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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 AIISR06RA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 99 - Nuin. 10
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TORRE PELUCE - 7 Marzo 1969
Ammin. Claudiana Torre Pellioe . C.CJ. 2-17557
Bisogna che queste cose avvengano Uño della MIO
In una società dilaniata, in soff crema, non può che esserlo anche la chiesa, inserita in un
mondo che non possiamo tenere sulla porta sbarrata di un tempio; ma occorre che riusciamo a smorzare i contrasti con il freno della pazienza adulta e della carità che non esclude
Ero tentato di intitolare questo scritto : « Lettera a un fratello », ma non
ne ho fatto di nulla. I tempi sono tali
che nulla resiste a una critica preconcetta e corrosiva, nemmeno le più intense espressioni di un dizionario evangelico tramandatoci col messaggio di
Cristo. Oggi ci sono i compagni di
lotta e « gii altri », il gruppo e « gli altri », gli impegnati e « gli altri ». È
sempre più difficile, sembra, anche per
un pastore dire una parola udibile da
questi e da quelli, tanto più che egli
dispone di un termine svilito e contestato : fratello.
Eppure — in questo franare di tanti
« valori », di sogni avventati e di pazienti costruzioni — non so cosa resti
di vitale, di saldo tanto da accettare
come una gloria di essere « servitore »,
se non un rapporto umano che nella
fede s’esprime solo così,: fratello.
Sarà un errore d’ottica, forse un residuato d’una prima educazione pietistica, o magari la conclusione d’un
intimo discorso intriso d’esperienze
non sempre di facile sopportazione, ma
percepisco nell’uomo che oggi vive in
una nostra comunità, nella nostra
Chiesa, la sofferenza, l’acuto patimento del tempo presente. Una sofferenza
resa acuta dallo smarrimento che genera la constatazione d’una difficoltà
crescente di trovare proprio nel seno
delle comunità credenti quel conforto,
quel ristoro interiore, quella pace che
«il mondo» nega risolutamente. In
un mondo dilaniato, in sofferenza, la
Chiesa non può che essere dilaniata, in
sofferenza: è sempre stato così,, da
quando Gesù ha annunziato che « Iddio ha amato tanto il mondo » e gli
apostoli hanno trasmesso quel messaggio.
Ouandn noi « dividiamo » all’ingrosso
il popolo di Dio in vecchie generazioni e nuove generazioni, prendiamo un abbaglio: non siamo solo nella
crisi di un trapasso di generazioni, ma
T i a so di civiltà, e nell’edificio
d p~ v’é una di quelle bizzarre
che seguono un loro itiner prevedibile, sembra che ca
1 no ro in basso, poi si stendono
or zz !nte, si ramificano, si con
glungono per poi riprendere a calare
fino alle fondazioni. Insistere sulle differenze anagrafiche è fasullo, quanto
negare che queste crepe esistono e sono profonde, allarmanti.
Non stiamo a ricordare i nomi delle
comunità, anche perché fra noi tutto
tende a diventare pettegolezzo, per una
sorta d’avvilimento dei fatti e delle
persone alla misura della meschinità
ch’è dentro ognuno di noi. Ma resta
il fatto che abbiamo comunità devastate, Consigli di Chiesa (di «diaconi» e
« anziani » ! ) in crisi, pastori in afflizione. E non siamo che a un principio
di sofferenze.
Se fossimo « uomini di governo » cominceremmo col minimizzare le cose,
se ci tentasse l’àpologìà della nostra
Chiesa le negheremmo addirittura;
ma abbiamo troppo sofferto in passato per questa non-volontà di vedere
le cose come sono, per rifiutarci oggi
una analisi realistica della situazione.
È vero, fra noi ci sono dei contrasti e
delle incomprensioni così, radicali da
richiamarci alla mente « gli scismi e le
eresie » delle quali parlava l’apostolo
Paolo ai Corinzi (1 Cor. 11: 18-19). E
purtroppo non s’accetta da nessuna
parte un’opera di mediazione, contestata e derisa nella misura in cui la
saldezza della comunità non è garantita dalla fede nell’unico mediatore:
Gesù Cristo.
Proprio per questo è ora il momento
decisivo nel quale il credente qualunque, nonostante le sue idee sulla società, la politica e la teologia, è chianiato a riscoprire la centralità di Cristo nella propria vita, e come Egli determina l’appartenenza a una comunità, la collaborazione nella testimonianza e nel servizio, la carità verso
chi vede diversamente le cose.
Sembra che l’eredità pietistica, uri
evangelismo cosi nutrito di richiami
alla Bibbia, abbia ben scarso fondamento se cede alla disputa di parte e
reagisce con virulenza a ogni presa di
posizione non allineata. Sembra che
tanta predica dell’agàpe, della carità,
abbia inciso ben poco fra chi ha fatto
mostra di accettarla come l’ultima novità, se porta al dispregio degli altri,
alla faziosità che distrugge sconsideratamente. V’è in noi, fra noi, un fenomeno di immaturità o, se volete, di senescenza di fede in Cristo che si rico
nosce solo rientrando in se stessi e
confessando i propri peccati. Ma chi
vuol fare questo? chi crede ancora
di vivere per il perdono dei peccati?
Il radicalizzarsi delle posizioni (sociali
e politiche) è un fenomeno che noi
osserviamo vistosamente nel nostro
tempo, oggi, ma non ci si chiede se
esso sia stato anche di ieri (o di sempre). Panno ridere e fanno piangere,
per esempio, dei credenti che partecipano a una manifestazione sbandierando la loro fede con uno striscione
sul quale è scritto : « Falce e martello
— i padroni al macello ». Ma in altri
tempi sul frontone di una nostra chiesa s’era scritto un motto fatidico di
Mussolini, e caso volle che il nostro
Sinodo mandasse un telegramma augurale al Duce perfino il gioriio dopo
la sua defenestrazione : anche a leggere quelle cose c’è da ridere e da piangere. E oggi si osserva un comune parere solo in una cosa: nel disprezzo
per questa Italietta che, nell’equilibrio
instabile nel quale arranca, garantisce
comunque anche a tutti gli arrabbiati
di tutte le tendenze delle libertà che
il passato ( e l’avvenire?) non ci affidava.
Ma proprio la lezione del passato,
mentre impone umiltà e umiliazione,
ci richiama a un senso di responsabilità, di misura e di flltraggpo. Bisogna
che riusciamo a smorzare le reazioni
col freno della pazienza adulta e della
carità che non esclude, ridimensionando quelle che sono esuberanze malcontrollate e cercando di capire la ragione sostanziale di ogni atteggiamento. Non è con la passionalità del dissenso 0 del consenso che serviamo il
Signore nella sua comunità, ma solo
ragionando le cose davanti all’Evangelo, a tutto l’Evangelo. Vi sono posizioni che sembrano « rivoluzionarie »
e in sostanza sono permeate del più
piatto conservatorismo d’un mondo
che perisce; vi sono però anche aperture nuove, autentiche, proposte magari in modo inaccettabile, che ogni
comunità dovrebbe considerare senza
prevenzioni, ma come « segni dei tempi » ai quali è inammissibile voler sfug
gire. Comunque, bisogna che queste cose avvengano, se non altro perché siamo uomini vivi, comunità inserite in
un mondo che non possiamo tenere
sulla porta sbarrata del tempio. Ma in
questo, nonostante questo, siamo e restiamo « fratelli in Cristo », e se qualcuno è così preso dalla mattana da
dimenticarlo, che se la veda davanti
al giudizio di J3io. A noi necessita da
un lato vivere in una comunione sostanziale e non formale, e dalT'altro
compartecipare alla testimonianza resa a Cristo in .in tempo che evolve
rapidamente e non consente chiusure
programmatiche
Ia sperimenta/ione. questa impostazione t p co 1 no~tri giorni, è in
sostanza un .uto di umiltà spesso
voluto con 1 ar anza di chi presume
di avere a che ifsre con «nemici», « avversari ». Percne non si possono sperimentare nelle nostre chiese modi diversi di culto, n unioni e attività che
tentano di riso; ndere a mentalità e
attese nuove? licrche dobbiamo intestarci a volere le :;ose « come sempre »?
Questo sempre una menzogna in
buonafede e un i antativo di pietrificare la vita com tar a é una pretesa
che si fa dramn urea quando viene da
persone che si : imano e si amano come fra quelle c;;;i piu hanno dato dei
loro doni alla coinunità. V’è un atteggiamento che m sostanza è fatto di
paura, fa pens .re ai terremoti, e si
risolve in un conservatorismo a oltranza per nulla evangelico. E v’è una propensione al nuoyjB^pei il nuovo, sconsiderata e fàcilona, che fa pensare a
dei ragazzi che vogliono « giocare alla
comunità», del tutto indifferenti o assenti da quei valori umani e da quella
tradizione che ha caratterizzato la fratellanza. (E non consideriamo «il gioco » di trasportare di peso nel contesto della chiesa locale gli interessi, le
beghe, le iniziative che appartengono
— come impostazione di pensiero e di
pratica — alla lotta politica).
Noi dobbiamo aprirci al nuovo,
quando porta il segno di una volontà
di comunicare i doni del Signore, dob
biamo dare fiducia in Cristo a credenti che possono o non possono pensare
come noi ; a un atteggiamento di giudizio verso le persone bisogna che ci
sforziamo di sostituire una grande fiducia nello Spirito Santo che certamente opera ancora oggi, e inventa
cose nuove e conferma cose vecchie.
Alla preoccupazione per chi fa, e cosa
fa, bisognerebbe che si sovrapponesse
quella per chi non fa (nella chiesa) e
per cosa fa (nel mondo). Insomma, se
la situazione nella quale versiamo è
' allarmante, saremmo lontani dal giusto se volessimo addossare le responsabilità a questi o a quelli, a una impostazione piuttosto che a un’altra.
L’Evangelo non ci richiede di istruire
processi all’interno delle comunità, ma
di inserirci nel processo di Cristo, testimoni e correi.
Anni fa, ricordo, accennai su « La Luce » a queste preoccupazioni : c’era^
no già segni sufficienti per vedere
dove s’andava, e mi chiedevo se non
s’era alla fine della Chiesa Evangelica
Valdese. Mi risposero due amici di diverse opinioni. Per l’uno il mio era
uno «sfogo viscerale»; l’altro s’arroccò nella retorica del buon tempo antico. Oggi, se hanno occhi per guardare,
si commuoveranno senza retorica le
budella a tutti e due. (E risparmio una
difesa non viscerale delle « viscere » :
bellissima espressione biblica, d’ima
forza espressiva pari alla squisit^za
culinaria di trippa e budella, d’aniRjja.
li, naturalmente).
La comunità credente, questa creatura dellangrazia del Signore, è quanto
di più caro abbiamo sulla terra: è la
famiglia vera, è l’assemblea convocata
per udire Iddio che per lo Spirito ci
parla attraverso il Libro, è comunione
con Cristo che nell’eucaristia si fa
proclamazione di grazia e pace. Noi
la amiamo, questa creazione alla quale hanno collaborato con sacrificio, devozione e allegrezza generazioni di credenti. È davvero giunta fino a noi perché la facciamo a pezzi? la cancelliamo?
Luigi Santini
iiiimiimiiiiiiimiiii
Messaggio di Claudio Tron, segretario FUV, per la ^Domenica della gioventù»
LA FIDUCIA DI CRISTO
Il passo tradizionale presentato
come il racconto della « riabilitazione di Pietro », perché contiene
una triplice confessione di fede come triplice era stato il rinnegamento dell’apostolo, pone quest'ultimo in una situazione che non ha
nulla di eccezionale, perché sempre quando un credente incontra
il suo Signore deve rispondere di
averlo in qualche modo tradito.
