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Anno 124 - n. 37
30 settembre 1988
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNIONE SOVIETICA
Perché Dio dovrebbe vergognarsi di noi?
Tra i lanti motivi che conosciamo, dalla nostra indifferenza, all’uso strumentale della religione, allo sfruttamento dell’essere umano in nome di Dio, il
nostro testo ne studia uno solo,
tutto speciale: l’attesa e la precarietà che hanno intessuto tutta la vita di Abramo - e Sara.
Se non fossero stati capaci di
reggere l’attesa, Dio si sarebbe
rifiutato di essere ancora chiamato il loro Dio.
Quando noi ci conformiamo
troppo a un ambiente, a una
mentalità, invece di lasciarli interrogare dalla presenza del Signore, allora Dio si vergogna di
noi. Quando ci volgiamo indietro con rimpianto, con la nostalgia di una situazione passata,
perché in realtà ci sentiamo inadeguati a rispondere alle sfide
della nostra situazione attuale,
(fllora Dio si vergogna di noi.
Perché il suo essere Dio sta
tutto in questa promessa di cui
è impastata la vita del credente,
e che è captace di suscitare un
cammino e una visione.
Ma che vuol dire reggere la
promessa?
Non mi sembra che la fede di
Abramo e Sara, la nostra fede,
sia un cammino tranquillo.
I commentari si interrogano
sulla presenza di Sara in questo
discorso, anche perché la sua fiducia in Dio non fu poi così limpida, passando attraverso diversi sotterfugi per ottenere il figlio
della promessa.
Ma noi siamo forse diversi?
Non è forse la nostra fede costantemente contraddetta da ciò
che viviamo?
Lavorando con gli stranieri a
lecite io sento la stessa contraddizione. Spesso per loro l'Italia
era stata la terra della promessa, o forse dell'illusione, di una
mia migliore. Ma per chi arriva
c s’inserisce troppo negli interstizi che la nostra società lascia
mfo, la promessa cade. Per chi,
lavorando nelle case, accetta e
SI appropria del nostro modo di
vivere consumistico, borghese, il
futuro si appiattisce. Solo chi
flette viva la tensione, chi ricorda l’oppressione vissuta nel suo
paese, la povertà, e apre gli pelili sulla nostra ricchezza e sul
nostro spreco, può ancora vive''e della promessa. E ia promesè al di là della contrapposizione fra le due società, è nella
costruzione possibile di rapporli diversi.
La perestrojka e le chiese
Gli errori e le persecuzioni del passato - Verso una nuova legislazione - Il partito e i credenti - La necessità di un lavoro comune
I CULTI MATTUTINI AL SINODO
Le nostre tende
e la città di Dio
«... Iddio non si vergogna d’esser chiamato il loro Dio, poiché
ha preparato loro una città» (Ebrei 11: 16).
Queste esperienze vissute dagli strapieni mi fanno capire in
che cosa consiste la fede: ricordare l’oppressione, avere davanti agli occhi ciò che stride con
la promessa, con la speranza di
relazioni di giustizia.
Dio non si vergogna di simili
credenti, fragili, che cercano il
senso della promessa compromettendosi con la, realtà. E poiché Dio non si vergogna, ha preparato per noi una città. Ma questa città non coincide con la
comprensione che ne abbiamo
noi, donne e uomini.
La contraddizione che il testo
segnala è questa, infatti: avere
la terra della promessa sotto i
piedi ma doverla solo vedere e
salutare da lontano. Doverci vivere come se non fosse ancora
pienamente la terra della promessa.
Abramo e gli altri abitavano
in tende, non immaginavano di
poter costruire una città. Quel
compito spettava a Dio, era ancora davanti a loro, era ancora
una promessa.
E in fondo noi capiamo che
la promessa non riguardava affatto la terra, neppure per loro;
ma innescava un modo di vivere fecondo, nuovà: vivere nell’attesa, ricevere come dono ogni
giorno nuovo.
Noi sappiamo che davanti c’è
la città preparata da Dio. E noi
stiamo qui, nelle tende, le uniche costruzioni che sappiamo
innalzare. A volte ci illudiamo
di aver costruito edifìci solidi,
oppure le nostre costriÀzioni si
fanno pesanti e oscurano la nostra visione della città promessa. Anche la chiesa, la comunità,
rischia a volte di diventare un
edifìcio definitivo, nella nostra
immaginazione. Ma noi abbiamo
lasciato la terra degli edifìci
quando, come Abramo, abbiamo
creduto alla Parola di Dio.
Così siamo chiamati a vivere
nell’attesa, a lasciare la parola
decisiva a Dio. Siamo chiamati
a prendere le nostre decisioni,
seriamente, ma nella precarietà.
Siamo chiamati a vedere la frammentarietà e la parzialità di ciò
che costruiamo. E’ in questa relazione, dove la promessa stride
con la nostra realtà, che la fede
diventa feconda. E’ quando troviamo la coscienza della parzialità delle nostre scelte che arriviamo alla sorgente della nostra
forza. A Gesù Cristo, e alla promessa da lui portata nel corso
di una vita.
Letizia Tomassone
Dopo l’èra dello stalinismo e
quella della stagnazione ecco adesso l’èra della perestrojka, che
riguarda da vicino e beneficia
direttamente le chiese cristiane,
e in genere tutte le comunità religiose deirURSS.
Konstantin Kharchev, presidente del Consiglio di Stato per
gli affari religiosi, ne parla lungamente in un incontro con il
personale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) e in una
conferenza stampa a (Jinevra, il
9 settembre. Accompagnato da
alcuni funzionari del suo dicastero, K. Kharchev ha fatto una
visita di parecchi giorni prendendo contatto anche con la Conferenza delle Chiese Europee
(KEK), con l’Alleanza Riformata
Mondiale e con la Federazione
Luterana Mondiale. Hanno partecipato agli incontri diversi responsabili religiosi deirURSS, tra
cui il metropolita ortodosso
Alexey (presidente della KEK) e
il segretario generale dell’Unione delle chiese battiste Alexey
Bichkov, nonché dei leader della
Chiesa apostolica armena e della Chiesa luterana d’Estonia.
Affabile e aperto, K. Kharchev
ha riconosciuto francamente errori e persecuzioni del passato.
Oggi la prassi corrente tende a
ignorare de facto la restrittiva
legislazione religiosa staliniana
del 1929 e si sta lavorando per
abolirla e sostituirla anche de
jure. Quando una bozza sia pronta, le chiese verranno consultate al riguardo.
Si possono
importare Bibbie
Intanto si aprono nuove chiese. Agli ortodossi sono stati restituiti alcimi monasteri in cui
si stanno formando delle comunità monastiche. Ai battisti è stato promesso un terreno per la
costruzione di un seminario teologico di cui si stanno negoziando i particolari.
L’importazione di Bibbie non
è più vietata. Negli ultimi 25 anni ne sono state stampate in
URSS 400.000; troppo poche. Attualmente sono in corso contratti con chiese occidentali per la
stampa e l’importazione di un
milione e 250.()00 Bibbie.
K. Kharchev riconosce che per
molto tempo i credenti sono stati considerati come cittadini di
seconda classe, e che tale mentalità, specialmente in periferia,
non si sradica da un giorno all’altro. Ma si lavora in questo
senso. Quando si tratta di occupare posti nell’organizzazione
statale non vi sono discriminazioni. Il Consiglio di cui Kharchev è presidente comprende 80
funzionari dislocati nelle varie
regioni con il compito preciso
di salvaguardare la libertà e i
diritti dei credenti.
Alla domanda se sia prevedibile che in futuro i credenti possano diventare membri del PCUS
K. Kharchev risponde di no.
Membri del movimento comunista, sì. E all’interno del movi
mento altri partiti comunisti, come quello italiano, ammettono
i credenti. Ma ciò non è possibile nel PCUS; sarebbe — dice
K. Kharchev — come se io ateo
chiedessi di diventare membro
della Chiesa ortodossa o addirittura del Santo Sinodo; Tesserne
escluso non lo sento come discriminazione.
Si può capire la sua posizione,
ma vien fatto di pensare che finché il partito avrà una tale partecipazione al potere, Tesserne
escluso significa essere emarginato rispetto al potere, appunto
in quanto credente.
Sparirà la religione?
La risposta di K. Kharchev su
quésto pimto è pragmatica. Egli
non prevede la scomparsa della
religione. Certo, dice, in un comunismo perfettamente realizzato non vi sarà più religione, ma
siamo solo agli inizi di ima società comunista. Anche i cristiani, aggiunge con qualche malizia, hanno annunziato l’imminente venuta del Regno di Dio,
che però è ancora lontano.
Per il momento, aggiunge Kharchev, lasciamo da parte le questioni ultime, constatiamo che i
credenti lavorano per il bene del
popolo e che l’etica cristiana e
l’etica comunista hanno molti
punti in comune: perché dovremmo combatterci? Pensiamo piuttosto a lavorare insieme.
Diritti umani
Konstantin Kharchev nega che
vi siano in URSS persone detenute in quanto credenti, ma in
quanto hanno violato determinate leggi. Naturalmente emerge il
problema di quelle chiese che
per motivi di coscienza haimo
rifiutato la registrazione, richiesta dallo Stato. Finché quella
legge esiste, esse sono contro la
legge. Ma, aggiunge K. Kharchev, si sta rivedendo tutta la
legislazione in materia religiosa
e anche su questo punto di frizione si cercherà di addivenire
a una soluzione equa.
Il senso della perestrojka, conclude K. Kharchev, è di creare
le migliori condizioni per la vita dei socialisti e degl; .jqs^xi..
umani in generale. Verrà im giórno, egli si sente di profetizzare,
in cui i credenti saranno più rispettati in URSS che nei paesi
capitalisti.
Aldo Comba
CHIESTO UN DIBATTITO PARLAMENTARE
Contro la logica
del Concordato
Comunicato della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato
La Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato, riunitasi a Roma il 19-9-’88 con la partecipazione dei rappresentanti di chiese che riuniscono oltre
200.000 aderenti per esaminare la portata della sentenza
del Consiglio di Stato sull’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche, denuncia all’opinione pubblica la gravità di tale sentenza. Essa infatti subordina
l’esercizio di un diritto di libertà, quale quello di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, alla
condizione vessatoria di frequentare obbligatoriamente una
pretestuosa attività alternativa.
Tale sentenza inoltre pretende di imporre la logica concordataria anche a confessioni religiose che hanno espresso posizioni diverse in merito ai rapporti fra Stato e chiese.
La Commissione chiede un tempestivo dibattito parlamentare, facendo appello alle forze politiche affinché siano
ristabiliti i basilari diritti di libertà dei cittadini e delle
confessioni religiose.
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commenti e dibattiti
30 settembre 1986
Fondo di solidarietà
CONQUISTA E
GENOCIDIO
Ho molto apprezzato l'intervento
del past. Aldo Comba durante l'ultimo
Sinodo a pro|>osito di una necessaria
riflessione critica (vedi giornale n. 33
del 2 settembre] sulle celebrazioni
del V centenario della conquista dell'America.
E' infatti doveroso, come europei
e come membri di chiese cristiane, interrogarci sul significato di tale avvenimento.
Per fare questo ci si deve rendere
conto che la nostra colpa sta Innanzitutto nel non aver saputo testimoniare a popolazioni non cristiane la
vera essenza del messaggio evangelico, basato suH'amore reciproco e sulla tolleranza, ma nell'aver loro imposto un cristianesimo svuotato dei
propri contenuti e. caricato di concetti
e di simboli originatisi e sviluppatisi
in seno alla società occidentale.
E mentre I missionari di ogni chiesa si preoccupavano di adattare quei
cristianesimo ai costumi delle pc^jolazioni indigene producendo forti mutamenti degenerativi all'interno di culture autoctone e distruggendone i delicati equilibri, i < cristiani » assoggettavano e derubavano intere nazioni,
prenderKione quasi sempre possesso
« nel nome di Dio *, come fecero Cristoforo Colombo, Cortés e Pizarro.
Va detto, è vero, che il genocidio
culturale è spesso il risultato di azioni compiute anche in buona fede.
Questa però non può essere presa a
giustificazione di siffatti crimini, che
ancora oggi non cessano di essere
commessi.
Pertanto l'atteggiamento nei confronti delle celebrazioni del V centenario della conquista dell'America dovrebbe costituire un punto di distinzione qualificante rispetto alle posizioni della Chiesa cattoiica, che è invece presente con propri esponenti all'interno dei comitati per i festeggiamenti del 1992. Sarebbe allora auspicabile una presa di posizione ufficiale da parte della Chiesa valdese
ed un'opera di informazione portata
Società
di Studi
Vaidesi
Ricerca
sulle Bibbie
di famiglia
E’ in corso a Roma presso
l’Università un seminario di ricerca sul tema « libri di famiglia », con lo scopo di raccogliere la documentazione su tutti
quei documenti a carattere personale e familiare che sono prodotti in una famiglia e che non
fanno oggetto di ricerca, mentre
possono essere di grande utilità
per delineare i caratteri di ima
cultura e di una società. Una
studentessa del gruppo, la signorina Annalisa Della Portella, ha
assunto l'incarico di verificare
questa tesi nel mondo evangelico e di studiare le annotazioni
e le indicazioni che si trovano
spesso nelle Bibbie evangeliche,
in apertura o in appendice, con
indicazioni familiari. Il materiale è naturalmente di natura privata e poche Bibbie sono nelle
nostre biblioteche. Rivolgiamo
perciò un invito a tutti coloro
che hanno in casa una Bibbia
in cui si trovino annotazioni personali, registro di famiglia, indicazioni di nascite o decessi
nelle pagine in apertura di segnalarcelo fotocopiando o copiando il testo. La studentessa
che compie la sua ricerca ne
sarà riconoscente ma lo sarà
anche la nostra Società, che cosi parteciperà a questo nuovo
approccio del nostro mondo evangelico.
avanti anche da diverse organizzazioni
in collaborazione con associazioni già
mpegnate su questo fronte (Lega per
diritti dei propoli, Soconas-lncomindios, ecc.).
