata nella Chiesa cattolica.
Credo invece che tutti quelli che
nell’ambito del cattolicesimo soffrono ed esprimono la loro sofferenza ma non rompono non
solo con l’istituzione al vertice,
ma con tutto questo complesso
ecclesiastico-dottrinale in fondo
restano veramente cattolici. Si
può avere per loro simpatia, si
può «bidentemente dialogare, con
loro,--si può anche riconoscere
e ricordare loro che finché quel
cordone ombelicale non è tagliato, restano cattolici.
ECO-LUCE — Tu cioè ritieni
che o si taglia con la Chiesa cattolica e si diventa altro, oppure,
con tutti i possibili cambiamenti, si resta intimamente cattolici; che cioè il cattolicesimo non
muta, e se muta non è più cattolicesimo.
CONTE — È chiaro che il Cattolicesimo cambia continuamente. L’aggiornamento è un cambiamento profondo, culturale, a
volte anche ideologico. In prospettiva per esempio mi chiedo
se il compromesso storico non
abbia un futuro nel cattolicesimo. Può darsi che come il cattolicesimo si è adattato a varie
ideologie e filosofìe, si adatti anche al marxismo. Questo è anche possibile. Senza però venire
meno alla sua radice dogmatica,
senza che questi cambiamenti
pur rilevanti costituiscano quel
« mutamento » di fondo a cui
noi facciamo riferimento.
ECO-LUCE — Giorgio, tu, come molti altri, hai votato a favóre di questo ordine del giorno. Vuoi dirci come giudichi
questa presa di posizione del nostro Sinodo?
GIORGIO SPINI — Giudico
questo documento un utile chiarimento rispetto all’opinione
pubblica italiana che troppo
spesso viene attratta da aspetti
esterni o magari spettacolari. Il
richiamo alle diversità inevitabili tra protestantesimo e cattolicesimo mi pare un atto di se
rietà. Naturalmente non penso
che la storia si fermi a questo
momento. Mentre l’attuale ordine del giorno mi pare un’appropriata giusta presa di posizione di fronte al presente, non è
esclusa per me la speranza di
ulteriori evoluzioni. Nell’attesa
di ulteriori evoluzioni in un senso che consenta meglio un più
autentico incontro ecumenico,
che non sia semplicemente un
incontro diplomatico, in questo
momento trovo che saggiamente ha fatto il Sinodo di riaffermare la validità delle linee sin
qui seguite nell’incontro con
gruppi cattolici e comunità di
base. Forse non sempre questi
incontri sono stati produttivi ma
è un incontro doveroso che va
proseguito, come a mio avviso
va proseguita la doverosa e fraterna solidarietà in ognuno dei
casi in cui individui o gruppi
di questo genere sono stati oggetto di repressione.
ECO-LJICE — Le evoluzioni di
cui parli, si possono configurare secondo te come dei cambiamenti quantitativi (nel senso
che aumenterebbe o diminuirebbe il grado di conservatorismo
della Chiesa cattolica), oppure
pensi che possano avvenire anche cambiamenti qualitativi, sostanziali nella Chiesa cattolica?
SPINI — Non posso dimenticare che nella lunga storia del
cattolicesimo, specie dei paesi
latini, vi sono stati nel ’700 conati di riforma della chiesa nel
senso per esempio giansenista;
conati che certamente sono falliti, ma che restano iscritti nella storia e che non possono essere considerati come cosa trascurabile. Non posso dimenticare
tutto il serio e impegnato travaglio di pensiero di quello che
si suole chiamare cattolicesimo
liberale dell’800, ma che ben si
potrebbe chiamare cattolicesimo
attento a istanze di riforma, ben
più coraggiose di quanto la gente non pensi. Quando si fa il nome di Nicolò Tommaseo sembra
di fare il nome di un ortodosso
clericale. Si rilegga che cosa osava scrivere Tommaseo a suo tempo della necessità di correzione
adeguata al momento storico che
viveva. Ecco, ho sempre in mente il sogno che questo cammino,
che per noi in Italia può richiamarsi ad Antonio Genovesi, Raffaello Lambruschini, Bettino Ricasoli, e tanti altri, possa essere ripreso, anche se oggi sembra
si sia interrotto. Ripreso anche
da una più attenta e severa meditazione teologica. Al momento
forse dei rapidi entusiasmi all’insegna della riappropriazione
della Parola di Dio, pur giustifi
cati, forse ha da seguire adesso
il momento della più seria e attenta riflessione.
Comunque ciò per cui realmente prego il Signore è che noi
evangelici sappiamo essere desti
in ogni momento — e desti non
solo col cervello ma anche con
vibrante fraternità — a qualunque cosa si muova in questo senso nell’area del cattolicesimo.
Perché guai a noi se opponessimo un’altezzosa sicurezza farisaica a movimenti, ricerche, a
tutto ciò che porta chiaramente
un’insegna evangelica sia pur diversa dalla nostra esperienza
storica.
ECO-LUCE — Nella discussione di questo documento ci si è
fermati non poco sull’aggettivo
« controriformistico » con cui
veniva designato il cattolicesimo
(riaffermazione di principi specifici del cattolicesimo controriformistico quali la centralità del
^magistero .papale, il culto di Maria, i caratteri. distintivi - dèi Sacerdozio): gli uni volevano mantenere nel testo questa qualificazione, gli altri erano contrari e
hanno ottenuto che venisse tolta. Secondo te, Giorgio, si è
trattato di un dettaglio marginale su cui ci si è attardati in modo un po’ pignolo?
GIORGIO TOURN — Al con
trario. Mantenere o sopprimere
questa parola può sembrare cosa da poco, ma in un testo come
questo è invece essenziale perché vi si gioca tutta la concezione dell’ecumenismo.
Da ima parte, sottolineare il
carattere « controriformistico »
di alcune delle dottrine cattoliche, oggi tornate in primo piano,
vuole semplicemente dire che il
cattolicesimo così come lo conosciamo è un limgo processo storico, è una realtà in movimento, in trasformazione ed è proprio nell’epoca della Controriforma che alcune delle sue caratteristiche sono state (^finite
ed accentuate. La chiesa romana
oggi non è quella di Francesco
0 di Gregorio Magno ma quella
successiva al Concilio di Trento, una chiesa che si è organizzata in funzione antiprotestante.
Dall’altra, sopprimere queiraggettivo significa sottolineare il
carattere « cattolico » delle dottrine di Maria, del papa, del sacerdozio, ricordare che sono cattoliche sempre, prima e dopo il
Concilio di Trento, prima e dopo il Vaticano II, con questo
papa o un altro; significa sottolineare il fatto che noi ci confrontiamo e ci scontriamo con i
principi stessi della teologia romana in tutte le situazioni.
Nel primo modo si legge il fe
nomeno cattolico come un fenomeno storico, come una realtà
umana, che vive nella storia umana e va avanti con la storia,
cambiando e rinnovandosi come
tutto quello che vive nel mondo. Nel secondo modo si considera la chiesa romana sotto l’aspetto teologico. Le sue dottrine
non possono cambiare da oggi
a domani, si trasformano ma restano fedeli a certi principi di
base che sono quel che sono.
ECO-LUCE — Personalmente
tì senti più vicino alla prima lettura, storica o alla seconda, teologica?