Non c’è, qui, nulla che faccia pensare a Pietro come futuro papa,
non c’è nulla che lo ponga nella
situazione privilegiata di vicario
infallibile di Cristo — Gesù non
gli dice « pasci i miei pastori » —
ma c’è il semplice credente, umiliato e confuso per il suo peccato,
senza possibilità di pretese né di
scuse, senza vanto di alcun genere,
solo, con le spalle al muro e un
peso insopportabile sulla coscienza.
In questa situazione Gesù lo incontra in un modo totalmente inaspettato e imprevedibile. Infatti
Pietro poteva aspettarsi due tipi
di discorso: o una rampogna violenta come quelle nei confronti dei
farisei e piena di tristezza; oppure
un discorso gioioso di perdono.
Ma Gesù non rivolge a Pietro né
l’uno né l’altro discorso; mette in
questione la sua esistenza: « Mi
ami tu? ». La risposta di Pietro
non è delle più facili. Rispondere
di no potrebbe essere una deduzione coerente col tradimento, ma
Giovanni 21: 15-23
non sarebbe coerente con la fede
di Pietro: la coerenza con un atteggiamento o con un atto non è necessariamente una coerenza di fede. E poi, perché Pietro non amerebbe Gesù? D’altra parte, a rispondere sì Pietro arrischia molto.
Può essere una risposta dettata da
un momentaneo entusiasmo, come
quando aveva detto: « Metterò la
mia vita per te! » (Giov. 13: 37),
cioè una risposta senza seguito
pratico, senza coerenza, senza vita. Eppure Pietro arrischia questa
seconda risposta, senza eccessivo
scrupolo. Si lancia, accetta di vive
Ricordale :
il 16 Marzo
"Domenica della giovenlù,
re la sua fede anche se sa che è incapace di viverla sempre fino in
fondo. Capisce che la chiesa è fatta
di uomini che si buttano senza esitazione, che fondano la loro vita
su un atto arrischiato come questa
confessione di fede, perché nessuno può essere certo di se stesso,
ma solo del Signore. Sul fondamento del Cristo Pietro ricostruisce la sua nuova vita dopo la ri
surrezione. Non può aspettare di
essere sicuro di se stesso, anzi,
questo sarebbe blasfemo: è sicuro
del Cristo, che è risuscitato, e questo gli basta per dire: « Tu sai che
io t’amo ».
Nella risposta di Gesù gli è, perciò, dato di sperimentare la giustificazione per fede. Gesù non gli
dice: « Mi hai rinnegato, ma io ti
perdono e non se ne parli più, tutto è come prima »: non gli manifesta il suo amore, ma chiede
l’amore di Pietro ed un suo impegno: « pasci »; « seguimi ». In questa richiesta il discepolo capisce il
perdono del suo Signore infinitamente meglio che se gli avesse fatto una semplice dichiarazione di
perdono: capisce che Cristo gli
concede fiducia e gli affida una missione estremamente delicata. Questa è la giustificazione per fede: la
fiducia che il Cristo ci concede
chiedendoci di metterci al suo servizio. Lo abbiamo tradito, non abbiamo meriti né opere da mettergli davanti, e tuttavia, contro il
nostro passato, sempre e di nuovo, Cristo ci concede fiducia non
solo per la vita avvenire ma per
questa vita col conferimento di un
ministero. Solo in questo modo
l’annuncio del perdono è pienamente comprensibile. Ugualmente,
solo se abbiamo la certezza della
fiducia del Cristo vale la pena di
(Continua in II pag.)
Fra gli avvenimenti salienti della settimana v’è stata la visita di Richard Nixon, largo
di sorrisi, alle capitali dell’Europa occidentale, Vaticano incluso. Nel momento in cui il
governo' di Washington si apre a un cauto
accordo con il Cremlino, il presidente degli
Stati Uniti ha voluto saggiare di persona la
situazione nei vari paesi "alleati", rassicurarli
circa le proprie intenzioni, e assicurarsi una
base europea quanto più solida possibile per
avviare più stretti rapporti con l’Est sovietico.
Le due visite romane di Nixon, fra le quali si è inserita la tappa parigina, sono state
accompagnate da manifestazioni che hanno
agitato la capitale: i quotidiani hanno diffusamente riferito, nel primo caso, mentre
assai più in sordina sono state passate le manifestazioni contro la visita vaticana di Nixon (si legga al riguardo, in ultima pagina,,
un significativo messaggio a Paolo VI di un
gruppo di cattolici del dissenso). Per parte
nostra, mentre rifiutiamo nel modo più recisa le manifestazioni violente, con altrettanta decisione contestiamo il buon diritto del
rifiuto che è stato opposto al PCI per la
grande manifestazione di .protesta che esso
progettava in Piazza Esedra. A Parigi forze
di sinistra hanno organizzato una grande
manifestaziione per esprimere l’opposizione
alla politica americana nell’Estremo Oriente: vi hanno partecipato 50.000 persone e
non si è avuto disordine né violenza; la cautela preventiva delle nostre forze dell’ordine
è più che contestabile : evidentemente i nostri responsabili dell’ordine pubblico — mestiere oggi certo ingrato ■—• non hanno ancora chiara coscienza che li abbiamo eletti
e abbiamo affidato loro il mandato di reprimere la violenza e l’arbitrio, ma non la libera espressione che è diritto di ognuno.
Non sono privi d’interesse i retroscena religiosi della visita di Nixon in Vaticano. In
ambienti ecumenici' or si è chiesti perché, se
visitava il Vaticano, R presidente statunitense non rendeva visita pure alla sede ginevrina del CEC; e si dava questa spiegazione:
da un lato jl CEC non ha il ’peso’ politico
che ha invece il Vaticano, e dall’altro R. Nixon sarebbe animato da interesse assai tepido verso il CEC quale riflesso dèL suo attaccamento a Billy Graham, le cui riserve verso l’organismo ecumenico sono note e profonde. Quanto a noi, non ci dispiace affatto
che il presidente statunitense abbia girato
alla larga (e lo stesso diremmo se si trattasse del presidente sovietico o di quello cinese) : non jirediamo infatti che l’apporto effettivo del CEC alla soluzione dei problemi
mondiali possa avvantaggiarsi da questi contatti ufficiali, carichi di ambiguità.
Segnaliamo infine che la visita vaticana
di Nixon aveva suscitato negli Stati Uniti
accese proteste. Secondo un dispaccio delVepd, prima della visita la « Washington
Post » annunciava da fonte attendibile che
fra il governo degli USA e il Vaticano vi
sarebbero già state consultazioni per stabilire
se un rappresentante americano presso la
s. Sede dovesse avere il rango diplomatico di
ambasciatore ovvero soltanto quello di rappresentante personale del presidente. Già in
precedenza la « Post-Dispatch » di St. Louis
(Missouri) aveva affermato che il 2 marzo
Nixon intendeva presentare in 'Vaticano il
« suo uomo di fiducia ». In ogni caso il Senato non ha a tutt’oggi data la sua approvazione per l’istituzione di rapporti diplomatici.
Dopo che i Battisti americani avevano protestato preoccupati, ultimamente pure il segretario generale dell’influente « Associazio
(Continua in IV pag.)
Nelle pagine interno
Nelle pagine interne i lettori troveranno
una « sorpresa »: la Commissione sinodale per
l’Istruzione secondaria, d’accordo con la Tavola Valdese, ci ha proposto di inserire come
« documento di studio », in due numeri successivi, una doppia pagina recante la relazione al Sinodo, corredata da un certo numero
di allegati, che essa ha approntato. Debitamente piegati, questi fogli costituiranno un
opuscoletto maneggevole; le chiese che ne desiderassero un certo numero di copie possono
richiederle alla Tavola, al prezzo di L. 60 la
copia. Questa settimana abbiamo dovuto limitarci alla pubblicazione del testo della relazione e a parte del primo documento aUegato,
nel n° prossimo seguiranno alcuni altri documenti sulla funzione delle scuole istituite dalla Chiesa, sul problema deUa « cultura valdese », sulle condizioni economico-sociali del Pinerolese, ecc. Si tratta di un documento di
studio, che — insieme alle relazioni presentale negli anni scorsi dalla Commissione permanente per l’istruzione secondaria, della quale
l’attuale Commissione rappresenta, per volontà
del Sinodo 1968, un’alternativa — dev’essere
studiato nelle comunità e discusso nel prossimo Sinodo. Ognuno è libero di esprimersi : ì
pareri possono essere inviati alla Commissione
o a noi; poiché prevediamo... posta copiosa,
non possiamo ovviamente garantire la pubblicazione di tutto, ma ogni presa di posizione
sarà tenuta pre.sente dalla Commissione che
risponderà collegialmente, dopo alcune settimane di dibattito. red.
2
pag. 2
N. 10 — 7 marzo 1969
¡I diífímma del dissenso cattolico: riforma o rivoluzione?
Tutto può ossòre contestato nella Chiesa,
Un altro importante documento del
dissenso cattolico sta per essere pubblicato in Italia. Si tratta del capitolo
introduttivo al Dossier sulla contestazione nella Chiesa, un volume che uscirà a metà marzo presso l’Editore Gribaudi di Torino e che è curato da
Vittorio Merinas, il sacerdote torinese
intorno al quale si riunisce, in un exgarage di Via Vandalino, una forte
comunità cattolica, impropriamente
denominata dalla stampa sempre incline alle classificazioni frettolose
« risolotto di Torino ».
Il capitolo iniziale del volume è costituito da urrdocümento anonimo, stilato, secondò una nota redazionale,
da « un gruppo di teologi italiani ».
L’anonimato è sempre spiacevole ma a
volte, purtroppo, è necessario: si può
supporre che l’autore, o gli autori, del
documento abbiano preferito restare
anonimi, per evitare possibili e probabili sanzioni curiali. Nella Chiesa cattolica l’Inquisizione non è morta. Quel
che comunque interessa è il contenuto
del capitolo che, come vedremo, è piuttosto esplosivo.
RIFARE LA CHIESA
Il documento procede su un doppio
binario, uno analitico e l’altro programmatico. C’è da un lato una valutazione della contestazione cattolica
attualmente in corso, e dall’altro un
programma di contestazione davvero
globale e radicale, in base al principio
secondo cui « tutto può essere contestato nella Chiesa, salvo il Cristo ». Si
tratta dunque di una contestazione
che nulla risparmia, neppure quello
che un cattolico considera di solito
« indiscutibile e insostituibile ». Va subito detto, naturalmente, che «contestare non è semplicemente negare »:
non si vuole negare, ma discutere ; non
demolire, ma saggiare. La contestazione qui auspicata e proposta consiste
in un’ampia opera di verifica della
Chiesa d’ogp, in tutte le sue espressioni e manifestazioni. « Non temiamo
di mettere in questione, di contestare
tutto senza porre dei confini... » : tutto dev’essere vagliato, verificato, saggiato criticamente.
Questa esigenza di rimettere tutto
in questione, tranne il Cristo, nasce
da una valutazione drasticamente negativa della Chiesa cattolica attuale.
Il documento parla, senza peli sulla
lingua, di una Chiesa « ancor oggi vistosamente mondana, corrotta, antievangelica», nella quale si verificano
K negazioni sfacciate del Cristo », non
necessariamente sul piano degli individui che la compongono quanto piuttosto sul piano del «sistema» (come
oggi si dice). Insomma, Tori^nalità
del documento che siamo esaminando
consiste, se abbiam visto bene, nel
mettere in questione non già questo o
quell’aspetto della Chiesa ma la Chiesa
stessa così come oggi è. Lo conferma
la proposta conclusiva del documento :
avviare nella Chiesa una « contestazione radicale » il cui obbiettivo ultimo è nientedimeno che rifare la Chiesa. Abbiamo qui, senza alcun dubbio,
la tesi più avanzata sinora espressa
dal dissenso cattolico: non solo perché una proposta di questo genere investe l’intera realtà della Chiesa ma
anche perché il compito di « rifare la
Chiesa» non viene più affidato al solo
magistero o alla gerarchia : « si vorrebbe rifarla anche un po’ per iniziativa spontanea dal basso, questa nostra Chiesa, magari sbagliando qualche volta nel tentativo di cogliere la
voce di quella piccola percentuale di
Spirito che a tutti è stata data, non
all’unico fine di obbedire a coloro che
se ne fanno i detentori privilegiati».
