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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig.a
LONGO SELIIA
Casa Valdese
TORRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 38 j ABBONAMENTI 1 Eco: L. 1.200 per I’intemo Eco e La Luce: L. 1.^)0 per I’ìhAmdo Spediz. abb. postale - li Gruppo 1 TORRE PELLICE — S5 settembre 1959
Una copia 11 re 30 f L. 1.600 per l’eatero L. 2.500 per l’estero Cambio d’indirizzo Lire S 0 Ammin. Claudiana Torre PelBce - C.C.P. 2-17557
Colpi d’obiettivo
U. S. A.
Kruscev e la verità
Tutto il mondo segue attento le evoiu
zioni americane della famìglia Kruscev
li. non è facile tener dietro al mutar d’u
more dell’ospite illustre, tempesta e bo
naccia si alternano assai rapidamente... Co
munque, il corrugarsi delle fronte del n
] soviet'iio non è ancora un avvenimento
l OBì sconvolgente da dover tener sospeso
il fiato mondiale, e le sue scaramucce con
giornalisti o politici che non intendono
la cortesia dell’ospitalità come lui la vorrebbe non hanno gran peso. Qnal’è il senso della sua visita? Difficile saperlo. Forse, soltanto ad assai lunga scadenza queslo apparirà. E’ chiara la volontà distensiva della visita (per quanto sappiamo che
anche la « buona volontà » può essere, da
ogni parte, una abile mossa tattica); è
chiaro pure che gli U. S. A. vogliono mostrare chiaramente all’osp’te quell’American way of life (sistema di vita) di cui
riconoscono certi lati imperfetti ma che
(non sono per nulla al mondo disposti a
rinnegare. Dall’alti;a parte Kruscev ha detj to le sue senza peli sulla lingua — anche
i se gl: sono spuntati quando gli han rivolto indiscrete domande sulla libertà di
informazione e di pensiero neU’U.R.S.S.
— e ha affermato Tirreversibilità della
rivoluzione sovietica. Tutti, a cominciare
dai due interessati, hanno solo da guadagnare a conóscersi meglio, anche se sentimentale illusione è pensare che conoscersi meglio porti necessariamente ad andare
p'ù d’accordo. Due « verità » sono di fronte. Verità parziali, come ogni verità umana. Ad un giornalista che l’interrogava
sulla prossima visita di Kruscev, pare che
E'senhower abbia risposto: «Ho molta
fede nella Bibbia: la verità vi farà liberi ».
E’ molto bello che un uomo politico
osi dire questo. A condizione che non
identifichi mai tout court la sua « verità »
con la verità vivente che è Cristo (1).
ALGEUIA
Guadagnare la pace
Il 16 settembre de Gaulle ha fatto una
importante dichiarazione a proposito del
problema algerino: prospettando varie possibilità di decisione (integrazione nella
Communauté, federazione o indipendenza) affermava comunque la volontà di offrire entro cinque anni agli algerini il diritto di decidere del proprio futuro. Questa dichiarazione è stata ben lungi dal¡’incontrare il favore generale; ci sono stale reazioni aspre da parte dei colonialisti;
ina — si chiede Réforme — quanti di coloro che auspicano la pace non lo fanno
solo per esser lasciati in pace, bensì rendendosi conto che la cessazione delle ostilità non rhiolverà magicamente lutti i prò-,
blemi, ma che ci si itroverà allora di fronte a nuove urgenti responsabilità? Si sarà
disposti ad assumerle più d: quel che lo
si sia stati in passato? E qui il problema
si allarga — ed appaiono anche così sulierficiali e ipocrite tante critiche rivolte
alla Franc a — capro espiatorio, — chiamala alla sbarra deH’opinione pubblica
internazionale. « Ce qui importe maintenant, c’est moins nos écoles que les leurs,
moins notre niveau de vie que le leur,
moins notre redressement économique que
le leur. Une tâche immense nous réclame
en Afrique, en Asie, dont peu d’Occidentaux ont pr’s conscience qu’elle exige des
conceptions politiques et économiques radicalement renouvelées. Mais c’est à ce
prix que la paix viendra ». La Francia non
è sola di fronte a questa via! Saranno profetiche queste parole di J. M. Cbappuis su
La Vie Protestante? « 11 me semble que,
parmi les possibilités les plus probables
de notre proche avenir, il faut prévoir
que les Ætatsi-Gnès, ■■ l’EnropOi-wccidentaie
et l’U. R. S. S., continents riches, se trouveront en quelque sorte dans le même
camp, les autres nations, pauvres celles-là,
constituant toutes ensemble une sorte de
immense revendication vivante, dirigée
contre nous. La double rencontre Eisenhower-Krouchtchev apparaît, dans cette
perspective, comme un signe des temps ».
PARIGI
E’ finita per i preti-operai ?
Sull’Eco del 15 maggio avevamo reso
noto che la Mission ouvrière, guidata dal
Card. Feltin, Arcivescovo di Parigi e sostenuta dall’episcopato francese, aveva
svolto un’inchiesta sulla situazione attuale dei preti-operai, esprimendo infine il
desiderio che l’atteggiamento della Curia
si ammorbidisse (¡sei anni fa si ebbe la
prima condanna del movimento). Nella
sua risposta al Cardinale Feltin, il Cardinale Pizzardo, segretario della Congregazione del S. Uffizio, precisa recisamente
die la vita e i doveri sacerdotali sono incompatibili nel modo più assoluto con
un’altra attività. 11 prete è ordinato per
esercitare funzioni sacre; deve testimoniare con la parola, non con il lavoro, nel
quale, del resto, si viene a trovare « immerso in un ambiente secolarizzato nefasto per la sua vita spirituale », condotto
« a pensare come i suoi compagni di lavoro nel campo sindacale e sociale ed a
prender parte alle loro rivendicazioni: temibile ingranaggio che li porta rapidamente a partecipare alla lotta di classe ».
C’è qualcosa di vero e giusto, nella preoccupazione di preservare la priorità della
predicazione; inaccettabile, comunque,
per noi, il timoroso rifiuto di farsi cristianamente tutto a tutti. P’ù grave ancora,
però, la dichiarazione del Card. Pizzardo
« che è ben difficile considerare scristianizzate masse di uomini molti dei quali
hanno ancora ricevuto il carattere sacro
e indelebile del battesimo' ». E’ proprio
così sicuro delle sue visioni future, il Cardinal Pizzardo — e chi con lui — che
con tanta sicurezza fa « piazza pulita » di
un’opera che, malgrado alcune possib li
deviazioni, è stata viva?
GINEVRA
AWordine del giorno: lavoro
Le Rencontres internationales de Genève. che dalla fine della guerra si tengono
annualmente in quella città, hanno avuto come tema di studio e di discussione,
quest’anno, il lavoro e l’uomo. Politici,
economisti, sociologi di molti paesi, dalla
« capitalista » America alla Russia sovietica, durante dieci giorni hanno studiato
e discus.so le forme attuali in cui si pone
il problema del lavoro, dopo aver constatalo che purtroppo il « pensiero » segue
sempre a rimorchio l’evoluzione della resila: come nel secolo scorso la rivoluzioU'e
industriale ha trovato impreparati gli spiriti, così è e sarà sempre di più, nel nostro tempo, di fronte aUa realtà nuova
dell’automazione. Anche la Chiesa si trova sempre in ritardo rispetto ai tempi, e
deve sentire urgente la necessità di precisare la portata attuale dell’Evangelo eterno. Poiché è ragionevole pensare che a poco a poro diverrà più breve l’orario di
lavoro e aumenterà il tempo libero, vale
la pena che la Chiesa pensi non come possa organizzare ma come possa ispirare il
godimento del tempo libero. E’ stato notato quanto una coesistenza fraterna dei
popoli inciderebbe positivamente sui problemi del lavoro (e anche qui la Chiesa
ha il suo compito). Sono venuti a galla,
naluralmenle, i problemi morali che il lavoro di ricerca nucleare pone agli studiosi, e la necessità che vi sia uno scambio
maggiore di informazioni fra loro e i
n pratici » della vita militare, politica, soliale. A più riprese la Chiesa è stata chiamata In causa. E’ bene che ascolti. Ma
giustamente il cronista de La Vie Protestante termina il suo resoconto delle Rencontres — cui ha partecipato pure Danilo
Dole’, con la sua parola d’ordine: riabilitare l’uomo —: «Autant les chrétiens doivent être attentifs aux courants de leur
temps pour y adapter leur forme d’action,
autant ils doivent prendre leurs distances, garder leur indépendance de jugement, et faire apparaître, dans leur existence même, le décalage qu’il y a et qu’il
y aura toujours entre l’idée que l’homme
se fait du bonheur et le bonheur lui-même, tel que l’Evaugile le révèle et le donne ».
E da noi ?
Da noi, puiroppo, l’attualità è: Barletta,
con le sue decine di morti ammazzali bestialmente dalla più perversa corsa al facile
guadagno e dal più irresponsabile disordine
amministrativo, sia pur capillare e localizzato.
(1) Oltre cento rappresentanti delle
Chiese americane si sono recati da Eisenhower assicurandolo che le Chiese pregano affinchè, durante la visita del premier
sovietico, « sappiamo mostrare che non siamo travolti da ideologie antagoniste, e
qualunque visitatore possa vedere il paese quale esso è ». Lo scambio di visite è
« un ponte sull’abisso di sospetto e di paura che si è scavato fra gli U. S. A. e
l’U. R. .S. S. ». (3-OE.P.I.)
e la luna sta a guardare...
