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Anno 115 - N. 6
9 febbraio 1979 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/7C
archivio tavoi.a valdese
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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_______________17 FEBBRAIO - LIBERTA’ E RESPONSABILITÀ’
Liberi per evangelizzare
Dalla Spagna un esempio di evangelizzazione con metodi moderni Nell’annuncio esterno si gioca l’esistenza stessa della chiesa
Stampato in 65.000 copie è sta-ciato nei confronti di una città
to affisso in tutti i quartieri di
Barcellona. L’enigmatico manifesto ("Una chiamata può darti
la vita”, due numeri telefonici e
Lofferta di un libro gratuito)
ideato da 30 chiese evangeliche
spagnole, ha sollevato la curiosità generale. Soprattutto all’inizio
ci sono stati molti scherzi, battute pesanti, derisione. Dopo l’impatto della prima valanga di telefonate, nei giorni seguenti all’apparizione del manifesto, la
media si è attestata sulle 400/500
chiamate al giorno. Hanno fatto
il numero molte donne sole, abbandonate dal marito, con dei
figli a carico (in Spagna non c’è
divorzio a causa delFintransigente legislazione di stampo cattolico), molti studenti; hanno telefonato delle suore infuriate, dei
preti progressisti che si compiacevano di questo « sforzo . per
l’evangelizzazione », degli operai
e dei borghesi. Il manifesto, insomma, ha fatto centro. Dall’altra parte del filo un gruppo di
giovani, con alcuni pastori, prendeva le telefonate che pervenivano ai 18 apparecchi installati
per, .roccasione. Dialoghi brevi,
si annotava l’indirizzo di chi voleva ricevere letteratura evangelica o una visita personale.
Solo Dio
dà la vita
Passata la valanga iniziale di
squilli, una ragazza della chiesa
battista ha commentato: « In 16
ore di ascolto telefonico non ho
ricevuto nessuno scherzo, erano
tutte questioni serie ». Ma il vero lavoro è cominciato dopo nel
ritessere i contatti, nel compiere
le visite e nell’inviare materiale
biblico agli interessati. Tutto il
lavoro è stato affrontato principalmente da laici con saltuarie
collaborazioni di pastori. Al rientro da un ennesimo giro di visite,
un membro di chiesa ha dichiarato: « Molti indirizzi erano falsi. Altri erano stati dati da bambini che avevano chiamato mentre i loro genitori erano fuori a
lavorare; altri ancora erano persone che volevano sapere in che
cosa credevamo visto che non
siamo né Testimoni di Geova, né
Mormoni, né Cattolici. Negli ambienti popolari siamo stati sempre bene accolti, molto meno nei
quartieri borghesi. A due di noi
è capitato d’esser ricevuti a casa
di un signore che, per intimorirci durante la conversazione, si
gingillava con un revolver. Prima di partire per le visite cerchiamo sempre di prepararci anche se poi non sappiamo cosa ci
verrà chiesto. A differenza dei
Testimoni di Geova visitiamo solo quelli che ci hanno rivolto una
richiesta. La nostra visita vuol
essere una risposta. Non c’è quindi aggressività ».
« Le chiamate telefoniche —
precisa il pastore Rodriguez del
comitato organizzatore — non
danno la vita, solo Dio chiama e
dà la vita in Cristo. Il telefono
è un mezzo per comunicare agli
altri che Dio può darti la vita... ».
Oggi a Barcellona c’è lavoro per
tutte le denominazioni evangeliche, senza rivalità. Nessun trionfalismo ma l’inizio di un lavoro
che può continuare nella fiducia
e nell’amore del prossimo.
La sfida che questi duemila
evangelici spagnoli hanno lan
di tre milioni d’abitanti costituisce un esempio concreto e interessante di cosa s’intende per
evangelizzazione. Un modo attuale, realizzato con mezzi moderni, di uscire dall’ambito ecclesiastico per presentare Cristo
alla città. L’esempio che ci viene
dalla Spagna (per tanti versi così simile alla nostra situazione)
ci ricorda, in primo luogo, l’impegno fondamentale della chiesa: l’evangelizzazione. E proprio
in questi giorni, in cui nelle chiese valdesi si va alla celebrazione
del 17 febbraio, questo impegno
diventa ancora più scottante. Infatti se noi, giustamente, ricordiamo la libertà concessa al popolo valdese nel lontano 1848, è
bene non dimenticare l’uso che
oggi di questa libertà possiamo
fare. Possiamo avere la libertà
di sopravvivere, di vegetare nei
ricòrdi di un passato che comunque non tornerà. Possiamo utilizzare questa libertà come un
fiore aH’occhiello, come una realtà statica, sulla quale non c’è più
niente da dire sé non cose scontate. Ma possiamo anche guardare, a questa libertà-come im-'dono
di Dio, una grande possibilità da
utilizzare. Non siamo chiamati
ad una libertà disimpegnata; se
Cristo ci libera in vista di qualcosa la libertà è una conquista,
una sorpresa quotidiana, un’occasione da sfruttare. E il contenuto della libertà che ci è data
da Dio va speso anche al di fuori del nostro ambiente ecclesiastico. In un impegno di evangelizzazione che, nel confronto diretto con la realtà del nostro
Paese, smuova la nostra apatia e
rafforzi la fede nel comune impegno della testimonianza.
Esistenza o
malattia mortale
Del resto qui si gioca l’esistenza della chiesa che se non sa individuare degli sbocchi, delle
aperture verso l’esterno rischia
quel ripiegamento su se stessa
che per ogni chiesa diventa una
malattia mortale. Vorremmo indicare dei metodi e delle soluzioni operative ma ogni situazione
è a sé. Nell’evangelizzazione non
credo esistano dei modelli standard o delle soluzioni preconfezionate che basta applicare meccanicamente. Semmai occorre
molta intelligenza e fantasia che
scaturiscano da una riflessione
comunitaria, finalizzata alla trasmissione dell’Evangelo. Il risultato finale di un nostro impegno
evangelistico non ci annartiene,
come non ci appartiene la libertà a cui Dio ci chiama. Perciò
, siamo.»veraroente liberi, di impegnarci, di raccogliere tutti i nostri sforzi nella direzione di rendere partecipi gli altri della “speranza che è in noi”, senza sciocche paure di perdere o guadagnare qualcosa (siamo stati liberati anche da queste preoccupazioni): l’Evangelo stesso orienterà il nostro lavoro e ci farà ricomprendere la libertà a cui Cristo ci chiama.
Giuseppe Platone
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Il telefono, un mezzo moderno per l’evangelizzazione.
4 VOLTI DI GESÙ’
Gesù Signore
Giovanni 13: 1-20
Gesù lava i piedi ai suoi discepoli. Anche i re di Francia lo facevano, dice la storia: lavavano
i piedi a 12 poveri una volta all’anno. Anche il Pontefice lo fa
-m una occasione (determinata e
molti altri, abati, vescovi, anche
principi secolari, lo fanno o almeno lo hanno fatto in passato.
Una volta all’anno un atto di servizio e di umiltà mette in risalto
la differenza tra quel giorno speciale e tutti gli altri giorni in cui
invece si è signori e si comanda.
Forse alcuni dei telespettatori
ricordano un documentario sulla religiosità italiana che è passato in televisione alcuni mesi
fa: ho presente una scena in cui
Messaggio della Tavola Valdese al Sinodo del Rio de la Piata
“Stando fermi nella fede”
Fratelli e sorelle in Cristo,
« Noi rendiamo del continuo
grazie a Dio per voi tutti, facendo di voi menzione nelle nostre
preghiere, ricordandoci del continuo, nel cospetto del nostro
Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro
Signore Gesù Cristo; conoscendo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione ». (I Tessalonicesi 1: 2-4).
È sempre con profonda gioia
che inviamo a voi tutti, riuniti
per l’annuale Assemblea sinodale, il nostro fraterno saluto; Noi
pensiamo agli amici che ci è
stata data la possibilità di incontrare in varie occasioni ed
a tutti i membri delle vostre comunità; a coloro che hanno la
meravigliosa opportunità di frequenti incontri nei culti, ed a
coloro che vivono nella dispersione dei vostri così vasti Paesi.
Siamo lieti che il Signore ci
conceda la possibilità di inviare,
anche quest’anno, un nostro operaio per il così importante lavoro al Centro Emmanuel. Il
pastore ’Thomas Soggin e la sua
Signora, quando saranno tra dì
voi, esprimeranno meglio di ogni nostra parola, quanto noi
tutti ci sentiamo coinvolti nella
comune vocazione di testimonianza e servizio della Chiesa
Valdese nel Rio de la Piata.
Nel prossimo mese di aprile
sarà tra di noi il pastore Nestor
Rostan con la sua signora; essi potranno visitare le nostre
comunità ed opere sparse per
l’Italia ed anche partecipare al
nostro Sinodo. Anche questo è
un grande dono del Signore per
noi tutti. Potrete così avere, al
loro ritorno, una visione più
chiara dei problemi che stiamo
affrontando e partecipare più
direttamente alle nostre ansietà
ed alle nostre speranze.
Il nostro tempo infatti ci mette di fronte ad una situazione
storica in movimento. L’ambiente socio-politico-culturale dei nostri giorni, pone a noi l’esigenza
di precisare quale debba essere
oggi la nostra vocazione in Italia ed anche cosa comporti, nella mutevole situazione storica,
« Tessere cristiani ». E questo
sia per quanto concerne la nostra fede ma anche la nostra
etica, la nostra qualità di vita,
la nostra predicazione, la nostra
diaconia ed il nostro impegno
nella società.
Notiamo con una certa apprensione come, un po’ ovunque
nel mondo, si stia procedendo a
sostituire le ideologie laiche
mediante ideologie religiose che
facilmente possono riscuotere
il consenso delle masse ma che
in definitiva vengono ad essere
un sostegno al conformismo ed
al conservatorismo.
Qualcimo ha parlato del sorgere di una nuova èra del
cristianesimo caratterizzata dal
« fondamentalismo » e dalla rivalutazione della « pietà popolare », e questo potrebbe essere
ben accetto da coloro che vedono
anche la fede cristiana in funzione di sicurezza politica.
Tempo diffìcile il nostro, certo, ma anche tempo in cui siamo richiamati, dagli stessi avvenimenti, all’esigenza di una robusta fede e ad una vigilanza
continua.
Quanto attuale è dunque per
noi tutti come credenti cui il
Signore ha affidato una missione da compiere, il monito dell’apostolo Pietro: « Siate sobri,
vegliate; il vostro avversario, il
diavolo, va attorno a guisa di
leon ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando
fermi nella fede, sapendo che
le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza
sparsa per il mondo » (I Pietro
5: 8-9).
Ed ora, mentre siete riuniti
in Assemblea sinodale, noi tutti
siamo vicini a voi in uno spirito
di fraterna comunione.
Vi conceda il Signore in ogni
incontro, disponibilità all’ascolto
reciproco, una chiara visione
della vocazione che vi è rivolta
in Cristo e sopra a tutto una
ferma fiducia nel vivente Signore.
Per la Tavola Valdese
il Moderatore
Aldo Sbaffli
un proprietario terriero, appunto nella cornice di una solennità, di una festa, si lasciava praticamente spogliare dai suoi contadini. Quella volta, perché poi
tutti gli altri giorni dell’anno era
lui che li spogliava del prodotto
del loro lavoro. E^questo esisteva anche prima di Cristo. Una
volta nell’anno si posson fare
pazzie — dicevano i romani —
e quella volta era proprio il giorno eccezionale in cui i padroni
obbedivano e i servi comandavano.
Ora quando Gesù lava i piedi
ai suoi discepoli in quale situazione si colloca? E’ anche lui un
signore come gli altri, anzi, il
modello stesso di tutti i signori, o non è piuttosto esattamente l'opposto? Mentre infatti quelli lavano i piedi ai poveri una
volta all’anno, Gesù lava i piedi
ai discepoli tutti i giorni dell’anno ed è Signore in questo
proprio perché fa questa cosa.
Io, dice lui stesso, sono venuto
non per essere servito ma per
servire. E applicando lo stesso
concetto ai suoi discepoli dice:
tra voi chi vorrà essere il primo
.sia come l’ultimo e chi vorrà essere grande sia il servitore di
tutti. Il servizio, e questo servizio che Gesù pratica, è quindi il
suo modo di essere Signore: è
un modo diverso e opposto e
contrario in assoluto al modo
in cui tutti i grandi e i potenti
del mondo sono signori. Ed è
per questo che non si può esseré discepoli di Gesù esercitando
il potere: si può essere discepo-h
li di Gesù soltanto vivendo insieme con lui, servendo insieniS
con lui, insieme a questo Signore, un Signore ben strano.
Abbiamo cercato di delineare
così molto semplicemente e molto rapidamente quattro volti di
Gesù: Gesù Signore, Gesù che
dona la vita, Gesù che contesta,
Gesù che guarisce. Credo che
non sia corretto scegliere l’uno
o l’altro di questi volti. Forse
qualcuno avrà più simpatia per
l’uno o per l’altro; in realtà 'il
Vangelo ce li presenta tutti e ce
ne presenta ancora altri che sarebbe bello andare a indagale.
Nessuno potrà mai possedere ^ il
volto di Gesù perché Gesù supera sempre la nostra capacità di
comprensione.
Aldo Comba
(Dalla trasmissione televisiva
« Protestantesimo ». Le altre
parti sono state pubblicate
sui numeri 1, 3, 4).
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9 febbraio 1979
VERSO UNA FASE NUOVA, PIU’ IMPEGNATIVA, DEL LAVORO TRA BATTISTI, METODISTI E VALDESI
1. - Il Comitato Esecutivo dell’Unione delle Chiese Evangeliche Battiste d'Italia, il Comitato
Permanente Metodista e la Tavola valdese hanno avuto il 6 gennaio scorso, ad Ecumene, una
riunione congiunta per esaminare lo stato dei rapporti tra le
chiese battiste, metodiste e vaidesi operanti in Italia.
Tale esame è apparso necessario anche a causa della situazione di orisi e delle attese di carattere spiritualé che caratterizzano l’attuale momento. Questa situazione esige da parte nostra
una rinnovata sensibilità per
Tannimcio delTEvangelo nella società e per la conversione dei
singoli a Gesù Cristo. Essa non
può essere affrontata in ordine
sparso, ma richiede un’attenta
valutazione delle nostre forze e
dei doni che il comune Signore
ha elargito alle nostre chiese.
In tale quadro si rende necessaria una valutazione ragionata
del fatto che il lungo processo
d’integrazione tra le chiese metodiste e le chiese valdesi, iniziatosi nel 1942 e conclusosi nel
1974, compie proprio in questo
1979 la sua completa attuazione.
Un esame spassionato del Patto
e della sua graduale realizzazione, avvenuta negli ultimi 4 anni,
rivela che esso non si configura,
né nelle intenzioni né nei fatti,
come la costruzione di un blocco
denominazionale, ma è invece
un’esiperienza di completa compartecipazione nel campo della
missione e della cura d’anime da
NOTA INFORMATIVA
parte delle chiese locali, dotate
di (fisionomia distinta e destinate
a mantenere in modo autentico i
caratteri della loro identità.
Bisogna inoltre considerare che
la conclusione e l’attuazione del
Patto non hanno distolto le chiese metodiste e valdesi dai loro
rapporti con le chiese battiste
ma anzi le hanno sospinte ad un
approfondimento e ad una estensione di questi stessi rapporti.
E pertanto il Comitato esecutivo, il Comitato Permanente e
la Tavola valdese hanno ritenuto
che fosse giunto il momento
d’iniziare una riflessione comune, non sganciata dalla prassi,
dalle effettive esperienze compiute dalle nostre chiese, e dalle
prospettive che si aprono per la
loro vita futura.
2. - Nel corso dell’ampio dibattito ohe si è svolto nell’intiera
giornata del 6 gennaio, i tre esecutivi si sono resi conto del fatto che solo una ricerca tramite
incontri diretti tra le chiese delle tre denominazioni può essere
lo strumento per affrontare in
modo costruttivo tale impegno.
Questo tipo d’incontri è voluto
proprio dalla riconosciuta originalità e specificità delle singole
chiese battiste, metodiste e vaidesi, le quali esprimono un uni
co popolo di credenti che vive
della sola grazia del Signore. Non
concepiamo che si possa realizzare un’unità di testimonianza delle forze evangeliche che non si
basi su di una piena valorizzazione dei doni ricevuti da ogni singola chiesa battista, metodista e
valdese.
