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Anno 127 - n. 27
5 luglio 1991
L. 1.200
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ITALIA
Le politiche
e i credenti
Al recente congresso del Partito socialista Bettino Craxi, nella sua relazione, ha apprezzato
« l’ampiezza e il valore degli
orizzonti sociali ed umani dell’Enciclica » ma ha anche rilevato « taluni punti di perplessità
e di dissenso ».
Dissenso dall’azione della Chiesa cattolica per le sue iniziative
di stampo integrista nella società, che fa pensare a un nuovo
« temporalismo », come ha dichiarato Claudio Martelli.
Dissenso successivamente precisato dallo stesso Craxi nella
replica _ Anale: « Sottolineiamo
tutta rimportanza dell’impegno
sociale della Chiesa, la sua denuncia delle povertà, delle diseguaglianze, delle ingiustizie, la
sua difesa dell’uomo e della sua
dignità. Pertanto quando si scrive che noi siamo in preda a rigurgiti anticlericali si scrive una
cosa molto ingiusta. I motivi anticlericali, in questo paese libero per tutti, per tutte le religioni, per tutti i culti, per tutte le
culture, per tutti i cittadini possono essere solo riaccesi e rinfocolati dall’attivismo di un clero politicante.
(...) Chiediamo alla Chiesa cattolica semplicemente e rispettosamente di considerare tutti
uguali i cristiani e i cattolici
presenti nei partiti politici italiani e nel Partito socialista, secondo il principio dell’autonomia e della libertà politica dei
cattolici, che è stato a volte proclamato ma che è assai più raramente praticato ».
Achille Occhetto, segretario
del PDS, in un’ampia intervista
concessa ad Adista, ha fatto il
punto dell’attegglamento del suo
partito rispetto ai cattolici:
« Senza il cattolicesimo democrático — sostiene Occhetto —
non esiste una prospettiva credibile di riforma della politica.
Oggi il cattolicesimo democratico deve passare dall’essere coscienza critica del moderatismo
a forza protagonista dello schieramento riformatore ». Sull’ora
di religione Occhetto pensa che
« tutti insieme, credenti e non,
dobbiamo superare una concezione tutelare del rapporto con
le coscienze e contribuire ad un
processo di formazione critica
che includa come valore, non come potere sulla coscienza, quello dell’esperienza religiosa ». Occhetto conclude poi dichiarando
di apprezzare la posizione del
papa sulla guerra del Golfo e
ritiene possibile rincontro con i
cattolici « perché di fronte a sAde inedite, a problemi planetari
di liberazione e giustizia, siamo
chiamati tutti a fare la nostra
parte ».
I due partiti maggiori della sinistra, nella crisi della società
e dei partiti politici italiani, prestano molta attenzione ai credenti, ovviamente con posizioni
diversiAcate. Rimane il fatto che
nessuno dei due fa esplicitamente riferimento all’esperienza protestante.
Eppure, forse, l’etica protestante, col principio di responsabilità e col concetto di limite, qualcosa di positivo può apportare alle politiche dei partiti.
Giorgio Gardiol
LA GERMANIA RIUNIFICATA
Berlino, capitale protestante
La città che accolse a suo tempo gli ugonotti è un primo contributo dell’ex RDT al nuovo
stato tedesco - Droga, prostituzione e alcolismo fra i drammi che si concentrano all’Est
Con uno scarto di soli 18 voti
(su più di 650 votanti), il Parlamento della Germania unita ha
votato il 20 giugno scorso per Berlino capitale. Una decisione storica contrastata, fino all’ultimo
sul filo del rasoio, che sembra far
tornare indietro l’orologio della
storia. Eppure la scelta di Berlino
capitale sembra inserirsi in una
logica progressista, più che conservatrice. .
E’ noto che nell’immediato dopoguerra fu proprio Adenauer ad
opporsi all’idea di Berlino come
futura capitale di uno stato riunificato e ad optare, scartando Colonia, Francoforte ed altre prestigiose città, per la tranquilla Bonn,
dalla vita piccolo borghese. Pare
che questa scelta sia stata dettata,
più che dal timore di non pregiudicare il ritorno della capitale a
Berlino, da un’avversione dello
statista verso una capitale troppo
protestante, nel senso religioso del
termine.
Berlino, infatti, non è uno dei
luoghi del nazismo, anche se quivi
si sono svolti molti fatti. Altri so
no i luoghi del nazismo, come per
esempio Norimberga, grande in
un lontano passato medioevale.
Ma la prussiana Berlino, distante
poche decine di chilometri dalla
Wittenberg di Lutero, è la città
che ha accolto gli ugonotti; una
città relativamenté giovane risalendo, nella sua forma attuale, all’epoca dell’Illuminismo; culturalmente aperta, curiosa nei confronti delle novità; con una popolazione dal carattere espansivo, comunicativo, quasi meridionale,
una città che porta l’impronta dell’imperatore Federico il Grande, e
che a noi ricorda A. von Harnack,
il grande teologo liberale del secolo scorso. Quanto oggi Berlino
sia protestante non saprei dire, né
per quanto riguarda le cifre, né
per quanto riguarda il suo animo.
Ma la scelta di Berlino capitale ha oggi un altro significato: è
il primo contributo significativo
della ex DDR, la Repubblica democratica tedesca, alla costruzione
della nuova Germania. Perché tutto ciò che è stato fatto finora è
venuto dall’Ovest. L’Est è stato
semplicemente annesso e costretto
a marciare al passo di Bonn. Certo
questa scelta non può cambiare
quello che sembra essere il corso
ineluttabile della storia, dove il debole soccombe e il forte trionfa;
ma può, se non altro, servire a far
ritrovare un briciolo di dignità ad
una popolazione che, dopo il crollo del muro, non ha più avuto alcun ideale in cui credere.
Già, perché noi abbiamo la tendenza a pensare che con la riunificazione e l’acquisizione delle libertà democratiche i problemi dei
cittadini della ex DDR si siano risolti. E invece essi si sono, se possibile, complicati ancora di più.
Intanto perché si trovano a far
fronte ad una grossa crisi occupazionale, che è nello stesso tempo
crisi economica per le industrie e
tutte le altre attività della parte
Est; poi perché l’Ovest sta scaricando qui tutti i suoi sottoprodotti
culturali, la droga, la prostituzione, che si aggiungono alla piaga
dell’alcolismo già esistente; e infine perché c’è una grave crisi di
identità, che può rischiare di de
IL SERVO DELL’ETERNO
La forza della nostra debolezza
Isaia 50: 4-9 è uno dei cosiddetti «canti del servo dell’Eterno y> (gli altri sono Is. 42: 1-9; 49: 1-6;
52: 13; 53: 12). Al centro di questi canti troviamo
delle affermazioni sul ministero del profeta e il suo
destino. I primi tre canti (Is. 42; 49; 50) sono probabilmente una riflessione del deutero Isaia sul
proprio incarico e la propria missione. Il quarto (il
lungo e dettagliato canto dei capp. 52 e 53) potreb. be rappresentare la risposta che i discepoli e i seguaci del profeta hanno tramandato, relativa alla
sua morte violenta (...egli ha davvero portato la nostra malattia e si è caricato del nostro dolore »,
Is. 53: 4).
Sebbene dietro a questa figura del servo dell’Eterno stia una biografia reale, le affermazioni sul
servo rappresentano un quadro teologico aperto,
che va molto oltre la figura storica, concreta che
esse descrivono. Cosi nell’interpretazione ebraica di
questi testi è largamente condivisa l’opinione che
il servo sia da identificare con Israele. La teologia neotestamentaria, viceversa, ha riconosciuto in
Gesù Cristo il servo annunciato da Isaia
Per quanto riguarda l’interpretazione, i canti
del servo possono essere intesi « come una drammatica meditazione teologica sul destino di ogni
essere umano e sulla sua capacità di confrontarsi
con l’inevitabile dimensione della sofferenza e della
tentazione, vivendola con gli altri e, in una certa
misura, al posto degli altri» (Simian-Yofre).
Il brano di Isaia 50: 4-9 è una liturgia profetica;
contiene tre dichiarazioni che ci pongono degli interrogativi.
1 ) Riconoscere la missione ricevuta: «Dio, il Signore, mi ha dato la lingua dei discepoli, perché io
sappia dare una risposta allo stanco. Egli mi risveglia ogni mattino, ogni mattino risveglia il mio
orecchio, perché oda come i discepoli» (v. 4).
Si tratta di una confessione di fede che riguarda
il ruolo del profeta e che mette in evidenza come la
risposta può nascere unicamente dall’ascolto; e da
un ascolto che diventa vivo nell'ubbidienza.
Domandiamoci allora: chi ascoltiamo noi in
questo tempo? Per chi cerchiamo noi una rispo
sta, e a quali problemi riteniamo di avere una risposta da dare?
2) Riconoscere la condotta da tenere: « Dio, il
Signore, mi ha aperto l'orecchio, io non mi sono
opposto, non mi sono ritratto: ho offerto il dorso
a quelli che mi percuotevano e le guance a chi
mi strappava la barba; non ho nascosto il volto
agli insulti e agli sputi (w. 5 e 6).
Il servo-profeta comprende che la sua condotta
è strettamente legata càl’incarico ricevuto e al suo
ministero. Perciò non chiede un cambiamento della
propria sorte. La sofferenza che prende su di sé è
una sofferenza vicaria.
Domandiamoci allora: ogni risposta credibile
non è forse strettamente legata anche ad uno stile
di vita?
Ed ancora: il punto più profondo della sofferenza non è forse la ricerca di una risposta da dare allo stanco, allo scoraggiato, al caduto?
3) Riconoscere in chi porre la propria fiducia:
« Ma Dio, il Signore, mi aiuta; perciò non sarò distrutto. Berciò faccio il mio volto come una selce,
SI da non essere svergognato. Colui che crea il mio
diritto è vicino; chi vuole combattere con me? Si
presenti a me! Chi si oppone al mio diritto? Si
faccia avanti! Ecco, Dio, il Signore, mi aiuta: chi
potrebbe condannarmi? Ecco, cadono tutti come
un vestito roso dalle tarme » (w. 7-9).
Dio stesso partecipa alla sorte del suo servo,
f^rché possa riuscire e la sua vita abbia un senso.
Dio stesso, infatti, attraverso il servo, porta avanti
la .sua propria causa.
Domandiamoci allora: donde ricaviamo le nostre
certezze e le nostre sicurezze?
E infine: potremmo ancora trovare una speranza per noi e il nostro mondo sotto la croce di Gesù
Cristo?
Ernst-Joachim Waschke
(dell’Università di Halle)
(Nota: Il testo biblico segue la versione tedesca,
verosimilmente una traduzione personale dell’autore).
generare. Per quarant’anni il cittadino della DDR si è costruito un
mondo a parte per sopravvivere,
mentendo a se stesso e agli altri;
convincendosi che la menzogna
era verità, la povertà benessere, il
controllo libertà. Oggi questo mondo è crollato. Ma il vero muro non
è quello costruito da Ulbricht tra
Berlino Est e Berlino Ovest, oggi
ridotto in un mucchio impressionante di macerie. Il vero muro è
quello che ognuno s’è costruito
dentro e che, se crolla, fa affiorare in superficie i decenni della
propria menzogna, gli atti e le
parole, i gesti e i pensieri di quarant’anni di vita. Più indietro è
meglio non andare, perché c’è il
nazismo e ci sono i lager, la guerra e l’olocausto.
Non c’è dunque da stupirsi se i
giovani, soprattutto loro, ai quali
il presente è negato, il passato non
esiste, il futuro è pieno di angoscia, ricuperano modi e forme del
nazismo. E’ fatale che gli elementi
più deboli ed insicuri si volgano
verso ciò che sembra dar loro una
identità ed un senso, che sia la
droga o l’ideologia nazista.
Berlino capitale: è solo un piccolo segno, che se isolato non significherà nulla. Esprimiamo la
speranza, in questo contesto europeo di crisi profonda dei paesi dell’Est, che sia il segno di un’inversione di tendenza, per far diventare anche l’Est protagonista di un
processo di trasformazione di tutta l’Europa, in cui ognuno elabori
positivamente la propria vicenda,
senza vittime o vincitori, ma con
uomini e donne desiderosi di scrivere insieme una pagina nuova di
storia.
Luciano Deodato
CONFERENZE
DISTRE’TTUALI
Nove pagine di questo numero sono dedicate all’informazione sullo svolgimento e
sulle decisioni assunte dalle
Conferenze distrettuali, da
pag. 5 a pag. 13.
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fede e cultura
5 luglio 1991
FIRENZE: INCONTRO SUL LIBRO DI GIORGIO ROCHAT
POESIA
Il mondo
«Ho predicato Cristo,
perchè sono in gaiera?»
Le chiese evangeliche sotto la repressione poliziesca e culturale del ventennio - Una grande testimonianza emerge dalle lettere
Lo sguardo "lirico” di un giovane immigrato
sulla realtà che lo circonda nel nostro paese
Il 22 maggio è stato presentato, con la partecipazione dell’autore, il volume di Giorgio Rochat Regime fascista e chiese
evangeliche edito di recente dalla Claudiana nella Collana della
Società di studi valdesi. Introdotta dal prof. Salvatore Caponetto, che ha presentato il libro
e gli oratori, salutando il pubbUco numeroso, la presentazione è seguita a due voci.
Il prof. Giorgio Spini ha osservato che nella pur vastissima
letteratura sul fascismo, italiana
e straniera, il lato esaminato da
Rochat è del tutto ignorato. Il
libro ha il grande merito di far
vedere daH’intemo come funzionava la macchina del regime, in
base a una documentazione imponente ricavata da una ricerca
condotta con scrupolo meticoloso negli archivi della P. S. e del
ministero degli Affari Esteri. Risulta un diffuso arbitrio poliziesco, in cui affiorava il naturale
odio degli incivili per chi è più
civile di loro. Manca la documentazione degli archivi della
Direzione generale dei culti: ma
qui le carte cominciano solo alla fine della seconda guerra mondiale. L’indagine, notava Spini,
potrebbe essere utilmente proseguita e ampliata « pettinando »
la stampa, specie quella cattolica, dato che in molti casi autorità di P. S. e prefetti sono
stati « attivati » da autorità ecclesiastiche cattoliche.
Spini concludeva la sua valutazione, caldamente positiva,
con alcune osservazioni generali. Anzitutto le autorità di P. S.
non avevano alcuna idea del
contesto nel quale si muovevano
le chiese evangeliche; esse, identificando in larga misura protestantesimo e liberalismo politico, avevano puntato su un modello che stava apparendo perdente; dopo la prima crisi della guerra anglo-boera, ancor più
largamente la prima guerra mondiale fu patita come una guerra civile fra protestanti, a cui
seguì raffermarsi del totalitarismo nella protestante Germania.
Poi le opere sociali — in larga
misura scuole — erano in buona
parte sostenute dall’estero; tale
sostegno sotto il regime venne
a mancare e fu come se agli
evangelici fossero state tagliate
le braccia. Eppure, di fronte a
tanta crisi, la domanda: come
hanno fatto, allora, le chiese
evangeliche, a non squagliarsi?
In realtà, il protestantesimo in
Italia era un seme radicato ben
a fondo.
Ha preso quindi la parola il
prof. Roberto Vivarelìi, noto
studioso del fascismo. Anche
per lui questo è im libro importante, onesto nel dichiarare
la sua documentazione, onesto
nei giudizi: non è un libro apologetico. Risulta, nel mondo protestante, una notevole diversificazione di atteggiamenti di fronte al regime fascista, sia aH’interno di ogni chiesa, sia fra
l’una e l’altra delle chiese evangeliche: è noto che i più pesantemente e costantemente repressi furono i pentecostali, e non
a caso. Varia pure notevolmente l’atteggiamento delle autorità,
ai diversi livelli; nei funzionari
del regime è comunque chiaro
l’odio per la libertà di coscienza, cosi come risulta quanto
fosse difficile, per loro, capire
il mondo protestante, nelle sue
caratteristiche e diversità. Infine non si può negare, e non
viene taciuto, che certe chiese
« storiche » hanno avuto anche
rapporti positivi o non conflittuali col fascismo, specie all’inizio.
Secondo Vivarelìi la ricerca
andrebbe proseguita, risalendo
indietro (e scendendo in epoca
più recente, poiché è noto che
l’atteggiamento poliziesco non è
affatto scomparso appena caduto il fascismo): fa problema non
solo il fascismo, ma la cultura
italiana che fino a oggi, o quasi,
ha ignorato il mondo della Riforma protestante, passato e presente.
Giorgio Rochat è poi intervenuto, lieto dell’interesse suscitato dal libro, e ha risposto ad
alcune osservazioni, venute pure da qualcuno del pubblico. Fra
le carenze della documentazione, ha ricordato la non consultabilità dell’archivio dei carabinieri, meglio custodito di quello vaticano, e il non aver potuto consultare gli archivi di
ptato provinciali, salvo quello di
Torino. Manca pure la documentazione degli archivi — dove
esistenti — delle chiese evangeliche; su quelli valdesi è basato il volume del Viallet, su quelli metodisti sta lavorando Franco Chiarini, molte altre chiese
evangeliche mancano di archivi
sistematici e curati; del resto
l’indagine era non sull’atteggiamento delle chiese, ma su quello del regime e dei suoi organi. Rochat si è detto ben cosciente che manca il riscontro
della vita quotidiana delle chiese evangeliche, che di fronte alla pressione si sono autolimitate in misura più o meno forte,
ed ha poi sottolineato ancora lo
straordinario potere discrezionale dei prefetti, nonché il ridicolo di questo regime così forte,
che aveva paura delle ombre e
non di rado si accaniva su persone e manifestazioni di scarsa
portata: ma 1’« ordine » ha paura del « disordine », del diverso.
La lealtà-lealismo nei confronti
dello stato, su un fondamento
in parte biblico, ha spinto spesso gli evangelici a presentarsi
corne patrioti genuini, cittadini
leali; è stata graduale e sconcertante la scoperta che lo stato può sbagliare. Ci sono stati,
specie in chiese « storiche », cecità e cedimenti, soprattutto
personali; bisogna però constatare che, a parte la preghiera
per le autorità (evangelicamente
doverosa, più discutibile nei termini), non sono mai stati organizzati culti speciali; le chiese
come tali non si compromettono col regime e di solito si rivolgono, se del caso, al capo
del governo o al presidente del
consiglio, non al duce. Sottolineando un’osservazione di Vivarelli, Rochat ha osservato che
la diversità di atteggiamento poliziesco, fra Nord e Sud, è precedente al fascismo: l’autorità
esercita tanto più arbitrio quanto più debole è l’antagonista. Infine, a differenza del nazismo, il
fascismo era meno attento alla
cultura, sorvegliava meno, o meno sagacemente, organismi e riviste culturali.
Rochat ha concluso ricordando
l’aspetto più avvincente e toccante della sua indagine; la lettura delle lettere dei confinati.
In complesso i « borghesi » sono quelli che reagiscono peggio,
con minore dignità e resistenza; ci sono invece molte belle
lettere di contadini che nella loro semplicità, talvolta sgrammaticata, oltre alla struggente
preoccupazione per la famiglia
ridotta all’indigenza, scrivono e
insistono: « Io non ho fatto nulla di male, non ho fatto che
predicare Cristo crocifisso, e mi
dovete spiegare perché, per questo, sono in galera ».
Gino Conte
Il dramma e le difficoltà dell’essere immigrato in Italia possono
trovare espressione anche nella poesia.
John Ras Coomson, nato nel
1955 a Entumbil, Ghana, è membro attivo della Chiesa metodista
di Milano.
Contabile e amministratore,
poeta e commediografo, a Milano
per vivere lavora in un’impresa
di pulizie, come tanti altri.
L’editrice ’’Lesagono” ha pubblicato un suo libro di poesie intitolato Il mondo dei nostri giorni. Un avvenimento molto importante per John che vede così riconosciuti i suoi doni e che riscatta la sua cultura.
Le poesie pubblicate sono
un’autobiografia dell’autore, ma
potrebbe essere la biografía di
qualsiasi africano immigrato in
un paese ’’sviluppato". Un africano che riflette sul paese e sugli
affetti che ha lasciato. In Africa
ha vissuto in mezzo a tante risorse, ma non ne era il padrone.
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
Assisi “fuori orario
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Un seminario particolare e
’’fuori orario” ha sollecitato quest’anno da parte degli studenti
un grande interesse e una collaborazione entusiasta con il prof.
Paolo Ricca. Si tratta di una lettura delle fonti genuine di S.
Francesco ed in primo luogo della cosiddetta ’’regola non bollata’’ dell’anno 1221. Da questa lettura è nata l’idea di fare un viaggio di studio ad Assisi, anche perché il nostro professore aveva
più di una volta sottolineato la
differenza tra Francesco ed il
più tardo ordine dei francescani.
Assisi stessa sarebbe stata, secondo Ricca, l’esempio migliore
per studiare questo cambiamento.
Un simbolo per questa differenza è diventato per noi la grandissima cattedrale di S. Maria degli angeli, del XVII sec. Come una
scatola essa rinchiude nella sua
architettura, in stile barocco, la
piccola Porziuncola. La chiesetta,
tanto amata da Francesco perché
fu proprio lì che egli ebbe la
chiarezza sulla sua vocazione, ha
così perso l’aspetto della povertà
evangelica.
Non meno problematica da
questo punto di vista è l’esistenza della doppia basilica insieme
col monastero dei francescani:
Francesco non voleva delle abbazie, ma voleva una libera comunità di predicatori vaganti, ispirati solo dallo Spirito Santo. Non
voleva il monaco o il "padre” ma
il fratello; negava il vecchio modello benedettino, aspirava ad
una fraternità per la quale era
previsto il lavoro manuale e non
ad Un ordine con delle strutture
gerarchiche: « E nessuno venga
chiamato priore, ma tutti indistintamente si chiamino frati
minori. E l’uno lavi i piedi all’al* T snona uno dei passi
più significativi della ’’regola
non bollata".
Ma Assisi non si presenta solo
come una contraddizione della vita apostolica di S. Francesco.
Vi si trovano anche le "carceri
degli eremi”. Un luogo solitario
e montuoso, tranquillo, forse il
più vero in tutta Assisi perché
luogo di preghiera e di meditazione.
Assisi è anche una città d’arte
per eccellenza. Bisogna riconoscere che senza la vita del santo non
avremmo gli affreschi stupendi
di Cimahue e di Giotto nella doppia basilica che, fino ad oggi, a
prescindere dal punto di vista
artistico, rappresenta una chiara
testimonianza della teologia medioevale. Non è il Cristo "re
bizantino" quello che vediamo ad
As.sisi, ma il Cristo umiliato,
povero e sofferente. Dunque il
Cristo del quale Francesco si sentiva un discepolo.
Magari più importante risulterà il fatto che Assisi è diventata
un luogo d’incontro internazionale. Un francescano che ci ha accolto nella basilica e che ci ha
fatto visitare il monastero ha
sottolineato il lavoro di Assisi
per la pace nel mondo. I concerti natalizi, che vengono trasmessi da Assisi ogni anno, non
sono soltanto bella musica ma
anche il tentativo di convincere
i politici presenti a questo concerto del valore della pace e della giustizia.
Così io e forse anche altri
membri del nostro seminario,
dopo questa giornata ad Assisi,
siamo tornati a casa con due
sentimenti contrastanti.
Assisi, che per autodefinizione
e secolare tradizione è un luogo
santissimo, sembra oggi non presentare più gli aspetti più genuini della fede di Francesco.
Quella Assisi, invece, dove c’è
tranquillità e dove ci .si apre verso i problemi ed i bisogni del
mondo ha un grande fascino e
può ancora oggi esortarci verso
un discepolato di Cristo più
onesto e vero.
Insomma: una gita indimenticabile anche per la presenza dei
professori Girardet, Garrone e
Ricca. Francesco come tema di
un seminario presenta molti
spunti di riflessione. Spero che
non sia l’ultima volta che in
Facoltà .si esamina questo personaggio, in un sen.so così vicino
a Valdo e in un altro senso così
diverso da lui.
Martin Dornez
non ne poteva disporre; ha vissuto nell’abbondanza, ma aveva
fame.
In queste poesie non indulge
alla rassegnazione, c’è molta speranza che si traduce, o che si
vorrebbe tradurre, in un progetto
di vita. John vorrebbe che l’Africa si risvegliasse e prendesse
consapevolezza delle proprie risorse e della propria cultura. E’
alla ricerca di un antidoto per
quella "peste che è il razzismo".
Raccoglie le proprie forze per
incamminarsi nel sentiero della
libertà e della giustizia, mentre
manifesta un grande amore per
la verità. Non accetta più di vivere solo di avanzi, ma rivendica
per sé e per i suoi una vita più
piena.
Perseveranza
e solidarietà
Certo, quando ci si propone
un progetto alle volte è più facile desistere, tornare indietro, ed
allora è necessario armarsi di
pazienza, di resistenza, di perseveranza, procedendo non da soli
ma nella solidarietà con gli altri
compagni di strada.
Intanto vive una realtà di sfruttamento, di nrecarietà, è in difficoltà nei meandri di leggi che
sembrano dei veri e propri tranelli.
Sa anche essere sarcastico
quando dice che si sente amato
quando va in discoteca, quando
cioè fa ciò che tutti i giovani fanno.
Quanta nostalgia per la sua
casa, per il sole, la luce, gli animali, le piante del suo paese. C'è
un pensiero di riconoscenza al
Dio creatore. Un momento alto
della poesia di John è quando
esprime un amore struggente per
la sua donna lontana, che sembra
appartenere al passato.
John non vuole limitarsi a sognare il passato, è legittimo pretendere di vivere con lei il presente e condividere con lei i sucri
progetti. L’autore delle pcresie è
un credente, ma alla maniera di
Giobbe. C’è una protesta nei confronti di Dio che sembra averlo
abbandonato quando aveva bisogno di lui. Ma come Giobbe è al
Signore e non ad altri che egli
continua a rivolgere i propri interrogativi e la propria ribellione verso una situazione che non
consente di essere una persona
viva. John è consapevole che tutto ciò che ha bisopio di sapere
è nella Parola di Dio.