La stampa italiana, dopo le notizie sensazionali del primo giorno, non ha dato
molto rilievo all’avvenimento del Lunik:
silenzio del savio, o si è visto un po’ rosso? Riportiamo qui qualche nota d’oltr’alpe. ^
Jean Marc Chapputs, redattore de ” La
Vie Protestante ” ntï suo ultimo Editoriale cita Pascal : a Tous les corps, le firmament, les étoiles, la terre et ses royaumes ne valent pas le moindre des esprits,
car il connaît toüt cela, et soi; et les
corps, rien. Tous les corps ensemble, et
tous les esprits ensemble, et tontes leurs
productions, ne valent pas le moindre mouvement de charité. Cela est d’un ordre infiniment plus élevé ». E conclude: « Le
grand évènement de cette semaine n’est
pas Talunissage d’une fusée. 11 est cet
acte, peut-être gros de conséquences incalculables, accompU, dans l’ordre de la
charité, par je ne sais qui, je ne sais où,
et que Dieu seul connaît ».
E Jean Bosc, su ’’Réforme”: «Oui,
on comprend ce que peuvent avoir d’exaltant les perspectives nouvelles ainsi ouvertes et les confirmaliolls ainsi données à
l’homme de sa puissance; Et pourtant je
ne puis me défaire de cette question posée
par Job. Aprè'S avoir . fait le compte —
déjà! — des acquisitions de la science et
de la technique des hommes, le vieux témoin biblique s’arrête et se demande:
« Mais la sagesse, où se trouve-t-elle, où est
la demeure de l’intelligence? ».
« C’est bien là qu’est la question, car
toutes les découvertes et les conquêtes des
hommes peuvent-elles 'ajouter une coudée
à sa taille? 11 est grandî'#est entendu. Mais
ses lim'tes restent ses limites: «l’homme.
ses jours sont comme l’herbe... »; et sa
science ni sa puissance n’éolairent le mystère dernier de son existence et de celle
du monde. Il semblerait même que plus
il porte loin ses pas dans l’univers, plus
il s’éloigne de lui-même et de la question qu’il reste pour lui-même.
« Si magistral que soit le coup de 1’« alunissage » d’une fusée, on ne peut fermer
les yeux sur le contexte dérisoire qui l’entoure. Car cette fusée est de la même
cuvée que la bombe atomique; elle porte
sur ses flanc? la marque de nos nationalismes et ne nous laisse pas oublier qu’el
le est porteuse d’avertissements militaires
et publicitaires. Qu’il soit clair d’ailleurs
ici que peu importe le camp d’où elle
est partie, du moins sur le plan où elle
S'S situe: celui de la course è la puissance.
« Mais la sagesse où se trouve-t-elle?
Cette sagesse qui, éclairant' l’homme sur
son authentique situation et sur sa véritable fin lu' permet d’être maître, non d’abord de l’espace, mais de lui-même?
« Job répond ainsi à celte quest'on que
il a posée: «C’est Dieu — dit-il — qui
en sait le chemin ». Mais Dieu n’est pas
plus saisissable aux limites de l’univers
visible qu’à la pointe extrême de la tour
de Babel. « La parole est près de toi, dans
ta bouche et dans ton coeur ». Dieu est
là où la Parole a été faite chair et où,
franchissant les limites de l’homme, elle
est morte ¡pour ressusciter le troisième
jour.
« Cela veut-il dire que tout effort de
l’homme pour conquérir les espaces et connaître le monde est de prime abord
inutile et vain, pour ne pas dire impie?
Certainement pas. Mais sans doute faudrait,
il qu’il soit le fait d’un homme préoccupé
davantage de sagesse que de puissance.
do contemplation que d’efficacité et de paix
que de concurrence.
« Mais alors, chercherait-il encore à aller dans la Lune? Après tout, pourquoi
pas si ça l’amusait? ».
E Abel Mascaux, su ” Paix et Liberté ",
il settimanale protestante belga: « Je ne
ferai pas de voyage dans la lune. D’abord,
je suis froussard. Ensuite personne ne me
offrirait cette excursion. Il y aurait encore
de multiples raisons d’empêchement, entre autres celui du passeport. Enfin et surtout, le loisir ne m’en serait pas accordé.
« Parce que jé n’ai pas assez de mes
oreilles, de mes yeux, de mes mains, do
mon esprit, de mon coeur et des heures de
chaque jour pour découvrir un monde bien
plus extraordinaire que celui de la lune
blafarde: le monde de l’homme. Le bébé
endormi dans son berceau, l’enfant qui
fait ses premiers pas, babille comme oiseau, embrasse sa maman, l’éveil printanier d’un amour ou d’une amitié d’adolescents, l’épanouissement tumultueux ou
plein de majesté tranquille de l’amour de
un homme et d’une femme, sont des visions que ne peuvent égaler celles des côtes d’or, d’azur ou d’ivoire de notre terre
ou des cirques sateRites. Et encore, que
irais-je faire dans la lune quand tant
d’hommes sont là, près de moi, avec leurs
misères, leurs souffrances, leurs peines,
leurs espoirs et leurs désespoirs plus grands
encore, leur faim e leur pauvreté, plaies
suppurentes qui exigent des soins immédiats. Que servirait-il à nn homme de gagner la lune s’il perd son âme, et, au
surplus, s’il laisse soit frère se perdre
corps et âme! Il nous reste à faire la découverte des deux tiers de l’humanité sousalimentée, et celle du prochain ».
La scueia non èjina fabbrica di certificati
« Pietà per i nostri figli! ». Ecco la
invocazione che gli insegnanti si sentono ripetere sempre verso la fine dell’anno scolastico 0 in periodo di esami. Vorrei a mia volta — e credo insieme a me lo fanno molti insegnanti
— rivolgere la stessa preghiera a voi
genitori : « Abbiate pietà dei vostri figlioli! » Che cosa è pietà? Un voto
un po’ più alto? Una promozione più
o meno meritata? Un portarli avanti
uno o più anni, perchè riescano a
prendere un certificato? Che cosa è
pietà quando un ragazzo impazzisce
sui libri eppure non riesce e per ogni
insufficienza viene sgridato? O per
una ragazza che deve fare gli studi
classici «perchè in famiglia nostra tutti
sono laureati »? Come non creare in
loro dei complessi d’inferiorità, mentre hanno tutte le buone qualità tranne la capacità di apprendere il latino
e il greco? Sarebbe vera pietà spingerli avanti per qualche anno? o non
lo è piuttosto l’aver detto « crudelmente » la verità ed aver imposto un
cambiamento di indirizzo? Quanti
bravi radiotecnici, impiegati, artigiani,
quante massaie guadagnano la loro
vita, contenti di essere al posto che
corrisponde alle loro facoltà! Casi estremi quelli a cui fu necessario imporre a forza di voti bassissimi un allontanamento dalla scuola? E i mediocri che vanno avanti a forza di
spinte? Forse possono essere trascinati fino a prendersi un diploma — ammettiamo pure la laurea — e poi? Non
diventeranno facilmente degli spostati, con un eterno senso di inferiorità,
perchè non saranno mai veramente all’altezza del loro compito?
Ma non penso solo agli studenti,
bensì a tutti, qualunque tipo di scuola frequentino. E qui il mio appello,
se possibile, si fa ancora più implorante: «Abbiate pietà dei figlioli!».
Non posso fermarmi su tutti i problemi della scuola; sono la prima ad affermare la necessità di una radicale
riforma. Ma ora qui si tratta dei ragazzi che devono frequentare in queste condizioni, che sono una realtà
ir Sulla soglia del nuovo anno, ad
insegnanti e alunni l'augurio di un
lavoro serio e sereno.
data, buona o cattiva che sia, di ragazzi che da queste scuole devono
uscire pronti ad affrontare la vita con
quel poco o quel molto che hanno appreso. Perchè quindi non cerchiamo
di trarne il maggior profitto? Dobbiamo tutti, in primo luogo, esser convinti che la scuola è il luogo dove
i nostri figli si preparano alla vita, dove si rispecchia il mondo in piccolo:
il bello ed il brutto, la fatica ed il facile successo, il vicino simpatico e
quello meno simpatico, il superiore
severo e quello troppo buono, la giustizia e l’ingiustizia. Non dico se è
bene sia così: è così!
L’atteggiamento che gli alunni impareranno ad assumere nei singoli momenti della loro vita scolastica, nei
loro successi ed insuccessi, di fronte
a compagni e a superiori, e soprattutto di fronte ai compiti loro affidati,
determinerà il loro atteggiamento nella vita futura. Aiutiamoli dunque a
non assumere in partenza un sentimento di ribellione, che faccia loro
vedere in tutti i docenti dei nemici
(dovranno pure un giorno avere dei
superiori, qualunque sia la loro occupazione!) e in tutto quello che fanno
una limitazione alla loro libertà. Bisogna imparare a dominarsi, a sottomettersi ad una certa disciplina, a
prendere il proprio lavoro sul serio, a
fare dei sacrifici; se non lo si impara
da ragazzi, non lo si imparerà mai
più. Se sapremo insegnare questo ai
nostri ragazzi, allora la scuola temprerà il loro carattere, gli esami non saranno solo una maledizione, ma una
preparazione a tutti quegli « esami »
che dovranno sostenere nella vita —
dove conteranno altrettanto la prontezza, i nervi, la facilità di parola e
tutto il resto, esattamente come negli
esami scolastici.
Ma non voglio chiudere senza aver
(cofitinun in 4“ pag-)
TJd’insegnante scrive
Merano, li 15 settembre 1959.
Egregio direttore,
vorrei ringraziare « Tinsegnante anziana » per il suo augurio per l’inizio dell’anno scola.Bliro, e non solo per questo,
ma ambe per le sue parole nella lettera
sotto il titolo « Alunni siete onesti? ».