TOURN — Direi che non
mi sento di accettare in modo
unilaterale né Luna né l’altra
posizione, soprattutto nelle espressioni estreme; nella sostanza hanno elementi di verità sia
Luna che l’altra nel senso che il
fenomeno cattolico, come tutti i
fenomeni storici, è un movimentÒ;,di jiòm.iHii:Iè Qui posizioni cambiano col passare del tempo ma
come tutte le comunità umane
cambia la sua forma secondo una logica e secondo dei principi,
che sono i suoi non quelli di altri. Si potrebbe fare il paragone
con un partito politico, il comunista, il liberale ecc.; non sono
oggi quello che erano 50, 100 anni fa, ma restano pur sempre all’interno di una scelta di fondo.
Sono le valutazioni estreme
che bisogna evitare: il cattolicesimo è cambiato - il cattolicesimo è sempre lo stesso (traendo
le conclusioni: tutto è cambiato - tutto è come prima). Occorre tenere presenti invece i cambiamenti per poter parlare all’interlocutore cattolico; la valutazione storica serve a comprendere la situazione della gente, le
sue reazioni, il suo modo di ragionare. Ma d’altra parte occorre dialogare non sulla base della somma delle impressioni ma
sulla base dei presupposti; Franzoni non è meno cattolico di padre Sorge (come Berlinguer non
è meno comunista di Breznev)
ma non si può parlare con l’uno
come con l’altro.
Questione formale, tattica di
avvicinamento? Non direi; tenere conto della realtà della gente
nell’avvicinarla non è mero calcolo: è rispetto della sua umanità e della sua ricerca e non si
può dire in partenza: « so già
chi sei, pensi così, punto e basta ». Il cammino prosegue, per
tutti; un cammino in cui i presupposti del ragionamento vanno via via evidenziati ma ricollocati nella loro situazione.
(a cura di
Franco Giampìccoli)
6
10 agosto 1979
cronaca delle valli
IN UNA LETTERA INVIATA AL SINODO
L'integrazione valdo-metodista
saiutata da una valdese
delle valli
Carissimi fratelli,
ci son momenti in ci4 la vecchiaia, con tutte le limita^ zioni e gl'impedimenti che comporta, si fa sentire come un
peso, im intralcio o per lo meno im freno a cui inutilmente
ci si vorrebbe ribellare! .
Per mè uno di questi momenti" è l’attuale: pensare che
il sogno di tutta la mia vita è diventato realtà, e non poter
esser presente a quel Sinodo tanto auspicato che vede riuniti valdesi e metodisti sullo stesso piano fraterno!
Rivivo con il ricordo quanto mio padre prima e mio marito poi* cercarono di effettuare, considerando come essenziale, indispensabile per una vita vissuta cristianamente, non
dare importanza a divergenze più che altro formali, quando
si sente in sé impellente l’intmio bisogno di realizzare l’unità
in Cristo, ispiratore e guida d’ogni atto della vita.
. ' Ovimque egli fu chiamato a lavorare come pastore valdese, mio padre semplicemente, praticamente riuscì ad affratellare i vari gruppi evangelici nella stessa città.
E con quanto fervore partecipammo al primo Congresso Evangelico del 1920 e quanto soffrì il vecchio valdese di
non vedersi concludere un’alleanza forte ed effettiva. Ma egli
continuò ad essere innanzi tutto pastore evangelico, pronto
sempre ad annunziare il suo messaggio senza distinzioni di
etichetta. Riodo le parole ispirate con cui portò il suo messaggio vibrante a Roseto d’Abruzzo mentre il parroco locale
con il suono insistente delle campane, cercava di coprirne
la voce...
Quanto all’opera di Cesare Gay, chi l’ha conosciuto (e sono
rimasti ormai ben pochi) ricorderà che per lui le denominazioni non avevano importanza: l’unico scopo di tutta la sua
attività era di annunziare ai giovani quale dev’essere, e come Si deve viverla, una vita piura e onesta, guidata dall’amore di Cristo.
Fu un dolore grande per lui (come per me) di non poterci trovare a Roma con tutti i fratelli riuniti in occasione
del secondo Congresso Evangelico con cui ci s’avviava alla
realizzazione di quanto oggi è un fatto concreto!
Perciò, amici tutti, fratelli metodisti e valdesi, oggi sono
con voi, con tutto il cuore, con la più intensa partecipazione,
con la preghiera più fervida che le mani oggi strette in un
ünico patto non s’abbiano a staccare mai più, ma siano insieme tese verso chi ancora cerca la sua via, pronte a sorreggersi fraternamente, ponendo ognuno i propri doni al servizio. di tutti.
Questa la mia preghiera, questo il mio saluto a tutti e
ad ognuno che stringo in un unico abbraccio fraterno.
30 luglio 1979
. Elda Gay Balmas
UN O.D.G. DEL SINODO SU L’ECO-LUCE
Raddoppia la cronaca delle valli
a partire dal gennaio 1980
* Il primo, pastore Alessio Balmas fu pastore a Riesi, Angrogna Venezia, tra il 1896 e il 1921; il secondo, avv. Cesare Gay fu instancabile
animatóre dell’organismo giovanile interdenominazionale « Associazioni
Cristiane dei Giovani » (ACDG) tra il 1920 e il 1936. (N.d.R,).
Il Sinodo, dopo una breve discussione, ha approvato a grande
maggioranza il progetto di ampliamento dell’Eco-Luce, così come era stato presentato alla Conferenza del I Distretto, secondo
l’ordine del giorno riportato qui
a fianco.
La proposta di,non sdoppiare
il settimanale ma di ampliare
la cronaca delle Valli è stata
elaborata dal comitato di redazione, e presentata al Sinodo
dalla Tavola, dopo un’accurata
indagine svolta nelle comunità
delle Valli per mezzo di questionari o durante le riunioni quartierali: in ogni circostanza la
gente si pronunciava a favore
di un aumento di Informazione
a livello locale, manifestando
nello stesso tempo il desiderio
di continuare a ricevere notizie
e a leggere articoli che collegassero la nostra zona con il mondo evangelico.
Anche la campagna per gli abbonamenti, incoraggiata dal Sinodo dell’anno scorso, è stata in
complesso positiva. Ora, alle Valli, su 7-8 membri di chiesa c’è
un abbonato, e per im giornale
che viene definito «difficile » è
già im discreto risultato!
È chiaro che l’impegno a trovare nuovi abbonati che riguarda in modo particolare i concistori e i circuiti ora è facilitato.
La conoscenza diretta dei problemi che vengono trattati nella
cronaca locale «'.il carattere estremamente Concreto degli articoli incoraggiano tutti alla
lettura. E questo carattere di
inserimento nella realtà della
vita quotidiana è riconosciuto
e valutato nella sua importanza
anche dai fratelli valdesi e metodisti che abitano altrove.
Ma se un giornale ha dei lettori deve avere anche chi ci
scrive sopra. Per questo l’ordine del giorno sinodale collega
il progetto all’aumento dei collaboratori. In realtà, l’Eco-Luce
ha numerosi collaboratori, anche
alle Valli, quello che forse manca è un momento di incontro
con il comitato e la possibilità
' . _____ LA CONDIZIONE OPERAIA NEL PINEROLESE - 2
Uivorare fa male alla salute
« Lavorare fa male alla salute»: questo il primo commento di un operaio alla lettura del
rapporto sui rischi da lavoro,
recentemente diffuso dal comune di Pinerolo. Si tratta di im
rapporto predisposto dal tecnico della « imità di base » che ha
analizzato i rischi presenti nel
le lavorazioni cui sono impiegati gli operai che lavorano nella
ULS 44: una zona comprendente 21 comuni di Pinerolo e pianura.