Riforma dal basso, dunque, contrariamente all’idea corrente secondo cui
« tutto deve venire dall’alto, dove solo
aleggia lo Spirito ». Ma lo Spirito aleggia dove vuole lui, non dove vuole la
gerarchia, ed è promesso a tutto il popolo di Dio, senza mediazione o controllo gerarchico. Naturalmente, questa ricostruzione della Chiesa « anche
un po’ per iniziativa spontanea dal
basso » potrà avvenire solo in una
« gioiosa libertà di ricerca e di sperimentazione », che appunto il documento rivendica per il popolo cristiano.
LE ORIGINI
DELLA CONTESTAZIONE
Secondo il documento, l’attuale contestazione nella Chiesa obbedisce a
due sollecitazioni fondamentali, una
esterna e l’altra interna, che si intrecciano e appoggiano reciprocamente.
La sollecitazione esterna è costituita
dai fermenti rivoluzionari che oggi serpeggiano nella società civile e che non
possono non manifestarsi anche in seno alla società ecclesiastica, e questo
per due buoni motivi: il primo è che
chi ha aperto gli occhi su certi aspetti
della società odierna e, in conseguenza,
s’è messo a contestarla, non può poi
tacere quando ritrova, nell’ambito della Chiesa, situazioni, strutture, atteggiamenti analoghi o identici a quelli
che egli contesta nella società. Sovente infatti «il peccato della Chiesa è lo
stesso peccato di quel mondo che, teoricamente, la mentalità religiosa rifiuta come corrotto e corruttore » : quel
che i cattolici contestatori combattono
nella società lo combatteranno, a maggior ragione, nella loro Chiesa. Il secondo motivo per cui la contestazione
civile determina, in qualche misura,
quella religiosa è che « le idee, le sofferenze, le attese che il cittadino creden
salvo il Cristo
Il “vero digiuno,, degli oppressori
e la rivolta degli oppressi
te nutre e porta nella sua vita civile,
non le dimentica quando varca la soglia della chiesa». Si direbbe dunque
che, secondo il documento, la contestazione nella società e la contestarione nella Chiesa sono due momenti
distinti dì una stessa battaglia.
La spinta interna alla contestazione
è venuta « dal pontificato giovanneo e
dal concilio Vaticano II ». Questi due
fatti hanno messo in moto un vasto
e irreversibile processo di maturazione
del popolo cattolico, che ha « cominciato a riprendere coscienza della sua
dignità, responsabilità, rispettabilità»,
e non intende tornare a « essere branco sotto la guida dei suoi pastori-padroni ». Questo significa che ormai il
rapporto tra gerarchla e popolo cattolico non può più essere inteso come
un rapporto di semplice sudditanza e
di supina obbedienza da parte del popolo e neppure come un rapporto di
partecipazione subalterna e controllata dall’altro, ma come un rapporto di
corresponsabilità effettiva nella gestione della Chiesa e, quel che più conta,
di creatività nell’opera di ricostruzione della Chiesa. Questa è un’altra caratteristica del documento, che dichiara : « La vita della Chiesa è stata sempre più ricca nel popolo di Dio che
non nei vescovi o nei teologi. Le autentiche riforme sono venute dal basso, nella libera obbedienza allo Spirito ». Affermazione discutibile, ma non
per questo meno significativa. In realtà, le autentiche riforme della Chiesa
son venute sempre e solo dalla Parola
di Dio, dovunque essa è stata ascoltata e ubbidita. Lutero era un teologo e
in questo senso, nella prospettiva del
documento, era « in alto » rispetto al
popolo, eppure è stato un autentico
riformatore. Comunque, il pensiero del
documento è chiaro: non si aspettino
i vescovi e i teologi per rifare la Chiesa.
IL RUOLO DEL CONCILIO
Il popolo cristiano non è fatto di niinorenni ma di adulti nella fede che, in
quanto tali, hanno le carte in regola
per avviare la riforma della Chiesa,
anche indipendentemente dalla gerarchia, là dove questa è sorda ai suggerimenti dello Spirito e alle indicazioni
del Vangelo. Perciò il popolo della
Chiesa rivendica un ampio margine di
libertà cristiana e non intende lasciarsi di nuovo imporre quel giogo clericale che il Concilio — secondo il do
cumento — gli ha tolto, di dosso. Ma
glie l’ha tolto davvero? chiediamo noi.
Il documento risponde cosi: il Concilio ha posto le premesse per una reale emancipazione del popolo di Dio
dalla tutela della gerarchia. È stato
il primo passo, quello decisivo: ora si
stanno compiendo gli altri. Il documento polemizza — ed è significativo —
con coloro che ritengono di doversi
fermare al Concilio, come se, con esso, fosse stato fatto tutto quel che
c’era da fare: no, il Concilio ha fatto
qualcosa, qualcosa di estremamente
importante, anzi di decisivo, ma solo
qualcosa, non tutto. Il Concilio è un
pimto di partenza, non di arrivo : considerandolo come un traguardo se _ne
tradisce il senso profondo. Il Concilio
dev’essere continuato, non solo attuato (come vorrebbe Paolo VI). Più precisamente: il vero modo di attuare il
Concilio è di continuarlo. Sbaglia perciò Paolo VI quando Invoca il Vaticano II per frenare, circoscrivere, imbrigliare o addirittura bloccare il processo di rinnovamento messo in moto dal
Concilio stesso. In questo modo il papa utilizza il Concilio contro il Concilio! Si tratta invece di continuare il
Concilio, passando dall’aggiornamento
alla contestazione. La contestazione
non è antitetica o parallela all’aggiornamento, ma ne costituisce il necessario prolugamento, lo sbocco obbligato.
La contestazione è il Concilio che continua.
A dire il vero, non ci pare che una
contestazione come quella proposta dal
documento sia una semplice continuazione del Concilio. Pensiamo invece
che si tratti, oggettivamente, di un
superamento del Concilio. Quel che
comunque è certo, nella prima come
nella seconda ipotesi, è che il Concilio
è ormai alle spalle di questi cattolici,
i quali lo sentono più come stimolo
che come norma, più come invito permanente al rinnovamento che come
programma organico e in sé conchiuso di rinnovamento.
Vedremo in un prossimo articolo in
che cosa consiste, concretamente, la
contestazione promossa dal documento. Da quanto precede appare comunque chiaro fin d’ora che il cattolicesimo del dissenso sta portando o spingendo la Chiesa cattolica ben al di là
delle posizioni raggiunte col concilio
Vaticano II.
w Paolo Ricca
La fiducia di Cristo
(Segue dalla I pag.)
buttarci senza riserve in un campo
di impegno pratico.
Queste considerazioni non sono
senza riferimento al « problema
giovanile », se vogliamo chiamarlo
così, che sarà avvertito forse in
maniera ancora più acuta dalle
nostre chiese nella « domenica della gioventù » il 16 marzo prossimo. Infatti le nuove leve delle nostre chiese sono soltanto in minima parte inserite nel quadro di
cui, bene o male, vivono le comunità. Un’altra piccola parte è inserita nei movimenti battaglieri come quello del MCS o in gruppi locali di punta, che non sono inseriti
in organizzazioni di tipo nuovo ma
nelle unioni giovanili tradizionali
e che, entrambi, contestano variamente la vita delle chiese con dei
discorsi e degli appelli centrati sull’impegno ecclesiastico e sociale,
con dei metodi ora urtanti, ora
più conformi agli strumenti tradizionali di dibattito, come le assemblee di chiesa o gli articoli di
giornale. Ma la gran maggioranza
dei giovani, meno sentita perché
più silenziosa, non è inserita né
nelle attività tradizionali né nella
contestazione ma è semplicemente
disimpegnata, sia dal punto di vista ecclesiastico, sia dal punto di
vista sociale. Le unioni cadono una
ad una, anche dove non c’è un
gruppo MCS più capace di attirare
le forze degli intellettuali, e in questo caso, rimane il vuoto.
In questa situazione non è certo il caso di pesare i rispettivi tradimenti per vedere chi ha tradito
di più il Signore comune. Di richiami reciproci ne abbiamo uditi parecchi e ancora ne udiremo
e sono senz’altro salutari. Ma è
opportuno ogni tanto ricordare
che questi richiami sono validi nella misura in cui interpretano un
richiamo del Cristo uguale a quello rivolto a Pietro. Questo richiamo è rivolto a tutti: a coloro che
ritengono necessario innanzitutto
annunziare la giustificazione per
fede cioè il messaggio perenne della riforma, per ricordare loro che
questo messaggio è veramente percepito dagli uomini solo se si chiede loro contemporaneamente un
impegno chiaro; a coloro che centrano il loro appello su un impegno a favore del prossimo, che è
un agnello del Signore, per ricordare che questo impegno è soltanto la coscienza che Cristo ci fa fiducia al di là dei nostri rinnegamenti; a coloro che, disgustati perché la chiesa è stata incapace di
chiedere loro un impegno serio e
di annunziare con forza la giustificazione per fede, se ne sono andati silenziosamente, senza neppure suscitare in nessuno le preoccupazioni suscitate reciprocamente
dai contestatari e dai conservatori.
Qgni volta che si fa questo discorso si rischia di dare un po’ a
tutti buona coscienza, accogliendo
e componendo posizioni tradizionali e posizioni nuove, dando ad
ognuno il proprio contentino. Gesù
non dà qui a Pietro nessun contentino, lo mette con le spalle al
muro ricordandogli in modo tanto più doloroso quanto più implicito il suo rinnegamento. Non avremo capito questo evangelo se
riterremo che consacri qualcosa di
noi. Questo evangelo ci chiede
qualcosa di nuovo, sull’unica base
della fiducia del Cristo, dando per
scontato che il passato visto alla
sua luce, non può mai essere visto
altrimenti che come un rinnegamento.
Il fatto che sia stato ispirato alla
tradizione o alla contestazione non
cambia assolutamente nulla di
questo. Se ogni domenica — e
non solo quella della gioventù che
non ha, di per sè, alcun significato
— non ci richiama a questa realtà, come pure ogni nostro accostarci alla Parola di Dio, l’Evangelo non è stato capito.
Nella predicazione di Isaia, un «tu» che si
dimentica voientieri - Isaia era paternalista?
Un lettore, da Pisa:
Leggo nel num. 8 de « L’Eco-Luce » (21
Febbraio 1969) Tampio intervento di Marco
Rostan sulla cc Chiesa del dissenso », e le mie
impressioni negative già riportate su di lui
leggendo il precedente articolo redazionale
su] « Cattolicesimo e protestantesimo del dissenso » che riportava il resoconto di uno
scontro polemico fra Rostan e il Prof. Subilia, mi sono rimaste, anzi si sono maggiormente puntualizzate ed aggravate.
Inutile qui riscrivere tutto quanto benissimo disse già il Prof. Subilia in risposta
polemica a Marco Rostan, ciò che ora a maggior ragione va tutto quanto riconfermato,
nonostante che Rostan contesti il modo, giornalistico, in cui sarebbe stato travisato il suo
vero pensiero. Il quale pensiero si concentra essenzialmente sulla negazione della necessità della fede in Cristo, superata, a suo
dire, da una generica <c fedeltà aU’Evangelo »
che non potrebbe che concretizzarsi nella
partecipazione attiva alla lotta violenta degli
sfruttati contro gli sfruttatori e ciò solo nei
paesi capitalisti.
Il tentativo che fa ora Marco Rostan di
calare, concretizzare la fede cristiana nella
lotta violenta degli sfruttati contro gli sfruttatori, concretizzazione che renderebbe superflua ogni autonoma confessione di fede,
va considerato del tutto fallito e ancora una
volta rivelante la sostanziale nullità cristiana
della sua posizione, che, purtroppo è quella
che va prendendo sempre più piede nella
Chiesa Valdese, a cominciare dai suoi pastori.
