1
-■SJ
Spedizione in abb. postaie/50
!2|- Torino
' bi caso di mancato recapito
' si prega restituire ai mittente presso
l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
jf* L’Editore si impegna a
corrispondere il diritto di resa.
'pi.
tm
r SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
r—
«VENEF ?DÌ 17 FEBBRAIO 1995 . ANNO 3 - NUMERO 7
UNA SETTIMANA DI RIFLESSIONE
IL LAVORO E
LA VOCAZIONE
GIORGIO GARDIOL
'Si.'
«
A'iS;.
In questa settimana le nostre chiese, in occasione
della festa del 17 febbraio,
propongono all’attenzione del
."tL nostro paese il tema del lavoro. Nella «settimana della li' bertà» in cui tradizionalmente
i valdesi ricordano la concesCj-, sione da parte del re Carlo
■ „ Alberto della libertà di proV^- fessare il culto, i protestanti
f ìCA italiani riprendono una recente tradizione di proporre «un
tema di libertà» all’attenzione
P dei concittadini. Lo hanno
fatto con un manifesto affisso
'Mp, sui muri delle nostre città,
' ¿‘A’^con iniziative, dibattiti, manifestazioni.
Nella Bibbia il lavoro è la
.. , ' condizione «normale» dell’
"ii' uomo. E per mezzo del lavo' ro che Dio associa Luomo alla sua opera creatrice. È il segno attraverso cui Dio attesta
che l’uomo è il suo collaboratóre. E il comandamento di
Dio per l’uomo: «Lavora sei
giorni e fa’ tutto i I tuo lavoro,
ma il settimo è giorno di riposo» (Esodo 20.9). Il lavoro è
per tutti e l’ozio non è permesso. Non deve essere un fine in se stesso (Eccl. 2. 4-11 )
né mezzo di sfruttamento del
pròssimo (Giacomo 5.4) e il
salario deve essere giusto. I
credenti sono richiesti di dure
al lavoro un significato nuovo
e a non compiere «opere vane». L’importante c che il lavoro sia visto e concepito come partecipazione al lavoro
creatore di Dio e in questo
senso le opere dell’uomo
avranno un valore permanente nel tempo (Apocalisse 14,
13). Fin qui la Bibbia in
estrema sintesi.
L'evoluzione della nostra
società, l'economia, l'organizzazione sociale consentono
l'applicazione di questo programma biblico?
Tre milioni di disoccupati,
la maggior parte dei quali è
Composta da donne c abita
nel Sud, sono lì a ricordarci
che una famiglia su cinque ha
il problema del lavoro. Se poi
scaviamo nei dati e vediamo
quanti sono i cassintegrati,
coloro che sono in mobilità, o
semplicemente che sono parcheggiati in qualche scuola o
in qualche programma di formazione professionale in attesa del lavoro vediamo come il
lavoro sia un problema per almeno una famiglia su tre.
Que.sta è la prima dimensione: il lavoro che non c’è.
Poi leggiamo le statistiche
degli infortuni e delle malattie professionali connesse al
lavoro che c’è. Ci dicono gli
epidemiologi che nel 2020
avremo una persona ammalata di cancro ogni due lavoratori in alcuni settori come la
chimica e le fonderie ma per
fortuna la ricerca ci assicura:
nel 60-70% dei casi guariranno! Ogni giorno i giornali ci
informano che qualcuno con
'■m
tinua a morire cadendo dalle
impalcature senza protezioni,
nei cunicoli senza sostegni:
ma la legge prevede che in
ogni impresa ci sia il delegato
di «sicurezza». È la seconda
dimensione.
C’è il lavoro del futuro, le
nuove professioni, i nuovi
mestieri, per il momento
molto «virtuali» e poco reali.
C’è la promessa della liberazione del tempo di lavoro e
dall'alienazione, ma c’è anche la ricerca scientifica e la
ricerca dell’uomo biologicamente più adatto per le nuove
professioni. Come un film di
fantascienza che però, ci assicurano gli esperti, è ormai
realtà in laboratorio. C’è da
aver paura. Soprattutto perché nessuno sa gli esiti finali.
E la terza dimensione del
problema.
Che cosa c’entrano le chiese con questi problemi?
Centrano, e non solo per
surrogare altre agenzie culturali (scuole, partiti e sindacati) che sembrano non più interrogarsi sul significato
profondo del lavoro nella nostra società, ma perché il lavoro nostro e quello che abbiamo preparato ai nostri figli fa parte della vita alla
quale Dio ci chiama, fa parte
della nostra vocazione.
Discutendo del lavoro discutiamo di un diritto ma anche della nostra vocazione
cristiana.
Occorre ricordare con amore e impegno ciò che Dio ha fatto per il suo popolo
Il nuovo non lo costruiamo^ ci viene incontro
PAOLO SPANU
«io Sto per venire: tenete saldo cit) che
avete ricevuto, perché nessuno vi tolga
la corona della vita»
(Apocalisse 3, 11)
Conservare, scrutare il passato, ricordare, considerare i tempi che furono
non è necessariamente un esercizio conservatore. Conservatore è l’impegno che
si profonde nell’ostinarsi a mantenere ciò
che esiste, in nome di privilegi e di pretese che tendono a mantenere poteri stabiliti atti a contrastare il meglio e la partecipazione di altri al benessere o ai diritti
che sono propri a tutti gli esseri umani.
La conservazione, dunque, non si gioca
sul piano della cronologia (tutto ciò che è
passato è meglio), ma sul piano dei giudizi-di valore. Nel passato possono scorgersi gli eventi e le pratiche più abiette,
ma anche le glorie e le situazioni più edificanti; nel passato c’è la Shoà, ma c’è
anche la chiesa confessante. La memoria
dell’una e dell'altra cosa ci aiuta a vivere
il presente e a prepararci al futuro.
Il Signore, pertanto, dice alla chiesa
che deve tener saldo ciò che ha ricevuto:
non qualsiasi cosa bensì la Parola con
cui ha potuto resistere alle tentazioni di
divisione e alle persecuzioni. Quella Pa
rola non è un comandamento nuovo, ma
un comandamento antico (I Giovanni 2,
27); non è una novità sensazionale, una
trovata della modernità ma un discorso
avviato con i nostri padri e le nostre madri che ci hanno preceduto nel regno di
Dio. Quel discorso va continuato e coltivato con amore. In questo modo non si
celebra il passato per il passato, ma si lavora per l’incontro delle generazioni con
Cristo, il Cristo venturo.
Come attendiamo, infatti, il futuro di
Dio che ci viene incontro in Cristo?
Semplicemente sospirando per inseguire
l’illusione di tempi migliori? È forse la
nostra speranza proiezione di tutte le nostre aspettative insoddisfatte? Immaginiamo di poter combattere il conservatorismo semplicemente inventando novità? Ma non stiamo stiamo sperimentando proprio oggi nel nostro paese che
il conclamato «nuovo» non è che una
riedizione aggiornata e malamente mascherata di ciò che c’era di peggio nel
passato? Chi fra i poveri o fra quanti sospiravano un’Italia rinnovata, più onesta, più giusta, ha vi.sto migliorare di un
ette la propria condizione di lavoro o il
proprio disagio sociale?
II Nuovo non lo costruisce nessuno^
nemmeno la chie.sa. Il Nuovo ci viene incontro; il Nuovo non è lontano, ma in
combe. La sua venuta si prepara tenendo
fede alla parola del Signore, questo tesoro nascosto nel passato, che ci consente
di preparare oggi il futuro. Ricordare; ricordare con amore e con impegno ciò
che nel passato Iddio ha fatto per Israele
e per tutto il suo popolo, la chiesa: questo non è un esercizio di conservazione,
una manutenzione dei monumenti, ma
attiva partecipazione all’incontro con lo
sposo che arriva.
Per questo Iddio è l’alfa e l’omega, il
principio e la fine. Quello che egli ha fatto è annuncio di ciò che farà; il suo «prima» è il nostro futuro; ciò che ha detto è
annuncio della nostra speranza. Rispetto
a tutto questo non siamo mai conservatori, se siamo fedeli, ma ambasciatori e testimoni di un mondo che non delude e di
una realtà che non tradisce. Il trionfo non
è la celebrazione del futuro ma la proclamazione della vittoria già con,seguita. La
corona della vita non è un’invenzione
senza memoria ma la testimonianza che
il passato prefigurava il futuro.
Così, Signore, dacci di ricordare, di riascoltare la tua Parola dalla tua viva voce.
Non come un’eco che si esaurisce nella
sua fatuità, ma come l’appello squillante
che ci chiama all’incontro con te. Fa’ che
siamo in grado di ascoltare quello che lo"
Spirito dice oggi alle chiese.
Riunito il Presidium
La Kek contro
l'attacco
alla Cecenia
La Conferenza delle chiese
europee (Kek), che conta fra
i propri membri la Chiesa ortodossa russa, ha condannato
con fermezza la sanguinosa
campagna militare scatenata
dalla Russia contro la Cecenia. Il Presidium della Kek,
riunito a Granavolden, in
Norvegia, dall’11 al 15 gennaio scorso, ha espresso il
proprio sdegno per la tragedia che si sta consumando in
Cecenia, in particolare nella
città di Grozny, e ha dichiarato di essere molto preoccupato dalla «recrudescenza
della paura che si sta verificando nei paesi limitrofi della Russia per questa risposta
militare a un conflitto politico». Il Presidium «deplora e
condanna il ricorso alla violenza e l’uso cieco e sproporzionato della forza, che trascina i civili nella distruzione
e nella morte» e ancora ha rivolto un appello a «un cessate il fuoco immediato e in
particolare alla cessazione
dei bombardamenti aerei e
degli attacchi massicci di artiglieria» in Cecenia.
«Di fronte alle numerose
proteste che si sono levate
all’interno della Federazione
di Russia contro le azioni in
corso», il Presidium appoggia «coloro che attirano l’attenzione sull’ingiustizia e che
lottano contro l’ondata di disinformazione».
Il Presidium appoggia l’appello alla pace lanciato congiuntamente, il 15 dicembre
scorso, dal primate della
Chiesa ortodossa russa, il patriarca Alessio II, e dal muftì
Alsebekov, della Repubblica
cecena. «Di fronte a tanta
morte e sofferenza fra i civili
e i giovani soldati arruolati,
noi piangiamo con coloro che
piangono e soffriamo con coloro che soffrono. Preghiamo», dichiarano i membri del
Presidium.
Ecumene
Anglicani e metodisti
verso nuovi incontri
pagina 2
All’Ascolto
ILhA JLAROI.A
Verso una nuova
teologia del lavoro
pagina 6
Cui;ruRA
Michelangelo
e Vittoria Colonna
pagina 8
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
venerdì 17 FEBBRAIO 1995
i*
Fissato per il 7 marzo '95 il primo incontro tra Chiesa d'Inghilterra e chiese metodiste
Verso un rìavvidnamento degli anglicani
e dei metodisti britannici in vista delFunità
FLORENCE VINTI
Venticinque anni dopo la
bocciatura del progetto
per l’unità tra anglicani e metodisti britannici da parte della maggioranza del Sinodo
della Chiesa d’Inghilterra (la
Conferenza metodista del
1969 l’aveva invece approvato), sembra che ci siano buone speranze che gli incontri
tra le due chiese riprendano
nel 1995. La delegazione che
rappresenterà i metodisti è
già stata nominata e tra poco
si dovrebbero conoscere i nomi dei rappresentanti della
Chiesa anglicana che prenderanno parte alla prima riunione che è fissata per il 7 marzo
prossimo.
Scrive Avril Bottons sul
Metodist Recorder; «Il clima
sempre più favorevole per futuri incontri in vista dell’
unità, sarà certamente alimentato dal meeting annuale
(quello del 1994 era il terzo)
tra gli arcivescovi di Canterbury e di York, rispettivamente il dr. George Carey e
il dr. John Habgood, e il presidente e il segretario della
Conferenza metodista britannica, i rev. Leslie Grijfiths e
Brian E. Beck».
Il rev. Beck ha usato un tono prudente neH’informare il
Recorder, ricordando che
rincontro con i vescovi ha
avuto carattere di normale
«routine» e che incontri futuri
Londra: la gioia di una donna prete anglicana dopo la storica decisione della Chiesa d’Inghilterra di ordinare le donne. Questa decisione ha contribuito moito al riawicinamento tra anglicani e metodisti
per discutere il problema
dell’unità delle due chiese
non sono stati presi in considerazione; tuttavia è risaputo
che l’ordine del giorno includeva il rapporto della Commissione internazionale anglo-metodista «Sharing thè
Apostolic Communion» (condividere la comunione apostolica), pubblicato nel 1993.
n compito principale di coloro che si incontreranno il 7
marzo sarà quello di stabilire
se sia giunto il momento per
riaprire discussioni più ufficiali, ma entrambi le chiese
dovranno necessariamente
tener conto anche dei più
ampi rapporti ecumenici già
esistenti. La Chiesa metodista e la United Reformed
Church (Urc) per esempio,
hanno di recente raggiunto
un accordo per futuri incontri
annuali anche se la Conferenza metodista e l’Assemblea generale dell’Urc di
quest’anno non hanno formulato un progetto preciso di
unità tra le due chiese.
Il Consiglio metodista
mondiale da tempo mantiene
contatti con la Chiesa romana, mentre l’Anglican Communion (la Comunione anglicana) ha prodotto un documento dopo le trattative che
hanno avuto luogo con i luterani scandinavi. Dice la signora Mary Tanner, membro
del Consiglio per l’unità dei
cristiani della Chiesa anglicana: «Tutto il dialogo ecume
nico ha fatto molti progressi
dall’ormai lontano 1969 e ho
molte speranze che incontri
ufficiali possano presto iniziare. Uno dei punti che causò il fallimento del progetto
del 1969 fu il problema del
ministerio femminile. Ora
che questo ostacolo è stato
superato dopo la decisione
della Chiesa d’Inghilterra di
consacrare anche le donne,
non ci dovrebbero essere più
grandi difficoltà. Dal 1969
non vi è stato momento in cui
l’atmosfera genérale sia stata più favorevole all’ecumenismo».
Durante la settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani il dr. David Hope, vescovo di Londra, ha predicato
a due delle più grandi chiese
metodiste di quella città: la
Wesley’s Chapel e la Westminster Central Hall. «Molto
lavoro di base è stato fatto
25 anni fa - dice Hope — ma
dobbiamo perseverare... L’
unità dei cristiani non è qualcosa che si realizza durante
una settimana di gennaio, è
una ricerca costante e dobbiamo portarla avanti sempre». Il dr. Hope pensa che
sia necessario concentrarsi
maggiormente sull’aspetto
della preghiera che è quella
che può cambiare le cose e ha
anche affermato che è essenziale che le chiese continuino
a ritrovarsi a livello locale come unità di base.
16 chiese evangeliche hanno consegnato una dichiarazione al ministro dell'Interno
Nel Chìapas ì protestanti messicani
intendono fare sentire la loro voce
A poco più di un anno dall’
insurrezione zapatista, il
Chiapas è di nuovo sotto il tiro dell’esercito messicano, alla ricerca del «terrorista»
Marcos, vicecomandante della guerriglia. Sabato 11 febbraio una manifestazione di
oltre 100.000 persone si è
svolta nella piazza principale
di Città del Messico per chiedere la cessazione delle ostilità e la ripresa del dialogo.
A metà dello scorso gennaio, infatti, erano stati avviati negoziati per cercare di porre fine al conflitto. L’agenzia
Eni riferisce che in quell’occasione rappresentanti di 16
chiese protestanti del Messico
avevano chiesto di partecipare
ai negoziati, e avevano esortato il governo a «dire la verità
e non sottrarsi di fronte al popolo». I responsabili di chiesa
avevano irioltre dichiarato che
il governo «non dovrebbe
permettere che il Fondo monetario internazionale (Fmi)
interferisca ancora di più negli affari economici del Messico» malgrado la crisi finanziaria conseguente alla svalutazione del peso, il 20 dicembre scorso. I rappresentanti
delle chiese avevano consegnato un documento a Esteban Moctezuma, ministro
dell’Interno del Messico, rappresentante del governo nei
negoziati di pace con l’esercito zapatista di liberazione nazion^e (Ezln), il quale si era
recato, il 15 gennaio, nella regione controllata dagli zapatisti per incontrare Marcos. \
Ai negoziati, ora saltati,
partecipano membri della
«Commissione nazionale di
mediazione» (Conai), presieduta dal vescovo cattolico romano Samuel Ruiz e accettata
sia dal governo sia dai guerriglieri. Il vescovo Ruiz, che ha
accompagnato il ministro
Moctezuma il 15 gennaio,
partecipa al dialogo ecumenico fin dall’ inizio deH’insurrezione, nel gennaio 1994.
Il documento delle chiese
protestanti, intitolato «Dichiarazione delle chiese evangeliche cristiane sulla situazione
messicana», sottolinea che i
precedenti governi messicani
hanno dissimulato i problemi
finanziari del Messico. I responsabili protestanti ritengono inoltre che dovrebbero far
parte della commissione di
mediazione, «perché i protestanti rappresentano il 40%
della popolazione del Chiapas». In maggioranza i protestanti del Chiapas sono autoctoni, membri della Chiesa
presbiteriana, e sono stati vittime della persecuzione religiosa in questi ultimi 20 anni.
Più che le appartenenze religiose, sono stati i diritti fondiari ad essere all’origine di
questa discriminazione.
Centinaia di famiglie protestanti erano state cacciate dalle loro terre e, col pretesto che
con la loro conversione avevano rinnegato le tradizioni
locali, esse non potevano più
essere considerate come facenti ancora parte delle loro
comunità. Il vescovo Samuel
Ruiz, che dirige la diocesi di
San Cristobai de Las Casas da
30 anni, ha incoraggiato il
dialogo con i protestanti e,
dall’inizio del conflitto nel
Chiapas, ha incontrato più
volte i loro rappresentanti.
Nel febbraio 1994 ha avuto
colloqui con rappresentanti
del Consiglio metodista dell’
America Latina e delle chiese
dei Caraibi a Città del Messico. Il Consiglio metodista ha
quindi deciso di inviare una
delegazione nel Chiapas per
incontrare i protestanti e i cattolici romani della zona. (Eni)
Il terremoto di Kobe ha colpito anche molti edifici ecclesiastici
Molti evangelici fra le vittime
Il violento terremoto che ha
sconvolto la zona di Kobe
all’alba di martedì 17 gennaio
ha fatto più di 5.000 morti e
oltre 20.000 feriti. Fra le vittime si contano molti cristiani
e, fra gli immobili distrutti,
molte chiese. La comunicazione con le chiese di Kobe è
ancora difficile, ma secondo
l’Associazione evangelica del
Giappone, molti membri di
chiesa sono stati uccisi dal
crollo delle loro case.
La maggior parte delle
chiese è stata investita dal sisma: un portavoce della
Chiesa unita del Cristo in
Giappone ha dichiarato, il 19
gennaio scorso, che sei chiese di quella denominazione
sono state interamente distrutte, alcune insieme alle
case pastorali, e sette altre
molto danneggiate. Molti
membri di chiesa hanno trovato rifugio nei centri di soccorso; due chiese di Kobe sono state trasformate in centri
di soccorso. Un rappresentante di Japan Lutheran
Hour (pubblicazione della
Chiesa luterana) ha precisato
che i danni subiti dalle chiese
luterane non sono stati ancora calcolati.
Nella zona di Kobe ci sono
22 chiese luterane: la Chiesa
luterana evangelica del Giappone a Tokyo ha messo in
piedi operazioni di soccorso
a Kobe e l’Istituto di teologia
luterano del Giappone ha inviato viveri e studenti per
aiutare le squadre di soccorso
sul posto. L’Esercito della
Salvezza ha inviato due camion carichi di viveri e di vestiario. Il segretario generale
della Federazione luterana
mondiale (Firn), Ishmael
Noko, e il segretario ad interim del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), Wesley
Ariarajah, hanno inviato lettere di solidarietà alle chiese
del Giappone. (Eni)
Sierra Leone: in pericolo
anche le missioni battiste
SIERRA LEONE — La Missione battista europea (Mbe),
che ha diverse stazioni in Africa, informa che la situazione politica in Sierra Leone si è deteriorata ulteriormente. L’attività
dei cosiddetti ribelli è cresciuta notevolmente mettendo in pericolo le missioni di diverse confessioni cristiane. Per quanto
riguarda i battisti, molti missionari e responsabili locali si sono
rifugiati nella sede centrale della missione a Freetown: è stata
presa la decisione di evacuare i missionari e i volontari stranieri, essendosi alcuni di essi (americani, tedeschi e italiani) trovati in gravi difficoltà. Le misure prese dovrebbero servire a
evitare interventi precipitosi e forse tardivi, visto che la situazione non sembra per ora destinata a migliorare. La Mbe chiede l’appoggio delle diverse Unioni battiste sia in preghiera, sia
in aiuti finanziari per sostenere il difficile momento. (Ebps)
Cechia: la canonizzazione di
Jan Sarkander suscita critiche
PRAGA — La prevista canonizzazione del controriformatore ceco Jan Sarkander (1576-1620), che il papa Giovanni
Paolo II presiederà il 22 maggio prossimo a Olomouc, ha suscitato reazioni critiche da parte delle chiese protestanti della
Cechia. Un colloquio, che ha riunito a Praga storici e teologi
cattolici e riformati, ha consentito di fare il punto sulla personalità e l’opera di Jan Sarkander. Con questa canonizzazione
la Chiesa cattolica romana non intende in ogni caso risvegliare i conflitti e le controversie della Controriforma, come ha
spiegato Tomas Halik, presidente dell’Accademia cristiana
ceca. «Sarkander non deve diventare una figura simbolica che
possa danneggiare i rapporti ecumenici ormai ben sviluppati
in Cechia». I rappresentanti della Chiesa evangelica hanno
sottolineato da parte loro che canonizzare un prete che ha partecipato alla ricatlolicizzazione violenta della Boemia e della
Moravia costituisce un grave danno per il dialogo ecumenico.
Gli storici sono rimasti d’accordo nel riconoscere che Sarkander non ha mai partecipato di persona ad alcun atto di violenza. La cerimonia di canonizzazione dovrebbe ricordare le vittime della Controriforma che, in Boemia, sono state nettamente più numerose da parte riformata che da parte cattolica. A
questo primo colloquio, che è stato ufficialmente appoggiato
dai responsabili cattolici e protestanti, dovrebbe far seguito un
secondo incontro. (Apic/Spp)
Cambogia: nuove direttive
religiose, cristiani preoccupati
PHNOM PENH — Il ministero degli Affari religiosi della
Cambogia ha adottato, nell’ottobre scorso, nuove direttive che
obbligano tutte le chiese a farsi registrare presso il governo, ad
unirsi in un «Consiglio dei cristiani del regno della Cambogia»
e ad usare un’unica versione della Bibbia. Inoltre le nuove regole stipulano che le attività delle chiese e le visite di ecclesiastici stranieri saranno strettamente controllate dal Consiglio
nazionale che dovrà inviare un rapporto mensile al ministero
dei Culti e delle Religioni. Il testo ufficiale delle nuove direttive afferma che «la religione ufficiale dello stato è la religione
buddista» e che «tutte le organizzazioni cristiane che hanno
una chiesa o un luogo di culto nel regno della Cambogia devono osservare con rigore le leggi del governo del regno della
Cambogia». Di fronte a queste nuove disposizioni, i cristiani
cambogiani temono rischi di abusi e di sbandamenti. (Spp)
Egitto: crescenti difficoltà
per i cristiani
IL CAIRO — William Gayyid, 50 anni, pastore delle Assemblee di Dio in Egitto, è stato rilasciato dal carcere il 19 dicembre scorso. Era stato arrestato perché sorpreso in preghiera
con tre donne musulmane subito dopo il culto nella chiesa del
quartiere di Wiley, al Cairo: l’accusa era di aver tentato di
convertire le tre donne al cristianesimo. La notizia della liberazione di Gayyid ha portato gioia nella comunità pentecostale
egiziana ma questa gioia è attenuata dalla constatazione che i
cristiani egiziani vivono fra crescenti difficoltà. Recentemente
alcuni cristiani copti sono stati accusati di proselitismo: il 30
ottobre è stata arrestata una ragazza, Nashwa Abd El-Aziz, per
essersi fatta battezzare nella chiesa di S. Dimyana, vicino a H
Cairo, da un sacerdote copto, Boulos Simaan: subito dopo Simaan è stato arrestato con due suoi colleghi. Il fatto assume
una notevole gravità, perché la Chiesa ortodossa copta raramente è stata coinvolta in queste forme di persecuzione. Nei
tredici anni da che Mubarak è al potere è la prima volta che dei
sacerdoti copti vengono arrestati. (Ebps)
Arabia Saudita: liberati due
cristiani filippini
RIYAD — Sul numero 49 di «Riforma» dell'anno scorso
avevamo dato notizia dell’imprigionamento di tre filippini, arrestati per avere tenuto uno studio biblico in casa. Allo studio
biblico avevano partecipato otto persone, lavoratori in Arabia.
In questo paese non solo è proibita la propaganda cristiana, ma
è vietato il culto cristiano anche se privato. In passato vi sono
state delle condanne a morte per cristiani sorpresi a praticare d
loro culto: due dei tre cristiani incarcerati (si tratta di battisti)
sono ora stati liberati e rispediti nelle Filippine; sono Joel Cunanan e Jun Moya; del terzo non si hanno notizie. Gli evangC'
lici delle Filippine hanno visto in questa liberazione una rispO'
sta alle loro preghiere. (Ebps)
3
venerdì 17 FEBBRAIO 1995
CAPPI
PAG. 3 RIFORMA
Donne etiopi nelia chiesa battista di Milano
(Foto Zibecchi)
Intervista a Nicole Fischer, responsabile mondiale del programma
Cambiare la mentalità maschile
ANNA MAFFEI
Nicole Fischer è l’attuale
responsabile mondiale
" del programma del «Decennio delle chiese in solidarietà
con le donne» del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec).
In occasione di una sua visita
;in Italia le abbiamo posto alciine domande.
- Signora Fischer, polreb' be parlarci del programma di
visite che il Cec sta organizt zando presso le chiese membro per promuovere le tematiche del Decennio '!
«E la prima volta nella storia del Cec che si organizzano
■ visite presso tutte le chiese
membro, che attualmente sono 324, ed è molto stimolante
per le donne che questo avvenga proprio sui temi del
Decennio. Andiamo in gruppi
di quattro, sempre due donne
e due uomini: un membro dello staff del Cec insieme a due
persone provenienti da paesi
diversi da quello visitato e poi
una persona del posto, una
donna, che conosca bene la
realtà di quelle chiese».
- Quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato finora in questo lavoro?
«Ci siamo resi conto che la
maggioranza delle chiese, .soprattutto del Sud, credeva che
il Decennio fosse qualcosa
che riguardasse le donne stesse, non le chiese. Siamo con
vinti al contrario che il Decennio spinga le chiese a un
nuovo modo di vivere la propria vocazione».
- Come si svolgono queste
visite ?
«Ogni visita è diversa. In
alcuni casi le visite sono state
un sostegno a ciò che le donne stavano già facendo, altre
volte hanno segnato l’inizio
di un dialogo. Avviene infatti
in molti casi che i movimenti
femminili vivano una vita parallela a quella delle chiese.
In Africa occidentale, per
esempio, i movimenti femminili sono anche molto forti: le
donne però parlano fra loro,
difficilmente riescono a parlare alle loro chiese».
- In questi incontri avete
posto il problema della partecipazione delle donne ai momenti decisionali delle chiese
stesse ?
«Certo, e cruciale è stata la
presenza delle donne stesse
nelle delegazioni. In India,
per esempio, se avessimo incontrato solo i responsabili
delle chiese, e parlo delle
chiese protestanti, avremmo
avuto un quadro idilliaco della presenza delle donne nelle
strutture ecclesiastiche: invece le donne presenti ci hanno
aiutato a capire che la realtà è
mollo lontana dalle loro descrizioni; solo due donne in
un Sinodo di 200 persone!
