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Anno 116 - N. 41
17 ottobre 1980 - L. 300
7’ Vi-fiA
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Soedizione in abbonamento postale
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(Mk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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LA CUPA OMBRA DEL PASSATO SUL VILE ATTENTATO ALLA SINAGOGA DI PARIGI
Rue Copernic, da festa a tragedia
Giovanni Paolo II tiene da più
di un anno una catechesi seguita
sul matrimonio. In una quarantina di udienze generali ha svolto
un primo ciclo sulla indissolubilità del matrimonio e ne sta concludendo un secondo sull’adulterio in cui ha approfondito particolarmente il concetto di concupiscenza. E qui improvvisamente
l’interesse dei commentatori si è
risvegliato. Papa Wojtyla ha affermato che il detto sul Sermone
sul monte — « se imo guarda la
donna di un altro perché la vuole, nel suo cuore egli ha già peccato di adulterio con lei » (TILC
Matt. 5: 28) — non riguarda solo
il desiderio della donna altrui:
il senso di questo detto va ampliato anche ai rapporti tra marito e moglie. Di qui una serie di
commenti più o meno ironici apparsi su diversi quotidiani sulrimpossibilità di generare al di
fuori del vecchio sistema, che implica l’attrazione reciproca.
Eppure, anche per chi non avesse seguito la precedente interpretazione della concupiscenza —
intesa come una depersonalizzazione dell’essere umano che lo
priva delia capacità del dono di
sé e della capacità di essere insieme con l’altro per costringerlo in un non-rapporto in cui l’altro è ridotto ad un oggetto, a sua
volta depersonalizzato — l’insieme del discorso di mercoledì 8
ottobre doveva essere sufficientemente chiaro. Sia pure con un’ardita attuazione del testo biblico
in chiave matrimoniale (tutta la
catechesi è stata concepita in
funzione di preparazione del Sinodo dei vescovi sulla famiglia
attualmente in corso), papa Wojtyla intendeva parlare non della
reciproca attrazione dei sessi ma
della sua distorsione violenta da
cui uomo e donna non sono certo al riparo per il solo fatto di
essere uniti in matrimonio. Perché dunque il discorso del papa
è stato equivocato?
L’affermazione del papa sull’adulterio « nel cuore » (e la tensione verso la « purezza di cuore » che ne costituisce il superamento) si pone sul piano dell’Evangelo, di una denuncia e
radicalizzazione che può perfino
essere paradossale ma che ha alla sua base un annuncio positivo
di possibilità di dono reciproco
e di compimento dell’umanità in
questo. Essa tuttavia viene ricevuta in mezzo ad un popolo che,
soprattutto in materia di « teologia del corpo », è stato abituato
non ad un Evangelo ma ad una
Legge in cui predomina ossessionante il NON. C’è da stupirsi se
tanti abbiano tradotto il discorso del papa in queste categorie
legalistiche ironizzando sul fatto
che ora, secondo il papa, NON
si può più desiderare neppure la
propria moglie?
L’Osservatore romano ha avanzato l’ipotesi che alla base degli
equivoci ci sia malafede maschilista, dato che le stesse cose (con
altri termini) sono state spesso
affermate dalle femministe. Noi
avanziamo un’altra ipotesi: che
gli equivoci siano dovuti alla forma mentale che da sempre la
Chiesa cattolica ha dato al nostro popolo, a chi l’ha accettata
come a chi l’ha rifiutata: una
legge ossessiva nella sua esacerbata negatività. Non è mai troppo tardi per cambiare, ma non
ci si può aspettare che questo
avvenga senza contraddizioni.
Per troppo tempo si sono usati due metri e due misure per il terrorismo. Ora ci troviamo a
raccogliere i frutti di silenzi, complicità e tolleranza nei confronti dell’ideologia di destra
Doveva essere una giornata di
festa, invece è stata una tragedia.
Venerdì 3 ottobre coincideva, per
milioni di ebrei, con la festa della Sim’hat Torah (« allegrezza della Torah »: la gioia per il dono
della legge mosaica) che chiude
la settimana del Succoth in cui
riandando alla biblica traversata
del deserto si riflette sui sacrifici
e sulla fragilità della vita umana. Nella sinagoga di Rue Copernic a Parigi, più di trecento
persone pregano dopo aver ascoltato, anche dalla voce dei bambini, la lettura di alcuni passi mosaici. Improvvisamente, nell’ ingresso della sinagoga, scoppia la
bomba: tre morti e venti feriti.
dubbio che una nuova ondata
neo-nazista si sta abbattendo sull'Europa. Lo stesso Presidente
Pertini, tempo fa, in un messaggio rivolto agli italiani riferendosi al terrorismo parlava, in termini ipotetici, di "centrali eversive internazionali”. Molti allora
sorrisero. Ora però i fatti gli
stanno dando ragione.
I giornali hanno sottolineato
l’unanimità della riprovazione e
delle manifestazioni che sono seguite aH’attentato, ma questa
unanimità non deve ingannare,
avverte Jacques Madaule commentando su « Le Monde » il fatto di rue Copernic. Il giorno stesso dell’attentato Simon Mailey,
direttore della rivista AfriqueAsie veniva espulso dalla Francia
in quanto straniero senza aver
Filo internazionale
Come non vedere in quest’ultimo criminale attentato un filo internazionale che collega diversi
fatti di sangue? Ricordiamoli:
Anversa, 27 luglio, vengono lanciate due granate contro un gruppo di adolescenti ebrei: muore il
giovane David Kuhan, sedici feriti. Bologna, 2 agosto: la bomba alla stazione uccide 84 persone, 200, feriti. Monaco, 27 settembre: all’uscita deirOktoberfest la
esplosione uccide 12 persone, 140
feriti. Sino ad oggi, le inchieste
condotte nei diversi paesi, hanno
attribuito a movimenti di estrema destra questi attentati. Certo,bisognerà aspettare delle sentenze definitive (e speriamo di non
aspettare 10 anni come per Piazza Fontana) per esprimere una
valutazione fondata ma è fuor di
Tra i Valdesi tedeschi
Un momento conviviale a Walldorf, durante il viaggio organizzato dalla Società di Studi Valdesi. Servizio a p. 6.
LE BEATITUDINI - 1
Una proposta di felicità
Iniziamo con questo numero una serie di meditazioni sulle
Beatitudini che aprono il Sermone sul monte negli evangeli di
Matteo (cap. 5) e Luca (cap. 6). La serie è curata da Paolo
Sbaffi, pastore della chiesa metodista di Bologna.
Franco Giampiccoli
Le beatitudini rappresentano
l'esordio del « sermone sul monte » sia nel vangelo di Matteo
(5 3-12) sia in quello di Luca (6/
20-23). Un simile esordio era abbastanza familiare agli ascoltatori di Gesù, perché già alcuni
salmi iniziavano casi. Qualche
esempio per tutti:
« Beato chi si dà pensiero del
povero» (Salmo 41).
« Beato chi teme l'Eterno »
(Salmo 128).
« Beati quelli che sono integri
nelle loro vie» (Salmo 119f
« Beato colui la cui trasgressio
ne è rimessa » (Salmo 32).
In qualche caso si tratta di una
“condiz.ione” dovuta all'obbedienza ed alla fedeltà dell'uomo
(Salmi 41, 128, 119 e Salmo 1:
« Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi... «ì; in altri casi si tratta di
una "condizione" dovuta all'azione salvifica di Dio (Salmo 32 e
Salmo 65 4: « Beato colui che
tu eleggi »). / "beati" sono comunque persone cui .si può attribuire una situazione, propria
o ricevuta, di tipo positivo e piacevole secondo la valutazione del
comune pio israelita.
Anche in quattro delle beatitu
dini riferite da Matteo troviamo
questa situazione positiva: beati
i mansueti, i misericordiosi, i
puri di cuore e coloro che si adoperano alla pace. Ma le altre
quattro, concernenti i poveri, gli
afflitti, gli affamati e i perseguitati (che poi sono quelle comuni
al testo di Luca) rappresentano
un salto di qualità inedito, un
capovolgimento del comune concetto veterotestamentario (e .so
Terremoto in Algeria
Dopo le prime notizie cominciano a giungere le prime immagini del tremendo terremoto di E1 Asnam, uno di quei disastri naturali di fronte ai quali più insistente sorge la domanda « perché? ». Ci poniamo questa domanda, ma non lasciamo che essa ci paralizzi nell’indispensabile opera di solidarietà. Apprendiamo al momento di andare in macchina che
sono stati inviati dal Consiglio Ecumenico alcuni pastori e funzionari che parlano arabo. Speriamo di poter dare col prossimo numero più precise indicazioni sulle iniziative di soccorso
e solidarietà promosse dal Consiglio Ecumenico.
neppure il tempo di fare le valigie e all’Assemblea nazionale il
ministro Bonnet motivava il
provvedimento col fatto che lo
scrittore aveva scritto articoli
talmente violenti contro certi potentati africani, amici della Francia, da equivalere a veri e pròpri
incitamenti aH’assassinio.
Era forse una cosa tollerabile?
« Dimenticavo di dire — soggiunge con amara ironia Madaule —
che il signor Mailey è di sinistra ».
A senso unico
prattutto giudaico) della felicità.
Poco importa se Matteo ha probabilmente e intenzionalmente
ammorbidito la paradossalità
delle affermazioni di Gesù: beati
i poveri, sì ma in ispirilo, affamati, sì ma di giustizia, perseguitati, sì ma per cagione di giustizia... Ciò che risulta comunque
nuovo è il messaggio di salvezza, di liberazione, la promessa
di una novità' di vita e di situazione per coloro che si trovano
in una condizione negativa: povertà, dolore, fame, persecuzione.
Paolo Sballi
(continua a pag. 4)
Da anni l’azione di repressione
e prevenzione è a senso unico in
Europa. Va verso sinistra ignorando la destra o usandola come
supporto del « disordine stabilito ». In particolare la caccia al
terrorismo è sempre stata una
caccia nei confronti del terrorismo della « sinistra impazzita »,
all’ala più oltranzista del marxismo nella considerazione generale che i fenomeni neo-nazisti fossero per lo più innocue rievocazioni di gruppi nostalgici. Questa
impressione va completamente
rivista. La bomba che uccide indiscriminatamente fanciulli ed
anziani fa parte integrante dell’ideologia nazista, tutta tesa a
creare instabilità e angoscia e di
conseguenza la necessità di uno
stato forte, autoritario, poliziesco.
Non è un caso ouindi che le prime reazioni, aH’indomani della
bomba di Rue Copernic, mettano in rilievo questo fatto. .Alain
de Rotschild, presidente del Concistoro centrale israelita in
Francia, rivolgendosi al capo di
stato francese ha chiesto di conoscere « con la massima urgenza Quali misure eccezionali il
governo intende prendere nei
confronti del terrorismo ». La destra del terrore sta riproponendo,
almeno in Francia e con un certo successo, il clima dell’Europa
hitleriana poiché la comunità
ebraica si sente, a ragion veduta,
nuovamente perseguitata. Ma
l’escalation razzista (dalla profanazione dei cimiteri ebraici ora
si è CTiupti alla strage) è solo un
aspetto, forse il più inauietante,
di uno stesso disegno politico mirante alla destabilizzazione. Oggi
gli ebrei, ma solo ieri gli inermi
di Bologna e di Monaco. E basta
andare solo un po’ a ritroso per
ritrovare la strage di piazza della
Lovetia a Brescia, la bomba sul1’« Italicus ». Dietro a questi a.ssassinii di massa riaffiora l’autoritarismo, la criminalità politica che l’Europa ha .specialmente
conosciuto negli anni 30 e 40.
Oggi, stiamo raccogliendo i
frutti di silenzi, complicità, tolleranza nei confronti di una certa
ideologia di destra che nel frattempo ha fatto strada e lungo la
strada ha raccolto seguaci. Per
troppo tempo gli organi preposti
hanno usato due metri e due misure. La caccia al terrorismo, in
questi anni, è stata troppo univoca senza prevedere che l’ideologia della violenza fine a se stessa, con la sua letteratura, i suoi
films e i suoi simboli, a furia di
circolare avrebbe finito per riorganizzarsi e sferrare l'attacco al
sistema democratico. Saranno
forse necessari altri ec'-idi perché questa realtà venga finalmente ammessa e se ne traggano le
necessarie consegoenze 'n termini di prevenzione?
Giuseppe Platone
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17 ottobre 1980
IMPRESSIONI DA UN VIAGGIO NEGLI STATI UNITI
Protestantesimo, scuola di libertà
Per noi evangelici italiani, che pur sulle soglie del 2000 procediamo stentatamente sulla via
della libertà religiosa, il protestantesimo americano è un grande esempio di storia civile
« ...lo confesso, in questa mia
difesa per la libertà di ogni coscienza in materia di culto, che
ho imparzialmente perorato la
libertà di coscienza dei papisti
stessi, i maggiori nemici e persecutori in Europa dei santi e
delle verità di Gesù: eppure non
ho perorato nient’altro che non
sia loro dovere e diritto... ».
Queste parole di Roger Williams, campeggiano nel museo a
lui dedicato a Providence nel
Rhode Island.
Quando nell'Europa della metà del 1600, i cristiani si combattevano e si uccidevano ancora
con la spada, questo pastore battista-calvinista, che pure aveva
conosciuto l’intolleranza religiosa del vecchio ed anche del nuovo mondo, fonda un nuovo stato,
il Rhode Island per l’appunto,
dove ognuno può vivere secondo
la propria coscienza.
Per capire il rispetto col quale
i protestanti americani considerano il fenomeno religioso, credo che Providence sia una tappa
obbligata; me ne accorgerò lungo il mio breve viaggio negli
USA e nei contatti che avrò con
studenti in teologia e pastori
evangelici.
Tentazione cattolica
e sfida ’’evangelica!”
Sono arri\ato da pochi giorni
quando leggo sulla stampa l'ultima « iniziativa ecumenica » del
papa; i pastori luterani ed episcopali, anche se sposati, possono d’ora innanzi accedere al sacerdozio cattolico. Cosa ne pensano i protestanti americani?
Raccolgo le prime impressioni
nel campus della famosa università di Yale e più precisamente
tra gli studenti della più importante facoltà di teologia degli
Stati Uniti (la Yale Divinity
School). «Con questo gesto —
mi spiega un giovane pastore
episcopale che studia a Yale per
ottenere il dottorato in Storia
della chiesa — il papa vuole accattivarsi le simpatie di quanti,
e purtroppo sono numerosi, all’interno della comunione anglicana sono contrari al sacerdozio
femminile ed al controllo delle
nascite ». Una studentessa luterana, ossei*va la disparità, attualmente in America vistosa, tra gli
studenti protestanti in teologia,
continuamente in aumento, e i
seminaristi cattolici, sempre pochi e « inquieti ».
Tra gli studenti cattolici esiste
infatti un grande malcontento,
quasi tutti si chiedono perché
una norma di diritto canonico,
quale è appunto il « celibato ecclesiastico », debba sussistere ancora solo per chi nasce e matura la propria vocazione al sacerdozio nell’ambito della Chiesa
cattolica.
Piace questo papa? Perché luterani ed episcopali si mostrano
così « disponibili » verso Roma?
Queste domande le rivolgo ad
un pastore episcopale, sulla cinquantina, rettore di una parrocchia nei dintorni di New Haven,
città che ospita l'università di
Yale. « L’ecumenismo — mi dice
con entusiasmo — è la grande
speranza della Chiesa cristiana.
Noi episcopali (anglicani) ci sentiamo molto vicini a Roma — mi
cita il documento di Venezia
(1976) opera di teologi delle due
confessioni e che segna un notevole passo avanti in vista del riconoscimento del « primato di
Pietro » da parte della comunione _ anglicana. — Ovviamente un
episcopale desidererebbe, da parte di Roma, una spiritualità più
biblica ed un papato più "povero”... ».
La conversazione potrebbe anche finire a questo punto, ma noto sulla sua scrivania un opuscolo dal titolo « Born Again » Qa
nuova nascita). Prontamente il
mio interlocutore mi parla degli
« evangelicals » (i nati di nuovo)
e mi dice che ve ne sono un gran
numero anche tra il basso clero
anglicano e tra i semplici fedeli.
Lascio la sacrestia della parrocchia episcopale consapevole dei
« fronti » sui quali si batte oggi
il protestantesimo americano:
da una parte i vertici ecclesiastici abbagliati da questo papa
polacco; dall'altra 15 milioni di
« evangelicals », di cristiani che
vivono la propria fede « fuori dal
mondo ».
E le altre « denominazioni »?
Ad Hartford, capitale dello stato
del Connecticut, fondata nel
1636 da calvinisti congregazionalisti esuli volontari dall'Inghilterra, visito alcune opere sociali
della United Church of Christ,
una chiesa calvinista su basi congregazionaliste. Noto l'impegno
sociale (non politico) serio di
questi nostri fratelli, vi ritrovo
una certa « etica » che è caratteristica del mondo calvinista. Ma
al di là di un certo impegno nel
campo dell’educazione a favore
delle classi più povere, cosa ha
da dire all’uomo d’oggi questo
calvinismo un tempo così significativo? In realtà poco; se è vero che tra i calvinisti, i battisti,
i metodisti, non vi è entusiasmo
per il papato, è anche vero che
la maggioranza di loro oscillano
tra un tipo di fede che trova il
suo sbocco naturale nell’assistenza sociale e chi, soprattutto tra
i battisti, ricerca nuove esperienze di fede di tipo « evangelica! »
e « carismatico ».
Il protestantesimo americano
si presenta oggi, e su questo convengono molti americani stessi,
troppo ecclesiastico: i colonizza
DAL COMITATO CENTRALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO
Moratoria contrastata
Il Comitato Centrale ha sottoscritto l’appello lanciato dalla
Conferenza del CEC su « Fede
scienza e futuro» di Boston. Questo appello chiede ai capi di
stato di « decidere immediatamente una moratoria di 5 anni
per la costruzione di nuove centrali nucleari ». Scopo della moratoria sarebbe di permettere
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio 1960.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
una valutazione dei « rischi, dei
costi e dei benefìci di questa opzione energetica ». Le chiese sono inoltre invitate a promuovere il dibattito su questo tema
in tutti i paesi.
Il voto del OC su questo tema
è stato particolarmente difficile
ed è giunto al termine di un dibattito lungo e spesso teso: 46
voti sono stati per il sì, ma 34
per il no e 12 gli astenuti. Tra
i contrari molti delegati dei paesi dell'est e in particolare gli ortodossi russi. La critica che molti di essi hanno rivolto al progetto di moratoria è di essere
ipocrita, di scagliare l’anatema
sul nucleare ma di non volersi
impegnare per un disarmo nucleare.
Il CC, sulla base della Conferenza di Boston, ha chiesto al
dipartimento Chiesa e Società
di organizzare colloqui e stimolare la discussione sulle opzioni
energetiche, sulla relazione tra
scienza e disarmo, sulle manipolazioni biologiche della vita, sulle decisioni necessarie, di ordine
economico, politico e sociale, per
rendere la società più giusta e
vivibile.
Disarmo nucleare
« Se le tendenze attuali non
sono rovesciate o fermate nel
più breve tempo possibile, un
conflitto nucleare è oggi perfettamente possibile ». Così si esprime una dichiarazione sul disarmo nucleare annrovata dal CC.
La dichiarazione prosegue così:
« La tensione tra gli Stati Uniti
e l’Unione Sovietica è aumentata. Ciascuno continua a mettere
a punto nuove armi nucleari
sempre più devastanti. I pericoli relativi allo spiegamento di
queste armi in Europa sono ancora cresciuti per la decisione
della NATO di installare nuovi ^
missili capaci di costituire una
forza di ritorsione e dotati di
una precisione eccezionale.
