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Anno 124 - n. 20
20 maggio 1988
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
GLI EBREI STATUNITENSI E LO STATO EBRAICO
Israele: una diaspora
ambivalente
Il destino di Israele e la giustizia internazionale - Le reazioni all’ultimo libro di Primo Levi - Il governo americano e le mozioni ONU
NEW YORK — «No desse
Jackson. No desse Jackson », grida un gruppo numeroso di giovani ebrei, alzando stranamente il pugno, verso la folla appoggiata alle transenne che la
polizia ha messo lungo la Pifth
Avenue. E’ la vigilia delle primarie nello stato di New York che
vedranno il successo del democratico Dukakis. La grande parata annuale degli ebrei quest’anno, che ricorda il quarantennale della nascita di Israele, è stata particolarmente imponente;
vi hanno preso parte più di 50
mila marciatori divisi in gruppi
diversi, dalle piccole sinagoghe
dei sobborghi cittadini ai grandi
gruppi ebraici organizzati, sia politici sia religiosi. Mezzo milione
di spettatori ad applaudire o
fischiare. Nello stesso giorno esce sul New York Times un bell’articolo dello scrittore ebreo
Norman Mailer, che rimprovera
a certi ambienti culturali cittadini la chiusura nei confronti
delle nuove possibilità offerte
al mondo intero, e ad Israele
« in primis », da un’eventuale
vittoria del candidato nero desse Jackson.
Smettiamola — dice in sostanza Mailer ai suoi correligionari
— di vedere tutto il mondo solo
e sempre in funzione di Israele. Il destino di Israele è legato
alle sorti del mondo intero e un
candidato come Jackson, che si
batte sinceramente per la pace
e la giustizia internazionali, è la
garanzia migliore per tutti quelli che vogliono un futuro per i
loro figli.
Tra dibattiti
e discussioni
L’America è divisa su Israele
come gli stessi ebrei americani
sono divisi sulle analisi dell’attuale situazione. Ormai non si
contano più i dibattiti televisivi
sul problema Israele-OLP e le
varie manifestazioni in diverse
città degli USA. Anche tra il
pubblico che assiste all’imponente parata si accendono, qui e là,
brevi e vivaci discussioni, ma
sempre in un clima di correttezza, senza nevrosi.
Impressiona nella parata il numero enorme di bambini e di
giovani che sventolano la bandierina con la stella di Davide;
l’immagine dell’ebraismo americano — che conta oltre sei milioni di persone, di cui tre religiosamente praticanti — è ima
immagine di forza e di giovinezza. « La famiglia ebraica tiene
più delle altre — mi dice un
insegnante che assiste alla parata con i suoi allievi — soprattutto se si sa mantenere vivo il
rapporto con I principi religiosi
del Pentateuco ».
Se si guarda alla storia americana, parlo di questi ultimi anni, bisogna ammettere che a
tratti irrompono figure imponenti di intellettuali ebrei che
fanno opinione e allo stesso tempo ricordano al grande pubblico l’eterna vivacità della cultura
ebraica. Penso agli attori Woody
Allen, a Dustin Hoffmann o a
Barbra Streisand, oppure aH’intramontabile Bob Dylan (il cui
vero co,gnome è Zimmermann),
per non dire del rivoluzionario
poeta pacifista Alien Ginsberg e
del filosofo e romanziere Elie
Wiesel. Questi e tanti altri intellettuali sono oggi divisi sulla politica di Israele, sul ruolo che l’America sta svolgendo
nei confronti della questione palestinese e sulle prospettive connesse alla quasi ,guerra quotidiana. Le divisioni emergono anche dalla lettura di im megaarticolo che la rivista Time ha
recentemente dedicato ai 40 anni di Israele.
Sommersi e salvati
Nel mosaico di opinioni sarebbe interessante oggi sentire il
parere di Primo Levi. Ho trovato i suoi libri nello shop del
Jewish Muséum di New York.
L’ultima sua opera, la più venduta, I sommersi e i salvati
(« The drowiied and thè saved ») è stata recensita molto
positivamente, tre mesi fa, dalla prestigiosa Book Review. Il
saggio di Levi sul sadismo dei
nazisti e sulla conseguente deumanizzazione delle loro vittime
e le analisi taglienti sul silenzio
complice del popolo tedesco
hanno un’eccezionale carica eli
attualità. L’olocausto è un tema
storicamente circoscritto, ma i
modi con cui Levi lo analizza
possono forse aiutare la diaspora
ebraica, che guarda spesso ad
Israele come « luce delle nazioni », a capire sino in fondo come
possa avvenire — al di là d’indebiti accostamenti tra la Germania di Hitler e l’Israele di
oggi — il passaggio da vittima
a oppressore. r
Il destino di Israeli dalle battaglie bibliche alla ribellione di
Ben Kokhba del 132 a.C. contro
i Romani (in cui morìjrono mezzo milione di ebrei e-'gli altri
fuggirono in ogni parte del mondo) via via fino alla resistenza
del ghetto di Varsavia e alla fondazione del moderno stato di
Israele, pare essere xm confronto continuo, armi alla mano, con
un nemico che cerca di distruggerlo. Ma occorre distinguere. La battaglia per sopravvivere è animata da un insopprimibile desiderio di libertà che può
e deve poter contare sulla solidarietà internazionale (anche se
storicamente gli ebrei hanno trovato sempre scarsa solidarietà).
Invece la battaglia tesa a sottomettere il « nemico » rischia di
trascinare oggi una delle più
belle e forti democrazie del mondo in un regime fascista militare. E ci siamo già vicini.
La diaspora americana è divisa tra occupazionisti e pacifisti, tra « falchi » e « colombe »,
PENTECOSTE
La promessa
« ...avverrà che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne, e
,i vostri figlioU e le vostre figliole profetizzeranno, i vostri vecchi
avranno dei sogni, i vostri giovani delle visioni... sul monte Sion
e in Gerusalemme vi sarà salvezza...» (Gioele 2: 28-32),
Chi non si sente a disagio nel
parlare dello Spirito, questo sconosciuto misterioso, imprevedibile? Lo menzioniamo spesso nelle nostre preghiere, ma se dovessimo spiegare il significato di ciò
che chiediamo, forse talvolta ci
troveremmo in difficoltà.
Puntiamo molto sull'azione
dello Spirito: in genere diciamo
che è grazie allo Spirito se noi
possiamo svolgere la nostra evangelizzazione e la nostra testimonianza. Ciò che fa vivere
la nostra predicazione e dà significato di nostri gesti, e rilevanza per gli altri, sappiamo e confessiamo essere solo ed unicamente l'azione dello Spirito di
Dio.
Ma se così è veramente, forse bisogna dedurre che lo Spirito il Signore ce lo dà molto misurato, col contagocce!
Lo Spirito, in genere, sempre
nel nostro linguaggio, è associato alla libertà e spesso lo contrapponiamo alla lettera, all'istituzione, alla legge: lo Spirito è
Colui che fa saltare i nostri schemi, che va oltre le regole, del
gioco, che rimette tutto in discussione. E' l'imprevisto, il nuovo non programmato; fa osare
/’« inosabile », sconvolge la vita
del singolo, quella delle chiese
e del mondo.
Ma siamo certi di condividere
fino in fondo queste affermazioni arrischiate? Il nostro sforzo
non è forse quello di costruire
un pezzetto alla volta, con fatica ma anche con costanza, un
equilibrio nelle nostre vite e nella nostra storia? Non tentiamo
forse di riannodare i fili spezzati, di ricostruire una trama delle nostre cose, di ricominciare
sempre da capo la realizzazione
di un progetto, in una parola di
mettere ordine nel disordine delle nostre esistenze? Ma, stando
a ciò che diciamo dello Spirito,
questo sarebbe un tentativo sbagliato in partenza.
Ho l’impressione che dobbiamo tentare altre piste, per evitare un cumulo di contraddizioni delle quali è difficile venire
a capo.
Perché non proviamo, per un
momento, ad abbandonare certi
stereotipi sullo Spirito, e a considerare la questione da un altro punto?
Colpisce il fatto che sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento lo Spirito sia visto molto
spesso nella dimensione della
promessa. Gesù promette lo Spirito ai discepoli; Dio lo promette al suo popolo; i profeti annunciano il dono dello Spirito.
E’ come un invito a guardare
avanti. Come a dire che la nostra vita e la nostra storia hanno questa caratteristica di fondo, di essere cioè orientate verso il futuro, che è il futuro del
progetto di Dio.
Parlare dello Spirito, allora,
non è solo sognare un qualcosa
che non si ha, o un attenderlo
senza fine, ma è anche sapere con certezza che la nostra vita, nonostante tutto, è posta sotto il segno della promessa.
In questo modo possiamo oggi parlare di Dio, annunciare Gesù Cristo, predicare l'Evangelo,
credere nel Regno, indicare con
dei segni, sia pure solo allusivi,
la realtà del nuovo mondo di
Dio, senza complessi né frustrazioni, ma con gioia, entusiasmo,
riconoscenza.
Luciano Deodato
anche se dall’America continuar
no ad arrivare soldi ad Israele
per una guerra già persa in partenza. Ultimamente, dopo l’assassinio del leader palestinese
Abu Jihad e il conseguente voto
di condanna d’Israele del Consiglio di sicurezza dell’ONU, le discussioni sono tornate sulle prime pagine dei giornali. Anche
molte chiese sono scese in campo, commentando l’astensione
degli USA sulla mozione delrONU contro Israele in termini
perlopiù negativi. Così per esempio l’associazione « Churches
for Middle East Peace », che raccoglie tredici chiese (da quella
metodista al National Council o£
Churches sino aU’American Baptist Churches), ha scritto al segretario di stato Shultz queste
parole: « Il fatto che il governo
americano si sia astenuto dal
condannare Israele implica che
esso ne approva le azioni e i
motivi che le sorreggono. Significa accettare il diritto di Israele di rispondere con atti di terrorismo e attacchi militari come linea politica di risposta alla ribellione palestinese; ma questo comportamento viola sia la
legge sia la morale intemazionali. Infine significa accettare
la logica che il terrorismo, come
azione di politica statale, non
sia terrorismo ». La lettera si
conclude con una richiesta che
ormai milioni di persone, ebrei
compresi, avanzano nei confronti di Israele, e cioè di fare ogni
sforzo possibile per arrivare al
più presto ad una conferenza
intemazionale in cui il problema palestinese venga dibattuto
multilateralmente per una soluzione politica che tenga conto, prima di tutto, del diritto
dei palestinesi di organizzarsi
come stato.
Solo così Israele potrebbe vincere la guerra della democrazia, dando una risposta concreta al grande desiderio di pace
e di giustizia che larga parte della diaspora ebraica americana
sogna per il proprio paese, mettendo fine a tanta violenza subita e inflitta.
Giuseppe Platone
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commenti e dibattiti
20 maggio 1988
}
IL DIBATTITO SUL RIMPATRIO
UNA QUESTIONE APERTA
La fede e la violenza 1968... e noi oggi
« Dalla scena della storia al tribunale di Dio » - Quale posto per la
gloria? - La condizione di peccato - Il rifiuto dei metodi violenti
Già da tempo volevo intervenire nel dibattito sul « Glorioso
Rimpatrio » (G.R.). La lettera del
fratello Giovanni Gönnet, apparsa sul n. del 6 maggio scorso,
me ne fornisce l’occasione, non
più rimandabile.
Premetto che ho letto con attenzione e con molto interesse
i vari interventi pubblicati sul
nostro settimanale e premetto
anche che, di tutte le problematiche fin qui esposte, quella che
mi sta particolarmente a cuore
è quella che verte sul tema della violenza e della lotta armata.
Il 1939
Per quanto concerne la mia
personale esperienza, vorrei partire dalle celebrazioni del 1939:
allora ero poco più che un ragazzo e certe tematiche non mi
interessavano in modo specifico.
C'era in tanti di noi giovanissimi (ma anche in tanti meno giovani) ima certa punta di compiacimento, di fierezza, forse anche favorita da quel periodo che
faceva della forza un mito, ed
anche sottolineata da uno degli
estensori del fascicolo dedicato
al 250° anniversario il quale, nel
situare il « G.R. » nella categoria
delle « gesta eroiche, rivoluzionarie, disperate », giunse a paragonarlo alla spedizione dei Mille, alla marcia di Ronchi, e addirittura alla marcia su Roma!
Ovviamente non vi erano solo
riflessioni di questo tipo. Un altro estensore, nel valutare il « G.
R. » sul piano religioso, trasferendolo « dalla scena della storia al tribunale di Dio », poneva
i confratelli di 50 anni fa di
fronte ad im interrogativo: se
l’aspetto politico-militare del
Rimpatrio costituisce « un’infedeltà ai comandamenti di Dio,
primo fra tutti il non uccidere »; se il Rimpatrio deve anch’esso « ricevere il perdono di
Dio » ci è lecito affermare che
la fede di quegli uomini fosse
tale da costituire « lo strumento della Sua divina giustificazione? ». E ancora, vi si può applicare, come si applicherebbe al
singolo, il « per grazia mediante la fede? ». Ma, per lo scrivente di allora, non vi sono dubbi:
i motivi del Rimpatrio dichiarati dai nostri padri danno a pieno titolo la qualifica di « Glorioso » a questo fatto in quanto es
so dà gloria a Dio: « Il G.R. —
concludeva lo scrivente — vale
s^rattutto per la fede che gli
diede vita, e nella quale finiscono in sostanza per dissolversi le
nebbie troppo umane di una spedizione armata ».
Un altro intervento, sempre
nel suddetto fascicolo, sottolineava ulteriormente, ed in consonanza con altri contributi, il fatto che il « G.R. » è stato reso
possibile solamente da un miracolo e cioè « dall’intervento della divina Provvidenza ». La montagna protettiva, i fenomeni atmosferici, certe insipienze degli
avversari, il mutare della situazione politica non sono effetto
del puro caso; vi si scorge invece « inconfondibile, l’intervento
divino ».
A gloria di Dio?
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lo che possiamo fare oggi è di
ripiegarci im momento su noi
stessi nel ricordo di quei tragici periodi, consci del nostro stato di perenne peccato e cercando di trame qualche insegnamento per il nostro attuale comportamento.
La Resistenza
E’ proprio su questo punto
che vorrei fare una prima riflessione: questo insistere (e non solo allora) sul fattore divino.
Sergio Rostagno, nel suo intervento pubblicato nel n. dell’ll
marzo scorso, ci pone in guardia da questa tentazione, sottolineando che spesso gli uomini
vogliono far diventare gloria di
Dio la loro gloria, e ci ricorda
che questa identificazione non è
un pensiero protestante. Penso
sarebbe molto interessante ed utile a questo dibattito che qualche nostro teologo approfondisse questo aspetto. Personalmente, ne sono del tutto convinto,
non fosse che pensando alle aberrazioni cui questo ragionamento può condurre: si pensi
alle guerre di religione, appunto, in cui il Signore avrebbe dovuto essere con gli uni e con gli
altri, si pensi alla situazione attuale del Medio Oriente ed alle
lotte in seno alle fazioni dell’Islam, ecc., per non parlare della estrema follia nazista che ha
posto Dio sui cinturoni delle sue
milizie.
Da questi pochi accenni mi
pare possa scaturire solo una
drammatica domanda, drammatica in quanto senza risposta;
quel lungo calvario dei nostri
padri, quelle cmdeli e spietate
lotte, quelle indicibili sofferenze
quale posto trovano nella mente
di Dio? Noi non possiamo saperlo, ma forse un giorno ci sarà dato di conoscerlo. Tutto quel
Un altro aspetto accennato nell’attuale dibattito ed esposto in
vari libri (sempre attinente al
campo della lotta armata) consiste nel vedere un certo parallelismo fra la guerriglia valdese
e la Resistenza degli anni 194.345. Personalmente ho partecipato alla lotta partigiana in vai
Penice ed in pianura. Certamente molti uomini, e donne, durante quel tragico periodo, sono stati sorretti e forse anche ispirati
dalla loro fede (così come è stato per tanti cattolici e tanti ebrei), ma a me pare comimque
che questo paragone sia un po’
forzato. Quello che ha ispirato
la Resistenza, anche qui nelle valli, è stato essenzialmente il pensiero di dare un contributo popolare e volontario (Gustavo
Comba lo definiva una vera e
propria « obiezione di coscienza ») all'instaurazione della democrazia nel nostro Paese. Di
analogo alla guerriglia valdese
c'è stata appunto la lotta armata: quanti lutti, quante rovine,
quante sofferenze! Eppure (altra
analogia, seppure « laica ») anche qui vi è la tendenza a ricordarne il lato « glorioso » piuttosto che riflettere sul fatto che
è veramente triste il pensare come la natura umana (forse a
causa di quel Caino che è in
ognuno di noi) possa degradarsi
fino al punto di dover ricorrere
alla violenza, alle peggiori azioni, perché incapace di usare i
doni divini; la mente, la parola,
il cuore.
Non vorrei essere qualificato
come disfattista' o come asociale se, alla luce di una fede (sia
pur carente ed incoerente) che
mi si è venuta man mano maturando dopo quel periodo storico, non posso non ricordare
con un certo tormento quei tragici mesi e mi trovo ancora oggi a chiedere perdono al Signore per quei lutti, per quelle sofferenze.
La nonviolenza
Ho seguito con particolare attenzione — malgrado l’ora ahimè sempre tardissima — l’ultima trasmissione televisiva di
« Protestantesimo » dedicata al
1968, e riconosco volentieri
— io che di solito non lesino le
critiche! — che mi è piaciuta,
grazie anche alla bravura di
Girolami.
Tuttavia, mi sarei aspettato
di più, specie nella direzione
opportunamente avviata — ma
non ulteriormente approfondita — da Gino Conte, il quale ha
avuto almeno il 'coraggio di,
« dissentire » a proposito di un
certo ottimismo dilagante tra
gli intervistati e relativo in particolare all’azione di rottura effettuata allora dai « giovani »
nei confronti dei « vecchi » delle nostre comimità...
Io allora non ero in Italia, bensì in Norvegia, con una interessante puntata a Praga proprio
durante la « primavera » del ’68,
e mi ricordo che un bel giorno
i miei studenti deU’Università di
Oslo si misero a darmi del tu.
Ohibò, come mai? In Italia avveniva (o stava per avvenire) il
contrario, erano gli insegnanti
— non tutti a dire il vero — ad
invitare gli studenti a darsi reciprocamente del tu. Ma questo
non è che un dettaglio, im particolare delle rivendicazioni sessantottesche che si facevano in
campo scolastico. Ma c’era, e
c’è ancora oggi, qualcosa di più
corposo, in particolare nell’ambito dei rapporti tra la piccola
minoranza evangelica e il mondo in cui viveva e vive. Girardet ha detto, se ben ricordo,
che questa minoranza ha avu
to ed ha tm peso. Me ne compiaccio, pur nutrendo qualche
dubbio. Torna a galla il grosso
problema della collusione tra
politica e religione, che pxirtroppo ha fatto sorgere la TEV.