Che la (( fede senza le opere è morta », che
« in Cristo G^sù quel che vale è la fede operante in carità » sono affermazioni scritturali ben risapute anche se non sempre, purtroppo, altrettanto vissute. Ma sta anche
scritto che cc la fede viene dall’udito » e che
Dio dà alla Chiesa dei « dottori », e che così
occorre sempre e dovunque in qualsiasi regime la teologia e la predicazione.
Marco Rostan dice ch'aro, e lo sottolinea,
che (c oggi noi non confessiamo nessuna fede ». Ma la Bibbia dice « OGGI se udite la
sua voce non indurate i vostri cuori » (Salmo 95 : 8 ed Ebrei 3: 7) e « Esortatevi finché si può dire oggi’ » (Ebrei 3: 13), e molti altri passi simili dove è messa in luce l’esigenza di credere subito qui e ora e quindi
di annunciare l’Evangelo. Per Marco Rostan
la confessione di fede può avere casomai un
senso solo se, anzi dopo che si è lottato violentemente contro gli sfruttatori (nei paesi
capitalisti, naturalmente e non in quelli comunist’i dove gli sfruttatori... non esistono
più). Per Marco Rostan non pare che, per
es., la confessione di fede possa acquistare
un senso, tanto per dirne una, attraverso il
silenzioso eroico operare a favore di lebbrosi,
ciechi, deformi, dementi, attraverso Teroico
operare in tante drammatiche situazioni private, familiari, umane, al di là di ogni possibile inquadramento in lotta di classe, situazioni che sono patrimonio passivo di tutto il
mondo sotto ogni regime. Per Marco Rostan
la confessione di fede pare possa acquistare
un senso dopo e solo dopo aver partecipato
alla rivoluzione armata e si siano « fatti fuori » più sfruttatori possibile; e chi più li infilza e passa a fil di spada più ha fede! E solo nei paesi a occidentali » naturalmente!
Cosa avranno da fare i credenti nei paesi
comunisti non si capisce davvero, visto che
non conta credere o non credere ma combattere contro gli sfruttatori. E quando gli
sfruttatori non ci saranno più (come questi
Rostan credono sia nel ComuniSmo)?
Fede operante neH’opera rivoluzionaria e
violenta contro gli sfruttatori, quindi, per
Marco Rostan e compagni. Ma quale fede?
Crede Marco Rostan nella vita eterna? Nella nuova nascita? Crede in Gesù Cristo vero
Dio e vero uomo? Crede nella resurrezione
fisica di Cristo e degli uomini? Crede nel
« Regno di Dio che non è di questo mondo »?
Crede nel peccato come offesa a Dio? Crede
nel giudizio di Dio su ognuno di noi? Crede
nella creazione del mondo dal nulla ad opera di Dio? Almeno certi fanatici cristiani
medievali che predicavano le guerre di religione e anche sociali ci credevano, ma Marco Rostan ci crede? E’ davvero un novellò
« Pietro l’Eremita » aggiornato per un nuovo
tipo di crociata? No! Di Pietro l’Eremita ha
solo l’aspetto meno simpatico, senza averne
Tardente fede rivolta verso 1 Eterno.
Ma dove l’assoluta arbitrarietà di certi metodi... esegetici di un Marco Rostan salta
fuori evidente è neH’aver ricorso a quel passo del profeta Isaia sul a vero digiuno », vero
preannuncio del Vangelo. A stare all interpretazione di Marco Rostan, o meglio al modo come lui si riferisce a questo passo profetico, il « vero digiuno » predicato da Isaia
sarebbe la rivolta armata degli oppressi contro gli oppressori, nel senso della lotta di
classe. Ora prego i lettori di leggere attentamente lutto il capitolo 58 di Isaia. Da esso
risulta evidentissimo che il profeta, cioè Dio
attraverso di lui, condanna si l'egoismo degli
sfruttatori, ricchi e potenti, ma non incitando gli sfruttali alla rivolta bensì appellandosi agli sfruttatori perché smettano di esser
tali. Mi limilo ad alcuni passi: «11 digiuno
di cui mi compiaccio non è egli questo? (...)
che tu divida il tuo pane con chi ha fame,
che tu meni a casa tua gli infelici senz’asilo,
che quando tu vedi uno ignudo tu lo copra,
e che tu non ti nasconda a colui ch'è carne
della tua carne». TU, TU, sempre TU. Chi?
nei prossimi numeri
'A Alle origini della storia valdese: il
ministero della povertà
^ Lettera da Casablanca, di Franco e
Giovanna Calvetti
Claudio TrON ^ La salute nelle fabbriche
E’ chiaro: il ricco e possidente. Si noti ora
la disinvoltura di Marco Rostan: lui salta a
pie’ pari da questo passo ciò che ci rivela
evidentemente che il profeta fa appello alla
bontà dei ricchi possidenti, cioè che li esorta
a convertirsi con la fede operante in carità,
e si limita a riportare Tesortazione di Isaia
a « spezzare le catene della malvagità, a sciogliere i legami del giogo, a liberare gli oppressi », come se si trattasse di una esortazione diretta agli oppressi .e non agli oppressori, come invece è. Ma Marco Rostan salta
ben altro di questo magnifico squarcio profetico. Dal versetto 8 in poi il profeta si rivolge al ricco possidente e gli profetizza che
se sarà giusto, buono e generoso, cioè se libererà coloro che lui opprime e sfrutta « la
sua luce spunterà come Taurora, la sua giustizia lo precederà, la gloria dell’Eterno sarà
la sua retroguardia ». Spiacente per Rostan
e compagni, ma qui Isaia è « paternalista ».
Certo : va da sé che qui la Parola di Dio
profetizza e predica l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e quindi anche,
se proprio si vuole aggiornarlo — e in tal
senso non ho nulla in contrario — anche la
abolizione del sistema capitalista. Ma come?
Con quali' metodi? Con quali premesse, finalità spirituali? Ora; metodi, premesse e finalità in Marco Rostan e compagni sono nettamente in antitesi con l'Evangelo, di cui
questo passo di Isaia può considerarsi parte
integrante.
Anche Albert Schweitzer era stufo di parole, parole, parole, e volle mettere in pratica l’Evangelo senza parole ma con atti e
fatti. Ma cosa fece? Si mise a predicare la
rivoluzione marxista e a militare nelle file
armate di questa? Niente aff’atto. Zitto zitto
se ne andò in luoghi lontani, pieni di sofferenze inaudite, di ordine soprattutto fisico,
e cercò di alleviarle. Anzi, casomai, predicando la non-violenza.
Nel Vecchio Testamento certo c’è anche
Dio che guida il suo popolo anche esortandolo alla violenza armata. Ma sempre in funzione della preservazione della fede che poi
era attesa di Cristo principe della pace, mai
in funzione della rivolta degli sfruttati contro gli sfruttatori. La violenza del Dio veterotestamentario è poi terrificante verso gli
ebrei idolatri, contro gli ebrei sacerdoti di
Baal, ed essa cj dà davvero le pagine più fosche di tutta la Bibbia, che oggi hanno da
insegnarci qualcosa soltanto per farci capire
l’infinita gravità deH’idolatria.
Ebbene : cosa si aspetta a comprendere
che ci può essere anche un'idolatria della
« giustizia » e che quella di un Marco Rostan e compagni ne è una forma? Giustizo,
giust'z'a vanno annunciando! Ma l’apostolo
Paolo ci mette in guardia contro i ministri
di Satana che sì travestono da apostoli di
Cristo e da ministri di g'ust'zia (II Corinzi
11: 13-15).
E allora? Che c’è da fare oggi contro questi novelli predicatori e ministri di « giustizia »? Violenza vogliono e violenza abbiano!
E l’abhiano dai veri fedeli! Una violenza più
forte di ogni spada, dì ogni esplosivo, una
corazza che può resistere a ogni violenza:
« la fede operante in carità », l’annuncio
della parola di Dio, che è « più affilata di
qualunque spada a due tagli », « avendo rivestito la corazza della fede e della carità,
e preso per elmo la speranza della salvezza »
(dalle lettere ai Galati, agli Ebrei e I® ai
Tessalonicesi). E vivere come il « Buon Samaritano », senza aspettare il « cambiamento del sistema ». Sì mediti, in proposito,
quanto Tullio Vinay dice nella prima pagine di questo num. 8 dell’« Eco-Luce », laddove con arguzia veramente evangelica ci
« aggiorna » la parabola del Buon Samaritano da Sinistra e da Destra. Un articolo che,
finalmente!, è piovuto su questo settimanale
come una benedizione di Dio : fragrante e
fresco come un frutto cresciuto nelle rive
lambite dai fiumi del Regno che non è di
questo mondo!
Antonio Ardito
Pubbl chiamo questo intervento; sia però
permesso di esprimere, con fraterna intensità, un rincrescimento
per il tono di questo scritto^ di una violenza che non pare tutta ’santa^;
per la forma: quello che importa discutere sono le idee, tralasciando i giudizi personali, che — a parte il fatto che il giudizio ultimo e vero spetta a Dio soltanto —
sono facilmente di una terribile superficialità, specie quando si basano sulla lettura di
un paio di scritti. (Proprio questa settimana ricevo da un altro valdese pisano un documento personale in cui fra Valtro mi si
fa formale accusa e deplorazione dichiarandomi « reo di avere adoperato il giornale
non suo per diffondervi le sue personali idee
marxiste »: ora, dirigo il settimanale ormai
da un decenn'o e rimetto il commento in
proposito non solo a quelli che mi conoscono personalmente, ma ai lettori! Cito il fatto solo per indicare come si pub prendere
abbaglio sulle, posizioni altrui; e anche per
far notare che là dove in una comunità si
agitano prec si problemi politici — a Pisa
la situazione della Marzolto, come a Torre
Pellice e Luserna S. Giovanni VOMEF^ ecc.
■—• le tensioni salgono e risch.ano di compromettere seriamente la possibilità di parlarsi e comprendersi; è una constatazione,
non una lezione e tanto meno una lezione a
una sola delle parti in dissenso).
.A me pare che proprio questo intervento
del fratello Ardito poteva essere concepito e
scritto in modo del tutto diverso, appunto
perché presenta delle idee chiaramente dettate da una fede biblicamente nutrita e fa
uno sforzo sincero per darne una giustificazione biblica. Forse avrà letto e meditato anch'egli con interesse e partecipazione quanto
scritto, sul numero scorso, da U. Subilia e
A. Sonelli. e in questo numero da L. Santini.
Gino Conte
3
N. 10 — 7 marzo 1969
pag. 3
Un incontro di Chiesa a Torre Pellice
PINERQLO
Oifiicoltiisoawioaduiiliiloiio Colloiiui pastorali
Quali sono gli stati d’animo che dividono
^■tengono in tensione le nostre comunità? È
possibile un dialogo che chiarisca le posizioni
e permetta di trovarsi insieme di fronte alJ’Evangelo?
Questi interrogativi erano alla base dell’incontro di chiesa che si è svolto domenica 2
marzo nella Sala delle Attività alle ore 20,45.
Il punto di partenza era la chiarificazione del
lignificato della a lettera aperta »: Per una riscoperta del senso della fede in Cristo (« EcoLuce » n. 4, 1969).
Signifícalo evangelìstico
-del 17 febbraio
La discussione venne introdotta da una
' <( tavola rotonda » svolta da tre membri della
nostra comunità. Il past. Bruno Rostagno, firmatario della lettera, con un riferimento storico al 17 febbraio 1848, nota che fin da allora si erano delineate due interpretazioni del
17 febbraio, l’una evangelistica, la quale riconosceva nella Emancipazione l’azione di Dio
-che apriva alla chiesa Valdese la porta della
Evangelizzazione in Italia : era una interpretazione fondata sulla fede e che indicava la via
dell’obbedienza della fede. Un’altra interpretazione era di carattere prevalentemente civilepolitico. Fra le due interpretazioni è necessaria una scelta, perché la interpretazione evan.gelistica non esclude quella civile-politica, ma
la supera nella prospettiva della fedeltà all’Evangelo.