Gli Stati Uniti hanno ufficialmente annunciato, agosto 1980,
il varo di una nuova politica
che prende in considerazione la
possibilità di una guerra nucleare « limitata ». Tale decisione ha
ulteriormente aumentato il timore di un olocausto nucleare ».
La dichiarazione prosegue denunciando il mancato accordo
tra USA, Regno Unito e URSS
per negoziare un trattato di divieto di esperimenti nucleari
(Francia e Cina non sono neppure interessate) e il fatto che
diversi paesi che hanno firmato
il trattato di non-proliferazione
non hanno ottemperato agli obblighi sottoscritti in tema di disarmo nucleare.
La dichiarazione chiede alle potenze nucleari di sospendere gli
esperimenti, la produzione e lo
spiegamento delle armi nucleari
e di intavolare discussioni per
arrestare e invertire la corsa agli armamenti nucleari.
Alle Chiese il CC chiede di far
prendere coscienza alle popolazioni della gravità della minaccia nucleare. A questo scopo suggerisce (e chiede alla Commissione delle Chiese per gi Affari
Internazionali e al Segretario)
programmi di informazione, dibattiti in contraddittorio, conferenze di esperti, presa di contatto con organizzazioni internazionali.
tori venuti dalla Nuova Inghilterra hanno fondato una nazione
e costruito anche delle chiese e
negli Stati Uniti essere evangelico
significa oggi entrare principalmente in contatto con una chiesa o una realtà comunque ecclesiastica! Dietro la chiesa elettronica vi è lo stesso meccanismo:
la società è malvagia, le chiese
sono la risposta alle esigenze di
spiritualità e di giustizia dell’uomo d’oggi. Alla luce di questo
« pragmatismo », che caratterizza tutte le grandi denominazioni
americane, si spiega il continuo
« saldarsi » di una religiosità
« ridotta a fatto puramente etico » con il « progetto politico
americano »; battisti e metodisti
a spada tratta per Carter (ho assistito durante la predicazione
domenicale sia in chiesa battista, sia nella metodista a delle
vere e proprie perorazioni a favore del battista Carter e del
metodista Mondale), chiesa elettronica, settori ecclesiastici conservatori mobilitati per il settantenne Reagan.
Tra gli emigrati
di origine italiana
« Gesù salva, battezza e guarisce » è il classico motto pentecostale, che ritrovo scritto in un
opuscolo in lingua italiana, che
gentilmente mi offre una studentessa pentecostale americana della Yale Divinity School. Conoscendo le diffidenze che hanno i
pentecostali italiani nei riguardi
della « teologia », rimango un
po’ sorpreso, ma la cosa si spiega con il gran rispetto, già rilevato, di cui, qui in America, gode ogni posizione religiosa e teologica. Per questo a Yale, un gran
numero di studenti, provengono
da chiese e gruppi di origine
« letteralista ».
Personalmente ho la possibilità di predicare in entrambe le
comunità pentecostali (un tempo
vi erano anche chiese battiste
italiane) che operano tra gli italiani: la « Chiesa cristiana del
Nord America », affiliata alle « Assemblee di Dio » degli U.S.A. e
i gruppi pentecostali liberi, che
si rifanno all’opera e all’insegnamento di Giuseppe Petrelli,
un pastore battista, diventato famoso predicatore nell’ambito del
pentecostalismo italo-americano.
La consistenza numerica del
pentecostalismo italo-americano
è assai rilevante; esistono gruppi e chiese in tutte le città e cittadine del Nord America, l’evangelizzazione avviene tramite opuscoli, giornali, trasmissioni radio
e televisive nelle emittenti radiotelevisive di lingua italiana. In
pochi decejini, dopo una stasi per
i « ritorni in patria », si calcola
che oggi vi siano in tutto il Nord
America circa trentamila pentecostali adulti e duemila tra gruppi e chiese costituite. Non possiamo non rallegrarci con questi
fratelli, tanto più che essi operano senza alcuna preclusione
nei confronti degli evangelici di
altre denominazioni; in alcune
comunità ho trovato dei metodisti e battisti di origine italiana e questa è stata per me una
possibilità di parlare del comune cammino dei valdesi, metodisti e battisti italiani.
Pur con i limiti già accennati,
il protestantesimo americano costituisce, per noi evangelici italiani, che ancoi'a peniamo, sebbene alle soglie del 2000, in materia di « libertà di religione »,
una grande pagina di storia civile e democratica. Il protestantesimo è anche « scuola di libertà », e, personalmente, mi piacerebbe che questo lo si dicesse
anche e soprattutto negli « incontri ecumenici », che ovunque
fioriscono in questa nostra Italia
di matrice controriformista.
Eugenio Stretti
BOLIVIA
Liberato
vescovo
M. Arias
Tra le lettere inviate alle autorità boliviane in relazione ai
diritti umani conculcati e in particolare per la richiesta di liberazione del vescovo metodista
Mortimer Arias, pubblichiamo
questa presa di posizione della
Chiesa battista di Isola del Tiri.
Apprendiamo intanto, per ora
senza ulteriori particolari, che il
vescovo Arias è stato scarcerato
ed espulso dalla Bolivia.
La nostra comunità di credenti in Cristo ha ricordato durante il culto mattutino di oggi gli
eventi che stanno accadendo in
Bolivia e, in obbedienza al messaggio dell’Evangelo, esprime la
sua profonda angoscia e la sua
esplicita e vibrata riprovazione
per gli arresti, le torture e le sparizioni di cui sono oggetto attualmente leaders sindacali, politici, ecclesiastici e cittadini di
codesto Paese a seguito del colpo di Stato del 17 luglio u. s.,
protesta sentitamente perché
ogni giorno vengono costì, calpestati i fondamentali diritti
umani e primo fra tutti quello
delTinviolabilità fìsica della persona umana.
La vicenda del pastore Mortimer Arias, vescovo metodista,
ci ha scossi profondamente per
la sua esemplarità; arrestato da
uomini armati e detenuto presso il Ministero degli Interni di
La Paz senza pretestuose accuse; chiediamo che egli venga liberato senza indugio e restituito
alla sua chiesa e ai suoi familiari insieme con tutti coloro che
patiscono le sue medesime condizioni limitative della dignità
umana.
BIELLA
Omaggio a fra Dolcino
Hanno collaborato per questo numero: Thierry Benotmane, Tavo Burat, Lidia Casonato Busetto, Giovanni
Conte, Ivana Costabel, Franco Davite, Enrico Gardioi,
Vera Long, Costantino Messina, Edi Morini, Mario Polastro, Franco Taglierò, Elda
Urban, Marie-France Cdisson.
Per iniziativa del « Centro Studi Dolciniani » di Biella, domenica 14 settembre, al Monte Maz/.aro (Mosso S. Maria, alto Biellese), sovrastante la panoramica
Zegna, si è svolta la tradizionale
manifestazione al cippo eretto
nel 1974 a fra Dolcino, sui resti
dell’obelisco innalzato nel 1907
dalle leghe operaie ed organizzazioni popolari e democratiche del
Biellese e della Valsesia, e poi
abbattuto dai fascisti nel 1927. In
vetta al Mazzaro (il cui nome ricorda ancora la carneficina compiuta dalla crociata contro gli
eretici ed i montanari ribelli), è
stato letto il testo della pergamena murata allora: « Nel giorno 23 giugno dell’anno 1907 a
mezzogiorno è stata collocata la
prima pietra di questo obelisco.
Con esso il popolo biellese, che
prese viva parte all’agitazione
per la riabilitazione di Fra Dolcino, ha voluto onorare le memorie deH’imperterrito eresiarca,
nel sesto centenario del suo supplizio. Fra Dolcino, arso vivo in
Vercelli nei primo giugno 1307,
dopo che a brano a brano gli
erano state lacerate le carni con
tenaglie infuocate per opera della chiesa, ora, dissipate le fosche
tenebre della superstizione, condannati gli orrori del governo dei
preti, la figura di Fra Dolcino
appare bella, grande e nobilitata
dal suo coraggioso apostolato
per la libertà umana e dalla sua
eroica fermezza fra i tormenti e
nel martii'io, Qnore e gloria in
eterno a Fra Dolcino, al precursore di una società affrancata
da ogni seiwitù religiosa. Grande folla di popolazione, accorsa
da tutto le parti del Biellese,
presenziò entusiasta alla posa di
questa pietra ».
L’incontro è poi continuato
nella sottostante baita del Margosio, con gli spontanei canti di
fabbrica in piemontese ed in italiano, patrimonio della cultura
operaia. Si è progettata per Tanno prossimo una marcia che ripercorra i luoghi dolciniani dalla
Valsesia al Biellese.
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17 ottobre 1980
INTERVISTA AL MODERATORE GIORGIO BOUCHARD
Indicazioni di lavoro
— A due mesi dal Sinodo, la
Tavola ha avuto due sedute per
eseguirne i mandati. Quali sono
state le principali decisioni?
— L’elenco sarebbe un po’ lungo, ma ti risponderò secondo il
cuore.
1) È stato detto in Sinodo
che se l’anno prossimo verrà
approvato il progetto del ruolo
diaconale la nostra chiesa verrà
trasformata. Questa critica deve
essere presa molto sul serio e
per questo la Tavola per prima
cosa ha inviato alle chiese questo progetto perché sia attentamente esaminato in ogni chiesa.
2) Il programma dell’evangelizzazione passa dal momento
del lancio (Sinodo dell’anno scorso), al momento della continuità.
La Tavola ha costituito nel suo
seno una piccola commissione
(Salvatore Ricciardi, Giorgio Spini e il moderatore) per raccogliere consigli, documenti e per
informare le chiese.
Speriamo quindi che tutto il
materiale, tutte le iniziative, vengano segnalate in modo da poter coordinare e a nostra volta
segnalare le cose che sono importanti.
3) Con raffidamento della
chiesa di Lucca al pastore locale
Domenico Maselli, la Tavola ha
applicato l’accordo con le 4
Chiese libere approvato dal Sinodo; una chiesa valdese ha un
pastore che è membro della Comunione delle Chiese libere. Nello spirito deH’accordo, la Tavola
ha chiesto al fratello Maselli di
svolgere a Lucca prevalentemente azione evangelistica. In questa linea possiamo rallegrarci
per il piccolo ma significativo
sviluppo di questo accordo e ricevere il pastore Maselli valorizzandone i doni.
Sempre in questo ambito, la
Tavola ha desiderato segnalare
subito alle chiese l’importanza
dell’Unione dei Predicatori Locali. La domenica 7 dicembre
sarà così la domenica del predicatore locale. Credo sia importante notare che accanto a 91
pastori valdesi e metodisti in attività di servizio, TUPL conta 147
predicatori locali. Ritengo che la
qualità protestante della nostra
vita di chiesa e della nostra testimonianza in Italia è legata
all’incoraggiamento che sapremo
dare a questi predicatori locali
e 147 non sono neanche tanto
pochi. La Tavola desidera perciò
incoraggiare molto questo tipo
di servizio che è stato riconosciuto e strutturato dal Sinodo.
— L’inizio di ottobre è tempo di trasferimenti per molti pastori. C’è chi dice che però questo lento e macchinoso movimento si sarebbe dovuto mettere in
moto prima. Sono giustificate
queste critiche?
— Tocchi un tasto veramente
angoscioso. Nelle sue sedute di
agosto la Tavola ha dedicato
una giornata e mezza a esaminare il campo di lavoro. Per curare adeguatamente le 129 chiese
locali e tutte le altre attività
che sono importanti nelle nostre
chiese, abbiamo fatto il conto,
mancano in questo momento in
servizio 11 pastori, per quanto
alcuni predicatori locali o altri
volontari abbiano risolto problemi dì comunità che erano senza pastore. È vero tuttavia che
gli inconvenienti derivano non
solo dalla mancanza di pastori
ma anche da una capacità di
previsione che dovrebbe poter
essere maggiore. Per questo la
Tavola studierà bene un piano
per affrontare questo problema
e lo sottoporrà ai circuiti e distretti il 3 e 4 gennaio a Ecumene per una verifica. Ciò è tanto più necessario in quanto, per
diversi motivi, c’è sempre il rischio che la maggioranza di questi 11 buchi siano nell’Italia meridionale. È quindi un po’ giustificata la critica che talvolta
vede nella politica della chiesa
nell’Italia meridionale una somiglianza con la politica del governo, i maligni dicono con la
politica del governo piemonte
nire questi fratelli. Ora se li riuniamo non basta dire con loro
« siamo peccatori » (il che beninteso è vero). Bisogna dir loro
che in fondo la comunità dei credenti riconosce loro un ministerio, nello spirito del capitolo 13
della lettera ai Romani, in qualche maniera che essi non sono
soli nello svolgere questo mini
stero e che è bene riflettere insieme come affrontarlo. Se, come speriamo, questo .si farà, vorrà dire cercare di chiarire come
evangelici la nostra parte di responsabilità non solo nel peccato ma anche nell’impegno e
nel servizio.
a cura di
F. Giampiccoli
TRAMONTI DI SOPRA
del Centro
Luciano Menegon
NOTIZIE FDEI
Essere donne
protestanti oggi
Con l’intento di programmare gli studi 'da proporre unitariamente ai gruppi femminili evangelici italiani, si sono ritrovati a
Ecumene, domenica 28 settembre, i comitati nazionali valdometodista. battista. FDEI. La richiesta di avere degli studi comuni era stata fatta agli ultimi
congressi di aprile. Così, nella
stessa linea del congresso FDEI,
è stato deciso di approfondire
che cosa vuol dire essere donne
protestanti oggi (la nostra identità, i nostri spazi all’esterno, i
nostri contributi).
Questo studio si articolerà in
quattro direzioni: il nostro lavoro, la famiglia e le esperienze di
famiglia aperta e di comuni, l’inserimento dei nostri gruppi femminili evangelici nei comitati cittadini, consultori..., i nostri contatti e la nostra testimonianza
all’interno del femminismo. Questo studio verrà fatto in vista degli incontri regionali FDEI 1981.
Inoltre si è discusso sullo studio della Comunità delle donne
e degli uomini nella chiesa, preparato dal consiglio ecumenico:
ogni donna evangelica sente la
responsabilità di incoraggiare lo
studio di quest’argomento che
verrà fatto in tutte le nostre comunità secondo l’approvazione
del Sinodo valdo-metodista e del
consiglio della Federazione delle
chiese. Le comunità riceveranno
il materiale di studio in un prossimo quaderno di Diakonia.
Ci si è chiesto come scambiarci le esperienze e gli impegni che
i gruppi hanno: una via potrebbe essere di utilizzare gli studi e
interessi fatti localmente o regionalmente per preparare del materiale di studio e con questo
scopo suscitare la creazione di
gruppi di studio e azione su un
argomento preciso, ad es. presenza alla radio locale (Scicli),
aiuti a donne arabe perseguitate
(Firenze) ecc.
Nei due giorni precedenti quest’incontro si era riunito il comitato nazionale FDEI: si è nominata la giunta nelle persone di
Lìdia Aquilante, Toti Bouchard,
Piera Mannucci.
Segnaliamo il nuovo c.c.p. della
FDEI: FDEI Loyacono Licia Cielo 10 37 48 66 - Campobasso, Via
Giambattista Vico, 3
— A proposito di critiche, c’è
chi dice che Sinodo e Tavola
hanno dimostrato una certa
stanchezza e sfiducia per ciò che
riguarda le Intese. È vero?
—vero nel senso che siamo
stanchi delle inadempienze del
governo! Ed esprimiamo l’augurio che quando l’Italia avrà un
nuovo governo questo sia più
serio su questo punto. È nostra
impressione nettissima che la
controparte abbia adottato nei
fatti una tattica dilatoria e non
sappiamo neanche bene chi ne
sia il responsabile. Certamente
avvicinandoci al 3° anniversario
della sigla delle Intese, la Tavola darà sfogo al profondo malcontento delle Chiese valdesi e
metodiste e delle altre Chiese protestanti di fronte a questa inadempienza della controparte che
non ha alcuna giustificazione.
— Quale responsabilità in particolare sta davanti a noi evangelici oggi?
— Come è noto, il Sinodo ha
reagito alla strage di Bologna
con una meditazione spirituale
fondata sulla teologia protestante degli anni trenta, una meditazione sul peccato che è presente nella città degli uomini. Un
membro della Tavola, un laico,
ha detto: forse è il caso che portiamo avanti questa riflessione
sulla responsabilità che noi come
credenti portiamo nella città degli uomini. Abbiamo nelle chiese decine di credenti i quali sono
sindaci, sindacalisti, direttori di
cooperative, impegnati nella vita
civile del paese. La Tavola vor
M.F.C. rebbe proporre una volta dì riu
II Centro Ecumenico L. Menegon di Tramonti di Sopra
(Pordenone) ha compiuto da poco il suo « secondo anno » di
piena attività.
L’estate scorsa, anno di avvio,
di un programma di campi con
date e temi ben definiti, a periodi di « ricche » presenze sono
seguiti momenti di scarsa partecipazione. In ogni caso l’interesse dei partecipanti ai vari
campi è stato alto e soddisfacente. Questo aspetto confortante ha indotto chi dirige il
Centro ad insistere su una precisa programmazione per fargli
acquistare una propria fisionomia e una funzione atte a stimolare Un « movimento » verso il
Centro delle comunità e dei giovani FGEI soprattutto del Triveneto. Questa volontà (che in
qualche occasione non è stata
condivisa da chi ricordava e chie
deva ancora al Centro Ecumenico di essere un luogo prevalentemente vacanziero e disimpegnato ) quest’anno è stata « premiata » non solo nei campi FGEI
ma anche in altri campi.
Senza voler celebrare nulla e
nessuno si può dire che il Centro sta crescendo rapidamente
ed ha già un suo ruolo nella regione. Infatti, da quando si è costituito il Collettivo Teologico,
su iniziativa del 7" Circuito Valdo Metodista e con la collaborazione della Federazione Regionale delle Chiese Evangeliche del
Triveneto, il Centro .ha ospitato
tutti gli incontri da questo organizzati.
E’ utile anche ricordare che il
Centro è aperto ad altri gruppi
che vogliano usufruirne per propri incontri e seminari.
E. U.
Il Collettivo teologico
Presso il Centro ecumenico
« L. Menegon » di Tramonti di
Sopra, il Collettivo teologico delle comunità evangeliche del Triveneto ha tenuto, nei giorni 6
e 7 settembre u.s., il 2° incontro
programmato per l’anno 1980.
Ha partecipato il prof. Sergio
Rostagno della Facoltà valdese di
teologìa che ha sviluppato uno
studio sulla Cristologia secondo
il seguente schema;
1) la cristologia classica;
2) la cristologia nell’epoca moderna;
3) perché lo studio della cristologia? Quale significato
ha per il credente e il non
credente?
DALLE CHIESE
Roma: una mozione sull’aborto
(5 ottobre). La Chiesa evangelica valdese di Pjza Cavour,
riunita in assemblea, in un momento in cui nel Paese è vivo il
dibattito sull’aborto e le forze
laiche e religiose propongono referendum per l’abolizione parziale o totale della legge 194 relativa all’interruzione volontaria
della gravidanza, riaffermando
che l’aborto è un male le cui responsabilità culturali e sociali
vanno al di là delle decisioni individuali e che ogni società deve
tendere all’eliminazione delle
cause che lo favoriscono, ritiene
di dover ribadire:
a) il rispetto del principio di
autodeterminazione della donna
nella consapevolezza che dall’Eyangelo non scaturisce una
casistica morale, ma un annuncio di liberazione e salvezza ed
un appello affinché uomini e
donne operino delle scelte in modo autonomo e responsabile;
b) la solidarietà con le donne che si trovano ad abortire in
condizioni di sofferenza e di disagi materiali e psicologici e
con gli operatori sanitari impegnati negli ospedali e nei consultori a fianco delle donne per la
prevenzione dell’aborto e la difficile attuazione della le^^e 194;
c) la difesa della laicità dello stato e quindi la protesta contro le ingerenze della gerarchia
cattolica nelle vicende legislative del Paese, ingerenze che assumono peso e significato particolare a causa del regime concordatario vigente e dei privi
legi da esso garantiti alla Chiesa cattolica;
d) l’impegno a contribuire
alla trasformazione della mentalità e delle condizioni sociali,
in modo che nessuna donna debba più soffrire la violenza dell’aborto, e la maternità e la paternità siano realmente una scelta
libera e gioiosa.