Perché non parlarne, a mente
serena? Come la mettiamo oggi?
E’ sottinteso, anzi lapalissiano,
che la predicazione del 'Vangelo
non cade nel vuoto. Lo sapevamo bene noi « vecchi » quando,
negli armi ’50, in Ciociaria, non
potemmo fare a meno di aiutare
concretamente i mezzadri o terzadri che ci ascoltavano, a trovare un lavoro all’estero, per vivere meglio, e ciò con tutti i
rischi spirituali che l’operazione comportava. Ma, si sa, il
seme cade dove cade, quale tra
i cespugli o sulle pietre, quale in
buona terra. Ma il guaio poteva
nascere, ed è nato, quando da
taluni si volle identificare la predicazione del Vangelo con im
determinato messaggio politico,
e ricordo bene con quale fatica
una bella sera, essendo delegato al Sinodo, dovetti spiegare
all’assemblea, a porte chiuse, che
noi della Ciociaria eravamo stati invitati con insistenza dagli
operai di Colleferro ad illustrare, a loro e alla cittadinanza, in
quale modo la Parola di Dio
poteva illuminare di nuova luce la loro distretta economicosociale.
Perché non aprire su questo
giornale un dibattito proprio sul
ventennio 1968-1988? A mio modesto avviso sarebbe altrettanto proficuo del dibattito sul
« Glorioso Rimpatrio ».
Giovanni Gönnet
E’ stata proprio questa esperienza, questa partecipazione alla lotta armata ed il successivo
apporto di una fede più « sentita » che mi hanno condotto sulla strada della nonviolenza. In
questa convinzione mi ha anche
portato, senza dubbio, l’esempio
e la testimonianza dei valdesi
medioevali p>er i quali l’omicidio, la pena di morte, la guerra vanno condannati e respinti.
Ma, per tornare al nostro tema di oggi e per concludere, da
questa fedeltà iniziale vi è stato un graduale conformarsi, un
assorbimento delle correnti mentalità basate sull’imposizione e
sulla violenza che li porterà poi
a sostenere e praticare la forza
delle armi. E qui il cerchio si
chiude e si torna alla drammatica domanda: « E’ stato questo
a gloria di Dio? ». Io vorrei che
il ricordo del tricentenario fosse molto sobrio e riflessivo anche su questi temi, senza dimenticare di farne partecipi ecumenicamente non solo l’evangelismo italiano, ma anche gli « ex
nemici » cattolici.
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giaoone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
Il n. 19/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino l'il maggio e
a quelli decentrati delle valli valdesi il 12 maggio '88.
Roberto Peyrot
Hanno collaoorato a questo numero: Archimede Bertolino. Giorgio Bouchard, Dino GardioI, Anna Marullo Reedtz, Aldo Rutigliano, Luigi Santini, Erika Tomassone.
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20 maggio 1988
commenti e dibattiti
UN FRATERNO
GRAZIE
Caro direttore,
permettimi di far conoscere, attraverso il tuo giornale, al mondo valdese-metodista il mio apprezzamento e
quello di tanti altri americani per il
lavoro singolare che il pastore Giuseppe Platone sta svolgendo in questo
anno negli Stati Uniti.
Spesso i valdesi-metodisti si stupiscono di come una piccola chiesa minoritaria come la loro possa contribuire in modo significativo alla vita di
tutta la chiesa. Forse la strada migliore è quella di condividere il personale
della chiesa in situazioni diverse e
lontane da essa, così come è successo con il pastore Platone che è venuto,
con la sua famiglia, dalle Valli Valdesi per promuovere, ben equipaggiato,
nelle nostre chiese la riflessione e la
pratica del discepolato cristiano.
Egli ha predicato in alcune chiese
nordamericane, è un collaboratore efficace delia nostra Società, lavora presso la chiesa valdese di New York in
un momento cruciale della sua storia,
ed è diventato, con sua moglie, membro molto stimato dello staff del Centro internazionale di Stony Point della
Chiesa Presbiteriana. Ha scritto incisivamente su "La Luce" come osservatore percettivo e sensibile della cristianità e della cultura nordamericana.
So ohe alcuni lettori del giornale
ritengono che Platone sia troppo critico
verso la vita statunitense e che non sia
stato sufficientemente affermativo nei
suoi articoli. Personalmente trovo che
nei suoi articoli si riflettono realtà come anch'io le vedo. Materialismo, avarizia, razzismo, militarismo e nazionalismo idolatrico abbondano negli Stati
Uniti e onestamente Platone ne scrìve.
Nello stesso tempo alcune, anzi molte,
chiese statunitensi "osano molto per
Cristo” e affrontano le tenebre che
ci circondano, agendo nella luce degli
scopi che il mondo nuovo di Cristo
porta con sé. E anche di questo Platone
ha scritto fedelmente.
Chiesa valdese-metodista, hai voluto
condividere con noi un pastore-giornalista straordinario e a nome della Società e di tanti altri colleghì delle nostre chiese voglio dirti; grazie!
Spero che il pastore Platone potrà
leggere questa lettera, che non conosce,
sul giornale per il quale lavora con
tanta dedizione.
Frank G. Gibson Jr., New York
LA COMUNITÀ’
RESPONSABILE
Caro Direttore,
vorrei comunicare a tutte quelle Comunità che, per svariati motivi, vengono a trovarsi per un periodo senza
la guida di un pastore, quella ohe è stata l'esperienza di Verona, che per un
anno, in attesa del nuovo pastore, è
stata affidata al Circuito. E' vero che In
assenza del pastore la responsabilità della guida resta comunque affidata al Consiglio di chiesa, ma quale
Consiglio, anche il più capace ed agguerrito, può reggere un simile compito, se la Comunità non risponde? Questo poteva essere il pericolo e qualcuno probabilmente avrà pertsato che la
Comunità avrebbe perso la coesione
e forse sarebbe andata allo sbaraglio
come un gregge abbandonato a se stesso.
Ebbene: « Non temere, o piccolo
gregge; poiché al Padre vostro è piaciuto di darvi il Regno ». lo credo che
tutti abbiano sentito la responsabilità
del momento, si sono rimboccate le ma
niche dando il proprio contributo alle
varie attività, affollando i culti, le agapi e le riunioni bibliche come non
succedeva da tempo. Hanno trovato nella Parola la serenità, la calma, l'allegrezza, la forza di vivere, anche se
non sono mancati disagi e difficoltà.
Inoltre abbiamo potuto sperimentare
un'altra gioia: quella di una solidarietà
da parte di altri fratelli del Circuito,
predicatori locali e pastori, che hanno
assicurato la continuità della predicazione, arricchita dal bagaglio di diverse esperienze personali. Il nostro
piccolo gregge non si è quindi ripiegato su se stesso, ma ha reagito positivamente. Il gregge dei credenti, del
resto, sarà sempre piccolo, perché la
forza di Dio si manifesti nella sua
debolezza. Però per quella fede che
ci è stata donata, per quella fede che
vince ogni battaglia e rimuove ogni
montagna, il nostro piccolo gregge non
ha temuto!
Alberto Riccitelli,
Arbizzano di Negrar (VR)
ANCORA SU QUEL
CROCIFISSO...
Natalia Ginzburg, su l'Unità del 25
marzo u.s., interviene a proposito della
questione dei crocifissi (« Non togliete quel crocifisso, è il segno del dolore umano ») e pur ammettendo che
« uno stato laico non ha il diritto » di
imporlo nelle aule scolastiche, non
può fare a meno di rammaricarsi della
« sua scomparsa per sempre da tutte le classi », in quanto esso rappresenterebbe veramente tutti: cattolici,
non cattolici ed atei. Pur con tutto il
rispetto e l'affetto che da sempre nutro nei confronti di Natalia Ginzburg
per la sua opera dì scrittrice e per
il -suo impegno umano, non -mi pare
dì poterne condividere questa disinvolta identificazione -del Cristo con il
crocifisso appeso alle pareti delle
aule scolastiche. E' fuor di dubbio
che Cristo rappresenti tutti, in quanto uomo di dolore e che alcune sue
parole . le pensiamo sempre; e possiamo essere atei, laici, quello che si
vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ». Ciò invece che non
convìnce è che quel crocifisso, appeso per legge di stato ai muri, sia proprio il Cristo a cui tutti pensiamo con
amore e reverenza. A me pare che si
tratti piuttosto del simbolo della prepotenza confessionale, volta ad imporre a tutti una appartenenza religiosa anche se non sentita; della continuazione insomma di quell'inganno,
perpetrato nei secoli dalla Chiesa di
Roma, per cui si sollecitavano i cristiani a farsi crociati (portatori cioè
del crocifisso) -per sterminare infedeli
ed eretici, perseguendo così un disegno politico di costruzione e spartizione del potere. Crocifisso e Cristo proprio non riesco a vederli insieme: se
per giunta è una circolare fascista (del
1922, se non vado errato) ad Impiorne
la presenza nelle aule e negli uffici
pubblici, mi è piuttosto facile immaginare che Cristo, pronto sempre a resistere alle cattive leggi, ne sia rimasto
fuori, lasciando solo ed inutile il crocifisso.
Direi proprio che l'inviolabile libertà di -poter avere o non avere II crocifisso con sé (esibito o nascosto,
ma pur sempre a titolo privato) è
fuori discussione. Ho diretto per anni istituti di cultura all'estero e mal,
per mia fortuna, ho trovato esposto
un crocifìsso nel miei uffici; ben lieto
di riscontrarne l'assenza, non mi sono
però sognato di impedire ai miei collaboratori di tenerselo sul tavolo a
privato conforto; come del resto mi
sarei ben guardato dal disapprovare
l'eventuale presenza di una Bibbia, con
o senza imprimatur, o di una copia
del Corano.
Al centro del nostro discorso non
sta — e mi pare ovvio — l'indiscutibile libertà personale di scelta di un
simbolo, quanto il necessario rifiuto di
ogni arbitraria imposizione. A pensarci bene, proprio quel crocifisso di
stato nulla ha a che fare con II Cristo crocifisso dallo stato e dalla intolleranza polìtico-religiosa del suo tempo... Ma tutto questo Natalia Ginzburg
io sa -meglio di me. -In ogni caso era
indispensabile chiarire ancora una
volta, a scanso di equivoci, ohe la
condanna del crocifissi nelle classi
non significa affatto ostilità al Cristo,
ma piuttosto sincero rispetto della sua
autentica volontà, nella certezza ohe,
laddove assente nelle immagini esteriori — e deteriori — del potere. Egli
sarà più vivo e presente nel cuore
degli uomini.
Paolo Angeleri, Padova
PORSI ACCANTO
Al FRATELLI
Caro direttore,
gradirei puntualizzare alcune cose al
fratello Mario Goletti dì Nichelino (cfr.
num. del 22.4.'88), lieto di leggere della
sua decisione di partecipare, come osservatore, al campo dì Agape su -fede ed omosessualità, il -prossimo 15
giugno. Il volumetto edito dalla Claudiana . Diaconia - Il servizio cristiano
nella prospettiva del Regno di Dio », di
Jürgen Moltmann, non si limita ai soli handicappati, cito per tutti da pag.
34; « Noi troviamo il Regno di -Dio con
Gesù, se entriamo nella solidarietà
con i poveri, i malati, gli infelici e i
colpevoli. Il riconosciamo come cittadini del Regno e veniamo accettati da
loro come fratelli ».
Non essendo valdese, né metodista,
non conosco l'art. 4 della confessione
di fede valdese. Sono dì matrice cattolica romana (rito ambrosiano) ed è
in quella chiesa che ho imparato a conoscere Gesù Cristo Figlio di Dio. Frequentando le vostre comunità, ho Invece capito la sua importanza non solo
per «la salvezza della mia anima» ma,
soprattutto, per come -debbo pormi accanto al mio fratello: chiunque egli sia.
Sulla circolare TEV n. 279 del 15 aprile 1988, a pag. 3, « minimus » afferma che nella TEV non si riesce a comprendere come possa un omosessuale
definirsi credente. E' esattamente la
stessa situazione di peccato (orgoglio
e presunzione) verificatasi a Gerusalemme ai tempi della cattività di Babilonia. Gli abitanti della città dicevano
agli altri: . "Statevene lontani dall'Eterno! A noi è dato il possesso del
paese”! Perciò vai e di' loro: "Così parla Il Signore, l’Eterno: -Benché io li abbia allontanati fra le nazioni e li abbia dispersi per i paesi, io sarò -per loro, per qualche tempo, un santuario....” » (Ezechiele 11: 14-16).
Che il Signore illumini ciascuno di
noi in ogni momento della nostra vita.
Giovanni L. Giudici,, Padova
PRECISAZIONE
In riferimento alVarticolo apparso
sullo scorso numero del giornale dal titolo ^^Agricoltura biologica, sogno o
realtà?*^ dobbiamo precisare che le analisi che mostrano la presenza di residui
nei prodotti biologici in vai Pellice, secondo quanto affermato dal doti. Vecchie deirUSSL 43, riguardano unicamente i prodotti facenti riferimento
al consorzio CIFOP.
RITA LEVI MONTALCINI A SUSA
La certezza
del diritto per dare
credito alla scienza
Le implicazioni morali dell’ingegneria genetica continuano a suscitare molte discussioni
Promossa dal locale Centro evangelico di cultura e con il patrocinio della città di Susa, della Fondazione piemontese per la
ricerca sul cancro e dal Lions
Club di Susa-Rocciamelone si è
tenuta a Susa, il 16 aprile u.s.,
presso l'Auditorium dell’Istituto
tecnico industriale statale, una
conferenza del premio Nobel Rita Levi Montalcini sul tema
« L’ingegneria genetica e le sue
implicazioni etico-morali ». Poco
prima, nel Palazzo Municipale,
alla illustre ospite era stata conferita la cittadinanza onoraria di
Susa.
« Non è corretto e tanto meno ijjotizzabile parlare di ’’bomba genetica”, al pari della bomba atomica, tuttavia la scienza
fa appello alla politica ed al diritto perché si colmi il vuoto le»
gislativo nella ’’bioingegneria”
con l’enunciazione di alcuni precisi, tassativi divieti ». Rita Levi Montalcini conclude con queste indicazioni la sua applauditissima conferenza. Ha parlato
a braccio per circa un’ora intercalando alcune citazioni del suo
collega Renato Dulbecco, premio Nobel: ritmo incalzante, piglio oratorio, ha letteralmente
catturato l'attenzione di un pubblico numeroso ed attento. La
conferenza si era aperta col saluto del sindaco di Susa, Montabone, e dei rappresentanti degli
enti che hanno patrocinato l’iniziativa: il prof. Gazzera, presidente del Lions Club ,Susa-Rocciamelone; Allegra Agnelli, presidente della Fondazione piemontese per la ricerca sul cancro;
il pastore Giuseppe Baldi, del
Centro evangelico di cultura di
Susa, che ha pyromosso la conferenza. E’ seguita la relazione
Con mirabile sintesi ha riassunto gli aspetti peculiari della
biogenetica e i suoi riflessi presenti e soprattutto futuri. Oggi,
comunque, alla luce delle esperienze e dei risultati raggiunti,
i vantaggi sono sempre maggiori dei danni. Vi sono due campi,
in .particolare, in cui grazie a
queste nuove tecniche si sono
compiuti passi importanti, forse decisivi: quello delle malattie
parassitane e virulente e quello
agro-alimentare. Lo scenario geografico in cui è possibile intervenire in modo proficuo è soprattutto quello del Terzo Mondo. La malaria, che unita alla
denutrizione, costituisce un flagello soprattutto nelle zone equatoriali, grazie alla tecnica di
isolamento del genoma del protozoo falcidiarum, può essere
studiata senza rischio dagli scienziati, e con prospettive immunitarie maggiori.
Discorso analogo si può fare
nel settore alimentare. In quei
paesi l’apporto di calorie è di
gran lunga inferiore al nostro:
si limita soprattutto a vegetali.
La possibilità è quella di immettere nei genomi di queste piante
un’informazione, per cui si potranno formare sostanze proteiche. Dunque si prospettano delle aperture incr^ibili nei vari
settori dell’attività umana. Dall’altro lato c’è però la preoccupazione per i possibili danni apportati dalla manipolazione genetica. « Tutto ciò — ha osservato la Montalcini — è errato
e causato non tanto da mancanza quanto da scarsa o pessima
informazione ». Un’angoscia assurda.
Dagli studi di Mendel, passando per Morgan e fino ad oggi, si
è chiarita l’essenza poligenetica
del caratteri comportamentali,
il che non può consentire asservimenti dell’umanità ai progetti di qualche pazzoide. Il prospettare questi eventi è puro esercizio di fantasia. Parlare di
« uomo-scimmia », della creazione di umanoidi come possibili
donatori di organi o addetti ai
lavori più umili equivale a configurare un’evenienza scientificamente impossibile. Ciò non toglie che sia necessario « guidare » il lavoro dei ricercatori, codificando alcune regole che evitino manifestazioni contrarie all’etica corrente.
Proibire, ad esempio, le terapie
genetiche sulle cellule germinali, che modificherebbero l’identità genetica delle persone; oppure vietare il cosiddetto « affitto
dei ventri » per le sue gravi implicazioni, oltre che biologiche e
morali, anche psicologiche e familiari. In tema di interventi legislativi, non si deve tuttavia dimenticare un altro tipo di manipolazione, quella culturale, di
cui per troppo tempo si sono
minimizzati gli effetti, soprattutto sui bambini e sugli adolescenti.
Un tema, dunque, sul quale,
per il suscitare continue e vivaci dispute tra gli addetti ai lavori, occorre al più presto mettere ordine e cluatrezza. E, pur
considerando la curiosità per il
« Montalcini-day », la partecipazione con cui la manifestazione
è stata seguita non può non confermare questa esigenza.
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4
4 ecumenismo
20 maggio 1988
MESSAGGIO DEL CEC PER PENTECOSTE
Vieni,
Spirito Creatore
Testimonianza della comunità cristiana a Dio
Pentecoste è un periodo nell’anno durante il quale i cristiani, ricordandolo con costante fedeltà,
parlano dello Spirito di Dio all’opera nel mondo. Eppure nelle
Sacre Scritture è raro trovare che
10 Spirito parli, questi comunica
piuttosto con la potenza dei suoi
atti.
All’inizio della creazione lo Spirito creatore « si muoveva al di
sopra delle acque »; diede pienezza al nulla, la vita a ciò che era
informe e vuoto; fece nascere l’ordine dal caos e la luce dalle tenebre.
Oggi lo Spirito di Dio si muove
al di sopra della creazione, come
potenza creatrice nel vuoto della
nostra pigra negligenza, della nostra ostinata rivolta, del nostro rifiuto a collaborare alla bontà della
creazione, portando la luce a chi
è nella disperazione.
