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Anno 124 - n. 31
5 agosto 1988
L. 800
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Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IL SENSO DELLA NOSTRA PRESENZA VERSO IL SINODO - INTERVISTA AL MODERATORE GIAMPICCOLI
Che ci state a fare? | nodi al pettine
«...Con quale potere e in nome di chi avete, fatto questo? (...)
...sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che questo è
stato fatto nel nome di Gesù Cristo...» (Atti 4: 7. 10).
I sacerdoti, i teologi, i guardiani della tradizione religiosa, in
una specie di processo a porte
aperte, pongono a Pietro e a Giovanni una domanda di fondo:
con quale potere e in nome di
chi avete fatto questo?
1 due discepoli avevano guarito
uno zoppo fin dalla nascita seminando stupore e sbigottimento
fra la gente. Successivamente avevano annunciato la resurrezione
dei morti in Gesù e circa cinquemila persone si erano convertite.
Curiosità, stupore, conversioni,
dure reazioni alla testimonianza
dei discepoli. Ed ora: ma insomma, chi vi dà questo potere?
Qual è la vostra collocazione culturale, religiosa? Ci volete dire
da che parte state?
Ho l’impressione che, per quanto riguarda la nostra testimonianza di discepoli oggi, quegli
interrogativi vadano come rovesciati, salvo rare eccezioni.
Ieri: chi vi dà questa forza?
Oggi: che cosa ci state a fare
come chiese e come credenti?
Quali nuovi fermenti sapete produrre nella società? I grandi miracoli non è più la chiesa che li
produce. I fatti sconvolgenti sono prodotti altrove, per esempio
dalla scienza.
A che serve la fede in Gesù
Cristo? Milioni di persone vivono
tranquillamente come se l'evangelo non esistesse. Molti che si
definiscono laici rispettano quelli
che chiamiamo valori religiosi nel
nome della tolleranza e del pluralismo, ma li circoscrivono alla
sfera intimistica e personale, non
li considerano rilevanti per i problemi del mondo.
Una recente inchiesta patrocinata dalla Fondazione Agnelli sul
rapporto fede-scienza, condotta
tra gli operatori scientifici, mostra come la maggioranza di questi tenda a separare i due ambiti.
Sinodo delle Chiese
Valdesi e Metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 88
della sessione sinodale europea 1987, è convocato
per
Domenica 21 agosto
1988
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula Sinodale della Casa
Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà
inizio alle ore 15,30 nel
tempio di Torre Pellice e
sarà presieduto dal past.
Gianna Sciclone.
Il moderatore
della Tavola Valdese
Franco GiamplccoU
Un intreccio dannoso per la ricerca. Dio un ostacolo, un intralcio. Un atteggiamento teso a stabilire il primato dello scienziato
che chiede di non essere disturbato proprio oggi che sta diventando sempre più un protagonista.
La domanda di fondo sembra
essere: perché non mettete la fede e Dio da parte? E’ evidente
che il difetto di fondo di questo
ragionamento è una visione di
Dio e della fede non certamente
biblica. Ma a parte questo, mi
chiedo: non può darsi che tutti
quegli interrogativi espliciti o impliciti siano una delle forme di
cui Dio si serve per porre alla
chiesa della nostra generazione
ed ai singoli credenti la sua domanda intesa a chiederci conto .
di quello che stiamo facendo della sua vocazione?
Pietro e Giovanni a quelle domande danno una precisa risposta: ciò che facciamo è nel nome
del Signore crocifisso e risorto.
E’ la forza della resurrezione che
dà significato ed efficacia alla nostra predicazione.
Nella loro esperienza la resurrezione è un fatto sconvolgente
che non lascia le cose come stavano. E’ una forza che può rovesciare tutto: gli schemi consolidati, le sicurezze più radicate. Dà
persino un nuovo significato alla
vita ed alla morte. Quella risposta può essere la sola nostra risposta di oggi: avete ragione, noi
abbiamo solo un nome, abbiamo
solo questo annuncio che per
molti di voi non significa nulla.
Non siamo una religione in possesso di una risposta per tutti i
bisogni dell'uomo. Non abbiamo
dei princìpi e delle verità sulla
cui base dichiarare altri eretici o
scismatici. Il nostro unico compito è quello di predicare il Signore vivente.
Che ci state a fare, perché non
vi mettete da parte? La nostra,
risposta è una sola: facciamo ciò
che non fanno altri. Annunciamo
il Signore risorto e vivente conte
senso e conte futuro del mondo.
E, scusateci, non è poco.
Pietro e Giovanni ci forniscono
un paio di indicazioni per vivere
con fedeltà e con autorità questa
nostra vocazione. Al v. 20: «Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo vedute e udite ». Questo significa
che non possiamo annunciare il
Signore vivente con autorità se
questo evangelo non fa parte in
primo luogo della nostra esperienza di fede personale e comunitaria.
Altrimenti enunciamo solo un
dogma senza forza e senza autorità. A che serve annunciare la
resurrezione se la nostra vita, il
nostro modo di concepire la professione, l’educazione dei figli, i
nostri interessi personali, il modo
di impiegare il tempo non testimoniano di un orientamento nuovo? Se non suscitano un nuovo
interesse per Vevangelo?
Cristo crocifìsso e risorto: Cri
Valdo Benecchi
(continua a pag. 2)
Necessario rivedere il sistema contributivo - Sempre complessi i rapporti con lo Stato - Aperture nuove nel dialogo col cattolicesimo
— Quali sono i principali problemi che la Tavola ha dovuto
affrontare durante quest’anno?
— Quelli costanti che dipendono dalla nostra configurazione
ecclesiastica. Siamo una piccola minoranza sparpagliata su tutto il territorio del Paese (e oltre). Abbiamo quindi il problema costante di provvedere alla
cura delle chiese e all’esercizio
dei ministeri specializzati con
forze pastorali che sono insufficienti, rispetto alle necessità,
per via della dispersione, pur essendo cospicue in rapporto alla
consistenza totale della chiesa (il
rapporto è di 1 pastore per 200
membri). Di qui il secondo problema costante: la quadratura
del bilancio. Da tempo la nostra
chiesa si propone di arrivare a
coprire le spese per il personale
con le contribuzioni delle chiese, ma siamo ancora lontani dalla meta.
A proposito di quest’ultimo
argomento, quest’anno abbiamo
affrontato — e presenteremo al
Sinodo — il problema della contraddizione esistente nel nostro
sistema contributivo. Da alcuni
anni il Sinodo sollecita una contribuzione proporzionale al reddito di ogni membro (indicando
orientativamente il 3%). Questa
è una struttura contributiva che
partirebbe dal basso, con riferimento ai redditi dei membri
di chiesa. D’altra parte il sistema che seguiamo da molto tempo consiste in una suddivisione
delle spese annuali complessive
tra i distretti e quindi tra le
chiese. Questa è invece una struttura contributiva che parte dall’alto, con riferimento al preventivo della Tavola, che pur essendo molto stringato incontra
sempre difficoltà ad essere coperto. Nell’incontro delle due
strutture, quella che sale dal
basso e quella che scende dall’alto, è la seconda che prevale
nettamente: la quota parte delle spese proposta ad ogni chiesa non è sentita come un’indicazione, un minimo da raggiungere e superare, bensì come
una meta (peraltro a volte neppure raggiunta) al di là della
quale non ci si propone di andare. La contribuzione proporzionale (che pur con una percentuale inferiore al 3% permetterebbe di superare di gran lunga l’attuale stentato bilancio di
mantenimento della chiesa) viene così di fatto scoraggiata.
Quest’anno ci siamo trovati ad
affrontare ancora l’irrisolto problema dell’insegnamento religioso confessionale nelle scuole; il
problema dell’inquadramento
giuridico di attività commerciali
nell’ambito dell’ordinamento valdese (come per esempio la nuova Casa valdese di Roma); il
problema dei finanziamenti pubblici nella non facile predisposizione della documentazione e nel
proseguimento dello studio dell’argomento richiesti dal Sinodo.
Forse il cumulo di problemi
amministrativi non ci ha permesso di affrontare sufficientemente il problema di fondo dell’esistenza della chiesa nel nostro tempo: la secolarizzazione
come problema esterno in quanti si allontanano dalla vita della
chiesa e interno di quanti vi rimaniamo e conosciamo la tentazione di sostituire alla pienezza deU’Evangelo qualche surrogato meno esigente.
— Tra le critiche che vengono
portate all’attività della Tavola
vi è quella di un eccesso di dirigismo, per esempio per quanto
riguarda la dislocazione delle
forze pastorali...
— Immagino che questa critica
si riferisca alla proposta di ricambi concordati in diverse chiese autonome. La Tavola si è mos
sa sulla base di un atto sinodale del ’75 che invitava le chiese
autonome ad esercitare la loro
autonomia (nell’elezione del pastore) non in un modo individualistico bensì nel quadro delle esigenze generali dell’opera,
in collaborazione con Tavola e
Commissioni distrettuali. Credo
che questo mandato non si esaurisse nell’anno ’75-76, ma che anzi esprimesse una esigenza permanente che diventa particolarmente evidente e impellente di
Intervista a cura di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 8)
XV agosto a Pramollo
CENTENARIO DEL TEMPIO
L’incontro del 15 agosto avrà luogo quest’anno alla Ruata di Pramollo, nelle vicinanze del tempio, di cui ricorre
il centenario della costruzione.
Programma
Ore 9.30: Arrivo dei partecipanti;
ore 10: Culto, con predicazione del past. Paolo Sbaffì,
Presidente dell’Opera per le Chiese Metodiste;
ore 11: Il tempio valdese: un’opera comunitaria. Conversazione storica dell’arch. Renzo Bounous;
ore 12-14.30: Pranzo. Possibilità di visitare la mostra nel
tempio, il museo dei Piene, la mostra dell’artigianato;
ore 14.30: I,’impegno delle Chiese nei prossimi anni:
a) Giustizia, pace, integrità del creato; b) Decennio ecumenico di solidarietà con le donne;
ore 15.30: Impressioni di un anno negli Stati Uniti. Conversazione del past. Giuseppe Platone;
ore 16; Conclusione.
La colletta del culto sarà destinata al Centro Culturale di Torre Pellice.
Sul luogo delfihcontro funzionerà un servizio dì buffet organizzato
dalla Chiesa di Pramollo. La Pro Loco si è impegnata a preparare un
pasto completo per chi si prenota in tempo; telefonare entro il 10
agosto al n. 58715 o al n. 58830.
2
commenti e dibattiti
■¡,.
5 agosto 1988
TROPPO SPAZIO
ALLA TEV
Caro Direttore.
da qualche mese la rubrica « A colloquio con i lettori » mi riempie di triste perplessità. Non c'è infatti quasi
numero in cui non compaia trionfalmente uno scritto di qualcuno della
TEV, di solito tre; Bonifazi, Giovannini
e, in misura minore (ed è invece II
più ragionevole) Goletti. Attaccano tutto e tutti, sempre per la solita, ossessiva questione della politica. Alla fine
di marzo c'era stata su ,« La Luce » la
brusca comunicazione che la polemica
In proposito era chiusa, per « l’assoluta ripetitività delle risposte », tra cui
due mie, che infatti non sono state
pubblicate. Cottfesso che rodo il freno: se si risponde si è ripetitivi, non
rispondere fa rabbia. D’altronde mi
chiedo . cosa » rispondere. In base
alle Scritture è inutile, perché se si cita un versetto, alla fondamentalista,
loro ne citano altri, e non si finisce
mai, perché a colpi di versetti isolati da
tutto un contesto, si può far dire alle
Scritture tutto quello che si vuole, e
due millenni di storia del cristianesimo
lo dimostrano ampiamente. Mi domando, soprattutto, in che cosa questi
« fratelli » non siano ripetitivi, fino
all ossessività. E se non si deve dare
spazio a chi si ripete, perché darne
Che ci state
a fare?
da ieggere o far leggere, quella di Udine non so bene che cosa dicesse,
e queila di Torino era, secondo ii mio
parere, errata, soprattutto quando diceva: « Crediamo in un Dio capace di
amare, di ricredersi, di pentirsi ». Ricredersi e pentirsi come un misero
uomoi Ma allora che Dio è? Qua si
smarrisce ia retta via e ci si ritrova
veramente in una selva oscura; questa
è una confessione da ragazzini all'Inizio della vita cristiana, già instradati ad
una fede terrena e secolarizzata. Quella vera crede in un Dio capace di amare. non di pentirsi o ricredersi; Dio è
fermezza, certezza, verità e giustizia.
Pubblicando queste confessioni mi
viene II dubbio già espresso da altri
fratelli; pochi conoscono la confessione di fede della chiesa. Aggiungo un
piccolo dettaglio: in data 9.1.1988, su
delibera deM'assemblea TEV, si avanza
richiesta scritta di pubblicarla sul
giornale; dopo una pronta risposta affermativa, arriviamo ad oggi 30.6.88
senza saperne più nulla! Che poco riguardo verso i fratelli e verso la TEV!
Intanto continuate a pubblicare confessioni di fede scritte dai singoli o
BUONE VACANZE
Come tutti gli anni, tipografi e redattori vanno in
vacanza per quindici giorni dal 7 al 21 agosto. Il giornale pertanto non uscirà né il 12 né il 19 agosto, mentre riprenderà regolarmente il 26 agosto. Il numero
del 2 settembre sarà un numero speciale, di 16 pagine,
interamente dedicato al Sinodo delle chiese valdesi e
metodiste che si terrà dal 21 al 26 agosto a Torre Pellice.
Auguri a tutti di buone vacanze. red.
tanto a due, tre persone, sempre le
stesse? E per sostenere tesi che, anche questo lo confesso, dovessero
prevalere in chiesa valdese, provocherebbero l'Immediata mia uscita (ma
solo mia?) dalla chiesa stessa, che se
avessero prevalso vent'anni fa mi avrebbero impedito di entrarvi. Ho ricéis spesso i fervorini di un certo Felice Morello, di Pinerolo, arrabbiato cattolico. Ebbene, non riesco assolutamente a vedere una differenza tra le
argomentazioni di quest'ultimo e quelle dei sopra nominati rappresentanti
della TEV. Mi sembra proprio la stessa
posizione di fanatico conservatorismo,
che con l'Evangelo non ha niente da
spartire. E nemmeno con un « risveglio », se per questo s’intende non un
ritorno agli aspetti più marginali e
retrivi di un passato che ha al suo
attivo ben altri meriti, bensì la riscoperta di una centralità del Cristo In
tutta la sua potenza rivoluzionaria,
spirituale, sì, ma per una questione
di logiche conseguenze, anche sociale
e, a costo di far schiattare d’indignazione i . fratelli » della TEV, politica.
Lo affermo con forza, in nome di
quel l'Evangelo in cui fermamente credo. Non pretendo si dia sempre spazio alle mie repliche, ma perché non
se ne dà a quelle degli altri, su questo interminabile argomento? Possibile
che ne manchino di valide? Difendo
calorosamente l’articolo di Salvatore
Briante, criticato da Giovannini. Ho
sentito spesso Briante predicare quando era a Como. L’ho ammirato per i
contenuti, per la forma, soprattutto
per la profonda sincera fede che il suo
dire esprimeva. Se in chiesa valdese si
attaccano persone così, allora mi domando dove la chiesa valdese andrebbe. Sì: in mano ai Giovannini e al
Bonifazi. Povera chiesa valdese, soprattutto povero Evangelo, povero Cristo perennemente crocifisso dai farisei
d’ogni tempo! Mi scuso per l’amarezza. Cordialmente.
Vera Buggeri, Cusano Milanino
CHIEDIAMO IL
5 PER MILLE
LA CONFESSIONE
DI FEDE VALDESE
Signor Direttore,
sono due volte che leggo sul giornale confessioni di fede, scritte da
singoli al momento della confermazione. ad Udine e a Torino. A parte che
il pastore, a mio avviso, avrebbe dovuto chiari,e che ne esiste una in vigore ancora oggi da almeno 300 anni
le. Il contribuente italiano rimarrebbe stupito dalla parsimonia della Chiesa valdese e, anche al fine di risparmiare un 3 per mille, opterebbe per
una libera contribuzione alla Chiesa
valdese. Questo potrebbe sembrare
un colpo basso inferto alla Chiesa
cattolica e invece non lo è: è semplicemente un sano e salutare atto di
« libera concorrenza » affermato da
sempre a gran voce dalla stessa Chiesa cattolica che non ha mai pensato
ad un regime di uguaglianza tra confessioni, ma semplicemente di « uguale libertà » (ex art. 8 della Costituzione,
primo comma).
Se il contribuente italiano « deve »
perdere il suo 8 per mille, che almeno venga rispettato come fedele
delle varie confessioni.
Dovrebbe essere pacifico allora che
10 Stato « possa » accettare regimi fiscali differenti per le varie confessioni religiose: il 10 per cento per gli
israeliti, l’8 per mille per I cattolici,
11 5 per mille per i valdesi-metodisti.
Se la proposta del 5 per mille non
dovesse passare, per qualsiasi motivo
giuridico (o etico), ecco allora una
proposta alternativa: il diritto di astensione dalla contribuzione per il cittadino non cattolico; come per l’I.R.C.,
anche per l’8 per mille « deve » esserci la possibilità di non avvalersene.
Donato Trovarelli, Pescara
L’8 PER MILLE
GIÀ’ L’ABBIAMO
da gruppi, così tra qualche anno molti
fratelli potranno vantarsi di aver la
loro confessione di fede personale.
Fraternamente.
Mario Goletti, Torino
Vorrei esporre una serie di proposte suH’8 per mille che finora nessuno ha mai presentato nel dibattito
tuttora in corso su tale questione. Anche durante i lavori del Sinodo valdese deH’87 cui ho partecipato come deputato, ero tentato di intervenire anche con ordini del giorno; ho invece
timidamente taciuto, sperando fino all’ultimo che fra I tanti oratori ce ne
fosse almeno uno che andasse
a fondo suH’origìne di tanti mali ed
esponesse le mie idee, battendomi sul
tempo. Così purtroppo non è stato.
Nel caso dell’S per mille è stata
negata qualsiasi autonomia decisionale alla Chiesa valdese, la quale può
solo aderire o non aderire (o meglio,
prendere o lasciare).
La Chiesa cattolica, nelle trattative
con lo Stato italiano, non ha lasciato
spazio alle altre confessioni religiose
di minoranza di rimanere estranee al
gioco dei finanziamenti dei suoi enti
ed istituzioni. Se I • contribuenti protestanti » fossero stati esentati dall’obbligo di versare l’8 per mille allo Stato, nulla quaestio, perché solo I cattolici avrebbero alimentato le casse
della loro Chiesa. Così non è; l’8 per
mille sarà rastrellato da tutti, indiscriminatamente, o per la Chiesa o per
lo Stato. Le altre chiese sarebbero
allora « libere » soltanto di partecipare 0 meno al « banchetto »... raccogliendone però le briciole!