Avevo sperato anch’io che si potesse aprire un colloquio tra alunni e insegnanti,
in cui quell’aunosfera che spesso è così
piena di diffidenza venisse un po’ rischiarata ed in cui si aprisse uno spiraglio di
speranza per una vera collahorazione, perl'hè si cerca di essere onesti gli uni di
fronte agli altri. Non potremo capovolgere il mondo della scuola da oggi a domani, ma si farebbe già un gran passo
avanti se regnasse una reciproca fiducia
tra alunni ed insegnanti evangelici. Forse
dobbiamo essere noi insegnanti a fare il
primo passo, a dimostrare fiducia negli
alunni, a confessare di commettere errori, ad accettare critiche — non nel senso
deteriore della parola — conservando appunto nel nostro atteggiamento comprensivo — non debole — e aperto allo ste.sso
tempo la dignità dell’in.segnante. Non si
po.ssono dare regole, ma chi ama i ragazzi saprà anche ispirare loro fiducia. Amare vuol dire non vedere in loro « materiale grezzo » che deve essere formato in
una determinala maniera, perchè sappia
poi agli esami rispondere a determinale
domande, ma una persona con lutto il suo
valore che deve essere guidata e sviluppala. E la maggior parte degli alunni sente questo amore; anzi, attraverso gli alunni talora si riesce persino a raggiungere i
genitori, che incominceranno a non vedere nella scuola solamente una fabbrica
di certificati, ma cercheranno assieme all’insegnante la via più giusta per il figliolo. A questo proposito allego una copia
di quello cite dico spesso ai genitori quando vengono a chiedere pietà {vedi sopra).
A tutti i giovani insegnanti, ma anche a
lutti quelli che hanno già sperimentato le
difficoltà di un’azione « onesta » nell’ambiente scolastico, vorrei solo dire: « non
perdetevi di coraggio! Vale la pena di
lottare per conquistarsi la fiducia degli
alunni. E la otterrete non con una eccessiva bontà — vi parla un’insegnante di latino e greco e che gode fama di essere
molto mollo severa —, ma coiravvicinare
i ragazzi e coU’inscgnare loro in primo
luogo il senso dell’onestà. Non mancheranno le sconfille, ma quanta gratitudine
troverete! anche da parte dei rimandati e
respinti! E non può essere altrimenti, perchè i ragazzi avranno imparato a rispettare se stessi e con ciò anche gli altri,
compagni, in.segnanti, superiori ».
Chiudo con l’augurio rivolto a tutti, insegnanti, genitori, alunni, che in questo
anno che sta per incominciare pos.sìamo
vedere nell’altro che ci è posto accanto il
fratello mandatoci dal nostro Signore per
camminare insieme.
Un’insegnante.
2
2 —
l'iCO DELLE VAL£t VALKSI
E PRADELTORNO?
25 settembre 1959 — N. 38
.r . X '■
Da anni non ero più»jH:Wriiata; a'
Pradeltorno. „p ^ j ^ u ,,
Vi sono salita in Tjnàfornata pio-*vosa di questa strania estate, ed il
tempio sulla roccia con le quattro o
cinque case strette ai piedi, mi è apparso circondato di nuvole basse, aureolato di nebbia, come qualche cosa di prezioso e di antico che si avvolge nell’ovatta per preservarlo
dalle ingiurie del tempo. Mi sono
avvicinata con la letizia dei ricordi
dell’età più giovane nell’animo, ed
ho visitato l’interno del tempio;
l’alloggio sopra di esso; la casetta
del M Collegio » riadattata a cura di
alcuni studiosi di storia valdese nel
luogo ove, secondo la tradizione, era
l’antichissima scuola dei « barba »;
la scuoletta costruita dall’infaticabile Beckwith, la quale si affaccia in
primo piano verso i prati in pendìo
Purtroppo, man mano che procedevo nella visita, la primiera poetica impressione che avevo avuto di
Pradeltorno si trasformava in una
immagine di tristezza e di abbandono: proprio come se, avendo rinvenuto con piacere, dopo molti anni,
un oggetto di famiglia conservato
nel suo involucro protettore, lo trovassi — ahimè! — tutto sciupato.
Quale illusione, dunque, la graziosa visione del tempio e del villaggio avvolti dalla nebbia come cosa
preziosamente intatta.
Da vicino, grondaie cadenti, disordine e ortiche; libri sparsi, carte
geografiche in terra, banchi di scuola inservibili accatastati alla rinfusa,
stemmi e scritte semi-cancellati, tendine strappate, denaro e anni di lavoro e di fatica calpestati; e ancora
crticbe...
Forse — mi dicevo — questo accade perchè le cose preziose non
0 Vanno « tenute nell’ovatta » e mesp'se a dormire in disparte, lontano
dallo sguardo degli uomini e dalla
pratica quotidiana; bisogna adoperarle, servirsene, renderle efficienti
per sè e per gli altri, farne partecipi
e farne godere o^uno: solo così esse si conservano veramente bene,
siano oggetti di famiglia, o case, o
scuole, o templi, o ricordi storici degni di non essere dimenticati.
Seduta alla cattedra della scuoletta Beckwith guardavo la pioggia cadere sconsolatamente su tutte quelle
ortiche, e jJcnsavo alle vocazioni : la
vocazione di barba, di pastore, di
evangelista, di maestro...
Fra questi monti negli anni passati molti uomini la sentirono vivamente; e quale rugiada di benedizioni porta con sè un uomo o una
donna che vive con passione la propria vocazione! A Pradeltorno ognuno ricorda ancora un evangelista e
lina maestra i quali adempirono il
loro servizio di credenti con ardente
spirito.
Così potesse rifiorire oggi nel cuo
re di molti la vocazione cristiana di
dedicarsi agli altri; a chi, per esempio, vive una vita dura e isolata fra
i monti senza l’ombra di quel benessere materiale che rende a volte
noi gente cittadina moderna così
spiritualmente ottusa !
La gente di montagna, lo si sa, ha
una limga pazienza, e aspetta; ma
i me sembra che noi la dimentichiamo un po’ troppo: sopratutto certe
zone sono più dimenticate di altre,
e una di queste è Pradeltorno.
Sulla lavagna della scuoletta una
matto ignota ha scritto: «Dio è amore».
Malgrado l’abbandono in cui
giacciono tutte le cose; malgrado lo
spopolamento, della montagna; malgrado le poche persone che frequentano il culto, e lo smarrimento in
cui sembra trovarsi l’antica fede;
malgrado la sconcertante indifferenza con la quale sembra che molti
valdesi considerino oggi la loro eredità spirituale; malvado gli uomini
preferiscano spesso polemizzare sui
vari problemi, piuttosto che mettere
la mano all’aratro e compiere qualche cosa di buono in silenzio, la parola scritta a grossi caratteri sulla
lavagna di questa scuola tanto dimessa, è pur sempre vera : « Dio è
amore »
Sì, Dio è amore, e questo consola
di tutto, perchè è promessa di tutto.
Gli antichi barba, i cui 48 nomi
sono scritti sulla parete del « Collegio », furono afferrati dalla vocazione, attraversarono tutta l’Europa
con il Vangelo nel cuore, furono fedeli fino al martÌMO, appunto perchè Dio è amore; il tempio è stato
eretto sulla roccia dai nostri nonni
con zelo gioioso in poco più di un
anno, e la scuola è stata donata da
un cuore caldo e generoso, appunto
perchè Dio è amore; il barba valdese superstite che ho visitato nella
sua serena casa, canta con cristiana
allegrezza di fronte alla malattia ed
all a vecchiaia, le lodi del Signore,
appunto perchè Dio è amore.
E poiché Dio è amore ogni cosa
può tornare viva e bella, e il deserto
lifiorire come la rosa; e molte persone — io penso — saranno disposte
a fare qualche cosa per Pradeltorno,
non appena ne conosceranno la situazione.
E’ per questo motivo che ho
scritto queste righe.
Edina Ribet Rostain
L
Una lettera aperta
Gentile Signora Ribet,
^ La ringrazio di cuore per avere attit^to
1 attenzione dei lettori dell’Eco sulla miserrima situazione in cui si trovano gli stàbili di Pradeltorno. E con L»eì mi auguro
che mólte' persone siano disposte a fare
quache cosa per porre rimedio a questo deprecabile stato. Mi permetta però di aggiungere alcune precisazioni a quanto da
Lei scritto perchè mi sembra che il suo
articolo sappia nn po’ troppo di maniera
e che nel suo intento di suscitare l’amore
P®*" Pradeltorno con slanci lirici di cui certo io non sono capace, abbia
dimenticato certi aspetti assai concreti di
una situazione di cui ha soltanto descritto
nn lato, e non certo il più simpatico!
^ Lei parla del disordine trovato, dell’aspetto trascurato di ogni cosa, delle ortiche che crescono attorno alla scuola ed
auspica che possa « rifiorire oggi nel cuore
di molti la vocazione di dedicarsi agli altri, a chi, per esempio, vive una vita dura
e isolata fra i monti... ». A sentirLa sembra proprio che più nessuno si interessi di
Pradeltorno e dei credenti che lassù vivono, che non ci siano più Pastori che predichino loro l’Evangelo e vadano a visitarli a casa, che non ci siano più maestri,
che da anni ed anni non si sia assolutamente più fatto nulla per porre mano a
qualche restauro ai vecchi edifici! Certo!
Le devo dare atto che la situazione non è
più oggi quella di parecchi anni or sono.
E’ vero che ora a Pradeltorno non c’è più
un Pastore che risieda permanentemente
sul luogo e che quindi possa dare al presbiterio ed agli edifici annessi alla Chiesa
quel senso di intimità e di abitabilità che
sia i Pradeltornesi sìa i numerosi turisti
che ivi si recano come in pellegrinaggio,
desidererebbero trovare. Ed è anche vero
die nella scuola del Beckwith il rapido
susseguirsi di insegnanti provenienti da
tutte le parti d’Italia (talvolta gli alunni
mutano di maestro anche quattro volte all’anno) non ha permesso da qualche tempo in qua che qualcuno di essi potesse sinceramente affezionarsi ai luoghi ed agli
abitanti e quindi si mettesse al lavoro per
dare un aspetto degno di aula scolastica in
piena efSeienza al vetusto edificio a questo
uso adibito! Ma è possibile che questo
possa siltanto permetterLe di augurarsi
che la situazione cambi e di esclamare che
« malgrado gli uomini preferiscano spesso
polemizzare sui vari problemi, piuttosto
che mettere la mano all’aratro e compiere
qualche cosa di buono in silenzio, la pa
rola scritta a grossi caratteri sulla lavagna
di questa aula tanto dimessa, è pur semi
pre vera: Dio è amore»! Possibile che pei
trovare poi degli appoggi a questa verità
di cui non dubitiamo non possa d e citare
degli esempi dell’amore di Dio nel fintano passato?