Lo Spirito di Dio ha parlato attraverso la voce degli antichi profeti. Hanno invocato la maledizione di Dio sul popolo del Patto e
su tutti quelli che osavano avvilire
e distruggere la creazione buona
di Dio; hanno esortato a vivere
nell’ubbidienza, a praticare la giustizia, a prendersi cura dei diseredati, poveri, emarginati — anche stranieri e rifugiati — a denunciare l’oppressione inflitta ai
più deboli.
Lo Spirito di Dio parla ancora
oggi. Egli pronuncia una parola
profetica di pace per l’Africa Australe e per il Medio Oriente, per
11 Sud Est asiatico e per l’America
Centrale. Ovunque l’uomo è oppresso le voci ispirate dallo Spirito
non saranno mai ridotte al silenzio.
1 cristiani che operano per la giustizia saranno combattuti, disprezzati, imprigionati, assassinati, ma
lo Spirito non tacerà. Egli ci chiama a proseguire nel nostro cammino.
11 giorno della Pentecoste, a
Gerusalemme, lo Spirito di Dio è
disceso sugli apostoli; ha creato la
Chiesa, una comunità portatrice
del mistero dell’incarnazione, della croce della resurrezione di Cristo per la salvezza del mondo intero. La comunità cristiana, in
tutto il mondo, vive invocando lo
Spirito per poter rendere una testimonianza al Dio trinitario cosi
come l’ha resa il Cristo stesso, per
suscitare la fede individuale e col
FRANCIA: LA CIMADE E GLI STRANIERI
Solidarietà
(BIP) — Anche la CIMADE
(Service œcuménique d’entraide)
ha preso posizione di fronte al
successo del 'Fronte nazionale di
Jean-Marie Le Pen al primo turno delle elezioni presidenziali
francesi. In un comunicato la
CIMADE fa presente che questa
affermazione, posta sotto il segno
dell’intolleranza, della xenofobia
e del rifiuto del diverso, si può
far risalire a due cause: c’è una
responsabilità politica, in quanto
« non si è saputo dare risposte
adeguate alla crisi »; ma c’è anche una responsabilità « delle associazioni umanitarie e delle chiese a farsi portatrici di speranza
e di lotta per i più sfavoriti ».
« Oggi — prosegue il comunicato — la Francia ha bisogno
di una grande spinta di ritorno.
Ha bisogno di un'unione di tutti
coloro che si riconoscono negli
ideali della fratellanza (...). Essa
ha bisogno di una riconciliazione
con se stessa, cioè di una migliore distribuzione delle risorse, di
una divisione del lavoro, del rifiuto di ogni tipo di esclusione ».
« Impegnata quotidianamente
con gli stranieri — si legge in
conclusione —. che siano lavoratori immigrati, richiedenti asilo,
rifugiati, senza terra (...), la
CIMADE riafferma la propria totale solidarietà per loro come
per tutti gli esclusi ».
SPAGNA: COMITATO CENTRALE DELLA KEK
Appuntamento a Basilea
Chiese diverse, di diverse tradizioni, per una comunità di fede La preparazione per l’anno prossimo dell’assemblea ’’Pace e giustizia”
lettiva, per aprire vie nuove alla
nostra unità di fede.
Condotto sempre dallo stesso
Spirito Santo un popolo assoggettato coi suoi collaborazionisti, i
suoi esattori d’imposte e i suoi persecutori è stato chiamato a seguire
Gesù. Ispirati dallo Spirito sono
diventati discepoli fedeli, pronti a
dividere i propri beni, a predicare
la buona notizia della liberazione,
ad operare per la liberazione dei
prigionieri, annunciando già nella
loro vita e nei loro atti il regno di
Dio che viene. Tutto questo gratuitamente, con riconoscenza.
Lo Spirito di Dio è oggi all’opera in mezzo a noi: crea e ricrea.
dà conforto, guida, ispira e dirige.
Lo Spirito crea uno spazio di pace
riducendo gli armamenti nucleari;
lo Spirito illumina ed ispira quanti lavorano per la giustizia e il rispetto della dignità umana e
quanti, in tutto il mondo, vivono
una ubbidienza difficile e impegnativa. Lo Spirito di Dio è all’opera tra i pescatori di Goa o di
Vieques, tra gli abusivi di Bombay
o di Recife, tra gli operai di Thema e di Liverpool, tra i cristiani
dell’URSS che aprono antiche o
nuove chiese per il culto al Dio
vivente. Lo Spirito è all’opera tra
quanti lottano per la liberazione
nell’Africa Australe, in Corea, in
Medio Oriente, nell’America Centrale, in Sud America, che si tratti di contadini o di studenti, di
rifugiati o diseredati di qualsiasi
tipo. Lo Spirito Santo ci incoraggia a pregare tutti insieme « Abbà », Padre di fronte alle sofferenze e alle sconfitte umane ed ispira
l’impegno di noi tutti perché ognuno abbia la sua parte alla creazione buona di Dio.
A Pentecoste noi cristiani dobbiamo ricordarci che lo Spirito di
Dio agisce nel mondo. Possiamo
dunque parlare dello Spirito; siamo anche chiamati, sotto la guida dello Spirito, a pregare e a lodare Dio. Ma soprattutto dobbia-i
mo camminare fedelmente alla
luce dello Spirito, chiedendogli di
illuminarci quando ci occupiamo
delle cose del mondo di Dio. Possiamo credere nella potenza dello
Spirito, possiamo anche invocarlo
perché agisca in noi e tramite noi,
e chiedergli che il Regno sia già
fin d’ora, per noi tutti, una realtà
vissuta.
Vieni Santo Spirito.
In un antico convento di gesuiti, trasformato in centro d'incontro, non lontano da Barcellona, dal 19 al 24 aprile s’è riunito il Comitato della K.E.K. (la
Conferenza delle Chiese Europee), l'organismo che raggruppa
quasi tutte le Chiese protestanti
ed ortodosse d’Europa. Sono ormai 120 le chiese-membro (due
nuove si sono aggiunte in quest’occasione: la Chiesa Episcop^e di Scozia, di tradizione anglicana, e la Chiesa Congregazionalista Scozzese), che fanno parte di questo grande organismo
ecumenico nel quale sono presenti famiglie spirituali diverse,
dagli Anglicani agli Ortodossi, ai
Battisti, ai Luterani, alle Chiese
riformate dei Paesi Latini, ai Fratelli Moravi, ai Metodisti, ed altre ancora. Chiese che vivono' in
contesti politici e culturali diversi; Chiese che vivono situazioni di maggioranza, ed altre
dove sono estremamente minoritarie. Chiese con tradizioni liturgiche diverse, con una comprensione diversa dei ministeri, del
ruolo della donna; eppure, nonostante queste, ed altre differenziazioni profonde, costituiscono
una comunità di fede e di testimonianza che è costantemente
cresciuta in questi circa trent’anni di vita.
Su quali fronti è oggi impegnata la KEK? Dopo l’ultima Assemblea generale, tenutasi a Stirling (Scozia) nel 1986 — ma non
solo da allora — la KEK cerca
di raccogliere le numerose sfide
dell’oggi: possibilità di ima nuova missione in un’Europa scristianizzata e secolarizzata, questione dei diritti umani (la KEK
è presente a Vienna per l’attuazione degli accordi di Helsinki),
quale risposta le Chiese devono
dare alla {^litica degli Stati europei che intendono chiudere le
frontiere agli immigrati, possibilità del dialogo in Europa con
l’Islam, partecipazione al decennio di solidarietà con le donne
proposto dell Consiglio Ecumenico delle Chiese, aiuto reciproco tra le Chiese non solo sul piano delle risorse finanziarie, ma
anche nello scambio delle risorse umane e culturali.
A questo ampio arco di impegni si aggiungano anche il dialogo e la collaborazione con la
Chiesa Cattolica Romana che,
pur non essendo membro della
KEK, ha prestato una sempre
maggiore attenzione ai lavori ed
ha partecipato alle assemblee
con dei propri osservatcri. E’
stato anche possibile organizzare un certo numero d’incontri
tra la KEK e la CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee): il primo a Chantilly
nel ’78, il secondo in Danimarca,
il terzo néll’84 a Riva del Garda.
Un quarto incontro è in programma per il prossimo autunno ad Erfurt, sul tema « Venga
il tuo Regno ».
Ma l’appuntamento più importante, in preparazione, è come
si sa l’assemblea « Pace e giustizia », che si terrà a Basilea
nella settimana successiva a Pentecoste ’89.
La Chiesa cattolica ha ufficialmente declinato l’offerta di indire, insieme al Consiglio Ecumenico delle Chiese, la grande assise mondiale su « Giustizia, pace, creato »; invece il Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee ha accettato, sia pure con
alcuni « distinguo », di organizzare insieme alla KEK l'assemblea di Basilea, a proposito della quale Emilio Castro, segretario del CEC, ha detto: « E’ una
nuova avventura ecumenica ».
A Basilea, per la prima volta
nella storia, tutte le Chiese cri
stiane europee si metteranno insieme, per dare un segno comune di quello che è il loro impegno per una pace inseparabile
dalla giustizia. Saranno 700 i delegati ufficiali previsti: 350 delle Chiese membro della KEK, e
350 designati dalle Chiese delle
Conferenze episcopali; oltre a loro ci saranno numerosi invitati,
giornalisti, giovani, visitatori. Il
programma prevede alcune conferenze in seduta plenaria, lavori di gruppo, e numerose altre
attività collaterali. Ogni giorno
sarà celeb'rato un culto ecumenico. I lavori si concluderanno
con una solenne dichiarazione
congiunta che esprimerà l’impegno comune dei cristiani europei sulla pace e la giustizia. Questo è il progetto. Sarà un avvenimento che richiamerà l’attenzione di molti. Bisognerà far in
modo che i contenuti corrispondano alle aspettative.
E’ già al lavoro un gruppo internazionale, composto da rappresentanti della KEK e della
CCEE, che si è già riunito va
rie volte e sta procedendo di
buona lena. Il gruppo raccoglie
le idee e le dichiarazioni ufficiali
delle Chiese sulle due tematiche,
in vista deH’elaborazione di un
documento comune.
Ed infine, buone notizie arrivano dall’Est: il governo sovietico ha restituito alla Chiesa Ortodossa russa alcune chiese e
monasteri. Il metropolita Aleksej
di Leningrado, presidente della
KEK, ha anche informalo che
è in corso una revisione delle
leggi sulle attività religiose q il
processo di distensione tra lo
Stato e le Chiese progredisce di
giorno in giorno. Un gran soffio
di speranza è presente all’Est.
Marjolaine Chevallier
(membro 'del Comitato
della KEK)
I LAVORI DI UNA COMMISSIONE DEL CEC
La fede e le ideologie
Dal 10 al 15 aprile ho partecipato ad una « consultazione »
della CCPD (la commissione del
OBC che si occupa di sviluppo e
sottosviluppo), sul tema « Le
ideologie e le lotte dei popoli per
la libertà, la giustizia e la pace ».
L’incontro ha avuto luogo a Buckow, piccola cittadina della
DDB a 50 km. da Berlino, immersa in una bellissima regione
di laghi e foreste. Eravamo circa
in 30, provenienti da Italia, Inghilterra, Olanda, USA, RFT,
DDR, Ungheria, Cecoslovacchia,
URSS, Argentina, Brasile, Cuba,
Zimbabwe, Filippine. Oltre ad
ospitarci, il Consiglio delle chiese evangeliche nella DDR figurava come co-organizzatore.
Gli obiettivi della consultazione erano chiari fin dal titolo:
esplorare la relazione tra fede e
ideologie non nel cielo dei concetti filosofici, ma nel concreto
delle lotte di liberazione. Ci siamo ben presto accorti che, nell’usare la parola « ideologia »,
ognuno la caricava emotivamente di valenze diverse. Per la maggioranza, « ideologia » è un concetto neutrale, una « visione del
mondo ». « una concezione schematica della realtà che serve come base per l’azione », « un tentativo di articolare lo spirito collettivo di un gruppo» (le definizioni sono prese dalle relazioni
presentate dal cecoslovacco Josef Smolik, dall’ americano
Dwain Epps, e dal filippino Feliciano Cariño). Quindi ci sono
ideologie di dominio e ideologie
di liberazione, ideologie che giustificano lo status quo e ideologie che sorgono dalle lotte degli
oppressi. Altri usavano il termine in senso peggiorativo : una
ideologia è « una visione del mondo chiara e dualistica: amico/nemico, bene/male (...) che dà un
senso di divina onniscienza accoppiato con una diabolica incapacità d’imparare » ( dalla comunicazione di Dorothee Solle). Entrambe le definizioni sono utili:
la prima ci ricorda che tutti (anche i cristiani e le chiese) hanno
un’ideologia (conscia o inconscia,
e la più pericolosa è l’ideologia
inconscia, quella che pretende di
essere puramente «oggettiva»);
anche il nostro « far teologia »
risente dei nostri condizionamenti ideologici.
La definizione negativa ci ricorda che le nostre ideologie
(anche le migliori, anche le più
« liberanti ») possono degenerare
e, da occhiali per vedere la realtà, trasformarsi in paraocchi che
ci rendono sordi e ciechi alla sofferenza del nostri fratelli e sorelle (nei quali finiamo per vedere
solo più un nemico, o un numero, anziché discernervi il volto di
Cristo, cfr. Mt. 25: 3445).
L’incontro era organizzato in
modo che ogni partecipante dovesse esporre brevemente la « situazione ideologica » del proprio
paese (caratteristiche dell’ideologia dominante; suoi effetti sui
poveri; la risposta delle chiese).
Davanti a noi è così sfilato un
quadro molto variegato di situazioni: vera e propria guerra rivoluzionaria ( Filippine ) ; « de
mocrazia limitata » (Sud America); la difficile resistenza contro
l’offensiva di ideologie — religiose o laiche — di destra (USA,
Inghilterra) ; la « prudenza » delle chiese dell’Est europeo, attente a spiegare il loro « consenso
critico » al sistema socialista, ma
anche speranzose nella « perestrojka »...
Nei tre frammentari documenti conclusivi (emendati fino alle
virgole), si è cercato di riassumere la discussione di 5 intense
giornate, e di delineare quel che
dovrebbero fare le chiese: ricercare e approfondire il messaggio
liberatore della Bibbia; cercare
elementi comuni di resistenza
contro le ideologie dominanti
(insieme a persone di altre fedi
e ideologie): denunciare le tentazioni idolatriche a cui ogni ideologia è sottoposta. Non poteva
mancare un accenno al « processo conciliare » GPIC ( giustizia,
pace, integrità della creazione).
GPIC non è solo un’agenda di
problemi : è una « visione » che,
in un mondo in cui l’economia,
l’informazione, il destino dell’umanità si fanno sempre più
globali, può dare un senso complessivo, e collegare tra loro i
vari spezzoni, locali e parziali, di
resistenza e lotta nel Primo, Secondo e Terzo Mondo.
Giorgio Guelmani
.1 ,
5
ì
20 maggio 1988
religione a scuola 5
UNA PROPOSTA DI LEGGE
La religione cattolica è materia opzionale
Affidare la soluzione del problema ad una revisione dell’intesa Falcucci-Poletti significa eludere il problema Il rapporto fra materie obbligatorie e facoltative - Il ruolo sempre importante dei comitati « Scuola e Costituzione »
I] problema dell’insegnamento
della religione cattolica a scuola: molti hanno l’impressione
che ci si trovi in una posizione
di stallo. Non se ne parla quasi
più, non fa « notizia », non interessa neppure le forze politiche,
dopo le prese di posizione di alcuni mesi fa, che sembravano
dover portare alla crisi di governo e a fratture insanabili tra
laici e Democrazia Cristiana. Il
poco onorevole compromesso di
demandare la questione ad una
revisione dell’intesa con la Conferenza episcopale italiana ha
raggiunto il suo primo obiettivo: non mutare nulla, allontanare il problema e anzi, lasciando
che pochi continuino questa battaglia, tacciarli come una minoranza di faziosi e di fanatici.
E’ vero che il mondo in generale, e quello della scuola in particolare, è agitato da grosse crisi. Ma grazie all’azione gattopardesca — molto abituale in quarant’anni di regime democristiano e, dispiace dirlo, mai efficacemente combattuta dai laici alleati di governo — si assiste ad
un’ennesima beffa: chi lotta per
la difesa di un diritto stabilito
dalla legge (la 449, le nostre « Intese ») e per l’applicazione della Costituzione (art. 8) viene accusato di destabilizzare l’armonia esistente nel Paese e di volere una guerra di religione.
Nonostante tutto, però, qualcosa si muove. Martedì 3 maggio, in una conferenza stampa
convocata su iniziativa del Comitato nazionale « Scuola e Costituzione », è stato diffuso il testo di una proposta di legge sulle materie e attività facoltative
nelle scuole di ogni ordine e grado, presentata alla Camera e al
Senato da un ampio schieramento di parlamentari appartenenti
al PCI, DP, Verdi, Sinistra Indipendente e Radicali.
La proposta di legge vuole colmare una lacuna: deffnire e regolamentare la scelta, lo svolgimento e la valutazione delle materie non curricolari. In modo
esplicito, l’IRC (insegnamento
della religione cattolica) viene riconosciuto come materia facoltativa. Si chiarisce che gli alunni che non scelgono gli insegnamenti facoltativi non sono tenuti a svolgere attività altemati
ve, né sono obbligati a rimanere a scuola.
Inoltre si stabilisce che le attività facoltative non potranno
avere una collocazione oraria tale da interrompere la continuità dell’orario delle discipline obbligatorie: essere cioè collocate
in mezzo ad altre ore di lezione.
Infine si prevede che solo i
docenti delle materie obbligatorie abbiano il diritto di partecipare alle operazioni di scrutinio
per le valutazioni periodiche o
finali e per l’ammissione agli esami di licenza.
I firmatari della proposta di
legge intendono in questo modo
stabilire con chiarezza tanto il
rapporto che intercorre fra materie obbligatorie e materie facoltative quanto la loro rispettiva regolamentazione. Spetta infatti al Parlamento risolvere tale problema, dato che vi sono
interpretazioni discordanti (soprattutto sul « quadro orario »).
Da una parte, infatti, il TAR
Lazio, dando ragione al ricorso
presentato dalla Tavola Valdese,
ha interpretato l’esistente legislazione ricavandone la convinzione che un insegnamento facoltativo « non può essere utilizzato ai fini dell’individuazione del
noi-male ¡orario scolastico costituendo, per sua natura, un "quid
pluris" di cui è lasciata agli interessati la facoltà di avvalersi o
meno; sicché rassicurare un uguale tempo scuola si risolve per
i non avvalenti in una ingiustificata forma di discriminazione,
assoggettando i medesimi ad un
orario cui per legge non sono
tenuti ».
DaH’altra, il Consiglio di Stato, presso il quale il Ministro
della Pubblica Istruzione era ricorso contro la sentenza del TAR,
aveva sì riconosciuto il carattere di facoltatività dell’IRC, ma
dissentiva sul significato da dare al « quadro orario ». Le motivazioni di questa sentenza saranno note solo il prossimo 17
giugno. Non si sa se questo ulteriore slittamento (l’ultima data annunciata era il 6 maggio)
sia il segno di un'incertezza nella stesura della sentenza stessa.