La necessità di dare al 17 febbraio un significato di fede era vivamente sentito anche
nei tempi passati come appare dagli scritti di
un Paolo Geymonat, o un Pietro Enrico Tron,
le cui affermazioni suonano particolarmente
vive e attuali, nonostante il mezzo secolo che
<ci divide da loro. L’intento della lettera aperta — nella sua parte positiva — era di indi-eare alcuni esempi di azioni che potevano ridare alla celebrazione del 17 febbraio l’originario indirizzo evangelìstico, in un momento
nel quale essa sembrava essere decaduta a
-semplice festa tradizionale.
Perplessità nella chiesa
L’intervento del Signor Attilio Sibille riportava in gran parte un insieme di domande
che molti membri di chiesa si pongono dinan-zi alle prese di posizione contestatarie all’interno della chiesa : si tratta di esigenze evan-geliche o politicale, anzi partitiche? quale rapporto ci può essere tra marxismo e cristianesimo? il M.C.S. è dì ispirazione evangelica,
•oppure è soprattutto un raggruppamento politico? Molto spesso i problemi vengono presentati dai contestatori con parole difficili, il
'che rende necessario che si usi un linguaggio
più semplice e ])iii chiaro, che non si propongano cambiamenti rapidi, senza che le comunità possano rendersi conto del loro significalo e della loro necessità. È necessario sviluppare un clima di fraternità, visitare ì membri
'di chiesa e stabilire con loro scambi di idee
semplici.
II problema di fondo sembra essere di re-sponsabilizzare i membri di chiesa nei confronti del loro impegno cristiano.
X’opposizione radicale
Il Dott. Loris Bein condensò nel suo intervento la posizione e i temi della corrente opposi,' .dia contestazione. La preoccupazione di
fondo !' [tH.-la posizione è che si tratti non
tanto ufi npeii-samento evangelico, ma di
•« atlcgf !• -’.i ! estremisti che sotto vernice
religio-'. ^ )o lignificato anarcoide e politi•co ». Da luinlo di vista, tutte le prese
•di po«i/ioiie dei gruppi contestatari sono viste
legate al comunismo e il giudizio è pesantemente negativo. Si auspica un ambiente di
■chiesa più sereno, senza i soliti motivi di angoscia, nel quale si trattano non soltanto i
problemi internazionali, ma anche i problemi
vicini, come i problemi dei vecchi che rimangono sempre più isolati e dei genitori che si
sentono così spesso privati di ogni sentimento
di affetto da parte dei figli.
È quindi necessario agire con sincerità e fare delle scelte chiare e decise, fondate sull’Evangelo e non sul marxismo.
Non partiti, ma problemi
Il past. Rostagno, nella sua replica chiariva
gli equivoci di fondo precisando il senso dell’impegno politico della chiesa che non va
confuso con una scelta « partitica », ma cerca di comprendere i problemi che si pongono
nel nostro tempo per darne una risposta da
credenti. Il problema dell’impegno politico è
diventato particolarmente scottante oggi, perché lo si era voluto accantonare. In realtà si
tratta di sentire come nostri i problemi che
riguardano la pelle del nostro prossimo vicino
e lontano.
E’ uscito il volume II del
Nuovo Testamento
annotato:
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Nessun problema va escluso e per questo i
catecumeni vengono interessati ai nostri Istituti di assistenza. Se alcuni fratelli tendono
all’estremismo è perché scoprono ora l’importanza dei problemi, in un clima di diffusa indifferenza. Sono quindi più che mai necessarie discussioni su basi evangeliche, né ci si
deve meravigliare se non si trova subito la
via giusta, perché non possediamo soluzioni
già fatte, ma siamo in via di ricerca.
Un cammino difflcile,
ma necessario
La successiva discussione si sviluppò attorno
ai punti già trattati nella tavola rotonda, permettendo altri chiarimenti suRa prima parte
della lettera aperta in questione. Non fu possibile portar a fondo alcun problema particolare, dato lo scopo della riunione.
Un discorso più efficace sarà possibile quando si passerà a trattare di singoli problemi,
come già è in programma per domenica 23
marzo a proposito di come la chiesa può oggi
annunciare al mondo l’amore di Dio che si è
manifestato in Cristo. Allora si tratterà evidentemente di mettersi davanti all’Evangelo e
di ascoltare che cosa « lo Spirito di Dio dice
alle chiese ».
L’impressione globale è che la riunione sia
stata utile, perché ha permesso di dire chiaramente quali sono le posizioni attuali. Purtroppo si è ancora ad una fase precedente al dialogo; non si riesce ancora ad entrare nel vivo
dei problemi. Una parte, quella contestataria,
ha sviluppato le sue riflessioni al di fuori della vita normale delle nostre comunità; impegnata nella testimonianza nel mondo, il suo
linguaggio risulta ineomprensibUe o equivoco
per molti della generazione precedente.
Un’altra parte, ed è la maggioranza di coloro
che dimostrano attaccamento alle tradizioni
della chiesa, sembra chiudersi in una posizione di difesa e prova estrema difficoltà ad
entrare nel vivo degli argomenti: è infastidita più che interessala.
È necessario fare decisamente un passo
avanti; smetterla di accusarci tra di noi di
« marxismo » o di « classismo », riunirci con
la Bibbia in mano e chiedere a Dio umilmente che ci indichi che cosa significa oggi
essere cristiano.
Alfredo Sonelli
Il colloquio dei pastori del I distretto ha avuto luogo lunedì 10 febbraio.
Tema dell’incontro : La predicazione
oggi; per la trattazione di questo tema
si è utilizzato il relativo capitolo del
volume di G. Crespy, che fa oggetto
delTesame, quest’anno. Nel pomeriggio
incontro con il past. T. Soggin ed esame dei problemi delle Scuole Domenicali. Di ampio dibattito è stato pure
oggetto il testo del Catechismo dell’Isolotto.
Lunedì, 24 ha invece avuto luogo un
incontro col Moderatore ed alcuni
membri della Tavola Valdese sul tema
« La situazione oggi alle Valli». Nel corso dell’incontro è stato rivolto un saluto al pastore Giovanni Tron che riprenderà con la sua Signora l’attività
pastorale nelle comunità valdesi del
Rio della Piata.
Il prossimo colloquio è convocato per
lunedì 10 marzo con il seguente programma :
ore 9,30 - culto presieduto da R. Coisson;
ore 10-12 - Esame e discussione del cap.
IV del volume « Les ministères
de la Réforme et la réforme des
ministères» (pag. 103-132);
GIORNATA MOliALE DI PREGHIERA
Le sorelle delir Chiese della Val
Pellice, PinerciC' e Prarostino si
riuniranno per pregare insieme
DOMENIC 'i 9 MARZO
c.rv; 15
a LUSERNA .5. GIOVANNI
Sala Albarin ( ’ : a Beckwith, 68)
< iiiimiiimimiiriiiiit
VILLAR PELLICE
La data del 17 febbraio è stata ricordata a Villar da diverse manifestazioni alle
quali hanno preso parte, insieme alla Comunità, diversi ViRaresi lontani, tornati al
loro paese d’origine per l’occasione, ed anche diversi amici. Il 16 mattina la Comunità si è raccolta nel tempio per un culto di
ringraziamento e di consacrazione al Signore. E’ stata celebrata la S. Cena alla quale
hanno preso parte numerosi fratelli e sorelle.
La temperatura molto rigida della vigilia
non ha spaventato nessuno e in massa i v1illaresi si sono riuniti intorno ai numerosi
<c falò » di gioia accesi accanto ai villaggi.
Il 17 mattina li ragazzi delle scuole elementari si sono recati in corteo al tempio per
svolgervi il loro programma di canti e di rccite. Prima che questo avesse inizio l’assemblea si è raccolta intorno alla lettura ed alla
meditazione della Parola di Dio. Il pranzo
in comune — svoltosi in una atmosfera di
fraternità e di viva cordialità — è stato preparato da un gruppo di fratelli e sorelle e
servito alla Miramonti. Ad esso hanno partecipato 200 persone. Al termine sono stati
ascoltati alcuni; messaggi fra i quali, molto
apprezzato, quello portato dal Sindaco, che
ha rievocato alcuni interessanti episodi di
storia villarese.
La giornata si è conclusa con la serata ricreativa preparata dalla g oventù. Un gruppo di giovali! artisti — ai quali diciamo il
nostro plauso — si sono prodotti nella rappresentazione di una interessante commedia.
Esprim.amo la nostra riconoscenza a tutte le numerose persone che hanno consacrato
tempo e fatica alla preparazione del vasto
programma e che hanno contribuito alla riuscita della bella giornata.
A Roma, dove da molti! anni prestava
la sua opera di infermiera, è deceduta Beatrice Blanc, di anni 54, Crocerossina. Secondo il suo desiderio la sua salma è stata trasportata a Villar Pellice e deposta nel cimitero dove riposano i suoi Cari. L’accompagnamento funebre ha avuto luogo lunedi 3
marzo ed è stata una dimostrazione della
grande considerazione e della grande stima
in cui era tenuta questa nostra sorella. Un
gruppo di Crocerossine ha accompagnato la
bara nel suo lungo viaggio da Roma a Villar ed una speciale delegazione con bandiera della Croce Rossa di Torino ha partecipato ai funerali. Anche la popolazione villarese ha testimoniato del suo affetto e della
sua stima intervenendo numerosa. A; familiari ed ai parenti tutti, in modo particolare
alla sorella, desideriamo far giungere ancora
l’espressiione della simpatia e deUa solidarietà della Chiesa.
Presentiamo pure le nostre condoglianze
alla Signora Rosina Giovenale Gardiol, che
ha avuto ¡1 dolore di perdere improvvisamente il suo marito Sig. Fiorentino Giovenale,
di anni 54, del Centro-Saret.
Il nòstro cordiale saluto di benvenuto
al piccolo Elmo, terzogenito di Marcello e
Marietta Cordin, del Mars. Ai suoi genitori
e fratelli i nostri rallegramenti.
Ci felicitiamo col nostro giovane fratello Osvaldo Gönnet, della Ruà, che si è ultimamente brillantemente laureato in Veterinaria presso l'Università di Torino, Nel
presentargli le nostre felicitazioni forraulliamo anche per lui i migliori voti per una
brillante carriera.
Una bella iniziativa è stata presa dalla nostra Corale. Essa accompagna il Pastore nel suo quinto giro di riunioni serali
quartierali, prendendo poi parte attiva ad
ognuno di questi incontri. Nelle singole riu
ore 13,30-14,30 - Problemi del distretto
e comunicazioni;
ore 14,3M6 - Dibattito sulla Relazione
della commissione sinodale sugli
Istituti di Istruzione.
TORIN
nioni e coralisti, oli - al far udire e all’insegnare dei canFci r jvi, provvedono a turno a leggere la Paro ; di Dio, a portare un
messaggio biblico ed :illa preghiera. Questa
simpatica iniziativa e mo-lto apprezzata dalla Comunità e non p. isiamo che ringraziarne vivamente la Coule, augurandoci che
essa possa continuare anche neU’avvenire.
E’ una collaborazione molto bella ed è una
forma di attività che non mancherà di essere in benedizione per gli uni e per gli altri.
POMARETT
Ricordiamo che sabato 22 e domenica 23
Marzo avremo la visita d’un missionario
africano, che parteciperà alle varie attività;
culti, catechismi riunioni.
Offerte ricevute
dalla CIOV
Per Rifugio Re C. Alberto
In inem. di Suor Sara Tourn:
Il Consiglio di Amministrazione dell’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova,
L. 50.000.
In mem. del Papà Giulio Jon Scotta:
Pino e Lilia Deiana, Torino L. 25.000.