Valdo Bcrtecchi
(Per l'acquisto rivolgersi a John Ras
Coomson, c/o Chiesa metodista, via
Porro Lambertenghi, 20159 Milano).
3
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5 luglio 1991
commenti e dibattiti
CRACOVIA: INCONTRO DI EX DEPORTATI E ANTIFASCISTI
Il dovere di ricordare e ia
necessità di un impegno
Per un Europa di pace non si può dimenticare ciò che è avvenuto nei
campi di sterminio - La memoria si deve concretizzare in educazione
Pubblichiamo — non per una
semplice informazione ma come
espressione partecipata di un impegno che non può e non deve
venir meno — il testo dtW’appello
diramato a Cracovia il 2 giugno
da un incontro di ex deportati
politici e resistenti antifascisti
europei, a cui dairitalia ha pure
partecipato il prof. Carlo Ottino
di Torino. A lui, per illustrare
l’alto significato dell’iniziativa, abbiamo rivolto alcune domande.
Gli scopi di
un incontro
internazionale
Dal 31 maggio al 4 giugno lei
ha partecipato, in rappresentanza di un’Associazione piemontese
della Resistenza, all’incontro organizzato in Polonia, a Cracovia,
dai Comitati internazionali dei
campi di concentran-iento nazisti.
Può illustrarci sinteticamente gli
scopi di tale incontro e quali risultati sono stati raggiunti?
L’incontro è stato convocato in
concomitanza con il Colloquio
della CSCE (Conférence sur la
sécurité et la coopération en Europe), svoltosi dal 28 maggio al
7 giugno nella medesima città polacca per precisare tra l'altro le
modalità di protezione e conservazione del « patrimonio culturale europeo », ivi compresi « i monumenti ed obiettivi storici, culturali e religiosi » che è stato preceduto dalla stesura e diffusione
di un articolato memorandum
prospettante, « per un’ Europa
della pace e del rispetto della dignità umana », le ragioni profonde che esigono appunto, nello
specifico e in relazione al disegno
generale attualmente discusso,
« la protezione e la conservazione dei luoghi, dei musei ed altri
istituti di documentazione in essi
installati e degli archivi concernenti lo sterminio e, più ampiamente, il periodo nazista dal 1933
al 194^ Sono state giornate assai
intense, la prima delle quali interamente trascorsa — nel segno
fondamentale della memoria come imprescindibile dovere morale e politico — ad Auschwitz e
a Birkenau, che per eccellenza
stanno ad attestare di fronte alla
coscienza del mondo il carattere
assoluto dei crimini commessi e
e in special modo della Shoah,
del progetto di « soluzione finale
della questione ebraica ». Ed i risultati hanno compreso, oltre alla risonanza esterna, l’unanime
approvazione dell’appello di Cracovia e i rapporti stabiliti con le
tredici principali o più interessate missioni governative al Collo-'
loquio della CSCE (tra cui quella
italiana) ottenendone in varia misura ascolto e talora assicurazioni di appoggio.
L’« Appello »:
prospettive di
un documento
In quale prospettiva generale e
specifica si colloca il documento
da voi approvato e diramato col
titolo di ’’Appello di Cracovia”?
Non credo possa sfuggire, se
non Per partito preso o per indifferenza almeno in parte imputabili a ignoranza, a disattenzione
n a errata considerazione dei pro
blemi e dei fatti, il senso sostanziale e rigoroso di questo documento. A Cracovia si è riunito, a
sollecitare l’Europa in un momento di grandi cambiamenti e
di non trascurabili incognite per
il futuro, un gruppo di persone di
diversi paesi dell’Est e dell’Ovest:
per lo più anziane e sopravvissute alla devastante incancellabile
esperienza dei lager; e tra esse
gli alti esponenti degli otto Comitati internazionali dei campi che
nel loro nome — Auschwitz-Birkenau, Buchenwald-Dora, Dachau, Mauthausen, NatzweilerStruthof, Neuengamme, Ravepsbidick, Sachsenhausen — e nella
loro storia conservano la tragica
potenza simbolica e rievocativa
dell’intero universo concentrazionario nazista. L’appello di Cracovia sta — ritengo — tra il passato e l’avvenire quale ammonimento ed esortazione a garantire l’integrità dei luoghi e la trasmissione dei valori che ci hanno
consentito libertà e rispetto ^ei
diritti. Ciò, a tanto maggior ragione, mentre lo scorrere degli
anni tende a diradare testimoni
e vestigia; e quel che non fa il
tempo lo potrebbero o lo vorrebbero fare l’incuria e, non di
rado, la cattiva volontà dei posteri: governi e istituzioni politiche e religiose, intellettuali troppo saccenti e gente comune troppo indaffarata nel grigiore dell’incerta quotidianità e nell’assuefazione alla violenza.
Le responsabilità
di un eterno
ricordare
Ha parlato prima del dovere
di non dimenticare. Che cosa implica, per l’oggi e ancor più per
il domani, questo dovere per chi
è stato protagonista o testimone
del terribile passato non meno
che per coloro che, rimasti allora
ai margini della tragedia o nati
più tardi, si trovano dinanzi cid
eventi che hanno lasciato tracce
indelebili e che potrebbero in
qualche modo ripetersi?
E’ ben nota e spesso citata l’espressione del filosofo americano
George Santayana: « Coloro che
non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo ». E tale monito assume, a mio parere,
particolare valenza etica tanto
più nei confronti dei massimi
esempi di aberrazione umana: c’è
un problema di puntuale, corretta e costante conoscenza del passato, riguardo al Quale l’ebraico
Zakhor (cfr Deut. 25: 17-19: «Ricorda ciò che ti ha fatto Amalek.... ») dovrebbe essere per ciascuno di noi un autentico imperativo categorico ma, nel contempo, di adeguata consapevolezza
del presente e quindi di vigile
impegno rivolto soprattutto in
avanti. Non si tratta di giustificare e forse neppure di capire l’ingranaggio sistematico di sfruttamento disumano e di morte programmata, che più si vede in
quanto è rimasto e si studia nelle
sue risultanze di ogni tipo e più
appare in ultima istanza incomprensibile: si tratta però di trovare, senza schermi né ridimensionamenti più o meno « pietosi »
o interessati, la determinazione
e gli strumenti per porre a confronto la coscienza, Tintelligenza,
il sentimento degli individui e dei
popoli con la realtà dello sterminio nazista, moltiplicando la te
stimonianza, rendendo in misura
crescente testimoni ed eredi dell’inenarrabile, del male sommo
perpetrato facendosi idolo del
razzismo e della violenza autoritaria, anche e specialmente le
nuove generazioni. Cosi la memoria si concretizza in informazione e educazione e la vigilanza si proietta contro le contaminazioni dell’olocausto, le profanazioni delle tombe e le stesse
insidie dell’oblio non meno che
contro i « revisionismi storiografici » che hanno imboccato la
strada della relativizzazione dei
crimini nazisti e delle responsabilità tedesche. Anche per l’Italia
era in primo luogo giustamente
rappresentata l’ANED, l’Associazione nazionale ex deportati politici, che tanto opera proprio per
la trasmissione del ricordo e dei
valori: è un dovere che sempre
più ci investe tutti e tale mi sembra essere fondamentalmente lo
spirito dell’appello di Cracovia.
a cura di
Jean-Jacques Peyronel
DOCUMENTI
L'appello di Cracovia
Rappresentanti dalle innumerevoli vittime e dei sopravvissuti sempre meno numerosi dei campi di concentramento e di
sterminio nazisti, ci siamo riuniti nella terra martire della
Polonia, non lontano dalla necropoli di Auschwitz-Birkenau.
Noi ci rivolgiamo alla Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE) affinché siano conservati e salvaguardati, come patrimonio culturale europeo, i luoghi dei
campi di concentramento nazisti.
Noi rappresentiamo i popoli d’Europa lasciati in balta del
terrore hitleriano, ivi compreso il popolo tedesco. Siamo gli
eredi di un patrimonio storico fatto di coraggio, di sofferenza
e di morte, che ci hanno trasmesso milioni di uomini, di donne
e di bambini sterminati nella lotta contro l’oppressione o a
causa della loro origine o della loro religione.
Noi siamo consapevoli dell’immenso valore storico, civile
e morale che rappresentano per l’intera umanità le tracce del
nostro passato, l’orrore del nazismo e dei suoi delitti, l’ideale
di coloro che, nelle peggiori condizioni, combatterono per
i diritti umani e per la libertà.
Noi domandiamo alla CSCE di raccomandare a - tutte le
autorità che vi partecipano di considerare i luoghi sacrificali
della deportazione nazista parte integrante del sistema d’oppressione nazionalsocialista, esteso a tutta l’Europa a mano a
mano che sono avvenute le sue conquiste, come costitutivi del
patrimonio culturale europeo e di prendere ogni misura adeguata perché siano conservati e salvaguardati e sia garantita
la perennità del loro significato.
Nessun tentativo, diretto o indiretto, di cancellare le responsabilità dell’hitlerismo, nonché di riabilitarlo sotto qualsiasi forma, deve essere tollerato.
All’opinione pubblica europea noi rivolgiamo un pressante
appello. Le necropoli che costituiscono tanti luoghi d’internamento, di deportazione, di tortura e di genocidio sono inviolabili testimonianze della lotta dell’umanità contro la barbarie,
per la pace e per ì diritti umani. Essi devono essere conservati,
protetti, gestiti e spiegati affinché la gioventù dei nostri paesi
possa crescere in un’Europa di libertà e di pace.
Cracovia, 2 giugno 1991.
IL DIBATTITO SULL’OTTO PER MILLE
Una quarta via
Se siamo animati da una vera volontà di evangelizzare, questa può
essere un’opportunità: l’alternativa è il calo dei membri di chiesa
Il prossimo Sinodo dovrà riprendere in esame la proposta
se accettare o rifiutare il cosiddetto ’’otto per mille”. La TEV
fu probabilmente la prima a
pronunciarsi favorevolmente, attirandosi subito qualche rimbrotto. In queste ultime settimane
gli interventi si sono moltiplicati
e sembra che quasi tutte le chiese siano del parere di accettarlo.
Ma subito si presenta il problema di come utilizzare questa
inaspettata e non richiesta manna. C’è chi sostiene che si debba
accettarla, come del resto già si
accettano diversi altri contributi dallo stato. Altri dice che possiamo accettarla, ma non per la
cassa culto, bensì per le opere
di assistenza e istrùzione. Ultimamente Tullio Vinay suggerisce
che la Tavola accetti questo contributo, ma per devolverlo interamente alle popolazioni denutrite del Terzo Mondo.
Una commissione per
l’evangelizzazione
Insomma, ci troviamo davanti
a una bella confusione. Come se
non bastasse, ecco un’altra proposta. Si chiede che l’otto per
mille venga devoluto a una costituenda Commissione sinodale
per l’evangelizzazione. Come tutti sanno questa Commissione
venne creata dal Sinodo del 1860,
e ne fu l’anima soprattutto Matteo Prochet. Si può ben dire che
la Chiesa valdese del nostro tempo viva in buona parte di questa
eredità.
Nel 1915 il pastore Ernesto
Giampiccoli propose che nella
chiesa ci fosse una sola amministrazione e quindi il Comitato di
evangelizzazione sparisse. Naturalmente la sua idea non era che
la chiesa non facesse più evangelizzazione, ma che la 'Tavola stessa la considerasse come opera
propria. Pare però che non fosse
del tutto convinto, perché diceva: « Sarà un bene o sarà un
male? L’aw'enire lo dirà; il momento presente non è più il momento della discussione e non è
ancora quello del giudizio storico ».
Forse in quell’ora drammatica il provvedimento era necessario. Ma a lungo andare la nostra
chiesa si è trovata gravemente
impoverita. Bisogna giungere al
1981 perché venga nominato un
’’Comitato promotore di iniziative evangelistiche” riconfermato
anno dopo anno fino all’anno
scorso. Era un Comitato con ben
scarse possibilità di azione e che,
in pratica, si limitava a seguire
e incoraggiare quello che le comunità già facevano. Tant’è vero
che la Tavola stessa, nel 1983,
chiese al Sinodo se « non fosse
giunto il momento di creare una
Commissione permanente, che
raccolga sistematicamente informazioni sulle varie attività e assuma eventuali iniziative per
dare impulso all’opera evangelistica ».
Necessità di un
riorientamento
Ma non se ne fece nulla e nel
1987 leggiamo che « nel corso di
un incontro con la Commissione
di evangelizzazione è emersa la
necessità di un riorientamento
delle chiese per Tevangelizzazione. La Tavola osserva che per
realizzare le proposte occorrerà
un grosso impegno di persone e
di mezzi finanziari ».
II Sinodo dell’anno seguente,
1988, toiTiò a insistere e precisò
la sua volontà in questi termini:
« II Sinodo esorta la Tavola a
mettere a disposizione persone,
tempo e denaro necessari per
lavorare a un progetto di Dipartimento per l'evangelizzazione
situandolo su un piano di collaborazione con quello già esistente nelle chiese battiste ». Anche
questa volta la Tavola reagì
dimostrando che la realizzazione
di un simile progetto era fuori
delle sue possibilità finanziarie.
Si giunge così alla relazione
di quest’anno. E’ sparita la Commissione per l’evangelizzazione
ed è nominato soltanto un ’’coordinatore per l’evangelizzazione”'
(Valdo Beneechi).
Un’opportunità
da cogliere
A questo punto ci sembra che
colui che chiamiamo il Signore
della storia e della chiesa voglia
intervenire per indicarci un’opportunità che forse non si ripresenterà mai più; richiamandosi
alla decisione del Sinodo 1988,
si decida la costituzione del Dipartimento di evangelizzazione,
con la variante che si tratterà di
una Commissione sinodale eon
tutti i poteri che questa nomina
attribuisce. La difficoltà finanziaria, che finora ha trattenuto
la Tavola, è superata se il Sinodo
deciderà di accettare T8 per
mille a beneficio di questo Dipartimento. Qui dobbiamo fermarci
perché andremmo forse troppo
lontano immaginando quello che
la nostra chiesa potrebbe diventare in un prossimo avvenire.
Ma il vero problema è di sapere se noi siamo animati da una
vera, concreta volontà di evangelizzazione. In questo caso ci
sembra che la proposta di creare un Comitato di evangeliz.zazione sia attuabile. Altrimenti
avremo da rimpiangere un’occasione perduta e dovremo rassegnarci a constatare anno dopo
anno una progressiva, inesorabile
diminuzione nel numero dei nostri membri di chiesa.
Roberto Nisbet
4
4 vita delle chiese
5 luglio 1991
CENTRO DI FORMAZIONE DIACONALE
CORRISPONDENZE
Operatori evangelici Consultazione metodista
I corsi rivolti soprattutto a giovani interessati all'ambito educativo e socio-sanitario
Nel corso della Conferenza distrettuale del 3° distretto, tenutasi il 15 e 16 giugno ad Ecumene, è stato presentato il regolamento del Centro di formazione diaconale (CFD), che già
da due anni funziona in modo
sperimentale presso il Centro
giovanile protestante-Gould
(CGP) di Firenze. Con l’approvazione del regolamento da parte del Comitato del CGP, il Centro di formazione diaconale diventa a pieno titolo una delle
attività di quest’opera, ma con
delle sue peculiari caratteristiche.
Da tempo nelle chiese era stata espressa l’esigenza di una formazione in ima prospettiva di
testimonianza evangelica per coloro che intendono prestare un
servizio diaconale. Il CFD risponde proprio a questa necessità e la sua esistenza è stata voluta in particolare da 4 chiese
che hanno deliberato in tal senso (Comitato promotore iniziative evangeliche-Chiesa dei Fratelli il 23.6.’90, Assemblea dell’Unione battista il 19.8.’90, Atto sinodale 31/SJ/90 - metodisti e vaidesi). L’attività ha perciò carattere interdenominazionale e, pur
essendo promossa dalle quattro
chiese citate, è aperta alla partecipazione e al contributo di
altre chiese evangeliche che ne
condividano i fini e ne facciano
richiesta. Dal punto di vista organizzativo il CFD fa capo al
Comitato del CGP per gli aspetti
giuridico-amministrativi e ad un
proprio Consiglio per gli aspetti organizzativi e didattici.
I corsi di formazione diaconale si rivolgono principalmente a
giovani delle chiese evangeliche
che intendano frequentare corsi
di formazione professionale nell’ambito educativo e socio-sanitario e contemporaneamente desiderino approfondire la loro
formazione in una prospettiva
di testimonianza evangelica.
Mentre la formazione strettamente professionale viene acquisita nelle scuole pubbliche, che
a Firenze sono presenti in più
settori di specializzazione (assistenza sociale, scuola educatori,
infermieri professionali, fisioterapisti), il corso diaconale tende a favorire la maturazione spirituale degli studenti ed a for
nire alcuni strumenti essenziali
di orientamento e di formazione
neH’ambito della diaconia evangelica tenendo conto della formazione professionale che lo
studente sta svolgendo. I corsi
si sviluppano nell’arco dei tre
anni ed hanno un carattere residenziale. Gli studenti nei tre
anni abiteranno presso il CGP
e le rette solo per un terzo saranno a carico dello studente,
in quanto gli altri due terzi saranno in parte in prestito, restituibile senza interessi quando lo
studente lavorerà, e in parte a
carico della chiesa di provenienza. Al termine del triennio verrà rilasciato un diploma di formazione diaconale che, pur non
avendo rilevanza in un tradizionale rapporto di lavoro, sarà invece titolo preferenziale per
una eventuale assimzione nelle
opere delle chiese che partecipano al CFD e per un eventuale ingresso nel servizio diaconale nei ruoli delle chiese. Il CFD
non garantisce comunque ai suoi
diplomati uno sbocco lavorativo.
Il programma didattico del
CFD prevede 174 ore annuali
per un totale triennale di 522
ore. Per ogni anno si prevede
un modulo composto di sette
tematiche che vengono sviluppar
te nei tre anni: riflessione eticoprofessionale (vocazione, spiritualità, persona, ruolo e istituzione), introduzione alla teologia
evangelica, storia delle chiese
evangeliche, storia delle opere,
lettura e studio di libri dell’Antico e Nuovo Testamento, teologia pratica, problemi e tecniche di relazioni (comunicazione,
dinamica di gruppo, socializzazione, animazione di gruppo, relazione con l’altro).
Il CFD ha un coordinatore che
segue gli studenti e li aiuta nello studio e nella preparazione
degli elaborati individuali. Alla
fine di ogni anno è prevista una
verifica e una valutazione di
quello che è stato appreso.
Per avere informazioni chi lo
desiderasse può telefonare o
scrivere al coordinatore del CFD,
prof. Massimo Rubboli, o al direttore del fXlP, dott. Gianluca
Barbanotti, presso il Centro giovanile protestante-Gould, via dei
Serragli 49, 50124 Firenze, tei.
055/212576.
In grande rilievo i rapporti ecumenici e i contatti con i metodisti degli USA - Discusse le iniziative a favore degli immigrati
Dal 31 maggio al 2 giugno i
rappresentanti delle chiese metodiste in Italia, insieme ad alcuni
pastori valdesi che hanno in cura comunità metodiste, si sono
riuniti a Ecumene ; con un intenso dibattito i metodisti italiani
hanno affrontato i temi del lavoro con gli immigrati extracomunitari e i rapporti ecumenici dell’OPCEMI, che sono rimasti di
sua pertinenza anche dopo l’integrazione con la Chiesa valdese.
La riflessione sulle iniziative a
favore degli immigrati ha dato
l’opportunità di mettere in luce
le numerose esperienze in atto,
dove gli immigrati sono accolti
per il culto presso i locali delle
chiese evangeliche o si sono integrati nella vita della comunità locale.
I contatti ecumenici delle chiese metodiste italiane ai vari livelli sono stati illustrati nella relazione del Comitato permanente
deirOPCEMI. E’ stata ricordata
l’importanza dell’Assemblea/Sinodo del novembre scorso, che
ha avuto come conseguenze un
rafforzamento della collaborazione tra battisti, metodisti e valdesi. Stretti contatti sono stati
mantenuti con la Chiesa metodista unita degli Stati Uniti, il cui
Comitato generale si è riunito a
Ecumene lo scorso ottobre. La
delegazione del Comitato si è impegnata a considerare le chiese
metodiste italiane come partner
privilegiato nel suo vasto quadro
a livello mondiale. Una nutrita
delegazione delle chiese metodiste italiane e della Chiesa valdese
parteciperà ai lavori del Consiglio mondiale metodista che si
svolgerà a Singapore dal 24 al 31
luglio.
Tra gli speaker ufficiali in sessione plenaria vi sarà una metodista italiana, Febe Rossi Cavazzutti. Non meno importanti sono
stati i contatti con la Chiesa metodista della Gran Bretagna, intensificati dopo la visita che una
delegazione di 50 metodisti italiani ha compiuto lo scorso anno
nel Regno Unito. Un altro viaggio, questa volta alla scoperta
del metodismo americano, avver
XIV CIRCUITO
Intensa ^ collaborazione
con i battisti
Dall’inizio di quest’anno le nostre chiese si sono mobilitate prima contro la guerra del Golfo
ed a favore della pace poi per
l’emergenza albanesi.
Nel primo caso, oltre ad un impegno concreto con cortei, manifestazioni, articoli di stampa,
manifesti, ecc., c’è stata anche
una rivisitazione teorica in sede
politica sulle tematiche della
guerra e della pace con larga
partecipazione dei nostri giovani. Non è mancato, ovviamente,
il nostro specifico contributo di
credenti che accettano, e rilanciano alla società, la sfida della
fede e della speranza-certezza
nei nuovi cieli e nella nuova terra, che hanno da essere realizzati fin da ora.
Nel secondo caso, allo sbarco
di circa 22.000 profughi albanesi
sulle coste di Brindisi, la cui
comunità locale ha prontamente
aperto le porte dei propri locali
di culto all’ospitalità, è seguita
una mobilitazione di quasi tutte
le nostre comunità BMV apulolucane, coordinate da un apposito comitato. Aiuti economici
sono pervenuti dal Foreign Mission Board della Chiesa battista
americana e dalla FCEI, sufficienti, a quanto pare, fino al 15
giugno. E poi? E che cosa sarà
alla scadenza del terniine di soggiorno per gli albanesi a cui non
sarà stato riconosciuto lo status
di rifìugiato politico o che non saranno riusciti a trovare casa e lavoro? Le nostre chiese, con il
Servizio migranti della FCEI,
cosa faranno? Sono questi gli
interrogativi che al momento ci
preoccupano maggiormente, sebbene alcune risposte politiche ci
siano già note ma non condivise.
11 lavoro svolto quest’anno dal
CC si è inserito all’interno del
programma che la Federazione
delle chiese evangeliche di Puglia
e Lucania, di cui fanno parte per
ora solo chiese BMV, si è dato
nell’assemblea del novembre ’90.
Esso si è articolato attraverso
il funzionamento di varie commissioni che hanno organizzato
convegni, incontri, conferenze,
redatto un giornale interno, "La
tela’’, scritto diversi articoli ap
ra nel giugno-luglio 1992 negli
Stati Uniti; l’itinerario previsto
ripercorrerà da Est a Ovest le
strade di frontiera.
La consultazione ha dedicato
ampio spazio alla progettata nascita di un settimanale comtme
delle chiese valdesi, metodiste e
battiste : nel dibattito è stata sottolineata l’esigenza di ima fattiva
collaborazione e partecipazione
da parte metodista, che porti nel
giornale la voce del metodismo
italiano e intemazionale.
Partecipazione
ANGROGNA — Martedì 25
giugno abbiamo predicato
l’Evangelo della risurrezione in
occasione dei funerali di Mario
Sappé, improvvisamente deceduto du3 giorni prima all’ancora
giovane età di 62 anni.
Mario, che per tanti anni aveva lavorato a Torino e che risiedeva nel comune dì Torre
Penice, ha voluto essere riportato nella sua Angrogna, e la
nostra comunità s’è raccolta attorno ai suoi figli e agli altri
suoi cari con una partecipazione intensa e numerosa. A loro
vada ancora tutto il nostro affetto e la nostra simpatia.
Solidarietà
VILLAR PELLICE — In questa ultima settimana ci hanno
lasciato la sorella Caterina Geymet in Giovenale, di anni 78, e
il fratello Pietro Mottura di anni 75. Rinnoviamo ai familiari
la nostra fraterna solidarietà.
Concerto
VILLAR PEROSA — Lunedi 8
luglio, ore 21 nel tempio in borgata Soullier, avrà luogo un concerto del gruppo svizzero « Ten
Sing », un gruppo di circa 40 giovani che presentano la testimonianza biblica attraverso la musica moderna (rock, gospel). Tutti sono invitati.
• Durante l’assenza del pastore, dal 14 al 31 luglio, i culti
domenicali saranno presieduti
da Fulvio Crivello, Eric Noffke
e Marilisa Bessone Salvai. Per
ogni eventualità si possono contattare gli anziani o il pastore
Ruben Vinti di Pramollo.
• Ci sono ancora 5 posti (maschi) e 5 posti (femmine) per
un campo che si svolge a Vallecrosia dal 24 luglio al 7 agosto:
telef. al pastore Noffke.
Lutti
SAN GERMANO — In questa
settimana nel tempio si sono
svolti i funerali di Edoardo Lantelme e di Adele Ribet in Vinçon,
il primo scomparso a soli 65
anni e la seconda all’età di 78
anni a distanza di quindici giorni dalla morte di suo fratello.
Sia alla moglie, al figlio, alle sorelle ed al fratello di Edoardo
Lantelme, sia ai parenti tutti di
Adele Vinçon la comunità esprime la sua cristiana solidarietà
nel dolore.
• Domenica 23 giugno Carlo
e Rinuccia Travers, accompagnati da parenti ed amici, hanno
seguito il culto con particolare
commozione poiché in quel giorno essi hanno celebrato i venticinque anni di matrimonio. La
comunità si è stretta intorno a
loro chiedendo al Signore di benedirli ancora per lungo tempo
concedendo loro un avvenire
ricco di serenità sotto il suo
sguardo.
Simpatia cristiana
BOBBIO PELLICE — A qualche ora di distanza l’uno dall’altra ci hanno lasciati Stefano
Bonjour e Maria Luigia Pontet.