L’indagine è stata effettuata
su 50 aziende che occupano
6.360 lavoratori. I risultati sono
i seguenti :
fattori di rischio
sog:getti esposti al rischio
— sostanze inquinanti le vie respiratorie n. 2.484 % 39 !
— silice n. 386 6
absesto n. 31 0,5
sostanze càncerogene n. 388 6
— rumore n. 1.764 27,7
Nel rapporto sono evidenziati
i limiti di questa ricerca (mancanza di collaborazione da parte delle aziende a fornire i dati
sui prodotti usati nella lavorazione, e mancanza di strumenti
scientifici per Tanalisi delTintensìtà del rischio), ma è anche
osservato che i lavoratori possono essere sottoposti contemporaneamente a più rischi, o
che gli stessi rischi possono venire aggravati da altri fattori
quali la temperatura, Tilluminazione, la ventilazione, lo sforzo
fisico, lo stress.
Il quadro che ne viene fuori
è drammatico: almeno un operaio su due è sottoposto a gravi rischi di diventare malato a
causa del lavoro che fa.
Cosa fare? Ne discuto con alcuni operai.
«I dati che abbiamo letto —
mi dice uno di loro — ti fanno
vedere che c’è complicità tra i
medici e i padroni: quando sei
malato e hai la bronchite o l’asma, nessrmo ti chiede che lavoro fai, quali sono le tue condizioni di lavoro. Ti danno una
medicina e basta».
« La colpa è anche nostra —
dice xm altro — non facciamo
basta per far conoscere le nostre condizioni. Non bastano gli
accordi aziendali e delegare tutto ai tecnici, anche all’unità di
base. I giovani medici dovrebbero passare almeno sei mesi a
lavorare in fabbrica: così capirebbero tante cose».
« Oggi si parla molto di prevenzione, ma credo che non siamo sufficientemente preparati :
dovremo sapere per esempio
quali sono i rischi a lungo termine se si respira una data sostanza, per tutta la vita, anche
se in dosi minime. Perché poi
chi sa queste cose non ce le dice? E perché il rapporto sui rischi non è stato inviato ai lavoratori interessati?» dice un terzo.
« Oggi purtroppo la lotta contro la nocività, la si fa coi metodi di sempre: quapdo non ce
la fai più, ti metti in mutua. E
così, diventi anche tu complice.
L’unica cosa certa oggi è che
non passa più la monetizzazione
del rischio» conclude il primo.
Eppure il sindacato italiano
ha elaborato su questa questione una strategia tra le più avanzate al mondo, i cui momenti
essenziali sono la «non delega»
Il Sinodo, discusso il progetto relativo all’Eco-Luce, esclude lo sdoppiamento del giornale, approva l'ampliamento da 8 a 10 pagine, in via
sperimentale per un anno a partire dal 1° gennaio 1980, per il potenziamento deii'informazione con particolare riguardo alle Valli e lo collega
a) al raggiungimento di un adeguato finanziamento attraverso la pubblicità per la copertura del costi delle due pagine supplementari;
b) all’allargamento della collaborazione;
c) ad un adeguato ritocco dell’abbonamento che, pur avvicinandosi
ai costi attuali di produzione, tenga conto dell’esigenza di allargare il
più possibile il numero degli abbonati. (37/SI/79).
di fissare di comune accordo le
linee da seguire. Perciò alla fine
di settembre è prevista una riunione di tutti quelli che abitualmente inviano corrispondenze
al comitato di redazione e
alla quale è anche cordialmente invitato chi desidera incominciare a fare qualcosa in questo
senso e chi ha comunque delle
proposte concrete.
Qualcuno ha detto che la nostra Chiesa non può evangelizzare se non ha dietro di sé delle comunità robuste. Il nostro
settimanale svolge appunto una
funzione di consolidamento che
nella situazione attuale è della
massima importanza.
Liliana Viglielmo
al tecnico e la affermazione che
la «soggettività operaia» è un
criterio scientifico per affrontare il problema della nocività.
Questa linea sindacale ha
coinvolto gli enti locali, i quali
hanno istituito servizi quali
quello dell’unità di base per la
analisi degli ambienti. Il movimento Operaio deve ora saper
utilizzare questo strumento, altrimenti la conoscenza dei fattori di rischio diventerà un colossale affare per l’industria medica che potrà così, aumentare
il numero dei check-up e degli
screenings, senza che le cose
cambino veramente. E purtroppo questo sta già accadendo.
Giorgio Gardiol
CEvAA________________________
“Envoyes” ad Agape
Dal 22 al 28 agosto avrà luogo
ad Agape un incontro degli « Envoyés » (il nome con cui si preferiscono chiamare oggi i missionari) francesi e svizzeri che ritornano in Europa o che stanno
per partire per una chiesa della
CEvAA, al quale parteciperanno
anche alcuni italiani.
Questi fratelli e queste sorelle,
impegnati nel campo della testimonianza e del servizio presso
chiese delTAfrica e delTQceania,
desiderano incontrare le nostre
comunità per quello scambio e
quel partage che è lo scopo della
CEvAA.
Sabato sera 25 Agosto avrà
luogo a Torre Pellice una tavola
rotonda sul - problema della testimonianza a Cristo oggi nel
mondo.
Domenica 26 agosto avremo la
partecipazione di questi fratelli
e queste sorelle a quasi tutti i
culti delle comunità delle valli.
__________SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
La chiesa valdese nella
prima guerra mondiale
Come di consueto la serata dell’inaugurazione sinodale ha visto
l’annua seduta della Società di
Studi Valdesi; e come di consueto, preceduta e seguita dai lavori amministrativi (con la riconferma del comitato attuale e la
decisione di adeguare le quote
alle odierne esigenze) si è avuta
ama prolusione all’attività di studio del 1979-80, tenuta da Antonio Adamo, su La Chiesa valdese
nella 7‘ guerra mondiale.
Tema assai vasto e che richiede ancora molte ricerche per im
compiuto inquadramento, ha detto l’oratore, la cui comunicazione condensava i risultati della
dissertazione conclusiva presentata alla Facoltà valdese di teologia. Sia perché la prima guerra mondiale di per sé, come nodo storiografico, pure dopo tanti anni e tanta mole di pubblicazioni, vede ancora gli storici all’opera per ampliarne la trattazione dal piano politico, diplomatico, militare a quello economico e sociale e dal livello delle
classi dirigenti a quello delle
classi subalterne; sia perché, in
particolare, è recente l’attenzione dei contemporaneisti sulle vicende valdesi del ’900, di cui pure diversi lavori e in particolare
quelli di Viallet hanno segnalato
l’interesse.
