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Anno B.
Venerdì % semini« 1^53.
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PRSìxzo u’aksìociakio.'vk;
Torino, per un anno ... L. 6 »
1) . per sci mesi ...» 4 »
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7 20
per sei mesi , » 5 20
La direzione della BUONA NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, via del ValenliDo, n" 12, piano 3'.
Le associazioni si ricevono da Cai\i.otti
BAiZAr.iNi e Comp. Editori Librai in
Torino, sotto i portici di Po, n° 39.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla diita sopradetta.
Il Capo d'anno.— I confessori dì Gcsi'i Cristo in Italia nel secolo XVI. Oiiinpia
Morata III.— Buona fede dei corrispondenti deìVÀrTììOTlÌa. — Nuovo ricorso
de’Vescovi alla Maestà del Re. — Bibliografia. Du cdthoìiciswe en Frano&:
prospériié maténeìle, décadence ?norale. — Ncti^ie religiose. Irlanda.—
Cronaca politica.
FJL CAPtP JWMiViVC#.
Per quanto l’uom cristiano e vevauiente evangelico sia dall’ avversa
fortuna percosso, e vegga dagli umani
eventi essere sgominati i progetti, che
più studio gli valsero, o più lungo
tempo il sedussero, o le meglio fondale ,‘iperanze gli davano, egli non si
perde mai d’animo, nè si conturba lo
spirito, 0 scende a lordarsi di alcuna
viltà. La legge evangelica onde viene
scorto nel cammin della vita gli addolcisce ogni dolore, gli modera I
subiti trasporti dell’anima, e sia tribolato 0 giulivo, non mai permette
che lo vinca la disperazione, o la
sventura lo prostri, o lo insuperbisca
il trionfo. Noi siamo nel mille ottocento cinquantadue , cui tutti gli
umani eventi presagivano dover essere
termine perentorio , dei politici rivolgimenti d’Europa, consecrando il regno
perenne della giustizia, dove consiste
la vera libertà delle genti. Ogni spirito
eletto, ogni anima liberale gioiva pre-
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vedendo sarebbero finalmente compresse le reazioni crudeli, che tuttavia
infieriscono sotto il bel cielo d’Italia;
sarebbero alle diserte famiglie ridonati i padri, i fratelli, i mariti, i figli,
0 reduci da lontano esigilo, o tratti
da dolorosi carceri, o strappati a feroci sentenze di morte ; sarebbero a
forme liberali condotti i governi, le
nazionalità stabilite, ed ogni pubblico
e privato diritto riconosciuto e tutelato da leggi, e generalmente sancito
da espressa volontà popolare. Vicino
di così liete speranze nascevano spaventi e minaccie di partiti estremi, e
giuravano gli uni doversi la società
respingere verso l’antico predominio
del clero, e con incredibile compiacenza giornali religiosi di nome e di
tendenze retrogradi ci ripetevano le
anticate dottrine del Signor De Maistre, che nel 1817 applaudendo alla
ristorazione dei Reali di Francia, li
consigliava allo sterminio degl’innocenti Giansenisti, e facea l’apologia
della orribile inquisizione di Spagna.
Altri senza voler tanto indietrare, con
onestà tutta lor propria, ed ignota
alla gente dabbene, chiedevano la
soppressione assoluta di tutte le libertà modernamente a prezzo di sangue, di dolori e di sagrifizii conquistate dai popoli. I costoro desideri
speriamo non voglia mai esaudii’e
Iddio, ma frattanto nè tampoco quelli
delle anime liberali sono compiuti.
I problemi non deCTiniti dalla europea politica rimangono tuttavia incerti e sospesi anche dopo il colpo
di Stato riuscito a Parigi.
Umanamente parlando la causa
della libertà che è quella della giustizia per legge d’innoltrato progresso
dovrà trionfare , come ha già trionfato sull’ignoranza la scienza, sulla
barbarie la civiltà, e sul clero il laicato. Non è però dato a mente mortale di conoscere i tempi ed i momenti dell’aspettato trionfo.
Il severo Catone quando nei campi
di Filippi vide perire la libertà latina,
diede mano a un pugnale, e gridando
con disperato dolore che la virtù sulla
terra non era che un nome, e tutto
congiurava a favorire la tirannide, si
trucidò d’un colpo. Così non avverrà
mai d’un cristiano se pria non perda
la fede, e colla fede ancor la ragione.
Egli sa che veglia sopra di lui la
Provvidenza d’un Padre che l’ama,
e marciando alla divina cliiarezza di
questa fede, .inche le sventure accoglie come favori che, secondo il Vangelo, tornano in prò’ degli eletti. Pai'e
sì, alcuna volta, che questa Provvidenza amorosa ritiri da lui lo sguardo ; egli cade in preda a malinconici
pensieri, stanco ed abbattuto di spirito.
Ma quello medesimo slato di nh
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bandone non è per lui che una prova
della sua fede in Dio , e nella grazia
di Cristo ritrova la forza di reggere
e di sostenersi. Gesù dormente nella
nave de’suoi discepoli, quando più le
infieriva intorno la procella e minacciava sommergerla, insegnò a noi che
uniti a lui dobbiamo riposar tranquilli
anche in mezzo ai pericoli. Sì, l’uom
cristiano e credente deve aver imparato coir apostolo S. Paolo a vivere
contento in qual sia condizione si
trovi. Egli era prigione in Roma €
scriveva ai Filippesi che stessero allegri pensando d’ esser vicini al Signore [Filip. IV. 4. 5.). Nè ciò punto
significa dover il cristiano al par del
musulmano essere fatalista, o come
lo stoico sdegnar superbo ogni cura
della presente vita: perciocché gli
corre anzi 1’ obbligo ed il dovere di
coscienza di dar mano ed opera a
tutte ie cose che giovano all’ umano
consorzio, essendo falso e bugiardo il
concetto che molti ascrissero al cristianesimo , senz’averlo mai ben conosciuto , che cioè intento a guadagnarsi l’eterna felicità del cielo dovea
trascurar gl’ interessi e la prosperità
della terra. Pur troppo queste non
logiche illazioni dedusse qualcuno dal
malinteso Evangelo, e le applicò per
modo che vedemmo divenir misantropi
i cristiani, e fuggir come selvaggi
dalia società dei fratelli per sottrarsi
com’essi diceano al pericolo di perdizione , e salvarsi 1’ anima. Queste
però non sono le dottrine evangeliche:
l’apostolo S. Paolo vuole che noi notifichiamo a Dio per l’orazione, e col
ringraziamento i nostri bisogni. In tal
modo ■> la pace di Dio , egli dice , la
<r qual sopravvanza ogni nostro im« maginare guarderà i vostri cuori, e
« le vostre menti in Cristo Gesù.