L’Evangelo della resurrezione e
della vita eterna, annunciato in
queste due separate circostanze,
rimanga per i familiari e tutti
noi la vera consolazione in Cristo il Signore.
• La nostra comunità esprime la propria simpatia cristiana alla famiglia Dastrù per la
morte di Angela Grindatto, mamma di Ugo, morta all’età di 62
anni.
• Ricordiamo che nel culto
del 7 luglio, prima domenica del
mese, verrà celebrata la cena
del Signore.
RICORDO DI UN FRATELLO
Alfonso D’Auria
parsi sulla nostra stampa. Si
auspica che tale attività comune con i battisti si intensifichi
in futuro soprattutto in vista dell’evangelizzazione e della collabo
razione territoriale.
quanto attiene il programma di visite ed incontri da parte
del CC alle comunità ed ai consigli di chiesa della nostra diaspora esso, quest’anno, si è focalizzato principalmente sull’area
daunio-lucana. Qui, infatti, si è
concordato un piano di predicazione per i culti domenicali che
vede impegnati predicatori locali, pastori e membri del CC per
le comunità di Venosa, Rapolla,
Cerignola e, dal maggio scorso,
anche di Foggia ed Orsara. Si
spera con questo di .superare le
paure di emarginazione e di abbandono da parte di alcuni che
vivono più alla periferia della
diaspora apulo-lucana e di fare
in modo die possano riacquistare, con l’aiuto dello Spirito, nuovo zelo nell’ascolto e nell’annuncio della Parola.
Giovanni Magnifico
Parlare della fede di Alfonso
D’Auria non è molto agevole per
chi non l’ha conosciuto a fondo
come me. Questo perché, specialmente negli ultimi anni, forse anche per i suoi problemi di
salute, egli non ha mostrato
particolare attaccamento alle attività ecclesiastiche. Eppure ha
sempre contribuito adeguatamente ai bisogni della chiesa,
difficilmente mancava al culto la
domenica mattina e non c’è stata assemblea di chiesa a cui non
abbia partecipato intervenendo
spesso nei dibattiti. Ciò nonostante egli ha sempre rifiutato
di assumere precisi impegni di
responsabilità nella chiesa.
Ho conosciuto Alfonso nell’immediato dopoguerra quando, insieme con un folto gruppo di
giovani socialisti al seguito di
Giuseppe Bogoni (primo evangelico fra i deputati al Parlamento italiano), cominciò a frequentare la nostra chiesa. Da allora
e per circa dieci anni abbiamo
svolto insieme un’intensa attività giovanile nella comunità, riuscendo ad aggregare numerosissimi giovani; abbiamo sempre
fatto parte del « seggio » alter
nandoci negli incarichi di presidente, vicepresidente, segretario e cassiere; tutte le sere si
faceva a gara fra chi arrivasse
primo ad aprire i locali di attività giovanile, dove trascorrevamo la maggior parte del nostro
tempo libero. E anche dopo la
chiusura dei locali sì continuava a stare insieme a passeggio
per le vie cittadine, o al cinema, oppure a mangiare una pizza mettendo in comune le nostre scarse risorse. Ci si separava solo per rientrare ognuno
alla propria casa.
Ora Alfonso non c’è più, il 13
giugno è tornato al Padre e in
me sono affiorati i ricordi e...
un gran vuoto, colmato solo dalla speranza nella resurrezione finale, già anticipata da Gesù Cristo. Speranza che ha certamente animato anche la vita del mio
care « amico-fratello », perché la
sua fede l’ha vissuta nelle piccole (o grandi?) cose quotidiane, a volte non molto appariscenti ad occhi poco attenti.
« Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore ».
Pasquale Consigli»
5
5 luglio 1991
conferenze distrettuali 5
UN TEMA SU TUTTI
LA CONFERENZE DISTRETTUALI 1991
L'evangelizzazione
Le nuove sfide
Dobbiamo riscoprire la capacità di far nascere l’incontro con ® regiona^li delie chiese valdesi e
l’Evangelo - Porre al centro la fiducia nel Dìo che parla In Cristo '"«adiste hanno prodotto un ampio dibattito
Dopo l’analisi sullo stato
di salute delle chiese, svoltasi negli anni scorsi, in cui si
sono evidenziati fattori non
teologici della nostra crisi
(invecchiamento della popolazione, condizione di diaspora) le Conferenze distrettuali
hanno affrontato quest’anno
il tema del rilancio deH’evangelizzazione.
C'è urgenza di affrontare il
.tema, di predisporre programmi per l’evangelizzazione e valutarne i modi e le
forme: è il richiamo costante dei Sinodi, a cominciare
da quello del 1988 (che non
dovrebbe essere ricordato solo come quello della ’’spaccatura” suH’8 per mille) fino a
quello straordinario, congiunto con l'Assemblea battista, del novembre scorso.
Le chiese hanno ascoltato
questi richiami ed è rallegrante vedere che sono sorti,
un po’ dappertutto, comitati
e gruppi di lavoro per l’evangelizzazione, che questi si sono collegati tra loro sia a livello di distretto che a livello
nazionale, che nelle iniziative si siano coinvolti altri
evangelici e tra questi in primo luogo le sorelle e i fratelli battisti, di cui si è spesso
utilizzato il contributo del Dipartimento per l’evangelizzazione.
C’è nella nostra società
una forte domanda sul senso
della vita, ed una profonda
incapacità dell’uomo moderno a coglierlo: il consumismo e le merci che abbiamo
in abbondanza non risolvono
in senso positivo la domanda. Anche antiche certezze di
tipo ideologico sono venute
meno.
L’uomo è solo di fronte al
problema del significato della vita. E quando non ce la fa
più si rifugia nell’attivismo
sfrenato, nella fuga dalle
realtà, nelle tossicodipendenze da alcol, da farmaci, da
droga. Di fronte alla domanda che viene dalla società,
le chiese hanno il compito di
far incontrare un problema
personale, il senso dell’esistenza, col significato più
profondo della vita in Cristo.
E’ questo, in ultima analisi, il significato vero dell’evangelizz.azione. Quando rincontro tra l’Evangelo e l’uomo o la donna avviene, si ha
la conversione. Quando invece questo incontro non avviene per incapacità nostra
di testimoniare l’Evangelo,
l’evangelizzazione rimane un
momento più o meno interessante della nostra attività
di credenti c nulla più.
E’ perciò importante interrogarsi sulle forze dell’evangelizzazione come si è fatto
m molte Conferenze, scambiarsi esperienze, fare progetti comuni.
Dalle discussioni che abbiamo avuto emerge un dato:
non esiste una ricetta valida
in ogni momento e in ogni
.circostanza per l’evangelizzazione. La conferenza, il concerto, l’appello, l’offerta di
una vita spirituale sono metodi equivalenti per incontrare ed invitare l’altro a condividere la fede in Cristo. Non
c’è un sistema migliore dell’altro. Al centro di tutto però vi è la fiducia che il Signore parla nella storia e nella storia degli uomini. Dio ci
parla, ma il più delle volte
non lo sappiamo ascoltare.
Non ascoltiamo la sua voce
e non sappiamo quindi comunicare agli altri la buona notizia che dà senso alla vita.
Allora il problema diventa
per noi, chiese e singoli, saper ascoltare la parola di
Dio. Saper cogliere quello
che Dio vuol dire oggi alla
gente che incontriamo, a noi
stessi. Dobbiamo perciò chiedere in preghiera di saper
ascoltare la parola di Dio.
Siamo all’inizio di una
campagna di evangelizzazione, che vogliamo condurre in
dialettica tra l’ascolto e l’annuncio.
Ed è questo il problema
più grande pér le chiese. Se
sapremo osare questo, se sapremo vivere le promesse
dell’Evangelo e annunciarle
agli altri, allora l’avvenimento della conversione potrà
accadere, per noi e per gli altri, e il proselitismo, cioè
Tinvito ad un altro ad essere
con noi per annunciare la salvezza in Cristo, non ci farà
più paura.
Giorgio Gardiol
Anche quest’anno si sono svolte nel mese di giugno le Conferenze distrettuali delle chiese
valdesi e metodiste: 8-9 giugno
1" distretto, 15-16 giugno 2“ e
3“ distretto, 22-23 giugno 4” distretto. Le conferenze distrettuali sono gli organismi regionali
delle due chiese, che si occupano^
dei problemi specifici relativi alla loro area: valli valdesi. Nord,
Centro e Sud.
Molti dei temi trattati sono stati comuni a tutti i distretti, come l’evangelizzazione, i rapporti
ecumenici, gli immigrati, la vita
delle chiese locali. Sul tema dell’evangelizzazione il 2“ distretto
ha affermato che vi sono oggi
due tematiche che ripropongono
in una nuova luce la vecchia questione dell’evangelizzazione: la
prima è quella degli immigrati,
la seconda è quella delle tossicodipendenze. Il 3” distretto ha
distinto tre forme di evangelizzazione: annuncio dell’Evangelo,
che ha largo spazio in tutte le
attività della chiesa; presentazione della propria fede, cultura e
teologia, della storia del protestantesimo, del punto di vista
Foto di gruppo per i partecipanti alla Conferenza del 3<> distretto.
SCHEDA
Le Conferenze distrettuali
Le Conferenze distrettuali (4:
Valli valdesi. Nord Italia e Svizzera, centro Italia, Mezzogiorno)
raggruppano un certo numero di
chiese valdesi e metodiste, ed
hanno poteri di decisione per
quanto riguarda le linee di azione comune delle chiese, delle
opere diaconali, delle attività
culturali.
L’ampiezza geografica dei tre
distretti (escluse le Valli) è stata oggetto nel recente passato
di discussione. C’è chi li vorrebbe più piccoli perché possano
svolgere un lavoro di collegamento tra le chiese: San Remo
è troppo distante da Trieste per
poter svolgere un’azione comune! A questa obiezione si è risposto che per i collegamenti
delle chiese vi sono i circuiti (16
in tutto in Italia) e che quindi
basterà affidare ad essi qualche
compito in più per rendere più
stretto ed efficace il collegamento. In attesa di una decisione
su questo argomento le Conferenze distrettuali si svolgono seguendo il seguente schema:
a) lettura della relazione della commissione d’esame sull’operato della commissione esecutiva;
b) esame della relazione della commissione esecutiva sul
proprio operato e sullo stato
amministrativo ed organizzativo
delle chiese e degli istituti ed
opere del distretto;
c) esame della vita delle
chiese e dei loro problemi spirituali sulla base delle relazioni
informative inviate dai consigli
di circuito alla commissione esecutiva distrettuale;
d) esame delle relazioni morali ed amministrative degli istituti ed opere del distretto;
e) esame dei ricorsi contro
le misure disciplinari prese dalla commissione esecutiva;
f) esame dei ricorsi di carattere amministrativo eventualmente trasferiti dalla commissione esecutiva alla conferenza;
g) riconoscimento o revoca
della costituzione di nuove chie
se locali, ivi comprese le chiese in formazione nell’ambito del
distretto;
h) esame delle relazioni delle commissioni ad referendum
nominate dalla precedente sessione;
i) studio delle varie questioni sottoposte all’esame della conferenza dalle singole chiese, dai
circuiti, dal Sinodo, dalle commissioni sinodali o dalla Tavola;
j) decisione sulle questioni
da sottoporsi all’esame del Sinodo;
k) elezione della commissione esecutiva distrettuale;
l) elezione dei deputati della Conferenza al Sinodo;
m) elezione delle rappresentanze delle chiese metodiste e
valdesi del distretto all’assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia;
n) elezione della commissione d’esame;
o) delimitazione delle circoscrizioni territoriali delle chiese
locali.
evangelico sui temi di ordine eticq; proposta rivolta ai singoli individui di entrare a far parte delle chiese evangeliche. Il 4“ distretto ha toccato il problema del proselitismo e del modo di operare
delle chiese evangeliche.
Uno spazio importante ha avuto ne] 1» distretto il tema del1 ecurnenismo e dei rapporti col
cattolicesimo; a questo proposito
è stato deciso di effettuare un
sondaggio tra le chiese del distretto sul punto di vista dei
membri di chiesa in merito ad
alcune questioni specifiche. E’
stato inoltre deciso di rinominare la Commissione che ha l’incarico di seguire gli incontri delle coppie interconfessionali e di
indire nel distretto un convegno
sulle molte questioni irrisolte del
dialogo ecumenico. Molto importante anche il tema dei rapporti
con le altre chiese, e in particolare con i battisti. Il 3“ distretto
ha invitato a proseguire gli incontri periodici per la collaborazione pastorale con i battisti sul
territorio e la formazione dei
predicatori locali, auspicando la
convocazione congiunta dei rispettivi organismi regionali e proponendo la partecipazione di una
delegazione battista dell’area alla prossima Conferenza distrettuale.
Sul problema degli immigrati
il 2«> distretto ha constatato la
partecipazione sempre più diffusa di immigrati alla vita delle
chiese locali e il loro impatto
sulle abitudini cultuali ed ecclesiastiche. Questa presenza crescente costringe le chiese a rivedere lo stile della loro presenza e a riscoprire la vocazione della chiesa stessa, che è di essere
per gli altri. Il 3» distretto ha
posto la necessità di una riflessione sulla questione della « diversità », al fine di contribuire a
una società multietnica e multiculturale e di promuovere, oltre
all'accoglienza, una concreta educazione di resistenza alle spinte
razziste. Il 4» distretto ha discusso anche il problema degli albanesi, data la loro forte presenza
nella regione, che ha dato occasione a numerose azioni di solidarietà delle chiese locali.
La situazione delle chiese e la
loro vita è stata affrontata da
tutti i distretti, e in particolare
dal 3o distretto: i membri della
Conferenza hanno ricevuto il testo di un cospicuo lavoro di analisi condotta attraverso un questionario distribuito nelle chiese
all’inizio di questo anno ecclesiastico, per avere un quadro delle
attività di evangelizzazione, sia
nel rapporti interni (rivitalizzazione della vita delle comunità),
sia nei rapporti esterni (con altre chiese evangeliche, col mondo cattolico, con organizzazioni
umanitarie). Il 1« distretto si è
occupato del problema della « cura d’anime ». in collegamento
con varie problematiche come la
tossicodipendenza e il disagio
psichico. Della tossicodipendenza
si è occupato anche il 2« distretto. La Conferenza non ha ritenuto di dare il via alla creazione
di una comunità terapeutica, ritenendo che la Specificità delle
chiese protestanti stia in una
diaconia « leggera », di assistenza c sostegno ai tossicodipendenti e alle loro famiglie, specialmente nel momento in cui, nella
fase di recupero, la persona deve passare daH’ambiente protetto della comunità terapeutica alla risoluzione dei problemi esistenziali.
Al termine dei loro lavori le
Conferenze hanno eletto le Commissioni esecutive distrettuali
fCED), che svolgeranno il loro
lavoro, secondo i mandati delle
Conferenze, durante il prossimo
anno ecclesiastico.
6
conferenze distrettuali
5 luglio 1991
BOBBIO RELUCE: CONFERENZA DEL V DISTRETTO
PINEROLESE
In anesa di un progetto Quale ecumenismo?
Dal dopoguerra ad oggi le Valli fanno registrare secolarizzazione,
dispersione, crisi di identità: come unificare le varie risposte?
Un’inchiesta e un convegno per capire come
è vissuto alle Valli il dialogo con i cattolici
Dal dopoguerra ad oggi le chiese delle Valli sono passate da 12
mila membri a 10 mila. Hanno
perso cioè il 15% della loro consistenza. Questo calo si accompagna ad ima ben più grave
perdita di identità dovuta al venir meno di punti di riferimento
chiari, alla secolarizzazione, all’importazione di modelli culturali esterni. In questa situazione le
chiese valdesi hanno sviluppato
al massimo la diaconia ed hanno
dimenticato la loro crisi culturale; vivono alla giornata senza un
progetto. O meglio, di progetti ce
ne sono parecchi, ciascuno con
il suo piccolo consenso, che non
si confronta con gli altri, che si
ritaglia un suo spazio. L’ultima
battaglia che i valdesi delle Valli
hanno fatto è stata quella, una
decina di anni fa, per uno spazio
di libertà, per ottenere le Intese
con lo stato. Da allora Timpegno
comunitario dei valdesi è stato
tutto sulla difensiva (per il treno
che stava per essere tolto, per
rUSSL che sta per essere accorpata) o per l’aggregazione intorno alla loro identità storico-culturale (Centenario).
Il check-up delle chiese è stato
fatto lo scorso anno: 47 anni l’ef
media, maggior partecipazior
femminile alle attività, pastori i
numero insufficiente.
Non so se l’analisi abbozzata
sopra sia condivisa dalla maggioranza dei deputati delle chiese
delle Valli, ma sta di fatto però
che i partecipanti alla Conferenza del 1° distretto, svoltasi a
Bobbio Penice l’8 e il 9 giugno
scorso, segnalavano un certo disagio nell’indicare una direzione
di marcia delle chiese.
La Conferenza del 1988 aveva
esaminato un documento della
CED di allora che poneva in rilievo l’esigenza di ricercare comunitariamente un progetto per le
Valli. Il Centro culturale valdese,
riprendendo queste indicazioni,
ha cominciato una serie di incontri sul « futuro ».
In questo clima di incertezza la
Conferenza di quest’anno ha preferito, alla discussione generale
su un progetto, l’indicazione di
alcuni punti positivi. La relazione
della Commissione esecutiva distrettuale indicava come soddisfacente « l'aver raggiunto un
buon livello di coinvolgimento dei
laici nelle attività delle chiese ».
Laici che oggi si impegnano nei
vari gruppi di lavoro delle chiese,
dalla scuola domenicale all’Unione femminile, dalla manutenzione
degli stabili al volontariato nelle
opere, dal gruppo di studio all’attività ecumenica.
Certo la situazione potrebbe essere migliore, e andranno fatti
sforzi per reclutare nuove persone. I pastori potranno essere liberati dalle mansioni di factotum della comunità, per un rilancio del loro ruolo nella predicazione, nella formazione teologica, nella cura d’anime.
E proprio la necessità di ridefinire la cura d’anime è stata og
VITA COMUNITARIA E PARTECIPAZIONE
La cura pastorale
In una chiesa di massa, come
è quella delle Valli, è cosa nota che non tutti partecipano attivamente alla vita comunitaria:
c’è chi si limita all’oflerta annuale, chi, e la percentuale non
è bassa, non fa neppure questo.
Parlando di vita delle chiese
si fa spesso riferimento alla necessità di poter contare su una
forza pastorale consistente, si
esprime preoccupazione ogni
qual volta si abbia la sensazione di un impoverimento. Ci sono anche i laici, gli anziani anzitutto: alcune chiese hanno segnalato la difficoltà di sostituire chi ha compiuto il periodo
massimo di 15 anni; la CED,
nella sua relazione, ha evidenziato l’impegno dei membri di
concistoro per seguire le famiglie: a volte le difficoltà sono
anche legate alla dispersione dovuta all’emigrazione in altri comuni.
Ci si può trovare di fronte a
forme di allontanamento non legate a motivi particolari, ma ad
una caduta di interesse, di coinvolgimento (di fede?).
Questi temi riemergono ogni
anno quando si parla di vita delle chiese, di cura pastorale c
« cura d’anime »; gli stessi argomenti si ritrovano spesso
quando si parla di evangelizzazione e si torna inevitabilmente a parlare di « evangelizzazione interna ».
Quest’anno la C.d.E., di fronte all’esiguità di riferimenti alle
attività giovanili provenienti dalle singole chiese ed alle preoccupazioni espresse dalla EGEI
Valli circa la non entusiasmante partecipazione dei giovani alle varie iniziative, ha sottolineato come « in questo settore la
’’cura d’anime” si caratterizzi
come prevenzione » e dunque vada sostenuta, in particolare nel
dopo-catechismo.
Giudicato positivo il ruolo degli animatori giovanili che hanno operato nel 1° e nel 3" circuito e, vista la partenza dal distretto di Franco Taglierò, si è
chiesta la sua sostituzione, ma
la Conferenza ha anche invitato
le chiese del 2" circuito a valutare attentamente l’importanza
di un animatore anche in quell’area.
La CD ha per altro anche deciso di rilanciare il lavoro della
commissione sul disagio psichico, chiedendo che venga predisposto un documento in grado
di guidare il dibattito nella prossima Conferenza.
P. V. R.
setto di un ampio dibattito
Conferenza. Il dibattito sul tema
fin qui svolto nelle chiese è stato
ritenuto insufficiente e perciò se
ne discuterà durante l’anno.
La Conferenza non ha dimenticato il problema dell’evangelizzazione sia interna che esterna (attraverso Radio Beckwith e altre
forme di impegno come il « tempio aperto »...).
Tra gli aspetti negativi della vita delle chiese del 1° distretto vi
è da segnalare l’inoapacità delle
chiese di nominare loro rappresentanti nella Commissione del
distretto per il decennio ecumenico di solidarietà delle chiese con
le donne.
Circa le attività diaconali sono
state date, alla Conferenza, informazioni rallegranti per il Rifugio
Carlo Alberto (il deficit è stato
contenuto a 11 milioni) e per gli
ospedali (sta per partire il progetto di ampliamento dell’ospedale di Torre), mentre più di una
preoccupazione destano le situazioni finanziarie dell’Asilo dei
vecchi di San Germano (oltre
700 milioni di esposizione finanziaria con le banche), dell’Uliveto
(oltre 170 milioni di passivo accumulato negli ultimi due anni).
Dal punto di vista della gestione e della qualificazione del servizio tutti gli istituti hanno fatto passi in avanti grazie anche alle iniziative di formazione attuate dal Dipartimento diaconale,
che sta iniziando a svolgere un
importante lavoro di collegamento tra le opere.
Giorgio Gardiol
Dal Concilio Vaticano II ad oggi il mondo cattolico pinerolese è
mutato profondamente. Frutto del
Concilio è un gruppo di preti e di
laici impegnati in un processo di
riforma della propria chiesa e che
ricerca il confronto con altre esperienze di chiesa, quali quelle riformate valdesi. Questo gruppo si è
interessato della storia, della teologia e della pietà dei valdesi. In
fondo, le chiese valdesi delle Valli sono Tunica esperienza in Italia dove una chiesa riformata testimonia nella società in una dimensione di chiesa di massa, di
chiesa popolo.
Dalla contestazione del ’68 è nata una comunità di base che ha
trovato in una parte del mondo
valdese un interlocutore e che è
stata di stimolo per Tapprofondimento di temi biblici e di impegno
sociale in tutte e due le chiese.
Ad iniziare dagli anni ’70 si sono poi formate nel Pinerolese alcune comunità di tipo pentecostale che — a differenza di quelle dei
« fratelli » — non si sono integrate nelle chiese valdesi, ma hanno
costituito chiese autonome o aderenti alle ADI. Nelle vallate esistono da decenni chiese avventiste,
in dei fratelli, dell’Esercito della Salvezza.
Chi vuol fare ecumenismo non
può non tener conto di questa
realtà. Realtà che si è complicata
recentemente con alcuni atteggiamenti di rigido confessionalismo
da parte di alcuni giovani preti
cattolici. La linea ecumenica della Diocesi cattolica è: chiesa più
aperta che altrove (ricercare insieme, cattolici e valdesi, la fedeltà al
messaggio delTEvangelo), ma alcuni episodi in occasione di battesimi, cresime, matrimoni e sepolture
sono chiaramente in contrasto con
essa.
Ci si è chiesti, la settimana per
l’unità dei credenti, se la pastorale
delle coppie interconfessionali, gli
incontri di studio, le iniziative concordate sulla pace, la giustizia e la
salvaguardia del creato, le attività
comuni di volontariato con i cattolici non siano messi in discussione da prassi integraliste di alcune
parrocchie cattoliche.
« Non è la critica al cattolicesimo — hanno osservato Bruno Rostagno, Sergio Ribet, Attilio Sibille, nella loro relazione introduttiva
al dibattito della Conferenza —
che costituisce la nostra identità
riformata: semmai è la nostra
identità riformata che ci suggerisce alcune critiche al cattolicesimo,
critiche che non dovrebbero partire da un sentimento di autosufficienza. La critica che vale nell’ecumenismo è quella biblica, evangelica, che si rivolge sia ai cattolici
che ai protestanti ».
Da un rapido esame che si è
fatto nel gruppo di lavoro è emerso come l’ecumenismo sia oggi alle Valli di tre tipi: dell’indifferenza
(siamo tutti uguali), del confronto
(che si attua nei collettivi), dell’azione (nelle iniziative per la pace,
la giustizia e la salvaguardia- del
creato).
Ma la domanda centrale sull’ecumenismo con i cattolici è venuta ancora dalla commissione
Rostagno, Ribet, Sibille: « Possiamo definire le chiese cattoliche
del Pinerolese ’’chiese sorelle”? I
valdesi del Sud America lo hanno
fatto. Siamo capaci di una tale
definizione anche nel nostro contesto? ».
La discussione è stata appassionata e centrata sulla ricerca di una
risposta evangelica alla necessità
dell’« unità » delle chiese.
Al termine si è deciso:
— di chiedere alle chiese di studiare a fondo la « carta dei diritti » delle coppie interconfessionali;
— di condurre un’inchiesta su come è vissuto l’ecumenismo da
parte dei membri di chiesa;
— di organizzare un convegno,
con l’invito alla parte cattolica
di indicare un relatore che presenti la posizione ufficiale riguardo al dialogo ecumenico.
Per quanto riguarda i rapporti
con le altre chiese evangeliche presenti nelle Valli la commissione
Rostagno, Ribet, Sibille ha osservato che « esiste un ecumenismo
a cerchi concentrici: 1) battisti 2)
chiese della FCEI 3) fratelli 4)
pentecostali 5) avventisti, ecc. ».
La Conferenza è stata di diverso
parere e non ha riconosciuto la
teoria dei cerchi concentrici. La
testimonianza di tutte queste chiese interessa i valdesi, ed ha invitato le chiese a intensificare i rapporti con le comunità presenti nella zona.
G. G.
RODORETTO
La chiesa d’estate
Il presidente della CED, T. Noffke.
