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ANNO LXXVl
Ti>n% Pellico, 22^PeÌ)brKio 1946
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L’ECO
Nulla sia più torte della vostra fede!
(Giauavello)
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SETTINANALE DELLA
ABBONAMENTO
Italia : Annuale . . . L. 150,— Semestrale L. 75,
Estero: i» „ »
Ogni cambiamento d’indirizzo costa Lire Cinque — La copia Lire 4,
CHIESA VALDESE
Riguardate alia roccia onde foste tagliati
* làaia LI: l.
REDAZIONE : Via Sibaud, f - Bobbio Eellice
AMMINISTRAZIONE : Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pelliee
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Dopo aver riportato un brano di un articolo pubblicato dal nostro foglio, l'Eco del
Chisone così conclude : (( Sacerdoti e fedeli. nella « Settimana di preghiere per l’Unità della Chiesa » hanno pregato il Padre
Comune, che sta nei Cieli, perchè il comune sacrificio di tante giovani vite di cattolici e di valdesi affretti una completa unione di anime credenti nell’unico Ovile di Cristo ; la Chiesa Cattolica Romana».
Una completa unione di anime credenti :
è il desiderio di tutti i cristiani convinti che
le divisioni sono contrarie all’essenza stessa
della Chiesa, alla volontà di Cristo e all’insegnamento apostolico, rappresentano un ostacolo all’azione missionaria nel mondo e un
elemento di debolezza di fronte ai nemici
della comune fede cristiana. Da questo desiderio è sorta nel 1910 la conferenza universale di Edimburgo convocata per esaminare il problema dell’unità cristiana come ai
none nel campo missionario e che, nella storia del protestantesimo, segnò il punto di
esaurimento delle tendenze alla separazione
s al frazionamento. La conferenza manife>
sto con un vigore che andò man mano accentuandosi negli anni successivi, la convinzione che l’unità del corpo di Cristo d’ve esprimersi non solo nelle nuove chiese
della rdissione ma nell’insieme del mondo
cristiano.
Nel 1925 fu convocata a Stoccolma la
prima Conferenza ecumenica per la vita e
l'Azione cristiana con lo scopo di ricercare e
concretare certe comuni direttive morali e
sociali e rilevare così l’unanime accordo delle chiese sul terreno pratico.
Parallelamente a questo, si sviluppava un
movimento verso l’unità sul terrqpo della
fede e dell’ordinamento ecclesiastico che '
condusse alla Conferenza del 1927, dove, a
Losanna, si ritrovarono le stesse chiese r
■-'pesso gli stessi uomini che s’erano riuniti r
Stoccolma, in rappresentanza di tutte le confe<^sioni cristiane, ad eccezione di quella romana.
11 programma di Stoccolma mirava alla
collaborazione della cristianità di fronte A
mondo per resistere alle sue minacce e lavo’arc alla sua salvezza. Il programma di
l o-anna mirava all’unione delle Chiese sul
fondamento della dottrina e della .discinlma.
Due programmi, d’altronde complementari,
ma un solo spirito di reciproca comprensione, un solo desiderio di intesa e di unione
nella famiglia dei credenti. Dopo dieci anni
di sforzi paralleli i due movimenti sfociarono, nel 1937, nelle Conferenze ecumeniche di Ovford (Vita e Azione) e Edimburgo
(Fede e Disciplina), che dettero vita fra
l’altro al Consiglio Ecumenico delle chiese
con lo scopo di riunire i rappresentanti delle diverse Confessioni per promuovere lo
sviluppo e il consolidamento del movimento ecumenico e concretare l’azione comune
delle chiese in vista del loro potenziamento
e della loro testimonianza nel mondo.
La cattolicità non romana ha dunque compiuto fin qui sforzi generosi, coronati da notevoli risultati, in vista dell’unità della Chiesa.
Convinti che dovunque l’Evangelo è predicato gli uomini si avvicinano gli uni agli
altri e s’uniscono in una società visibile, che
l'uomo non può ritrovare il Padre senza trovare i fratelli, che Funità della chiesa è implicita nella nozione cristiana della conversione che è un ritorno deH’uomo alla solidarietà divina e umana, aneliamo sinceramente alla ((completa unione delle anime
credenti» e coordiniamo i nostri sforzi per
raggiungerla, ma altrettanto sincei-jamente e
fermamente crediamo che non la si potrà
raggiungere col puro e semplice ritorno al
riinicD Ovile di Cristo : la Chiesa Cattolica
Romana». Di fronte all’intransigenza romana sta la nostra fermezza protestante. Non
si tratta per noi di sola pietà filiale verso i
fondatori del protestantesimo, di rispetto o
di venerazione per coloro che, più tardi
seppero mantenere, a prezzo di estremi sacrifici, l’eredità spirituale ricevuta .Si tratta
di fedeltà ai principi stessi delPEvangelo, rimessi in luce dalla Riforma.
