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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Prof.
ARMAKD KUGO^ AUGUSTO
Case Nuove
TORP^ PELLI CB
Settimanale
della Chiesa TaUese
Anno XCII — Num. 12 1 ABBONAMENTI f Eco: L. 1.300 per l’inierno « Eco » e « Presenza Evangelica » Spediz. abb. postale - I Gruppo 1 TORRE PF.LLICE — 23 Marzo isè?
Una copi a Lire 30 | 1 L. 1.800 per l’estero interno L. 2.000 • estero L. 2,800 Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJP. 2-17557
Si torna a parlare di
DISARMO
"Non è necessario sperare, per intraprendere,
« Non è necessario sperare, i)er intraprendere » — queste robuste parole
di Guglielmo il Taciturno vengono in mente, ora che si è riaperta una volta
ancora, a Ginevra, la conferenza per il disarmo. Le speranze sono invero
assai tenui: il problema della corsa agli armamenti, e a quelli atomici in
particolare, è lì, in tutta la sua crudezza, e non si vede balenare traccia di
quella reale, sincera fiducia reciproca che sarebbe la condizione fondamentale perchè le trattative potessero jtortare ad un risultato concreto, se più
limitato e graduale.
A Ginevra, doveva essere la conferenza dei 18: infatti è stato aumentalo
il numero dei paesi rappresentati, con la partecipazione di alcmii « neutrali »; in realtà, sarà la « conferenza dei 17 », perchè la Francia persiste
nella sua sdegnosa assenza, dopo le critiche alle sue ripetute esplosioni nucleari nel Sahara. Il quadro generale in cui si inserisce questa conferenza, è la ripresa degli esplosio- ^
ni nucleari sperimentali, attuata da
tempo dairUnione Savietica, e an
LETTERA DELLA C.C.A.I. ALLE 18 DELEGAZIONI
ALLA CONFERENZA DI GINEVRA
minciata come jirossima dagli Stati
rnili. in margine, si annuncia pelli pi-ossimo giugno la prima esplosione nucleare cinese (per il momciiio, di piccola portata, simile a
quella francese di Reggane; ma seguiranno tappe ravvicinate?). Nella
discussione sulla politica estera italiana è stato affrontato, nel quadro
della politica della NATO, il problema dedl’armameuto atomicio; il
.’51 marzo e il 1“ aprile i cittadini elvetici dovranno rispondere ad un
relerendum sul rifiuto o suiraccetlazione dell’ arniamento atomico
della Oonfederazione; in Gran Bretagna continuano discussioni accese
sul medesimo problema. Questo è
indubbiamente un fatto positivo: le
17 delegazioni che si riuniscono pelle sedute ginevrine non possono
ignorare del tutto l’opinione pubblica che si muove dietro di loro,
almeno parzialmente; e può far bene sperare il fatto che numerosi rappresentanti neutrali o « non impegnati » sono decisi a far sentire il
peso della loro opinione ai « granili »: significativo in tal senso l’intervento del delegato brasiliano, che
ha messo in guardia contro le manovre di sviamento della discussione: la vecchia tattica di presentare
condizioni inaccettabili dalla parte
avversa, jier poi denunciarla propagandisticamente quale colpevole del
fallimento delle trattative.
* * 111
Anche le Chiese si sono interessale al problema. In occasione dell’apertura della Conferenza, il direttore della CCAI (Commissione
delle Chiese per gli Affari Intemazionali, organo del C.E.C.), dr.
Nolde. ha inviato a tutte le 18 delegazioni una lettera, di cui ripro'duciamo qui accanto il testo, nella
quale si rifa tra l’altro al messaggio
deH’Assemblea di Nuova Delhi.
Ma già prima, in occasione dell’annuncio della prossima ripresa
degli esperimenti nucleari statunitensi, il presidente della CCAI,' Sir
Kenneth Grabb, e il suo direttore,
dr. Frederick Nolde, hanno contemporaneamente, da Londra il primo e da New York il secondo, rivolto un messaggio di protesta al presidente Kennedy: « Deploriamo vivamente — è detto fra l’altro — che
sulla base di analisi scientifiche e
militari il governo degli Stati Uniti
abbia giudicato indispensabile alla
sicurezza del paese la ripresa di
esperimenti atomici nell’atmosfera.