Ancora, presso la Chiesa ortodossa deirindia del Sud è
Il Decennio delle chiese
in solidarietà con le donne
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha deciso nel
gennaio del 1987 di dare inizio a un Decennio ecumenico
delle chiese in solidarietà con le donne (I988-Ì99S). Il
Decennio mira a:
-dare alla donna gli strumenti per sfidare le strutture di
oppressione presenti nei loro paesi e nelle loro chiese;
- affermare, attraverso la teologia, la spiritualità e la
condivisione del potere, il contributo decisivo dato dalle
donne alle chiese;
- dare visibilità al pensiero e alle azioni delle donne
nella lotta per la giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato;
-liberare le chiese dal razzismo, dal sessismo, dal classismo e dagli insegnamenti e dalle prassi discriminatorie
nei confronti delle donne.
A metà del Decennio il Cec ha invitato un gruppo di
donne provenienti dalle chiese di tutto i mondo per una
settimana di bilanci e consultazioni su come proseguire le
attività connesse al Decennio. Da qui è partita l’idea, che è
attualmente in fase di realizzazione, che il Cec organizzi
delle visite presso tutte le chiese e unioni di chiese appartenenti al Cec, allo scopo di stimolare nelle chiese una di^ussione e un serio confronto sulle istanze delle donne.
Nicole Fischer è la coordinatrice dell’intero programma.
stata la prima volta che la gerarchia della chiesa al completo discuteva insieme alle
donne».
- Quali fra i contenuti del
Decennio ha creato più imbarazzo fra i vostri interlocutori?
«Sul tema della violenza
domestica sulle donne i dirigenti delle chiese in moltissimi casi non vogliono parlare.
A Hong Kong ci trovavamo
ad un tavolo con i dirigenti di
una chiesa ed essi avevano invitato due pastore di cui una
molto giovane: alla nostra domanda se le chiese erano in
grado di sostenere le donne
vittime di violenza, hanno cominciato a rispondere insieme
il presidente della chiesa, affermando che questo problema non è sentito, e la giovane
pastora che invece parlava
della drammaticità di situazioni quando una donna subisce violenza dal marito e dalla
suocera mentre tutti e tre sono
cristiani della stessa chiesa».
- Lm violenza sulle donne è
diffusa dappertutto nel mondo ?
«Drammaticamente diffusa,
in proporzioni di cui io stessa
non ero consapevole: a volte
le donne stesse tendono a nascondere questo perché se ne
vergognano e poi, quando
comprendono che cose simili
accadono anche altrove, cominciano a parlarne più liberamente. Nell’isola di Cook
quando abbiamo sollevato il
problema abbiamo ricevuto
una reazione fortissima al
punto che rincontro è stato
sospeso. Il giorno seguente,
però, molti dirigenti ecclesiastici alla spicciolata ci sono
venuti a ringraziare perché
avevamo per la prima volta
sollevato un problema scottante».
- Quali sono i criteri adottati per far parte di un team ?
«Chiediamo sostanzialmente due cose: la prima è la
lealtà verso il movimento
ecumenico e il Cec, la seconda è condividere pienamente i
fini del Decennio. Gli uomini
hanno durante le visite un
ruolo importante e difficile
perché sono spesso considerati dai dirigenti ecclesiastici
dei possibili alleati, e se non
cadono nella trappola della
complicità, possono in alcuni
contesti culturali trovare
ascolto più facilmente delle
donne».
- Quando avete intenzione
di visitare le chiese italiane?
«Pensiamo nell’autunno
prossimo, e vorrei io stessa
far parte del gruppo».
A META DEL DECENNIO
LE DONNE E LE CHIESE
Tre domande a Piera Egidi, Lidia Giorgi, Elizabeth Green
Thomas Elser, Sergio Rostagno, Maria Grazia Sbaffi, Erica Tomassone
ANNA MAFFEI
Per prima cosa una valutazione: la prima
parte del Decennio ha contribuito, secondo
voi, a una presa di coscienza maggiore delle
questioni poste dalle donne alle chiese?
Green: «No, non credo che i quesiti del Decennio abbiano avuto una risonanza nelle chiese, né nelle strutture delle chiese».
Tomassone: «Io penso che il Decennio sia
stato uno stimolo per le donne stesse che hanno
moltiplicato le proprie iniziative a vari livelli,
hanno scritto molto e organizzato collettivi teologici. Non credo che questo abbia però avuto
un impatto significativo sulle chiese».
Elser: «Ci sono pochi cambiamenti visibili:
le donne continuano a dominare la vita delle
chiese, ma gli uomini sono ancora la maggioranza dei funzionari. Però negli ultimi anni si
sono costituiti gruppi e organismi femminilifemministi che fanno delle ricerche sulla situazione delle donne e questo ha influenzato la discussione degli ultimi anni sul linguaggio, sul
lavoro per la pace, la cristologia e la lettura biblica».
Egidi: «Porre il problema della condizione
delle donne alle chiese come all’insieme della
società è sempre una cosa utile. Negli anni passati come donne abbiamo fatto molte battaglie,
ottenendo anche dei risultati: molti traguardi
però sono ancora da raggiungere e spesso le
nuove generazioni non sono consapevoli del
percorso fatto per giungere a risultati che ojgi
si danno per scontati».
Rostagno: «Indubbiamente le donne oggihanno acquistato maggiore visibilità. Questo
non è il risultato del solo Decennio, ma un processo che va avanti da molti secoli e che mira a
una maggiore giustizia e uguaglianza di tutti gli
esseri umani. Il “movimento” delle donne ha
così contribuito ad affrontare molti temi che
non possono esser lasciati cadere. Per esempio
ha contribuito a far sì che molti uomini (me
compreso) prendessero coscienza del proprio
maschilismo, il che non vuol dire che abbiamo
cominciato a rinunciarvi».
Shajfi: «Io non credo che il Decennio abbia
contribuito in modo incisivo a dei cambiamenti sostanziali nelle chiese rispetto alle questioni
sollevate. A volte vedo che lo spazio che chiedi non ti viene negato, però devi sempre chiederlo».
Giorgi: «Penso che dei risultati si siano ottenuti nell’ambito della riflessione biblico-teologica. Il discorso della lettura biblica al femminile credo sia arrivato a un buon punto. È cresciuta la consapevolezza di sé da parte delle
donne anche in rapporto alla Bibbia e in parte
si è avviato un processo per gli uomini di accettazione delle donne nella loro specificità,
nella loro differenza. Credo che alcuni stereotipi, del tipo “sei brava come un uomo”, ossia la
tendenza ad uniformare le donne agli uomini
possa dirsi in parte superata».
- Quali questioni poste dal Decennio sono
ancora da affrontare nel contesto evangelico
italiano?
Green: «Tutte, direi: manca in particolare
un’analisi dell’incarnazione del patriarcato
all’interno del protestantesimo italiano. La teologia femminista ha infatti sempre criticato la
gerarchia della Chiesa cattolica come struttura
patriarcale, pochissime persone invece si sono
soffermate a criticare le istanze di patriarcato
presenti anche aH’inlerno del protestantesimo».
Tomas,sone: «Una questione su cui si è discusso ma senza venirne fuori finora è quella
della rappresentatività delle donne nei momenti
decisionali delle chiese. Vero è che nel protestantesimo italiano a certi livelli le donne sono
abbastanza presenti, ma è anche vero che più si
va avanti nella responsabilità e meno ci sono
donne, lo non sono una sostenitrice delle percentuali fisse di presenza femminile nelle istituzioni, slmmento utilizzato molto negli organismi ecumenici, mi chiedo però se in Italia
non potremmo trovare un altro modo per rendere visibili le donne e mettere maggiormente a
frutto le loro capacità».
Egidi: «Anch'io credo che il primo argomento da affrontare sia quello della visibilità delle
donne, del riconoscimento del lavoro sommerso che le donne fanno a tutti i livelli anche nelle chiese, molto umilmente e con spirito di servizio».
Elser: «Non possiamo dire che le priorità del
Consiglio ecumenico delle chiese per il Decennio siano risolte: siamo donne e uomini nelle
chiese e dobbiamo imparare a condividere e risolvere i problemi insieme; come uomo devo
accettare che le donne vogliono svolgere alcune
ricerche fra di loro. Secondo me il problema da
risolvere .sono gli uomini, non le donne: è urgente che-si muovano gli uomini non per aiutare le donne, ma per arrivare a un’autocoscienza
maschile; gli uomini non sono capaci di esprimere le loro paure, i loro problemi specifici, i
loro sogni. Un vero progresso in questo Decen
nio si manifesterebbe proprio nella fondazione
di gruppi che affrontino il problema maschile a
livello personale, nella società, nella fede».
Rostagno: «L’esistenza del sesso opposto ha
sempre (a qualsiasi età) un caràttere fortemente
sconvolgente ed è uno degli stimoli più importanti che l’umanità possiede: il pericolo che vedo in alcuni movimenti femministi è che qui la
realtà sembra volersi ridurre a quella di un solo
sesso mentre occorre mantenere la dualità, e far
leva su di essa».
Sbajfi: «Come Federazione donne evangeliche in Italia stiamo preparando dei seminari per
donne leader per fornire alle donne che lo desiderano maggiori strumenti per una partecipazione più attiva alle istanze delle chiese. Iniziative come queste andrebbero sostenute e stimolate dalle chiese e non dai movimenti femminili; altra cosa utile sarebbe lanciare un programma di teologia femminista nella Facoltà valdese, come anche sarebbe importante incoraggiare l’uso del linguaggio inclusivo, per esempio
nel nuovo innario che è in preparazione».
Giorgi: «Una cosa che mi sembra abbastanza
importante come possibile obiettivo sarebbe
quello di estendere il cammino da noi già intrapreso alle altre chiese evangeliche di stampo
più conservatore, e non credo che finora questo
sia stato fatto».
- Secondo voi, in che ambito sarebbe importante e urgente battersi oggi in Italia rispetto
alle problematiche poste dal Decennio?
Rostagno: «I gruppi di ricerca come Cassiopea e Sofia hanno iniziato un valido lavoro ed è
grazie a loro che i problemi delle donne hanno
trovato udienza anche nelle chiese. Prima le
donne erano sì presenti dappertutto, ma i temi
femministi no. Anche la teologia si è avvantaggiata del contributo delle donne, che hanno
aperto nuove tematiche con il loro lavoro di
studio».
Green: «Un fatto che sta emergendo in Italia
è il problema della violenza sulle donne e sulle
bambine. Sarebbe necessaria, a tale proposito,
una maggiore sensibilizzazione nelle comunità, un affiancare quelle strutture che nella società stanno lavorando a questo tema, contribuire a rompere un tabù così radicato come
quello dell’incesto, parlare di queste cose,
smascherarle».
Tomassone: «A me due questioni paiono importanti, e sono anche collegate fra loro: in primo luogo quella della formazione, educazione
e lavoro delle ragazze; è vero, questo ci rimanda alla questione dell’emancipazione, ma io ho
l’impressione che nei prossimi anni saremo in
crisi anche su questo. L’altra questione da affrontare è proprio la famiglia, il posto delle
donne nella famiglia e la sua disgregazione: discutere della famiglia come luogo non solo di
crescita e di amore ma anche della famiglia che
produce disagio e sofferenza».
Staffi: «Famiglia e lavoro sono assolutamente questioni prioritarie. L’altro giorno apprendevo la notizia di alcune donne della Germania
dell'Est che si sono fatte sterilizzare per timore
di perdere il lavoro in ca.so di gravidanza. Inoltre sulla questione della prostituzione, in un
momento in cui si ventila perfino la riapertura
delle case chiuse, ho una mia idea: io punirei
gli uomini che favoriscono la prostituzione,
non le donne. Poi, sulla bioetica, non c’è anche
in questo campo uno sfruttamento del corpo
delle donne, anche se volontario? Bisognerebbe
discuterne».
Egidi: «Io penso che come evangeliche dobbiamo batterci sul tema della solidarietà: le
donne sono state storicamente soggetti deboli
anche se io credo che siano in realtà l’anello
forte nelle famiglie in quanto sono loro i soggetti attivi in molte situazioni limite, come l’assistenza ai malati e agli anziani. In un momento
storico come questo, in cui ciascuno pensa, o
meglio si illude, di salvare se stesso se è il caso
anche sulla pelle degli altri, le donne possono
portare avanti una testimonianza alternativa
molto importante».
Elser: «Anche nell’ambito del Decennio è
urgente ricercare modi alternativi di usare il
potere. Questo deve cominciare nell’interno
delle nostre chiese, poi nell’insieme della so
cietà. Il tema della discriminazione delle donne
dovrebbe essere affrontato nell’ambito più va
sto della giustizia, la pace e la salvaguardia del
creato».
Giorgi: «In un suo articolo la scrittrice Anna
Maria Ortese, partendo dal dato di fatto che la
donna occidentale è parte insieme all’uomo di
una società ingiusta afferma: “Per accettare in
pieno, come voirei, l’affermazione che le donne, almeno occidentali, hanno trovato una voce
eia usano davvero al femminile secondo regole
nuove... dovrei essere sicura che questa pretesa
parte del cielo non sia ancora semplicemente la
parte del vecchio uomo”. Dunque sento l’urgenza e la necessità di porre i problemi e le rivendicazioni delle donne nell’ambito più vasto
della que.stione della giustizia».
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 1995
Il 19 febbraio si apre a Colonia vaidense (Uruguay) il Sinodo delle Chiese Valdesi del Rio de la Piata
Come testimoniare l'Evangelo nell'emergenza sociale?
LUCA MARIA MEGRO
Dal 19 al 23 febbraio, al
«Parque 17 de febrero» di
Colonia Vaidense (Uruguay)
si svolge la sessione rioplatense del Sinodo della Chiesa
evangelica valdese. Abbiamo
chiesto al moderatore uscente, pastore Hugo Malan, che
ha compiuto 7 anni di moderatura e che non può quindi
essere rieletto, di illustrarci i
principali temi che il Sinodo
affronterà.
A 1 centro del Sinodo
xv/V-sarà il tema della presenza della chiesa nella situazione economica e sociale
dell’Argentina e dell’Uruguay. In Argentina un’economia di mercato molto dura ha
creato situazioni sociali difficili: tra il 25 e il 30% della
popolazione è emarginata, le
statistiche parlano di due milioni e mezzo di poveri su
una popolazione complessiva
di 33 milioni, e la povertà è
in continua crescita. In Uruguay la situazione non è così
allarmante, ma c’è incertezza
perché non sapremo quale
sarà la politica del nuovo governo che entrerà in carica in
marzo. Il nostro dibattito sarà
centrato soprattutto sul modo
in cui la chiesa potrà affrontare queste realtà, nella testimonianza, nell’evangelizzazione e nel servizio. Finofa la
chiesa è intervenuta nel sociale essenzialmente attraverso le sue opere; ora si sta riflettendo sulla necessità di
inserirci come chiesa nel tessuto delle istituzioni civili
per dare il nostro contributo
per esempio nell’ambito delle
emergenze sociali, del lavoro, dei problemi giovanili e
Il moderador Hugo Malan
dell’educazione».
- In che direzione vi state
muovendo per affrontare il
tema del lavoro, sul quale anche le chiese in Italia stanno
riflettendo? Non a caso proprio il lavoro è il tema della
nostra «Settimana della libertà»...
«E non è un caso che una
delle serate del Sinodo sia dedicata a un dibattito su “Fonti
di lavoro e responsabilità della chiesa”. Per noi è un tema
relativamente nuovo, nel senso che finora la chiesa se ne è
occupata attraverso alcuni
suoi membri impegnati nel
movimento cooperativo o in
società di mutuo soccorso o
simili. Ora che il problema
della disoccupazione si fa così grave, come chiesa dobbiamo dare il nostro contributo
alla difesa di un tessuto sociale che tende a deteriorarsi a
causa dell’orientamento individualista dell’economia.
Dobbiamo costruire un tessuto sociale più comunitario e
meno individualista».
- Sul piano ecclesiastico,
quali saranno i principali ar
gomenti che il Sinodo dovrà
affrontare?
«Si riparlerà del problema
del sostentamento dei pastori:
la situazione attualmente è
molto difficile, perché non si
riesce ad avere una risposta
costante e regolare delle chiese in termini di contributi alla
cassa centrale. Il Sinodo esaminerà i risultati di un’inchiesta fatta tra i pastori, in cui si
chiedeva chi fosse disponibile
a lavorare a tempo parziale. Il
problema però (e qui c’è una
contraddizione) è che le stesse chiese che non sembrano
in grado di sostenere i loro
pastori allo stesso tempo insistono per avere un ministerio
pastorale a tempo pieno».
- E sul piano ecumenico?
«Ci sono almeno tre argomenti che il nostro Sinodo
dovrà affrontare: anzitutto
una valutazione della nostra
collaborazione con i riformati
argentini, con cui abbiamo
avuto un’assemblea congiunta nell’ottobre 1994. Le proposte emerse da quell’assemblea sono per esempio quella
di un lavoro comune delle
commissioni di educazione,
servizio e comunicazioni, di
una comune rappresentanza
in ambito ecumenico e della
possibilità di uno scambio di
ministri. Insomma, qualcosa
che va un po’ nella direzione
del “Bmv” italiano, ma con le
chiese riformate. In secondo
luogo avremo modo di riflettere sul lavoro dei grandi or.ganiSmi ecumenici, continentali o mondiali, come il Consiglio latinoamericano delle
chiese (Clai), che ha appena
concluso la sua terza assemblea generale in Cile, oppure
il Consiglio ecumenico.
Infine si discuterà di alcuni
organismi ecumenici a livello
della regione del Rio de la
Piata: per esempio i movimenti per i diritti umani, la
Giunta unita delle missioni
che lavora con gli indios Toba
nel Chaco, l’istituto teologico
Isedet di Buenos Aires che è
in pieno processo di ristrutturazione, la Fondazione Paolo
di Tarso, un organismo che si
occupa di prestiti ecumenici e
da cui, come valdesi, ci siamo
ritirati perché a nostro avviso
risponde a direttive che vengono da Ginevra e non coincidono con la nostra linea di testimonianza».
- Da anni in Italia si discute sull’opportunità o meno di
invitare al Sinodo una rappresentanza della Chiesa cattolica. Voi come vi regolate?
«Non c’è mai stato bisogno
di discuterne: da anni invitiamo la Commissione ecumenica dell’episcopato uruguaiano, quando il Sinodo si svol
ge in questo paese, oppure un
rappresentante dell’episcopato argentino se il Sinodo ha
luogo in Argentina. Per noi il
rapporto con i cattolici è dialettico: ci sono chiare differenze sul piano teologico ed
ecclesiologico, ma al tempo
stesso c’è un’ampia collaborazione sia a livello nazionale
(per esempio in Uruguay sosteniamo insieme il “Servizio
ecumenico per la dignità
umana”) che sul piano locale.
Vogliamo mantenere un dialogo aperto a entrambi i livelli, a livello di base e con la
gerarchia. Anche la decisione
di non invitare all’Assemblea
del Clai i rappresentanti dell’
episcopato latinoamericano,
per quanto motivata da alcuni
casi precisi di conflitto confessionale, non ci è parsa adeguata. Sarebbe stato meglio
invitarli: vengano, ascoltino e
discutano con noi i problemi.
Solo così Fecumenismo ha
un senso».
Il tempio a El Sombrerito
SCHEDA
I valdesi in
Sud America
Nel 1856 tre famiglie di
Villar Pellice si avventurano nella Repubblica orientale dell’Uruguay, di recente costituitasi fra Brasile e Argentina, in cui Garibaldi aveva dato tanta parte
della sua attività giovanile.
Dopo lunghe peregrinazioni di provincia in provincia
questi nuclei valdesi trovano adeguata sistemazione
nella provincia di Colonia,
fondando la prima comunità: «Colonia Vaidense».
Dopo il 1870 l’emigrazione valdese si estese alle
terre del nord Uruguay e
dell’Argentina, nella provincia di Bahia Bianca e
nel Chaco. La caratteristica di questa emigrazione
valdese fu la sua coesione
religiosa e il suo legame
con le chiese d’origine. I
pastori e i maestri, che sin
dai primi anni accompagnarono i «coloni», seppero mantenere operanti le
strutture ecclesiastiche consolidate ormai da secoli.
Concistori, scuole, culti,
riunioni vennero organizzati e si ricostruì in qualche modo il piccolo mondo
rurale delle Valli. Le chic
se che si vennero costi
tuendo in seguito nelle due
Repubbliche sudamericane
facevano così riferimento
alla Tavola e ricevevano da
essa pastori e maestri come
tutte le chiese delle Valli
Questo sforzo di muntene
re la propria identità religiosa e culturale non condusse, però, i valdesi sudamericani nel vicolo chiuso
della «colonia» etnica.
INIZIATIVA PER 1 LETTORI DI «RIFORMA»
Il 17 febbraio di ogni anno si ricorda la concessione dei
diritti civili ai valdesi (17 febbraio 1848) che aprì una
grande stagione di libertà per tutte le chiese evangeliche
poi presenti sul territorio italiano.
In questa occasione la redazione di Riforma offre ai suoi
lettori la possibilità di approfondire la conoscenza di alcuni importanti avvenimenti storici, acquistando a prezzo
fortemente scontato i seguenti volumi della Claudiana:
Giovanni Jalla - Storia della
Riforma ih Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto (1517-80)
(2- ediz.), pp. 420
L. 39.000, scontato L. 19.500
Una ricerca esemplare su un
aspetto ignorato della vita politico-religiosa del Piemonte del
’500. Ristampa anastatica dell’edizione Claudiana, 1914.
Giorgio Bouchard - Il ponte
di Salbertrand. Il ritorno dei
valdesi in Italia (1689)
pp. 80, 47 disegni e 33 grandi foto in b/n ^
L. 22.000, scontato L. 11.000
E’autore fa rivivere vivacemente
la più famosa pagina della storia
valdese. I magnifici disegni di U.
Stagnare e le incisive foto di A.
Merlo immergono visivamente il
lettore nei luoghi storici e tra i
personaggi dell’epoca.
Giorgio Bouchard
IL PONTE DI
SALBERTRAND
Il ritorno dei valdesi in Italia
Gerolamo Miolo - Historia breve e vera de gl’affari de
i valdesi delle Valli (1587)
a cura di Enea Balmas
(2- ediz.), pp. 160
L. 20.000, scontato L. 10.000
Anonimo - Histoire memorable de la guerre faite par le
due de Savope Emanuel Philebert cantre ses subjects
des Vallées [...1(1561)
a cura di Enea Balmas e Vittorio Diena
testo originale con versione italiana a fronte, pp, 180
L. 20.000, scontato L. 10.000
Denys Bouteroue - Discorso breve delle persecuzioni
occorse in questo tempo alle chiese del Marchesato di
Saluzzo. (1620)
Introduzione, note e appendice di Enea Balmas, testo originale
francese e versione italiana di G. Zardini Lana, pp. 280
L. 30.000, scontato L. 15.000
Tre testi del 1500 e 1600 che offrono una testimonianza
preziosa della resistenza valdese e delle chiese riformate
del Piemonte alla repressione cruenta del sovrano feudale.
Grado Merlo - Vaidesi e valdismi medievali
I voi., pp. 160
L. 20.000
scontato L. 10.000
II voi., pp. 184
L. 27.000
scontato L. 13.500
Da numerosi frammenti del complesso fenomeno dell’eresia medievale in Italia e Francia nei secoli Xll-XVI,
appare un insieme di
viva spiritualità che torna a interrogare la cultura del nostro tempo.
Scont
0 50%
L’offerta è valicla solo fino al 31 marzo 1995 e per invii in Italia.
1 volumi devono essere ordinati
esclusivamente alla nostra redazione
con lettera (via Pio V, 15 “ 10125
Torino - fax 011-657542) o per telefono 011-655278.
5
w
venerdì 17 FEBBRAIO 1995
«Settimana per l'unità dei cristiani»
Incontri ecumenici
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
bra — Sabato 21 gennaio, nella chiesa cattolica di Sant’Andrea oltre 150 persone, fra cui anche evangelici della zona,
si sono incontrate per la Settimana di preghiera. Hanno dato
un messaggio il pastore Herbert Anders e il parroco don
Enzo Casetta.
CEVA — Domenica 22 gennaio, nel duomo di Ceva, mons.
Pietro Ferrerò, vicario generale, e il past. Herbert Anders
hanno presieduto un incontro di preghiera, organizzato anche come testimonianza di amicizia per quanti hanno sofferto per l’alluvione. Ha cantato la schola cantorum di Ceva
diretta dal m.o Piergiuseppe Colombo.
CUNEO — Domenica 15 gennaio, in vista della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, presso la parrocchia di
San Pio a Cerialdo, c’è stato un raduno di giovani a cui hanno partecipato anche membri della chiesa evangelica di Cuneo: sono intervenuti il vescovo Carlo Aliprandi e il pastore
battista Herbejt Anders.
DOMODOSSOLA — La pastora Francesca Cozzi, della chiesa metodista di Intra, è stata invitata giovedì 26 gennaio a
Beura, dove ha predicato nella parrocchia cattolica.
luino — Mercoledì 25 gennaio, organizzato dalla diocesi di
Milano, si è svolto a Luino un incontro ecumenico in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
Hanno parlato la pastora valdese Francesca Cozzi e don
Giovanni Montorfano.
MONDO vi — Giovedì 26 gennaio,nella sala delle conferenze
in corso Statuto, il prof, don Ermis Segatti ha parlato su
«Guerra di Bosnia; guerra di religione?».
REGGIO CALABRIA — Il dialogo tra i cristiani delle diverse chiese si è manifestato in maniera tangibile nelle celebra
i zioni che hanno avuto luogo il 19 gennaio nella chiesa val’ dese e il 25 nella chiesa parrocchiale di S. M. del Soccorso.
Il tema di quest’anno, «Koinonia; comunione in Dio e tra
noi», è stato il filo conduttore delle meditazioni bibliche,
dei canti e delle preghiere che hanno accomunato, in un cli
L ma di fraternità, battisti, cattolici e valdesi con i pastori e il
vescovo. I brani biblici sono stati commentati da Attilio
Scali, Enzo Canale, don Salvatore Nunnari, Eugenia e Pino
Canale, Piero Santoro e dal vescovo Vittorio Mordello.
, Dalla sintesi dei vari commenti è emersa la volontà di Dio
di unire i suoi figli in un’unica grande famiglia e, insieme,
la necessità, perché ciò avvenga, di un’effettiva conversione
, di tutti i cristiani: solo se si libereranno dalla presunzione di
salire a Dio con le preprie forze, solo se sapranno essere vicini ai fratelli, solo se vivranno la legge di Dio come legge
di libertà e amore, solo se rimarranno uniti a Cristo come i
tralci della vite, gli uomini potranno realizzare la comunione in Dio e tra loro, (f.in.t.).
:x PEROSA ARGENTINA — Ben riuscito come sempre l’incontro della «Settimana per l’unità» che si è svolto il 23
gennaio, dove l’ospite era quest’anno la comunità cattolica
di Pero.sa. La chiesa deiroratorio era piena di partecipanti
che hanno ascoltato con attenzione le meditazioni della pastora Daniela Di Carlo e di don Buffa sul tema della comunione spezzata e ricostruita. La colletta, destinata alla pubblicazione della Bibbia tradotta nella lingua africana turkana, su suggerimento di don Giulio Balocco, missionario in
Kenia, ha fruttato la .somma di £ 957.000.
CONOSCERE L’EBRAISMO — Alcuni incontri organizzati
per la giornata di conoscenza dell’ebraismo hanno preceduto la «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani». A Pinerolo il 12 gennaio il rabbino capo di Genova, Giu.seppe
Momigliano, ha tenuto una conferenza su :«La famiglia
nell’ebraismo». A Torino, il 16 gennaio, conferenza di
Laura Luzzatto, della comunità ebraica di Venezia su
«L’ebraismo nel quotidiano». A Mondovì, il 17 gennaio
nella sinagoga di Piazza alle ore 15, preghiera con i Salmi
con il rabbino Caro e il dott. Marco Levi. A Cuneo, il 17
gennaio, il rabbino Caro ha tenuto una conferenza su «La
f coscienza cristiana di fronte all’elezione di Israele».