Tutto ciò non esclude, beninteso,
l'opportunità di un dialogo con quella
parte di cattolici che si riconosce ne
gli stessi principi e che sente il bi
sogno di manifestare la propria dis
sidenza dalle celebrazioni ufficiali d
quella che con un ulteriore atto di
violenza continuiamo a definire la
• scoperta di un Nuovo Mondo ».
Sergio Franzese, Torre Pellice
QUEL PRIVILEGIO
RESPINTO...
Ho letto sui giornali gli articoli riguardanti la seduta sinodale sulla
discussione della tassa dell'otto per
mille a favore delle chiese e conclusasi con un rifiuto dei Sinodo ad accettare quelio che viene ritenuto un
« privilegio » accordato dallo Stato:
questo in conseguenza alla votazione
che ha riportato un solo voto di maggioranza su quanti erano propensi ad
accettare questo benedetto otto per
mille.
Mi chiedo se le singole comunità
abbiano studiato a fondo la questione e quale sia stata la conclusione
raggiunta da queste chiese e comunicata alla Tavola e quante siano state sollecitate dalle autorità pastorali
a farlo.
Parecchie sono le p>ersone che si
chiedono se non sarebbe bene accettare questo privilegio esclusivamente
a favore delle opere assistenziali delie Valli e fuori delle Valli, le quali
denunciano paurosi deficit e che sono aperte a tutte le persone bisognose, indipendentemente dalla confessione religiosa professata.
Siamo tutti cittadini italiani, paghiamo le tasse e godiamo tutti, anche
se le cose non funzionano come dovrebbero, di certi benefici sia sul piano assistenziale come su altri piani,
ed i nostri figli fino ad oggi godono
come gli altri del • privilegio » di
avere i libri scolastici gratis!
Chiediamo sempre aiuto all'estero
ed I cittadini di quei paesi che ci
aiutano lo fanno anche perché godono
della legge « privilegio » che noi vogiiamo respingere. Per essere coerenti, come dovremo comportarci in avvenire? Che la Chiesa per se stessa
non accetti nulla è un conto, ma le
nostre opere assistenziali?
E' certo che il tre per cento che
i valdesi e metodisti dovrebbero versare alla cassa della Chiesa non risolverà un bel nulla. Mi auguro che altre
ed efficaci soluzioni vengano proposte.
Guido Pasque!, Torre Pellice
I BUONI
E I CATTIVI
Spett. Redazione,
vi scrivo in reiezione all'articolo
« L'ora rifiutata dai valdesi », pubblicato su « Il manifesto » del 2 settembre scorso e firmato da Giorgio
Girardet. La proposta ivi contenuta
non mi pare, infatti, pienamente condivisibile.
Nell'anno scolastico 1984/'85 io, che
allora frequentavo l'ultimo anno di ragioneria presso ri.T.C. « C. Cavour »
di Vercelli, posi istanza ed ottenni
l'esenzione dall'insegnamento della religione cattolica in relazione alla Legge 449/'84. Desidero sottolineare II
fatto che io, pur • sentendomi » protestante (sono anche stato catecumeno presso la Chiesa evangelfca metodista di Vercelli) non ero e non
sono tuttora membro di alcuna chiesa
rappresentata dalla Tavola valdese. Il
mio ricorso alla legge di ratifica dell'Intesa fra lo Stato italiano e la
Tavola non dipese quindi dalla mia
appartenenza ad una specifica confessione religiosa, bensì dalla valenza « erga omnes » della legge precedentemente citata.
E' proprio questa valenza ohe II
signor Girardet pare mettere in discussione quancto, nel suo articolo,
invita ad immaginare • che le cose
fossero arrdate diversamente e che vaidesi e metodisti avessero accettato
l'offerta (...) di un insegnamento cri
stiano evangelico alternativo, a scelta ». E poi, più avanti, si augura che,
in sede di revisione dell'Intesa, quest'ultima venga modificata in tal senso.
A questo punto mi risulta spontaneo domandarmi che cosa avrei potuto fare io quattro anni fa, non desiderando avvalermi dell'attività di ingerenza della Curia nei programmi
della scuola di Stato, ma neppure essendo membro di una chiesa valdese
o metodista. E' pur vero che il signor Girardet immagina che molti genitori e studenti sceglierebbero ciò
che egli definisce ,« un'alternativa non
cattolica ». Ma è questa un'ipotesi
veramente plausibile?
Non potrebbe darsi piuttosto il caso ohe Una cultura agnostica od
ateistica si ponga ad egual distanza
da cattolicesimo, protestantesimo e
da ogni altra religione rivelata? E
allora perché costringere coloro,
quali di tale cultura si sentono par
tecipi, a scegliere fra due o più al
ternative per loro egualmente inap
patibili? Che dire poi di quei protestanti, e sono molti, che sostengono
che sedi deirinsegnamento religioso
debbano essere la chiesa e la famiglia, e non la scuola pubblica?
Il punto, a mio parere, non risiede nel presentarsi della cultura laica
« come un "meno” rispetto al "più”
del discorso religioso ». Il punto è
che siamo di fronte ad un'ondata sanfedista che propone una dicotomìa
netta fra i • buoni », che frequentano l'ora di catechesi cattolica, e i
<■ cattivi », che non la frequentano.
E la discriminante sta proprio nella
mancata frequenza, prescindendo dal
fatto che essa si possa estrinsecare
con una « attività alternativa » oppure con la frequenza di lezioni di
altre confessioni religiose. A mio -parere è questo atteggiamento staliniano
(aut-aut, o con noi o contro di noi)
di alcuni cattolici che va messo in
discussione; non i -contenuti, purtroppo inapplicati, della Legge 449/'84.
Oppure bisognerà sparare che tutti i
Saulo dei nostri giorni siano convertiti sulla via di Damasco, essendo
legalmente impossibile che un cittadino italiano semplicemente non creda.
Davide Artico, Vercelli
LA NOSTRA CHIESA
E’ UNA...
Caro Direttore,
vorrei ringraziarti cordialmente per
il bel numero del giornale dedicato
al Sinodo.
Permettimi solo un rilievo critico:
nel resoconto del dibattito sulrOPCEM'l, si parla quattro volte di
chiesa metodista. Orbene, caro Direttore, tale ente non esiste più da quasi
dieci anni: nel 1978 si è tenuta la
sua ultima Conferenza, e dal 1979 le
chiese metodiste sono pienamente integrate nel Sinodo, che infatti da
allora porta il nome di Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste.
11 Sinodo nomina una . Opera per le
chiese evangeliche metodiste in Italia » (OPCEMI) che amministra, appunto, il patrimonio e cura i rapporti ecumenici delle chiese metodiste. Se questa sigla (OPCEMI) dovesse risultare
ostica, potremmo forse parlare di « Opera metodista »: ma . chiesa », per favore, no. La nostra chiesa, grazie
a Dio, è una, e ha manifestato la sua
unità in alcune recenti decisioni, talvolta anche di grandissima importanza.
Un saluto affettuoso.
Giorgio Bouchard, Napoli
Cambi d’indirizzo
Il pastore Giulio Vicentini comunica che, a partire dal 1° ottobre p.v.,
il suo indirizzo sarà: via Prato Santo
4, 37126 Verona, tei. 045/45.172.
Il pastore Arrigo Bonnes comunica
che, a partire dal 1" ottobre p.v., il
suo indirizzo sarà: vìa Divisione Julia
42, 33100 Udine.
Il pastore Mario F. Benitti comunica che, a partire dal r ottobre, il
suo indirizzo sarà; via Gobetti 12,
00034 Colleferro (Roma).
Con l’invio -di L. 5 milioni per
il Centro agricolo del Bagara abbiamo chiuso detta sottoscrizione e stiamo |per concludiere,
col prossimo elenco, quella contro la carestia in Eritrea.
Il nostro settimanale propone
ora due nuovi obiettivi, di cui
daremo prossimamente maggiori -dettagli, ma che desideriamo
segnalare fin da ora per guadagnar tempo.
Il primo è rivolto al Centro
America e precisamente a Managua, in Nicaragua, dove due
donne, una cattolica membro delle comunità ecclesiali di base in
Salvador, e l’altra responsabile
della pastorale sociale della Chiesa luterana in esilio in Nicaragua intendono realizzare un piccolo progetto per un laboratorio
di cucito che darebbe lavoro ad
una -decina di donne rifugiate,
con una richiesta di aiuto di circa L. 5 milioni. Il consiglio dei
pastori di Genova (che raccoglie
i responsabili di tutto l’evangelismo) ha fatto suo il progetto
e ce lo ha appunto segnalato.
L’altro obiettivo è dato da un
notevole progetto della Cevaa
nello Zambia, in Africa, relativo
ad un Centro agro-socio-sanitario
finalizzato alla formazione di cooperative che diventino poi economicamente autonome. Questo
progetto — come vedremo successivamente in dettaglio — richiede numerose attrezzature sia
immobiliari che mobili: anche
per questo contiamo di partecipare per una somma sui 5/6
milioni. Abbiamo già ima base
di partenza, data da una prima
raccolta ammontante a L. 400.000
circa (che comparirà nel prossimo elenco) in memoria della
lunga e fedele opera della missionaria Lisa Coìsson Giampiccoli, recentemente scomparsa.
Infine, rimane sempre aperta la
sottoscrizione « per Alessandro »,
il piccolo bimbo di neanche un
anno a cui è stato recentemente
trapiantato il fegato. Le ultime
notizie sono discrete; pare che
possa essere alimentato abbastanza bene. La sua permanenza
in Belgio si protrarrà certamente per alcuni mesi ancora per
tutti quei controlli che la sua
situazione richiede. Questa degenza è molto costosa ed attendiamo ulteriori generosi doni dai
lettori. Intanto abbiamo già inviato un primo acconto di L.
2 milioni.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al conto -corr. postale n. 11234101 intestato a La Luce, tondo di solidarietà, via Pio
V n. 15, Torino, indicando possibilmente la destinazione (Managua, Zambia, Alessandro).
OFFERTE PERVENUTE
IN LUGLIO E AGOSTO
L. 250.000: Emanuele Bottazzi. L.
100.000; Delia Fontana; Giuseppina Pepe. L. 50.000: Nydia L-ong Marey; Sara
e Sauro Gottardi; Chiesa Metodista
Udine. 1. 15.000: Maurizio Abbà. L.
10.000: Antonio Tetta.
Totale i. 625.000. Totale precedente
L. 11.853.209. In cassa L. 12.478.209.
OFFERTE PERVENUTE
PER ALESSANDRO
L. 350.000; Chiesa -Metodista Omegna. L. 200.000: Chiesa Battista La
Spezia: Comunità Cosenza e Dipignano. L. 100.000; Pio e Laura Gai; Nini
Cocorda. L. 50.000: Olindo Bufalo; Mirella e Francesco Borasio; Mirella e
Ernesto Bein; M. A. S.; Reto Bonifazi.
L. 35.000: Chiesa Battista Torino 'Via
Passalacqua. L. 15.000: Mila. L. 10.^100:
Maurizio Abbà. L. 5.000: Gabriele Candiólo; Antonio Kovacs.
Totale L. 1.270.000. Totale precedente L. 12.478.209. In cassa L. 13.74S.209.
Dedotti L. 7 milioni (per Centro Bagam e per Alessandro) restano L.
6.748.209.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardiol
Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani. Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Pìervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa Nlttl, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
ABBONAMENTI 1989
Italia Estero
Ordinario annuale L. 38.000 Ordinario annuale L. 70.000
Ordinario semestrale L. 20.000 Ordinario (via aerea) L. 100.000
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Sostenitore annuale L. 75.000 rea) L. 120.000
Da versare sul c.c.p. 10125 Torino. n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V, 15
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Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio Gardiol, Franco Rivoira (membri)
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Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud 23 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
il n. 36/'88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 21 settembre e a quelli decentrati delle valli valdesi il 22 settembre 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Ivana Costabel.
Dino Gardiol, Giorgina Giacone. Vera LPng, Luigi Marchetti, Paola
Montalbano, Bruno Rostagno.