Insediamento e
inizio delle attività
TORINO — Con un culto nel
tempio di C.so Vittorio, presieduto dal rappresentante del Consiglio di circuito Luca Zarotti,
è stato insediato il nuovo pastore di Torino, Alberto Taccia.
Erano presenti a dargli il benvenuto anche membri dalle altre zone a sottolineare il carattere unitario della Chiesa di Torino pur suddivisa ih quattro aree cittadine. Il giorno dopo il
Concistoro ha iniziato l’elaborazione di un programma di attività per l’anno 1980-81 che è continuata nel corso della seduta
successiva il lunedi 13.
Il programma verrà presentato all’assemblea di chiesa del
26 ottobre per un dibattito e le
relative deliberazioni. Intanto è
stata nominata dal Concistoro la
« presidenza », una giunta che
prepara i lavori del Concistoro: presidente Antonino Pizzo,
vice presidente Alberto Taccia,
cassiere Bruno Mathieu, segretario Giarmi Pons.
Delibere della CED II
MILANO — Nella sua riunione
del 27 settembre la Commissione Esecutiva del II Distretto
ha preso atto con gioia della
riapertura, a partire dal 1” gennaio 1981, della Foresteria di Venezia e della nomina del nuovo
direttore Riccardo Bensì. Oltre
a questi risultano nominati a
far parte del comitato Paolo Bogo e Franco Becchino, nominati
dalla Tavola valdese. Per parte
sua la CED ha nominato come
suo rappresentante Eveline Cacciari Bogo e la Chiesa di Venezia
dovrà nominare un suo rappresentante.
La CED ha inoltre inviato una
lettera alle chiese del II distretto
esortandole a studiare quest’anno i due temi del Ruolo diaconale e dei Rapporti con il cattolicesimo chiedendo loro di inviare alla CED una breve relazione sulle conclusioni entro il mese di febbraio.
La CED ha infine deciso di
visitare quest’anno le chiese di
Como, Gorizia, Parma, Mezzano inferiore. Rimini, Piacenza e
Cremona e, se possibile, le chiese della Riviera.
CULTO EVANGELICO
ogni domenica, ore 7.35
a radiouno
I culti del mese di ottobre sono tenuti dal pastore
Piero Bensì.
4) Gesù Cristo crocifisso e risorto: alcune precisazioni;
5) la predicazione evangelica e
la cristologia.
Tutti i vari punti sono stati
ampiamente trattati e tutti i
partecipanti — oltre una ventina
appartenenti alle comunità di
Padova, Vicenza, Venezia, Udine,
Trieste, Pordenone (con il pastore Tuccitto) e Tramonti —
sono stati attenti e vivamente
interessati alla lezione del prof.
Rostagno.
Certo la divinità di Gesù è
una cosa diffìcile da capire, ci
ha detto il prof. Rostagno, ma
attualmente il problema è di come vive l’uomo riconciliato con
Dio, libero per la grazia in Gesù
Cristo e l’uomo quale soggetto
della storia. Il credente è chiamato a vivere una vita dinamica, in tensione tra il vecchio e
il nuovo (Gesù è la novità rispetto all’antico; è la luce del mondo); per il credente la vita umana vale la pena di essere vissuta, ma le risposte date al problema della cristologia — è stato detto — soddisfano anche il
non credente.
Per l’attualizzazione e la validazione dei discorsi fatti riguardo alla predicazione evangelica
e alla cristologia è stato sottolineato che un impegno pratico
nella società potrebbe essere
quello di persone che si prendono delle responsabilità, che solidalizzino con altri: impegni forse modesti ma pur sempre validi se teniamo conto che i grandi temi, quali ad esempio la giustizia sociale, sono a lunga scadenza e quindi per noi difficili
se non di impossibile attuazione; ancora, sul piano dell’azione, potremo dimostrare più amore per gli altri.
Quale conclusione a questo nostro studio sulla cristologia è
stato ritenuto necessario uno
sforzo culturale: non è sufficiente limitarsi alla esegesi biblica,
ma sviluppare, non solo all’interno delle nostre comunità, una
riflessione teologica, una discussione cristologica. Discorso che
potrebbe essere esteso anche in
campo ecumenico, nel dialogo
che è in atto con altre religioni.
Sull’incontro di Tramonti si
sono espressi positivamente non
solo tutti i partecipanti ma anche il prof. Rostagno per il quale
rincontro stesso è stato un valido momento di verifica all’esterno del suo lavoro di insegnante in Facoltà.
L. C. B.
4
17 ottobre 1980
PER IL RINNOVAMENTO DELLE NOSTRE CHIESE - 1 B63tÌtUCÌÌnÌ
Contro false opposizioni
Il Sinodo 1980 ha approvato un
ordine del giorno sul rinnovamento della chiesa locale, che
l’Eco-Luce ha riportato nel n.
35 a p. 2, con a fianco un commento di Giuseppe Platone.
Come Platone ha rilevato, l’ordine del giorno traccia delle
« linee di lavoro » a cui le chiese locali dovrebbero ispirarsi;
tali « linee » rispondono a esigenze che si sono già espresse in
diverse occasioni: la formazione teologica dei membri di chiesa, l’importanza del lavoro dei
vari gruppi e la necessità di
coordinare le iniziative per evitare lo spezzettamento in tante
piccole comunità autosufflcienti, il superamento della visione
parrocchiale e la collaborazione fra chiese nei circuiti.
La mia intenzione non è di ribadire queste linee di lavoro,
ma piuttosto di illustrarne il significato, convinto come sono
che abbiamo qui a che fare con
problemi che sono fondamentali per la vita della chiesa, ma
ai quali tardiamo a rispondere,
o rispondiamo in modo insufficiente.
Comincierò in modo critico, lasciando il discorso positivo ai
prossimi due articoli che intendo dedicare all'argomento. Ma
è necessario innanzitutto renderci conto che la situazione è critica: ammesso che si sia ben
chiarito teoricamente che cosa
significa il rinnovamento della
chiesa, il discorso si arena (si è
già arenato molte volte) non appena si arriva alla realtà delle
chiese locali, che mostrano, come ben si sa, una notevole resistenza al rinnovamento. La prova di questa specie di paralisi
si ha in tutta una serie di opposizioni, o meglio di esigenze e
di realtà che nella pratica sono
opposte, anche se non dovrebbero esserlo in una chiesa viva.
False
alternative
Prima opposizione: l’opposizione tra interno ed esterno, tra
rinnovamento della comunità e
lavoro evangelistico. È un’opposizione assurda, perché rinnovamento ed evangelizzazione si
condizionano a vicenda: possiamo evangelizzare se siamo rin
AMAREZZA PER MATTEO 16: 18
Senza una grinza?
Il 14 luglio c. a. nella trasmissione radiofonica messa in onda
sul 2" canale, dal titolo « La luna
nel pozzo », alle ore 10,30 a.m. un
padre carmelitano scalzo rispondeva alla lettera di una credente
che polemizzava con l’interpretazione e la concezione cattolicoromana sulla natura del primato
di S. Pietro. La signora in questione, citando molti brani del
Nuovo Testamento, asseriva che
la base e il fondamento della
Chiesa è Cristo ed in tal senso
interpretava il ben noto versetto dell’Evangelo di S. Matteo
cap. 16/18.
Sono rimasto profondamente
sorpreso e addolorato quando il
suddetto padre carmelitano le
ha risposto che non era d’accordo con lei perché anche gli Evangelici ora riconoscono il primato gerarchico di S. Pietro che è
base e fondamento della Chiesa.
Infatti, egli diceva, nella nuova
versione del Nuovo Testamento,
interconfessionale, alla quale
hanno partecipato teologi protestanti molto accreditati e preparati, è stata sostanzialmente
riconosciuta questa verità. Il versetto 18 infatti è tradotto:
« Tu sei Pietro e su di te, come
su una pietra, edificherò la mia
Chiesa ». Stando così le cose, il
discorso del carmelitano non fa
una grinza.
Ma quale amarezza per noi credenti evangelici!
Io credo che, raccolti intorno
ad un tavolo per la nuova traduzione, famosi teologi cattolici,
protestanti, ortodossi e di altra
natura, per non urtarsi si sono
accordati in una traduzione di
comodo, per noi evangelici rinunciataria alla verità.
Emidio Santini
nevati, e ci rinnoviamo nella misura in cui evangelizziamo.
Nella pratica, però, non riusciamo a uscire dall’opposizione
interno-esterno: è una questione
di tempo, -di energie, che sono limitati e che non riusciamo a
impegnare su diversi fronti. Il
rinnovamento e l’evangelizzazione non sono più complementari,
diventano concorrenti.
Seconda opposizione: rinnovamento contro attività normali
della chiesa. Anche questa una
falsa alternativa: rinnovamento
non significa che dobbiamo costruire una chiesa perfetta; la
chiesa è una tenda provvisoria,
è l’opera del Signore che è perfetta; a quest’opera dobbiamo
rendere testimonianza, nella nostra debolezza e provvisorietà.
Il rinnovamento è dunque semplicemente l’esistenza quotidiana della chiesa, nella ricerca di
una testimonianza fedele. Ma ecco che nella pratica siamo divisi tra attività ecclesiastiche
spesso fine a se stesse e uno
sforzo di rinnovamento che assume i caratteri dell’eccezione.
Terza opposizione: centro e
periferia. Il famoso 10% di membri attivi contro il 90% di membri e basta. Per il Signore la distinzione non esiste; egli è vicino a tutti, e può essere più vicino a un « periferico » che a noi
membri « attivi », se è vero che
lascia 99 pecore per cercarne
una che si è perduta. Ma nella
pratica l’opposizione è diventata un fatto ufficiale, un criterio
in base al quale progettiamo le
nostre attività.
Quarta opposizione: ministri
e laici. Nel nostro linguaggio
non siamo riusciti a superare
questa distinzione che non è biblica e che è la negazione del
fatto attestato dal Nuovo Testamento, secondo cui tutti i membri di chiesa sono santi in Gesù Cristo. Nella pratica invece
le due categorie sono sempre
rigorosamente distinte, e tutta
la riflessione sui ministeri trascura palesemente il problema
del servizio quotidiano di coloro che nel battesimo sono diventati membri del corpo di Cristo.
Perché non riusciamo a liberarci da queste false alternative? Perché siamo paralizzati da
scelte che dovrebbero invece
comporsi in modo armonioso?
(segue da pag. I)
Matteo e Luca pongono il “sermone sul monte" all’inizio del
ministero di Gesù e in una atmosfera di folla che accorre a lui
« per udirlo e per essere guarita » (Le. 6/18). Il popolo vedeva
forse in lui la risposta alle proprie speranze, la soluzione dei
sempre gravi problemi della miseria, della fame, della malattia,
dello sfruttamento e dell’oppressione. In Gesù cercavano forse
l’iniziatore di un movimento che
cambiasse la realtà della loro
condizione e portasse un tempo
di benessere e di felicità. Non
c’è dubbio che in Gesù è tolta
ogni tristezza e la vita acquista
sapore e felicità, ma quale? Non
quella che si aspetta la folla e
cioè una risposta miracolosa ai
loro desideri, una soluzione, caduta dall’alto, dei loro problemi.
Quella di Gesù è, invece, una
“proposta" di felicità, alternativa a quella del benessere immediato, che annuncia l’amore di
Dio verso i deboli e i minimi,
gli umili e gli emarginati, quelli
che sono più in basso nella scala
sociale dei valori. E' una proposta che chiede il ravvedimento e
la vita nuova, quel capovolgimento del comune senso della
vita cui accennavamo più sopra.
Gesù non disprezza, né irride, le
aspettative della folla, anzi le
prende sul serio, ne ha compassione « perché sono come pecore
che non hanno pastore» (Mt.
9/36), ripropone però le loro
aspettative sotto la luce nuova
dell’avvento del regno di Dio che
viene a trasformare gli uomini
e le cose.
Possiamo forse trovare un
esempio odierno delle aspettative delle folle che attorniavano
Gesù nella ricerca della cosiddetta “nuova qualità della vita" e
della risposta ai “bisogni", nella
giusta rivendicazione a "contare"
nella società. E oggi, come allora,
l’Evangelo prende sul serio le speranze e le sofferenze della gente.
Ma la felicità che l’Evangelo
propone esige un radicale cambiamento di rotta:
dalla soddisfazione dei bisogni personali alla ricerca della
giustizia per tutti,
dal rifugiarsi nel cosiddetto
“quieto vivere" alla assunzione
della responsabilità da parte di
tutti,
àaWestraniarsi di fronte alle
sofferenze altrui al farsi carico
del male del mondo per combatterne le cause,
dal vivere “contro” gli altri al
vivere gli uni per gli altri,
dal guardare agli uomini e alle cose con avidità (ed anche sospetto, sfiducia, presunzione, furbizia...) al guardarli con gli occhi di Cristo « stanando gli altri
da più di se stessi » (FU. 2/3) adoperandosi per costruire fiducia e
solidarietà in un mondo liberato
dall’ingiustizia e dalla sopraffazione.
Se ci fosse giustizia per tutti
non ci sarebbe più bisogno di
aver paura gli uni degli altri. Se
ci fosse responsabilità comune,
.solidarietà effettiva e (come si
usa dire) una gestione collettiva
di tutte le cose, non ci sarebbe
più bisogno di vivere sulla difensiva. e verrebbe a prendere forma la felicità di una “beatitudine” non riportata dai vangeli, ma
riproposta nel libro degli Atti degli Apostoli (20/35): « più beata
cosa è il dare che il ricevere ».
Paolo Sbaffi
RADIO E TELEVISIONE
Un western diverso
Bruno Rostagno
Sabato 27 settembre sulla rete due, ore 20,40, è iniziata la
nuova serie di telefilm « Alla conquista del West ». Sono sicura
che chi ha già seguito le avventure della famiglia Macahan l’anno scorso non si lascierà sfuggire nessuna delle undici puntate
in programma, a chi è « nuovo »
invece le consiglierei per diversi
motivi. Si tratta innanzitutto di
una storia ambientata nel West,
ricca di imprevisti e colpi di scena, ma senza pellerosse cattivi
e pistoleri ammazzasette, priva
di sparatorie inutili e di scene
raccapriccianti; le situazioni e le
avventure che il regista ci presenta sono davvero originali e
alternative, ricche di umanità e
di significati. Non ci sono eroi,
ogni personaggio viene presentato con le sue ansie e le sue gioie
e vive un « suo » momento in cui
fa o dice cose belle, importanti.
Le figure femminili sono veramente simpatiche: decise, battagliere, tenaci, eppure capaci di
grande tenerezza (non mancano
in questa serie le storie d’amore).
Suggestive le scene (praterie
sconfinate, laghetti, tramonti),
bella la musica. Il regista è Irving J. Moore, tra gli interpreti
principali ricordiamo Elyssa Davalos, Fionnula Flanagan, Vichi
Schrech, Kathryn Holcomb, James Arness, Bruce Boxleitner.
E. M.
Lo scritto di Giovanni Rilliet ha suscitato molti commenti, specialmente
a Ginevra. Scrivere una « Lettre à
Jean Calvin », morto nel 1561, è per
lo meno singolare. Parlargli dello stato
della chiesa di oggi, stabilendo dei paralleli, è interessante.
L’autore confida al Riformatore ginevrino le sue perplessità su alcune idee-chiave
che hanno fortemente influenzato la chiesa del nostro tempo. Egli riprende molti
degli argomenti di fede e di comportamento già trattati dal Riformatore — superato o sempre attuale? — alla luce della
fede in quel Dio onnipotente e giusto rivelato dalla Sacra Scrittura.
Alla luce della fede. Ma credere in Dio
non è mai stato facile. L’argomentazione
dell’ateo merita tutta la nostra attenzione
e ci segue come un’ombra da tempi immemorabili. Fede e ateismo non possono
tuttavia avere una spiegazione scientificamente valida. Non per nulla, per la fede, si parla di rivelazione. E non sarà la
teologia, dice il Rilliet, a suscitare la fede. Oggi, per la chiesa, la teologia è ad un
tempo stimolo e peso. Calvino stesso dopo aver difeso con asprezza la doppia
predestinazione, ipotesi da lui avanzata
come risposta al mistero della sordità spirituale, sembra abbandonare progressivamente quella tesi condannando « les disputes subtiles » e le « cavillations » che distolgono dalla sola edificazione. Non ponga pertanto la chiesa su di un piedistallo
alcun teologo né la teologia in quanto
tale.
Se Calvino, con la sua doppia predestinazione, ha diviso gli uomini in. due categorie, la teologia attuale li riunisce tutti
sotto il duplice segno del rifiuto e della
grazia: « simul peccator et iustus ». In
quell’ottica, dove si situa il cammino spirituale del credente, la conversione, la
nuova nascita? Non si è forse aperta una
porta ad una liberalizzazione permissiva?
E così, di argomento in argomento, il
Rilliet solleva il problema dell’etica cristiana: matrimonio, fedeltà coniugale, famiglia, rilassatezza dei costumi, amore
UN LIBRO CONTROVERSO DEL PASTORE RILLIET
Lettera a Calvino
del danaro, consumismo e lusso sfrenato.
Un capitolo particolarmente significativo è quello della « speranza ecumenica ».
È innegabile che la chiesa, alla luce della parola di Dio, pur richiedendo un minimo di organizzazione deve abbandonare
ogni pretesa di potere o di dominio gerarchico. Per Calvino questo, e la successione apostolica, furono tra i fattori più
importanti che condussero alla scissione.
In una lettera il Riformatore dice che,
sì, il papa potrebbe presiedere un Concilio ma a condizione che si sottomettesse
alle decisioni dell’assemblea. Citando Matteo 28: 20, Calvino spiega che « en envoyant les apôtres, il ne leur résigne pas
entièrement son office, comme s’il laissait
d’être maître de son Eglise ».
Il Rilliet accenna quindi ad alcune proposte rivoluzionarie che vengono fatte in
seno al cattolicesimo stesso, dalle quali
appare chiaramente il disagio di una parte
dei credenti cattolici quando si affronta
il problema dell’organizzazione della chiesa.
I giorni che stiamo vivendo non ci danno molte speranze quanto al rinnovamento su base biblica della chiesa romana.
L’accedere alla cattedra di Pietro molto
spesso ha sul sup titolare un’influenza déviante, come accennava alcuni mesi fa il
giornale « Le Monde ». Ecco allora l’attualità di Calvino, la sua fermezza, la sua
critica lucida che ci rendono il suo messaggio fortemente indicativo.
Non disperiamo tuttavia, dice l’autore,
che l’evoluzione dei tempi e il faticoso
cammino in una prospettiva ecumenica
non portino, un giorno, aH’unità.
U. Bert
È piuttosto raro che su uno stesso
libro giungano, spontaneamente,
due segnalazioni da due pastori. È
successo per il libro di Jean Rilliet,
Lettre à Jean Calvin sur l’état de
l’église aujourd’hui. Tribune éditions, Genève. Le pubblichiamo volentieri ambedue anche perché la loro diversa angolatura riflette i pareri contrastanti con cui il libro è stato accolto a Ginevra.