Adamo ha premesso un breve
antefatto, ricordando come la
guerra di Libia del 1911-12, punto di svolta dell'età giolittiana,
abbia avviato una crisi anche nel
mondo valdese. 11 teatro bellico
richiese l’opera, per la prima
volta, di un nostro cappellano
militare; che fu Corrado Jalla,
costretto ad ovviare con iniziative e relazioni personali agli
impacci di una situazione atipica. Ma poi ci fu, nelle elezioni del 1913, la ripercussione
politica della guerra di Libia, ripercussione che nelle Valli acuì
i contrasti fra la dirigenza e
maggioranza delTambiente ecclesiastico, di tendenza giolittiana,
e la minoranza democratica e radicale, in cui emergeva sin d’allora la figura di Mario Falchi,
professore a Torre Pellice. Collegati in vario modo a tali contrasti, quelli fra tutti coloro che
negli ambienti evangelici italiani presupponevano di dover mantenere stretti i contatti con l’indirizzo politico della classe dirigente nazionale, e coloro che si
battevano energicamente per gli
ideali pacifisti. Emerge fra questi ultimi — caso raro di un socialista nel corpo pastorale di
allora — anche la figura di Giuseppe Banchetti. Con Falchi (che
era anche direttore del « Pellice ») e con altri egli porta avanti
il più possibile il discorso pacifista; il quale peraltro negli stessi
giornali valdesi, « Eco delle Valli » e « Luce », viene dapprima
attenuato (fra l’altro, nel 1914,
dalle ovvie difficoltà, insorte con
i protestanti tedeschi a seguito
dell’espressione di giudizi politici sulle cause di guerra); poi
spento dal prevalere nel paese
dell’indirizzo bellicista. Il corso
del confiitto vedrà la Chiesa valdese adeguarsi sempre meglio
alle parole d’ordine patriottiche.
Mentre il coinvolgimento di gran
numero di uomini e di famiglie
nella terribile e sanguinosissima
guerra lascerà segni profondi e
definitivi nella realtà umana che
ne costituisce la base.
Al livello dell’organizzazione
ecclesiastica i problemi di gestione politica impongono difficili responsabilità a Ernesto
Giampiccoli, presidente del Comitato di evangelizzazione, poi
moderatore al momento della fusione di quest'ultimo con la Tavola. Emergeranno in quegli anni, in un clima che tende ad
emarginare quanti avversano le
tendenze ora prevalenti, nuove e
battagliere personalità, come Ugo
Janni ed Ernesto Comba. Sono
numerosi i pastori che vengono
impegnati come cappellani, specialmente dopo Caporetto, quando a Cadorna succede, nel comando Supremo, Diaz affiancato
da Badoglio (con un sottinteso
politico, propiziato dall’intervento americano, che vede la prevalenza massonica sottentrare
nell’ambiente militare a quella
clericale). Come nel paese, così
nell’ambito valdese hanno inizio
tensioni che esploderanno più
tardi.
La comunicazione, necessariamente concisa eppure interessantissima, è stata seguita con
attenzione. Dagli interventi degli
uditori, purtroppo abbreviati dal
timore di far tardi, sono emersi
altri spunti interessanti e che
certamente Adamo farà propri
proseguendo le sue ricerche. Così, ad esempio, gli accenni a quei
militari valdesi, o di altri gruppi
evangelici, che dall’insegnamento fino allora ricevuto trassero,
0 nel segreto della coscienza o
apertamente, una rigorosa conseguenza:. la fede, che gli insegnava a « non uccidere », non gli
consentiva di eccettuare i « nemici » da tale insegnamento. E
si conformarono a questo comandamento, checché ne dicessero le autorità, i giornali, i pastori: « giudicate voi se è giusto,
nel cospetto di Dio, di ubbidire
a voi anzi che a Dio ».
Augusto Comba
Messaggio dei
fratelli svizzeri
di Zurigo
In occasione del Sinodo, tramite il suo Deputato Pastore Rodolfo Hpfdihqier, il Consiglio
della Chiesa Riformata Svizzera
del Cantone di Zurigo presieduto dal Pastore A. Custer, ci ha
trasmesso un messaggio di saluto indirizzato ai Valdesi verso
1 quali esprime « piena solidarietà e calda simpatia », fraternamente uniti nella « preghiera
di intercessione al cospetto di
Dio ».
7
10 agosto 1979
CRONACA DELLE VALLI
IN OCCASIONE DELL’ASSEMBLEA SINODALE
I
Scambio di lettere tra il Vescovo
di Pineroio e il
Presidente del Sinodo Valdese
Pineroio 24/7/1979
Al Signor Presidente
del Sinodo delle Chiese Valdesi
e Metodiste
Il Sinodo 1979 delle Chiese
Valdesi e Metodiste costituisce
un avvenimento storico, non solo per le due Chiese che giungono felicemente alla integrazione, ma per tutto il mondo
cristiano, avviato dallo Spirito
del Signore sulla strada dell’ecumenismo.
Dopo i secoli delle divisioni
giungono finalmente i tempi della ricerca deH’unità.
Le comunità cattoliche della
Diocesi di Pineroio, che hanno
seguito con interesse il Vostro
cammino verso l’integrazione, si
rallegrano con Voi per la meta
raggiunta, e con Voi ringraziano il Signore.
Così pure si rallegrano di sapere che nel programma del Vostro prossimo Sinodo saranno
riesaminati i problemi dell’ecumenismo e del dialogo con il
cattolicesimo.
Pur rappresentando ima piccola porzione della Chiesa Cattolica, la Diocesi di Pineroio è
consapevole di dover essere la
prima comunità cattolica ad
aprirsi al dialogo con la Chiesa
Evangelica Valdese. Da parte
nostra assicuriamo la nostra disponibilità al dialogo e il nostro
intervento su piano nazionale
perché il dialogo con la Chiesa
Evangelica Valdese sia preso in
seria considerazione.
Ai nostri sentimenti uniamo
la nostra preghiera. Domenica
prossima e negli altri giorni del
Sinodo ogni comunità cattolica
della Diocesi pregherà il Padre
con la preghiera di Cristo: «Fa
che siano tutti una cosa sola:
come tu. Padre, sei in me e io
sono in te, anch’essi siano in
noi. Così, il mondo crederà che
tu mi hai mandato » ( Giov.
17,21).
La prego di accogliere i miei
saluti fraterni nel Signore.
Pietro Giachetti
Vescovo di Pineroio
Torre Pellice, 4 agosto 1979
Mons. Pietro Giachetti
Vescovo di Pineroio
Ho ricevuto la Sua cortese
lettera del 24 luglio 1979 di cui
ho dato lettura in Sinodo al momento in cui iniziava il dibattito sinodale concernente i ra^
porti delle nostre chiese con il
cattolicesimo romano.
Il Sinodo a conclusione di tale dibattito ha votato una apposita delibera di cui mi pregio
inviarLe il testo per Sua personale conoscenza. Ella avrà modo di rilevare come anche da
parte nostra ci si rallegri per
ravviamento del dialogo e del- le aperture che si manifestano
nell’ambito del nostro I distretto ecclesiastico e della di Lei
diocesi.
La prego gradire i sensi della
mia considerazione e i miei più
cordiali saluti.
Il Presidente del Sinodo
Dott. Prof. Giorgio Peyrot
Festa del
XV Agosto
Dopo parecchi anni di assenza dalla Val Germanasca,
la festa del XV Agosto si
terrà quest’anno al
COLLE DELLE FONTANE
Il culto avrà inizio alle ore
10 e sarà presieduto dal moderatore Giorgio Bouchard.