Comunque ci si trova di fronte
ad un problema che può essere
risolto con certezza solo facendo ricorso ad una legge specifì
ca. Essa manca nell’attuale legislazione. Ed è per questo che
la proposta di legge intende colmare un vuoto.
E' molto importante che nella
presentazione della legge i firmatari riconoscano il principio
espresso dal TAR: significa anche porre un freno e fornire una
precisa risposta aH’iniziativa del
ministro Galloni sulle attività alternative, già avviata con circolare nelle scuole, senza che il
disegno di legge relativo sia stato neppure presentato al Consiglio dei Ministri.
Nel comunicato di « Scuola e
Costituzione » si legge: « I rappresentanti di PCI, DP, PRI, Sinistra Indipendente, Radicali,
Verdi, all’ipotesi di opzionalità
obbligatoria del ministro Galloni rispondono che la libertà di
scelta può essere garantita solo
con la piena facoltatività dell’insegnamento della religione cattolica ».
Per quanto riguarda le forze
politiche, nonostante fossero stati contattati numerosi esponenti
di vari partiti, bisogna dire che
l’appello è stato raccolto — nella maggioranza — per ora solo
da un esponente del PRI, l’on.
Castagnetti. Si spera che la tanto declamata difesa della « laicità » muova questo partito nella sua interezza a prendere una
netta presa di posizione. Gli esponenti liberali, invece, dichiarandosi contrari al Concordato,
si sono astenuti dall’iniziativa. Si
può auspicare che tale posizione
« aventiniana » muti al momento della discussione e della votazione. Il PRI e il PLI, proprio
perché appartenenti all’area della maggioranza, possono dimostrare al Paese che Tessere al
governo non significa rinunciare alle battaglie per la libertà di
coscienza e per la piena attuazione della Costituzione.
Particolarmente significativa
l’assenza di esponenti del PSI:
le ambigue posizioni di questo
partito in materia di IRC vengono riconfermate dalTiniziativa
delTon. Savino (riportata anche
da « La Luce » n. 15 del 15 aprile
U.S.). Il parlamentare socialista
ha preferito non aderire alla proposta di legge, ma ne ha presentata una personalmente. In essa,
seppure TIRC viene dichiarato
facoltativo, si pone la scelta tra
questa materia, le discipline alternative e le attività autogestite. In pratica si amplia la scelta,
ma resta obbligatoria la permanenza nell’edificio scolastico per
i '< non awalentisi », perpetuando quelle discriminazioni già
ampiamente denunciate. Inoltre
è lasciata libera la collocazione
delTIRC nell’orario scolastico,
con il conseguente allontanamento di chi non vi prende parte.
La proposta di legge Savino
probabilmente non dispiacerebbe neppure alla Democrazia Cristiana e non è improbabile che
possa passare, magari con qualche ulteriore cedimento sul ruolo degli insegnanti di religione.
Ma un’impostazione di questo genere è quanto mai lontana dalla piena applicazione della 449
e il principio di fondo dev’essere assolutamente rifiutato.
Con la defezione del PSI, lo
schieramento che presenta questa proposta di legge si configura quasi esclusivamente composto da esponenti della minoranza. Tuttavia si è registrato un
fatto nuovo che dev’essere seguito con attenzione. Tra i 22 senatori e i 15 deputati che hanno,
per ora, firmato il progetto troviamo alcuni « nomi illustri » (si
possono' leggere in calce alla proposta) e il segretario nazionale
della FGCI, on. Pietro Polena.
Proprio quest’ultimo è intervenuto alla conferenza stampa
per la presentazione del progetto di legge (erano presenti 7 parlamentari, il responsabile nazionale del settore cultura di DP,
alcuni dirigenti del sindacato
scuola CGIL e UIL, rappresentanti di numerose associazioni,
tra cui la FCEI), per ribadire
l’impegno delle forze di sinistra
nel portare fino in fondo questa
proposta. Il progetto di legge è
stato definito ;< prioritario », una
premessa irrinunciabile da cui
partire per una riforma globale
della scuola, per aprire un discorso culturale nuovo, oltre che
un inderogabile atto di difesa
del diritto.
Si può sperare in un coinvolgimento più attivo del PCI e
della FGCI in questa battaglia?
Le premesse e le dichiarazioni
fanno ben sperare. Tuttavia è
stata anche ribadita la necessità che un progetto di legge di
questo tipo sia conosciuto e appoggiato non solo dai vertici politici e sindacali, ma soprattutto
« dalla base e in periferia ».
Probabilmente saranno ancora
i vari comitati di « Scuola e Costituzione » presenti nel nostro
Paese, e dei quali fanno parte
molti membri delle nostre chiese, a svolgere il ruolo di « motorino d’awiamentO'». Ma ora abbiamo ima carta in più: questa
proposta di legge. Su di essa si
tratta di coinvolgere e mobilitare, dimostrando non solo che il
problema delTIRC non è sepolto nelle sabbie eterne della politica, ma anche che vi è un ^osso schieramento che inteiviene
nella battaglia.
Giovanni Carrari
Il testo della
proposta
Art. 1 (Il quadro orario delle lezioni)
1) Nelle scuole pubbliche di ogni
ordine e grado il quadro orario delle
lezioni e delle attività didattiche si
compone di materie obbligatorie, comuni a tutti gii studenti, e di attività
o materie facoltative liberamente
scelte dai genitori o, limitatamente alle
scuole secondarie superiori, dagli studenti.
2) Il programma delle materie o
attività facoltative, qualora non definito nazionalmente, è approvato dai
competenti organismi scolastici.
3) Alle materie o attività facoltative
è riservata una collocazione oraria tale
da non interrompere, in nessun caso,
ia continuità dell’orario destinato alle
materie obbligatorie.
4) La collocazione delle materie o
attività facoltative viene stabilita nell’ambito delle competenze attribuite
dalla legge rfspettivemente ai Consigli
di clrcolo/lstituto, al Collegi docenti e
al presidi o al direttori didattici.
5) L'insegnamento della religione
cattolica, di cui all’art. 9 della legge
5.3.'85 n. 121, appartiene aH'area delle
materie facoltative.
Art. 2 (Libertà di scelta)
1) La scelta di avvalersi o non avvalersi degli insegnamenti facoltativi è
esercitata dagli aventi diritto all’atto
delle iscrizioni alle prime classi e ogni anno all'atto delle iscrizioni d'ufficio.
2) Il programma delle materie o
attività facoltative deve essere reso
noto agli interessati prima della data
stabilita per le iscrizioni relative all’anno scolastico in cui sarà adottato.
3) Nessun avente diritto può essere obbligato a scegliere una fra le materie o attività facoltative; solo chi
desidera frequentarne una è tenuto
a farne richiesta ai sensi del presente articolo.
4) L’obbligo di permanenza a scuola
oltre l'orario destinato alle materie
obbligatorie compete solo a chi ha
scelto di valersi di materie o attività
alternative. A tutti gli alunni deve essere garantita parità di condizioni nel
servizi di trasporto scolastico.
5) E’ fatto divieto alle autorità scolastiche e al personale della scuola di
esercitare alcun tipo di pressione in
ordine alla scelta di cui al presente
articolo o di pretendere la effettuazione della scelta all’atto delle preisorizioni o in maniera comunque anticipata rispetto alla scadenza delTIscrl
. zione o secondo modalità difformi da
quelle stabilite dalla legge..
Art. 3 (I docenti di
materie facoltative)
1) I docenti nominati per le sole
materie o attività facoltative partecipano al Collegio dei docenti e al Consiglio di classe o interclasse con voto consultivo in materia di programmazione didattica e di scelta di libri di
testo.
2) Essi non possono esercitare funzioni vicarie.
3) Per la valutazione periodica o
finale e per l’ammissione agli esami di
licenza media e di maturità, hanno diritto a partecipare alle operazioni di
scrutinio solo i docenti delle materie
obbligatorie.
Art. 4 (Validità)
Le norme di cui alla presente legge si applicano in tutto il territorio
nazionale.
FIRMATARI
Senato (il d.d.l. reca il numero 645
ed è stato presentato il 6.4.'88): Alberici, Argan, Boato, Schelotto, Callarl
Galli, Chiarante, Cossutta, Franchi,
Maffioletti, Mesoraca, Nespolo, Nocchi,
Onorato, Pieralll, Pollice, Strik Lievers,
Taramelli, Tossi Brutti, Tedesco Tatò,
Vesentlni, Vetere, Volponi.
Camera (non ancora depositato, elenco provvisorio) : Arnaboldi, Bernocoo
Garzanti, Bianchi Beretta, Castagnetti,
Cordati, DI Prisco, Polena, Gali), Guerzonl. Masini, Pinto, Procacci, Sanglorgio. Soave, Zevl.
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6
6 obiettivo aperto
20 maggio 1988
I
DIBATTITO SULLA QUESTIONE ISRAELE-PALESTINESI
Ma Gaza
non è Auschwitz
L’entusiasmo col quale le Chiese accolsero nel '48 la fondazione dello
Stato d’Israele cede oggi il posto a una critica severa - Ma è giusto?
Le drammatiche vicende di questi ultimi
mesi, la rivolta disarmata dei palestinesi e la
brutale repressione dello Stato d’Israele, do->
cumentate in più modi, hanno sollevato, giustamente, un’ondata di riprovazione e condanna. Molti si sono domandati sgomenti, nei quarantennale della sua fondazione, perché lo Stato d’Israele abbia seguito una politica di forza
che lo fa vivere in un continuo stato ^i guerra.
Molti si sono domandati perché Israele non
possa convivere in modo pacifico con i palestinesi. Molti hanno scaricato su Israele la respon
sabilità di quanto succede nell’area mediorientale. Israele ha indubbiamente molte responsabilità. Ma la radice dei problemi sta anche in
Occidente e addirittura nelle chiese cristiane.
II prof. Martin Cunz, teologo noto ai nostri
ambienti in quanto collaboratore di un istituto
di studio dei rapporti ebraico-cristiani di Zurigo, propone in questo intervento alcune tesi
che non mancheranno di far discutere, ma che
possono anche aiutarci a meglio comprendere
i termini reali dell’intera questione.
I quarant’anni di storia dello Stato d’Israele sono passati,
nella coscienza di molti cristiani,
attraverso due fasi; i primi vent’anni sono segnati da un grande entusiasmo, negli ultimi venti invece cominciano a piovere
critiche che oggi si esprimono
addirittura in un rifiuto del giudaismo. Ambedue le posizioni
hanno nello sfondo qualcosa a
che fare col problema d’Israele,
e sono anzitutto il riflesso di un
nostro rapporto con gli ebrei che
non è passato attraverso una
sufficiente elaborazione.
L’entusiasmo per Israele, che
caratterizza gli anni del dopoguerra fino al 1967, mi appare
piuttosto come un tentativo di
compensare in qualche modo,
ma sul piano emotivo, la cattiva coscienza per il nostro
comportamento nei confronti degli ebrei prima del ’45. Certo in
questi anni sono stati compiuti
atti di sincera solidarietà con
Israele. Molti cristiani che hanno avuto modo di visitare la Terra santa hanno cambiato anche
radicalmente le loro opinioni,
hanno radicato delle convinzioni, sciolto delle riserve. E’ stata
l’occasione per riscoprire la Bibbia, rileggerla sul terreno stesso
della sua storia. E’ stato anche
un modo per prendere sul serio,
sotto il profilo teologico, il rapporto del popolo ebreo con la
« terra d’Israele » (Erez Israel).
Sono state scritte delle nuove,
buone teologie cristiane sul giudaismo. La fondazione dello Stato e la ricostituzione dTsraele
hanno fatto sì che chiese e cristiani potessero riprendere una
propria riflessione.
Ora, dobbiamo porci una domanda autcrcritioa in questi termini: abbiamo pensato davvero ' anche agli ebrei, oppure
soltanto a noi stessi? La risposta a questa domanda tocca quella che è la nostra concezione di
Israele che, a quarant’anni dalla sua fondazione, attraversa u
na profonda crisi. Getteremo via
tutto quel che abbiamo imparato e ricevuto, oppure lo conserveremo, soprattutto per quanto
riguarda gli ebrei e Israele?
L’attuale situazione di conflitto tra ebrei e palestinesi ci pone tutta una serie di questioni.
Secondo la tradizione giudaica,
per la comprensione di tma questione complessa è più importante formulare una domanda
corretta, piuttosto che dare cento risposte giuste a delle false
domande. Quali sono, allora, le
domande giuste da porre a noi
stessi circa l’Israele di oggi?
Solidarietà
crìtica
Nei confronti d’Israele usiamo
volentieri l’espressione « solidarietà critica ». In questo modo
si cerca di prendere le distanze
da un entusiasmo cristiano acritico nei confronti d’Israele. Ma
che cosa intendiamo noi con l’aggettivo « critica », che accompagna quella che deve essere oggi
la nostra solidarietà con Israele? Riguarda l’attuale governo e
la sua repressione nel territorio
di Gaza e della Cisgiordania?
Oppure l’intero Stato? O gli ebrei? Oppure non dovremmo pensare in primo luogo a noi stessi? La nostra critica solidale con
Israele non dovrebbe essere piuttosto autocritica, in modo da
permetterci di essere veramente
critici? La nostra posizione critica, che può anche essere realmente solidale, non rischia di
essere una specie di compensazione (come lo era il nostro entusiasmo prima) al problema,
ancora irrisolto, del nostro rapporto con l’ebraismo? Né l’entusiasmo né la critica mi sembrano poter essere recepiti dagli ebrei d’Israele e della diaspora;
anzi, sono solo la manifestazione
di come un non-ebreo fraintende il problema.
Doppia
solidarietà
Palestina non
antisionista
L’aspirazione a fondare uno
Stato palestinese, quand’anche
Una scena alla quale
i mass media
ci hanno abituati
in quest’ultimo periodo:
, rastrellamenti, controlli,
ritorsioni contro
civili palestinesi.
Ebrei ortodossi recitano le preghiere davanti al Muro del Pianto,
unico resto del grandioso Tempio a Gerusalemme. Si può fare una
distinzione tra l'Israèle politico e quello religioso? Non sarebbe un’indebita semplificazione di un problema complesso?
Peter Braunschweig ha coniato alcuni anni fa l’espressione
« doppia solidarietà »: la nostra
solidarietà non può essere solo
unilaterale e valere per una sola delle parti in conflitto, perché tutt’e due le parti sono costrette a vivere insieme sulla
stessa terra. In linea di massima si tratta di una cosa giusta.
Però cosa significa solidarietà da
un lato con Israele e solidarietà
dall’altro coi palestinesi, cioè con
una ipotetica futura Palestina?
La nostra solidarietà con Israele è già talmente consolidata
da non essere scalfita dalla contemporanea solidarietà coi palestinesi, nel momento stesso in
cui Israele esercita in tutta la
Sua brutalità la repressione contro di loro? Non finiamo quasi
automaticamente per esprimere
una solidarietà unilaterale, nei
confronti oggi dei palestinesi, dato che loro sono questa volta le
vittime? Se noi fossimo veramente solidali coi palestinesi, non
avremmo dovuto esserlo prima
con Israele, perché non possiamo oggi essere a favore dell’idea
e del programma della distruzione d’Israele. Per molti che
non sono ebrei, Israele può esistere solo a condizione che esso
corrisponda a quello che loro
ritengono essere un comportamento morale giusto; un comportamento che loro stessi non
si sognano di rispettare, ma che
chiedono invece agli israeliani di
osservare. Non li sfiora neppure
per un attimo il pensiero che
si tratti qui di un antico meccanismo antiebraico.
fosse un piccolo pezzo di terra,
per i palestinesi è visto, oggi ancora, come il primo passo per
la distruzione d’Israele. Israele,
infatti, ncm è invincibile; anzi,
può essere distrutto. Un rischio
questo che nessun altro Stato al
mondo corre, in quanto, anche se soggetto ad un’altra potenza, gli viene comunque garantito il diritto fondamentale all’esistenza. La tragedia, invece,
del popolo palestinese consiste
in questo, che esso è nato dal
rifiuto d’Israele. La sua identità è fino ad oggi legata all’eliminazione dello Stato d’Israele.
Questa ipotesi finora non si è
verificata; ma se la Palestina dovesse prendere corpo, sarebbe aprioristicamente un prodotto antigiudaico e antisionista. Come
potrebbe una futura Palestina,
che nascesse da una corretta ripartizione del territorio, trasformarsi da Stato antigiudaico in
paese confinante, con rapporti di
collaborazione con Israele? La risposta più facile ed immediata
è che Israele dovrebbe essere
diverso. Ma il problema è ancora una volta ad un livello più
profondo.
Un paragone
improponibile
me vediamo noi l’arroganza e
la prevaricazione esercitata dagli ebrei? Una delle tante risposte a queste domande suona:
« Le vittime di ieri sono diventate i carnefici di oggi! ». E’ una
risposta che nasconde molte motivazioni ed aspettative. Ancora
una volta liberiamo le nostre coscienze, scaricando sugli ebrei
quelli che sono i nostri peccati.
Se gli ebrei picchiano ed uccidono i palestinesi è qualcosa che
deve aver a che fare con la loro
pretesa innocenza e la nostra
colpa. Nel nostro processo di rimozione Auschwitz e Gaza diventano grandezze omogenee, ed anche la propaganda palestinese
usa coscientemente questo concetto. D’altra parte, il fatto che
gli ebrei siano stati perseguitati
ed annientati in maniera crudele fino a poco tempo fa ha fatto
nascere in noi la convinzione
che persecuzione e massacro debbano aver reso le vittime persone migliori. Ma questa convinzione non rivela l’attesa inconscia
che la vittima, e non noi, dovrebbe mutare in bene le nostre
cattive azioni?
Ed ancora una volta ha a che
fare con noi europei. Non mi
dimenticherò mai dell’osservazione di un palestinese nel corso di un colloquio in Israele:
« Voi non avete voluto gli ebrei
e perciò li avete annientati. Ora
voi ci chiedete di convivere con
loro. Avete semplicemente scaricato su noi il vostro problema
dei rapporti con gli ebrei ». Dal
suo punto di vista credo che egli
avesse ragione, anche se questo
non corrisponde certamente a
quella che è l’autocomprensione
di Israele. Non bisogna dimenticare che si tratta di un’affermazione cinica, e parte di un
dialogo tra « gojim » (=non ebrei), ma ci aiuta a porre il problema nei termini giusti e cioè,
come la mettiamo noi col rifiuto d’Israele nel passato e nel
presente? In che misura i palestinesi e gli arabi del fronte islamico portano avanti una nostra
guerra contro gli ebrei? E in
che misura tutto questo non è già
una vicenda nota? Una pacifica
coesistenza dei due popoli nella terra d’Israele potrebbe essere per noi un modo di guarire
da quella che è la nostra ripulsa
nei confronti degli ebrei?