ITr
CASA BALNEARE VALDESE
PIETRA LIGURE - BORGIO VEREZZI
( Sono aperte le prenotazioni per soggiorni
presso la «CASA» che sarà aperta dal
1° MARZO 1995
Condizioni particolari per gruppi e famiglie Interpellateci!
Locali ristrutturati con facilità di accesso anche per
■ ii- '
portatori di handicap
Casa situata in riva al mare
' Rivolgersi alla direzione:
Albina e Nicolino Canu - Corso Italia I 10
17027 Pietra Ligure (Sv)
telefono 019/611907 - fax 019/610191
oppure tei 0122/901539
Pensieri ecumenici della Provincia granda
Ecumenismo di cuore
Chiesa valdese di Bobbio Pollice
Culto dei catecumeni
HERBERT ANDERS
Le chiese evangeliche
battiste della Provincia
granda sono state impegnatissime per la recente «Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani». Come al solito,
perché si può ormai parlare
di incontri consueti che si
svolgono annualmente nelle
città di Bra, Cuneo e Mondovì. Una consuetudine buona, come suggerisce la sempre ampia partecipazione?
Una consuetudine cattiva,
come sembra suggerire un
generale inaridimento ecumenico?
Rispondo partendo dalle
nostre esperienze in provincia
che senza dubbio (anche perché non mettiamo le nostre
aspettative troppo in alto) sono molto positive. Anche se
con alcuni dei protagonisti
ecumenici ci vediamo soltanto una volta l’anno, siamo legati da una reciproca sincerità
nel volerci incontrare.
Questa sincerità ha creato
rispetto, il rispetto ha generato amicizia e l’amicizia ha
permesso anche una certa vulnerabilità, una certa apertura •
della fede, che viene dal cuore (non dalla testa); dico dal
cuore perché sono celebrazioni non della teologia ma della
spiritualità. Ho l’impressione
che la gente Che partecipa sia
stupita dal fatto che si può
pregare con noi e che i contenuti della nostra fede sono arricchenti anche per la loro vita. Nonostante i protagonisti
dell’ecumenismo siano pochi,
è da questo nucleo che parte
l’esempio del dialogo, l’esempio dell’unità per un pubblico che, benché poco informato dell’altro, si dimostra
sempre molto motivato per
incontrarlo, non da ultimo
grazie agli stimoli che riceve
dalla settimana ecumenica.
Sì, è vero, l’ecumenismo
nella Pròvincia granda anche
se non trova echi da altre parti, è un ecumenismo sincero,
un ecumenismo di cuore.
Tuttavia sembra che l’ecumenismo sia in difficoltà:
dall’alto della Chiesa cattolica vengono mandati segnali
frenanti. E ovvio che tre culti
ecumenici riusciti, più altri
quattro incontri graditi, in tre
piccole diocesi dell’impero
non colpiscono minimamente
i vertici del colosso. Spesso
si ha l’impressione che gli
occhi della colossale testa
non si abbassino nemmeno
per vedere cosa accade in periferia. Ma che cosa ce ne importa del capo? Perché ci arrabbiamo tanto su una nuova
enciclica antiecumenica o
sull’ennesima disattenzione
nei confronti delle forze
evangeliche nel paese? A
volte le reazioni evangeliche
nei confronti di posizioni cattoliche danno l’impressione
che anche noi crediamo che
la Chiesa cattolica sia l’unica
apostolica, l’unica autorevole. Nonostante il colosso sia
al centro dell’attenzione dei
mass media, non riesco a capire perché gli diamo così
tanto spazio nelle nostre
chiese e nelle nostre teste; mi
sembra logico che l’ecumenismo sincero potrà diventare
un movimento di peso soltanto quando la voce dei credenti sinceri diventerà di comune
interesse.
È inutile desiderare un movimento ecumenico forte e
coerente quando non c’è
niente di forte e coerente nella fede delle chiese, anche
delle nostre. Il desiderio di
stabilire uno status quo potente per il movimento ecumenico rompe la dinamica
Mei dialogo: non è l’Evangelo stesso il messaggio di un
debole?
Ingresso della chiesa evangelica di Mondovì
Quest’anno l’incontro di SOPHIA si svolgerà in
collaborazione con le teologhe cattoliche, neH’ambito dell’Afert (Ass. Donne Europee nella Ricerca
Teologica), sul tema:
«Il nostro pensare teologico:
quali simbolismi?»
Lunedì 20 febbraio ore 10-17
Siamo ospiti dalle cattoliche presso l’Gsmi, via
Zanardelli 32, Roma, tei. 06-6868507 (la via che
collega p.za Navona al Tevere).
In concomitanza avremo le due giornate di aggiornamento per le pastore e le diacene, a S. Severa, con arrivo la sera del 20 febbraio e partenza
la sera del 22 febbraio. Il programma sarà il seguente:
Martedì 21 febbraio. Giornata dedicata agli
aspetti pastorali; «Le relazioni fra donne tra miserabilismo e superbia», introduzione di Adriana Gavina e Lidia Maggi.
Mercoledì 22 febbraio. Giornata dedicata alla discussione teologica: leggeremo insieme il testo di
Luce Irigaray «Essere due», in particolare il cap.
«Trascendenti l’uno all’altra», p. 98-107, ed. Bollati Boringhieri 1994.
Iscrivetevi per i due incontri presso: Letizia Tomassone
0121-8075Ì4, Francesca Cozzi 0323-402653.
Domenica 5 febbraio ha
avuto luogo l’assemblea di
chiesa sulle finanze: si è discusso e approvato il consuntivo del 1994 e il preventivo
del 1995 e non sono state
espresse perplessità circa il timore di non raggiungere gli
obiettivi fissati. Il Concistoro
ha deciso di effettuare un piano di visite sistematiche fatte
dal pastore accompagnato da
un membro del Concistoro responsabile del quartiere; queste visite avranno lo scopo di
sensibilizzare quei membri di
chiesa cosiddetti periferici
aiutandoli a chiarire e a rafforzare i loro rapporti con la
chiesa a cui appartengono,
partecipando alle molteplici
attività, specialmente ai culti,
e verso la quale hanno assunto precisi impegni anche di
fronte al Signore nel momento del battesimo o della confermazione. Questo impegno
comprende anche quello di
contribuire, secondo le proprie possibilità, alle necessità
dell’opera del Signore: i genitori di studenti o di giovani in
attesa di occupazione sono
stati invitati a educare i propri
figli a detrarre dall’«argent de
poche» che ricevono dai genitori una quota, anche molto
modesta, da offrire alla propria chiesa.
Domenica 29 gennaio un
gmppo di ragazzi del 2° anno
di catechismo ha condotto la
liturgia del culto in occasione
della Giornata mondiale della
lotta contro la lebbra; alla
stessa liturgia, preparata sotto
la guida dell’animatore giovanile Massimo Long, ha partecipato anche un gruppo di
bambini della scuola domenicale con alcuni canti, accompagnati dalla chitarra: la predicazione dell’Evangelo, tenuta dal pastore, è stata centrata sull’episodio della guarigione dei dieci lebbrosi (Luca
17). Alla fine del culto sono
stati comunicati alcuni dati
storici e di attività attuali
compiuti dalla Missione evangelica contro la lebbra; la colletta è stata devoluta a questa
missione.
Questo culto è stato il primo di una serie di quattro
(uno al mese, fino al prossimo
aprile) preparati dagli alunni
della scuola domenicale, del
precatechismo e del catechismo, che si inserisce nel ¿rande processo di educazione dei
giovani alla fede. Il prossimo
di questi culti sarà il 26 febbraio e sarà preparato dai catecumeni del 1° anno con la
partecipazione del coretto di
Torre Pellice. Ai ragazzi e ai
genitori è stata chiesta la presenza ai culti per dimostrare
loro di viverè a comunione
della stessa fede.
• Gli incontri periodici delle
sorelle dell’Unione femminile
avvengono ogni terza domenica del mese: il 29 gennaio,
dopo lo studio biblico sui
viaggi di Paolo, il canto e la
preghiera, è seguita l’approvazione di una serie di impegni finanziari sia verso gli
istituti della valle sia verso la
nostra chiesa. L’Unione ha
versato alla cassa del Concistoro una notevole somma in
conto contribuzioni per concorrere a colmare l’impegno
verso la cassa centrale; si è
assunta l’impegno finanziario
per coprire la spesa di alcuni
milioni per il rifacimento totale dell’impianto elettrico del
tempio, compresa la sostituzione degli attuali lampadari,
rifacimento che verrà eseguito
gratuitamente da due operai
specializzati della nostra chiesa. Il prossimo incontro è fissato per domenica 19 febbraio
alle 14,30. Un buon numero
di sorelle parteciperà alla
Giornata mondiale di preghiera delle donne, che avrà luogo
a Genova domenica 5 marzo,
e farà visita all’Unione femminile di Pinerolo nel pomeriggio di giovedì 23 marzo.
PADOVA — In un’assemblea straordinaria svoltasi domenica
5 febbraio, il presidente del Consiglio di chiesa, Danilo Passini, ha annunciato il suo trasferimento a Grottammare (Ap)
e ha perciò rassegnato le dimissioni. In base ai regolamenti
vigenti per la Chiesa metodista era necessario provvedere alla sua sostituzione con un’elezione suppletiva. A larga maggioranza è stato eletto presidente l’ing. Salvatore Guargena
che già aveva ricoperto la stessa carica nel passato per ben
15 anni. Danilo Passini e la gentile signora Luciana lasciano
a Padova un grande rimpianto: durante l’agape di commiato
sono stati calorosamente salutati da tutta la comunità. Sono
state ricordate le tappe del loro cammino all’interno della
chiesa e la loro grande disponibilità nei confronti di tutti, in
particolare di quegli extracomunitari presenti a Padova che,
bisognosi d’aiuto, si sono rivolti alla locale Chiesa metodista. Tutti hanno espresso gratitudine al Signore per la gioia e
il privilegio di usufruire dei loro doni in questi anni: sarebbe
stato bello se avessero potuto rimanere ancora, ma il Signore
ha disposto altrimenti. A loro va l’augurio di tutta la comunità perché la vita di Luciana e Danilo sia felice e benedetta
anche nella località in cui si trasferiranno. L’ing. Guargena è
persona assai conosciuta e stimata in tutta la città, saprà certamente aiutare la comunità ad affrontare i disagi che l’alternarsi di pastori in tempi troppo ravvicinati sta provocando:
possa il Signore guidarlo e illuminarlo nel non facile compito a cui è stato chiamato, (p.a.)
IVREA — Domenica 5 febbraio è nata Valentina. Felicitazioni al papà, Gregorio Plescan, alla mamma, Enrica Rostan, e
al fratello Stefano.
PRAROSTINO — La comunità ha dato con gioia il benvenuto a Emanuela di Roberto Pons e Graziella Gardiol, Valentina di Renzo Paschetto e Eliana Ricca, Davide Giovanni
di Giorgio Bouchard e Silvia Paimero, e invoca su di loro e
sulle loro famiglie ogni benedizione del Signore.
• Ci siamo invece separati, con dolore ma nella speranza
della resurrezione, dal fratello Giacomo Monnet e dalle sorelle Irene Fomeron vedova Martinat e lima Bertino vedova Pastre.
VERONA — Domenica 29 gennaio, alla chiesa di Verona, sono stati battezzati i bambini Michele Battista e Enrico
Tumminelio, figli rispettivamente delle sorelle Monica e
Petra Schlüter, luterane, membri aderenti della nostra chiesa. Siamo grati al Signore per questi suoi doni.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 17 FEBBRAIO 1995
VERSO UNA NUOVA TEOLOGIA DEL LAVORO
GIORGIO BOUCHARD
In un celebre testo scritto
più di 80 anni fa, Albert
Schweitzer' osservava che la
maggior parte degli uomini e
delle donne del suo tempo
era talmente schiacciata
(«écrasés») dal lavofo, da
non aver più modo di occuparsi seriamente della loro
vita familiare e dei grandi
problemi spirituali del momento (primo fra tutti il contrasto tra il progresso delle
scienze e il declino del rigore
morale in Europa).
L’accorata descrizione di
Schweitzer coglieva nel segno una delle più eclatanti
caratteristiche della società
industriale dei secoli XVIII,
XIX e (in parte) XX: un enorme sviluppo delle forze
produttive, un fantastico aumento del benessere, splendidi progressi della medicina
ma orari e ritmi di lavoro
massacranti, sacrificio della
vita privata, distruzione di
equilibri durati millenni. È
bensì vero che quando Schweitzer scriveva era già in
corso un potente movimento
per la riduzione degli orari di
lavoro: nei paesi più avanzati
era già stata ottenuta la limitazione deH’orario di lavoro a
sole dieci ore giornaliere,
qualcuno cominciava a chiedere le storiche «otto ore»^, il
lavoro dei bambini cominciava ad essere proibito. Ma tutto ciò che l’industria perdeva
in termini di durata del lavoro, lo riguadagnava in termini
di ritmi di lavoro: chiunque
ha visto «Tempi moderni» di
Charlie Chaplin conserverà
per tutta la vita il ricordo di
quella descrizione accorata
ma non aspra della condizione del lavoro, e del lavoratore, nella più avanzata indu
«O Eterno, Signor nostro,
quanVè magnifico il tuo nome in tutta la terra!
O Tu che hai posta la tua maestà nei cieli.
Dalla bocca de’ fanciulli e de’ lattanti tu hai
ratto una forza, ”
per cagione de ’ tuoi nemici,
per ridurre al silenzio l’avversario e il vendicatore.
Quand’io considero i tuoi cieli, opra delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai disposte
che cos’è l’uomo che tu n’abbia memoria?
e il figliuol dell’uomo che tu ne prenda cura?
Eppure tu l’hai fatto poco minor di Dio,
e l’hai coronato di gloria e d’onore.
Tu l’hai fatto signoreggiare sulle opere
delle tue mani,
hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi:
pecore e buoi tutti quanti
ed anche le fiere della campagna;
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
tutto quel che percorre i sentieri de’ mari.
O Eterno, Signor nostro,
quant’è magnifico il tuo nome in tutta la terra!»
(Salmo 8)
stria del nostro secolo: la fabbrica ideata da Henry Ford.
Una speranza morta
nei lager della Siberia
Per qualche decennio, molti di nói hanno creduto
che il problema posto da Albert Schweitzer si potesse risolvere facendo ricorso a una
radicale misura politica: la socializzazione della produzione. Lo hanno pensato i pianificatori sovietici (e cinesi), lo
hanno tentato i teorici delle
grandi socialdemocrazie’, ne
hanno parlato filosofi e cantautori: ma questa speranza è
morta nei lager della Siberia,
e nelle squallide disfunzioni
di tanti apparati statali, creati
con le migliori intenzioni. E
così, partendo da un’America
uscita vittoriosa dalla guerra
freddaA lo sviluppo ha ripreso
con un impeto straordinario e
gagliardo, cambiando la faccia della terra in zone sempre
più ampie.
Tuttavia questo sviluppo ha
un prezzo umano che pare assai caro: nelle zone dove ci
sono poche garanzie sociali
(Corea, Singapore, in parte gli
stessi Stati Uniti) c’è praticamente lavoro per tutti’, ma
con enormi differenze di reddito: il divario tra un dirigente
e un manovale, un avvocato e
un portinaio aumenta di anno
in anno.
Il dramma
(fella disoccupazione
Nei paesi in cui le garanzie sociali ci sono (Italia,
Germania, Francia, Inghilterra), la disoccupazione ha raggiunto livelli mai più visti dopo la crisi del ’29. C’è la mutua e la pensione (per ora), ferie e week-end sono assicurati, non si può essere licenziati
arbitrariamente, ma il lavoro
non c’è: i giovani consumano
i loro anni migliori nell’attesa
di un posto, uomini di 50 anni
vengono bruscamente messi
«a riposo» quando avrebbero
ancora tesori di energia da offrire alla collettività, chi ha
un lavoro vive nella continua.
ossessiva paura di perderlo.
Che fare? Ormai ben pochi di
noi sperano di trovare qualche formula magica per risolvere il problema: e alle «soluzioni politiche» ormai non
crede più quasi nessuno. E
quand’anche le si potessero
trovare, non spetta alla chiesa
cercarle’.
Il compito della chiesa
Forse il compito della
chiesa oggi è un altro:
elaborare una nuova teologia
del lavoro. La grande teologia
puritana ha fatto il mondo
moderno, ma ha anche fatto il
suo tempo: quella teologia
dell’indefesso lavoro, fondata
su una chiara dottrina della
vocazione’ ben si adattava a
un’epoca caratterizzata dallo
sviluppo: ma noi viviamo in
un’epoca essenzialmente caratterizzata da problemi di
equilibrio: equilibrio fra tecnica e società, tra uomo e ambiente, equilibrio interiore
della persona.
Dio opera
A questo scopo, forse ci
può aiutare il celebre
Salmo che pubblichiamo in
questa pagina. Esso afferma
in primo luogo che Dio opera:
non ha soltanto operato nel
giorno lontano della creazione, ma opera adesso, incessantemente, e lo fa sia sul piano fisico («dispone i cieli», v.
3), sia sul piano morale: «Riduce al silenzio l’avversario e
il vendicatore» (v. 2). E a
questa doppia opera materiale
e morale, Dio chiama come
suo grande collabóratore l’uomo (v. 4, 6), ogni uomo.
Il lavoro
è un linguaggio
Il lavoro umano non può
dunque essere sminuito a
semplice produzione di beni
materiali: è una partecipazione alla gloria di Dio nel mondo (v. 5). Lavorare è come
costruire un amore, fare un
figlio, dipingere una tela, intonare un canto: lavorare non
significa produrre cose, significa produrre significati: il
lavoro è un linguaggio. Lo
era al tempo dei nostri avi
contadini, potrà tornare ad
esserlo domani: solo se avremo il coraggio e la pazienza
di dire (e di fare) che il lavoro non si può negare a nessuna creatura umana, come non
gli si può negare il diritto di
parlare e di amare. Solo così
il lavoro tornerà ad essere al
servizio di quella «gloria di
Dio» di cui è piena tutta la
terra (v. 9) e di cui è pieno
anche il nostro cuore.
(1) Per meglio conoscere il
pensiero di Schweitzer raccomando la recente, felice pubblicazione della Claudiana (presentata su questo numero di Riforma): Rispetto per la vita (traduzione di Giuliana Gandolfo), Torino 1994.
(2) Non senza contrasti: un
teologo evangelico tedesco così
commentava un contratto che
stabiliva il limite delle otto ore
giornaliere: «Non s’è mai visto
un così inaudito esempio di pigrizia!».
(3) Penso, in particolare al
“Piano Meidner”, su cui si sono
appuntate tante speranze nella
Svezia di Olof Palme.
(4) Alludo alla «svolta informatica» degli anni ’60, passata
allora quasi inosservata, che ha
poi avuto un’enorme efficacia
storica. Vedi J.-J. Servan Schreiber, Le défi américain (Parigi
1967).
(5) Questa affermazione non
sorprenda i lettori abituati a sentir parlare della disoccupazione
americana: negli Usa attualmente
i posti di lavoro occupati sono
circa 125 milioni, conispondono
cioè a circa metà della popolazione (in Italia, un terzo). A loro
si aggiunge ogni anno un milione
di nuovi immigrati.
(6) Ci distanziamo, con questo, dalla (troppo) celebre encicliga «Centesimus annus».
(7) Mi richiamo qui al saggio
di Mario Miegge (Vocazione e
lavoro, Pugillaria, 1985).
Preghiera
Abbi misericordia di noi,
abbi pietà dei nostri sforzi,
così che davanti a Te
nell’amore e nella fede
nella giustizia e nell’umiltà
possiamo seguirti
con abnegazione, perseveranza e coraggio
e incontrarti nel silenzio. ‘
Donaci un cuore puro
affinché possiamo vederti,
un cuore umile
affinché possiamo udirti,
un cuore pieno d’amore,
affinché possiamo servirti,
un cuore pieno di fede
affinché possiamo vivere la Tua vita.
Dag Hammarskjòld
(Traduzione di Franco Giampiccoli, pubblicata
su Gioventù evangelica, novembre 1965)
Un’immagine dei fiim «Tempi moderni» di Chariie Chapiin, reaiizzato dai 1932 ai 1935, dopo ia «grande depressione» del 1929
7
Spedizione in abb. postaie/50-Torino
In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
Fondato nel 1848
LA FESTA DEL XVII FEBBRAIO
LA GRUVIERA
E L'ARANCIA
GIOVANNI ROSTAGNO
-t-t vr
9
"V
-k'
La mattina del 17 per tempo v’era il raduno nella
«Scuola grande». Lì si formava il corteo che doveva muovere verso il Tempio. Ogni
alunno, ogni alunna, aveva il
petto fregiato d’una coccarda
tricolore, e ciascuna classe di
ciascuna scuola aveva il suo o
la sua porta bandiera. Portava
il vessillo chi s’era maggiormente distinto nello studio
durante i giorni precedenti.
Devo dire a mio sommo disdoro che l’onore della bandiera non mi toccò mai. Sul
piazzale del Tempio s’era
schierata in attesa la Compagnia Militare del Collegio, e
non appena mettevamo i piedi
sulla scalinata: Presentat’arm
squillava la voce del capitano.
Il pubblico accorso assisteva
alla sfilata e quindi entrava in
Chiesa dopo di noi.
Il Pastore, in un discorso
adattato alla nostra intelligenza ed alla nostra età, ci
parlava della costanza dei padri, della loro fede incrollabile, delle loro lunghe sofferenze, delle loro gesta eroiche, incitandoci a non tralignare mai dall’antica virtù; ci
spingeva alla riconoscenza
verso Dio per le libertà ottenute dopo tanti secoli di violenze e di oppressioni; e non
mancava di mandare un riverente saluto alla memoria
del Re Carlo Alberto e dei
suoi ispiratori, che avevano
nel quarantotto emancipato il
nostro popolo dalla servitù del
pensiero e della coscienza.
Terminato il culto si usciva
dalla Chiesa a bandiere spiegate, mentre i due tamburi
della Compagnia rullavano
trionfalmente. La seconda
parte della celebrazione aveva
luogo nella «Scuola grande».
Il trattenimento cominciava
con un discorsetto del maestro, seguivano, alternandosi
per circa due orette gl’inni e
le recite. NegTinni facevamo
sfoggio (fin troppo!) delle nostre voci non sempre intonate,
e nelle recite di un’azione
spesso goffa e di un disordinato gestire. Eppure il maestro non s’era risparmiata fatica perché non facessimo
una troppo meschina figura.
Quand’era esaurito il programma il Signor Forneron
domandava sorridendo; Ed
ora, figlioli, che cosa volete
cantare? E noi ad una voce;
La bandiera tricolore!... Era
di prammatica; una felice
consuetudine lo esigeva. E
cantavamo da veri figli dei figli del quarantotto; La bandiera tricolore/ Sempre è stata la più bella;/ Noi vogliamo
sempre quella,/ Noi vogliam
la libertcì./ E noi vogliam. e
noi vogliam, e noi vogliam la
libertà,/ E noi vogliam, e noi
vogliam, e noi vogliam la libertà!
L’ultimissima parte della
festa era attesa dagli alunni
con particolare impaziente
brama. Gl’insegnanti d’ogni
scuola salivano sulle gradinate e ciascuno di noi riceveva
dalle loro mani una pagnotta
delle più saporite, un’abbondante porzione di autentica groviera e un’arancia. L’
arancia era allora un frutto
piuttosto raro e di lusso a
Torre Pellice.
(da Le mie memorie,
ed. Claudiana, 1946, pp. 67-70)
COMUNE DI TORRE PELLICE
PROVINCIA DI TORINO
AVVISO
PER ESTRATTO
DI VENDITA IMMOBILIARE CON INCANTO
IL SINDACO
RENDE NOTO
che il giorno .T marzo 199.5 presso la sede comunale, con apertura
delle buste alle ore 09,00. si procederà mediante il metodo delle offerte segrete, alla vendita di un fabbricato di proprietà comunale sito in Via Repubblica n. Prezzo a base d’asta £. 9.1.Ì.L50.000
Cauzione provvisoria £. 46.6.57.500.
L’aggiudicazione verrà disposta a favore del concorrente che
avrà presentato l’offerta più vantaggiosa. Le offerte dovranno essere redatte ai sensi del bando di gara e dovranno pervenire improrogabilmente entro e non oltre le ore 10,00 del 2 marzo 1995.
Per eventuali chiarimenti, copia del bando e visita dell’immobile rivolgersi agli uffici di Segreteria. Telefono
0121/9L56.5/91294 fax 0121/933.544.
Il, SINDACO
(ARMANO HUC50N Dott. Marco)
D:
V <
LI AALDESI
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 1995 ANNO 131 -N. 7 URE 2000
Ogni anno nèlle Valli
chiude qualche esercizio
commerciale; se c’è qualche
apertura si tratta di un ennesimo bar. Non è soltanto la crisi generale di un settore,
quello commerciale, che incide, è anche il progressivo (e
all’apparenza inesorabile)
impoverimento delle Valli,
l’uscita dai grandi circuiti del
turismo; in molti casi la chiusura di un negozio rappresenta anche la vera e propria fine
di un’epoca, di un mondo di
relazione che nel borgo si instaura intorno al semplice acquistare o vendere.
E allora non basta che la
Regione Piemonte abbia legiferato nei giorni scorsi ponendo dei vincoli alla costruzione di supermercati e
GRANDI E PICCOLI ESERCIZI
COMMERCIO
PIERVALDO ROSTAN
grandi centri commerciali rispetto al loro insediamento
all’interno dei centri urbani o
nelle vicinanze di altri analoghi punti di vendita (basti
pensare al caso di Pinerolo
dove nel giro di poche centinaia di metri si trovano ben
tre grandi magazzini). Allo
stesso modo come non ha
senso il semplice schierarsi a
favore o contro il prossimo
referendum sulla liberalizza
zione del commercio. Certo
questa consultazione, voluta
da forze che in teoria avevano
una consistente base elettorale proprio nei piccoli commercianti e imprenditori, oggi
vede le associazioni di categoria contrarie perché finirebbe, consentendo l’apertura festiva e ampliando a dismisura
gli orari, per far «scoppiare»
la vita di un negozio a conduzione familiare mentre garan
Occorre considerare le specificità storiche e antropiche
Per la rinascita delle Valli
GINO LUSSO*
Bisogna tentare di proporre alle Valli un processo
di sviluppo che tenga conto
non solo della specificità
dell’ambiente alpino in cui si
trovano, ma anche della specificità «antropica» della comunità che vi abita.
Si tratterebbe di iniziare
una riflessione che, giustapponendosi alle approfondite e
frequenti analisi sullo specifico storico, affronti il tema
dell’oggi, ovvero se sia sostenibile parlare di una specificità organizzativa territoriale
da parte di una comunità,
avente precise connotazioni
religiose. E non mi riferisco
agli aspetti sociali dell’organizzazione, perché qui le particolarità delle Valli (specie
la vai Pellice) mi sembra siano evidenti, quanto piuttosto
al momento amministrativopolitico dell’organizzazione
della comunità.
Per intenderci, al di là degli
aspetti culturali, etici, sociali,
le Valli sono, oggi, identificabili per uno specifico progetto di gestione del loro territorio comunitario o invece
sono del tutto omogenee a
quelle situazioni vallive di
grave declino industriale, di
decadimento dell’attività
agricola e di senilizzazione
della sua popolazione, che
ben conosciamo nelle Alpi
occidentali?
Emergono linee di progettualità amministrativa innovative nell’organizzazione
degli enti locali, nell’uso delle risorse ambientali (acqua,
pascoli, boschi, ecc.), nella
strutturazione delle infrastrutture collettive di servizio, nell’inserimento entro le
possibilità offerte dagli organismi comunitari, specie
transfrontalieri? Ci si fa promotori verso la Regione Piemonte di iniziative attuative
di regolamenti Cee (esempio
il reg. n. 2081/93), oppure si
è piuttosto in presenza di una
gestione territoriale tradizionale, di tran tran quotidiano?