C’è dunque in noi una profonda consapevolezza che rincontro
diretto tra le nostre chiese non
si configura in alcun modo come
incontro tra confessioni religiose diverse: le nostre tre denominazioni sono accomunate da
un’unica vocazione — più di una
volta riconosciuta — ed hanno
un compito unico: evangelizzare
gli Italiani sulla base degli irrinunciabili fondamenti teologici
posti dalla Riforma.
3. - Analizzando lo stato attuale delle relazioni tra le nostre
chiese. Comitato esecutivo. Comitato permanente e Tavola valdese hanno rilevato ohe vari sono i momenti della cooperazione
e che essi non sono solo recenti.
Le nostre chiese, fin dall’inizio
della loro opera di evangelizzazione in Italia, hanno avuto la
percezione di essere espressioni
diversificate di un’unica comunità di testimonianza, che in tempi più recenti si è manifestata in
particolare attraverso le inizia
tive del Consiglio Federale, della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, della Federazione
dei giovani, della Federazione
delle donne e delle Federazioni
regionali.
L’attuale situazione della vita
spirituale del nostro paese pone
però problemi nuovi anche nel
campo della partecipazione delle nostre chiese ad una attività
comune. Sembra quindi urgente
che il nostro lavoro comune entri in una fase nuova, più impegnativa.
4. - Affinché tale lavoro non
soffra né di improvvisazione né
di lentezze il Comitato esecutivo,
il Comitato permanente e la Tavola valdese, a conclusione della
riunione congiunta, hanno nominato una commissione che prepari un documento in ordine ai
seguenti problemi:
a) la posizione delle persone
nelle chiese;
b) l’esercizio dei ministeri;
c) la posizione delle chiese
locali;
d) le circoscrizioni territoriali intermedie: le loro funzioni
e la partecipazione al loro lavoro;
f) la ripresa dell’evangelizzazione.
Tale commissione lavorerà in
stretto contatto con gli esecutivi.
I primi risultati del suo lavoro
verranno esaminati in una riunione congiunta del Comitato
esecutivo, del Comitato permanente e della Tavola valdese, che
avrà luogo alla fine di aprile. Dopo questo esame le risultanze
verranno sottoposte all’approvazione delle chiese locali.
5. - Sarebbe impensabile infatti che la nuova fase della vita
delle nostre chiese da condurre
in comune possa iniziarsi senza
la partecipazione diretta e la responsabilità di impegno di ciascuna delle chiese locali.
Le decisioni espresse dalle
chiese locali verranno coordinate dagli esecutivi in una nuova
riunione congiunta (che avrà luogo nel prossimo autunno) allo
scopo di impostare il proseguimento del lavoro in sede pratica.
Il Comitato esecutivo, il Comitato permanente e la Tavola valdese invitano caldamente le singole chiese locali a far conoscere il loro avviso isul contenuto e
la portata di questo resoconto,
ed i loro ministri a segnalare
iniziative di studio e sperimentazioni pratiche circa lo sviluppo dei contatti diretti tra le tre
denominazioni in modo da aiutare la commissione nel suo lavoro.
Piero Bensi
Presidente Unione Battista
Sergio Aquilante
Presidente Conf. Metodista
Aldo Sbaffi
Moderatore Tavola Valdese
Roma, 26 gennaio 1979
FOGLI DI VIAGGIO DAL IV DISTRETTO
Beneficenza: per chi?
(continuazione)
Dalle impressioni di viaggio,
siamo giunti, già la volta scorsa,
a qualche indicazione operativa.
Riprendiamo il discorso da questo punto.
Una grande opera?
Allo stato di emarginazione,
alla sensazione di periferia, nelle chiese valdesi di questa terra
di Calabria — terra di Gian Luigi Pascale e di Guardia Piemontese — non si pone rimedio con
grandi gesti. Voglio dire: un intervento finanziario, con Opera
di spicco (tipo Cassa per il Mezzogiorno) che inducesse questi
fratelli a esclamare: « oh! finalmente anche da noi », darebbe
indubbie soddisfazioni a più di
qualcuno, ma la fecondità spirituale di tale iniziativa sarebbe
tutta da dimostrare e l’enorme
sproporzione tra i costi e le nostre forze effettive avrebbe effetti negativi sulle chiese locali.
Di « cattedrali » si è già parlato
abbastanza e non è necessario
rimettere in discussione punti
fermi e acquisiti.
Beneficenza
Ci si deve chiedere, tuttavia,
se, considerati gli scopi della
nostra istituzione — culto, istruzione, beneficenza — non si debba dar corpo a quest’ultìma voce, si, alla voce beneficenza, per
intenderla e attuarla non solo
come servizio per gli altri, per
i non evangelici, per i bisognosi
trascurati dalla società civile
(pur con quel poco che possiamo fare, con i pochissimi mezzi
che abbiamo — ma c’è chi ne ha
molti, di mezzi, tra le nostre
Opere!) bensi anche come be
TORINO
LA SPEZIA
Segnaliamo alucuni appuntamenti per le prossime settimane:
— sabato 10 febbraio sul tema
« Vietnam e Cambogia » parleranno alle ore 10 (e non alle ore 21 come precedentemente pubblicato), Ton.le G. Fanti,
suor F. Vandermeersch e il
sen. T. Vinay all’Unione Culturale, Via Battisti 4 - Torino.
— Per i venerdì letterari della
Associazione Culturale Italiana che si tengono al Teatro
Carignano venerdì 16 febbraio
alle ore 18 parlerà il teologo
evangelico tedesco Jiirgen
Moltmann sul tema «Dio e
libertà - quale libertà noi cerchiamo? ». La conferenza sarà in italiano. I non abbonati
possono acquistare il biglietto
di ingresso alla biglietteria del
teatro (L. 1.500).
— Mercoledì 28 febbraio il Centro Evangelico di Cultura riprende la sua attività con un
incontro su « Il dibattito sulla tolleranza nell’Europa della
Riforma». Nella sala di via
Pio V 15 alle ore 21 parleranno il pastore Giorgio Bouchard e il prof. Massimo
Firpo.
Altri incontri del C.E.C. sono
in preparazione. Ne daremo notizia in seguito.
Dopo aver ricordato nei numeri scorsi la figura del pastore
metodista Gino Manzieri, segnaliamo che i funerali si sono svolti a La Spezia il 18 dicembre.
Alla comunità locale si sono
uniti fratelli e sorelle provenienti da, Savona, Piacenza, Parma,
Bologna, Pisa, mentre le chiese
di Genova avevano dato il loro
ultimo saluto al pastore Manzieri all’ospedale S. Martino, in un
servizio presieduto dal pastore
G. Bouchard, che lo aveva assistito insieme ai colleghi di Genova durante il suo ricovero. I
funerali sono stati presieduti dal
pastore A. Manocchio di La Spezia; hanno portato una parola
di testimonianza e di solidarietà
il Vicepresidente della Conferenza Metodista, G. Ghelli, che rappresentava il Comitato Permanente ed il Presidente, il fr. D.
Venturi da parte del Circuito
emiliano, il past. F. Becchino da
parte del Circuito ligure, il fr.
Russo a nome della chiesa locale ed un sacerdote cattolico
che aveva collaborato con Gino
Manzieri in attività ecumeniche
durante il suo ministero in La
Spezia. Davanti alla morte di
questo nostro fratello è così risuonato l’annuncio dell’Evangelo, secondo il quale Dio vince la
morte e asciuga le lacrime.
neficenza istituzionale, cioè come mano fraterna di aiuto totale, come predicazione e servizio, ai minimi che sono tra noi.
Pudore
Una sorta di pudore sembra
trattenerci anche su questa strada. Pudore di applicare la teologia del servizio ai nostri piuttosto che agli altri. Pudore di
ammettere che ci sono bisognosi tra le nostre file. Pudore di
scoprire che il protestantesimo
non è sempre fautore di promozione sociale. Insomma, per
gli altri la beneficenza va bene,
per i nostri no. A dir vero, non
arriviamo ad escludere gli evangelici; le nostre Opere accolgono anche questi, ma non sembrano essi il centro delle nostre
preoccupazioni. Sono solo il centro spirituale, i promotori, gli
ideologi, i garanti, i raccoglito.ri di doni. Non è poco, certa_*mente. La chiesa intera è rico'noscente ai donatori che con la
loro offerta gioiosa consentono
la beneficenza di tutti. Ma per
talune situazioni occorre essere
avvertiti e premurosi di spostare gli accenti della beneficenza,
di dar più vigore alla stretta di
mano riservata al « fratello ».
Questo va ribadito perché lo
scopo stesso delle nostre Opere
non è sempre chiaro, senza possibilità di equivoci, agli occhi di
tutti: servizio? testimonianza?
evangelizzazione? proselitismo?
stimolo e surroga dello Stato?
Non trovo che la beneficenza
interna — nostra, per i nostri
— sia scorretta e qualificabile
come forma di egoismo.
Delusione
Certa delusione della periferia
ecclesiastica di cui si parlava
all’inizio, davvero può essere definita ottusa, particolare, unilaterale, settoriale? oppure è semplicemente delusione, senza aggettivi, che intende esprimere,
se abbiamo la finezza di percepirla, il bisogno di aiuto che sia
totale, delusione che ci butta
in faccia situazioni concrete alle
quali non abbiamo prestato sufficiente attenzione e premura,
delusione che ora finalmente,
senza essere cosa nuova, si sta
facendo richiesta esplicita, con
toni di protesta?
Non è trascurabile la circostanza che tale protesta ci è indirizzata da fratelli a fratelli, nella
chiesa intera.
Arrovelliamoci il cervello per
trovare una risposta, una soluzione, una proposta, un’ipotesi,
ma, per carità, non passiamo
oltre, non fingiamo di non sentire.
Né decidiamo, se e quando ci
indurremo, senza gli interessati.
Si risponde
La risposta che al centro della chiesa si dà — e di cui io
stesso mi faccio portavoce, negli incontri con le comunità del
IV distretto, da parte della Commissione esecutiva distrettuale
— è lineare, solida: la nostra vocazione è di predicare, non di
costruire materialmente; le contribuzioni non bastano a pagare
i pastori; gli amici dell’estero
hanno una lista di Opere che
non finisce mai.
La risposta, dunque, è un po’
di teologia (predicare e non costruire) abbinato a molto realismo (non abbiamo soldi). Nulla
da dire sulla teologia. Nulla da
eccepire sul realismo, sulla concretezza dei dati e dei bilanci.
(Se non ne fossi convinto non
me ne farei portavoce).
Eppure gli interrogativi restano, in questa nostra gente del
Sud. O non riusciamo a spiegarci (cosa poco probabile); o non
arriviamo a capire, da dentro
della situazione, la voce di una
vicenda che ha radici profondissime nei fratelli del Sud. Occorre pensarci, approfondire il dialogo, approdare al sodo.
(2. continua)
Giulio Vicentini
« PROTESTANTESIMO » IN TV
La trasmissione di Protestantesimo del 29 gennaio è iniziata
con una conversazione del prof.
Sergio Rostagno della Facoltà valdese di teologia di Roma, sulla
nuova presa di posizione della
chiesa cattolica riguardo la questione dell'aborto. Egli ci ha fatto
osservare che anche per questo
problema, nella chiesa cattolica,
le decisioni vengono prese ai vertici ed il problema viene considera
raccoglierà tutte le riviste protestanti più rappresentative , pubblicate in Europa e in altri continenti e uno schedario sarà a disposizione del pubblico che vorrà informazioni su tutte le opere protestanti.
Giorgio Peyrot, professore di diritto ecclesiastico, ha proseguito
la trasmissione esponendo la situazione attuale della stesura della nuova bozza di Concordato. Egli
Notiziario
to nel suo aspetto fondamentalmente naturale.
Noi evangelici, per quanto riguarda la questione dell'aborto, possiamo dire che dobbiamo continuare ad approfondirla e soprattutto alla luce del Vangelo: inoltre si
è ritenuto giusto che gli ospedali
evangelici fossero messi a disposizione affinché la legge dello stato fosse applicata.
La trasmissione è proseguita con
una illustrazione della mostra storica tenuta presso la libreria editrice Claudiana a Milano intitolata « Un secolo di stampa evangelica italiana ». Si è ricordato che
da oltre cento anni la Claudiana
continua un'attività iniziata in pieno Risorgimento dalla chiesa valdese dopo che ottenne I diritti civili e la possibilità di poter esplicare la libertà di stampa garantita
dallo Statuto Albertino del 1848. In
un secolo la sola Claudiana, che
non è l'unica casa editrice protestante italiana, ha prodotto un
numero grandissimo di libri, sopratutto se si pensa all'esigua forza della minoranza di cui è espressione. Lo scopo attuale di questa
casa editrice non è soltanto di
vendere libri, ma di formare un
centro culturale di incontro e per
questo motivo sono stati allestiti
dei nuovi locali, inoltre una emeroteca che è in via di formazione
ha affermato che questa nuova
bozza è in parte incoraggiante ma
non del tutto soddisfacente. Nei
due comma in cui si divide il primo articolo si afferma che lo stato e la chiesa sono ciascuno nel
loro ordine sovrani ed indipendenti, e si dichiara la rinuncia alla
religione di stato nel territorio
della repubblica. Ciò è incoraggiante, ma gli articoli seguenti non
sono soddisfacenti perché, secondo
ii professor Peyrot, sono in contraddizione con i primi due comma. Egli ha fatto particolare riferimento agli articoli che trattano lo
status degli ecclesiastici, il matrimonio e la scuola.
A Protestantesimo per ultimo si
è parlato della recente seduta del
comitato centrale del C.E.C. che
si è tenuto a Giamaica. Il segretario del comitato generale ha riferito che il concetto di ecumenismo ha acquistato nuovo significato: le chiese hanno compreso
che non possono lavorare per la
loro unità se non lavorano anche
per l'unità dell'umanità.
Il comitato centrale ha affrontato il problema del razzismo, della denucleazizzazione del Pacifico, i
problemi dell'indocina, del Medio
Oriente, e dell'Africa: infine ha rivolto appelli alle chiese affinché si
impegnino nelle singole situazioni,
CARLA NEGRI
3
9 febbraio 1979
DIBATTITO SULLE OPERE
Non si fa beneficenza
con i soidi degli altri
Di fronte al calo di considerazione del senso dello Stato ed
alla svalutazione della cosa pubblica naufragata nel più egoistico dei collettivismi meramente
di facciata, quale quello che stiamo vivendo, molti ritengono ormai che in definitiva la funzione
primaria dello Stato ed il precipuo dovere della pubblica amministrazione sia quello di finanziare le iniziative, di elargire sovvenzioni ad enti ed a privati per
l’istituzione e la conduzione delle loro attività che vengono poi
arbitrariamente presentate come pubbliche, in quanto sarebbero offerte a tutti ( quelli che
possono pagare le rette).
Lo Stato oggi finanzia le industrie e qualsiasi altro tipo di
attività imprenditoriale che vada a rotoli. L’IBI è diventato anziché un istituto per la ricostruzione industriale, un ente di assistenza che rileva le gestioni
malate per addossarne il carico
e gli oneri sulla pubblica amministrazione e quindi sulla gobba
del collettivo dei contribuenti. Lo
Stato sovvenziona una serie di
iniziative che terzi intende svolgere e funge cost da ente di assistenza in una abnorme concezione del pluralismo, inteso nel
senso che i privati e gli enti
avendo la libertà — e ciò è bene
— di intraprendere quello che
credono di dover fare, avrebbero anche il diritto di ricevere il
denaro occorrente dalla pubblica finanza. C’è chi istituisce
scuole, ospedali, ricoveri, varie
forme di assistenza più o meno
lucrative; e lo Stato paga rette
impensabili con cui si copre l’intiera spesa, versa contributi, dà
aiuti economici in denaro ed in
servizi. Fare beneficenza con i
denari degli altri è oggi di moda.
In questo gioco è già, e da
tempo, coinvolta la Chiesa romana ; ma alcuni vorrebbero che
anche le chiese evangeliche si
allineassero a questo malvezzo,
ed in conseguenza si asservissero ai pubblici poteri, ricercandone il sostegno economico e
ponendosi così in condizione di
esercitare anch’esse una fetta di
potere nella società civile e politica, anziché svolgervi solo ser
vizi a favore di chi ne necessita, affrontando le spese relative
con il solo denaro dei credenti.