E qui sta II senso delle mie proposte: chi ha deciso che la Chiesa
valdese debba « accontentarsi » dell’8 per mille? Forse che le esigenze
della Chiesa valdese sono le stesse
della Chiesa cattolica?
Evidentemente no! Sono molto inferiori!...
GII attuali finanziamenti che essa
ha le sono • quasi » sufficienti. Le
basterebbe pertanto meno dell’8 per
mille.
Poniamo allora per esemplo che il
Sinodo incarichi la Tavola di intavolare
le trattative col governo per chiedere
un 5 per mille invece che l’8 per mil
IL SEGNO
DELLA CROCE
Caro Direttore,
questa volta la mia lettera pone solo una domanda, ingenua fin che si
vuole, ma onesta e sincera. Mi piacerebbe molto conoscere perché le
chiese riformate hanno sempre aborrito, senza mai darne giustificazione,
almeno per quello che a me, ignorante, risulta, il « segno della croce ».
Mi sembra che la storia e la ricerca
abbiano ampiamente documentato che
fin dai primi anni i « credenti in Cristo
Gesù » usavano un gesto che. pur con
alcune diversità di dettaglio, si riallacciava al sacrificio della croce. Tale
consuetudine, a parte l’uso che ne
viene fatto nella chiesa cattolica, è
andato completamente perduto nelle
chiese riformate. A me personalmente sembra un segno, anche se esteriore. di riconoscimento e di comunione
di intenti tra chi crede nel Cristo Risorto, da non trascurare, anzi mi piace.
Vorrei porre questa semplice ed
umile domanda a chi ne sa certamente più di me: perché? E’ solo la conseguenza della lotta è dei contrasti con
la chiesa cattolica oppure ha motivi
e radici più profonde?
Reto Bonifazi, Terni
(segue da pag. 1)
GLI ANNUNZI DI
PROTESTANTESIMO
IN TV
Negli anni 1977-79, le nostre opere
furono invitate e quasi obbligate a
rifiutare il piccolo contributo che ricevevano per il servizio prestato.
La motivazione era molto semplice;
noi stiamo per firrhare le intese e
non possiamo dimostrarci incoerenti
nel momento in cui scriviamo: <• Senza oneri per lo Stato ».
Di fronte a questa motivazione, ho
espresso allora il mio dissenso (come
al solito, non ascoltato), sia perché
contrario alle intese in sé — reputandole ancor oggi un errore teologico e
politico —, sia perché ritenevo e ritengo giusto non chiedere niente all’ente pubblico per le nostre chiese e
i nostri stabili, ma ritenevo troppo
radicale il rifiuto di contributi (tra l’altro, molto parziali) per un servizio
reso a favore della popolazione, senza
distinzione di ceto e di religione.
Oggi, le intese sono firmate!
Ebbene, il principio così tanto radicalizzato non vale più!
Ormai quasi tutte le nostre opere
son tornate a ricevere con molto entusiasmo contributi (più sostanziosi di
prima) da parte degli enti pubblici, ma
la cosa che mi scandalizza e che mi
fa male è che... alcuni stabili sono stati, sono In via e c’è la proposta che
siano costruiti o ristrutturati grazie al
finanziamento pubblico.
Vi ricordate quando criticavamo i
cattolici perché si facevano e si fanno costruire le chiese coi soldi dello
Stato? Ebbene, ora non possiamo più
criticarli!
Le chiese valdese e metodista hanno
deciso di usare la tattica "partitica”
del realismo di comodo.
Penso proprio che non ci sia più
bisogno di decidere sull'8 per mille...
Di fatto, l’8 per mille è già in atto!
Nino Gullotta, Pachino
Qltre alle numerose proteste che da
tempo la Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia rivolge alla RAI 2
per l’assurdo orario dì indiscussa « emarginazione » della messa in onda di
« Protestantesimo », faccio presente
quanto segue: qualche anno fa negli
annunci dei programmi serali, quando
ci si riferiva alla suddetta rubrica
veniva indicato anche il titolo delia
trasmissione; da vario tempo, invece,
ciò non è più fatto; perché? Conoscere ■■ in anteprima » i contenuti potrebbe stimolare l’interesse all’ascolto ed essere anche un mezzo di una
maggiore attenzione tra gli <■ occasionali » sollecitati da mera curiosità;
e, per gli abituali ascoltatori « della
notte », l’attesa apparirebbe... meno
pesante!
Non sarebbe possibile, pertanto, far
presente alla RAI tale semplice, ma
utile richiesta perché venga ripresa
una consuetudine che, del resto, è
adottata per altri tipi di trasmissioni?
Elio Rinaldi, Torre Del Greco
Sto si è interessato a noi al punto da partecipare fino in fondo
alla nostra vita. E noi abbiamo
saputo interessarci ai problemi
degli uomini, della città, ci siamo
sforzati di prenderli sul serio, di
capirli? Ci siamo mai domandati
seriamente qual è concretamente il servizio che possiamo rendere nel nome del Signore?
Il nostro disinteresse produce
indifferenza non solo verso la
chiesa, ma anche nei confronti
delVevangelo che può dare senso
alla nostra vita e alla vita degli
altri.
Un'altra indicazione: la « franchezza » (vv. 13, 29 e 31). »Franchezza » significa certo dire la verità, non essere doppi, ma soprattutto è libertà interiore da ogni
vincolo o soggezione, dai conformismi e dai miti del nostro tempo. Coerenza di vita con il messaggio che comunichiamo. «Franchezza» è anche fermezza di fede circa il messaggio che predichiamo.
Che ci stiamo a fare allora?
Ieri come oggi la nostra vocazione è di predicare il Signore vivente che crea ogni cosa nuova.
Il Signore risorto, nostra esperienza di fede e di vita, personale e comunitaria, annunciato con
franchezza: ecco ciò che conferisce autenticità ed autorità alla
nostra testimonianza.
Valdo Benecchi
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Piervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa Nittl, Gino Conte, Piera Egidi, Paolo Fiorio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo
Segreteria; Angelo Actìs
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Glampiccoll
Il n.30/88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli decentrati delle valli valdesi il 28 luglio 1988.
Hanno collaborato a questo numero: Bruno CorsanI, Salvatore Cortini, Dino GardioI, Giorgina Giacone, Claudio Pasquet, Teofilo Pons, Mirella Scorsonelli. Franco Sommani, Claudio Troh.
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5 agosto 1988
CELEBRAZIONI DEL RIMPATRIO
commenti e dibattiti
SECONDO I REGOLAMENTI
Una sera a Massello Lel6ZÌ0ne dol pastOrG
Ho trascorso la mia adolescenza e la giovinezza alle valli di cui
non sono però originario. I miei
nonni paterni erano poverissimi
contadini braccianti del mantovano e quindi, come valdese di
adozione, giunto a Pomaretto all’età di nove anni, non ho certo
titolo per gloriarmi dei miei avi.
Il periodo trascorso alle valli
ha però pesato in modo determinante sulla mia vita. Sorvolando
su tanti particolari, voglio però
citare almeno un episodio che, a
distanza di oltre 55 anni, rimane
ancora oggi impresso nella mia
mente.
Una sera d’estate, alle Porte di
Massello, venni inviato a chiedere un po’ di latte in una stalla vicina. Quando entrai trovai «dan»
Rachel che stava leggendo la
Bibbia a « bar » Charles, al fioco
lume di una lampada a petrolio.
Sul tavolo, per cena, c’era soltanto un grosso « grilet » di patate lesse.
Cercai di nascondere alla meglio i! senso di commozione che
mi prese, ma è certo che quando
uscii da quella stalla non portavo con me solo un po’ di latte,
ma portavo altresì il frutto di
una predicazione non espressa a
parole, ma in una testimonianza
tanto più efficace quanto più casuale.
Ecco, per me, il rimpatrio significa la possibilità di realizzazione nratica di un ambiente di
vita in cui si sono create queste
e mille altre possibilità.
Lascio agli storici, teologi, studiosi ecc. la fatica per queirimportante lavoro di approfondimento, di ricerca, di valutazione
che valga a mettere in maggior
luce ogni particolare di quel piccolo mondo; un mondo in cui
l’originale aspetto contadino ha
giocato una parte importantissima accanto a quella, non meno
importante, di una tenace volontà di spinta all’istruzione, cosa
questa che non permise mai però
di dimenticare o sottovalutare
l’umile origine da cui si dipartiva
e che, anche per chi giungeva alla laurea o a brillanti posizioni
nella vita, era sempre motivo di
affettuoso compiacimento.
Ho vissuto abbastanza alle valli per sapere che non tutto è idilliaco in questo panorama. Ma
alla vita di questo ambiente, con
tutti i suoi lati buoni e i suoi
molti difetti, ho partecipato anch’io, addizionando anche un po’
i miei errori a quelli degli altri,
i miei sforzi a quelli degli altri,
in un clima, appunto per questo,
profondamente umano.
Gullotta si sente « figlio di quei
primi valdesi che si sono battuti
perché le armi non venissero usate contro altri esseri umani, a costo della propria vita »!
E’ importante questa testimonianza resa a chi — in apparenza — sembra aver scelto un comportamento fallimentare, a viste
umane, ma valido invece per i
frutti che può dare.
Io non mi sarei sentito di chiedere ad un Giosuè Gianavello
(quando dettava le istruzioni militari da seguire per il rimpatrio)
o a mille altri di seguire la stessa via; entrambe però hanno il
loro peso.
L’umile creta viene modellata
secondo la volontà del vasaio, né
è lecito chiedere perché il prodotto è stato fatto così; l’importante è che ognuno si ricordi
sempre di essere umile creta.
Guido Botturi
Nei prossimi mesi una o più
chiese delle valli, e forse anche
degli altri distretti, dovranno
provvedere alla designazione di
nuovi pastori da presentare alla
nomina della Tavola; e ciò o
per scadenza di termini, o per
anticipazione dei medesimi.
Si tratta di procedure delicate e complesse che non sono di
consueta applicazione in quanto
le chiese autonome vi ricorrono in media ogni 10 o 12 anni.
Spesso perciò si presentano
questioni e difficoltà che non
tutti sanno adeguatamente risolvere o sormontare. Fin dalla metà dello scorso secolo la elezione
dei pastori da parte delle chiese autonome sollevò vari problemi. Infatti è noto uno scritto apparso anonimo, che trattava appunto « de la libre nomination des pasteurs au sein des
églises vaudoises » (Turin, TUTE, 1863); ed in questo secolo,
oltre a varie relazioni presentate
in sinodo da apposite commissioni, io stesso, ad invito degli
organi competenti, pubblicai due
lavoretti. Uno inerente il « funzionamento e i compiti della
Commissione consultiva di cui
all’art. 14 » (Torre, Claudiana,
1956); nella preesistente normativa infatti la competenza in materia era assegnata non come
ora al concistoro, ma ad apposita commissione nominata dalTassemblea, il che forse era migliore e più oggettiva soluzione.
L’altro circa « la election de los
pastores por 'parte de las iglesias autonomas rioplatenses »
Colonia V., CED, 1964).
Giova pertanto ricordare qui
la normativa in vigore riportata nel RO. 4 al capo II concernente per l’appunto la « provvi
DIBATTITO
Ancora suH’omosessualitá
Spett. Redazione Eco/Luce,
sul numero dell’8 luglio il pastore metodista Sergio Carile ha
sostenuto che l’omosessualità
non viola l’insegnamento della
Sacra Scrittura.
Noi ci riferiamo quindi all’Atto n. 19 del Sinodo 1962 che così
si è espresso;
« La Parola rimane il criterio
unico e insostituibile della verità e non possiamo che ripetere
la dichiarazione di fede riformata de La Rochelle:
Poiché la Scrittura è la regola
di ogni verità contenendo tutto
ciò che è necessario per la nostra salvezza, non è lecito agli
uomini e neppure agli angeli di
aggiungere, diminuire e cambiarvi alcunché. Ne segue che né la
antichità, né i costumi, né le deliberazioni, né gli editti, né i decreti, né i concili, né le visioni, né
i miracoli devono essere in opposizione a questa Scrittura, ma al
contrario, ogni cosa deve essere
esaminata, regolata e riformata
in accordo con essa ».
Ciò premesso, ci chiediamo
quale sia il significato di onesta
affermazione: « Io credo nella
Bibbia: vi credo per quel che,
vuol dire, non per quello che dice ». Se abbiamo ben compreso
questa sottile distinzione, la Bibbia sarebbe un libro di diffìcile
comprensione tanto da renderne
la lettura accessibile solo con
l’aiuto di interpreti.
La realtà è che la Bibbia dice
Quel che vuol dire. In tutte le cose fondamentali essa è di tale
chiarezza da essere compresa dai
piccoli fanciulli, anche se questo
può far dispiacere ai savi e agli
intelligenti (Matteo 11: 25).
Di conseguenza noi riteniamo
che la condanna dell’omosessualità in vari passi della Bibbia e
specialmente in Romani 2 sia inequivocabile, mentre ora ci vien
detto che « non ci si può scagliare contro questi ragionamenti in
nome di una pretesa morale biblica che è tutta da dimostrare ».
C’è di più: ci viene fatto sapere che « non è più la Bibbia o la
morale corrente che possono aiutarci », ma la scienza.
A illustrazione di questa tesi è
presentato il caso di una donna
che aveva manifestato delle
preoccupazioni per certe sue
anormali tendenze sessuali. Il pastore le chiese di fargli vedere il
suo corredo cromosomico e dalla
fotografia risultò che dalla nascita essa aveva ricevuto un cromosoma in più. Da questo dipendeva la sua anomalia. Quindi
nessuna condanna, nessuna emarginazione.
Qui si presenta un problema.
Se è vero che gli omosessuali sono affetti da ima tara ereditaria,
perché limitarci a questi soggetti? Con crescente frequenza siamo informati di violenze sessuali anche contro bambini, perfino
di padri contro le proprie figlie e
proviamo una viscerale ripulsa
contro simili perversioni. Ma non
sarebbe possibile che anche costoro siano portatori di un corredo cromosomico abnorme e
quindi non responsabili? Anzi,
prolungando il ragionamento,
non si potrebbe sostenere che
tutti quanti siamo portatori di
qualche tara ereditaria, come appunto una volta si diceva dal pulpito nella confessione di peccato:
« Concepiti nel peccato e incapaci
da per noi stessi di alcun vero
bene »?
Se è vero che siamo tutti tarati dalla nascita, che cosa è venuto
a fare Gesù se non a dirci che
questa mortale eredità può esse
re spezzata se accettiamo la nuova nascita che Egli ci offre?
Ci viene anche detto che « la
morale biblica è tutta da dimostrare ».
Qui siamo lontani dalla Confessione di fede valdese. Secondo
noi non è da dimostrare che Dio
abbia creato l’uomo maschio e
femmina (Genesi 1: 27); non è da
dimostrare che Gesù abbia esaltato il matrimonio indicandolo
come la fusione di due esseri di
sesso diverso (Matteo 19; 5); che
abbia paragonato l’amore dell’uomo per la sua donna all’amore di
Dio per la Chiesa (Efesini 5: 25);
non è da dimostrare che l’omosessualità distrugga il concetto
stesso di famiglia. E la famiglia
— così diceva fino a poco tempo
fa la liturgia valdese — « è la più
semplice espressione della società umana, poiché questa è prospera e felice ove il matrimonio è
tenuto in onore e decade ovunque venga disonorato ».
Poiché siamo chiamati a tener
conto delle scoperte scientifiche,
ci sembra opportuno ricordare
che con sempre maggiore preoccupazione gli scienziati manifestano dei dubbi sul futuro dell’umanità a causa del crescente
inquinamento dell’ambiente in
cui siamo chiamati a vivere. Accanto aH’allarme della scienza dovrebbe anche farsi sentire l’allarme della Chiesa per il ben più
grave inquinamento dei principi
morali. Altrimenti sarà davvero
la fine, secondo quanto annunziato dal Signore. Allora « l'iniquità
sarà moltiplicata e la carità dei
più si raffredderà. Ma chi avrà
perseverato fino alla fine sarà salvato » (Matteo 24: 11-12).
L’Assemblea della TEV
Torre Pellice 17 luglio '88
sta delle chiese ». Occorre in proposito rammentare tre principi
cardini dell’ordinamento valdese, il quale enuncia in termini
di diritto la nostra ecclesiologia.
E cioè, primo: che la nostra
« Chiesa è retta da una gerarchia
di assemblee» (DV. a.7), non già
dagli organi — meramente esecutivi — che ciascuna di tali assemblee elegge nell’ambito della
sia compentenza. Secondo; che
la designazione del pastore titolare è una prerogativa specifica
delle chiese autonome che vi
provvedono nell’assemblea dei
credenti appositamente riunita
(R0.4. a.32). Terzo: che l’azione
ecclesiastica sospinge ogni chiesa locale a svilupparsi ed a ere
scere per ottenere dal Sinodo il
riconoscimento della propria
autonomia.
Vacanza e
designazione
Nel quadro di detti principi
una chiesa autonoma procede
alla designazione di un nuovo
pastore titolare, quando il posto diventa vacante (a.14); e
ciò accade ordinariamente per
scadenza del quattordicennio; o
del primo settennio in caso di
mancata conferma; o perché la
Tavola ha chiesto ed ottenuto
dal Concistoro competente il
trasferimento del pastore titolare nel corso del secondo settennio (a.l7). E questo è per
l’appunto il caso avvenuto di
fresco.
E’ ovvio nella fattispecie che
la Tavola non potrebbe nominare il pastore interessato a nuovo incarico senza o prima di
aver ottenuto il trasferimento
da parte del Concistoro. La Tavola infatti, pur tenendo il ruolo pastorale, non dispone in
proprio di ogni pastore, né potrebbe in tal modo ledere gli
interessi di una chiesa autonoma, violando la norma vigente.
Ed è parimenti ovvio che il Concistoro non è obbligato ad assentire al trasferimento. Ordinariamente vi consente perché la
Tavola vi adduce ragioni fondate. Di conseguenza, ottenuto l’assenso, la Tavola proclama subito la vacanza nel modo consuetudinario: inserzione sul giornale della Chiesa; comunicazione al Concistoro per l’avviso dal
pulpito. Viene così messa in moto la procedura per la designazione del nuovo pastore.
Tale designazione è prerogativa dell’assemblea che vi provvede in via esclusiva; ed è appena il caso di ricordare che la
regolamentazione non prevede e
perciò esclude ogni possibile intervento od interferenza dì terzi in tale procedura. La indicazione dei candidati spetta infatti
solo ai membri di chiesa (a.l4),
per cui non solo sarebbe inaudito che singoli pastori ponessero di persona la propria candidatura. ma altresì che il Concistoro ritenesse di dover lui
adoprarsi per individuare candidati da proporre all’elezione
nell’assemblea. Più grave ancora
sarebbe da ritenere un’interferenza nella designazione da parte della Tavola, ove questa in' tendesse proporre un candidato, o invitare la chiesa locale a
rimettersi alla Tavola stessa perché provveda lei alla bisogna.
La violazione delle norme vigenti sarebbe in tali casi flagrante.
Il Concistoro non potrebbe che
respingere ogni patteggiamento
al riguardo.