Lf idea di scrivere a Giovanni Calvino
per dirgli come vanno le cose nella
chiesa di oggi e per discutere con
lui dei maggiori problemi teologici
del momento è una simpatica trovata giornalistica senz’altro più intelligente e seria di quella del padre Bruckberger che
scrive a Gesù e dei cronisti della Radio
Vaticana che intervistano la Madonna, ma
resta una trovata e ci vuole tutta l’abilità
giornalistica del pastore Jean Rilliet per
mantenersi in equilibrio fra il serio e
l’umoristico senza cadere nel ridicolo.
Personalmente questo genere mi piace
poco, preferisco la gente che dice le cose
che ha da dire come si deve, senza scomodare il tribunale della Storia e le cose che
dice Rilliet potrebbero anche suscitare
interesse e dibattito se dette con la dovuta
onestà e lucidità critica.
Egli rappresenta infatti nel protestantesimo svizzero le posizioni liberali tradizionali, quelle posizioni contro cui la teologia barthiana si è scontrata a suo tempo,
posizioni che forse troppo frettolosamente la generazione degli anni 30 ha giudicato finite e sorpassate. A riformularle
in modo più vero, moderno, pregnante, la
partecipazione di tutti è auspicabile ma il
prorompere in un attacco totale, massiccio contro tutta la teologia barthiana e
post barthiana, come egli fa, non serve a
niente ed a nessuno, serve solo a tranquillizzare qualche vecchio pastore ed a indisporre qualche giovane.
Andare a raccontare al buon Calvino la
vita familiare di K. Barth e le fughe in
avanti di Crespy, le disseccanti esegesi
prive di fede dei professori dell’Università di Ginevra ed i deliri del Sinodo francese che votò quel celebre ordine del giorno sull’etica sessuale, non fa fare un passo innanzi nella ricerca della verità. È
mai possibile, mi chiedo, che mentre H.
Kiing getta le grandi arcate delle sue cattedrali ideologiche di stampo neo-tomista
(di tecnica se non di contenuto) i protestanti non abbiano altro da fare che redigere questi « pettegolezzi di ' curia » per
usare il titolo di un celebre saggio medievale?
La cosa preoccupa perché dimostra il
calo gravissimo di cultura teologica, di riflessione, di inventiva, di coraggio delle
chiese svizzere da cui ci è venuta tanta
ispirazione e tanta forza spirituale. Che
non abbiano altro da fare che mordicchiarsi a vicenda liberali ed ortodossi?
Una cosa sembra accomunarli però: un
santo irenismo confessionale! In nome
della teologia o della pax confessionale,
dell’unità o del buon cuore tutti questi
protestanti vedono rosa l’orizzonte della
cristianità post conciliare. Quando sente
la sua prima messa in lingua volgare in
Santa Chiara a Roma il nostro ginevrino
è folgorato e ci vuole l’ammonimento dell’amico Giorgio Appia a fermarlo, sarebbe andato difilato alla comunione.
Il padre Calvino non riceverà le lettere,
meglio per lui, non avrebbe ricavato grandi informazioni sulla chiesa di oggi ma
una considerazione si impone: i migliori
teologi oggi non bisogna mandarli nelle
Facoltà o nelle parrocchie ma al giornalismo perché quello (specie il giornalismo
religioso genere ecumenico) è troppo serio perché lo si lasci ai dilettanti.
Giorgio Tourn
5
17 ottobre 1980
LA PREVISIONE DEL TEOLOGO TEDESCO J. MOLTMANN
La chiesa degli anni’ 80 di fronte
alla sfida della religione
Dopo l’irrompere della speranza negli anni ’60 e dopo il riflusso degli anni ’70, non vedo nel
futuro né una nuova euforia di speranza, né un panico diffuso, ma gli inizi di un sobrio eroismo
Tra i vari contributi ad una serie di « proiezioni »
sugli anni '80 curata dalla rivista protestante americana « Christian Century », ci è sembrato importante
questo articolo del teologo tedesco Jürgen Moltmann.
Pur riferito in modo particolare alla chiesa di popolo in
Germania, ci pare significativo anche per noi in Italia.
l)La chiesa in tensione
La storia non dipende dalle date. Né si suddivide in decenni,
ciascuno con una chiara etichetta
per una facile identiflcazione. Un
discorso su « gli anni '60 », « gli
anni ’70 » o « gli anni '80 » non
sfiora neppure da lontano la comprensione deireflettiva esperienza della storia. Eppure noi dipendiamo dalle date per ordinare la storia e organizzare gli eventi. E così ci fermiamo all’inizio di un nuovo decennio per fare l’inventario del passato e
chiederci: Come siamo arrivati
fin qui? Dove andremo da qui in
poi?
La nostra valutazione degJi
eventi del passato decennio è inevitabilmente influenzata dalla
collocazione che abbiamo assunta negli anni ’60. Ma la gente, indipendentemente dalla collocazione assunta allora, descrive il
decennio trascorso in modi oììC
sono notevolmente simili. Dopo
rirrompere della speranza, dono
il risveglio di nuovi stili di vita
in quasi ogni campo della vita
negli anni successivi al 1960, dopo il decennio delle promesse e
delle pO'Ssibilità, ci siamo imbattuti nella crisi del petrolio del
1973, una impossibilità che non
abbiamo potuto ignorare.
Un mondo non illimitato
Con quel brusco risveglio divenne improvvisamente e acutamente chiaro — seppur solo per
un momento — che noi non viviamo più in « un mondo dalle
possibilità illimitate », ma piuttosto in una situazione in cui
siamo messi con le spalle al
muro da una crescente penuria
che ci circonda da ogni parte. Ai
rivoluzionari anni ’60 sono seguiti i reazionari anni ’70. L’irrompere della speranza è sfociato nell’opposizione, nella resistenza e nel dubbio. La protesta
su scala mondiale è stata sostituita da una generale ritirata
neH’autocommiserazione. Il culto deirindividuo e dei diritti dell’individuo ha dominato gli anni ’70. Non Prometeo, ma Narciso è stato l’idolo di questa
epoca.
Nel 1978 gli studiosi dell’informazione della rivista Time annunciarono che la caratteristica
principale dei tedeschi non era
la loro conclamata capacità lavorativa, neppure il loro miracolo economico, ma la loro ansietà. Che l’ansietà sia l’umore
determinante della gente in un
paese dai grandi successi economici è non solo notevole, è anche pericoloso. L’ansietà genera
aggressione, estorce e distorce,
avvolge il futuro nel sudario
dell’ombra. Impareremo a vivere
senza questa ansietà? Come la
vinceremo in modo da compiere
senza scoraggiarci ciò che abbiamo da fare prima che sia troppo tardi? Questo mi sembra essere il problema degli anni ’80.
Se guardiamo al panorama religioso degli anni ’70, dobbiamo
ammettere — che lo vogliamo
o no — che la sfida delia secolarizzazione al cristianesimo è
scomparsa. Il cristianesimo è
ora sfidato da una revitalizzazione della religione. I critici della
chiesa che avevano contato su
una « morte della religione »
(seguendo Marx, Lenin) si sono
sbagliati. Quelli che hanno sperato in un « cristianesimo non
religioso» (seguendo Bonhoefler)
sono stati delusi. Quelli che hanno proclamato che « Dio è morto » ora hanno da imparare a
temere il dio dell’Ayatollah Khomeini.
Esperienza religiosa
La concezione secolarizzata
del mondo ha una forte tendenza: quella di richiedere il sacrificio di ogni altra spinta religiosa a favore della propria unica
fiducia nel progresso. Ma quanto più la fiducia secolarizzata nel
progresso — sia esso capitalista,
socialista o positivista — prospera sulle crisi che essa stessa
genera, tanto più fortemente affiorano nella vita pubblica le
passioni religiose. Politicamente,
la moderna sottovalutazione della religione ha portato a giudizi
errati che hanno conseguenze
critiche — per esempio, l’incapacità di Washington di comprendere i recenti eventi in Iran.
Se ci chiediamo quali discussioni sono scomparse dal dibattito teologico, ci troviamo di
fronte ad una serie di fenomeni
simili. Il dibattito sulla secolarizzazione, la discussione sul ritorno al mito, la teologia della
« morte di Dio » e gli interrogativi dei critici della religione —
Feuerbach, Marx, Freud e Nietzche — sono ormai cose vecchie. Sono stati sostituiti dai cosiddetti temi religiosi, dalla meditazione dei miti e della religiosità popolare, dalla organizzazione della religione.
La nuova ricerca di esperienza religiosa è profondamente
ambigua. L’esperienza religiosa è
una sfida alla fede cristiana altrettanto seria quanto la secolarizzazione. Di una cosa soprat
tutto testimoniano i fenomeni
religiosi che sperimentiamo oggi, della profonda verità dell’affermazione di Berdyaev: « l’uomo è incurabilmente religioso ».
La religione è perciò tanto una
minaccia quanto una speranza.
Gli uomini « religiosi » possono
diventare i più pericolosi del
mondo. La fede cristiana non
può scegliere di prendere le distanze dalla religione, ma non
può neppure identificarsi con essa. La fede cristiana deve portare ai vari fenomeni religiosi il
suo potere di guarigione e di
liberazione. Nel mio libro Un
Dio crocifisso ho cercato di dimostrare che la fede in un Cristo crocifisso è la fede che ci
guarisce e ci libera. Nella cristianità ogni cosa deve essere
messa alla prova dalla croce, la
secolarità tanto quanto la religione.
Oggi la sfida della religione ci
incontra nelle e, ancor più, attraverso le chiese. Qui essa ci tira in due direzioni opposte nello
stesso tempo. La sentiamo nella
domanda di sicurezza, autorità
e appartenenza. Ma la sentiamo
anche nel desiderio di più libertà, spontaneità e comunione. Di
conseguenza, abbiamo una potente polarizzazione: da una parte la chiesa cristiana si muove
verso la burocrazia della religione organizzata; dall’altra si muove verso lo spirito di una comunità volontaria.
Dopo la fine della chiesa di
stato nel 1919, la chiesa protestante in Germania ha considerato se stessa come una chiesa
di popolo (Volkskirche). La chiesa era per tutti; era aperta a
chiunque — ma solo per i suoi
bisogni religiosi. La chiesa di
popolo è una chiesa per la gente,
non della gente e composta dalla gente. Per definizione la chiesa di popolo sta al di sopra delle parti politiche e dei conflitti
sociali. La chiesa presenta se
stessa come un terzo partito di
mediazione e di riconciliazione.
Non prende posizione politica.
Gente di parte unilaterale e dichiarazioni critiche violano la
costituzione sociale della chiesa.
La critica contemporanea della
religione ha protestato veementemente contro questa posizione. Ma la risposta degli anni ’70
ai critici della chiesa degli anni
'60 è stata il tentativo di assimilare totalmente chiesa e società
nel nome della religione organizzata. La chiesa dovrebbe soddisfare i bisogni del popolo, della
gente nella società; dovrebbe
dar fiducia, consigliare e guidare
la gente; dovrebbe proteggere la
società con una rete religiosa
di sicurezza spirituale. La chiesa dovrebbe sollevare gli uomini
dalla necessità di decidere per
proprio conto riguardo a principi morali e religiosi; dovrebbe
organizzare il significato della
vita per loro e assicurarli degli
alti valori della loro società.
Condizione di tutto questo, naturalmente, è che ciascuno « appartenga » alla chiesa. Questo
non vuol dire che la partecipazione attiva sia richiesta od anche desiderata.
Questa è la spiegazione per la
curiosa situazione in Germania,
dove il 95“/o della gente appartiene « a una chiesa » e solo il
10-15% partecipa attivamente e
la chiesa è ciò nonostante considerata abbastanza « stabile ».
Se i cristiani cedono a questa
tendenza, scopriranno un giorno
che la loro religione è collegata
solo occasionalmente al cristianesimo. La fede cristiana diventerebbe allora ben poco necessaria e indispensabile.
D’altra parte c’è un movimento verso la spontaneità e la crescita di comunità autonome. Durante il Kirchentage, il grande
raduno annuale che viene organizzato dalle chiese protestanti
e cattoliche nella Germania occidentale, l’enorme impatto di
questo movimento è diventato
molto più evidente. Il padiglione
del « mercato delle alternative »
nel festival di Norimberga metteva in mostra non cento ma
mille diverse varietà di comunità
e di stili di spontaneità. Sparse
per ogni dove c’erano comunità
di diaconia e comunità dell’essenziale, comunità terapeutiche,
sociali, politiche, accademiche,
proletarie, carismatiche, ecumeniche, missionarie e femministe.
Ognuna offriva la propria alternativa alla religione costituita:
impegno volontario, comunione
onnicomprensiva, autorealizzazione liberante.
Possiamo credere — affermano
queste alternative — solo in ciò
che noi stessi abbiamo sperimentato e capito. Possiamo essere
ritenuti responsabili solo di ciò
che abbiamo deciso secondo la
nostra coscienza. Possiamo sperimentare la chiesa solo quando
sperimentiamo la comunità in
cui tutti sono liberi perché si
accettano gli uni gli altri e si
sbarazzano di tutti i pregiudizi
culturali. Qui possiamo essere
spontanei. Qui possiamo vivere
concretamente. Qui possiamo fare qualcosa di pratico. « Norme
e valori stabiliti » e « indiscusso
riconoscimento dell’ autorità »
non hanno niente a che fare con
la vita reale.
Se si chiede a questi cristiani
come la loro fede e la loro vita
interiore è sostanziata, essi rispondono: in primo luogo per
mezzo del carattere volontario
della comunità, e secondariamente nell’esperienza concreta
della comunità. La polverosa
chiesa istituzionale è stata lasciata da parte. Nel mio libro
La Chiesa nel Potere dello Spirito ho indicato proposte pra
tiche e teologicamente fondate in
vista di una conversione della
« chiesa di popolo » a chiesa comunitaria. Io stesso mi considero un « uomo di chiesa libera »
in mezzo ad una chiesa di popolo.
Le "religioni dei giovani
fi
Le chiese nella Germania occidentale in questi decenni stanno perdendo il monopolio deila
religione e questo sviluppo è
una seconda sfida religiosa.
Emergono sempre più frequentemente missionari e agitatori religiosi, che propagandano religioni diverse. Il più noto di questi gruppi è la Chiesa dell’Unificazione del coreano Sun Myung
Moon. La dottrina di questa
« chiesa » è un semplicistico
messianismo; ma la sua organizzazione tattica e strategica è
altamente sofisticata. Siamo abituati a raggruppare questa ed
altre pratiche meditative e occulte sotto l’etichetta di « nuove
religioni ». Molti le chiamano
« religioni dei giovani ».
Le chiese cristiane in Europa
si trovano impotenti di fronte
a questi nuovi fenomeni. Hanno
l’impressione di essere minacciate da Radha Krishna, Mun Bagwan e altre religioni e reagiscono nei loro confronti come le
chiese privilegiate, le chiese dei
re e dei papi, hanno sempre reagito contro gli eretici. La dolce
seduzione delle religioni dei giovani, — con la loro fuga in un
surrogato della struttura familiare, la loro regressione spirituale ad una sicurezza che non
richiede alcuna responsabilUà,
la loro cieca ubbidienza all’autorità — è sentita come una minaccia per la vita.
Da una parte queste nuove religioni costituiscono per giovani e meno giovani la tentazione
di uscire dalla vita che essi temono di non riuscire ad affrontare. Dall’altra questi gruppi offrono un linimento per la gente
che soffre nella società tecnocratica. Chiunque ha sperimentato
la « luce interiore » sa di non essere più una nullità anonima,
esce daH’anonimato é dall’impotenza.
Chiunque si trova impigliato
nel groviglio burocratico della
società, come l’accusato di Kafka nel Processo, trova in queste
comunità religiose una « famiglia », sa che cosa significa « appartenere ». Queste nuove religioni hanno successo precisamente per le deficienze e le contraddizioni che chiesa e società hanno creato e non sembrano in
grado di superare. Esse indicano ciò che è sbagliato e malato
nella relazione tra la chiesa e
la società.
E infine il nuovo sottosuolo
religioso rivela la cattiva coscienza della chiesa e della società.
Fintanto che chiesa e società rimarranno così come sono, queste
religioni sotterranee continueranno ad espandersi. Non è certo
possibile reinstaurare un unico
mondo religioso uniforme e controllato per mezzo di sanzioni
e censure.
"Stranieri in patria
II
Se la chiesa perde il suo monopolio sulla religione nella .società, essa perde anche la sua
pretesa di essere l’unica rappresentante del cristianesimo. Per
questa ragione molti dei gruppi
volontari menzionati sopra e
delle comunità di base offrono
una varietà di opzioni e di alternative per i credenti. Quanto
più la superstruttura ecclesiastica diventa immobile e conservatrice, tanto più seriamente Fazione cristiana e il movimento
di gruppi deve essere preso sul
serio. Questi gruppi possono
muoversi liberamente e con decisione.
Implicitamente una « chiesa di
popolo » sarà sempre rappresentante degli interessi dominanti
della gente che la compone; una
religione civile rappresenta apertamente gli interessi dei gruppi
che sono al potere. Solo gruppi
volontari e decisi, composti da
gente preparata a diventare
« stranieri nella loro patria »,
possono operare contro gli interessi prevalenti e la pressione
di partiti interessati unicamente a se stessi. Questa è stata la
esperienza della chiesa confessante nella lotta sotto il regime
nazista, e anche l’esperienza della chiesa in Sud Africa, Corea
del Sud, America Latina.
Quanto più i cristiani nella
Germania occidentale stabiliscono rapporti di solidarietà ecumenica con i popoli del Terzo
Mondo, tanto più entrano in
conflitto con i lealismi consolidati del loro stesso popolo. Essi
sono spesso lasciati nelle peste
dai responsabili ecclesiastici che
devono muoversi con grande
cautela per non offendere nessuno. Questa è stata l’amara
esperienza non solo delle comunità studentesche ma anche dei
movimenti femminili protestanti che hanno organizzato il boicottaggio della frutta proveniente dal Sud Africa. Se le nostre
chiese si inchinano davanti ai
valori e agli interessi della Repubblica federale tedesca, esse
si alieneranno dalla comunità
ecumenica con le chiese del Terzo Mondo. Nel caso dei movimenti di liberazione nera nell’Africa del Sud e della teologia
della liberazione nell’America Latina, appare una nuova « cattività babilonese » della chiesa. Questa non è un’accusa, è piuttosto
un riscontrare un dato di fatto.
Da nuesto consegue che una decisa azione cristiana deve essere
intrapresa sempre più da gruppi
e movimenti all’interno della
chiesa piuttosto che dalla chiesa
stessa. In che misura la chiesa
può integrare questi vari gruppi?
Quando deve essere presa in considerazione la possibilità di una
frattura? E su quali problemi?
Essere in grado di rispondere
a questa necessità di azione presuppone una comprensione di ciò
che è specificamente cristiano.
Ma senza una tale comprensione
e senza fede, la chiesa non può
rispondere alla sfida religiosa.
Previsioni e desideri sono mescolati insieme in ogni proiezione
per gli anni ’80. Questa proiezione non fa eccezione: è sfacciatamente personale. Dopo l’irrompere della speranza negli anni ’60,
alla quale ho partecipato, e dopo l’esperienza dell’ansietà e del
riflusso nell’io, che ho subito
piuttosto controvoglia durante
gli anni ’70, io non vedo nel fuJiirgen Moltmann
(continua a pag. 10)
6
17 ottobre 1980
cronaca delle^valli
ALLE VALLI OGGI
Né mummie,
nè
rivoluzionari
I valdesi delle Valli che si sono
recati a Walldorf hanno potuto
confrontarsi su molte cose con i
valdesi tedeschi.
II confronto avviene naturalmente molto spesso anche su elementi della vita religiosa, e non
poteva essere altrimenti nel caso nostro trattandosi di valdesi
italiani in visita da valdesi tedeschi. Le considerazioni che si possono fare a questo riguardo sono
rnolte ma ne faccio solo una: noi
siamo, in Italia lo si voglia o no,
il centro del valdismo, ma non
siamo i più conservatori, anzi
sotto certi aspetti lo siamo meno
di altri valdesi della “periferia".