Fortunatamente nel quadro
dei protestantesimo italiano vi
sono ancora molti che in modo
inequivoco sostengono i principi fondamentali su cui si regge
il piano dell’Intesa che le Chiese valdesi e metodiste hanno
trattato con i rappresentanti della Repubblica; e cioè:
1) la beneficenza, l’assistenza e le scuole da parte della
Chiesa del Signore si istituiscono e si gestiscono con i mezzi
finanziari posti a disposizione
degli organi ecclesiastici dai credenti, senza assorbire denaro
pubblico ;
2) il denaro raccolto dallo
Stato con le imposte e le tasse
deve essere devoluto unicamente ai fini istituzionali dello Stato, non dirottato per interessi
. diversi di privati, di enti, di
chiese.
Anche in seno ai partiti politici bisogna riconoscerlo, questi
principi sono stati, se non ricevuti, quanto meno capiti. Ed è
certo che una tale posizione sostenuta dalle nostre chiese ha infastidito sul piano dell’altra trattativa che riguarda una confessione religiosa diversa. Sicuramente anche a quei cattolici politicamente più avanzati che si
sono staccati dal carro della DC
per allinearsi su altri fronti politici tra loro diversi, la situazione che va determinandosi non
piace, non appare coerente; come non pare tale neppure ai cosiddetti gruppuscoli del dissenso
cattolico che militano in altre
atmosfere politiche.
Non si creda che non si stia
pensando a porre rimedio ad una
tale situazione. Ai finanziamenti
alle scuole ed agli altri ènti ecclesiastici ci si pensa. Ad alcuni
sembra ad esempio suadente il
passo ora allo studio in Spagna
dove lo Stato versa alla Chiesa
romana 6 miliardi di pesetas
ogni anno, oltre ad altri 7 a favore delle scuole confessionali.
Un complesso di 146 miliardi e
250 milioni di lire l’anno! Pare
che in Spagna si stia pensando
seriamente ad istituire una im
posta ecclesiastica. È chiaro che
il gioco risulta gradito in quanto l’imposta pare sarebbe obbligatoria nel senso che tutti dovranno pagarla nella misura di
una addizionale sulle imposte
sul reddito, indicando a quale
Chiesa debba essere versata, ed
in mancanza l’erario l’incasserebbe lui. Ma anche da noi il
problema del finanziamento è allo studio. V’è chi già pensa a
qualche cosa di simile. Infatti
ho avuto per caso l’occasione di
raccogliere qualche informazione in sede di esperti tecnici di
diverso orientamento politico.
Al problema grave del finanziamento degli enti ecclesiastici di
vario tipo è stato da alcuni profilato il ricorso ad un sistema
di « autofinanziamento ». Ciò non
può significare se non mettere
la Chiesa, o le Chiese, in grado
di raccogliere esse stesse il denaro di cui hanno bisogno. Dato
che in Italia è già vigente una
imposta ecclesiastica a carico
degli ebrei per il sovvenzionamento dei loro enti, la cosa sembra possa essere estensibile. Chi
sa? Gli ebrei sono tassati dalle
loro stesse comunità ; lo Stato
funge solo da esattore. Un tale
sistema come esempio di esegesi del noto passo di 2 Cor. 9:7,
sembra di particolare rilievo, se
venisse trasferito in sede cristiana!
Staremo a vedere che cosa si
andrà escogitando nel prossimò
futuro. Due aspetti di tale faccenda mi sembra occorra tener
presenti fin d’ora, anche nel caso che poi non capiti nulla: primo se si dovesse inclinare verso
l’imposta ecclesiastica, nessuno
creda che si possa trattare di
un contributo da percepire fiscalmente a seguito di dichiarazione volontaria, poiché in tal
caso tutti gli italieschi diventerebbero subito atei ai fini fiscali. Secondo, vi saranno certamente anche degli evangelici
che, ragionando come ragionano
ora in tema di sovvenzioni, converrebbero sulla opportunità di
tale imposta.
Per il momento ascrivo un
punto di merito a Claudio Tron
per il suo articolo apparso sull’Eco-Luce del 5.1.’79. Soltanto
osservo che in Italia vale la massima che ho imparato a conoscere quando ero a Salerno: Noi
siamo troppo fetenti per fare
queste cose pulite. La sua proposta pecca infatti di ingenuità
protestante. Giorgio Peyrot
GRAN BRETAGNA
r UFO, 2“ Dio
Gli adolescenti inglesi credono
più alla realtà degli UFO e della
vita su altri pianeti che all’esistenza di Dio. Questo fatto è
emerso da un’inchiesta promossa dalla Società Biblica Britannica, dall’Unione Biblica, dall’Alleanza Evangelica e dalla rivista
Buzz, il mensile interdenominazionale più diffuso in Gran Bretagna.
Un giovane su due ha affermato l’autenticità degli UFO, il 54%
pensa che vi sia vita su altri pianeti. Alla domanda: credi in
Dio? solo il 26% ha risposto
« certamente »; il 36% « pensa di
sì »; il 26% ha risposto « qualche
volta »; il 12% ha dato una risposta nettamente negativa.
Per quanto Tindagine abbia rivelato ohe il 73% dei giovani intervistati possedevano la Bibbia,
solo il 4% l’aveva letta nel giorno dell’intervista. Il 30% denunciava una mancanza assoluta di
qualsiasi esperienza di lettura biblica. In risposta ad una affermazione che la chiesa è noiosa
metà dei giovani si diceva d’accordo e assentiva con forza.
ERRATA CORRIGE
Nell’articolo « Scuola e Concordato » pubblicato sul numero
scorso per una svista è « saltato » il cappello introduttivo: in
esso si precisava che l’Associazione per la Libertà Religiosa in
Italia aveva diffuso un documento in cui erano esaminate le implicazioni dell’art. 9 della bozza
di revisione del Concordato
(Scuola e insegnamento religioso); da tale documento venivano riportati in particolare i punti di seguito pubblicati. Ci scusiamo con i lettori per questo
errore che rendeva difficile la
comprensione deirarticolo.
Notizie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
Chiesa Avventista
Ci è giunta la relazione finale
sulla campagna evangelistica del
novembre scorso a Milano. Ecco
alcune informazioni: le riunioni
programmate erano 42, vi si aggiunsero tre riunioni contro il
fumo e tre riunioni tenute dalla
signora Lehnhoff sull’arte culinaria. Hanno seguito il corso
completo 19 persone, a quelli
che hanno seguito almeno dieci
lezioni sono state distribuite 226
copie del libro della White su
«La speranza dell’uomo»: 111
di questi libri sono stati assegnati a non avventisti. Notevole
l’impegno e l’apporto d’attività
dei membri delle quattro chiese
avventiste del milanese. La spesa per la campagna ha superato
i 18 milioni, circa 5 milioni sono
stati però raccolti nell’ambito
della campagna stessa. Durante
le ultime riunioni vi è stata ogni
settimana una cerimonia battesimale e così 40 persone sono
state battezzate. Di questi 23 erano uomini e 17 donne; 8 dei battezzati provenivano dal mondo
avventista, 2 dal mondo protestante e 30 dal mondo cattolico;
13 avevano meno, di venti anni,
7 erano sopra i cinquanta anni
e 20 tra i venti e i cinquanta anni. Durante le riunioni, in certi
momenti di silenzio e a capo chino (per evitare l’esibizionismo)
si è chiesto dai presenti di alzare la mano in segno di adesione alla conclusione dell’oratore.
Nell’ultima sera sono stati invitati a sedere al primo banco coloro che intendevano « dare il
cuore a Gesù » e undici persone
hanno risposto; nelle ultime settimane sono stati distribuiti ai
presenti cartoncini appositamente preparati per raccogliere, con
segni di crocette, l’eventuale parere e le speranze dei presenti.
Il fatto che il past. Lehnhoff
e sua moglie non parlavano molto l’italiano fu superato dall’aiuto di buoni traduttori; attorno
al responsabile della campagna
collaborò una intelligente e ben
affiatata équipe di dieci pastori,
un laico, una assistente di chiesa e tre colportori. Valida pure
fu la collaborazione delle mogli
dei pastori presenti.
Quanto ai messaggi nelle riunioni ci furono varie attività
complementari. Molta importanza è stata data al canto: sono intervenute varie corali oltre che
di Milano da Firenze, Ginevra e
Lugano. Particolarmente apprezzati gli asolo di una giapponese
che studia canto alla Scala.
Una campagna evangelistica
quindi di importanza non solita
in Italia. Viene da chiedere se
48 riunioni non sono una quantità controproducente: infatti come mantenere per circa due mesi attiva la tensione spirituale
di una comunità e di un gruppo
di simpatizzanti in un modo che
« l’eccezionale » non cada nella
« routine »? Pare però che la
Chiesa Avventista di Milano vi
sia riuscita perché ha deciso di
avere nelle prossime settimane
altre dieci conferenze di evangelizzazione.
Rimaniamo un po’ scettici di
fronte a certe forme di esibizionismo spirituale quale andarsi a
sedere in un banco speciale, alzar la mano come segno di volontà di conversione, ecc. Per
noi l’esperienza religiosa è cosa
troppo personale e troppo impegnativa per essere messa in mostra attraverso a manifestazioni
esterne e improvvise: non è il
cambiare di posto o alzar una
mano, e neppure un battesimo
che sono il segno inequivocabile
di una conversione a Cristo, ma
solo una vita rinnovata. Dobbiamo però ammettere che in certi
casi queste esteriorità della vita
religiosa possono essere un incentivo per potenziare la fede.
Rimaniamo però piuttosto scettici verso l’uso di questi sistemi.
Rimaniamo ammirati di fronte all’impegno della Chiesa Avventista nel preparare e nel condurre questa campagna evangelistica. Uno sforzo che impegna
per quasi due mesi una quindicina di persone e impone la spesa di 18 milioni difficilmente
avrebbe avuto il suffragio di un
nostro consiglio di chiesa e della ’Tavola. Gli avventisti ci hanno dimostrato come nella vita
spirituale bisogna saper osare:
i frutti non mancheranno certamente.
SUL SUICIDIO
DI J. PALACH
Caro Direttore,
ho letto l'articolo del past. Luigi
Santini su «La Luce» del 22.1.'79 e
devo dire con dispiacere che non lo
posso condividere. L'esaltazione del
suicidio del giovane cecoslovacco Jan
Palach (il confronto con Gesù Cristo,
il dare la propria vita, il sacrificio
eco.) mi sembra fuori luogo, e mi
sembra essere più il frutto di un fanatismo politico che non la testimonianza di un giovane evangelico nella
speranza delia libertà. La Sacra Bibbia ci insegna a non uccidere (né tampoco uccidersi), perché la vita è il
più grande dono di Dio. Del resto, che
indicazione sarebbe per i giovani del
nostro paese?
Viviamo in mezzo a un pauroso disimpegno politico, a una disperazione
che si manifesta in saccheggio, terrorismo, omicidio, togliere all altro quel
poco che ha: che dire ai giovani in
questa situazione? Occorre scegliere
la giusta via, indicata dal Vangelo, vivere nell'amore del prossimo, in uno
spirito di collaborazione di tutti i popoli del mondo, senza nessuna discriminazione.
Mi si permetta ancora una parola:
l'accenno alla Resistenza mi pare che
va esattamente contro l'argomento del
suicidio, perché è stata lotta per cambiare la vita. Ho subito la guerra del
'40-'45, sono tornato nel settembre
del '45, scalzo, ammalato e morto di
fame!
Vorrei dire ai giovani che anche noi,
della generazione precedente, siamo
stati disperati, sbandati, sconfitti, però
nella fede abbiamo trovato la forza di
andare avanti. Anzi lo posso dire di essere pervenuto alla fede evangelica
proprio in questo periodo: tornato insieme ad altri, dopo lo sbandamento,
nel nostro paese, il prete ci riuniva
tutti i giorni e ci ammoniva a cercare
altrove una sistemazione, perché lì
avremmo tolto qualcosa a chi aveva
già. Impossibile parlare di giustizia,
anzi a causa di questo si veniva discriminati e non si riceveva la pensione di guerra, se non si era raccomandati, anche se si avevano 1 polmoni ammalati!
All'occasione di un funerale evangelico, ho sentito per la prima volta
predicare un pastore e ho capito che
era possibile conoscere veramente
l'Evangelo!
Saluto fraternamente
Michele Di Guilmi, Vasto
Appariva improbo il lanciare
una campagna di evangelizzazione incentrato sul messaggio
di uno straniero che non predica nella nostra lingua; la collaborazione di un buon traduttore
però ha risolto il problema.
L’uso di sussidiari quale il canto,
le proiezioni luminose, ecc. possono rendere interessanti le riunioni nonostante che il messaggio centrale sia dato in una lingua straniera. Più che Toratoria
dunque vale il contenuto del
messaggio.
Da ricordare poi la decisione
di affiancare alle persone interessate un evangelico di lunga
esperienza perché sia per loro un
aiuto per muovere i primi passi
nella fede. Anche in questo la
esperienza avventista di Milano
può essere istruttiva per il nostro mondo evangelico.
Esercito della
Salvezza
Ha preso servizio in Italia quale segretario generale dell’opera
il Maggiore R. 'Volet. Egli ha già
preso contatto anche con alcuni
centri dell’opera.
— Le feste natalizie sono state, anche quest’anno, occasione
di intensa attività a favore degli emarginati della società. Così
ci sono state visite ai ricoverati
nelle case di riposo, nelle case
per handicappati, negli ospedali;
sono state visitate carceri e sono state preparate agapi per i
poveri. Così l’Esercito della Salvezza ha cercato di fare comprendere, anche agli emarginati,
che il Cristo è nato fra gli uomini per proclamare la legge dell’amore e per portare una vera
possibilità di gioia all’umanità.
CEvAA
Un appello
dallo Zambia
L’ultimo bollettino del DEFAP
riporta un appello della Chiesa
Unita dello Zambia rivolto a
tutte le chiese della CEvAA per
un aiuto urgente in favore dei
profughi dalla Bhodesia;
« Le incursioni delTesercito
rhodesiano — viene detto — in
territorio dello Zambia causano
continuamente delle vittime. Soltanto nel mese di ottobre, in due
attacchi, i bombardamenti aerei
e le esecuzioni (100 ragazze messe in fila e fucilate...) hanno
causato 326 morti e più di 600
feriti fra i rifugiati venuti nello
Zambia per sfuggire al regime
rhodesiano. Spesso sono giovani
e bambini. Gli attacchi hanno
continuato. Ci sono anche dei
morti fra gli zambiani.
Lo Zambia non vuole la guerra, ma nella sua povertà sente
la responsabilità di venire in
aiuto di tutte le vittime.
La Chiesa dello Zambia lancia
un appello urgente a tutte le
chiese sorelle per contribuire all’aiuto medico necessario ai malati ed agli infermi».
Il bollettino informa poi che in
Francia il DEFAP e la CIMADE
si sono fatti promotori della
raccolta dei fondi.
Pensiamo che in Italia il « Fondo di solidarietà » dell’Eco delle 'Valli potrebbe farsi promotore di una raccolta di offerte
per questo scopo. R. C.
4
9 febbraio 1979
testimoni protestanti
In questa serie di ritratti compaiono personaggi noti e meno noti, di un passato recente
o più remoto. La loro caratteristica comune è di essere stati dei credenti protestanti. Che
cosa ha significato per loro essere protestanti e in che modo la fede ha inciso nella loro
particolare attività è quanto intendiamo chiederci per poter ricevere la loro testimonianza.
GIOSUÈ GIANAVELLO
Per questo contadino diventato guerrigliero difendere la terra e la vita
significava ugualmente difendere la verità
Il fatto che Giosuè Gianavello
sia stato un umile contadino del
’600 ha risparmiato alla chiesa
valdese di ricordare, nel 1940, il
25Qp anniversario della sua morte e, nel 1967, il 350° anniversario della sua nascita. Questo sia
detto come semplice constatazione. Eppure, a ben guardare,
senza questo contadino costretto a diventare guerrigliero, senza il suo coraggio, la sua fede,
si potrebbe avanzare l’ipotesi che
oggi le valli valdesi non avrebbero nulla di diverso della vai
Pragelato o alta vai Chisone, costrette alla ricattolicizzazione o
all’esilio in seguito alla revoca
dell’Editto di Nantes del 1685.