Vi sono anche oggi persone che sanno
porre mano all’aratro in silenzio. Senta un
po’ quanto scrivemmo sull’EVo del 29 maggio c. a., nel notiziario della nostra comunità : « Il 3 maggio a Pradeltorno ed al
•Serre hanno avuto luogo le assemblee di
Chiesa per la lettura della Relazione annua. A Pradeltorno in seguito ad una breve conversazione sul paragrafo ’stabili’ si
è deciso di continuare le più urgenti riparazioni all’edificio del tempio col sistema di alcune successive ’comandate’ volontarie eseguile a turno dai membri di
Chiesa. Una ’comandata’ aveva già avute,
luogo in autunno. Alcune altre sono state
stabilite per questa primavera. Con questo
sistema di giornate di lavoro volontario date dai membri di Chiesa non si aggrava
troppo il misero bilancio delle nostre finanze, che del resto sarà fortemente scosso
quando passeremo alle riparazioni maggio. per “n restauro completo dell’intero
edificio di culto, comprese le sale di attività ^annesse. Da alcuni anni si stanno raccogliendo fondi destinati a questo scopo, ma
non ammontano ancora che a poche migliaia di lire! Ne approfittiamo comunque
per ringraziare tutti i donatori e amici lontani che con la loro generosità dimostrano di essere sinceramente legati alla nostra Chiesa... ». Ma forse questa notizia
Le è sfuggita ed io Le sono grato perchè
col suo articolo mi spinge ora a darle
maggior pubblicità! E’ giustissimo mettere in evidenza il disordine e la confusione,
ma mi stupisce che la persona che l’ha accompagnata nel suo giro turistico ( o che
(‘omunque Le ha dato le chiavi per visitare ogni cosa, a parte il tempio, sempre
aperto) non Le abbia detto che l’anno scorso è stato riparato il tetto e non Le abbia
fatto notare che a piano terreno si è incominciato a riordinare una camera che ripulita e messa a nuovo ha già in questi
mesi servito di alloggio ad alcuni amici di
Torino che hanno voluto trascorrere la
loro villeggiatura a Pradeltorno e che questa camera dovrà servire eventualmente in
inverno per qualche insegnante che debba
trascorrere il suo anno scolastico tra noi.
Mi stupisce anche che non si sia accorta
che la ringhiera atlomo al tempio è in via
di riordinamento. E non hanno forse operalo in silenzio quei due coniugi generosi
donalO'ri del pavimento per la camera in
parola, e tutte quelle altre persone che
hanno dato una mano senza rimunerazione per tante piccole migliorie? E si aggiunga a questo il fatto che non si è paghi
delle inezie fatte; si desidera fermamente
rontinuare in questo senso sperando sempre che un giorno o l’altro qualche turista
(o pellegrino, o nostalgico del glorioso
passato valdese, o, meglio ancora, qualche
generoso e vero amico) ci faccia trovare
nella apposita cassetta «prò restauri» (sem*
pre a disposizione dei visitatori, nel tempio) un gruzzolo che ci permetta di porre
mano a restauri di maggior respiro... Intanto avevamo deciso di fare tutto quanto
sta in noi per le riparazioni più opportune
per poterci poi presentare a testa alta il
giorno in cui avremmo incominciato a
chiedere aiuto agli amici, sorretti dalla
certezza di avere già fatto noi qualche cosa, per non abituarci a ricevere prima di
dare. Intravedevo ormai che questo giorno non sarebbe stato lontano e Lei con il
suo scritto mi ha costretto ad anticipare
semplicemente di qualche settimana quan
to avrei poi comunque detto.
Ed anche alla scuola si cercherà poi d
provvedere. Ma faccio notare a questo prò
posito che purtroppo ora sulle finanze del
la Chiesa di Angrogna Serre (di cui Fra
deltorno fa parte) pesano le manutenzion
di pareccliie scuole, e precisamente di sei
Tre di esse non servono ormai più che per
le riunioni quartierali: Odins, Ricca e Buo
nanotte, ma non si possono lasciare anda
re a rotoli! Alcuni anni or sono parte del
la scuola dei Ricca crollò e dovette essere
rifatta (con quali spese lo sa il mio predecessore di quell’epoca) ; l’anno scorso
dovemmo aggiustare un poco quella degli
Odins e quest’annp contiamo di rifare il
tetto a quella di Ruolinotte.. altre scuo
le sono quella del Serre (riusciremo a farla mettere un po’ in ordine dal Comune,
quest’anno?) quella del Cacet (ora in ordine, per fortuna!) e quella di Pradeltorno, che non sarà certamente trascurata a
scapito delle altre, che però ora abbisognano di più urgenti riparazioni!
Ma intanto ogni anno numerose famiglie
scendono in pianura, le comunità di Pradeltorno e del Serre perdono membri, tanto che le due Chiese, una volta separate e
con ciascuna un proprio operaio in loco
sono state unite da tempo. E così i Pastori
si trovano a dovere servire due Chiese
contemporaneamente con sdoppiamento di
lavoro per il catechismo, i culti e tutte le
altre attività ecclesiastiche e, per di più,
nella loro qualità di cassiere vedono diminuire ogni anno le « entrate » ed aumentare invece le « uscite » per degli stabili
che vanno in rovina e a cui bisogna porre
rimedio non soltanto per non deludere la
« primiera bella impressione poetica » dei
vari turisti in visita, che giungono non
soltanto da Torino, ma anclie dalla Germania e dall’Inghilterra e che vorrebbero
vedere le cose in ordine, ma perchè siamo
convinti che degli stabili ben conservati
sono una testimonianza della nostra fede
in quel Dio che certo un giorno o l’altro
permetterà di nuovo che ogni cosa torni
viva e bella e il deserto rifiorisca come la
rosa e... le Chiese si riempiano di fedeli.
Molti Pastori si sono succeduti nella
Chiesa del Serre in questi ultimi anni, ed
attraverso le loro relazioni, si sente viva
la preoccupazione di rimettere in ordine
gli stabili. Che non ci si sia riusciti non
deve però autorizzare nessuno a dire che
lutto è soltanto disordine, rovina, miseria!
« Dio è amore », è vero, ma non soltanto
perchè nel passato ha suscitato al suo servizio dei Barba fedeli e delle vocazioni potenti ! « Dio è amore » anehe oggi, e perchè è amore il suo spirito già soffia (e non
certo per spegnerlo, ben.sì per ravvivarlo)
su quel lucignolo fumante costituito da
quegli sforzi di cui abbiamo parlato e da
quelle aspirazioni di gente misera che sa
però donare del lavoro volontario e che
non sogna poeticamente, ma realisticamente fa i conti, secondo l’esortazione evange1 ca (Cfr. Luca 14: 28), per riedificare i
suoi stabili.
E in attesa di potere in futuro, lo spero,
dare notizie di altre riparazioni e di altri
lavori agli stabili della nostra comunità.
La ringrazio ancora una volta, gentil Signora, per Popportunità da Lei fornitami
di fare conoscere a tulli i lettori de L’Eco
la necessità che abbiamo del loro aiuto e
del loro sostegno spirituale e materiale.
Bruno Costadeu
Pastore al Serre ed a Pradeltorno
Per conoscenza personale possiamo assicurare che l'intenzione della Signora Ribet non era di rivolgere critiche, ina un
appello alla solidarietà di amici vicini e
lontani; hi lettera del Pastore Costabel,
d’altra parte, precisa reffettiva .situazione.
Non è un nuovo... match verbale che presentiamo ai lettori, ma. da due punti di
vista diversi, il medesimo appello: E Pradeltorno? n.d.r.
Due domende
.t ,
Gen. 3: 9-10 — E l’Eterno Iddio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei? D E quegli rispose: «Ho
udito la tua voce nel giardino e ho avuto
paura, perch’ero ignudo, e mi sono nascosto ».
Gen. 4: 9 — E l’Eterno disse a Caino: «Dov’è Abele
tuo fratello? » Ed egli rispose: «Non lo
so; sono io forse il guardiano di mio fratello? »
Dietro tutti i problemi umani, dolorosamente aperti, rifratti nei
mille casi che ogni giorno i quotidiani e la vita stessa portano fino a
noi come inquietanti interrogativi, c'è una grande domanda, anch'essa
rifratta in due interrogativi :
Dove sei, uomo?
Dov'è tuo fratello?
Queste domande sono quanto rimane del meraviglioso dialogo
paradisiaco fra il Creatore e la sua creatura. Sono domande che portano e risvegliano l'inquietudine nel cuore dell'uomo. Ma sono domande
misericordiose. Solo perchè esse hanno continuato a risuonare nei secoli
e fino a noi, il mondo non si è perso nell'abisso della solitudine. Questa domanda di Dio si è incarnata, un giorno: in Gesù Cristo. In lui Dio
o ha rivolto in un modo unico, con un amore per noi inconcepibile,
quella domanda; e in lui ha dato ed ha accolto pure la risposta : l'Uomo^
il Figliolo ubbidiente che non si nasconde dinanzi al Padre; il Fratello
venuto per essere il « guardiano », ii pastore di molti tratelli.
Forse, alla prima delle due domande noi, almeno noi gente di
chiesa, ci illudiamo di poter rispondere piuttosto facilmente: Eccomi!
Ma Dio non si lascia beffare. Egli ha unite queste due domande;
e il suo apostolo, l'ardente apostolo dell'amore afferma: « Chi non ama
il fratello che ha veduto non può amare Dio che non ha veduto ». E
quando preghiamo il Padre, il Figliolo ci ha insegnato a pregare:
« Padre nostro... ».
Solo quando queste due domande non sono ignorate, nè equivocamente sviate con risposte che sono degli alibi, solo quando sono
seriamente accolte, la vita di un uomo acquista un senso e una speranza, il dialogo riprende, in attesa del giorno in cui vedremo « faccia
a faccia ».