La dispersione
degli ebrei
Come ci rapportiamo oggi col
fatto che gli ebrei occupano con
la forza militare e il dominio
politico la terra d’Israele? E co
Tutto questo ci conduce, infine, ad esaminare una questione
teologica già espressa: un giudaismo senza forza servì alla
teologia cristiana, fin dal II secolo, come segno della verità e
manifestazione del trionfo della
fede cristiana. La dispersione degli ebrei fu in un certo modo, in
negativo, una prova messianica:
la diaspora e poi le sofferenze
che i cristiani vi aggiunsero sarebbero da intendersi come le
conseguenze del rifiuto ebraico
del Messia e della chiesa. Il ritorno degli ebrei ad essere una
potenza militare e politica in
« Palestina » è, sotto il profilo
della tradizione cristiana, una
impossibilità teologica, un passo
indietro nella storia della salvezza. La ricerca teologica di molti
sul tema della « terra » ha corretto alcune idee tradizionali,
ma non è detto che sia teologicamente che psicologicamente
non si abbia a che fare con dei
residui di quella mentalità. Se
in un domani dovesse avvenire
(che Dio non lo permetta mai!)
la distruzione di Israele, non ricadremmo automaticamente in
questa concezione? Ed allora, come possiamo combattere contro
questo modo di pensare?
Martin Cunz
(da Reformiertes Forum
15/1988)
7
20 maggio 1988
vita delle chiese
VIAGGIO DEL MODERATORE IN USA
ITINERARI AMERICANI
Un mese di incontri tra chiese e facoltà teologiche - Un immenso territorio nazionale caratterizzato dalla mobilità
dei suoi abitanti - Il problema degli immigrati - Potenziare le occasioni di scambio con le chiese statunitensi
Un viaggio di quattro settimane tra chiese, scuole teologiche,
incontri ecclesiastici vari. Un lungo itinerario attraverso il « Nuovo Mondo » quello che il moderatore, secondo una tradizione consolidata da molto tempo, compie
generalmente ogni due anni. Da
quando è stato eletto, nel Sinodo
di due anni fa, a presiedere la Tavola Valdese Franco Giampiccoli
è la prima volta che viene negli
Stati Uniti. Ma c’era già stato
trent’anni fa, a Princeton, come
studente in teologia e dieci anni
fa a Grosse Pointe nel Michigan,
come ’’pastore ecumenico” presso
una grande chiesa presbiteriana
durante un periodo di alcune settimane.
Qualche ora prima della partenza per Roma, nella tranquilla foresteria metodista « Alma Mathews », situata nel suggestivo
quartiere del Greenwich Village a
New York, raccolgo le prime descrizioni ed impressioni di questo
intenso tour americano.
Cominciamo — chiedo al nostro moderatore — con una sommaria descrizione delle tappe principali.
« Sono stato in sei Stati diversi.
Dal New Jersey di Princeton siamo ’’saltati” alla costa occidentale. Qui siamo stati nella zona di
San Francisco e in quella di Los
Angeles (California); quindi a
Tucson e Phoenix in Arizona, più
tardi a Dallas nel Texas e a Grosse Pointe nel Michigan concludendo con una settimana a New
York. Ho visitato tre facoltà teologiche; la prima è stata Princeton,
che ho rivisto con una certa emozione. La seconda e la terza, più
specializzate verso la missione e
l’evangelizzazione sono state quelle
di Fuller a Pasadena e Sant’Anselmo a San Francisco. In quest’ultima scuola insegna, proprio nel
campo dell’evangelizzazione e della missione Ben Weir, moderatore
due anni fa dell’Assemblea generale della Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti, che precedentemente era stato preso in ostaggio per
16 mesi in Libano e che, proprio
su questa tremenda esperienza, ha
scritto un libro importante. Ho
visitato inoltre alcune chiese locali
molto diverse tra loro e ho tenuto
alcune predicazioni. Ho partecipato a due assemblee di presbiterio,
una a San Francisco e una a Detroit. A New York ho avuto diversi incontri con funzionari di chiese
con cui siamo in relazione, com
preso il presidente della United
Church of Christ, Avery Post ed
il segretario della Chiesa Presbiteriana Jim Andrews.
Abbiamo avuto anche una bella serata con il gruppo residente
di Stony Point Center, questa
grande Agape internazionale alle
porte di New York ».
Si è trattato di itinerari nuovi?
« In parte sì, ma in parte si tratta di piste già tracciate dal precedente moderatore Bouchard, di cui
ho potuto vedere i frutti. Alcune
piste nuove sono scaturite anche
dai contatti che ho avuto sia con
persone conosciute 30 anni fa come studente a Princeton, oggi perlopiù si tratta di pastori all’opera
nelle varie chiese, sia dai contatti
avuti dieci anni fa presso la chiesa
di Grosse Pointe; molti nuovi
contatti sono iniziati grazie all’efficiente programma predisposto
dai direttore della American Waldensian Society (AWS) ».
Passiamo alle impressioni. Quali sono quelle più forti?
« Direi subito la vastità enorme
di questo Paese e la mobilità dei
suoi abitanti. Negli USA vive un
Dunque una prima grande impressione, positiva, di vitalità e di
possibilità di movimento. Sul versante delle chiese cosa ti ha colpito di più?
« La partecipazione ai culti domenicali che, percentualmente, si
aggira sul 30 o 40%, maggiore che
da noi. Ho notato, inoltre, che il
tema della secolarizzazione, molto
dibattuto in Europa, qui non è
al centro dell’attenzione. Nei vari
incontri, pubblici e privati, che ho
avuto nelle chiese o nelle scuole
teologiche e negli uffici di Vari
organismi ecclesiastici ho notato
un grànde interesse per la Chiesa
valdese, soprattutto per quello che
concerne l’attualità, in particolare
i rapporti con il cattolicesimo e
con lo Stato. Ho avuto anche una
impressione di problemi comuni,
per esempio la questione degli immigrati che è stata dibattuta nel
Sinodo presbiteriano del SudQvest (Arizona e New Mexico),
dove hanno affrontato il problema
degli immigrati clandestini. Anche qui esiste una legge che permette di legalizzare quelli che sono clandestini, ma pochi sono
quelli che superano timori e diffidenze e si iscrivono, e in molti ca
AlVuscita della First Waldensian Church di New York.
numero di abitanti solo 4 volte superiore alla popolazione italiana,
in un territorio immensàmeirte più
vasto. La gente qui è abituata a
muoversi e cambiare lavoro con
grande facilità. Qvviamente ci sono anche quelli che non si muovono perché sono nella miseria
più nera, particolarmente impressionante a New York ».
Il moderatore Giampiccoli interviene durante i lavori dell’American
Waldensian Society.
si la legge si rivela essere uno strumento di ulteriore oppressione da
parte dei datori di lavoro che la
usano come ricatto nei confronti
di chi non è legalizzato. A Tucson
ho avuto occasione di incontrare
il pastore John Fife, il cui processo avevamo seguito nel maggio del
1986 come ’’Eco-Luce” nel quadro del ’’movimento dei santuari”
(organizzazione interecclesiastica
che offre aiuti concreti agli immigrati clandestini, ndr) ».
Nell’ultima settimana newyorchese hai incontrato il Concistoro
della locale Chiesa valdese ed hai
partecipato alla riunione annuale
dell’American Waldensian Society. Un breve commento.
« Con mia moglie, con il pastore Janavel, con la tua famiglia e
altri amici come il past. Arbuthnot
e sua moglie (ex direttore dell’AWS, ndr) e i membri della piccola chiesa di New York — sorretta con tenacia per oltre 40 anni
dal past. Janavel ■— abbiamo trascorso una bellissima giornata in
cui c’è stato modo di discutere a
fondo sul futuro di questa chiesa.
Sono così emerse alcune ipotesi a
cui dovremo lavorare nei prossimi
Nelle strade di New York col past. Alfredo Janavel.
mesi. Per quel che riguarda la riunione del comitato dell’AWS, mi
ha colpito sia l’alto numero di partecipanti, sia la qualità dei membri
di questo comitato in cui tra gli
altri è stato presente, con un autorevole intervento, l’ex segretario
generale della Chiesa Presbiteriana, Bill Thompson. E’ rallegrante
vedere come nel comitato ci siano
ormai non solo rappresentanti della Chiesa Presbiteriana ma anche
della United Church of Christ, della Reformed Church in .America
e della United Methodist Church.
Si tratta non solo di individui particolarmente interessati alla nostra
situazione, ma rappresentanti di
realtà ecclesiastiche più vaste. Si
stanno intensificando i rapporti
tra chiese e non solo tra individui
e gruppi. Secondo la nuova linea
programmatica dell’AWS, accanto
alla tradizionale raccolta di fondi
per l’opera in Italia e in Sud America, si va potenziando lo scambio
di persone e di esperienze ».
La nostra è una piccola chiesa
con molti rapporti internazionali.
Abbiamo le forze per curare questa vastissima rete internazionale?
Ed è importante farlo?
« La nostra chiesa vive della
predicazione dell’Evangelo, delle
attività locali e nazionali e necessita di un continuo contatto
con l’estero, che l’apra alla realtà internazionale. Si pensi al ventennio fascista, quando i contatti
con l’estero furono impediti, quale atmosfera soffocante si respirava e di conseguenza come fu arricchente ristabilire questi contatti,
subito dopo la guerra, sia attraverso Agape e sia a livello di comitati e chiese che seguono e so
stengono il lavoro delle nostre
chiese. Se questo è indubbio, si
può discutere del fatto se riusciamo a far fronte a tutti gli impegni
internazionali. Il moderatore è a
tempo pieno anche per curare questi contatti; abbiamo poi persone
e comitati che si stanno specializzando nell’accoglienza di gruppi
che vengono da ogni parte del
mondo, oltre ai messaggeri della
Chiesa valdese che vanno all’estéro per incarichi specifici che la
Tavola Valdese affida agli uni e
agli altri. Per parte sua l’QPCEMI
intrattiene una serie di rapporti
col metodismo mondiale e ne ho
potuto vedere qualche traccia a
New York, anche se non mi è
stato possibile incontrare funzionari metodisti, riuniti in questa
settimana per un incontro nazionale a S. Louis ».
Ho assistito a più di un incontro approfondito che il moderatore ha avuto con vari dirigenti ecclesiastici nella sede dell’Interchurch Center di New York. Durante questi incontri, qualche volta è successo che la moglie del
moderatore, Danielle, pediatra a
Torino, venisse coinvolta nella
discussione con l’esplicita richiesta di raccontare come gli italiani trattano i loro figli, quali siano
le percentuali di violenze sui minori e come viene organizzata
la cura pubblica della salute in
Italia. E qui dovrebbe iniziare una
altra intervista su di un argomento che ha arricchito, in più di una
occasione, le varie presentazioni e
discussioni che il moderatore ha
avuto intorno alla nostra realtà
in questo intenso impegno oltreoceano.
Giuseppe Platone
Il moderatore all’agape fraterna alla First Waldensian Church.
8
8 vita delle chiese
20 maggio 1988
I
FORANO SABINO
Una chiesa ben salda e dritta
Una rievocazione personale ma che coinvolge i momenti più significativi della vita di una
comunità - La figura di Luigi Angelini - La pratica concreta della solidarietà tra fratelli
Sono sulla via principale del
paese, via del Passeggio; al numero 8 mi fermo e salgo le scale:
alla fine dei ventisei scalini di
travertino, un po’ logori, mi trovo sul sagrato della chiesa valdese. A destra in basso, proprio alla
base deH’edificio, spicca una data: 1889. Non si tratta di un anno
qualunque, ma è la data di nascita della nostra chiesa.
Prima di entrare mi fermo un
momento per riposarmi, dato che
sono un po’ affannato — la vecchiaia fa di questi scherzi! — e
per riflettere, poi entro.
All’intemo si apre vma grande
sala di stUe americano, capace di
120 posti a sedere, con comodi
banchi. In fondo c’è un dipinto,
a imitazione di quelli del grande
pittore valdese Paschetto: si tratta di ima croce in cima ai bracci della quale c’è una corona di
spine e sulla base un masso di
pietra squadrata. Ai lati ci sono
due scritte: a sinistra « Dio è amore », a destra « Dio è Spirito »
e in mezzo, poco più in basso,
« Venite, adoriamo ». Sullo sfondo, a mo’ di abside, c’è un cielo
cupo con stelle di varia grandezza.
Questa pittura è stata realizzata nel 1939 dal nostro evangelista Giuseppe Scarinci, in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione della chiesa.
Sulle pareti laterali, a sinistra,
c’è il sommario della Legge e il
Credo, e a destra ci sono i dieci
comandamenti. La chiesa è costituita da un solido edificio centrale con accanto un campanile, in
cima al quale ci sono una croce
in ferro che si può illuminare e
una grossa campana del peso di
dodici quintali, dono di amici
americani di Cincinnati, i cui rintocchi si ascoltano da tutti i paesi circostanti per un ampio raggio. La campana viene suonata
regolarmente la domenica, ma
anche nelle occasioni importanti,
sia liete che tristi.
La posa della prima pietra della nostra chiesa è avvenuta appimto nel 1889 in presenza del
pastore Luigi Angelini, ex frate e
poi anche ex prete, che la volle
porre sulla roccia naturale, ma
anche, e soprattutto, su quella
spirituale. Di quanto detto finora
e altri dettagli si parlerà presto
La chiesa valdese
di Forano Sabino.
in un opuscolo in preparazione
in occasione dei 100 anni di vita
della chiesa.
I miei ricordi
I ricordi sono tanti e riguardano soprattutto le persone che non
ci sono più.
■Ricordo in particolare e con vivo rimpianto la nonna Anna Maria Angelini in Scarinci, madre di
undici figli, con ben quaranta tra
nipoti e pronipoti, molti dei quali
evangelici, e madre anche dell’evangelista Giuseppe Scarinci
che p>er oltre trent’anni ha predicato l’evangelo di Cristo dal
Piemonte alla Calabria.
La nonna, appena aveva un po’
di tempo, si metteva vicino zJla
finestra per leggere la Bibbia e,
poiché a 87 anni la vista le mancava un po’, ne usava ima scritta
con caratteri molto grandi. Era di
esempio a tutti, e a tutti voleva
bene. Si racconta, e questo l’ho
potuto constatare di persona,
che se da queste parti passava
un forestiero che non aveva di
che cibarsi, lo inviavano dalla
Casa Valdese a Guardia Piemontese
AVVISO
La CASA VALDESE di GUARDIA PIEMONTESE è di
sponibile per attività di gruppo e per famiglie, sia in estate
che in altre stagioni, ai seguenti prezzi:
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nonna che non rifiutava mai di
dare alloggio e un buon piatto di
polenta, nonostante i tanti figli e
nipoti a cui pensare, e il tanto
lavoro che aveva sempre da
sbrigare.
Ricordo un episodio significativo. Durante la prima guerra
mondiale quattro dei suoi figli
erano al fronte, e uno prigioniero in Austria. Lei era in corrispondenza con tutti, visto che
con grande sforzo e buona volontà aveva imparato a leggere e
scrivere nelle scuole elementari
della nostra comunità.
Il figlio Ernesto le scriveva:
« Cara mamma, sono caporalmaggiore e comando un plotone di
soldati. Da giorni vaghiamo da un
punto all’altro, non mangiamo e
non riposiamo. Una volta, di notte, ho visto un lumicino alla finestra di una casa e seppur titubante mi sono fatto coraggio, ho
bussato alla porta e mi è venuta ad aprire una vecchietta: mi
sembrava di vedere voi, cara
mamma. Ho chiesto se aveva
qualcosa da mangiare e un posto
per riposare. ’’Venite, figlioli”, mi
ha risposto, ’’quello che abbiamo
è anche per voi: polenta calda”.
In quel mon-iento mi è passato
per la mente il bene che facevate
voi a coloro che ricevevate in
casa e ho pensato alle parole del
Vangelo: ’’Date da mangiare agli
affamati”. Per un momento mi
sono sentito in colpa nel togliere
a quella famigliola il poco cibo
che avevano, ma poi ho pensato
a voi e mi sono sentito felice nel
ricordo dell’ospitalità che voi offrivate a tutti. Il Signore ci ha
protetti anche quel giorno ».
L’esito favorevole
dei processi
Un altro ricordo
A quel tempo non c’era lavoro
per i protestanti, nonostante il
fatto che il principe Strozzi di
Firenze possedesse oltre 2.(XK) ettari di sua proprietà, mentre agli
abitanti toccava un ettaro nro
capite. Quando fu finalmente fondata la chiesa da Luigi Angelini
ci fu anche il lavoro e un po’ più
di tranquillità. Fu costruito vicino alla chiesa un grande edificio
e fu adibito a scuola: dall’asilo
a tutte le classi delle elementari:
durante la grande guerra fu poi
istituita anche una scuola serale per i giovani che partivano per
la guerra poiché, non esistendo
scuole in paese, erano tutti analfabeti. Successivamente si iniziò
anche una scuola di tombolo e
Incontri
TORINO — Venerdì 20 maggio, ore
21.15, tempio valdese di C. Vittorio
Emanuele, 23. Concerto dell'organista
Andrea Banaudi. Musiche di Jan Pieterszoon Sweelinck (1562-1621), Dietrich
Buxtehude (1637-1707) e J. S. Bach
(1685-1750).
Ingresso libero.
PONTiCELLI (Na) — Per l’organizzazione del Centro culturale ,« Emilio
Nitti > giovedì 9 giugno, alle ore 18,
presso il Villaggio Caracciolo, avrà luogo un incontro sul tema « Uscire dalla
droga »; interverrà il dott. Enzo Troise
operatore del centro per recupero dei
tossicodipendenti « La tenda ».
CH1VASSO (To) — Sabato 28 maggio, alle ore 15, organizzato dal
IV Circuito presso i locali della chiesa valdese, ha luogo un incontro-dibattito sul tema « Pace, giustizia ed integrità della creazione ».
merletti, molto ricercati e acquistati da ditte italiane e da
americani.
FCEi
Seminario
sulla
immigrazione
L’America, patria dell’indimenticabile signora Arabella Chapman, moglie di Luigi Angelini,
contribuì non poco alla vita della
nostra comunità. La signora Arabella aiutò moltissimo il marito
e diede un impulso non indifferente a tutte le attività intraprese.
Nei giorni 21-22 maggio si
svolgerà, presso il Villaggio Evangelico (via Ri varano) di Monteforte Irpino, un seminario
organizzato dal Servizio migranti della FCEI su alcuni pro'blemi dell’immigrazione.
L’ordine dei lavori prevede,
fra gli argomenti da trattare: 1)
l’attuale situazione legale degli
immigrati: prospettive e possibilità di impegno per le comunità; 2) la prevenzione di malattie psichiatriche degli immigrati; 3) i problemi speciltó delle
famiglie, delle donne, dei bambini.