Combattere
per la fede
Beninteso con ciò non voglio dire che la sorte della fede riformata fosse legata unicamente
all’astuzia e alla genialità della
tattica militare inventata da questo contadino: lo stesso Giemavello nelle sue « Istruzioni militari » pone nelle mani e nel disegno di Dio il senso e l’obiettivo della sua battaglia. È la profonda convinzione di essere, insieme ai suoi, uno strumento
nelle mani di Dio, a renderlo cosciente di non avere altra alternativa se non la guerriglia, per
difendere la vera luce dell’Evangelo diffusasi in queste valli con
la fede riformata. Essere testimoni significa dunque impugnare le armi contro gli oppressori;
in quest'ora della storia la difesa delle proprie terre, delle proprie vite, è uguale alla difesa della verità. Per Gianavello e la sua
generazione ancora non esiste
quell’equivoco concetto patriottico che fa della patria un bene
supremo per il quale è un onore dare la propria vita. Questa
idea di « patria », legata al sorgere e all’affermarsi del concetto di « nazione » e di « nazionalismo » nascerà più tardi e penetrerà profondamente anche
nella mentalità del mondo valdese (fedeltà alla Casa Savoia).
Gianavello non combatte per la
« patria », le sue trincee non sono quelle del ’15-’18. Da buon riformato quale è, ciò che lo porta alla resistenza armata è la sua
convinzione di fede maturata negli anni della giovinezza e profondamente segnata dalle continue incursioni della Controriforma cattolica che cercò, con ogni
mezzo, di estirpare la fede riformata dalle valli. Davanti agli occhi Gianavello aveva evidentemente le ininterrotte operazioni
di convincimento forzato della
« De propaganda fide », le spedizioni di monaci nei villaggi di
Rorà, di Angrogna, Villar e Bobbio Pellice, per convincere i vaidesi a rinnegare la loro fede riformata.
La formazione spirituale di
Gianavello è quella della teologia riformata di impronta nettamente calvinista e puritana. Calvino è morto da poco niu di mezzo secolo e l’organizzazione delle chiese riformate alle valli si è
Giosuè Gianavello
in una stampa di fine '800
di probabile origine
inglese.
appena stabilizzata, entro i limiti imposti dal cattolicesimo. Da
buon riformato Gianavello si fa
ogni domenica, a piedi, il ripido
viottolo che dalla Gianavella porta al villaggio di Rorà dove la
comunità si ritrova per il culto.
I numerosi riferimenti aH’Antico Testamento rintracciabili nelle sue « Istruzioni » evidenziano
l’importanza data alle vicende
del popolo di Israele dalla predicazione riformata. E da questa tradizione biblica Gianavello respira a pieni polmoni. La
sua vita quotidiana è quella dei
contadini del ’600: il lavoro della terra da cui si strappa il necessario per la vita.
Quando Gianavello organizza
la resistenza armata alle valli
tutta l’Europa è ormai diventata
un focolaio di guerre. Nel 1618
è scoppiata la guerra dei trent’anni, che ha sconvolto e modificato profondamente l’assetto
europeo anche nei rapnorti tra
cattolicesimo e protestantesimo.
Per la loro posizione geografica
le vallate del pinerolese che hanno aderito, nel 1531, alla riforma
protestante, sono diventate, come le ha felicemente definite
Giorgio Tourn, l’avamposto protestante nella sua linea di espansione verso il Sud. E come ogni
avamposto il rischio di rimanere isolati ed accerchiati dal nemico rientra nel gioco delle cose.
II diritto alia
resistenza armata
Come mai la generazione di
Gianavello ha rifiutato la scelta
delTesilio ed ha optato per la
resistenza armata? Non è forse
stata questa, qualche anno più
tardi, la scelta di Arnaud? Quali
possono essere le motivazioni,
oltre a quanto si è cercato di
dire sin qui, che hanno spinto i
Nota bibiiografico
« Su Janavel, il popolare eroe
valdese, non esiste una biografia critica ».
Questa affermazione si legge
in una nota del testo di A. Armand Hugon (Storia dei valdesL2, Claudiana, 1974, p. 101). La
più nota biografia popolare è
quella di Attilio Jalla, edita dalla Claudiana nel 1943, poi riscritta per l’edizione francese (Labor
et Fides, Ginevra 1947). Accanto
al breve scritto di Jean Jalla
del 1917 in occasione del XVII
febbraio (a cura della Società di
studi valdesi), la fonte più atten
dibile resta l’Histoire générale
des Eglises évangeliques, di Jean
Léger, pubblicata a Leida, nel
1669, un anno prima della sua
morte. Per una visione d’insieme di questo periodo si legga:
I Valdesi, la singolare vicenda
di un popolo-chiesa, di Giorgio
Tourn, Claudiana, 1977, pagine
111-137.
valdesi ad impugnare le armi?
Non è forse possibile recuperare dei testi valdesi in cui la questione emerga con chiarezza. Eppure, l’interpretazione di Romani 13 (l’obbedienza alle autorità)
di Lutero e Calvino (diversa la
posizione di Zwingli) era chiara.
A suo tempo lo stesso Calvino,
da Ginevra, aveva invitato i vaidesi alla non resistenza. Ma ormai questa voce autorevole è
vecchia di quasi un secolo. Può
essere interessante invece conoscere quanto avviene fra gli ugonotti francesi. Il pastore riformato Pierre Jurieu pubblica, a
Rotterdam, nel 1686, uno scritto
di chiara ispirazione apocalittica: « Il compimento delle profezie ». Tenendo conto degli svilupni della rivoluzione inglese,
(Jurieu aveva degli informatori
in diversi porti d’Europa e a sua
volta informava Guglielmo d’Orange! ), Jurieu annuncia la fine
del potere della bestia (il regno di Luigi XIV) nel giro
di tre anni. Tra il 1686 e il 1689
compaiono le sue « Lettere pastorali indirizzate ai fedeli che
gemono sotto la cattività di Babilonia », largamente diffuse negli ambienti riformati di lingua
francese. In queste lettere pastorali si nota subito come il diritto alla resistenza armata comporti la questione dell’interoretazione di Romani 13. Il Jurieu,
senza esitazioni invita i ■ protestanti francesi a seguire questo
nrincipio: non si è tenuti ad obbedire ad un princioe che comanda delle ingiustizie e che
vuole violentare le coscienze.
« Non si può essere obbligati
ad obbedire ad un principe che
comanda contro le leggi fondamentali di uno istato, che comanda di uccidere e di massacrare
gli innocenti, di rovinare la
società, con qualsiasi mezzo ».
Qui la distinzione tra obbedienza attiva e passiva non vale nulla e non serve a niente. Per Jurieu è chiaro che « i popoli fanno
i re, dunque i popoli non possono dare ai re un diritto che essi
non hanno, vale a dire di fare
la guerra a Dio, di calpestare le
leggi, compiere delle ingiustizie,
di distruggere la vera religione,
di perseguitare coloro che la seguono... ».
Gianavello, nella sua pratica,
ha seguito, forse senza conoscerla (ma è possibile che ne fosse a
conoscenza), l’indicazione di Jurieu. Se proprio si volesse cercare nelle sue « Istruzioni militari » (che avevano un ben altro
scopo!) dei possibili riferimenti
alle tesi di Jurieu, uno di questi
potrebbe essere la democrazia
diretta nella scelta dei coman
Dalle «Istruzioni militari»
« Se la nostra Chiesa è stata ridotta in una così grande distretta, i nostri peccati
ne sono la vera causa; bisogna dunque umiliarsi ogni
giorno, vieppiù, davanti a Dio
e chiedergli perdono di buon
cuore.,, ricorrendo sempre a
Lui; e quando andrete incontro a qualche inconveniente,
armatevi di pazienza, raddoppiate di coraggio, di modo
che non vi sia nulla di più
iermo che la vostra fede ».
(dalTappendice del volume
di Henri Arnaud: « Histoire
de la glorieuse rentrée des
Vaudois », Pignerol, 1880).
« Che non vi sia né roccia
né marmo che sia più fermo
della vostra fede in Dio ».
(secondo il manoscritto
pubblicato da Attilio Jalla in
appendice al suo volume « La
vita eroica di Giosuè Gianavello », Claudiana, 1943).
Il fatto che la traduzione
italiana della famosa frase di
Gianavello « qu’il n’y ait rien
de plus ferme que votre foi »
suoni: « che nulla sia più forte della vostra fede » è indice
di una traduzione-interpretazione che risente fortemente
dell’epoca fascista in cui è
stata coniata (e tale si ritrova
nell’aula sinodale di fronte
ad una citazione di Isaia). La
fermezza della fede a cui alludeva Gianavello è cosa ben
diversa dalla fede « forte »
cui ci ha abituato una certa
tendenza della storiografia valdese influenzata dalla cultura
dell’epoca.
danti: sono i soldati che eleggono i loro capi. Ma questa non è
che un’ipotesi. In ogni caso Gianavello ha sempre manifestato
una profonda diffidenza verso
le autorità politiche e religiose;
diffidenza che lo ha sempre tenuto lontano dalle delegazioni
valdesi per trattare la pace nei
diversi momenti della lunga lotta. « Non dovrete fidarvi mai né
delle lettere né delle parole dei
vostri nemici, e quando vorranno parlarvi è in quel momento
che dovete mantenervi sulle vostre posizioni... » (dalle « Istruzioni »). Questo non credo sia da
attribuire unicamente al fatto
che egli avesse imparato a scrivere a 38 anni nel suo quartier
generale del Verné e che non fosse in grado di capire gli intrighi
e gli inganni. A meno che si voglia sostenere che questo atteggiamento è frutto deH’esperien
La guerra dei banditi
Grazie alle notevoli capacità
diplomatiche del moderatore Léger, pastore a Lusema S. Giovanni, la guerriglia valdese era
diventata una questione internazionale: le ambasciate dei paesi
protestanti e dei cantoni svizzeri si erano prodigate per cercare
una via d’uscita attorno al tavolo delle trattative. Sotto la pressione degli ambasciatori dei cantoni di Zurigo e di Berna, il 18
agosto 1655 (la guerriglia era iniziata dopo il massacro della Pasqua dello stesso anno), si firmano, a Pinerolo, le Patenti di grazia che sanciscono la tregua. Una
trattativa di pace effimera, senza basi di chiarezza e soprattutto senza sicure garanzie per i
valdesi. Ed è a seguito degli equivoci di queste Patenti di grazia
(già questa espressione indica
quale sia lo spirito della trattativa!) ed alle continue rappresaglie contro i valdesi che Gianavello interverrà energicamente
con i suoi a difesa delle famiglie valdesi colpite dalle ingiuste sanzioni della Controriforma
cattolica.
Nella campagna di Bricherasio
una famiglia Bastia è costretta
a cedere le sue vigne al fisco ad
un prezzo irrisorio. Avvertito,
Gianavello interviene e, a titolo
di avvertimento, fa sradicare le
viti. Una vedova di Lusernetta
viene cacciata dalla sua abitazione ed un nuovo proprietario
ne prende possesso. Durante la
notte Gianavello assalta la casa.
Qualche giorno più tardi, al mercato di Luserna un compagno di
Gianavello viene riconosciuto ed
imprigionato. Gianavello penetra
nelle prigioni di Luserna e libera l’amico. Sono fatti marginali
all’interno di una situazione rimasta insostenibile: ai valdesi si
toglie spazio, respiro. È il totalitarismo religioso della Controriforma. Gianavello e la sua banda che non intendono cedere sono dichiarati « banditi ».
Successivi editti ducali vietano a chiunque di prestare asilo
ai « banditi »; i valdesi stessi sono invitati a collaborare alla caccia di Gianavello, viene resa pubblica una lista dei banditi con in
testa il moderatore Léger. In
questa situazione senza sbocchi
le famiglie valdesi sono profondamente scoraggiate: ¡’iniziativa
di Gianavello rischia di restare
isolata. Anche all’interno del
gruppo dei pastori si nutrono
delle forti perplessità sulla linea
intransigente seguita da Gianavello. Bisogna trovare una nuova e più sicura trattativa di pace
che ponga fine ad una situazione
divenuta insostenibile.
Il dibattito si intensifica all’interno dei responsabili valdesi.
Infine, mentre sono iniziate le
trattative di pace, la svolta decisiva nell’incontro delle Chenevières di Inverso Pinasca. La linea di Gianavello viene battuta.
In un successivo incontro che
ebbe luogo alla Sagna di S. Germano il comportamento dei
“banditi” viene sconfessato. Non
si può — si dice — mettere in
gioco la trattativa di pace e rendere impossibile la vita a tutta
la popolazione, a motivo della
linea dura di Gianavello e dei
suoi. Poco dopo è il sinodo che
sancisce questa svolta che porterà alla firma delle trattative di
pace e che al tempo stesso comporterà la confisca dei beni e la
condanna a morte o l’esilio per
i "banditi”.
Per Gianavello significa l’esilio
forzato a Ginevra. Nella città dei
rifugiati Gianavello potrà ancora dare la sua collaborazione per
la preparazione del rimpatrio del
1689: i suoi consigli sono contenuti nelle sue « Istruzioni militari ».
A Ginevra otterrà un regolare
sussidio che gli permetterà di vivere (ma a cui rinuncerà a favore dei valdesi delle valli), riuscendo poi a gestire un piccolo
commercio di liquori. Si spegnerà nel 1690, all’età di 73 anni; non
prima di aver avuto notizia della
riuscita della spedizione alle valli guidata da Arnaud.
Ermanno Genre
5
9 febbraio 1979
17 febbraio: il diritto di esistere in quanto evangelici. In vista di che? fr
»GUAI A ME SE
NON EVANGELIZZO»
Questa parola dell’apostolo Paolo tradotta nella nostra situazione, ed in particolare nella ricorrenza del 11 febbraio, significa più o meno: guai a
noi se non usiamo la libertà che ci è stata data
per proclamare l’Evangelo di Gesù Cristo a chi
non lo conosce, rinchiudendoci invece nell’ambiente ormai ben protetto — e un po’ diradato — delle
nostre chiese. Saremmo in tal caso simili al servitore della parabola che illudendosi di preservare
ciò che aveva ha sepolto il suo capitale invece di
farlo fruttare. Dedichiamo così la pagina tematica
di questo numero all’evangelizzazione riportando
tre esempi, di chiese che in modi diversi si sono
aperte alla possibilità dell’annuncio verso l’esterno, perché siano di incoraggiamento ad altri —
singoli e chiese — che forse si accontentano di ripetere, senza verificarla, l’affermazione che il nostro è un tempo di uomini insensibili all’Evangefo.
Scegliendo gli esempi in campo battista e metodista, oltre che valdese, abbiamo inteso sottolineare
il fatto che il 11 febbraio 1948 — per quanto sia
una data “valdese” — riguarda tutto l’evangelismo
italiano come prima affermazione del diritto di esistere in Italia in quanto evangelici.
La solitudine dell’uomo di oggi può essere vinta dall'annuncio dell’Evangelo; ma le nostre chiese sono disposte ad essere il terreno
su cui questa vittoria può essere riportata?
Centocelle
n
Giovedì sera, alle 8,30, c’è la
riunione di preghiera con studio
biblico nella chiesa battista di
Centocelle, a Roma. Sono di passaggio e ci vado. Un giovane guida la riunione e, dopo le preghiere mi invita a dare un messaggio. Ho davanti a me circa 25
persone, la metà sono giovani
tra i 14 e i 18 anni che un paio
di anni fa non c’erano. Sono ragazzi di borgata che con il freddo gelido idi questo gennaio hanno preso l’autobus e ora sono in
chiesa fino alle 10, guidano la
riunione, pregano, intervengono
nello studio biblico. Non provengono da famiglie evangeliche o
in contatto con la chiesa, la loro
decisione di fede, il loro battesimo e il loro inserimento nella
comunità sono state decisioni loro (se qualche loro genitore oggi si fa vedere al culto è perché
ce lo porta il figlio). Tranne qualcuno, questi giovani non frequentavano la chiesa prima del giugno 1977, quando a Centocelle ci
fu una settimana di evangelizzazione, che ha avuto come programma anche quello di rendere
la comunità consapevole della
capacità di mobilitarsi, di stabilire contatti con l’esterno, e della
presenza nel suo seno di laici capaci e consacrati.
Per questa settimana di evangelizzazione ■— che ho seguito
personalmente, come nel caso di
diverse altre iniziative evangelistiche assunte da chiese battiste
in Italia — la comunità ha avuto la collaborazione di un gruppo di missionari stranieri (statunitensi), secondo un costume di
« collaborazione missionaria»
ohe sta diffondendosi nel mondo
battista.