Può parere strano ma è così,
le nostre chiese valdesi o per lo
meno molti membri di esse si
considerano depositari delle più
venerabili tradizioni e custodi
delle abitudini del passato mentre in realtà sono tutto sommato
relativamente moderne. Questo
si può verificare ad esempio nelle liturgie domenicali, negli edifici di culto, nei catechismi ecc.
Siamo stati colpiti non poco
nel vedere le chiese valdesi del
Württemberg con altare, ceri e
crocifissi anche se poi da qualche parte spuntava sempre lo
stemma valdese dipinto o scolpito, ma l’architettura della vecchia chiesa di Walldorf con la
sua balconata, il pulpito sul lato
della chiesa, il legno colorato con
i colori tenui sul verde, azzurro,
crema è indubbiamente più vicino a quello che doveva essere
ima chiesa valdese del 700 delle
attuali nostre chiese.
La disposizione a due file di
banchi con ampio corridoio centrale ed il pulpito sid fondo è
frutto deirSOO, della importanza
del cerimoniale, della predicazione oratoria e se l'esempio è dato
dai templi di Torre Pellice e Torino (i primi dell’Italia evangelica) non va dimenticato che sono opera del generale Beckwith
ed il generale era anglicano, ci
teneva ad esserlo, e se lo avessero ascoltato avremmo oggi un
moderatore a vita o giù di lì.
Certo le chiese valdesi di Germania sono diventate luterane
ma le nostre sono diventate un
po’ di tutto: liberali, romantiche,
risvegliate ma non sono certo più
chiese riformate del tipo, tanto
per intenderci, di Arnaud o i Marauda.
Il culto, per cominciare, non
è più quello di allora con dei
canti al posto dei salmi, preghiere libere invece delle due fisse,
responsori, colletta, letture bibliche ecc. La nostra è una liturgia modernizzata e che si va modernizzando, troppo o troppo lentamente a seconda dei punti di
vista, ma comunque si trasforma.
Lo stesso dicasi per il catechismo, da noi cambia ogni generazione. Può essere un male perché si perde la continuità della
fede, o un bene perché l’insegnamento va dato in base alle esigenze ed alle domande di ogni
generazione. Sta di fatto che la
nostra è una ricerca di insegnamento non una mera trasmissione di insegnamento e questo fa
di noi dei riformati di tipo moderno; vi sono chiese che usano
ancora i catechismi dell’epoca
della Riforma.
I due estremi della mia esperienza in questo campo sono un
culto in Transilvania, nel corso
del viaggio fatto nelle chiese di
Romania, ed un culto al sinodo
in Francia. Nel primo tutto era
esattamente come net 1600-1700:
la disposizione delle panche a
cerchio intorno alla tavola della
Cena, la toga del pastore, la liturgia con i due salmi, il catechismo di Heidelberg; nel .secondo si era nel 2000 con diapositive
alternate a letture, preghiere
poetiche, inni a responsorio su
musiche moderne.
Noi si sta nel mezzo, non nel
senso che sembriamo mummie ai
moderni, e rivoluzionari ai conservatori, ma nel senso che
primi ci trovano innovatori prudenti ed i secondi simpaticamente tradizionali. Siamo comunque
assai meno conservatori di quanto crediamo e non sarà male
ricordarsene.
Giorgio Tourn
I VALDESI DELLE VALLI INCONTRANO I VALDESI DI GERMANIA
Intensa esperienza
comunitaria
La Società di Studi valdesi ha organizzato un interessante
viaggio in occasione del raduno annuale del Waldensertag
Il viaggio in Germania, che la
Società di Studi Valdesi aveva
programmato fin dalla primavera
scorsa, si è svolto regolarmente
dal 25.9 al 2.10.’80.
In 55, provenienti dalle valli
Pellice, Chisone e Germanasca,
da Torino, da Milano, da Roma e
da Napoli, siamo intervenuti alle
manifestazioni del Waldensertag
(= Giornata dei Valdesi) di Walldorf (Essen), il 27 e 28 settembre, ed abbiamo visitato alcuni
villaggi del Baden-Württemberg,
fondati da valdesi e riformati
della Val Chisone e da ugonotti
francesi nei seco. XVII e XVIII.
Partiti da Torre Pellice nel primo pomeriggio del 25.9, via Gran
S. Bernardo, siamo giunti assai
tardi a Basel, dove slamo stati
accolti con calore dal pastore L.
Naso, dalla sua famiglia e da
membri della comunità (che è, in
gran parte, italiana).
Il giorno seguente siamo giunti
a Walldorf, villaggio fondato nel
1699 da profughi valchisonesi,
ora quartiere della cittadina di
Moerfelden-Walldorf, dove siamo
stati ospitati da famiglie della
chiesa. Airindomani, abbiamo
partecipato, in municipio, al
ricevimento delle autorità cittadine ed assistito, nel tempio, al
concerto di musica classica, offerto dalle corali di Walldorf e
di Friedrichsdorf, dirette rispettivamente da Friederich Haller e
da Valdo Abate. Brano musicalmente insolito per un simile concerto ma storicamente e idealmente significativo per una ricorrenza come quella del Waldensertag il Giuro di Sibaud è stato ese^ito in francese, dalle due corali, sotto la direzione di V.
Abate.
La domenica mattina, evangelici convenuti a Walldorf da varie
regioni tedesche, oltre che dall’estero, si ritrovarono nel tempio per un culto solenne. 11
nostro patrimonio innologico comune ci facilitava nel canto. Al
di là del significato delle singole
parole, avvertivamo la maestosità del « Forte Rocca » in lingua
originale.
Assai numerose spiccavano le
cuffie bianche del costume valde
se, alcune, tipicamente valligiane; altre, meno elaborate, di fattura germanica, piccolo segno visibile di una continuità, soprattutto spirituale, tra passato e
presente, in comunità per tanti
aspetti cliverse, ma ancora unite
da una fede comune. Quante
analogie abbiamo riscontrato
tra le vicende nostre e quelle
dei vari Jourdan, Coutandin,
Cézanne, Reviol, Pons, Tron, Bonin, Passet, Vinçon, esuli a Walldorf!
Walldorfesi e Valdesi si sono
ancora ritrovati un’ultima volta
insieme in una cena comunitaria ed in una serata, non ufficiale, in cui tutti hanno provato
la gioia del cantare e del conversare.
Il lunedì mattina, salutati dai
nostri ospiti, alcuni dei quali
visibilmente commossi, e dai
due pastori locali, W Boiler e W.
Hegner, abbiamo lasciato Walldorf alla volta di Marburg, apparsaci ancora più bella sotto
il sole luminoso che aveva fugato la fitta nebbia mattutina.
Marburg è stata teatro della storica disputa, tra Lutero e Zwingli, sull’eucarestia ed è legata alle vicende di S. Elisabetta, cui
è dedicata una bella chiesa gotica, da noi visitata nei dettagli
(come pure l’Università ed il
Castello), con l’esperta guida di
una giovane studentessa d’arte.
Nel pomeriggio giungiamo a
Schwabendorf, piccolo comune
rurale fondato, nel sec. XVII,
da rifugiati valchisonesi (soprattutto di Mentoulles e di La Fond
du Faux) ed ugonotti. L’accoglienza ricevuta è stata più eloquente di qualsiasi discorso. La
casa forse più antica del paese
di recente salvata dalla distruzione, verrà adibita a museo dalla società storica di Schwabendorf. Versetti e motti biblici in
francese sono ancora leggibili
sulle travi esterne. In occasione
del 300” anniversario di fondazione della colonia, una piazza
verrà intitolata ai Valdesi. Vi
sarà eretto un monumento di
pietra, fatto di blocchi estratti
dalle nostre montagne.
Il Sindaco ci ha recato il sa
Walldorf:
il monumento
in ricordo
dei primi valdesi
giunti sul posto.
luto deH’amministrazione comunale ed ha tracciato, a grandi
linee, la storia di Schwabendorf.
L’economia di questo piccolo
paese, un tempo essenzialmente rurale, è ora mista. I redditi
dell’industria integrano, quasi
ovunque, quelli dell’agricoltura. Gli abitanti di Schwabendorf
nutrono, per il passato, im interesse che non è solo ricerca
del folklore o del pittoresco ma
rispecchia il desiderio di ristabilire la primitiva comunità
spirituale con la terra d’origine.
Con questo sentimento è stata
allestita una mostra storica, primo nucleo di un costituendo museo, di più vaste dimensioni. Vi
spiccano, oltre a qualche vecchio registro parrocchiale, ancora redatto in francese, le foto
delle località valchisonesi da cui
emigrarono i fondatori di
Schwabendorf; le mappe dell’antico paese, con la toponomastica originale, minuziosamente
ricostruita e gli alberi genealogici di numerose famiglie (Vinçon è uno dei cognomi più diffusi).
Lasciata Schwabendorf, siamo
scesi verso il Württemberg, fino
a Pinache, di cui, data l’ora tarda, abbiamo visitato solo il
tempio. Il Dott. T. Kiefner, ben
noto per le sue ricerche di storia valdese, ci ha narrato le vicende di questa colonia. Esse,
come ha sottolineato il past. G.
Tourn, risultano chiare solo se
inserite nel contesto più generale
della storia europea, cui vanno
sempre riferite.
Più lunga è stata la nostra sosta a Schönenberg, prima nel
tempio (costruito, nel secolo
scorso, al posto dell’antico, distrutto da un incendio); poi nella casa-museo di E. Arnaud,
LA GIOVENTÙ’ VALDESE TRA FUV E ACDG
I giovani sotto il fascismo
Leggo ne La Luce del 19 settembre u.s. il resoconto del Convegno storico di Torre Pellice
che quest’anno nella prima giornata ha interessato più del solito i non specialisti perché l’argomento verteva su « La generazione di Mario Alberto Rollier ».
Chi scrive non era presente,
ma dal resoconto de La Luce e
da informazioni assunte risulta
che Luigi Santini nella sua pregevole esposizione su « il protestantesimo negli anni della crisi », parlando del passaggio della
teologia protestante italiana dal
liberalismo al barthismo c delineando il conflitto tra ACDG c
FUV, abbia nominato solo di
sfuggita l’esistenza di gruppi giovanili valdesi che formalmente
aderivano all'ACDG, pur non condividendone la posizione religiosa, ed erano contrarissimi ai cosiddetti «circoli di chiesa» che furono inquadrati nella FUV intorno agli anni trenta. L'associazione di cui riferisco per averne fatto parte attiva, dapprima ma.schile, poi mista, era sorta a Firenze
nel 1922 per iniziativa di Giovanni Corradini (scomparso prematuramente a trent’anni nel 1933),
di Emilio Gay e di altri. Essa si
proponeva due obiettivi: « guardare al valdismo come co.scienza
profonda della messianicità della
vita per gli individui o gli aggruppamenti di individui » (G.C.);
« valorizzare il protestantesimo
fra i giovani » (E.G.).
Il « Gruppo giovanile valdese »
(GGV) il cui motto era « di giovani per i giovani » rifuggiva,
contrariamente alla FUV, da
qualsiasi ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche. Con le sue
forze e l'aiuto di amici, il GGV
fiorentino riuscì a pubblicare dal
1928 un foglio mensile — Gioventù Valdese —, modesto, ma « vivace e battagliero », per usare
r espressione del pastore Neri
Giampiccoli nel n. 1 del 1980 della rivista Protestantesimo. Il
giornale portò alla costituzione
di altri GGV: prima a Milano per
l’entusiasmo fattivo di Mario Alberto Rollier, poi a Torino e a
Genova; altri giovani sparsi nella
penisola simpatizzavano con i
principi gruppisti attraverso Gioventù Valdese.
L'adesione al Valdismo e il desiderio di arricchirsi spiritualmente e culturalmente furono le
molle del movimento: ricordo
una conferenza di Mario tenuta
a Firenze nella sede del GGV (ottobre 1929) dal titolo «Volontà
di cullura: perché? ». Come ho
scritto in altra sede (v. Ali 1971,
n. 2, pag. 42) in occasione del venticinquesimo anniversario della
rivista Protestantesimo, nata da
Gioventù Cristiana e da L’Appello, dopo il congresso delle ACDG
(a Forni di sotto, agosto 1930) in
cui l’unionismo delle ACDG e il
gruppismo dei GGV confluirono
su una chiara base protestante,
la rivista Gioventù cristiana ebbe
come sottotitolo « voce del movimento giovanile protestante » e
la direzione di Giovanni Miegge;
così Gioventù Valdese cessò di
esistere dal settembre 1931 od
appoggiò la nuova Gioventù Cristiana.
Abolita questa dalle autorità
con il solito pretesto di risparmio di carta (1940), Mario Rollier, dopo una sospensione di'circa due anni, riuscì a continuare
clandestinamente Gioventù Cristiana con la testata L’Appello
che visse fino alla metà del '44
portando nelle sue colonne le notizie « delle traversie di quella
che, dalla Spagna alla Norvegia,
in Francia e in Germania, era la
resistenza evangelica contro il
predominio nazifascista » come
ha scritto G. Peyrot no La Luce
deiri 1-1-1980 subito dopo la tragica scomparsa di Mario Alberto
Rollier.
Que.sti aveva detto nella sua
conferenza del lontano 1929:
« studiare e pensare la propria
fede non potrà che renderci consci di ciò che crediamo avvicinandoci e non allontanandoci
dalla nostra chiesa ».
A questi principi — come sappiamo — il nostro amico è rimasto fedele durante tutta la sua
vita.
Margherita Gay Meynier
molto conosciuta e visitata, come attestano le numerose firme
apposte su un registro.
Il nostro pellegrinaggio storico
si è quindi concluso in serata a
Palmbach. Tra i fatti curiosi,
citati dal pastore emerito R.
Bundschuh nella sua presentazione storica del villaggio, l’origine del toponimo Palmbach, dovuto ad una semplice assimilazione fonetica: Balm-Palm! I
fondatori di questa colonia provenivano, infatti, da Balme (comune di Roure) in Val Chisone.
Riconoscenti di aver potuto
vivere un’esperienza comunitaria così intensa, vogliamo esprimere, da queste colonne, il nostro più vivo ringraziamento
agli organizzatori del viaggio,
all’autista che ha guidato con perizia il nostro autobus ed agli
amici tedeschi, la cui ospitalità
speriamo di ricambiare presto!
Annalisa Coucourde
Comunità Montana
Chisone - Germanasca
Nuova
giunta
Aria di burrasca al primo Consiglio della Comunità montana
Chisone e Germanasca. Malgrado l’accorato appello ad un accordo espresso dal sindaco di Rinasca, portavoce del gruppo indipendenti, e una sospensione di
mezz’ora della seduta per tentare una soluzione di compromesso, la giunta unitaria non è venuta fuori.
E’ stata varata, invece, una
giunta provvisoria, formata da
indipendenti e socialisti, in rappresentanza dei due gruppi uiù
numerosi; sono rimasti esclusi
comunisti, democristiani e demoproletari,
I comunisti non hanno mosso
obiezioni sulla proposta di votare come presidente Ring. Piergiuseppe Daviero, consigliere di Villar Pérosa, e come vice-presidente Ettore Merlo, sindaco di Roure, ma hanno chiesto un rinvio
di otto giorni per discutere ancora sulla giunta. Il rinvio è stato respinto e tutto il gruppo si è
astenuto.
Daviero ha ottenuto 37 voti su
46 e Merlo 33. quindi si è votata
la giunta composta di sette assessori. Per sii indipendenti: Naldo Breusa, Flavio dot, Giovanni
Rostagno, Gianni Martin; per i
socialisti: Mauro Deidier, Gerolamo Sola, Bruno .N evadi e.
Un episodio significativo ha
concluso la seduta: mentre si faceva l’ultimo spoglio delle schede, il consigliere Tron di Massello ha proposto che tutta l’assemblea rinunziasse al gettone di
presenza ver.s.T'dolo a favore degli operai FIAT in lotta. Ha votato contro la proposta, unico
fra tutti, Gianni Martin, industriale, assessore di Ferrerò c ora
anche assessore della Comunità
montana.
Da questo si può capire quanta
coesione abbia una giunta composta di indipendenti di destra e
di socialisti che, se non dimenticano di appartenere ad un partito a base operaia, avranno poco
da spartire con chi invece rappresenta assai bene la classe padronale.
L. V.
7
17 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
VAL CHISONE E GERMANASCA - RIFORMA SANITARIA
RORA’
Guardia medica
di pronto intervento
Mensa scolastica
Sabato 11 si è tenuta una tività. Poi si viene a sape
E’ un tiepMo pomeriggio
di sabato; iei locali predisposti al pfeno terra della
sede della ICroce Verde a
Perosa Argentina due giovani mediai hanno appena
preso servizio. Squilla il
telefono : uno risponde,
prende n0ta dell’indirizzo,
si informa del malessere,
dopo breve consultazione
_con il collega su che cosa
è più opportuno mettere
nella borsa parte. Io mi
fermo à fare quattro chiacchiere con l’altro. E’ dall’inizio di maggio che questo servizio è stato messo
in funzione; se ne parlava
ormai da parecchi mesi ma
molti erano i problemi da
affrontare. Alcuni erano
problemi di fondo, circa i
motivi per cui la Regione
si è trovata costretta a
creare questo servizio; altri legati a fattori logistici.
Anche il Comitato di Partecipazione aveva discusso
a lungo questo tema con
gli assessori e gli operatori della Com. Montana. La
difficoltà maggiore era parsa la disseminazione sul
territorio delle frazioni,
che durante il periodo di
affollaménto turistico o di
maltempo invernale richiedono lunghi tempi di percorrenza. L’altro problema
è rappresentato dal fatto
che questi posti di guardia
medica vengono coperti al
momento da giovani medici in cerca di prima occupazione (attualmente arrivano tutti da fuori valle)
con il rischio di un notevole ricambio ; ciò può comportare un certo distacco
dalla medicina del territorio, cioè da quella del medico di famiglia che conosce chiaramente la situazione di ogni singolo paziente. Questo problema
sentito soprattutto nelle
zone montane, emerge anche dalla conversazione col
giovane medico.
Nella costruzione dei servizi sanitari dell’Unità Locale bisognerebbe trovare
uno spazio affinché gli operatori addetti, seppure con
mansioni varie possano anche coprire questo servizio e soprattutto che possano risiedere sul territorio.
Ma veniamo alle domande dirette:
— Quanti sono i medici
che si alternano e quali
orari vengono coperti?
— Nove medici ruotano
su tutto il servizio. Due di
loro sono compresenti nei
giorni prefestivi dalle ore
14 alle ore 20 del giorno
dopo (festivo). Mentre invece c’è un solo medico
per la guardia notturna
settimanale.
— Come vi trovate nei
locali che avete a disposizione?
— Bene, ma come vede,
siamo un pochino allo
stretto. Entro breve però
disporremo di un alloggetto completo che i militi
stanno sistemando.
— Le auto di cui disponete hanno già il radiotelefono?
— Non ancora. I responsabili locali della Croce
Verde che ci hanno fornito le auto se ne stanno interessando; forse l’avremo fra qualche mese.
_ — Avete incontrato difficoltà? Come ritenete la
gente abbia recepito il servizio?