Quando siano caduti i malintesi, le pre*
venzioni e le incomprensioni che ancora fanno velo ad una reciproca, serena visione de’le due grandi confessioni cristiane, ci troviamo davanti ai veri ostacoli che non pos:.ono essere soppressi dal desiderio di coi%prendere e di amare, che anzi appaiono in
tutta la loro solidità e gravitó;
Non potremo mai accogliere la concezione romana della Chiesa, dèi sacraménti, del
sacerdozio, della salvezza, non potremo mai
accettare la sua gerarchia, nè condividere la
sua visione della vita cristiana.
Con la coscienza dell’unità della chiesa, si
sviluppa nei vari rami della cristianità non
romana, il sentimento che nessuna delle sue
forme particolari ne esaurisce la realtà soprannaturale, e questo sentimento conduce
all umiltà. Umiltà che peraltro Roma non
condivide, sicura com’è di essere sola, Ir
Chiesa di Cristo e di incarnarne l’unità.
Questa sicurezza sembra già, di per se stessa, un ostacolo insuperabile alla vera unità
del Corpo di Cristo.
E allora? Nessun limite è posto allo Spirito di Dio che soffia dove vuole e dal pentimento e dalla preghiera di tutte le Chiese,
•romana, ortodossa e protestante, potrà sorgere, quando e come Dio vorrà, la Chiesa
che dopo aver scosso l’eredità delle sue tn
dizioni troppo umane, ritroverà la sua unit'>.
Ma, a vista d’uomo, quel giorno è ancora
lontano. Il che, evidentemente, non deve affievolire in noi la speranza nè indebolire l’azione in vista di quell’unità che prima di e sere nel voto dei discepoli fu nella preghiera del Maestro e Signore. R.
IL LIBRO DEI LIBRI
In ogni famiglia Valdese, si può dire, c’è
la Bibbia.
Può darsi che non in ogni famiglia Valdese si legga la Bibbia e che la si consideri
piuttosto come una preziosa reliquia del passato anziché una raccolta di messaggi utdi
nalFora che volge. Comunque il Libro c’è :
nella piccola biblioteca di famiglia, su di uno scaffale, in un cassetto, sulla finestra della cucina, nei luoghi più visibili o negli angoli oiù nascosti.
La Bibbia, dunque c’è.
Ma la Bibbia è un libro .anzi il Libro per
eccellenza, e non serve a nulla nelle nostre
case se non la si apre per conoscere il contenuto delle sue pagine immortali.
Forse, all’iniziojli ma serie di alcuni articoli in cui desideriamo mettere brevemente in evidenza il perenne valore del messaggio biblico e la sua costante attualità, non
sarà inutile ricordare ai lettori del giornale
che cosa la Bibbia è e quale automa essa
riveste per ciascuno di noi.
La Bibbia, lo abbiamo tutti imparato ai
corsi d’istruzione religiosa, è un documento
storico contenente sessantasei libri, apparsi
durante i quindici secoli che precedettero la
venuta di Cristo e durante il secolo che s.guì cotesta venuta, composti da una cinquantina d’autori ispirati da Dio, i qual*,
ad eccezione di Luca, erano tutti di origir.
giudaica.
I cosidetti libri apocrifi, cioè nascosti, non
sono contenuti nella Bibbia che noi, evangelici, adoperiamo; perchè le Chiese evangeliche considerano canonici, vale a dire normativi' soltanto i libri dell’Antico Testamento che ci sono stati tramandati dagli Ebrei e
che facevano parte della raccolta delle Sacre Scritture in uso presso gli Ebrei. La
Chiesa Romana, invece, seguendo Fese
pio di (iirolamo, traduttore della Bibbia in
latino, introdusse cotesti libri nella raccolta
dei. libri ispirati e, al concilio di Trento de!.
XVI secolo ,ne sanzionò la canonicità.
Nel suo insieme, la Bibbia non è un trattato dottrinale o una esposizione dogmatica
della verità divina; tanto meno un manual
di storia o di letteratura sacra. E’ invece ;
documento della rivelazione che Dio ha dato di sè, prima di tutto al popolo d’Israele
per mezzo dei profeti, poi a tutta l’umanità*
per mezzo di Gesù Cristo.
La Bibbia è simile ad un immenso quadro in cui sono rappresentate persone e circostanze diverse, nella quotidiana esperienza della vita; ma, al di sopra delle persone
e delle circostanze, appare in tutta la sua autorità la volontà di Colui il quale, dopo aver
creato gli uomini, si manifeà« alla loro coscienza come il Signore delia loro vita;
mentre al centro del quadro .¿si erge la figura di Gesù Cristo, mediante il quale Iddio
ha dato di sè agli uomini la rivelazione crm
pietà, definitiva, perfetta,
L’Antico Testamento è la progressiva
preparazione alla venuta del Messia, il Nuovo Testamento proclama che il Messia è venuto e che per mezzo di Lui gli uomini sono
salvati. I profeti e gli apostoli, gli uomini
de! Vecchio e del Nuovo Patto rendono testimonianza a Cristo, il quale sta al centro
delle Scritture e ripetono con l’apostolo Pietro ; In nessun altro è la salvezza; pofr’
non v'è sotto il cielo alcun altro nome che
sia stato dato agli uomini, per il quale noi
abbiamo ad essere salvati.