Protagonista della iniziativa
era sempre la comunità locale
soprattutto nella prima e nella
terza delle fasi: a) preparazione
della comunità stessa, del materiale, della messa a punto del
programma; b) realizzazione della settimana con la collaborazione del gruppo straniero; c) inserimento dei due impegni e
continuazione dei contatti nuovi.
La giornata, nella seconda fase, si svolgeva così: la mattina
e il pomeriggio, volantinaggio,
banco di vendita di libri al mercato, affissione di manifesti, visite a conoscenti per invitarli
alle riunioni serali; il tardo pomeriggio, un programma di musiche e canti o un film all’esterno
della chiesa; la sera, riunione in
chiesa con preghiere e canti, testimonianze e, a conclusione, un
messaggio con invito al ravvedimento, alla consacrazione e alla
confessione di fede. Dopo le prime due sere il locale di culto era
pieno, il sabato e la domenica era
addirittura gremito (50% estranei soprattutto giovani). Il messaggio era breve, chiaro, biblico,
es.senziale, ma non attualizzato e
sostanzialmente presentava gli elementi dell’annuncio apostolico
e un invito al ravvedimento.
Ho seguito quella settimana
di evangelizzazione con perplessità e nutro riserve su cose viste
e udite; e però quelTesperienza
mi ha indotto a rivisitare le mie
concezioni e mi ha posto problemi, a proposito dell’evangelizzazione, a cui, finora solo in parte
o per nulla ho risposto. Ne voglio parlare ora per quanto in
modo forzatamente sommario,
nella speranza di suscitare la discussione che ritengo necessaria
oggi per l’evangelizzazione.
L’evangelizzazione di cui qui si
parla non ha il senso ampio che
siamo soliti attribuirle, per cui
tutto ciò che facciamo e diciamo
con la convinzione di obbedire
a Dio rientra in qualche maniera
nel concetto di evangelizzazione.
Evangelizzazione ha qui il senso
specifico e limitato, ma non riduttivo, di proclamazione del
Cristo, degli elementi dell’annuncio apostolico: la signoria di
Cristo, la sua morte e la sua resurrezione, l’invito al ravvedimento, e alla confessione della
fede. Così intasa, l’evangelizzazione non è tutto e solo quello
che la chiesa è chiamata a fare
e a dire e perciò non esaurisce
il contenuto della sua missione.
Ma pure mi sembra che non possa esserci « missione » cristiana
che non abbia al suo centro
l’evangelizzazione in senso stretto. La missione ha un contenuto
illimitato, ha il senso dell’azione
e comprende tutte quelle cose
che il Signore ha fatto, che si
leggono nel Vangelo, e che Cristo manda i « suoi » a fare: guarire, insegnare, vestire gli ignudi,
lottare per la giustizia e per la
pace, protestare, liberare gli oppressi ecc. Ma dal momento che
queste cose le fanno anche gli
altri meglio di quanto la chiesa
sappia e voglia farle, c’è da chiedersi se siano queste le cose che
da sole fanno della missione della chiesa una « missione » cristiana o, non debba aggiungersi
l’evangelizzazione in quanto proclamazione esplicita e diretta
delTannuncio all’interno dell’impegno cristiano.
Sono predicatore e perciò non
sento spesso prediche di altri;
ma ho sfogliato, una annata del
culto evangelico ed ho davanti a
me Tultima copia e rilevo, entro questi angusti limiti, che nella nostra predicazione l’annuncio è spesso implicito o presupposto e Che essa ha un carattere
di interpretazione. Ho l’impressione, parafrasando Marx, che i
nostri predicatori siano in realtà
più tesi a interpretare il mondo
che a trasformarlo. Mi domando: una predicazione di evange
lizzazione può essere così? L’annuncio apostolico è incomprensibile all’uomo contemporaneo,
è vero, ma mi domando: c’è nella predicazione una soglia oltre
cui la logica paradossale biblica
non solo non può essere tradotta
in logica aristotelica ma anche
rimane incomprensibile, non esaùribile, reale? Fino a che punto possiamo aspettarci che l’annuncio faccia significato e da dove dobbiamo accontentarci che
faccia soltanto senso? Fino a che
punto i nostri discorsi sono discorsi sulla fede invece di essere discorsi della fede, discorsi su
Dio invece di essere discorsi di
Dio? Se è vero che il nostro sapere ha limiti fondamentali c
non soltanto accidentali, il discorso sulla esperienza di fede
non merita di essere esaminato,
nonostante possa essere pericoloso? La comunicazioné del messaggio è comunicazione di notizie come avviene con il giornale
o non anche esempio nel quale
rascoltatore viene coinvolto e diventa soggetto attivo?
E il messaggero, la comunità
che esprime la sua fede nel culto, sono o non sono insieme al
testo biblico, oggetto di lettura
e di decodificazione da parte
delTascoltatore? Se ciò è vero,
Tattualizzazione del messaggio
in che misura è mediata in termini interpretativi e in che misura in termini di rapporti interpersonali? Con l’aria di ripensamento e di autocritica che tira
oggi nei nostri ambienti ci sembra importante porci delle domande: e ne ho poste. Mi rendo conto che domande come queste hanno già avuto risposte e
tuttavia mi sembra che le risposte non siano state risolutive.
Sono convinto che una rilettura
del nostro passato recente e meno recente, con gli strumenti conoscitivi dell’ impegno cristiano
sociale e politico acquisiti in
questi ultimi anni alla discussione teologica, non possa nuocere.
Anche se si corre il rischio di fare come lo scriba ammaestrato
del Regno dei cieli che traeva
fuori dal suo tesoro cose nuove...
e cose vecchie.
Saverio Guarna
Grottaglie
Il 21 dicembre ’78 dieci giovani hanno pubblicamente confessato la loro fede in Gesù Cristo
e sono entrati ufficialmente a far
parte della chiesa evangelica valdese di Grottaglie. Cinque di essi
sono del luogo e fra loro due
ragazze, le uniche donne del
gruppo; gli altri sono di Masino, un centro della provincia
di Lecce distante un centinaio
di chilometri da cui vengono con
alcuni altri almeno una volta la
settimana e a proprie spese per
amore di udire l’Evangelo.
La chiesa di Grottaglie benché
piuttosto antica non è molto
consistente. Con queste ammissioni i membri comunicanti sono passati da 17 a 27 e come una
gran parte delle nostre chiese
specie di diaspora (dove l’essere evangelici ha significato nel
passato difficoltà e persecuzioni
ma anche espansione), col passare del tempo e con lo smorzarsi
delle polemiche è andata acquistando un carattere introverso.
L’essere evangelici è così considerato più che altro un essere
diversi nel senso di essere migliori, di rappresentare una élite
rispetto al paese dal quale si richiede e si riceve più stima che
adesioni. Una comunità dove praticamente tutto comincia e finisce col culto e qualche attività
tradizionale. Non è detto che
ciò non valga nulla. Dopo tutto
le due ragazze confermate il 21
dicembre sono nate e cresciute
in una famiglia evangelica da
generazioni e tuttavia la comunità trova diffìcile constatare quanto sia insufficiente questo diffuso clichè. L’eccezione è costituita da un fratello dotato di uno
spirito marcatamente evangelistico e di una notevole preparazione biblica, direi teologica.
Avendo modo di venire spesso a
contatto, anche per motivi di lavoro, con giovani di Grottaglie e
di fuori, egli coglie putualmente
queste occasioni per annunziare
loro l’Evangelo e per invitarli a
venire in chiesa.
La matrice di questi giovani
Alessandria - Bassignana
Le chiese metodiste del Piemonte meridionale hanno una
storia di vita evangelica quasi
centenaria e molte famiglie rappresentano la quinta genérazione protestante. Alessandria, Bassignana, S. Marzano: chiese costituite; Asti, Calosso, Canelli,
Valenza: centri di evangelizzazione; nuclei di vita e di testimonianza evangelica sparsi nel
Piemonte. Diversi gli ambienti.
Alessandria: borghese e cittadina; Bassignana: agricola ed in
parte dedita alToreficeria; S.
Marzano: quasi esclusivamente
impegnata nella frutti-viticultura. Comunità dissimili nella loro composizione sociale ma accomunate da un perseverante
attaccamento alla propria fede
evangelica. Comunità tuttavia
che mostrano anche i pregi ed
i difetti dell’avere « una certa
età », e cioè una tradizione. Avendo alcuni di noi avvertito
che attaccamento alla tradizione
(«si è fatto sempre così») può
portare all’immobilismo ed alla
sterilità spirituale, si è cercato
di muovere le acque in diverse
direzioni, ed una di queste è
stata l’evangelizzazione.
L’incoraggiamento è venuto
dall’invito rivolto dalla nostra
Conferenza del 1977 alle chiese
locali di programmare ed attuare nell’anno 1977-!78 almeno una
concreta iniziativa evangelistica.
Durante la Conferenza, a Torre
Penice, abbiamo potuto prendere
contatto coi responsabili di un
gruppo evangelistico, formato
da giovani di ambo i sessi provenienti da vari Stati del continente americano e dell’Europa,
tutti con una buona conoscenza dell’italiano, per programmare una iniziativa di evangelizzazione in Alessandria e paesi circonvicini. L’incontro è stato proficuo ed ai primi di settembre
1977 abbiamo potuto realizzare
un piano di testimonianza evangèlica in Alessandria e Bassignana. Il folto gruppo (50 persone)
pieno di entusiasmo e di zelo
per il Signore, ha innalzato una
grande tenda da circo nel centro della città, in un’area concessa gratuitamente dall’Amministrazione comunale. Si è lavorato intensamente per 26 giorni,
con riunioni tutte le sere a cui
hanno partecipato anche membri delle chiese dei Fratelli e
di quelle Pentecostali, con una
media di presenze di circa 250
persone, oltre al gruppo. Le riunioni erano precedute da una
intensa e programmata attività
con riunioni all’aperto nelle varie piazze della città, raggiungendo tutti i quartieri. Si è cercato di avvicinare più persone
possibile, con contatti validi e
non di semplice volantinaggio. I
giovani, soprattutto, hanno dimostrato interesse all’annunzio
dell’Evangelo portato da loro coetanei con piena certezza di fede.
Sono stati visitati gli ospedali,
tra cui quello neuro-psichiatrico;
in quest’ultimo la direzione ha
permesso di tenere riunioni di
evangelizzazione e di accompagnare alcuni ricoverati alle riunioni sotto la tenda per pregare
per la loro guarigione. Alcune
scuole elementari hanno aperto
le porte delle loro aule per la
visita e testimonianza dei nostri
giovani. Anche alcuni sacerdoti,
accompagnati da gruppi di studenti impegnati nella parrocchia,
hanno partecipato a molte riunioni, fermandosi poi per chiaGiorgio Resini
(continua a pag. 8)
è per tutti ufficialmente quella
cattolica. Per alcuni lo è anche
di fatto, ma c’è tra loro anche
chi avéva da tempo rifiutato
ogni rapporto con la chiesa ufficiale respingendone la struttura
verticistica, le compromissioni
politiche, la logica di potere. C’è
tra loro chi era passato attraverso lo spiritismo (la superstizione qui è molto diffusa e non
manca chi pratica la magìa bianca o nera). C’è tra loro chi si
era impegnato politicamente, a
sinistra si capisce, nel desiderio
di contribuire a mutare qualche
cosa, ma senza trovare pienamente soddisfacente questo impegno
che comunque diventando evangelico non ha rinnegato ma se
mai approfondito. Si tratta in
ogni caso di persone in ricerca
alle quali può essere rivolto l’appello a credere in Gesù Cristo e
la proposta di venire in chiesa.
Alcuni si fermano solo qualche mese. Altri compaiono e
scompaiono, studiano all’università e questo significa lunghi
periodi fuori sede. Altri si radicano nella comunità. Il numero
dei presenti oscilla molto ogni
settimana: si va dalle 15 alle
40 unità. Tutti, fin dalla prima
volta partecipano alla S. Cena
e danno la loro contribuzione
nella colletta, rifiutando, anche
i neo-confermati, l’offerta nella
bustina con nome e cognome.
Per i 10 che hanno fatto l’ammissione, questo ha significato
volersi dare ufficialmente una
identità diversa da quella cattolica che portiamo tutti appiccicata addosso fin dalla nascita.
Ma certo quelli che non hanno
voluto ancora fare questo passo (ce ne sono che avrebbero
potuto tecnicamente parlando)
non sono da considerare meno
convertiti. Essi tuttavia o hanno
deciso di continuare la loro maturazione o, almeno per ora, non
riescono a vedere nella confermazione molto di più che un
adempimento formale. Per tutti
Tessere evangelici significa essere a propria volta disponibili
alla testimonianza e al servizio.
C’è chi fa il monitore, chi cura
trasmissioni presso una radio
locale, chi cerca contatti per organizzare conferenze, chi fa volantinaggio, chi porta amici in
chiesa. Molti hanno partecipato
alla giornata di evangelizzazione a Brindisi lo scorso ottobre,
sono attenti alle problematiche
FGEI, tre matrimoni sono avvenuti in quest’ambito nel corso
delTultimo anno, tutti e tre celebrati civilmente, uno seguito da
benedizione in chiesa in libertà
da condizionamenti ambientali
e familiari qui ancora piuttosto
pesanti.
Non sappiamo quanto durerà
questa situazione, né se conosceremo ancora momenti di espansione, di semina fruttuosa.
Viviamo questa stagione come
una stagione di grazia e di speranza, né possiamo dire di avere inventato una ricetta evangelistica, salvo quella di tentare
di dare delle risposte a chi è in
ricerca e di porre interrogativi.
La risposta che diamo consiste
ovviamente nella meditazione
della parola di Dio. I culti non
seguono nessun quadro liturgico, anzi la liturgia è ridotta al
minimo e tutto lo spazio è lasciato alla meditazione che è
sempre comunitaria, limitandosi il pastore alle note esegetiche
Salvatore Ricciardi
(continua a pag. 8)
6
9 febbraio 1979
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
NEI TRE DISTRETTI SCOLASTICI DEL PINEROLESE
PINEROLO
FF. SS. L’istruzione media
A proposito delle Ferrovie dello Stato ci sono due cose che
non riesco proprio a capire.
Prima di tutto, e vero, come
scrivono i giornali, che le FF.SS.
vogliono essere privatizzate, e
che su questo obiettivo di sganciamento dal carrozzone statale
(l’immagine è intonata all’ambiente), concordano una volta
tanto dirigenti e personale, così
che questo distacco sarebbe imminente?
E’ chiaro che le imprese nazionalizzate a noi, poveri cittadini qualunque, sembrano costare di più e funzionare peggio delle aziende private; ma ho sempre creduto che i servizi essenziali per la popolazione (strade,
poste, telegrafi, telefoni, scuole,
elettricità e così via) fossero gestiti dall’ente pubblico proprio
perché devono funzionare secondo criteri non soltanto economici, per poter garantire a tutti, anche agli isolati, prestazioni che
invece sono redditizie solo là dove gli utenti superino un dato
numero. E allora che senso ha
chiedere la privatizzazione di uno
di questi servizi?
Contemporaneamente leggo che
le medesime Ferrovie hanno proposto la soppressione dei «rami
secchi » e anche qui non ci vedo
chiaro. Sì, è ovvia l’inutilità di
far funzionare a vuoto tronchi
ferroviari, se ne esistono, che
non servano più a nessuno, o solo ad un numero irrisorio di persone perché una zona è ormai
completamente spopolata, o perché il movimento si svolge in
un’altra direzione (ad esempio
dove gli utenti fossero tutti operai di una fabbrica che viene demolita e ricostruita altrove). Ma
quando trovo fra i rami secchi
la ferrovia di Torre Pellice, mi
pare che il numero di persone
che da questa zona vanno a lavorare verso Torino o che sono
iscritte alle varie scuole medie
di Pinerolo sia abbastanza elevato, anche senza considerare il
turismo estivo, da rendere utilissimo un servizio ferroviario.
Se i viaggiatori sono pochi, questo non dipende dalla mancanza
di gente a cui farebbe molto più
comodo viaggiare in treno spendendo meno, evitando i rischi
della nebbia e del gelo sulle strade e risparmiando l’inquinante
petrolio che ci costa così caro;
deriva semplicemente dal fatto
che oggi come oggi richiede un
certo eroismo usare un mezzo di
trasporto che a percorrere 55
km. mette talvolta quasi due
ore (Torino 4,17 ■ Torre Pellice
6,01) sull’orario ferroviario, e
spesso di più in realtà, dati i ritardi cronici, così pacificamente
accettati dal personale che ieri a
Pinerolo un ferroviere, a cui
chiedevo se era già arrivato il
treno da Torino, mi ha risposto
quasi indignato «Ma questo ha
sempre almeno dieci minuti di
ritardo! ».