— Per il momento non
possiamo lamentarci. Nonostante l’estensione del
territorio durante l’estate
riteniamo di aver risposto
alle chiamate in tempi ragionevoli. Dovremo verificare cosa comporta l’inverno. Per quanto riguarda la
2‘ parte della domanda, ci
pare di poter distinguere
a grandi linee il comportamento del valligiano da
quello del turista. Ci pare
di capire che il valligiano
vede questo servizio come
un prolungamento del servizio mutualistico. Normalmente la sua chiamata è
giustificata, al limite è portato ad aspettare il rientro del suo medico il lunedì. Il turista invece è
molto più arrogante, sa
che il servizio è gratuito;
non avendo un rapporto
continuativo col medico
pretende visite d’urgenza
anche per delle sciocchezze (per un graffio, perché
il bambino ha la febbre a
38” ecc.) e non si rende
conto che quando il medico è in viaggio per questi
interventi c’è il rischio che
a chiamate veramente urgenti non si possa rispondere tempestivamente. C’è
poi chi ci richiede una visita quando ritiene di non
essere soddisfatto delle
prescrizioni del proprio
medico oppure per verificare se la diagnosi è la stessa. C’è chi vorrebbe essere
messo in mutua in giorno
di domenica o di notte !
Nell’insieme però queste
richieste sono sporadiche.
Ad altri consigliamo di recarsi il giorno dopo in
ospedale quando ne rileviamo la necessità ma non
l’urgenza.
— Quali consigli dareste
per rendere più efficace il
vostro intervento?
— Noi riterremmo che
per le chiamate sarebbe
bene che la popolazione si
attenesse a criteri di buon
senso. Vi sono alcuni che
ci hanno telefonato per i
loro bimbi : dopo aver
ascoltato i sintomi abbiamo consigliato loro una
terapia di pronto intervento poiché in quel momento avevamo casi molto urgenti e li abbiamo consigliati di richiamarci dopo
un paio d’ore se non si fossero verificati dei cambiamenti. Riteniamo che questo sia un criterio corretto di utilizzare il servizio,
cioè instaurando un dialogo fra noi e gli utenti al
fine di poter rispondere al
meglio alle urgenze.
— Dal vostro punto di
vista, quali sono le esigenze più sentite (vostre)?
— Il fatto di aver scorporato questo servizio dagli altri servizi (ne è responsabile la Regione che
delega alle Unità Locali)
pone in questo momento
dei problemi. A noi, pur
essendo giovani medici alla prima occupazione, interesserebbe avere un contratto regolare per poter
accedere ai punteggi. Se
paragoniamo la situazione
a quella dei nostri colleghi
che prestano il loro servizio di guardia medica in
ospedale noi siamo molto
meno tutelati.
A questo punto ringrazio e me ne vado, proprio
mentre perviene una nuova telefonata e il medico
appena rientrato si mette
nuovamente in viaggio.
Naturalmente è più facile avere il parere di chi
presta il servizio piuttosto
che dell’utente che ne ha
avuto bisogno, i cui dati,
i medici non li possono
fornire perché coperti dal
segreto professionale. Sappiamo comunque che alla
SAUB di Villar Perosa sono pervenute critiche al
servizio che risponderebbe
in ritardo alle chiamate.
Nella sua ultima seduta
il Comitato di Partecipazione ha trattato anche
questo argomento rilevando che è nell’interesse della popolazione tutta il controllare il buon funzionamento di un servizio anche
quando questo si avvia. E’
stata quindi avanzata la
proposta di reperire un indirizzo al quale inviare le
osservazioni o le lamentele su questo o gli altri servizi sanitari. Naturalmente con tutti i dati relativi
alla presunta irregolarità e
debitamente firmate; questo al fine di evitare il malvezzo tutto italiano di mugugnare, di essere generici, di costruire sul sentito
dire.
Su questa materia il Comitato di Partecipazione
delibererà nella sua prossima seduta e ne informeremo i lettori.
A. Longo
pubblica assemblea per affrontare i problemi concernenti l’apertura della
mensa scolastica. Nel paese infatti circolavano ormai pettegolezzi di ogni
genere e non si capiva più
chi avrebbe fatto la mensa,
dove e quando avrebbe
avuto inizio. Si è.fatto presente aH’amministrazione
comunale che questa assemblea avrebbe dovuto
essere convocata prima di
prendere contatto con varie persone e non alla fine
delle consultazioni, quando ormai, di fatto, non c’erano più alternative. Fino
a poco tempo fa infatti le
cose sembravano dover
procedere come negli anni
scorsi: la passata amministrazione aveva confermato la persona incaricata
dando un giudizio positivo
sul suo lavoro, c’era già
stato un accordo verbale
tra il Concistoro ed il sindaco per continuare la
mensa nella sala delle at
re che la mensa si aprirà
invece nel bar perché la
persona riconfermata, dopo le pesanti e gratuite insinuazioni fatte circolare
nel paese, non è evidentemente più disposta a continuare questo lavoro.
La situazione deterioratasi, non restava altra soluzione che confermare l’apertura della mensa nel
bar; i genitori presenti (i
2 3) hanno espresso un
unanime apprezzamento
per la persona che d’ora
innanzi si occuperà della
mensa. Alcune madri hanno altresì dichiarato la loro disponibilità nell’aiutare la persona incaricata,
sia per il problema della
alimentazione, cercando di
attuare le cose imparate
nel corso a suo tempo organizzato dalla Comunità
Montana, sia per sostituirla qunado vi sarà questa
necessità.
e. g.
CONVEGNO A TORINO
Ecumenismo
ma quale?
Su iniziativa di un gruppo di partecipanti piemontesi
agli incontri promossi dal Segretariato Attività Ecumeniche (SAE) al Passo della Mandola, si terrà a Torino
sabato 25 ottobre, nei locali del Seminario (Via XX settembre 83) a partire dalle ore 9 e con termine alle ore 17
un incontro di quanti sono interessati alle problematiche
ecumeniche. Il programma prevede relazioni di E. Paschetto, P. Tamburino, Comunità di Base, E. Rivoir,
M. Martinetti, G. Ghiberti.
Per iscrizioni e informazioni rivolgersi a Pio Tamburino, 10050 Novalesa - Tel. 0132/5210.
Droga: appello di una nonna alle famiglie
Sul tema della droga, si svolgerà a Pomaretto un incontro
giovaìiile, domenica 19 ottobre.
Sullo stesso tema abbiamo ricevuto una lettera di una "nonna” che si rivolge alle famiglie
ed in particolare alle mamme.
La pubblichiamo con una risposta di una nostra redattrice come contributo ad un dibattito che deve proseguire.
N.d.R.
La droga è un problema
gravissimo e molto preoccupante che ci viene prospettalo col diffondersi di
una piaga che stronca tante giovani vite, sacrificate:
a quale ideale? — ci chiediamo — a qual desiderio
di non esser vissute invano?
Ogni giorno leggiamo di
casi angosciosi, di conclusioni tragiche, di morti che
testimoniano insoddisfazioni, scoraggiamenti, incapacità di affrontare con decisione e coraggio una vita
apparentemente senza shocco! Ma perché si è giunti a
tanto vuoto, a tanto buio, a
tanta negazione? Sconvolgenti sono a questo proposito le domande strazianti
di quelle famiglie, di quelle
madri che si sentono inermi davanti a situazioni disperate di ragazzi, di giovanotti, di fanciulli ormai
coinvolti nel giro tragico
da cui spesso essi stessi
cercano di liberarsi; ma a
quel gioco non riescono a
sottrarsi.
Un pensiero mi assilla
tormentoso e vorrei sottoporlo a persone giovani, a
gente che ha accettato e
gradisce la vita familiare
qual è oggi concepita e attuata come fine e coronamento di un sogno a lungo
agognato: una struttura
che non deve ostacolare la
realizzazione del singolo.
Io, ormai tanto vecchia,
vorrei ancora vedere la famiglia qual era: centro di
collaborazione fra i suoi
vari componenti, punto di
riferimento e di conforto in
ogni momento, asilo di pace, oltreché di formazione
individuale, fonte di affetto senza limiti, nido sicuro
in cui cercare e trovare rifugio nelle ore tristi.
Invece vedo spesso famiglie i cui componenti sono
tuttora legati da vincoli
fortissimi, dove i genitori
sarebbero pronti a duri sacrifizi pur di provvedere
con generosità ad ogni necessità dei figli, anche se
per ottenere tale possibilità si sobbarcano a lavorare
entrambi fuori di casa, a
sacrificare le ore di riposo
per compiere, già stanchi,
i lavori indispensabili e
preparare il cibo che i figli
scalderanno da sé al rientro da scuola. E quei ragazzi li vedo spesso, con altri
compagni, girare per le
strade intorno, non trovando nessuna attrattiva in
una casa vuota, inospitale
in realtà.
Mamme lavoratrici, so
che volete bene ai vostri
figli, che quell’aumento di
lavoro lo compite per loro,
ma... non pensate che oltre a soddisfare i bisogni
materiali, essi richiedono
un amore più diretto? non
ricordate con quanta gioia
correvate a casa per dare
la bella notizia di un buon
risultato, di una lode, o per
piangere tra le braccia della mamma confessando
uno smacco, una sgridata,
una rissa fra compagni?
Non vi rendete conto di
quanto possa essere prezioso per la formazione del
carattere sapere a chi rivolgersi nei momenti di
scelta? E questa mia domanda vale anche per i padri che oggi sanno sì condividere il peso delle incombenze materiali anziché pensare solo a godere
pacifici un meritato riposo,
ma non hanno più tempo
per ascoltare e consigliare,
con un interessamento vivo per i problemi di chi deve affrontare la vita ogni
giorno più incerta e minacciosa, a cui solo caratteri
forti, coscientemente preparati potranno domani
dare una risposta positiva.
Specialmente nella vita
di tutti i giorni è così utile
e benefico tornare a “casa"
e quella casa-rifugio trovarla ordinata, accogliente,
dove mia mamma comprensiva è pronta ad accettare nelle ore libere anche gli amici dei figli per
farli giocare insieme ai
suoi, anziché sapere che
quella compagnia la debbono cercare errando per
le strade.
Mamme, genitori, non
credete che la tentazione,
V attrattiva della droga
avrebbe meno appiglio su
queste vostre creature se
non fossero abbandonate
a se stesse od all’esempio
di chi ha interesse a trovare clienti?
Quei figli li avete messi
al mondo voi! Ne siete responsabili! E quella responsabilità non la dovreste
sentire solo come un peso,
o come un dolore insopportabile, schiacciante,
quando il male è fatto,
quando quelle vostre creature non riescono, né voi
riuscite a liberarli.
Mamme, genitori, riflettete coscientemente, a costo di voler modificare tutto il vostro concetto di benessere, di diritti femminili e soprattutto di efficienza come educatori per preparare gli uomini di domani, di un domani che oggi
appare tragico sì, ma che
forse precede un risveglio
delle coscienze, un ripensamento profondo.
egibi
Mi pare che questa lettera contenga alcuni spunti
importanti, su cui vale la
pena di riflettere:
1) Le persone vengono
prima dei problemi. Qualche volta le nostre discussioni sull’argomento si riducono a dibattiti teorici
sulla nocività delle varie
droghe e sui mezzi per limitarne i danni. Invece
questa nonna angosciata
vede soprattutto dei ragazzi a cui vuol bene che
muoiono squallidamente, e
vorrebbe fare qualcosa per
loro.
2) La droga è una fuga
dalla solitudine. E questo
vale per qualsiasi tipo di
droga, illegale o autorizzata, più o meno nociva alla
salute fisica e psichica. Ma,
se per i « vecchi ubriaconi » di una volta l’isolamento di cui si consolavano
con il fiasco era spesso una
conseguenza quasi inevitabile dell’età, del logorio fisico, della perdita di persone care, oggi sembra che
ricorrano alla droga soprattutto i giovani e i giovanissimi. Forse è loro
mancata fin dai primi anni quella presenza continua e affettuosa che distingue la casa da un qualsiasi altro ricovero.
La nonna si rivolge, con
un certo semplicismo, soprattutto alle mamme. Io
ritengo che questa crisi dipenda dalla struttura delle nostre mini-famiglie: si
è voluto escludere qualsiasi persona che potesse disturbare o limitare la nostra libertà, e ci si riduce
alla solitudine. Dobbiamo
reimparare a convivere in
gruppi più ampi, non importa se famiglie tradizionali con nonni, zii, cugini,
o comuni di persone che
hanno liberamente scelto di
sopportarsi a vicenda. In
ogni caso sarebbe importante che vi appartenesse
ro persone di età diversa.
Si potranno vincere insieme l’emarginazione dei vecchi e quella dei giovani (e
dei bambini che crescono
affidati al televisore) solo
quando rinunzieremo alla
nostra preziosa tranquillità
accettando di vivere insieme agli altri.
3) Non basta liberarsi
dalla schiavitù: occorre trasformarla in servizio. Si
deve lottare contro ogni
forma di schiavitù, ma
spesso ci fermiamo a metà
strada, sostituendo un asservimento all’altro. Ho conosciuto donne che sono
passate dal dispotismo dei
genitori a quello del capoufficio, delFamante, delle mode, o del loro egoismo, illudendosi di essere
più libere di prima. La nostra libertà rimane una
conquista illusoria finché
non scopriamo che la piena libertà si trova soltanto nel servizio (non imposto, ma . volontariamente
scelto), che i nostri problemi si risolvono affrontando quelli degli altri.
Se cerchiamo egoisticamente di realizzarci, quasi sempre ci troveremo a
raccattare i cocci del nostro fallimento; se dimentichiamo di farlo, pensando
a chi ha bisogno di noi, un
giorno scopriremo di esserci realizzati senza volerlo. Questo vale per tutti,
ma dovrebbe essere ancor
più evidente per i cristiani
a cui Gesù ha detto: chi
vuole salvare la propria
vita, la perderà...
M. G.
Segnalazioni
Sempre sull’ argomento
droga la Fgei ha preparato un dossier. Copie possono essere richieste a Ermanno Genre, 10060 Rorà.
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CRONACA DELLE VALLI
17 ottobre 1980
DIBATTITO SULLA FREQUENZA Al CULTI
DIBATTITI
Disertare i culti: uno Assenteismo in fabbrica
scandalo per la fede
Bene ha fatto questo
settimanale ad aprire un
dibattito sulla frequenza
ai culti, perché è da qui
che dipende l’avvenire delle chiese. Si parla molto di
evangelizzazione, ma nessuna evangelizzazione sarà
possibile da parte di chiese semideserte.
La nostra attenzione è
ora richiamata sui « deboli della fede » e sulla responsabilità dei « forti »,
dove « i forti » sarebbero
quelli che partecipano alla
vita della Chiesa e « i deboli » gli altri.
Siamo parzialmente d’accordo quando ci viene detto che la causa della poca
frequenza ai culti va ricercata nelle comunità stesse.
E’ vero che molte comunità danno l’impressione di
essere fredde, formali, poco accoglienti. L’apostolo
Paolo esortava i credenti a
salutarsi con un santo bacio. I tempi cambiati non
ci permettono di prendere
alla lettera questo consiglio, ma dovremmo almeno imparare a salutarci al
termine dei culti e, in modo particolare, ad avvicinare i visitatori occasionali. Quale impulso riceverebbe l’evangelizzazione se
le comunità rassomigliassero un po’ di più a quelle
dei primi secoli e di cui i
pagani dicevano: « Vedete
come si amano! ».
Ciò riconosciuto, non è
lecito generalizzare. Oggi è
di moda criticare e ridicolizzare i cristiani impegnati. Tutti abbiamo sentito
qualcuno dire: « Non frequento i culti perché quelli
che ci vanno non sono migliori degli altri ». Secondo loro, quei credenti che,
malgrado gli anni, si ostinano a frequentare i culti
e quei giovani che hanno
il coraggio di andare contro corrente, sarebbero degli orgogliosi, degli ipocriti, dei farisei. Un’eco di
questo modo di pensare si
avverte quando l’articolista compatisce i « deboli
della fede » — cioè quelli
che hanno voltato le spalle
alla Chiesa — contro i
« forti », cioè quelli che
« dall’alto delle loro sicurezze » pongono delle domande retoriche che non
attendono una risposta.
La realtà è che i termini
del discorso vanno capovolti. Quelli che vengono
chiamati i « forti » si considerano altrettanto peccatori dei « deboli ». La differenza è che i « forti » sono
dei peccatori che hanno
preso coscienza del loro
peccato e frequentano i
culti per ringraziare continuamente Dio, insieme ai
loro fratelli, per la grazia
di cui sono stati l’oggetto.
E quelli che vengono chiamati con compassione i
« deboli » sono sovente delle anime che vivono nella
convinzione della loro forza, della loro giustizia e si
sentono talmente forti e
giusti da non avvertire nessun bisogno della solidarietà della Chiesa, appunto perché « si può essere
cristiani senza frequentare
i culti ».
Ci è detto che « i nostri
culti sono noiosi, lontani
spesso dalle loro preoccupazioni, dal loro dolore,
dalle loro fatiche ». Ma se
vi interveniamo con uno
spirito di critica verso quei
pochi fratelli presenti, verso il predicatore, forse verso la stessa Parola di Dio,
è sicuro che il Pastore e i
fratelli diventeranno pieni
di fervore quando avremo
deciso di non frequentare?
Nel nostro articolo abbiamo dato otto risposte
a una precisa obiezione:
« Si può essere cristiani
senza frequentare i culti ».
Nessuna di queste risposte
è stata confutata, anzi la
responsabilità della diserzione è rigettata sulla Chiesa stessa. Non intendiamo
affatto sottrarci alla nostra
responsabilità, lo abbiamo
detto. Ma è altrettanto vero che le panche vuote sono l’indice di tanta aridità
spirituale e di poco amore.
Poco amore per Dio, certo,
ma anche poco amore per
il prossimo.
Respingere la responsabilità sui singoli, sulla società, sul « sistema », insomma sugli altri è la moderna parola d’ordine, ed
è inevitabile che la condanna colpisca anche la
Chiesa.
Ma l’Evangelo ci insegna
che bisogna anzitutto considerare la nostra responsabilità personale (il che è
assai più scomodo) e se
c’è responsabilità in quelli
che frequentano i culti ce
n’è altrettanta e più in
quelli che i culti disertano.
Era questo il senso e lo
spirito del nostro precedente articolo. Non quello
di un giudizio farisaico su
quelli che non partecipano
alla vita della Chiesa, ma
un fraterno appello che i
pochi vi rivolgono: Abbia
mo bisogno di voi, come
voi avete bisogno della
Chiesa e gli uni e gli altri
hanno bisogno di Cristo.
Siamo infine esortati a
non scandalizzarci per la
diserzione dai culti.
Senonché c’è ancora chi
non può fare a meno di
scandalizzarsi quando, entrando in un tempio semivuoto, sa che tutt’intorno
ci sono decine e centinaia
di membri di chiesa che lo
disertano; non può fare a
meno di scandalizzarsi
quando, avviandosi al tempio si incrocia con molti
che partono per la scampagnata; non può fare a
meno di scandalizzarsi perché il solenne culto di ammissione dei catecumeni
coincide, per molti di loro,
con l’ultima volta che partecipano alla vita della
Chiesa.
Se il termine « scandalo » indica un inciampo per
la fede, i posti vuoti nel
tempio sono uno scandalo
per i « deboli della fede »,
cioè per i credenti che nella solidarietà degli altri
fratelli cercano un incoraggiamento a perseverare. Scandalizzarsi non significa condannare gli assenti. Il giudizio appartiene a Dio soltanto. Ma certamente le chiese vuote o
semi vuote sono uno degli
interdetti che non possiamo prendere alla leggera
giustificando gli assenti
con le colpe dei presenti.
Un aderente
al Movimento
Testimonianza Evangelica
Valdese
Convegno
FGEI-Valli
Domenica 19 ottobre alle ore
9 presso il convitto di Pomaretto Convegno Fgei-valli
sul tema:
« PERCHÈ LA DROGA? »
Introducono: Luciano Griso e
Saverio Merlo.
L’Incontro è aperto a tutti
gli interessati.
CIOV
AirOspedale Valdese di
Torre Pellice è entrato recentemente in funzione il
nuovo impianto radiologico. Tale apparato, munito
di sistema televisivo e telecomandato è stato installato nel reparto radiologico
che ha dovuto essere ampliato utilizzando la sede
della vecchia camera operatoria.