Per Asilo San Germano Chisone
Fiori in mem. Anita e Guido Jon Scotta:
Irma Jon Scotta, Torino L. 5.000.
Per Ospedale Valdese di Pomaretto
Fiori in mem. fratello Gav. Giulio Jon Scotta:
Mariuccia Jon Scotta, Torino L. 30.000.
........
CATANZARO
Con l’aiuto del Signore abbiamo iniziato
l’anno 1969 con rendimento di grazie chiedendo a Dio di farci esser sale e luce della
terra.
Anche se frequentate da pochi, continuano ad essere interessanti le riunioni del giovedì sera : dopo lo studio di alcuni salmi
scelti e dei documenti di Upsala s’è passati
al Credo detto degli Apostoli e successivamente al Libro degli Atti la cui meditazione
è in corso.
Domenica 26 Gennaio scorso il piccolo Armene Gaetano ha ricevuto il S. Battesimo;
ai genitori evangelici e ai molti cattolici intervenuti il pastore ha illustrato la differenza che passa fra il battesimo amministrato
nella Chiesa Romana e quello amministrato
nella Chiesa Evangelica.
Il 9 Febbraio il Past. Trobia univa in matrimonio i giovani Sergio Ranieri e Rosa
Paffuti e commentando il Salmo 1 esortava
gli sposi e i numerosi giovani a camminare
secondo le vie del Signore.
Nel quadro di una maggiore comunione
fra le comunità valdesi di Cosenza e Catanzaro ed in vista della eventuale formazione
di un presbiterio si sono avviati degli scambi di pulpito e cosi abbiamo avuto la gioia
fraterna di udire i messaggi rivoltici dal Pastore Garufi mentre il nostro Pastore unitamente ad un gruppo di giovani è stato sìa a
Dipignano che a Cosenza : di questo lavoro
ne hanno tratto beneficio sìa le comunità che
i pastori. Gloria a Dio.
Ernesto Scorza
Realtà e compiti
delle Chiese
d’Europa
Una conferenza del past. G. G.
Williams, presidente della Conferenza delle Chiese europee
In un’epoca come la nostra, in cui è invalso dire che viviamo su scala planetaria —
ed effettivamente è così — ha senso isolare
dei problemi europei, solidarietà e responsabilità particolari, proprie alle Chiese d’Europa?
A questa domanda ha risposto per un gruppo
di evangelici torinesi, sabato 1° marzo, il past.
Glen Garfield Williams, il quale dopo essere
stato per parecchi anni direttore deUa Divisione « Inter-Church Aid » del Consiglio ecumenico delle Chiese, è ora presidente della
Conferenza delle Chiese europee. Egli tiene in
modo particolare al contatto con le Chiese, a
livello delle comunità; e per questo ha
trascorso un week-end nella nostra città, presiedendo pure il culto domenicale nel tempio
di Corso Vittorio. Il suo italiano vivace, quasi scorrevole, comunque molto pittoresco, ci ha
reso particolarmente vicino questo fratello battista del GaUes, che ha alle spaUe un’esperienza delle più multiformi e ricche.
Il past. Williams, dopo avere presentato alcuni dati sulla Conferenza, ha illustrato le ragioni per cui ha senso lavorare a creare ed approfondire una coesione fra le Chiese della
« grande » Europa : sotto lo sguardo di questo
convinto europeo il nostro piccolo continente,
vecchio e forse considerato da molti suUa via
di diventare periferia mondiale, risulta ancora
una piattaforma vitalissima di incontri e confronti. E, inserite in questa piattaforma, le
Chiese hanno da rispondere a parecchie sfide,
temìbili ma anche estremamente stimolanti. E
poiché questo convinto europeo è un convinto credente, ci ha lasciati con il senso della
potenza di Dio che regge la sua chiesa e il
-mondo e in cui si può aver fiducia.
Notiziario
Evangelico
Italiano
a cura di Renaio Balma
Dall’Esercito della Salvezza
Il Commissario Kaiser, Segretario Internazionale per TAmerica e l’Australasia, di
passaggio a Roma, vi ha presieduto le adunanze di domenica 16 febbraio.
Il 29 marzo inizierà a Forìo d’Ischia un
campo bìblico femminile della durata di dieci giorni. Sempre nella stessa località si
avranno un altro campo biblico per i vigilatori delle colonie ed un corso di aggiornamento per gli UiBciali rispettivamente nella
prima e seconda settimana dì aprile.
Si è conclusa il 25 febbraio una missione
di evangelizzazione condotta dal Brigadiere
D’Angelo nelle zone di Lentini, Mazara del
Vallo e Castelvelrano.
(Da « Il grido di guerra » del 16-2-1969).
Dalle Chiese Battìste
Sono state recentemente inaugurate nuove
sale di culto a S. Angelo in Villa (Prosinone) e a Casorate Primo (Pavia). In questa
ultima località la sala è stata aperta in un
locale appositamente preparato nella palazzina di un componente della comunità. E’
invece ancora in costruzione il nuovo tempio di Gravina di Puglia. In questa comunità è in fase di studio una cooperativa agricola per cercare di ovviare alla miseria che
incombe su tutta la zona.
•La comunità di Matera, nel dare notizia
delle recite natalizie, fa notare la carenza
di materiale filodrammatico moderno ed invita la Casa Editrice Battista ad ovviare a
questo vuoto.
(Dal numero di febbraio de « Il Messaggero Evangelico »).
Gli evangelici della VaJsessera e della Vaisesia, .spiritualmente uniti con la vedova Teresa, ricordano nel 1« anniversario della morte del fratello Paolino Vassallo avvenuta il
29 marzo del ’68, questo pioniere del movimento evangelico nella zona, il quale con
il Pastore dr. A. Piccirillo, apri la porta alla
conoscenza del vangelo, offrendo la sua a’oitazione, e prestando la sua efficace opera
con la nascente comunità di Vintebbio, negli anni terribili del 1929-32, quando i datori di lavoro con l’appoggio dei carabinieri
locali volevano soffocare la voce del vangelo.
Il fratello Paolino, forte e fedele, (era fratello di un prete) capo di commissione di
fabbrica, fu elemento prezioso per la gloria
del Signore.
Lettera aperta
a Tullio Vinay
Un collaboratore, da Alessandria:
Caro pastore Tullio Vinay,
la prego gradire il mio pieno consenso su quanto Lei ha scritto su
« Eco-Luce » (n. 8) in merito al momento attuale in cui il mondo e la
Chiesa sembrano divisi da gravi lacerazioni.
Sì, « sembrano » divisi, glj uomini, in classi, in ideologie, in orientamenti; ma nel profondo del loro
spirito sono tutti uguali: tutti ugualmente « peccatori », tutti ugualmente bisognosi d¡i essere « riconciliati »
con Dio.
Con quel Suo scritto (ed anche negli altri Suoi ottimi scritti!) Lei ha
indicato nel modo più chiaro il punto di oiventamento nel caotico momento attuale nel quale il mondo
«. geme ed è in travaglio ». Il mondo soffre ed attende; ma non attende
guerre di liberazione, nè rivoluzioni
armate! Il mondo tutto (quello degli
operai e quello degli industriali) attende urgentemente atti di vero amore! Ma, mentre per scatenare le guerre o per sollevare li popoli aUa rivoluzione è sufficiente trovare degli uomini dotati di spirito di violenza, per
salvare il mondo con atti dì amore
è necessario che gU uomini « siano
dei nati di nuovo ». E solo Gesù Cristo può dare la « nuova vita ».
Mi creda Suo fratello in Lui,
Giuseppe Anziani
Sigla o pernacchia,
la domenica mattina?
Una lettrice, da Torre Pellice:
Caro direttore,
a un mese dà distanza dal rinnovamento del Culto-Radio, vengo naturalmente a « protestare »; oh, non per
il Culto in Se stesso, né per il Notiziario, bensì per queU’orribile Sigla
musicale che lo distingue! Noi qui
alle Valli, siamo tutti pCuttosto indignati, irritati, scandalizzati per quelle note velocissime che non hanno
senso o, almeno, non si addicono ad
una cosa così seria e bella quale è il
nostro Culto-Radio. Non sarebbero
adatte invece alcune battute d’organo? possiBJe che nessuno finora abiba <t protestato »?
Sperando in un ripensamento dei
dirigenti responsabili, si scusa e saluta
M.T.B.
In realtà di proteste ne abbiamo
avute un bel po’ e speriamo davvero che la ’sigla’, che in qualche momento ricorda decisamente la pernacchia, sia mutata. Altre critiche sono
state espresse quanto al contenuto del
Notiziario: mentre vengono molto apprezzate le brevi interviste^ la scelta
delle notizie pare a parecchi piuttosto ’provinciale’, sì che quei preziosi minuti non verrebbero sfruttati nel
modo migliore per dare alla massa
dei radioascoltatori un’idea più precisa e più ampia della vita protestante nel mondo. Inoltre l’impostazione
di tutto il Notiziario risentirebbe di
un certo ’trionfalismo’ evangelico e il
tenore dei ’dispacci’ ricalcherebbe
troppo il linguaggio formalistico del
’giornale radio’. Giriamo ai responsabili queste reazioni, per conoscenza;
li ringraziamo per il loro servizio e
non desideriamo altro, con loro, se
non che esso sia sempre più efficace.
red.
La famiglia Bogo-KoelUker ringrazia
sentitamente tutte le persone che hanno preso parte al suo dolore per la
morte del padre
M. Frédéric Koelliker
a Calais (Francia)
e che le sono state particolarmente vicine in questa circostanza.
Il 1° marzo il Signore ha richiamato
a Se
Beatrice Blanc
Crocerossina
Angosciati ma fidenti nelle promesse
del Signore lo annunciano la sorella,
il cognato, il nipote con parenti ed
amici.
Un ringraziamento particolare giunga alla Direttrice, alle colleghe ed al
personale tutto della Scuola Convitto
Agnelli e dell’Ospedale S. Camillo di
Roma, al Maggiore Conti di 'Torino,
alla Croce Rossa Sezione di Torino, ai
Pastori signori Micol e Jahier ed a
tutti coloro che hanno dimostrato
simpatia per la cara Bice e per la famiglia in lutto.
« Beati 1 puri di cuore perché
essi vedranno Iddio ».
(Matteo 5: 8)
Roma, 1 marzo 1969
Villar Pellice, 3 marzo 1969
4
pag. 4
7 marzo 1969
N. IO
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
IL CONSIGLIO DELLA CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA CONTRO LA
INTERPRETAZtONE SOCIAL - RIVOLUZIONARIA DELL'EVANGELO
Hannover (soepi) — In occasione della sua
ultima riunione, a fine gennaio, il Consiglio
della chiesa evangelica in Germania (EKD)
ha deciso di creare due organismi incaricati
delle questioni relative allo sviluppo economico.
La Commissione per lo sviluppo consiglierà i vari organi deH’EKD sui problemi che
concernono la responsabilità delle chiese verso la giustizia sociale ed elaborerà un certo
numero di proposte pratiche per facilitare il
contributo delle chiese allo sviluppo.
Il secondo organismo curerà Tamministrazione dei fondi ricevuti. Un Comitato di
Coordinamento di tutti gli organismi dell’EKD impegnati, da vicino o da lontano,
nei problemi dello sviluppo, assicurerà la miglior utilizzazione dei fondi.
Il Consiglio deU’EKD, durante una riunione a Berlino si è opposto a qualsiasi forma di « interpretaz'one soc'al-rivoluzionarùi
dell’Evangelo ».
In un comunicato pubblicato ad Hannover
dalla cancelleria dell’EKD, il Consiglio diceva di condividere « Vans'.età di larga parte
della popolazione della Germania Occidentale
di fronte alle posizioni sempre più estremiste
assunte nelle discussioni di questioni politiche e sociali » che invadono la chiesa e la
teologia. Il Consiglio ritiene « non poter restare silenzioso di fronte all’interpretazione
social-rivoluzionaria deH’Evtmgelo sostenuta
da certi gruppi ».