0 Quaut’èal rimanente, o fratelli, tutte
« le cose che sono vere, tutle le cose
« che sono oneste, tutte le cose che
« sono giuste, tutte le cose che sono
« pure, tutte le cose che sono amabili,
« tutte le cose che sono di buona
« fama , se \’ è alcuna virtù, so v’ è
« alcuna lode, a queste cose pensate
« {Filip. IV, 7,8)i). In queste parole
è evidente che il cristiano dopo di
aver fondato la sua fede in Cristo è
anche in obbligo di cooperare all’incremento della scienza, del commercio, delle arti, dei mestieri, delle
industrie, delle istituzioni politiche,
morali, economiche, perchè tutte son
cose vere, oneste, giuste, pure,, amabili , di buona ftima, non opposte
alla virtù, tì rimeritate di lode, epperò
degne d’occupare, come dice l’apo.stolo, il pensier d’un cristiano.
Non condanniamo noi dunque alcuni dei nostri fratelli che dal mille
ottocento cinquanta due s’aspettano
miglioramenti di «nndizione sia pri-
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vaia che pubblica. Troviamo anzi coll'apostolo che ben fanno ad applicar
l’animo a lutto clic può giovar all’ umano progresso. Ma desideriamo lo
facciano colla serenità del cristiano,
non cedendo alla disperazione se lor
venga meno l’intento o sia protratto
a più lontano termine che non credevano. Se per mala sorte ne solfrono,
vogliano prendan coraggio dall’ esempio di Cristo , che come Dio padrone del mondo, non ebbe come
uomo un tetto sotto cui posare la testa. Desideriamo che lieti e contenti
nella fede c nell’ amore di Cristo si
consolino, come ne’ suoi ceppi l’apostolo, dei patimenli che soffrono. ÌNè
al cominciar dell’anno sapremmo loro
oiìerire voto più bello e più caro che
quello d’incominciarlo nella grazia di
nostro Signor Gesù Cristo, e nella sicura speranza d’ aver giorni ed anni
j)ieni d’opere che m’anifestino la fede
evangelica, e la rendano cara e amata
alle generazioni che passano, ed alle
generazioni che vengono.
1 COìNFESSOUl DI GESÙ’ CRISTO
in Italia
NEL SECOI.O XVi.
Ol,B3BS»Ì A mOBAT.&
111.
Gli Sposi passarono pei dintorni di
bjspiuk, e, discendendo nei piani di
Baviera, giunsero in Augsburg. Quivi
oneste accoglienze li rinfrancarono
per parte dei fratelli l'ugger, mercanti
venuti a grandezza, e del consigliere
Giorgio Hermann, che riconosceva da
Grunthler la guarigione di pericolosa
malattia. Non prol;ratto allungo questo
soggiorno, gli ospiti andarono in
Vurtzburg, presso l’antico maestro
di Olimpia, Gioanni Sinapi, e vi rima sero sin che il Senato di Schweinfurt
non ebbe tratto il giovane medico
nella natale città. Ciò accadde cinque
mesi dopo la partenza da Ferrara,
nel cliiuder dell’ottobre 1851. —
Grunthler rientrando nel tetto dei
suoi padri prova le dolci emozioni
cui i reduci sperimentano pel luogo
che li vid& nascere; Olimpia invece si
mostra pensosa, ma sempre rassegnata e pronta ad ogni sacrifizio per
la sua fede. Di quella sua disposizione a tutto pospon’e alla verità, ne
dà cospicua prova il' fatto che stiamo
per narrare. Olimpia era appena stabilita col marito nella città natia di
questi, quando il consigliere Hermann
scrisse a Grunthler, offerendogli, da
parte del re de’Romani, una cattedra
di professore di medicina all’Accademia di Lintz, capitale dell’ Alta
Austria. Un tal posto gli arrecava
preziosi vantaggi, assicurati altresì
dal favore del principe. Solamente ( a
quanto parea ) gli bisognava riaun,-
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ziare alla comodità di professare liberamente la propria fede. Olimpia ne
volle scrivere ella slessa al Aglio del
consigliere, e lo fecein queste parole;
« Riceviamo da suo padre una lettera
» piena di cortesia con cui ci proffe« lisce un posto veramente degno
« d’invidia. Solo ci trattiene nn dub« bio, e vogliamo francamente signi« ficarlo a Lei, acciocché, potendo,
0 cel venga dissipando. Ella certa« ment-e non ignora che noi ci siamo
« di nostva volontà spontanea arruoli lati alla bandiera di Cristo. Un
« giuramento saci’o ci lega al suo
« servigio per modo, che ove mai ci
« lasciassimo condurre a tradirlo, ne
« dovremmo essere eternamente pulì niti. Perciocché la Maestà del Prin
•
« cipe sotto cui militiamo, ha su tutti
« i suoi sudditi dritto di vita e di
« morte. Dobbiam dunque noi conII fessarlo in ogni luogo, lenendoci
« fermi solto io scudo della fede, che
« solo ci preserva dall'ira futura.
« Operando diversamente, noi com« metteremmo peccato gravissimo. Ci
Il sia pertanto concesso d’indirizzarle
Il una preghiera, e domandarle per
Il sapere, se dobbiamo credere alla
« voce s[)arsa e arrivala fin qui, che
» l’avversario delle nostre credenze
« infierisce nella città di Lintz, e
« senza pielà perseguita i nostri fra« telli. Noi siam risoluti di star saldi
« nella fede al culto che abbiamo
« abbracciato«. La risposta del loro
protettore avendo confermalo la verità di quanto essi temevano, sacrificarono senza esitare un posto lucroso
alla libertà di adorare il Signore Iddio, non importa che fosse in una
oscura .città.
Ma altre e più gravi iniiuletezze
vennero a conturbare Olimpia in tal
dimora, e la pubblica calamità si aggiunse a raddoppiarle.