Seguirà una tavola rotonda alla quale sono stati invitati alcuni amministratori locali sul tema : « Problemi delle amministrazioni comunali
delle Valli».
Nel pomeriggio, oltre a
messaggi vari, un dibattito
sulle opportunità o meno di
finanziamenti pubblici alle
opere diaconali della chiesa e
in che forma questi finanziamenti possono eventualmente essere accettati.
Parteciperanno il pastore
Pietro Valdo Panasela ed il
prof. Giorgio Peyrot.
Informazioni pratiche : il
Colle delle Fontane si può
raggiungere prendendo la
strada di Rodoretto, poco oltre la Giaima, e deviando
quindi sulla destra dopo un
centinaio di metri, verso Fontane. Possibilità di parcheggio sulla piazza di Fontane
(poi circa 15 minuti) o su un
lato della strada di accesso
al colle.
Non vi sarà alcun servizio
di buffet, per 'cui ognuno è
invitato, se vuole mangiare, a
portarsi il proprio spuntino!
ANGROGNA
DONNE ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITÀ’
Con un’agape al Presbiterio
abbiamo concluso il campo di
lavoro dei giovani di Basilea
che hanno tinteggiato i locali per
gli ospiti del Presbiterio e la
saletta in cappella che, nel prossimo futuro, vedrà la nostra biblioteca.
• Dal 18 agosto al 3 settembre
a Casa Pons si svolgerà un campo di lavoro di una quindicina
di giovani evangelici di Stoccarda. Al lavoro si alterneranno
studi biblici; tutti siamo invitati
a fraternizzare (qualcuno capisce il francese) con questi amici
che vengono per la terza volta
nella nostra valle. Nello stesso
periodo, alla ’’Barbota”, si svolgerà un ’’camping” di giovani
evangelici di Esslingen (Germania); gli stessi che collaborarono, alcuni giorni, a riparare i
danni deH’alluvione.
• Ricordiamo i culti all’aperto
al ’’Bagnau” nelle domeniche 12
e 26 agosto con inizio alle 14.30.
• Il pastore, assente per ferie,
è sostituito dal past. Taccia (tei.
9.02.71).
Campo femminista ad Agape
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dairil al 17 agosto
Dott. AVANZI LUIGI
Telefono 90614
Torre Pellice
Dal 18 al 24 agosto
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
Tel. 91277
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Pellice
Domenica 12, Martedì 21 e Domenica 26: servizio Farmacia Inlernazionaie.
Martedì 14, Mercoledì 15, Domenica 19,: servizio Farmacia
Muston.
Luserna San Giovanni
Domenica 12, Mercoledì 15, giovedì 23, Domenica 26: servizio
Farmacia Vasario.
Giovedì 16, Domenica 19, Giovedì 30: servizio Farmacia Preti.
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884 -90.205
Dal 15 al 22 luglio circa 160
donne venute da 6 paesi europei
(Italia, Francia, Germania, O
landa. Svizzera, Austria) hanno
discusso sul tema « Modi e Processi della ricerca della nostra
identità di donne ». Divise in sei
gruppi per temi abbiamo esaminato vari aspetti del proble
ma, dall’identità personale alla
identità collettiva. In un momento detto «di riflusso » del movimento delle donne è venuto a
mancare un modello unico con
cui misurarsi o identificarsi. Non
c’è un tema, come per esempio
’’l’aborto”, che ci unisce, ma ci
sono piuttosto tanti piccoli
gruppi che lottano in specifiche
situazioni. Per quanto diversa
fosse la provenienza delle partecipanti, im tema ci è sembrato
comune: il superamento del momento « donna è bello ».
La solidarietà fra donne non
è un dato acquisito, ma va costruito lottando contro le tendenze di ricreare strutture gerarchiche, anche se invisibili, all’interno dei gruppi alternativi, nelle comuni di donne, nei collettivi, ecc.
I vari gruppi hanno lavorato
in modi diversi, più o meno
strutturati e finalizzati ma tutti
hanno lavorato molto intensa,
mente. Constatiamo ancora delle difficoltà nei momenti collettivi quali ie assemblee e nella
fase di elaborazione, difficoltà
che rispecchiano la realtà del
movimento femminista oggi.
Due gruppi numerosi hanno
affrontato da punti di partenza
diversi il tema «Donne e istituzioni »: il primo ha visto il problema dell’identità personale rispetto al gruppo, la ricerca di
un posto dove essere noi stesse,
dove ricomporre la nostra identità di solito spezzata fra lavoro, famiglia ecc. Il secondo ha
lavorato sulle relazioni fra le
donne che lavorano nelle istituzioni (e qui il problema dèi potere diventa centrale). Avendo
dentro di noi le strutture del potere, le riproduciamo anche nelle
strutture alternative dove è ancora più diffìcile combatterle essendo noi stesse la controparte.
Il movimento finora ha detto no
al potere in quanto oppressione.
Ma oggi ci si domanda: « il potere è sempre oppressione? Dobbiamo avere del potere per poter distruggere il potere? ».
Un gruppo ha esaminato il
problema « Donne e follia », come rompere individualmente con
le norme può voler dire follia.
La nostra aggressività viene accettata se espressa come passione e non come violenza. In famiglia viene assorbita tutta l’energia per risolvere i problemi
in casa. Abbiamo bisogno di un
gruppo dove prendere coscienza
di un’identità individuale e collettiva e trovare solidarietà.
Un gruppo intitolato « fimambolismo » ha tentato di affrontare il problema dell’identità usando mezzi di espressione e di comunicazione non limitati a quelli verbali. Tramite vari esercizi
hanno scoperto la forza delle loro voci, il potere della gestualità,
la discrepanza fra l’immagine
che diamo ad altri e quella che
abbiamo di noi stesse. Nella realtà quotidiana ci porta ad un’identità pubblica e a una privata, intrecciate ma non necessariamente corrispondenti aH’immagine
che abbiamo di noi stesse.
Un gruppo ha discusso forme
di vita alternative a quella della
coppia, della famiglia, ha parlato del vivere fra donne, dell’omosessualità, della lotta contro il
patriarcato e del problema del
potere e della delega quali meccanismi che riproduciamo anche
fra donne.
Temi comuni emersi praticamente in tutti i gruppi erano: il
rapporto fra individuo e piccolo gruppo, fra pubblico e privato, fra piccolo gruppo e movimento, fra forza e potere, la ri
cerca di alternative alla coppia
e/o alla famiglia tradizionale; la
ricerca di una nuova identità
sessuale più autentica che può
esprimersi in etero, hi o omosessualità. Altri temi emersi: la
donna e la fede, la donna e l’energia nucleare, la donna e la
cultura dominante, la donna nelle strutture alternative come case per donne che subiscono violenza in famiglia e centri per
la salute della donna.
Ancora quest’anno Agape ha
offerto al movimento delle donne un momento importantissimo di ricerca, di confronto e di
arricchimento a livello internazionale in un momento in cui
gli spazi politici si stanno restringendo. Il tema scelto per
Tanno prossimo «la politica femminista » è indicativo della volontà delle partecipanti di fare
un ulteriore passo in avanti e
trattare i grossi nodi emersi
quest’armo.
Graziella Tron, Francesca
Spano, Judy EUiott, Caterina Emi, Brana Peyrot, Enrica Rochon, Rosy Orlandi, Marina Fertonani, Monica Becchino, Daniela Di Carlo, Silva Samadenl, Doriana
Rivoira.