In uno studio presentato quest’inverno al colloquio pastorale
delle Valli, il past. Giorgio Tourn
ha ricordato la situazione di spopolamento in cui vivono le chiese
delle Valli. Ad esempio, del 1946
al 1990 la chiesa di Rodoretto è
passata da 205 membri alle poche unità di oggi. Una comunità che per la maggior parte dell’anno non può riunirsi
per la mancanza di un numero
adeguato è ancora una chiesa?
Esiste infatti una forte disgregazione comunitaria. I membri della chiesa sono sparsi in molte
comunità di fondovalle. La chiesa si ricompone solo Testate
quando le persone tornano a risiedere a Rodoretto e un po’ di
vita comunitaria riprende.
Secondo la lettera dei regolamenti la chiesa di Rodoretto
dovrebbe essere declassata a
’’chiesa in formazione”, ma rimane il problema che la chiesa gode
della personalità giuridica ed è
proprietaria di immobili (che
peraltro mantiene autonomamente, senza gravare sulle finanze
della Tavola). Di più, quest’anno
ci sono stati due battesimi... e,
come sempre, nel periodo estivo
la chiesa ha gestito il piccolo
museo che è stato frequentato
da 500 visitatori.
Nella Conferenza si è ricordato che altre chiese stanno per
trovarsi nella stessa situazione
di Rodoretto, perciò è stato chiesto alla Commissione esecutiva
distrettuale di esaminare il caso
e di riferire alla prossima Conferenza per una decisione.
G. L.
7
5 luglio 1991
conferenze distrettuali
DIACONIA
PRIMO DISTRETTO
Dopo le ristrutturazioni, Principali decisioni
le gestioni
Acquisita una certa stabilità dal punto di vista delle strutture,
ci si concentra ora sul loro funzionamento: i vari problemi aperti
il dibattito sulla diaconia che
in Conferenza si è sviluppato partiva da un fatto primario, già
rilevato dalla Commissione d’esame e cioè: dopo le ristrutturazioni le case operano ora in una
situazione di maggiore stabilità.
A partire da questo dato, si può
incominciare a pensare a fare
il passo successivo e cioè quello
di dedicare particolare attenzione alle persone che operano alrinterno' di queste strutture: il
personale, i membri dei comitati, le direzioni, i volontari.
Altro punto essenziale ribadito con forza: non bisogna che
calino di intensità e di tono i
rapporti con le comunità. E’ nella ricchezza dei contatti, nella
qualità dei rapporti che si gioca
la possibilità di essere aperti a
sempre nuovi sviluppi. Ma quali
caratteristiche dovrebbero avere
queste persone per svolgere ad
ogni livello e in modo corretto
il proprio ruolo?
La dignità
delia persona
Per quanto riguarda il personale, il Dipartimento diaconale
vuole rilanciare una serie di incontri sulla ’’dignità della persona” cioè riflettere sul rapporto
con le persone ospiti e sul rapporto che si determina fra la professionalità acquisita ed il senso
del servizio che si vorrebbe dare.
Sul fronte dei comitati ci si è
posti il problema che la complessità delle materie giuridicoamministrative-tecniche in evoluzione spesso rischiano di essere un freno all’accettazione a far
parte di un comitato.
Si sente quindi una duplice esigenza di formare le persone che
si dicono disponibili e di cercare
che per esperienza maturata possano avere le competenze specifiche indispensabili per impostare correttamente i problemi. Il
gruppo di lavoro ha espresso
anche un parere positivo circa
le competenze che dovrebbero avere la nuova CIOV e l’ufficio fiscale, augurandosi che questa trasformazione non sia solo un momento tecnico di miglior coordinamento ma anche la sede dove
ci si confronta sempre sui temi
del rapporto fra diaconia e predicazione.
Il dibattito non ha invece toccato il problema di Villa Olanda
forse anche perché, come rileva
la Commissione d’esame, la direzione e il comitato non erano
presenti in quella sede, il Dipartimento diaconale, dove da anni
viene svolto un confronto sulle
tematiche che emergono dai vari
istituti.
Chiesa e
tossicodipendenza
Alro sintomo di una situazione
che va evolvendosi è la riflessione che viene condotta nel primo
e nel terzo circuito circa la tossicodipendenza ed il modo che
la chiesa deve inventare per contrastarla. Si è parlato dell’istitu
zione di un servizio diaconale a
tempo pieno per le comunità di
Torre e Lusema S. Giovanni e la
possibile creazione di un centro
di ascolto in vai Germanasca. Si
è convenuto che, data l’importanza e la novità delle iniziative,
fosse bene prevedere ancora un
periodo di approfondimento portando il dibattito anche alle comunità viciniori. E’ pure emersa una richiesta specifica, maturata da tempo, che è quella di
avere una cura pastorale stabile
e qualificata all’interno degli istituti. Il pastore Vito Gardiol
stenderà un documento entro
l’estate per un dibattito fra le
chiese del primo circuito. La stessa documentazione verrà poi trasmessa alle altre chiese del distretto per vedere praticamente
come questo servizio potrebbe
essere organizzato.
A. L.
LA CHIESA DI PIOSSASCO
Diaspora valligiana
Affidata per ora al secondo circuito, vede
all’orizzonte una collaborazione territoriale
Piossasco è ima città di 14
mila abitanti, nella pianura tra
Torino e Pinerolo. Lì negli anni
’60-’70 si sono stabilite alcune
famiglie valdesi emigrate dai comuni di montagna, perché i loro
componenti avevano trovato lavoro nell’industria metalmeccanica (Indesit, Fiat e indotto). Una
città dove i valdesi valligiani
hanno incontrato altri evangelici
provenienti dal Mezzogiorno,
immigrati anche loro, e con essi
hanno costituito una comunità
evangelica. Ne è così nata ’’una
chiesa in formazione”. Essa è
stata inizialmente curata dalla
chiesa di Pinerolo, poi si sono
acquistati locali per la sala di
riunione e per l’abitazione del
pastore. La chiesa ha così avuto
un pastore (Ruben Artus, Alberto
Pool); poi, da alcuni anni, è stata
affidata p>er la cura pastorale al
2" circuito.
PER L’ANNO 1991-92
Gli incarichi
— La CED per l’anno 1991’92 è stata eletta nelle persone di: Thomas Noffke, presidente; Graziella Tron, vicepresidente; Silvana Marchetti, segretaria; Dario Tron, Vito Gardiol, Carla Beux Longo, Attilio Sibille, membri.
— La Commissione d’esame per la Conferenza 1992 sarà composta da: Renato Ribet, relatore; Aldo Lausarot,
Ruggero Marchetti, Ileana
Lanfranco, membri (supplenti: Laura Malan, Klaus Langeneck).
— La Conferenza ha eletto
deputato al Sinodo Luca Davide Simond (supplente Erminia Ermini Correnti).
— Il Seggio ha designato
come predicatore per la prossima Conferenza il pastore
Franco Davite (supplente il
diacono Dario Tron), ed ha
indicato Pinerolo come sede
(Villasecca, in caso di impedimento).
— La Conferenza ha eletto
la sua delegazione alla prossima assemblea della PCEI
nelle persone di: Darlo Tron,
Erika Tomassone, Simonetta
Montesanto, Sergio Rihet, Andrea Melli, Marcella Gay, Daniele Griot, Andrea Vinti, Aldo Lausarot, Paolo Rihet,
Thomas Noffke (supplenti:
Silvano Bertalot, F’-anco Davite, Umberto Poet, Rosanna
Revel, Pierpaolo Long, Graziella Bsssone Fornerone, Re
nato Long).
Il 2*’ circuito ha fatto presente
di essere in grado di assicurare
solo la predicazione domenicale
e i corsi di catechismo, mentre
per la cura d’anime le ¡Forze pastorali sono insufficienti.
Ci si è chiesti in Conferenza
quali decisioni potessero essere
prese per rivitalizzare un progetto di testimonianza che in passato aveva destato molte speranze
per i rapporti che la chiesa aveva stabilito con la comunità di
base locale, con il gruppo pace,
con la politica locale. Si è osservato che nella zona vivono in
condizione di diaspora altre decine di valdesi e di evangelici, che
a Sangano esiste un piccolo gruj>
po battista; tutto questo è noto,
ma non vi è nulla di organizzato.
Allora la Conferenza ha stabilito di condurre innanzitutto
un’indagine sulla presenza evangelica per presentare poi, eventualmente, un progetto di ’’collaborazione territoriale” tra le chiese del 2“ circuito e quelle dell’Associazione battista piemontese.
Se ne discuterà Tanno prossimo.
Per il momento il 2” circuito
continuerà ad assicurare la predicazione domenicale e il catechismo.
G. G.
Cura di Piossasco
La CD, preso atto della difficile situazione della chiesa in formazione di
Piossasco, la cui cura pastorale è affidata al 2 circuito, che può assicurare con regolarità la sola predicazione domenicale,
a) chiede alla CED di avviare un'indagine in collaborazione con il 2° distretto (censimento dei nuclei familiari presenti sul territorio compreso tra
Pinerolo e Torino);
b) chiede alla TV di valutare la possibilità di attuare una collaborazione
territoriale con le chiese battiste, come auspicato nel documento sul riconoscimento reciproco, al fine di valutare in maniera rigorosa le possibilità
di sviluppo, mantenimento o chiusura
della chiesa in formazione.
Animatore giovanile
La CD invita le chiese del 2° circuito a valutare l'importanza della richiesta di un animatore giovanile e
ad approntare un progetto in collaborazione con i gruppi giovanili presenti
nel circuito da presentare alla prossima CD.
Obiettori di coscienza
La CD invita la CED a nominare un
responsabile con il compito di coordinare gli obiettori che svolgono il loto servizio civile nelle opere del 1°
distretto e portare avanti attività di
promozione dell'obiezione di coscienza e della cultura della pace mediante incontri con scuole, gruppi di catechismo, gruppi giovanili.
Coppie interconfessionali
La CD invita la CED a rinominare
la commissione che ha l'incarico di
seguire gli incontri delle coppie interconfessionali di Pinerolo;
invita le chiese a studiare il docu
mento « Per una carta dei diritti del
le coppie interconfessionali » e ad in
viare le loro osservazioni alla com
missione di cui al comma precedente
Questioni ecumeniche
La CD invita la CED ad effettuare
un sondaggio, nelle diverse chiese del
distretto, sul punto di vista dei membri di chiesa su alcune questioni relative aH'ecumenismo, servendosi del
questionario predisposto dalla commissione che ha riferito sulla situazione
ecumenica alle Valli, avvalendosi delle consulenze che riterrà utili.
Chiese evangeliche
La CD ritiene degna di attenzione
la testimonianza resa nella zona da
altre chiese evangeliche e invita le
chiese a curare maggiormente i rapporti fraterni con esse.
Riconoscendo l'importanza della Radio Beckwith come strumento di evangelizzazione, invita le chiese a sviluppare una più fattiva collaborazione, sia
mediante l'invio di informazioni per i
notiziari, sia mediante l'apporto personale di laici e pastori alla conduzione delle trasmissioni.
Testimonianza
La CD, discusso il tema della evangelizzazione, riafferma la sua importanza per la vita delle chiese del distretto.
Dovendosi intendere l'evangelizzazione come annunzio della salvezza e della vita nuova in Cristo, non ritiene
possa prescindere da una testimonianza personale.
Afferma che sulla base della nostra
comprensione teologica della salvezza
e della nostra storia, la vita cristiana si fonda sulla libertà dell'Evangelo e non sull'obbedienza religiosa.
Si rallegra dei frutti che l'impegno
di fratelli e sorelle ha prodotto nell’opera di evangelizzazione e della conversione di credenti.
Incoraggia ogni iniziativa in questo
campo (Radio Beckwith, Tempio aperto).
Catecumeni
La CD chiede alla CED di organizzare per i catecumeni di 3° e 4° anno un incontro in autunno ed un fine
settimana in primavera ad Agape.
Terzo circuito
La CD. constatando che nell'Immediato futuro si prospettano nel 3° circuito difficoltà nella cura pastorale delle chiese, segnala alla TV la situazione invitandola ad assumere delle
decisioni operative, tenendo conto dei
pareri espressi dalle chiese in questione e dall'assemblea del 3° circuito.
Cura pastorale
La CD, ritenendo che la cura pastorale negli istituti/opere costituisca un
elemento ed uno strumento fondamentale per la nostra testimonianza, sottolinea l'esigenza di una maggiore e
più strutturata cura pastorale presso
gli istituti/opere e facendo suo l’atto
6/Ass. r circ. ne appoggia l’iniziativa.
Invita la CED a trasmettere anche
alle chiese del 2° e 3" circuito i documenti che sono oggetto di studio
nel 1° circuito, in vista di una riflessione su questo tema che coinvolga
tutte le chiese del distretto.
Convegno suH’ecumenismo
La CD, al fine di tentare un chiarimento sulle molte questioni irrisolte
del dialogo ecumenico, chiede alla CED
di organizzare un convegno in cui possa essere condotta un'analisi approfondita del nostro rapporto con il cattolicesimo, specialmente in riferimento alla situazione del Pinerolese;
chiede che sia previsto un intervento
di parte cattolica sulle posizioni della
chiesa di Roma al riguardo del dialogo ecumenico.
Disagio psichico
La CD, a seguito della discussione
del tema « cura d'anime » in collegamento con varie problematiche che
coinvolgono anche pesantemente la vita delle chiese — tra cui la tossicodipendenza, la necessità di nuove iniziative per i giovani come prevenzione nei confronti di forme rischiose di
abbandono culturale, il disagio psichico;
ravvisata la necessità di individuare attraverso la cura d'anime un rinnovato approccio quale funzione di aiuto reciproco all'esistenza nell'ambito
delle chiese del distretto;
ritenuto insufficiente il dibattito fin
qui condotto;
invita la CED a: a) rinnovare la
commissione sul disagio psichico con
il mandato di produrre un documento
su questi temi per la riflessione della prossima CD; b) proseguire la riflessione iniziata quest’anno nei colloqui pastorali, presentando il lavoro
svolto; alle chiese, al dipartimento
diaconale, al personale degli istituti.
Evangelizzazione
La CD invita la CED a rinominare
la commissione per l'evangelizzazione
perché continui nel lavoro di studio
dei modi e degli strumenti di evangelizzazione possibili nel distretto e ne
coordini le concrete iniziative.
Rodoretto
La CD, preso atto deila particolare
situazione della chiesa di Rodoretto
in relazione alla sua posizione giuridica secondo l’ordinamento valdese,
preoccupata del fatto che tale situazione possa ripresentarsi in futuro per
altre chiese del distretto, chiede alia
CED che esamini la situazione insieme con i concistori di Rodoretto e di
Prali, e ai 3° circuito, istruendo il ca^ so; che rivolga preciso quesito all’ufficio legale della TV in proposito; che
riferisca alla prossima CD.
¡Coìnvolgimento
La CD invita i concistori a stimolare maggiormente, non solo nelle riunioni quartierali e nelle assemblee di
chiesa, ma anche studiando altre forme di coinvolgimento, le riflessioni
sulla responsabilità che ogni credente
ha nei confronti della vita della chiesa.
Raccomanda di portare avanti la discussione sul « documento integrativo
sulla "campagna delle tre P" » affinché possa essere raggiunto il « punto
di equilibrio » fra contribuzioni e spese per la cassa culto.
Agape e Riesi
La CD, ricorrendo quest'anno il 40°
anniversario dell'Inaugurazione del centro ecumenico di Agape ed il 30° anniversario del Servizio cristiano di Riesi, si rallegra che lo spirito dell’agape abbia dato e dia frutti così fecondi in questi anni toccando persone di
ogni paese e di ogni fede; sostiene
con la propria preghiera i fratelli e
le sorelle del 1° distretto che l'anno
scorso hanno decìso di investire le
proprie forze nel lavoro del Servìzio
cristiano.
Borse di studio
La CD, riconoscente al Signore perché quest'anno hanno iniziato i loro
studi teologici alla Facoltà valdese di
teologìa a Roma 12 studenti, e vista
ia richiesta di aumento di contributo
per le borse di studio, invita le chiese a rispondere inviando nell'anno in
corso un contributo aggiuntivo per tali
borse.
Dipartimento diaconale
La CD, esaminato l'operato del
DDID, lo approva e, ravvisando in esso un valido strumento di coordinamento e collaborazione fra le opere
del distretto e di formazione degli operatori e dei membri dei comitati, auspica che possa continuare il suo lavoro sulle linee presentate nella relazione.
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8
conferenze distrettuali
5 luglio 1931
VALLECROSIA: CONFERENZA DEL 2« DISTRETTO
Una chiesa attenta alle
sfide del nostro tempo
Al centro dei lavori l’incontro con fratelli e sorelle di altre culture e la tossicodipendenza - Tra evangelizzazione e comunicazione
I 141 deputati e invitati affollano il padiglione della Casa valdese di Vallecrosia, messo a disposizione per la Conferenza distrettuale del 2” distretto. In una
bella giornata di giugno, nell’aria
profumata della Riviera ligure,
iniziano i lavori sotto la presidenza efficiente, come di consueto, di Gianni Rostan (vicepresidente Paolo Sbaffi). Dopo la lettura della relazione della Commissione d’esame fatta da Christian
Gysin inizia il dibattito, subito
caratterizzato da una srande attenzione e partecipazione di tutti
i presenti.
II primo argomento è la richiesta di adesione alla Chiesa valdese da parte delle chiese di lingua italiana di Sciaffusa e di San
Gallo. Alcuni deputati si chiedono
perché queste chiese non scelgono decisamente la via della piena
integrazione nelle chiese cantonali svizzere. La risposta non si fa
aspettare: viene espressa in interventi appassionati da parte di
deputati delle chiese interessate.
E il dibattito è subito rivelatore
del particolare momento storico
■che stanno vivendo le nostre chiese, in un mondo in pieno subbuglio e in un’Europa la cui costruzione poggia su punti cardinali
estremamente variati. Le nostre
chiese sono chiamate a rispondere alla sfida di una società multiculturale e multietnica sempre
più complessa, senza sacrificare
la dignità umana e l’identità culturale e spirituale delle persone.
Lo stesso tipo di problematica
sta dietro a altri punti all’ordine
del giorno: la collaborazione tra
Chiesa valdese e Chiesa luterana
finlandese in Italia, la proposta
di gemellaggio tra il 2“ distretto
e il distretto («presbiterio») di
Boston, negli USA, che è percorso
da problematiche sociali e culturali abbastanza simili a quelle
delle nostre grandi aree metropolitane: il presidente della CED è
stato invitato a visitare per dieci
giorni, nel prossimo ottobre, questo presbiterio, in vista del gemellaggio sperimentale di tre anni. Anche la « Regione Provenza Costa Azzurra - Corsica » della
Chiesa riformata di Francia ha
chiesto, tramite il pastore Jacques Galtier, invitato alla Conferenza. di intensificare i rapporti
con le nostre chiese sui temi della pace, della giustizia, dell’accoglienza agli immigrati, in vista
dell’unificazione europea ormai
alle porte.
Molte altre questioni sono state
discusse: problemi organizzativi
verificatisi durante un campo
giovani al Centro « Menegon » di
Tramonti, le prospettive incerte della Casa di San Marzano, la
situazione finanziaria del distretto che ha raggiunto un buon
equilibrio, l’accorpamento della
chiesa di Alassio con quella di
Imperia. Un certo tempo è stato
dedicato all’esame della situazione e delle prospettive dell’ospedale evangelico di Torino, illustrate da Franco Ramella, presidente della Commissione direttiva. La Conferenza ha espresso
la propria solidarietà e il proprio
incoraggiamento affinché l’ospedale ottenga una ulteriore qualificazione della sua presenza sul
territorio.
I lavori di questa Conferenza
sono stati contraddistinti da una
riflessione approfondita su due
grandi problematiche che ormai
investono fortemente la vita e la
testimonianza delle nostre chiese,
due questioni differenti l’una dall’altra ma che ambedue hanno le
loro radici negli sconvolgimenti
sociali e culturali nei quali siamo
immersi. Una è la presenza ormai
rilevante di sorelle e fratelli evangelici provenienti da vari paesi e culture, l’altra è il dramma
dei tossicodipendenti che spesso
attraversa la vita delle nostre
chiese. Queste due realtà rappresentano una sfida per la nostra
vita cultuale ed ecclesiastica per
la nostra diaconia, per la testimonianza che siamo chiamati a rendere a Gesù Cristo. Gli immigrati
non ,ci chiedono solo di accoglierli come fratelli ma anche di rispettare la loro diversità, cioè la
loro identità, proprio in ama società che tende a rimuovere,
spesso con la violenza o con il
disprezzo razzista, il « diverso ».
In questo tipo di società le chiese hanno una responsabilità specifica, quella di essere per gli
altri, in particolare per lo straniero che è in mezzo a noi, un
punto di riferimento. E’ quello
che stanno sperimentando diverse nostre chiese, da Torino a Milano, da Bergamo a Genova.
Anche il tossicodipendente appare come un « diverso », estraneo a questa società. Come rispondiamo a questo dramma che
coinvolge migliaia di giovani? La
Conferenza, dopo aver udito la relazione della commissione incaricata di istruire la questione, si è
PER L’ANNO 1991-92
Elezioni
— Per l’anno ’91-’92 la CED
del 2° distretto è stata eletta
nelle persone di: Salvatore
Ricciardi, presidente; Sandra
Rizzi, vicepresidente; Mara
Bounous, segretaria; Ennio
Dei Priore e Paolo Gay, membri.
— La Commissione d’esame
per la Conferenza del 1992 sarà composta da: Teodoro
Fanlo e Anita Braschi, supplenti Arrigo Bonnes e Caio
Polidori.
— La Conferenza ha eletto
come deputato al Sinodo Rosa Brusca.
— La Conferenza ha eletto
i propri rappresentanti nel
Comitato di gestione della
Foresteria di Venezia (Lino
Pigoni) e nel Comitato del
centro « L. Menegon » di Tramonti di Sopra (Dario Falbo,
Paolo SbafB).
— Il Seggio ha designato
quale predicatore per la prossima Conferenza il past. Renato Co’isson (sostit. Francesca Comí) e ha designato Milano, via Porro Lambertenghi,
come sede per la Conferenza
stessa.
— La Conferenza ha eletto
i 17 rappresentanti del distretto alla prossima Assemblea FCEI nelle persone di:
Eugenio Bernardini, Guido
Colucci, Fernanda Comba, Alice Costabel, Francesca Cozzi,
Ennio Del Priore, Fulvio Ferrario, Gianni Genre, Jean-Jacques Peyronel, Mit Rollier,
Laura Tomassone (valdesi);
Massimo Aquilante, Bianca
Becchino, Daniela Campbell,
Giovanni Carrari, Renato Di
Lorenzo, Bruno Loraschi (metodisti).
GLI IMMIGRATI TRA NOI
«Nuova primavera»
della chiesa
L’accoglienza degli stranieri potrà essere un
impulso per tutti - I ’’laboratori permanenti”
Vallecrosia: il seggio, presieduto da Gianni Rostan e la CED presieduta da Salvatore Ricciardi.
interrogata, in una lunga e intensa riflessione, sul da farsi. Ha ritenuto che la proposta di creare
una comamità terapeutica non noteva essere decisa daH’assemblea
in quanto tale. Si è chiesta inoltre se la migliore risposta da dare a questo problema sia quella
di tipo istituzionale. Ma questo
non significa disinteressarsi del
problema. Se è vero, com’è stato
detto, che la tossicodipendenza è
espressione di una cultura di
morte e di disimpegno, le chiese
hanno il compito di annunciare
Colui che è la vita e che dà un
senso autentico alla nostra esistenza. La chiesa tutta, come comunità, è chiamata a rendere testimonianza di questa buona novella che ha ricevuto.
Queste due tematiche ripropongono in una luce nuova la
vecchia questione dell’evangelizzazione. La Conferenza ne ha discusso, raccomandando la partecipazione ai seminari organizzati
dalla Chiesa battista, impostati,
giustamente, a partire dai problemi di comunicazione dèlie persone.
Una Conferenza, dunque, attenta alle sfide del nostro tempo che
tutte esprimono una grande richiesta di solidarietà fraterna.
Jean-Jacques Peyronel
Che cosa vuol dire, oggi, essere
immigrato in Italia? E cosa essere immigrato protestante oggi? La Conferenza distrettuale del
2“ distretto, nella relazione inviata a tutti i deputati, rilevava « la
presenza sempre crescente dei
migranti, albanesi o polacchi,
gbanesi o marocchini, che non
possiamo più fare finta di non
vedere; che forniscono in molti
casi manodopera sottopagata;
che solo fra molto tempo avranno la possibilità di godere di un
alloggio accettabile, ricongiunti
ai loro familiari, affrancati dallo
sfruttamento politico e psicologico non meno che da a nello materiale ».
Senza tanti peli sulla lingua,
dunque, si è posto il problema
della diversità di pelle, di cultura,
di razza che per alcuni può diventare, o è già diventato, un
modo per dividere e creare le solite « clientele ».’ Come chiese riformate ci interessava capire come crescere insieme, italiani e
stranieri in Italia; capire di più
che cosa possono fare le comunità locali dove tanti fratelli e
sorelle giungono, vivono, lavorano e pregano insieme a fratelli e
sorelle della stessa fede. Coscienti che ogni realtà locale è diversa
dalle altre sono però state offerte ai deputati e agli altri presenti, perché vi riflettano, alcune indicazioni estremamente interessanti. E’ stato detto, ad esempio.
che l’integrazione completa nelle comunità locali dei nostri fratelli e sorelle extracomunitari
porterà ad una « nuova primavera » della chiesa tutta. Nonostante alcune situazioni ancora
oggi presenti di notevole difficoltà e/o pigrizia neiraffrontare questa sfida, le nostre chiese sono
molto più avanti di altre ed il Signore può indicarci nuove strade da esplorare e ' percorrere. Le
nostre chiese, si è ancora affermato, possono e devono diventare laboratori permanenti dove si
produca, si elabori una cultura
diversa da quella dominante che
rompa ogni muro, ogni barriera
e pregiudizio, per costruire una
chiesa ed una società multiculturale e multietnica su scala europea. Già da alcuni anni, d’altra
parte, si dice che Ì’evangelizzazione viene dai paesi extraeuropei
perché il nostro continene è ormai troppo secolarizzato, troppo
poco « cristiano » per poter evangelizzare altri; semmai siamo noi
a dover essere « rievangelizzati »
da altri. Non si è entrati nello
specifico per analizzare le diverse
realtà presenti nel riostro distretto: si è votato però un ordine del
giorno che invita le chiese a proseguire nel cammino di integrazione e comunione totale.