La congiura contro la corona imperiale spinse i principi di Germania
ad assediare Schweinfurt, dentro cui
avea con le proprie forze riparato il
iwarchese di Brandend)urg, Alberto;
e questo lungo assedio, non disgiunto
da un contagio , diede a tutti mollo
travaglio, ed aggravò più sempre gli
infortunii della diserta famiglia. Lasciamo alla nostra Olimpia di narrarci essa medésima quelle scene
luttuose e le prove d’ogni genere cui,
insieme col marito,dovette soggiacere.
Il Vi dovete rallegrare con noi, scrivea
a ella ad un’amica, (1) che Dio per la
Il sua gran misericordia ci abbia libeII rati da infiniti pericoli, nelli quali
Il ^nattordici mesi di continuo sc/no
(I) Madonna Clierubiria : è (|i>esla lettera, con un’altra alla medesima, l’unico
monumento die abbiamo dello scrivere
di Olimpia nell’ italiana favella ; le altre
sue opere sono (iitle o latine n gvcelie.
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siali. In carestia grande il Signore
ci ha mitrili, chè avemo avuto da
dare ancora agli altri. Ha liberato
il mio consorte di febbre pestilenziale, la quale fu in tutta la città;
ed esso a!(iuaiite settimane stette
cosi male che se io non avessi
avuto gli occhi della fede, i quali
risguardano in quelle cose che non
apparano, mai averia potuto cretlere che ei fosse guai-ito, perchè i
segui mortali erano manifesti. Ma
il Signore al quale niente è impossibile, e il quale spesso opera centra natura, lo sanò ancora senza
medicina alcuna, non si trovando
per la guerra più rimedio alcuno
uella spezieria. Iddio ha avuto misericordia di me, cliè mi era un
dolore quasi hitollerabile. Io ho
pur provato spessissime volte quel
che dice il salmo, che il Signore
fa la volontà di quelli eh'el temono
ed esaudisce i toroprieghi. Sapete,
la mia cara madonna Cherubina,
che nella Scrittura per il foco s’intende le grandi afflizioni, come
ancora moetra chiaramente quel loco
in Isaia, così dicendo il Signore :
Che Israel non tema ch'el sarà con
esso, quando egli passerà per il foco:
come è stato con noi che siamo
passato per il foco veramente, non
per similitudine alcuna, ma siamo
stati in mezzo al foco. Imperocché
i vescovi ed altri suoi simili che
hanno fatto guerra con Secinforto
( Schweinfurt ), hanno gettato notte
e giorno il foco dentro nella città
da tutte le bande, e con tanto furore ed impeto hanno tirato le arti'
glierie, che i soldati i quali erano
dentro nella nostra città, dicevano
che mai si era udito nelle altre
guerre, che in un giorno si avesse
tirati tanti tratti di artiglieria....
Alla fine per tradimento entrarono
airimprovviso, quando ci era stato
promesso che anderebbono via per
comandamento dell’ imperatore e
d’allri principi ; ed avendo tolto
ogni cosa che era nella città, l’abbruciarono. Il Signore ci liberò
dalle fiamme, e per consiglio di
imo de’ nemici uscissemo fora dal
foco.
« Il mio consorte poi fu pigliato
due volte da’ nemici, che vipronaetto
I se mai io ebbi dolore che allora
I ho avuto. E se mai pregai ardente
1 mente, allora pregai. Io nel mio
1 cuore angustiato gridava con gemiti
I inenarrabili; aiutami, aiutami, Si
I gnore, per Cristo ; e mai cessai per
1 finch’ei mi aiutò e lo liberò. Vorrei
I che aveste visto com’ io era scapii gliata, coperta di stracci ; chè ci
I tolsero le vesti d’attorno, e fuggendo
I io perdetti le scarpe, nè aveva calze
I inpiede, sicché mi bisognava fuggire
7
" sopra pietre e sassi; che io non so
« come arrivasse. Spesso io diceva ;
« adesso io cascherò qui morta che
o non possopiù; (e poi diceva a Dio):
« Signore, se iu mi vuoi viva, coman« da a' tuoi angeli che mi tirino, che
« certo io non posso. 31i maraviglio
« ancora quando io penso, come il
« primo giorno io facessi quelle dieci
« miglia, che io mi sentiva tutta man« care, essendo io magrissima e ma« laticcia, perchè era stata ammalata
" ancora il giorno davanti^ e per
« quella stracchezza mi veniva ia feb« bre terzana, e per il viaggio sempre
« sono stata ammalata. Il Signore non
« ci ha abbandonati ancorché ci fosse
« tolto ogni cosa, per fm le vesti da
« circa il corpo; ma ci mandò mentre
« che eramo per via quindici scudi
« d’oro da un signore non conosciuto
« da noi; poi ci meziòad altri signori, i
« quali ci vestirono onorevolmente ».
Dopo si lugubre narrativa la pia
donna soggiunge : « Questo vi scrivo
« acciocché ringraziate il Signore, e
« consideriate che mai egli non ab« bandona i suoi nelle angustie , ac« ciocché vi confermiate in fede, che
« non vi lascierà, ancorché bisognasse
« che patiste qualche cosa per la ve« rità, come bisogna che siamo, come
« dice Paolo, conformi all'immagine
« di Cristo: che patiamo con esso, ac« ciocche regniamo con lui. Non si dà
« la corona se non a colui che com*
<1 batte : e se vi sentite inferma, la mia
« cara madonna Cherubina, comean« cora io sono (ma il Signore mi fa
« forte quando io l’invoco e prego),
« andate a Cristo, il quale, dice Isaia,
« non spezzerà la canna agitala,
« cioè la coscienza inferma e spaven*
« tata; egli non la spaventerà ancora
« più, ma la consolerà , come esso
» chiama a sè tutti che sono aggra« vati di peccati, ed affaticati; nèam« morserà il lino che fuma, cioè
« quello che è inferno in fede, ei non
" lo rigetterà da sè, ma lo farà forte.
« Non sapete che Isaia lo chiama forte
« e gigante, non solo perché esso ha
" vinto il diavolo, il peccato, l’inferno
« e la morte, ma perchè di continuo
« vince ne’ suoi membri tutti i suoi
« nemici, e li fa forti?»