POMARETTO
Il concistoro organizza per il
giorno 2 settembre una gita comunitaria al Lago Maggiore.
Questo è il programma di
massima :
Mattino : partecipazione al
culto con la comunità metodista di Intra; pranzo al sacco o
in ristorante.
Pomeriggio: gita in battello
sul lago.
Chi vuole prenotarsi si metta in comunicazione al più presto o con il pastore o con Luigi Marchetti.
• La riunione agli Eiciassie in
comune con la comunità di Pomaretto e di Villasecca avrà
luogo quest’anno il 26 agosto.
Avremo ospiti alcuni fratelli della CEvAA che ci parleranno del
loro lavoro.
In caso di cattivo tempo questa riunione avrà luogo nel tempio di Pomaretto.
• In occasione della Pesta del
XV Agosto alle Fontane si organizza, se il numero delle iscrizioni sarà sufficiente, un pullman con partenza da Pomaretto alle ore 8 per Fontane.
Iscriversi entro lunedì 13 agosto presso il pastore (telefono
81.288).
SAN SECONDO
E stata battezzata Stefania
Cavallotto, la primogenita di
Paolo e di Floriana Besson (Miradolo). Ci rallegriamo con questi fratelli e porgiamó loro il
nostro augurio.
* Il Bazar annuo della Chiesa
avrà luogo domenica 19 agosto a
partire dalle ore 15. Nei giorni
precedenti i ragazzi passeranno
nelle famiglie per raccogliere
offerte in natura ed in denaro.
Ringraziamo fin d’ora quanti collaboreranno per la riuscita di
questo incontro comunitario.
# Per mancanza di spaziò dob^
biamo rimandare al pròssimo numero la pubblicaziope di
alcune cronache pervenuteclt Cene scusiamo con i corrispondenti.
oggi e domani
RORA’
Ben riuscita la giornata al Brio
domenica 5 agosto. Davanti ad
una numerosa assemblea all’aperto (circa 80 persone) il pastore Gustavo Bouchard ha predicato Tevangelo e il sig. Chiodi,
della Chiesa pentecostale di Torino ci ha rivolto un’apprezzata
testimonianza. Un grazie riconoscente a questi due fratelli.
Il bazar, nel pomeriggio, ha
fruttato un buon introito che andrà a coprire una parte delle
spese scoperte relative alla ristrutturazione della casa del
maestro.
Ringraziamo le sorelle ed i fratelli che hanno offerto la loro
collaborazione per il buon esito di questa manifestazione.
• Lunedì 6 abbiamo accompagnato al cimitero la sorella Emilia Rivoira Tourn, moglie del
nostro anziano Aldo Tourn del
Bosc, deceduta dopo un lungo
periodo di malattìa presso l’ospedale di Pomaretto. A tutta
la famiglia desideriamo rinnovare la nostra solidarietà cristiana nella certezza che la Parola
di Dio sostiene i nostri passi.
• Le domeniche 12 e 19 agosto
il culto si terrà ancora all’aperto al Bric con inizio alle 10.30.
• La Mostra celebrativa del « 12S
anni della Claudiana » realizzata lo
scorso anno, con ottimo successo, dalla comunità Valdese di Milano e' successivamente presentata a Torino, Perosa, Genova e Firenze, in occasione
del Sinodo è stata allestita nei locali
della biblioteca della Casa Valdese di
Torre Pellice dove rimarrà aperta al
pubblico durante i mesi di agosto e settembre nei giorni di mercoledì e venerdì dalle ore 17 alle 20.
• Il Gruppo Filodrammatico Valdese
e il Gruppo F.G.E.I. di Luserna S. Giovanni, con la collaborazione della Comunità Montana Val Pellice, organizzano sulla collina di Luserna S. Giovanni in località Ciò ’d Mal, una manifestazione popolare che si svolgerà col
seguente programma;
Sabato 1° settembre
ore 21: Gruppo musicale «Astrolabio»
almanacco popolare di danze, ballate e canti.
Domenica 2 settembre
ore 15; « Gruppo spontaneo Maglianese» canti popolari poli vocali.
« Lyoness » musica popolare bretone,
ore 21; «Collettivo Teatro Roletto» in
« Mort e vita d'un pour diau ».
In caso di maltempo la manifestazione si terrà nella Sala Albarin di Luserna S. Giovanni.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Elena Ciaiero in Long
nell’ impossibilità di farlo singolarmente, esprime la più profonda gratitudine a tutti coloro che in qualsiasi
modo sono stati vicini nella dolorosa
circostanza.
Della vita buona si contano
i giorni, ma il buon nome
dura in eterno.
San Germano Chisone, 28.7.1979
RINGRAZIAMENTO
Nel suo 82° anno di età il Signore
ha richiamato a Sé:
Maria Marchini
ved. Del Maestro
Nel darne Tannunzio, le figlie :
Eros Arrivabeni e famiglia, Ester Micol e famiglia, desiderano rivolgere un
vivo ringraziamento ai conoscenti ed
amici che hanno preso parte al loro
dolore e a tutte le persone che, con
la loro presenza al servizio funebre o
con scritti, hanno loro testimoniato la
loro simpatia e il loro affetto.
Un ringraziamento particolare ai Pastori Sigg.ri Paolo Marauda e Bruno
Costabel, ai Dottori e Personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, al
Direttore e alTInfermiera delTAsilo
Valdese di S. Giovanni.
Luserna S. Giovanni - Felonica
28 luglio 1979
AVVISI ECONOMICI
L’ISTITUTO GOULD, via Serragli, 49
50124 Firenze, per accrescimento
attività assume giovane con preparazione pedagogica-educativa, disponibile lavoro convitto in contesto
comunitario. Stipendio, vitto, aUoggio ed assicurazioni di legge.
FAMIGLIA evangelica di tre persone
anziane cerca in affitto appartamento di 4 locali più servizi, in località
riviera ligure. Scrivere a Maria Paganini - Vicolo Polluce, 2 - 26100
Cremona.
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a ri
chiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83 Nichelino, tei. (Oli) 62.70.463.
8
8
10 agosto 1979
INTERVISTA CON EMIDIO CAMPI SEGRETARIO GENERALE DELLA FMCS JetlrufsS^ondldXTro^
Il problema della testimonianza cristiana
nelie iotte per la liberazione degli uomini
Federazione Mondiale dei Movimenti Cristiani Studenti: storia di una discontinuità che consenta alla testimonianza cristiana di adattarsi ad una situazione storica in costante movimento
Un edificio solido, la casa John
R. Mott sul corso Wilson a Ginevra, in alto ^otto i comignoli
gli uffici della“ Federazione mondiale dei Movtaiéiffii "Cristiani
Studenti (FMCS). Quasi centenaria nella sua storia, ima specie di scuola di formazione del
movimento ecumenico, poiché i
past. Visser t’ Hooft, Potter ed
altri dirigenti ecumenici vi hanno
partecipato e lavorato. Questa
Federazione che ha dei movimenti membri nel mondo intero è
relativamente poco conosciuta
tra di noi. Per saperne di più abbiamo incontrato il pastore valdese Emidio Campi che ne è il
segretario generale e che ci ha
tracciato brevemente la storia
della FMCS.