Il pastore Angelini dovette subire diversi processi che, p>er fortuna, si risolsero a suo favore; a
volte capitava che mentre era sul
pulpito per la predicazione, venisse informato che i carabinieri
lo cercavano; lui si metteva al sicuro e la predicazione era continuata dalla moglie.
Tutti gli undici processi furono favorevoli ad Angelini, che di
solito si difendeva da solo. L’ultimo fu celebrato a Spoleto e a
lui riuscì di ribaltare il verdetto
che gli era contrario, facendo
ammanettare il suo delatore,
monsignor Ponziani, che aveva
subornato i testimoni.
I primi tempi la vita della comunità non era affatto semplice.
Se, per esempio, un membro
non si comportava coerentemente all’insegnamento evangelico, se
si ubriacava o bestemmiava, per
un periodo veniva escluso dalla
Santa Cena e allontanato dal
Consiglio di chiesa; il tutto poi
veniva anche verbalizzato, con
tanto di nome e cognome e con
un avvertimento per tutta la comunità. Lo stesso accadeva per le
famiglie dove si litigava in modo
da dare scanda’o. Forse oggi questo sembra strano, ma faremmo
bene a rifletterci sopra.
I tanti pastori che ner pochi o,
molti anni hanno spezzato il pane della vita in questa nostra comunità forse potrebbero raccontare tante altre cose, così come
gli studi condotti da due cattolici
che hanno preparato la tesi di
laurea su Forano e la chiesa valdese.
Cara vecchia chiesa, che dopo
cento anni, tante difficoltà e tante persecuzioni, è ancora ben salda e dritta!
Rocco Giuliani
Cercasi
La Chiesa Valdese di Milano
cerca, per il marzo 1989, coniugi di mezza età ai quali affidare le seguenti mansioni:
al marito:
tutte le incombenze relative
ai servizi del culto; sorveglianza, pulizia e manutenzione della chiesa e dei locali
annessi; conduzione delle caldaie per riscaldamento stabile e chiesa (occoTre patentino di legge). Lavoro a pieno
tempo;
— alla moglie;
portineria dello stabile con
abitazioni ed uffici. Lavoro a
metà tempo (6 ore ogni mattina).
Si offrono inquadramento
e compensi a norma di legge.
E’ disponibile alloggio di servizio di mq. 41,80, assegnato
alla portineria, ma ovviamente usufruibile da entrambi.
Per ulteriori informazioni e
chiarimenti, gli interessati
sono pregati di rivolgersi per
iscritto, al più presto, al
Concistoro della Chiesa Valdese di Milano, via della Si
gnora 6, cap 20122, accluden
do referenze e informazioni
documentate circa eventuali
incarichi precedentemente
svolti.
Si precisa infine che verranno prese in considerazione le domande che giungeranno entro il prossimo 31 agosto. Le risposte ai candidati
saranno inviate entro il 31 ottobre.
9
20 maggio 1988
vita delle chiese 9
ROMA
Contro il razzismo
Uno striscione sulla facciata della chiesa ha affermato la solidarietà con gli stranieri - Dissensi e proteste ma anche apprezzamento
Giovedì mattina apprendiamo
dai giornali che l’uomo forte della destra francese ed europea,
Jean-Marie Le Pen, calerà in Italia per una serie di comizi, al
fianco del nuovo segretario missino Fini. A Milano le proteste
hanno già convinto gli organizzatori a non far salire sulla tribuna degli oratori il campione della destra transalpina, ma a Roma le acque sono tranquille: Le
Pen parlerà, al cinema Adriano
in Piazza Cavour, domenica 8
maggio. E sulla piazza si affaccia la chiesa valdese, a meno di
cento metri daU’Adriano. Si può
tacere? Si può far fìnta di non
conoscere Le Pen, l’uomo che viene in Italia a parlare degli incredibili e preoccupanti « successi » raccolti dal suo partito in
terra francese? Si possono ignorare le prese di posizione xeno
NAPOLI
Michele
Andreozzi
Sabato 7 maggio la comunità
valdese di Napoli ha dato il suo
addio al fratello Michele Andreozzi: 88 anni, una vita spesa
per la fede, per la scuola, per
l’aite. Ragioniere di professione,
Michele Andreozzi aveva saputo
trovare il tempo e l’energia per
molte altre cose: anzitutto la fede, che aveva appreso alla scuola
di Gaio Gay, indimenticabile pastore di quella « Chiesa cristiana
del Vomero » a cui è legata tanta testimonianza evangelica nella
Napoli dei primi decenni del nostro secolo; poi l'arte: quella pittura che aveva saputo tenacemente coltivare alla scuola dei
migliori pittori napoletani del
suo tempo; ma anche un senso
estetico che egli esprimeva non
soltanto nei suoi (bei) quadri,
ma in tutta l’impostazione della
sua personalità: in un tempo di
sciatterie, egli coltivava il senso
estetico della vita, l’amore delle
forme, la correttezza nei rapporti
personali; «napoletano verace»,
■come l’ha definito un’amica laica,
sapeva esprimersi, ma sapeva
anche tacere.
Infine, la scuola: molto presto.
Michele Andreozzi venne coinvolto in quella singolare vicenda di
fede die è stata la Scuola evangelica di Cappella Vecchia; qui
ha incontrato la compagna della
sua vita, e poi, nel periodo in cui
la scuola ha avuto sede in Via
dei Cimbri, egli ha accettato di
lasciarsene coinvolgere sempre di
più, fino a diventare presidente
del comitato autonomo che l’ha
retta per molti anni, a partire dal
1955: in un tempo in cui la presenza protestante a Napoli era
ancora invisa ed apertamente
contrastata, egli ha saputo (con
altri) dedicare' a questa scuola
tutto il suo tempo libero, il suo
spirito d’iniziativa, il suo amore;
e ha sofferto anche qualche amarezza.
Ora la sua vicenda terrena è
conclusa, come s’è conclusa la
parabola della Scuola di Cappella
Vecchia: ma presto o tardi, gli
evangelici napoletani finiranno
per rivendicare il ricordo, e il
nome di quella scuola: e in quel
giamo anche il nome del fratello
Andreozzi non potrà che essere
ricordato con affetto, e con infinita riconoscenza.
g. b.
fobe che hanno caratterizzato
la campagna elettorale del Fronte nazionale? E si può, ora, dimenticare l’impegno assunto dalla chiesa in favore degli immigrati e degli emarginati? La Facoltà di Teologia è a due passi
dalla piazza, dalla chiesa e dal
cinema. La notizia del comizio
che si terrà domenica mattina
suscita immediatamente la volontà di reagire, di far sentire in
qualche modo la presenza di una
voce diversa: uno striscione sulla facciata della chiesa. Si sottopone questa idea al consiglio di
chiesa, ed è proprio discutendo
con i membri del consiglio che
si decide quale sarà la frase da
scrivere sullo striscione: « L’immigrato che sta tra voi Tamerete
come voi stessi » (Levitico 19:
34).
Il pomeriggio e tutta la serata
del venerdì studentesse e studenti, pennelli e vernice alla
mano, lavorano sui 24 metri quadrati di carta distesi sul pavimento dell’Aula Magna. Proprio
quella sera c’è una comitiva di
francesi che mangiano la cena
nella sala da pranzo del Convitto. Vengono a vedere, qualcuno spiega loro cosa sta succedendo e i francesi applaudono.
Domenica mattina si appende lo
striscione e si aspetta. Subito arriva qualcuno a chiederci di toglierlo, protestano, si arrabbiano, il solito ritornello razzista,
si discute, e queste scene si ripeteranno per tutta la mattinata.
La piazza si riempie di gente,
di poliziotti, di carabinieri, arrivano Le Pen e Fini, gli altoparlanti diffondono inni e i loro discorsi. E tutti hanno letto le parole dello striscione, si sono
fermati davanti alla chiesa con il
naso aU’tnsù, a guardare quell’unico segno di dissenso e di
protesta che ha suscitato molte
reazioni di sdegno, ma anche
molte parole di solidarietà da
parte di passanti, di gente che
poi si è fermata ad assistere al
culto. Quelle parole sono state riprese e diffuse domenica sera,
lunedì e martedì dai giornali e
dalla TV. E ancora una volta
abbiamo constatato come la Parola di Dio, se annunciata’ nella
sua semplice chiarezza, sia attuale, incisiva, forte, e come essa è necessaria, su ima piazza
dove nessun altro ha voluto mettere un segno che fosse diverso
dalla retorica trionfalista di Le
Pen e Fini.
Paolo Tognina
FIRENZE
Miriam Pons
Le diverse ascendenze protestanti e una vita
fatta di diaconato in favore dei più emarginati
Colpita da un malore improvviso, Miriam Pons è deceduta nella notte del 3 maggio, quando
da quattro giorni aveva cominciato a morire, inerte come in
un sonno profondo. All’ospedale,
e poi al Cimitero evangelico, abbiamo constatate da quanta amicizia fosse circondata. Ognuno aveva una propria vicenda in
cui Miriam aveva a-vuto la sua
parte.
Apparteneva a quei credenti
che sembrano avere preso il largo dalla parrocchia, e che « fuori » tutti identificano per protestanti. Ai ghetti, anche religiosi,
guardava con fastidio: sapeva
creare e mantenere salde amicizie con persone di ambienti,
opinioni e culture diverse. Le curiosità intellettuali, il suo gusto
per il buon conversare e quel
suo stesso divertito ironizzare
anglo-fiorentino, erano condizionati da una disponibilità avveduta, generosa. E’ stato un vivere con amore per la vita che
è in ognuno, con speranza; e tanti vi hanno riconosciuto anche
quel « qualcosa » che noi usiamo
chiamare « la testimonianza della fede ».
Con due nonni pastori valdesi.
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CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Festa delle
scuole domenicali
B. Pons e G. Luzzi, e una mistura di ascendenze protestanti ben
variegata, Miriam teneva alle
sue radici: nella sua chiesa come fuori, il suo autentico diaconato andava di preferenza agli
umiliati dalle sofferenze, dalle emarginazioni.
Così poteva assumere, nella
scuola, il lavoro per gli alunni
più diffìcili e collaborare come
segretaria della chiesa, lavorare
con rara intelligenza sensibile
per i bambini spastici curati dal
prof. Milani e presiedere il comitato deiristituto Gould, un’opera valdese dedicata al servizio sociale per l’infanzia e l’adolescenza.
E' deceduta a soli 56 anni,
quando con gusto affinato aveva riscoperto la campagna. Anche là, era andata per rendere
servizio a una persona inferma,
ma in città curava sempre gli
impegni col Gould, l’assistenza
alla sorella inferma, la buona
trama delle amicizie. Certo lei
non avrebbe ironizzato a queste
parole, ma ci avrebbe osservati
interdetta e pensosa: « Ringraziamo il Signore per quanto Miriam è stata e ci ha dato ».
L. S.
Malgrado le non belle condizioni del tempo, la giornata delle scuole domenicali del 1° Circuito, svoltasi domenica scorsa
a Pradeltomo, è stata una bella
giornata.
Più che confortante la partecipazione al culto, quando nel
tempio gremito si sono uniti
nel canto di lode un’ottantina
di bambini, monitori, genitori,
membri della comunità; e si è
trattato di un culto particolaxe
che ha visti impegnati in prima
persona proprio i bambini, che
hanno effettuato le letture bibliche, le preghiere, hanno drammatizzato episodi del Vangelo
da loro studiato nel corso di
questo anno di attività, in particolare il « Padre nostro ».
Dopo il pranzo al sacco nell’accogliente foresteria della Rocciaglia, è seguito ancora un pomeriggio di giochi, canti, corse
nei prati bagnati, con un raggio
di sole, ed infine la ricerca di
uno dei più piccoli, arrampicatosi chissà come su un melo poco lontano dalla Rocciaglia.
Importante, vogliamo sottolinearlo, la presenza dei genitori,
a segnare un legame neH’istruzione religiosa fra monitori, catechisti e famiglie.
Benvenuti!
LUSERNA S. GIOVANNI —
Diamo il più caldo benvenuto alle sorelle ed ai fratelli di Albbruck (Germania Federale) che
giungeranno venerdì sera in mezzo a noi e saranno ospiti per
tre giorni della Corale.
Un incontro con la comunità
avrà luogo sabato sera alle ore
21, nel tempio, con l’esecuzione di
canti del loro coro e della nostra
Corale, mentre domenica 22, dopo il culto, nella sala Albarin ci
ritroveremo insieme per un pranzo comunitario. Chi desidera partecipare a questo pranzo è pregato di prenotarsi al più presto
presso il pastore.
'• Un gruppo di catecumeni
di Pomaretto, .guidati dal pastore
Daniele Bouchard, ha presieduto
il culto domenica scorsa in occasione del congresso regionale della FGEI/Valli. Li ringraziamo
per il loro messaggio.
• Ricordiamo fin d’ora che nel
corso del culto di domenica 29
maggio avrà luogo un’importante assemblea di chiesa per l’impegno finanziario relativo all’anno 1989.
Per l’occasione il culto non si
terrà nel tempio, ma nella sala
Beckwith, sempre alle ore 10.
Grazie!
SAN SECONDO — Durante la
assenza del pastore Bertolino —
impegnato con la Missione contro la lebbra — i culti di domenica 24 aprile e 1° maggio sono stati tenuti rispettivamente
da un gruppo di sorelle della
nostra comunità e dal predicatore locale Dino Gardiol.
Li ringraziamo per la loro disponibilità e il loro messaggio.
• Il 22 aprile il Signore ha chiamato a sé Lidia Cardon in Gardiol. Al familiari esprimiamo la
nostra simpatia cristiana.
Culto dei ragazzi
VILLASECCA — Domenica
15 maggio, un culto presieduto
da un gruppetto di ragazze/i ha
segnato la chiusura delle attività della nostra scuola domenicar
le. Erano presenti anche alcuni
genitori.
Ha fatto seguito un’àgape fraterna, che ha sottolineato la volontà e la speranza di rivedersi
in autimno, alla ripresa delle attività.
E’ da notare che tutte le collette della scuola domenicale sono state devolute come contribu
zione per l’acquisto della « hygienic-lift chair » per gli ospiti
dell’Asilo di S. Germano.
Storia valdese
FRALI — Sabato 21 maggio,
alle ore 20.30, nella sala, i ragazzi del precatechismo presentano 4 scene di storia valdese da
loro ideate e scritte, a conclusione del loro lavoro di quest'anno. La corale accompagnerà questi brevi atti con il canto di alcune complaintes e salmi in patois.
• Domenica 22 maggio, a partire dalle ore 10, culto con assemblea di chiesa. Ordine del giorno: impegno finanziario 1989, relazione morale 1987-88.
• Giovedì, 26 maggio, è programmata la gita delTunione
femminile. Meta, come concretizzazione dello studio sulla figura
di Maria, il santuario di Oropa,
a cui seguirà una visita al parco della Burchia e a Biella. Prenotarsi presso il pastore.
Giovedì 19 maggio
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso la sede del centro d’incontro
di via Repubblica, si conclude l'attività di quest’anno del collettivo biblico
ecumenico, sempre sul libro della Ge
Venerdì 20 maggio
□ ASSEMBLEE
DI CIRCUITO
LUSERNA S. GIOVANNI — L’Assemblea del r Circuito che deve esaminare l'attività delle chiese e del Consiglio, procedere all'elezione del Consiglio e dargli I mandati per l’attività
circuitale 88/89, è convocata venerdì
20 maggio, alle ore 20.45, presso la
sala delle attività della chiesa (già Asilo Valdese).
SAN GERMANO — L'assemblea del
Il Circuito avrà luogo il 20 maggio,
alle ore 20.30.
■PRALI — L’assemblea del III circuito ha luogo a partire dalle ore 20.30,
presso il tempio valdese; in esame
i risultati sul check-up nelle varie comunità.
Domenica 22 maggio
n INCONTRO ECUMENICO
DI PENTECOSTE
PINEROLO — Presso il convento PP.
Cappuccini, alle ore 14.30, si svolge
un incontro ecumenico di Pentecoste:
Interventi del past. Angelo Gargano,
del past. Erika Tomassone e di padre
Oreste Fabrone. Si
Domenica 29 maggio
□ CULTO IN TEDESCO
LUSERNA S. GIOVANNI — Il gruppo
di lingua tedesca che si ritrova nel
Tempio di C.so Vittorio (Torino) una
volta al mese per il proprio culto è
cordialmente invitato a passare il pomeriggio della domenica a Luserna S.
Giovanni. Il programma prevede un
culto in tedesco e un momento d'incontro e fraternizzazi'one.
□ GIORNATA GIOVANI
1“ DISTRETTO
S. SECONDO — Assume quest'anno
ampiezza distrettuale l'iniziativa, partita
alcuni anni fa a livello di 1” Circuito,
di un incontro primaverile per i giovani. L'appuntamento quest'anno prevede la partecipazione al oulto e una
riflessione pomeridiana sul problema
« migranti », con intervento del pastore africano Sony Edzavé, impegnato a
Roma nell’azione della CEVAA.
10
10
valli valdesi
20 maggio 1988
}
CONVEGNO A BOBBIO PELLICE
Chi deve cacciare
il cinghiale?
Incontro voluto dal Comune - Presenti molti cacciatori, si è discusso su quali metodi utilizzare per limitare i danni degli ungulati
Qual è l’impatto del cinghiale
sulla montagna ed in particolare sull’agricoltura? C’è un rischio
immediato, o comunque prossimo, che anche il cervo diventi
causa di gravi danni sul nostro
territorio? E’ pvmtuale il rimborso dei danni subiti in particolare a causa del cinghiale?
Questi alcuni degli interrogativi affrontati nel corso di una
tavola rotonda svoltasi recentemente a Bobbio Pellice per l’organizzazione della locale amministrazione comunale.
Va subito detto che l'ora scelta per tale incontro (9 del mattino) non ha certo favorito la
presenza di agricoltori, e di conseguenza la maggioranza dei presenti si può senz’altro annoverare tra i cacciatori.
L'assessore l'rovati, dopo aver
deffnito « sciagurata » la nuova
legge regionale n. 22 che modifica la precedente 60 del 79 in
materia di esercizio venatorio,
si è soffermato sul risarcimento
dei danni causati agli agricoltori
da parte degli ungulati in genere, più in particolare dei cinghiali.
« La Regione — ha detto l’assessore provinciale alla caccia —
dà incarico all’amministrazione
provinciale di pagare i danni derivati dalla selvaggina. In passato la cifra trasferita dalla Regione alla Provincia per il risarcimento era sufficiente alle esigenze; quest’anno abbiamo pagato ben più del doppio di
quanto ricevuto dalla Regione:
più di 600 milioni a fronte di un
contributo di 250 milioni.
Oltre a questo problema, dobbiamo rilevare che attualmente
il personale incaricato di effettuare le perizie sui danni subiti
è insufficiente; abbiamo già deciso di assumere alcuni periti agrari per evitare in futuro altri
ritardi.