Quei signori, ai quali dice Olimpia
che li mandò Iddio, e che gli ospitarono con tanta amorevolezza erano i
fratelli d’ Erpach , celebri ambedue
negli annali della Riforma, e che ora
viveano ritirati in un loro castello,
dando ai loro vassalli ed ai loro conoscenti, il magnifico esemplare di una
vita intieramente crisliana. Il quadro
che ci fa Olimpia di quell’ interno di
famiglia nobile al decimosesto secolo
è troppo istruttivo, troppo edificante,
perchè noi tralasciamo di riprodurlo :
Il Quel signore ha predicatori nella
8
« sua città, c sempre lui è il primo
« ad andare alla predica ; dipoi ogni
« mattina avanti il desinare, lui chia« ma tutta la sua famiglia, non bi« sogna che ne resti pur uno ; ed in
« sua presenza si legge un Evangelio
<1 ed una epistola di S. Paolo, ed esso,
0 postosi inginocchioni con tutta la
Il sua corte, pregano il Signore. Bili sogna poi che a casa per casa, ciaII scheduno de’ suoi sudditi gli renda
Il ragione della sua fede, con le masII sare ed ognuno, acciocché ei veda
Il come fanno profitto nella religione;
Il perchè cosi dice: che sa bene se
» non facesse così, esso sarebbe ob« bligato a rendere ragione di tutte le
Il anime de’ suoi sudditi (1) ».
Lasciata (luella casa ospitale i fuggiaschi si condussero a Heidelberg ,
ove r Elettore Palatino, dietro la
raccomandazione di uno dei conti di
Erpach, che gli era cognato , aveva
oCferto a Gruntler un posto di professore di medicina. Il titolo di dama
d’ onore dell’ Elettrice era stato parimenti oflerto ad Olimpia ; ma ella lo
rifiutò per starsene lontana dalla vita
delle corti, di cui l’esperienza di sua
gioventù le aveva palesato i pericoli.
Ci rimane a narrare f ultimo stadio di quella vita, quanto breve , altrettanto ripiena e ricca di salutari
ammaestramenti. {coniinm).
(I) Olimpi« Morata;, Op., pag. aj7.
RUOÌVA FEDE
CORRISPONDENTI DELL’^/iil/OAV.t.
Il seguente articolo leggevasi nelVArmonia del 9 dicembre;
11 giornale protestante la Buona Novella ha dato la notizia di alcune conversioni al protestantesimo. Noi non possiamo assumerci l’impresa di verificare
tutle le relazioni di questa fatta. Tuttavia
quando ci sarà possibile di procurarci le
necessari? informazioni, non m-incheremo di farlo. Diamo quindi la seguente
lettera scrittrici da persona che prese le
informazioni sul luogo stesso, raccomandandola specialmente alla Gazzetta del
Popolo che con tanta compiacenza riportò la notizia della Buona Novella.
Signore,
20 novembre 1851.
Eccole l’esatta verità delle cose. Il
Comune di Estessao e Threises (sic) è
composto di due parrocchie, che insieme
formano una popolazione di circa mille
ottocento anime. Nel dipartimento dell’Aube, dove regna sovranamente l’amoi e
dell’ordine e della religione, questo piccolo paese è,, da gran tempo, segnalo a
dito per il suo cattivo spirito. Vi ha una
parte del popolo che manca del tutlo di
istruzione, e che è strascinata da alcuni
agitatori a seconda delle loro passioni.
Estessac fu sempre un centro di agitazioni politiche. Tuttavia fino a questi
ultimi tempi nou si era vista neppur
l'ombra del protestantismo.
9
li! quest’anno stesso i85i vi fu un
censimento nel Comune. In quest’occasione tutti gli abitanti furono interrogati
sulla loro religione, e neppur uno si dichiarò protestante. Ciò avveniva in quest’anno nel mese di marzo o maggio, e
si possono su ciò consultare i documenti
ufficiali. D’improvviso nel mese di giugno
un certo numero di abitanti annunziarono che volevano essere protestanti.
Un ministro viene allora a predicare
a Eslessac, uella casa della scuoia. La
ciu'iosità trassevi per un sol giorno un
Ilo uditori. In appresso l’udienza fu
ridotta a una trentina di persone.
Voi potete dunqueafliermare,o signore;
1° Che il principio di tutto questo movinieuto c nella politica, e non altrove.
Tutti questi protestanti di Estessac e di
Threises sono conosciuti come non aventi
alcuna specie di religione. Sono ispirati
dal bisogno di .igitare, e dare alle loro
idee politiche una forma religiosa ; ma
non sono mossi certamente da alcun bisogno di coscienza.
2° Che questa frazione è composta
di ciò che vi ha di piii basso, più ignorante, e meno onorevole sotto tutti i riguardi nel Comune. Non contano fra di
loro neppure una persona di qualche
considerazione nella socielà.
3° Che non sono che una debolissima minorità nel Comune. La cosa è
chiara dal solo gittargli occhi sui registri
parrocchiali. Fino al i“ giugno 185i lutti
i battesimi, matrimonii e sepolture,senza
eccezione sono fatti alla Chiesa catlolica.
Dopo la predicazione del ministro, cioè
dal i« giugno fino ad oggi (2o g.bre),
quesli atli sono così divisi: 31 alla Chiesa
cattolica, e 8 secondo il cullo protestante
contando fra questi ultimi due battesimi
ottenuti quasi per forza.
Ecco, signore, le informazioni che posso
darle. Gradisca, ecc.
A tali asserzioni del corrispondente
anonimo deir^ir?«o«i«, noi non risponderemo con asserzioni in contrario di
altro anonimo corrispondente, ma sibbene col seguente documento che ci
siamo procacciato, e di cui l’originale
miinilo del bollo della Mairie di Eslissac e Thuisy, trovasi al nostro uffizio, ove verrà mostralo a quanti bramassero di vederlo.
Coiiitiiie di EstijgKac
e Tliiiisy.
Estratto dal registro delle deliberazioni
del Consiglio Comunale,
L’anno mille ottocento cinquant’uno,
li i5 agosto, ore tre di sera;
Il Consiglio municipale di Eslissac e
Thuisy raunato in seduta ordinaria solto
la presidenza del signor Maire, in uua
delle sale della casa comunale, luogo
solito delle sue raunanze, ove erano presenti: i signori Roy maire, Daru aggiunto, Fourni, Picard, Gatouiliat, Guérinot,
Pouyot, Solay, Michel, Riglel, Poron,
Emellee Dumarchin, quest’ultimo facendo funzione di segretario per tutta la durata della sessione di agosto.
Viene spiegato che il signor Berthier
è assente per cagione di malattia, il signor Junot per cagione di dimessione, e
il signor Kieps per cagione di viaggio di
lunga mora.