Alfredo Fichera
(deputato di Bergamo)
CHIESE ITALIANE ALL’ESTERO
Una patria spirituale
Forti i legami con l’Italia, nonostante l’inserimento nelle chiese riformate cantonali
La Conferenza del 2° distretto
ha espresso parere favorevole
sulla richiesta delle chiese evangeliche di lingua italiana di
Sciaffusa e S. Gallo (Svizzera)
di entrare a far parte dell’Unione delle nòstre chiese. Si tratta
di comunità composte da emigranti, ben inserite nelle chiese
riformate cantonali, ma caratterizzate da un forte legame con
le radici italiane. Curate per lunghi anni da un operatore della
Società biblica, poi dal IX circuito delle nostre chiese, queste
comunità ritengono ora di aver
trovato nella Chiesa valdese una
patria spirituale; dopo contatti
con la Tavola, la CED, le chiese cantonali svizzere, si è giunti
alla formulazione della richiesta.
Il parere favorevole della Conferenza non è scaturito da una
discussione meramente formale.
Più di un delegato ha chiesto
come mai gli emigranti italiani
non si inseriscano nelle chiese
riformate svizzere, e ha fatto
presente il rischio di creare un
ghetto. Il past. Emidio Campi
(Zurigo), Giuseppina Terranova
(S. Gallo) e Rinaldo Taraborrelli
(Sciaffusa) hanno illustrato la
particolare situazione dell’emigrazione nella Svizzera tedesca,
le difficoltà degli stranieri a districarsi tra tedesco e dialetto,
l’importanza di poter ascoltare
la parola di Dio nella propria
lingua. Particolarmente appassionato, e applaudito, l’ultimo intervento di Taraborrelli, che ha
virtualmente chiuse la discussione. La Tavola ritiene di poter
assicurare, in tempi ragionevoli,
una cura pastorale a queste comunità.
Oltre che degli italiani all’este
ro, la Conferenza si è occupata
degli stranieri di fede evangelica in Italia, in particolare del
lavoro che il pastore Keijo Wikman, della Missione luterana finlandese, compie tra i suoi connazionali, partendo da Come, dove risiede. Wikman, egli stesso
presente alla Conferenza in
quanto delegato della Chiesa valdese di Como, di cui fa parte,
ha spiegato che il suo compito
non è quello di costituire comunità finlandesi, ma di aiutare le
persone con cui è in contatto
(diverse centinaia) a inserirsi
nelle chiese evangeliche italiane.
Tra queste, la Chiesa valdese gli
sembra particolarmente vicina,
per sensibilità teologica e spirituale, alle esigenze dei luterani
finlandesi.
Anche in questo caso, alcune
voci hanno latto presente la necessità di evitare « annessioni »
e di salvaguardare l’identità luterana di questi fratelli e sorelle. Wikman stesso, però, non
sembrava particolarmente turbato da questo problema, e valutava in modo più che positivo
le esperienze finora fatte con la
nostra chiesa. La collaborazione
con la Missione luterana finlandese sembra destinata a svilupparsi, anche in seguito ai contatti presi dal moderatore e dalla delegata per il 2° distretto in
Finlandia.
La Conferenza ha poi incoraggiato la CED a proseguire il lavoro per addivenire a un gemellaggio tra il 2° distretto delle
nostre chiese e il presbiterio (la
struttura, appunto presbiteriana,
equivalente) di Boston.
Fulvio Ferrario
J
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5 luglio 1991
conferenze distrettuali 9
UN DRAMMA CHE CI COINVOLGE
2° DISTRETTO
I tossicodipendenti e noi Principali decisioni
Una relazione più problematica ed una più prepositiva hanno originato un dibattito ricco - La comunità, unica risposta possibile?
Può una assemblea ecclesiastica deliberare la costituzione di
una qualsiasi opera diaconale
senza alcuna premessa logistica,
organizzativa e operativa, sulla
sola base di una esigenza pur
fortemente sentita? E' stata la
sfida lanciata dalla Conferenza distrettuale del 2“ distretto dello
scorso anno con un odg in cui,
in relazione al grave problema
della tossicodipendenza, chiedeva
al proprio esecutivo «di mettere
a punto il progetto di una piccola comunità terapeutica » in
cui le chiese si sentissero direttamente coinvolte. Come era da
prevedere il progetto non arrivò
alla Conferenza di quest’anno, ma
in compenso giunsero alcune riflessioni, molto ben elaborate,
preparate da un gruppo di esperti che hanno suscitato un ricco e
profìcuo dibattito. Nella discussione sono emerse precisazioni,
proposte, esperienze in atto sia
a livello individuale (particolarmente toccanti sono state le dichiarazioni di un padre nel suo
impegno di lotta e amore verso
il proprio figlio) che di comunità (interessante l’esperienza presso la comunità metodista di Bologna). Le relazioni degli esperti hanno contribuito a presentare
il problema in tutta la sua vastità e problematicità, togliendo
le illusioni (se mai qualcuno le
coltivasse!) di facili e scontate soluzioni.
La conclusione
delle relazioni
Ecco la conclusione della prima relazione: « Un ottimo spunto di una riflessione teologica è
quello di interrogarci su come
aiutare veramente questi nostri
fratelli e sorelle con la consapevolezza di non essere onnipotenti e di accettare la sofferenza
sia psichica che fìsica come componente inevitabile dell’esistenza umana.
La tossicodipendenza può indurre, più facilmente di altre patologie, a credere possibile un
intervento di tipo salvifico onnirisoliitore. Esiste il pericolo, nelle persone che se ne occupano
senza adeguata professionalità, di
colludere con la negazione dell’essere mortali, caratteristica tipica dei tossicomani. Non vogliamo ideologizzare il dolore ma
neppure, come credenti, negarlo.
Noi pensiamo che la nostra specificità evangelica debba passare
attraverso una riflessione che
porti a un cambiamento di mentalità nell’affrontare il problema
della tossicodipendenza prima ancora di parlare di strutture ».
Mentre la conclusione della seconda relazione è stata: « Un luogo protetto che ricostruisca un
processo vitale del soggetto, che
riconosce il proprio desiderio e la
propria crescita naturale (passaggio dalla dipendenza del bambino
aH’autonomia deH’uomo) può esserci nell’idea di comunità tera^
peutica. Oggi c’è una forte richiesta di questi spazi e non sempre l’offerta corrisponde alla domanda. Al di là di tutto è sempre meglio una cattiva comunità
che l’isolamento voluto o subito
nella società. Una comunità è tale se è in grado di accogliere e
comprendere i propri membri.
L’esperienza della comunità valdese può dare corpo a una sperimentazione di comunità terapeutica per tossicodipendenti in
quanto, come credenti, possiamo
contribuire ad operare in questa
realtà di frontiera con i metodi e
con le capacità che ci derivano
dalla nostra etica. Questa è la
sola forza che ci può sostenere
per affrontare in modo nuovo,
nella dimensione di accoglienza
La chiesa evangelica di Bordighera.
comunitaria, questa domanda di
aiuto ».
La prima relazione è più problematica, la seconda più propositiva. Ne è nata una feconda discussione che ha ancora ima volta rilevato la necessità di non limitare la propria ottica ad una
soluzione di tipo istituzionale con
la creazione di una struttura. E’
stata questa la linea prevalente
della nostra chiesa nel_ passato.
E’ quasi sempre stata privilegiata
la « diaconia pesante » con strutture murarie e organizzative di
grosso impegno, come spesso unica risposta adeguata alle diverse
esigenze umane e sociali. Non voglio sminuire la notevole rilevanza di una tale forma di intervento, sostenuta e difesa ancora oggi
come necessario strumento di
servizio e di testimonianza, malgrado il peso notevole che costituisce per le nostre chiese. Tale
forma di intervento di tipo istituzionale, senza essere surroga di
nessuno, si affianca e spesso si integra, con la salvaguardia delle
proprie caratteristiche e specificità, ad altre opere sanitarie, sociali, assistenziali pubbliche o
private in un servizio aperto a
tutti. Il rischio che sussiste è che
le nostre comunità, paghe e relativamente soddisfatte della consistenza e dello sviluppo delle nostre opere, tendano a deresponsabilizzarsi delegando ad esse la totalità della loro responsabilità diaconale, trascurando il
vasto campo della solidarietà
umana con interventi individuali
e di gruppo, che deve essere invece largamente coltivato.
Tornando al problema posto
dai tossicodipendenti ci chiediamo se la comunità terapeutica,
sia pur nelle sue diverse tipologie,
è l’unica risposta possibile. Oppure se anche qui vi sia largo spazio
per interventi diversificati sia
nella fase della prevenzione, del
sostegno e della solidarietà, sia
nella fase del reinserimento. In
tali interventi aperti alla creatività, alla sensibilità, aH’attenzione umana, all’espressione di una
fede operante per mezzo delTamore, i membri delle nostre comunità possono trovare larghe
possibilità di impegno senza giungere subito alla costruzione di un
centro.
Se una comunità terapeutica
deve sorgere nel nostro ambito,
come segno di una chiara vocazione evangelica, non sarà certo
per una delibera assembleare,
ma per la spinta anche di un solo
credente in grado di raccogliere
intorno a sé collaborazione
professionalmente competente e
vocazionalmente motivata, capace, se è necessario, di pagare anche di persona, così come è successo per quasi tutte le nostre
più significative opere diaconali.
E allora le chiese potranno seguire con contributi, collaborazione
e sostegno nella misura in cui riconosceranno nel progetto un effettivo ed efficace strumento di
servizio e testimonianza.
Ma nel frattempo rimangono
aperte e operanti tutte le altre alternative a livello di impegno
umano personale e di gruppo che
l’odg votato dalla Conferenza pone all’attenzione delle nostre comunità e di tutti i' credenti.
Alberto Taccia
Evangelizzazione
Nel corso della Conferenza è
stato affrontato il tema dell’evangelizzazione. Secondo il mandato del Sinodo ’90 (atto 19/SI/
90), in ogni distretto si è costituita una piccola commissione che ha lo scopo di sostenere
le comunità nelle loro iniziative
evangelistiche e di far circolare
le informazioni, fornendo anche
del materiale evangelistico.
Le commissioni sono formate
a partire dalla base, come strumento delle comunità. Per questo sono generalmente composte
da membri provenienti da tutti
i circuiti, così da poter conoscere meglio le diverse realtà del
I0 CÌhÌ6S©.
Nella Conferenza distrettuale i
pastori Valdo Benecchi (per il
coordinamento interdistrettuale
delle commissioni) e Francesca
Cozzi (per la commissione del
2” distretto) hanno presentato il
lavoro svolto in questo primo
anno ed i progetti per il futuro.
Chiese svizzere
La Conferenza distrettuale, preso atto della richiesta delle due chiese
evangeliche di lingua italiana della
Svizzera, San Gallo e Sciaffusa, di entrare a far parte della Chiesa evangelica valdese, Unione delle chiese
valdesi e metodiste, quali chiese locali valdesi (art. 8 R.O. 4), esprime
parere favorevole e lo trasmette al
Sinodo. La C.D. si rallegra con le delegazioni delle due chiese, presenti in
Conferenza, e le saluta fraternamente.
Circuiti
La Conferenza distrettuale chiede alla CED di promuovere una collaborazione fra il IX circuito e i circuiti
viciniori per assicurare al meglio la
predicazione e la cura pastorale alle
chiese di San Gallo e Sciaffusa.
Ospedale di Torino
La Conferenza distrettuale, udita la
presentazione delle problematiche che
l'Ospedale evangelico valdese di Torino deve affrontare, esprime la propria solidarietà e il proprio incoraggiamento al Comitato dell’OEV per il
lavoro e la linea che sta perseguendo
— per la ulteriore qualificazione
della sua presenza sul territorio;
— per la difesa dei caratteri costitutivi dell'Ospedale evangelico;
— per la realizzazione della propria
missione, che è quella di un servizio
sempre migliore ed anche di una presenza evangelica sempre più adeguata nei confronti dei malati.
Inserimento di immigrati
La Conferenza distrettuale, preso atto dell'inserimento attivo, in varie forme e modi, nelle chiese del distretto, di soreile e fratelli evangelici provenienti da vari paesi e culture, ringrazia il Signore per queste opportunità di testimonianza che ci sono date, in un momento in cui il nostro
paese stenta ad aprirsi al fenomeno
dell'Immigrazione;
— rende attente le chiese alla sfida che questa nuova realtà porta in
vista della costruzione di comunità
multietniche e multiculturali che sappiano coniugare l'integrazione delle varie esperienze e sensibilità con il rispetto dell'identità di ciascuno e che
siano anche una indicazione per la
città;
— è consapevole, in particolare, che
il fenomeno dell'Immigrazione dai paesi del cosiddetto Terzo Mondo non è
un fatto transitorio, per cui va affrontato con lungimiranza e nel contesto
del processo di una maggiore unità
fra i paesi europei che vedrà una
prima tappa importante neli'ormai
prossimo 1992;
_ invita le chiese a vivere questo
impegno come risposta coerente alla
vocazione cristiana.
Gemellaggio con Boston
La Conferenza distrettuale accoglie
la proposta di gemellaggio fra il nostro distretto e il presbiterio di Boston, della Chiesa presbiteriana degli
USA.
A loro ci si può rivolgere per
informazioni e per suggerire delle proposte alla commissione.
Sulla linea indicata dall’Assemblea-Sinodo '90 è già stato avviato un buon rapporto di collaborazione con il dipartimento per l’evangelizzazione dell’XJCEBI, con cui sono state programmate alcune iniziative. La
più vicina nel tempo sarà una
serata sinodale di discussione
sulla base di alcune esperienze
significative delle comunità.
Dall’autunno è stata organizzata anche una serie di seminari
pratici nelle chiese della Lombardia. Si tratta di un programma sperimentale che il dipartimento per l’evangelizzazicne battista allarga alle nostre chiese
valdesi e metodiste nella regione invitandoci a parteciparvi. Il
fine di questi incontri nelle comunità è di approfondire la riflessione sull’annunciare l’Evangelo, rendendo attenti i parteci
panti ai meccanismi e problemi
della comunicazione interpersonale ed alle motivazioni profonde del credente che si propone
di evangelizzare. Oltre a questi
seminari, altri progetti di animazione delle comunità sono in fase di programmazione.
Le commissioni ed il coordinamento interdistrettuale non si
sostituiscono alle chiese nelle decisioni e nella responsabilità sulle iniziative evangelistiche, ma
offrono il loro appoggio ed invitano le chiese a prendere contatti con la commissione dando
e richiedendo informazioni, così
da far circolare l’esperienza acquisita fra tutti.
Durante la discussione è stato evidenziato il centro dell’evangelizzazione che consiste nell’annuncio esplicito di Gesù Cristo, accompagnato dall’invito a
condividere la nostra esperienza
di fede nelle chiese evangeliche.
Francesca Cozzi
Dà mandato alla CED di realizzarlo
curando in modo particolare gli aspetti già individuati: scambio di informazioni, ecc...
Iniziative con i francesi
La Conferenza distrettuale, preso atto dell'incrementarsi dei rapporti con
il protestantesimo francese da parte
delle chiese del distretto, se ne rallegra ed invita la CED a proseguire
nelle iniziative già intraprese, quali i
colloqui pastorali.
Impegni finanziari
La Conferenza distrettuale, avendo
discusso gli impegni finanziari richiesti
per il 1991, confermati in massima
parte dalle chiese valdesi, ne sottolinea la positività in vista del raggiungimento del punto di equilibrio e chiede comunque alle chiese di colmare
le differenze ove esistono.
Borse di studio
La Conferenza distrettuale decide di
proseguire il contributo delle chiese
del 2° distretto per le borse di studio
alla Facoltà di teologia, per L. 12 milioni.
Funzionamento della CED
La Conferenza distrettuale decide di
mantenere le quote per il funzionamento della CED in L. 5.500.000 da
parte delle chiese e L. 800.000 da
parte delle opere che rispondono alla
CD.
Alassio zona di diaspora
La Conferenza distrettuale, rilevato
che il gruppo di Alassio da oltre tre
anni non ha più I requisiti propri di
una chiesa in formazione, ne prende
atto e lo riunisce quale zona di diaspora alla chiesa in formazione di Imperia.
Saluti
La Conferenza distrettuale saluta il
pastore Salvatore Carco e Riccardo
Beasi che sono giunti al termine delle loro attività ed i pastori Luciano
Deodato e Letizia Tomassone che lasciano il 2° distretto, ringraziandoli
per il loro lavoro e la loro fraternità.
Tossicodipendenze
La Conferenza distrettuale, udite le
relazioni della CED e della commissione di esperti da questa nominata sul
tema delle tossicodipendenze, modificando l'orientamento espresso con l'atto 30 della sessione 1990, ritiene che
ii progetto di una piccola comunità
terapeutica non possa sorgere per deliberato di un'assemblea, ma debba
scaturire da una convinta iniziativa di
base; riafferma peraltro che le nostre
chiese debbano essere sensibili al fenomeno della tossicodipendenza,
espressione di una cultura di morte
e di disimpegno, per fedeltà airevangelo della vita e della vocazione; indica pertanto alle chiese le varie possibilità di azione pratica nell'assistenza e nel sostegno ai tossicodipendenti ed alle loro famiglie, specie nel
momento in cui, nella fase di recupero, la persona deve passare dall'ambiente protetto della comunità terapeutica alla risoluzione dei problemi
esistenziali; tali assistenza e sostegno saranno tanto più efficaci se improntati alla solidarietà, al rispetto
delle persone, alla salvaguardia della
loro dignità, nella certezza che il Signore Gesù Cristo chiama tutti coloro che sono « perduti » ad essere in
coimunìone con lui per ricevere la vita nuova e nella consapevolezza che
la nostra stessa storia di cc perduti e
ritrovati » ci pone a fianco di chi ha
bisogno di amicizia per ritrovarsi a
sua volta e ricevere un nuovo senso
per la propria vita; si raliegra con ie
chiese che già hanno iniziato un'azione di questo tipo e le incoraggia a
proseguire su questa via.
Evangelizzazione
La Conferenza distrettuale, udita la
relazione della Commissione per l’evangelizzazione e dopo averla dibattU’*
ta, invita le chiese a partecipare al
programma di seminari pratici sulla
preparazione all’evangelizzazione ed a
far conoscere alla Commissione ed alle altre chiese le proprie iniziative ed
esperienze.
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10 conferenze distrettuali
5 luglio 1991
ECUMENE: CONFERENZA DEL 3« DISTRETTO
Annunciare TEvangelo alle persone oggi
riscontra nel calo demografico - Un ’’network” delle radio evangeliche - Tossicop ndenze, giornale unico, finanze e migranti oggetto di discussione - Una nuova forma di unità per l’evangelismo
Una Conferenza serena e costruttiva: questa è l’impressione
generale che se ne ricava; ma anche ordinata (grazie, forse, alla presidenza efficiente) e fraterna, tanto
che ha potuto, senza affanno, compiere tutti i suoi adempimenti, restando nei tempi fissati dall’ordine
del giorno.
Sono presenti le grandi chiese
storiche; da quelle nate nel Granducato di Toscana, e già da allora
abituate ad una convivenza con il
movimento dei Fratelli del conte
Guicciardini, a quelle nate all’indomani di Roma capitale, a quelle
nate dalla disseminazione compiuta lungo tutto l’arco di quest’ultimo secolo. Forano, oggi come allora immersa in un cattolicesimo
bigotto e superstizioso, Carunchio,
San Giacomo, Villa San Sebastiano, Terni... diaspore degli Abruzzi, delle Marche, dell’Umbria, sia
metodiste che valdesi; e poi le
chiese più giovani, nate dall’incontro tra Evangelo e sete di giustizia, come Colleferro, Ferentino;
e poi le «neonate», come la comunità di lingua francese di Roma,
che esprime l’apertura sul vasto
mondo dell’emigrazione, con i
suoi drammi e le sue speranze, segno di una nuova dimensione delle nostre chiese, chiamate a collocarsi nello spazio senza confini
dell’ecumene.
Quasi del tutto assente la Facoltà di teologia, sia a livello di docenti (presente solo Ermanno Genre) che di studenti.
Bony Edzavé apre i lavori, predicando un testo inconsueto, la II
epistola di Giovanni: uno scritto
tra i più brevi nel Nuovo Testamento, maturato in un clima di
tensione polemica contro una parte della chiesa che tende a trasformarsi in istituzione gerarchica e
sacramentale.
Il seggio provvisorio, presieduto con competenza da Salvatore
Briante, adempie alle procedure,
sempre complesse, della costituzione della Conferenza. Lascia poi il
posto a quello definitivo che risulta composto da Enrica Vezzosi,
presidente, Eugenio Rivoir vice,
Giovanni De Pasquale e Mario
Tommasi segretari.
Fulvio Rocco, a nome della
CED, legge la relazione, articolata
in cinque punti: evangelizzazio
11 Seggio ascolta l’intervento della rappresentante della Comunità
evangelica di lingua francese di Roma.
_______battisti, metodisti e valdesi
Fare presto il
settimanale comune
Tra i vari problemi alTordine
del giorno della Conferenza del
3° distretto vi è stato quello del
settimanale comune BMV.
Allo stato attuale dei lavori
della commissione mista per la
realizzazione di tale settimanale, esistono solo ipotesi di manifestazioni di interesse.
Nonostante numerosi incontri
a Torino, Roma e Napoli per delle considerazioni sugli aspetti
giuridici, redazionali e finanziari e per la ricerca di tecnologie
attuali, non sono state raggiunte soluzioni definitive che garaiitiscano l’uscita del settimanale
comune in tempi brevi.
Rimangono da sciogliere nodi
importanti quali il nome della
testata, il bilancio preventivo, lo
statuto nonché la definizione della linea e dell’assetto redazionale.
"Tra i 70 titoli di testata indicati, l’attenzione della commissione si è fermata sulle due seguenti opzioni:
a) Vita protestante - setti
manale delle Chiese evangeliche
BMV.
b) Voce evangelica - settimanale protestante.
Sono previste redazioni a Torino e Napoli, con la creazione
di un « serbatoio » di notizie a
Roma, per assicurare una certa
informazione centrale.
Verso la fine del mese si svolgerà un ulteriore incontro fra
gli addetti ai lavori.
Tutta una serie di preoccupazioni dunque che ne faranno slittare i tempi di attuazione lasciando intendere che si andrà
ben oltre il preventivato periodo dell’autunno 1991.
Dalla Conferenza sono state
espresse parole per incoraggiare
il rispetto dei tempi di realizzazione di uno strumento ritenuto da tutti di fondamentale importanza per un cammino unitario di testimonianza di battisti,
metodisti e valdesi nel nostro
paese, in coerenza con il riconoscimento reciproco espresso.
Leonardo Gasorio
Ecumene. La Commissione d’esame composta (da sin.) da Lela Rocca,
Maria Bonafede e Daniele Bouchard.
ne, vita delle chiese, campo di lavoro e opere, finanze. 11 quadro
complessivo è quello di una testimonianza che si esprime in tanti
modi; dalla cura dedicata al consolidamento delle comunità e alla
formazione dei ministeri, primi tra
i quali quello del predicatore locale, alla presenza in momenti complessi e gravi del nostro tempo, come l’azione specifica nei confronti
degli albanesi e dei tossicodipendenti.
La Commissione d’esame non
presenta un lungo rapporto ma
concentra l’attenzione sull’evangelizzazione, per la quale ha elaborato alcune semplici tesine fondamentali, che l’assemblea discute.
La CED ha anche svolto un’inchiesta. I dati sono interessanti, e
uno in particolare preoccupante:
il calo demografico. Le scuole domenicali corrono il rischio di
scomparire tra breve, a causa della denatalità. Alcune comunità sono già sparite, perché l’emigrazione le ha falcidiate. In alcuni casi
(per esempio Vasto) si è fatto
qualcosa per seguire la popolazione. L’assemblea capisce che, col
questionario, si è appena cominciato a conoscere una situazione
peraltro molto difficile da ridurre
in sintesi. Da qui la richiesta di
continuare a studiare il problema
prima di giungere ad articolare
una strategia efficace.
^ Il dibattito sull’evangelizzazione
e arricchito dall’intervento di Bruno Colombo, in rappresentanza
delle comunità battistc. E’ questo
un banco di prova delle decisioni
assunte da Assemblea battista e Sinodo tenuti congiuntamente a Roma nel novembre scorso. Ma ci sono altre novità: potrebbe nascere
un network di radio evangeliche in
ase alla « legge Mammì » sulla
radiofonia. E’ un fatto nuovo,
c e la FCEI sta seguendo con attenzione e che potrebbe significare
mo to per 1 evangelismo italiano.
Ma « evangelizzazione » vuol
dire anche contenuti e forme della
predicazione. Critiche sono espresse sul linguaggio della predicazione, comprensibile solo agli addetti; alla predicazione in sé, astrusa
fuori dal tempo e dalla storia; alla
liturgia, pesante e poco comunicativa. Gli animi si scaldano, la discussione si approfondisce. E’
chiaro che su questo tema si incrociano e si scontrano diverse
teologie, dall’ortodossia barthiana,
all’eredità del Risveglio, ai fermenti di neoliberalismo, presenti
nella teologia ecumenica odierna.
Ognuno ha una parola da dire,
perché ognuno si confronta quotidianamente con questo problema
che costituisce la passione di ognuno, il senso della propria vita.
L’atto che viene votato non rende conto della vastità e profondità
della discussione, ma con molta
umiltà e concretezza chiede una riforma liturgica. La prossima Conferenza esaminerà quanto, in questo campo, ogni chiesa avrà fatto.
Tossicodipendenza: anche qui
una discussione coinvolgente. Alcuni sono attivi da tempo in questo campo; ognuno ha delle storie
da raccontare. Eppure, stranamente, la chiesa in generale tarda a
scendere in campo. D’altronde la
dimensione del problema è enorme, i mezzi limitatissimi, i rischi
di creare speranze e poi disattenderle reali. Perciò è necessario studiare attentamente la questione ed
elaborare una risposta.