Siamo stati spesse volte accusati, noi cr'■stiani evangelici, di considerare ingiusta- •
mente la Bibbia come l’unica autorità in m
teria di fede, respingendo in tal modo la tradizione e l’autorità stessa della Chiesa.
Siamo anche stati incolpati, a causa della
nostra acquiescenza all’autorità del Libro, di
opporre al papa di carne, che non riconosciamo, un papa di carta.
L’accusa, però, è infondata ; prima di tutto perchè, pur rispettando la tradizione in
ciò che essa ha di conforme allo spirito del
Vangelo e pur sottomettendoci alla Chiesa
che ha il compito di prolungare sulla terra
Fopera di Cristo, noi ci sentiamo in obbligo
di proclamare che la iParola di Dio conte
ta nelle Sacre Scritture è veramente la pi
alta autorità in materia di fede e di-condot. a,
l'autorità sovrana alla quale noi e la Chiesr:
dobbiamo sempre riferirci per sapere s ■
siamo nella verità ; in secondo luogo perchè,
pur venerando il Libro, noi non lo idolatriamo e sappiamo guardare al di là del Libro
alla Parola che. è nel Libro, a quella Parola
che è giunta a noi mediante la strumentalità di Uomini imperfetti e in una forma imperfetta, ma che in se stessa è piena di pt
tenza, di grazia e di verità, perchè è Prr i
di Dio, espressione della Sua volontà e d
Suo amore.
Quella Parola Focchio umano non la discerne da solo in mezzo alle vicende ed ai
discorsi degli uomini che sono narrati nella
Bibbia ; Lutero diceva che non può essere
intesa se non mediante il soccorso dello spirito che l'ha dettata; perciò lo Spirito- Santo
attesta in noi, nell’intimo della nostra coscienza ,che essa è la verità, la verità che
vivifica la nostra esiste,nza, trasforma i nostri cuori e guida i nostri passi nelle vie della vita.
La Bibbia, dunque, nella ricchezza del
suo contenuto spirituale, è per noi l’autorità sovrana della vita : cotesta autorità le viene dalla figura di Colui che riempie di
tutte le Scritture e che, mediante la Sua
parola, si rivolge a ciascuno di noi, nella
concreta situazione di ogni giorno^ di ogni
ora,...............
Quanto siamo lontani dal papa di carta o
dalla venerazione di un libro che, senza la
Parola attuale e vivente del_ Signore, è come
un vaso vuoto del suo contenuto!
Quando risuona la Parola di Dio, che è
la Verità, scrive Lutero, e quando il cuore
vi si attacca per la fede, esso si riempie di
questa verità contenuta nella Parola. Allo
stesso modo che un pezzo di legno s'infiamma a contatto di un ferro rovente, il cuore
s'infiamma a contatto del Verbo e brucia di
un santo ardore. E se il cuore ha subito l'azione della Parola, tutto l'essere sarà trasformato come lui.
Il documento della rivelazione non è un
monumento dell’antichità, una pianta disseccata in un erbario. E’ invece la parola profetica alla quale fate bene di prestare attenzione, come a una lampada splendente in
luogo oscuro, finché spunti il giorno e la
stella mattutina sorga nei vostri ^ cuori ; sapendo prima di tutto questo ■ che nessuna
profezia della Scrittura procede da vedtP»
particolari-, poiché non è dalla volontà dell'uomo che venne mai alcuna profezia, ma
degli uomini hanno parlato da parte di
nerchè sospinti dallo Spirtio Santo. (2
tro I ; 19-2IL E. nostm.
EVANOELIZZAZIONE
OPPUñE RISVEGLIO?
L’Evangelizzazione è opera, della Chiesa, ’
cioè di ogni singolo credente. E tutte le voi- 1
te che ci mettiamo a considerarla nei suoi -aspetti esteriori e organizzativi, siamo ricondotti ad esaminarne la radice prófohiiamèn:
te Spirituale : non è questione di metodi da
riformare o di nuove opere da organizzare;
ma semplicemente di vivere il Cristianesimo
che professiamo. Prima di pensare a predi'
cafe agli altri, bisogna che consideriamo nc.
stessi ,le nostre possibilità, la nostra fedy.
A questo punto entra in sceqa la parolina
magica : (( risveglio ». Ci vuole un risveglio, L’evangelizzazione potrà essere necessaria fuori, ma è assolutamente indispensabile dentro : pensiamo prima ad evangelizzare noi stessi (cioè a risvegliare le nostre
comunità). E poi penseremo agli altri. Non
avete mai sentito questo discorso ?
E allora, potremmo così caratterizzare il
dilemma che ci si presenta oggi ; risveglio
0 evangelizzazione?