Il compito del Concistoro, appena proclamata la vacanza, è
invece quello: di raccogliere le
indicazioni delle candidature
provenienti dai membri di chiesa (a.l4), fissando magari un termine per dette segnalazioni; e
dì « assumere su ciascun candidato tutte le informazioni del
caso», per riferirne prontamente all’assemblea, senza esprimere pareri in merito. Sono previ
sti solo 3 mesi dal giorno della
« notifica della vacanza » (a.l4)
per procedere alla designazione.
E’ opportuno perciò non perdere tempo.
1^ compiti
deiia Tavoia
I compiti della Tavola in materia sono solo due; primo: fornire in sede informativa al Concistoro la lista dei pastori che
« non possono essere designati »
ostando per essi un impedimento (a.l3); e — a designazione
avvenuta — procedere in sede
esecutiva alla nomina del pastore designato. La Tavola è tenuta
a nominare il designato, salvo
impedimento regolamentare (a.
13), od elezione irregolare in
pendenza di ricorso da parte degli aventi diritto (elettori).
La fase procedurale più lunga
è quella inerente la raccolta delle informazioni sui candidati e
dell’assenso alla candidatura da
parte dei medesimi. E’ appena
il caso di sottolineare che tutti
i candidati segnalati debbono
essere interpellati, e su tutti il
Concistoro deve riferire in assemblea. yi è anche l’eventualità di dover convocare più assemblee successive, ove non si
rinvengano candidati disposti ad
accettare l’incarico od ove si volesse confortare l’elezione con
uno speciale voto assembleare
per indurre ad accettare un candidato ancora incerto. Tre mesi
passano presto.
In caso di scadenza del termine senza che l’assemblea sia
riuscita a procedere ad una designazione valida, sarà la Tavola
che subentrerà di ufficio nominando lei il pastore titolare.
Ciò ad evitare lungaggini od inutili tergiversazioni. E’ consuetudine in tal caso che essa senta
il parere del Concistoro, e tenga
conto anche — ma non in modo
vincolante — delle candidature
presentate in assemblea. Ovvio
che la scadenza di detto termine non pregiudica il diritto di
designazione in ogni futura occasione (a.l5).
Ma anche aU’infuori del caso
della scadenza del termine l’assemblea — non già il Concistoro — potrebbe decidere di non
valersi per quella volta del diritto di designazione, rimettendosi alla Tavola per la nomina
del nuovo titolare. Ma è bene
precisare che la designazione diretta o la remissione con delega
alla Tavola non sono due soluzioni alternative su cui l’assemblea è chiamata a decidere all’inizio della procedura. L’assemblea degli elettori è convocata e chiamata a designare lei
il proprio titolare. Questa è la
regola. Sole in via eccezionale,
in caso di mancanza di candidati disponibili, o di altre sopravvenute difficoltà, l’assemblea può delegare la Tavola invece di lasciare semplicemente
che il termine di 3 mesi scada.
Ma se le procedure vengono
correttamente osservate, rimanendo ciascun organo, come i
componenti l’assemblea, nell’ambito delle competenze di ciascuno evitando interferenze indebite o di sollevare malumori, la
crisi determinata da una vacanza improvvisa o non prevista
può risolversi adeguatamente da
parte dell’assemblea. Tutto dipende dal rispetto della normativa vigente da parte di ognuno.
Come ha scritto un nostro giovane e valente giurista, in un suo
recente lavoro sull’ordinamento
valdese, parafrasando un passo
della Lettera agli Efesini (2: 8)
« si può affermare che è per Grazia, mediante il diritto che, nella
Chiesa, tutto avviene con decoro
e con ordine» (I Cor. 14: 40),
come sottolinea il preambolo della nostra Disciplina generale.
Giorgio Peyrot
4
If
ìli'
ecumenismo
SI''
f
il.
5 agosto 1988
LA CONFERENZA DI LAMBETH
Anglicani e ministero
pastorale delle donne
Cinquecentoventicinque vescovi anglicani hanno partecipato
dal 16 luglio al 7 agosto alla Conferenza di Lambeth, che riimisce
ogni 10 anni (dal 1867) a Canterbury i principali dirigenti della Communion anglicana.
La Communion anglicana conta
70 milioni di membri nel mondo, divisi in 27 « provincie » autonome (indipendenti). La Chiesa di Inghilterra (Church of England) che ha a capo la regina
d’Inghilterra, pur essendo la più
importante, non è che una delle
provincie indipendenti dell’anglicanesimo.
La Conferenza di Lambeth è
dunque un momento importante per analizzare lo sviluppo dell’anglicanesìmo.
L’ordinazione
sacerdotale
delle donne
Si tratta qui di un tradizionale pomo della discordia delle
ultime conferenze.
Nel 1948 la Conferenza aveva
vietato alle donne il ministero
pastorale in nome del rispetto
della tradizione anglicana e delle relazioni con la Chiesa cattolica.
Nel 1968, invece, la Conferenza
accettava l’idea che gli argomenti teologici contro il ministero
pastorale femminile sono privi
di base e ciascuna provincia anglicana è stata lasciata libera
di decidere. La prima ordinazione pastorale avviene nel 1971,
mentre nel 1977 avviene in ima
chiesa episcopale degli Stati
Uniti, cui seguirà la Nuova Zelanda (stesso anno), il Kenia e
l’Uganda (1983), e il Brasile (’85).
In totale, nelle diocesi anglicane
vi sono già un migliaio di pastori donna (750 solo negli Stati
Uniti).
La Conferenza del 1978 aveva
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 21 AGOSTO
ore 23.30 circa - RAI 2
« 250 ANNI DI
METODISMO »
preso atto della situazione ribadendo l’autonomia e l’indipendenza delle provincie anglicane.
La Conferenza del 1988 era
chiamata dunque a ridare una
unità a tutta la Communion anglicana mondiale sulla questione.
L’ostacolo maggiore erano la
Chiesa di Inghilterra e le relazioni con la Chiesa cattolica romana.
Nella Chiesa d’Inghilterra è
molto attivo un movimento, il
MOW (Movement for the ordination of women).
Negli Stati Uniti ad esempio
vi sono nove provincie, quattro
in Canada.
L’anglicanesimo è organizzato
un po’ come il Commonwealth,
in cui le provincie rappresentano im po’ tutte le regioni. Per
questo a Canterbury sono stati
presenti vescovi anglicani di
Hong Kong, Papuasia, Nuova
Guinea, e del Sud Africa (Desmond Tutu, premio Nobel per la
pace).
La Conferenza è iniziata a Lambeth, sede dell’arcivescovo di
Canterbury, ma ha avuto il suo
svolgimento principale nella Università del Kent.
Le funzioni
« selvagge »
Monsignor Robert Runcìe, arcivescovo di Canterbury, è infatti auche la guida spirituale di
tutti gli anglicani nel mondo,
anche se, come si è detto, ogni
chiesa anglicana nazionale è pienamente autonoma.
Questo movimento ha organizzato già numerose funzioni religiose « selvagge », presiedute da
donne pastore e ha parlato esplicitamente di creare una chiesa
«in esilio» qualora non si arrivasse in breve tempo alla consacrazione delle donne pastore.
Il MOW ha influenzato profondamente ampi settori della Chiesa anglicana in Inghilterra ed
ha ottenuto significativi successi:
dal 1987 le donne possono essere consacrate come diaconi, possono portare il collare ecclesiastico, e farsi chiamare « reverenda ». Infine sia il Sinodo diocesano inglese, sia le due Camere
(la Chiesa anglicana è una chiesa di stato) hanno approvato
— con una stretta maggioranza
— la possibilità della consacrazione di donne pastore.
Per il memento il voto del Sinodo, che si è tenuto alla vigilia della Conferenza di Lambeth,
non ha però raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi,
perché la decisione diventi immediatamente operativa. Si dovrà dunque attendere il prossimo Sinodo diocesano inglese previsto per il 1991.
La decisione
di Lambeth
Nonostante questo clima, la decisione della Conferenza (che è
solo orientativa per le «prcvincie ») è stata per il si alla consacrazione pastorale delle donne. Una risoluzione in tal senso, presentata dal vescovo di
Sydney Donald Robynson, ha
ottenuto 423 si, 28 contrari e 19
astenuti. La risoluzione rappresenta un compromesso, perché
invita le chiese « a soprassedere, per il momento, alla consacrazione a vescovo delle donne ».
L’ala conservatrice
Contro il pastorato femminile
si è schierata l’ala conservatrice
e fondamentalista dell’anglicanesimo, con due argomenti principali.
Il primo, teologico, afferma
che « Dio ha scelto di incarnarsi in un uomo, Gesù Cristo », e
che quindi il sacerdozio è per
sua natura maschile. Il secondo è di ordine politico ed ecumenico. Si teme cioè che i rapporti con la Chiesa cattolica ro
La parte conservatrice della
Chiesa anglicana inglese non ha
accolto molto bene questa decisione e minaccia scissioni, ma
anche per l’opera di mediazione
svolta dall’arcivescovo di Canterbury, la cosa non sembra doversi verificare. Per mantenere
le relazioni ecumeniche con la
Chiesa cattolica, l’arcivescovo
Runcie ha dichiarato che il ruolo del vescovo di Roma dovrebbe essere quello di « ministero di
unità cristiana ». E’ evidente però che la decisione sul pastorato femminile aumenterà le contraddizioni interne al mondo
cattolico (l’episcopato americano si è pronunciato a favore
del sacerdozio femminile) e —
stante le attuali posizioni del
IMpa — renderà più diffìcile L’attività ecumenica proprio verso
questi settori del cristianesimo,
quali gli anglicani, più vicini
per tradizione al cattolicesimo.
Ancora una volta, come all’epoca di Enrico Vili, sono le
donne a dividere cattolici ed
anglicani.
Giorgio Gardioi
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Echi dal mondo
cristiano
a cura di Giorgio Gardioi
li problema mette in questione i rapporti con la Chiesa cattolica La minaccia di scissione da alcuni settori interni alla Chiesa inglese
Chiese sudanesi
e iegge isiamica
mana vengano irrimediabilmente guastati. Da alcuni anni infatti gli anglicani hanno realizzato
un dialogo privilegiato col cattolicesimo (che ha visto nel 1982
il papa Giovanni Paolo II in .visita a Canterbury), che si teme
venga interrotto dalla decisione
relativa al pastorato femminile.
Del resto lo stesso Vaticano, alla vigilia dell’apertura della Conferenza, ha scritto nel messaggio di auguri che « secondo una
tradizione mai interrotta, le chiese cattoliche ed ortodosse ordinano come preti soltanto gli uomini » e, di più, ha sottolineato
come « nessun’altra chiesa può
considerarsi autorizzata a cambiare questa tradizione ».
Come dire: l’ecumenismo può
proseguire in una sola direzione.
KHARTUM (A.F.P.) — Le chiese cristiane sudanesi hanno inviato il 14 luglio al presidente
del Sudan una lettera nella quale manifestano la loro più ferma
opposizione all’introduzione delle nuove leggi islamiche nel nord
del paese. Le chiese, nella lettera,
affermano che queste leggi attaccano i diritti fondamentali «di un
terzo della popolazione del Sudan » e sottolineano che « l’unità
nazionale, che è fondata sulla diversità delle razze, religioni e
culture del paese, sarebbe così
minacciata ».
In effetti la nuova legislazione
islamica avrebbe come conseguenza la divisione in due del
paese: nel nord — in maggioranza musulmano — le leggi
islamiche sarebbero applicate
immediatamente mentre il sud
— in maggioranza cristiano o
animista — sarebbe sottoposto
alla legge laica.
Contro le leggi islamiche si
sono pronunciati anche i partiti
politici del sud e l’ordine degli
avvocati, ma il primo ministro
Sadek-El-Mahdi ha affermato
che sulla questione si dovrà pronunciare la maggioranza del Parlamento che è stato eletto « sulla base di un programma elettorale islamico ».
Chiese luterane
e debito estero
ADDIS ABEBA (SOEPI) —
Il Comitato esecutivo della Federazione luterana mondiale, riunitosi in Etiopia per la riunione annuale, ha dato mandato alla FLM e ai suoi 105 membri di
esaminare congiuntamente le
origini e le conseguenze per la
umanità del grave problema del
debito estero.
Lo studio che dovrà essere avviato tratterà dei problemi « teologici, sociali, economici e politici in gioco » e dovrà proporre
delle linee di azione per le chiese, che saranno sottoposte all’ottava assemblea mondiale della
FLM, che si terrà in Brasile nel
1990.
Santa Cena e
prevenzione
PARIGI (BIP) — L’Istituto
Pasteur di Parigi, a nome del
prof. Montagnier (uno dei primi
scopritori del virus dell’AIDS),
ha risposto al pastore Louis
Schweitzer che, quale segretario
generale della Federazione protestante di Francia, l’aveva interpellato sulla compatibilità della
Santa Cena (con uso di un calice
per tutti i fedeli) con il diffondersi della malattia.
« Il rischio dì contagio da HIV
tramite la comunione con il calice — si legge nella risposta dell’Istituto Pasteur — è inesistente. Per ragioni di igiene elementare (altre malattie virali possono essere trasmesse dalla saliva)
si suggerisce di immergere l’ostia
nella coppa prima di darla a
ciascuno dei comunicanti, invece
di farli bere al calice uno dopo
l’altro ».
Esaminate le
risposte al BEM
TURKU (SOEPI) — Sono circa 170 le risposte pervenute dalle chiese, dal 1982, sul documento
ecumenico BEM. 30 teologi, riuniti a Turku (Finlandia) su invito del Consiglio ecumenico, hanno dato una valutazione di esse.
Ne è risultato che tre punti almeno richiederanno una discussione più approfondita: il rapporto tra la Bibbia e la tradizione ecclesiastica; la natura e il
ruolo della chiesa (ecclesiologia); il ruolo dei sacramenti,
Gunther Gassmann, coordinatore della commissione, ha dichiarato che la chiesa non è « padrona dei sacramenti, e che i
sacramenti non hanno ruolo ed
efficacia in se stessi, indipendentemente dall’azione di Dio ». Gassmann ha inoltre auspicato che
venga avviato uno studio, sulle
dimensioni cosmologiche e sociali dei sacramenti, e sulle loro
implicazioni nei diversi ambienti
sociali.
Sud Africa e
Israele
GINEVRA (SOEPI) — Frank
Chikane, segretario generale del
Consiglio delle chiese sudafricane, ha visitato nel luglio scorso
la Giordania, Israele e i territori
occupati e la stessa Gerusaiemme. Ha successivamente dichiarato che « è impossibile umanizzare l’occupazione » riferendosi
in particolare ai posti di blocco,
alla procedura per la celebrazione di precessi nei confronti dei
rivoltosi, e all’intensiflcarsi della
presenza dell’esercito israeliano.
Riferendosi poi ai rapporti tra
Israele e Sud Africa, Chikane ha
cercato di chiarificare ai suoi interlocutori (palestinesi, comitati
anti-apartheid, rappresentanti di
chiese, del governo israeliano e
di organismi internazionali) che
finché Israele darà sostegno militare al Sud Africa questa collaborazione non farà che alimentare la sofferenza dei neri sudafricani.
Sud Africa e
Vaticano
JOHANNESBURG (SOEPI) —
Il Vaticano, in seguito alla notizia pubblicata dal «Sunday Star»,
quotidiano di Johannesburg, secondo la quale il papa era stato
invitato dal governo a recarsi
in Sud Africa nel corso del prossimo viaggio pastorale nell’Africa australe, ha confermato di
aver ricevuto l’invito. Ha peraltro precisato che il papa ha intenzione di visitare il Sud Africa
in un altro momento, non su invito del governo, ma su richiesta
della Conferenza dei vescovi cattolici sudafricani.
Le chiese contro
I ’’fast food”
BERLINO (SOEPI) — I gestori di 160 « fast food » della catena Me Donald in Berlino Ovest
(dove il loro numero totale è di
262) hanno chiesto ai loro dipendenti di rinunciare a dare la loro contribuzione alle chiese.
La ragione del provvedimento
ò da ricercarsi neU’appcggio, dato dalle chiese della Germania
federale, ad una campagna contro i « fast food » stessi. I responsabili della campagna sostengono che diverse nazioni del
Terzo Mondo sono costrette ad
allevare il bestiame per l’esportazione per poter far fronte al
proprio debito estero.
Tutto questo porterebbe alla
distruzione delle terre e provoca
la sottoalimentazione delle popolazioni locali.
La Chiesa evangelica della Germania ha destinato un notevole
impegno finanziario per la creazione di un ufficio di informazioni per sostenere la campagna
contro i « fast food ».
5
5 agosto 1988
chiese e stato 5
PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO
TRA I LIBRI
If crocifìsso,
valore universale
L’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche è stata al centro questa primavera di
una vivace polemica di cui abbiamo riferito
sul giornale. Il ministro Galloni, per tacitare
le proteste, ha chiesto al Consiglio di Stato un
parere circa la sua esposizione. La seconda
sezione del Consiglio di Stato ha formulato
questo parere, che successivamente è stato
fatto conoscere alle scuole. Pubblichiamo qui
il testo del parere, unitamente a « qualche
osservazione » che abbiamo chiesto ad Aldo
Ribet.
Vista la relazione in data 20
gennaio 1988, prot. n. 253, con la
quale il Ministero della P.I. — Direzione Generale Istruzione Tecnica — previa autorizzazione del
Ministro, ha chiesto il parere
del Consiglio di Stato in ordine
al quesito indicato in oggetto;
Esaminati gli atti ed udito il
relatore;
Premesso che:
con il quesito di cui trattasi,
TAmministrazione, posto in evidenza il nuovo quadro normativo
in base al quale viene impartito
r insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche,
chiede di conoscere se le disposizioni di cui all’art. 118 del R.D.
30/4/1924, n. 965 e quelle di cui all’allegato C del R.D. 26/4/1928, n.
1297, concernenti la esposizione
dell’immagine del Crocifisso nelle
scuole, possano considerarsi tuttora vigenti oppure debbano ritenersi implicitamente abrogate,
perché in contrasto con il nuovo
assetto normativo della materia.
Considerato:
in fatto ed in diritto quanto
rappresentato dalla Amministrazione.
La Sezione ritiene, anzitutto, di
dover evidenziare che il Crocifisso o, niìi cormmemente, la Croce,
a parte jl significato per i credenti, ranpresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendente da specifica confessione reli.giosa.
In disparte da ciò, sembra alla
Sezione che ai fini di un più razionale esame del quesito, sia opportuno tenere distinta la norma
tiva riguardante Taffissione dell’immagine del Crocifisso nelle
scuole da quella relativa all’insegnamento della religione cattolica.
L’indagine deve mirare a stabilire, in buona sostanza, se a parte l’indubbio significato storicoculturale cui si è prima accennato, le disposizioni citate in premessa, le quali consentono l’esposizione deirimmagine del Crocifisso nelle scuole, siano tuttora
vigenti oppure siano da ritenere
implicitamente abrogate, perché
in contrasto con il nuovo assetto
normativo in materia, derivante
dall’accordo, con protocollo addizionale, intervenuto tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede,
con il quale sono state apportate
modificazioni al Concordato Lateranense deiril/12/1929.