I giapponesi abitano su isole
vulcaniche e montuose, non molto più ricche della nostra Italia,
e non buttano i soldi dalla finestra, se, dopo aver perso disastrosamente l’ultima guerra, oggi hanno una delle monete più
pregiate del mondo. Se, con tutte
le difficoltà di tracciato che si
ritrovano, hanno deciso di potenziare al massimo le ferrovie, su
cui si svolge quasi tutto il loro
traffico pendolare, forse qualche ragione l'avranno avuta. Non
potremmo imitarli?
Ho l’impressione che con binari raddoppiati ed elettrotreni veloci e frequenti la linea TorinoTorre Pellice, come tante altre
simili, sarebbe tutt’altro che un
ramo secco, e i numerosi pendolari avrebbero ogni mese parecchie ore in più da trascorrere
in casa loro, anziché ammucchiati in autobus puzzolenti e bui, o
a rischiar la pelle sulla loro utilitaria.
Marcella Gay
Hanno collaborato a questo
numero: Franco Becchino Renato CoTsson - Franco Davite - Angelo Ferraro - Dino
Gardiol - Luigi Marchetti - Michel Rennes - Paolo Ribet Giorgio Tourn.
superiore e professionale
Nei tre distretti che interessano le Valli (Pinerolo, Val Pellice, Valli Chisone e Germanasca)
le scuole e istituzioni che curano l’istruzione dopo la Media
dell’obbligo sono abbastanza irregolarmente distribuite e sono
articolate in modo tale che diffìcilmente si conciliano con un
piano generale degli sbocchi professionali.
Il distretto meglio fornito è
senz’altro quello di Pinerolo, che
dispone nel suo centro di varie
scuole medie superiori (Liceo
classico. Liceo scientifico. Istituto Magistrale, Istituto tecnico
per ragionieri e geometri. Istituto tecnico industriale). Oltre
a quelle statali ci sono anche im
Liceo scientifico, una scuola corrispondente all’Istituto magistrale e un Liceo linguistico non
statali. Abbiamo, poi, una scuola magistrale, vari istituti professionali (Istituto professionale
per l’industria e l’artigianato.
Istituto professionale per l’Agricoltura, Istituto alberghiero); il
corso per infermieri dell’Ospedale « Agnelli »: corsi liberi di istruzione professionale per il taglio
e la confezione, per modelli di
sartoria, per la contabilità, dattilografia, stenografia, macchine
calcolatrici, paghe e contributi
ecc., un corso per disegnatori
meccanici.
Il distretto della Val Pellice,
oltre al Liceo valdese, dispone
solo di un Biennio imico sperimentale, sezione staccata del
l’Istituto tecnico di Pinerolo e
di due Istituti professionali (uno
per l’industria e l’artigianato, e
uno per il commercio ).
Il distretto di Perosa dispone
del primo biennio dell’Istituto
tecnico industriale (sezione staccata di quello di Pinerolo), di
corsi per corrispondente commerciale, dattilografia, stenografia, macchine calcolatrici, paghe
e contributi, nonché di un corso
per operatrice aziendale.
La maggior parte dei corsi di
tipo professionale sono gestiti
da privati, in parte convenzionati con enti pubblici; la maggior
parte degli istituti medi superiori sono, invece, statali.
Nei prossimi anni ci sarà, come è noto, un grosso terremoto
a livello di questa fascia della
istruzione.
La Scuola media superiore sa-,
rà unitaria, articolata in vari indirizzi, che dovrebbero in linea
di massima essere tutti presenti
in ogni distretto. È probabilmente impensabile che questo avvenga nei distretti di Perosa e della
Val Pellice, ma sarebbe importante che i Consigli scolastici
distrettuali promuovessero fin
da ora un dibattito tra la popolazione per le scelte degli indirizzi che si riterranno indispensabili tenendo presenti i relativi
problemi di edilizia scolastica.
Uno dei problemi più grossi sarà quello delle scuole private. In
particolare il Liceo valdese di
Torre Pellice dovrà riesaminare
la sua posizione: cogliere l’occasione per passare allo stato?
Scegliere un indirizzo particolare e quello solo? Lanciarsi in
un’articolazione molto costosa in
vari indirizzi?
Anche l’istruzione professionale passerà alla competenza delle
regioni e saranno soppressi gli
enti che fino a questo punto la
gestivano per conto dello stato.
Ovviamente gli enti privati (aziende, istituzioni religiose ecc.)
che vorranno continuare a gestire scuole e corsi di tipo professionale potranno farlo e avranno
la possibilità di stipulare convenzioni con le regioni, per il riconoscimento dei titoli rilasciati, per il rinvio del servizio militare e le facilitazioni previste
per le tariffe dei trasporti ecc.
che gli studenti potranno ottenere.
Anche in questo settore l’apertura del dibattito non è procrastinabile, perché si dovrà vedere di legare l’istruzione professionale al territorio e alle sue
possibilità di sviluppo. È inutile lare scuole (anche medie superiori) solo in vista dell’emigrazione o anche solo di sbocchi da
bassa valle come in fondo capita oggi. Non c’è una scuola che
formi il montanaro. Se perdiamo
il treno i prossimi anni è probabile che il montanaro non lo
si formi mai più e che alle Valli
domani non si ponga più il problema della scuola ma della bonifica del deserto. c. tron
Dibattito
sul
Concordato
In occasione del 50° anniversario dei Patti Lateranensi il
Collettivo Ecumenico di Ricerca Biblica (formato da cattolici e valdesi) propone un pubblico dibattito sabato 10 febbraio alle ore 20.45 nell’Auditorium Comunale di Corso Piave
(presso le scuole di Via Serafino - Pinerolo).
1929 CONCORDATO 1979
Interventi
Prof. Piero Aimone Braida: «Presupposti ecclesiologici e motivazioni per il Concordato »;
Avv. Marco Gay: « I Valdesi di
fronte al Concordato »;
Dr. Amos Pignatelli: « Stato laico e Concordato »;
Dr. Giuseppe Reburdo: « Revisione del Concordato. Passi
avanti e passi indietro ».
Moderatore: Dr. Elvio Passone.
Lo scopo del dibattito non è
quello di confrontare delle tesi o
degli slogans, ma di mettere in
dialogo le motivazioni che stanno a monte delle varie posizioni.
Tutti sono invitati a prendere
la parola nell’assemblea.
Aderiscono aH’iniziativa: Collettivo Ecumenico di ricerca biblica, Centro ecumenico di Agape, Comunità Valdese di Pinerolo, Comunità di San Lazzaro,
Comunità di Corso Torino, Commissioni Cultura e Servizi del
Coordinamento dei quartieri.
Comunità Oratorio S. Domenico,
Comunità Portici Nuovi.
TORRE E LUSERNA
Guardia medica
uatturaa e festiva
Orario Ambulatorio 1979
Si precisa che a norma della
nuova convenzione, dal 1° gennaio 1979, soltanto i Mutuati
INAM hanno diritto al servizio
di Guardia Notturna e Festiva
gratuito.
Per gli Iscritti a tutte le altre
Mutue si aspettano decisioni in
merito. Si ricorda che detto servizio è solo per casi urgenti e
gravi.
Richiesta visite domiciliari
diurne: da richiedere al proprio
Sanitario di scelta entro le ore
10 del mattino. Potranno cosi essere eseguite in giornata le visite normali. Questo non vale per
le urgenze.
Nuovo orario di ambulatorio
Dal T febbraio 1979 gli ambulatori saranno aperti nei giorni
di lunedi, martedì, mercoledì,
giovedì e venerdì e non più al
sabato.
I Medici di Luserna S. G.
e Torre Pellice
_________COMUNITÀ’ MONTANA CHISONE E GERMANASCA
Perosa: cresce la cooperativa
raccolta del latte
Buona partecipazione all’ ultimo consiglio della Comunità
Montana svoltosi venerdì 26 gennaio u.s
Tema centrale: l’apertura di
un centro di vendita a Perosa da
parte dei soci della cooperativa
raccolta latte. Relatore il Dr. G.
Bounous. La cooperativa del latte ohe all’inizio prevedeva di ritirare un quantitativo di 10 q.li
giornalieri, ha nel mese di gennaio raggiunto la media di 13,8
quintali. Oltre ad una maggiore
resa economica al produttore
(L. 264 al litro a partire dal 1°
gennaio) i soci contano di raggiungere un nuovo obiettivo,
quello di riportare in zona parte
del prodotto trasformato in formaggi, (una decina di tipi di maggior richiesta) e con le vendite
avere ulteriori introiti.
Oltre ai formaggi il centro
punterebbe in seguito alla com
mercializzazione di altri prodotti
locali, quali miele, noci, castagne, patate, piccoli frutti e facendo da « collettore » in collaborazione con altre cooperative di
trasformazione, raggiungere mercati più ampi di quelli valligiani. Vedendo i risultati positivi
conseguiti ed il continuo incremento del numero dei soci della
cooperativa, il Consiglio ha appoggiato l’iniziativa stanziando
cinque milioni per le trasformazioni dei locali e le attrezzature
e tre milioni per le spese di avviamento.
È poi stato approvato lo statuto del consorzio per la gestione
della piscina di Valle, formato
fra la Provincia di Torino, che
sarà proprietaria degli immobili
e la Comunità Montana.
Approvata pure l’indennità
compensativa della C.E.E. per
gli allevatori secondo la L.R. del
VAL PELLICE
Un teatro discusso
Di fronte a duecentocinquanta
persone, assiepate nell’aula magna della scuola di piazza Costa
a Cinisello Balsamo (Mi), il
gruppo teatro Angrogna ha presentato: “Pralafera 1920". Il dibattito che ne è seguito, introdotto da Giorgio Bouchard (il
dibattito fa parte dello spettacolo) per il centro culturale “J.
Lombardini”, ha messo in luce
la carica di attualità della rappresentazione. La vicenda ( occupazione degli stabilimenti Mazzonis) è la ricostruzione — fatta
dal gruppo attraverso documenti dell’epoca — di un fondamentale capitolo nella storia del movimento operaio italiano. Alcuni
interventi hanno tentato di stabilire un parallelismo tra quella
situazione e la nostra; altri hanno sottolineato il ruolo della
donna nelle lotte operaie, ruolo
che emerge con chiarezza in tutta la rappresentazione. L’aspetto dialettale della rappresenzione è stato (contro ogni pessimistica previsione) apprezzato e,
in sostanza, nello svolgersi dell’azione scenica è risultato quasi totalmente comprensibile. La
presentazione di “Pralafera 1920”
si è così inserita nel quadro dell’intervento culturale che il centro "Lombardini” sta operando
in Cinisello: i prossimi appuntamenti del "Lombardini”, per il
mese di febbraio, riguardano il
tema dell’austerità e successivamente la crisi occupazionale italiana.
Fa stupire che il gruppo teatro Angrogna debba essere invitato a Cinisello o a Milano (il 3
e 4 marzo prossimi il gruppo reciterà nella palazzina di Dario
Fo) quando non è ancora conosciuto in Valle. Ci risulta che
“Pralafera 1920" (frutto di una
indagine d’archivio durata due
anni) sia stato presentato solo
ad Angrogna e in nessun’altra
località della Val Pellice. Eppure riguarda un episodio di storia valligiana, Anche questo è un
ulteriore segno del locale ristagno del dibattito politico. E non
pensiamo tanto al dibattito politico tra gli addetti ai lavori
(sappiamo tutti che c’è ed è vivacissimo) ma il dibattito “in
presa diretta” con la gente attraverso una proposta teatrale
che “divertendo insegna”. Ma
queste cose sembrano non far
parte del nostro orizzonte culturale; forse si preferisce il teatro
sentimentale e strappalacrime?
g- P
22.2.1977, n. 15, art. 29, alle 350
aziende agricole singole od associate che hanno inoltrato regolare domanda. Per il 1978 l’importo
globale deH’indennità sarà di otto milioni.
Approvato ancora il contributo
di un milione per attività teatrali decentrate in valle dal Teatro
Stabile di Torino.
Approvati ancora contributi
differenziati per la costituzione
di un deposito di attrezzature e
per il finanziamento di corsi a diversi sci-club ed al C.A.I. Val Germanasca, che svolgono attività
promozionali per i ragazzi delle
scuole dell’obbligo. Criterio prioritario è stato quello di incentivare le iniziative a forte presenza volontaristica, le più idonee
per proporre una diffusione popolare di queste pratiche sportive.
Sono poi stati rinnovati gli incarichi per il 1979 al dr. G. Bounous come responsabile del servizio di incentivazione agricola,
al dr. R. Perrot, veterinario, ed
al dr. R. Pia, ginecologo del consultorio .
11 Consiglio ha inoltre accettato le dimissioni dell’Assessore alla Sanità Calzi, costretto a lasciare l’incarico per seri motivi di
salute, rivolgendogli un caldo augurio per il suo ristabilimento,
ed ha infine provveduto alla copertura dei due posti vacanti nella Giunta nominando G. Blanc
per il P.C.I. e R. Clot per gli Indipendenti.
Al di fuori dell’o.d.g. il Sindaco
di Fenestrelle ha riproposto lo
scottante problema del futuro
deH’ospedale di Pra Catinai.
Sull’argomento sono intervenuti, il Presidente della Comunità
Montana che ha aggiornato il
Consiglio circa i prossimi incontri con l’assesisore regionale Enrietti ed altri che hanno riproposto sia il problema del personale, sia quello dello spreco che
una struttura come quella, ormai da tempo sottoutilizzata,
porta alla comunità intera a detrimento di altri possibili interventi.
A. L.
7
9 febbraio 1979
CRONACA DELLE VALLI
r
ALLA SALA LOMBARDINI DI PEROSA
ANGROGNA
Dalla comunità agricola
alla dispersione
nella società industriale
Mercoledì 31 gennaio, nel tempio del Capoluogo, si sono svolti i funerali di Chauvie Giovanni Davide, mancato all’età di 86
anni. Alla vedova, alla numerosa famiglia e a tutti i parenti la
comunità esprime la propria solidarietà nella luce della risurrezione.
La società contadina presentata nel libro di Teofìlo Pons « Vita montanara e folklore alle valli valdesi », è ormai scomparsa,
non esiste più, questa è stata una
delle affermazioni sostenute da
Giorgio Tourn durante la conferenza tenuta sabato 3 febbraio
nella sala Lombardini di Porosa: « Dalla comunità agricola
alla dispersione nella società industriale ».
Perché la Claudiana ha pubblicato oggi questo libro, scritto
già da tempo?
Probabilmente ise fosse stato
¡.pubblicato 20 anni fa, non avreb08 riscosso alcun successo in
quanto avrebbe presentato un
tipo di vita vissuto da tutti.
Non si sentiva allora la necessità di scrivere e soprattutto
spiegare gli usi, i costumi, il lavoro, le feste.
Oggi questa realtà è lontana
da noi, la gente non la vive e
non la vivrà più; la causa è dovuta soprattutto al passaggio
dalla società contadina a quella
industriale.
Si è sviluppata oggi la tendenza a riscoprire e ricercare le cose del passato: antichità, usanze,
costumi, feste, solo per citare alcuni esempi. La pubblicazione di
questo libro può essere vista come una risposta a questa esigenza, che è (fine a se stessa e non
porta ad alcuna riflessione sul
significato reale e sul valore di
un mondo che è scomparso.
Ma questo libro può anche essere letto da un altro punto di
vista: è una testimonianza, un
messaggio per l’uomo di oggi.
La lettura può essere motivo di
sofferenza, perché le cose ohe
qui sono dette non ritorneranno
più; ma essa può essere un momento di riflesisione che ci invita
a fondare la nostra vita in modo
serio, a ricostruirla nella sua autenticità, come l’hanno vissuta
i protagonisti del libro. Noi viviamo la nostra vita con tutti i
problemi, le angosce, le sofferenze, le difficoltà di scelta della
nostra società, quindi il libro di
Pons è valido solo ise è letto assieme ad altri testi che ci fanno
riflettere su cosa dobbiamo fare,
realizzare, proporre al mondo di
oggi.