Agosto 1885. I sei padri fondatori: im americano, un inglese,
un tedesco e tre scandinavi si
incontrano a Vadstena, in Svezia
per formare il primo nucleo della Federazione. Sono i rappresentanti di un certo tipo di protestantesimo che abbraccia la
cultura teologica liberale tedesca quanto l’ottimistica ideologia dello sviluppo americana. Tra
di loro non c’è nessun rappresentante del « III mondo », non c’è
nessuna donna. Due sono le idee
portanti che animano la FMCS
in quegli anni: in primo luogo
la coscienza deU’importanza decisiva della missione; in secondo
luogo il ruolo fondamentale che
giovani studenti e intellettuali
possono svolgervi. Queste motivazioni sono state valide all’incirca fino alla fine della I guerra
mondiale. Ma la crisi della borghesia europea e in particolare
del protestantesimo aprirà una
grossa breccia nei presupposti
« teorici » della federazione. In
effetti quale messaggio potrà più
dare la federazione ai giovani
che tornavano dalle trincee di
Verdim o dell’Isonzo. Nessuno.
Dimensione
ecumenica
Verso il 1921, proprio a causa
di questa crisi di identità si apre
ima seconda tappa della vita della FMCS. La federazione si apre
alla dimensione ecumenica della
fede, alla scoperta della universalità del messaggio evangelico
anche nel senso concreto di una
espansione geografica dei suoi
componenti. La federazione ispira così, anima e partecipa attivamente alle fondamentali assemblee ecumeniche di Oxford,
Cambridge, Gerusalemme in cui
si ritrovano attorno allo stesso
tavolo tutti i futuri dirigenti del
movimento ecumenico: da John
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La Luce; Autor. Tribunale di Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
R. Mott, Oldham, Soderbiorn,
Visser t’ Hooft.
Dopo la formazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese
ad Amsterdam nel 1948 alcùni
ritengono che la BMCS abl^iffat-to il suo tempo. Ma la federazione ritroverà una sua identità e
spazio di intervento specializ-.
zandosì, all’interno del movimento ecumenico, come l’organismo
incaricato del lavoro tra gli studenti cristiani. Così dal 1948 al
1960 essa si muove nella ricerca del significato di una presenza cristiana all’interno dell’università. Si studia in particolare
il rapporto tra scienza e fede,
tra fede e cultura.
L’esplosione
studentesca
Ma fin dal 1960, il mutato contesto storico — la rivoluzione
cubana, le rivoluzioni asiatiche,
le lotte per i diritti civili negli
Stati Uniti, le lotte per l’indipendenza nazionale in Africa — pongono una sfida alla FMCS la cui
missione necessita di essere ridefinita. Il problema dell’impe
gno politico dei cristiani nelle
lotte di liberazione comincia ad
emergere verso la seconda metà
degli anni 60 come un tema centrale per; la .Federazione, come
apparve' evidènte' alla Conferenza
mondiale di Strasburgo del 1964
su la «Vita e missione della
chiesa ».
In un certo senso dunque, contrariamente ad altri organismi
operanti nell’università, la FMCS
era preparata all’esplosione studentesca del 1968. Certo la dimensione politica della fede non
era mai stata assente dalle preoccupazioni della Federazione. Ma
nel ’68 la Federazione, in larga
misura, riconosce il carattere.
conflittuale, di classe delle divisioni esistenti nella società. È
da quel momento che il tema
dominante di studio e i programmi della Federazione ruotano intorno al problema della testimonianza cristiana nelle lotte per
la liberazione. Il 1968 ha anche
significato per la Federazione un
profondo processo di ristrutturamento organizzativo. Abbandonando le «grandi strategie ecumeniche » la Federazione ha
scelto, a differenza di molte altre organizzazioni ecumeniche.
di decentralizzare le operazioni
e attività in sei regioni: Africa,
Asia, America Latina, America
del Nord, Medio Oriente e Europa./Si, ingannerebbe chi
sàsSe^éhe si sia trattato solamente di un cambiamento amministrativo. Quello che è in gioco
in questa decisione è il tentativo
di vivere una comimione fraterna
a livello mondiale nel pieno rispetto delle diverse identità nazionali e regionali. È così che in
questi anni una « teologia del
terreno » fa la sua apparizione.
« Tubinga non ci dice come agire nelle isole Figi, ci occorre
una teologia locale, tale è il desiderio della maggioranza ».
Teologia
e società
Oggi la FMCS è presente in
93 paesi del mondo, Russia e Cuba compresi, sei uffici regionali
sono in attività: Toronto, Messico, Nairobi, Beirut, Hong Kong,
Ginevra. Le strutture della Federazione restano ancora molto
anglosassoni ma i programmi
di studio e di azione sono scelti
prie situazioni politiche. Per
esempio, per l’Africa la lotta per
la liberazione è sinonimo di lotta contro il razzismo, l’apartheid,
il neo-colonialismo, la presenza
russa o cinese sul continente
ecc. In Asia il problema è piuttosto quello del fascismo incombente dell’Asia del sud-est e della militarizzazione. In India il
problema dello sviluppo, nella
Corea del sud quello dell’imprigionamento degli studenti cristiani, nell’America Latina quello
della partecipazione dei cristiani alla lotta contro dittature militari e fasciste. Per quanto concerne l’Europa, secondo il past.
Campi, essa è il continente più
piccolo e più diviso, un po’ come
le 12 tribù di Israele che hanno
tutte le loro peculiarità. Il problema che si pone con la massima urgenza è qiwàlo del socia- i.
Ìismo: ma quale socialismo? La
risposta svizzera o quella della repubblica federale tedesca o quello dei paesi dell’est?Ci sono certamente delle differenze di situazione, ma la FMCS non vuole essere un partito,
accetta la pluralità — non il pluralismo — di opinioni all’interno di un comune impegno per
la costruzione di una nuova società. È un movimento laico aperto a tutti, anche ai non credenti.
Ultima domanda: la FMCS è
ancora fedele ai principi per i
quali era stata fondata? Per
Emidio Campi ciò è certo, ma aggiunge, la storia della FMCS
è una storia della discontinuità:
la testimonianza cristiana per essere reale deve adattarsi a una
situazione storica costantemente
in movimento.
Intervista a cura di MarieClaire Lescaze comparsa su
«La Vie Protestante» 29.6.19.
Evangelizzare è il mestiere delia chiesa
(segue da pag. 5)
Terra di missione
La prima osservazione molto
generale ma fondamentale per
ogni ulteriore discorso sull’evangelizzazione, è che l’Italia globalmente considerata è, oggi
non meno di ieri, terra di missione. Non diciamo qy.es.to con
l’animo di chi si propone di colonizzare una popolazione giudicata religiosamente primitiva
o sottosviluppata. Neppure l’ombra di questi sentimenti alberga nel nostro animo. Diciamo
che l’Italia è terra di missione
nel senso che stiamo passando
da una fase storica durata più
di un millennio che potremmo
qualificare di « cristianizzazione
dall’alto », a un’altra fase storica, appena iniziata, che potremmo qualificare di « evangelizzazione dal basso ». Non dobbiamo
dimenticare il fatto che nel nostro paese il cristianesimo è ancora in larga misura una religione indotta, per non dire imposta o quanto meno sovrapposta. Abbondano nel nostro paese come del resto in tanti altri
quelli che Barth chiama « cristiani non cristiani », . persone
cioè che, col battesimo, sono ufficialmente diventate cristiane
prima di sapere che cosa ciò volesse dire. Gli esiti di questa
« cristianizzazione dall’alto » non
sono confortanti. È questa una
condizione generale dei paesi di
antica tradizione cristiana, qualunque sia la loro caratterizzazione confessionale. Senza volerci ergere a giudici di nessuno non possiamo però fare a
meno di constatare che nel nostro paese il cristianesimo è in
larga misura poco conosciuto, o
male conosciuto, o semplicemente sconosciuto. E senza pretendere, come chiese evangeliche, nessun monopolio nel campo dell’evangelizzazione, c’è senza alcun dubbio un immenso
compito da svolgere, che è proprio il compito elementare di
una evangelizzazione di base.