A tale riguardo, devesi rilevare
che le due norme citate, di natura regolamentare, sono preesistenti ai Patti Lateranensi e non
si sono mai poste in contrasto
con questi ultimi.
Nulla, infatti, viene stabilito
nei Patti Lateranensi relativamente all’esposizione del Crocifisso nelle scuole o, più in generale,
negli uffici pubblici, nelle aule
dei tribunali e negli altri luoghi
nei quali il Crocifisso o la Croce
si trovano ad essere esposti.
Conseguentemente, le modificazioni apportate al Concordato lateranense, con l’accordo, ratificato e reso esecutivo con la Legge
25/3/1985, n. 121, non contemplando esse stesse in alcun modo
la materia de qua, così come nel
Concordato originario, non possono influenzare, né condizionare le
L’ora di religione
tra Costituzione
e Concordato
vigenze delle norme regolamentari di cui trattasi.
Non si è quindi, tuttora, verificata nei confronti delle medesime, alcuna delle condizioni previste dall’art. 15 delle disposizioni
sulla legge in generale. In particolare, non appare ravvisabile un
rapporto di incompatibilità con
norme sopravvenute né può configurarsi una nuova disciplina
dell’intera materia, già regolata
dalle norme anteriori.
Occorre poi anche considerare
che la Costituzione Repubblicana,
pur assicurando pari libertà a
tutte le confessioni religiose, non
prescrive alcun divieto alla esposizione nei pubblici uffici di un
simbolo che, come quello del Crocifisso, per i principi ohe evoca e
dei quali si è già detto, fa parte
del patrimonio storico.
Né pare, d’altra parte, che la
presenza dell’immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche possa
costituire motivo di costrizione
della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in
materia religiosa.
Conclusivamente, quindi, poiché le disposizioni di cui all’art.
118 del R.D. 30/4/1924, n. 955 e
quelle di cui all’allegato C del
R.D. 26/4/1928, n. 1297, concernenti l’esposizione del Crocifisso
nelle scuole, non attengono all’insegnamento della religione cattolica, né costituiscono attuazione
degli impegni assunti dallo Stato
in sede concordataria, deve ritenersi che esse siano tuttora legittimamente operanti.
P.Q.M.
Nelle suesposte considerazioni
è il parere della Sezione.
« Il grave colpo inferto al prestigio del Parlamento della Repubblica, costretto nel settembre scorso in seguito ad un intervento della S. Sede a rinunciare
al voto in sede di Commissione
su una mozione della maggioranza governativa, dà conto della valenza politica assunta ormai dalla annosa questione dell’insegnamento della religione
cattolica (Ire) nella scuola pubblica ».
Così, da parte del Comitato
Scuola e Costituzione, si apre la
presentazione di questo nuovo
denso quaderno che, integrando
coerentemente i precedenti interventi sul medesimo argomento,
intende soprattutto aggiornare
con ulteriore documentazione
gli strumenti interpretativi della
complessa questione, riesaminare la normativa vigente sulla
base delle modificazioni introdotte dalle circolari Galloni in
spregio al carattere facoltativo
ed aggiuntivo deU’Irc e delle
« attività alternative » motivato
dal TAR-Lazio, promuovere il
raggiungimento di «una diffusa
presa di coscienza » circa « le
anomalie della figura professionale e giuridica» del docente di
religione cattolica.
In tale ottica si snodano preliminarmente, dopo un opportuno chiarimento sugl’impegni del
Comitato Scuola e Costituzione
a medio termine, con piena consapevolezza peraltro della limga
durata, le prime due parti del
quaderno dedicate rispettivamente all’« ora di religione » dopo la sentenza del TAR-Lazio
(26 giugno 1987) sul ricorso Fiori e Tavola valdese ed alla situazione attuale e prospettabile degl’insegnanti di religione cattolica finché permanga il regime
concordatario: oltre 50 pagine di
documenti e di ipotesi sistemative sulle quali le posizioni lai
che in tema di « stato giuridico » dovrebbero presentarsi univocamente rigorose. Segue una
terza parte che riporta i programmi deU’Irc per i diversi
gradi di scuola, consentendo di
cogliere, anche attraverso la
comparazione, « il quadro di riferimento culturale a cui si ispira la gerarchia nell’interpretare
la norma concordataria che vuole l’Irc subordinato alle finalità » scolastiche, ovvero la sua
sostanziale visione confessionale. Il tutto si chiude infine con
la sezione intitolata Posizioni a
confronto, dove sono significativamente raccolti i più importanti interventi in sede parlariientare, governativa e religiosa, a
testimoniare gli aspetti sempre
aperti e problematici e le profonde contraddizioni del dibattito
tuttora in corso.
Si tratta dunque di uno strumento di lavoro assai utile, che
correttamente mette a fuoco il
nodo politico della facoltatività,
ma non esita a rammentare —
pure per certi « autorevoli esponenti della maggioranza » di governo (e perché non anche dell’opposizione?) — che « forse
molte delle divergenze insorte
sul processo di attuazione dell’Intesa hanno la loro radice nel
fatto che il modello di uomo e
la visione del bene pubblico che
guidano l’azione della Santa Sede non sono omogenei con quelli
previsti nella Costituzione e che
ci sono forze nella Chiesa e nella
società che pretendono di subordinare questi a quelli ».
Carlo Ottino
L’ora di religione fra Costituzione e
Concordato, il nodo è la facoltatività.
A cura del Comitato Nazionale Scuola
e Costituzione con la collaborazione
di « Scuola Notizie », Roma, « Scuoia
Notizie - interventi » n. 1-2-3, gennaiomarzo 1988, pp. 96, L. 5.000.
Qualche osservazione
Ad una prima lettura del parere del Consiglio di Stato circa
l’esposizione del crocifisso nelle
scuole pubbliche, il rilievo che
anzitutto si impone concerne i
termini estremamente riduttivi
entro i quali viene posto il quesito e dato il parere. Riduttivi in
Quanto il richiamato "nuovo"
quadro normativo in base al quale viene impartito l’insegnamento della religione cattolica nelle
scuole pubbliche viene ristretto
appunto al complesso di norme,
Quale risultante dall' Accordo
18.2.1984 e relativo Protocollo
addizionale, concernente l'IRC.
Una risposta
obbligata
Così impostata la questione, la
risposta è obbligata: 1) l’esposizione del crocifisso non attiene
all'insegnamento della religione
oattolica e non risulta espressaniente disciplinato né dai Patti
lateranensi del ’29 né dalle modifiche dell'84; 2) non può quindi
dedursi alcuna incompatibilità
tra norme sopravvenute e norme
preesistenti né configurarsi ipotesi di abrogazione implicita tra
le norme concordatarie vecchie e
nuove tra loro o tra tali norme e
quella regolamentare in materia,
estranea all’IRC, identificata nell’art. 118 del RD 30.4.1924 n. 955
(«Ogni istituto ha la sua bandiera, ogni aula l’immagine del Cro
cifisso e il ritratto del Re»), tuttora, quindi, « legittimamente operante » in materia.
Il che porta ad una seconda
osservazione. Si è volutamente
omesso di considerare se, nel
"nuovo" quadro normativo risultante dall’Accordo 18.2.1984 e dall’annesso Protocollo addizionale,
non dovesse per avventura tenersi conto di quanto disposto, .sia
pure non in riferimento specifico
all’IRC, dal punto 1 del Protocollo addizionale: « Si considera non
più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano », disposizione ormai
entrata a far parte dell’ordinamento della Repubblica con la
legge n. 121 del 25.3.1985.
E’ evidentemente in riferimento a tale disposizione che il problema di una eventuale abrogazione implicita dell’art. 118 del
RD del ’24 o di un contrasto
tra norme sopravvenute e norme
preesistenti avrebbe dovuto correttamente porsi.
L’aveva invece ben percepito,
risolvendolo secondo ottica e criteri propri, la Presidenza della
GEI nella dichiarazione resa in
occasione della firma dell’Accordo 18.2.1984: « ...Se poi il Protocollo addizionale avverte che "si
considera non più in vigore il
principio... della religione cattolica come sola religione dello Stato", si possono comprendere le
ragioni di un simile cambiamento che, anche alla luce della Dichiarazione del Concilio sulla libertà religiosa, si ispira al rispetto dovuto a chiunque abbia altra
fede o diversa convinzione di coscienza. Questo cambiamento
nulla toglie ai valori della religione cattolica. Essa appartiene da
sempre al popolo italiano, nel
quale si è larganiente radicata
per la forza del Vangelo, fino ad
essere fermento della sua storia,
della sua civiltà, della sua cultura, dei suoi impegni per una ordinata convivenza civile... Ne è
segno particolarmente caro agli
italiani il Crocifisso, piantato
dalla gente alle porte e nelle
piazze dei paesi, venerato nelle
famiglie e nelle case della sofferenza, presente nei luoghi pubblici e dove si cerca giustizia ».
Ben può la CEI essere soddisfatta del parere espresso dal
Consiglio di Stato e, forse, riconoscersi in parte nell’esordio di
tale parere, là dove la Sezione ritiene « anzitutto di dover evidenziare che il Crocifìsso o, più comunemente la Croce, a parte il
significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e
della cultura cristiana, nella sua
radice storica, come valore universale, indipendentemente da
specifica confessione religiosa ».
Ma tali affermazioni apodittiche
appaiono meno accettabili quando provengano da un organo dello Stato e destano, di più, non
poche perplessità circa le cogni
zioni in materia dell’alto consesso, con l’equiparazione, ad esempio, del crocifisso alla croce, Per
i valdesi, vi fu un tempo in cui il
crocifisso assunse il significato sinistro di una scelta tra l’abiura e
la morte, quando i convertitori di
altri tempi si presentavano ad
essi tenendo in una mano il crocifisso e nell’altra la spada (cfr.
M. Piacentini, I culti ammessi
nello Stato italiano, Hoepli, 1934,
pag. 496; J.-P. Viallet, La Chiesa
valdese di fronte allo Stato fascista, Claudiana, 1985, pag. 102
sgg.). Altri tempi...
Il Consiglio di Stato
Oggi, il parere del Consiglio di
Stato, a parte le critiche che gli
si possono muovere sotto il profilo tecnico-giuridico, si colloca —
ed è questa la sua rilevanza politica — in una diffusa resistenza
a trarre tutte le necessarie conseguenze dalla caducazione del
principio della religione cattolica
quale sola religione dello Stato.
Si ha talora la sensazione che.
l’impegno alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo ed il bene del Paese, affermato nell’art. 1 dell’Accordo
18.2.1984 tra la Repubblica italiana e la Santa Sede, finisca per sopraffare il principio che lo Stato
italiano e la Chiesa cattolica sono. ciascuno nel proprio ordine,
indipendenti e sovrani, come
scritto nello stesso articolo, ma,
prima ancora, nella Costituzione.
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5 agosto 1988
FRESCO DI STAMPA
IN VISTA DEL CENTENARIO
Conoscenza
scientìfica e fede
Un confronto continuo, marcato da alcune tappe: le "certezze tomistiche”, le figure di Newton e Galileo - Non dimenticare alcuni rischi
Ripercorrere il Glorioso
Rimpatrio: 1689 - 1989
La rievocazione delle tappe e le indicazioni
di percorso - Gli altri evangelici italiani
Non poteva mancare, nella
« piccola collana moderna » dell’Editrice Claudiana, im libro * che
indagasse il tema riprodotto nel
sottotitolo: « incontri e scontri
fra saperi del nostro tempo ».
Precedono il testo l’introduzione di Enrico Rambaldi e la « spiegazione » introduttiva delle autrici.
Lo svolgimento del tema è una
serie di domande e risposte:
Che cosa è la realtà, possiamo
conoscerla?
Vengono illustrate le tappe delle « scoperte » che hanno condotto alla formulazione della
meccanica quantistica e l’analisi del «passagpo dal realismo
ingenuo al realismo critico ».
La teologia
è una scienza?
Dalla « nuova filosofìa della
scienza» la domanda è la seguente: si può trovare un criterio di
orientamento tra scienza e pseudoscienza?
La seconda iparte del libro s’incentra sulla questione: la teologia è una scienza? Le autrici
espongono il pensiero del Pannenberg e ne rilevano le congiunture e le opposizioni al pensiero di Karl Barth. Così pure l’analisi sul Wliitehead.
La ricerca porta ad alcune conclusioni sulla relatività delle tesi teologiche. Il libro si chiude
con un glosstirio.
Dalla introduzione alla conclusione il libro ci conduce attraverso il confronto fra la valutazione di una fede in Dio e le ri
cerche scientifiche; fugaci accenni alle certezze « tomistiche »,
impatto con le figure di Newton
e di Galileo. Rientra la persona
di Dio nelle realtà invisibili indispensabili per una definizione
dogmatica rassicurante o problematica del «creato»? Oppure Dio
rimane fuori del « processo » nel
quale ci muoviamo? Quali i rapDorti fra « il creato » e l’increato?
E' dimostrabile 1’esistenza dì Dio?
Oppure la sua «assenza» domi
na nel mondo odierno, perché
l’uomo odierno è diventato adulto? E quale è, in questo discorso,
la positività di una chiesa, che
affermi l’annunzio trinitcU’io?
Rambaldi dice di « sì » alla validità della ricerca del credente,
ma dice di no alla formulazione
di costruzioni do^atiche assolute. Rifiuta la visione « sicura »
del Pannenberg ed accetta l’umiltà della posizione barthiana.
La rifiuta sia sul piano « scientifico» sia su quello di una «fede»
che pretenda di collegare, stabilire una congiunzione fra ima
ontologia e una confessione di fede cristolagica. Ed è su questo
punto che s'incontra il rapporto
Dio-uomo, come indicatore del
valore dell’incarnazione proiettato sulla storia e sulla natura:
teologia naturale?
Il discorso implica una serie
di « rischi »:
a) il rischio di non avvertire
la incisività della presenza del
Cristo « Signore » e di ridurre
la sua presenza ad un concetto,
oggetto di ricerca teoretica;
b) il rischio di fare dire alla
Scrittura le nostre teorie sulla
creazione, in una pretesa opera
di « aggiornamento » o rimodernizzazione dei « motivi » biblici;
Claudiana editrice
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Il Glorioso Rimpatrio
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storia - Contesto • SigpiUìcato
pp. 165, 44 illni f.t., 5 nel testo, 5 cartine, L. 22.000
Collana della Società di Studi Valdesi n. 10
In occasione del prossimo III centenario del ritorno in
Piemonte (1689) dei Valdesi dopo tre anni e mezzo di esilio
oltre le Alpi, la Società di Studi Valdesi ha patrocinato questa
opera che ne studia la storia, il contesto europeo ed il significato odierno.
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Lutero,
l'itinerario e ii messaggio
pp. 90, L. 9.000
Collana « M. Lutero / Opere scelte »: Introduzione
Questa concisa ma succosa e agile presentazione della
biografia e del pensiero di Lutero costituisce l’Introduzione
alla nuova collana « M. Lutero / Opere scelte », diretta dal
prof. P. Ricca. Un testo base.
fONDATA NEL 1855
Via Principe Tommaso, 1 - 10125 Torino
tal se.98 04 - C C t A. n. 274 482 ■ C C Poit 20780102
codice (itcele 00601 900012
c) il rischio di delegare le problematiche esistenti fra fede e
scienza ad una gerarchia che
confonda la fede con il patrimonio teolo^co delle varie generazioni cristiane e tronchi, con una
autorità indebita, gl’interrogativi che ci fanno sentire la nostra
debolezza di creature, che possono conoscere in parte e non ancora in modo completo.
Il nostro tempo sottolinea la
necessità di movimenti interdisciplinari. Fino a che punto è la
teologia una scienza — che può
incrociarsi con la sociologia, la
psicologia o altre materie — e
fino a che punto esiste un rischio di confusione fra la realtà
di Dio e le... realtà più interiori
o più « scientifiche »? Fin dove
il rapporto diventa importante,
utile e fino a che punto diventa
un ostacolo? Esiste un punto in
cui si devono distinguere le nostre
ricerche come parziali nei confronti di una rivelazione completa di Dio e del creato? Quale è
il ponte o il confine fra l’oggi
dell’uomo e il domani di Dio?
Il libro delle ricercatrici e soprattutto la introduzione del
Rambaldi ci stimolano all’indagine e per questo li ringraziamo.
Carlo Gay
' Elena Bein Ricco - Giovanna
PoNS, Conoscenza scientifica e fede. Incontri e scontri fra saperi del nostro
tempo. Introduzione di E. Rambaldi,
Torino. Claudiana, 1988, pp. 226, L.
16.500.
Sotto questo titolo è uscita la
prima pubblicazione « ufficiale »
curata dalla Società di Studi Vaidesi in previsione delle celebrazioni del 1989, autore Albert de
Lange. Subito denominato il
« giallo » dell’olandese per l’inconsueto colore della copertina,
esso contiene in un centinaio di
pagine in4” tre parti ben distinte: la prima che rievoca storicamente le varie tappe del rimpatrio, la seconda per consigliare
chi oggi le vuole ripercorrere a
piedi, la terza per gli utenti di
mezzi motorizzati. Ovviamente la
parte più spettacolare è quella
che ricostruisce le 16 tappe del
rientro in patria, da Prangins a
Bobbio (17 agosto - 1° settembre
1689, secondo il calendario giuliano), e mi pare che l’autore vi sia
egregiamente riuscito, seguendo
in ciò le ricostruzioni tentate dai
Peyrot e dai Grill nelle precedenti celebrazioni del 1889 e del 1939,
basandosi già allora, come il de
Lange oggi, sulle varie relazioni
del rimpatrio via via riesumate
(Reynaudin nel 1889, Robert nel
1889 e 1891, Huc nel 1939 e 1941).
Pochi, per fortuna, sono gli errori di stampa. C’è qualche confusione nell’indicazione dei giorni e
delle date relative (la domenica
25 agosto indicata come sabato,
e il lunedì 26 agosto indicato come 25 agosto, p. 23 e 25).
Nella Bibliografia sommaria
(nn. .33-34) manca ogni accenno al
Minutoli e, peggio, viene dimenticato l’articolo fondamentale di
Teofilo Pons, L’autore della « Histoire de la Glorieuse Rentrée »
(BSSV, n. 124, die. 1968, pp. 56-82).