Giorgio Tourn ha perciò messo
accanto a « Vita montanara e
folklore alle valli valdesi » un altro testo della Claudiana « La rivoluzione come modello di sviluppo » di Van Leeuwen.
Alla conferenza, alla quale ha
partecipato un folto pubblico, è
seguito un dibattito.
Non riportiamo qui i vari interventi, perché ci dovremmo dilungare troppo.
Sarebbe invece interessante
che chi ha letto il libro esprimessse la propria opinione tramite le righe di questo giornale.
Silvana Marchetti
Vanda Tron
RETTIFICA
• La conferenza pubblica che presenterà il libro Maestri di nessuno, con
la partecipazione del past. S. Ribet
e dell’autore don Franco Barbero, si
terrà il 10 febbraio e non l'11 come
pubblicato sull’ultimo numero dell'EcoLuce.
L’Assemblea di Chiesa si è
riunita per ascoltare la relazione del Cassiere Giulio Griglio
che ha esposto molto esaurientemente il bilancio 1978, i criteri
con cui è stato formato ed ha
dato una valutazione di come
abbiamo realizzato questo aspetto della vita della nostra chiesa.
TORRE PELLICE
• Esprimiamo la nostra fraterna simpatia alla famiglia del
prof. Renato Longo, deceduto
all’ospedale di Torre Penice.
• Domenica 11 assemblea di
chiesa per l’esame della Relazione finanziaria 1978. Il culto inizia alle ore 10.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Presso l’Asilo valdese ha avuto luogo, domenica pomeriggio
il funerale del fratello Pietro
Rivoira, di anni 59.
Reduce dal campo di sterminio nazista di Mauthausen, con
la salute irrimediabilmente compromessa, era stato per lungo
tempo internato in case di cura
fino a sei anni or sono quando
l’Asilo lo accolse fra i suoi ospiti.
Ai familiari diciamo tutta la
nostra fraterna simpatia nel dolore.
1° Distretto
Incontro pastorale
Il prossimo incontro pastorale del 1° Distretto
avrà luogo
LUNEDI’ 12 FEBBRAIO
ore 9.15 (Biblioteca Valdese Torre Pellice):
(— Riflessione esegetico-teologica su Genesi 12:
1-9 (Paolo Ribet);
Fede e scienza (introduce Pier Luigi Jalla).
ore 12: Pranzo a Villa Olanda.
ore 13.30: Situazione giovanile (introduce Ermanno Genre).
.— Questioni organizzative.
Personalia
Rallegramenti a Claudia Peyrot Dal
Toso, figlia del nostro collaboratore
Roberto Peyrot, che sì è brillantemente laureata in Medicina presso
rUniversità di Torino, dove ha compiuto gli studi.
SACERDOTE
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 10 al 16 febbraio
Doti. AVANZI LUIGI
Telefono 90614
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 11 febbraio
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti )
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 13 febbraio
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 11 febbraio
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto)
Vìa Roma, 7 - Tel. 90.031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91.273
Croce verde dì Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel, 90.884 - 90.205
Caro Direttore,
sono dolente d'aver destato la preoccupazione del Consiglio del 3° Circuito (v. "Eco-Luce" del 19 gennaio scorso) con un uso Improprio del termine
"sacerdote" nell'introduzione alla mia
traduzione dell'evangelo di Marco nella
parlata della Val Germanasca. Situata
nel suo contesto, la parola non mi
era infatti sembrata prestarsi a fraintendimenti. E devo dire che prima di
essere pubblicato dal "Soulestrelh" Il
dattiloscritto è stato letto da diversi
esponenti, che ritengo autorevoli, del
mondo valdese, senza che questi vi
ravvisassero ambiguità o sentissero puzzo di eresia.
Ad ogni buon conto, con riferimento ai non cattolici, io ho usato "sacerdote” nel significato generico (ed
è stata a quanto pare una ingenuità
da parte mia) di ministro del culto,
avendo il pensiero agli incontri avvenuti in passato tra occitani, in occasione dei quali si sono avute funzioni
religiose in patouà presiedute da vaidesi, pastori o non pastori che fossero: per questo parlo di « strumento
di lavoro » e per questo non ho scritto « membri delle due confessioni ».
Con questo mi sembra che cada il
supposto collegamento logico tra quelI'« essere meno clericali » (quello clericale non è comunque un vestito delia mia taglia!) e l'auspicio che segue,
tanto più che la suddetta utilizzazione delia mia traduzione è presentata
come semplice possibilità (« Il che
non esclude che possa costituire »,
ecc,), non come destinazione programmatica: l'obiettivo della traduzione infatti, quale che sia l’impiego che essa
avrà, è stato un altro, è stato di ordine linguistico (« saggiare le effettive
possibilità espressive della parlata »,
ecc.), come è detto chiaramente nei
capoversi successivi.
La ringrazio per lo spazio che mi
ha concesso e ringrazio gli autori della lettera, che mi hanno offerto l'occasione per questo intervento spero
chiarificatore, se non riparatore.
Arturo Genre, Torino
CONFERENZA
SULL’ENERGIA
Egregio Direttore,
a proposito della conferenza tenuta
a Pinerolo da Adelaide Aglietto sull'energia nucleare ritengo necessario
aggiungere a quanto è stato scritto,
alcune osservazioni e cioè:
1) Poco prima della conferenza
la sala era stata scassinata e il microfono rubato. Lo ha detto la stessa
Agl ietta.
2) La prima persona che ha interloquito ha ovviamente cercato con
tutti i mezzi di annegare l'informazione (come chi aveva rubato il microfono) con una serie di osservazioni provocatorie e devianti compreso l’invito rivolto all'oratrice a portarsi in
mezzo alla sala per meglio » comiziare ».
3) Conseguenza il battibecco politico anziché l'informazione.
4) A questo andazzo si è opposta
— salvo II vero — una sola voce, ovviamente inascoltata, come quella delTAgl ietta.
Eppure c'erano almeno alcune persone che avevano qualità per farsi sentire e dire di essere intervenute alla
riunione per sapere e dialogare e non
per rissare. 0 no?
Attilio Sibille, Torre Pellice
POMARETTO
• Il tema dell’impegno per la
pace è stato al centro dell’incontro delle Unioni femminili di Angrogna e Rorà. L’argomento,
presentato da Marie-France Coisson, ha riscosso interesse sensibilizzando le donne presenti sul
problema di un impegno per il
disarmo. In margine all’incontro
ci sono stati scambi d’informazione e conoscenza reciproca.
• Raccomandiamo l’acquisto,
entro il 10 febbraio (quando si
riunisce il Concistoro) del biglietto del pranzo del X’VII reperibile presso gli anziani.
• Auguri di buon lavoro a Ernesto Malan e a Remo Gaydou
insediati, nel culto di Domenica
4, nella carica di anziani della
comunità valdese.
• Durante il culto di domenica
prossima, 4 febbraio (in Cappella), verranno insediati i due
nuovi ' anziani del Concistoro
eletti dall’ultima assemblea: Remo Gaydou, Ernesto Malan.
SAN SECONDO
Nella seconda quindicina di
gennaio la Commissione Distrettuale ha compiuto la « visita di
chiesa » alla nostra Comunità.
Non si è trattato di un esame
ma di un incontro fraterno. Partecipando alle varie attività i
membri della Commissione Distrettuale hanno preso contatto
con le varie realtà della Comunità permettendoci di allargare
il nostro sguardo alla realtà della comunione delle varie chiese
che compongono il nostro distretto. Questa visita si è conclusa domenica 28 con il culto
a Pornaretto presieduto dal past.
Marco Ayassot che ringraziamo
molto per il suo messaggio.
Il teatro valdese di Pomaretto è finalmente riscaldato. La
commissione Stabili ha provveduto a fare installare un impianto di riscaldamento funzionante
ad « Aria calda ».
Uh altro impegno portato a
termine nella sistemazione dei
nostri locali secondo l’impegno
preso a tale riguardo.
La filodrammatica locale ha
provveduto con propria spesa
alla sistemazione di tende atte
a riparare le porte della sala,
con una spesa di L. 136.000.
La spesa sostenuta per l’impianto di riscaldamento, come
già annunciato sulla circolare è
di L. 2.000.000.
« A buon intenditor... ».
Come annunciato, si è aperta
la sera del 3 febbraio, nella sala
Lombardini di Porosa Argentina, la mostra del libro « Clau
diana », interessante esposizione
di libri degli archivi della Claudiana e di libri dati in prestito
da privati.
Più ampio resoconto verrà dato a chiusura della mostra stessa.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
RODORETTO
• Ricordiamo che venerdì, 9
febbraio, alle ore 20,30, avrà luogo il terzo incontro di studio biblico tra valdesi e cattolici.
• Per ragioni di organizzazione, chi vuole partecipare al pranzo del 17 febbraio è pregato di
prenotarsi entro domenica 11
presso il pastore o presso la signora Alba Pascal. Il prezzo del
pranzo è previsto intorno alle
4.000 lire.
• Diamo di seguito l’elenco delle riunioni di quartiere per il
mese di febbraio. Giovedìi 15,
ore 14.30, Gros Paset; ore 19.30,
Roberso ; ore 19.30, alla Baissa si
terrà la riunione sia per la Baissa che per il Porengo. Sarà ospite per la serata il pastore francese G. Cadier che proietterà
delle diapositive sulla Palestina.
Lunedì 19, ore 19.30, Bessé;
mercoledì, 21, ore 14.30, Pomeifré ; ore 17, Crosetto ; giovedì. 22,
ore 19, Fontane; venerdì 23, ore
20.30, Ferrerò; martedì 27, ore
14.30, Grangette.
Il tema delle riunioni sarà la
storia del movimento metodista.
Doni ClOY
• Con la partecipazione della
Sorella Niny Boer, responsabile
PPV e con la consulenza teologica del pastore Davite, l’Unione
Femminile ha approfondito la riflessione già iniziata lo scorso
mese, sul significato e la celebrazione della Cena del Signore.
Numerose Sorelle hanno manifestato il loro pensiero che ha
dimostrato di convergere su posizioni riformate.
• Siamo lieti di annunziare
che il pastore Ermanno Rostan
’è Signóra' tf3sc0fre’rafiìio ^il 17
febbraio fra di noi e parteciperanno al pranzo.
• Esprimiamo la nostra fraterna solidarietà a Lilly Fornerone n. Monnet (Brusiti) che, a
pochi giorni di distanza dalla
morte del padre, ha avuto il dolore di perdere anche la mamma.
Per Ospedale di Torre Pellice
L. 10.000: Coucourde Giulio.
L. 44.000: Colleghi e bideile scuola De
Amicis di Beinasco, in mem. di Agami Fiorentino.
Per Istituti Ospitalieri Valdesi
L. 5.000: Antonini L. (Milano).
L. 10.000: N. N
Per Ospedale di Pornaretto
L 3.000: Martini Giovanni (Depot).
L. 7.000: Riceli Aldo (Pornaretto).
L. 10.000: Coucourde Giulio; Egidio e
Aldina Bosia 8 ottobre 1938 ricordando i nostri 40 anni di matrimonio (S. Germano Chisone). . .
L. 15.000: Valentino, Riccardo e Eleonora, in mem. della mamma (Pinerolo) .
L. 20.000: La Sez. AVIS di Prali, fiori
in mem. di Rostan Francesco rnedaglia d'argento AVIS; Brunetto Alma
(Porosa Arg.); Balma Susanna (San
Germ. Chisone); Bertallot Nello
(Perosa Argentina): De Falco Giuseppe (Torino); Ribet Ricca Olga
(Pramollo).
L. 25.000: ■ Barrai Eligio (Roreto Ohisone).
L. 30.000: Beccar! Olinda (Rinasca).
L. 50.000: Gli amici e la maestra della V elementare, un fiore alla memoria di Long Marco (S. Germano
Chisone); Valentino Barale; De Maria
Lucrezia (Pinerolo); Meytre Vittorio
e Giaohero Germana (Perosa Arg.);
Fossat Michele (Porte).
L. 500.000: N. N.
lice); Eynard Marco e Maria in
mem. dei genitori (Torre Pellice); La
moglie e M figlio in mem. di'Geymonat Alberto Paolo (Torre Pedice);
Toscano Avondet Elena in mem. dei
genitori (Torre Pellice); Voglia Violetta in mem. del marito (Luserna
S. Giovanni).
L. 20.000: Il marito e il figlio in mem.
della cara Bein Alda in Bouvier; Costabello Tina in mem. del marito
Dino (Novara).
L. 25.000: I cugini di Torre Pellice in
mem, di Rostan Dino.
L. 30.000: Fanny e Albina Avondet ricordando il caro fratello Cesare Avondet (Prarostino).
AVVISI ECONOMICI
EVANGELICO tedesco, molto attivo e
dinamico, conoscenza quattro lingue
estere, ex funzionario statale della
magistratura, moralità ineccepibile,
solo, offresi per qualsiasi impiego di
fiducia e responsabilità e di servizio sociale. Scrivere a Heinrich
Ehrhardt - Adam Klein Str. 38 85 Norimberga (Germania Federale).
(Mese di Dicembre 1978)
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
L. 2.000: Genre Emanuele e Margherita (Pornaretto).
L. 5.000: Quartiere Rivoira di S. Secondo doni in natura; in mem. dei
nonni, Salce Gabriella.
L. 10.030; La sorella Elena ricordando
la cara Emilia Bertalot; la moglie in
mem. di Talmon Enrico; Florelisa
Long Vinion in mem. di Long Alice;
GardioI Emanuele e Meri in mem.
dei loro cari (Prarostino): Platzer
Elide in mem. dello zio Augusto
(Milano).
L. 15.000: Genre Poét Elvira.
L. 20.000: La famiglia in mem. di Long
Alice: Costabello Tina in mem. del
marito Dino (Novara),
L. 25.000: Platzer Elide in mem. di
Ib Guldbrandsen (Milano).
L. 80.003: Offerta della Chiesa di An
RINGRAZIAIMENTO
« Quand’anche camminassi nella
valle dell’ombra della morte, io
non temerei male alcuno, perché
tu sei con me ».
(Salmo 23 : 4)
I familiari della compianta
Leontina Paschetto ved. Cogno
neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano sentitamente tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore. Un grazie particolare alla signora Regina Rihet, al Pastore Marco
Ayassot e signora, ai vicini di casa ed
agli amici.
Miradolo, 23 gennaio 1979
RINGRAZIAMENTO
(( Perché lo, l'Eterno, il tuo Dio
sono quegli che ti prende per la
mano destra e ti dice: **Non temere” ». (Isaia 41 ; 13)
Il Signore ha richiamato a Sé
Cesare Beniamino Vinay
gregna.
L. 150.000: N. N. in mem. dell’insegnante Evelina Gay.
PER ASILO DEI VECCHI DI
SAN GERMANO CHISONE
L. 10.000: La moglie in mem, di Talmon Enrico; Florelisa Long Vinion
in mem. di Long Alice.
L. 20.000: Tina Costabello in mem, del
marito Dino (Novara); La famiglia in
mem. di Long Alice; GardioI Jolanda
e Carlo in mem. dei loro cari.
L. 30.000: Scuola Domenicale degli
Appiotti (Torre Pellice).
L. 80.800: Scuola Domenicale dei Coppieri (Torre Pellice).
L. 125.000: N. N. in memoria dell'insegnante Evelina Gay.
PER OSPEDALE DI TORRE PELLICE
L. 10.000: Malanot Ernestina e figli in
mem. di Giulio Bellion (Torre Pelli
di anni 83
Ne danno il mesto annuncio,' la nipote, i pronipoti Vinay e Rostan, i
cognati IVIassel colle rispettive famiglie,
la figlioccia Carmen Vinay ed i suoi
cari e tutti i parenti. Un particolare
ringraziamento alla famiglia Ribet
(Locanda dei Cacciatori) a Daniele
Vinay, Amedeo Massel e al Pastore
Rutigliano.
Pomaretto-Chiotti, il 29 gennaio 1979
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Giovanni Davide Chauvie
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con la
presenza, scritti e fiori, si sono uniti
nella triste circostanza della dipartita
del loro caro. Un grazie particolare
ai Dottori De Bettini e Avanzi, ai Pastori Platone e Adamo, alla Signora
Villa ed alla famiglia Pellenco e
Gamba.