3
30 settembre 1988
Tita delle chiese
IL PROGRAMMA DELLA SCUOLA DOMENICALE PER IL 1988-89
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Tre sequenze bibliche incontro con le CdB
Un’attenzione completa all’Antico Testamento - Una scelta dai discorsi giovannici - Un gruppo aperto ai consigli di fratelli e sorelle
Il Servizio Istruzione Educazione (SIE) delle chiese evangeliche italiane propone quest’anno un programma basato su tre
sequenze. La prima di Antico Testamento, la seconda sui vangeli
deU’infanzia e finalizzata al Natale, e la terza sui « segni » di
Gesù in Giovanni.
Da Abramo
a Giuseppe
In una riunione che il SIE ha
avuto due anni fa, si è accolta
la richiesta che veniva da molte
Scuole domenicali, che esprimevano la necessità di avere delle sequenze più legate le une
alle altre. Il programma che si
è formulato, dall’anno ’87-’88 all’anno '92-’93, cerca, per quanto
riguai da l’Antico Testamento, di
rispondere alle seguenti esigenze:
a) dare ai bambini una visione continua di tutto l’A.T. in modo che essi possano avere una
panoramica dell’insieme dei passi biblici. Cosa questa importante in un momento in cui le
famiglie conoscono la Bibbia in
modo sempre più superficiale;
b) esaminare tutte, o quasi,
le figure emblematiche delTA.T.
senza che vi siano delle lacune
per cui un bambino, ad esempio,
non sente mai parlare dei Giudici, di Daniele o di Salomone.
Quest’anno la sequenza affronta il ciclo dei patriarchi, da
Abramo a Giuseppe, e l’anno
prossimo verrà esaminata la vicenda dell’Esodo. Inutile dire
che i temi di quest’anno sono
estremamente importanti perché
le storie dei patriarchi determinano non solo la storia di Israele, ma anche il nostro modo di
vivere la fede.
Gesù nasce
Il SIE non dà ordini alle Scuole domenicali, offre dei suggerimenti e cerca di rispondere alle richieste di queste quando gli
sono rese note. Molte Scuole domenicali ci hanno chiesto che,
negli anni in cui non si studia
l’infanzia di Gesù, ci sia comunque qualche lezione sul Natale.
Questo in particolare è dovuto
al fatto che molte Scuole domenicali hanno, attorno al 25 dicembre, delle feste in cui si presentano delle drammatizzazioni
e pensano sia giusto parlare dell’infanzia di Gesù. E’ per que
CHIAVARI — Sabato 8 ottobre, alle
Ofe 17 presso l'Auditorium (piazzetta
S. Francesco), per l'organizzazione della locale chiesa battista, il prof. Paolo Ricca terrà una conferenza dal titolo u Perché credo ».
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SCHEDA
Il programma proposto
DA ABRAMO A GIUSEPPE
1. La chiamata di Àbramo (Gen. 11: 26 - 12: 9)
2. Il patto e Isacco (Gen. 15: 1-6; 18: 1-15; 21: 1-5)
3. Ismaele (Gen. 16: 1-16; 21: 8-21)
4. La prova (Gen. 22: 1-19)
5. Isacco genera Giacobbe ed 6saù (Gen. 25: 19-34)
6. Giacobbe ed Esaù - Il sogno di Bethel (Gen. 27: 1-45; 28: 10-22)
7. Giacobbe - israele (Gen. 32:1-33:16)
8. Giuseppe e i suoi fratelli (Gen. 35: 23-26; 37: 1-36)
9. Giuseppe in Egitto (Gen. 40: 1-23; 41: 1-49)
GESÙ’ NASCE
1. Il cantico di Maria (Luca 1: 39-55)
2. La nascita e i pastori (Luca 2: 1-18)
3. Circoncisione e presentazione al tempio (Luca 2; 21-38)
i SEGNI DI GESÙ’
1. Le nozze di Cana (Giov. 2: 1-12)
2. Guarigione del figlio dell’ufficiale (Giov. 4: 46-54)
3. Il paralitico di Betesda (Giov. 5; 1-16)
4. La moltiplicazione (Giov. 6: 1-15)
5. Gesù cammina sul mare (Giov. 6: 16-20)
6. Il cieco nato (Giov. 9: 1-38)
7. La risurrezione di Lazzaro (Giov. 11: 1-46)
8. Lavaggio dei piedi (Giov. 13; 1-20)
9. Morte e crocifissione (Giov. 19: 17-42)
10. Risurrezione (Giov. 20: 1-18)
sto che forniamo tre sezioni sul
Natale. Si tratta ripetiamo, di
un suggerimento; se alcune Scuole ritengono che non servano, non
le utilizzino e si soffermino di
più sulle altre sezioni.
I segni di Gesù
NeU’ottica di presentare ai
bambini il più possibile della
Bibbia, abbiamo anche deciso di
proporre una sequenza su Giovanni. Si tratta dei sette segni
(o miracoli), della lavanda dei
piedi, della crocifissione e della
resurrezione. La scelta è ovviamente di carattere pratico: sono stati scelti dei passi che abbiano un contenuto narrativo e
non solo teorico, come molti
seppur bellissimi discorsi giovannici di Gesù, che non sono però
immediatamente comprensibili e
ricordabili dai bambini.
Il lavoro del SIE
Il SIE è un comitato di fratelli e sorelle, battisti, metodisti e valdesi, che si riunisce im
paio di volte all’anno per discutere le linee generali e il futuro
del lavoro. Il SIE pubblica la rivista « La Scuola Domenicale » e
i materiali, cioè i libri con le
tavole di lavoro per i bambini.
Ci sono poi altri impegni del comitato (libri, catechismi, eoe...)
che per questioni di spazio non
possiamo presentare.
Come nascono le sequenze della Scuola domenicale? Dopo aver
definito il programma generale,
viene affidato ad una persona
il compito di redigere le note
bibliche, cioè la spiegazione dei
passi che si studiano, perché i
monitori possano approfondirli
prima di presentarli ai bambini.
Tre gruppi di fratelli e sorelle
(uno per i piccoli, uno per i
medi e uno per i grandi), dopo
aver letto le note bibliche, redigono le tavole di lavoro con
relative note didattiche che sono un possibile suggerimento
per animare le lezioni delle Scuole domenicali. Gli autori delle
note bibliche, delle note didattiche e «la grafica» del SIE si
trovano poi insieme per armonizzare le varie sezioni.
Lavoro partecipato
Il SIE non è una cerchia di
pochi « eletti », ma un insieme
di fratelli e sorelle che ha bisogno di aiuto a più livelli:
a) Scrivere al comitato tutti
i dubbi, le richieste di chiarimento, i motivi di disaccordo.
Tutto ciò è utilissimo per imbastire le riunioni del SIE, che
vuole essere al servizio delle
Scuole domenicali.
b) Partecipare: i gruppi che
fanno le note didattiche hanno
sempre bisogno di aiuto, di idee
fresche. C’è qualcuno di noi che
ha la capacità di lavorare coi
bambini? Si offra per lavorare
in uno di questi gruppi.
c) Tutto, ma non il silenzio:
ripetiamo che il SIE è a disposizione delle Scuole domenicali;
i suoi membri, se invitati, possono partecipare ai convegni dei
monitori. L’importante è che si
mantenga il rapporto tra Scuole domenicali e SIE: quest’ultimo non va visto in altro modo
che come uno strumento di collegamento e di servizio che fornisce alcuni suggerimenti e ha
bisogno, per vivere e per non
fare troppi sbagli, della collaborazione e dei consigli di tutti
coloro a cui sta a cuore l’educazicne biblica dei bambini.
Claudio Pasguet
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 2 ottobre
RAI 2 - ore 23,30 circa
PALERMO EVANGELICA
Questo numero presenta
uno spaccato della presenza
evangelica nella realtà sociale
palermitana, mettendo in rilievo i vari tipi di testimonianza cristiana, da quella delle
chiese pentecostali a quella
delle chiese valdesi e metodiste.
PINEROLO — Sabato 24 e domenica 25 ha avuto luogo nei
nostri locali un incontro delle
comunità di base del Piemonte
con culto di S. Cena in comune.
Nel pomeriggio di domenica si
sono svolte due brevi relazioni
su « accenni alla storia del movimento ecumenico » e « rincontro con le grandi religioni: incidenza ecumenica ».
'• Domenica 2 ottobre avrà
luogo il culto della ripresa con
la partecipazione dei bambini
della Scuola domenicale e con
la relazione dei deputati al Sinodo. Tutti sono poi invitati ad
un pomeriggio ricreativo il cui
ricavato andrà a favore dei lavori di restauro del tempio.
• Si sono sposati Rocco Vivacqua e Lorella Bonnet.
• Hanno terminato la loro esistenza terrena Èva Pavarin ved.
Rostan, Angiolina Griset in Fornerone ed Ester Pastore in De
Mattio.
Commiato
VILLAR PEROSA — Il 3 set
tembre la comunità ha affettuosamente salutato Daniela Di Carlo, che dopo l’anno di prova a
Villar Porosa si appresta a iniziare un impegnativo ministero
pastorale nella diaspora abruzzese, con residenza a Vasto.
'• Sabato 1” ottobre riprendono scuola domenicale e catechismo. Alle 14.30 inizieranno la
scuola domenicale e il 1” anno
di catechismo, mentre il 2” anno
inizierà alle 16, il 3“ alle 17, il
4“ alle 18.
• Eccezionalmente, a causa dei
lavori per la sistemazione di una
nuova vetrata nel tempio, il culto di domenica 2 ottobre avrà
luogo al Convitto.
Nascita
PRAROSTINO — Si ringrazia
il pastore Thomas Noffke per
aver tenuto il culto del 4 settembre scorso qui a Prarostino,
in sostituzione del pastore Langeneck.
• Lo scorso mese di agosto
è nato Manuel Pagetto, di Enrica
Maero e Diego Pagetto, di Pralarossa. La comunità si rallegra
con la famiglia e chiede a Dio
di benedirla e accompagnarla.
• Il 18 settembre, nel tempio
di San Bartolomeo, il pastore
Gianni Genre ha benedetto il matrimonio di Paolo Gardiol e Eie»
na Boasso.
Culti d’ottobre
ANGROGNA — Prosegue per
tutto il mese di ottobre, in fase
sperimentale, l’orario dei culti
estivi che vedrà nelle domeniche
2, 16, 30 ottobre il culto al capoluogo; la domenica 9 al Serre
e domenica 23 a Pradeltorno,
sempre alle 10.30.
• Sabato 17 scorso ci siamo
congedati da Stefano (Tlenne)
Monnet di 87 anni, mancato al
Bagnóou nella casa che aveva
costruito trent’anni prima. Con
lui se ne è andata anche una delle ultime figure di agricoltore di
alta montagna. Ai familiari rinnoviamo la speranza in Cristo.
• Sabato 8 ottobre, alla Rocciaglia, avrà luogo un campo di
lavoro volontario per ristrutturare un muro di sostegno di una
delle due casette che costituis.3ono la foresteria; ai partecipanti, che si spera siano numerosi, verrà offerto il pranzo.
Inizio attività
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Il culto di inizio delle attività
avrà luogo domenica 2 ottobre
alle ore 10 nel tempio, con la
partecipazione della Corale. Sono particolarmente invitati i ragazzi della Scuola domenicale.
del precatechismo e del catechismo assieme ai loro genitori.
I catecumeni dei quattro anni
avranno, prima del culto, un incontro alle ore 9 nella Sala Albarin al fine di concordare le
date dei corsi con orari che siano i più convenienti per tutti.
• Alle ore 17, nella Cappella
dei dalla, avrà luogo l’ultimo
culto estivo. Sarà celebrata la
Cena del Signore e la Corale
darà il suo apprezzato contributo.
PRAMOLLO — La comunità
ringrazia di cuore i fratelli U.
Zeni, G. Long e P. Micol che hanno presieduto i culti del 28 agosto, 4 e 18 settembre e dice
arrivederci a tutti i fratelli e
le sorelle che tornano alle loro
città, dopo aver trascorso con
noi il periodo estivo.
• Domenica 25 settembre abbiamo avuto la visita di un
gruppo svizzero guidato dal pastore Wartenweiler, che ha partecipato con noi al culto e poi
ad un’agape comimitaria. lAbbiamo così potuto trascorrere momenti di gioia con questi fratelli e sorelle, legati a noi dalla
fede in Cristo, e li ringraziamo.
• Domenica 2 ottobre ci sarà
il culto con S. Cena per Tinlzio
delle attività; parteciperanno i
bambini della scuola domenicale e i ragazzi del catechismo.
s. Germano — Molti sono
stati coloro che, partecipando
domenica 11 settembre al bazar
dell’Asilo, hanno dimostrato »vivo apprezzamento per questo nostro istituto per anziani ed al
medesimo tempo hanno contribuito in modo tangibile alla riuscitissima vendita il cui provento, naturalmente, è andato ad
aggiungersi alle sempre gradite
offerte prò ristrutturazione dell’Asilo stesso.
• Sabato 24 settembre sono
stati uniti in matrimonio nella
chiesa cattolica di Porte Ennio
Pagetto e Paola Calva. Il nostro
pastore, nel salutare gli sposi,
ha offerto la Bibbia quale dono
della comunità di S. Germano
di cui Ennio fa parte, dono accompagnato daU’augurio fraterno per un avvenire ricco di benedizioni del Signore.