Quando poi, a p. 6, si scrive che
« alla vigilia della Riforma il movimento valdese era ancora in
vita seppur ridotto ad un’area
geografica più ristretta: le Alpi
()ozie », si dimentica stranamente
di menzionare le altre regioni europee in cui i valdesi ancora vivevano, come la Provenza, la Calabria e le Puglie. Ricordando la
conquista sabauda della postazione valdese della Gran Guglia
nel novembre 1689 (p. 31) occorreva aggiungere che tra i viveri e
i bagagli lasciati dai resistenti
nella loro precipitosa fuga c'era
anche il prezioso manoscritto del
Revnaudin. Infine, in conclusione
del suo opuscolo, l’autore, forse
mosso dal suo entusiasmo di neofita valdese, fa un’affermazione
che mi pare ingiusta nei riguardi
delle altre denominazioni evangeliche operanti nel nostro paese,
quando scrive che (p. 95) « oggi
la chiesa riformata italiana non è
più composta dai montanari vaidesi. ma anche da molte altre comunità sparse in tutta Italia, fiate dallo spirito di evangelizzazione dei valdesi» (il corsivo è mio):
è vero, ma con l’avvertenza che,
specie dopo il 1870, all’evangelizzazione valdese si aggiunse, spesso con qualche malcelata rivalità. l’opera di missionari metudisti e battisti, per non parlare delle chiese libere e dei Fratelli e,
specie dòpo la seconda gue;-ra
mondiale, del fortissimo proselitismo dei nostri fratelli pentecostali e di altri gruppi fondamentalisti.
Giovanni Gönnet
CARCASSONNE
Catarismo e occitanismo
La rispondenza della civiltà medievale francese all’eresia - Potere
laico e potere ecclesiastico - La repressione contro gli Albigesi
A Carcassona, in Linguadoca,
è stata aperta una Université
d’été sotto Tegid'a del Centro
Nazionale di Studi Catari, dove
si è tenuta una settimana di studi centrata sulla civiltà medievale del Mezzogiorno francese,
daini al 15 luglio scorso. Suddivisa in 6 sezioni con 10 relatori e una trentina di partecipanti dagli orizzonti intellettuali e spirituali più diversi, essa
cercò, in un costante colloquio
tra i presenti, di rispondere al
quesito se quella civiltà fu aperta all’eresia, e se quel che è rimasto delle sue varie espressioni
nei diversi campi dell’habitat,
del diritto, della cultura profana
e della religiosità popolare è mito c realtà, ed in quale misura.
Nei numerosi dibattiti seguiti ad
ogni relazione (ricordo in particolare quelle di Michel Roquebert e di Anne Brenon sul catarismo, di Jean Duvernoy sull’inquisizione, di Gérard Le Vot
sui trovatori, oltre a quella del
sottoscritto sul valdismo), si è
tentato di chiarire certe questioni, come il concetto di eresia
(= scelta), le cause politico-sociali o religiose dei vari movimenti di opposizione alla Chiesa
ufficiale, i rapporti tra i due poteri laico ed ecclesiastico (la
torre del castello ed il campanile), il ruolo della donna, il
possibile esoterismo della poesia trovadorica, il perché della
scomparsa del catarismo rispet
to alla permanenza del valdismo
ecc. Non si è mancato di fare il
punto sulle conoscenze attuali
relative all’habitat (nascita dei
villaggi e delle città attraverso
le due fasi delle « motte » e dei
« castra ») e al sistema feudale,
il tutto travolto dalla ferocissima crociata contro gli Albigesi,
che permise al Nord ed alla cultura d’oì'l di conquistare il Sud
occitanico, soffocando in parte
le pur sempre rinverdite spinte
all’autonomia, che oggi si rive
lano soprattutto nella reviviscenza dell’antica spiritualità catara e della cultura occitana. Al
termine dei lavori è stato presentato il recentissimo libro di
Anne Brenon, Le vrai visage du
catharisme (Portet sur-Garonne,
Editions Loubatières, ’88, p. 312),
nonché un disco di canzoni catare in catalano (Los Càtars),
tutt’e due acquistabili presso la
Libreria Claudiana di Torre Pellice.
G. G.
Convegno
su "Protestantesimo"
Con la morte di Vittorio Subilia, che è stato direttore di
« Protestantesimo » per 36 anni, il Comitato di redazione ritiene indispensabile arrivare ad un’ampia consultazione di
tutti coloro che hanno apprezzato questa rivista, ne sentono la
necessità e vogliono che la sua continuità sia assicurata. A
questo scopo un
CONVEGNO DEGLI AMICI DI «PROTESTANTESIMO»
è convocato a Torre Pellice, nell’Aula sinodale della Casa
Valdese
VENERDÌ’ 19 AGOSTO ALLE ORE 21
Il convegno sarà aperto da una relazione del prof.' Bruno
Corsani, direttore ad interim.
7
5 agosto 1988
obiettivo aperto
UN FENOMENO SEMPRE PIU’ ALLARMANTE
La violenza sui minori
L’inadeguatezza delle leggi e la difficoltà di conoscere alcuni casi
- Le ripercussioni nel carattere dei ragazzi - Che cosa occorre fare?
Nello scorso anno sono
state registrate in Italia (secondo le cifre ufficiali) 3.000
denunce per maltrattamenti
a minori, 6.000 violazioni degli obblighi di assistenza familiare e 300 denunce per
A'iolenza sessuale.
La violenza sui fanciulli è,
nel nostro paese, drammaticamente presente, superiore
di certo alle cifre ufficiali,
diffusa e generalizzata in tutti gli strati sociali e non soltanto in quelli più emarginati. Maltrattamenti fisici,
vessazioni, abusi sessuali, ai
quali si accompagna e si aggiunge sempre una violenza
sottile e quotidiana che non
lascia lividi o piaghe; quella
di carattere psicologico, apparentemente meno evidente
ma sicuramente più pericolosa. Le statistiche ufficiali
europee dicono che 8 bambini su cento subiscono maltrattamenti psicologici e 2 su
cento maltrattamenti fisici.
Cifre impressionanti e quanto meno allarmanti.
Per avere, a questo proposito, un quadro più preciso
degli aspetti teorici e di quelli terapeutici connessi alla
violenza sui minori. Ecumene ha organizzato, dal 14 al
17 luglio, un incontro tra vari esperti, operatori e pastori
dei diversi centri sociali
evangelici (soprattutto meridionali) che quotidianamente si scontrano con i problemi del disadattamento minorile.
La complessità
del fenomeno
« Le cifre sui maltrattamenti sono cifre di difficile
attendibilità — ha sottolineato nel suo intervento Gianfranco Dosi, magistrato del
Tribunale dei minorenni di
Roma —; al di là di quelle ufficiali si può ipotizzare che in
Italia esistano, secondo le sti
me del "Telefono Azzurro",
circa 20 mila casi all’anno di
maltrattamenti sui minori.
Ma i numeri non ci possono
aiutare molto, le statistiche
giudiziarie sono incomplete e
del resto la rilevazione stessa
del fenomeno dell’abuso è
oggettivamente difficile e
comporta l’acquisizione di
notevoli e diversificati elementi informativi e probatori ». Se il bambino non viene picchiato o violentato, se
le sue necessità concrete e
quotidiane vengono rispettate, per il giudice tutto è a posto, e la stessa potestà dei genitori è praticamente intoccabile anche se gli effetti delle violenze, per esempio psicologiche, possono causare
danni devastanti.
Da anni sono note e diffuse le teorie che spiegano il
fenomeno della violenza psichica e fisica sui minori (da
quella psicoanalitica, a quella sociologica, a quella multicausale); malgrado questo la
rilevazione, la denuncia e
l’intervento del magistrato in
molti casi risultano difficili
e onerosi. Le leggi, se si
escludono quelle previste per
la tutela patrimoniale, non
sono adeguate per garantire
una giusta e completa difesa
del minore (in pratica è dal
1975, con il nuovo diritto di
famiglia, che compare un’attenzione specifica al diritto
dei minori) e in secondo luogo le difficoltà sono accresciute dalle stesse strutture
istituzionali demandate alla
tutela minorile: molto burocratizzate e formali sono, di
fatto, incapaci di entrare in
contatto diretto con l’utente.
« In questi ultimi anni in
molti casi un tentativo di recupero dei bambini deprivati dei normali affetti e sostentamenti viene effettuato
— ha spiegato Gianfranco
Ausili, giudice tutelare a Roma — attraverso l’istituto
dell’ affidamento familiare,
che tenta in qualche modo
di tutelare la famiglia d’origine. Ma anche qui le difficoltà, per la mancanza di istituti assistenziali adeguati e di
famiglie affidatarie, sono diverse e non sempre facilmente superabili ». Il mondo
del disagio minorile è tanto
vasto quanto articolato e
complesso, gli aspetti relativi alla struttura e alla patologia familiare si intrecciano
e si correlano a volte in modo diretto alla ben più vasta
patologia sociale (la diffusa
sottocultura della violenza,
la disgregazione sociale delle
metropoli, il fenomeno dello
sfruttamento del lavoro minorile, il fallimento del ruolo formativo della scuola
etc.), tutti fatti e problemi
che rendono articolati, per
non dire difficili, il lavoro
di prevenzione e quello di recupero affettivo e di reinserimento sociale dei minori colpiti dalle violenze degli adulti.
Il bambino violato
La violenza, fisica e psichica, è subita dal minore con
estremo disagio, con sofferenza e con dolore che provocano traumi e complessi difficilmente riparabili. La condizione del bambino violato,
sia che la violenza sia stata
subita all’interno o all'esterno della famiglia, determina
e provoca a sua volta nel ragazzo reazioni disparate che
vanno dall’aggressività, più o
meno manifesta, contro altri
o contro i membri della famiglia d’origine, a forme più
o meno gravi di disadattamento psichico e sociale.
Nelle relazioni presentate
da Nino Di Trapani e da Gaspare Cusimano, rispettivamente psicologo ed educatore, del Centro Diaconale « La
Noce » di Palermo, si nota
La necessità di studiare e combattere la violenza sui minori si fa
di giorno in giorno più urgente.
Il recupero
dei minori
che vivono
situazioni
disagiate
e di
violenza:
un impegno
anche per
la diaconia
evangelica.
chiaramente questo tipo di
patologia minorile indotta e
subita. Il minore, nei casi di
violazione psichica e affettiva o di maltrattamento fisico, vive la sua condizione di
sofferenza reagendo, in alcuni casi, in modo aggressivo
nei confronti degli altri, cercando di comunicare anche
attraverso atti ritenuti devianti il suo bisogno di comunicazione e di affetto. In
altri casi presenta comportamenti psicologici (distraibilità, iperattività, ipercinesia,
impulsività) che si possono
genericamente riferire ad
una sindrome di disturbo
dell’attenzione, simile in tutto alla condizione depressiva
dell’adulto.
Il trattamento di recupero
in questi casi non è semplice, né istantaneo o indolore,
ed una ipotesi ideale dovrebbe prevedere (secondo l'esperienza della dr.ssa Salatiello
Mortillaro, assistente sociale
neuropsichiatrica di Palermo) il concorso di più persone e di più strutture: da
quella familiare a quella medico-sociale, dagli educatori,
alla scuola, all’ambiente di
origine del minore.
Creare comunità
Il concorso di più forze o
la collaborazione della famiglia d’origine non è sempre
però facile, possibile o addirittura auspicabile. Che cosa
fare in questi casi? Si deve
lasciare il bambino disadattato al suo destino e si deve
fare riferimento soltanto alle
attuali strutture assistenziali, pubbliche o private, che
non sempre funzionano però
in modo adeguato? Non si
può tentare invece, sulla
scorta anche di esperienze
straniere, di esplorare la possibilità di nuove forme di recupero e di ricostruzione affettiva? L’esperienza di comunità-alloggio, di case famiglia allargate va proprio
in questa direzione; tentare
di ricostruire per i ragazzi,
anche se in ambienti più ampi, un clima di solidarietà affettiva e di stabilità emotiva,
non più possibili nella struttura familiare o sociale di
origine. « In questo senso —
secondo il pastore Aquilante,
direttore del Centro Diaconale « Là Noce » di Palermo —
i centri sociali evangelici potrebbero essere, anche se modesti rispetto al fenomeno,
punti di riferimento di sicuro interesse. Potrebbero in
realtà rappresentare un tentativo, una esperienza positiva per il recupero di quei minori le cui situazioni familiari non garantissero più possibilità concrete di aiuto e di
tranquillità psicologica ».
La diaconia evangelica, del
resto, si colloca in pieno in
questa linea di intervento.
Come viene già fatto per i
malati, per gli anziani, per
gli handicappati, anche per i
bambini disadattati il segno
concreto dell’annuncio della
grazia di Dio può essere realizzato nella creazione di queste esperienze comunitarie
che, anche se imperfette e
fallibili, possono, avvalendosi di risorse specialistiche e
delle strutture pubbliche, garantire quel rispetto dell’individualità del minore, quel
sostegno psicologico e logistico, quella ricostruzione di
una idea e di una forma, anche se allargata, di identità
affettiva tante volte teorizzati, auspicati, ma non sempre
purtroppo realizzati.
Luciano Cirica
8
8 Tita delle chiese
5 agosto 1988
(segue da pag. 1)
fronte alla concomitanza di ben
6 chiese autonome che si trovano di fronte al ricambio pastorale nello stesso anno (1990). La
Tavola ha perciò elaborato un
piano complessivo, che coinvolge altre chiese, proponendo ad
ogni chiesa il nome di xm pastore. Riteniamo dì avere cosi dato
alle chiese una traduzione pratica di cosa possa significare tener conto delle esigenze generali dell’opera in questa situazione
eccezionale. Ma più in là non
siamo andati. Anche di questo
rendiamo conto al Sinodo che
può dissentire dalTiniziativa assunta dalla Tavola in questo
campo o dal modo in cui tale
iniziativa è stata espressa. Inoltre ogni chiesa autonoma è libera di accettare la proposta
avanzata dalla Tavola b di rifiutarla procedendo alla designazione del pastore secondo la prassi
usuale. La Tavola non potrà non
tener conto di quanto diranno il
Sinodo e le singole chiese.
Certo la Tavola avrebbe potuto non muoversi in previsione di
questo ricambio eccezionale e
trincerarsi nell’ambito delle proprie competenze intese in senso
restrittivo, restando quindi al
riparo dalle critiche. « Chi non
I nodi al pettine
fa non falla », dice la saggezza
gretta della burocrazia miope e
prudente. Non penso che questa
saggezza si addica alla Tavola
valdese.
— Dopo 4 anni dall’approvazione dell’Intesa con lo Stato,
quali sono le principali difficoltà che si sono verificate?
— Faremmo più in fretta ad
indicare in quali campi non si
sono verificate difficoltà: praticamente solo nel campo della
nuova disciplina riguardante la
celebrazione del matrimonio secondo l’ordinamento valdese
con validità agli effetti civili. La
nuova normativa è stata subito
applicata nell’estate del 1984 alle Valli valdesi e di lì si è estesa in tutto il Paese.
Per il resto, dove l’Intesa prevede nuove disposizioni o procedure, incontriamo difficoltà.
Lentezze e resistenze nell’adeguamento alle procedure per la
cura spirituale dei carcerati.
Porte chiuse alle nostre richieste
di istituire la Commissione mi
sta che secondo la legge 449/84
deve occuparsi dei beni culturali.
Rifiuto esplicito dì emanare disposizioni applicative in riferimento a ciò che la legge 449/84
prescrive in merita aU’insegnamento religioso cattolico. E’ noto che su questo punto il dissidio tra il Ministero della Pubblica Istruzione e noi è finito in
tribunale, in im giudizio che è
tuttora pendente.
Fatta la legge, trovato l’inganno. Che si tratti di un preciso
disegno o meno, l’inganno è consistito nel varare la legge e metterla in un cassetto tra i cimeli
che danno lustro e onore ma che
non hanno alcuna utilità pratica. Sta a noi insistere con perseveranza e testardaggine finché
la legge trovi modo di uscire dal
cassetto in cui è rinchiusa.
— E sul finanziamento alle
chiese dell’S per mìUe dell’IRPEF?
— Quello, prima di essere un
settore dei rapporti tra stato e
chiesa, è un tema che riguarda
la vita della chiesa, la sua autocomprensione, la sua linea di
comportamento. Su queste dovrà pronunciarsi prima di tutto
in modo autonomo e unilaterale
il Sinodo. Eventuali rapporti bilaterali chiesa-stato in questo
settore non potranno che essere conseguenza di decisioni autonome e unilaterali del Sinodo.
— Oltre, a questo, quali credi
saranno i temi più importanti
del Sinodo?
— Del denaro nella chiesa abbiamo già detto: è uno dei temi centrali del capitolo « vita
della chiesa ». Nel capitolo « ecumenismo » il Sinodo avrà da
affrontare due temi diversi. Da
una parte il rapporto con le
chiese battiste. Il Sinodo ha accettato la proposta di un incontro tra Assemblea battista e Sinodo valdese metodista e ha indicato la data del 1990. Si tratta
ora di valutare il progetto che
è stato predisposto e di organizzare il lavoro preparatorio affinché rincontro del ’90 sia non un
costoso superfluo bensì una tappa essenziale sul cammino della
nostra collaborazione. Dall’altra
il rapporto col cattolicesimo.
La Luce ha già riferito sull’incontro che ho avuto con il Segretariato per l’ecumenismo della
Conferenza episcopale italiana e
dell’ipotesi che ho formulato di
uno studio congiunto, mediante incontri periodici di due rappresentanze, sul tema dei matrimoni interconfessionali. Anche
su questo argomento sarà importante un pronunciamento
del Sinodo.
Infine un altro tema sinodale
riguarderà una prossima scadenza: il tricentenario del Glorioso Rimpatrio, o Glorioso Ritorno come si dice più esattamente, o Ritorno dei valdesi come si dice in modo più immediatamente comprensibile. Nel quadro delle manifestazioni che sono in via di programmazione ha
un’importanza particolare il progetto del Centro Culturale che
la Tavola ha elaborato con il
Seggio della Società dì Studi
Valdesi in risposta ad un mandato del Sinodo 1986 e che giunge alla valutazione deU’Assemblea dei soci della SSV e del
Sinodo.
Intervista a cura di
Giorgio Gardiol
PROFILI
Due candidati al pastorato
Secondo una consuetudine in uso ormai da
alcuni anni, abbiamo chiesto ai candidati al ministero pastorale di tracciare per i membri delle
nostre chiese un loro breve profilo. Infatti, se
essi supereranno l’esame di fede e sosterranno
con esito positivo il sermone di prova, saranno
consacrati nel corso del culto di apertura dei
lavori sinodali.
1 regolamenti fissano le modalità della consacrazione e in particolare l’art. 7 RO 3/1979
così recita: « (omissis) La Tavola Hssa il giorno
e l’ora della consacrazione, e li comunica alle
chiese locali, affinché ne diano pubblico annuncio due domeniche consecutive prima del giorno
stabilito, al fine di: a) invitare i membri di chiesa a parteciparvi; b) raccomandare U candidato
alle preghiere della Chiesa; c) offrire a chi intendesse opporsi alla consacrazione del candidato, l’opportunità di far conoscere alla Tavola i
motivi dell’opposizione (omissis) ».