10
11 signor Maire legge una lettera, Ìd
data del primo agosto, indirizzatagli dal
Concistoro della Chiesa evangelica di Estissac, il quale domanda al Consiglio che
venga la Chiesa di Thuisy destinata ai bisogni del proprio culto, fondandosi sull’avereessi diritto ad un locale peria celebrazione dei loro uffizi religiosi ; sull’essere
quella Chiesa di proprietà comunale e
quindi spettare al Consiglio di concederne
loro l’uso; e infine sull’obbligo che impone al Comune il numero dei religioiiarii, che è di cinquecento, di provvederli di un tempio in mancanza di detta
Chesa.
11 Consiglio dopo avere deliberato;
Attesoché egli è un fatto che 500 abitanti di quel Comune appartengono alla
Chiesa riformata;
Che esistono nel detto Comune due
chiese destinate al culto cattolico;
Che la chiesa di Eslissac pare piìi che
sufficiente ai bisogni degli abitanti che
professano la religione cattolica.
Che quella di Thuisy, a cagione dell’adesione per parte della maggioranza
degli abitanti di quella sezione del Comune, alla religione riformata, diventa
fin d’ora vacante o almeno di un’uso
quasi insignificante;
Che la delta chiesa di Thuisy è prò*
prietà comunale;
Vista la domanda del Concistoro;
Viste le leggi e regolamenti che reggono la materia e specialmente l’articolo
9 della Costituzione del 4 novembre
18A8;
Dichiara aWunanimiià esservi luogo
di concedere un locale in cui possano i
nuovi religionari professare ed esercire
liberamente la loro religione.
E, mosso da questo motivo che ognuno ha diritto ad un uguale protezione per
l’eserciiio del suo culto; che la prefata
religione è riconosciuta, e sono i suoi ministri stipendiati dallo Stato, opina di
destinare specialmente la chiesa di Thuisy
insieme coH’annessovi presbiterio al servizio del culto protestante e per servire
d’alloggio al paslore di detta comunione,
ed invita il signor Maire a provvedere,
per l’intermedio del Concistoi ogenerale
di Meaux, dal quale dipende la nuova
chiesa di Estissac, acciocché venga l'atificata e confermata dal ministro dei Culti
la presente deliberazione e sortisca quegli effetti che è di diritto.
E dopo lettura si sono sottoscritti i
membri presenti: Dumarchin, Poron,
Daru, Riglet, Michel Isidore, Solay, Pouyot, Guérinot, Gatouillat-Doiat, Picard,
Fourni, Emelle e Roy, quest’ultimo
Maire.
Estissac, li 19 dicembre 1851.
Per copia conforme.
Il maire: Pietro Rot.
I commenti ai lettori.
Sfuovo ricorso de’ Vescovi
alla ^laestà del Re.
Le istituzioni liberali di cui gode il Piemonte, e siam debitori al cuor magnanimo di Carlo Alberto, dator dello Statuto
e alla iDcrollabile fermezza di Sua Maestà
Vittorio Emanuele che tetragono ai colpi
i di avversa fortuna, e inaccessibile alle se-
11
duzioni di pravi esempi, e più pravi consigli Don volle spergiurare la volontà del
Padre, hanno pur troppo nemico e persecutore un partito che di mal occhio le
soffre di dentro, e le minaccia da fuori. A
noi arreca dolore che di questo partito si
facciano interpreti coloro che come ministri di religione le dovrebbero anzi sostenere e difendere. Abbiamo già osservato nei nostri numeri secondo e terzo che
i signori Vescovi fecero non lodato ricorso
al Re contro l’erezione di un tempio cui
esigevano i bisogni di coscienza di non
])ochi Piemontesi in Torino, e adempiendo
i doveri a lui imposti dal uovo dritto del
vigente Statuto,concedeva il Ministero.Ora
gli stessi signori Vescovi, come se nulla
avesse degli antichi ordini mutato l’odierna
legge costituzionale del regno,si presentan
di nuovo con parole che noi diremmo poco
riverenti se non fossero anche altere, al
trono di Sua Maestà chiamandolo in colpa
di scandali, dei quali quand'anche esistessero, non mai dovrebbe la Sua Sacra ed
inviolabii Persona risponderne, ma unicamente il Ministero, come solo ¡ esponsabilc
d'ogni atto del potere esecutivo. Pare cbe
i signori Vescovi non si curino affatto di
(|uesto sostanziai cambiamento accaduto
nella forma governativa del Piemonte, e
siano risoluti a combatterlo e osteggiarlo.
Si lagnauo essi col Re che abbia autorizzato quaUi’o atti d’oppressione gravissima
per tutti i Pastori Vescovili d’anime, sudditi di S. M., e so()^ 1° un tempio il quale
risuonerà di bestemmie contro il più augusto mistero di nostra fede; 2 ' un giornale eterodosso (ed è la Buona Novella) che
insulta le nostre credenze, 3" una stampa
sfrenata che manomette quanto v’ha di più
sacro in cielo ed in terra; 4 ‘ l’insegna
mento del Diritto Canonico affidato al professore Nuitz apertamente eretico il quale
addestra la gioventù con indegni tripudi
(quali espressioni o buon Dio! a ribellarsi
al V'icario di Cristo; ed in nome di Dio
Onnipotente che è Be deire, di cui essi
sono i ministri chieggono a Sua Maestà
cbe ponga termine a sì deplorabili disordini.
Noi non impugneremo questo ricorso
incostituzionale sopra cui è già caduto lo
sdegno del pubblico, e la riprovazione
della stampa liberale. Vogliamo solo pregare i signori Vescovi a saperci dire in
qual pagina del nostro Giornale hanno letto
un soloinsulto o una sola parola che ragionevolmente li possa avere offesi. Piacesse
a Dio che essi dalle colonne del giornali
divoti a loro sbandissero quel frasario inurbano e mordace che fa torlo alla civiltà
dei tempi, e più alla Religione di cui pretendono farsi maestri e difensori! Il Vescovo d’Efeso è neU’Apocalisse lodato pel
suo fervente zelo, ma perchè mancava di
carità Iddio Io minacciò di visitarlo nell’ira e trasferire ad altro luogo la sua
Chiesa, Apoc. c. ii, S. Quanto a noi la carità la teniamo il massimo dei precetti evangelici sopra cui non è dato ad alcuno di
transigere; e ci fa meraviglia nella bocca
di un cristiano qualunque e più dei Vescovi cbe danno lezioni di Cristianesimo,
un linguaggio meno che caritatevole. Essi
ci chiamano eterodossi, ma con qual diritto e per qual ragione.? È forse eterodosso
Il Vangelo ? Sono eretici Cristo N. S. e
Salvatore, e Pietro, e Paolo, e Luca, e
Marco, e Giovanni, e Giacomo, e Giuda, e
Matteo, i cui insegnamenti noi ripetiamo?"