Recupero ambientale e edilizio possono aiutare il rilancio delle Valli
Dove sta allora la specificità
attuale delle valli valdesi che,
partendo dagli intrinseci caratteri antropici, giunga a
proporre un suo modello emblematico di comunità organizzata che progetta e gestisce il suo territorio, con tutti i
problemi ma anche con tutte
ie potenzialità insite nell’attualità?
Limitando l’analisi ad alcune esemplificazioni, vien
da chiedersi quali proposte
operative emergano dalì’attività degli organi amministrativi e politici locali su temi
importanti quali la ricomposizione fondiaria, T agricoltura di alta montagna, il rilancio organizzato delle produzioni agricole minori, la promozione della qualità dei
prodotti tipici, l’agriturismo,
il turismo culturale, il recupero ambientale, la valorizzazione del patrimonio di
edilizia rurale, ecc. E non ho
fatto altro che elencare alcuni
interventi per i quali la valle
d’Aosta ha previsto un investimento di 28 miliardi, per
buona parte finanziabili con
fondi comunitari previsti
dal l’obiettivo 5B del regolamento Cee n. 2081/93.
Indubbiamente sarebbe tutto più facile se le iniziative
venissero assunte dagli enti
preposti (nel caso citato la
Regione Piemonte), ma lo
stesso discorso non potrebbe
tirebbe prospettive migliori ai
supermercati in grado di ruotare il personale. Ma altre e
più approfondite riflessioni
potrebbero essere fatte su
questi argomenti.
Non basta protestare quando si apre un altro bar nelle
vicinanze del proprio, quando
in località che amano definirsi turistiche sembra quasi
impossibile trovare un punto
di somministrazione aperto la
domenica né è sufficiente allarmarsi ogni qual volta si
sente parlare di un possibile
nuovo supermercato. A meno
che, anche nel commercio,
non si preferisca un tranquillo
lavoro subalterno in un grande magazzino piuttosto che
un impegno più rischioso da
imprenditore.
allora farsi anche per le iniziative sociali, sanitarie, culturali, ecc.? Vorrebbe allora
dire che la specificità valdese, significativa sotto molteplici aspetti, non esiste invece per quanto riguarda proprio uno dei momenti più importanti della vita comunitaria, quella della gestione del
proprio territorio.
Va ovviamente preso atto
che ogni individuo (come
ogni comunità) trasmette i
messaggi che gli sono specifici e che lo differenziano dai
contesto che gli sta attorno;
quando queste differenze non
esistono è ridicolo che vengano artificialmente create,
basta prendere atto che si è in
presenza di una realtà omogenea. Vale la pena di fare
qualche breve riflessione per
capire se le valli valdesi, sotto l’aspetto economico-territoriale, sono così diverse dalle confinanti realtà vallive, da
proporre altri modelli organizzativi significativamente
rilevanti?
Tenuto presente che ci stiamo avviando verso tempi in
cui le tematiche riguardanti
la progettualità politico-territoriale saranno il tema dominante del dibattito comunitario una riflessione su questi
aspetti potrebbe non essere
del tutto inutile.
* Profes.wre di Geografìa politica all’Università di Torino
In Questo
Numero
Cresce il numero dei
Comuni che si affidano al
consorzio per la gestione
di acquedotti e depuratori.
L’Acea è tuttavia impegnata anche nella metanizzazione e nello smaltimento dei rifiuti, con attenzione alla raccolta differenziata. Delle sue attività parliamo con il direttore, ingegner Francesco
Carcioffo.
Pagina II
Accoglienza
Il problema casa è probabilmente il più difficile
per gli immigrati che giungono nel territorio italiano.
A Pinerolo opera l'associazione «Il riparo» che si
propone di offrire una soluzione di accoglienza a
medio termine; una struttura abitativa che risolva
l’emergenza per quei lavoratori che sono intanto aiutati nel cercare una sistemazione definitiva.
Pagina II
Bobbio Pellice
A cinquant’anni dalla
Liberazione il Comune
dell’alta vai Pellice ha ricordato i suoi caduti e la
Resistenza. Una lezione di
democrazia, nel corso della quale si è posto l’accento sull’importante ruolo
della scuola per crescere
nella consapevolezza della
libertà.
Pagina III
Agricoltori
L’Assemblea provinciale dei pensionati agricoltori della Anp-Cia si è svolta a Torre Pellice e ha portato all’elezione a suo presidente di Mauro Gardiol,
di San Secondo. È stato
fatto il punto sulle battaglie più urgenti per tutelare la categoria.
Pagina III
8
PAG.
Il
E Eco Delle vat.¡.¡ moEsi
venerdì 17 FEBBRAIO 1995
La Manifattura di Perosa Argentina
PEROSA: 40 MILIONI PER LA MATERNA — Il Consiglio comunale, riunito venerdì scorso 10 febbraio, ha deliberato il rinnovo della convenzione per le scuole materne private gestite dall’istituto Maria Ausiliatrice di Giaveno. Si
tratta di due sezioni che affiancano altre due classi pubbliche, in tutto circa 100 bambini provenienti anche dai paesi
vicini; la convenzione, quinquennale, prevede un contributo
del Comune di 40 milioni l’anno indicizzati. Il Consiglio ha
poi proceduto alla cessione di un’area alla Croce V adiacente alla nuova sede di via Chiampo, al posto di garages costruiti dai volontari vicino alla vecchia sede; di circa 40 milióni sarà anche l’impegno per il rifacimento della linea elettrica di via Re Umberto fino alla zona della caserma dei carabinieri. Alcuni punti sono stati invece rin l’amministrazione intende per altro riportarli presto in Consiglio (mercoledì 22 febbraio) in quanto nel caso in cui le elezioni regionali fossero confermate al 23 aprile e abbinate alle comunali, l’amministrazione locale si troverebbe alla fine di febbraio nell’impossibilità di assumere ulteriori decisioni.
NUOVO DIRETTIVO PER LA PRO POMARETTO — La
Pro Loco di Pomaretto ha provveduto a rinnovare il proprio
Consiglio direttivo. Presidente è stato confermato il sig. llario Alcalino mentre vicepresidente sarà Giovanni Rostan,
segretaria Olga Bleynat, cassiere Ettore Pons; essi saranno
coadiuvati da altri 16 consiglieri. Il nuovo direttivo resterà
in carica per un triennio.
FASCISMO, RESISTENZA, COSTITUZIONE — È questo
il titolo di un.ciclo di incontri organizzato dall’assessorato
alla Cultura del Comune di Pinerolo per la seconda metà di
febbraio. «L’avvicinarsi della scadenza del 50° anniversario
della Liberazione e il dibattito in corso nel paese stimolano
la riflessione storiografica sui fatti politici, militari e istituzionali che hanno portato alla fine del fascismo e alla nascita della Repubblica italiana e della Costituzione», dice l’assessore Alberto Barbero, e sono proprio questi gli argomenti che verranno affrontati in quattro incontri pubblici presso
l’auditorium di corso Piave. Dopo l’inizio di mercoledì 15
con la partecipazione di Gian Enrico Rusconi dell’Università di Torino, venerdì 17, il presidente della sezione torinese della Federazione nazionale insegnanti, Adriano Ballone^^
parlerà su «Insegnamento della storia della Repubblica italiana tra memoria e attualità politica». Mercoledì 22 Alfonso Di Giovine, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino, parlerà su «Le riforme istituzionali e i principi della Costituzione»; venerdì 24 Guido Neppi Modona,
docente di Diritto e Procedura penale all’Università di Torino, parlerà su «Autonomia della Magistratura e garanzie del
cittadino; dalla democrazia proporzionale a quella maggioritaria». Tutti gli incontri avranno inizio alle 16,45.
L’AUTOSTRADA TORINO-PINEROLO FUORI DAL
DECRETO MONDIALI — È stato approvato al Senato il
decreto legge avente per oggetto i finanziamenti per i campionati mondiali di sci del Sestriere del 1997 e dei giochi
del Mediterraneo di Bari. Poco di quanto proposto come
emendarnento dal senatore Ccd Claudio Bonansea è stato
approvato in aula. L’ammontare complessivo è stato fissato
in 26 miliardi; no quindi ad altri miliardi da destinare
all’edilizia ricettivo-alberghiera e al completamento
dell’autostrada Torino-Pinerolo. Si faranno, in vai Chisone,
alcuni interventi sulla viabilità esistente.
Viale Dante, 58
10066 TORRE PELLICE (To)
Tel. 0121 91367 -91624
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - « 0121(201712
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
Il direttore, Francesco Carcioffo, traccia un bilancio delle attività e dei progetti
L^Acea allarga la propria rete di acquedotti
______PIEBVALDO ROSTAN
Più di un Comune del Pinerolese ha deciso di
conferire al consorzio Acca
titolarità e gestione dei propri
acquedotti o depuratori; un
segno di crescita per l’azienda che, in base alla legge Galli sulle acque, finirà con tutta
probabilità per essere il riferimento per tutto il comprensorio. Anzi la Regione Piemonte, a cui la legge stabilisce
l’onere di individuare i bacini, sta ipotizzando un bacino
a livello provinciale e quattro
«ambiti», uno dei quali comprenderebbe l’ex comprensorio di Pinerolo (esclusa None)
e 13 Comuni del Cuneese (tra
cui Paesana, Bagnolo, Barge,
Crissolo, Sanfront, Oncino):
per questo ambito l’azienda
di riferimento per tutta la partita acqua sarebbe l’Acea.
Dunque un’ipotesi di crescita
nei Comuni serviti, almeno
per alcuni settori, proprio
mentre il consorzio ha in previsione alcuni interventi o
estensione di servizi (dal metano in vai Germanasca alla
discarica da sopraelevare...).
Parliamo dei progetti dell’
Acea con suo direttore, ing.
Francesco Carcioffo.
«Non mi sembra che ci sia
stata una corsa a portare all’Acea acquedotti o depuratori; ci sono stati alcuni casi soprattutto perché sulla depurazione il consorzio si assume
anche ogni responsabilità gestionale sgravando di preoccupazioni i sindaci. Per gli acquedotti dobbiamo tener presente che in giro ci sono situazioni veramente difficili, veri
e propri colabrodo. A Lusema
abbiamo già deciso per il solo
’95 investimenti che superano
il miliardo e dobbiamo anche
considerare le spese sostenute
nella zona centrale alla nuova
rotonda per il rifacimento delle condutture sotterranee».
- Il servizio per cui tutti i
Comuni del Pinerolese fanno
ricorso all’Acca è lo smaltimento rifiuti in discarica;
quali sono le prospettive? Un
compattatore?
- -f-.i,. ;
Raccolta differenziata
«Il discorso del compattatore è a un buon punto; abbiamo
già la ditta che si è aggiudicata l’appalto concorso e che ha
300 giorni per realizzare i lavori: in tutto circa 3 miliardi e
mezzo di investimentj. Sarà
un impianto che prevede una
selezione manuale dei materiali dopo di che avverrà la
compattazione; ciò consentirà
una riduzione nei volumi di
conferimento e, insieme all’
autorizzazione a sopraelevare
di circa 6 metri che abbiamo
già avuto, una vita della discarica preventivabile fino al
2000. Dopo o si individua
un’altra discarica in un altro
luogo oppure va avanti il progetto regionale di costruire un
inceneritore nella cintura torinese che dovrebbe servire
buona parte del Piemonte.
Ci sarebbe da fare il discorso della raccolta differenziata
a monte ma questo fatica a
decollare, soprattutto per i costi; se si fa una raccolta seria
si fa sicuramente un’operazione socialmente importante ma qualcuno la deve pagare. Sta andando avanti un
progetto regionale che muterebbe drasticamente il settore:
la Regione prevederebbe un
forte aumento della tariffa
raccolta rifiuti (-t-150 lire al
kg) a fronte di una raccolta
differenziata capillare in grado di togliere dalla discarica
gran parte dei rifiuti».
- L’Acea è anche azienda
che prende l’acqua in montagna e la porta in pianura;
senza ritorni immediati sul
piano finanziario, si è sempre
detto, ma in forma di servizi.
Tuttavia qua e là ci si lamenta
delle vostre tariffe, tra l’altro
aumentate di recente...
«Le nostre tariffe sono assolutamente allineate rispetto
a realtà simili alle nostre, anzi
in molti casi l’acqua è più cara che nella parte di Pinerolese servita dall’Acea. Il discorso delle tariffe dell’acqua
si può fare su due piani; rispetto al passato è vero che i
Comuni di montagna hanno
tariffe bassissime, vicine allo
zero; però storicamente gli acquedotti venivano finanziati
dallo Stato, i Comuni non calcolavano l’ammortamento e
richiedevano altri mutui per
ammodernamenti o ampliamento; si trattava di scelte dal
punto di vista aziendale non
certo lungimiranti né corrette.
Soprattutto nel piccolo Comune è chiaro che se non si calcola Tammortamento e si ha
come addetto alla manutenzione la stessa persona che fa
anche l’autista, l’operaio oppure un pensionato, si possono tenere le tariffe a livelli
bassissimi.
Noi oggi non possiamo fare
così; dobbiamo fare grossi investimenti e per far questo
occorrono soldi; a gioco lungo anche i cittadini avvertiranno un servizio migliore
ma al momento magari colgono solo l’aspetto dell’aumento tariffario. La legge
Galli finirà anche per far sì
che lo Stato non dia più finanziamenti per acquedotti,
tantomeno a tasso zero. Il risultato sono tariffe destinate a
raggiungere livelli europei
che sono sulle 2-3.000 lire a
metro cubo rispetto alle nostre attuali 150 e 250.
Sul discorso generale dell’acqua è impostato un progetto che sarà enorme: per il
’95 è previsto il raddoppio
dell’adduttrice dalla vai Chisone (con conseguente raddoppio della centralina idroelettrica di Inverso Rinasca che
dovrebbe così produrre 5 milioni di kw l’anno); porteremo poi una grossa adduttrice da Pinerolo fino a Frossasco e forse fino a Cumiana.
Queste estensioni fanno parte
di un progetto di anello che
unirebbe tutti i Comuni del
consorzio».
- Dall’alta vai Gennanasca giungono notizie di
importanti mutui per la metanizzazione; candidata ad offrire il servizio è naturalmente TAcea che già distribuisce
il metano fino a Pomaretto...
«Con questi mutui arriverà
il metano in zone dove economicamente sarebbe sta difficile fare un investimento; in
questo caso nón si terrà conto
dei costi di ammortamento.
Fra l’altro in realtà come
quella di Frali, dove tutti gli
allacciamenti saranno nuovi,
potrebbe essere interessante
costruire un impianto di
teleriscaldamento.
Dove si parte da zero è interessante distribuire il calore
con gli scambiatori senza che
ogni abitazione abbia la sua
caldaia con i locali adatti; in
zone come Pinerolo, con metanizzazioni sostanzialmente
recenti, è difficile che un cittadino decida di togliere la
sua caldaia per ricevere il calore col teleriscaldamento visto che i costi si equivalgono.
Comunque queste sono ipotesi allo studio e non ancora
progetti esecutivi».
L'associazione «Il riparo» nel Pinerolese
Seconda accoglienza
ERICA BONANSEA
Il problema della casa diviene di giorno in giorno
più grave: il costante aumentare dei prezzi e degli affitti
degli appartamenti rende per
le persone meno abbienti e
per gli extracomunitari sempre più difficile trovare un tetto. Per questo è nato a Torino
«Il Riparo», una società senza
scopo di lucro, che si è proposta di acquistare tramite le
quote societarie degli alloggi
da destinare agli extracomunitari o a chi ne ha bisogno.
Nel Pinerolese è stata acquistata nel 1992 una casa a
San Germano e dopo i lunghi
lavori di ristrutturazione, parecchio tempo è infatti occorso per rifare il tetto in pietra,
due dei tre alloggi che ne sono stati ricavati saranno agibili in primavera.
«Ci sarà un alloggio su due
piani - spiega Carlo Gonella,
uno dei soci che ha gestito i
lavori di ristrutturazione composto da quattro vani che
potrà ospitare un nucleo familiare di quattro o cinque componenti. Gli altri due sono dei
monolocali di circa 40 metri
con bagno, occupabili da una
coppia o da un nucleo fami
liare di tre persone. Nel monolocale del piano superiore i
lavori stanno iniziando ora».
Una commissione dovrà
quindi decidere quale famiglia, tra quelle che faranno
domanda, ha maggiore necessità di ricevere la casa.
Questi alloggi non dovranno
però essere considerati definitivi, ma luoghi di accoglienza
a medio termine, per risolvere
situazioni di emergenza e permettere l’integrazione. «Gli
inquilini saranno tenuti a pagare un affitto, anche se modesto, e le spese domestiche
come l’acqua, la luce, il riscaldamento - specifica un altro dei promotori, Carlo Bianco - perché questi alloggi devono essere un aiuto ma devono anche abituare le persone a gestire le proprie spese».
Per il momento i soldi ricavati dalla vendita delle quote,
da offerte e dalla successiva
vendita di un appezzamento
di terreno accanto alla casa,
hanno permesso l’acquisto
dell’immobile e la ristrutturazione attuata per gran parte in
maniera volontaria, ma resta
ancora da terminare il terzo
alloggio. È possibile contribuire tramite il c.c. bancario
Crtn. 2033981/85.
Valli Chisone e Germanasca
Bilancio approvato
______LILIANA VIGLIELMO_____
V
E ormai giunto al capolinea il Consiglio della
Comunità montana valli Chisone e Germanasca, alla vigilia delle (probabili) elezioni
che lo rinnoveranno; è anche
terminata la gestione dell’Ussl 42, che verrà a inserirsi nel
territorio dell’Ussl 10. Tra gli
ultimi adempimenti, l’approvazione del bilancio di previsione 1995 del settore socioassistenziale per l’Ussl e del
conto consuntivo 1994 per la
Comunità montana, a cui è
stata dedicata la seduta del 10
febbraio a Perosa Argentina.
Il bilancio, di circa 2 miliardi, deve far fronte alle necessità di una vasta fascia
della popolazione residente
nelle due valli: anziani ospitati nelle comunità alloggio e
nei centri e case di riposo, più
di 200 persone autosufficienti
e non; 20 ospiti del Centro
socio-terapeutico di Perosa
Argentina, oltre agli affidamenti familiari e all’assistenza economica per chi non può
mantenersi con i propri mezzi. È stato assicurato il mantenimento di tutti i servizi ai
livelli attuali, compreso quello di assistenza domiciliare.
che è molto apprezzato dalla
popolazione. Senza sorprese
il conto consuntivo dell'eserci*io 1994 per la Comunità
montana, con quasi 3 miliardi
di entrate, che è stato approvato rapidamente, come pure
l’assestamento di bilancio per
il ’95 di 204 milioni. In ultimo, l’assessore Gino Long ha
riferito sui lavori di ristrutturazione del mattatoio di Pomaretto, che ne garantiranno
il funzionamento secondo le
norme comunitarie. Un contributo provinciale di 100 milioni permetterà di completare la funzionalità della struttura che rimarrà l'unica su
tutto il territorio della Comunità montana.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubbiica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoli
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
9
w
tk^ERDÌ 17 FEBBRAIO 1995
m
E Eco Delle %lli ¥vldesi
PAG. Ili
Bobbio Pellice commemora i 50 anni dalla Liberazione
In difesa di libertà e democrazia
Si è tenuta a Torre Pellice l'assemblea provinciale
Tutelare i pensionati agricoltori
Pomenica 5 febbraio si è
tenuta l’annunciata manifestazione nella ricorrenza del
cin^uutenario della Liberaàone: la data prescelta coincide ebn iu «presa» della cacprtna di Bobbio occupata da
Stìtasdsli.
La giornata particolarmente
bella e soleggiata ha permesso
unHOtevole afflusso di persone. E® manifestazione si è
svolta secondo il programma,
iniziando con il corteo che
¿Ila piazza Caduti per la Libertà ha raggiuntp il monumento dei Partigiani nel locale
cimitero comunale, dove giacciono le spoglie dei 4 partigiani di Bobbio caduti: Mario
Ceseri, Paolo Garnier, Pietro
paolasso e Giovanni Vigna.
IÌ:eprteo, dopo un intermezzo musicale della banda di
Torre Pellice e la deposizione
di nna corona al monumento
aiJÉaduti di tutte le guerre
patìcolarmente imponente, è
poi rientrato in piazza dove il
sindaco di Bobbio, dalla decisione dì sospendere per il 5
febbraio ogni manifestazione
sportiva a seguito del luttuoso
fatto di Genova, ha colto lo
spunto per ricordare come il
semejdella violenza non sia
ji^attò morto ma trovi terreno
fpdondo in Italia e altrove,
coinè dimostrano le guerre in
atto in molte parti del mondo.
È,seguito l’intervento della
pfesidente dell’Assemblea
regionale del Piemonte, Carla
4|3^uo1o, che ha avuto modo ffl illustrare l’impegno della Regione nella difesa dei
^eipi di giustizia, libertà e
democrazia, soffermandosi
poi sul particolare momento
politico. I convenuti hanno
particolarmente apprezzato le
parole e la presenza della presidente, la cui partecipazione
era stata assicurata solo all’
ultimo momento.
Ha preso poi la parola il
presidente della Comunità
montana, Cotta Morandini,
che ha vissuto i duri momenti
della Resistenza non come
partigiano ma come internato
CLAUDIO RIVOIRA
Barma d’Aut (vallone del Subiasco, alta vai Pellice)
in Germania. Proprio per la
sua esperienza personale.
Cotta Morandini ha avuto parole dure contro ogni tentativo di riproporre soluzioni
autoritarie nel paese.
Infine il prof. Lorenzo Tibaldo, studioso attento della
storia della valle, "ha parlato
sul tema «I valori della Resistenza oggi; la scuola e la
cultura a fondamento della
società democratica», traendo
spunto dal ruolo delle scuole
della valle fin dai secoli passati (scuole Beckwith, Mauriziane. Collegio valdese), ha
insistito sulla formazione culturale dei valligiani e sull’importanza della scuola nel suo
complesso prima, durante e
dopo la Resistenza. Il prof.
Tibaldo ha messo in evidenza
l’importanza della scuola per
la formazione critica dei giovani; questa importanza è più
che mai fondamentale oggi,
tenuto conto del sempre maggior peso che hanno sulla so
cietà civile i mezzi di comunicazione^ televisione, radio e
giornali. E del tutto evidente
che anche in presenza di una
pluralità di informazione, chi
legge e ascolta deve essere
messo nelle condizioni di fare
una lettura critica della notizia, qualunque essa sia, e deve potersi fare un’idea personale dei fatti e non «subire la
notizia» che lo porterebbe ad
essere succube delle idee e
delle imposizioni altrui.
In questo contesto, quindi,
la scuola deve attrezzarsi
sempre di più e rispondere alle domande di tutto il territorio in modo capillare e
completo. Nella sua conclusione, il prof. Tibaldo ha ribadito che è anzitutto la scuola,
come momento di formazione
critica, che deve gettare le
fondamenta per la creazione
di una società civile e democratica, fondata sulla cosciente diversità di opinioni e indirizzi politici.
Ha fatto registrare una
buona partecipazione
l’assemblea provinciale dei
pensionati aderenti all’Associazione nazionale dei pensionati della Confederazione italiana agricoltori (Anp-Cia),
che si è svolta il 4 febbraio
presso la Foresteria valdese a
Torre Pellice. Dopo una breve
introduzione del presidente
della Cia di Torino, Lodovico
Actis Perinetto, nel corso della quale è stata ricordata la figura di Oscar Bouchafd, indimenticato funzionario dell’allora Confcoltivatori di Torino
che tanto ha fatto per le genti
e i pensionati delle campagne,
e dopo il saluto del vicesindaco del Comune ospitante, il
presidente uscente delTAnpCia di Torino Valter Zanoni
ha elencato e approfondito i
problemi attuali della categoria. In particolare, ricordati i
grossi temi che tutti i pensionati si trovano a dover affrontare (tagli sulle pensioni, sulle
spese sanitarie, problema dei
servizi, ecc.) ha esposto i punti salienti che compongono la
piattaforma nazionale.
In primo luogo sono rilevanti il problema della mancanza di integrazione tra i vari livelli di assistenza (ospedaliera, domiciliare integrata
e cioè infermieristica specialistica e xiabilitativa, fornita
da Stato, Regione ed enti locali), la carenza di finanziamenti sia per questi servizi
che per la costruzione delle
residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e in ultimo la necessità di prendere misure atte a ridurre gli squilibri che
ancora esistono in termini
quantitativi e qualitativi tra la
spesa sociale delle aree urbane e quella delle aree rurali.
In particolare si dovrà arrivare all^ costruzione e al reale
funzionamento dei distretti socio-sanitari per poter garantire
prevenzione, riabilitazione ed
educazione sanitaria; a questo
proposito è bene ricordare che
Voi, che cosa
avreste fatto?
Egr. signor direttore,
essendo contitolare dell’azienda agricola a conduzione
familiare Orsina, le scrivo in
merito all’incredibile vicenda
del nostro allevamento di polii) della quale si è occupato
anche il suo giornale, che dopo ben 27 anni di attività è
stato costretto a chiudere, priVffldoci così della nostra attività lavorativa. Infatti il ricorsofaisso il Tar aH’ultima or^^a del sindaco di Torre
Pellice non è stato accolto e,
Wctedibilmente, neanche il
Consiglio di Stato ha sospeso
per ora il provvedimento.
Mio padre iniziò l’attività
®el 1968, in un vecchio capanone in zona industriale,
®on regolare nulla osta delle
mttorità sanitarie. Continuam®o la nostra attività nel cosiddetto «centro abitato» ma
m zona industriale, senza nessun tipo di problema con la
Popolazione, fino a quando,
Wi séguito alTassottigliarsi
della zona industriale, comPerve il primo provvedimento
sindacale del 1978, al quale
®io padre si adeguò con alcud*.^orgimenti tecnici.
.Preoccupati per la nuova
**®®zione venutasi a creare.
chiedemmo l’intervento del
medico provinciale il quale
non rilevò emissioni dannose
per la salute pubblica. Inoltre, la relazione del medico
provinciale del 1979 negli
accorgimenti consigliati invitò l’amministrazione comunale a non rilasciare ulteriori concessioni edilizie per
abitazioni in prossimità della
zona industriale, se quest’ultima voleva essere mantenuta
come tale.
Ciononostante l’amministrazione comunale rilasciò
ulteriori licenze edilizie,
ignorando la nostra preoccupazione, manifestatagli mediante alcune lettere, costringendoci a fare una segnalazione pubblica a pagamento
(maxiscritta «Allevamento
polli» collocata sul capannone) sull’attività produttiva da
noi esercitata, al fine di rendere consapevoli i futuri acquirenti degli appartamenti i
via di costruzione.
Nel 1983, puntualmente,
l’autorità sanitaria locale fece
intervenire l’Istituto di igiene
il quale, deludendo le aspettative delle autorità locali,
non rilevò emissioni nocive
per la salute pubblica se non
quella di una molestia limitata all’odore che periodicamente si manifesta. Il prof.
Gilli, relatore in quell’occasione, manifestò perplessità
riguardo alla concessione
dell’autorizzazione edilizia in
prossimità di tale attività,
premesso che questa era
preesistente.
A questo punto in risposta
alla nostra disponibilità a delocalizzarci, se incentivati a
farlo, il Comune sotto consiglio deirUssl (quest’ultima,
contemporaneamente, sondava tramite lettere agli abitanti
della zona, la presenza di
eventuali disturbi dovuti a
polvere di carattere animale,
indicandone i possibili sintomi), emanò ulteriori provvedimenti restrittivi nei nostri
confronti.
Ad alcuni ci potemmo adeguare come nel caso dell’ordinanza del 1990 (secondo
cui uno dei quattro vuoti sanitari, della durata di circa 30
gg, previsti all’anno doveva
essere obbligatoriamente a
luglio) mentre ad altri dovemmo opporci, come all’ordinanza del 1988 (che stabiliva la chiusura delle finestre
dal lato dei condomini, provvedimento inefficace per
l’odore e pericoloso per la
salute degli animali) e all’ultima, del 1992, che evocando
il possibile nocumento alla
salute pubblica per la presenza in letteratura di malattie
trasmissibili all’uomo, ci impose l’installazione di un
inesistente impianto atto, si
badi bene, all’eliminazione
totale di tutte le emissioni.
esistono in Italia realtà in cui i
distretti socio-sanitari hanno
problemi di operatività ben
più pesanti rispetto alla realtà
locale. Inoltre viene richiesto
il decentramento territoriale
dei servizi sanitari anche con
l’istituzione di centri mobili.