Daniela Di Carlo
Sono nata 28 anni fa nella casa pastorale di Schiavi d’Abruzzo
(CH). I miei genitori erano molto giovani e da un paio d’anni aiutavano l’anziano pastore Amicarelli. Quando avevo appena sei
mesi i miei decisero di emigrare
a Roma per ragioni economiche,
così da potenziale abruzzese diventai una perfetta romana. Ho
studiato due anni architettura, poi
sono passata a teologia; all’inizio avrei voluto, per conciliare i
due interessi, fare una ricerca sulla teologia espressa dall’architettura dei templi valdesi, ma con il
passare del tempo altri orizzonti
mi si sono aperti davanti. Mi sono, ad esempio, appassionata alle
teologie della liberazione ed in
particolare a quelle fatte da donne.
Al mio 3° anno di facoltà ho
svolto un semestre di attività pratica a Torino dove lavoravano 4
pastori e un candidato al ministerio pastorale. Lì ho capito come
si può essere pastori in cinque
modi diversi, ho compreso quanto
creativo e quanto soggettivo possa
essere il pastorato.
Ho svolto il mio anno all’estero
a New York City. Da un punto
di vista teologico quello è stato il
L’esame di fede avrà luogo sabato 20 agosto,
a partire dalle ore 9, nell’Aula sinodale della
Casa valdese di Torre Pellice; i sermoni di prova, sempre nello stesso giorno, alle ore 17,30 nel
tempio del Ciabas.
Tutti i .membri di chiesa possono assistere e
partecipare alla discussione del sermone di prova. La votazione è riservata al corpo pastorale.
( red.)
nelle famose valli valdesi, a Villar Perosa, con il past. Bruno Rostagno. E’ stato questo un periodo
indispensabile per imparare praticamente il mestiere del pastore.
Da molti anni sono legata alla
EGEI e ad Agape.
In questi luoghi ho imparato cosa è la condivisione e la ricerca teologica. Devo anche molto
al pastore Franco Sommani che
mi ha incoraggiato e mi ha insegnato molte cose che mi sono servite nella mia ricerca di fede. Ho
scelto di fare il pastore perché mi
interessa la gente e Dio; vedo il
pastorato come un modo, a tempo
pieno, per occuparmi, insieme alla
gente, di Dio e della sua giustizia.
luogo nel quale mi sono sprovincializzata. Incontrarmi con la cultura americana, che non è una ma
tante, ha allargato i miei orizzonti esistenziali. La facoltà teologica
in cui ho studiato mi ha procurato sensazioni contrastanti, non
sempre piacevoli ma comunque
forti. Lì ho scoperto principalmente il ruolo delle donne nella teologia; dopo 4 anni di corsi tenuti da buoni professori maschi, per
la nota legge di compensazione
ho frequentato sette corsi tenuti
da professoresse donne e soltanto
uno da un uomo.
L’anno di prova lo sto facendo
John Hobbins
La mia vita è un tessuto di fili
di provenienza diversa. « Born in
thè USA » — e non cito a sproposito — sono stato battezzato da
un cappellano militare perché allora mio padre era un ufficiale
neH’esercito. Il mio padrino, an! ch’egli ufficiale, mi insegnò ad
usare il fucile quando avevo 10
anni. Era il suo modo di responsabilizzarmi. In tutto questo, malgrado la sua straziante ambiguità,
riconosco l’amore di Dio che mi
I ha preceduto.
> Non provengo da una famiglia
^ di pastori, ma di medici, banchieri, imprenditori. Non sapevo nean- che di avere un pastore tra i miei
antenati prima di entrare in facoltà, a Roma.
Solo allora mia nonna raccontò
di suo nonno, pastore e magistrato
nello stato nascente dell’Oregon,
padre di 10 figli, che non parlò più
con il più giovane per anni perché
quest’ultimo aveva sposato una
cattolica, la madre di mia nonna.
Testimone fedele, il mio trisnonno, dello smembramento del corpo
di Cristo e della sofferenza che ne
deriva.
A 13 anni la mano del Signore
mi ha afferrato: così ho vissuto un
passaggio nel corso della mia vita,
secondo gli schemi pietisti del popolo metodista tra cui sono cre
sciuto. Pur riconoscendo i limiti
della spiritualità che mi è connaturale, rimango un pietista convinto.
In teologia non sono wesleyano; sono stato e rimango attaccato alla tradizione riformata, quindi ad una teologia della grazia e
dell’elezione.
Non mi è mai stato possibile
prevedere cosa avrei fatto nel tentativo di rispondere alla vocazione che mi è stata rivolta in Gesù
Cristo. Sono stato un po’ di qua e
di là. Prima di venire in Italia, mi
sono laureato a Toronto in Canada, specializzandomi nello studio
di ebraico e di archeologia. Poi ho
Daniela Di Cario
deciso di continuare a studiare filologia biblica a Roma. Invece mi
sono trovato come un pesce nell’acqua alla Facoltà valdese, e del
tutto fuori posto al Pontificio Istituto Biblico. A partire dalla realtà
« BMV » che mi sono trovato davanti in facoltà, si è maturata in
me la scelta di studiare teologia in
vista del pastorato. Non mi sono
mai pentito.
L’anno di prova nel Friuli mi
ha confermato la scelta del pastorato. Le comunità mi hanno insegnato molte cose, tra cui la necessità di avere una guida autorevole e non soltanto un operatore
teologico come pastore. Quindi
devo maturare ancora molto. In
questo spirito vorrei continuare
a lavorare.
John Hobbins
9
5 agosto 1988
vita delle chiese
CORRISPONDENZE
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontri in miniera La questione del «ribattesimo»
ROMA — Nei giorni dal 26
giugno al 5 luglio un gruppo di
25 giovani, provenienti dalle chiese di Roma, Livorno, Firenze e
Bergamo si è recato a Essen,
nella Germania Federale, su invito della Jugendkantorei della
Auferstehungskirche. Si è trattato di un viaggio d’incontro e di
studio molto intenso e interessante. Ricevuti al municipio di
Essen dall’assessore alla gioventù, abbiamo constatato l’interesse deH’amministrazione per i giovani; interesse che si concretizza in molte iniziative a loro favore. Interessante è stata anche
una mattinata passata dai nostri
giovani a scuola, insieme ai loro
amici tedeschi. Dal punto di vista turistico si sono potute visitare, sia pure velocemente, le
città di Miinster e di Colonia.
Ma le due giornate fondamentali .sono state quelle dedicate alla
visita di Bethel e alla visita di
una miniera di carbone. Molto
bello il lavoro che si fa a Bethel,
con persone epilettiche, con handicappati mentali e con disadattati sociali. Bethel è un grande
villaggio che ospita circa 6 mila
persone fra sani e ammalati.
Tutti però sono considerati persone che possono trovare spazi di
attività utili alla vita di se stessi
e di altri. La visita alla miniera
di carbone, con discesa ad oltre
mille metri di profondità rivestiti completamente da minatori,
è stata non solo interessante, ma
anche emozionante, ed è certo
il momento che è rimasto più
vivo nel ricordo di tutti.
Importante è stata anche l’accoglienza nelle varie famiglie
ospitanti. Diamo un grazie di
cuore a tutti quelli che hanno
reso possibile questo viaggio e in
particolare alla signora Ursula
von den Busch che molti, anche
fra noi, conoscono per i magnifici concerti tenuti nelle nostre
chiese con la sua Jugendkantorei.
Un ricordo
NAPOLI-VOMERO — Europa
Caputo Barba da parecchi mesi
non poteva più frequentare le
attività ecclesiastiche, ma la sua
partecipazione era comunque viva; ora ci ha fisicamente lasciati, concludendo il suo viaggio
terreno.
La comunità metodista di Napoli deve così registrare un altro vuoto.
Europa, come la Tabita ricordata negli Atti (cap. 9 v. 36) è
stata una presenza alacre nella
nostra comunità; da maestra dell’asilo di Vico Tiratoio, a presidente dell’Attività femminile è
sempre stata disponibile per tutti: parenti, conoscenti e comunità. I suoi consigli e suggerimenti erano sempre ispirati dalTamore per il prossimo.
Mentre la ricordiamo a tutti
quelli che la conobbero, ringra
ziamo il Signore per il tempo
che ce l’ha data ed esprimiamo
a Enzo — che l’ha assistita con
abnegazione — Marina, Furio e
Patrizia la solidarietà della comunità nella certezza che Europa, essendo morta con Cristo,
con Lui vivrà.
Incontro per la pace
PONTICELLI — « Ci siamo improvvisamente accorti che il
mondo si è fatto più piccolo, ma
gli uomini non si conoscono,
hanno bisogne di pace, ma non
sanno costruirla. C’è bisogno di
una nuova cultura e di una nuova educazione. Noi vogliamo aiutarli a costruirla, a partire dai
ragazzi ».
Così esordiva il prof. Raffaele Langella, presidente dell’associazione culturale per l’Europa
e la pace « Arcobaleno », promotore, insieme al centro culturale « E. Nitti », dell’incontro avutosi martedì 19 luglio al villaggio
Caracciolo di Ponticelli.
Malta, Israele, Egitto, Svezia,
Eritrea e Italia erano le nazionalità di provenienza dei ragazzi che hanno preso parte all’incontro.
E’ stata una serata di giochi,
di canti e allegria, dove tutti i
ragazzi hanno potuto gioire insieme superando tutte le barriere, dal colore della pelle a quella della lingua, facendosi capire
a gesti, ma tutti i ragazzi presenti erano consapevoli che era
un’occasione per conoscersi,
comprendersi, educarsi in concreto alla collaborazione e alla
pace.
L’associazione « Arcobaleno »
ha offerto al centro « E. Nitti »
una targa ricordo.
Campo biblico
BETHEL — Dal 10 al 17 luglio
si è svolto un canapo biblico-teologico sul tema « L’autorità della
Bibbia ». L’argomento è stato
svolto sul piano biblico da B.
Corsani, sul piano storico da G.
Genre, e sul piano pratico da V.
Gardiol. E’ mancato il contributo di G. Vicentini (trattenuto da
impegni amministrativi) che
avrebbe dovuto affrontare il tema sul terreno delle scelte etiche.
Quel giorno i partecipanti, sotto
la guida del past. Giambarresi,
sono scesi a Vincolise e hanno
partecipato, con vari interventi,
al culto delle ore 18. Un vivo ringraziamento alle sorelle e ai fratelli di Vincolise per la cordiale
ospitalità.
Gli iscritti al campo, non numerosi ma affiatati, provenivano quasi tutti dalle chiese della
Calabria (una eccezione da Messina e una da Roma), e hanno
partecipato attivamente alle discussioni. L’ottimo gruppo di servizio ha contribuito allo svolgimento positivo del soggiorno e
dei lavori.
Corpo pastorale
Il Corpo pastorale è convocato per sabato 20 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa valdese di Torre Pellice
per l’esame di fede dei candidati Daniela Di Carlo e John
Hobbins.
Ore 13 al Tempio del Ciabas:
— Proposta di sdoppiamento di persone tra moderatore
e presidente del Corpo pastorale;
— Proposta di variazione della formula di assenso alla
Confessione di fede precedente la consacrazione al ministero pastorale.
Se l’esame di fede dei candidati avrà avuto esito positivo,
i sermoni di prova verranno tenuti, sempre al Tempio del
Ciabas, alle ore 17.30.
Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, libere, nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione del sermone di prova.
Il moderatore della Tavola valdese
past. Franco Giampiccoli
S. GERMANO — I presenti all’assemblea di chiesa in cui i
delegati alla Conferenza distrettuale hanno esposto in modo
chiaro ed esauriente i problemi
più importanti dibattuti in quella sede, si sono soffermati specialmente sulla questione del ribattesimo, questione che dovrà
certo ancora essere riesaminata
e che sarà necessariamente argomento di seria riflessione e
di studio approfondito. L’assemblea si è pure espressa sulla richiesta fatta dalla Tavola circa
la cifra che la nostra comunità
dovrà versare alla cassa centrale
durante l’anno 1989. Quasi alla
unanimità (un solo voto contrario) è stata approvata la cifra
propostaci; si comincia dunque
a capire con maggior chiarezza
quali siano i problemi della Tavola in campo finanziario, il che
è un segno rallegrante, certamente; bisogna tuttavia notare con
un certo senso di tristezza che
i presenti alle assemblee sono
ancora in numero troppo esiguo
per cui le decisioni prese dai
più impegnati non sempre sono
condivise da tutti.
• A Giorgio Rostan e Paola
Ghessa, unitisi in matrimonio recentemente, la comunità esprime
i suoi auguri per un avvenire
sereno e benedetto dal Signore.
Concerto di
musica sacra
TORRE PELLICE — Nell’ambito dell’iniziativa « Tempio aperto », domenica 7 agosto, a
partire dalle ore 17 il coro e gli
strumentisti dell’Università di
Bamberg ed il coro da camera
di Reutlingen presenteranno un
concerto di musica sacra; interverrà anche il maestro Ferruccio Corsani che parlerà su « La
musica nella chiesa » (uno strumento al servizio della fede?).
• Ancora nell’ambito del Tempio aperto, domenica 14 agosto.
SOCIETÀ’ DI
STUDI VALDESI
SABATO 20 AOOSTO, ore 20.45,
presso l'Aula sinodale si terrà l’assemblea annuale dei soci della Società di Studi Valdesi. Si raccomanda vivamente la partecipazione poiché all'o.d.g. vi saranno importanti decisioni riguardanti il
futuro della Società stessa.
DOMENICA 21 AGOSTO, ore 21.
presso l'Aula sinodale, la tradizionale seduta pubblica della Società
sarà dedicata alla presentazione del
libro « Il Glorioso Rimpatrio dei
Valdesi. Storia, contesto, significato » (G. Spini, G. Tourn, G. Bouchard, B. Peyrot, A. de Lange). Vi
parteciperanno il pastore Paolo Ricca della Facoltà di Teologia, e il
giornalista de « La Stampa » Giorgio Martinat.
DOMENICA 28 AGOSTO, ore 15,
inizierà il XXVIM Convegno storico,
con una tavola rotonda sulle leggi
razziali in Italia.
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
in genere
Coop. TIPOGRAFICA
SUBALPINA
Via Arnaud, 23 - @ 91334
10066 TORRE PELLICE (To)
alle ore 17 avrà luogo una conversazione su « Il ’68 nelle chiese », a cura di Domenico Abate,
della chiesa valdese di Torre, e
Bruna Peyrot della Società di
studi valdesi.
• Nel corso delle ultime settimane si sono uniti in matrimonio Danilo Mourglia e Paola
Gampasso e Fulvio Pilone con
Luisa Pontet; la comunità si rallegra con le nuove famiglie.
• Sono inoltre decedute le sorelle Alìna Ribet laquinto di 75
anni e Germana Malan vedova
Jourdan dì 76 anni; alle famiglie
in lutto vada l’espressione della
simpatia cristiana.
Ricordo di
un frateiio
MASSELLO — Venerdì 29 luglio abbiamo salutato per l’ultima volta il fratello Enrico Breuza di 77 anni. Lascia un grosso
vuoto tra di noi, dopo una vita
ricca di attività e di esperienze.
Negli anni giovanili aveva partecipato con impegno al dibattito
su ACDG e FUV, schierandosi
decisamente per la prosecuzione
delle ACDG
Partecipando con convinzione
alle attività politiche in età giovanile, aveva mantenuto le sue
opinioni anche nella maturità.
Cercava tuttavia prima di tutto
di essere di aiuto alla gente del
suo comune, acquisendo un’autorità morale riconosciuta anche
da chi non ne condivideva le
posizioni.
Per lunghi anni anziano nella
chiesa di Massello e Salza, e sindaco del comune dì Salza, ha
confermato nel dopoguerra il suo
impegno di credente e di cittadino. Perdiamo in lui un fratello
maggiore che rimpiangiamo molto per come siamo riusciti a 0alogare con lui.
Lutto
PERRERO — Giovedì 28 luglio
si sono svolti i funerali di Amedeo Ros<tagno, che, pur essendo
residente a Torino, era solito
trascorrere a Perrero lunghi periodi con i familiari.
Tutta la comunità è vicina
alla famiglia Rostagno per questa perdita così dolorosa.
Attività per l’estate
BOBBIO PELLICE — Come di
consueto, nel dare il benvenute
a tutti quelli che si trovano a
Bobbio in vacanza, il Concistoro
ha organizzato alcime attività
per il periodo estivo.
Segnaliamo una serie di riunioni quartierali all’aperto, tutte
alle ore 15, domenica 7 agosto
al Podio, domenica 14 agosto ai
Campi, domenica 28 agosto alla
Ferrera.
• Inoltre, sabato 13 agosto,
alle ore 21 nella sala unionista
avrà luogo una serata di presentazione del glorioso rimpatrio dei valdesi con la proiezione di diapositive realizzate da
persone che hanno recentemente ripercorso quel tragitto.
• Infine, dal 4 al 20 agosto, il
martedì ed il giovedì dalle 17 alle 18.30 ed il sabato dalle 20.30 alle 22, presso la sala unionista,
viene presentato un banco libriinformazione sulla storia e sull’ambiente delle valli valdesi.
Auguri!
VILLAR PEROSA — Il 28 luglio è nata Fanny Bounous di
Luciano e Antonella Nonnis.
Ci felicitiamo coi genitori e
i nonni.
Culto con il
moderatore
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il culto alla cappella dei Jalla
avrà luogo domenica 7 agosto,
alle ore 18, e sarà presieduto dal
moderatore Franco Giampiccoli
che ringraziamo per la disponibilità.
Culto al
Bagnòou
ANGROGNA — Domenica 7
agosto alle ore 15 avrà luogo il
culto al Bagnòou, presieduto
dal pastore Platone recentemente tornato nella comunità dopo
un anno trascorso negli Stati
Uniti.
Grazie!
VILLAR PELLICE — Esprimiamo viva gratitudine al past.
emerito Cipriano Tourn che ha
presieduto il culto di domenica
24 luglio.
• Si sono svolti i funerali del
fratello Giovanni Stefano Cordin deceduto dopo limga malattia all’età di 83 anni. Ai familiari
rinnoviamo la fraterna simpatia
della comunità.
Convegno degli iscritti ai
ruolo della Tavola Valdese
TORRE PELLICE - CASA VALDESE
VENERDÌ’ 19 AGOSTO 1988
ore 9.00: Presentazione di un questionario sul tema del pomeriggio (Gianni Rostan);
ore 9.15: « L’identità pastorale: autocomprensione e comportamento nella vita e nel ministero del pastore » —
Introduzioni di Eugenio Bernardini e Erika Tomassone - Dibattito;
ore 13.00: Pranzo in Foresteria per gli iscritti;
ore 15.00: « Nel ruolo della Tavola: evoluzione del trattamento economico e problemi connessi » — Introduzione di Gianni Rostan - Dibattito;
ore 19.00: Chiusura.
Il Convegno è indetto per pastori e diaconi. Membri delle
chiese valdesi e metodiste interessati sono cordialmente invitati ad assistere.
I diaconi che verranno a Torre Pellice appositamente per
il Convegno, non essendo membri del Sinodo, sono pregati
di annunciare alla TV a Torre Pellice il loro arrivo, non oltre
il 15.8, specificando se haimo bisogno di sistemazione per
il pernottamento.