Non so se le nostre chiese hanno tutte la sufficiente consapevolezza di questo compito. Certamente è indispensabile che
l’acquisiscano. Esse devono sapere che la loro testimonianza
non è come pioggia che cade su
terra bagnata ma come pioggia
che cade su terra asciutta. Qui
non si tratta di arricchire il cristianesimo italiano con una variante in più (che sarebbe quasi
un lusso con i tempi che corrono), ma si tratta di ricostruire
dal basso una comunità cristiana degna di questo nome.
Evangelizzazione
ed ecumenismo
La seconda osservazione riguarda i rapporti tra evangelizzione e ecumenismo. I rapporti
tra evangelizzazione e polemica
ci sono più familiari e quindi
anche più chiari. Quelli tra evangelizzazione ed ecumenismo sono ancora da sperimentare e
persino da impostare. Si tratta
dunque di un terreno praticamente inesplorato. Mi limiterò
quindi a un paio di rilievi.
a) Chi ha fatto qualche esperienza ecumenica nel nostro
paese sa che esistono nella Chiesa cattolica italiana delle energie cristiane sostanzialmente
evangeliche con le quali sono
possibili sin d’ora momenti di
reale comunione in Cristo. Qui,
evidentemente, non si tratta di
evangelizzare, ma di scoprire come l’Evangelo opera senza di
noi e renderne lode a Dio. Si
tratta certo di un’esperienza circoscritta ma non per questo meno significativa. Può anche succedere, in certi incontri non solo di non dover evangelizzare
ma di essere evangelizzati. Sono quelli che potremmo chiamare « cattolici evangelici ».
b) Vi sono poi, in, Italia, aree
cattoliche più o meno vaste,
orientate ecumenicamente che
vogliono strappare la loro chiesa al suo isolamento confessionale, quindi cercano il confronto e il dialogo con noi in vista
di una cristianità ecumenica
purificata dalle parzialità di
gruppo o di confessione. Qui la
evangelizzazione, nella forma
dell’annuncio evangelico puro e
semplice, comprese le sottolineature tipiche della Riforma, è
non solo possibèle ma auspicata. È un terreno in cui è possibile un’ampia seminagione della parola evangelica, i cui frutti saranno raccolti da mietitori
futuri. Queste aree sono anch’esse largamente minoritarie
ma non per questo da ignorare
o snobbare tanto più che esse
tendono sempre più a coincide
re con i nuclei più coscienti delle comunità. Lì troviamo quelli
che possiamo chiamare i « cattolici ecumenici parrocchiali ».
c) Vi è in terzo luogo la gran
massa dei cattolici la cui religiosità, quando non è del tutto
sbiadita, è fatta sostanzialmente di ubbidienza alla chiesa, di
devozione papale, di senso del
miracolo, non soltanto quelli
della 'Madohna, ma anche quello della transustanziazione. Sono quelli che potremmo chiamare i « cattolici tridentini » che
nel nostro paese rappresentano
ancora una realtà molto consistente e resistente. La religiosità tridentina o post-tridentina,
se così la vogliamo chiamare, è
ancora molto diffusa. Qui l’evangelizzazione non potrà consistere che in una proposta di
rifondazione della fede che sia
veramente fondata in Cristo e
non in qualche suo surrogato
ecclesiale. E il problema della
religiosità popolare, che forse
abbiamo studiato troppo poco.
Qui credo che il messaggio della libertà del cristiano dovrebbe essere sparso a piene mani,
come veniva detto nella predicazione di domenica.
d) Infine la gran massa degli
italiani che è cattolica culturalmente e sociologicamente, anche se ha un rapporto molto tenue o addirittura inesistente
con la chiesa. Sono quelli che
potremmo chiamare i « cattolici
secolarizzati » rispetto ai quali
l’evangelizzazione non può consistere che nel tentativo di
aprirli a una prospettiva di fede, speranza e amore, praticamente per là prima volta nella
loro vita.
In conclusione i rapporti tra
evangelizzazione e ecumenismo
sono complessi e articolati: in
certe situazioni l’ecumenismo è
il contesto, il quadro dell’evangelizzazione; in altre l’evangelizzazione è il contesto per un
discorso ecumenico che seguirà. Siamo convinti che la vera
evangelizzazione è ecumenica e
che il vero ecumenismo è evan
gelizzatore. Il proselitismo è, secondo noi, un falso problema.
Evangelizzazione
e ateismo
Un terzo ordine di problemi
riguarda i rapporti tra evange
lizzazione e ateismo. Il nostro
secolo è stato chiamato il « secolo senza Dio » e in un certo
senso è così. Hromadka, il teologo cecoslovacco, scrisse un importante libro: « L’Evangelo per
gli atei ». In Decidente è stato
scritto un libro dal titolo: « L’E
vangelo e l’ateo ». In questa piccola variante nel titolo si celano non pochi significati. Qra,
nella nostra piccola chiesa si è
fatto non poco cammino, non
poche esperienze, anche di frontiera. Pensiamo in particolare
alla linea di riflessione e di azione percorsa dalla Egei. Ma è
mancato un momento di raccolta con cui mettere insieme
quanto è stato già vissuto in
questo campo, in modo che vada a profitto di tutti. In questo quadro avremmo bisogno di
un buon libro sulla conversione
(non nel XVIII o XIX secolo ma
nel XX secolo).
Spunti pratici
Alcune osservazioni conclusive:
a) L’Evangelizzazione non può
che essere estremamente varia
e articolata, servendosi di strumenti diversissimi, dal libro al
volantino, dal manifesto allo
spettacolo teatrale, dal discorso in piazza allo studio biblico
in casa, dalla filmina biblica o
di altro genere al gruppo corale.
fi) La paralisi evangelistica
verrà rotta dall’azione, non dalla riflessione. Viene il momento
in cui solo l’azione libera. Il
problema della evangelizzazione
non si risolve discutendone ma
facendola. Viene il momento in
cui chi non fa, non è. Chi non
fa, non pensa. Gli stessi contenuti del messaggio si chiariscono nell’azione.
c) Non si può offrire quello
che non si ha. L’Evangelo deve
essere qualcosa di vitale per chi
lo propone. Certo, lo sappiamo,
noi non abbiamo nulla — se non
nella fede. Ma solo se l’Evangelo è qualcosa di vitale per noi,
possiamo presentarlo come vitale per gli altri. E inversamente si può anche dire che nella
misura in cui comprendiamo
quanto l’Evangelo sia vitale per
gli altri, lo diventa anche per
noi.
Paolo Ricca