« * «
Vediamo un po’. E’ vero, noi non- siamo migliori degli altri, ai quali pretenderemmo di
insegnare. Le nostre Valli non si distinguono dalle regioni circonvicine per migliori
qualità morali. I nostri giovani sono corno
tutti gli altri, i nostri impiegati e operai hanno gli stessi difetti, la stessa mancanza di
vita spirituale. Le poche eccezioni; che indubbiamente vi sono, non sono tali da darò
un tono diverso all’ambiente e renderlo differènte, migliore. E allora? Che cosa abbiamo da poirtare agli altri, che gli altri non
hanno? Dov’è la nostra ricchezza, se tutto
è. povertà-in noi?
Eppure, una ricchezza Fabbiamo. Una
cosa che le regioni circostanti non hanno e
che i giovani e gli uomini attorno a noi non
possiedono. Tra noi è presente la Parola di
Dio, predicata ogni domenica dal pulpito
insegnata ai nostri fanciulli. Potremo essere eguali agli altri in tutto il resto, non in
questo. Forse questa Parola è completamente inefficiente, nessuno più la ascolta e la
comprende. Ma essa è là, e finché i pastori
non si stancheranno di predicarla e le comunità non si stancheranno di andarla ad r
scoltare, essa opererà è non si stancherà r
chiamare gli uomini a ravvedimento (e qualcuno risponderà), non cesserà di educare i
giovani al timor di Dio (e qualcuno resterà
fedele). E in realtà noi vediamo Fopera dé la Parola : vi sono fra noi dei credenti r
molti dormono, qualcuno è desto, ed è prcn
to a raccogliere la fiaccola e porla sul candeliere.
Sappiamo di essere poveri, non migliori
degli altri; ma sappiamo anche che fra noi
vive la Parola di. Dio e che per suo mezzo
siamo vivificati e resi potenti. Questa è !a
nostra forza, e con questa forza possiamo,
dobbiamo uscire alla conquista degli uomini
senza speranza, dentro e fuori le comunità :
non limitiamo, per carità, i confini della nostra azione a coloro che abitano il nostro
stesso villaggioi
Dunque, non ((risveglio», prima «evangelizzazione» poi, ma risveglio nelFevangelizzione. Non avete mai veduto una madre lata, costretta a letto da una cura, mettersi
immediatamente al lavoro e realmente guarire, quando sa che c’è un suo figliuolo pi'
gravemente malato che ha bisogno di lei?
E noi siamo malati, sì, lo riconosciamo ppprimi; ma non dimentichiamo che vi son-"
tanti e tanti più malati di noi, più gravemente disperati, ai quali non vi è nessu
che annunzi FEvangelo...
* * *
Ecco dunque la duplice base dell’opera
nostra : la Parola delFEvangelo predicata e
operante; l’azione di coloro, pochi, forse pochissimi, nei quali, fra inevitabili debolezze,
la parola è all’opera. Non baseremo dunoue
l’evangelizzazione su qualcosa di «meolm '
che noi dovremmo avere rispetto agli altri e
che non abbiamo, ma su di un’opera potente che si svolge per mezzo nostro e che non
viene nè dipende da noi, ma viene e dipende da Colui che ci ha chiamati e ci ha me''si qui, e oggi ci ha dato questa nostra libertà come un talento da far fruttare per il sue
regno. Bisogna che tutti coloro che sanno dì
essere «figliuoli del regno» comprendano
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. 'A'
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
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che questa è la lòto opera« la loro vocazione, e si mettano all'opera senza lasciarsi
turbare da critiche e obSiezioni:Questa sarà là migliore pr^icazione di
risveglio. Invece'ohe predicatori e pastori, i
saranno i nuovi convertiti a parlare : e annunzieranno ài dormienti delle nostre chiese le gioie deH’Evangelo, ed esclameranno
tutti stupiti : ma come, da secoli avete ascoltato questo annunzio di gioia e non lo conoscete, e non vi credete? E chissà che qu sta ((Campagna di risveglio» non sia più :
cace di ogni altra? Giorgia M. Girar e
LES EGLISES ET LA PAIX
Coi le spallo al «io
La questione tu posta una sera, all’inizio jlel 1944 : s’incontrarono m tre casualmente attorno ài tavolo, in un ristorante di
iVlilano.
Lamentava l’uno che dalle recenti vicende dei paese non avessero tratto i Vaioesi
la conclusione ctie solo nelia non violenza
stesse la salvezza delia l’atria, e sentua la
vocazione dì tutto arnscniare per additare
quella via come 1 unica cne potesse non lasciare dietro di sè alcuna eredita ddoio o di
vendetta.
Kispondevano gli altri che la salvezza appartiene ai Signore e non esservi duomo
sulla sublimità della vocazione di difendere
la giustizia e la libertà anche con le armi in
pugno a repentaglio della vita e di ogni altro bene materiale.
Oue linguaggi diversi, evidentemente : e
ciascuno segui la sua via.
Himase senza univoca risposta la questione ; se la violenza, come mezzo di ditesia
della giustizia e della libertà, fosse compatibile con la fede, o se le uniche armi di
questa possano essere solamente quelle
(( della rinuncia consapevole e della speranza inerme » (Buonaiuti).