II pranzo del Convegno è offerto agli iscritti a ruolo e
ai loro coniugi.
10
10 valli valdesi
5 agosto 1988
LE CRONACHE DI CENTO ANNI FA
Le Témoin
Echo des Vallées
Nuovo tempio
a Pramollo
Una bellissima giornata ha accolto, il 15 agosto, il folto pubblico convenuto a Pramollo per
la consacrazione del tempio.
Fin dsJ mattino è apparso chiaro che il tempio non avrebbe potuto contenere tutti i fratelli
giunti da Pinerolo, Prarostino, S.
Germano, Pomaretto e dalla Valle San Martino. Si è valutata intorno alle mille persone la consistenza della folla che ha preso
posto sui banchi, sotto il pulpito,
nei corridoi e aU’esterno del tempio, sotto le finestre.
Alle dieci in punto sono entrati i pastori officianti, seguiti dai
colleghi presenti e dal concistoro
di Pramollo al completo.
: La Bibbia è stata posta sul pulpito dal Moderatore aggiunto,
che ha pronunciato la preghiera
di consacrazione. Mentre un coro
cantava im inno composto per la
circostanza dal dr. Muston, il
past. W. Melile prendeva posto
sul pulpito. P. Malan, di San Germano, leggeva il salmo 122 e un
brano di Matteo 7. Dopo un’altra preghiera e il canto « Intoniamo l’inno di vittoria » il past.
Melile ha pronunciato un ottimo
sermone incentrato sulle due fondamenta, quello sulla sabbia e
sulla roccia, accennando ai fatti
che avevano causato la distruzione del tempio nel 1845 ed invitando, appunto, a costruire sulla
roccia mediante una fede viva in
Cristo, roccia dei secoli, e la pratica perseverante e umile della
Parola di Dio.
Dopo il culto, coloro che non
avevano potuto entrare hanno
avuto modo di visitare l’edificio
che si mostra spazioso (12 metri
per 18), di buon gusto, costruito
con i medesimi materiali di quello distrutto; il magnifico pulpito
inciso, la facciata a colonnato, il
candelabro, le iscrizioni bibliche.
La colletta ha fruttato la somma di 71,15 franchi che, aggiunta
a un contributo consegnato nella
mattinata dal pastore Ribet, aiuterà a coprire il debito rimanente
di alcune centinaia di franchi.
Dopo il modesto pasto comunitario servito nella vecchia cappella, il presidente del concistoro
di Pramollo ha ringraziato a nome della popolazione tutti coloro
che hanno aiutato la comunità
nell’opera di costruzione del nuovo tempio.
Conferenza
Distrettuale
{Ci pervengono solo oggi gli
atti relativi alla Conferenza
distrettuale della Sicilia,
svoltasi a Messina il 5-6-7 giugno: eccone una sintesi).
Per molte ragioni, le distanze, i
mezzi di comunicazione e le spese da sostenere, una conferenza
distrettuale in Sicilia non può essere molto numerosa. Palermo,
Messina e Catania erano rappresentate da un pastore e da un
membro laico. Caltanissetta e
Riesi dai rispettivi pastori; Vittoria e Trapani hanno inviato una
relazione; da Grotte non è giunta
alcuna notizia. Vorremmo essere
almeno il doppio, e ci suona strana la notizia della ventilata scissione, invece, del distretto Piemonte-Liguria. La situazione in
Sicilia è comunque questa:
Caltanissetta: La frequenza ai
culti varia da 15 a 75 presenze;
sette sono i catecumeni e sei i
bambini della scuola domenicale.
Undici persone assistono regolarmente al culto senza essere iscrit
te, i membri effettivi sono 23. Il
lavoro che si svolge nei dintorni
della città è notevole.
Trapani: la relazione letta dal
pastore di Palermo deplora l’allontanamento dalla chiesa di numerosi membri, i più anziani. La
popolazione di Trapani è estremamente superstiziosa e corrotta
fino al midollo. Quattordici membri di chiesa hanno contribuito
con una somma totale di 201
franchi; ci sono quattro catecumeni. Il pastore Giardine esprime il desiderio di essere sostituito da un pastore più giovane e
pieno di entusiasmo.
Trabia: L’evangelista è scoraggiato: proporrebbe di chiudere se
non fosse per la scuola che gli infonde un po’ di coraggio: 74 allievi di giorno e 58 nel corso serale sono come un punto luminoso in un cielo nuvoloso.
Palermo: La chiesa vive finalmente in pace, benché non si
tratti di pace romana; la congregazione valdese si è saggiamente tenuta in disparte da tutte
le agitazioni e i cambiamenti trascorsi. La frequenza al culto mattutino conta 40-90 presenze, 15-45
alla sera. La scuola domenicale
conta 60 allievi, quella di Falde
16. L’Istituto internazionale continua la sua marcia ascendente:
conta 68 iscritti. Le collette, comprensive dei contributi per l’Istituto, hanno raggiimto la somma
di 3.419 franchi. Il signor Brown,
che ha sostituito il deceduto past.
Sympson Kay, merita ogni elogio
per l’impegno che profonde nell’opera di Dio.
Messina: La scuola domenicale ha dieci alimni più dell’anno
scorso, per un totale di 40 bambini. La frequenza ai culti è di
80-100 persone in inverno, 50-65 in
estate. I catecumeni quest’anno
sono stati venti, di cui 14 confermati a Natale e a Pasqua. La
chiesa, dopo aver coperto tutte
le spese locali, ha versato 850
franchi alla cassa centrale.
Catania: Il deputato Cassia
tesse le lodi dei due pastori di
Catania; uno, presente, si schermisce e arrossisce. La chiesa non
aumenta numericamente a causa
delle numerose dipartite avvenute nel corso dell’anno; se non
mancano i freddi e i tiepidi, c'è
comunque un buon nucleo di eccellenti membri di chiesa. Durante l’epidemia di colera i pastori
hanno potuto ben seminare in
terreno favorevole; la madre badessa, che si occupava dei malati
del lazzaretto, non solo ascoltava il pastore con piacere, ma lo
invitava a pregare anche per lei.
La scuola domenicale ha 68 allievi, la scuola normale cento.
Riesi: Chiamano questa città
« protestante ». I protestanti sono numerosi dappertutto, ma i
cristiani convinti sono molti meno. Sessanta comunicanti hanno
contribuito per un totale di 282
franchi; gli abitanti delle campagne tengono invece stretti i cordoni della borsa. Le scuole diurne sono le più numerose dell’iso
la: non hanno meno di duecento
alunni. Il sottoprefetto di Acireale ha scelto di iscrivere la figlia
in una scuola evangelica.
Vittoria: Dopo la visita del dr.
Prochet, si è messo mano alla costruzione di un piccolo tempio,
che sarà inaugurato D.v. l’anno
prossimo. A Vittoria, come ovxmque, ci sono ottimi membri di
chiesa; le contribuzioni sono
scarse in quanto il commercio
del vino, principale risorsa della
zona, è in crisi. Il vino si vende a
soli 10 cent, il litro; si muore di
fame e le cantine sono piene. Il
pastore ha visitato, nel corso dell’anno, le comunità di Scoglitti,
Modica, Terranova, Chiaramonte,
Nota, Caltagirone e Comiso.
La Conferenza distrettuale ha
nominato due deputati al Sinodo:
A. P. Brown di Palermo e D.
Lombardo di Grotte.
Casa Valdese
Mentre i pessimisti già pensavano che si fosse perso troppo
tempo in progetti, la fase costruttiva è giunta puntualmente.
C’erano oltre duecento persone, il 25 luglio nel prato dietro
al Collegio, venute ad assistere
alla posa della prima .pietra di
quello che sarà il monumento
eretto in riconoscenza a Dio nel
secondo centenario del Glorioso
Rimpatrio.
A questo si è giunti dopo che
la commissione ha aperto le buste contenenti le offerte in ribasso aggiudicando di conseguenza
i lavori di muratura a Eugenio
Albertazzi, un biellese da tempo
membro della chiesa di Torino,
che ha offerto un ribasso del
4% sul prezzo base (L. 35.000).
I lavori di falegnameria sono
affidati alla Ditta Bartolomeo
Jourdan, unico concorrente, che
ha accettato il prezzo base (L.
8.500). La fornitura di ferramenta (L. 5.500) sarà effettuata invece dalla Ditta Decanale & Figli, degli Appiotti, che ha offerto un ribasso del 25%.
La « prima pietra » (in realtà
sono due per motivi tecnici) è
posta esattamente a metà di
quella che sarà la facciata, là
dove una br«?vc scalinata porterà all’ingresso della Casa. Nel
suo interno sono stati messi:
una copia in italiano del Nuovo
Testamento, una copia dei rapporti alla Tavola della Commissione d’evangelizzazione, il resoconto completo del Sinodo 1887,
un verbale della cerimonia in atto, una lastre di piombo con su
incisi il fatto della fondazione
della Casa e le sue motivazioni
e il suo scopo, una fotografia
del Re, una copia dell’Avvisatore .Alpino recante i bandi di concorso per l’assegnazione dei lavori, una copia della Histoire de
la Glorieuse Rentrée dei valdesi
di E. Arnaud, ed. Pinerolo, 1881.
S. Germain, Août 1888,
A cura di
Stello Armand-Hugon
* ♦ * ISsà
In occasione del centenario del nuovo tempio di Pramollo, ricostruito nel 1888, è uscito un agile volumetto, scritto a otto mani
da Renzo Bounous, Massimo Lecchi, Marilena Long e Vanda Pétrone, che riporta la storia dei templi di Pramollo (Gardalin, Costabel
la, Ruata), risalendo fino alle origini della comunità valdese di Pramollo, costituitasi intorno alla metà del XVI secolo. Il tempio di
cui ricorre oggi l’anniversario è nato in sostituzione del pericolante
edificio detto « La rotonda », già in quei tempi inagibile. Una accurata ricerca storica fa da contorno nWonera, evidenziando i veri
m.omenti e le peripezie delle comunità dì quei tempi.
COLLE DELLA CROCE
Incontro
di fratellanza
Una vera e propria presenza internazionale Un’azione di guerra diventa fraterno incontro
A 55 anni da quel lontano settembre 1933, rincontro del Colle
della Croce mantiene intatto il
suo fascino, non solo, ma lo spirito di fratellanza fra i popoli
(francesi ed italiani dei due versanti delle Alpi) che caratterizzò
tutti gli incontri, oggi trova nuova linfa in quello spirito di unità
europea che coinvolge anche altri popoli del continente.
E cosi quest’anno la « rencontre » ha avuto luogo in una giornata che si annunciava serena e
che invece ha portato l’ormai
quasi immancabile vento e qualche scroscio di pioggia ma ancora una volta, anzi .sempre più,
all’insegna dell’internazionalismo
(erano infatti presenti, oltre a
francesi ed italiani, folti gruppi
di tedeschi, olandesi, inglesi, svizzeri): conferma di uno spirito,
di un atteggiamento mentale che
nacque oltre mezzo secolo fa, in
tempi dunque ben diversi dagli
attuali, e che vide un’unica interruzione dopo il 1940 in occasione
del secondo conflitto mondiale.
Anzi, proprio a quegli anni risale un fatto che vale la pena di ricordare : proprio nel periodo della guerra, quello che doveva essere uno scontro a fuoco fra italiani e francesi, una volta riconosciutisi gli uomini delle nostre
valli e quelli d’oltralpe, diventò
occasione di una «rencontre» improvvisata.
Naturalmente all’incontro partecipano in prevalenza evangelici e momento centrale della
mattinata rimane il culto; quest’anno la parte liturgica è stata
curata dal pastore francese Masei e la predicazione dal pastore
di Bobbio, Pasquet il quale, ri' flettendo sul testo di Luca 18:1-8,
ha posto l’accento sul versetto
del passo : « Ma quando il figlio
dell’uomo tornerà sulla terra,
troverà ancora fede? », sottolineando l’importanza della preghiera come elemento costitutivo
della relazione deil’uomo con
Dio. Una preghiera, come dice
Gesù, che sia per la giustizia,
che, sull’esempio della vedova,
sappia essere perseverante e rifiuti le mille « scorciatoie » del
cammino dell’ingiustizia che oggi
il mondo ci propone.
La celebrazione della cena del
Signore, sotto una pioggia fastidiosa, ha concluso la mattinata
scoraggiando anche molti dal restare al colle per la restante parte della giornata. Infatti nel pomeriggio i non molti superstiti,
malgrado un gelido vento, hanno
seguito la conversazione del pastore G. Tourn il quale ha illustrato gli avvenimenti che precedettero esilio e rimpatrio dei
valdesi, in vista delle manifestazioni previste per il prossimo anno che casualmente vedrà anche
in festa il popolo francese che ricorderà la « sua » rivoluzione.
Il « chant des adieux » ha concluso questa giornata vissuta all’insegna della fratellanza e di un
arrivederci che ner qualcuno, come 1’« inossidabile » Domenico
Abate, si ripete appunto da quel
settembre 1933.
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5 agosto 1988
valli valdesi 11
IL DIBATTITO SULLE VALLI Società
di Studi
Français et occitan,
langues
de chez nous
Valdesi
Bene ha fatto la Commissione
distrettuale a dare spazio, nel suo
recente ed apprezzato documento, anche alla situazione culturale-linguistica
Sul tema, appassionante, del riconoscimento ufficiale delle lingue francese e occitana, entrambe da sempre di casa alle valli,
resta viva l'attesa di larga parte
della popolazione.
Riguardo alle ragioni del francese. se ne potrebbero citare diverse, in genere troppo note. Tra
quelle storiche, è appena il caso
di ricordare il fatto, tuttavia significativo, che, prima ancora
della famosa ordinanza di VillersCotterèt del 1539, con la quale
gli -si attribuiva carattere ufficiale in luogo del latino, i valdesi
avevano già deciso, come è ben
noto nel 1532, di far stampare la
Bibbia in lingua francese, riconoscendola di fatto come il proprio idioma culturale.
Non si tratta poi solo di tutelare due lingue localmente in declino, ma di salvaguardare un patrimonio culturale di inestimabile
valore. Si pensi, per citare un
solo settore, al vasto insieme dei
canti popolari: nelle valli valdesi
alcune centinaia in francese e
qualche diecina in occitano, molti altri in Val Pragelato; quasi
tutti gelosamente conservati grazie all’usanza dei nostri montanari di redigere i preziosi « cahiers ».
In merito al problema legislativo, è interessante notare che,
come risulta dagli atti dell’Assemblea Costituente, l'art. 6 della
Costituzione è stato redatto nella
sua formulazione generale (indipendentemente cioè dalla creazione delle regioni a statuto speciale) proprio per tutelare quei
VILLA OLANDA
invita tutti cordialmente
a partecipare al suo
POMERIGGIO
il 14 ap,osto alle ore 15.
Buffet - bazar,
proiezione
di un audiovisivo.
gruppi che non richiedevano (od
ai quali non sarà accordato) uno
statuto autonomistico, ma che
rientrano ad ogni modo nella
condizione di zona mistilingue. E
ciò proprio in relazione ad un intervento di un membro dell'Assemblea Costituente che propugnava la tutela linguistica nelle
valli valdesi: il riferimento al
francese era ovvio dato il richiamo, nel contesto della discussione, ad una nota legge del 1911 che
concerneva Tinsegnamento del
francese nelle scuole delle valli.
In tale intervento, veniva ricordata la situazione « di quella zona denominata delle valli valdesi,
ma in realtà assai più vasta, con
una tradizione storica e culturale
sua propria... con esigenze particolari riguardanti la difesa linguistica, la stampa e la scuola ».
Sono trascorsi ormai oltre tre
anni da alcune importanti e note
deliberazioni di organi rappresentativi della volontà popolare sul
tema della tutela — contestuale
a quella dell'occiiano — della
lingua e della cultura francese
nelle Valli Pellice, Chisone, Germanasca, Alta Valle di Susa e Alta Valle Varaita.
Gli enti che hanno assunto tali
deliberazioni sono stati a suo
tempo citati su questo giornale,
ma li ricordiamo ugualmente
(nell’ordine cronologico): Cons.
Comunale Torre Pellice, Cons.
Comunità Montana Val Pellice,
Cons. Provinciale Torino, Cons.
Comunale Prarostino, Cons. Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca. I relativi documenti
sono stati a suo tempo trasmessi
al Presidente della commissione
Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
Si è parlato, in seguito, anche
di ima raccolta di firme in tal
senso: è un’iniziativa che potrebbe rilanciare questa causa da
troppo tempo in sospeso. Non è
detto infatti che i nostri rappresentanti al Parlamento siano del
tutto insensibili ad una volontà
direttamente espressa dai cittadini.
Importante è, in ogni modo,
affermare una verità: e cioè che
occitano e francese non sono lingue straniere ma, storicamente
ed ancora oggi, sovranazionali e
tipiche di valli dei due versanti
alpini.
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XXVIII
Convegno
di studi
Si svolgerà da domenica 28 a
martedì 30 agosto il XXVIII «Convegno di studi sulla Riforma ed i
movimenti ereticali in Italia». Il
convegno, che si tiene presso la
Casa Valdese di Torre Pellice, si
aprirà con una tavola rotonda sul
libro di Roberto Cavaglion e
Giarnpaolo Romagnani « Le interdizioni del duce. A 50 anni dalle leggi razziali in Italia ». Sono
previsti interventi di A. Galante
Garrone, G. Miccoli, G. Spini, P.
Treves e la partecipazione degli
autori.
In serata si terrà una pubblica conferenza di iP. Bolle (Grenoble) sul tema: « Attitude des
protestants français devant le
problème juif et l'antisémitisme
(1933-1945) ».
Nella giornata di lunedì saranno presentate altre relazioni sul
tema della legislazione razziale e
della persecuzione antistemita
(M. Bonafede, G. Miccoli, B. Bocchini Camaini, M.T. Pichetto) e
su altri argomenti (R. De Simone,
G. Gönnet, F. Salimbeni, U. Spadoni, M. Rossi).
Il pomeriggio si chiuderà con
una tavola rotonda sulla collana
di volumi « Storici valdesi », in
occasione della pubblicazione del
volume « La vera relazione di
quanto è accaduto nelle persecuzioni e i massacri dell'anno 1655 »
a cura di E. Balmas e G. Zardini
Lana. Intervengono G. Bouchard,
G. Gönnet e C. Rapini.
Nella giornata conclusiva i partecipanti si trasferiranno a Fragelato, dove proseguiranno i lavori sul tema: « La crociata del
Cattaneo del 1488 nelle valli delfinatesi ». Alle relazioni di P. Paravy, G. Merlo e R. Cegna, seguirà, nel pomeriggio, una visita alle
località storiche di Pragelato.
Dibattiti
T.E.V.
12^ Assemblea
Plenaria
L’Assemblea plenaria, a cui
tutti seno invitati, avrà luogo
nella sala Albarin — gentilmente concessa — a Luserna S. Giovanni
GIOVEDÌ’ 18 AGOSTO
alle ore 10.30 precise
e si concluderà con un’agape
fraterna. Per questa prenotarsi al più presto presso la
sig.ra Ade Gardiol - Torre
Pellice (tei. 0121/91277).