Essi avvisano unica fede che salvi essere
la professata da loro, e chiamano bestem-
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mie le verità che saranno predicate nel
tfimpio Valdese. Noi al contrario non diciamo che chi ama salvarsi debba professare la fede nostra, ma si bene la fede di
Cristo, perchè questa impariamo dal Vangelo essere l’unica fe(le che salva, ed amiamo che lutti vengano ad impararla eoo
noi alla scuola di Cristo: onde mettiamo
senza timore nelle inani e sotto gli occhi
di tutti—il Vangelo. Siamo, ed il veggono,
in ciò discordi da loro.
Ma in nome di quel Dio Onnipotente
che essi invocano, ci dicano franco se il
predicare che la sola fede di Cristo ci salva
sia una bestemmia, o non anzi una veritii
registrata, in modo a tutti comprensibile
nel sacrosanto Evangelo? Noi li sfidiamo
a chiamare, se j)ossono, eterodossa od
eretica una tale dottrina? Ebbene: se la
fede di Cristo, secondo il Vangelo, ci salva,
noi e quanti abbiam fede in lui, siamo
certi di doverci salvare. Dovremo per questo abtiorrire o perseguitare coloro che
non t’hanno? Iddio ce ne guardi. Procuriamo anzi che tulli conoscano questa
essenzial verità evangelica ed evitando
ogni uso d’armi profane come la maldicenza, l’insulto, la calunnia, la satira, la
persecuzione e l’odio, noi non conosciamo altra forza che la parola di Dio. A noi
spetta di predicarla, e a Dio d’accompagnarla col vigor della grazra, e colla ricchezza dei doni suoi.
Ecco il lesto di s. Paolo dalla cui bocca
veramente infallibile, perchè inspirato da
Dio e da lui mandato Apostolo alle genti
e di coseguenza anche a noi, impariamo
la pura, santa e veradotlrina del Cristiano:
«Chiunque crede in lui (N. S. C. Cristo)
non sarà svergognato, coneiosiacchè non
vi sia distinzione di Giudeo e di Croco;
perciocché uno stesso è il Signore di tutti,
ricco inverso tutti quelli che l’invocano.
Imperocché chiunque avrà invocato il
nome del Signore sarà salvalo. Come dunque invocheranno essi colui, nel quale
non hanno creduto? e come crederanno
in colui di cui non hanno udito parlurePe
come udiranno se non v’è chi predichi?
e come predicherà altri se non è mandato?
Siccome è scritto: quanto son belli i piedi
di coloro che evangelizzano la pace, che
evangelizzano le cose buone.' Ma tulli
non hanno ubbidito all’Evangelo; perciocché Isaia dice : Signore chi ha creduto
alla nostra predicazione? La fede dunque
è dall’udita, e l’udita è per la parola di
Cristo.«(Rom.c.x, 11 eseg.). Se pertanto
i signori vescovi hanno zelo della vera
fede di Cristo non cerchino con importuni
ricorsi, appoggi umani dai Re, dai Governi e dalle podestà della terra, per divina ordinazione destinate ad altri uffìcii
diversi, affatto alieni da quelli cbe si riferiscono a religione e pielà; ma impugnino le sole armi del ministro evangelico
che si riducono alla divina parola.
Rammentino ciò che l’Apostolo S. Pa
olo per comune edificazione di loro, dei
fedeli tulli e nostra, lasciò scritto in quella
sua ammirabile epistola agli Ebrei, dove
leggiamo : » la Parola di Dio è viva, efficace, e vieppiù acuta che qualunque spada
a due tagli; e giugne lino alla divisione
dell’anima e dello spirito e delle giunture
6 delle midolle. Ebr. iv. 12.
BIBEilOGKAFfA.
Du Catholicisme en France : prospérité
matérielle, décadence morale.
Quest’opera stampata a Parigi, alla li
pogralia di fllarco Ducloux iu un bel vo
Unno in 8*’ di 179 pagine, è stata sentía
13
dal sig. Edmondo di Pi essenrè già nolo
alla repubblica letteraria per le sue Conferenze intorno al cristianesimo con-iidernto nella sua applicazione alle questioni sòciali. Fa vedere lo stato di decadimento morale iti cui è presentemente
il cattolicismo in Fi ancia; la necessità di
ritoruare a quel n ist!«nesi.i)o primitivo
e puro che va perfettamente d’accordo
coi bisogni e principii liberali dell’età
moderne invano combattute dal cattolicismo armato d’istituzioni decrepite e
impotenti. Riconosce che il callolicismo
prima di purificarsi dalle mal contratte
abitudini del medio evo farà l’ultima prove, e il principio riformatore dovrà sostenere ancor lunghe lotte prima di trionfare. Ma se è vero die l umaiiità non sia
condannata ad agitarsi in perpetuo tra
la superstizione e la incredulità, eglispera
che la fede semplice, viva,, e feconda qual
è la fede evangelica che toglie all’assolutismo ogni autorità, la.scia alla ragione
ogni diritto e aiuta ogni progresso civile
ed umano, debba in nn prossimo avvenire stendere su tutti i cuori il suosa,
lutifero impero. L’opera è divisa in tre
piirti; la priiiia espone la p'osperilà maleriale ed esterna del cattolicismo in
Francia, il ricco appanaggio di più milioni che gli paga lo Stato, la protezione
che gode presso i legislatori se non presso
la legge, la numerosa milizia di 40,428
ecclesiastici, capi di vescovadi, di parrocchie, o di congregazioni laiche, i corpi
religiosi d’ogni abito e d’ogni nome impunemente cresciuti e propagati in dispetto delle leggi, carmelitani, agostiniani,
lrappensi,gesuiti,ignorantelli,visitandine,
dame del Sacro Cuore, del Biion Pastoi e.
di s. Giuseppe, della Carità, della Prov>
videnza, ecc., ecc.; pensionali, collegi,
scuole, seminan, e poi questue, lotterie,
sermoni di carità, missioni, ecc., ecc. La
seconda annovera i segni e le prove del
decadimento morale, il quale si fa manifesto : 1“ DeH’obblio delle auliche massime della Chiesa gallicana irivocate da
Luigi XIV e da Bossuet contro l’invasione
delle ultramontane dottrine oggi predominanti; 2“ dalla guerra dichiarata alle
libertà del secolo; 5" dalla divisione che
regna nel clero sulla condotta politica;
4° dalla povertà della letteratura cattolica
ialatto di predicazione, d’insegnamento,
di polemica, di controversia, e di libri
popolari, materie tulle quasi esclusivamenleabbandonateai gesuiti chene fanno
monopolio a discapito dell’ onor della
Francia. Rende perògiustizia a’ que’pochi i quali ancor si conservano illesi da
questa gesuitica influenza.