Oggi la bomba atomica ripropone la questione con 1 inaudita forza della sua potenza
erosiva : 1 umanità e la cristianità sono
con le spalle al muro; Tumanità con la sua
morale, la cristianità con la sua fede : e una
risposta è inevitabile.
Inevitabile e urgente, se non si vuole
che in ün avvenire molto prossimo gli uomini, non ancora uniti, si trovino di nuovo divisi con Tarmi al piede. Tarmi paurose delTénergia atomica, pronti non più a combattersi, questa volta ,ma a sterminarsi : a questo inevitabilmente porterebbe la libertà di
usb di quelle armi.
j'- Contro questa libertà di sterminio occorre
provvèdére, e vi sono due vie, due scuole •
rimando su questo tema agli acuti pensieri
di Bruno Kevel (L’Appello - n. 2 - marzoaprile 1943).
Due vie : il controllo internazionale o lo
speranza inerme; come a salvaguardia dei
beni terrestri : i carabinieri o Tonestà, la
legge o la moralità.
Così posto il dilemma, con i tempi che
corrono, può far sorridere. Ponendo i termini soggettivamente, quanto meno si diventa pensosi : per dirimere i quotidiani contrasti dei nostri interessi con quelli del nostro
prossimo seguiamo la legge o Tonestà? Diamo il mantello a chi ci chiede la tunica o
chiamiano in giudizio il nostro fratello?
Ritornando sul piano... atomico, se controllo internazionale significa, nei confronti
della terribile arma, riservarne l’uso per impedirlo ai delinquenti, c’è da porre questa domanda : è preferibile sussistere .in una civiltà che per sopravvivere debba ricorrere
allo sterminio dei dissenzienti, ovvero arrischiare di scomparire pur di non ricorrere
in nessun caso allo sterminio?
A queste domande ognuno deve rispondere se vuol porre con coscienza i capisaldi
di un possibile programma politico a cui
aderire. Per fare il che mi sembra indispensabile osservare che anche un controllo internazionale non sfugge alla domanda :
«Quis custodem custodiet? ». E la risposta
non può essere che questa : la paura o ja
fede. Nel primo caso sarebbe una grave
sconfitta per il cristianesimo e una ben piccola garanzia per Tumànità.
Così ^concludeva Bruno Revel il citato
suo articolo : «'La preghiera è più attiva dei
gendarmi, unisce e affratella gli uomini più
intimamente della legge, ed arde meglio dei
roghi ». Pensiamoci un momento.
G. A. C.
CULTI i»Eit r;idio
>HINO: ogni
ore 14.45.
ILANO; Ogni
ore 14.30.
ÌNEZIA; ogni
ore 14.45.
tnENZE; ogni
ore 19.50
ÛMA ; ogni
ore 15.15.
SIESTE : ogni
ore 12.30,
AGtiARt; ore
«ioaiUi).
domenica dalle ore 14.15 alle
domenica dalle ore 14.15 alle
domenica dalle ore 14.30 alle
. domenica dalle ore 19,30 alle
(lunghezza onda m. 281).
domenica dalle ore 15 alle
domenica dalle ore 12 alle
7.45 (alla domenica - quindi
jaf-’-La Cammission pQtir un© Paix Juste 'et
Durable, qui dépend du Conseil Fédéral des
Eglises, recommande la convocation d’une
conférence générale de la paix (( afin de donner un maximum de chances aux principes
moraux de prévaloir ». , '
La Commission estimé qu’une conférence générale de la paix permettrait à Topinion publique de se concentrer sur cette
question et constituerait ainsi (( la meilleure
occasion pour les nations de comprendre
leurs différences et de reviser leur jugement
moral ».
La déclaration adoptée par la Commission, intitulée (( Quatre fronts d’action chr^
tienne pour la paix », demande que les chrétiens agissent -sur le front intérieur et spirituel, sur le front de l’Eglise, sur le front
des traités dé paix, sur le front des Nations
Unies.
En c« qui concerne l’action sur le front
intérieur, la Commission souligne la responsabilité particulière des chrétiens qui doivent être à Tavant-garde des efforts entrepris pour prévenir la guerre et obtenir une
paix juste et durable. Les chrétiens doivent
se libérer de la contagion morale de la guerre, sinon la haine et la dureté de emur prévaudront dans le monde et se traduiront par
l’adoption d’une politique inhumaine.
Sur le front de l’Eglise, la Commission
demande que tous les hommes de bonne vc
lonté. dans le pays et â l’étranger, s’organisent dans un effort commun pour exercer
leur influence sur la solution des problèmes
de l’avenir. Si Ton veut sauver l’humanité
du désastre, une minorité doit montrer le
chemin, et cette minorité ne sera en mesure d'exercer une action efflcace que si ellr
est bien organisée.