Angrogna, 2 febbraio 1979
8
8
9 febbraio 1979
NATO IL TERZO BAMBINO CONCEPITO ”IN VITRO”
I figli della provetta
Non si può essere a priori contro questa indagine ma ci si può chiedere se nel campo della genetica essa sia davvero la più utile
La nascita di Louise Brown,
avvenuta in Inghilterra al Oldham General Hospital, il 25 luglio scorso, rappresenta la fine
di un «piccolo problema di fertilità », ' come dichiaravano ai
giornalisti i dottori Patrick
Steptoe e Robert Edwards. Il
parto veniva filmato ed il dottor
Steptoe era in grado di provare che il concepimento era avvenuto fuori del corpo materno,
mostrando l’assenza delle trombe di Falloppio. Lesley Brown aveva infatti subito nel 1970 una
operazione per liberare le tube
intasate, ma senza successo. Nel
1976, durante un’operazione esplorativa, Steptoe rimosse i
resti delle tube che impedivano
l’accesso degli ovuli.
Infine il 10 novembre 1978 il
dottore estrasse un ovulo dalle
ovaie di Lesley e lo fecondò in
laboratorio con lo sperma di
suo marito. Tre giorni dopo l’ovulo le veniva innestato nell’utero. Il parto era poi effettuato
mediante taglio cesareo.
Domenica 14 gennaio scorso nasceva, senza bisogno di
taglio cesareo, il primo maschio
concepito « in vitro »: Alistair
Montgomery di Glasgow. Nell’ottobre scorso la provetta dava alla luce, in India, Durgwa Agarwal concepita con un metodo
analogo a quello seguito per i
bimbi inglesi.
Il mondo intero ha accolto
queste notizie con le reazioni
più diverse. Il trionfo della scienza non può tuttavia bastare alla
soluzione degli innumerevoli
problemi etici che tale scoperta ha suscitato.
In un momento in cui fervono
accesissimi dibattiti sulla questione dell’aborto, parlare di concepimento in provetta significa
suscitare un vespaio. Molto spesso, infatti, l’utero rigetta im
ovulo fecondato fuori del corpo
umano. I tentativi dei due scienziati inglesi durano- ormai dal
1969. Nei loro innumerevoli esperimenti dunque, intere colonie di « promesse di vita » sono
andate distrutte. I teologi cattolici sostengono, fino al delirio,
che la fecondazione artificiale è
troppo lontana da quella naturale per non essere condannata.
Inoltre, per chi ritiene che la vita inizi al concepimento, chiunque si arroghi il diritto di
« creare » un essere umano sfida
Dio in modo intollerabile. I protestanti, invece, sono spaventati
da una possibile manipolazione
genetica. Se questi successi della sperimentazione scientifica
finissero tra le mani di fanatici
della razza, potrebbero essere
orientati, senza controllo, verso
la generazione di tanti piccoli
mostri. Quanti miliardari pazzi
non esiterebbero a pagare qualsiasi somma pur di avere un figlio dalle caratteristiche genetiche identiche alle proprie! Ma
altri sono gli interrogativi più
pressanti. I bambini concepiti
« in vitro » sono stati definiti
normali; ma chi ci assicura che,
in un secondo tempo, la loro
psiche non ne sarà traumatizzata?
I dottori Steptoe ed Edwards
contano di aprire al più presto
una clinica ove verranno assistite le moltissime donne che non
sono in grado di aver figli con
il più semplice dèi sistemi. Questo settore della sperimentazione
medica, tuttavia, è solo agli albori; proseguire le ricerche in
questo campo significherebbe
investire somme ingenti. In un
momento di crisi, quando milioni di persone muoiono ancora di inedia, è legittimo defraudarle di danaro che servirebbe
a rendere più vivibile' la loro
esistenza? Senza dubbio tarpare le ali alla ricerca è di per se
stesso un atto controproducente. Se per scienza intendiamo
l’elaborazione di espedienti funzionali al progresso della vita umana, non possiamo condannare
aprioristicamente, in base a scrupoli moralistici, un’indagine che
potrà dimostrarsi proficua. È
piuttosto il caso di chiedersi se
sia utile darsi tanto da fare per
generare artificialmente nuovi esseri umani e non sia invece più
opportuno studiare un sistema,
meno pericoloso per la donna,
per un più severo controllo delle nascite. Gli statisti che predicano da anni che tra breve saremo in troppi sulla terra rispet-,
to alle nostre fonti di energia,
saranno impalliditi alla notizia
della recente scoperta. È forse
presuntuoso da parte nostra suggerire a questi aspiranti genitori di ricorrere ad una normale
adozione per soddisfare i loro
desideri affettivi?
Non possiamo però essere troppo severi nei loro confronti.
Tante sono le gioie recondite della paternità, aspettata, sofferta e
vissuta fin dall’inizio !
Anna Alberghina
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cura di Tullio Violaj
Deng Xiaoping In USA
La visita del vice primo ministro cinese negli Stati Uniti è
certamente un fatto di grande
importanza: quali ne sono le
motivazioni? Claude Monnier
(sul « Journal de Genève » del 30.
1.1979) ritiene, con molta acutezza, di poterne individuare alcune sia da parte americana, sia
da parte cinese. Ecco i punti salienti della sua analisi.
« A. L’Occidente in generale, e
gli USA in particolare, ci sembrano sollecitati oggi da due impulsi o condizionamenti psicologici.
l) Il primo impulso affonda
le sue radici nel nostro "inconscio collettivo”: la gioia d'esplorare un mondo nuovo, esotico,
incerto, ultima terra incognita
su una carta geografica, troppo
ben quadrettata a meridiani e
paralleli. Questo impulso, che si
ritrova all'origine „delle grandi
scoperte geografiche così come
Comitato di Redazione: Sergio
Aquìlante, Dino Ciesch, Marco DavUe, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
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La Luce »,
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- economici 150 per parola.
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intestato a : Roberto Peyrot - Cono
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N.. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
delle conquiste coloniali, non deve essere trascurato nel nostro
giudizio.
2) Il secondo impulso è, per
se stesso, del tutto nuovo. Dall’inizio della crisi del petrolio in
pH3i, l’Occidente si sente a disagio: il suo sistema economico
gli dà, ogni tanto, l’impressione
di evolversi verso una morsa fatale, come se si dovesse richiudere in se stesso. In tale stato
d'incertezza, la Cina gli appare
come la terra promessa: con la
sua immensità, essa simbolizza
il mercato ideale, infinito, grazie
al quale le nostre industrie riprenderanno slancio e noi tutti
saremo salvati dall’asfissia, da
quell’asfissia di cui sentiamo
oscuramente la minaccia.
La natura stessa di questi due
impulsi psicologici (cioè lo stimolo alla scoperta e la speranza pazza della salvezza) spiega
l’euforia degli uomini d’affari occidentali: nulla e nessuno (neppure i sinologi americani, coi lora gelidi pareri) può impedir loro di camminare per la strada
sognando.
B. Le autorità cinesi, da parte
loro, ci sembrano avere delle motivazioni immediate e più “terra
a terra".
1) La prima motivazione,
sulla quale lo stesso Deng attira
l'attenzione di tutti quelli che
vogliono intervistarlo, è il timore cinese dell’"orso polare” (leggere: "Unione sovietica”).
2) La seconda motivazione
dei successori di Mao è che la
politica di sviluppo economico
nella quale essi si sono impegnati è, nelle loro mani, come un
grande petardo cinese: la sua
esplosione può fare il più bell’effetto pirotecnico, ma può anche portar via la testa a colui
che accende la miccia. In un certo senso, Deng subisce dunque
la minaccia di 800 milioni di Cinesi, ai quali egli ha promesso
un avvenire radioso: per mantenere, anche soltanto in piccola
parte, le sue promesse, egli ha
un bisogno, disperato ed urgente, dell'Occidente, dei suoi capitali, della sua tecnologia. (...)
Il vero
antiterrorismo
Dopo l'ultimo assassinio dei
terroristi — naturalmente fino al momento in cui scriviamo — quello del giudice Alessandrini, al Consiglio Superiore della Magistratura diversi
membri hanno invocato misuse legislative eccezionali per
combattere il terrorismo. Le
stesse richieste si erano sentite poco tempo fa al momento dell’inaugurazione dell’anno giudiziario e torna in mente l’uscita passionale di Ugo
La Malfa che subito dopo il
rapimento di Moro invocò il
ripristino della pena di morte.
Ma non è solo nelle alte sfere del potere politico e giudiziario che misure straordinarie vengono invocate da chi
da questo o quell’attentato è
sfiorato più da vicino. In un
Consiglio di quartiere di Torino è stato proposto — e non
da destra — di istituire una
specie di referendum quartierale rigorosamente anonimo
con cui ogni cittadino possa
denunciare luoghi e persone
del quartiere secondo lui sospetti di essere implicati in
attività terroristiche .
In questa e in altre proposte che si sono sentite in giro
. in questi giorni sembra esservi poca coscienza del pericolo
che si sovrapporrebbe — senza eliminarlo — a quello del
terrorismo: il clima di paura,
di sospetto, di delazione anonima, di repressione massiccia che ricorda tempi neri che
il nostro paese ha già conosciuto.
Siccome siamo un popolo
bonaccione, queste proposte
vengono avanzate e ben presto dimenticate non appena
si dilegua l’emozione dell’ulti
mo assassinio. E meno male.
Ma il male è che si dileguano
anche le parole dure e precise di chi sa indicare ciò che
sarebbe veramente necessario
per combattere il terrorismo,
come quelle pronunciate dal
giudice D’Ambrosio, magistrato altrettanto serio e periferico quanto Alessandrini. Oltre
ai semplici provvedimenti amministrativi che sono stati
chiesti da mesi e mesi — come la « banca dei dati » relativi al terrorismo che faciliterebbe le indagini della magistratura — e che incredibilmente non vengono presi in
considerazione, D’Ambrosio ha
indicato nella prevenzione sociale l’unica vera arma per
combattere il terrorismo. Ma
questo è proprio ciò che non
si è disposti ad ammettere.
Nel campo sociale, come in
quello medico (non è fuori
luogo ricordare qui il « morbo di Napoli » e le centinaia
di miliardi stanziati dopo il
colera per risanare Napoli e
rimasti nei meandri della burocrazia), la prevenzione sembra appartenere al linguaggio
incomprensibile di un altro
mondo. Perciò, condurre operazioni di polizia, sempre
« brillanti », sì. Ma operare
concretamente per eliminare
le sperequazioni sociali e la
corruzione, la disoccupazione
e,gli sprechi, le evasioni fiscali
e i freni che impediscono serie riforme, questo è fuori discussione. Deprecare e dichiarare ingiustificabile il terrorismo è facile e ovvio, anche
se non per tutti. Ma a parole.
Quanti sono disposti a renderlo ingiustificabile nei fatti?
Franco Giampiccolì
-J
“Guai a me se non evangelizzo”
C. Quanto precede spiega la
volontà, un po’ affannata, tanto
degli Americani che dei Cinesi,
di ottenere successi immediati:
il loro comportamento, almeno
a giudicare dalle apparenze,
ha qualcosa di eccessivo che non
è senza pericoli. L’URSS ne è
gratuitamente esasperata. E il
Giappone che, nella realtà dei
fatti, è ancora la prima potenza
dell’Asia Qrientale, ne riceve
l’impressione che l’America vada a cercare altrove la propria
avventura amorosa più brillante
e più giovanile ».
Secondo K. S. Karol (v. l'art.
suo sul « Manifesto » del 31.1.’79),
delle varie ragioni dell’articolista svizzero qui citate, la terza
(cioè la Bl) sarebbe la più rilevante. Infatti il Karol sottolinea
soprattutto « l'intervista che il
vice primo ministro cinese ha rilasciato, prima di partire da Pechino, al settimanale “Time”.
Deng vi tracciava un quadro efficace della vastità dell’arrrtamento sovietico, per concludere,
abbastanza seccamente che un
paese che si svena per l’esercito
è capacissimo, prima o poi, di
scatenare una guerra, non fosse
che per un errore di calcolo. Il
solo modo per scoraggiarlo, secondo Deng, è creare un quadro
internazionale nel quale tutti gli
altri, USA, Giappone, Europa e
Cina, cooperino per allontanare
il pericolo di una guerra. Si tratterebbe insomma di fondare un
equilibrio mondiale multipolare
per isolare l’URSS, presentata
come “focolaio di guerra" ».
Nel prossimo
numero
SERGIO CARILE: Un risveglio non programmato.
PAOLO SPANU: Battisti
made in USA.
Una pagina sul « Risveglio
dell’Islam ».
(segue da pag. 5)
Alessandria
Bassignana
rire i contenuti della predicazione. Riunioni speciali hanno
avuto luogo nei nostri locali di
culto di Bassignana e S. Marzano e nella chiesa dei Fratelli a
Canelli. Non sempre la presenza da parte nostra è stata quella
che avremmo desiderato, ma sono certo che rimarrà vivo nel ricordo di tutti la gioiosa e fraterna àgape vissuta nella villa di
una nostra sorella di S. Marzano,
villa situata in una posizione
bellissima su di una collina di
Canelli. Nella piazza centrale di
Bassignana abbiamo tenuto anche una riunione all’aperto, prima del culto domenicale, ed alcune persone ci hanno poi seguito in chiesa. Il canto e la musica, eseguiti egregiamente da un
complesso formatosi nel gruppo, e le testimonianze di vite
rinnovate dalla grazia del Signore, hanno avuto un ruolo importante nella buona riuscita di
tutte le attività.
Terminata l’operazione, abbiamo cercato di tirare le somme:
quali i risultati? A viste umane,
non vistosi, ma buoni in due direzioni;
All’esterno: a) partecipazione
ed interesse alla vita della nostra chiesa da parte di persone
provenienti dal Cattolicesimo;
b) inizio di una riunione settimanale di studio biblico in comune con la locale chiesa dei
Fratelli; c) presa di coscienza
da parte della cittadinanza di una
presenza evangelica nella città.
All’interno: a) maggiore sensibilizzazione dei membri di chiesa per il problema dell’evangelizzazione; b) da parte degli aderenti (5 famiglie) la decisione
di diventare membri della nostra
chiesa evangelica. Decisione tradotta poi davanti alla comunità
con sei battesimi di adulti per
immersione (altri tre erano avvenuti sotto la tenda, tutti e tre,
di evangelici, tra cui la figlia
del pastore metodista) e con la
presentazione, da parte dei genitori battezzati nella stessa giornata, dei loro cinque figlioli. A
questo culto indimenticabile ha
fatto seguito un’àgape offerta e
preparata dalle sorelle di Bassignana.
Concludendo, alcune considerazioni personali. Questa campagna non è stata tenuta con fini
proselitistici da parte nostra, anche se altri si sono inseriti con
questo scopo. Sin dall’inizio, ciò
che contava era di poter annunziare revangelo e Gesù Cristo
al maggior numero di persone
possibile senza preoccupazioni
statistiche. Il Signore ci ha concesso al di là di ciò che speravamo.
Ritengo inoltre che il metodo
da noi usato, pur non essendo né
l’unico né il migliore, rimane
quello più idoneo per « arrivare »
alla gente della strada, a colui
che ci passa accanto, che lavora
accanto a noi, il quale pur essendoci spesso anonimo, ci è prossimo, fratello e ha una vita per la
cui salvezza Gesù è morto. Sono
convinto, dopo questa esperienza, che in questo momento, questo modo di evangelizzare sia
l’unica possibilità che il Signore
ancora ci offre affinché nelle nostre chiese non rimangano solo
dei pulpiti vuoti e delle Bibbie
aperte a testimoniare la indefettibile fedeltà di Dio e la nostra
infedeltà e pigrizia spirituale.
(segue da pag. 5)
Grottaglie
introduttive e all’esplicitazione
finale del messaggio ricavato
dal testo. Purtroppo la chiesa
dal carattere introverso di cui
dicevo prima, non ha gradito
queste modifiche, si è sentita
defraudata del culto tradizionale
forse anche disturbata dal risvolto politico che spesso il discorso evangelico prendeva, cosi
che invece di rallegrarsi del nuovo e aiutarne la maturazione si
è pian piano in parte auto-emarginata. Questo rende non completa la nostra allegrezza ed è
un problema che ci sta davanti. Credo in ogni modo che la
comunità di Grottaglie, come ogni altra del resto, può sperare
di espandersi e di rinnovarsi nella misura in cui rinunzia a perpetuarsi, nella misura in cui è
meno sollecita del proprio benessere spirituale che dell’annuncio di cui è debitrice.