La terza ed ultima parte prende ad
esame Le cause di tal decadimento morale, ed unico rimedio a tanto dunno
suggerisce di ricorrere al vangelo, non a
quello foggiato all’ umana dalla tradizione degli uomini, il quale è ingannevole , non santifica , e non può
salvare, ma al Vangelo consegnalo
da Cristo e da’ scrittori ispirati da
lui nel Nuovo Testamento. Alcuni, osserva il pio e dotto autore, ci vogliono
imporre come regola sicura di fede ciò
che troviamo ammesso da tulli, in lutti
i tempi, e in tutti i luoghi, e n oi (lasciando
stare l’impossibilità materiale di poter
mai appurare alcun vero per una via cosi
lunga, tortuosa, intricala, ed incerta qual^
sai-cbbequesta discoprire qual verameiile
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sia stato il pensiero dì tutti, in tutti i
tempi, e in tutti i luoghi) dobbiamo, per
credere, non accettare altra autorità nè
alilo lume fuorché la rivelazione divina,
e come insegna l’Apostolo tenerci a quella,
quand’anche vrnisse un angelo dal cielo
ad annunziarci il contrario. Chi dunque
sta rei vangelo è sicuro di star con Dio,
e chi sta coll'aulorità degli uomini fossero anche virtuosi e sapienti come gli
angeli del cielo, non è ben certo di star
col Vangelo. Dunque rimedio efficace e
potente contro gli errori tulli e gli abusi
in fatto di religione è per noi la unica
vera fede evangelica. Ora la lede evangelica non va mendicando protezione e
favore dai polenti del secolo, non si appoggia a quantità né K qualità di olienti.
Don agogna ricchezze, nè onori, nè dignità: perchè tulle queste cose mondane
nou valgono a santificare uè a salvare le
anime. La fede evangelica è uu dono e
un dovere che sta nella coscienza di ognuno; conviene che ognuno la "senta, e
la eserciti in se stesso; tutto che gli altri
fannOj è indifl'erente per lui: dunque se
vuol salvarsi deve pensare;) vivere la vita
della fede, e questa vita la deve avere insè,
non contentarsi di osservarla in altri.
Ciò posto la chiesa vera ove il cristiano deve cercare di entrare, non è la
chiesa di molti o di porhi, ma è la chiesa
di tutti coloro che si salvano, e questa
chiesa non vive che della fede evangelica.
Se noi ci scostiamo da questa, noi siamo fuori di strada, non importa che ci
accompagni la protezione e l’ammirazione
degli uomini.
, E dunque necessario, secondo il nostro
autore, che sì dìflbnda in Francia la vila
evangelica, se si voglia rimediare al decadimento morale in cui è colà precipitata la religione. Egli come zelante della
salute dell’anime non fa accettazione dì
persone, ma dice la verità per tutti, e
però cattolici e protestami egualmente
esorta ad abbracciarsi alla fede evangelica, a vivere della vila interiore che
è frutto di questa fede, e ad imparare
al popolo che ciascuno in particolare è
obbligalo a questa vita evangelica, perché nissuno può far le veci nostre in cosa
di tanta importanza, e ciascuno deve salvarsi per sè. Lettura dunque assidua del
santo Evangelo, ed esercizio assiduo della
vila evangelica che è vita di fede operosa,
ardente, perseverante.
Da questo sunto avranno appreso i
lellori la gravità delle materie che sono
trattale dal sig. De Pressencé. Ove non
manchi loro agio nè lempo di leggerlo,
vi troveranno di che edificarsi pel modo
cristiano con cui le discorre, di che erudirsi per la copia delle prove di fatto su
cui si appoggia, e di che compiacersi per
l ordine, per la chiarezza, e pel metodo
con cui procede (i).
IVOTIKIE REIiieiOSE
Irlanda.—Un signore desiderando vedere cogli occhi suoi proprii, e udire colle
sue proprieorecchiei fatti cbe si raccontano da lutti ¡giornali sulle frequculiconversioni deirirlanda alla fede evangelica, nell’atto che trovavasi a Connemare accoslossi
ad un uomo in apparenza povero ma che
(i) L’opera sarà ventìibile fra poco in TorinonlnegozioiVìsmni e Fiore.
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aveva la fisionomia d’iutelligente, c gli
disse: È egli vero cfie voi avete abbandonato la Chiesa di Roma ?—Signor si,
quegli rispose;—allora il signore soggiunse: E perchè?—Perché, disse quel
pover’uomo, uella Chiesa di Roma io non
trovava chi fosse il mio Salvatore.—Oh
questo è troppo 1 esclamò il signore; —
eppure, replicò il pover’uomo, non vi
dico bugie, questo è verissimo; statemi a
udire: io nella Chiesa di Roma trovava
sacramenti, confessioni, indulgenze, giubilei, ma non Salvatore; trovava preti,
trovava santi, e divozioni di madonne di
ogni nome, e abitini, e scapolari, e reliquie, e digiuni, e processioni, e messe, e
vesperi, e benedizioni, ma il mio Dio e
Salvator Gesù Cristo io non lo trovava
giammai, o per dir meglio, io lo vedeva
essere così abbandonato e quasi nascosto
nella folla di tante divote pratiche e cerimonie che poco o nulla mi pareva aver
bisogno di lui, ed ora confidava potermi
salvare per intercessione d’un santo, ora
per miracolo d’una madonna, ora per
l’efficacia d’una messi, ora per l’indulgenza del vescovo, ora pel giubileo del
papa, e poco o nulla mi curava del Salvatore. Ma appena mi fu letta la Bibbia
dovetti accorgermi che tutta la speranza
di mia suliite era fondata nell’ainor e nei
meriti di Gesù Cristo : imparai dunque
che egli era l’unico mio Salvatore, e a
lui mi affezionai coll’apostolo S. Paolo
come a fonte d’ogni giustizia, e d’allora
in poi il mio cuore stacccato da tutte le
religiose pratiche esteriori di Roma spenmentò ciò che sia aver fede ferma e viva
in Gesù Cristo. Tutto ciò io lo riconosco
dalla grazia divina che mi è stata comu
nicata mediante la lettura della sacra
Bibbia. Or io sono tranquillo, e dovessi
anche morire al momento, io morirei
tranquillissimo, perchè sento di possedere
per via di fede il mio Salvator Gesù Cristo, con cui non vi può essere perdizione.