• Domenica 2 ottobre avrà
luogo il culto di inizio attività
del nuovo anno ecclesiastico.
POMARETTO — Nelle ultime
settimane sono nati Eric Giaichecco di Bario e (Metta Poet
ed Alice Breusa di Arturo ed
Enrica Baret.
• Domenica 2 ottobre, con il
culto nel tempio, riprenderanno
le attività ecclesiastiche: saranno presenti i ragazzi del catechismo, della scuola domenicale
ed i loro genitori.
• La colletta del culto di domenica 2 ottobre sarà devoluta
a favore del piccolo Alessandro,
il bambino italiano operato in
Belgio per il trapianto del fegato.
Sabato 8 ottobre
□ CONVEGNO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Alle ore 16.30,
alla casa unionista, si incontrano I
monitori delle Scuole Domenicali della Val Penice per programmare le
attività comuni.
Domenica 9 ottobre
□ ASSEMBLEA DELLE
CORALI
PINEROLO — Alle ore 15, presso i
locali della chiesa valdese di via dei
Mille 1, ha luogo l’assemblea di Inizio attività delle corali.
4
fede e cultura
30 settembre 1988
TORINO
UN INTERESSANTE VOLUME
I valdesi spiegati
al popolo comunista
Discepolato cristiano e militanza politica nell’esperienza di Cinisello - Visione escatologica e trasformazioni sociali del nostro tempo
I catari: una storia
da studiare
Contro l’immagine mitizzata e commerciale I richiami alla storia di valdesi e ugonotti
■ Meinbri di un « fronte della
protesta e della giustizia » impegnato nelle sfide sociali e ambientali del nostro tempo; portatori di un’identità che nasce
dall'orgoglio della propria storia, ma che è aperta all’incontro
con gli uomini e i problemi del
postro tempo; coinvolti nella ricerca di una cultura « radicalmente nuova »; con questi tratti, Giorgio Bouchard ha rappresentato la realtà valdese nel corso di un incontro tenutosi domenica 11 settembre alla Festa provinciale de « L’Unità » di Torino.
La presentazione del libro dello
stesso Bouchard, « I valdesi e
l’Italia», è stata il punto di partenza del dibattito, al quale hanno partecij>ato, insieme a un
pubblico discretamente numeroso raccolto fra i tavolini del « Caffè letterario » della Festa, Rinaldo Bontempi, cap>ogruppo comurusta al Consiglio regionale del
Piemonte, e la giornalista Piera
Egidi.
La Egidi, che è insieme valdese e comunista, ha fatto da moderatrice, e ha aperto il dibattito invitando i suoi interlocutori a raccontare due esperienze
significative delle loro vite: la
Comune di Cinisello Balsamo,
per Bouchard, e la scuola a San
Germano, p»er Bontempi. Quest’ultimo ha riferito di come, nell’immediato dopoguerra, pur essendo di famiglia cattolica, i suoi
genitori non vollero iscriverlo
alla scuola cattolica di Porte,
suo comune d’origine, ma a quel
la statale di San Germano, che
allora era frequentata solo dai
valdesi.
E da quell’incontro con bambini e insegnanti di cultura diversa, da quell’esperienza di pluralismo sono nate la curiosità
e la simpatia che Bontempi ha
dichiarato di provare per la minoranza valdese, una minoranza
che — ha detto — per i suoi
valori e i suoi principi egli sente particolarmente vicina ai suoi
ideali.
Bouchard, dal canto suo, che
ha esordito dicendosi « veteromarxista e vetero-calvinista », ha
ripercorso l’esperienza di Cinisello, il suo tentativo di unire
militanza politica e discepolato
cristiano, la scuola serale e l’asilo politico offerto ai rifugiati cileni, la ricerca di nuove forme
di vita comunitaria. Ma, da quegli anni ( « i più belli della mia
vita » ha detto Bouchard), il discorso è scivolato inevitabilmente sugli « appuntamenti con la
storia ». E così Bouchard ha ripercorso le svolte di trecento anni di storia valdese e le pagine
del suo libro; dal Rimpatrio alla Rivoluzione francese, quando
i valdesi furono fra le poche popolazioni italiane ad accogliere
con favore le nuove idee che venivano d’oltralpe; al 1848, con
l’emancipazione e la partecipazione al Risorgimento, che vide
i valdesi schierati per lo più con
i liberali cavouriani, a volte anche in contrasto con altri evangelici di tendenze politiche più
IN EDIZIONE ITALIANA
L'«Istruzione» di Zwingli
L’opera zwingliana — dice il
frontespizio — fu « inviata dall’onorevole Consiglio della città
di Zurigo ai pastori e predicatori
residenti nelle sue città, paesi e
territori, affinché d’ora in poi annunzino unanimamente la verità
evangelica e la predichino ai loro
sudditi ». Curata dal prof. Bernard Roussel dell’Ecole Pratique
des Hautes Etudes di Parigi, con
una introduzione dello stesso di
ben 14 pagine, essa appare qui
per la prima volta, se non erro,
in traduzione italiana per merito
del, nostro Emidio Campi, ed è
corredata da un’ampia appendice
contenente una ricca bibliografia e l’elenco delle opere dello
Zwingli.
La « Breve Istruzione Cristiana », che in questa edizione italiana consta di 47 pagine, è suddivisa in 6 paragrafi (la Legge,
VEvangelo, dell’abolizione della
Legge, delle Immagini, della Messa, Conclusione), ed è preceduta
dall’ordinanza con cui il borgomastro, insieme con il Grande e
con il Piccolo Consiglio, inviando
l’opera ai pastori e predicatori
suddetti, la raccomanda vivamente come un testo « saldamente
fondato sulla divina ed evangelica Scrittura, del Nuovo e dell’Antico Testamento », ed insiste perché i destinatari la studino accuratamente, « rileggendo con diligenza e per intero nella Bibbia
i testi evangelici citati, nella speranza che farà progredire » loro
e molti altri « nella conoscenza
della verace e divina Scrittura ».
Notevole nell’orainanza il richiamo all’eventualità di un controllo
direi democratico delle proprie
istanze di fede e di dottrina, che
radicali; alla dura esperienza
del 1915-’18, in cui entrarono in
conflitto il lealismo valdese verso lo stato italiano è il legame
spirituale con le chiese protestanti tedesche, i cui figli erano
dall’altra parte sui campi di battaglia; agli anni della Resistenza contro nazisti e fascisti, per
finire con le battaglie democratiche di questi ultimi anni in occasione dei referendum sul divorzio e sull’aborto.
Un accenno critico è poi venuto quando Bouchard ha rilevato
come spesso i valdesi abbiano
stentato a comprendere le rivoluzioni del nostro tempo per averle lette soprattutto attraverso le loro pretese « escatologiche », di rifondazione delTumanità, piuttosto che per le concrete esigenze umane, morali e materiali che esprimevano. Se i
valdesi durano fatica a comprendere certi aspetti del mondo
contemporaneo, però, è vero anche il contrario: lo ha evidenziato Piera Egidi, rimproverando al
PCI una « carenza storica » di
analisi e di iniziativa p>olitica nei
confronti delle minoranze religiose, e dei protestanti in particolare. Dal pubblico è stata fatta notare la difficoltà nella comunicazione e comprensione reciproca fra valdesi e comunisti,
e Bouchard ha risiposto che le
recenti sconfitte elettorali del
PCI possono avere un effetto positivo se consentiranno un ripensamento anche su questo tema, senza i trionfalismi che di
solito seguono le vittorie.
Ci si sarebbe asipettati, a questo punto, di sentire qualcosa
sulla questione Intese-Concordato-ora di religione, ma oratori,
moderatrice, pubblico hanno preferito sorvolare. Sarà, forse, per
un’altra volta.
Paolo Fiorio
L’autrice, archivista-paleografa, diplomata dell’Ecole des
Chartes e dell’Ecole des Hautes
Etudes di Parigi, è da 8 anni direttrice del Centre National
d’Etudes Cathares - René Nelli
di Villegly (vicino a Carcassonne),
fondato nell’inverno 1981-’82 per
incrementare la ricerca e la documentazione non solo sul catarismo, ma anche su tutte le « eterodossie » cristiane medievali.
Già autrice di numerosi articoli
in riviste e collane specializzate
(ricordo in particolare la sua
tesi deH’Ecole des Chartes, Les
livres des Vaudois; poi Localisation des ms. vaudois, in « Lingue
e dialetti neU’arco alpino occidentale », Torino 1978, pp. 193203; Les manuscrits littéraires
vaudois: présentation d’ensemble in « Cultura neo-latina », 1978,
pp. 105-128; ed. Las Tribulacions,
trattato valdese, in « Heresis »
I, 1983, II, 1984, III, 1984; Survivances « cathares » dans les manuscrits vaudois du XV^ siècle,
in « Cahiers de Fanjeaux », 20,
1985, pp. 135-156; Syncrétisme
hérétique dans les refuges alpins? Un livre cathare parmi les
recueils vaudois de la fin du
Moven Age, in « Heresis », VII,
pp.' 5-23), essa ha inteso, col presente volume, non di dire l’ultima parola « vera » sul catarismo,
bensì di presentarne un viso
umano, « con gli occhi che ebbero paura, gioia o credulità,
con le orecchie che sentirono
predicazioni, risa o grida di sofferenza, con la bocca che parlò,
tra le mille cose del vivere quotidiano, gravemente di Dio, che
dettò ad uno scriba una dialettica argomentata da citazioni del
Vangelo o che, più spesso, lasciò sfuggire dei ricordi sotto
forma di deposizioni davanti aìrinquisizione... » (p. 9): dunque
un viso vivente, ben diverso da
quello coniato dai fabbricanti di
« catarismi mitologici e purtroppo commerciabili », o da « fantasisti filo o anticatari », il tutto
nelTintento di « sgonfiare quella
fallace aura d’ mistero che ancora circonda il catarismo », cioè
demitizzarlo, alla luce sia delle
fonti più probanti che della storiografia più oculata.
Il volume, arricchito di una
cronologia e di una bibliografia
essenziale, si divide in tre parti:
la prima, che presenta il catari-,
smo come una delle espressioni
del cristianesimo medievale, magari « senza croce », e fondato
su una lettura « dualista » dei
Vangeli; la seconda, che ricostmisce il suo robusto impianto in
Occitania, nei castelli, nei borghi, nelle città, strutturato in
cinque « chiese » (Albi, Tolosa,
Carcassona, Agen e Razès), dove
operosissime sono le donne, tra
cui molte « perfette »; la terza,
che narra il suo sradicarsi dalla
storia, ad opera della ferocissima crociata degli anni 1209-1218.
Quanti parallelismi con le vicende dei valdesi e degli ugonotti,
sia pure posteriori di ben 4 secoli; l'assedio di Montségur del
1243-’44 con quello della Balziglia dell’inverno 1689-’90, le chiese del « Désert » con quelle del
« Refuge », ecc.
Certo, come dice la stessa autrice, si tratta per ora solo di
una « esquisse »: il arosso resta
ancora da fare (p. 286). Peccato
che l’iniziatore del valdisino sia
ancora chiamato, sulla scia del
Duvernoy, sotto il duplice nome
di « Pierre Vr udès » o « le Vaudois »: per giunta, un « fondatore eoonimo », forse « mitico »!
(p. 20).
Giovanni Gönnet
ANNE BRENON, Le vrai visage du
Catharisme. Photos Jean-Louis Gasc.
Portet-sur-Garonne. Editions Loubatlères. 1988, 8”, p. 312.
poi ritroveremo in tutte le confessioni di fede presentate dai
valdesi in epoca moderna al Re
di Francia e al Duca di Savoia,
nonché ai Parlamenti di Aix-enProvence e di Torino: « Se qualcuno scoprisse che abbiamo sbagliato in qualche maniera contro
Dio e la parola del suo santo
evangelo o siamo nell’errore, ce
lo segnali, sulla base della vera
parola di Dio e dell’evangelo, per
l’onore di Dio, la verità e l’amore
fraterno» (pp. 23-25).
Com’è stato giustamente rilevato dal curatore, lo schema dell’opera — peccato, legge, evangelo — la rende simile ad un catechismo pur rispondendo, ■« in un
contesto di effervescenza religiosa», a «necessità apologetiche» e
inserendosi perciò «in ima strategia della comunicazione » (p. 25,
nota 4). Infatti, essa fa seguito
alle due Dispute di Zurigo del 29
gennaio e 26-28 ottobre 1523, delle
cui risultanze fa tesoro. Come si
sa, queste Dispute — come quelle
successive di Basilea 1524, Berna
1528, Ginevra 1535 e Losanna
1536 —, convocate normalmente
dai Consigli cittadini e guidate da
tesi preparate dai riformatori
Zwingli, Ecolampadio, Farei ecc.,
presero importanti decisioni, specialmente sulla messa e sulle immagini, e furono il necessario
presupposto dottrinale del successo della Riforma in Svizzera.
Gì. Go.
ULRICO ZWINGLI, Breve Istruzione
Cristiana... a cura di Bernard Roussel.