Il reparto di radiologia
è così, fornito di due apparati che consentono di
eseguire nello stesso tempo esami differenti: ciò significa che il servizio radiologico è in grado attualmente di dare maggior risposta alle richieste esterne che sono in netto aumento.
Due sviluppatrici automatiche, di cui una a ciclo istantaneo, permettono
d'altro canto la lettura immediata dei radiogrammi.
La CIOV
Sul tema delVassenteismo in
fabbrica abbiamo ricevuto questa settimana due contributi.
Pubblichiamo quello del pastore
Genre, chiamato in causa dalla
lettera del sig. Leo Coisson, apparsa sul numero scorso.
Per esigenze di spazio rinviamo la pubblicazione della seconda lettera al prossimo numero.
Preghiamo inoltre chi desidera
intervenire sulVargomento di
scrivere in modo conciso il proprio pensiero. N.d.R.
Bene ha fatto l’Eco-Luce ad
aprire un dibattito sul problema
della vertenza Fiat in corso; su
questi problemi infatti il nostro settimanale è sempre stato
carente. In questa luce è positivo il fatto che un operaio sia
intervenuto, partendo da una
affermazione di un mio scritto
(che i lettori che vivono fuori
delle valli non conoscono perché inserito nella circolare che
perviene alle famiglie del primo
distretto). Il Sig. Coisson esprime il suo dissenso riguardo
« alle opinioni che vi sono
espresse »; in realtà il dissenso
del Sig. Coisson si limita ad un
punto, la questione dell’assenteismo, attribuendomi però
delle cose che io né ho scritto
né penso («che gli operai siano
sempre e comunque delle persone giuste e perfette »). Ciò che
è scritto nella seconda parte del
breve intervento di Leo Coisson
è vero, ma è un problema a lato
rispetto a quanto ho voluto sottolineare nel mio scritto; cosi
il problema delle statistiche delrassenteismo all’Alfa sud : io
non ho generalizzato, ho parla
to della Fiat e, come Coisson
ammette, le percentuali sono
altre, nella media di altre industrie automobilistiche europee.
Ciò che io ho scritto, e di
questo si discuta e si apra un dibattito serio nelle nostre chiese, dal momento che anche il
Sinodo nell’o.d.g. ricordato nella circolare « impegna le chiese » a sostenere la lotta dei lavoratori per la difesa del posto
di lavoro », è altra cosa. Sostengo che la crisi attuale della
Fiat con la proposta degli oltre
23.000 operai a .cassa integrazione non è determinata dall’assenteismo degli operai ma da
una errata politica della Fiat :
come si può spiegare il fatto
che fino a qualche mese fa la
Fiat abbia assunto del personale? Questa è la domanda a cui
si devono trovare delle risposte
razionali, politiche, risposte che
non possono andare nella linea
indicata da Leo Coisson che introduce un altro problema, serio, vero, che va affrontato, ma
che non può essere confuso e
generalizzato nell’insieme della
vertenza in atto.
Il problema che io mi sarei
aspettato venisse affrontato da
un operaio Fiat era un altro:
come mi pongo io, operaio valdese, credente, in questa situazione in cui oltre 23.000 operai
rischiano (una parte sicuramente) di perdere il loro posto di lavoro, io che non ho ricevuto la
lettera in cui si- dice che l’azienda in questo momento non ha
bisogno della mia collaborazione? Non credo che Leo Coisson — ma il problema non è
personale, ovviamente, concerne tutti — pensi che i 23.000
siano tutti fannulloni, gente che
si mette in mutua per fare altri
lavori a casa. Io potrei citare
nome e cognome di operai che
non hanno mai fatto assenteismo ma che hanno ricevuto la
lettera per la cassa integrazione. Allora? Cosa vuol dire?
Evidentemente de la Fiat ha
scelto altri criteri per compilare queste liste : dei criteri politici per esempio, colpendo chi
nella fabbrica ha lottato per
avere condizioni migliori di vita,
operai che hanno partecipato
attivamente agli scioperi indetti dalle confederazioni sindacali
invece che rimanere tranquilli
a casa ed accudire alle loro cose
private.
Che cosa significa in questa
situazione vivere la solidarietà
con quegli operai — e sono
convinto che sono la grande
maggioranza — che pur avendo
un rapporto corretto col lavoro
intendono però lottare per migliori condizioni nella fabbrica,
far sì che le ore straordinarie
non impediscano ad altri di avere un posto di lavoro, ecc?
Il problema non è soltanto
politico ma concerne il senso e
la realtà della nostra fede: come la viviamo, come la esprimiamo in una situazione come
quella dei nostri giorni? Difendendo le mire padronali di
Agnelli che vede prima degli
uomini l’accumulo del suo capitale? 0 siamo capaci di fare
uno sforzo per capire la situazione nel suo complesso, sapendo che se la Fiat riesce a vincere questa vertenza sarà una
vittoria carica di conseguenze
su tutta la vita del paese?
Ermanno Genre
L’angolo di Magna Linota
Servizio radiologico
Sull’argomento del "digiuno" ho ricevuto questa
lettera:
Vorrei riprendere l’argomento del digiuno, sollevato dalla signora Fiore nell’angolo di magna Linota.
Se ben ricordo, ho partecipato una sola volta "ufficialmente” ad un digiuno
collettivo (in altri rari casi
si è trattato di adesione
personale ad un invito genericamente rivolto). Fu
l’anno in cui al Sinodo valdese giunse la lettera di
un obiettore di coscienza
evangelico che dal carcere
militare chiedeva la solidarietà dei fratelli per una
scelta da lui fatta in ubbidienza al precetto di non
uccidere.
Fummo in molti a trascorrere nell’aula sinodale.
pregando e cantando, il
tempo che di solito dedicavamo al pranzo. Io avevo
aderito con una certa esitazione ad un gesto che mi
pareva in qualche modo
teatrale. Invece fu un’esperienza positiva, nonostante
qualche ombra. Mi dispiacque l’ironia di chi aveva
scelto diversamente e alla
ripresa ci chiedeva ridendo come si stava a stomaco vuoto, e mi disturbò anche l’avidità con cui molti,
durante l’intervallo pomeridiano, si precipitarono a
divorare pizze e panini: mi
pareva che così il digiuno
fosse un po’ troppo facile.
Ma, nonostante tutto, ricordo con gioia queU’episodio: ci eravamo trovati
a fare tutti insieme un piccolo gesto di solidarietà,
anziché limitarci, come
troppo spesso succede, a
parlarne.
lettera firmata
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, CaseUa Postale,
Torre PeUice.
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9
17 ottobre 1980
CRONACA DELLE VALLI
LETTERA DELLA COMUNITÀ’ DI PINEROLO PRIMO CIRCUITO
Fratelli di Piossasco
ci rallegriamo con voi
Domenica 28 settembre l’assemblea di chiesa destinata all’ascolto delle relazioni dei delegati alla conferenza distrettuale
e al Sinodo ha avuto un andamento diverso dal solito.
Le relazioni fatte da Silvio Revel, Pier Enrico Jahier e Paolo
Gay hanno infatti costituito la
parte centrale del culto sostituendo la predicazione. Si è trattato di un esperimento nuovo
per questa comunità che, in quella occasione, ha anche preso ufficialmente conoscenza dell’o.d.g.
della Conferenza Distrettuale
che riconosce la comunità di
Piossasco come « chiesa in formazione » a cui ha rivolto un
fraterno messaggio di felicitazioni.
Ecco il testo della lettera:
Cari fratelli,
la comunità di Pinerolo, oggi
riunita nel culto-assemblea per
ascoltare le relazioni dei propri
delegati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo, sentito l’ordine del giorno della Conferenza
che accoglie con viva gioia la domanda dei membri costituenti, la
diaspora pinerolese zona di Piossasco di essere riconosciuta come « chiesa in formazione »; riconoscendo la validità della loro
scelta di vivere la comune fede
nell'esperienza di chiesa locale,
si rallegra vivamente nel Signore per questa vocazione che in
preghiera presentiamo dinanzi a
Dio, invocando lo Spirito a vivificare e verificarne la volontà di
servizio.
Amici della
Scuola Latina
10060 Pomaretto
c.c.p. 20488102
Il nostro incontro annuale, in occasione della «Giornata della Scuola Latina »,
è fissato per domenica 2
novembre p.v. con il seguente programma:
ore 10: Culto nel tempio di
Pomaretto;
ore 12.30: Agape fraterna
presso il ristorante Bel
Sito.
Per ovvi motivi chiediamo di prenotare entro il
30 ottobre telefonando alla Sig.ra Baret tei. 81.277.
p. l’Associazione Amici
Il Seggio ^
Ai fratelli e sorelle di Piossasco e zone limitrofe che si riconoscono nella chiesa evangelica
valdese e a coloro che già furono^
membri della nostra comunità di
Pinerolo è rivolto questo messaggio fraterno nel nome di Gesù
Cristo il nostro comune Salvatore. Di molti di voi conosciamo
l’amore e l’impegno con cui per
alcuni anni, con un gruppo di
fratelli e di sorelle e coi pastori
di Pinerolo, avete collaborato per
avviare le attività di predicazio-_
ne della Parola, di visita e di
istruzione domenicale e catechetica. Non mancheranno, se voi ce
lo chiederete e se ne avremo la
possibilità, con l’aiuto del Signore, le occasioni di collaborazione per la reciproca crescita verso
un sempre più gioioso e coerente
servizio. Auspichiamo incontri e
agapi fraterne che siano momenti di gioia e di verifica per tutti
noi. Sappiamo che il vostro compito è difficile:, siete chiamati —
e questa è stata la vostra scelta
— a rafforzare la vostra fede
nell’ambito di una chiesa per non
disperdere i vostri doni e raggiungere una sempre maggiore
chiarezza di vocazione^ e solidarietà fraterna; domani sarà necessario per voi, come per noi,
per tutta la chiesa, parlare dell’Evangelo alla città.
Iddio vi fortifichi e vi guardi,
con fraterno affetto salutiamo
voi e il vostro pastore R. Artus.
L’Assemblea della Chiesa
valdese di Pinerolo
BOBBIO PELLICE
PRAMOLLO
Domenica 12 ottobre ha avuto
luogo il culto d’insediamento del
pastore Thomas Noffke; rinnoviamo a lui ed alla sua famiglia
un caloroso benvenuto fra di noi
e gli auguriamo di poter svolgere
un ministerio ricco di soddisfazioni e di benedizioni.
• Dopo un p>eriodo di malattia
e di degenza all’ospedale di Pomaretto, il Signore ha richiamato a sè il 10 ottobre il fratello
Eli Sappè (Pellenchi), all’età di
81 anni.
Alla moglie, ai figli ed a tutti i
familiari colpiti da questo lutto
esprimiamo le più profonde e
fraterne condoglianze e la solidarietà cristiana di tutta la comunità.
• Ricordiamo che il 19 ottobre
avrà luogo l’assemblea di chiesa,
alia quale tutti dobbiamo partecipare, perché si dovrà decidere
come e quando svolgere le attività della Scuola Domenicale e
del Catechismo; quindi sono particolarmente interessati tutti i
genitori.
SAN GERMANO
La Filodrammatica di S. Germano invita tutti a partecipare
alla serata che avrà luogo sabato 18 p. V. alle ore 20.30 nella Sala valdese. Verrà presentata una
commedia dal titolo « Paparino ».
• E’ deceduto all’improvviso
gioved, 9 ottobre Davide Negrin
di anni 53. Il funerale si è svolto
venerdì, io ottobre. Alla famiglia, la comunità esprime la sua
simpatia cristiana.
• Scuola domenicale: prima
riunione sabato 18 ottobre alle 14.30. Portare L, 1.500 per il
materiale. Cinque monitrici hanno partecipato al convegno monitori il 27 settembre per prepararsi all’anno ’80-81 dedicato allo studio dell’Evangelo di Marco
e delTEsodo.
• Domenica 19 ottobre culto
in francese. Il culto in francese
si terrà ogni penultima domenica del mese.
ANGROGNA
Il Concistoro s’incontra domenica 19 pomeriggio alle 14.30 per
reiezione delle cariche e altri
problemi.
• Ricordiamo l’appuntamento
in Sala Unionista, tutti i bambini
delle Scuole Domenicali s’incontrano alle 15 mentre tutti i catecumeni alle 16.30 al Presbiterio.
• Ultime ore per iscriversi all’agape fraterna che seguirà al
culto di domenica 26 al Capoluogo. Il pranzo è organizzato dall’Unione Femminile che ringraziamo.
Partecipate numerosi (programma di informazione, canti
ecc.).
• La Corale s’incontra giovedì
23 alle 20.30 al Presbiterio: occorrono nuove voci. Sarà organizzato, per i coralisti che lo desiderano, un corso elementare di musica per cantare con più « coscienza ». Vi aspettiamo.
SAN SECONDO
Una quindicina di catecumeni
ha partecipato all’incontro promosso dal II Circuito e che ha
avuto luogo domenica 12 a S.
Secondo. Nel corso dell’anno sono previsti altri convegni per
continuare il lavoro iniziato.
• Ringraziamo Attilio Fornerone per la predicazione del 5 u.s.
e ci auguriamo di poterlo ascoltare altre volte in futuro.
• La comunità esprime la sua
simpatia a Viviana Pons in Rostagno (Brusiti) per la scomparsa del padre Teofllo Alessandro
(Massello) avvenuta all’Ospedale
di Pomaretto.
Commissione
evangelizzazione
In occasione della settimana
della Riforma, la Commissione
per l’evangelizzazione di Torre
Penice propone un incontro di
carattere ecumenico, che avrà
luogo domenica 9 novembre a
Bagnolo Piemonte in collaborazione con la locale chiesa cattolica. Il programma della giornata, nelle sue grandi linee è il seguente :
Durante la mattinata due gruppi (Fisarmoniche di Bagnolo e
Coretto di Torre Pellice) presenteranno sulla piazza di Bagnolo
i loro brani musicali; saranno
esposti dei cartelloni che presenteranno la Riforma. Nel pomeriggio avrà luogo nel salone parrocchiale un incontro che prevede due interventi su « L’importanza della Scrittura oggi, l’autorità della Parola » a cui seguirà un dibattito. Seguirà una riflessione dal libro degli Atti e
un momento di preghiera comunitaria. Saranno ancora presenti
i gruppi musicali.
La Commissione evangelizzazione propone due iniziative per
favorire la partecipazione degli
interessati : l’organizzazione di
un pullman e quella del pranzo
in Un ristorante (la stagione autunnale potrebbe non essere propizia al pic-nic).
Chi fosse interessato aH’iniziativa è pregato di comunicarlo a
Annalisa Bosio (tei. 91.829) o a
Antonio Kovacs (tei. 932.264) entro la fine del corrente mese.
La preparazione della mostra
su cartelloni e dei ciclostilati da
distribuire durante la giornata
avviene il mercoledì alle 20,45
presso la Casa Unionista di Torre Pellice. Tutti i membri della
comunità di Torre e delle altre
del Circuito sono invitati ad intervenire a questi incontri.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
___________RODORETTO
VIAGGIO IN SVIZZERA
• Il mese di settembre è stato
certamente molto vario ed ha
dato a persone di tutte le età la
occasione per trovarsi e vivere
dei momenti comunitari. Si è cominciato col campo per i giovani a Vallecrosia, di cui si è data
notizia sulla Circolare del Distretto, e si è continuato con una
gita a Rolle, in Svizzera. Eravamo in 43, di Maniglia, Perrero e
Rodoretto e siamo andati a trovare dei fratelli coi quali ormai
da sei anni si è stabilita una sorta di gemellaggio. Dopo una mezza giornata di viaggio favorita
dal bel tempo che ha permesso
una sosta a Losanna per visitare
la cattedrale, siamo arrivati a
Rolle dove abbiamo passato ventiquattro ore in letizia. Non c’erano grandi programmi, solo il
desiderio di stare assieme, di
parlarsi, di conoscersi più profondamente. Durante il culto domenicale il past. Rebeaud ci ha
dato, da conservare per un anno, lo stendardo che è stato usato come simbolo di una festa sul
tipo di Pentecoste ’80 e che ha
avuto luogo lo scorso anno a Losanna. « Questo simbolo — ha
detto il past. Rebeaud — che ricorda che la terra è un dono di
Dio è stato al centro della nostra riflessione per un anno, ora
noi lo passiamo a voi come segno della nostra comunione ».
Al termine del culto ci siamo
recati a Prangins, che dista solo
qualche chilometro da Rolle e
ci siamo fermati per un momento di raccoglimento davanti al
monumento. Sul volto di molti
sono apparsi i segni di una commozione profonda quando si è
cantato il Giuro. Dopo il pranzo
in comune, il ritorno passando
attraverso Ginevra dove ci siamo fermati per vedere il muro
dei riformatori. E’ stato un bel
viaggio e la nuda cronaca non
può certo far sentire a chi legge
il senso di comunione profonda
e di gioia che lega ormai queste
due comunità. Al di là delle simpatie che possono nascere tra le
varie famiglie, crediamo che
questi scambi tra le chiese ci
aiutino ad uscire da un certo
qual provincialismo ed a crescere nella fede.
PRIMO DISTRETTO
F. E. F. V. M.
La Federazione Evangelica
Femminile Valdese Metodista
rammenta a tutti i gruppi di attività femminile del I Distretto
che giovedì 6 novembre, ore
14,30-17 a Pinerolo (Tempio Valdese) inizierà il terzo seminario
per animatrici. Esso prevede 4
incontri pomeridiani, uno per
settimana, durante il mese di
novembre.
Il tema sarà : « I ministeri nella Chiesa » e durante questi incontri seguiremo dei metodi di
lavoro finora appresi. A due di
queste riunioni interverrà il past.
Bruno Rostagno.
La partecipazione è aperta a
tutti coloro che desiderano prendervi parte e ricordiamo che
questi corsi sono utili a quanti
lavorano nei gruppi di chiesa.
Portare oltre alla Bibbia, il dizionario biblico se è possibile.
Per informazioni rivolgersi a
Niny Boér, tei. 0121/90367.
PINEROLO
TORRE PELLICE
Commissione Ricevimenti
Come è noto, a Torre Pellice è
in funzione una Commissione Ricevimenti o Ospitalità, che si occupa dell’accoglienza dei gruppi
in visita che desiderano incontrare in vario modo la nostra
comunità. Essendo Torre Pellice
uno dei luoghi delle Valli dove
più spesso sono di passaggio comitive di fratelli italiani _e stranieri è comprensibile "he il lavoro sia abbastanza impegnativo. I
gruppi, soprattutto svizzeri e tedeschi, sono ospiti per lo più della Foresteria e il pastore Deodato si incarica della loro accoglienza e della guida sui luoghi
storici; ma succede anche che
questi fratelli desiderino conoscere oltre che il Museo anche la
comunità, e le sue attività. Se
avvertita per tempo la Commissione può lavorare efficacemente
e organizzare gli incontri in modo soddisfacente.
Marco Gnone (tei 9.12240) e Lidia Paschetto (tei 91350) sono
incaricati di ricevere le comunicazioni dei gruppi in visita anche
solo per una domenica.
Il 2 novembre sarà ospite della
nostra comunità un grupno di
una Comunità di base di Cuneo.
Per l’occasione la Commissione
organizza un pranzo comunitario
presso la Casa Unionista (la Foresteria è occupata da un gruppo straniero) ner il quale è necessario prenotarsi entro il 29 ottobre presso i fratelli succitati.
Sarà preparata la minestra, ma
il secondo piatto sarà a cura dei
singoli partecipanti.