Certo, tutto ciò che di cupo, di oscuro è in noi ci spinge a nasconderci, a scivolare via. Quante volte il « Dove sei? >» di Dio è risuonato
nella nostra vita : quando abbiamo trascurato di leggere la sua Parola,
di pregare, di partecipare all'adorazione e alla comunione, ma anche
quando abbiamo fatto tutto questo senza metterci il cuore: il dolore
e il desiderio e la riconoscenza e la speranza. Oggi ancora Dio ci dice:
« Dove sei? » Nel nome di Gesù che ci ha cercati e trovati, non nascondiamoci, anche se siamo — e lo siamo! — nudi e miserabili davanti a
lui, ma apriamoci a lui, osiamo entrare nel dialogo: « Eccomi, Padre e
Signore ! ».
Tutto ciò che di cupo e di oscuro è in noi ci spinge pure a stringerci nelle spalle: «Sono forse il guardiano di mio fratello?». Quante
volte il « Dovè tuo fratello?» di Dio è risuonato nella nostra vita, mentre chiudevamo il cuore al vicino ammalato, al conoscente povero,
all'affamato di cui parlano i réportages dei giornali, all'uomo talvolta così solo che non sa più sopportare la sua solitudine... « Sono
forse il guardiano, il difensore, il responsabile di tutti costoro? *e di
quello che è diverso da me, che la pensa all'opposto di me? dell'uomo
dell altro partito, dell altra classe sociale? Che c'entro, io, che ci posso
fare, io, se un altro soffre accanto a me, nella mia casa, fra i miei compagni di lavoro, nel campo di battaglia in cui si combatte la lotta per
la vita? ». Oggi ancora Dio ci dice: « Dov'è tuo fratello? ». Nel nome
di Colui che ci chiamati amici, fratelli, non a parole ma a fatti, non cerchiamoci alibi, non nascondiamoci dietro il nostro maledetto « Sono
forse il guardiano di mio fratello? ». Lasciamo che ci penetri e ci illumini e ci riscaldi questa grave buona novella : « Sì, lo sei ! ».
Questioni! razziali
CITTA’ DEL CAPO (Sud Africa)
Joost de Blank, arcivescovo della
Chiesa Anglicana nelTAfrioa del Sud,
che è uno dei capi dell’opposizione
nei confronti della politica di segregazione razziale, ha offerto di lasciare l’Africa del Sud se, dal canto suo
H. p. Verwoerd dà le sue dimissioni
da primo ministro e toma in Olanda.
Questa proposta è apparsa in
« Good Hope », giornale ufficiale della Chiesa Anglicana, in seguito a
delle critiche rivolte dal primo ministro all’arcivescovo a proposito della posizione antisegregazionlsta di
quest’ultimo. « La proposta che faccio, ha detto l’arcivescovo Blank. mi
è terribilmente penosa, ma sono pronto a metterla in atto perchè so che,
se sarà accettata, il paese tornerà più
presto alla normalità. L’avvenire cristiano dell’Africa intera — egli ha
aggiunto — è infinitamente più importante dell’avvenire politico o economico di imo qualsiasi degli Stati
che la compongono, compresa l’Africa del Sud. Possiamo essere certi di
una cosa: se la fede cristiana è estirpata dall’Africa, l’Africa del Sud non
avrà alcun avvenire, e se c’è una
cosa ridicola su questo continente è
proprio l’idea che l’Africa del Sud di
fende nobilmente la bandiera della
civilizzazione cristiana nel Sud».
Il vescovo Blank aveva in precedenza preso l’iniziativa di convocare
al Capo una conferenza privata con
lo scopo di esaminare la possibilità
di una collaborazione tra le razze coabitanti in Africa del Sud.
T , , . (S.OE.P.I.)
Intanto dei rappresentanti di razze e di organizzazioni ecclesiastiche
e laiche diverse, domandano importanti riforme della Costituzione dell’Unione Sud Africana, onde siano
garantiti «i diritti e la libertà di
tutte le razze ». Essi sottolineano il
fatto che « l’Africa del Sud non è riuscita a stabilire la giustizia sociale»
e che ha «annientato la libertà civica ». Il documento ricorda che l’U
nione celebrerà presto il suo cinquantenario e domanda che questa data
sia osservata come un giorno « di solenne impegn-q di migliorare ciò che
1 Unione ha già realizzato e di porre
riparo agli errori commessi, affinchè
il suo secondo mezzo secolo sia più
felice del primo». (S.OE.P.I.)
LITTLE ROCK (Stato dell’Arkansas,
USA)
L’anno scorso, quando le Scuole
Superiori di Little Rock chiusero i
battenti per evitare l’obbligo legale
di eliminare ogni discriminazione raz.
ziale, furono create due scuole confessionali : una scuola superiore battista con 365 studenti ; ed un’università della parrocchia protestante episcopale, con 27 studenti. Queste due
istituzioni hanno annunciato la loro
intenzione di cessare la propria attività. dal momento che le scuole pubbliche a sono piegate all’ordine federale di integrazione. L’iscrizione degli
studenti negri avviene senza incidenti nello stesso tempo di quella degli
allievi bianchi. (S.OE.P.I.)
CHRISTCHURCH (Nuova Zelanda)
Il Consiglio Nazionale delle Chiese
della Nuova Zelanda ha fortemente
protestato contro la decisione di
escludere i membri maori dalla squadra neozelandese di rugby che deve
fare una « tournée » l’anno prossimo
in Africa del Sud. Pur rendendosi
conto della difficoltà del problema
razziale in Africa del Sud, il Consiglio dell’Unione di rugby non era affatto obbligato ad eliminare dalla
squadra, i giocatori maori, dichiara il
Consiglio delle Chiese, e del resto i
dirigenti del rugby nell’Unione sud
africana non avevano espresso alcun
desiderio in tal senso. L’atto discri
minatorio in parola sarebbe una negazione di tutto ciò che la Nuova Zelanda ha fatto fin’ora in favore di
relazioni razziali normali, affermano
le Chiese. (S.OE.PJ.)
3
N. 38 — 25 settembre 1959
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
^BROUTILLES
« Pour l’homme primitif le nom a
toujours une significatidn sacrée, parce que il n’est pas considéré tout simplement comme un son, mais comme
une partie intégrante de l’individu,
presque comme son âme ».
Ces paroles d’un savant très connu,
qui observe que de ce principe découlent certaines conséquences qui ont
survécu, jusqu’à nos jours, ont un
certain intérêt pour les bons vaudois
qui s’intéressent à la science des noms
propres; car les noms propres, ou de
baptême, ont aussi leur importance.
Il m’est arrivé, par hasard, de feuilleter les vieux registres de la paroisse
de ***; j’ai commencé de 1800 et
continué jusqu’à 1805. Pendant ces 5
années j’ai compté 103 noms de baptême de garçons; 58 reçoivent le prénom de Jean (pour l’exactitude: JeanPierre, Jean-Jacques, Jean-Barthélemy etc.). On n’en sort pas : si ce n’est
pas Jean, c’est Pierre, Sidrac, Joseph,
David, Paul; ce sont toujours des
noms bibliques; je rencontre en tout
un Henri et un Guillaume.
Vous allez sourire, et pourtant je
trouve qu’il y a là quelque chose d’émouvant et de significatif.
Et vous allez encore me dire;
« Laisse la Bible en paix; il s’agit
simplemént de tradition; de père en
fils on était Jean Pierre de Jean
JiKques de Jean Pierre; réjouis-toi de
la variété des noms aujourd’hui ».
Je veux bien laisser la Bible de côté; et pourtant la tradition a son importance!
1800-1805; la Révolution: Liberté,
Egalité, Fraternité — Napoléon —
L’Empire.
Dans les registres du Consistoire de
la paroisse de *** (1800), le pasteur
écrit: « Le citoyen... a présenté au S.
Baptême... ». Le vent de la Révolution
a soufflé dans les Vallées: on n’écrit
plus Monsieur, mais citoyen; et pourtant dans les registres pas de trace de
Brutus ou ,de Napoléon! La famille
Vaudoise continue à baptiser ses garçons: Jean-Pierre, Jean-Jacques, Paul
et Sidrac; et ses filles: Marie-Madeleine, Suzanne, Judith; la vieille famille Vaudoise dans laquelle le père était
encore pater familias et la discipline
quelque chose de plus qu’un vain mot!
150 ans passés: quand on pouvait
encore parler de solidarité vaudoise,
sans attendre la rhétorique vineuse des
banquets du 17 février!
Cent ans sont passés: dans les mêmes registres de la même paroisse les
noms sont changés: c’est le vingtième
siècle qui s’annonce! On parle de progrès social (un pou moins de celui religieux); on affiche volontiers un certain libéralisme en religion et en politique; l’anticléricalisme ne s’exerce
[)as seulement aux dépons de l’église
romaine, mais l’église vaudoise fait
aussi les frais d’un esprit frondeur.
1900...! Les noms changent! Il y a
encore Jean, mais Henri, presque inconnu 100 ans auparavant, l’emporte;
et avec Henri, Charles-Albert arrive,
et Humbert, Richard, Italo, Victor,
Aldo etc. Chez les femmes, Marie ne
règne plus d’une façon absolue; la
vague romantique déferle en retard
avec les Inès, Elvire. Amélie. Jenny,
Nelly.
Et aujourd’hui?
Les liens de la famille vaudoise sont
relâchés, sans qu’il y ait de la faute
de porsonne. La guerre qui a tout
bouleversé dans le domaine de la politique, a ébranlé aussi « l’ordre » :
et les vieux noms vaudois ont disparu!
Plus de Jean, Jean Jacques ou JeanEtienne dans les registres de la paroisse de mais les Mauro, Ilario,
Fabrizio, Fulvio, Elmy, Elmes, Emidio accomp>agnent les Renato, Gianni,
Gian-Franco qui triomphent. Chez les
fillettes, Marie a cédé la place à Marisa, avec son cortège exotique et romantique de Loredana, Patrizia, Gabriella, Ivana, Nadia, Estella, Danila,
Nilda, Daniela, Ellia, Mirena, etc.