Torino, Albert Meynier editore, 1988,
8°, p. 106 («Il tempo delle riforme
religiose »). L, 20,000.
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LUSERNA SAN GIOVANNI
5
30 settembre 1988
obiettivo aperto
UN TRAGICO FENOMENO DI DIMENSIONI MONDIALI
L’intollerabile violenza sui bambini
Le situazioni di guerra, i profughi, le vessazioni nel mondo del lavoro, gli abusi sessuali e un nuovo schiavismo Organismi di tutto il mondo premono suH’ONU perché si giunga nel 1989 ad una Convenzione sui diritti del bambino
Due fatti successi recentemente
pongono ancora una volta in evidenza la condizione e gli stress
in cui vivono milioni di bimbi e
di adolescenti nel mondo, e non
solo in quello sottosviluppato.
In Iraq — a prescindere dalle
precarie trattative di pace con
l’Iran — si è sviluppata quella
che probabilmente costituisce la
più massiccia offensiva degli ultimi tempi, nel tentativo di spezzare per sempre le spinte autonomiste del popolo curdo. Circa 20
mila persone sarebbero state uccise (nuovamente dai gas!) e fra
di esse donne e bimbi costituiscono la maggioranza, mentre si calcola che i nuovi profughi ammontino ad oltre 120 mila.
A Los Angeles, negli Stati Uniti. si è scatenata nei giorni scorsi
una vera e propria guerriglia urbana fra bande di adolescenti, che
ha lasciato sul terreno nove morti
e una trentina di feriti, tutti al di
cotto dei 16 anni.
Denunce e iniziative
internazionali
solo dei princìpi privi di ogni forza cogente. Tre sono i campi in
cui in modo particolare trovano giustificazione l’esistenza e la
messa a punto della suddetta Convenzione: la guerra, la questione
dei profughi e la regolamentazione del lavoro.
C’è da augurarsi vivamente che
anche le Chiese, specie attraverso
le loro organizzazioni internazionali, possano dare un contributo
sostanziale nei confronti di questa parte più debole e indifesa dell’umanità.
Milioni di
giovanissimi in guerra
Questi non sono che due esempi di quanto succede a livello planetario nel mondo dei ragazzi e
dei giovanissimi, vittime, nella
maggior parte dei casi, degli errori e degli intollerabili egoismi
dei loro « padri », degli adulti.
Ancora una volta si levano denunce e vengono prodotte documentazioni sulla triste e tante volte fatale sorte di milioni di bambini. Oltre 40 mila ne muoiono
al giorno per fame o per malattie
curabili; a migliaia vengono sacrificati in guerre come soldati e
come vittime civili. La metà dei
profughi nel mondo, e cioè 5 milioni, è costituita da bimbi; altri
milioni di piccoli « lavoratori »
vengono reclutati a condizioni
subumane, per non parlare delle
violenze di ogni genere, da quelle
fisiche a quelle sessuali e psicologiche.
Già nel 1959, come ricorda il
mensile Monde Diplomatique (M.
D.) dello scorso agosto — dal
quale traiamo la maggior parte
delle notizie qui riportate —
rONU adottò la Dichiarazione dei
diritti del bambino, ma con dei risultati purtroppo assai limitati. Parecchie organizzazioni si stanno
ora muovendo per fare approvare
daH’Assemblea generale delle Nazioni Unite in vista del 1989 (e
cioè in occasione dell’anniversario di detta Dichiarazione) una
Convenzione internazionale sui diritti del bambino, che diventi
una vera e propria legge di fronte a quelli che finora sono stati
Gli eventi bellici, interni o internazionali, coinvolgono l’infanzia e gli adolescenti doppiamente.
Innanzitutto, come vittime civili:
non è certo un mistero che, col
passare degli anni, sono ora i civili a pagare il maggior tributo
di morti e feriti, che incide ner
circa il 90 per cento sul totale:
basti pensare al Libano, all’Afghanistan, alla guerra Iran/Iraq. Per
di più — come sottolinea il servizio di M. D. — la perdita dei genitori e la disorganizzazione della società conseguente ad eventi
bellici fanno dei giovani (fino a
che età oggi sono da considerarsi
ancora « bambini »?) una vittima
designata da parte di chi li recluta. D’altronde, non è molto semplice giungere a delle soluzioni.
La Dichiarazione di Ginevra, redatta dalla Croce Rossa Internazionale e poi adottata nel 1924
dalla Società delle Nazioni (così
si chiamava l’ONU allora), parla
di « protezione e cure speciali »
per l’infanzia, senza distinzione di
razza e di nazionalità, e senza peraltro sollevare il problema — allora quasi sconosciuto — della
presenza dei ragazzi nei conflitti
armati. Solo nel 1974 (la Dichiarazione delle Nazioni Unite del
1948 sui diritti dell’uomo non affronta questo aspetto) l’ONU adotta la Dichiarazione sulla protezione della donna e dei bimbi
nei periodi di emergenza e di
conflitti armati, non avente peraltro forza di legge. Successivamente, nel 1977, si giungerà anche al
concetto di « santuario » : i belligeranti possono avere sui propri
territori o su quelli occupati delle
« zone sanitarie e di sicurezza »
allo scopo di mettere al riparo dagli effetti della guerra « i ragazzi
sotto i 15 anni, le donne incinte
e le madri di bimbi aventi meno
di 7 anni ».
Come si vede, il cammino resta
molto lungo e difficile. Di innovativo, c’è il fatto che l’ONU evi
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Le strabi che si compiono nelle guerre, lo sfruttamento della manodopera minorile, i sempre più frequenti abusi sessuali, il mercato degli organi e delle persone ripropongono ogni giorno alla nostra attenzione la violenza che la società esercita sui bambini.
denzi all’opinione pubblica mondiale questo tragico problema e
che le sue risoluzioni —^ e soprattutto la futura Convenzione sui
diritti del bambino — vengano
fatte proprie dai singoli Statimembro.
In esilio e nei
campi profughi
Abbiamo già ricordato che tra
i bambini i profughi si contano
a milioni: i loro più grandi ammassamenti si riscontrano in Asia,
in Africa ed in America centrale.
Proprio in quest’ultima regione il
problema dei profughi, originato
dalle dittature e dalle guerre, ha
conservato il suo aspetto più
« classico ». I rifugiati sono stati
accolti a titolo provvisorio e, dove possibile, sono stati inseriti —
grazie anche alla lingua in comune — nelle campagne, se si tratta
di popolazioni rurali. Di lì si è
poi sviluppato il fenomeno dell’emigrazione clandestina negli
Stati Uniti attraverso il Messico
(con lauti guadaci da parte dei
relativi trafficanti) dove i bimbi,
con i genitori, sono diventati dei
lavoratori agricoli precari « indocumentados » nelle fattorie.
In Africa le punte massime si
registrano nelle due zone più
« calde » : il Como d’Africa e la
zona australe. Oltre 100 mila profughi si trovano in Angola, provenienti dalla Namibia e dal Sud
Africa e fra di loro vi sono moltissimi bambini.
Per quanto riguarda il Corno
d’Africa, fra Somalia, Etiopia e
Sudan, i profughi ammontano a
due milioni — in maggioranza
bimbi e donne — e sono in continuo aumento. Numerosi bimbi
sono nati o cresciuti in questi campi e si ha notizia di reclutamenti
forzati di adolescenti.
Che dire poi del Sud-Est asiatico? Anche qui i profughi si contano a centinaia di migliaia. Quanti bambini sono stati uccisi, violentati o rubati nel Mar della Cina? E quanti, facenti parte del
« boat people » (la gente che si
affida a miseri battelli per fuggire), sono dei candidati, nel migliore dei casi, all’adozione?
In Pakistan vivono tre milioni
di profughi afghani, di cui il 75
per cento sono donne e bambini
ed il problema del loro rientro è
quanto mai arduo. Il problema
della « seconda generazione », di
quei bimbi che hanno già dovuto
passare il fondamento della loro
vita nei campi, si pone ormai per
un numero imprecisabile di loro.
Anche fra i palestinesi questo
dramma è molto acuto: fra gli
oltre due milioni di profughi, 350
mila ragazzi frequentano scuole
nei paesi occidentali o arabi, aiutati daU’Unwra, l’ufficio dell’ONU
per i profughi.
Quando il lavoro
è schiavismo
Gli ultimi studi sul lavoro minorile indicano che la questione
va peggiorando: le popolazioni
sottosviluppate continuano ad aumentare di numero e si accentua
la pressione sui bambini per farli
« produrre ». Se da un lato la percentuale dei ragazzi scolarizzati
è aumentata, è altrettanto vero
che — sottolinea il servizio di
M. D. — in certi paesi ben il 50
per cento della popolazione scolastica abbandona lo studio.
Fra gli aspetti più odiosi in questo settore vi sono le punizioni e
le violenze. Secondo gli ultimi
rapporti di Amnesty fnternational si verificano vere e proprie situazioni di tortura. In Thailandia
sono state schiacciate delle sigarette sulla testa dei bambini per
tenerli svegli; in Ghana sono stati sfregati con del peperoncino se
si « distraevano » sul lavoro. In
India, bambini che volevano fuggire da un lavoro insostenibile
in una tessitura di tappeti sono
stati appesi per i piedi per delle
ore. In Pakistan si sono verificati
casi di incatenamento notturno
per evitare fughe... La casistica
potrebbe continuare a lungo.
Il lavoro minorile naturalmente incide anche sulle condizioni
di salute. In primo luogo, la pretesa di poco scrupolosi « datori
di lavoro » di aumentare al massimo il profitto ha moltiplicato il
numero di incidenti sul lavoro. Un
secondo fatto negativo è dato dal
maneggiamento dei prodotti chimici. Com’è ben noto (ed anche il
nostro settimanale a suo tempo
ha denunciato la cosa), parecchi
di questi prodotti, proibiti nel
Nord, vengono tranquillamente
spediti al Sud. Negli stessi Stati
Uniti — come ricorda il citato reportage — l’unione contadini condusse a fondo nel 1985 una battaglia contro i pesticidi per proteggere i ragazzi lavoratori durante il raccolto. Si può di conseguenza immaginare quale sia la^ situazione nel Terzo Mondo fra i bambini impiegati in agricoltura, iielle concerie, nel settore tessile,
ecc.
Infine, vi è un terzo fattore, costituito dal traffico e dalla vendita dei bambini: Bangkok è diventata tristemente famosa in questo
campo. In Pakistan bambini rubati
lavorano sotto la minaccia delle
armi. In Africa, ragazzi del Botswana e del Mozambico vengono
rubati e venduti in Sud Africa
per lavorare in agricoltura. Vi è
poi tutto un mercato, se possibile
ancora più turpe, legato al sesso.
In tutto questo marasma TUffìcio internazionale del lavoro dell’ONU cerca di porre un qualche
ordine, peraltro coi limiti già detti. Proprio di recente sono stati
pubblicati due documenti sul lavoro minorile nel mondo. Queste
informazioni, brevi, precise ed aggiornate, dovrebbero consentire a
tutte quelle organizzazioni più impegnate verso i bambini (ed in
primis alle Chiese) di continuare
la loro opera di denuncia, di coscientizzazione e soprattutto di
collaborazione — certamente lunga e difficile, ma proprio per questo tanto più necessaria ed urgente — nei confronti di una situazione indegna dell’umano consorzio.
Roberto Peyrot
%
6
valli valdesi
30 settembre 1988
VAL PELLICE
Quali strade in montagna?
Intenso il dibattito sulle strade in montagna e sulla loro utilità - Presto al Pra in auto?
Circa un anno fa, sulla rivista « Alp », un redattore faceva alcune riflessioni sul progetto di collegamento con la Francia mediante funivia e chiudeva pessimisticamente il suo pezzo con tm invito
a visitare la conca del Pra «prima che le ruspe
distruggano per sempre quella zona».
La storia dell’ovovia è finita come tutti sappiamo, ma da alcuni mesi il Pra è tornato al centro
delle polemiche a causa di un progetto, questa
volta più chiaro e definito, di collegamento stradale con la bassa valle che verrà presentato dal Comune di Bobbio alla Regione Piemonte entro il
prossimo 31 ottobre, dove verrà espresso un parere
decisivo sulla validità, fattibilità e finanziabilità
dell’opera.
La pista, ci ha detto il sindaco di Bobbio, Charbonnier, avrebbe come scopo il miglioramento delle condizioni di vita degli alpeggi e delle altre strutture presenti nella conca e soltanto a queste attività sarebbe aperta; il tracciato, nella parte iniziale, utilizzerebbe le opere già costruite in vista
della famosa strada di collegamento con il colle
Il rifugio Willy Jervis nella Conca del Prà.
LE STRADE,
I MONTANARI E
IL LORO SINDACO
Egregio Signor Direttore,
l'Eco delie Valli, sul n. 34 del 9
settembre 1988, pubblica una ietterà a
firma di Mirca Faico e Massimo Manavella, nelia quaie si paria di una raccoita di firme contro la costruzione di
una strada carrozzabiie Vilianova-Pra e
di una pista agro-silvo-pastoraie BessèBarma d'Aut. Dato che ii vallone di
Subiasco è in parte territorio dei Comune di Viiiar Peilice e che una pista
Bessè-Barma d'Aut ricadrebbe tutta
su questo Comune, ritengo doverose
alcune precisazioni in merito.