Incontro dei Coretti
Si è svolto domenica 12 ai Coppieri, in una cornice gioiosa, l’annunciato incontro dei Coretti di
S. Germano. Luserna S. Giovanni
e Torre Pellice (due gruppi) a cui
ha partecipato anche il Gruppo
Giovanile di Perrero. 11 numeroso pubblico presente ha fatto da
contorno al centinaio e più di
giovani coristi che, hanno presentato il frutto del loro lavoro.
Dagli spirituals negri ai corali di
Bach il salto è grande, ma anche nella diversità dei generi musicali ognuno ha avuto l’opportunità di cogliere il senso del proprio impegno nella Chiesa con i
doni che il Signore gli ha dato.
11 lavoro di preparazione dei
gruppi ora riprenderà nelle varie
comunità, ma è auspicabile che
questo incontro possa ripetersi
ancora in un futuro non troppo
lontano.
Notizie in breve
• Domenca 19 avrà luogo il culto di inizio delle Scuole Domenicali e catechismo.
• Il Gruppo Filodrammatico
pre.senterà « 2003, guardiamoci
indietro » nella Chiesa di Corso
Vittorio a Torino il 25 ottobre
alle ore 21.
• Fin d'ora la Corale invita al
suo « Concerto di Natale » che
si terrà domenica 21 dicembre
alle 15,30 nel Tempio del Centro.
• E’ deceduta la sorella Lidia
Costantino Armand Pilon. La comunità esprime alla famiglia la
sua simpatia cristiana.
• L’Evangelo della Risurrezione è stato annunciato alla folla
convenuta nel tempio in occasione del funerale di Samuele Baimas (Nini) deceduto all’età di
48 anni.
AVVISI ECONOMICI
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Lory - Ostello Valdese) dalle ore 13
alle 14,30 o dopo le 20.
La redazione dell’Eco-Luce e i
colleghi della Tipografìa Subalpina sono con affetto vicini a
Sergio Giacon per la perdita improvvisa della Mamma.
RINGRAZIAMENTO
« Signore, a chi ce ne andremo noi? Tu hai parole di
vita eterna »
(Ev. Giov. 6: 68).
La famiglia della cara
Ines Comba
commossa per la manifestazione di affetto e simpatia tributata alla loro cara estinta ringrazia di cuore tutti coloro che le sono stati vicini in questa
triste circostanza con il loro aiuto e
conforto.
Un grazie particolare al sig. Renzo
Turinetto ed all’amica Vera Long.
Pinerolo, 17 ottobre 1980
E’ serenamente tornata alla casa del
Padre
Maria Lamberti ved. Zabatti
di anni 87
Lo annunciano i nipoti Rosetta ed
Enea che ringraziano fraternamente
tutti coloro che sono stati loro vicini.
Roma, 5 agosto 1980
COMUNITÀ' MONTANA
VAL PELLICE
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dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle
8 del giorno successivo presso
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Nella notte dei giorni feriali, dalle ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice - Tel. 932433.
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la farmacia Muston, giovedì chiusa la farmacìa Internazionale.
A Luserna San Giovanni: mercoledì chiusa la farmacia Preti,
giovedì chiusa la farmacia Gaietto.
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dalle ore 14 della vigìlia dei
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
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10
10.
17 ottobre 1980
IL VOTO POLITICO IN GERMANIA E IN PORTOGALLO
I due poli di un'Europa divisa
5 ottobre 1980: elezioni politiche in Germania, elezioni politiche in Portogallo. Una data molto attesa perché i risultati elettorali in questi due paesi avrebbero dato un’immagine abbastanza
rappresentativa dell’insieme dell’Europa in quest’inizio degli anni ’80.
La Germania occidentale ed il
Portogallo infatti sono forse i
due campioni più significativi di
un’Europa ancora profondamente divisa che presenta forti contrasti e squilibri di ordine politico, economico, sociale e culturale. Da un lato, la Germania che,
sul piano economico e politico,
è probabilmente il paese più forte e più stabile dell’Europa occidentale, anche se la Francia di
Giscard d’Estaing le contende
questo suo ruolo di paese-guida
in un rapporto ambivalente di
alleanza-competizione. Dall’altro
lato, il Portogallo, una delle più
giovani democrazie d’Europa,
che, sul piano economico, è più
vicino al Terzo Mondo che alla
CEE, e che, sul piano politico,
non ha ancora trovato un assetto stabile. Se poi consideriamo
che questa contemporanea prova
elettorale è avvenuta poco prima
delle prossime elezioni presidenziali americane e francesi, possiamo individuare le prime linee
di tendenza del quadro politico
complessivo del mondo occidentale agl’inizi di questo penultimo decennio del secolo.
Continuità ai
centro in Germania
Dalle elezioni tedesche è uscita
confermata e rafforzata la coalizione di governo formata da social-democratici e liberali. Nettamente sconfitta invece la Democrazia Cristiana e, soprattutto,
il leader social-cristiano Franz
Josef Strauss che, probabilmente, ha finito lì la sua carriera politica. Ma se il vero perdente di
queste elezioni è stato senza dubbio l'ultra conservatore Strauss
— che, con la sua personale sconfitta, ha provocato anche quella
della sempre forte D.C. tedesca
— il vero vincitore non è stato il
cancelliere Helmut Schmidt né il
suo partito, la S.P.D., ma il partito liberale (F.D.P.) guidato dal
moderato Genscher, attuale ministro degli esteri della RFT. Un
partito liberale che alcuni davano già per morto dopo la sua
sconfitta, nel maggio scorso, alle
elezioni regionali di RenaniaWestfalia dove, essendo sceso
La Chiesa
degli
anni '80
(segue da pag. 5)
turo né una nuova euforia di
speranza, né un panico diffuso.
Vedo piuttosto gli inizi di un sobrio eroismo.
Con questo intendo coraggio in
mezzo ad una legittima ansietà,
prudenza in mezzo ad una speranza militante. Intendo il coraggio di fare ciò che abbiamo da
fare decisamente prima che sia
troppo tardi. Abbiamo bisogno di
una speranza resa saggia dall’esperienza ma vaccinata contro lo
scoraggiamento dalle delusioni.
Abbiamo bisogno di un’ansietà
riguardo al futuro che ci insegni
una nuova autoconsapevolezza
ma che non spezzi la nostra resistenza. Molte persone piene di
speranza hanno fatto naufragio
sui problemi del mondo perché
non erano capaci di organizzare
se stesse. Altri hanno lasciato il
mondo nel tentativo di trovare se
stessi. Ambedue queste strade
sono vicoli ciechi. Nel futuro noi
dobbiamo accostarci ai problemi
reali del mondo senza autodisprezzo e dobbiamo trovare autosicurezza senza pessimismo.
.1. Moltmann
sotto il 5% dei voti, era stato
cancellato dal parlamento regionale.
Ottenendo un sorprendente
10,6% dei voti, i liberali si sono
invece affermati come « ago della bilancia » della politica tedesca. Tutti i commentatori, sia in
Germania che all’estero, concordano nel valutare la vittoria liberale nel senso della continuità
al centro, cioè sia contro l’oltranzismo anticomunista e filoamericano di Strauss, sia contro
la forte ala sinistra del partito
social-democratico che rimprovera a Schmidt di seguire una politica economica troppo poco socialista. Nell’immediato, dunque,
a livello governativo, il rafforzamento liberale non può dispiacere a Schmidt che così sarà meno
condizionato dai suoi colleghi di
sinistra. Nello stesso tempo però i liberali, col loro peso accresciuto, saranno in grado di
imprimere un carattere moderato alla politica estera — in particolare alla Ostpolitik sulla quale hanno qualche riserva — e alla
politica economica con un appoggio più marcato agli industriali.
Il rischio — futuro — implicito nella vittoria liberale e nella
sconfitta di Strauss è che la F.
D.P. sia tentata di tornare ad allearsi ad una Democrazia Cristiana ormai liberata dal troppo imbarazzante leader bavarese. Ma
per ora, si può dire che la maggioranza del popolo tedesco ha
voluto confermare una formula
di governo e una politica che, negli ultimi undici anni, ha saputo
gestire efficacemente l’economia,
affermare il ruolo autonomo dell’Europa, rispetto alle due superpotenze, e controllare la situazione sociale (vedi terrorismo).
Continuità dunque, evitando sia
le avventure di destra (Strauss)
che di sinistra (ala sinistra della S.P.D.).
Esito preoccupante
in Portogallo
Molto più preoccupante invece
l’esito delle elezioni portoghesi.
A sei anni dalla « rivoluzione dei
garofani », il Portogallo sembra
avviarsi verso una decisa e pericolosa sterzata a destra. Il netto
successo di Alleanza Democratica
e del SUO leader, Francisco Sa
Carneiro, attuale primo ministro,
e l’altrettanto netta sconfitta sia
dei socialisti che dei comunisti
suonano come un giudizio sui limiti di fondo della breve stagione rivoluzionaria portoghese. A
questo riguardo, molto è stato
detto e scritto sullo «stalinismo»
del partito comunista, sul populismo del leader carismatico dell’estrema sinistra Otelo De Carvalho, ma forse non si è sottolineata abbastanza la grossa responsabilità del leader del partito socialista, Mario Soarez, che
durante il suo governo monocolore ha seriamente ridimensionato il senso e la portata della riforma agraria, una delle principali e più significative conquiste
della rivoluzione del 25 aprile
1974. Riconsegnando agli ex-proprietari buona parte delle terre
fertili dell’Alentejo, il leader socialista ha riaperto tropoo presto la porta ad una destra latifondista e a una piccola borghesia contadina e impiegatizia consolidatesi in quarant’anni di fascismo. Da quel momento, la destra ha rialzato decisamente la
testa, affermandosi sempre più
nettamente di fronte ad una sinistra profondamente divisa. Ora, con questa vittoria elettorale
che va al di là di ogni più ottimistica previsione, i settori conservatori e reazionari della società
portoghese sono decisi a cancellare gli aspetti più positivi della
rivoluzione. Lo ha detto, in modo
arrogante, aH’indomani del voto,
10 stesso Sa Carneiro il quale
non si accontenta di aver rafforzato il suo governo di centro-destra, ma vuole ora — alle prossime elezioni presidenziali di dicembre — la sconfitta del presidente Eanes, un uomo un po’ misterioso all’inizio del suo mandato ma che ha saputo imporsi come capo di stato, garantendo
scrupolosamente la nuova Costituzione portoghese. Ora, è proprio questa Costituzione, ispirata a chiari criteri socialisti che
Sa Carneiro e la sua coalizione intendono revisionare per « espurgare dalla Costituzione portoghese tutti i suoi principi
marxisti ». Va da sé che dev’essere abolito nello stesso tempo
anche l’organismo fautore di questa Costituzione, vale a dire il famoso Consiglio della rivoluzione
11 quale detiene tuttora un certo
potere.
La posta in gioco è pertanto
molto alta nel Portogallo degli
anni ’80. Se Sa Carneiro dovesse
riuscire nel suo disegno, imponendo il suo candidato presidenziale, il generale Soarez Carneiro,
un falco dell’epoca salazariana,
« si tratterebbe — dicono socialisti, comunisti e militari di sinistra del Consiglio della rivoluzione — di un vero colpo di Stato ».
Jean-Jacques Peyronel
Fondo di
solidarietà
Pubblichiamo qui sotto un nuovo elenco delle sottoscrizioni pervenuteci. Ci scusiamo vivamente
coi donatori, ma purtroppo i conti corr. postali funzionano sempre peggio e soprattutto in modo disordinato. Giungono prima
dei versamenti più recenti, mentre altri, effettuati in luglio ed
in agosto sono pervenuti solo nei
giorni scorsi; la cosa, come si
può ben capire, porta a dei notevoli disguidi nella contabilità.
Coll’occasione ricordiamo ai
lettori che le attuali destinazioni
del Fondo sono tre: A favore dei
profughi cambogiani; contro la
fame nel mondo ed in sostegno
al programma di lotta al razzismo del Consiglio ecumenico delle Chiese. Queste iniziative sono
già state ampiamente illustrate
in occasione di precedenti elenchi di offerte, che attendiamo
sempre più numerose e sollecite
onde a nostra volta provvedere
ai versamenti.
Ricordiamo che i doni vanno
inviati al c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce fondo di solidarietà
via Pio V 15 Torino possibilmente indicando la destinazione dei
doni stessi. Questo indirizzo appare comunque in modo permanente nel tassello redazionale inserito in ogni numero del giornale.
Ed ecco ora l’elenco aggiornato:
0. Bufalo (2 vers.) L. 60.000; P. Corbo (3 vers.) 15.000; N. N. con simpatia
15.000; G. L. Giudici (2 vers.) 10.000;
E. e M. Bein (id.) 130.000; N. N. 120.000;
N. N. (a mezzo Concistoro Torre Pellice) 150.000; L. Ranzani 35,000; RMFC 5
mila; A. Mataccliione 20.000: S. e S. Gottardi 100.000; A. e D. Pascal 10.000; E.
P. 150.000; D. Fontana 100.000; M. Bein
Buzzi 10.000; P.de Rosa 300.000; S. C.
50.000; G. Nicolet 10.000 - Totale L.
1.290.000; preced. L. 1.098.315; in cassa
L. 2.388.315.
Italia, mercante di cannoni
Il ministro Lagorio e le spese belliche - « La DC ha paura del Vangelo? » - La « pace » nel mondo - Un convegno sulla pace a Torino
Come forse i lettori sanno —
dopo anni di monopolio democristiano — l’attuale ministro della Difesa è il socialista Lagorio
(a prescindere dalla crisi di governo). La sua elezione in un primo tempo aveva destato le speranze e l’interesse di tutti quei
cittadini, credenti e non credenti, i quali sono convinti che le
questioni internazionali si devono risolvere colla trattativa, in
uno spirito di giustizia e di collaborazione, e non certo colle minacce e con la politica degli armamenti. La gente pensava e sperava che un ministro socialista
avrebbe dato l’avvìo ad una nuova politica basata su due elementi che dovrebbero essere alla base del socialismo: Tantimilitarismo e l’internazionalismo.
Alcune disposizioni parevano
andare incontro al suddetto spirito: il previsto smantellamento
delle carceri militari, le elezioni
in caserma, maggiore attenzione
ai problemi del soldato. Quando
però si è trattato della presentazione di una relazione (che in sé
è una apprezzabile novità) sugli
indirizzi della politica militare,
è giunta la doccia fredda.
I punti che più colpiscono ed
allarmano sono i programmi relativi al previsto raddoppio delle
spese militari e ad un forte incremento dell’industria bellica. Il
periodico « Lotta antimilitarista »
pone in evidenza l’argomento affrontato dal ministro sulle industrie belliche esterne alla Difesa
e cioè se esse « possano o no proporsi come istituzioni che si prefiggono anche funzioni di promozione industriale ». Col fumoso
linguaggio dei politici Lagorio in
sostanza si chiede se il Cliente-Difesa può aiutare la venditrice industria bellica. Il ministro risponde affermativamente con un ragionamento che fa rabbrividire:
per poter contare su una efficiente industria nazionale occorre
produrre le armi su vasta scala
per diminuire i costi e quindi, visto che gli acquisti italiani assorbono solo una percentuale minore della produzione, la promozione della Difesa dovrebbe essenzialmente consistere in una « adeguata capacità di penetrazione
sui mercati esteri ».
Circa poi il previsto raddoppio
del bilancio della Difesa, che
giungerà fino ai 10 mila miliardi
di lire, viene dato in questo modo un seguito alle richieste sia
della Nato che degli Stati Uniti.
Così — come commenta il periodico cattolico « Il Regno » — le
spese militari della Nato supereranno in valore assoluto quelle
del patto di Varsavia, dando così un valido pretesto all’URSS —
soggiungiamo noi — per aumentare a sua volta le spese militari
sue e dei suoi alleati.
Su questa relazione Lagorio
vorremmo segnalare ai lettori
che non ne avessero avuto a
suo tempo notizia (la cosa è avvenuta in estate, ma conserva
tutta la sua attualità), l’atteggiamento che il movimento internazionafe Pax Christi ha assunto, tramite il suo presidente, il vescovo di Ivrea Bettazzi.
Egli ha espresso un profondo
dissenso sulla relazione: da un
lato, la richiesta di forti stanziamenti in armamenti è estremamente grave tanto più quando
si pensi che mancano case, scuole, ospedali. Dall’altro — ha soggiunto Bettazzi — è molto preoccupante il fatto che l’Italia appaia come un paese che miri
a tonificare la bilancia economica con esportazioni di armi destinate in gran parte a rendere
ancora più povero il Terzo mondo. Il vescovo concludeva poi
esprimendo l’opinione che la re
lazione del ministro « scavalchi
il dettato costituzionale che impone in modo drastico armamenti esclusivamente difensivi » e
non la loro esportazione speculativa. Ha anche sottolineato il
contrasto dell’azione di Lagorio
con quanto il presidente della
Repubblica Pertini ebbe a dire
in occasione della sua elezione
(« si riempiano i granai, si vuotino gli arsenali »).
Molto « interessante » la reazione del sottosegretario alla
Difesa, il democristiano Ciccardini. Egli ha detto che le dichiarazioni del vescovo sono in contrasto coi precisi doveri di lealtà nei confronti dello Stato, richiamandosi cosi alle più viete
norme del Concordato. In una
secca risposta, il quotidiano
« L’Avvenire » ha posto alcuni interrogativi, fra cui i più significativi sono: « Il Concordato deve essere un bavaglio per tappare la bocca ai vescovi?... Forse la democrazia italiana ha paura del Vangelo?... E anche qualcuno della democrazia cristiana
ne ha paura?... ».
130 guerre In
34 anni di "pace”
(La Stampa) — Gli intellettuali
aderenti alla Società europea di
cultura (SEC) fondata a Venezia, e della quale ricorre quest’anno il trentesimo anniversario, hanno messo in guardia i
politici di tutto il mondo, con
responsabilità di governo, dai
pericoli che incombono sull’umanità « incamminata verso la
catastrofe ».
L’occasione è stata data da
un convegno sul tema « Politica
della cultura, ieri e oggi », organizzato dalla SEC. « Tra il 1945
COSTRUIRE LA PACE
ed il 1979 — ha ricordato l’economista scrittore Angelos Angelopoulos — periodo considerato come di pace, ci sono state
130 guerre, alle quali hanno preso parte 80 Paesi, quasi tutti del
Terzo mondo, con 25 milioni di
morti ».
Crisi energetica, aumento incontrollabile del prezzo del petrolio, deterioramento della situazione economica dei Paesi del
Terzo mondo costituiscono gli
altri principali fattori della crisi che — rileva Angelopoulos —
« rischia di trascinare il mondo
verso una catastrofe ».
L’annuncio della pace
in un mondo di guerra
A Torino, nei giorni 15 e 16
novembre prossimi si svolgerà
un convegno nazionale di studio
promosso da « Bozze 80 » sul
tema; « L’annuncio della pace in
un mondo di guerra ». L’incontro si terrà in Via Giolitti 26/a
presso il Centro Convegni della
Camera di commercio. Ecco alcuni dei temi che verranno trattati: Lo scandalo dell’annuncio
cristiano della pace (François
Houtart dell’Università di Lovanio); La cultura dominante in
Occidente è capace di fondare la
pace? (G. Buggeri); La cultura
dei paesi del «socialismo reale»
è capace di fondare la pace? (G.
Procacci, Università di Firenze);
Italia; quale politica e quale cultura per la promozione della
pace? (G. Baget Bozzo);La pace: diritto e passione dei poveri (Enzo Bianchi della comunità di Bose); Da Barth al Vaticano II (I. Mancini, Università
di Urbino): Alcune scelte più urgenti per costruire la pace (Ra
niero La Valle),
Tutti possono partecipare al
convegno: per nrenotazioni ed
informazioni ci si può rivolgere
dal 15 ottobre presso la LASIA,
corso Vittorio Emanuele II, 60,
Torino - tei. 011/556871 dalle 15
alle 20 dei giorni feriali.
Roberto Peyrot