A questo punto la Conferenza
passa a trattare una serie di questioni minori, seppure di grande
importanza. La prima attiene al
settimanale unico BMV. La commissione che ne studia tempi e modi di attuazione, della quale fa
parte Fulvio Rocco, informa sulle
difficoltà insorte. Ma la Conferenza esprime un certo sconcerto nelTaver constatato che i battisti hanno iniziato una nuova serie de
« Il testimonio », che si presenta
come qualcosa di più di una semplice circolare del presidente dell’UCEBl. Come interpretare questa novità?
La seconda è un’informazione
sul convegno di Pentecoste, svoltosi a Santa Severa, sulla questione della « pace nella giustizia »
nell’area del Medio Oriente, alla
cui riuscita hanno dato un contributo essenziale le chiese del Medio Oriente, degli Stati Uniti, le
grandi organizzazioni ecumeniche,
credenti cristiani, musulmani,
ebrei, studiosi e politici. Si attende la pubblicazione degli atti e se
ne raccomanda lo studio e la diffusione nelle chiese.
Si passa alle finanze. Il distretto, nel complesso, ha mostrato un
grande senso di responsabilità.
Franco Giampiccoli lancia un appello per il fondo « riconoscenza », che appare un po’ trascurato.
La rappresentante di Siena chiede
che non si esageri con le collette
« straordinarie ».
Anche sul tema dei migranti la
Conferenza esprime una sostanziale omogeneità di vedute. Il problema è quanto mai ampio; ma le
chiese hanno una forte consapevolezza dell’ingiustizia della politica attuale della CEE che vorrebbe chiudere le frontiere, secondo
gli accordi siglati a Schengen.
In questo contesto la convenzione tra Tavola e comunità di lingua francese di Roma, di cui la
Conferenza prende atto, assume
un valore paradigmatico.
Per le opere. Letizia Sommani
e Marco Jourdan illustrano il progetto del centro di formazione dei
diaconi. E su questo la Conferenza
esprime un parere quanto mai favorevole.
Ed infine arriva il momento delle votazioni, sempre lunghe e macchinose. E’ anche il momento più
caotico di una Conferenza tranquilla. La presidenza sembra essere travolta, poi riprende il controllo e conduce la nave in porto.
E’ riconfermata la CED, che ha
lavorato bene e con intelligenza; i
delegati alla prossima assemblea
della FCEI sono nominati rispettando le varie componenti. Però
una domanda rimane in sospeso:
Bony Edzavé, il pastore della comunità di lingua francese, deve
votare per i valdesi o per i metodisti? Dalla sua domanda si capisce che la realtà delle nostre chiese di oggi non è più quella di ieri;
e forse è ormai giunto il momento
di attuare una nuova forma di unità tra l’evangelismo italiano.
Luciano Deodato
MIGRANTI
Accogliere l’altro
Un apposito spazio è stato dedicato al tema dei migranti nella Conferenza del 3” distretto.
Dopo una breve presentazione
di Fulvio Rocco sulle iniziative
della FCEI-servizio migranti è
iniziato lo scambio di idee tra
i partecipanti. Come porci di
fronte alla richiesta di attenzioni, di spazi, di risorse, di lavori che ci viene dai molti extracomunitari, dagli albanesi e da
altri ancora è stata la domanda principale che ci siamo posti. La risposta è tardata a giungere anche perché troppo giovane è l’impegno sistematico in
questo settore da parte delle nostre chiese. Come è giovane il
concetto di guardare al « diverso » attraverso un atteggiamento positivo. La difficoltà di su
perare i razzismi di cui le nostre chiese sono vittime, imparare a denunciare il peccato dell’intolleranza, della chiusura
mentale che nasconde a volte un
senso di superiorità con il quale si cade nel classico paternalismo sono stati spunti tirati fuori nel dibattito e ripresi nell’ordine del giorno che la Conferenza ha formulato sul tema dei
migranti. Autocritica dunque e
capacità di imparare dai propri
errori possono rappresentare la
sintesi del lavoro con i migranti svolto da questo distretto che
ha visto una propria chiesa ospitare 10 ragazzi albanesi: San Salvo. Persone queste con un lavoro ed una casa, ma con grossi
problemi di identità.
Daniela Di Carlo
11
5 luglio 1991
conferenze distrettuali 11
IL PROBLEMA DELLA PREDICAZIONE
I RISULTATI DEI LAVORI
Il culto, momento
di evangelizzazione
Occorre ricercare nuove forme liturgiche e nuovi modi di presentare l’originalità della nostra esperienza di fede: quali le strade?
Principali decisioni
La Conferenza distrettuale,
dopo ampio e animato dibattito,
ha riconosciuto nel culto "un
momento essenziale di evangelizzazione”.
Questa affermazione potrebbe
far pensare al ritorno ad una vita
privata’ delle chiese, sfinite dalla
logorante azione svolta nell'ambito sociale, ma non è così.
E’ stato consolante udire in
che modo, per una delle 'tre grandi’ chiese di Roma, il culto sia
momento di evangelizzazione.
Molti simpatizzanti e occasionali
passanti che entrano vengono
coinvolti nel culto; critica al linguaggio usato nella predicazione
ed al modello 'religioso' di vita
comunitaria; non limitarsi solamente ad invitare i propri figli
al culto, ma dire loro come Cristo ha cambiato la tua vita.
Nell’ascoltare quest’ultimo punto mi veniva in mente che, da
un'antichissima liturgia, contenuta in Deut. 26; 5 ss., emerge
come questa confessione della
fede alle giovani generazioni fosse parte fondamentale del culto
ebraico.
Necessità quindi, per le chiese,
di un impegno nella ricerca di
"nuove forme liturgiche” e di urta
predicazione che sia sempre più
rispondente "nei temi e nel linguaggio” alla vita di chi vi partecipa. Nessuno può negare il posto di preminenza che questa
ricerca deve avere nella vita delie chiese. Viene solo da chiedersi
come questo sia possibile dal
momento che la CED, nella sua
relazione, rileva che « ... si ha una
discreta — non certo ideale —
partecipazione ai culti, ma in maniera molto inferiore alle attività di formazione ». Inoltre,
come si può arrivare a riflettere
insieme per giungere ad un culto
più autentico e più comunitario
quando, in alcune chiese, sorelle
e fratelli si vedono fra loro
(quando va bene, ma non per
tutti!) 60 secondi prima deH’inizio dello stesso?
Allora è necessario che queste
nostre chiese, nelle quali per graziq di Dio entrano ancora dei
nuovi, siano poste in contatto
con la salvezza in Cristo che sta
al centro dell’Evangelo. Non possiamo qui sfuggire ad un’esigenza, più volte ripetuta negli ultimi due-tre anni al Sinodo da
ۥ Troppo spesso le nostre discussioni sull'argomento sono viziate
dalla confusione di piani diversi, tutti riconducibili al concetto di evangelizzazione. Proponiamo alcuni di questi piani che, a nostro avviso,
andrebbero sempre distinti per l’efficacia della discussione.
a) Evangelizzazione come annunzio dell'Evangelo. E' indiscutibile che
l’evangelizzazione, intesa in questo senso, sia la ragion d’essere delle
nostre chiese. Da questo punto di vista si può affermare che nelle
diverse attività delle nostre chiese (culti, studi biblici, riunioni quartierali, catechismi, scuola domenicale, ecc.) l'educazione aU'evangelizzazione abbia un ampio spazio.
b) Evangelizzazione come presentazione della nostra fede, della nostra cultura e teologia, della storia del protestantesimo, di un punto di
vista evangelico su temi di ordine etico presenti nel dibattito in Italia.
c) Evangelizzazione come proposta, rivolta ai singoli individui, dì
entrare a far parte delle ncsstre chiese.
Là dove l’annuncio deH'Evangeio viene accolto si rende necessaria
la condivisione di un progetto; per coinvolgere nuove persone in questo
progetto (sia che si tratti dei nostri figli, cioè di persone che provengono daH'interno delle comunità, sia che si tratti di simpatizzanti) è
necessaria una proposta esplicita a livello personale, rispetto alla quale
soffriamo di una eccessiva timidezza ».
(dalla relazione della Commissione d'esame)
alcuni e mai compresa dalia maggioranza: "l’educazione all’evangelizzazione"!
Ma se questo compito dev’essere primario l’evangelizzazione
ha, però, ancora due volti che
vanno lasciati distinti.
Uno potremmo definirlo ’chi
siamo’, l’altro ’vieni con noi’.
Evangelizzazione come presentazione della nostra fede, della nostra cultura e teologia, di un punto di vista evangelico su temi
di ordine etico attuali. Evangelizzazione dev’essere anche proposta, rivolta ai singoli individui,
di entrare a far parte delle nostre
chiese. Laddove l’annuncio dell’Evangelo viene accolto si rende
necessaria la condivisione di un
progetto per coinvolgere in esso
nuove persone (i simpatizzanti,
i nostri figli). Interessante la possibilità, offertaci dalla legge
Mammì (sull’emittenza privata),
di costruire un consorzio di radio
sotto sii auspici della EGEI.
L’unica difficoltà per la realiipazione di un ’network' evangelico,
forse, sembra essere data dal
numero delle emittenti (100) indispensabili per la sua formazione.
Con molta gioia è stato accolto
l’invito del i>ast. Bruno Colombu,
segretario dell’Associazione chiese evangeliche battiste del Lazio
e Abruzzo (ACEBLA) — struttura
1991-92
Gii incarichi^
La Conferenza ha eletto la
Commissione esecutiva distrettuale nelle persone di;
Fulvio Rocco, presidente; Mario Berutti, vicepresidente:
Leonardo Casorio, Nicola Garagunis, Daniele Benedetto,
membri.
La Conferenza ha poi eletto la Commissione d’esame
sull’operato della Commissione esecutiva distrettuale nelle persone di Marco Jourdan,
Evelina Girardet, Assunta
Menna (membri), Mario Tommasi e Francesca Reggiani
(supplenti).
Deputato al Sinodo è stato eletto Nicola Garagunis,
supplente Giovanni De Pasquale.
La componente valdese
ha eletto quali deputati alla
assemblea della Federazione
di Santa Severa del 31.103.11.1991: Franca Long, Eugenio Rivoir, Giovanni Ribet,
Dorothea Mueller, Maja Koenig, Leonardo Casorio, e supplenti: Salvatore Briante, Assunta Menna, Adriana Leone,
Giovanni Scuderi, Francesca
Reggiani.
La componente metodista
ha eletto quali deputati alla
assemblea della Federazione
di Santa Severa del 31.103.11.1991: past. Aurelio Sbaffl, past. Enos Mannelli, Ornella Sballi, Enrica Vezzosi e
supplenti: past. Arcangelo Pino, Alba Mannucci, Elda Palazzine.
La Conferenza ha designato quale predicatore d’ufficio
alla prossima Conferenza la
pastora Daniela Di Carlo, sostituto il pastore Silvio Ceteroni.
forse corrispondente al nostro
circuito — alla collaborazione
territoriale fra le chiese ed alla
convocazione congiunta dei rispettivi organismi regionali.
Positiva l’esperienza di una
nostra chiesa che ha accolto degli albanesi ed ha riscontrato
come, nei rapporti con la cittadinanza, i gesti parlino di più
delle parole.
Insieme alla nostra necessaria
azione è sempre indispensabile
recare l’annuncio di Cristo per
l’uomo e la donna di oggi! In un
culto mattutino la meditazione
era centrata sulla risposta del
giovane Samuele al Signore:
"Parla, poiché il tuo servo ascolta” (I Sam. 3: 10). Anche oggi
Dio ci rivolge la sua Parola, a
noi è concessa la grazia di ascoltarla e di porci al suo servizio!
Enos Mannelli
Un intervento
Parlo in particolare dell’evangelizzazione per i giovani, e distinguo tra i "nostri giovani” e
quelli che vivono al di fuori del
nostro contesto.
Con i primi abbiamo possibilità di un rapporto più stretto.
Ritengo che la via da seguire
con loro sia quella dell’esempio
personale. Mostrare cioè come
la nostra vita è cambiata in seguito aH’incontro con Cristo. Il
dramma è che a loro volta non
vedono alcun cambiamento, ed
allora si domandano che senso
abbia la nostra lede.
Con quelli che vivono fuori del
nostro contesto è essenziale usare metodi di comunicazione a
loi'o familiari. Non mi pare che
questi siano i volantini o le conferenze che facciamo. Anzi, questi sono sistemi che non tengono
conto delle tecniche di comunicazione del nostro tempo. Bisogna, invece, usare gli stessi sistemi che caratterizzano la loro vita.
Per esempio, perché non usare
videogame con storie della Bibbia? Sicuramente una storia
come quella di Mosè, l’uscita dall’Egitlo, il viaggio nel deserto,
tradotta in videogame si imprimerebbe in modo indelebile nella memoria. Non bisogna aver
paura di usare tecniche moderne,
come la radio, i computer, il
video perché questi sono oggi
i mezzi di comunicazione, ma
dobbiamo adeguarci ai sistemi del mondo moderno; il che
non significa adeguarsi alla mentalità del "presente secolo”.
Nicola Garagunis
Proseguire l’analisi
La Conferenza esprime il proprio apprezzamento per il lavoro di analisi
della realtà del distretto, effettuato
dalla CED (tramite il questionario inviato alle chiese, le visite e gli incontri con i sovrintendenti di circuito)
e chiede che tale analisi prosegua,
pervenendo alla indicazione di una
chiara strategia del nostro impegno
nelle diverse zone; chiede inoltre che
alla prossima Conferenza possano essere portate per la discussione alcune precise ipotesi di lavoro.
Collaborazione BMV
La Conferenza, rallegrandosi per la
presenza e l’intervento del rappresentante della ACEBLA (Associazione delle chiese evangeliche battiste del Lazio e dell'Abruzzo), past. Bruno Colombu, dopo ampio dibattito sulle diverse forme di collaborazione BMV
invita la CED a proseguire gli incontri periodici per la collaborazione
pastorale sul territorio e per lo scambio di informazioni suH’evangelizzazione
ritiene che si debbano ricercare gli
strumenti idonei a consentire un criterio comune per la formazione dei
predicatori locali
auspica che la collaborazione territoriale si esprima altresì attraverso la
convocazione congiunta dei rispettivi
organismi regionali
chiede alla CED di esaminare la possibilità di garantire alla prossima Conferenza distrettuale la partecipazione
di una delegazione battista proveniente dalie regioni del distretto.
Centralità del culto
La Conferenza, riconoscendo nel culto un momento essenziale di evangelizzazione e di testimonianza della vita comunitaria
invita le chiese ad impegnarsi nella ricerca di nuove forme liturgiche
e di una predicazione il più possibile
rispondenti nei temi e nel linguaggio
alla sensibilità e alla vita anche di
chi partecipa al culto in modo occasionale;
raccomanda alla Commissione esecutiva distrettuale di provvedere alla
raccolta delle informazioni relative ad
eventuali esperienze innovative in questo campo e di riferirne alla prossima
Conferenza distrettuale.
Tossicodipendenza
La Conferenza decide che nel corso della prossima Conferenza sia dato spazio ad una riflessione sul problema della tossicodipendenza che da
tempo interroga le nostre chiese.
Formazione diaconale
La Conferenza, informata sull'avvio
positivo dell'attività del Centro di formazione diaconale di Firenze, se ne
rallegra vivamente e prendendo atto del
suo regolamento, invita le chiese a
diffondere tra i giovani l'informazione
su questa possibilità di formarsi al
servizio evangelico.
Contro il razzismo
La Conferenza, in riferimento al dibattito sui migranti, pone all'attenzione delle nostre chiese la necessità
di una riflessione sulla questione della diversità al fine di contribuire ad
una società multietnica e multiculturale e di promiiovere nelle nostre chieza, una concreta educazione di resiza una concreta educazione di resistenza alle spinte razziste presenti anche nel nostro paese.
Comunità di lingua francese
La Conferenza, presa conoscenza della domanda della Comunità cristiana
protestante di lingua francese di Roma di entrare a far parte dell’Unione delie chiese valdesi e metodiste
e presa conoscenza della convenzione
che ne regolerà i rapporti con la chiesa locale di accoglienza (Chiesa valdese di via IV Novembre) e con la
Tavola valdese, si rallegra per questa
domanda ed esprime al Sinodo il proprio pieno assenso al suo accoglimento.
COMUNITÀ’ DI LINGUA FRANCESE
Una nuova chiesa
I fratelli di lingua francese
che si riuniscono regolarmente
nei locali di via IV Novembre,
a Roma, si avviano a prendere
posto anche in modo ufficiale all’interno deirUnicne delle cliiese
valdesi e metodiste. Uno degli
ultimi passi è stato quello di
presentare all’Assemblea del 3°
distretto la convenzione tra la
comunità di lingua francese di
Roma, la Chiesa valdese di via
IV Novembre e la Tavola.
Come si ricorderà, è ormai
dal 1985 che è operante in Roma un’équipe di lavoro della
CEVAA, che svolge un progetto
detto di « Azione apostolica comune » in base ad accordi intercorsi tra la CEVAA e la Tavola
valdese. Accanto ad un lavoro
sociale a favore di immigrati
del Terzo Mondo si è costituita
una comunità protestante di lingua francese, ospitata dalla Chiesa valdese di via IV Novembre.
Tale comunità si è inserita da
tempo nel lavoro comune dell’ir circuito e del 3" distretto
della nostra chiesa. Tuttavia non
aveva finora una situazione giuridico-istituzionale ben precisa,
cosa che limitava in pratica il
suo pieno inserimento nei vari
momenti decisionali.
Tutto questo dovrebbe trovare
soluzione definitiva nell’agosto
di quest’anno, quando il Sinodo
darà con ogni probabilità parere favorevole alla domanda della comunità di lingua francese
(da ora in poi CLF) di essere
riconosciuta come chiesa costituita nell’ambito delTordinamento valdese conservando alcune
particolarità legate essenzialmente al fatto che 1 membri che
la compongono provengono da
realtà assai diverse le une dalle altre e sono in parte soltanto
di passaggio.
La richiesta della CLF è accompagnata dallo statuto, dal
regolamento interno e dalla già
citata convenzione.
Diciamo subito che il titolo di
« Comunità cristiana protestante di lingua francese » indica, da
solo, tutto un programma. Si
tratta di attuare una larga apertura nei confronti di quanti si
sentono di accettare le basi dottrinali, chiaramente cristologiche, della comunità, senza per
questo obbligare questi ultimi a
conformarsi in ogni minimo particolare al’e norme della nostra
chiesa. Questo, d’altra parte, senza impedire che tale apertura
renda impossibile un effettivo
inserimento nel nostro ordinamento.
La convenzione è stata il punto di arrivo di un lungo iter che
ha permesso alla CLF, alla Tavola ed alla « chiesa di accoglienza » di via IV Novembre di
chiarirsi le idee e di giungere
ad un accordo operative. La
chiesa di via IV Novembre si
rende disponibile a proseguire
un regolare rapporto fraterno
con la CLF attraverso contatti
seguiti dai consigli di chiesa, attraverso la concessione in uso
di locali — a partire dal locale
di culto — in base a norme stabilite in modo chiaro.
Dal canto suo, )a CLF provvede alle proprie spese locali, impegnandosi a contribuire a quelle di mantenimento dello stabile della chiesa ospitante ed a
quelle generali della Chiesa evangelica valdese.
Giovanni Conte
12
12 conferenze distrettuali
5 luglio 1991
PORTICI: CONFERENZA DEL 4® DISTRETTO
FRA GLI ATTI
Tre giorni operosi
Aquiiante: « Le chiese meridionali debbono elaborare un progetto autonomo » - Occorre superare il timore di parlare della nostra fede
Le palme dell’opera « Casa materna » di Portici haimo fatto da
cornice alla Conferenza del 4“ distretto delle chiese valdesi e metodiste che si è svolta dal 21 al 23
giugno. Il culto di apertura è stato tenuto dal pastore La Torre
che ha predicato sul testo di Luca 10: 1-12. Dopo il culto si è
proceduto all’elezione del seggio e
sono stati ascoltati i saluti portati
dal pastore battista Leila e dal pastore Diekmann, della Chiesa luterana di Napoli.
La giornata di venerdì è terminata con la lettura della relazione
della Commissione esecutiva distrettuale e di quella della Comrnissione d’esame. Entrambe iniziavano con una valutazione sia
della guerra e della situazione postbellica, sia dell’azione delle chiese. La Commissione d’esame ha
compiuto anche un’analisi sulla situazione del Sud e « lo. ^ugvvo cHg
continua a essere combattuta dalla
criminalità organizzata ». La Commissione ha scritto che « rispetto
a questi problemi la capacità di
riflessione e di reazione delle nostre chiese sembra troppo lenta ».
Il dibattito si è aperto nella mattinata del sabato con la discussione sul campo di lavoro.
La chiesa di Agrigento, i centri di
Adelfìa e Bethel, hanno fornito lo
spunto a ragionamenti più complessivi sulla realtà delle chiese.
Il viale d’accesso alla Casa.
Il pastore Aquiiante ha sostenuto
che le chiese meridionali « debbono smetterla di chiedere aiuto al
Nord; le nostre comunità elaborino un progetto autonomo ».
Lo scoutismo e la situazione
giovanile è stato un altro punto
esaminato. Questo tema ha assunto rilevanza grazie anche ai primi
risultati prodotti da un gruppo di
scouts a Palermo e per l’interesse
che ciò ha suscitato presso alcune
chiese pugliesi. A. Scali, di Reggio
Calabria, ha evidenziato « il valore formativo dello scoutismo,
una scuola per il rapporto con gli
altri ».
Altri hanno chiesto di avviare
un collegamento tra questa attività
e la EGEI. Si è poi anche parlato
dell’immigrazione, anche se da due
punti di vista diversi. Il primo era
rivolto alla vita spirituale degli
immigrati. Molti hanno voluto ribadire come gli extracomunitari
vadano inseriti nelle comunità rispettando i loro modi di fare culto, non colonizzandoli con le nostre liturgie. L’altra lettura del pro
« Casa Materna » ha ospitato i lavori della Conferenza.
blema immigrazione era quella rivolta ai problemi materiali. Al
centro della discussione c’è stata
l’esperienza delle chiese pugliesi di
fronte al massiccio approdo degli
albanesi. Il pastore Lupi ha ricordato il ruolo di prima accoglienza
svolto dalle chiese che « hanno come compito quello di rispondere
ai bisogni degli immigrati ». Da
parte di alcuni si è avvertita la
necessità « dell’elaborazione di
una strategia di intervento sulla
questione degli immigrati terzomondiali nel nostro paese ».
Una discussione appassionata si
è svolta sui capitoli delle relazioni
contenenti le riflessioni sulla guerra e i compiti delle chiese. C’è stato chi è tornato sulle lacerazioni
che ci sono state nelle comunità
allo scoppio della guerra, accusando i testi di essere datati perché
« ispirati alla visione politica andata in crisi nell’89 » come sostenuto dal pastore Bouchard. Invece
Labate, deputato di Riesi, ha segnalato « l’onestà delle relazioni »
perché dopo T89 « si è registrata
la vittoria del consumismo sul socialismo reale ». Sul tema della
guerra alcuni intervenuti hanno
criticato « La luce » per la faziosità che, secondo loro, ha dimostrato.
Dopo questo dibattito ha avuto
luogo la discussione sull’evangelizzazione, iniziata ponendo il problema dei contenuti e delle forme
dell’evangelizzazione stessa. Il pastore La Torre ha detto che « abbiamo quasi timore di parlare della nostra fede, delle cose in cui
crediamo. Per questo le riunioni
quartierali, nate per consentire di
avvicinare amici e parenti, non
riescono ».
Il momento clou di questa gior
nata è stato quello dell’intervento
del pastore Paolo Ricca, professore alla Facoltà valdese di teologia,
sull’enciclica « Centesimas annus ». E’ stato messo in luce il carattere conservatore di questo documento che non ridiscute nulla
della dottrina sociale cattolica. Vi
si ritrova un continuo attacco al
« moderno »; l’illuminismo e il socialismo sono messi sullo stesso
piano del totalitarismo, mentre è
espresso compiacimento per il liberalismo. La cosa curiosa è che
la democrazia si è meritata solo
«l’apprezzamento» del papa. Alla briosa dissertazione è seguito
un dibattito che ha avuto un’eco
nella discussione sui rapporti col
cattolicesimo (altro punto all’ordine della Conferenza). La relazione dell’apposita commissione segnalava i risultati del questionario
inviato alle chiese e indicava, visti i dati emersi, l ’idea di « passare a esplorare vie nuove che non
siano un operare di rimessa su
esplicito invito da parte cattolica». La discussione ha sottolineato
la presenza di un cattolicesimo
non monolitico, e il dato dei rapporti con le altre religioni.
La domenica mattina si è svolta, dopo il culto, la parte più burocratica del lavoro della Conferenza con le votazioni sugli ordini del
giorno, le elezioni della Commissione esecutiva e dei membri di
vari organismi.
Questa ’’tre giorni” mi pare abbia mostrato come le nostre chiese meridionali non siano disattente e inoperose rispetto ai problemi che le circondano. C’è da chiedere aiuto al Signore affinché questo impegno sia sempre più capace di incidere sulla realtà.
Peppe Cancello
Principali decisioni
Amici di Adelfìa
La CD fa proprio lo spirito ed i
contenuti della lettera delÌ'assemblea
degli Amici di Adelfia del 12 maggio
sottoscritta anche daH'Assemblea del
16° circuito.
Venuta a conoscenza del progetto
di ristrutturazione di Adelfia elaborato
dall’arch. M. De Bettini, incoraggia la
Tavola a proseguire in questa direzione.
Aderisce alla campagna di sottoscrizione proposta dall’assemblea degli
Amici di Adelfia e dell'Assemblea del
16° circuito e indica alle chiese del
distretto, nel loro insieme, l’obiettivo
di lire 30.000.000.
Statuto dì Bethel
La CD, dopo aver ampiamente diSCUSSO lo Statuto del Centro evangelico di Bethel, Io approva.