L'amministrazione comunale di Viiiar Peilice non ha mai, ripeto mai, preso in considerazione ia possibilità
di realizzare una pista che dalla Borgata Bessè raggiunga il pascolo di
Barma d'Aut, né è a conoscenza che
quaiche privato cittadino sia disposto
a spendere tante e tante decine di milioni di lire per un'opera del genere!
I firmatari della petizione non abbiano perciò timore di vedere rovinato « quei susseguirsi di rocce e gugiie, con il torrente che corre incassato fra ie pareti rocciose, creando
uno scenario stupendoi ». Anche ii
pastore di Barma d'Aut potrà continuare ad ammirarlo, non soltanto nelle
belle giornate estive, ma più voite
alia settimana percorrendo ia pericolosa mulattiera che raggiunge le sue
baite e portando sulle spalle i generi di prima necessità indispensabili
per la sua famiglia!
E' stata ventilata daH'amministrazione comunale l'ipotesi, assai remota a
vero dire, deil'apertura di una pista
che, partendo da Pra ia C'omba e seguendo il tracciato di una vecchia
muiattiera, raggiunga l'alpeggio del
Gias di Subiasco, ma per il momento
non c'è altro e mi pare quindi che,
prima di procedere a raccolta di firme e scrivere lettere ai giornali, sarebbe opportuno documentarsi meglio.
Detto questo, mi sia consentito fare
alcune considerazioni. Si dice neila
ietterà in questione che ia raccolta di
firme è fatta « perché pensiamo che
sia giusto dare voce a tutta la gente
con cui abbiamo parlato, gente che
non è d'accordo con le decisioni di
queiii che dovrebbero essere i suoi
rappresentanti, ma è sfiduciata e convinta che la sua opinione, in fondo,
non conterà niente ». Mi permetto di
dubitare delia veridicità di queste affermazioni se per • tutta la gente »
s'intende queila dei nostri comuni di
montagna, la sola che rappresentiamo,
come amministratori, e per la quale
l'apertura di piste è condizione indispensabiie per sopravvivere, come
già chiaramente detto dal sindaco di
Bobbio Peliice e pubblicato dai suo
giornaie sotto ii titolo • Senza strade non si vivei »,
Afferma ia ietterà che ii pascoio di
Barma d'Aut è « uno dei più poveri
delia valle », E' questa un'affermazione discutibile, ma più mi colpisce e
mi preoccupa ciò che essa sottintende; è povero, non aiutiamolo ad essere un po' meno povero, ma lasciamolo morire! E' quanto avverrà molto
probabilmente entro pochi anni, e mi
domando se, a quel momento, gli
estensori deila lettera ed i firmatari
deila petizione provvederanno di persona ai lavori di manutenzione deli'attuale mulattiera che richiede ogni anno molte giornate lavorative per essere transitabile alla meno peggio! Oppure non seguirà forse questa mulattiera il destino di molte altre e di
moltissimi sentieri che sono segnati
ancora sulle carte topografiche, ma
assoiutamente impercorribiii?
Si presterebbe a molte altre considerazioni (tristi considerazionii) la lettera in oggetto, che chiama in causa
perfino gli Invincibili (che tali non
sarebbero stati su una montagna morta), ma mi limito ad una sola ultima
osservazione. La lettera termina così:
Per vivere la montagna bisogna prima rispettarla ed amarla ». Crediamo,
come abitanti e da lungo tempo amministratori di comuni di montagna,
di poter affermare senza falsa modestia che nessuno può insegnarci « come » amare e rispettare la montagna.
Vorrei aggiungere che per amare veramente la montagna bisogna prima di
tutto e sopra tutto amare e rispettare coloro, pochi, che sulla montagna
ancora lavorano e vivono senza pretendere gli agl del XX secolo, ma so
della Croce. Contiamo di presentare nelle prossime settimane il progetto più dettagliatamente, ma
è chiaro che, di fronte a questa prospettiva, i gruppi ambientalisti hanno già avuto modo di presentare le loro perplessità.
Mentre pubblichiamo questa settimana altre
due lettere sulle piste in montagna, va rilevato che
l’argomento del collegamento con il Pra si inserisce in un discorso più ampio, che riguarda tutte le
cosiddette piste agro-silvo-pastorali, la loro effettiva utilità, le modalità, di costruzione ed i reali
benefici che ne deriverebbero, al di là delle considerazioni di parte.
Manca, attualmente, il parere del CAI, che non
ha ancora preso posizione ufficialmente e che intende consultare tutti gli associati nelle prossime
settimane; tutto questo, ci ha detto un autorevole
rappresentante del gruppo Val Peilice, per non urtare la suscettibilità espressa dagli amministratori di Bobbio, che devono ancora dare un parere definitivo sulla copertura del Rifugio Granerò
dopo molti mesi di tira e molla. P.V.R.
lo condizioni di vita decenti e sopportabili.
Con cordialità.
Paolo Frache
Sindaco di Villar Peilice
STRADE Sr,
MA FATTE BENE
E' apparsa recentemente sui settimanali locali una lettera del signor
Aldo Charbonnier, sindaco di Bobbio
Peilice, in cui viene presa in esame
una mostra allestita dalla Lega per
l'Ambiente (e non dal ,« comitato per
l'ambiente » come la lettera riporta)
sulle piste agro-silvo-pastorali.
Questa mostra, costituita da 4 tabelloni con fotografie e un breve testo,
è stata gentilmente ospitata in occasione dei festival dell'Unità di Torre
Peilice e di Luserna S. Giovanni.
Quali autori di questa documentazione desideriamo ora rispondere alle osservazioni del sig. Charbonnier, sperando di contribuire ad una migliore
chiarezza sull'intera questione. Vorremmo parlare di questo problema
non solo in relazione al Comune di
Bobbio Peliice, ma più in generale per
tutta la valle. Tuttavia è indispensabile
sottolineare subito che, nel suo articolo, Charbonnier dice il falso sostenendo che la progettata pista per il
Pra ■ ...dovrebbe essere finalizzata, secondo i promotori della mostra, ad un
fantomatico villaggio turistico ».
Invece, come centinaia di persone
hanno potuto vedere, il nostro unico
riferimento in proposito stava nella
frase « sta arrivando la strada Vlllanova-Conca del Pra », con la quale si
portava all'attenzione un nuovo progetto di strada in una zona molto conosciuta e su cui quindi si instaurano
facilmente discussioni e confronti.
Quindi non abbiamo parlato affatto di
villaggi turistici (la mostra è comunque
a disposizione di chiunque volesse
consultarla).
Per il resto: cosa dice in sostanza
Charbonnier?
Ci racconta che esistono alcuni amministratori che si preoccupano di aprire strade e piste ormai indispensabili
per la vita della montagna (e lo fanno
con tutta la ponderazione e i criteri necessari), mentre dall'altra c'è un gruppo di ecologisti ed affini ohe tenta
di gettare cattiva luce su queste opere e di ostacolarne la realizzazione.
Ma chi ha detto che gli ecologisti
sono contro le strade? Ciò che abbiamo messo in discussione non sono le
strade, ma i criteri con i quali vengono decisi e realizzati questi lavori. La
cosa è ben diversa, e nemmeno così
complicata. Nasce il sospetto che qualcuno possa far finta di non capire
per rimescolare le carte. Ecco allora
argomentazioni toccanti — come quelle di Charbonnier — sulle persone
sole che vivono in montagna, sulla
vita e sulla morte futura di questi luoghi, e così via. Anche agli ecologisti
però stanrvo massimamente a cuore la
montagna e la sua gente; affinché II
dibattito prosegua in modo costruttivo, è necessaria dunque la massima
chiarezza su ciò, affinché nessuno
fraintenda e possa dividere il mondo
in buoni e cattivi, punto di vista del
progresso e punto di vista ecologico.
Speriamo di esserci posti invece in
un'ottica più concreta e diretta: possiamo essere favorevoli ad alcune
strade e piste, dove veramente utili,
ma abbiamo esposto eloquenti fotografie (riprese in tutta la valle naturalmente, non solo nel Comune di
Bobbio) spiegando che vorremmo vedere strade fatte coma si deve, non
piste aperte malamente, con rovina
dell'ambiente, dissesto idrogeologico,
manutenzione problematica e carente.
Abbiamo anche formulato qualche indicazione su migliori criteri di lavoro.
Charbonnier ci assicura che le fasi
di progettazione ed esecuzione sono
seguite da « funzionari attenti » e
« ditte specializzate ». Diremo allora
che in Val Peliice si sono distratti, oppure che abbiamo criteri di valutazione assai diversi dal loro. Del resto
ha ragione il sindaco di Bobbio quando esorta alla « cura » dei boschi.
Tuttavia per ■ cura » non si può intendere l'apertura di una pista, un taglio e l'abbandono totale della zona
negli anni successivi, come invece
accade spesso.
Nel contempo ci auguriamo che l'iter burocratico delle concessioni sia
il meno burocratico possibile, non
una serie di formalità in carta da bollo ma il frutto di una seria valutazione da parte degli enti preposti.
Chiarito così che non vi è alcun
preconcetto da parte nostra su strade
e piste, che nessuno è utopista e
vuole la « montagna selvaggia », dobbiamo osservare che, giunti a questo
punto, con molte opere già ultimate, è
necessario per il futuro anche prossimo affrontare la cosa in modo più
organico e ad un più ampio livello.
I bacini del Peilice e dell'Angrogna,
ad esempio, costituiscono un'area ancora ridotta, per la quale può valere
un discorso unitario, un progetto comune che, tenendo conto di esigenze pastorali, agricole, turistiche —
e di tutela dell'ambiente — sia in grado di distribuirle con una programmazione seria e seriamente proiettata
nel futuro. Iniziative più ristrette possono risultare sempre più dannose.
Con un progetto complessivo e ben
fondato sarà esaudito il desiderio di
molti — tutti ugualmente amanti della
montagna — di sapere cosa si prepara per il futuro della valle: quali zone saranno lasciate integre per il loro
valore ambientale, e quali vedranno
incoraggiati turismo, pastorizia ed altre
attività con l'ausilio di strade e strutture ben realizzate. Per tutti sarà possibile partecipare democraticamente a
questa gestione, almeno nella misura del dibattito e delle proposte, cosi
come abbiamo cominciato a fare. Sono
queste premesse indispensabili per un
corretto impiego di ingenti somme di
denaro pubblico. A qualcuno tutto ciò
potrà sembrare una indebita ingerenza nell'attività delle amministrazioni
comunali, ma non è così.
Al sindaco di Bobbio, che chiude
il suo articolo in un crescendo enfatico parlando di deportazioni di massa e regimi totalitari, osserviamo più
pacatamente che chi vive in queste zone, o comunque le ha a cuore, le considera in modo unitario, non divise per
comuni e settori, a maggior ragione
data la ricca e particolare storia che
esse racchiudono.
E infatti c'è chi (non la Lega per
l'Ambiente) ha preso iniziativa con
temporaneamente contro i progetti di
strade nel vallone del Subiasco e al
Pra. Naturalmente anche noi abbiamo
fortissime perplessità su questi progetti, per i quali non c'è spazio adeguato di discussione in questa lettera
e che comunque auspichiamo possano
essere valutati secondo un criterio
più ampio, come quello esposto sopra.
Dunque, tutti i promotori di queste
iniziative ecologiche — e più in generale tutti coloro che amano questo
valli nel loro assieme — sperano di non
imbattersi, almeno, in un Comune totalitario.
Lega per l'Ambiente Val Peliice
AUTUNNO IN VAL D’ANGROGNA
Malgrado i servizi.
« ■
« Non ci rassegniamo alla decadenza ed all’abbandono della
montagna, della nostra valle, ma
abbiamo bisogno di nuovi sbocchi e possibilità per vivere e speriamo che il nostro "autunno".
Caccia:
atto primo
Come facilmente preventivabile, non è stata aperta per molto
tempo la caccia al camoscio nelle vallate del pinerolese; infatti
i 40 esemplari che si potevano
abbattere nelle valli Chisone e
Germanasca sono stati uccisi nelle prime due giornate di caccia,
mentre in vai Peilice ne sono stati uccisi addirittura 30 (26 maschi e 4 femmine) nel giorno di
apertura, a fronte dei 28 previsti. E’ per altro probabile che
alcuni altri animali siano morti
successivamente a causa delle
ferite subite, senza che siano ufficialmente conteggiati.
Restano, al di là delle aride
cifre, al di là delle opposizioni
radicali a tale pratica, aperti alcimi interrogativi: come si può
realmente controllare ed impedire l’uso, proibito, delle radio
ricetrasmittenti? Ed ancora: perché non realizzare anche da noi
un abbattimento selettivo come
avviene altrove, seguendo indicazioni precise? Sono anni che si
parla di questi problemi; sembra che i cacciatori preferiscano ancora le grosse ed affollate
battute di un primo ed unico
giorno...
pur nei suoi limiti, ci fornisca indicazioni ed idee al riguardo »;
così scrive nella presentazione
della 10“ edizione dell’« Autunno in vai d'Angrogna » il sindaco
Franca Coìsson. Dieci edizioni
che hanno rappresentato altrettante occasioni di riflettere, discutere sui problemi che hanno
interessato la popolazione in
questi anni; su tutti, e malgrado
la costruzione di strade, acquedotti, elettrodotti, piste forestali
e l’attivazione di servizi quali il
trasporto pubblico, la mensa scolastica e il tempo pieno, lo spopolamento della montagna, al punto che oggi i bambini delle scuole elementari sono appena 14.