Infine è importante dare attuazione ai piani socio-assistenziali a tutela dell’anziano considerandolo non tanto e non
solo come individuo in stato
di bisogno ma come soggetto
a pieno titolo nel rapporto con
le istituzioni.
In conclusione Zanoni ha
sottolineato l’importanza del
problema organizzativo, della
reale presenza dell’Anp-Cia
sul territorio per poter dare
concretezza agli enunciati e
alle rivendicazioni. Tra gli interventi dei presenti è stato
molto apprezzato quello di
Mariena Gaietti, ritirata dal
lavoro (come si è ironicamente definita), già responsabile
dei servizi socio-assistenziali
nell’ex Ussl 43 e impegnata
nell’associazione «La bottega
del possibile» che si occupa
di domiciliarità dei servizi.
soluzione mai applicata a un
allevamento di polli. Ora
chiedo a lei e ai suoi lettori;
- come può il giudice Calvo del Tar non considerare,
nel merito del contenzioso, le
relazioni del dipartimento di
Patologia aviare dell’Università di Torino e dell’Istituto
zooprofilattico triregionale
(redatte rispettivamente dal
prof. Guarda e dal prof. Cantini) le quelli dimostrano come sia pressoché impossibile
contrarre tali malattie da un
allevamento avicolo?
- come posso ora delocalizzarmi, avendo come unico
bene un capannone industriale in zona propria, ma situato
a 15 metri dalle abitazioni più
prossime? A chi mai potrebbe
interessare?
- credono forse il giudice
Calvo e i firmatari (140!) di
quella petizione che se ne
avessi avuto la possibilità
non me ne sarei già andato,
specialmente dopo aver subito, nell’estate del 1991, un
incendio di dubbia natura
che ha completamente distrutto il deposito delle attrezzature?
- vi sembra giusto tutto
ciò?
Infine, che cosa avreste fatto voi lettori e lei signor direttore in una situazione del
genere?
Daniele Orsina
Torre Pellice
che ha sottolineato l’importanza del rapporto degli operatori con gli anziani e il rischio che parte della nostra
società consideri gli anziani
come «fonte di reddito» ai limiti della speculazione.
Silvestro Giachino, segretario nazionale dell’Anp-Cia, ha
coneluso i lavori riprendendo
alcuni punti della relazione di
Zanoni ricordando l’attività
che viene svolta per esempio
a difesa dei diritti dei pensionati coltivatori nell’attuale fase di discussione di riforma
del sistema pensionistico.
Giachino ha indicato inoltre il
rafforzamento dell’azione sul
territorio come uno dei passi
essenziali per il miglioramento delle condizioni di vita nelle campagne, non solo per gli
anziani di oggi ma anche per
le generazioni future.
In conclusione si è passati
alle votazioni; è stato eletto
all’unanimità come presidente
dell’Anp-Cia di Torino Mauro Gardiol, coltivatore diretto
pensionato di San Secondo e
già membro della presidenza
provinciale della Cia.
La singolare vicenda di Agostino Passi
Trent'anni
dì teatro dialettale
È una bella storia quella di
Agostino Passi, nato a Villar
Perosa nel 1927, rimasto prèsto orfano, cresciuto in collegio fino a 17 anni, operaio, tipografo e poi di nuovo operaio alla Riv di Villar Perosa, ■
oggi pensionato e da trent’anni a questa parte animatore di
uno dei teatri in piemontese
più longevo e di successo
dell’intera regione, con sede
stabile a Perosa Argentina:
«Ho cominciato a recitare
dai salesiani - racconta Agostino Passi - quando a fare
teatro erano solo gli uomini,
poi ad un certo punto, all’inizio degli anni Sessanta,
ho voluto provare anch’io a
scrivere qualcosa. Le nostre
recite parrocchiali mi sembravano troppo riduttive e a
volte monotone. La mia prima opera in piemontese l’ho
scritta nel 1964 e da allora
non ho mai smesso. La scelta
di scrivere in “dialetto ” è nata proprio dalla volontà di
comunicare con la gente attraverso la lingua che viene
più naturale, forse perché a
me in collegio avevano imposto di usare solo l’italiano».
Fino ad oggi il teatro di
Passi e della sua compagnia
ha rappresentato ben 22 commedie «brillantissime», come
ama definirle l’autore, con
una media di 6-7.000 spettatori di una stagione, che praticamente riempiono ogni volta il
teatro di Perosa Argentina che
ha quasi 400 posti. «Nel corso
di questi trent’anni - spiega
ancora Passi - fare teatro è
diventato per me e gli altri
della compagnia uno stile di
vita. Siamo tutti molto amici,
ci ritroviamo per le prove, per
stare insieme al di là del teatro e ci aiutiamo nel momento
del bisogno. Nella compagnia
ognuno fa quello che sa fare,
chi non recita per esempio si
occupa di .scenografia e luci
e i più piccoli i nostri figli e i
nostri nipoti, stanno alla
biglietteria, accompagnano il
pubblico in sala, insomma
siamo come una grande famiglia. Dal 1964 ad oggi sono
passate nel mio teatro quasi
duecento persone e raramente
qualcuno si è allontanato definitivamente».
Il segreto di un successo di
così lunga durata, quasi un’
eccezione nel panorama delle
esperienze dilettantesche e in
lingua, Passi lo spiega in questo modo, con una punta di
giusto orgoglio; «Le nostre
rappresentazioni durano oltre tre ore eppure l’attenzione e la partecipazione del
pubblico sono sempre molto
intense, dall’inizio alla fine
ciascuno si coinvolge nelle
storie che metto in scena.
Questo succede perché nei
copioni che scrivo cerco
sempre di parlare dei problemi di cui la gente parla per
strada, delle cose che preoccupano e interessano gli abitanti di questa valle e i personaggi sono proprio loro, le
persone che incontro per
.strada, i montanari. Abbiamo
messo in scena il problema
degli anziani, quello della
droga, dell’aborto, dell’abbandono dei monti, della
solitudine e del tradimento.
Si passa dal pianto al riso
nelle nostre recite e questo
attira e coinvolge, è come se
ciascun spettatore potesse
entrare sul palco con noi».
Quale sarà il futuro di questa compagnia, che oggi conta circa trenta persone, tra attori e tecnici, che come in origine continua a lavorare per
amore del teatro e per beneficenza? Il futuro non è roseo,
secondo il suo fondatore che
non solo vede sempre più rarefarsi l’interesse dei giovani
per la recita in piemontese:
«Noto anche come le generazioni ultime facciano più fatica di noi, ormai tutti tra i
quaranta e i settant anni, a
coinvolgersi in un progetto di
lunga durata - dice ancora il
padre della compagnia teatrale piemontese di Perosa Argentina -. / miei attori più
giovani dapprima .si ehtusiasmano ma poi si stancano e
così finiscono col restare per
una recita o due; al momento
non vedo il ricambio e questo
mi addolora non poco».
10
PAG. IV
E Eco Delle ¥vlli ì^ldes:
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 1995
Pinerolo
Pensieri
diversi di
giovani poeti
La poesia e i pinerolesi. Sono molti gli autori e le autrici
di poesie nel Pinerolese? A
questa domanda è difficile
dare una risposta anche perché parecchie persone che
compongono versi hanno difficoltà a manifestarsi e a mostrare le loro composizioni.
Recentemente però è stata
pubblicata dalla casa editrice
«L’altro modo» una raccolta
di poesie di autori pinerolesi
dal titolo «Pensieri diversi».
La raccolta, come è detto nella premessa al libro, non è
certo esaustiva del panorama
culturale pinerolese, né per
altro ha la pretesa di esserlo
ma propone comunque una
sessantina di poesie di circa
venti autori diversi. Dalle
poesie qui presentate emergono gli stili e le sensibilità dei
diversi autori ma anche la loro voglia di comunicare e di
manifestarsi.
Per questi autori il gruppo
di riferimento è quello dell’associazione culturale «La
chimera», che nata con questa veste nel ’93, su iniziativa
di alcuni poeti pinerolesi, con
l’andare del tempo si è trasformata in un gruppo artistico, che comprende al suo interno anche musicisti, pittori,
fotografi ecc.
Novara
Concorso
per studi su
donna e lavoro
L’amministrazione comunale di Novara, la Commissione speciale consigliere comunali, il Centro documentazione donna «Gisella» e 1’
Agenzia per l’impiego del
Piemonte, con il contributo
della Banca popolare di Novara, hanno istituito la seconda
edizione del concorso «Donna
& Lavoro» per analisi o ricerche sulla condizione femminile in rapporto al lavoro.
Il premio è articolato su tre
borse, rispettivamente di cinque, tre e un milione di lire.
L’indicazione «Il tempo pubblico, il tempo privato», ovvero il doppio ruolo svolto
dalla donna, lavoratrice sia
all’interno sia all’estemo della famiglia, non preclude la
possibilità di sviluppare la ricerca su un aspetto storico,
culturale, sociale o economico che analizzi uno o più periodi, o particolari segmenti
della condizione delle donne
in rapporto al mondo del lavoro, riferite a situazioni e
realtà del Piemonte.
Gli interessati possono ritirare il regolamento e la scheda di partecipazione presso
l’Agenzia per l’impiego in
Piemonte, via Arcivescovado
9/C, 10121 Torino, tei. 0115613222; fax 011-51765737.
ANGROGNA — Venerdì 17 febbraio, alle 21,15, alla sala unionista, il Gruppo teatro Angrogna riproporrà il suo ultimo lavoro «Café
Liberté»; la serata sarà replicata sabato 18 con incasso a favore delle
popolazioni alluvionate. Prenotazioni presso libreria Claudiana di Torre Pellice.
BOBBIO PELLICE — Alle 21 del 17 febbraio, nella sala polivalente, la filodrammatica presenterà «Metti una suocera in casa»; la serata sarà replicata sabato 18.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 17 febbraio, alle 20,45,
alla sala Albarin, l’Unione giovanile presenterà «Il malato immaginario» di Molière; la serata sarà replicata il 4 marzo.
POMARETTO — Venerdì 17 febbraio, alle 20,30, nella sala del
teatro, la filodrammatica presenterà lo spettacolo «Roxy»; la serata
sarà replicata sabato 18.
PRAMOLLO — Alle 20,30 di venerdì 17 e di sabato 18, nella sala,
la filodrammatica presenterà il dramma in ue atti «E lucean le stelle».
TORRE PELLICE — Venerdì 17 e sabato 18 febbraio, nel tempio, la filodrammatica dei Coppieri presenterà «Tredici a tavola», due
atti di Marc Gilbert Sauvajon,
VILLAR PELLICE — Venerdì 17 e sabato 18 febbraio, alle 21,
nella sala valdese, la filodrammatica presenterà il dramma «Sangue
valdese» e l’atto comico «Sganarello».
VILLAR PEROSA — Venerdì 17, alle 20,45, nella sala presso il
tempio, la filodrammatica presenterà la commedia in piemontese «Baraonda dal dotor d’ia mutua» a cui seguirà la farsa «Pierbattista il trasformista»; replica il 4 marzo.
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI G. MIEGGE — Sabato 18 febbraio,
alle 17, nei locali della chiesa valdese di via dei Mille, rincontro del collettivo teologico «G. Miegge» verterà sul testo
«Etica» di Dietrich Bonoeffer; verrà preso in esame il quarto
capitolo; «Le cose ultime e penultime».
VILLAR PELLICE — Mercoledì 22 febbraio si terrà la riunione
quartierale al Ciarmis.
BOBBIO PELLICE — Martedì 21 febbraio si svolgerà la riunione all’Inverso.
TORRE PELLICE Martedì 21 febbraio , alle 20, riunione
quartierale ai Simound; mercoledì 22 ai Bouissa.
• Venerdì 24 febbraio alle 20.30, a Villa Elisa, si svolgerà il
secondo di un ciclo di studi biblici per quanti delle comunità
di Angrogna, Torre Pellice e Lusema San Giovanni, gravitano
in particolare sulla zona Appiotti.
RORÀ — Giovedì 23 febbraio, alle 20,30, nella .sala Morel, si
svolgerà lo studio biblico.
POMARETTO — Mercoledì 22. ore 20,30, riunione al capoluogo; venerdì 24 febbraio, alle 15, riunione a Inverso Clot.
VILLASECCA — Lunedì 20 febbraio, alle 20. riunione quartierale a Pian Faetto.
PRALI — Le prossime riunioni saranno martedì 21 febbraio, ore
20, a Ghigo e mercoledì 22, ore 19,30, a Pomieri Giordano.
Un momento della gara di Borgaro
GINNASTICA ARTISTICA: BELLA AFFERMAZIONE DEL 3S — A Borgaro Torinese domenica 12 si
è svolta la seconda prova del
Campionato interprovinciale
Torino e Aosta, categoria giovani di ginnastica artistica. La
gara disputata nelle specialità
«prove a percorso» e «corpo
libero» si è conclusa con la
piacevole sorpresa dell’affermazione della 3S, che schierava una formazione di sei
elementi provenienti dai corsi
comunali che si stanno svolgendo a Lusema San Giovanni e Torre Pellice. Le piccole
vincitrici sono Samanta
D’Anna, Simona Ferrando,
Nathalie Janavel, Isabel Dosano, Esther Marchetti e Veronica Molisso.
PINEROLESI DI CORSA CAMPESTRE: TERZA
TAPPA A LUSERNA —
Domenica 12, nel complesso
sportivo Alpi Cozie di Luserna, si è disputata la terza tappa dei campionati pinerolesi
di corsa campestre, organizzata dall’associazione locale
3S. Nonostante le numerose
assenze tra gli atleti, decimati
dall’influenza stagionale, il
pubblico si è divertito, grazie
alle prestazioni della brava
Mariangela Grosso, ormai
vincitrice incontrastata del titolo femminile, e dei giovani
lusemesi Cogno e Falco, favoriti anche dall’assenza dei
pinerolsei Becchio e Valentino, impegnati a livello nazionale. In particolari tra le esordienti la vittoria è andata a
Mignarini e tra i maschi a
Ferma; tra le ragazze 1 “ Pascal
e tra i maschi Bresso; tra i cadetti 1“ tra le femmine Marchetto e r tra i maschi Bizzi.
Nella categoria allieve ha prevalso Rubiano e tra i maschi
Micol, tra gli júniores vittoria
a Cogno; vittoria di Grosso
nella categoria seniores femminile e di Falco tra i maschi,
infine nella categoria dei veterani vittoria a Barra (veterani
A) e a Marino (veterani B).
PALLAMANO CADETTI PROVINCIALE: VITTORIA ALL’ULTIMO MINUTO — I lusemesi del 3S
hanno visto fino all’ultimo il
risultato in discussione, ma
alla fine la vittoria per 17 a
19 è arrivata. La partita contro il Regio Parco è stata
spettacolare e divertente, grazie anche alle buone prestazioni di entrambe le squadre e
in particolare grazie ai giovanissimi Revel e Stefano Rivoira e a Mauro. Sconfitta per
8 a 31 per le lusemesi,
all’esordio nel campionato regionale júniores, che hanno
subito il marcatissimo divario
tecnico rispetto alle ariete del
Valdhanball; il risultato negativo è stato causato anche da
un grave incidente occorso a
Daniela Bertalot.
PALLAMANO MASCHILE SERIE D: PARTITA
SOFFERTA — I lusemesi
del 3S sono stati sconfitti dalla squadra di Rivalta, neoretrocessa dalla serie C, dopo
una gara combattutta soprattutto durante un buon primo
tempo. L’incontro, che ha richiesto numerosi interventi
dell’arbitro e dell’infermeria,
ha visto i lusemesi sconfitti
per 15 a 27. Si sono segnalati
in particolare Giordan e Canale per il 3S e lannuzzi,
Gallino e Mastrogiacomo per
il Rivalta.
TENNIS TAVOLO — Bel
colpo della Valpellice capace
di superare per 5 a 0 il Tt
Bordighera con partite emozionanti; due i punti di Malano e Davide Gay, 1 per Sergio Chili che ha ben sostituito
Rosso. Sconfitta scontata invece per la C2 regionale, 2 a
5 con l’Alpignano; hanno
giocato Belloni, Piras e Arnoulet, che alla seconda partita in campionato ha mostrato
concentrazione e calma. In
serie D2 provinciale sconfitta
della Valpellice a Torino con
il Dopolavoro poste per 5 a 1 ;
hanno giocato Peracchione,
autore del punto, Genre e
Bricco. Nelle prossime partite
sabato 18 la CI andrà a Torino e la C2 sarà ad Asti con il
Don Bosco.
IL CALCIO FA 0 A 0 —
Doppio pareggio a reti inviolate per le due formazioni pineroiesi più accreditate. 11 Pinerolo ha condotto una gara
molto attenta a Valenza sfiorando il classico «colpaccio»
a pochi minuti dal termine
con Pallitto. Il Lusema, in
Promozione, non è andato oltre lo 0 a 0 con il Meroni sul
campo di casa. Sabato il Pinerolo affronterà il Savona terzo
in classifica e il Lusema sarà
in trasferta ad Alba.
BOCCE: IL VELOCE
KO A CRIA VARI — Dopo
aver inseguito a lungo la possibilità di riagganciare la vetta, i pinerolesi del Veloce
Ferrerò hanno subito una dura sconfitta in Al di bocce a
Chiavari per 12 a 4; il Pinerolo resta terzo ma a 25 punti
dalla capolista.
VOLLEY: MALE LA 3S
— Fermi i campionati di CI
per la pausa prevista dalla
Federazione, nei campionati
minori il 3S ha perso 3 a 1 in
seconda divisione e per 2 a 1
nel campionato allievi ma•schile.
17 febbraio, venerdì — PINEROLO; Il circolo Stranamore
di via Bignone ricorda la festa
valdese con un concerto, alle ore
21, contro l’intolleranza e il razzismo, del cantautore Tullio Rapone. Formatosi con De Gregori
e Venditti alla scuola del Folck
studio di Roma, Rapone arriva a
Torino, si avvicina al mondo valdese e incide il suo primo album
«La porta». A Stranamore, oltre
a brani di quell’album, presenterà, insieme al duo Aares con
chitarra acustica e percussione,
pezzi in anteprima del prossimo
disco «Favole d’amore» che
uscirà a maggio.
17 febbraio, venerdì — SAN
GERMANO; Per la rassegna
«Venerdì intorno al fuoco» proposta dall’associazione La Turinella, presso l’ex municipio in
borgata Turina, alle 21, la professoressa Gabriella Assom parlerà di «Questione palestinese»,
storia e situazione attuale.
18 febbraio, sabato — PINEROLO; Presso il Teatro-incontro
di via Caprini, alle 21, si conclude la rassegna «Risonanze europee»; con una serata dedicata alla
Germania con musiche di Wagner, Liszt, Mahler, Strauss,
Weill e Chiapperò; verranno proposti testi di Bertoldt Brecht.
18 febbraio, sabato — BOBBIO PELLICE; Alle ore 21, nel
tempio valdese, il gruppo Tracktwenty nine (Giovanni Battaglino, Claudio Bonetto, Stefania
Brun, Simona Passone, Andrea
Ughetto) presenterà una serata di
musiche rock e country; l’incasso sarà devoluto all’Associazione pace Valpellice.
19 febbraio, domenica —
VILLAR PEROSA; Per la rassegna Piemonte in musica, alle
21, nel tempio valdese Alfredo
Castellani, pianoforte, eseguirà
musiche di Schumann e Brahms.
19 febbraio, domenica —
POMARETTO; Dalle 14 iniziano le manifestazioni organizzate
dalla Pro Loco per il carnevale; il
ritrovo delle maschere e della
banda musicale sarà nella piazza
del municipio dove verranno distribuiti i «gofri» e ci sarà un
piccolo concerto della banda; alle 17 premiazione della maschera
più bella. In caso di cattivo tempo la manifestazione sarà rinviata di sette giorni.
20 febbraio, lunedi — PINEROLO; Alle 16, nell’aula magna
del Liceo Porporato, via Brignone, la corrispondente da Parigi
del «Manifesto» e del «Messaggero», la pinerolese Anna Maria
Merlo, parlerà sul tema; «L’Italia
vista dall’Europa».
20 febbraio, lunedi — LUSERNA SAN GIOVANNI; Per
la serie di incontri «Rileggere la
Costituzione» promossa dal Centro culturale valdese, dal distretto
scolastico e dalla scuola media
•Statale, alle 20,30, presso l’auditorium Alfonso Di Giovine, docente universitario, parlerà su «1
valori fondamentali della Costituzione; diritti, poteri, responsabilità».
21 febbraio, martedì — PINEROLO; Alle 21, nel salone
dei cavalieri in viale Giolitti 7,
per il ciclo «Parliamo di storia»,
Gianni Balcet interverrà su «Industria italiana ed economia intemazionale».
23 febbraio, giovedì — TORRE PELLICE; Per la rassegna
teatrale «Nascondigli» presso il
cinema Trento, alle 21, il Kontrast teatro presenterà «Il caso
Makropulos», da Karel Capek;
regia di Alessandra Delù.
23 febbraio, giovedì — LUSERNA SAN GIOVANNI; Si
apre, presso la sala mostre del
Comune in via ex Deportati e Internati la mostra «Sarajevo vuole
vivere» realizzata dai bambini
della città assediata; la mostra resterà aperta fino al 28 febbraio.
24 febbraio, venerdì — PEROSA ARGENTINA; Per la se
rie di incontri «I mestieri del cinema» organizzata dall’associazione Alidada e dal gruppo Iniziativa culturale di Villar Perosa,
alle 21. nella sala conferenze
dell’UsI, incontro con Alberto
Signetto, regista. Paolo Favaro,
tecnico del suono, Piero Milanese, montaggio e produzione.
24 febbraio, venerdì — PINEROLO; Presso il centro sociale di via Podgora, alle 20,45,
il past. Bruno Corsani, già docente alla Facoltà valdese di teologia di Roma, parlerà su «Difficoltà da superare nella lettura
della Bibbia».
25 febbraio, sabato — VILLAR PELLICE; Alle 21, nel
tempio, concerto inaugurale del
nuovo organo con un concerto
del maestro Walter Gatti.
25 febbraio, sabato — POMARETTO; Presso il tempio,
per la rassegna «I musicanti»,
Beppe Gambetta presenta una serata di Flatpicking & fingerstyle,
la chitarra nella musica del Nord
America; inizio ore 21,15.
CHiSONE • QERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENÌCA19FEBBRAÌO
Viilar Perosa: Farmacia De
Paoli - Via Nazionale 29, tei.
510171
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde. Porte : tei. 201454
VALPELUCE ,
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 FEBBRAIO
Lusema San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Slancio 4 - (Lusema Alta), tei.
900223
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, Pinerolo, tei.
2331
Ambulanza:
Croce Verde, Pinerolo, tei.
22664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso i distretti.
ClNEM.,4
TORRE PELLICE — 11 ci
nema Trento propone, giovedì e
venerdì, ore 21.15, Viaggio in
Inghilterra, sabato, ore 20 e
22,10, Inviati molto speciali;
domenica ore 16, 18. 20 e 22.10
e lunedì, ore 21.15, Kika.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì.
Ricordando Hemingway; sabato. La regina Margot; da domenica (ore 16, 18.30 e 21) a giovedì, Stargate. Nei giorni feriali
l'inizio è alle 21.
PINEROLO — La nuiltisala
Italia propone alla sala «5cento»
Franckenstein; feriali 20 e
22,20; sabato 20 e 22.30. domenica 15,17.30, 20 e 22,20.Alla sala «2cento» Clerks - Commessi;
feriali 20, 20 e 22,20; sabato
20,20 e 22,30, domenica 14.30,
I6,.30, 18,20. 20.20 e 22.20.
Economici
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari: tei
0121-40181.
35ENNE, separata, disponibile qualunque lavoro in qualsiasi
città anche estero. .Scrivere o telefonare Roberta Pavinato, via G.
Da Pedemuro 24. 36100 Vicenza, Italia; tei. 0444-503703.
11
:v;.f
Ìf^DÌ 17 FEBBRAIO 1995
PAG. 7 RIFORMA
Scene di vita quotidiana a Mogadiscio
■'L'ifccisione di Palmisano evidenzia le contraddizioni del commercio mondiale
Ho\, ì responsabili della guerra delle banane
OIORGIO GARDIOL
S ui giornali di tutto il mondo è rimbalzata la notizia
deli-uccisione «per sbaglio»
dell’j^ratore televisivo Marcello Pàlmisano e di altri sette
somali per la «guerra delle
banane». I paesi del cosiddetto ;#teo mondo» sono infatti
oggetto di una «guerra» comntófciale che comporta operazioni-lecite e illecite. Così le
potenze «industriali» si competono i mercati della produzione alimentare esotica, delle materie prime, del petrolio
ma anche il traffico d'armi a
sostegno dei potenti al loro
servizio, i traffico di rifiuti
pericolosi e di .scorie tossiche.
E uno degli aspetti del vecchio colonialismo che ogni
tanto ricompare.
Nel caso della Somalia, la
guerra delle banane ha origine nel contrasto che oppone
la multinazionale Dole alla
Somalfruit per il controllo
della produzione delle banane
«somalite», una c|ualità di banane che si vende molto bene
sul mercato internazionale.
La Spmalia è infatti il pri
mo produttore africano di banane che sono esportate soprattutto nei paesi dell’Unione europea. Finora la produzione delle banane somale era
controllata unicamente dalla
Somalfruit, un’impresa il cui
capitale è al 51% italiano
mentre il restante 49% è somalo e africano. La Somalfruit nel 1991, a causa della
guerra civile allora in corso,
si era ritirata in Kenia. Vedendo il campo libero e la
possibilità di controllare un
mercato di 3,5 miliardi di
dollari (tanto vale la produzione di banane somale) la
americana Dole aveva poi
creato nel febbraio 1994 una
sua filiale, la Sombana, per
operare in Somalia.
Le ragioni per cui la Dole
era andata in Somalia stanno
poi anche nel fatto che la
Cee aveva posto limiti alrimportazione delle banane
dai paesi del Centro America
(le famose banane dal bollino blu), mentre l’esportazione delle banane somale era in
un certo qual modo avvantaggiata da accordi commerciali. Per entrare in questo
PERA BALNEARE VALDESE G. P. MEiLLE
BORGIO VEREZZi (Sv)
SOGGIORNO AAARINO 1995 per ragazzì/e
Son itali fissati i due turni del soggiorno marino 1995 per ragazzi e ragazze a Borgio Verezzi presso la Casa balneare
valdese, corso Italia n. 110 - 17027 Pietra Ligure (Savona)
hirno dal 16 giugno al 30 giugno età ó-9 anni
(nati negli anni dal 1986 al 1989)
^’’hirno dal 30 giugno al 14 luglio età 9-11 anni
(nati negli anni dal 1984 al 1986)
' Wsriuli per le iscrizioni possono essere richiesti presso la se’^fSlerio della Chiesa valdese di Torino, via S. Pio V n.l5 10125 Torino. Telefono 011/669.28.38
Termine delle iscrizioni 15 maggio 1995
Sfóccettano anche domande per personale (evangelico) addetto ai due turni del soggiorno marino: vigilatrici/ori
infermiere/i. Età minima 18 anni compiuti.
Iffismbri del comitato tono a disposizione per ogni ulteriore informazione.
commercio la Dole aveva
perciò firmato nel marzo ’94
un contratto di esclusiva con
i produttori somali. Vedendosi esclusa da un mercato
importante la Somalfruit nel
settembre scorso ritornava in
forze e stipulava a sua volta
un contratto di esclusiva con
gli stessi produttori somali.
Le ragioni del voltafaccia dei
produttori stanno, secondo f
produttori stessi, «nel fatto .
che la Dole non è stata ai
patti e non ha fatto gli investimenti promessi».