Dunque — ha detto in chiusura di intervento Trovati — due
sono le soluzioni al problema
cinghiali: da un lato il pagamento dei danni, dall’altro mantenere costante un intervento di
tipo venatorio ».
La questione si è poi spostata sul tema della ricerca di un
nuovo equilibrio tra animali ed
ambiente, con la verifica reale
dei danni che gli animali producono; su questo si è soffermato
il prof. Quaglino, della Facoltà di
scienze forestali deH’Università
di Torino.
« Abbiamo svolto uno studio
sull’impatto degli ungulati sul
territorio ed in particolare sul
bosco. Da queste indagini viene
fuori, neU’alta valle di Susa dove per adesso abbiamo fatto questa ricerca, che specie importanti (pino cembro, larice, abete
rosso, abete bianco) hanno una
situazione di danneggiamento
gravissima per quanto riguarda
gli esemplari piccoli, cioè in pratica a livello di rinnovamento
del bosco. Di questo passo si va
ad inibire totalmente lo scopo
per cui si sono creati dei boschi,
sia sul piano produttivo che di
consolidamento del terreno che,
ancora, per il mantenimento di
particolari specie vegetati ».
Tutto questo riguarda il cervo,
ma il cinghiale...
« Effettivamente — dice ancora Quaglino — dobbiamo ammettere che per il bosco può anche
essere utile, perché favorisce il
ricambio delle piante col suo intervento; è evidentemente dannoso all’agricoltura e, è ormai
dimostrato, anche per la presenza di altre specie animali, come
ad esempio il gallo forcella ».
Alcuni dati sul cinghiale, specie definita in espansione, sono
stati fomiti dal dott. Meneguz,
zoologo ricercatore, il quale ha
evidenziato una crescita costante, partendo dalle tabelle compilate dai cacciatori negli abbattimenti di questi ultimi anni nel
settore Alpi: si passa dai 149
capi deH’81 ai 505 delT86, ai 1.005
dello scorso anno; in un ambito
più ristretto, quello del comparto alpino n. 1, Val Pellice, si passa negli ultimi anni da 25 capi
abbattuti, a 50 e 70 lo scorso
anno. Si tratta di dati certo importemti, che si inseriscono in
un quadro ancora più ampio che
vede annualmente nella vicina
Francia l’abbattimento di 80.000
cinghiali, senza p>er altro incidere in modo notevole sulla presenza, ancora in aumento. Si pone dunque il problema di chi
è in grado di cacciare il cinghiale; lo stesso Meneguz ha affermato che, trattandosi fino a non
molti anni fa di specie scarsamente presente, i cacciatori erano impreparati alle battute; il
numero crescente di capi abbattuti indica ora non solo un
aumento della presenza, ma soprattutto una maggior preparazione dei cacciatori.
Piervaldo Rostan
RETE VIARIA NEL PINEROLESE
Un inserimento nella
economia locale
La rete di vie di comunicazione deve rispondere alle esigenze
sociali ed economiche, non sovrapporsi ad esse o addirittura
danneggiare le attività produttive presenti sul territorio. Questa
l’idea fondamentale che è emersa
dalle relazioni presentate sabato
14 maggio all’auditorium di C.so
Piave a Pinerolo, nel corso di un
convegno dal significativo titolo:
« Sviluppo del pinerolese: non un
problema di autostrada ma di
corretta gestione del territorio ».
Il prof. Zeppetella, del Politecnico di Torino, ed il dott. Cassibba, dell’Ente di sviluppo agricolo del Piemonte, hanno osservato come le attività produttive
siano presenti nel ninerolese in
modo sempre più diffuso, contrariamente a quanto accadeva fino
ad alcuni anni fa. Quando il lavoro era concentrato in nochi grandi poli. E’ perciò necessaria una
rete di strade che offra possibilità generalizzate di mobilità, servendo la maggior quantità nossibile di Comuni.
Questo anche in considerazione
delle esigenze dell’agricoltura, attività ingiustamente sottovalutata. che nella zona produce — direttamente e indirettamente —
una quantità rilevante di reddito,
che si avvale di terreni particolarmente fertili e di un’ottima
rete irrigua, che ha ricevuto negli ultimi anni notevoli investimenti.
Il prof. Bernardi e l’arch. Barbieri. presidenti — rispettivamente — dei comprensori di Pinerolo e di Torino (enti da poco
disciolti, i cui piani di sviluppo
territoriale rimangono gli unici
documenti annrofonditi sull’argo
mento), hanno concordato sul
fatto che il vecchio progetto di
autostrada non era stato certo
concepito a vantaggio del pinerolese.
Da un lato, infatti, esso guardava alla possibilità di rapido accesso per i torinesi alle stazioni sciistiche dell’alta Val Chisone, dall’altro all’opportunità di
utilizzare Pinerolo come città satellite capace di scaricare la congestione della metropoli, insieme
a tutti i problemi sociali relativi.
Si trattava pur sempre della
tendenza, da parte della grande
città, a considerare il territorio
circostante come subalterno alle
proprie esigenze.
« E’ necessario valorizzare le
specifiche risorse del pinerolese
— ha sostenuto Bernardi — e ciò
passa attraverso lo sviluppo equilibrato di tutta la rete viaria esistente, insieme all’ammodernamento della ferrovia, che può
certamente essere il mezzo più
rapido ed economico per chi voglia spostarsi da centro a centro ».
Su quest’ultimo punto hanno
insistito vari oratori. Da Vigone
si è lamentata l’Inefficienza del
collegamento a mezzo autobus
fra Saluzzo e Airasca. E’ stata poi
riaffermata l’importanza della
linea ferroviaria Torre Pellice-Torino, che oltre a servire le popolazioni ’ocali. valorizza una tradizionale meta turistica e culturale. L’assessore provinciale ai
trasporti Cotta Morandini si è dichiarato nettamente ottimista sul
mantenimento del servizio, confermandone la validità.
PERRERO
Vivere col rischio
deiia frana
E proprio sulla crescita « culturale » del cacciatore si sono
segnalati alcuni interventi, sulla
necessità che esso diventi una
persona, un « ruolo » che si inserisca responsabilmente in una
situazione faunistica che è sempre più lontana dall’equilibrio.
Si è parlato perciò, ancora ima
volta, di abbattimenti selettivi:
ma quanti cacciatori sono oggi
d’accordo e li accetterebbero? Si
è parlato dell’eventuale reintroduzìone di predatori; ma non si
corre il rischio di mettere in
pericolo anche gli allevamenti di
ovini presenti sul territorio? Ovvero è così irreale l’ipKDtesi di
un inserimento nell’habitat locale, in un tempo non troppo lontano ed in modo del tutto naturale, di questi predatori?
Senza dimenticare, come è stato precisato dal veterinario De
Bernardi, che si ha a. che fare
con un cinghiale che non è più
quello originario del ceppo francese od ungherese ma, come è
dimostrato anche sul piano genetico, con specie nuove, ibridate con maiali domestici mutati
nelle caratteristiche a fini zootecnici.
L’il maggio scorso, l’amministrazione comunale di Perrero ha
organizzato un incontro con la
popolazione del capoluogo per
presentare i prostri relativi ai
nuovi lavori da riprendere sulla
frana che sovrasta una parte dell’abitato. Le relazioni dei tecnici sono state seguite da un buon
numero di persone, per nulla
tranquillizzate da un mese e
mezzo di piogge persistenti.
Soltanto tre giorni prima, infatti, gli abitanti di Abbadia Alpina e di Miradolo, che avevano
sempre trascorso giorni placidi
accanto ai loro insignificanti canaletti, si erano improvvisamente ritrovati in una situazione pari a quella di Perrero undici anni fa.
Purtroppo, sopra le ultime case del capoluogo si sommano
due fenomeni indipendenti, ma
ugualmente rovinosi: uno, rappresentato dalla frana secolare
che scivola lentamente verso valle spostando grosse masse di materiale privo di coesione, l’altro,
il regime torrentizio del piccolo
rio Coumbalas che alterna periodi di siccità a piene poco rassicuranti.
Dopo la prima alluvione, il
corso del rio, tempo fa incautamente bloccato da numerose costruzioni, è stato incanalato in
una conduttura che dovrebbe
portare l’acqua direttamente in
Germanasca; ma col passare degli anni detriti ed alberi ne hanno nuovamente riempito l’alveo,
per cui il progetto prevede una
buona ripulitura delle sponde e
delle opere di difesa esistenti.
Contemporaneamente sono previste delle opere di protezione
a monte dell’abitato e della strada di Traverse, consistenti in
una griglia di travi prefabbricati con tiranti nei nodi, ancorata
alla roccia stabile. Con questi
ultimi lavori, e con ciò che è
stato già eseguito, hanno sostenuto il geologo e gli ingegneri,
si dovrebbe raggiungere un buon
livello di sicurezza.
L’ottimismo dei tecnici e degli amministratori non si è però trasmesso' ai presenti, che
hanno continuato ad esprimere
rilievi critici. I motivi sono che,
dopo la prima fase di alacrità
dovuta all'emergenza, tutti i lavori eseguiti sono stati abbandonati ad una lenta rovina e in
pivi che l’ordinanza di sgombero delle abitazioni nelle ore notturne, dopo undici anni, non è
stata revocata. Il futuro del paese si presenta ancora pieno di
incognite.
L. V.
□ IMPIANTI SPORTIVI
PINEROLO — Il Consiglio comunale ha approvato una serie di
progetti relativi alla costruzione di impianti sportivi per la città.
Costerà 300 milioni la recinzione del campo sportivo « Luigi Barbieri » (il costo totale della nuova tribuna e della recinzione è di 2 miliardi e 100 milioni). I lavori possono dunque riprendere e si spera
siano ultimati entro l’estate, sì da permettere al Pinerolo F. C. la disputa del campionato di calcio sul suo campo, dopo due anni in
cui è stato costretto a giocare a Villar Perosa. Gli altri progetti riguardano la costruzione di una piscina (costo 3 miliardi) e di un
palazzo del ghiaccio (costo 3,5 miliardi), entrambi localizzati nell’area retrostante il « Macumba », e di un bocciodromo coperto
(costo 1,5 miliardi).
□ ASSOLTI
PEROSA ARGENTINA — Sono stati assolti dal pretore due
guardaparco dell’« Orsiera-Roociavré » che nell’autunno scorso avevano multato, per violazione delle leggi sull’ambiente, l’esercito italiano che stava facendo manovre aH’interno del parco. Successivamente i due guardaparco erano stati denunciati dai carabinieri
perché esercitavano la loro funzione senza aver preventivamente
giurato nelle mani del prefetto, pur essendo di ruolo nell’amministrazione pubblica. Per il pretore Pellis, il fatto non costituisce
reato.
Il fatto della violazione delle leggi sull’ambiente ha però indotto l’esercito a considerare l’opportunità di abbandonare il Pian
dell’Alpe come luogo di esercitazioni.
□ CROLLO
PINEROLO — L’edifìcio adiacente all’ex casa del Gallo, stabile
del centro di Pinerolo su cui da anni si discute in merito alla sua
ristrutturazione, ha subito un colpo decisivo nella notte di lunedì
scorso. Il crollo di una parte deH’ediflcio, probabilmente causato
dalle infiltrazioni di acqua di questi ultimi giorni, ha investito alcune auto in sosta causando notevoli danni.
□ DENUNCIA
PINEROLO — Il WWF ha presentato una denuncia al pretore
di Torino in merito al taglio di boschi in periodo vietato da parte
dell’ENEL nei territori di Piossasco, dove dovrebbe essere costruito
l’elettrodotto Leini-Piossasco.
Enrico Fumerò
In particolare si ritengono violate: le prescrizioni di massima
a riguardo della polizia forestale ; la legge « Galasso », secondo la
quale nei territori situati a quote inferiori agli ottocento metri, è
vietato il taglio degli alberi dopo il 31 marzo; l’articolo 20 della legge 47; l’articolo 734 del Codice penale.
11
20 maggio 1988
valli valdesi 11
CENT’ANNI FA ALLE VALLI
Le Témoin - Echo des vallées
Andando a cercare nella collezione del giornale abbiamo trovato queste notizie di un secolo
fa: la costruzione della Casa valdese e le corrispondenze delle chiese italiane ed estere
Iniziamo con questo numero la pubblicazione, con scadenza
mensile, di alcune notizie e articoli particolarmente significativi
apparsi cent’anni fa su Le témoin ■ Echo des vallées vaudoises.
Il riposo
Ho visto gli aratri abbandonati vicino al solco, le scuri e le
roncole appoggiate alla siepe.
Ho visto un gruppo di bambini avviarsi verso la casa di preghiera. Ho sentito che sono state
rivolte loro parole buone, che
hanno ascoltato la lettura della
legge del Sinai.
Ma quel che ho visto è quasi
tutto qui.
Il « sabato » di molti era già
finito prima che il sole giungesse a metà del suo percorso.
I canti della gozzoviglia hanno
preso il posto dei canti divini...
La preghiera è finita, i templi
sono chiusi, ma i luoghi dove l’uomo vende, compra e traffica sono aperti...
Mi sono avvicinato alla gente
che apparentemente si riposava;
il loro corpo era immobile e la
loro conversazione sembrava esprimere la pace. Ma non avevano ancora finito il loro lavoro,
perché ne parlavano ancora.
Mi sono fermato ad ascoltare
per sentire se i nomi di Dio o del
Cristo facessero parte della conversazione, ma non li ho uditi
(o, se li ho uditi, erano blasfemi).
Sp>esso era il nome del diavolo,
il grande nemico, a colpire le mie
orecchie.
Ecco quello che ho visto, e
quello che ho sentito; mi sono
detto: nemmeno questi celebrano ”il giorno che Dio ha fatto”.
Il loro cuore non si prepara per
il cielo, perché continua a smarrirsi.
Per la Casa valdese
(...) L’anno prossimo celebreremo il bicentenario del ritorno
dei nostri padri daH’esilio. Dobbiamo accogliere l’appello della
Tavola relativo alla costruzione
del nuovo edificio. Per rendere
gloria a Dio. Se abbiamo il privilegio di essere figli dei martiri,
di conoscere fin dalla nascita il
Vangelo, se possediamo il dono
prezioso della libertà religiosa, è
a Dio che dobbiamo riconoscenza. Erigere monumenti ohe lo glorifichino è anche un modo per
dimostrare e testimoniare riconoscenza a Dio davanti al mondo inteiro. La Casa Valdese di
Torre, inoltre, non sarà un monumento fine a se stesso, ma sarà uno strumento per la chiesa,
in questa e nelle generazioni future.
Facciamo in modo che non si
possa dire che i valdesi sono meno legati alla religione e al ricordo dei padri di quanto lo siano i
cattolici. Dobbiamo dimostrare
che la fede in Dio e la memoria
delle sofferenze dei padri non
sono spente. Andiamo dunque, e
diciamo; « Ecco la mia. pietra ».
Tutto il mondo avrà gli occhi
puntati su di noi. Tutti, protestanti e cattolici, si stanno chie;
dendo che cosa saremo capaci di
fare. Non esitiamo, dunque, e
portiamo il nostro contributo ai
delegati della Tavola; facciamo
in modo che quei signori simo
costretti a dire, come Mosè disse
agli ebrei; « Basta! Non portate
più nulla! ».
{un valdese di nascita e di
spirito)
Evitando
le opere del Si^ore
Un predicatore eccentrico commentava un giorno 1* Corinzi 15.
Giunto all’ultimo versetto, lesse:
« Perciò, fratelli miei diletti, state saldi, incrollabili, evitando
sempre l’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è
IL CEMENTO
DEGLI ALTRI
Gent.mo Direttore,
Le scrivo non per continuare una
polemica, né per puntualizzare alcunché a chi fa dell’Ironia sulla sistemazione di un breve tratto del Viale
Dante, ma per una brevissima considerazione.
Perché è stato richiesto, recentemente, l’ampliamento della Villa Scroppo, se la SIg.ra Erica, che in quella
casa abita, è così sensibile alla scomparsa della • ...maledetta terra che
sporca, che imbratta, che Infanga dalla
nostra civilissima cittadina... »? (cito
dalla lettera). Come si concilia, poi,
la richiesta di aumento di cementificazione con l'intendimento manifestato
dall’interessata che scrive: « ..jsperavo
che la febbre del cemento fosse un
ricordo del passato... »?
Dubbi mi assalgono: sarà stata una
richiesta « provocatoria »? Sarà stato un
errore? O, molto più semplicemente,
non si tratterà Invece deH'ennesima
conferma che è sempre il cemento
dell’altro a dar fastidio, mal II proprio?
Cordiali saluti.
Il Sindaco di Torre Pelllce
Marco Armand Hugon
vana nel Signore ». Poi aggiunse:
« Il testo non dice evitando sempre, ma abbondando sempre nell’opera del Signore; ciò nonostante, ci sono molti cristiani ohe leggono ’’evitando” ed è guardando
il loro modo di vivere che mi sbaglio io stesso, nel leggere. La mia
esperienza mi porta continuamente a stupirmi nel vedere
quanto sono ingegnosi nel trovare espedienti per evitare l’opera
del Signore. Ci passano sopra,
sotto, ci girano intorno; peggio
ancora, ci camminano in mezzo
senza vederla. In altre parole essi cercano di evitarla, come se lo
scopo principale del cristianesimo fosse quello^ di servire Cristo
il meno possibile ».
Massello
Si è insediata la commissione
nominata dalla Tavola, di concerto con i capifamiglia del quartiere della Balziglia, che dovrà
occuparsi della costruzione deUa
école-souvenir che sorgerà ai piedi della roccia dei Quattro Denti. La commissione è composta
dai sigg. J. Tron, pastore, E.
Tron, sindaco, P. Micol, anziano,
P. Guillelmet, consigliere, G.
Tron, maestro.
Villasecca
Mentre il nostro caro pastore
passeggia per gli alberati viali di
Marsiglia, per visitare i nostri
fratelli della diaspora, il suo sostituto si ingegna ad arrampicarsi per le roece per presiedere le
riunioni della domenica pomeriggio (le uniche che possiamo avere
in questa stagione) e per visitare
i pochi ammalati che conosce.
D’altronde, da tempo, i parrocchiani hanno preso l’abitudine di
dire al pastore, incontrandolo:
« Pianino, eh! ». La riflessione è
una sola; bisogna che il pastore
sia meno assente e si impegni di
più per la sua comunità.
Nuovi membri
Lo scorso venerdì santo 23
nuovi membri sono stati ammessi nella chiesa valdese di lingua
italiana, a Torino.
Nove nuovi membri, fra cui
due cavalieri, sono stati ammessi
nella chiesa di Roma. Hanno tutti nomi molto italiani.
Claudiana
La tipografia Claudiana di Firenze si è dotata, nei giorni scorsi, di una nuova macchina da
stampa, fornita di motore a gas.