Che fare dunque? Arrendersi o
battersi per migliorare le cose,
anzitutto mantenendo la scuola
in loco? La strada scelta dagli
amministratori di Angrogna è,
coraggiosamente, la seconda, e
proprio a questo aspetto della
vita di una comunità saranno dedicate alcune serate del tradizionale, ricco carnet di appuntamenti; molto spazio sarà dedicato inoltre alle proposte di sviluppo. al problemi degli agricoltori,
agli incontri musicali.
Primo appuntamento con un
confronto a più voci su un progetto per la valorizzazione culturale, turistica ed economica dell’area del Monviso, che potrebbe
per altro avere anche ripercussioni in vai Peilice, previsto per le
ore 20,45 di martedì 4 ottobre nel
tempio valdese di Pradeltorno.
Interverranno I. Fossati, vicepresidente della Provincia di Cuneo; E. Eressi, presidente della
Comunità Montana Val Maina; F.
Chiaretta, redattore della rivista
« Alp ».
7
30 settembre 1988
valli valdesi
1 F TÎ’MOîlV Proviamo a rileggere. ■ Oggi
Ij Hi 1 Ju ifX 1 il ÉCHO DES VALLEES VAUDOISES Paraissant chaque Vendredi fout iHt ttrtt Iftitoimt. iLcTca 1,8. Ruivant In tériU nttt tn fhariU. Bpk. iv, 15. e ripensare, quello che scrivevamo... e domani
Cento anni fa
a cura dì Stello Armaiid-Hugon
Pace in Europa?
Mentre in tutta la Russia si
svolgono imponenti manifestazioni ufficiali e feste popolari per
la celebrazione dell’anniversario
della conversione di quel paese al
cristianesimo, avvenuta nell'anno
988, l’imperatore Guglielmo II si
è imbarcato a Kiel, sväVHohenZollern scortato dalla flotta, diretto a Kronstadt dove si è incontrato con lo zar. L’imperatore
proseguirà il viaggio recandosi
presso i re di Svezia e di Danimarca. Si dimostra così attendibile la notizia trasmessa da un
giornale francese secondo il quale Timperatore intende sottoporre a tutti i governanti europei un
piano di disarmo generale. Il programma di Guglielmo prevede
ancora consultazioni ad alto livello a Vienna, in Romania e a
Roma, malgrado gli sforzi che il
papa va facendo per evitare un
confronto che lui considera un
affronto. Ringraziamo Dio per il
fatto che il piano di pace stia assumendo una configurazione che
appare costruttiva; in effetti le
spese militari di tutti i paesi
europei hanno raggiunto un livello esorbitante.
Liturgia
, incrociata
A (ìuldenstat (Hannover), racconta « Témoignage », c’è stato
per due secoli imo strano simultaneum: i cattolici e i protestanti
avevano una sola chiesa, un solo
ecclesiastico, un solo sacrestano.
11 prete era cattolico, il sacrestano protestante.
Ecco come veniva celebrato il
culto, comune alle due confessioni: il prete comincia col cantare Vlntroit, la comunità protestante risponde con il Kyrie
éleison; il prete continua con
Gloria in excelsis, i protestanti rispondono con il cantico Gran Dio
ti benediciamo. Seguono le preghiere e il responsorio dei cattolici. Poi il prete legge l’Epistola
del giorno e i protestanti cantano un inno; il prete salmodia e i
protestanti cantano il Credo di
Lutero. Segue la messa, durante
la quale i protestanti restano seduti. Poi questi cantano ancora
un inno tratto dai testi delle
Scritture. Infine il prete sale sul
pulpito e pronuncia un sermone
per le « pecorelle » delle due confessioni.
Questo strano simultaneum è
stato abolito solo nel 1850.
Dal Sinodo '88
(...) Fra i principali punti all’attenzione di questo Sinodo figura la gestione del comitato di
evangelizzazione; in quel contesto il dibattito si è rivolto al panorama complessivo con particolare attenzione alle questioni
riguardanti le missioni e le relative contribuzioni. Per le prime
€ necessaria grande attenzione
(bisogna lavorare — è stato
detto — per la vita spirituale
delle nostre chiese il cui primo
compito è, comunque, l’evangelizzazione dei nostri compatrioti). Per le seconde si è sottolineata la necessità (al di là della
qualità delle contribuzioni che
deve essere commisurata alle
singole pnassibilità) di articolare
le contribuzioni stesse nell’arco
di quattro trimestri per necessità amministrative.
(...) Il past. Micol ricorda al
Sinodo che una colonia valdese
di almeno duemila immigrati è
presente in Marsiglia. Fra di loro circa 855 persone provengono dalla Val San Martino e altre 552 arrivano dalla Val Luserna. Viene sollecitato im maggior
appoggio da parte delle chiese
« madri » delle Valli. Aggiunge
il past. Mouliné, della Chiesa riformata di Francia: « I valdesi
rappresentano la settima parte
della popolazione protestante di
Marsiglia; avete lì una grande
parrocchia, ben integrata con la
Chiesa riformata. Sarebbe cosa
buona se poteste designare un
successore dell’attuale pastore
[Micol] ma ’se non è possibile,
saremo lieti di ’’adottarli” noi ».
(...) La lettura del rapporto della chiesa di Pomaretto ha fornito al Sinodo l’occasione di riflettere sui risvolti di un deprecabile episodio: un omicidio,
commesso da un giovane valdese nel corso di una rissa nata
in occasione di una serata di
ballo. Interpellato in merito, il
pastore di Pomaretto ha detto:
« Siamo tutti umiliati p>erché le
responsabilità di un caso simile sono da ascrivere a tutti quanti; la famiglia, le autorità comunali, il concistoro, per non parlare del colpevole che è in prigione. I giovani, oggi, ci danno
pochi motivi di gioia.
Spesso bisognerebbe che il pastore si impegnasse in prima persona, sostituendosi al padre e
all’anziano. I giovani devono essere costantemente oggetto delle nostre preghiere, ma soprattutto del nostro impegno ».
(...) La C.d.E. ha vagliato l’opera di assistenza ospedaliera
dando atto, innanzitutto, al prezioso impegno del dott. Jourdan;
si sottolinea la necessità di una
rigorosa osservanza delle leggi
relative agli impianti sanitari e
si affronta una polemica nata in
seguito al rifiuto dell’Ospedale
di Pomaretto di prestare le cure necessarie a un cattolico che
chiedeva di essere ricoverato.
Nel caso specifico — è stato detto — si trattava di una degenza
di almeno tre mesi, e questo avrebbe privato numerosi valdesi ammalati di un posto letto.
Abbiamo spesso ricoverato ammalati non valdesi, e continueremo a farlo, ma non dimentichiamo che l’ospedale è stato
creato per i valdesi e lo stesso
decreto [reale] di autorizzazione
vieta espressamente il ricovero dei non valdesi.
Evangelizzazione
Coazze si trova in Val Sangone, a un’oretta di cammino oltre Giaveno; ci si arriva, in circa due ore, con il trenino a vapore Torino-Orbassano. Il panorama è simile a quello della Val
d’Angrogna: grandi boschi di castagni, campi di grano, di mais,
di patate, pereti e meleti; le case sono ampie, belle, gli abitanti cortesi. La gente del paese
racconta che le prime Bibbie sono giunte tramite un colportore, anni fa, e che parecchie persone, per saperne di più, si recarono a Torre e a Pinerolo per
approfondirne lo studio. Ben
presto un evangelista valdese,
Cardon, si recò a Coazze per presiedere riunioni prima in una
casa privata, poi in piazza e in
seguito in un piccolo tempio
che oggi avrebbe bisogno di essere dotato di una scuola da affiancare a quella retta da Antonio Bertalot, nella quale ben 47
allievi sono ammassati in un locale piccolo e malsano.
La scuola domenicale è diretta da una giovane del posto.
Emilia Ostorero, che è appassionata al suo lavoro e vi si dedica con successo.
Molte persone, pur non facendo parte della comunità, frequentano il culto con una regolarità che fa ben sperare per
Tavvenire.
Per altro, anche chi non frequenta le riunioni ha imparato
ad apprezzare TEvangelo e deprecare le immagini intagliate
della chiesa di Roma. Alcuni di
loro, a cui viene propinato come reliquia un osso della gamba di S. Mauro, conservato nel
tempio cattolico e portato in
processione nel giorno della festa patronale, dicono che quell’osso spolpato fornisce ai preti
Toccasione di un sostanzioso
pranzo, pur non essendo altro
che « la piota d’na mula ».
Piaccia al Signore di far prosperare questa piccola chiesa.
20 settembre
L’anniversario della presa di
Roma da parte delle truppe italiane, che VOsservatore Romano
in un virulento articolo ricorda
come « data funesta », come « lutto nazionale » e ancora « un’onta
e un crimine », è stato celebrato nella capitale con grande entusiasmo. Tutto fa credere che
ben presto la data del 20 settembre sarà riconosciuta come festa nazionale.
Nello stesso giorno a Biella,
alla presenza del re Umberto e
del principe ereditario, è stato
inaugurato un monumento a
Quintino Sella, il poco popolare
« inventore » della tassa sul macinato, al quale però va riconosciuto il merito di essere stato, oltre che uno dei protagonisti della patriottica spedizione
del ’70, un ministro capace di
riassestare le finanze dello stato.
« Salvezza »
Emigrazione straordinaria dal
purgatorio: lo anmmcia il quotidiano La Croix, in questi termini:
« In virtù dei poteri straordinari delle chiavi Leone XIII, prigioniero, ha deciso di estendere i
benefici del giubileo al purgatorio e il 27 settembre, insieme
alla chiesa intera, si recherà sulla
tomba di Pietro per spargere il
sangue divino nelle -fiamme espiatorie! Questa messa senza uguali,
che il Pietro sempre vivente ha
annunciato alla Chiesa xmiversale
con una enciclica datata il giorno di Pasqua, è Tatto più solenne che il papato abbia mai compiuto per liberare i prigionieri
del purgatorio ».
Parrebbe dunque che Pietro,
sempre-vivo, abbia pubblicato
un’enciclica con la firma di Leone. Ed ecco il papismo che predica la trasmigrazione delle anime! Che cosa ve ne sembra di
una dottrina che subordina il grado di efficacia del sacrificio di Gesù Cristo e la salvezza delle anime al capriccio del papa? Non è
forse evidente che l’invenzione
del purgatorio non è che un meschino mezzo di speculazione finanziaria fondato sulla superstizione delle masse depredate della
conoscenza del Vangelo? Una simile dottrina non è soltanto ridicola, è mostruosa.
Evangelo dimenticato
Francia — Dal 9 al 24 luglio, a
Aix-la-Chapelle, sono state esposte le reliquie conservate nella
locale basilica: vesti della Madonna, pannolini di Gesù ecc.
L’esposizione si svolge ogni sette
anni ed è molto lucrosa. Migliaia
di pellegrini ingenui vengono a
rendere omaggio e ad adorare
questi oggetti di idolatria veramente feticistici; ma sono solo
delle vittime, perché è impossibile che gli organizzatori di questo
grande commercio non sappiano
che si tratta di una pura falsità.
Riconoscimento
Prarostino — Il ministro
della pubblica istruzione Boselli, in risposta al telegramma
che gli è stato spedito dalla Conferenza pedagogica di Prarostino, ha inviato il seguente messaggio: « Vi ringrazio di cuore
e penso con particolari sentimenti di benevolenza a codeste
Valli, baluardo di spiriti nobili
e di animi forti, dove il culto
delTistruzione popolare è antico
e dove ci sì occupa di tutti i progressi con amore patriottico e
attivo ».
Saint Germain, septembre 1888.
COMUNITÀ’ MONTANA
VAL PELLICE
CONCORSO
Presso la Comunità Montana Val Pellice' è indetto un
pubblico concorso ad un posto di operatore addetto
all’ecologia ed alla tutela ambientale (6’ qualifica funzionale) con scadenza il 24 ottobre 1988.
Titolo di studio: diploma scuola media superiore.
Età: da 18 a 35 anni.
Trattamento economico: come da contratto nazionale
approvato con D.P.R. 268/'87.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria della Comunità Montana Val Pellice (C.so J. Lombardini 2 - Torre Pellice - Tel. 0121/91514-91836).
Il Presidente
(Arch. Piercarlo Longo)
Consiglio comunale
ANOROGNA — H consiglio comunale è convocato per le ore 20.30 di
giovedì 29 settembre per approvare
il conto consuntivo per il 1987; oltre
a ciò, provvedimenti in esame riguardano gli ampliamenti della sede comunale e del macello cooperativo di
Chiot 'di'Alga
TORRE RELLilCE — Anobe il consiglio comunale di Torre dovrà approvare il conto consuntivo dell'87 e lo
farà nel corso della seduta di venerdì 30 settembre; inoltre si discuterà
dell'ampliamento al territorio di questo comune del servizio domiciliare
della Comunità Montana e della ristrutturazione di edifici comunali con
eliminazione di barriere architettoniche.