Tale determinazione susciterà indubbiamente una analoga decisione
dell’Unione sovietica ». « Ricono
sciamo che questa decisione si basa
sulla convinzione che riprendendo
unilateralmente, l’anno scorso, esperimenti nell’atmosfera, l’URSS si è
assicurato un vantaggio sostanziale
nel campo dell’armamento atomico
e che il precario equilibrio degli ar
mamenti, su cui oggi riposa la pace,
rischia di essere così spezzato. Ma
in quanto dirigenti della Commissione delle Chiese per gli affari internazionali, mancheremmo al nostro
dovere se oggi serbassimo il silenzio ». Aggiungiamo cbe, negli anni
passati, la CCAI è intervenuta con le
sue proteste ogni volta che si sono
verificate una o piu esplosioni nueleari, da qualsiasi parte fossero
messe in atto.
Infine, è rallegrante notare che, in
Gran Bretagna, non c’è solo il gruppo dei pacifisti, che fa capo a Bertrand Russel, nella protesta contro
rarmainento atomico. Il governo
britannico ha infatti ricevuto un appello firmato da 12 alte personalità
di Chiese anglicana e libere (i vescovi di Londra, Chichester, Manchester, Willesden; il can. Collins, presidente della campagna britannica
per il disarmo nucleare, il « canonico rosso »; Sir Kenneth Grubb, presidente della CCAI e della Camera
dei Laici della Chiesa d’Inghilterra;
e vari altri grandi nomi). Tale appello chiede al governo di rinunciare alla fabbricazione, al possesso e
a1 controllo di armi nucleari sul territorio del Regno Unito, e di fare
l’impossibile perchè il loro possesso
non sia esteso alle potenze che ancora non ne hanno.
Queste dichiarazioni non sono dovute a un’ondata superficiale e irriflessa di generica « buona volontà »;
La Commissione delie Chiese per gli Affari internazionali
tiene a che coi, in quanto delegati alla conferenza di Ginevra per
il disarmo, sappiate che i cristiani del mondo intero attendono con
ansia di veder fare finalmente qualche progresso che ponga termine alia corsa agli armamenti e liberi Vumanità dalla minaccia
di una guerra devastatrice. La nostra Commissione è un organo
del Consiglio ecumenico delle Chiese, i cui membri rappresentano
oltre sessanta paesi, compresa la totalità delle diciotto nazioni che
vi hanno delegalo a questa conferenza. Queste Chiese sono unite
in una comunità internazionale particolare, che deve poter contribuire a colmare i fossati così spesso scavati dalle divergenze
politiche a diplomatiche.
Riunita a \iior« Delhi proprio mentre si teneva a New York
la sedicesima Assemblea generale delle Nazioni Unite, la terza
Assemblea del Consiglio ecumenico ha approvato il piano di una
conferenza sul disarmo che raggruppi 18 governi. Parecchie delle
decisioni votate a Nuova Delhi hanno pure una portata internazionale. Permettetemi di notare alcune delle conseguenze riguardo
al compito che vi incombe immediatamente:
Se la prima responsabilità è delle maggiori potenze, tutti i
governi, grandi o piccoli, hanno il dovere e la possibilità di contribuire al necessario progresso.
Per manifestare la loro buona volontà e contribuire alla distensione, i governi dovrebbero rapidamente prendere, unilateralmente, tutte le decisioni favorevoli al disarmo, che non mettano
in pericolo senza necessità la loro sicurezza naziomile e non limitino in alcun modo la possibilità di definire le forme d’ispezione e
di controllo.
.'ipprofittandu dell’accordo realizzatosi fra l’Unione Sovietica
e gli Stati Uniti sui principi del disarmo, ulteriormente approvato
dall’Assemblea delle Nazioni Unite, occorre cercare, senza esita
zione e senza rancore, quali .sono i punti in cui termini e fra.si
sono diver.samente interpretati, e quelli su cui l’accordo è realizzato.
Pur riconoscendo che sono in gioco questioni essenziali per
ciascuno, bisogna cercare con pazienza e sincerità di comprendere
tali differenze e le loro ragioni, e di realizzare un compromesso
accettabile.
Pur concentrando i loro sforzi sul disarmo, i governi devono
sforzarsi di collaborare alla risoluzione dei conflitti politici che
minacciano la pace, alla messa in opera di una strategia di espansione economica in favore dei paesi sotto-sviluppati, e ad aprire
ogni porta che permetta ai popoli di entrare in contatto nel quadro di una società aperta di amicizia e di buona volontà.