Il Consiglio non ignora che la giovane generazione chiede, a ragione, come la chiesa
e la teologia, lo stato c la società verranno
adattati alle esigenze della vita futura. Per
questo esso si pronuncia per un incontro costruttivo fra contestatori e responsabili nella
chiesa, nello stato e nella società. E’ ormai
tempo, afferma il comunicato, di lavorare
tutti assieme ad un autentico rinnovamento
allo scopo di vincere le « forze della distruzione ».
NUOVE STRUTTURE
PER LE CHIESE METODISTE
DELL'AMERICA LATINA
Santiago (soepii) — Durante una riunione
a Santiago, svoltasi dal 27 gennaio al 6 febbraio, i metodisti di dieci paesi latino-americani hanno adottato nuove strutture, creando il Consiglio delle Chiese evangeliche metodiste d’America latina (Ciemal).
La politica ed il lavoro del Ciemal, che
deve soprattutto coordinare l’attività delle
varie chiese, verranno precisati dalla sua Assemblea generale, tenuta ogni cinque anni.
Fra le Assemblee, un comitato esecutivo di
undici membri prenderà le decisioni necessarie.
Il Ciemal raggruppa chiese di sette paesi
che prima facevano parte della Conferenza
centrale, come le chiese autonome del Messico, del Brasile e di Cuba. La Chiesa metodista dei Caraibi e neUe Americhe è stata
invitata a far parte del Consiglio ed è probabile che essa accetterà. Legami fraterni
verranno mantenuti colla Chiesa metodista
unita degli USA.
A GINEVRA NUOVE MISURE
PER LA CONFERMAZIONE
Ginevra (soepi) — Da parecchi anni, a Ginevra, un certo numero di laici e di pastori
chiedono che la questione della confermazione venga riesaminata. Il 24 gennaio scorso, il concistoro della chiesa nazionale protestante di Ginevra ha preso delle nuove misure a questo riguardo. D’ora innanzu la confermazione, che indica « il desiderio di impegnarsi maggiormente nella fede, nel servizio e nella chiesa » non sarà più legata automaticamente alla fine del catechismo regolamentare. I giovani, quando si sentiranno
pronti alla confermazione, ne faranno personalmente richiesta al pastore o al presidente
del consiglio di parrocchia. Essi verranno
successivamente « confermati », individualmente o in gruppi, in determinate date fissate dai consigli di chiesa.
Questa decisione, la cui intenzione è di
meglio rispettare l’evoluzione interiore dei
giovani e di accordare loro una più grande
libertà di impegno, non è vincolante. Le parrocchie rimangono libere di adottare o meno questa riforma.
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IL SEGRETARIO GENERALE DEL C.E.C. NEL MEDIO ORmTE
Una difficile mediazione
E. C. Blahe impegnato in una serie di colloqui con i vari governi arabi e con quello israeliano
Sul n. 7 del soepi è pubblicato un articolo
di Tatiana Athanasiadis, membro del personale del Cec, dediicato alla visita, ormai in
corso, del pastore Blake, segretario generale
del Cec, in Medio Oriente. Mentre ci riserviamo di tornare in argomento a visita effettuata, pensiamo possa essere interessante, per
i nostri lettori, anticipar loro quali sono la
missione e gli scopi di questa visita e ci rifacciamo, a tal proposito, al documento sopracitato.
Il viaggio del past. Blake in Medio Oriente, che si svolge dal 1» al 12 marzo s’inquadra, in primo luogo, nello sforzo di una migliore comprensione ecumenica mediante
conversazioni personali e con scambi di idee.
Egli potrà cosi ascoltare la voce delle chiese
e farla sentire nella fraterna comunità mondiale del Consiglio ecumenico. In cinque
paesi — Repubblica araba unita. Libano. Siria, Giordania ed Israele — Blake avrà dei
contatti coi vari esponenti delle rispettive
chiese e si incontrerà pure con rappresentanti di chiese non membri (del Cec) come le
chiese cattoliche di rito latino ed orientale.
Questa enumerazione non traduce che imperfettamente l’impegno del Cec in Medito
Oriente. Infatti, dopo la guerra dei sei giorni, nell’estate 1967, quando il Cec lanciò un
appello alle chiese membri per un aiuto urgente di due milioni di doUarii (oltre un miliardo e duecento milioni di lire) venne versato pér il programma dei rifugiati una somma di 1,6 milioni di dollari ed è stato dato
un aiuto materiale superiore alla cifra di
due milioni di dollari. A parecchie riprese,
poi, il Cec ha insistito sul diritto dei profughi di ritornare neUa loro patria.
Per contro, un aspetto relativamente nuovo del lavoro ecumenico sta — secondo Blake — nelle conversazioni che egli si propone di avere coi rappresentanti delle comunità
religiose ebraiche e mussulmane. Senza cadere nel sincretismo — ha dichiarato Blake
alla sua partenza — il Cec entra in un nuovo periodo in cui, nello stesso interesse della
giustizia e della pace, eSso dovrà adoprarsi
onde entrare in dialogo ed anche collaborare con le altre grandi religioni mondiali.
E non solo in Medio Oriente sarà necessario
giungere a questa collaborazione, ma, in tutto il mondo per unire « i gruppi umani la
cui obbedienza a Dio costituisce il fondamento della loro azione morale ».
Dal programma di visite annunciato, risulta chiaro che questo viaggio del pastore
Blake riveste per le chiese membri del Cec
il carattere di una miissione in favore della
pace. Infatti Dlake avrà delle conversazioni
col re Hussein di Giordania, col presidente
del Libano, Helu, col presidente della Siria,
Assad, con rappresentanti della Rau (Repubblica araba unita) e coi governanti deUo
Stato di Israele.
Prima di partire, Blake ha dichiarato che
non aveva « la pretesa » con queste conversa,zioni di giungere a dei cc risultati polit.ci
immediati » o di contribuire a risolvere il
iiiiimmiiiiiiiiimimiii •■111(111111111^11111111
conflitto del Medio Oriente. Ma, a suo avviso, il Cec non può solo accontentarsi di un
atteggiamento neutrale di attesa di fronte all’acuta e disperata crisi mediorientale. Rinunciando alla neutralità, ni Cec non intende in alcun caso prendere una posizione contro l’una o l’altra parte, ma per le due parti
« nella misura in cui le loro politiche contribuiscono al ristabilimento della pace che
riposa sul rispetto reciproco e sulla presa di
coscienza delle strette relazioni che esistono
negli obiettivi politici quando si vive in un
mondo tecnologicamente interdipendente ».
Molto concretamente, il pastore Blake vorrebbe esaminare coi rappresentanti del Medio Oriente come il Cec potrebbe, sulla base
della risoluzione di Upsala, contribuire al
ristabilimento della pace in questa regione.
La risoluzione di Upsala non è in alcun mo
do una « ricetta politica », ma mostra tuttavia che le chiese membri hanno una chiara
visione dei preliminari che permetteranno di
comporre questo conflitto. (Ricordiamo ai
lettori i tre punti votati al riguardo alla IV
Assemblea : a) L’indipendenza e l integrità
territoriale dii tutte le nazioni del Medio
Oriente debbono essere garantite. L’annessione colla forza non può venir scusata; b) devono venir garantiti una piena libertà religiosa e l’accesso ai luoghi santi alle comunità delle tre confessioni storiche, preferibilmente con un accordo internazionale; c) le
grandi potenze devono astenersi dal cercare
di voler unicamente soddisfare i propri interessi in questa regione).
Questa è la missione del pastore Blake.
E — conclude l’articolo — non è una missione facile. pierre
CACCM
E
PESCA
11 sale
è diventato scipito
Dalla breve opera presentata qui da Paolo
Ricca, la scorsa settimana: ”Se Cristo vedesse^' (ed. ita!.: La Locusta, VicenzàJ, contenente una lettera aperta a Paolo VI di settecento sacerdoti e laici cattolici francesi,
stralciamo ancora questo passo significativo:
A Bogotá avete parlato anche ai ricchi.
Mettiamo a confronto le vostre parole e
quelle di san Giacomo.
Paolo VI:
« A voi è domandata la generosità... Abbiate Torecchio e il cuore sensibili alle voci
che implorano pane, interessamento, giustizia, partedipazione più attiva alla direzione
della società e al proseguimento di bene comune... E non dimenticate che certe grandi
crisi della storia avrebbero potuto avere diversi orientamenti, se le necessarie riforme
avessero tempestivamente prevenuto con coraggioàli sacrifici le esplosive rivolte della disperazione ».
S. Giacomo :
« Ed ora a voi, o ricchi ; piangete, gemete per i castighi che cadranno sopra di voi.
Le vostre ricchezze si sono putrefatte e le
vostre vesti-, sono rose dalle tignole. Il vostro
oro e il vostro argento si sono arrugginiti e
la loro ruggine si alzerà a testimoniare contro di voi e divorerà le vostre carni come un
fuoco. Avete ammassato tesori per gli ultimi giorni! Ecco! La mercede di quegli operai, che hanno mietuto i vostri campi e che
............
Echi della settimana
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
LETTERA A PAOLO VI
I giornali hanno dato notizia della
protesta che la visita di Nixon a Paolo VI
ha suscitato in alcuni gruppi di cattolici romani. Ma pochi sanno che la protesta, fatta
pubblicamente in Piazza San Pietro, fu preceduta da una bella lettera indirizzata a
Paolo VI da uno di (juei gruppi. Il testo di
queUa lettera apparve anche (ci è stato detto) qua e là sulle cantonate di Roma, ma
in forma poco appariscente, si direbbe quasi clandestina. Noi lo riportiamo integralmente da « L’Astrolabio » del 2 c.
« Al nostro fratello Paolo, vescovo di Roma, noi cristiani di questa città.
Ci siamo riuniti oggi, 13 febbraio, anniversario del martirio di Camilo 'Torres e
abbiamo pregato perché la chiesa di Cristo,
la nostra Chiesa, sia la Chiesa dei poveri,
secondo l’Insegnamento del maestro e la testimonianza che lui ci ha data con i dodici.
Oggi, soprattutto in America Latina e nei
paesi in cui più dolorose sono le condinoni
dei poveri, rispetto allo spreco, al dominio,
alla violenza dei pochi ricchi, anche i credenti sono divisi sull’uso della violenza. Ma
noi non abbiamo discusso di questo: la testimonianza di Camilo Torres é importante
come scelta, scelta di una Chiesa che non
si limita a chiedere ai ricchi generosi sacrifici, ma si schiera risolutamente dalla parte
dei poveri.
E comunque siamo convinti che questo
apparire della violenza come unica via di difesa, è in buona parte una nostra responsabilità, di noi credenti. Perché se da sempre,
0 almeno da quando più intollerabili sono
apparse le condizioni di vita dei poveri, la
Chiesa avesse impiegato tutto il suo p^o di
forza morale a rivendicare la giustizia per
1 poveri, contro la discriminazione sociale,
razziale, contro l’imperialismo, noi siamo sicuri che oggi la lotta non violenta, il dissenso delle coscienze, avrebbero ben altra credibilità.
Noi riuniti oggi, abbiamo anche pensato
di scriverti, non solo per dirti di questa nostra preghiera per la difesa dei poven, ma
anche perché, mentre commemoriamo Camilo
Torres ci riempie di stupore la notizia che
Nixon, l’esponente di un paese che ha gravi
responsabilità per la morte di quel prete,
viene ricevuto nella santa sede in udienza
ufficiale. Questa cosa non la comprendiamo;
ci viene in mente il ricordo di Roma, nel
Natale 1967: una città in stato d’assedw,
perché si doveva imporre a migliaia di per
a cura dì Tullio Viola
sorte scandalizzate dalla guerra imperialista
in Vietnam, la visita di Johnson al papa^ nel
disperato tentativo di risollevare le sue sorti
elettorali. Ora è il vincitore che viene da te.