Manifestazioni
LUSERNETTA — Sabato 1 e domenica 2 ottobre avrà luogo la XM edizione della sagra del fungo e dei
prodotti agricoli: è prevista la partecipazione della banda musicale di
Torre Pellice.
Teatro
LUSBRNA S. GIOVANNI — In occasione della stagione ’88-'89 del
Teatro Regio di Torino, il Comune
organizza la partecipazione alle serate
che avranno luogo il 10 dicembre, il
14 gennaio, il 6 maggio ed il 17 giugno con prenotazione dei biglietti di
ingresso e viaggio in puiìman. Per
prenotazioni ed informazioni rivolgersi
all'asses. alla cultura, tei. 909084/54.
Lega ambiente
TORRE PELLICE — Lunedi 3 ottobre
alle ore 21, presso il centro d’incontro,
avrà luogo il primo incontro mensile
del gruppo vai Pellice della Lega per
l'ambiente^_______________________
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
OOMENICA 2 OTTOBRE 1988
Pinasca: fARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tal. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 2 OTTOBRE 1988
Biblana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
8
8 fatti e problemi
30 settembre 1988
UNA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
Il terrore in Colombia Rapporti difficili
Squadroni della morte e responsabilità a livello governativo - Droga
e criminalità organizzata - Un velo di silenzio da parte della stampa
« Vivi pensando che in ogni
momento essi possono ucciderti o arrestarti, in ogni momento tu puoi perdere la famiglia.
La gente perciò non ha più il
senso della sicurezza. Non puoi
dire quello che pensi o andare
in giro senza preoccuparti ».
Queste sono parole piene di
paura, ma come potrebbe non
avere paima la sorella di Herbert Marin, attivo nella difesa
dei diritti umani, brutalmente
assassinato nell’agosto ’86? E
ancora; « Ogni giorno ricevo un
elenco di omicidi, minacce, aggressioni e sparizioni. Io chiedo: cosa sta succedendo? Questa
non è una democrazia, non è una
nazione. Questa è la legge della
giungla ». Così si sfogava nell’intervista alla stampa del 5 novembre ’87 il Procuratore generale della Colombia. Due mesi
dopo veniva rapito e ucciso.
Un corteo di tremila persone
si snodava il 13 agosto ’87 per
le vie di Medellin, la seconda
città della Colombia. Cantavano:
’’Amiamo la vita e siamo pieni
di sdegno per la morte; per i
nostri morti giuriamo di difendere la vita”. Con quella marcia intendevano protestare contro l’ondata di assassini politici
che aveva sconvolto Medellin:
cinque studenti e quattro lettori dell’Università di Antioquia
erano stati uccisi! Non erano
passate due settimane che a
quattro organizzatori di questa
marcia veniva sparato a freddo.
Intanto si alzava il livello della repressione violenta: infatti
Pedro Luis Valencia, senatore
deU’Union Patriotica, fu ammazzato il 14 agosto davanti alla
moglie e ai figli da uomini armati in uniforme da poliziotto,
che avevano sfondato con la
jeep la porta della casa. Il 25
agosto un altro organizzatore
della marcia veniva ucciso, il
presidente deH’Unione degli insegnanti di Antioquia, Luis Felipe Velez. In quello stesso giorno, mentre uscivano dall’edificio dove si svolgeva la veglia
fimebre di Velez, venivano assassinati da colpi di mitra Hector Abad Gomez, presidente del
Comité de defensa de los derechos humanos e professore alla
Facoltà di medicina dell’Università di Antioquia, e Betancur Taborda, vicepresidente dello stesso Comitato e anch’egli professore all’Università.
oiiricos
,7iORTURll5.
Una manifestazione di denuncia della drammatica situazione di repressione.
tenenti alle forze armate in
servizio, persino comandanti e
uflìcialì superiori di vario grado.
Ma nessuno di loro fu mai arrestato e condannato.
o bruciati dal fuoco. Torturare
le vittime e mutilare i loro cadaveri non solo nasconde la loro identità e la causa della morte, ma si prefigge di instaurare
un clima di paura».
Complicità
del Governo
Società violenta
Le liste nere e gli
squadroni delia morte
Questa ondata di omicidi coincise con la comparsa sulla stampa nazionale, in tutto il paese,
delle ’’liste nere” per opera dei
cosiddetti ’’squadroni della morte”. In queste liste apparivano i
nomi di varie personalità, come ex ministri, giudici, medici,
avvocati ed ex generali, i quali
venivano insultati e minacciati
di morte. Alcuni di loro furono
uccisi, altri entrarono in clandestinità o fuggirono all’estero. I
primi omicidi attribuiti agli
squadroni della morte avvennero nel 1978, ma è negli anni
’80 che questi entrarono più
spesso in azione. Presero varie
denominazioni, come ad es. le
famigerate MAS. Queste rivendicarono presto le loro prime
vittime: tra di esse studenti di
sinistra, insegnanti, avvocati,
sindacalisti, leader di partiti di
opposizione, capi di comunità indios, ecclesiastici e membri dei
comitati di difesa dei diritti u
Questa è la prova della complicità del potere governativo
che si serve di ima sistematica
liquidazione degli avversari politici per rafforzarsi: li uccide o
li fa scomparire. Tra T80 e l’87
più di mille persone sono state
fermate e sono scomparse senza lasciare traccia. Nei primi
due mesi delT87, 600 perspne aderenti ad organizzazioni considerate di opposizione al governo e alle forze armate sono
state eliminate. Il ritmo delle
sparizioni e degli assassini diviene di mese in mese più vertiginoso.
Il governo li attribuisce agli
squadroni della morte, che
sarebbero attualmente, secondo
una sua dichiarazione ufficiale,
140, alcuni a livello nazionale,
altri a livello regionale. Ma le
autorità dichiarano di non poterli né identificare né controllare.
Amnesty International, in base
alle informazioni ottenute durante la sua missione di ricerca effettuata nel 1987 in questo paese, ha pubblicato un rapporto
intitolato ’’Colombia, un’emergenza per i diritti umani”. In
questo rapporto scopriamo i
metodi usati dagli squadroni
della morte per « distruggere »
le loro vittime; «Queste vengono uccise nelle pubbliche vie da
killer su potenti motociclette
oppure nei loro letti da assalitori che irrompono nelle loro case di notte. I corpi di coloro
che sono sequestrati da uomini
armati e spinti dentro le automobili sono di solito trovati
più tardi scaraventati ai bordi
delle strade. Molti sono prima
torturati, i loro corpi mutilati,
smembrati e corrosi dairacido
tra stato e chiese
La lotta alla militarizzazione e alla burocratizzazione - Le richieste di lasciare il paese
Abbiamo intervistato il pastore
Guido Wohlatz della Heilig-^
Kreuz-Kirchengemeinde di Berlinb
Ovest sulla situazione della chiesa nella RDT. La sua comunità
intrattiene da anni uno stretto rapporto con una comunità-partner
di Berlino Est.
— Quali conseguenze hanno
avuto per il rapporto fra stato e
chiesa i fatti accaduti nella Zionskirche di Berlino Est e il duro
comportamento delle autorità della RDT contro i dimostranti durante i festeggiamenti dedicati a
Rosa Luxemburg e a Karl Liebknecht?
— All’interno della chiesa si sono profilate tre posizioni rispetto
al problema dell’opposizione in
RDT.
no
1) La posizione del vescovo di
Berlino Est, Beino Falke, il quale dice: la chiesa deve dare spazio ai gruppi dell’opposizione. E’
TEvangelo che la sospinge a rendere questo servizio alla società.
(...)
In ima società caratterizzata
da estrema violenza come quella
della Colombia, l’omicidio è la
principale causa di morte per
le persone comprese tra i 15 e i
44 anni. Non è sempre facile distinguere l’omicidio politico da
quello commesso dalla criminalità organizzata. In Colombia
sussistono molti gravi problemi: la droga, la guerriglia, la
lotta tra contadini e proprietari
terrieri ed altri ancora. I
mass media concentrano la loro attenzione su questi fatti,
drammatizzandoli per suscitare
l’interesse e colpire la fantasia
della gente. Oppure presentano
la Colombia come il bel paese
delle banane, del caffè, dei fiori
e, sì, anche della coca, ma non
hanno mai presentato la Colombia come im paese in cui avvengono del continuo omicidi politici, sparizioni, torture, dove agiscono indisturbati gli squadroni della morte e si pubblicarlo alla luce del sole ”le liste
nere”, e tutto con la complicità
e l’inerzia del potere governativo.
I mass media infatti non menzionano mai le violazioni dei
diritti umani in questo paese.
E’ ormai tempo, dice Amnesty,
di mettere la Colombia nella
’’agenda intemazionale”; in
quella ad es. della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani o in quella degli incontri intergovernativi.
Amnesty International ha lanciato, da aprile a settembre, una
campagna, coinvolgendo Fazione dei Gruppi, con l’intento di
sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema delle violazioni dei diritti umani in Colombia.
Anna Marnilo Reedtz
2) La seconda posizione ha il
suo portavoce nel sovrintendente
generale Krusche, il quale afferma che i gruppi di opposizione
hanno sufficienti possibilità di agire in RDT anche senza l’aiuto delle chiese; che queste ultime devono difendere il proprio mandato
di annunciare TEvangelo e non
avvicinarsi troppo ai gruppi dell’opposizione.
Devo aggiungere, per chiarezza,
che nella RDT ci sono due diversi tipi di opposizione: uno lotta
contro la militarizzazione della società, per la difesa dell’ambiente
e contro la sclerotizzazione dello
stato, cioè avanza una richiesta
di perestrojka nella RDT. Il secondo tipo raccoglie vari motivi
di opposizione, che hanno come
elemento unificante la richiesta di
lasciare il paese. Tra di essi si
trova un gran numero di membri
delle chiese.
3) Il terzo gruppo è il cosiddetto circolo di Weissensee, composto da membri dell’Unione cristiano-democratica della RDT; secondo loro, ogni tipo di opposizione è stato importato dall’Ovest. Ma lo stato non ha bisogno di opposizione, bensì solo di
collaborazione costruttiva. (...)
mani.
Varie testimonianze provarono che in queste uccisioni attribuite agli squadroni della
morte erano implicati appar
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' TORRE PELLICE
Berlino Est:
Natale alla Zionskirche.
sbarra il passo? Il,vescovo Falke
vorrebbe vedere la chiesa come
uno scoglio in mezzo alla mareggiata, ma durante il sinodo di
maggio ha esplicitamente invitato
lo stato a fare infine del problema
degli espatri un tema pubblico.
Finora esso è stato un argomento
per la « dacia », da affrontare ciascuno nella sua casetta privata.
— Come viene affrontata questa
tematica nelle comunità?
— / fatti (centinaia di cittadini
della RDT si sono illusi di poter
ottenere un visto di espatrio con
l’aiuto delle chiese, ndt) non rivelano il limite della prima posizione?
— L’ondata di espatri è una realtà, il problema è soltanto; chi le
— Abbiamo avuto diversi incontri con la nostra comunità-partner
nella RDT. In uno di questi ci
eravamo preparati per parlare seriamente del rapporto stato-chiesa.
Però non siamo riusciti ad andare
al di là del problema dei permessi di espatrio. Questo è, per il
momento, il tema decisivo nella
RDT. Una dentista raccontò che
nel suo distretto 30 dentisti su 60
avrebbero fatto richiesta di espatrio. Se fossero state accolte, il suo
distretto sarebbe rimasto sprovvisto di assistenza medico-dentistica. Abbiamo quindi compreso
quanto l’espatrio fosse un problema sociale, e quanto poco fosse
un problema solo privato. (...)
Abbiamo anche compreso che
in tutta la RDT non esiste alcun
luogo nel quale si possano discutere pubblicamente i problemi legati all’espatrio. Nella RDT manca l’esercizio della discussione
pubblica. Dalla costruzione del
muro di Berlino nel 1961, voluto
per arrestare il deflusso di manodopera qualificata, la paura che
lo stato ha dei suoi cittadini non
è diminuita, e la chiesa non ha
avuto il coraggio di parlare un
linguaggio chiaro. La chiesa è forte quando si tratta di tirare fuori
qualcuno dal carcere. Ma essa non
ha imparato alcun linguaggio appropriato per confrontarsi pubblicamwite con lo stato. Oggi la chiesa ricava le sue parole d’ordine
dalla Pravda. Gli articoli di fondo da Mosca si dimostrano molto utili per porsi criticamente di
fronte alla realtà della RDT; ma
non è linguaggio della chiesa. E
la chiesa, oggi, non è in grado
di convincere nessuno a misurarsi ancora con la realtà della RDT
anziché trasferirsi all’Ovest: nessuno, neppure tra le proprie file
Hartmuth Diekmann
(traduzione di Saverio Merlo)
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