On ne p>eut certes plus se plaindre
de Tuniformité! Le beureau d’anagraphe y a gagné; mais ces noms ne révèleraient-ils pas, dans une certaine
mesure l’influence insoup>çonnable de
lectures que nos « vieux » ne connaissaient pas?
Le nom de nos enfants ne pourraitil pas être, dans une certaine mesure,
un témoin d’un lourd conformisme,
d’une involontaire adaptation au milieu social? L. A. Vaimal
Inaugurata a “Villa Olanda,, la nuova cappella ortodossa
un giorno di gioiommm
« E’ un giorno di gioia, questo! » — diceva l’arciprete Igor
Troyanoff, mercoledì 16 nel pomeriggio, nella nuova cappella
ortodossa che si inaugurava a
Villa Olanda. Erano raccolti con
gli ospiti ortodossi il Moderatore Rostan, il Past. Guido Comba, responsabile del Servizio
ecumenico per i rifugiati in Italia, la Sig.a Nisbet e la Sig.na
Malan, direttrici di Villa Olanda e dell’Uliveto, e un gruppo
di amici.
Un giorno di festa — affermava il sacerdote ortodosso — per
la gioia di avere ora la cappella, in cui celebrare i culti secondo la propria tradizione ecclesiastica, dopo le lunghe traversie di tanti anni; ma anche
per il segno lieto della comunione fraterna rappresentato da
questa cappella offerta dai fratelli valdesi ai fratelli ortodossi: la divisione della Chiesa è
dovuta alla malvagità, alla durezza, all’orgoglio del nostro
cuore; ma là dove, malgrado la
differenza dei dogmi e del modo
di adorare, l’amore di Cristo afferra i suoi e li spinge ad aiutarsi, l’unità spirituale del Corpo di Cristo si ricostituisce nell’amore. Non si trattava dì una
vera e propria « consacrazione »
( che era stata celebrata in pre- B interno della nuova cappella
cedenza), ma neppure di una
semplice cerimonia di inaugurazione, con discorsi, ringraziamenti, ecc.: un incontro fraterno dinanzi allo stesso Signore.
Certamente, gli evangelici presenti guardavano con una certa
perplessità le varie iconi appese alle pareti e al tramezzo che
separa la parte posteriore della cappella, il « luogo santo »;
ed è sembrato loro un po’ strano che la cappella fosse dedicata
a San Nicola... Pure, dal discorso del « pope » traspariva una
spiritualità cristiana, biblica così immediata che ci si poteva
sentire « a casa » anche noi: avevamo di fronte quello che è per
noi il paradosso della Ortodossia orientale: in un quadro esteriore che ricorda molto da vicino quello cattolico si sente però
vivere una fede ed esprimersi
una spiritualità che non ci sono
affatto estranee come lo sono in
vece quelle del culto cattolico.
Il Moderatore Rostan ha quindi ribadito il senso della costruzione deUa cappella, per i fratelli ospitati a Villa Olanda e all’Uliveto: la nostra piccola Chiesa ha voluto dare questo segno
di solidarietà offrendo un luogo
ospitale, in cui potessero trovare cibo, e in qualche modo
una casa ; ma è necessario il pane
della Vita che è in Cristo, e il
luogo di culto è loro offerto per
questo, nella certezza che Cristo soltanto è il vero Consolatore, mediante la sua Parola e
il suo Spirito. Al vivo ringraziamento del « pope », cui si sono
uniti gli ospiti con un dono
gentile, ha risposto il Past. Guido Comba, che ha seguito i fratelli ortodossi che ora sono fra
noi già vario tempo prima che
atterrassero in Italia, e che li
ha accompagnati nella loro casa.
Si è infine levato il canto di
quegli uomini e di quelle donne; insieme, cantavano in russo
il « Padre nostro », e molti visi,
., I V. al di là dei tristi ricordi, di
quello che per molti di loro è
®Sk stato il crollo di tutta una vita,
si illuminavano di serenità, da(foto Jahier) vanti al Signore che è lo stesso,
ovunque e sempre.
Siamo profondamente lieti che i nostri fratelli abbiano ora
un luogo in cui raccogliersi, e non soltanto quando 1 arciprete
Troyanoff, che risiede a Losanna e che è incaricato della cura
spirituale di rifugiati russi in molti campi e in molte case in
Svizzera e nel Nord Italia, viene a presiedere il culto, ma ogni
settimana, quando si riuniranno, sotto la guida di uno di loro,
nel loro tempio, costrxiito secondo i precisi disegni del « pope »,
sotto la guida dell’Ing. Ravazzini. Auguriamo che essi possano
ora sentirsi ancora più a casa, anche come credenti, e che il Signore benedica la loro comunità e quanti per loro lavorano.
ortodossa
Facoltà Valdese
di Teologia
Sono aperte le domande di ammissione
aUa Facoltà di Teologia per l’anno accademico 1959-1960. Per la iscrizione come studente regolare occorre fame domanda per
iscritto al Consiglio, presentando entro il
20 ottobre:
1) il certificato di nascita;
2) il diploma di maturità classica o altro titolo giudicato equipollente dal Consiglio ;
3) un attestato fornito dal Consiglio di
Chiesa della Comunità di cui lo studente
fa parte, dal quale risultino i caratteri morali e spirituali del medesimo e la sua iscrizione da almeno due anni ad una Comunità evangelica;
4) un certificato medico comprovante la
sua sana costituzione fisica;
5) l’importo della tassa di immatricolazione.
Presentando gli stessi documenti è possibile anche iscriversi alla Facoltà come studente esterno ; la categoria degli esterni
non dà diritto all’esercizio del ministero
pastorale, ma è aperto a coloro che intendono seguire gli studi teologici onde avere
la preparazione necessaria ad esercitare un
ministero laico nella Chiesa o per fini culturali, scientifici o esigenze spirituali di
ordine personale.
La sessione autunnale di esami decorrerà
dal 27 al 31 ottobre e le lezioni inizieranno lunedì 2 novembre.
La prolusione è affidata al prof. G. Gönnet, docente di storia valdese e avrà luogo
sabato 31 ottobre alle ore 17,30.
Per gli studenti che devono sostenere
esami il Convitto è aperto dal 26 ottobre,
per quelli che non hanno esami dal 30 ottobre. Tutti gli studenti sono pregati di
essere in sede entro il 30 ottobre preavvisando del loro arrivo la Direzione del
Convitto.
La Segreteria
Via Pietro Cossa, 42 - Roma
Un Ortodosso ci parla della sua fede
Dopo « l’inaugurazione » ho potuto
rivolgere aioime domande all’arciprete Igor Troyanoff. Singolare figura,
non più giovane, ma attivissimo, vivace, con un bello sguardo sereno nel
volto incorniciato dalla candida barba; uno sguardo che esprime ima fede limpida che ha resistito a molte
lotte. Dopo aver iniziato la carriera
di ingegnere navale, decise di entrare nel sacerdozio. Prigioniero dei tedeschi, durante l’ultimo conflitto,
passò lungo tempo in campo di concentramento: mi mostra una foto,
quasi irriconoscibile! Alla fine della
guerra fu incaricato della cura dei
rifugiati russi nella Svizzera e nell’Italia settentrionale, con sede a Losanna; ma è sempre in viaggio, spesso con la sua piccoia Citroën 2 CV,
talvolta con la moglie, che è anche
essa già venuta a Villa Olanda e
che è con noi, per la giornata di festa.
— Quanti sono i rifugiati di cui è
incaricato?
■— Difficile dirlo con esattezza; oltre a quelli, numerosi, che sono dispersi e isolati, vi sono nelia Svizzera alcuni centri di raccolta e « case » — come Vilia Olanda —, e sanatori: a Davos, a Berllngen/Kreuzlingen, a Sachsel, Saanen. Leysin, Crono (Ticino); sulla costa savoiarda
del Lemano, a Thonon ; e in Italia,
oltre a Villa Olanda e all’Uliveto
(dove però non tutti sono ortodossi),
c’è a Trieste il campo di S. Saba:
qui oltre ai russi vi sono rifugiati
serbi, la cui lingua conosco perchè
ho seguito i corsi teologici al Seminario di Belgrado. Inoltre ho la cura pastorale delle comunità di Lo
ijanna e Vevey.
— A quale corpo ecclesiastico appar
tiene e da quale autorità dipende?
— Faccio parte della Chiesa Ortodossa Russa all’estero, la Chiesa del
rifugiati russi, che si è staccata, dopo la Rivoluzione sovietica, dal Patriarcato di Mosca. Le Chiese ortodosse autocefale (indipendenti) nazionali dei paesi comunisti sono legate ai loro governi mentre la Chiesa ortodossa russa all’estero è indipendente e ha a capo il MetropHJlita
Anastasi. di New York.
— Con quale frequenza viene in Pie
monte?
— Ogni sei settimane, all’incirca.
Noi ortodossi riconosciamo il sacramento del sacerdozio. Solo il sacerdote può celebrare il culto nella sua
pienezza, può amministrare i sacramenti — che sono per noi sette, come per la Chiesa cattolica—, può
quindi anche ricevere la confessione.
Per questo sono continuamente in
giro da una « casa » ad un campo,
sempre atteso. Però ogni gruppo celebra il suo culto; abbiamo quella
che chiamiamo la « piccola liturgia »,
che viene letta da un laico: la Chiesa ha ugualmente il modo di raccogliersi e di adorare il Signore; per
questo siamo cosi felici di questa
nuova cappella. Per molti di questi
rifugiati la fede è tornata ad essere
la luce che illumina e rasserena la
loro triste situazione umana.
— Lei è sacerdote, porta la tonaca,i
ed è accompagnato dalla Signora: per quanto il sacerdozio abbia valore sacramentale,
è dunque ammesso il matrimonio dei sacerdoti?