A sostegno della Dol'e
Sombana interviene però addirittura il comando delle
truppe Onu per la pacificazione della Somalia (Unosom)
che nel novembre scorso organizza una visita di giornalisti alle aziende della Dole. 11
fatto che l’Onu si schieri con
la Dole fa imbestialire i somali che non vedono di buon
occhio la presenza di militari
Onu sul loro territorio.
La prima fase della guerra
termina però alla pari: sia la
Dole che la Somalfruit riescono a esportare nel ’94
2.500 tonnellate ciascuna di
banane per una cifra d'affari
di circa un milione di dollari.
Ciò è reso possibile perché
nella «guerra delle banane»
sono intervenuti «i signori
della guerra». 11 generale Aidid, presidente dell’Alleanza
nazionale somala le cui truppe controllano lo Scebeli, la
zona di massima produzione
delle banane, aveva dato torto
alla Dole il 13 ottobre, ma il
3 dicembre aveva cambiato
parere e aveva dichiarato illegale l'accordo fatto dalla Somalfruit con i produttori ma
poi autorizzava la Somalfruit
ha caricare, in dicembre,
185.000 cartoni di banane.
In un paese dove il gestore
di un piccolo albergo paga
500 dollari il mese ai signori
della guerra, sia la Dole che
la Somalfruit hanno dovuto,
pagare la loro parte e in proporzione. Il presidente della
Sombana. il somalo Amed
Duaale, ha ammesso la circostanza ma ha detto di averlo
fatto per motivi «patriottici».
Dai signori della guerra le
due compagnie hanno ricevuto anche armi per «proteggere» i loro commerci. E la protezione ha causato il 10 gennaio scorso l’uccisione del di
rettore di un’azienda di Sombana e il 9 febbraio l’attacco
alle «tecniche» cioè alle Land
rover da guerra della Somalfruit in cui è morto l’operatore Rai, Marcello Palmisano.
Fin qui una storia come
tante altre del «terzo mondo».
Una storia di cui ci sentiamo
responsabili, anche se non
«colpevoli», per il modo con
cui i nostri paesi continuano
ad organizzare il commercio
mondiale. Le chiese da anni
si impegnano per un nuovo
ordine economico mondiale e
perché il commercio dei prodotti sia «equo e solidale»,
cioè favorisca lo sviluppo autonomo dell’economia locale.
Per questo, quando la tragica
morte di un operatore «bianco» ha riportato l’atten2ione
sul paese dove eravamo andati per «riportare la speranza», non possiamo che riconoscere il fallimento di quella
missione e chiedere che finalmente con mezzi pacifici si
inizi una politica estera e
commerciale più corretta. Ricordiamoci che i capitali dei
signori della guerra sono nelle nostre banche e che una
delle piazze di Tangentopoli
era anche Mogadiscio.
CONTRAPPUNTO
LA PAROLA
DI SALVEZZA
LUCIANO DEODATO
Alcune sere fa la tivvù ci
ha fatto vedere a «Misteri» una serie di madonne
che lacrimano e sanguinano.
Lacrime vere, ci è stato detto, e sangue vero! Tanto che
all’analisi è risultato appartenere a tre gruppi diversi. E
poi abbiamo sentito le testimonianze di molte persone
che hanno visto la Madonna. Una delle ragazze di
Medjugorie ci ha detto di
aver fatto in sua compagnia
un viaggio attraverso il paradiso, il purgatorio e perfino r inferno!
La presentatrice, che si è
autodefinita laica (e che forse per questo ha dato ampio
spazio ai sacerdoti presenti
e un po’ meno a Paolo Ricca, pure lui presente), sembrava commossa dalla fede
ingenua e semplice di tanta
gente. Di fronte ai molti
racconti, rivolgendosi a Ricca, gli ha chiesto: «E voi
valdesi (ci mancava dicesse
«poverini!») non avete, vero, apparizioni?». La nostra
è così apparsa una fede povera, intellettualistica, fredda come fredda è la ragione,
insomma poco umana.
Ricordo che negli anni
’50, in un paesino dell’entroterra ligure, una ragazzina ebbe una serie di apparizioni delle Madonna che le
consegnava anche dei messaggi del tipo «state buoni»,
«amatevi» ecc. Poi poco per
volta i giornali non parlarono più della cosa. Seppi più
tardi che dalle generiche
esortazioni a comportarsi
bene la Madonna, forse perché a forza di frequentare il
nostro mondo aveva imparato certe cose, era passata a
denunciare lo sfruttamento
della classe operaia, la corruzione, la condotta del clero. Insomma, era diventata
un po’ «comunista»! In quel
luogo non sorse mai alcun
santuario.
Mi è capitato di vedere il
sangue liquefatto di San
Gennaro offerto al bacio e
alla genuflessione dei fedeli. Ho visitato il santuario
■ della Madonna dell’Arco,
zeppo di ex-voto: parlai con
il priore domandandogli co
me riuscisse a conciliare
l’Evangelo con quelle pratiche superstiziose. Stringendosi nella spalle mi disse:
«Mah, che cosa vuole, è la
pietà popolare!». Ho visto il
santuario della Madonna
delle lacrime a Siracusa, le
madonne portate in processione, con la veste carica di
biglietti da 100 mila appuntati da donne in cerca di una
«grazia».
Ho visto la folla dei pellegrini recarsi alla piscina di
Lourdes, «i viaggi della speranza», lo sguardo lucido
degli assetati di guarigione.
Ho visitato i tuguri della povera gente, ho visto la disperazione negli occhi di
chi non ha niente, dei malati
terminali, ho visto il baratro
dell’abiezione morale e spirituale, la solitudine dei vecchi. E ciò che ho visto non è
ancora niente, di fronte alle
tante e tante tragedie del
presente e del passato.
Le madonne che compaiono, le madonne che
piangono, le madonne oggetto di venerazione mi
sembrano esprimere l’ansia
di liberazione, il desiderio
di riscatto e di salvezza, la
sete di un mondo nuovo. La
Chiesa cattolica cerca di gestire alla bell’e meglio tutto
questo immenso patrimonio
di speranza. Ma dissento
nella sostanza e nel metodo.
L’umanità ai tempi di Gesù era altrettanto assetata di
salvezza e bisognosa di giustizia. Perciò Ges-ù proclamò le «beatitudini»,
guarì i lebbrosi, restituì la
vista ai ciechi e annunziò
l’Evangelo ai «poveri». Non
fece lacrimare statue, ma
pianse lui stesso; e suo fu il
sangue «sparso per molti,
per la remissione dei peccati» (Matteo 26, 28). La parola della croce e della re
surrezione percorse le strade
dell’impero, trasformò la
mente e la vita di uomini e
donne, di schiavi e di liberi,
segnò il loro riscatto.
C’è un'altra parola più
grande di questa? Più auten
tica? Più efficace? Più ricca
di salvezza? Sfido chiunque
a trovarla.
In margine al Consiglio nazionale del Partito popolare italiano
«Protestante» è un insulto?
«Semiprotestante»: è l’accusa lanciata contro Alberto
Monticone, ex presidente
dell'Azione cattolica, da Mario Rossi, consigliere nazionale del Partito popolare italiano. Ma che senso ha usare il
termine «protestante» come
insulto? «Senza entrare nel
merito di un dibattito - ha
detto Renato Maiocchi, presidente dell'Unione evangelica
battista (Ucebi) - devo protestare. appunto, contro l’uso
della qualifica di “protestante” o “semiprotestante'’ a mo’
di insulto contro avversari».
«Non sta a noi evangelici prosegue Maiocchi - giudicare se siano migliori interpreti del cattolicesimo moderno coloro che propugnano
un integralismo assolutizzante, una subordinazione
della legislazione statuale ad
una pretesa ortodossia cattolica; ovvero colorò che propugnano un cattolicesimo democratico, convinto assertore
dei propri principi ma in un
clima di confronto con altre
posizioni e salvaguardando la
laicità dello stato. Mi sembra
però che questa seconda posizione abbia lo stesso diritto
della prima di rivendicare la
propria legittimità in seno al
cattolicesimo, così come si è
andato articolando dopo il
Concilio vaticano II. Perciò,
se “protestante” è un insulto
per indicare cristiani non integralisti, fautori della laicità
dello stato, io sono ben contento che venga indirizzato a
noi. Ma, grazie a Dio, noi
protestanti non abbiamo più il
monopolio di questa posizio
ne. Se per alcuni rappresenta
un crimine essere cattolici
non integralisti perché non
inventano un insulto di tipo
nuovo?». (Nev)
La Tv è istruttiva. Votazione della fiducia al governo
Dini al Senato. Un senatore
di Alleanza nazionale non sapendo più che accuse fare a
certi cattolici li accusa di diventare protestanti. Al Consiglio nazionale del Partito popolare l’ex presidente dell’
Azione cattolica se ne va sdegnato quando lo accusano di
essere protestante. Mi dispiace se gli accusati non portano
avanti la riflessione.
Gustavo Malati
Torre Pellice
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 1995
Il «Crocifisso» per Vittoria Colonna
Milano: conferenza di Pàolo Ricca
I credenti e la
paura del vuoto
GIORGIO GUELMANI
S aletta della libreria Claudiana piena, il 26 gennaio, per ascoltare Paolo Ricca sul tema «La paura del
vuoto nel nostro tempo». 11
vuoto, ha precisato Ricca,
non è un mero dato spaziale o
una semplice assenza: è un
nulla che attrae, che seduce,
che risucchia irresistibilmente
chi lo fissa a lungo: l’esempio
più immediato è quello della
vertigine che coglie chi guarda dall’alto e sembra invitare
a buttarsi giù. Ci sono tre tipi
di vuoto con cui conviviamo
più o meno consapevolmente
e che minacciano la nostra vita personale e collettiva: vuoto di storia, vuoto di democrazia, vuoto di senso.
Il vuoto di storia è ben simboleggiato dall’emarginazione degli anziani: sempre più
numerosi, sempre più segregati. A che servono i vecchi,
se nessuno li interroga? La
loro assenza significa perdita
del radicamento, del racconto
di quello che è stato prima di
noi e costruisce la nostra
identità. Il vuoto di passato si
dilata in un vuoto di futuro: è
un’illusione costruire qualcosa facendo tabula rasa del
passato e i movimenti storici
che ci hanno provato (fascismo, nazismo, comunismo...)
sono crollati miseramente. La
nostra società non ascolta più
il suo passato e teme il futuro: il simbolo del vuoto di futuro è nella crescita demografica zero dell’Occidente.
Quanto al vuoto di democrazia: la fine del comunismo
non ha portato a un’espansione della democrazia, che è
anzi in profonda crisi. Nel
mondo avanza il fondamentalismo, che è un’insofferenza
epidermica verso la diversità,
la critica, il pluralismo; un
tentativo di semplificare un
mondo troppo complesso rimettendosi a un’autorità indiscutibile e assoluta: il contrario della democrazia che è
neutrale, laica, pluralista, tollerante per definizione. Dove
c’è, la democrazia funziona a
fatica; stato di diritto, diritti
umani e sovranità popolare
non riescono più ad affermarsi insieme e a fecondarsi a vicenda. 1 flussi migratori modificano il volto delle nostre
società creando figure sociali
escluse dai diritti di cittadinanza.
Anche il vuoto di sen.so affligge le società ricche, perché chi ha il problema della
sopravvivenza non si pone
quello del senso. Vivendo ci
accorgiamo che la spiegazione della vita non sta nella vita
stessa. Sul versante individuale ogni esistenza singola è
un enigma, appare in sé superflua, né si coglie il nesso
tra destino personale e destino collettivo. Più in generale
la storia umana, dopo i tragici
eventi di questo secolo, ci appare indecifrabile: abbiamo
perso la fiducia nel progresso,
nell’espansione della conoscenza. Il bucò nero del futuro mina la voglie di vivere e
di generare nuove vite.
Quali risposte dà la fede
cristiana alla minaccia del
vuoto? Rileggendo il racconto biblico della creazione
Ricca ha mostrato come Dio
non accetti e non subisca il
vuoto, ma lo riempia: il vuoto
cosmico («la terra era informe e vuota». Genesi 1, 2) e il
vuoto della vita umana («non
è bene che l’uomo sia solo».
Genesi 2, 18). Dio crea per
l’uomo un partner, abbastanza simile e abbastanza diverso, e la possibilità di relazionarsi che è costitutiva di
un’umanità piena. Il vuoto di
cui dovremmo veramente
avere paura è il «vuoto di
prossimo», l’assenza di un
«altro da noi»: noi invece abbiamo paura dell’altro, e co-,
me Caino cerchiamo di fare il
vuoto intorno a noi.
Le chiese dovrebbero combattere i tre vuoti che ci minacciano mettendosi al servizio della memoria (la Bibbia
è un grande libro di storia e di
storie, e il suo primo gran comandamento è «ricordati»),
difendendo la democrazia e
accettando che il senso della
vita e della storia non è evidente di per sé: va costruito e
scoperto. E per dar senso alla
vita le indicazioni sono le tre
grandi parole di I Corinzi 13:
fede, speranza e amore.
La fede guarda in alto: l’assenza di Dio nel nostro mondo è colmata da un diverso
modo di esser presente: «non
ci lascia orfani». Grazie al
dono della fede invochiamo
Dio come il «tu» che riempie
il vuoto. La speranza guarda
in avanti, al compimento delle promesse di Dio, nelle quali .solo sta il senso della storia.
La promessa della redenzione
futura illumina il nostro cammino accidentato. L’amore
guarda accanto a noi: è il dono divino che rende prossimo
il vicino e re.stituisce a ogni
vita umana il suo senso (realizzare nella relazione la propria umanità).
Un volume della Claudiana riunisce alcuni saggi di Emidio Campi
Michelangelo e Vittoria Colonna in dialogo
a partire dalla spiritualità e dalla teologia
SALVATORE CAPOHETTO
L5 ultimo libro di Emidio
Campi' raccoglie quattro saggi: «Non vi si pensa
quanto sangue costa!». Michelangelo, Vittoria Colonna
e Bernardino Ochino; «Conciliazione de’ dispareri». Bernardino Ochino e la seconda
disputa sacramentale; «Le
Bibbie del Fondo Guicciardini della Biblioteca Nazionale
Centrale di Firenze e il loro
significato per la storia religiosa d’Italia»; «Considerazioni sulla storia della Riforma in Italia».
È chiaro dai titoli il grande
interesse di questi argomenti,
che abbracciano la storia
dell’arte e della letteratura, la
storia religiosa del Cinquecento italiano e la teologia,
ma anche l’imbarazzo del recensore che dovrebbe possedere la versatilità dell’autore
per una presentazione del volume comprensibile ai nostri
lettori. Mi limiterò pertanto a
discutere i temi di mia competenza lasciando agli esperti
di storia dell’arte un giudizio
più approfondito sul significato dei disegni michelangioleschi.
Il tema della religiosità di
Michelangelo e di Vittoria
Colonna, nonché dei loro rapporti viterbesi, ha ormai una
nutrita letteratura che si è arricchita di recente dei saggi
pregevolissimi di Sergio Pagano e Concetta Ranieri
{Nuovi documenti su Vittoria
Colonna e Reginald Fole,
Città del Vaticano, 1989), di
Massimo Firpo {Vittoria Colonna, Giovanni Morone e gli
«Spirituali», «Rivista di storia e letteratura religiosa», 24,
1988) e di Alberto Aubert
{Misticismo, valdsianesimo e
riforma della Chiesa in Vittoria Colonna, «Rivista di sto
ria della Chiesa in Italia»,
XL'VI, 1992.
L’autore conosce questi ultimi contributi e se ne avvale
per approfondire il clima culturale e la spiritualità dei due
grandi amici negli anni 154041, cioè nell’epoca della
composizione dei due disegni, il Crocifisso e la Pietà
per esaudire il desiderio della
poetessa. Per capire la tensione spirituale Campi si rifà alle prediche di Bernardino
Ochino, che prima di Reginald Pole fu la guida spirituale della marchesa, tenute a
Lucca, Venezia e Perugia.
Per dare maggiore validità alla forte influenza valdesiana e
ochiniana si possono leggere
in appendice il testo di queste
prediche, la Meditazione del
venerdì santo della Colonna,
nonché il breve carteggio dei
due amici e poeti sull’argomento dei disegni.
Indubbiamente questo è un
apporto prezioso per il lettore, il quale ha davanti a sé testi utili per comprendere l’itinerario teologico del grande
cappuccino dall’illuminismo
francescano al valdesianismo.
Inoltre, e molto opportunamente, vengono analizzate le
Rime della Colonna e di Michelangelo per sottolineare il
sentimento del Cristo redentore e salvatore. Questo è certamente il retroterra culturale
e spirituale dal quale scaturisce l’originalità dei disegni
michelangioleschi ma rimane
la domanda su fino a che
punto un artista della fantasia
e della straordinaria originalità di Michelangelo possa essere direttamente influenzata
da orientamenti di carattere
teologico. Certamente assai
meglio di me lo diranno gli
esperti di storia dell’arte.
Per la conoscenza del pensiero di Ochino la lettura del
la Conciliazione de ’ dispareri
non ci offre molto, se non la
conferma del suo fastidio delle dispute teologiche e del
suo radicalismo biblico.
L’elezione di Dio e la fede
sono tutto per il vecchio esule; i sacramenti hanno un valore relativo. Colpisce in questa dissoluzione del valore
dei sacramenti nella vita ecclesiastica il sofferto giudizio
delle nefaste conseguenze
della rabies theologica: «Dove questo Sacramento fu ordinato da Christo per tanto
più unirci in carità, et farci
perfetti. Satán se ne serve per
disunirci».
È la ripetizione della risposta di Pietro Camesecchi alla
lettera di M. Flaminio del 1°
gennaio 1543 sulla controversia tra luterani e zwingliani
sul significato della Santa Cena: «Così, ciò che doveva essere causa et effetto di unione
nella massima carità, si è
mutato in argomento di divisioni e separazioni e arriva
fino a odi capitali...» (O. Ortolani, Pietro Camesecchi, p.
59). Ritorna sulla penna del
senese un insegnamento di
Juan de Valdés, comune maestro?
Bello e prezioso il saggio
sulle Bibbie della Biblioteca
guicciardiniana di Firenze,
completato adesso dal catalogo compilato da Aldo Landi.
L’ultimo saggio si occupa del
profilo di Massimo Firpo,
Riforma protestante ed eresie
nell’Italia del Cinquecento
(Roma-Bari, Laterza, 1993).
Premesso il valore del contributo di uno studioso che da
molti anni si occupa della vita
religiosa italiana del Cinquecento, Campi fa alcune osservazioni che meriterebbero di
essere completate. 11 movimento protestante in Italia si
diffuse in modo autonomo e
disorganizzato in regioni
profondamente diverse per
posizione geografica, per
condizione politica, economica e culturale dall’Istria alla
Sicilia, dal Trentino alla Toscana, ecc. Andarne a cercare
una chiave d’interpretazione
unitaria mi sembra una pura
esercitazione accademica.
L’altro aspetto del libro di
Firpo, che lascia molto perplessi, è l’assenza della storia
dei valdesi con il silenzio sulle guerre di sterminio in Piemonte e la distruzione delle
colonie valdesi della Calabria
e delle Puglie. È così tralasciato il legame profondo dei
valdesi riformati con tutto il
movimento protestante europeo e italiano.
La scarsa attenzione alla
componente calvinista della
riforma italiana, che inizia
negli anni Quaranta e ne diviene la spina dorsale fino alla fine del secolo, dovrà essere riveduta dopo la lettura
delle due recentissime monografie su Vicenza e Lucca di
A. Olivieri^ e S. AdorniBraccesi^, che hanno documentato e ampliato la prevalenza del calvinismo nel dissenso religioso delle due città
confermando e ampliando
quanto avevo già scritto nella
mia storia della riforma
nell’Italia del Cinquecento
(1992).
(1) Emidio Campi, Michelangelo e Vittoria Colonna. Un
dialogo artistico-teologico ispirato da Bernardino Ochino.
Torino, Claudiana, 1994, pp 207,
£ 32.000.
(2) A. Olivieri. Riforma ed
eresia a Vicenza nel Cinquecento. Roma, Herder, ì 992.
(3) S.' Adorni-Braccesi,
«Una città infetta». La repubblica di Lucca nella crisi religiosa del Cinquecento. Firenze,
Olschki, 1994.
Un settimanale francese ha interpellato sul tema alcuni giovani cineasti
Scusi, come filmerebbe la vita di Cristo?
Il settimanale cristiano La
vie ha pubblicato un numero
speciale di fine anno dedicato
al «cinema in festa», tenendo
conto anche del centenario
del cinema stesso. Nel dossier in questione cinque giovani cineasti immaginano come affronterebbero il personaggio di Gesù rispetto ai
problemi di oggi in un ipotetico film.
Per raccontare Gesù sullo
schermo Emilie Deleuze, 30
anni, che ha realizzato un telefilm, partirebbe dalla storia
attuale di un bambino di 6-7
anni. «Nato in una famiglia
atea. non crede in Dio. In seguito a un brutale choc, un
incidente d’auto, chiamerebbe Gesù con tutto il cuore». 11
film farebbe quindi coesistere
«una profonda miscredenza e
un profondo bisogno di ’Gesù». Essenziale sarebbe «l’invenzione da parte del bambino» di un Gesù «solo per lui,
fuori da ogni chiesa e confessione di fede».
Dante Desarthe, 28 anni
con un film all’attivo, immagina piuttosto Woody Alien
nel personaggio di Gesù, poiché vede nell’uno e nell’altro
un ebreo che ha «tendenza a
ricoprire il ruolo del martire,
che ha della spiritualità, è ferito da tutto ciò che ferisce,
prende .su di .sé tutta la miseria del mondo». Conseguen
temente sceglierebbe un attore che svincolasse il personaggio di Gesù da un ruolo
«un po’ austero» dopo «due
millenni di sacralizzazione».
Charlotte Tillard, 22 anni,
studente alla scuola superiore
di regia audiovisiva, porterebbe volentieri sullo schermo una «allegoria dell’intolleranza», facendo riapparire
Gesù oggi in America Latina,
senza però evocare troppo il
suo rapporto con Dio. Eviterebbe le guarigioni e (...) non
vorrebbe filmare un «uomo
tutto preso nei suoi pensieri e
nelle sue preghiere». Vedrebbe piuttosto Gesù come «uomo disposto a parlare, socievole, vicino alla gente» con
una tendenza a arrabbiarsi.
Sarebbe una storia triste,
«senza resurrezione alla fine», la storia di qualcuno a
cui «non verrebbe perdonata
la propria differenza né il
proprio rifiuto a rinunciarvi,
fino a morirne».
Per interpretare Gesù Olivier Chavarrot, 36 anni, autore di spot pubblicitari e di videoclip, non vorrebbe un attore affermato. «Gesù non deve essere un uomo ma tutti gli
uomini». Servirebbe «una
bellezza potente, interna» ma
soprattutto non «il fascino
prezioso e bolso» di alcune
«vedette». Il personaggio dovrebbe «sprigionare un'im
Un fotogramma dal «Messia» di Roberto Rosseilini
mensa energia e un’estrema
gentilezza. (...) Gesù è un
combattente dell’amore».
A 30 anni invece Gérard
Krawczyk, autore di Io odio
gli attori, aveva già scritto la
sceneggiatura di un film su
Gesù. Ora, undici anni dopo,
non ha ancora realizzato il
film: «Nessun produttore ha
voluto .saperne», benché fosse «un racconto ironico e
toccante» quello di un Gesù
che, di ritorno fra gli uomini,
sbatte in un muro di incomprensione e indifferenza. Costretto a fare il prestigiatore
per vivere, «capirebbe che
nel XX .secolo solo la gloria e
il denaro, .soprattutto il denaro. attirano l'attenzione»’
Questo ipotetico personaggio
deciderebbe quindi di diventare un cantante rock in modo
da potere, sotto le luci della
ribalta, «liberare la proprio
Parola: il grande giorno arriva ma là sulla scena, ai
fronte a 100.000 person^,
non trova più le parole. Ho
perso la grazia. Giocando i
gioco di un 'epoca clic 'Soo^f
la dimensione .spirituale deg
esseri si brucia le ali. Poi lO
vecchia, dimenticato dag
uomini e dal Padre». (^PP'
13
17 FEBBRAIO 1995
PAG. 9 RIFORMA
La Claudiana pubblica una raccolta di saggi di Albert Schweitzer
.'amore per il prossimo è insufficiente
se non si basa sul rispetto di ogni vita
t
I
MARTIN IBARRA Y PÉBEZ
Nina Langley, in una biografia di Schweitzer del
• 1965, anno della sua morte,
scrisse come sottotitolo For
thè next generation («per la
nuova generazione»). Con ciò
■ioleva dire che una generatone futura non avrebbe mai
saitito parlare di Schweitzer,
0 che lo avrebbe considerato
att’al più una figura eccentrica di un passato lontano. Così
jiptremmo anche intitolare
que^sta raccolta di 12 scritti
del grande medico alsaziano*
preparata da Hans W. Bahr
nel 1966 e ristampata più volte in diverse lingue.
Il filo conduttore di questi
saggi, che coprono un ampio
periodo (1919-1963), è il
principio etico’del rispetto
per la vita. Come dovrebbe
•avvicinarsi a Schweitzer la
(prossima generazione? La
.proposta di Bahr è di avviciparlo come un pensatore radicale che voleva rinnovare
l’etica occidentale proponendo appunto questo principio
•■%me il suo fondamento. Attraverso questi scritti abbianio la possibilità di seguire il
i^ocesso che portò il giovane
^logo e filosofo del secondo scritto, un sermone tenuto
iiStrasburgo sul rispetto della
vita (pp 17-23), a elaborare
m. pensiero che possedesse le
energie etiche sufficienti per
finvigorire la spiritualità e il
. pensiero della cultura europea, temi del terzo e del quarto'scritto (pp 33-63).
«Soltanto l’etica del rispetto per la vita ha questa possiJbilità» (p. 15). Non basta
.Famore al prossimo, all’altro
. essere umano. 11 suo principio
Wiiversalizza il comandamento cristiano dell'amore esten
Albert Schweitzer all'organo
dendolo a ogni forma di vita,
è umanità ogni essere vivente
come si evidenzia nel decimo
articolo («Umanità», pp 119122). D rispetto per la vita ci
fa entrare «in un rapporto
spirituale con l’universo (...)
e suscita in noi la volontà e la
capacità di creare una cultura spirituale, una cultura etica...» (pp 15-16).
Schweitzer ci invita a integrare il rispetto della vita
umana (egli stesso dedicò la
sua vita a curare nell’Africa
occidentale francese uomini e
donne colpiti dalla lebbra)
con il profondo rispetto per
ogni vita («Il problema dell’
etica nell’evoluzione del pen
..•
siero umano», pp 93-103).
Contro il pathos di Nietzsche
che oppone la volontà del
dominatore, del «superuomo» alla morale di schiavi
dell’amore, egli propone
l’abnegazione somma, lo
svuotamento assoluto, la
nakedness of thought, descritta da un altro dei suoi
grandi biografi, Robert Payne {The three Worlds of A.
Schweitzer, 1957).
A 30 anni Schweitzer rinunciò a una brillante carriera
di musicista, teologo e filosofo e scelse di rimanere come medico a Lambaréné, nella foresta africana, dove rimarrà, con piccole parentesi
motivate dalle guerre, da conferenze o concerti per reperire
fondi, fino alla morte. Su un
precario piroscafo trovò la risposta a una domanda che dal
1892 lo assillava. Era una domanda posta dall’ideatore
stesso del «superuomo»; c’è
qualcosa che sta al di sopra
del bene e del male?
La risposta di Schweitzer
emerge dalla convivenza con
uomini e donne neri, vittime
del colonialismo, dell’arretratezza, di malattie devastanti e dalla contemplazione
di una natura nella quale
dell’uccidere e mangiare segna questa foresta. Con la
sua etica Schweitzer ci propone di superare questo stadio primitivo di una vita fondata sul depredamento dell’
altro e della natura; ci troviamo cioè di fronte a un ecologista alte litteram. Egli di- .
venta però, nella sua vita e
azione, testimone di questa
etica vigorosa che può ridare
energie alla nostra cultura.