L’action sur le front des traités de paix
postule l’application des cinq principes suivants
1. Les modifications territoriales devraient
(Mre conformes aux aspirations naturelles
• séculaires des habitants de chaque territoire. Les considérations stratégiques et économiques devraient être subt'rdcnnôes aux considérations humaines. Les déportations de
populations entières ne devraient pas exis
ter.
mon contre les da.ngers qiti menacent le b’eoêtre général finisse par unir les peuoles du
monde en une vraie fraternité.
(S.Œ.P.T.).
2. Partout où la situation le permet les
peuples des colonies devraient obtenir leur
indépendance ou la liberté de se gouverner eux-mêmes dans un déla’ détenniiné.
En attendant, des mandats internationaux
(trusteeships),, devraient être exercés avec
justice par l’Organisation des Nations Unies.
3. Les armements et les forces militaires
ne devraient pas dépasser les effectifs nécessaires au maintien, de Tordre international, tel
que les Nations Unies entendent l’établir
Pour protéger la race humaine et l’empêcher
de se détruire elle-même totalement, il faut
('tablir un commencement de surveillance et
de contrôle international, qui devrait se généraliser par la suite. ,
1. Les réparations devraient être limitées
à la capacité de production des Etats et ne
pas dépasser les forces nécessaires au maintien d’un certain niveau de vie. Elles ne devraient pas devenir un instrument de vengeance. Aucun asservissement ne devrait
("'tre toléré et, comme le d('*clarait la Charte de TAtlantique. le vaincu doit avoir la possibilité ((d’accéder sur une base d’égalité au
commerce et aux matières premières nécessaires à sa prospérité ("'conomique ».
5. Les traités de paix devraient commencer par élaborer une Déclaration d’indépen'•ance iT5i!l of Rights).
Les fonctions «curatives et créatrices» de.
rO.N.U., déclare la Commission, doivent
être utilisées de façon à ce que l’effort corn
IL DONO SVIZIERÒ
E LE VALLI VALDESI
Il giorno 8 dicembre 1945 si è costituito
in forre Pellice, su proposta e per opera del
delegato per TItalia del (( Dono Svizzero »
per le vittime della guerra, sig. Adolfo Caldelari, e presenti il rappresentante delT(( ENDSl », sig. Luigi Mattei, e il presidente del Comitato Svizzero-Valdese, signor
Guido Rivoir, un Comitato locale di assisten
za per i danneggiati di guerra delle Valli
Valdesi.
Scopo del Comitato : far presente al »Dono
Svizzero » i bisogni più urgenti della popolazione sinistrata per atti di guerra e di rappresaglia nel territorio delle Valli e dccumentare le avvenute distruzioni onde, ottenere, se la cosa era possibile, quegli even
tuali sussidii ritenuti più adatti.
Nella previsione che i primi soccorsi potessero essere prodotti vitaminici, d’accordo
col delegato svizzero, si prese la decision '
di farne beneficiare stsecialmente le convivenze giovanili, cioè asili infantili, orfanotro
fi, ecc. Detta assegnazione si sarebbe fatta
per decadi o per quindicine da parte del Comitato ai singoli Istituti, i quali avrebbero
dovuto avere un registro di presenza dei fanciulli in tal modo giornalmente beneficati e
sarebbero stati ogni tanto ispezionati da uno
dei membri del Comitato o da un delegato.
Un eventuale soccorso d’altro genere, coperte, calzature od altri oggetti di vestiario
avrebb.e dovuto andare' preferibilmente nei
comuni che non fossero stati beneficati dalle
provvidenze in favore dei fanciulli.
Tali disposizioni .prese dal Comitato fin
dalla sua costituzione furono approvate dal
(( Dono Svizzero » il cui Comitato Esecutivo, nella sua ultima seduta di gennaio, votava un credito cospicuo psr un’azione di soccorso in favore dei danneggiati di guerra
delle Valli Valdesi. L’azione prevista comprende appunto una distribuzione di viveri
speciali per gli Istituti infantili, delle nostre
Valli ed una distribuzione di abiti, ca!zatu''e,
coperte, alle vittime della 'guerra nei limi':'
del medesimo territorio.
Dalle colonne di questo giornale, noi rinnoviamo il caldo ringraziamento e la viva
riconoscenza di tutta la popolazione d“lle
Valli Valdesi al « Dono Svizzero », assicurandolo della commossa gratitudine 'nostra
per la sua opera generosa intesa a lenire,
senza distinzione di frontiere, i dolori arrecati dalla guerra, sempre disumana e crudele. e a farci sentire che non è ancora spento ogni senso di fraternità e di carità fra i
popoli.
—
M I« mtllFla li HIEIMO GWI'tOll
a favore della Biblioteca della Facoltà Valdese di Teologia :
Famiglie ing. L. e C. Greppi e Dottor Cattaneo- L. 3.000 — Erico Bolliet' 10.000 —
Fam. Fuhrmann, Zurigo 5.000 — Fam.