Mezzogiorno
La CD, dopo aver discusso la posizione delle nostre chiese nel quadro dell’attuale travaglio della società
meridionale, dà mandato alla CED di
rimettere allo studio tutta la problematica meridionalistica, se possibile in
collaborazione con la commissione studi della FCEI, allo scopo di incoraggiare le nostre chiese a formulare una
loro ipotesi di lavoro per il futuro e
di dedicare a questo tema la parte
centrale della prossima Conferenza distrettuale.
Gruppi scout
La CD, preso atto della positività
dell’esperienza scoutistica realizzata
presso i giovani della Chiesa valdese
di Palermo e del crescente interesse
suscitato da questa ipotesi di lavoro
aggregativo e formativo a livello giovanile da parte di altre chiese del distretto,
invita le chiese del 4° distretto:
a vaiutare la possibilità concreta di
avviare a livello locale gruppi di giovani che diano vita a forme di aggregazione sul modello dello scoutismo.
A riconsiderare la complessità della
situazione giovanile nelle sue varie
manifestazioni e problematiche.
Chiede alla CED di creare una commissione di lavoro:
che coordini le esperienze in atto
e quelle future al fine di garantire
omogeneità d’impostazione del lavoro
comune, valutando eventualmente con
la stessa CED la necessità di andare
a creare una struttura propria del protestantesimo e deH’evangelismo italiano.
Che studi e predisponga una collaborazione fattiva ed articolata con i
centri evangelici presenti nel distretto.
Che si proponga come interlocutrice con le strutture regionali e nazionali della EGEI al fine di studiare e
proporre forme di estensione e sperimentazione sul territorio nazionale di
tale progetto.
Al tavolo della presidenza il pastore La Torre; al suo iìanro
Elisabetta Pagano-Wurzbiirger.
La FCEI assente
La CD esprime il proprio disagio
per il perdurare dell’assenza dei rappresentanti regionali della EGEI ai suoi
lavori, ritenendo di essere privata in
questo modo di un contributo importante per la comprensione della realtà giovanile delle nostre chiese,
chiede alla CED di adoperarsi affinché la presenza di tali responsabili
sia assicurata ai lavori della prossima
CD, in modo da evitare l’immagine di
un apparente sfilacciamento creatosi in
questi ultimi anni tra le chiese e i
gruppi giovanili EGEi.
Accoglienza agli stranieri
La CD riconosce nel servizio di accoglienza agli stranieri una particolare vocazione che il Signore Gesù Cristo rivolge alle chiese nel nostro tempo.
Tale servizio si può concretizzare;
nell’accoglienza degli stranieri nel
nostro culto. Nel rispetto della loro
identità. Nel loro inserimento nel nostro paese aiutandoli nella conoscenza. Nella ridefinizione delle regole di
una democrazia che permetta anche
a loro di maturare il proprio ruolo e
la propria funzione politica e civile.
In particolare individua nell’accf)
glienza dei profughi albanesi, attua
quest’anno dalle chiese pugliesi, una
forma di « diaconia leggera », la quale rappresenta un’esperienza valida da
continuare per l’accoglienza di piccoli
gruppi contro la tendenza delle istituzioni statali a concentrare i profughi in grandi strutture di parcheggio,
in cui ogni loro speranza è frustrata.
La CD invita le chiese a continuare e ad approfondire questa possibilità di servizio in collaborazione con
il Servizio migranti, inoltre propone
alla EGEI di « cercare in trattativa con
il governo una risposta non solo di
tipo assistenziale ma anche ’’politica”, che favorisca interventi di sviluppo nella stessa Albania, soluzione
questa che, per altri versi, indica alla nuova Europa un compito ed un
ruolo che devono essere perseguiti ».
Collaborazione BMV
La CD, preso atto che in alcune
realtà circuitali sono stati avviati progetti di collaborazione con le chiese
battiste in vista di un comune impegno sul tema dell’evangelizzazione,
informata sugli avvenuti incontri tra
la Commissione interdistrettuale sull’evangelizzazione e il Dipartimento
per l’evangelizzazione dell’UCEBI,
si rallegra per l’insieme di queste
iniziative ed invita le chiese a:
riconsiderare l’importanza della vita comunitaria come luogo di accoglienza e di aggregazione.
Studiare forme di rinnovamento liturgico che permettano una espressione corale della fede e una piena partecipazione dei membri di chiesa.
Valutare la possibilità di sperimentare forme di ministeri in funzione di
un rilancio di attività evangelistiche.
Definire progetti che esprimano segni ed eventi che rimandano alla realtà salvifica della croce e resurrezione di Gesù Cristo.
invita la CED a riconfermare la
Commissione per l’evangelizzazione in
vista del proseguimento del lavoro appena iniziato.
Problemi ecumenici
La CD dopo aver ascoltato, con interesse, la relazione del prof. Paolo
Ricca sulla recente enciclica del papa « Centesimas annus » e dibattuto
il documento della commissione per
i rapporti con la Chiesa cattolica, raccomanda ai consigli di circuito di promuovere convegni zonali sulle problematiche ecumeniche che coinvolgono,
spesso in modo contraddittorio ed episodico, le nostre chiese in vista di
un possibile atteggiamento comune.
Gruppo dì Agrigento
La CD, preso atto deila consistenza numerica degli ultimi cinque anni
della chiesa di Agrigento, la classifica come gruppo a norma di R04/77
art. 4 del regolamento sulle chiese
locali valdesi.
La Conferenza esprime a questa comunità la sua piena solidarietà per
la testimonianza che essa compie nella città.
Solidarietà
La CD, venuta a conoscenza di minacce pervenute al presidente della
giunta regionale della Calabria, invita
il seggio a inviargli un telegramma di
solidarietà fraterna.
Approvazioni
Nel corso dei lavori la Conferenza
ha approvato le relazioni morali e finanziarie delle seguenti opere: Centro
giovanile di Adelfia. Centro evangelico
di Bethel, Casa di riposo per anziani
di Vittoria, Casa valdese di Guardia
Piemontese, CESE, Centro sociale « Casa mia » di Napoli-Ponticelli.
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop. TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - ® 91334
10066 TORRE PELLICE (To)
13
r
5 luglio 1991
conferenze distrettuali 13
LE CHIESE NEL MEZZOGIORNO UNA LETTURA DELLA’’CENTESIMUS ANNUS’
Dispersione
non disperazione
La Conferenza del 4“ distretto
è un momento importante per
fare il punto della situazione delle chiese valdesi e metodiste di
cinque grandi regioni del nostro
Sud: Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, con le comunità delle due "capitali storiche” del Mezzogiorno — Palermo
e Napoli — e con una serie di
grandi opere sociali, per una popolazione complessiva di circa
tremila persone, in 35 chiese di
varia consistenza e dimensione.
L'importanza di questo incontro neH’attuale momento sociale
e politico, che vede il Sud ridiventare cruciale "questione nazionale”, è stata segnalata dalla
presenza e partecipazione ai lavori del moderatore Franco Giampiccoli, a cui abbiamo posto alcune domande, « Avevo l’interesse di conoscere più da vicino
questa Conferenza, a cui non avevo mai partecipato non avendo
avuto finora esperienze di pastorato al Sud. In modo particolare^
avevo il desiderio di seguire i
più importanti vrogetti in atto
o in prospettiva, come la redazione Sud del "giornale comune",
la ristrutturazione del centro di
Adelfia, l’apertura di un nuovo
locale di culto a Marsala, l’approvazione dello statuto del centro di Bethel ».
E’ sufficiente l’impegno della
chiesa per il Mezzogiorno?
«Dal punto di vista dei pastori, credo che l’impegno sia positivo: ci sono più posti pastorali
scoperti nel Centro-Nord che nel
Sud ».
Quali sono i problemi delle
chiese nel Sud?
« Uno dei maggiori è quello dei
numeri: una chiesa che perde il
5% dei membri per erosione della secolarizzazione quando è
composta da 60 persone è diver
so da quando ne ha 200. Non è
inoltre facile sviluppare una
"strategia della resistenza’’ delle chiese del Sud, ma non si tratta di un problema di organizzazione ».
Quali potrebbero essere le vie
di soluzione?
« Una via potrebbe essere ricercare un rilancio evangelistico
che non disdegni forme di aggregazione. E’ sbagliato ricercare
forme di aggregazione senza predicazione evangelica, ma anche
viceversa: l’aggregazione fa parte
dell’evangelizzazione. Con un malinteso "non facciamo proselitismo” in realtà noi ci tiriamo la
zappa sul piede ».
Chiedo al presidente uscente
della Commissione esecutiva distrettuale, past. Enrico Trobia,
una valutazione del lavoro della
commissione in questi ultimi
sette anni.
« Io credo che nel complesso
il distretto abbia potenziato la
sua presenza, sia nel rapporto
con l’esterno che intensificando
la sua attività interna. Rilevante
è stato l’impegno sia nei confronti degli extracomunitari che
recentemente con i profughi albanesi: al di fuori di uno schieramento di partito, c’è stata una
maturazione delle comunità in
senso più politico. Il nostro territorio inoltre è eccessivamente
dilatato: noi andiamo da Marsala
fino ad Orsara di Puglia, da
un’estremità all’altra ci sono
1.200 chilometri. Noi siamo veramente una chiesa che vive nella
dispersione, ma non nella disperazione. All’interno delle comunità c’è una vita vissuta nella
fede molto intensamente, dando
per scontate tutte le debolezze
umane ».
La Conferenza ha discusso
anche il problema dei giovani e
delle loro forme di aggregazione.
« Non solo abbiamo stimolato
le EGEI regionali, ma reputiamo
utile favorire la costituzione di
uno scoutismo di impronta protestante, sull’esempio francese.
Questo può essere un’importante
forma di aggregazione dei ragazzi, che non riescono a trovare
incentivi nel tran tran delle nostre chiese. Tale stimolo per la
formazione di gruppi di scout
non è sganciato dall’esistenza
della EGEI, e noi siamo anche
avvantaggiati dall’esistenza dei
due centri di Adelfia e di Bethel ».
E riguardo al problema degli
anziani?
« Io mi occupo da ventanni
della casa di riposo di Vittoria,
che è l’unica del Sud, ed è la mia
passione. Prima ho diretto una
scuola materna e poi un convitto
per studenti. Gli anziani ti procurano una tenerezza di tipo diverso, e oggi lo sento particolarmente. Tra breve si aprirà un servizio diurno per questi utenti, e
tra due mesi inizieranno dei corsi di preparazione per giovani
operatori sociali disposti ad occuparsi degli anziani ».
In definitiva, come si è caratterizzato il lavoro della CED in
questi anni?
« Io personalmente ho insistito che il lavoro deve essere collegiale, e in questo senso una svolta si è anche avuta. Ho cercato
di lavorare ’da pastore’ nelle
molteplici situazioni che si creavano nel distretto. Io penso che
la CED. che è un organismo ecclesiastico con responsabilità soprattutto amministrative, deve
stare più a contatto con le chiese, e non può fare a meno di
sapere che deve sempre rapportarsi con una comunità di credenti ».
Piera Egidi
INIZIATIVE NEL 4° DISTRETTO
La cultura e la storia
Le chiese valdesi e metodiste
del 4^ distretto hanno al loro
attivo alcune iniziative culturali che, senza voler competere con
quelle realizzate in altri contesti,
sono di tutto rispetto.
Anzitutto, la Società di studi
evangelici (SSE) nel settembre
1990 ha realizzato un convegno di
studi su: Tentativi di analisi dell’evangelismo meridionale nel suo
contesto. La SSE ha anche pubblicato il secondo volume della
sua collana (presso l’Editrice
Claudiana): P. V. Panasela, CostruEe speranza, dopo il testo
di D. Maselli su Villa Betania.
Ma, soprattutto, la SSE si qualifica come luogo d’incontro per
una riflessione sulla storiografia
e sui problemi di metodo relativi all’evangelismo meridionale.
« Ci interessa, sì, sapere come e
perché è stato accolto o rifiutato il nostro messaggio in tanti
luoghi » — scrive Giulio Vicentini nella Relazione annuale ai
soci della SSE — ma soprattutto
« ci preme portare allo scoperto
quali spinte erano sterili e quali
rimangono irrinunciabili... ».
Si tratta di una storiografia
contrassegnata da istanze confessionali, sebbene gestita con la
legittima autonomia propria di
una associazione culturale pluralista e sganciata dall’ordinamento valdese. Si tratta cioè di una
storiografia onesta e corretta,
che nel metodo e negli scopi immediati non ha finalità di ordine
confessionale, ma solo storico e
culturale, anche quando è realizzata e promossa da persone non
solo appartenenti ad una confes
sione religiosa ma anche militanti al suo interno e in quanto tali
miranti a finalità anche confessionali. Ma queste restano sempre — al massimo — il fine secondo del lavoro storico, al quale viene riconosciuta e lasciata,
tutta intera, la propria legittima
autonomia.
Lo stesso problema della qualità del lavoro culturale si pone,
spesso in modo contraddittorio,
ai centri culturali creati dalle
comunità locali. Di queste iniziative è ricco in particolare il 13"
circuito (Napoli-Salerno) con il
Centro comunitario "Aurelio Cappello”, le attività del Villaggio
evangelico di Monteforte Irpino
(AV), il Circolo culturale ”G.
Caracciolo”, ecc.
Alle attività di questi ed altri
centri culturali è da aggiungere
la notevole attività culturale
promossa dalle chiese al loro interno e nell’ambiente in cui sono
presenti. Si tratta di un attività
che, se si esplicita .soprattutto
in conferenze e in tavole rotonde,
implica di solito una ricerca e un
impegno non occasionali di presenz^a e di stimolo culturale nella società.
TI rischio ancora talvolta presente è — così almeno mi sembra — quello di non credere fino
in fondo all’evangelicità del servizio culturale, per cui ci si sente appagati non tanto quando
un’iniziativa culturale ha reso un
servizio alla verità e alla consapevolezza delle persone, ma piuttosto quando alla fine si dice che
abbiamo ragione noi...
A Guardia'Piemontese, il Centro di cultura ’’Giovan Luigi Pascale” e la SSE hanno tentato un
esperimento controcorrente. Sabato 29 e domenica 30 giugno si
è tenuto un seminario su La cultura occitana al Sud e al NordPer la definizione di una politica culturale e linguistica. Nel
mese di luglio, il Gruppo Teatro
Angrogna terrà tre spettacoli dal
vivo: E mi chantu, e tre proiezio^
ni di spettacoli teatrali registrati;
A la brua! Il grande viaggio, ecc.
Questa attività oltre che a Guardia .sarà presentata anche a
Montalto Uffugo (probabilmente
sulla stessa scalinata che nel giugno 1561 fu teatro della strage
dei valdesi) e a Dipignano. Nei
manifesti apparirà l’apporto all’iniziativa da parte della neonata Associazione culturale occitana guardiola^ che ha sede presso la Casa valdese e accoglie il
responsabile di questa fra i suoi
soci fondatori.
Non si sa quali saranno gli sviluppi, ma un buon risultato è
già stato raggiunto: a Guardia
P, la gratuità del servizio culturale ci ha permesso di avere un
nuovo interlocutore oltre al Comune, che resta il punto di riferimento necessario, di carattere
istituzionale. Il nuovo interlocutore non si pone tanto ”di fronte”
alla presenz-a valdese quanto
piuttosto "accanto” ad essa, a
motivo della qualità occitana e
della memoria storica della popolazione di questo piccolo paese della Calabria.
Cesare Milaneschi
Manca
la confessione
di peccato
Nel pomeriggio del sabato la
Conferenza ha sospeso i suoi lavori « ordinari » per seguire una
conferenza tenuta dal prof. Paolo Ricca sull’enciclica papale
« Centesimas annus ».
Ricca ha illustrato la struttura e le finalità del documento,
che si colloca ad un secolo dalla
« Rerum novarum » e che, come
il testo di cui ricorre il centenario, vede la luce all’approssimarsi di un nuovo secolo; come l’altra enciclica, essa si pone l’intendimento di contribuire a « preparare il secolo futuro ».
L’enciclica è il veicolo dell’aggiornamento della dottrina sociale cattolica, e quest’ultima appartiene alla missione evangelizzatrice e « fa parte essenziale del
messaggio cristiano » (n. 5).
Il documento, dunque, stabilisce un nesso fortissimo tra dottrina sociale e evangelizzazione,
e la stessa dottrina sciale « fa
proprie — secondo Ricca — le
acquisizioni fondamentali della
democrazia liberale da un lato e
della giustizia sociale dall’altro ».
La Chiesa cattolica quindi integra queste due componenti « in
un progetto proprio che acquista
valore salvifico ».
Il relatore ha esiposto i capitoli
in cui si articola il documento
pontificio, non senza aver precisato che è pericolosa l’identificazione tra dottrina sociale e
Evangelo. « Una cosa è afferrnare la rilevanza politica e sociale
della Parola di Dio (...), un’altra
cosa è costruire una dottrina sociale particolare e accreditarla
come Evangelo. Una cosa è sottoporre tutta la realtà (chiesa
compresa!) al giudizio e alla
promessa della Parola di Dio,
un’altra cosa è sottrarre programmaticamente la chiesa a
questo giudizio e promuovere
lei (anziché Dio) a giudice della storia ».
Dai primi capitoli scaturisce
un’impostazione che, esprimendo
un « manifesto del cattolicesimo
sociale e dell’antisocialismo cattolico », dà un giudizio fortemente negativo sul socialismo (senza molta distinzione tra « socia
Paolo Ricca nel corso della sua
relazione.
lisrno reale », regimi dell’Est e
movimenti globali di riscatto dei
lavoratori) e sulla lotta di classe.
Essa è addirittura definita « ripresentazione — sul terreno del
confronto interno tra i gruppi
sociali — della dottrina della
"guerra totale”, che il militarismo e rimperialismo di quell’epoca imponevano nell’ambito dei
rapporti intemazionali » (n. 14).
Secondo Ricca « quest’opera
di denigrazione sistematica del
socialismo va (...) di pari passo
con l’ostentazione (...) di una totale innocenza della chiesa (...).
Quindi non c’è neppure l’ombra
di una confessione di peccato ».
Il testo completo della conferenza di Paolo Ricca sarà pubblicato prossimamente come inserto del nostro giornale.
PER L’ANNO 1991-92
Gli incarichi
In base alle elezioni, gli incarichi della Commissione esecutiva del 4° distretto sono
cosi distribuiti: Giuseppe La
Torre, presidente; Francesco
Carri, vicepresidente; Karola
Stobaeus, segretario; Paolo
Olivieri, Gianni Sacripanti,
membri.
La Commissione d’esame
per la prossima CD risulta
composta da: Odoardo Lupi,
Evelina Vigliano (supplenti:
Adelaide Rinaldi e Sergio
Cancello).
Delegato al Sinodo è stato
eletto Salvatore Cortini (supplente Attilio Scali).
I delegati all’assemblea della FCEI (componente metodista) sono; Francesco Carri,
Salvatore Cortini, Maria Teresa Fiorio, Pietro Trotta
(supplenti: Karola Stobaeus,
John Hobbins, Antonio Siameli ).
I delegati all'assemblea della FCEI (componente valdese) sono: Laura Leone, Enrico Trobia, Mauro Pons,
Gianni Sacripanti, Giuseppe
Platone, Michele Scomaien
chi (supplenti; Giuseppe La
Torre, Cesare Milaneschi,
Odoardo Lupi, Attilio Scali,
Paolo Olivieri, Giovanni Magnifico).
La Conferenza ha designato i suoi rappresentanti nei
comitati delle opere del distretto, nelle persone di:
Casa di riposo di Vittoria:
Georges Paschoud, Umberto
Musmeci, Marco ’Tullio Fiorio.
Bethel; Maria Teresa Fiorio,
Attilio Scali.
Casa valdese di Guardia Piemontese: Ada Cavazzani, Gabriele Sciclone.
Adelfia; Giuseppe Ficara.
Predicatore per il ctdto di
apertura della prossima Conferenza è stato designato il
past. Giuseppe Platone (supplente Salvatore Cortini).
La CD ha indicato quale sede per la prossima Conferenza il Centro evangelico di
Bethel.
14
14
valli valdesi
5 luglio 1991
ALTA VAL PELLICE
Il consiglio e
gli albanesi
torre PELLICE — Durante
l’ultimo consiglio comunale di
Torre Pellice, convocato per esarninare una serie di argomenti
di routine (conto consuntivo,
elirninazione dei residui attivi,
variazioni di bilancio) si è a
lungo discusso dell’arrivo in
paese degli albanesi assegnati
dalla Prefettura ad alcuni esercizi alberghieri.
Nell’illustrare la materia il sindaco ha fatto riferimento alla
carenza di informazioni, ai problemi di inserimento nel mondo del lavoro già esistenti per
altri immigrati e alla « imposizione » prefettizia; « si tratta di
un metodo che non condividiamo », ha concluso Armand Hugon.
« Si tratta di una imposizione
arbitraria del prefetto che danneggia dei liberi imprenditori »,
ha detto il capogruppo della Lega Nord, Hertel, che si è anche
chiesto cosa potrà fare il Comune per rinserimento di questi profughi.
Anche il consigliere Rivoira,
ritenendo diseducativo collocare
gli albanesi in alberghi, contribuendo a fornire loro un’immagine sbagliata del nostro paese,
ha sottolineato l’importanza comunque di attrezzarsi ad affrontare i fenomeni immigratori dai
paesi poveri, destinati per molto tempo ad aumentare.
Fra gli argomenti discussi va
segnalato un aumento di stanziamento per i servizi socioassistenziali, ricavato dall’avanzo
di amministrazione, di ben 65
milioni.
Bonansea in Sicilia:
rinvio
TORRE PELLICE — La riu
nione del consiglio della Comunità montana vai Pellice-USSL
43 di sabato scorso ha visto l’assenza del gruppo democristiano;
in apertura di seduta è stata data lettura di una lettera del capogruppo DC, Bonansea, in cui
si spiegava l’assenza come protesta verso la giunta che non
aveva riunito i capigruppo per
discutere preventivamente le
proposte di regolamento del
consiglio (con cui si dovrebbe,
tra l’altro, ridurre la durata degli interventi oggi a volte interminabili, al limite dell’ostruzionismo); sembra però che lo
stesso Bonansea fosse impegnato in Sicilia, proprio il giorno
del consiglio, per cui sarebbe
stato impossibilitato a partecipare alla seduta. La giunta ha
comunque deciso di rinviare
l’esame delle proposte di regolamento.
Successivamente i pochi consiglieri presenti hanno affrontato la discussione del conto consuntivo e del piano di attività
e spesa per l’anno in corso, denunciando ancora una volta la
difficoltà economica derivante
dalla scarsità delle risorse trasferite da stato e ente regionale e nel contempo evidenziando
come molti Comuni siano a loro volta fortemente in ritardo
nei versamenti delle somme dovute all’ente di valle.
Si ferma la pista
Le ruspe hanno intercettato le rovine del Forte di Mirabuc - Ritrovati nel terreno dei reperti interessanti per l’archeologia alpina
In breve
Raccolta rifiuti
aumentano le tariffe
ANGROGNA — I costi di smaltimento dei rifiuti in discarica
a Pinerolo sono aumentati da
50.000 a 70.000 lire alla tonnellata; un aumento si registra anche sul trasporto alla stessa discarica. Sulla base di questi dati il consiglio comunale ha deciso la scorsa settimana un aumento di oltre il 10% delle tariffe per la raccolta e smaltimento rifiuti solidi urbani.
Alla vicenda della pista agro-silvo-pastorale del Fra si aggiungono nuovi capitoli; progettata e finanziata con fondi CEE per l’agricoltura per l’esclusivo vantaggio
degli agricoltori che d’estate salgono nella più bella conca della
vai Pellice con il bestiame, si sono riscontrate fin dall’inizio forti opposizioni da parte del moncjo
ambientalista, preoccupato non
tanto deH’impatto sull’ambiente
pur unico dell’alta valle, quanto
piuttosto della gestione della pista, da molti temuta come un
primo grimaldello per l’apertura
di una vera e propria strada carrozzabile.
Dopo un inverno particolarmente nevoso i lavori delle ruspe sono ripresi in primavera e sono
ora arrivati all’altezza del forte
di Mirabuc. C’è stato un sopralluogo alcune settimane or sono
ma dopo le verifiche degli organismi regionali è stato dato il benestare al proseguimento dei lavori; il vallone di Crosenna è
stato attraversato raggiimgendo
in seguito i ruderi del forte.
E’ indubbio che, essendo le numerose prescrizioni in buona parte rispettate, i lavori sono fin
qui stati eseguiti con una cecta
attenzione (sicuramente meglio
che in altre analoghe situazioni,
anche in vai Pellice), tuttavia
l’impatto c’è e il consolidamento
e l’inerbimento delle nendici scavate e delle sponde costruite saranno difficoltosi.
Ma ci sono novità; secondo
quanto era previsto dal decreto
regionale che consente l'apertu
ra della pista, i lavori dovevano
essere sospesi nelle immediate
vicinanze delle rovine del forte e
ciò è stato richiesto dalla Sovrintendenza ai beni ambientali ed
architettonici del Piemonte il 20
giugno scorso.
I lavori sono stati sospesi però
dopo che le ruspe avevano intercettato le rovine del forte, come
la foto che pubblichiamo ben evidenzia.
Gli ambientalisti (Verdi, Pro
natura e Lega ambiente) hanno
effettuato un sopralluogo con
esperti in archeologia che ha permesso di evidenziare il grave
danneggiamento subito da ruderi
del forte. «Nel terreno rimosso
dalla scavatrice — dicono nella
segnalazione effettuata alla So
vrintendenza ai beni archeologici,
ai beni ambientali ed architettonici del Piemonte — sono stati reperiti numerosi frammenti ceramici, lignei e metallici, oltre a
chiodi, travature lignee e parti di
strutture murarie ».
E’ del tutto evidente che lo studio del materiale e dei ruderi
emersi potrebbe fornire anche
dati interessanti per l’archeologia
alpina recente e da ciò deriva
l’esigenza di conservare intatta
la zona.
Esiste poi un ulteriore rischio
(per altro già verificatosi in questi giorni) e cioè che ’’appassionati” locali, si mettano alla ’’caccia”
di questi reperti, asportandoli.