I signori Pastori sono invitati a partecipare all’Assemblea e saranno nostri graditi
espiti all’agape (con preghiera di confermare la presenza).
TORRE PEtLlOE — Nell'ambito del
festival de « L'Unità » previsto dal 5
al 7 agosto prossimi, in piazza Muston,
segnaliamo un dibattito sabato 6, alle
ore 17, sul tema « Palestina con occhi
di donne » ed un secondo momento
di rifiessione domenica 7 sempre ai le
ore 17, sul problema del razzismo.
TORRE PELLICE — Sabato 27 agosto,
alle ore 21, nel tempio vaidese, organizzato dall'associazione culturale Lo
Bue-Radio Beckwith, avrà luogo un incontro-dibattito sul tema Protestantesimo e massoneria in Italia »; intervengono Augusto Comba e Giorgio Spini, moderatore Luciano Deodato.
Appuntamenti culturali
TORRE PELLICE — L'associazione
culturale F. Lo Bue-Radio Beckwith
organizza la presentazione del libro
di Elena Bein Ricco e Giovanna Pons
dai titoio « Conoscenza scientifica e
fede » con introduzione del pastore
Carlo Gay e del dott. Paolo Ribet. La
serata avrà luogo nell'aula sinodale
alle ore 21 di mercoledì 17 agosto.
TORRE PELLICE — Sempre Radio
Beckwit presenterà, giovedi 18 agosto,
alle ore 17, presso la casa unionista
ii libro di Alfredo Berlendis » La cicogna del 2000. Le nuove tecniche riproduttive extracorporee ».
Amnesty International
TORRE PELLICE — Neil’ambito della
V Rassegna Culturale Torrese, nei locali del Collegio Valdese, sabato 6 e
domenica 7 agosto, nell’orario della Mostra dell’Artigianato, si raccoglieranno
le firme per gli appelli per la Campagna "Diritti umani, subito”. La Campagna "Colombia” e per il giovane turco
Ali Riza Duman, prigioniero per motivi di opinione, in adozione al Gruppo
Amnesty Italia 90 Val Pellice.
Concerti
TORRE PELLICE — NeH’ambito della
rassegna culturale torrese, giovedì 4
agosto, alie ore 21, presso l’auia sinodale, avrà luogo una serata spettacolo
con il gruppo musicale « La cantarana »
e letture di testimonianze di emigrati
dalle Valli.
PINEROLO — Sabato 6 agosto, alle
ore 21, presso il tempio valdese di
via dei Mille avrà luogo un concerto
del coro e degli strumentisti dell’Università di Bamberg e del coro da camera di Reutlingen diretti da Michael
Goldbach; ingresso libero.
TORRE PELLICE — Nell'ambito della
stagione estiva musicale, sabato 6 agosto, alle ore 21, nel tempio valdese
Marlaena Kessick (flauto) e Roberto
Cognazzo (pianoforte) eseguiranno musiche di Bach, Donizetti, Camus, Poulenc, Kessing, Berne. ___________________
Manifestazioni
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liste nozze
dal 1958
PORCELLANE, CRISTALLERIE
ARTICOLI DI CLASSE PER LA CASA
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PRAGELATO — « Srotoliamo una fiaba » è il titolo di una rassegna di pittura per bambini da 3 a 14 anni organizzata dalla Biblioteca Comunale in
collaborazione con la Fondazione GuiotBourg che verrà proposta al pubblico a
partire dal 12 agosto.
CLAVIÈRE — Il 28 agosto, per l'organizzazione dell'associazione culturale
« La valaddo », avrà luogo la decima
edizione della « festa de la Valaddo ».
Cinema________________
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
presenterà nei prossimi giorni « Biancaneve e i 7 nani », giov. 4 ore 17; • Le
streghe di Eastwitck », giov. 4; ,« Gli
intoccabili », ven. 5; « Tre scapoli e
un bebé », sab. 6; « Coìors », dom. 7;
« Top gun », lun. 8; « Arancia meccanica », mart. 9; « Appuntamento al buio »,
mere. 10; » Aristogatti », giov. 11 ore
17; «Frenesie militari», giov. 11; «Il
pranzo di Babette », ven. 12; « Oirty
dancing », sab. 13; « Stregata dalla luna », dom. 14. Gli spettacoli, ad esclusione dei disegni animati, hanno luogo
alle ore 20 e 22.
Teatro
ROURE — Giovedì 11 agosto la compagnia « Renato Clot » presenta la
commedia musicale « Torna a to ciabot »; la serata avrà luogo a Castel
del Bosco, con inizio alle ore 21.
« Nel mondo avrete tribolazioni;
ma fatevi animo, io ho vinto il
mondo »
(Giovanni 16; 33)
I familiari della compianta
Alina Long ved. Travers
ringraziano di cuore quanti hanno voluto, con scritti, presenza e parole di
conforto, essere loro vicini nella triste
circostanza.
Rivolgono un pensiero riconoscente al pastore Thomas Nofflce, al dottor
Valter Broue ed ai medici e al personale deirOspedale valdese di Pomaretlo.
S. Germano Chisone, 5 agosto 1988.
BOBBIO PELLICE — L’annuale mostra di artigianato resta aperta al pubblico, nei locali della scuola elementare, a partire da giovedì 4 agosto.
PRAGELATO — Dal 6 al 13 agosto,
presso la palestra comunale, è aperta
la decima mostra deH’artlglanato tìpico
locale.
PERRERO — In frazione Albarea, domenica 7 agosto, avrà luogo una festa con gare di bocce, corse e danze
in serata.
USSl 42 VAIM
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: omesso Ospedale Valdese di Poma'ei
to - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 7 AGOSTO 1988
DOMENICA 21 AGOSTO 1988
Porosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
DOMENICA 14 AGOSTO 1968
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrolle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
LUNEDI' 15 AGOSTO 1988
PInesca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22884.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 7 AGOSTO 1988
Luserna San Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
DOMENICA 14 AGOSTO 1988
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON.
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
LUNEDI' 15 AGOSTO
DOMENICA 21 AGOSTO 1988
Bibiana: FARMACIA GABELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Bobbio Pellice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
5 agosto 1988'.
1
VECCHI E NUOVI INQUINAMENTI
Ambiente: un bene
ancora salvabile?
La direttiva europea per il controllo della sicurezza degli impianti La difesa del posto di lavoro, I ambientalismo e gli imprenditori
Dopo il pesticida « rogor » della Parmoplant di Massa, è stata
l’anidride solforosa dell’Acna di
Cen^o — a cavallo fra Piemonte e Liguria — ad ammorbare
l’ambiente. Mentre alla prima
azienda sono stati apposti i sigilli di chiusura, per la seconda
è stato deciso — addirittura dal
presidente del Consiglio — il
fermo per 45 giorni allo scopo
di mettere a pimto un piano di
« risanamento ». Sembra veramente strano che una decisione
di tal genere (vedremo fra un
mese e mezzo che risultati darà) abbia dovuto esser presa al
massimo livello governativo e
non — più a ragion veduta —
a livello locale. Anche in questo settore dobbiamo purtroppo assistere al rifiuto di responsabilità ben precise, con soluzioni « all’italiana » che, per non
urtare gli interessi di nessimo,
scontentano tutti.
Eppure, che la situazione di
queste aziende fosse gravida di
pericoli era cosa abbastanza nota. La Farmoplant negli ultimi
dieci anni (secondo un servizio
del settimanale « Panorama ») aveva avuto ben 25 incidenti: una
commissione tecnica del ministero dell’ambiente aveva definito il funzionamento di quella
fabbrica « non compatibile con
gli interessi degli abitanti ».
Quanto all’Acna, col suo scarico quotidiano di sostanze tossiche e cancerogene nel Bormida, ha fatto di quel corso d’acqua il fiume più inquinato d’Europa, e biologicamente morto.
Secorido il registro dei tumori
del Piemonte, il tasso di mortalità a causa di quel male nella
zona è del 50 per cento superiore alla media regionale.
Ma questi due casi non costituiscono che ima piccola punta
dell’iceberg. Parecchi lettori ricorderanno la famigerata nube
di diossina sfuggita all’Icmesa
di Seveso esattamente dodici anni fa. A seguito di quel grave
fatto la Comunità economica europea (Cee) aveva varato appunto la « Direttiva Seveso » alla
quale tutti i Paesi europei avrebbero dovuto adeguarsi entro il
1984. Ebbene, l’Italia ha recepito
questa direttiva solo pochi mesi fa per tradurla in legge. Si
tratta di un dispositivo che stabilisce standard di sicurezza e
prevede mappature delle aziende, progetti di informazione e
di evacuazione della popolazione:
per realizzare tutto questo c'è
un anno e mezzo di tempo. Intanto, sempre secondo la Cee,
l’Italia ha battuto il primato negativo delle spiagge inquinate:
solo cinque località su 1907 hanno superato il test ecologico.
Se allarghiamo il nostro orizzonte le cose non vanno molto
meglio. Limitandoci alle due superpotenze, è proprio di questi
giorni la denuncia del Procuratore dell’Urss Sukharev secondo
cui ben 50 milioni di abitanti vivono in città dove l’inquinamento supera di dieci volte i valori
accettabili. Sempre secondo questa denuncia (è forse anche questo un effetto della « glasnost »,
della trasparenza?) le acque dei
maggiori fiumi sono estremamente inquinate, mentre il Mar
Nero, quello Baltico ed il Mar
d’Azov sono vicini alla crisi.
lione di pesci morti. Di questo
sono responsabili milioni di tonnellate di sostanze scaricate in
mare e che comprendono tutte
le lettere dell’alfabeto, dall’arsenico allo zinco.
Negli Stati Uniti i mass media
stanno denunciando lo stato impraticabile di centinaia di chilometri di spiagge; dal Maine alla
Carolina del Sud si pescano crostacei deformi, mentre nel Golfo del Messico galleggia un mi
Una questione
di sopravvivenza
Come si vede, il problema ambientale diventa veramente di
primaria importanza: una vera
e propria questione di sopravvivenza. Penso che tutte le nazioni, nei loro ordinamenti, nelle loro leggi abbiano sufBcienti strumenti per combattere contro
questa piovra dai mille tenaci
tentacoli. Purtroppo, si sta creando una situazione in cui tanti
lavoratori, di .fronte al timore
di perdere il posto, a causa anche di atteggiamenti « ricattatori » di certi imprenditori, si trovano « alleati » loro malgrado
(e per di più con grave rischio
per la salute) con l’azienda in
cui lavorano. Questa situazione.
questo contrasto fra difesa del
posto di lavoro e tutela ambientale sono certamente destinati
ad estendersi e si preannunciano — secondo fi condivisibile
- commento di un economista —
come una delle maggiori sfide
culturali, politiche ed economiche dei prossimi anni. C’è veramente da augurarsi che a tutti
i livelli nasca e cresca una nuova mentalità per affrontare i
complessi nodi di questo problema; una mentalità che subordini
gli interessi della produzione alla qualità della vita di tutti.
Penso che come Chiese, sia a
livello interno che internazionale, non possiamo perdere questo
« appuntamento » e che dobbiamo ricordare a coloro che governano nel mondo — sia politicamente che economicamente
— le loro precise, inderogabili responsabilità nel predisporre condizioni di lavoro e di vivibilità
degne di una società che deve
assumere la persona come unità di misura.
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al Concordato
Testo commentato dell’Intesa tra Stato Italiano e chiese
rappresentate dalla Tavola Valdese. Testo della legge di
approvazione n. 449/1984
pp. 167, L. 15.000
Il commento del noto giurista al testo dell’Intesa e della
legge di approvazione n. 449/84. Uno strumento indispensabile per comprendere gli attuali rapporti tra Stato e chiese
rappresentate dalla Tavola Valdese. In appendice i testi delle
altre Intese (Chiese Avventiste, Assemblee di Dio Comunità
israelitiche).
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RIFIUTI TOSSICO-NOCIVI E TERZO MONDO
Le pattumiere dei
Mentre le Nazioni Unite preidispongono una normativa internazionale, affiorano giornalmente
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episocJi (di ’’colonialismo tossico” - Da Seveso alla
nave ’’Zanoobia” - Un’attività lucrosa
Spiagge newyorchesi vietate al
pubblico per la scoperta di rifiuti ospedalieri sepolti nella sabbia, probabilmente portati lì con
una nave; ...un cargo panamense,
il Reafer Rio, ripartito da Kiel
(Germania federale) senza aver
potuto scaricare 6.000 tonnellate
di carne di renna probabilmente radioattiva; ...il cargo siriano
Zanoobia finalmente parcheggiato lungo un molo del porto di Genova, dopo un vagabondare di
alcuni mesi alla ricerca di un
porto dove scaricare i fusti di
sostanze tossiche, sempre rinviate al mittente: sono tutti episodi
— tra i numerosissimi altri —
che illustrano il gravissimo problema mondiale dello smaltimento dei rifiuti tossici industriali.
Questi sono diventati un affare colossale: per essi, per trovare una soluzione a buon mercato per il loro smaltimento, si
corrompono ambasciatori, ministri, doganieri, funzionari dei
servizi pubblici, ed intorno al
loro destino prosperano, legalmente e illegalmente, imprese
con profitti enormi.
La dimensione del problema è
ingentissima: si calcola che solo
nel mondo occidentale ogni anno si devono smaltire 400 milioni di tonnellate di rifiuti industriali tossici (per il 60% prodotti dai soli USA). Si tratta
per lo più di merci che non hanno un proprio valore di mercato,
in quanto ormai materiali inutilizzabili, ma il costo della loro eliminazione conferisce loro
un valore negativo non trascurabile dovuto essenzialmente ai
costi di trasporto ed ai sistemi
di innocuizzazione ed eliminazione.
Il costo dello smaltimento varia da poche decine di migliaia
di lire la tonnellata per i rifiuti
di bassa gamma (come le ceneri dei rifiuti urbani che van
no in discarica) a diversi milioni di lire la tonnellata per i residui chimici, altamente tossici, o non degradabili come l’arsenico, il cianuro, i vari prodotti clorurati e le diverse specie di PCB, tra cui la famosa
diossina.
Attorno al rifiuto tossico industriale si è formato un mercato mondiale di alcune decine di
migliaia di miliardi che si ripartiscono tra agenzie, trasportatori, smaltitori e — sempre più
— paesi e nazioni poverissime,
che non hanno niente altro da
offrire se non il loro territorio.
Si è dato origine ad un traffico internazionale di rifiuti, che
è iniziato verso la metà degli
anni ’70. Dopo l’incidente di Seyeso, il governo italiano aveva
imposto alla ditta Givaudan-La
Reche di smaltire i fusti della
diossina prodotta nell’incidente e poi raccolta dal terreno.
Dopo alcuni anni di stoccaggio
« provvisorio » a Seveso, nel 1982
a Saint-Quentin (Francia), in un
macello abbandonato, sono stati scoperti questi fusti, che il governo francese ha poi rispedito,
sotto scorta, al legittimo proprietario in Svizzera. Di lì poi se ne
sono perse le tracce. Questo è
stato il primo episodio di traffico internazionale di rifiuti venuto alla ribalta delle cronache.
Da allora gli episodi si moltiplicano, e quasi non fanno più
notizia.
Data la difficoltà di smaltimento, i rifiuti industriali ricevono
in genere un primo trattamento
finalizzato a togliere loro tutte
le sostanze in qualche modo recuperabili (che costituiscono le
cosiddette « merci seconde »). Rimangono perciò da smaltire solo le sostanze che non hanno
più possibilità di essere riciclate: in genere si tratta delle
più tossiche.
Quando si prospetta ai cittadini di qualche zona la possibilità che il loro comune diventi
sede di un’impresa di smaltimento di rifiuti tossici, in genere si
assiste allo svilupparsi di una
psicologia di massa di totale diniego, che gli americani chiamano « sindrome nimby » (not in
my backyard — non nelle mie
vicinanze). Comitati ecologisti,
gli stessi cornimi per ragioni politiche, le associazioni di quartiere si mobilitano contro Tinstallazione di discariche, di inceneritori, di impianti di smaltimento e spesso ottengono vittorie anche sul piano giuridico. 11
« nimby » è una sindrome ormai
universale.
Cosa fare dunque dei rifiuti industriali in queste condizioni? I
governi si scontrano con l’impossibilità democratica di governare la materia ed in Europa pongono limitazioni all’ingresso nel
loro territorio di questi materiali. Nascono così imprese, con
pochi scrupoli e grande voglia
di guadagno, che vanno a smaltirli nel terzo mondo. Poiché le
frontiere continentali sono difficili da passare per via dei controlli, l’esportazione si fa via
mare. Nei porti, infatti, chi vi
lavora ha l’abitudine di veder
transitare materiali etichettati
«IMDG» (International Maritime Dangerous Goods) ed inoltre, in questo periodo di crisi
per i trasporti marittimi, ci sono sempre più armatori disposti ad accogliere queste sostanze sulle loro navi.
La natura del carico non comporta poi gravi problemi se il
paese di destinazione è del terzo mondo: i doganieri controllano solo la conformità della dichiarazione di trasporto col contenuto del carico. Nessun rifiuto industriale è infatti sottoposto a restrizioni legislative per
l’esportazione ed il trasporto
verso paesi del terzo mondo.
Vi sono normative speciali per i
soli rifiuti nucleari. Alla dogana
si controlla solo l’ingresso di
questi materiali, non l’uscita.
Le aziende leader neH’esportazione di queste sostanze sono
statunitensi ed italiane. La società americana Nedlog ha firmato un contratto nel 1979 con
la Sierra Leone per l’esportazione in quel paese africano di 25
milioni di dollari di rifiuti nocivi (1 dollaro per tonnellata).
Gli industriali italiani — a
mezzo di società di comodo con
sede nel Liechtenstein, Gibilterra, e nell’isola di Man — esportano principalmente in Venezuela, nei paesi del vicino oriente
(Libano, Siria) e in Africa (Benin, Nigeria, Guinea).
Questi paesi superindebitati
accettano « volentieri » i veleni in
cambio di denaro liquido, pronta cassa.
La comunità internazionale, di
fronte al crescere di questo tipo
di esportazioni e al parallelo
crescere deH’inquinamento e delle malattie da « progresso » nei
paesi sottosviluppati, si sta finalmente muovendo. La CEE ha
approvato nel 1986 una direttiva che richiede l’accordo preventivo del paese di destinazione
prima di autorizzare l’esportazione. Ma la quasi totalità dei
paesi europei non ha ancora recepito la direttiva.
Il programma delle Nazioni
Unite per la protezione dell’ambiente, con le conferenze di Budapest (’87) e Caracas (’88), sta
mettendo a punto una normativa internazionale.
Una normativa internazionale
cui sarà difficile in ogni caso far
sottostare le società di comedo
con sede nei paesi dei paradisi
fiscali.
E allora? E se si cominciasse
a produrre meno rifiuti tossici?
Giorgio Gardìol