La nuova macchina,^ che costa 15
mila franchi pagabili in 4 anm,
sostituirà la vecchia stampatrice
in funzione da 27 anni e ormai
inaffidabile. Tuttavia l’anno scorso sono state stampate ben 33
opere, per un totale di 77.000
esemplari, 30.000 copie del nuovo
Testamento e 170.000 fascicoli
ma dell’amore per il Signore e
per il prossimo ».
Casa per le giovani
L’asilo per le giovani straniere
di Napoli ha ospitato l’anno scorso oltre cento giovinette, fra cui
37 svizzere e 38 tedesche. Il totale
del 1887 è di 1.840 presenze. La
presidente del comitato, Sig.ra
Meuricoffre, conta di sviluppare
per il futuro le possibilità di impiego, essendo numerose le richieste di persone di servizio.
Catecumeni
in Svizzera
Il Sinodo nazionale del Canton
di Vaud ha discusso a lungo sui
regolamenti del catecumenato e
sull’ammissione alla Santa Cena.
Sono stati ribaditi la soglia dei 14
anni per essere ammessi al catechismo, e l’obbligo di frequenza
per almeno due anni.
Notizie politiche
Si sta svolgendo regolarmente
il rientro dei nostri soldati da
Massaua. Presto in Africa rimarranno solo più le forze strettamente necessarie alla sicurezza
delle nostre colonie (al comando
del gen. Baldissera), sempre che
il Parlamento non decida di ritirare fino all’ultimo soldato. Un
ordine del giorno è stato presentato da alcuni deputati dell’estrema sinistra, che chiedono il ritiro immediato da tutti i territori e i possedimenti italiani sulle
coste del Mar Rosso. E’ improbabile che To.d.g. sia votato, in
quanto implicherebbe una pubblica confessione non solo sulla
ingiusta aggressione all’Abissinia,
ma anche sull’impossibilità di
mantenere il controllo dei territori conquistati.
• Il Consiglio dei ministri ha
respinto le dimissioni del ministro delle finanze, Magliani,
che ha acconsentito a rimanere
in carica fino alla discussione sul
bilancio a condizione di ottenere
la fiducia ddla Camera, cosa che
a noi pare poco probabile.
• Il Re e la Regina, accompagnati da alcuni ministri, hanno
assistito all’inaugurazione delle
manifestazioni allestite per Tanniversario dell’Università di Bologna, una delle più antiche e
celebri d’Italia.
Saint Germaìn Cluson, mai 1888
A cura di
Stello Annand-Hugon
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Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 19 maggio, ore 17, avrà luogo al Centro
d’incontro una riunione con II seguente
o.d.g.: a) appelli in favore di Jlri Wolf,
cecoslovacco, attivista per I diritti umani, firmatario di Charta 77, condannato a 6 anni di carcere; b) appelli in
favore del prigioniero turco Ali Riza
Duman; c) ’’trattenimento pomeridiano
per Amnesty” - Bobbio Pellice, 26
giugno; d) Campagna per le violazioni
dei diritti umani in Colombia; e)
campagna ’’Diritti umani, subito”.
______________Concerti________________
POMARETTO — NeH’ambito della rassegna « Cantavaili » sabato 21 maggio,
alle ore 21, presso la sala del teatro
valdese, il Gruppo spontaneo di Magiiano Aifieri presenterà ,« Feste calendariali e canti popolari dell’albese
- basse Langhe e basso Monferrato ».
Associazione per la pace
TORRE PELLICE — L’associazione pace Val Pellice ha organizzato per lunedì 23 maggio, alle Ore 21, presso la
sede di via Repubblica 3 (ex centro
d’incontro giovani - secondo piano), un
incontro per tutti coloro che sono interessati all’obiezione fiscale. Nel corso della riunione sarà possibile acquistare una guida e vedere insieme
la compilazione della dichiarazione dei
redditi.
TORRE PELLICE — Il comitato pinerolese antiapartheid e l’associazione pace Val Pelllce organizzano per
giovedì 26 maggio, presso il cinema Trento, con inizio alle ore 20.45,
una serata su: « Sud Africà/Apartheid » con proiezione del film-documentario « Destinati a combattere »,
le lotte del popolo nero nel 1986-’87.
Dibattiti
TORRE PELLICE — L'USSL 43-Comunità Montana organizza per venerdì
27 maggio, presso la sede di corso
Lombardini 2, con inizio alle ore 20.30,
un convegno sul tema « La tutela delle acque in vai Pellice »; sono previste due relazioni introduttive e successivi interventi. Sarà allestita, presso l’atrio del municipio, una mostra
sui temi del convegno.
Cinema
TORRE PELLICE — Nel prossimo
fine settimana presso il cinema Trento verranno proiettati i seguenti film:
ven. 20 maggio «Mississippi blues» (ore
21.15); sabato 21 (ore 21) e domenica
22 (ore 16, 19, 22) «L’impero del Sole » di Spielberg.
USSl 42 VAU.l ,
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva^ presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 22 MAGGIO 1988
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle; FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambuianza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 22 MAGGIO 1988
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
1
20 maggio 198S
IMMIGRATI DAL TERZO MONDO
Ancora difficoltà
L’affermazione, per alcuni inaspettata, del Fronte nazionale di
Jean-Marie Le Pen al primo turno delle presidenziali francesi, la
crescita della destra in Danimarca proprio sui temi dell’immigrazione, la comparsa in Italia
del leader stesso dei neofascisti
francesi su invito di im MSI che
ambiguamente si pronuncia per
la chiusura delle frontiere e, in
ultimo, l’indagine condotta dalla
comunità romana di Sant’Egidio
nelle scuole superiori della capitale, con i suoi dati allarmanti. C’è stato di che riflettere e
di che scrivere: tant’è che sui nostri giornali il tema degli immigrati terzomondisti suscita da diversi giorni commenti, corsivi,
analisi, inchieste. Nascono anche
delle inmative, lodevoli, come
quella di « Italia-Razzismo » che,
sulla spinta di alcuni parlamentari della sinistra indipendente,
come Natalia Ginzburg, di personalità come Norberto Bobbio,
e di alcuni giornalisti e sociologi (Gad Lemer, Luigi Monconi, Lama Balbo, Gian Enrico Rusconi) sarà presentata il mese
prossimo.
Da questi fatti prendiamo spunto per verificare con il pastore
Bruno Tron, responsabile del
Servizio migranti della FCEI,
quale sia oggi il panorama dell’immigrazione dal Terzo Mondo in Italia.
Alla fine del 1986 veniva approvata la legge 943, di « sanatoria » e di regolarizzazione per
la posizione degli immigrati clandestini in Italia: i termini di applicazione si sono succeduti passando attraverso varie proroghe.
Qual è la situazione attuale?
« L'applicazione della legge
continua a trovare enormi difficoltà. Questo perché mancano gli
strumenti previsti dalla legge
stessa per l'applicazione al livello degli enti locali (come dovevano essere le consulte regionali per l'immigrazione e l'emigrazione), ma anche perché la
regolarizzazione, prevista dall'art. 16, continua a non funzionare nonostante le proroghe. Il
numero degli immigrati "regolarizzati" non è di molto aumentato rispetto alle cifre che erano state fomite dal Ministero degli interni (tra gli 80 e i 100.000);
in posizione irregolare, in Italia, si possono stimare invece tra
4 e 500.000. In più, c'è ora un'altra difficoltà: le regolarizzazioni
avvenute entro i termini dell'aprile '87 adesso devono far fronte ad un rinnovo del permesso
di soggiorno. Ma troviamo che
alcune di queste pratiche, iniziate entro questi termini, non sono state perfezionate per quanto competeva o alla questura o
agli uffici del lavoro.
Fra le difficoltà di applicazione della sanatoria va detto anche che l'ultima disposizione luna circolare del Ministero degli
interni) prevedeva una facilitazione per chi voleva regolarizzare la propria posizione: era possibile, per attestare l'ingresso in
Italia (che deve essere anteriore
al 28 gennaio '87) produrre altri
tipi di documenti, bollette ENEL,
fatture di alberghi e simili: in
pratica è difficile produrre questi tipi di prova ».
Ma qual è, in questi ultimi
mesi, la figura dell’immigrato?
E’ vero che, almeno da alcune
parti, cominciano ad arrivare in
Italia anche dei nuclei familiari?
« Non c'è stato un gran cambiamento; va detto che per alcuni
degli immigrati ora regolarizzati si sta facendo strada l'esigenza del ricongiungimento familiare: abbiamo trattato alcuni casi conclusi felicemente, ma con
tempi burocratici di lunghezza
spaventosa (fino a 5 anni). Alcune famiglie arrivano, principalmente dall'Etiopia, ma l'esse
re costretti a lavorare in due, e
in condizioni precarie di lavoro
spesso nero, costringe i nuclei a
rompersi e a ricorrere all'affidamento dei figli a istituti, secondo quel che si chiama "adozione fittizia" ».
Che analisi avete fatto del rerente fenomeno della destra che
in Europa fa la sua propaganda
sui sentimenti di xenofobia e di
razzismo?
« Io personalmente direi che
bisogna fare attenzione: ciò di
cui si parla in questi giorni è
vero, e ampiamente dimostrato.
Però occorre ricordare che i governi d'Europa, anche quelli non
marcatamente dt destra, hanno
impostato una politica alquanto
restrittiva in materia di immigrazione. Il governo tedesco, da
tempo, ha avviato, oltre alla chiusura delle frontiere, un vero e
proprio "rimpatrio" dei turchi,
e così la Svizzera... ».
Infatti alcuni di loro stanno
arrivando, via Svizzera, a Milano...
« Già, perché l'Italia è ancora
abbastanza "aperta", tant'è che
negli incontri dei vari ministri
della CEE, si fanno pressioni
sul nostro governo perché conduca una politica più restrittiva
nei confrónti dell'immigrazione.
Naturalmente il fatto di "poter
entrare" in Italia non è in sé
un dato consolante perché bisogna vedere in quali condizioni
questi stranieri sono costretti a
vivere e a lavorare ».
Una recente indagine ha svelato che fra i giovani di Roma
c’è un forte e diffuso sentimen
Alberto Gorsanl
ROMA
Un boicottaggio
antiapartheid
A causa di un enorme ritardo
postale, solo ora siamo in grado
di riferire su una manifestazione di boicottaggio antiapartheid sudafricano con la partecipazione attiva della Chiesa evangelica battista di Roma-Centocelle.
Detto boicottaggio è stato attuato nei confronti del Credito
Italiano: esso ha avuto luogo
davanti all’agenzia n. 5, con esposizione di pannelli illustranti il coinvolgimento di varie
banche nazionali, nonché la complicità della politica italiana. Alcuni membri della comunità
hanno ritirato i loro conti dalla
banca a seguito di uno scambio di corrispondenza nella quale avevano chiesto alla direzione
della succitata banca di giustificare la sua posizione, ottenendone risposte ambigue e non
soddisfacenti. In un incontro
pomeridiano nei locali della
AMNESTY INTERNATIONAL
Sindacalisti vittime
Le carenze nell applicazione della legge 943 - I ricongiungimenti familiari - L ascesa della destra e le radici economiche del razzismo
i arresti e
Ancora violazioni dei diritti umani denunciate
per la Giornata internazionale del lavoratori
In occasione del 1° maggio,
Giornata internazionale del lavoro, Amnesty International ha
voluto richiamare l’attenzione
dell’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani compiute nei confronti di lavoratori e soprattutto di sindacalisti.
Questi sono vittime di molte e
dure persecuzioni, arresti arbitrari, torture, omicidi, sparizioni, da parte di regimi delle più
differenti ideologie e delle più
disparate aree geografiche.
to avverso agli immigrati: che
cosa ne pénsate?
« Credo che questo sondaggio,
più che farci gridare al razzismo
di questi ragazzi, debba farci riflettere sulla profonda ignoranza,
diffusa nel nostro paese, di tutte quelle che sono le ragioni dell’immigrazione.
Credo peraltro che non valga
nemmeno la distinzione, che pure qualcuno fa in questi giorni,
tra razzismo e xenofobia: in realtà è difficile stabilire dove finisca l'uno e cominci l'altra. Il
razzismo, comunque sia, ha delle radici economiche: se gli studenti dicono che gli stranieri portano via il lavoro, sono in gioco
proprio questi presupposti ».
Quali sono i vostri progetti
per iniziative future, che cosa
devono fare, o continuare a fare, le chiese?
« Nm aderiremo con tutta probabilità alle prossime iniziative,
così come avevamo aderito al
tentativo di lanciare in Italia
un'organizzazione omologa alla
francese SOS-racisme, che qui da
noi non ha però avuto seguito.
Ma a parte questo credo che le
chiese debbano continuare a fare un lavoro capillare di informazione che dovrebbe cominciare dagli studi biblici e dal catechismo: e dovrebbe essere un
lavoro di tipo continuativo, sicuramente lungo; e comunque l’opera di informazione, anche a livello più generale, dovrebbe essere altrettanto capillare e continuativa ».
Amnesty denuncia quest’anno
vari casi di lavoratori e sindacalisti imprigionati od uccisi.
Qui ne presentiamo tre, quasi a
simbolo degli infiniti altri casi,
alcuni dei quali persino in parte sconosciuti.
Argemiro Correa - COLOMBIA
chiesa, Pebe Cavazzutti ha illustrato la situazione interna del
Sud Africa con ima serie di diapositive, il pastore Saverio Guarna ha presentato il lavoro del
Coordinamento nazionale antiapartheid e Benny Nato, rappresentante dell’Ano (AÎrican
National Congressi ha rivolto
un appello alla solidarietà col
popolo oppresso in Sud Africa.
Alla manifestazione ha pure partecipato un buon numero di organizzazioni locali.
Nella mozione finale è stata fra
l’altro riaffermata la certezza
che « le forze democratiche e
processiate di ogni colore di
ogni paese sosterranno la lotta
per la libertà del popolo oppresso sudafricano e che esso
vedrà presto coronata dalla vittoria la sua giusta aspirazione di
vivere in un paese libero, democratico ed in i>ace ».
R. P.
Indirizzo per gli appelli (in
spagnolo o italiano):
Sr. Presidente Virgilio Barco
Presidente della Repubblica
Palacio de Narifio
Bogotá - Colombia America del Sud
Ervin Moti - CECOSLOVACCHIA
cenziato dal lavoro, con tutto
che nell’adempimento del suo
dovere di pompiere avesse più
volte rischiato la vita. Egli è
stato condannato a tre anni di
carcere. Per chiedere il suo immediato rilascio inviare appelli
(in italiano o inglese) a:
Dr. Gustav Husak
President CSSR
PRAHA-HRAD Czechoslovakia
Umar Fawzi Bakr - SIRIA
30 anni, padre di due bimbi.
Già vicepresidente della Federación Sindical Unitaria dei lavoratori agrari e socio fondatore
del Sintagro, il maggior sindacato dei lavoratori p>er la produzione delle banane.
E’ stato colpito a morte in im
agguato il 15 gennaio di questo
anno nell’hòtel Nuevo Horizonte
nella città di Apartadó, che è
al centro della zona in cui vengono prodotte le banane.
Sono stimati oltre duecento
gli omicidi politici nel contesto
del conflitto tra i lavoratori e i
proprietari terrieri durante le
trattative per il salario! La maggioranza delle vittime sono sindacalisti e lavoratori delle piantagioni.
In Colombia i sindacalisti, gli
avvocati operanti nella legislazione del lavoro, così come gli
attivisti per i diritti umani e gli
oppositori politici del governo
si trovano di fronte ad una sfibrante e sistematica campagna
di intimidazioni e minacce, che
essi ricevono tramite le ’’liste
della morte” preparate e rese
note dagli ’’squadroni della morte”, la ben nota organizzazione
paramilitare, a coloro che sono
destinati ad essere uccisi.
Amnesty ha invitato le autorità della Colombia a ordinare
rigorose ed imparziali inchieste
sugli omicidi di sindacalisti e
consulenti sindacali. Ma purtroppo i delitti commessi nella
zona di Apartadó sono rimasti
impuniti.
Si prega di scrivere alle autorità governative invitandole a
garantire l’incolumità personale
dei lavoratori e a punire gli autori degli omicidi.
38 anni, lavoratore tessile. E’
stato arrestato nell’ottobre del
1982, perché membro del Partito
Comunista di Azione (PCA), che
è proibito in Siria. Da allora è
rimasto in prigione senza accusa né processo. Le persone sospettate di essere un pericolo
per la sicurezza e l’ordine pubblico possono essere trattenute,
in base alla legge sullo stato
di emergenza, per un tempo
indefinito senza accusa né processo. Il PCA ha espresso critiche nei riguardi dell’attuale governo e contro l’opposizione fatta dai musulmani. Il PCA ha
chiesto l’abolizione dello stato
di emergenza, processi rapidi e
scarcerazione per coloro che
non hanno un’accusa. Dei 170
membri del PCA che sono in
carcere molti sono stati riconosciuti da Amnesty come prigio
nieri d’opinione.
Chiedere il rilascio di Pawzi
Bakr a:
Minister of Interior
Muhammad Harba
Marjeh Circle - Damascus
Syrian Arab Republic.
a cura del
Gruppo Italia 90 Val Pellice.
Fondo di
solidarietà
In attesa di pubblicare un
nuovo elenco dei doni pervenutici, desideriamo ricordare ai lettori le due iniziative in corso
del nostro Fondo.
La prima concerne il Centro
agricolo del Bagam (Camerún)
segnalato dalla CEVAA. Questo
centro è stato costruito dalla locale Chiesa evangelica per attenuare l’esodo rurale, e per lavorare la terra più razionalmente,
nell’intento di raggiungere l’autosufficienza alimentare.
38 anni, pompiere. E’ stato arrestato nel luglio 1986 e processato il 27 novembre con l’accusa di ’’sovversione” in base all’articolo 98 del Codice penale
cecoslovacco. Egli è stato accusato in particolare di avere discusso e commentato in modo
critico la situazione generale
in Cecoslovacchia e il ruolo preponderante del partito comunista.
Inoltre è stato perseguito per
aver ascoltato i programmi della ’’Voce dell’America” e della
’’Radio Europa libera”. Egli è
uno dei firmatari del documento dei diritti umani Charta 77.
Prima dell’arresto era stato li
La seconda riguarda il problema della carestia in Etiopia, carestia fortemente aggravata dalle continue azioni belliche che si
svolgono soprattutto in Eritrea,
come abbiamo già segnalato a
suo tempo.
lAl momento disponiamo della
somma di L. 7 milioni circa, di
cui 3 milioni 700 mila lire per il
Bagam ed il restante per la fame in Etiopia. Contiamo di poter raggiungere il più presto
possibile la cifra di 5 milioni
per iniziativa, per poi provvedere al reinoltro. Ricordiamo
che le offerte vanno inviate al
c.c. postale n. 11234101 intestato a La Luce • Fondo di solidarietà, via Pio V, 15 - 10125 Torino, indicando possibilmente la
causale del versamento (Bagam
opp. Etiopia). In mancanza di
questo dato, provvederenjo noi
stessi a suddividere gli importi.