Piervaldo Rostan
_______ CONCLUSI GLI INCONTRI DEL CENTRO CULTURALE
La vai Pellice verso il Duemila
L’ultimo dei quattro incontri
programmati dal Centro culturale sulle prospettive della vai Pollice, ”La vai Pellice verso il Duemila”, ha avuto luogo venerdì
presso la Foresteria valdese gentilmente concessa per l’occasione.
Il problema al centro della serata era l’ambiente, la sua tutela, consei-vazione e utilizzo e ci
si poteva attendere un dibattito
acceso fra ambientalisti, contadini, difensori di valori ecologici
e esponenti di una politica di
sfruttamento territoriale.
TI numero degli oratori previsti è stato purtroppo ridotto per
impegni vari e la serata si è
svolta sulla falsariga di una precisa e documentata relazione del
segretario regionale della Coldiretti, Carlo Getterò.
L’interesse della serata non è
però stato minore ed è peccato
che molti amministratori comunali impegnati in consigli (per
scadenza di termini) non siano
stati presenti. Dalla relazione
Gottero sono emersi infatti tre
dati di cui occorrerà tenere
conto. Anzitutto si è visto chiaramente (e ne è stata confenna il
dibattito) che i tempi del conflitto ideologico fra ambientalisti e difensori dell’agricoltura sono superati. Ormai i valori di tutela e salvaguardia del territorio,
e perciò dell’ambiente naturale,
sono entrati nella coscienza civile
di tutti, anche se molto resta da
fare naturalmente sul piano legislativo.
In secondo luogo è emerso con
chiarez7.a che esiste la possibilità
di interventi finanziari per progetti mirati ed organici a livello
della CEE ma che la maggior
parte di questi finanziamenti non
sono utilizzati dall’Italia per
mancanza di progetti chiari.
Terzo elemento: la Comunità
europea finanzia ed appoggia
iniziative in campo agricolo che
SOI gano dal basso, a carattere
locale, fratto di intesa fra gli
abitanti di una zona, progetti a
carattere privato, pubblico, misto, senza distinzione, ma che abbiano una caratteristica precisa,
siano non esclusivamente agricoli ma integrati con altre forme
di attività, prevedano cioè uno
sviluppo organico di cui l’agricoltura sia un tassello'. Piccola industria, trasformazione di materie
prime, agriturismo, artigianato
ecc.
La possibilità di progettare, ad
esempio, un parco nella valle,
nel quadro della nuova legislazione in materia, che si integri
cioè con uno sviluppo organico
deli attività agricola, forestale,
turistica è in piena linea con le
norme attuali.
Pur non numerosa l’assemblea,
come negli altri incontri, ha preso parte attiva ad un dibattito
Au ^ chiuso a tarda sera e
della cui qualità il nostro ospite
SI e felicitato con noi.
Le conclusioni dei nostri incontri potremo trarle più avanti; se
possiamo enunciarle qui in sinte
si, direi che dobbiamo con urgenza fare un progetto di sviluppo
della nostra zona superando due
scogli, legati alla nostra cultura
nazionale; la retorica e l’individualismo. Retorica perché noi
siamo quelli dei grandi progetti,
perfetti sulla carta ma che nessuno poi realizza, progetti che
devòno essere fatti e pagati
sempre dall’ente pubblico. E’
tempo di capire che d’ora innanzi toccherà chiacchierare meno,
darsi da fare e rischiare di più
in prima persona.
In secondo luogo superare il
nostro individualismo per cui
ognuno accusa l’altro di chiacchierare senza fare ma poi quello che fa lui è senza rapporto
con quello che fanno gli altri.
Accettare che le idee di un altro
possano essere discusse non è
ancora entrato nel nostro costume. Se avessi io il potere di fare
come voglio risolverei tutti i problemi. I progetti invece si debbono fare insieme. In un progetto possono integrarsi elementi
diversi e visioni diverse, bisogna
solo volerlo fare.
G. T.
^^iUe
Assicurazioni
agenzìa generale dì torre pellice
Via Repubblica 14 • tei. 0121/91820
Nuova giunta
dell’UNCEM
TORINO — Il consiglio della
delegazione piemontese dell’UNCEM (unione Comuni ed enti montani) ha provveduto alla
rielezione della giunta; presidente è stato confermato Emiliano
Bertone, DC, consigliere a Gignese (NO), vicepresidenti Piercarlo Longo, PSI, sindaco di Luserna S. Giovanni e Alberto Buzio, PDS, consigliere in Regione
e a Omegna.
DeirUNCEM fanno parte in
Piemonte tutti i 531 Comuni
montani, le 45 Comunità montane, le Province e gli altri enti
montani; tra le prossime scadenze dell’ente, l’esame del disegno di legge predisposto dalla
giunta regionale per la ridefinizione dell’organizzazione della
montagna piemontese.
TV oscurata?
FERRERÒ — Rimarranno
parzialmente oscurati gli apparecchi televisivi di una buona
parte del comune di Perrero?
Il gruppo di persone che ha
montato i ripetitori destinati ad
ampliare la gamma della ricezione (la RAI, tramite la Comunità montana, assicura soltanto
la visione dei programmi di RAI
1 e RAI 2) si trova in grave
deficit e si propone di disattivare gli impianti se gli utenti
non verseranno la quota richiesta per l’anno in corso.
I ripetitori, situati nelle località di Grangette e Bevile, consentono di ricevere RAI 3, Montecarlo e le reti private. Soltanto le bollette dell’energia elettrica — sostengono i responsabili
— mandano già i bilanci in rosso, per non parlare di eventuali
modifiche o ricambi.
Dal canto loro gli utenti si
trovano a pagare un salatissimo
canone alla RAI, che pure ha
promesso per il ’92 le apparecchiature per ricevere il terzo
programma, e fanno orecchie da
mercante alle continue sollecitazioni.
Per chi abita in montagna tutti i servizi, anche più necessari
e vitali della televisione, costano di più e vengono erogati in
minore quantità, è una storia
che sempre si ripete.
Oggi
e domani
Concerti
TORRE PELLICE — Si svolgerà sabato 6 luglio la prima rassegna di
canti popolari: con inizio alle ore 21,
presso il cinema Trento, si esibiranno
la Corale carignanese, il gruppo corale « La Baita », il coro « Alpi Cozie »
e ii Coro alpino vai Pellice.
Manifestazioni
TORRE PELLICE — Dal 5 al 7 luglio,
in piazza Cavour si svolge la festa
annuale della Croce Rossa: oltre a
spettacoli musicali di vario genere, segnaliamo l'inaugurazione, domenica alle ore 11, dell'unità mobile di rianimazione.
PEROSA ARGENTINA — Sabato 6
luglio si svolgerà la seconda giornata
celebrativa dell'anniversario della battaglia del Lys; alle ore 15, nella sede
deiruSSL, si svolgerà un convegno sul
tema: . La Resistenza europea nella
nuova Europa». Alle ore 21, presso
il cinema Edelweiss, concerto del coro lirico di Castelpasserino.
Teatro
POMARETTO — Alle ore 21 di venerdì 5 luglio verrà replicato al teatro valdese • Il rinoceronte » di Ionesco.
Amnesty International ~
TORRE PELLICE — Venerdì 5 luglio,
alle ore 17, avrà luogo nella sede di
via Repubblica 3 la riunione quindicinale del gruppo Italia 90 vai Pellice.
15
5 luglio 1991
lettere
15
IL REFERENDUM
ALLE VALLI
Caro Direttore,
La Stampa di Torino dell'11 giugno
1991, riportando i dati del referendum,
in un sottotitolo su quattro colonne
sottolineava, con puntigliosa e quasi
compiaciuta impertinenza, l’alta pércentuale di assenteismo nell'area delle
valli valdesi.
L'articolo di commento si apriva con
una impacciatissima intervista al pastore Marchetti di Angrogna, cosi come impacciati e non convincenti sono
apparsi i tentativi di spiegazione riportati sul nostro settimanale.
Certo si potrà ancora aggiustare il
tiro e correggere in parte il giudizio
un po’ troppo globale e definitivo, maliziosamente messo in rilievo dalla
Stampa. Ciò non toglie che la questione sussiste: le cifre parlano chiaro. Una bella stoccata ai soliti primi
della classe che peraltro deve essere
considerata salutare: ci ridimensiona
un pochino, se pur ce ne fosse bisogno. Registriamo una piccola sconfitta, non tanto del « sì » (non entro
nel merito dei contenuti del referendum, su cui ognuno è libero di avere
le sue idee), ma della sensibilità democratica della nostra gente.
Il fatto è scandaloso se è la conseguenza di un allineamento a certi
ordini di scuderia (chi era contrario
era libero di votare no). Inadeguato
e sbagliato se questo è stato il risultato di una protesta (contro chi e per
che cosa?). Non accettabile se questo
è frutto di qualunquismo, stanchezza
o superficialità.
Mi sembra che la questione debba
farci riflettere. Senza drammi e esagerazioni essa deve a mio parere stimolare l’impegno anche della nostra
chiesa, come delle istituzioni politiche
e amministrative, a operare per rafforzare, là dove sembra vacillare, la
coscienza civile e democratica che alla nostra gente, per cultura e tradizione, non deve mai mancare.
Alberto Taccia, Torino
PERCHE’ RIFIUTARE
CIO’ CHE CI SPETTA?
Molto è stato dibattuto, tanto se ne
parla, diversi scritti sono apparsi sull’Eco-Luce, e Sembra che non si arrivi
mai ad una conclusione definitiva, poiché le campane hanno raggiunto dei
toni assai discordanti. Se pensiamo
che i nostri padri hanno lottato e sofferto per potere acquisire quei diritti
di cui godevano tutti gli altri cittadini
e che erano negati a tutti i sudditi
del regno non appartenenti alla religione cattolica, ora ohe ci è riservata una discreta libertà e che lo stato
vuol darci quel po' che è di nostra
spettanza delle tasse che ugualmente
paghiamo come tutti gli altri cittadini
italiani, perché, volere rifiutare quello
che per legge ci spetta? Valdesi e
metodisti, come tutti gli altri cittadini
italiani, siamo stati costretti a trascorlere molti anni sotto le armi per combattere queirassurda guerra contro la
Francia, già dissanguata dai potenti
cannoni di Hitler, e poi costretti ad
invadere le desolate terre del Balcani; inoltre abbiamo vissuto gli orrori
della triste e dolorosa deportazione,
avviati ai campi di concentramento,
prostrati dal lavoro forzato, sfiniti dalla fame e dalle malattie. Cosi abbiamo percorso il nostro atroce calvario in terra straniera, lontano dai nostri cari, vilipesi e umiliati sognando
giorno e notte la libertà, mentre in
Italia molti presero parte alla resi
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Vicedirettore: Luciano Deodato
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Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (mem r ).
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 26/’91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 27 giugno
e a quelli delle valli valdesi il 28 giugno 1991. __________________
Hanno collaborato a questo numero: Giorgina Giacone, Thomas Noffke,
Ruggero Marchetti, Teofilo Pons, Aldo Rutigliano.
stenza nelle file ^artigiane, e tanti di
questi perirono sotto il piombo nemico; nel reverente e commosso ricordo
di essi, é di quelli che non hanno
più fatto ritorno dai fronti di guerra
e dall'Infame deportazione, vada alle
famiglie che hanno subito la così straziante e dolorosa perdita tutta la nostra viva simpatia e solidarietà nella
speranza cristiana. Ritornando alla questione dell’otto per mille, e di fronte
al rifiuto di questo, mi chiedo se oseremo ancora aspettarci denaro dai nostri amici dell'estero, come si è sempre fatto in passato.
Qualcuno ha detto che saranno grattacapi .amministrare quel denaro di cui
tanto si discute: a mio parere i grattacapi arrivano quando si hanno debiti e non si sa dove battere la testa,
ma certamente i saggi amministratori
della Tavola saranno ben attenti a distribuire il ricavato là dove ce ne sarà
più bisogno. Auspico che il prossimo
Sinodo sia propizio alla buona ragione
e porti tutti alla concordia e ritrovi
nella fede l’amore al servizio di Dio.
Clemente Beux, San Germano
UNA QUESTIONE
DI ETICA
Ho appena sentito, per televisione,
della decisione delle nostre autorità
di rispedire in patria le poche centinaia di albanesi raccolti in mare. E’
vero, siamo già in tanti, abbiamo i
nostri seri problemi di bilancio: i soldi dello stato, generosamente concessi ad organizzazioni malavitose per le
ricorrenti ricostruzioni dai terremoti, o
benevolmente elargiti ai portaborse della nomenklatura, devono essere spesi
con oculatezza; gli albanesi, come i
marocchini, i negri e gli extracomunitari in genere, potrebbero prendere i
nostri posti di lavoro, affamare i nostri figli che si battono, sebbene italiani, per un posto sicuro...
Allora si organizza un traghetto per
rispedire al mittente l’inutile e pericoloso carico di carne umana, certo esiziale per il futuro della nostra nazio
ne. Eppure mi pare di ricordare che,
con l'Albania, qualche grana l'Italia,
in un passato non molto lontano, l'abbia avuta e ohe qualche problemino,
a quel paese che ora ci chiede aiuto,
l'abbia procurato. E gli stessi italiani,
qualche volta, hanno emigrato, ricevendo solo molto di rado un’accoglienza
comparabile a quanto, oggi, offrono nel
nostro paese.
Non so che dire: forse hanno ragione le nostre autorità, certamente
bene informate, o forse ho ragione io,
che questa classe politica non ho votato e che continuo a credere che
l'accoglienza ai profughi non sia problema di economia o di opportunità,
sia questione solo di intelligenza, di
memoria, di etica. (...).
Con cordialità.
Ettore Micol, Villar Porosa
’’TUTTO E’ POLITICA”:
UN DOGMA
Egregio signor Direttore,
tutto è politica. Non raramente, a
seconda del vento che tira, quelle tre
parole ci piombano addosso in veste
di assioma di tale intensità, da apparire vero e proprio dogma. Per contro,
in pari tempo, altri proclamano « che
la politica è sempre e comunque cosa sporca e che perciò le persone perbene dovrebbero starne il più possibile alla larga ». Bene. Mi è facile
assumere, delle due proposizioni, la
prima; tuttavia, per pienamente condividerla, a quelle tre parole ne aggiungerei una quarta e precisamente questa: implicitamente. Cosa voglio dire?
Mi spiego subito: pur riconoscendo
che non esiste gesto o azione che non
abbia connotati politici, non essendo
io né uomo politico né particolarmente ideologizzato o interessato, quelTimplicitamente mi lascia la possibilità di considerare i fatti in se stessi
indipendentemente dalle posizioni da
cui traggono origine.
Su questa mia riflessione spero che
qualcuno possa meditarci un poco;
magari soltanto il signor Orlando Furioso (...) il cui “ esistere » — mi auguro — va certamente ben oltre al
solo (maledettamente stretto) « tutto è
politica ».
Cordialità vive.
Ezio Pinardi, Milano
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RINGRAZIAMENTO
c( Solo in Dio trova riposo l’anima mia, poiché da lui proviene la mia speranza ».
(Salmo 62: 6)
I familiari del compianto
Eli Peyronel
ringraziano quanti sono stati loro vicini ed hanno partecipato con la loro
fraterna simpatia al loro dolore.
Pomaretto, 22 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino, ha
accorciato i miei giorni ».
(Salmo 102: 23)
I familiari del compianto
Edoardo Lantelme
commossi e riconoscenti, ringraziano di
cuore tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, opere di bene e parole di
conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al pastore Paolo Ribet, al dott. Vincenzo
Della Penna, ai medici e personale
deU’Ospedale valdese di Pomaretto,. di
gruppo anziani RIV-SKF di Villar Porosa e agli ex-partigiani.
S. Germano Chisone, 22 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Il mio orecchio aveva sentito
parlare di te, ma ora Vocchio
mio ti ha veduto ».
(Grtobbe 42: 5)
I familiari della compianta
Adele Ribet in Vinçon
commossi e riconoscenti ringraziano
dì cuore tutti coloro che con presenza, fiori, scritti, opere di bene e parole
di conforto sono stati loro vicini nella
dolorosa circostanza.
Un ringraziamento particolare al pastore Paolo Ribet, al medico curante
dott. Valter Broue, ai medici e personale del reparto neurologia dell’Ospedale civile di Pinerolo, ed ai vicini
di casa.
S. Germano Chisone, 27 giugno 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio ».
(Giovanni 14: 1)
I familiari della compianta
Marisa Mourglia
di anni 48
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto tributata
alla loro cara, ringraziano tutti coloro
che con scritti, fiori, parole dà conforto
Iianno parleoipato aH’immenso dolore.
In particolare si ringraziano; i medici e personale infeimieristico dell’Ospedale valdese di Torre Pellice, il
reparto di oncologia dell Ospedale civile di Pinerolo, il reparto di radioterapia dell’Ospedale Molinette di 'Torino, la dott. Brun, la dott. Salvetti, la
dott. Miozzo, il pastore Vito GardioI,
la ditta Combustoil, i colleghi di lavoro di Enrico Felice, i cosorittì, i vicini
di casa e tutte le persone che hanno
offerto il loro aiuto durante la malattia.
Rorà, 5 luglio 1991.
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16 villaggio globale
5 luglio 1991
I PALESTINESI DEI TERRITORI OCCUPATI
LA VERITÀ’ SUL MASSACRO
Presi per sete
Golfo:
La progressiva sottrazione dell acqua come strumento di coercizione iO COOtiRUO
Nella Palestina forse non scorrono i biblici ’’latte e miele”, ma
il suolo cela qualcosa di ancor
più prezioso. No, non è il petrolio; è l’acqua. E l’acqua, oltre agli
usi individuali, è vitale per la
risorsa ancora centrale dell’economia palestinese, ragricoltura.
Molto si parla degli insediamenti
illegali di coloni che il governo
israeliano continua a creare, in
patente dispregio del diritto intemazionale e dei ripetuti pronunciamenti dell’ONU, Stati Uniti inclusi. Ma poca attenzione è
stata finora pubblicamente dedicata a un altro aspetto dell’espropriazione forzata di ogni risorsa
(la terra!) a danno della popolazione palestinese, cioè alla progressiva, pianificata sottrazione
delle risorse idriche specialmente in Cisgiordania e Gemsalemme.
Ecco alcuni dati recenti, dal
notiziario di giugno del Coordinamento per la Palestina delle
organizzazioni non governative
(Ginevra). « Le autorità israeliane
esercitano un controllo completo sulla gestione delle risorse
idriche nei territori occupati. La
distribuzione dell’acqua è altamente discriminatoria. Più dell’80% dell'acqua della West Bank
è usata dai cittadini israeliani.
Nella Striscia di Gaza il comune
palestinese consuma solo l'l,l%
(un per cento!) dell'acqua usata
mediamente da un colono ». « ... I
cittadini israeliani, inclusi i coloni, usufruiscono inoltre di sussidi
governativi. Il costo medio di un
metro cubo d’acqua è di 1,7
schekel [/ schekel vale circa due
dollari) per un palestinese mentre per la stragrande maggioranza degli israeliani è di 0,3
schekel ».
« Dal 1967 le autorità [israeliane)
hanno proibito la creazione di
nuovi pozzi per uso agricolo,
hanno demolito molte cisterne
già esistenti e bloccato sorgenti
naturali. Durante il coprifuoco [guerra del Golfo) nel villaggio di Beit lillà, vicino a Hebron,
sono stati demoliti per ordine
governativo undici pozzi ».
« ... Nella West Bank gli idrologi calcolano che il 60% dei villaggi è privo di fonti d’acqua. Il
supersfruttamento della falda
acquifera costiera, principale fonte d’acqua per la Striscia di Gaza,
ha condotto a pericolosi livelli
di presenza di nitrogeno e fluoro,
oltre che di salinità ».
I dati complessivi, riportati
da un’altra fonte ginevrina, la
Welfare Association, sono drammatici. fi consumo annuo per
persona dell’acqua proveniente
dalla West Bank occupata (cioè
non territorio israeliano) è di
965 metri cubi per i coloni israeliani della West Bank, di 537
metri cubi per i cittadini israeliani e solamente di 140 metri cubi per i palestinesi. Per
consumo s’intende non solo l’uso
personale, ma anche l’irrigazione.
”De-Arabisation of Occupied
Territories”, dearabizzazione dei
to'ritori occupati, è l’eloquente
titolo di un’altro documento
(aprile ’90) del Coordinamento
delle organizzazioni non governative. « Oltre a dirottare [per
il consumo israeliano) le risorse
idriche dei territori occupati, le
autorità israeliane procedono regolarmente a sradicare alberi
[d’ulivo e da frutta). Dall’inizio
di marzo di quest’anno sono stati
sradicati 4.911 alberi. In una sola
settimana ne sono stati distrutti
3.401 ». « A seguito del tragico
calo del reddito disponibile, molti palestinesi si trovano oggi
nell’impossibilità di pagare i conti dell’acqua. Nelle ultime settimane molti villaggi della West
Bank si sono visti interrompere l’erogazione di acqua dal
Mekorot, l’ente nazionale israeliano per l’acqua ».
Sandro Sarti
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Dopo la disinformazione durante il conflitto
emergono ora dati significativi suM’impresa
Sia pure a pezzi e a bocconi,
qualche verità comincia ad emergere sulla nefasta guerra del Golfo. Viene da sorridere amaramente
pensando al cinismo di alcuni nostri governanti che l’avevano definita un’operazione internazionale
di polizia!
Alcuni servizi giornalistici e televisivi avevano già accennato alle
spaventose distruzioni, al di là degli obiettivi militari. Un giornalista della Bbc internazionale disse
di aver visto cose terrificanti, chilometri e chilometri di gente bruciata su. camion e su automobili
civili: « Gli alleati devono aver
esagerato » concludeva.
Un’inchiesta
E’ proprio di questi giorni un’inchiesta del giornale americano
« Washington Post » basata su un
notevole numero di interviste a
esponenti militari: è fuor di dubbio che di « esagerazioni » ve ne
siano state parecchie. I risultati di
detta inchiesta hanno portato a tre
conclusioni.
La prima è che un certo numero di obiettivi (fissato in 27 all’inizio della guerra e poi portati a
700) non fu scelto con l’intenzione
di accelerare il corso del conflitto,
ma di condizionare pesantemente
il dopoguerra.
La seconda è che numerosi
obiettivi civili (esclusi in partenza) vennero colpiti con particolare
durezza per ampliare l’effetto delle
sanzioni economiche. Infine, la terza: i cosiddetti « danni collaterali
e non voluti » non erano affatto tali, ma preordinati. Il bombardamento di impianti civili (centrali
elettriche, produzioni di vario genere, comunicazioni, ecc.) ha condotto a livello di malnutrizione
acuta ed a vaste epidemie di colera e di tifo. Secondo una stima
di studiosi americani, non smentita dal Pentagono, 170 mila bambini iracheni sotto i cinque anni
moriranno prematuramente per
questo effetto differito dei bombardamenti.
Molto più problematico, per
contro, stabilire il numero delle vittime militari e civili della guerra
— senza tener conto dei successivi massacri iracheni dei curdi nel
nord e degli sciiti nel sud del paese.
Da un lato, gli Stati Uniti cercano di far « scendere » la cifra presunta di 150-200 mila morti ed anche Saddam Hussein, per opposti
motivi, nasconde la realtà. Il generale americano Horner, responsabile del piano dei bombardamenti, ha detto: « E’ inutile discutere sul numero dei morti, è la
guerra che in sé è un disastro ».
Una commissione
SUI crimini
Ma questa guerra è anche stata
qualcosa di più di un disastro, sia
da un punto di vista umano, sia
da quello materiale e ambientale.
Un gruppo di personalità mondiali, note nel campo giuridico,
giornalistico, medico ed ecologico,
coordinato dall’ex ministro della
Giustizia degli Stati Uniti Ramsey
Clark, ha posto in atto un’inchiesta internazionale (con sessione in
Europa) per appurare eventuali
crimini di guerra da parte degli
USA e « coalizzati » durante il
conflitto del Golfo. Clark, nel suo
messaggio per la costituzione del
comitato, ricorda il rapporto dell’ONU nel quale, fra l’altro, veniva affermato che i bombardamenti avevano retrocesso l’Iraq ad
una fase preindustriale. « Dobbiamo lavorare senza sosta » egli ha
detto « fino a quando la verità non
sia conosciuta; il lavoro della commissione rappresenta uno sforzo
importante su questa via ».
Di fronte a queste dichiarazioni
ed alla citata inchiesta una prima
cosa risulta chiara: la guerra del
Golfo è tutt’altro che finita. I morti saranno ancora decine di migliaia per malattie e stenti; un
enorme numero di profughi dovrà
subire per lungo tempo sofferenze
e disagi; l’economia e l’ambiente
impiegheranno anni ed anni per ritornare ad una situazione decente.
La forza non è
una soluzione
E’ per noi facile (anche se doloroso) scrivere ora: tutte queste
cose le avevamo dette ed anticipate, insistendo sul fatto che, in
ogni caso, la guerra stessa è un
crimine. Certo, coi nostri articoli
o con le nostre marce non potevamo cambiare la situazione ed impedire il conflitto del Golfo, ma
le conseguenze terribili e durature
di questa guerra (su cui avremo
certamente occasione di tornare)
ci devono far ulteriormente riflettere sulle responsabilità umane
dell’attuale situazione. Una volta
di più dobbiamo convincerci che
il voler risolvere le controversie
internazionali con la forza è cosa
davvero improponibile. Come cittadini e come credenti non possiamo che rafforzare il nostro impegno per la pace e la giustizia.
Tutti ci professiamo amanti della pace, ma generalmente accompagnata da due condizioni: «pace,
se...», «pace, ma...». E’ ora di
dire « pace, sì »: una pace che ci
aiuti a considerare la situazione
degli altri e non solo i nostri privilegi, che agli altri arrecano sofferenza e morte; una pace che
non sia solo assenza di guerra,
ma che sia anche assenza di violenza. Non possiamo continuare a
vivere come se fossimo ancora
nella savana, in cui la morte dell’uno era la vita dell’altro. E’ giunta veramente l’ora in cui la persona umana — se vuole rendersi
degna di questa qualifica — ponga
il suo enorme bagaglio culturale
e tecnologico al servizio della vita e non della morte, al servizio
di una vita vivibile per tutti e non
degli egoismi di una minoranza.
Roberto Peyrot
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