— Non solo è ammesso, ma obbligatorio. Non come saggio « rimedio
alla concupiscenza », ' e neppure soltanto per dare al sacerdote un’esperienza umana nel campo della vita
famigliare, ma perchè il sacerdote,
come ministro dei « misteri » del Cristo incarnato, mostra con la sua vita
stessa che i’Evangelo di Cristo si incarna e viene portato proprio nelia
più normale vita quotidiana, e la
santifica.
— Che significato . hanno per voi le
iconi che si trovano nelle vostre chiese e nelle vostre case?
— Le iconi (immagini) della Vergine e dei Santi non sono per noi
oggetto di adorazione ; le veneriamo,
poiché ci ricordano come in essi la
potenza dello Spirito ha operato,
queilo Spirito che è sempre attivo,
vivente nella Chiesa. Ci viene da loro una forza nella fede.
— In che modo considerate la Ver
gine Maria?
— Abbiamo di lei la più profonda
venerazione, e ha un grande posto
nel nostro culto. Non accettiamo la
dottrina deH’immacolata concezione,
perchè mmaccia la realtà dell’incarnazione di Cristo, ma Maria è per
noi Timmagine tipica del credente,
umile, ubbidiente: qui sta la sua gloria. Crediamo però nella sua perpe
tua verginità, non ci pare che i te
sti biblici la neghino. (Qui facciamo
delle riserve...) Essa è l’immagine del
la povertà della Chiesa: è stata la
prima rifugiata...
— Come si svolge il culto ortodosso
e qual’è il senso dell’architettura delle vostre chiese?
— Le nostre chiese sono costruite
e arredate seconao le istruzioni dell’Antico Testamento relative al Tempio. Il tramezzo, con le sue porte,
separa dal luogo ove sta la comuni
tà ii « luogo santo », dove con le Scrit.
ture vengono conservati gli elementi
della comunione (crediamo alla tran
Nella Scuola Latina
di Pomaretto
Nella sessione autunnale (l’efami son >
slat: ammessi alla 1“ media: Collel Gino,
Galliano Luigi, Genre Anna, Jahier Silvio, Maurino Claudio, Poello Renzo, Poin
Bruno, Ribet Gloria, Camino Angelo.
Promos.n alla 11“ media: Bernard -\rturo, Coueourde Ivano, Grill Vera, Peyran
pt»i-ruceio, Pons Lelia, Revel Paola, Rìehard Nadina, Tron Orlando.
Promossi alla III“ media: Allemandi
Silvana, Baret Italo, Cliiurato Giorgio,
Massel Valdo, Paolasso Ada, Ribet Marisa, Tron Elvio, Tron Ezio,
Licenziali: Peyronel Elsie, Peyrone!
Odelta, Pons Loria,
L’ inaugurazione dell’ anno scolasi i-o,
salvo contrordini, avrà luogo 11 1" Ollobre
alle ore 15 nel teatrino del Convitto.
L’arciprete Igor Troyanoff davanti alla cappella
(foto Jahier)
sustanziazione), che però non ado
riamo come i cattolici, ma che esprimono per noi il senso concreto della presenza di Cristo. All’inizio del
culto, la porta centrale, che si apre
sul tavolo che rappresenta l’altare e
su cui stanno la Bibbia e le sacre spe
eie, è chiusa, è come se l’accesso alla
grazia fosse impedito; dopo la confessione dei peccati e la dichiarazione di perdono la porta viene aper
ta, la comunione con il Signore è ri
stabilita. Così, ogni culto rappresen
ta veramente il dramma della redenzione, ripetuto per noi. Non c’è nul
la di cosi avvincente, di cosi gioioso come il nostro culto, in cui viene
proclamata e adorata trionfante la
vittoria di Cristo sul mondo! Ed infatti, particolarmente bella e impres
siva è la nostra liturgia per il tem
00 di Pasqua e di Pentecoste. La
Chiesa Cattolica afferma che essa
realizza in qualche modo nella sua
struttura ecclesiastica, nella sua or
ganizzazione gerarchica l’ordine del
Regno di Dio in terra. Per noi è nel
culto che la meravigliosa realtà della « nuova creazione » si manifesta
potente: ogni culto è per noi una
anticipazione della vita e della gioia del Regno.
— Quali sono i rapporti fra l’Orto
dossia e il Cattolicesimo?
— L’Ortodossia orientale si è separata dal Cattolicesimo della Chie
sa d’Occidente con lo scisma del 1054,
ma tale divisione si preparava da secoli. Proprio perchè rifiutava il prin
cipio della supremazia del vescovo
di Roma, e la gerarchia romana, TOrtodossia si è organizzata in Chiese
nazionali autocefale (indipendenti),
in cui l’autorità spetta al Sinodo,
costituito dai vescovi, ma le cui de
cisioni devono essere accettate dalla Chiesa tutta per divenire vinco
lanti. Tutta l’organizzazione, común
que, risponde a criteri meno rigidi,
molto più elastici di quel che non
sia nelle Chiese d’Occidente: questo
risponde forse in parte all’anima
orientale e russa in particolare, libera dal giuridismo latino, assai più
incline alla contemplazione che non
alla definizione precisa di dogmi immutabili. La Chiesa tutta è un gran
de Corpo che vive insieme, in quella
comunione dei santi che chiamiamo
sobornost: questo fa si che sebbene
abbiamo un senso molto acuto del
sacerdozio, non ci sia affatto quel
distacco dal laicato che si sente invece nel Cattolicesimo. In complesso, per quanto il nostro quadro istituzionale ricordi sotto molti aspetti
quello cattolico, con cui condividiamo un millennio di tradizione liturgica e di meditazione cristiana la
spiritualità ortodossa si distingue
nettamente da quella cattolica; il
giuridismo cattolico per quel che riguarda le opere, i meriti, il Purgatorio ci è estraneo. Dico questo pur
conoscendo credenti cattolici di una
spiritualità assai viva ed acuta.
— Qualè la vostra posizione di fronte al movimento ecumenico?
— Mentre il Patriarcato di Mosca
si è finora rifiutato di aderire al Consiglio ecumenico delle Chiese, vi ha
aderito la Chiesa ortodossa russa all’estero. Pensiamo che una fusione
delle Chiese sia assai problematica;
ma d’altra parte ci pare che il lato
essenziale dell’unità della Chiesa si
realizzi nell’amore reciproco, nella
comunione dello Spirito Santo, negli
atti di amore e di aiuto fraterno.
g. c.
4
GIOVANNI MIEGGE
LA VERGINE MARIA
2» ediz. — L. 750
Claudiana - Torre Pellice
L'Eco delle Valli Valdesi
PIERRE PETIT
LOURDES
Trad. G. Costabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
Il « Jeûne Fédéral » svizzero
Neuchâtel tende la mano
a Soddi e Zuri villaggi sardi
Neuchâtel, 17 settembre
Il a Jeûne fédéral » ha perso, per
molti svizzeri, il suo vero significato. Troppo spesso ci si riduce a con
siderarlo come un giorno di vacanza e di svago eome tutti gli altri.
Non manea, tuttavia, chi cerca
nei vari Cantoni di restituire a questa giornata il senso profondo con
cui era sorta. Nel Cantone di
Neuchâtel le autorità religiose, validamente affiancate da quelle civili, hanno voluto risottolineare il
valore di una celebrazione che è
giustificata solo se riflette insieme il
pentimento del credente dinanzi a
Dio, la sua riconoscenza per ciò che
gli è stato largito dalPEterno nell’aimo trascorso, il suo desiderio
di manifestare la sua volontà di
servizio con un positivo e chiaro
atto di ubbidienza a Dio, un atto
di amore. E’ proprio rifacendosi a
quest’ultimo aspetto ehe, tre anni
fa, venne lanciato per mezzo della
radio, del cinema, e in tutti gli ambienti ecclesiastici, un appello tendente a riunire una somma capace
di aiutare i villaggi più desolati,
ic genti più misere e prive anche
del necessario. Per due anni consecutivi l’attenzione dei donatori è
stata diretta verso la Grecia. E’ così che due villaggi ellenici hanno
potuto ottenere l’uno alcune case
nuove per dei senzatetto, l’altro un
ospedaletto là dove prima non vi
era alcunché di simile.
Quest’anno la parola d’ordine è :
Sardegna. Tutti i giornali locali
portano il disegno dell’isola e, nella zona centro-occidentale di essa,
due puntini neri che indicano due
V illaggi : Soddi e Zuri. Possiamo
immaginare quale sia la scena che
si presenta dinanzi agli occhi del
visitatore. Chi ha letto il « Diario
di una maestrina » ha ben presenti
le descrizioni di miseria e di indigenza che esso contiene! La situazione è dunque questa: terra arida,
rocciosa, senz’acqua; alberi scheletrici., cespugli di spini, cumuli di
pietre ammassati a formare una
« casa ». Mentre padri e madri lavorano ai campi o si affittano come
braccianti, i bambini sono abbandonati a loro stessi.
Manca l’acqua potabile : non ci
sono che pochi pozzi, prossimi ai
depositi di letame, oppure delle
fonti spesso contaminate. Non esiste nè telefono nè telegrafo, non
vi sono mezzi di comunicazione,
non esiste una scuola degna di tal
nome.