La Chiesa di Roma non mi ha mai fatto
saper nulla di tntto questo, e mi occupava di tutt’altro che del mio Salvatore!
Or io l’ho trovato, e me lo tengo stretto
al cuore, lo sèrvo in ispirito e verità, e
sfido tutte le potestà dell’abisso a levarmelo X.
— Una povera donna irlandese rientrando nella sua capanna, da cui era
stala fuori per brevi momenti, vede vicino al fuoco un prete intento a far bruciare gli ultimi fogli della Bibbia di casa.
Allo spettacolo manda un grido di dolore, e volgendosi al prele che bruciavale
il libro di Dio : » ah voi, gli dire, voi bruciarmi la Bibbia 1 voi bruciarmi quel ¡libro divino che m’insegnava come io possa
trovare pietà appresso del mio Salvatorel
Voi non m’avete mai parlalo di questa misei icordia tanta del Salvatore; voi non mi
avete mai appreso come si vada a lui per
la via della fede, e voi avete il coraggio
di bruciarmi, la Bibbia! Voi non m’avete
mai accennato che il nostro divin Salvatore ama i poveri di spirilo, ma ben mel
dicea la Bibbia, che m’avete bruciata.
Voi non m’avete mai imparalo cbe chiunque va coll’amor della fede a Cristo, non
può essere gettato nell’eterna dannazione, ed io l’ho letto, io stessa, in qiiel
santo libro, ed ecco mi avete bruciata la
mia Bibbia In La povera donna seguitò in
quel modo fino a che, sendo il suo ec-
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citamenlo giunto all’ultimo grado, si
potea aspettare che gli sfuggisse dal labbro qualche parola di maledizione contro
il prete. Ma prevalse un miglior pensiero,
il pensiero santificato dalla lettura di
quella Bibbia medesima che la fiamma
finiva di divorare. Non Io maledisse,
smesse per fine di rimproverarlo; solo
di quando in quando quella parola le
usciva dal petto con doloroso accento.4> oh I avermi bruciata la mia Bibbia! »
CRONACHETTA POLITICA.
Piemonte. La Commissione incaricata
di riferire il progetto di legge intorno alla
stampa, nominò il deputato Lanza a suo
presidente ed il deputato Milietti per suo
segretario.
— La vigilia di Natale mancò ai vivi
in questa capitale, il celebre poeta italiano Berchet.
— Nella tornata del 27, nella Camera
dei deputati, venne discusso ed approvalo
il progetto di legge sulla -privativa postale. Le tornate dei 50 e 31 furono consecrate alla discussione del bilancio passivo del dicastero della guerra. L’ordine
del giorno per oggi venerdì era la discussione del progetto di legge per l’approvazione della, convenzione commerciale
eoli’Austria.
Toscana, Quaranta sette individui accusati di partecipazione ad una società
•secreta democratica, vennero per sentenza
del 10 dicembre p. p, dal Consiglio di
guerra di Livorno, condannati nelle seguenti pene: 38 nella pena di morte da
eseguirsi mediante la forca; uno nella
pena di morte da eseguirsi mediante fucilazione, gli altri a vari anni di fortezza
conferri, lai pena fu dal fcid-maresciallo
Radetzky commutata in 12 anni di csrceie per 8 degli incolpati, in IO anni per
altri quattro, in sei anni per undici, in
4 anni per sedici, ed iti pene minori per
il rimanerne.
Roma, Si conferma la notizia rlie il
Papa, volendo testimoniare il suo amore
per la terra natale col beneficarla con un
modo effettivo e durabile, ha risoluto di
fondare in Sinigaglia un collegio ai padri della compagnia di Gesù, e un istituto d’industria manifatturiera.
Francia, 1 risultati delle elezioni
hanno dato ovunque proporzioni enormi
a favore di L. Napoleone. ]l numero dei
voti favorevoli, dietro le ultime notizie,
oltrepassa già i 7,000,000.
Si è notato die i dipartimenti i quali,
nei giorni d’insurrezione teste trascorsi,
si erano manifestati i più favorevoli al
socialismo, sieno quelli in cui il numero
dei voti affermativi siasi il più accostato
aH’unanimilà.
— Un gran Te Deuni sta per celebrarsi nella metropolitana di Notre Dame, per rendere grazie al cielo della
splendida vittoria riportatasi a quesli giorni da L. Bonaparte. Eccovi messo il piede
nella via che spinse la restaurazione alle
ordinanze di luglio. Già il Pantheon è
applicato al culto sotto l’invocazione di
santa Genoveffa protettrice di Parigi; già
molle grandi città di Francia pongono
in istudi disegni per costruzioni di cattedrali monumentali e di chiese secondarie;
già nei luoghi ove il prolestaulismo avea
varii tempii trattasi di distrarne una parte
per coiisecrarli al culto cattolico.
Finalmente la reazione ullramonlana
si pronuncia a segno che spinge il potere
al di là della meta ove volea quesli senza
altro fermarsi.
(Dal carteggio della Croce di Savoia).
Inohiltebra. a lord Palnierslon è
succeduto al portafoglio degli affari esteri
lord Granville. Un tal mutamento nelle
attuali contingenze ha fatto gran senso e
seguita ad essere argomento a svariate
dicerie sui motivi che l’hanno c.igionato.
La reazione vi scorge un pegno assicurato
dì vittoria; mentre, dando retta ad alcuni
fogli, quella caduta non sarebbe per lord
Palmerslon, che un piedistallo a maggiore
grandezza.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Torino, — Tip. Sociale degli Artisti.