Giampiccoli, Greppi e Gay 17.000
GiDiCA VALDESE
Le due parrocclue ui AUgrogna vCapoluo
go e beirej si sono unite per la ceìenra/.iou;
m-comune deda testa an 17 leOPraio,
tìeguendo le vecchie tradizioni, le, scola
resene nel Capoiuogo e del iviartel, incolonnate. a nanaiere spiegate, gumate dalie io
l'o msegnanu s’incamminano verso il .Serre
cantaiiuo degli inni. Conieniporaneameuie
ed allo stesso modo scendono dal Serre le
scolaresche e la popolazione precedute dui
tamnuro cne ta mronare 1 eco dei valloni.
Le oue schiere s’incontrano al Veiigie scam.
biaiidosi vigorose acclamazioni. Si riforma
il corteo in direzione del Capoiuogo, e poil'hè è ancora presto per entrain in ciiiis i,
le scolaresche raggruppate sotto Tantica
« ala » comunale cantanuo alcuni degli inni
più noti.
.Mie 10.30 precise, nel tempio gremito iiii i
all’in verosimile, s’inizia la tunzioiu' io:
caldo del salmo 68, eseguilo dalle corali
riunite. Ogni scuola vi partecipa con um
recita pd un canto; il pastore A, Comba ri
volge un messaggio ai bambini evocando
r-origine dei falò che ieri sera sono stati accesi su cento poggi, ed un messaggio-agli
adulti ricordando rimpegiio di fedeltà che
il 17 febbraio impone al popolo valdese ed
alla sua chiesa. Intanto il pastore Ainie presiede la stessa^cerimonia a Pradeltorno.
La sera stessa, nel tempio del Serre - dove non rimane neanche un posto inoccupato - TU. G. V. recita un dramma .valdese,
ch’è una vera rappresentazione sacra hi
(pianto ripete sotto altra forma la predic.»
della fedeltà alla fede.
- LTJ. G. V. di Angrngna (Capolnogo)
Indice per domenica mattina, 24 enrrente,
alle Barriole, una gara Iciistica, con mime
rosi premi. T.’appimt.nmento è per le ore b
precisissime, perchè terminala la gara tutti possano prender parte al culto alle oro
10.30. Sono invitati a partecipare alla gara
non solo .gli sciatori locali, ma anchi' qnedi
delle parroGchie viciniori.
Bobbio Rolli«;»
I culti del 10 e del 17 febbraio sono stai i
presieduti rispellivamcnta dai pastori Ni
sbet e Chaiivie ai quali rinnoviamo i nostri
ringraziamenti.
— Il 9 febbraio ha avuto luogo il funerale
di Giuditta, Lausarot, deceduta al Capnlnogo, in età di 61 anno.
- Il 16 fe'nhraio abbiamo celebrato il matrimonio di Giorunni Favafier e di Maddalena Caivns. R
C!«B»i^nolo
Siamo riconoscenti alla signora Savina
Bruno che ha pi-eparato la recila natalizia:
un bel gruppetto di bambini ha recitato con
IL. i _ .. .-1 4 1 i-vi i-T.-» t i •»-» n r» 4 11 I >
TI culto di Natale ò stato un mezzo di editìficaz.ione profonda per tutta la fratellanza.
ti >■ con le loro recite la letizia, i pi'ivilegi
e Iv responsabilità che devono spingerci ad
urn reale ^ sincera consacrazione a Dio,
La tradizi(inale agape, organizzata in mono impareggiabile aal sig. Federico Marauda,' còauiuvato dai membri del Comitato ha
riunito olire 15Ü persone. Sono state pronur cíate brevi allocuzioni dai pastore R.
Rivoire, (lui sindaco sig. James Gay e dai,
sigi!. Lrmeo FavQut e Fredino Balrnas. Un
penderò commosso e grato è stato rivolto
dia memoria dei nostri cari scomparsi, nè
abbiamo dimenticato coloro che attebdiamo
ancoià. Alcuni caritr, .valdesi e un sentito
ringraziamento al sig'. F. Marauda, ai suoi
■coUaboratori, a quapti Iranno generosamente contribuite all’ottima riuscita dell’agape,
alle gentili ed attive valdesi che hanno cosi
lodevolmente disimipegnato il servizio.
Alle 20.30 nella .Sala Albarin, con larga
partecipazione di presenti, s’è avuta la riunione familiare, cori Allocuzione del pastore, canti della Corale ed un bellissimo programma preparato jñ modo veraménte encomiabile da un gruppo, di giovani diretti
dal sig. Emanuele Beux, A quanti hanno
la .'orato per rendere buona e benefica questa riunione il nostro cordiale ringraziamento.
molta grazia poesie e dialoghi dinanzi alla
fratellanza ed alcuni estranei. Con l’aiut.)
del Signor Scarano si è potuto preparare nn
pacchetto dono per 1,utti i bimbi della
chiesa.
Luis»vraei .S. 'C«S«»'Vdainni
Om
La cara data della nostra Emancipazione
è stata celebrata con mio spirito di profonda
gioia e Ttcono.Hcen'za... Sin dalla vigilia e la
sera stessa erano visibi.Ii i fuochi di gioia.