A questi villaggi, a questa gente
nella miseria, gli svizzeri vogliono
dire concretamente la loro solidarietà. Essi contano di raccogliere
centomila franchi svizzeri (14 milioni di lire) perchè a Soddi e Zuri
abbia inizio un’era nuova. La somma raccolta non basterà certo a eliminare ogni povertà, ogni squallore
come per il tocco di una bacchetta
magica. Essa permetterà, però, di
dare l’avvio a quel movimento che
si chiama aiutarsi da sè. I donatori
svizzeri hanno in mente la creazione di un Centro sociale comprendente una grande sala da adibirsi
a scuola, una cucina per la preparazione delle refezioni scolastiche,
un piccolo alloggio per la maestra,
un ambulatorio e una grande sai i
di riunione dove si avvicenderanno
dei corsi di puericultura, di cucito,
di agraria e di allevamento del bestiame. La costruzione sarà affidata
in buona parte ai lavoratori locali,
spesso altrimenti costretti aH’inattività. La speranza sembra già aver
pervaso quella gente. Le parole del
sindaco dei due villaggi lasciano
intravedere il senso d’attesa che ha
suscitato il progetto svizzero. « Non
vedremo più, egli ha detto, i bambini trascinarsi, sporchi e abbandonati, nella polvere della strada;
non vedremo più le giovani sedute
sulla soglia di casa senza far nulla;
il Centro fornirà delle prospettive e
delle speranze nuove ai giovani,
agli uomini che, la sera, sono abituati ad andare all’osteria per annegare nel vino la disperazione c
ia noia; potranno andare a discutere dei loro problemi e del loro
lavoro con dei tecnici che li aiuteranno ad imparare come si deve
coltivare la terra'.' Rientreranno alle loro case e vi troveranno le mogli meno stanche e più libere di
occuparsi meglio dei loro bambini.
Questo miracolo si realizzerà perchè una mano amica si tende al disopra delle Alpi e del mare, verso
la nostra comunità ».
Un’aiuto costruttivo è quello che
crea delle condizioni tali da permettere a una comunità di aiutarsi
da sè. E’ quest’aiuto che la popolazione di Neuchâtel vuol dare ai
contadini di Soddi e Zuri. E noi,
sentendoci come ci sentiamo solidali
con ogni sofferenza, con ogni uomo
che è nel bisogno e specialmente
con ognuna delle molte miserie dei
nostro paese, siamo grati ai nostri
fratelli d’oltr’alpe che, senza forse
poter mai conoscere di persona coloro che si preparano a beneficiare,
danno senza calcolo alcuno.
Giov.ìnni Conte
Inizio dell’anno scolastico
Per disposizione del Ministro della P. I.,
le lezioni del nuovo anno scolastico 19591960, nelle scuole elementari ed in quelle
medie di ogni ordine e grado, avranno inizio col 1» ottobre p. v.
L’inaugurazione dell’anno scolastico, per
gli alunni della Scuola Media e del Ginnasio Liceo, avrà luogo quindi giovedì
!<■ ottobre, alle ore 15, nella Sala sinodale.
11 discorso di apertura verrà tenuto dal
prof. Teofilo G. Pons, ebe parlerà di « ricordi, esperienze e considerazioni sulla
Scuola ».
1 genitori degli alunni in particolare e
tutto il pubblico degli amici del Collegio
sono cordialmente invitati ad assistere alla
tradizionale inaugurazione, che segna l’inizio dell’attività scolastica nella nostra cittadina e in tutta la valle.
Notiziario delle Comunità
sam sEcoivDO
Il Pastore Cipriano Tourn, conduttore
interinale della parrocchia dal mese di
marzo, ha preso commiato domenica scorsa dalla nostra comunità che dalla prossima settimana, con l’insediamento ufficiale
del Pastore Arnaldo Genre, avrà il suo
conduttore titolare eletto dall’Assemblea
di Chiesa l’inverno scorso.
11 messaggio di sabato rivolto dal Pastore Tourn al numeroso pubblico presente al Culto è stato commovente ed ha voluto essere per i parrocchiani un fervido
incitamento a vigilare del continuo perchè
la loro fede non venga mai meno. L’esortazione di San Paolo a combatti il buon
combattimento della fede » dovrà sempre
essere presente in ognuno, affinchè, tra
La scuola non è una fabbrica
di certificati
{segue dalla 1“ pagirw)
rivolto un altro appello ai genitori:
« Pietà per gli insegnanti! ». Sento già
tutta la filastrocca di lamentele contro
gli insegnanti, l’enumerazione di tutte
le loro deficienze; e ammetto che ce
ne sono molte. Per gli insegnanti non
vale la scusa che nessuno è perfetto,
che errare è umano, che ci sono tanti
motivi per cui non possono corrispondere a quello che sarebbe un educatore
ideale (ma secondo l’opinione di quali genitori? che queste sono molto diverse!), che anche per loro ci sono i
momenti di stanchezza, di malattia, di
preoccupazioni. « Tutto questo a scuola non lo si deve sentire, o altrimenti
non si faccia l’insegnante! » E’ vero,
eppure...
Non voglio enumerare a mia volta
quegli insegnanti che dedicano tutta
la loro vita ai loro alunni, che amano questi ragazzi, che vivono per loro: credetemi, ce ne sono più di quanti immaginate! Non pensate che questi possano scoraggiarsi, lasciar correre, se si vedono sempre solo messi
sul banco di accusa?
L’insegnamento richiede una tensione nervosa, e quindi un logorio di gran
lunga superiore a quello richiesto da
qualunque altra professione : i programmi devono essere svolti, 30-40 ragazzi, tutti diversi tra loro, devono
apprendere il necessario; ognuno vorrebbe essere compreso e trattato come gli si addice: ed allo stesso tempo si pretende un trattamento uguale
per tutti!
Quanto più facile sarebbe il compito della scuola, e con ciò degli scolari stessi, se in famiglia si collaborasse
un po’, non compatendo solo i poveri
figlioli così « maltrattati », ma insegnando loro a comportarsi come si
deve nelle varie situazioni a scuola, e
con ciò anche più tardi nella vita con
tutta la sua durezza e le sue esigenze!
Ho lavorato parecchio tempo fa in
ospedale, sia come segretaria, sia come interprete, in lavori impegnativi e
con molte ore, eppure non sono mai
stata così spossata come ora dopo poche ore di lezioni — e le correzioni,
la preparazione non sono nulla? — e
con quelle « lunghe » vacanze, che si
riducono a 3-4 settimane, perchè il
resto è impegnato con esami, molto
più pesanti ancora delle lezioni.
Perchè sono passata all’insegnamento? Perchè nonostante tutte le mie deficenze e gli errori che faccio, nonostante tutte le difficoltà e sconfitte, credo nei ragazzi di oggi — come in
quelli di ogni tempo —, credo che il
seme non sia gettato inutilmente; in.somma, perchè li amo questi figlioli.
J. S.
scorsi l’euforia ed il desiderio d’azione,
naturali nel primo periodo di attività di
una parrocchia, questa comunità non abbia
poi a cadere nella triste piaga della tiepidezza, la subdola arma del tentatore per
allontanare le anime da Cristo. I valdesi
di San Secondo si trovano in una condizione delicata per la posizione stessa della
loro parrocchia, sentinella avanzata al confine delle Valli: ad essi la maggior responsabilità di serbare più che mai intatta la
fede e testimoniare in ogni circostanza con
l’esempio, la parola, gli atti, la loro devozione all’Evangelo di Cristo.
11 Pastore Tourn lascia a San Secondo
un grato ricordo e la comunità, mentre lo
ringrazia per il bene ricevuto in questi
mesi attraverso i suoi convincenti messaggi di fede e di carità cristiana, chiede la
benedizione e l’aiuto del Signore sull’opera che questo Suo servitore fedele si accinge a compiere in altra circoscrizione.
La piccola Egle Elvina Ribet di Arturo
e di Giraud E3sa ha ricevuto il Sacramento
del Battesimo.
Il Signore conceda a questo tenero fiore
di crescere in statura e sapienza e l’accompagni con la Sua grazia e le Sue benedizioni attraverso i sentieri della vita.
R U R a’
Ringraziamo l’anziano Aldo Tourn che
ha sostituito il pastore nella predicazione
nel culto di domenica 13 settembre u. s.
— Domenica prossima, 27 settembre,
avrà luogo alle ore 9 precise una seduUt
del Concistoro,
— Domenica 4 ottobre avrà luogo l’d,s"
semblea di Chiesa per il rapporto dei delegati al Sinodo e per parlare della ripresa invernale.
Manifestazione di chiusura
alla Scuola ({’Economìa Domestica
Domenica 4 ottobre prossimo avrà luogo la manifestazione di chiusura dell’anno ecclesiastico 1958-59 della Scuola Valdese di Economia Dome.stica, col segueni ■ jM-ogramma:
Ore 15 — Esposizio.ne degli scopi e dei
programmi della Scuola e dei ri.sultati
conseguiti nei corsi annuali.
Apertura della Mostra dei lavori di taglio, cucito e confezione, compiuti dalle
allieve durante l’anno scolastico.
Ore 16 — .Agli intervenuti, ospiti graditi, sarà cordialmente offerto il tè. Si troveranno a loro disposizione, mediante una
modesta quota, dolci e pasticcerie, confezionati dalle allieve.
Il pubblico amico è cordialmente invitato a partecipare a questa manifestazione, per rendersi conto deH’importanza e
del valore della Scuola. Per coloro che
non potessero essere presenti il t ottobre
la Mostra rimarrà aperta tutti i giorni dal
5 all’ll ottobre.
La moglie, il figlio e famiglia (in
America), la mamma, il fratello, le
sorelle e i parenti tutti annunziano
con dolore la perdita del loro caro
Edmondo Long
avvenuta in America il ?5-8-1959.
« Io so in chi ho creduto »
(1 Tim. 1: 12)
I figli del
Cav. Oscar Godino
ringraziano tutti coloro che, in vario
modo, hanno partecipato alle manifestazioni di stima e di affetto tributate al loro papà.
Pompe funebri Garzelle - Tel. 2184
Pìnerolo
Rrof. Or. Franco Upertì
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice: previo appuntamento
Dottoressa
Iolanda De Carli Falerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
AVVISI ECONOMICI
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Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
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Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Trlburiaie
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955.
Convitto Maschi io Vaidese
Torrs PellioB (Torino)
UT iscrizioni per il prossimo anno scolastico al Convitto
Torre Pellice per alunni che frequentino le SCUOLE
ELEMENTARI, LA SCUOLA MEDIA, IL GINNASIO E LICEO CLASSICO E LE SCUOLE DI AVVIAMENTO INDUSTRIALE.
Per informazioni e per ricevere prospetti illustrati scrivere semplicemente, anche su cartolina pastoie, a: CONVITTO — TORRE PELLICE
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