Non crediamo che venga a nome detVAmerica: che cosa importa del vescovo dei poveri ad una società che vive dei valori dei
ricchi? O viene da uomo a te vescovo: ma
allora non è Vesempio di Nicodemo che doveva seguire? Sperando poi che tu avessi un
po’ di tempo per lui, tu che non Vhai potuto trovare per don Mazzi e per i suoi poveri.
Noi viviamo con gioia e amore dentro la
Chiesa. Ora, poi, tante cose sono in fermento: la Chiesa si scuote, mostra di non essere
un comodo strumento di consenso, rivendica sempre più il suo compito di difendere
gli uomini dalle istituzioni.^ tanto più i poveri. da istituzioni inique. In questo senso,
quest’incontro ’’ufficiale” con Nixon, da re
a re, ci e apparso un passo indietro, un ritorno ad una situazione che, per fedeltà al
Vangelo, dev’essere rovesciata da cima a
fondo.
Noi ti chiediamo, con la forza dei fratelli
nel rivolgersi al vescovo, di abolire quest’incontro ufficiale, di abolire un avvenimento
che divide, che, al di là della tua personale
volontà, è una scelta contro i poveri, contro
quei campesinos della Colombia ai quali hai
detto: voi siete il Cristo per noi.
L’Assemblea riunita in preghiera».
NATURALE E SOPRANATURALE
A proposito di Paolo VI, sentite questa. Corre voce a Praga che Dubcek ha fatto
visita al Papa e gli ha chiesto :
ff Vostra Santità potrebbe indicarmi qualche via per uscire dalle difficoltà politiche
in cui Oli trovo? — Senza dubbio, risponde
il Papa. Io conosco due vie: l’una naturale,
l’altra sopranaturale. — Io sono marxista,
replica Dubcek, e perciò mi accontenterei
della via naturale. — Ebbene: occorrerebbe
che un milione di angeli, guidati da San Michele, sbarcassero in Cecoslovacchia e scacciassero i Russi... — Quand’e così, aggiunge Dubcek stupito, mi farebbe piacere di conoscere la via sopranaturale. — E’ molto
semplice, risponde il Papa: che i Russi diventino ragionevoli e se ne vadano ».
(Da « L’Exprèss » del 3-9.3.1969)
avete frodato, grida, e il grido dei mietitori è giunto fino agli orecchi del Signore
delle schiere. Voi avete vissuto sopra la terra in mezEo ai piaceri e alle delizie e avete
saziato i vostri cuori nel giorno del massacro. Avete condannato, avete ucciso il giusto... ».
Il sale è diventato scipito.
Voi non siete responsabile personalmente,
à:ete schiavo della situazione; questa vi impedisce di parlare come Giacomo, perché voi
siete un ricco, un buon ricco che parla dei
poveri e ai poveri; Giacomo è un povero,
che parla dei suoi fratelli e ai suoi fratelli.
Uno Stato
laico?
Insediata la commissione per la
revisione del concordato, ossia ;
come ci si cura contro la tenia
Il 27 febbraio il ministro della Giustizia,
Gava, ha insediato la Commissione di studio
sulla revisione del Concordato; essa dovrebbe
riferire al governo entro 6 mesi.
Il discorso del ministro Gava ha pienamente confermato le forti riserve da noi espresse
circa la portata del lavoro che ci si può .attendere da tale commissione. La revisione, che
dovrà avvenire « d’accordo con la S. Sede » e
che parte dal presupposto della « piena validità del sistema concordatario », si limiterà evidentemente all’abrogazione o al ritocco di talune clausole del Concordato, « fermo restando il testo del Tratatto ».
Ora, come abbiamo ricordato ai nostri lettori, attaccare il Concordato, anche a fondo (?), senza attaccare il Trattato significa eliminare i segmenti della tenia senza eliminare
la testa: è infatti l’art. 1 del Trattato che
stipula che la religione cattolica apostolica romana è « la religione dello Stato »; da questo
principio derivano le applicazioni pratiche del
Concordato, alcune delle quali del resto sono
già di fatto cadute in disuso, essendo manifestatamente sorpassate dai tempi. Ma se non si
elimina l’aggancio fondamentale di quell’art.
1, si avrà tutt’al più un modesto aggiornamento, che rischia soltanto di rendere... beffardamente « costituzionale » un contratto clericalfascista che non merita questo avallo democratico, e di aggiornare efficacemente la « presa » vaticana sulla nostra vita nazionale.
Il sorriso della MTO
(Segue dalla 1 pag.)
ne per la separazione fra Chiesa e Stato » ha
messo vigorosamente in guardia Nixon, di
fronte aUe conseguenze di un riconoscimento diplomatico del Vaticano: un passo simile
contraddirebbe alle assicurazioni date durante la campagna circa l’intento di
superare l’intima scissione della nazione; contatti ufficiali con il Vaticano non gioverebbero alla pace, aggraverebbero le tensioni
confessionali negli USA e intaccherebbero il
principio della parità di tutte le religioni.
Nixon sbaglierebbe, se pensasse che l’opinione pubblica reagirebbe oggi in modo diverso da vent’anni or sono.
Allora il presidente Harry Truman aveva
avuto l’intenzione di nominare il gen. Clark
quale ambasciatore presso il Vaticano; ma
nel 1952 egli urtò nell’opposizione del Senato, che nel 1939 aveva concesso al presidente Franklin D. Roosevelt soltanto di mandare, durante il periodo bellico, Myron Taylor quale suo « rappresentante personale » in
Vaticano. In antecedenza vi erano state relazioni diplomatiche fra Washington e la
s. Sede soltanto dal 1857 al 1870. quando
fu dissolto lo Stato della Chiesa. Tre presidenti hanno però già reso visita ufficiale al
pontefice romano: Woodrow Wilson a Benedetto XV nel 1929, Dwight F. Eisenhower
a Giovanni XXIII nel 1959 e John F. Kennedy a Paolo VI nel 1962; nel 1967, una visita privata di Lyndon B. Johnson.
Settegiorni
Venerdì 28 febbraio
Nixon a Roma : colloqui con Saragat, Rumor e Nenni; intanto per le vie della capitale
a tre riprese in tre punti violenti scontri fra
manifestanti (studenti e operai) e polizia. Il
senato accademico di Roma respinge l’invilo
del ministro Sullo a riaprire le Facoltà (occupate e dichiarate et chiuse »).
In Francia il governo vara il progetto per
le Regioni; il 27 aprile sarà sottoposto al referendum del paese.
Violenta battaglia presso alla base americana di Bien-Hoa, nel Sud-Vietnam: un villaggio a soli tre kra. dalla base, occupato da vietcong e nordvietnamiti, viene « spianato » : sucsesso militare, sconfìtta politica? Si può immaginare in che condizioni procedono i lavori
della conferenza di Parigi.
Sabato 1 marzo
A Roma nuovi atti di violenza: contro due
sedi di organi d’informazione americani; al
Senato dibattito sui disordini. Continuano tensione e occupazioni in molti atenei italiani. A
Modena si ripete, per tre istituti per minorati, lo scandalo dei <c celestini » di Prato.
Tepida accoglienza parigina a Nixon, che ti
trasforma in euforia governativa non appena risulta il chiaro intento di un accomodamento; per le vive della capitale ordinala
manifestazione di 50.000 persone contro la
guerra del Vietnam.
Malgrado manovre russe attorno a Berlino,
pare certo che l’elezione del presidente federale avverrà nella città.
Terremoto in Spagna e Portogallo.
A Bruxelles, per la prima volta i sindacai i
socialcomunisti francese e italiano chiedono .li
essere rappresentati al MEC.
Si riaccende aspra nella stampa sovietica !:i
polemica su Stalin.
A Bucarest Ceausescu invita i romeni a n sistere all’URSS che progetterebbe manove
militari in Romania.
Domenica 2
Nixon in Vaticano, conclusione della visilai
europea; contestazione in Piazza S. Pietro.
La polizia sgombera l’Università di Rom ,
da cui gli studenti occupanti erano quasi totalmente sfollati; accertati danni per 400 milioni. Proseguono occupazioni e disordini in
istituti universitari e secondari in varie citli ,
particolarmente accesi a Napoli.
Colpo di stato incruento in Siria; è al pot re il gen. Al Assad, contrario ai russi e favi revole a trattare con Israele; dissensi e arresii
nel partito socialista siriano Baath.
Lunedì 3
Inizia l’impresa deU’Apollo 9.
Sanguinoso scontro fra russi e cinesi sull t
frontiera estremo-orientale : fra i più gra-. i
degli ultimi anni e comunque il più clamori samente pubblicizzato; le parti si addossar e»
vicendevolmente la responsabilità.
Prosegue nel Vietnam del sud l’offensi a
dei vietcong : la popolazione di Saigoiì acr iiparra viveri in previsione di un assedio.
Martedì 4
Azioni di disturbo sovietiche e tedesciorientali intorno a Berlino-Ovest, mentre stanno giungendo (per via aerea) i « grandi .’It i tori » federali.
Proseguono intensi gli scontri nel Vietnamdel sud; la visita di Nixon a Parigi, dove !’ i
avuto pure un incontro con la delegazioi
americana e sudvietnamita a quella conferenza per la pace, significherà qualche mutamento?
Mercoledì 5
Per l’inchiesta sul SIFAR il governo si pii
ga all’opposizione e rinuncia al voto di fidi:
eia; la commissione d’inchiesta viene aumcr
tata da 10 a 18 membri, nessun membro del
governo ne farà parte. I rappresentanti sindacali nel consiglio d’amministrazione del’ENPAS hanno presentato le loro dimissioni
in protesta contro la situazione allarmante.
L’ente ha un passivo di 70 miliardi; senza un
immediato intervento governativo, l’istituto dovrà sospendere ogni versamento ai 6 milioni
di assistiti (pensionati e ammalati).
Si aggrava la tensione Mosca-Pechino. Le
manifestazioni anticinesi, vietate a Mosca, fi
verificano in varie città dell’URSS, specie nell’Estremo Oriente. Violente e massicce manifestazioni antisovietiche in molte città cinesi,
specialmente a Pechino e in Manciuria. L’ostilità cinese è spiegata da questi dati : l’URSS
ha decine di divisioni (pare 300.000 uomini) ai
punti nevralgici della frontiera; la sua flotta
del Pacifico è di 800 navi, molte dotate di
missili; ha organizzato un perfezionato servizio di ricognizione aerea e spionaggio; soprattutto, ha montato in Mongolia (lo Stato-cuscinetto fra i due colossi comunisti) due basì per
missili intercontinentali, tenendo cosi sotto il
proprio fuoco i centri nucleari cinesi del Sinkìang e di Pechino. L’espansionismo cinese è
noto e — data la concentrazione della popolazione, di fronte a quella estremamente rarefatta della Siberia sovietica — comprensibile.
Veloci mezzi corazzati nordvielnamiti attaccano la base americana di Dak To, presso il
confine con il Laos.
In un voto alla Camera dei Comuni, un
terzo dei laburisti si ribella a Wilson, opponendosi (55 no, 40 astenuti) a un « libro bianco » che regola le vertenze sindacali e in particolare vieta gli scioperi «illegali», cioè non
proclamati dai sindacati, che pesano seriamente sula pianificazione economica inglese. La
mozione favorevole è passata, grazie all’astensione dei conservatori, ma il dibattito ha rivelato di nuovo, e più seria che mai, una grave
frattura nel partito laburista al governo.
Giovedì 6
La Camera ha approvato la proposta d'inchiesta parlamentare sul SIFAR: troppo medesta per gli unì, troppo spinta per altri, se ne
attendono i frutti. AU’assemblea della Confindustria il presidente Angelo Costa attacca tutti i contestatori, pure i giovani industriali.
Occupazione operaia alla Rhodiatoce di Verbanìa.
Dopo otto ore di votazione Gustav Heincmann è eletto a Berlino presidente della Repubblica federale tedesca; è il primo socialista
a occupare la carica, ed è evangelico.