Al culto commemorativo dopo il sermone
e (Topo Tesecuzione di un coro valdese da
parte della Corale, i bambini hanno ricordato alla numerosa assemblea coi loro can
La festa dell’Albero di Natale è slata, come sempre, una grande gioia per i bimbi evangelici e cattolici. Una sessantina di fanciulli hanno preso parte alla recita effettuatasi il giorno dell'Epifania. Grazie alla genero.-iità dei militari e del cappellano americano di stanza a Foggia abbiamo potuto
offrire un ricco dono a un centinaio di bambini. 11 culto di Natale ò stalo molto affollato. 11 culto di fine d’anno è stato tenuto
nella chiesa col concorso di buona parte deb
la fratellanza e di parecchi estranei. Trascorse alcune ore in fraterna compagnia abbiamo cosi terminato e iniziato l'anno nella
meditazione della Parola del Signore. Il
culto di capo d’anno è stato .seguito dalla
celebrazione della Santa Cena.
Il giorno 10 gennaio è stato celebrato il
luatri.nonio di De Angelis Giustppe e di
Loffìido Rocchina. Il Signore benedica il
nuovo focolare che si è formato, nella certezza che le parole udite .siano veramente
praticate.
T«»»v» R»llfi<;»
È' stato aimiiinislrato il battesimo a, Laula iuyUüiu ui nirico e ui Branco Uesaruia.
Sceuu.x sui gdiiitorr e suda toro ligua le celesti c enemziuiu.
— SI sono uniti in matrimonio il signor Alberio .'>apei e la signorina Rster Ricca. L'Eterno beueuica questo nuovo focolare.
— Iduio na ricmamaio ua questo mondo
il sig. Rivoira Giov. Pietro (Piazza Municipio), all’età ni 8d anni, ^panul il Padre Celeste la sua consolazione sui cari attidti.
— Bella la giornata del ((1/ », e la festa
valdese si è svolta bene lasciando in tutti un
buon ricorao.
Poco prima delle 9 il corteo degli alunni
delle nostre scuole, partendo dalla scuola d.
Via Mnnzoni, entrava nel Tempio, dove .si
svolse la celebrazione, con una breve meditazione storica del Pastore, vari inni cantati
con brio dalla numerosa scolaresca, alcuno
poesie iiitouate alla circostanza. Alla fine
ogni alunno elibe il tradizionale regalo del
«17», oltre l’opuscolo «La lampada sotto il
moggio».
Alle 10.30, ebbe luogo la comuiemorazione
pei gli adulti. Particolarmente numerosa
rasseinlilea, molti costumi valdesi, il pulpito avvolto dal tricolore sul quale risaltava
una ¡iella bandiera valdese con lo stemma
della chiesa. Il culto solenne si svolse in una
edificante atmosfera di adorazione e di raccoglimento: discorso (li circosliuizii, «Noi
valdesi o ia società eontemporimca », linona
6.«eci.rzjo le della Cóvenolc da parie'della Corale incoraggiante colletta pro Settimana
(Iella rinunzia.
Uscendo dal tempio parecchie diecine di
persone si avviavano verso l’.MIiergo del
Parco dove ebbe luogo il « iirium) del 17» in
un ambiente dì sana allegr:a. allietato ancora, verso la fine, dai boi canti valdesi esegnUi dalla Corale,
NeT pòmeriggio i locali dell’nflività giovanile eraro arcipieni di giovani e giovanette
venati do tutti i quartieri della paTroerbia
invitati dairiJnion(> Giovanile: molta allegria ver.'UTiP’-'te giovanile', buona esecirz'oue
di canti e della commedia « Il piffero di m- n.
ta.gna», sorteggio dì premi, ottimo tè completo.
Alla sera. neirAuIa Maerin nieno nlTinvernsimile riusedn serata pro'uos.sa dall’A.ri.
D.G. con la commedia «La zia di Cerio»
Neo-li lutcrmez'/j la Corale ebbe l’occasione
d: farsi ancora serit’re-.
Non bisocrna dIrnenPcnre fd'! T>nm»ros'^simi auest’armo, accesi sulle .alture le- sere
del 16 e del 17.
Ai.BKnro Ricca: Diretlore
Au orizzazione N. P 356 dell’A.P.B.
Lino Tino Arti Grafichk - Torre Pellice
Oggi, dopo lunga mniattia, si è serenamente addormentata nel Signore
CUSIR® BRÍGI0M ved, TR(itl
nel suo 90" anno
i Ne- danno il doloroso annunzio :
I i figli: Enrico, Pastore 'Valdese, con la consorte S.yl)il Wood Brown;
prof. Adolfo, cob la consorte Maria Beri non Ili;
Alice col marito prof,« Davide Bosio o
coi figl prof. Amina ed Emamiele-;
i' parenti tutti,
' Ho ftniio il. corso, ho serbato la fede.,.
\ (2 Timoteo i; '/)
I Noi saremo sempre col Signore.
(1 Tessalonice.si 4; 17)
Torre Pellice 19 febbraio 1946.
Stógei