Non esigeva che si facesse
qualcosa di straordinario, si
trattava di rispettare gli altri
esseri viventi, non recando
loro danni non necessari o
sofferenze gratuite.
Fu il suo incarnare questo
ideale a valergli il premio
Nobel per la pace nel 1954.
Questo libro, dunque, è per la
nostra generazione, minacciata dall’olocausto nucleare e
ecologico, perché possa creare una cultura ecologica capace di suscitare nuovi stili di
vita e di comportamento verso gli altri esseri viventi.
(*) Albert Schweitzer, Rispetto per la vita. Gli scritti più
importanti nell’arco di un cinquantennio raccolti da Hans
Walter Bahr. Torino, Claudiana,
1994, pp 156, £24.000.
In scena a Torino uno spettacolo che affronta anche tematiche sociali
Le molte e svariate ispirazioni del musical
RENZO TURINETTO
In America (ma non solo)
il musical è moneta corrente mentre in Italia (ma
non solo) ha poca fortuna. Si
dirà; altra cultura, altre radici
eccetera. Qui si ama di più
l’opera lirica e il dramma
(che però si ama anche laggiù, dove si ama il musical) e
Jinagari l’operetta; che sia lei
il gusto europeo (mitteleuropeo) dei musical? Da noi si
' conosce qualche esempio casalingo, forse il più noto è
Buonanotte Bettina, o qualche trasposizione cinematografica di quelli celebri, Bulli
e-pupe. Il fantasma dell'opera. West Side Story, A Chotus Line, Cabaret.
_ Di solito sono soggetti di
fantasia, parole subordinate
^le musiche, sono queste ultnrie a dover accendere l’enhtsiasmo, ma qualche volta i
soggetti si rifanno a cronache
storiche (come Evita, la storia
to Èva Peròn) a testi letterari
(Cosi viene da T. S. Eliot, Les
fftisérables da Victor Hugo),
ai pogrom antiebraici in
Ucraina {Il violinista sul tetperfino alla Bibbia con la
storia di Giacobbe. Ciò comporta l’orrore di qualcuno; eppure per la matrice protestante
anglosassone l’uso delle Saere Scritture nello spettacolo
non è selvaggina di passo,
^n gli emigrati dall’Europa
che in America divennero co
«West side story», film di R. Wise dal musical composto da Leonard
Bernstein
Ioni in marcia verso l’interno
viaggiavano i predicatori, si
sfanga, si beve e si spara sei
giorni ma la domenica si prega, si ascolta la Parola di Dio
e si cantano le sue lodi.
Per esempio il commediografo americano David Belasco aveva scritto La ragazza
del dorato West, da cui poi
l’opera lirica La fanciulla del
West. In questo dramma sulla
famosa corsa all’oro del 1848
in California l’autore mette la
Bibbia in mano alla proprietaria dell’inevitabile saloon perché istruisca quegli zoticoni
incolti, maneschi avventurieri
accorsi in cerca di pepite.
Per caso è venuto un musical a Torino in prima nazionale a sostituire uno spettacolo annullato; Fratelli di sangue non spartisce molto con i
modelli classici scintillanti e
sfarzosi. Nonostante tutto la
vicenda melodrammatica va
sul tragico, chissà se starebbe
tra Ragazzi di vita di Pasolini
e la Cavalleria rusticana.
L’autore è inglese e colloca
il dramma in quella che fu la
Liverpool del mito, dalla Corona fino ai Beatles, e che oggi ha un fortissimo tasso di
disoccupazione; slum dai muri sbrecciati e graffiti giovanili, teppistelli. imbrogli, furti,
rapine. Una madre piena di
figli sta per averne altri due
intanto che il marito la pianta,
per miseria ne cede uno a una
coppia sterile. Qui siamo in
tutt’altro ambiente, gente bene, piccola borghesia, quartiere «sciccoso», bon-ton formale, college per il figlio
comprato e chiamato Edward,
Un libro della teologa Luise Schottroff
Le sorelle impazienti
di Lydia
Luisa Schottroff afferma,
nella sua ultima opera uscita
recentemente in Germania*;
«La tradizione biblica è la
più importante scuola di giustizia che io conosca» e propone quindi di approfondire
l’esame della Scrittura per
aiutare a dare una risposta a
coloro che sempre più ad alta
voce invocano giustizia e fine dell’oppressione. La Schottroff è convinta che «la Parola di Dio può cambiare persone generalmente timorose
in sorelle e fratelli energici,
attenti e impazienti».
Occorre fare perno sugli
«ultimi», parteggiare per anziani, bambini, emarginati e
soprattutto per le donne la cui
enorme importanza nella costruzione della vita deve divenire visibile dopo millenni
di «dominio patriarcale». Il
«ginocentrismo» fa parte di
quella «controstrategia inaugurata da Gesù» che vuole
darci un assaggio di ciò che
egli intende e già vive come
regno di Dio. Bisogna porre
in primo piano i valori della
«reciprocità» e della «sororità» depotenziando i «signori
dell’oppressione» e dare spazio alla «chiesa delle donne».
che più inglese non si può.
Per sette anni i gemelli non
sanno niente l’uno dell’altro,
volutamente distanziati dalle
madri. Però si avvia quasi
una mini tragedia greca, il
Fato sonnecchia ma non dorme, come la Bibbia dice di
Dio e della rovina del falsi
profeti (Salmo 121, II Pietro
2). I fratelli finiranno soffocati dalla cappa di questo destino annunciato. Le loro strade
si incrociano, arrivano a un
viluppo inestricabile. La povertà caccia Mickey nei guai,
la prigione ne fa un relitto da
psicofarmaci. Edward, proletarizzatosi in «Eddie», l’avrà
di fronte come ultimo appuntamento e il gemellaggio della morte sarà reso figurativamente con i corpi dei due diciottenni appaiati in primo
piano sulla scena.
Blood brothers di Willy
Russell, è adattato in italiano.
A Londra è in scena da sette
anni e a Broadway ha iniziato
il secondo. Che cosa spiega
questo successo? Forse la trama inconsueta per il teatro
leggero, affine non troppo alla rabbia di John Osborpe,
piuttosto ai film di Ken Loach (Riff raff. Piovono pietre,
Ladyhird Ladybird): degrado
ambientale, civile, sociale. Si
può dire (non come giustificazione ma spiegazione o
conseguenza) degrado quindi
anche morale? Tempi duri
per l’etica?
La teologia riconosce la rivelazione di Dio nel centro
della vita degli esseri umani e
poiché uno dei punti nodali
dell’esperienza umana è
quello del. lavoro, occorre
scandagliare a fondo il mondo dell’esperienza femminile,
del quotidiano della donna,
del suo lavoro per portarne
alla luce l’immensa potenzialità rivoluzionaria. Testi biblici come 1 Timoteo 2, 9-11,
che ribadiscono un ruolo alla
donna fissato secondo il modello patriarcale, sono significativi per l’autrice perché
indicano dei tentativi di
soffocare una presenza femminile che cerca di trovare
spazio, forse anche solo come resistenza.
Se si indaga dietro a queste
polemiche con un atteggiamento critico nei confronti del
patriarcalismo, la storia della
liberazione della donna, storia
sinora messa a tacere dalla
tradizione espositiva dominante, comincia a diventar visibile anche nel testo biblico.
(*) Luise Schottroff; Lydias
ungeduldige Schwestern, Feministische Sozialgeschichte des
frühen Christentums, Gütersloh, 1994, pp 348.
Ras:
II libro religioso in vetrina
La seconda edizione del Salone del libro e della comunicazione religiosa, promossa dall’Unione editori e librai cattolici e
dall’Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani insieme
all’ente Fiera di Milano, si svolgerà dal 9 al 13 marzo prossimi
nel padiglione 42 della Fiera stessa.
Questa edizione sarà dedicata in modo particolare, alle tre
grandi religioni monoteiste (cristianesimo, islamismo, ebraismo) e sarà aperta a editori, enti, organizzazioni che, istituzionalmente o per una parte della propria attività, operano nei settore editoriale, audiovisivo, radiotelevisivo allo scopo di diffondere una comunicazione a carattere prevalentemente religioso.
L’editoria cattolica è costituita da circa 200 case editrici, di
cui una ventina a carattere nazionale. Le novità prodotte ogni
anno sono circa 2.000 rispetto alle circa 30.000 dell’editoria
italiana considerata nel suo complesso. La tiratura media dei libri prodotti dagli editori cattolici si aggira sulle 6.000 copie e
costituisce l’8% circa del totale deH’editOpa nazionale.
ADIO
Un premio al pastore Kocher
Il premio «Goretta» 1994 è stato assegnato al pastore Michel
Kocher, responsabile delle trasmissioni protestanti alla radio
della Svizzera romanda per l’intervista Cécilie, sage-femme à
l’hôpital de Ouagadougou. Il premio Goretta, che viene assegnato ogni due anni da una giuria di professionisti a un’intervista radiofonica le cui qualità siano fi rispetto e la capacità di
ascolto dell’interlocutore, è aperto ai giornalisti delle radio di
area francofona del servizio pubblico di Svizzera, Francia, Belgio, Canada e delle radio locali della Svizzera romanda. Per
questa sua ottava edizione è stato scelto il ritratto di una donna
africana; questa testimonianza toccante mostra il coraggio e i
limiti dell’universo ospedaliero africano, e l’intervista era stata
trasmessa in marzo e settembre dell’anno scorso. Il programma
faceva parte di una serie di 5 interviste a donne del Burkina Faso realizzate da Michel Kocher in occasione della campagna
sulle opere di aiuto reciproco «Le donne animano il mondo».
Michel Kocher, pastore e giornalista radiofonico
14
PAG. 10 RIFORMA
Vita Quotidiana
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 1995
Agenda
MODENA — Il Centro culturale protestante «Leroy M. Vemon» e l’Associazione
culturale deH’Istituto Gramsci organizzano
un ciclo di incontri sul tema «La forza del
debole. 1945-1995: Dietrich Bonhoeffer, le
ragioni di una attualità che si rinnova». Gli
incontri sono introdotti dal prof. Francesco Maria Feltri.
Alle ore 21 presso la libreria Feltrinelli, in via C. Battisti
15, si tiene il primo incontro sul tema «Le chiese cristiane
di fronte al terzo Reich».
ROMA — Si tiene l’annuale incontro di Sophia: quest’anno è in collaborazione con le teologhe cattoliche dell’Afert
(Associazione donne europee della ricerca teologica). Il tema affrontato è «Il nostro pensare teologico: quali simbolismi»: dalle 10 alle 17 presso Usmi, via Zanardelli 32;
informazioni tei. 0121-807514 o 0323-402653.
BOLOGNA — In occasione del 50° anniversario della morte di Dietrich Bonhoeffer
il Centro culturale protestante «A. Gavazzi» e l’Istituto Gramsci dell’Emilia Romagna organizzano un incontro sul tema: «Oppressione, fede e libertà: Bonhoeffer einquant’anni dopo». Intervengono Pier Cesare Bori, Fulvio
Ferrano e Alberto Gallas: ore 21, presso il salone dell’.Istituto Gramsci in via Barberia 4/2; informazioni 051239227.
NAPOLI T- «Fuori le mura. Storia della Comunità di
base di San Paolo a Roma» è il titolo del libro di Davide
Palombo che è presentato da Boris Ulianich, Pasquale
Colella, Domenico Pizzuti, Luciano Deodato e Ciro Castaldo: ore 17,30, presso la libreria Dehoniana in via Depretis 52.
SANTA SEVERA — Inizia il corso di aggiornamento per
pastore e diacone delle chiese battiste, metodiste e valdesi.
NeBa prima giornata relazione di Adriana Pagnotti Cavina
e Lidia Maggi su «Le relazioni fra donne tra miserabilismo e superbia». Nella seconda giornata (22 febbraio) lettura e discussione del testo di Luce Irigaray «Essere due»,
ed. Bollati Boringhieri, 1994 in particolare pag, 98-107.
Informazioni 0121-807514.
PAVIA — Nel quadro del corso «I valdesi
da movimento pauperistico medioevale a
chiesa riformata di frontiera» dell’Unitré il
past. Antonio Adamo tiene la lezione su «I
valdesi dall’emacipazione alla resistenza»:
ore 17,30, presso la Camera di commercio
in via Mentana 27.
ASTI — Nel quadro della «scuola biblica
ecumenica» la dr. Elena Bartolini, teologa
cattolica, tiene la lezione su «Isaia»: ore 21,
all’Auditorium del Centro giovani in via
Goltieri 3/a.
BERGAMO — Nell’ambito dell’attività
del Centro culturale protestante il pastore Fulvio Ferraio
introduce uno studio biblico sul tema «L’apostolo Paolo e
Gesù (la cristologia)»: ore 18, in via Torquato Tasso 55
(1° piano); informazioni 035-238410.
MILANO — Nel quadro del ciclo di incontri del Centro culturale protestante di
Milano sul tema «Protestantesimo e sette»
il past. Fulvio Ferrano parla sul tema «Le
sette nella crisi del cristianesimo contemporaneo»: ore 17, presso la sala attigua alla libreria Claudiana in via Francesco Sforza 12/a; informazioni tei. 02-76021518.
GENOVA — Si tiene un seminario per
predicatori locali. 11 pastore Franco Casanova relaziona sul tema della liturgia.
FIRENZE — Nel quadro di un ciclo di incontri .sul tema «Evangelici a Firenze» Cola Mannucci parla sul tema «Firenze dal
1870 alla fine del secolo»: ore 16, presso il
Gignoro in via del Gignoro 40.
CONVEGNO DIACONALE — Nei giorni 4 e 5 marzo
si tiene presso l’Istituto Gould, via de’ Serragli 49, l’annuale convegno dei diaconi e del personale e dei comitati
delle opere valdesi e metodiste. Il tema è «Comitato, presidente, direttore: ruoli e competenze». Interventi di Paolo
Ribet, Gino Conte, Bruno Bellion, Valdo Fomerone, Gabriele De Cecco, Andrea Ribet, Gisella Costabel. Costo
dell’intero incontro lire 114.000; iscrizioni entro il 19 febbraio al Gould tei. 055-212576, fax 055-280274. Per
informazioni Commissione sinodale per la diaconia tei.
0121-953122, fax 0121-953125.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai. Domenica 19 e 26 febbraio predicazione del pastore Gioele Fuligno, della Chiesa battista di Sant’Angelo in
Villa, in provincia di Prosinone: inoltre saranno trasmesse notizie dal mondo evangelico italiano ed
estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne da Raidue alle 23,30 circa e, in
replica, il lunedì della settimana seguente
alle 8,30. Domenica 26 febbraio: trasmissione dedicata alla bioetica.
RAIDUE
L'EMERGENZA AMIANTO
70.000 miliardi
per togliere ogni rischio
GIORGIO GARDIOL
E emergenza amianto. La
scoperta che sui binari
delle ferrovie sono parcheggiati almeno 3.000 vagoni
ferroviari zeppi di amianto,
che intorno alle fabbriche abbandonate sono sorti condomini residenziali, che le condutture dell’acquedotto che
porta l’acqua che bevi sono
in amianto, che la scuola frequentata da tuo figlio è coibentata con l’amianto, che il
forno della pizzeria da te frequentata è rivestito di amianto, inquieta l’opinione pubblica. Gli assessori all’Ambiente di città e regioni ricevono telefonate allarmate di
gente che chiede loro di far
presto a togliere di mezzo 1’
amianto stoccato.
L’amianto (o asbesto) è un
silicato che si presenta in natura in fibre più o meno flessibili che possono essere tessute. Per la sua alta resistenza
agli acidi e alla temperatura è
stato usato sia come lubrificante che come schermo termico. Le sue polveri sono nocive e chi le respira va incontro a gravi malattie quali
l’asbestosi, l’enfisema polmonare e il mesotelioma pleurico
(un tumore).
Dal 1992 una legge (la 257
del 27-3-92) vieta la lavorazione, l’impiego, la commercializzazione dell’amianto a
causa della sua nocività. E
non soltanto ne è vietato l’uso
(sono state chiuse le aziende
in cui veniva lavorato), ma
l’amianto va anche rimosso
dai luoghi in cui si trova. Le
Regioni hanno però tempo fino all’aprile ’95 per elaborare
i piani di smaltimento e finora in poche lo hanno fatto.
Per togliere l’amianto e bonificare stabilimenti, uffici
postali, treni, navi, capanno
Lavori di decoibentazione deile vetture ferroviarie
ni, scuole, stazioni della metropolitana in Italia si spendono circa 60 miliardi l’anno,
metà dei quali sono dell’Enel
per la sostituzione degli isolanti. Ma la stima globale
dell’intervento è nell’ordine
dei 70.000 miliardi. Tutto
compreso. Contando cioè anche il costo della sostituzione
degli 1,5 miliardi di metri
quadri di lastre, tubi e tetti
ondulati di amianto-cemento,
meglio noto con il marchio
della multinazionale Eternit.
La stima è stata fornita al ministero dell’Ambiente dalle
associazioni Anima (meccanica), Anida (industria ambientale) e Assocoperture.
Le zone più esposte, come
ha confermato una ricerca sui
casi di mesotelioma condotta
dall’Istituto superiore di sanità e dall’Enea, sono soprattutto quelle industriali nei
quali è stato fatto largo uso di
amianto. L’area più a rischio
è Casale Monferrato (Alessandria), dove alla concentrazione di impianti di amiantocemento è stata attribuita una
ricorrenza di cancro da amianto 10 volte superiore alla
media nazionale. In Piemonte
vi sono rischi alti in tutto il
Canavese, le valli di Lanzo e
di Susa e a Barge.
In fase di bonifica dall’
amianto è la raffineria dismessa dalla Kuwait a Napoli: ci sono 80.000 metri quadrati di superfici coibentate,
soprattutto condotte, pari a
2.500 tonnellate di minerale:
ma tra tubi e coperture, ci sono altre 5.000 tonnellate nella
vicina acciaieria di Bagnoli.
Le aziende italiane che
svolgono l’opera di bonifica
sono una trentina. La bonifica
è svolta da operatori con tuta
ermetica e respiratore, l’oggetto da decontaminare viene
sigillato in teli di plastica e
l’ambiente è tenuto in depressione atmosferica, in modo
che all’estemo non sfuggano
fibre. Il materiale è smaltito
in discariche per rifiuti pericolosi: le principali sono Barricalla (Torino), dove arrivano 10-15.000 metri cubi l’anno di amianto, l’abruzzese
Coniv, la francese Dechets de
France e, per l’amianto con
basso rilascio di fibre, l’Ecoimpianti di Cervesina (Pavia). Ci sono anche tecnologie alternative, come l’inertizzazione, che però sono meno praticate.
Gli ambientalisti hanno calcolato che se lo smaltimento e
l’inertizzazione dell’amianto
continueranno al ritmo attuale
ci vorranno circa due secoli
prima di venirne a capo.
::^mm
Una struttura per chi studia o lavora a Torino
Una casa per la vita comunitaria
ALBERTO TACCIA
La Casa femminile valdese di Torino e la Comunità giovani sono la continuazione ideale, sia pur in forma
diversa, dell’impegno assunto
dalla nostra comunità verso
giovani che per ragioni di lavoro e di studio devono soggiornare in città. Tale impegno inizia con l’opera Artigianelli valdesi, costituita nel
1856. Da allora le trasformazioni sono state diverse e l’attuale Casa femminile valdese
e Comunità giovani hanno visto il loro sorgere nel 1969
con la ricostruzione dello stabile di via Pio V, attuale sede
di queste strutture.
La Casa femminile valdese
dispone di ventidue posti in
stanze di uno o due letti con
relativi bagni e cucine attrezzate, mentre la Comunità giovani dispone solo di*quattro
posti. Le condizioni di accoglienza sono i limiti di età
(dai 18 ai 28 anni), e l’appartenenza a comunità evangeliche costituisce titolo preferenziale. Attualmente le ragazze
provengono per la maggior
parte dalle valli valdesi e sono
quasi tutte studentesse universitarie: le rette per il 1995 sono stabilite in 190-2(X).(XX) lire per la camera doppia, e
210-2.30.0(K) per la singola.
L’atmosfera familiare della
Un momento della festa di Natale
piccola comunità ha avuto
una sua felice espressione
nell’annuale festa natalizia a
cui anche i ragazzi sono stati
invitati: riflessione sul significato della festa come «memoria», breve discussione sui
problemi della Casa, scambio
di regali con due simpatici
Babbi Natale che hanno animato la serata con una nota di
allegria e infine un ricco rinfresco interamente preparato
dalle ragazze e i ragazzi. L’
atmosfera serena e gioiosa
della festa ha dunque corrisposto alla situazione che caratterizza queste piccole strutture diaconali della chiesa di
Torino, che si presenta come
servizio per le ragazze e i ra
gazzi, ma anche come scuola
di vita nella promozione di
amicizia, rispetto reciproco,
solidarietà, condivisione e capacità di risolvere nell’ambito
del gruppo i problemi e le
tensioni che fatalmente possono sorgere.
Scarsi i ricorsi all’«autorità» del Comitato che ha impostato il proprio lavoro non
in senso dirigistico ma favorendo al massimo l’autogestione e l’assunzione di responsabilità. Le iscrizioni per
l’anno ’95-96 sono aperte e le
domande vanno indirizzate a:
Casa femminile valdese o
Comunità giovani, via S. Pio
V 15, 10125 Torino; tei. 0116692838.
DA SAPE
■
Euroradiazioni
elettromagnetiche
Il Parlamento europeo ha
recentemente approvato una
risoluzione in iftateria di radiazioni non ionizzanti per
promuovere una maggiore
protezione della popolazione
e dei lavoratori esposti alle
varie emissioni elettromagnetiche.
Secondo la Commissione,
cinquant’anni fa i valori di
fondo di radiazioni elettromagnetica nella gamma delle
frequenze comprese tra 100
Khz e 300 Ghz erano inferiori
da un milione a un miliardo
di volte rispetto a quelle che
si registrano oggi nei paesi
industrializzati. Ciò è dovuto
soprattutto al grande sviluppo
delle reti elettriche e di telecomunicazioni, sviluppo destinato solo a incrementarsi.
La sola diffusione di telefoni
cellulari implica per esempio
l’installazione di molte antenne emittenti. La Commissione
dell’Unione europea ha individuato come principali settori da normare l’allestimento di
linee di trasporto e distribuzione dell’elettricità e l’utilizzo di apparecchiature casalinghe e l’attività sui Vdt (videoterminali). Per questi ultimi, il
rischio di esposizione a campi
a bassa frequenza non viene
in alcun modo limitato dalle
attuali legislazioni.
Le ricerche riportate nella
relazione rilevano un’associazione positiva tra rischio di
leucemia linfocitaria cronica
e di tumori al cervello (studio
svedese del 1992) tra i lavoratori esposti a campi elettromagnetici. Dello stesso segno: aumento di leucemie
astrocitomi e linfomi i risultati di una ricerca danese su
bambini esposti a campi elettromagnetici generati da linee
ad alta tensione.
Ozono e melanomi
La diminuzione dello strato
di ozono è diventato uno dei
principali problemi ambientali di questo decennio e le conseguenze sono diverse. Innanzitutto un aumento esponenziale deirincidcnza di tumori cutanei di tipo non me-,
lanomatoso e di melanomi tra
la popolazione bianca (Usa,
Australia, Nuova Zelanda).
L’Epa stima poi che per ogni
1% in meno di ozono l’incidenza del melanoma tra i
bianchi statunitensi crescerà
da 0,3 ad un 27r. Non soltanto, ma l’aumentata esposizione ai raggi Uvb incrementerà
forme di cataratta, diminuirà
le difese immunitarie e altererà il fitoplancton con tutte
le conseguenze immaginabili
sullo stato del mare e dei suoi
abitanti.
Infonmizioni iratte da una
pubblicazione del 1994 dei patologi deirUniversità di Harvard, dal capitolo «Environmental and nutritional diseas».
No al razzismo
In occasione della manifestazione nazionale contro il
razzismo, prevista per il 25
febbraio a Roma, le chiese
evangeliche organizzano un
momento di cullo al quale
prenderanno parte anche sorelle e fratelli stranieri. L appuntamento è per le ore 11
presso la chiesa metodista di
via XX Settembre. Alla manifestazione, indetta dai sindacati confederati, dalle associazioni di volontariato laico
e religioso, dalle comunità di
migranti, ha aderito anche la
Federazione delle chiea^
evangeliche. Chiunque sia interessato a partecipare al a
manifestazione può mettei'Si
in contatto con la Federazione delle chiese (06-482512u)-
15
ÍERDI 17 FEBBRAIO 1995
PAG. 1 1 RIFORMA
TA
La Fgei
si impegna
sembra doveroso rispondere alle lettere di Manlio Leggieri e di Michele
Sgorbini, apparse sul n. 5 di
0otma.
Manlio Leggieri si chiede
se la Fgei ha dedicato qualche
spazio alla situazione in Bosnia. Per quanto consta molti
gruppi giovanili si sono occupati in questi anni della situatone nell’ex Jugoslavia, alcuni gruppi con coinvolgimento anche nella preparazione di viaggi a Fola, e nella
prossima estate per campi di
lavoro. La Fgei è poi impegnata da due anni nel progetto di scambio con l’Albania,
anche nell’ottica di comprendere la situazione globale dei
Bialcani. Evidentemente raccogliamo la spinta a fare di
più, e a pubblicizzare meglio
ciò che facciamo.
' Michele Sgorbini suggerisce invece di risparmiare invando il Notiziario Fgei solo
a chi ne faccia richiesta. A
ptpte l’impraticabilità tecnica,
informo che il Notiziario
Fgei è finanziato dalla Fgei, e
quindi Riforma non risparmierebbe in tiratura. Mi dispiace molto se questa ipotesi
sottintende un disinteresse
versoi! nostro lavoro. A noi è
parsa subito una splendida
c^portunità poter uscire come
inserto di Riforma e apprezàairio molto la possibilità di
raggiungere e informare sulle
nostre attività molte più persone di quanti siano i gruppi
giovamli federati.
Silvia Rostagno
■ «^fsegretaria nazionale Fgei
Roma
Le chiese e
l'ex Jugoslavia
La Chiesa valdese di Milano è una delle chiese che hanno cercato e cercano di fare
qualche cosa, nei limiti delle
IL PROBLEMA DELLA PARITÀ UOMO-DONNA
La vita^ il tempo^ la gratuità^ la tolleranza
RINA LYDIA CAPONETTO
Non basta parlare di parità di diritti
uomo-donnà e di dignità della donna pari all’uomo, se non caliamo queste
parole nel concreto della vita reale. Cominciamo a parlare di tempo, come si
può parlare di parità se il tempo dedicato alla fainiglia non viene distribuito in
parti , uguali? Se tutto il tempo viene lasciato in mano alle donne per l’educazione dei figli, per la distribuzione del
lavoro nella casa, come si può parlare di
dignità? Quale dignità ha una persona
sfinita dai troppi incarichi e dalle troppe
responsabilità familiari?
Il tempo nella società capitalista è mal
distribuito perché si sa che bisogna avere mille impegni, lavorare molte ore,
troppe, per produrre; bisogna produrre
perché vince la logica del profitto, e il
trionfo del denaro; ma in questa logica
non rientra il rispetto della persona, di
sé innanzitutto, perché una persona alienata non ha rispetto di sé. Un po’ di
tempo per se stessi bisogna averlo, per
riappropriarsi della vita, dell’amore per
le piccole cose, del dialogo con il mondo dei sentimenti, gli affetti, i figli, la
moglie, ecc.; nella córsa pazza della società competitiva non c’è posto per l’altro, non esiste il rispetto degli altri, è
una logica spietata che ci ha corroso tutti quanti in questi anni di boom.
Adesso si potrebbe ipotizzare che
questo problema non ci sia più, tanto c’è
la crisi; ma è rimasto ben poco dei valori veri, reali, a cui bisogna credere. Prima il boom economico, poi la crisi hanno lasciato molti vuoti che andrebbero
colmati. Tra i valori da ricuperare, oltre
il tempo e quindi un’eguale distribuzione delle ore lavorative sia fuori che dentro casa, bisognerebbe riscoprire il valore del dono della gratuità.
Chi oggi pensa che la vita è un dono,
quindi un valore, e se è un dono va rispettato in tutte le sue gamme? Nel valore della vita c’è il rispetto della natura
e dell’ambiente; abbiamo visto lo scem
pio dell’alluvione in novembre e ne assisteremo ancora ad altre, questo per la
cecità dell’uomo che crede troppo in se
stesso, nella sua onnipotenza tecnologica e non ha avuto più tempo da dedicare
ai veri valori della vita, primo fra tutti la
sua stessa vita che può esistere a patto
che si ascolti il messaggio della natura,
con i suoi ritmi naturali; nessuno di noi
è nato per stare in mezzo al cemento.
Questo mi piacerebbe vedere nel cammino della parità fra uomo e donna che
insieme insegniamo ai nostri figli e ai
nostri nipoti: che la nostra vita innanzitutto è un valore perché è un dono di
Dio e ci è stata data perché migliorassimo la terra e non la facessimo diventare
una spazzatura imperante.
Un valore da non dimenticare è la
gratuità, la disponibilità verso gli altri
attraverso piccoli gesti quotidiani di rispetto verso l’altro, la vita dell’altro. Ma
non possiamo sperare di migliorare la
società, di formare una società più civile
senza l’educazione fatta in tenerissima
età; solo così potremo ottenere che i nostri figli e nipoti recepiscano qual è il
giusto posto del padre e della madre,
quello dell’uomo e della donna ogni
giorno.
Altro valore che di rado viene applL
cato nel quotidiano è la tolleranza: imparare a tollerare di più i pensieri
dell’altro e imparare ad ascoltarsi. In
una società violenta e prevaricante è la
cosa più difficile, ma di nuovo mi viene
in mente la dignità dell’nonio e della
donna: quale dignità può esistere in un
clima di intolleranza, se uno parla e l’altro non ascolta, se i figli non ascoltano;
se non reimpariamo un linguaggio nuovo quanto mai difficile che è il sapersi
ascoltare e saper imparare dall’altro
messaggi nuovi: tutto rimane nella nebbia o meglio nel mondo delle ipotesi,
ma allora qui bisognerebbe affrontare
una volta per tutte il problema dei modelli che abbiamo di fronte.
È difficile diventare saggi in una società dove la televisione rappresenta il
vuoto totale, dove i modelli proposti sono un uomo e una donna di successo, e
tutto si ottiene facilmente: carriera, figli,
lavoro, casa, non esiste il linguaggio
della fatica, del sacrificio. I modelli proposti sono talmente lontani dalla realtà
che poi tutti quanti stentiamo a accettare
le durezze della vita. È più facile pensare che la vita sia tutta un gioco. Di fronte a un linguaggio così distorto, come
possono sperare le donne che i figli imparino la generosità, T altruismo, la solidarietà; valori tutti che formano la persona umana, e che fanno di noi delle
persone con dignità, se i modelli e i valori televisivi sono la facilità della vita,
l’assenza di veri sentiinenti profondi, di
sacrificio per l’altro, se tutto è facile,
tutto si può ottenere facilmente, l’affetto, il successo, ecc., ..
AUora, se vogliamo parlare di parità
uomo-donna cominciamo a criticare
aspramente questi modelli e questa falsa comunicazione che ha dato non pochi problemi alla generazione che abbiamo davanti, fornendo modelli falsi
di donne competitive, in carriera, ma
prive di carica umana, di sentimenti, di
capacità di donarsi l’uno all’altro. Se
vogliamo cominciare, o meglio continuare, questo cammino dobbiamo rivoluzionare i nostri linguaggi, dimenticare
i modelli fasulli televisivi e ritrovare
l’essenza dell’essere umano e reinsegnare insieme uomo e donna ai nostri
figli e nipoti i veri valori della vita; innanzitutto la libertà di pensiero, la tolleranza, il messaggio dèlia gioia, del dono, il rispètto della persona umana: imparare fin da piccoli che l’altro è importante quanto me, solo così ribalteremo
una società così squallida e così preva' ricante dove nulla conta se non la prepotenza e la violenza. Un paese non
può essere civile se viene educato alla
violenza delle immagini: è un’educazione che noi tutti dobbiamo compiere,
e proporre modelli nuovi se vogliamo
realizzare questo sogno della pari dignità uomo-donna.
loro possibilità, per alleviare
le sofferenze dei popoli
dell’ex Jugoslavia.
Il piccolo gruppo di lavoro
costituitosi nel suo seno, e per
un certo tempo coordinato
con dedizione e efficienza da
Manlio Leggieri, ha raccolto,
solo nel 1994, alcuni quintali
di viveri, di vestiario, di me
Riforma
Via Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011/655278 - fax 011/657542
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei, 081/291185 - fax 081/291175
Via Repubblica, 6 -10066 Torre Pellice - tei, e fax 0121/932166
DIRETTORE: Giorgio Gardiol
VICEDIRETTORI: Luciano Deodato, Emmanuele Paschetto
REDATTORI: Stello Armand-Hugon, Claudio Bo, Alberto Bragaglia, Luciano
Cirica, Alberto Corsani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo,
Maurizio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo
Rinaldi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan,
Marco Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
GARANTI; Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bruno Rostagno
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia
ABBONAMENTI: Daniela Actis
FOTOCOMPOSIZIONE: Aec s.r.l. Mondovi - tei. 0174/551919
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174/42590
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via Pio V, 15 bis - 10125 Torino
ITALIA
ABBONAMENTI 1995
ESTERO
■ordinarlo
•ridotto
•»oatenitore
■•emeatrale
95.000
80.000
150.000
48.000
■ ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestraie
140.000
170.000
200.000
75.000
■cumulativo Riforma + Confronti £ 135.000(solo itaiia)
■una copia £2.000
^abbonarsi,• versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Pro"•*«ntl 8.r.l„ via Pio V15 bis, 10125 Torino.
...........I sminane imtbuUi con L'Eco delie vcW vaidègÉ
'U'« non può osean mtthitioopaniliimanl»
Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000
^Jdacipazloni: millimetro/colonna £ 1.800
domici: a parola £ 1.000
Wfomia à n nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
081 I* — —
Sennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
“wi ordinanza In data 5 marzo 1993
Ijüjowi 6 del 10 febbraio 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMP
™d, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercolecfi 8 febbraio 1995.
dicinali, di materiali per l’igiene personale e dell’ambiente, senza contare offerte
in denaro che hanno superato
la cifra di 9.600.000 lire, e
l’ottenimento di un locale in
una scuola per la conservazione del materiale raccolto e la
confezione dei pacchi. Tutto
ciò grazie all’impegno di Leggieri, che più di una volta al
culto ha informato la comunità su quanto accadeva e ne
ha sollecitato partecipazione.
Certo, quanto abbiamo fatto è assai poco; e questa pochezza non può essere giustificata dal fatto che la stessa
chiesa è impegnata su altri
fronti di solidarietà (una casa
di seconda accoglienza per
immigrati) e provvede a sostenere finanziariamente un
certo numero di spese sociali.
Davanti al Signore restiamo
sempre debitori, e solo quando abbiamo fatto tutto ciò che
sta in noi possiamo permetterci il lusso di dire che «siamo servi inutili».
Desidero solo aggiungere
che non è possibile né pensabile che una chiesa aderisca
tutta, unita e compatta in tutti
i suoi membri, a una iniziativa, per quanto importante essa sia: la pluralità dei doni si
esprime nella pluralità e nella
diversificazione degli impegni. E questo vieta ogni unilateralità.
Chiunque ha il diritto di
prendere le distanze da una
chiesa se giudica inadeguata
la risposta di quest’ultima di
fronte a una determinata necessità; però nessuno ha il diritto di squalificarla pubblicamente quasi per prendersi una
rivincita; e nessuno ha il diritto di trovare, alla sua scelta di
camminare senza «cappelli
ecclesiastici», la giustificazione ideologica di una chiesa che sarebbe prigioniera di
strutture burocratiche paralizzanti e di paure nei confronti
di un ecumenismo operativo.
Salvatore Ricciardi
Milano
Caro direttore,
sono molto sorpreso della
forte critica contro la Fcei per
l’aiuto umanitario in Croazia
espressa da Manlio Leggieri.
Come pastore evangelico di
Fiume sono molto riconoscente per l’aiuto umanitario
che ho ricevuto per aiutare i
profughi, gli sfollati e i bisognosi di Fiume. Sono tre anni
Il clic di prima pagina
Grozny^ la città fantasma
La guerra a Grozny è quasi cessata
ma la città è ormai un fantasma, come
documenta questa foto. Si contano i
morti causati dall’intervento russo:
40.000 ceceni morti, e 12.000 soldati
russi morti o dispersi.
I dati russi parlano di «solo» 3.500
soldati morti. Una guerra che però
non si è fermata; si è spostata a Ovest,
sulle montagne dove è cominciata la
guerriglia.
che la Fcei ci invia da distribuire generi alimentari, igienico-sanitari, materiale scolastico, indumenti e denaro.
Rappresentanti della Fcei
hanno visitato Fola, Fiume e
Zagabria fin dall’inizio del
1992 e «Protestantesimo» ha
dedicato una trasmissione a
diversi campi profughi e messo anche l’accento sul lavoro
dell’organizzazione umanitaria Ihthus, presentando anche
l’aiuto umanitario della Ghie
sa evangelica di Fiume. Allora sono stati stabiliti contatti
per aiuti all’Ihthus, che fa veramente un ottimo lavoro, il
«Duhovna Stvarnost» (Moj
bliznji, battisti di Zagabria) e
gli evangelici di Fiume.
Rappresentanti della Fcei
hanno anche stabilito contatti
con un aiuto regolare verso
gli orfanotrofi di Lovran,
Kraljevica, Selce e Novi Vi
nodolski, dove per lunghi pe
riodi sono stati anche bambini di Lipik, Mestar, Vukovar
e donne ritardate mentali provenienti dalla Bosnia centra
le, il tutto sempre fatto in col
laborazione con gli evangeli
ci di Fiume.
La presenza e un rapporto
stabile da parte della Fcei ha
avuto un grande significato
per aiutare a superare un momento di stress e di paura anche i responsabili di quegli
istituti che si trovano a 50100 km dal fronte di guerra.
La Fcei ha anche reso possibile un aiuto regolare con
pacchi viveri per le famiglie,
distribuiti tramite la Chiesa
evangelica di Fiume in collaborazione con l’ufficio profughi e sfollati di Fiume (direttore Karl Balenovic), il Centro sociale di Fiume (diretto
da Ja.sna Mihalincic) e la Croce Rossa. Un lavoro apprezzato anche dall’amministrazione comunale di Fiume che
il 31 gennaio ha ricevuto una
delegazione della Fcei, con
Anne-Marie Dupré e il pastore Renato Coisson .
• Credo si debba anche chiarire il termine «Chiesa evangelica in Croazia». Come in
Italia la dizione include battisti, pentecostali, riformati,
fratelli e luterani però non
esiste ancora una federazione
evangelica in Croazia, come
in Italia, anche se si lavora
seriamente per formare un
corpo del genere. In campo
umanitario ogni chiesa ha la
sua organizzazione umanitaria separata. Gli evangelici
pentecostali hanno «Agape»,
i battisti «Moj Bliznji», i luterani l’«Ehp», gli avventisti
r«Adra» ecc. L’organizzazione umanitaria Ihthus a Fola, creata da evangelici, è indipendente, opera con Agape
soltanto per progetti comuni.
Lo scopo della lettera «Indignato», se capisco bene, è
di attivare l’aiuto per Ihthus.
Anch’io spero che molti, dentro e fuori della Fcei, si interessino e aiutino le finanze
dell’orfanotrofio di Rovigno e
della casa per anziani di Fola.
Ferò mi mette in sospetto
quando qualcuno si loda come eroe perché è andato con
un camion a Osjek o Karlovac. Cristo ci insegna a vivere
e dare la nostra vita in modo
umile. «Quando tu fai elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra» (Matteo 6, 3) e «quando
abbiamo fatto tutto (...) dite:
noi siamo servi inutili, abbiamo fatto ¡quello che eravamo
in obbligo di fare» (Luca 1),
10). Non è giusto sfruttare i
propri atti per screditare i fratelli in Cristo che umilmente
servono il Signore.
Mi sembra che la critica
contro la Fcei e una caricatura
del lavoro che ha fatto e sta
facendo e la raccolta di informazioni sulle strutture evangeliche e il giudizio sulle diverse organizzazioni umanitarie siano state fatte un po’ alla
leggera.
Sono riconoscente delle iniziative e del lavoro che è stato fatto dall’organizzazione
«Il ponte» però voglio ancora
una volta ringraziare per
l’aiuto e l’incoraggiamento
che ci avete dato voi che. regolarmente siete venuti da
parte della Fcei.
Lino Lubiana
pastore evangelico
di Fiume
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è la parte
della mia eredità e il mio calice;
tu mantieni quel che m'è
toccato in sorte.
La sorte è caduta per me
in luoghi dilettevoli;
una bella eredità m'è pur toccata»
Salmo 16, 5-6
Con la certezza della resurrezione nel cuore, la moglie e i figli di
Umberto D'Angelo
ufficiale dell’Esercito della Salvezza
ringraziano tutti coloro che, in occasione della chiamata alla casa
del Padre Celeste del loro amato
marito e padre, li hanno sostenuti
e circondati di affetto ricordando
loro le promesse e le consolazioni
del Signore.
Roma, 7 febbraio 1995
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Vierl Odino
profondamente commossi per la
grande dimostrazione di stima e
di affetto data al loro caro papà e
nonno, ringraziano tutti coloro che
con presenza, fiori, scrìtti e parole
di conforto sono stati loro vicini in
questa triste circostanza.
Un ringraziamento particolare al
personale medico e infermieristico dell’Ospedale civile E. Agnelli,
al pastore Vito Gardiol, ai parenti,
amici e vicini di casa.
San Secondo, 17 febbraio 1995
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 17 FEBBRAIO 1995
Nel settembre 1994 la Federazione protestante di Francia ha pubblicato un dossier
«Lavoro^ condivisione^ esclusione»^ una
riflessione che deve coinvolgere le chiese
Un gruppo di studio della
«Commissione sociale economica e internazionale» della
Federazione protestante di
Francia (Fpf) ha redatto un
dossier di analisi e di proposte sul lavoro, destinato a stimolare la riflessione delle
chiese e delle associazioni
protestanti. Il documento,
pubblicato nel settembre
1994, è intitolato: «Lavoro,
condivisione, esclusione».
Michel Vaquin, intervistato
dalla Fpf, direttore di una
grande banca e vicepresidente della «Confederazione
francese dei padroni e dirigenti cristiani» (Cfpc), ha
partecipato all’elaborazione
di quel documento.
— Perché questo dossier
«Lavoro, condivisione, esclusione» ?
«In Francia ci sono 3,2 milioni di disoccupati, di cui il
25% di giovani, e un milione
che hanno solo il Rmi (salario
minimo). Bisogna guardare il
problema in faccia: si sentono
molti discorsi ma le azioni ri-'
mangono molto frammentarie. Questo problema va affrontato collettivamente con
maggiore serietà e maggior
pragmatismo. Per questo, il
pastore Jacques Stewart ha
chiesto al nostro gruppo,
composto di sette persone di
sensibilità e di orizzonti differenti, di elaborare un dossier destinato alle chiese e associazioni protestanti.
Dopo aver attentamente
esaminato i rapporti degli
esperti e incontrato partner
sociali, la nostra équipe ha riconosciuto che si era stabilito
un consenso circa la “preferenza francese per la disoccupazione”. Le nostre scelte implicite e esplicite fanno sì che
siamo fra gli ultimi in Europa
in fatto di occupazione».
- Esiste un modo protestante di trattare questo problema?
«Vasta domanda... Interrogarsi insieme, nel rispetto
delle diverse sensibilità, fa
parte della cultura protestan
In Francia, il numero dei disoccupati ha superato i 3,2 milioni di persone
te; è un fatto portatore di un
certo messaggio. Dato che la
società francese è confrontata
al problema dell’esclusione,
ci vuole un nuovo modo di
procedere per reintegrare gli
esclusi; per farlo, la società
avrà bisogno di un’energia di
natura spirituale. Senza averne il monopolio, la Federazione protestante deve avere
una parola. La rottura dei legami sociali è così profonda
che l’economia da sola non
può dare la risposta, ci vuole
un atteggiamento di fede e di
speranza. Dobbiamo rimettere in discussione il nostro atteggiamento nei confronti dei
disoccupati e dar loro la parola. E noi protestanti forse più
ancora degli altri perché la
Riforma ha qualificato il lavoro come vocazione».
- I protestanti si sentono
mobilitati da quando è uscito il dossier nel settembre
1994?
«Le chiese stanno organizzando dibattiti e incontri con
gli organismi locali incaricati
dei problemi dell’impiego e
dei servizi sociali; la Chiesa
riformata della regione parigina ha perfino previsto di
convocare un Sinodo straordinario nel maggio prossimo;
durante i culti, viene data la
parola ai disoccupati. La
chiesa diventa quindi un luogo di dibattito, come potrebbe
esserlo la società. Ognuno si
sente coinvolto da questo
problema e prende coscienza
che, al proprio livello, può fare qualcosa, ma questo dossier è andato molto al di là
dell’ambito protestante: prova ne sia che abbiamo dovuto
moltiplicare per cinque la tiratura iniziale. Riceviamo
molte lettere di incoraggiamento e di ringraziamento da
parte di cristiani che si uniscono ai gruppi di riflessione
protestanti. Anche i sindacati
e i dirigenti hanno accolto
con entusiasmo questo documento di piste di riflessione».
- Che cosa vi aspettate dai
pubblici poteri?
«In questo dossier chiedia
mo un grande dibattito nazionale sulla disoccupazione e
l’esclusione con l’insieme
delle parti coinvolte: stato,
enti locali, sindacati, associazioni e, più in generale, l’insieme degli uomini e delle
donne (e sono numerosi) già
mobilitati. Attualmente si
parla del problema ma senza
una concertazione sufficiente:
ci vuole una mobilitazione
generale e organizzata, o si
arriverà a una esplosione sociale. È al livello locale che
bisogna sviluppare azioni: sostenere organismi di inserzione, porre il problema del posto dei salariati non qualificati, pensare a “impieghi di
prossimità”*, sviluppare il lavoro a tempo parziale nelle
imprese».
* Gli «impieghi di prossimità»
sono tutti quegli impieghi che
implicavano un certo rapporto tra
le persone e che man mano sono
stati sostituiti da macchine automatiche. come ad esempio gli
addetti alla foratura dei biglietti
nella metropolitana (ndr). (Bip)
La riflessione di un cristiano impegnato nelle questioni di protezione dell'ambiente
Che cos'è la Teologia della creazione?
CHRISTOPH STUCKELBERGEB*
L a Teologia della creazione significa che noi, esseri umani, ci poniamo come
«vis-à-vis» e partner di Dio
che consideriamo come nostro Creatore. Nel cristianesimo, come nel giudaismo, c’è
la nozione fondamentale che
siamo creature e non creatori.
E un enorme sollievo: no,
non dobbiamo e non possiamo creare il mondo, lo riceviamo in regalo in tutto il suo
splendore; ma essere creature
significa anche che dobbiamo
rispettare i limiti dell’agire
umano. In quanto partner di
Dio, siamo invitati a potenziare la vita nel mondo e a
continuare a svilupparlo, ma
sempre all’interno di limiti:
non si può dire esattamente
dove si trovano questi limiti
perché la libertà umana e
l’agire dinamico di Dio «che
crea in permanenza» con noi,
cambiano continuamente
questi limiti.
Questo è il compito della
teologia e dell’etica della
creazione: ridefinire sempre
di nuovo questa libertà e questi limiti. Ci sono alcuni crite
ri che possono essere applicati, ad esempio la giustizia: le
risorse naturali devono essere
ripartite in modo equo tra le
generazioni attuali e future.
Secondo esempio: la straordinaria diversità biologica deve
essere preservata. Così i limiti vengono oltrepassati quando questa diversità viene distrutta o quando alcuni uomini monopolizzano le risorse
della terra.
La fede in Dio nostro creatore non può essere separata
dalla fede in Cristo e nello
Spirito Santo. Per mezzo di
Cristo, in quanto Cristo cosmico, tutto il creato sarà salvato, non .solo l’uomo: la fede nello Spirito di Dio che
abita tutta la creazione mi
sembra importante; per questo la Teologia della creazione non è orientata in modo
conservatore verso l’origine,
non come un «ritorno alla natura» nel senso di uno stato
idealizzato della natura. La
fede in Dio creatore è molto
più orientata verso il futuro,
nella riconciliazione dell’.essere umano con il suo ambiente non umano (natura,
piante, animali).
Che cosa vuol dire che siamo tutti ospiti sulla terra? Sono 20 anni che mi occupo di
protezione dell’ambiente: ho
constatato che le soluzioni
tecniche, legali ed economiche sono molto importanti,
ma non bastano. Dobbiamo
avere un nuovo atteggiamento fondamentale nei confronti
della creazione. Allo stesso
modo non basta fare un piccolo dono, se non cambiamo
il nostro rapporto con i paesi
del Sud; non basta neanche
pagare la benzina un po’ più
cara. Essere ospiti sulla terra
vuol dire un cambiamento totale di mentalità: vuol dire
avere un profondo rispetto
per il creatore e la sua creazione.
Se qualcuno possiede un
pezzo di terra, normalmente
pensa che ne può fare ciò che
vuole: è il diritto di usare e di
abu.sare, già noto ai romani.
Al contrario, essere ospiti
vuol dire: la terra ci è data come un prestito e abbiamo la
responsabilità di trasmetterla
ad altri o.spiti, ai nostri figli,
alle generazioni future, affinché essi possano vivere nella
dignità.
Quale speranza? Quando
prendiamo coscienza del riscaldamento dei climi, delle
catastrofi ecologiche, della
diminuzione della diversità
biologica, della ripartizione
ingiusta delle risorse, possiamo essere disperati. Mi considero come un realista pieno
di speranza, per due motivi:
anzitutto, mi sento incoraggiato dall’incontro con gli uomini e le donne, del Sud e del
Nord, che lottano malgrado
condizioni così difficili. D'altra parte per me la fede cristiana significa il sì di Dio
per salvare la sua creazione
contro la tendenza mortifera
dell’attività degli uomini. Ma
questo non garantisce che, in
definitiva, tutto andrà bene:
questa speranza appunto non
rende ciechi sulle realtà di distruzione ma dà invece la forza di vivere con gli occhi spalancati, di non nascondere
nulla, e di impegnarsi per la
salvaguardia del creato, al
Sud come al Nord.
* Segretario generale di
«Paia pour le prochain»
(da Terre Nouvelle,
gennaio-febbraio 1995)
LA RIFLESSIONE DI UN PASTORE
IL LAVORO
NON HA SENSO
JEAN-FRANÇOIS FABA*
Le grandi lotte di questo
secolo sono nate dalla
volontà di emancipare l’uomo dal lavoro. Sia per mezzo
di un’ideologia che si prefiggeva la fine del lavoro salariato, sia per mezzo della tecnologia che puntava a sostituire l’uomo con la macchina, il marxista e il capitalista
erano impegnati nella stessa
battaglia.
Oggi c’è un vinto, e paradossalmente ad essere vinto è
l’uomo e non i sistemi. L’uomO liberato dal lavoro ne diventa schiavo nel suo tempo
libero: la disoccupazione,
lungi dall’emancipare l’uomo
dalla sua attività, gliela rimanda per assoggettarlo meglio; i testi biblici tengono
conto di questa realtà, parlando del riposo, della giustizia,
della salvezza e dell’adorazione.
La Bibbia apre il dibattito
su tutto ciò che farà sì che il
lavoro avrà un senso. La fatica non ha senso: è una realtà
che si impone, si tratta di una
meccanica e di una fisica che
permetteranno all’individuo
di sopravvivere e non di vivere, di essere il lavoratore di
un’intera vita e non l’attore di
una vita. Ai giorni nostri i potenti di questo mondo si sostituiscono a Dio, inventano lo
scenario della creazione alla
rovescia: per loro il caos è indispensabile per stabilire il
loro bisogno di potenza. La
politica e l’economia si sono
messe d’accordo per fabbricare una liturgia di adorazio
ne di questo mondo caotico, e
l’insieme delle leggi che proteggono i salariati viene rimesso in questione, sotto forme più o meno sottili.
La Riforma, con l’affermazione della salvezza per fede,
dà un’enorme boccata d’ossigeno al dibattito sul lavoro, a
condizione che essa conservi
tutta la sua libertà e non si lasci prendere la mano dalle
pratiche sociali, per le quali il
lavoro era l’inizio di un cammino (l’uomo in piedi) prima
di diventare la prova della
salvezza.
La disoccupazione ha aperto il dibattito sul senso della
vita: può quindi diventare
un’opportunità per ristabilire
il disordine creatore contro il
caos distruttore. Per questo è
indispensabile aprire un dibattito pubblico senza distinzione di sapere o di competenza. E anche necessario denunciare i sistemi e gli uomini che rinchiudono ogni storia
in una impasse tragica: avere
o non avere lavoro. Questo è
insopportabile e inammissibile: la vita è molto più ricca
del semplice lavoro salariato
diventato così indispensabile
per sopravvivere.
Il mondo non manca di lavoro, né di tempo non lavorativo, né di riposo. Manca di
giustizia e di pace, grazie alle
quali la dimensione collettiva
apre la tenaglia di un destino
troppo individuale.
* Segretario generale della
«Mission popiilaire
évangéliqiie» in Francia
Lo testimonia un ex ministro sandinista
Nicaragua: grave crisi
sociale ed economica
«La crisi .sociale ed economica de! Nicaragua sta diventando ogni giorno più tragica e, di fronte a questa,
l'insieme delle chie.se elevano
le loro voci ed esprimono la
loro crescente preoccupazione» mentre alcuni gruppi religiosi giunti di recente «predicano il fatalismo, la sconfìtta
e la rassegnazione». Questo è
il parere di Henry Ruiz,
membro della direzione nazionale del Fronte sandinista
di liberazione nazionale, principale forza di opposizione.
Tra il 1980 e il 1990 Ruiz è
stato mini.stro della Pianificazione, poi ministro della Cooperazione.
Analizzando il prodotto interno lordo del paese, risulta
che il Nicaragua si trova oggi
praticamente allo .stesso livello della Somalia e del Sudan,
vale a dire «tra i paesi più poveri del mondo, con un reddito prò capite che raggiunge
appena 420 dollari l'anno»,
fa notare Ruiz che ha effettuato di recente una «tournée» in
Europa, durante la quale ha
incontrato organizzazioni non
governative e religiose, movimenti di solidarietà, dirigenti
politici, parlamentari, ministri
e capi di governo.
Secondo le statistiche ufficiali, il debito esterno del Nicaragua ammonta a dieci miliardi di dollari. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il
60% (e quasi il 90% nella zona atlantica, dove la Chiesa
morava è fortemente radicata). 11 tasso di analfabetismo
raggiunge ormai il 30%. Secondo un recente rapporto
deirUnicef, il 70% dei bambini della campagna non va a
scuola, e il 22% dei bambini
in età scolastica soffre di malnutrizione. Mancano 500.000
alloggi per una popolazione
di circa 4 milioni di abitanti.
Le chiese storiche presenti
nel paese sono impegnate
«nell'azione sociale. Tutte
hanno (...) vasti programmi
di .solidarietà».
«Il paese è così ammalato
che nessuno pu<> pretendere
di salvarlo da solo», nota
Henry Ruiz, insistendo sulla
necessità di mobilitare seriamente i settori popolari e cristiani; e aggiunge: «Non sono
un uomo di chiesa, ma mi
piace la chiesa popolare nella quale la gente si impl’gna
per il cambiamento e il progresso. Non posso sentirmi in
comunione con la chiesa che
si è identificata con l'aggressione che abbiamo patito durante l'ultimo decennio».
Non esita però a fare I"autocritica: «Durante quel periodo. ci siamo sbagliati su molte cose e penso che oggi siamo più aperti. Questo si riflette anche nella nostra visione delle chiese, della fede,
della partecipazione». (Eni)