Simili sforzi attaccano alla radice stessa i problemi attuali,
poiché possono permettere di dissipare il clima di sospetto che
ostacola ogni accordo tecnico sul disarmo. Nell’appello (accluso/
ai governi ed ai popoli, l’Assemblea del Consiglio ecumenico c
Nuova Delhi dichiara:
’’Per distoglierci dalla via della guerra e seguire quella
della pace, tutti devono rinunciare alla minaccia della violenza. Questo .significa la fine della guerra dei nervi, della
pressione sui paesi minori, del ricatto con la bomba. Non
è possibile perseguire contemporaneamente una politica di
minaccia e una politica di disarmo. Bisogna assolutamente
mettere fine alla corsa agli armamenti. Il disarmo totale è lo
scopo su cui tutti sono d’accordo. Sono ora necessari atti
concreti per raggiungerlo. Fin d’ora, malgrado tutti gli ostacoli e lutti gl’insuccessi, si cerchi attivamente di fare un
primo pa.sso decisivo: ad esempio la cessazione controllata
degli esperimenti nucleari”.
Nel corso del XX .secolo i popoli del mondo intero hanno
conosciuto molte delusioni riguardo agli sforzi per attuare il disarmo. Essi conservano tuttavia la speranza di vedere attuarsi un
accordo sufficiente, prima che sia troppo tardi. Per quanto deludenti siano stati gl’insuccessi del passato, i popoli attendono qualcosa dalla conferenza per il disarmo ora riunita a Ginevra. Molto
di più: pregano per il suo successo. O. F. Nou>e
sono l’espressione di organismi e di
personalità che da anni seguono in
tutta serietà e coscienza la politica
internazionale, che non ne ignorano
i problemi, le difl|eoltà reali, i retroscena. La stessi^, cosa è richiesta
ad ogni cittadino, »in ogni jiaese; e
in modo particola# ad ogni cristiano, in ogni chiesa.Xa pace non è cosa « facile » — nè da raggiungere nè
da conservare — esige impegno, lotta, anche sacrificio e dolore; implica sempre una rinmicia ad orgogli e
« sicurezze ». Il cristiano, che dovrebbe vivere della e nella pace d;
Cristo, lo dovr^be sapere più di
ogni altro; ma più di ogni altro dovrebbe saperne il valore infinito,
poiché essa è « secondo Dio ».
Gino Conte
doppio
taglio
Ac 11 Dipartimento missionario della
Cliiesa melodista degli Siali Uniti ha raci-ollo in un opuscolo di 68 pp. i comunicati
e gii articoli pubblicati sui disordini nelI Angola, in cui la missione e la chiesa
melodista hanno avuto parlicolannenle da
soffrire.
Coinè si urevedeva, anche il Senato ha
votalo la fiducia al nuovo governo, con
122 voti favorevoli e 68 oontiari, corrispondenti naturalmente allo stesso schielaiuenlo realizzatosi alla C.amera.
Intanto, a Messina si sta svolgendo il
processo in cui è coinvolto il convento
dei cappuccini di Mazzarino, in provincia
di Caltanissetta. Si è deciso di celebrarlo
in questa città, per cercare di allontanarlo
dai luoghi dei delitti — assassini, attentati, estorsioni — ma l’ombra della mafia
si profila ben netta anche qui. Diremo
più diffusamente, la settimana prossima,
di questo fenomeno inquietante, iche non
act-enna affatto a scomparire, anzi, va
esiendenAjsi e presentandosi in forme
sempre nuove. Soltanto una nota, sulle
prime battute del processo : malgrado la
legge sia uguale per tutti, si è potuto notare che il trattamento verso i 4 frati imputati è stato diverso da quello riservato
ai 3 imputati laici; sfumature, se si vuole. Ma hanno il loro peso.
Il grande evento della settimana: il
«cessate il fuoco» in Algeria! Di giorno in giorno, infine di ora in ora si è atteso ansiosamente l’annuncio da Evian,
dove francesi e algerini cercavano faticosamente gli accordi loncreti sulle ultime
questioni — e qui si iiilende « ultime »
Le «Opera» di Lutero a Roma
Un dono prezioso alla Biblioteca della Facoltà Valdese di Teologia
Con il principio di marzo sono giunti
a Roma, alla nostra Facoltà di Teologia,
il prof. Kasser, reduce da Ginevra, per
riprendere l’insegnamento neotestamentario, e il prof. B. Corsani, che lasciando
temporaneamente il lavoro pastorale a Torino ha assunto l’insegnamento dell’Antico Testamento. Per la fine del mese è atteso il prof. O. Cullmann, per il corso
di lezioni che quasi ogni anno egli dà,
da tempo, presso la nostra Facoltà. Il 10
marzo si è svolta una significativa cerimonia, di cui il prof. Corsani ci riferisce.
Finora te opere di Lutero, nella monumentale olassàoa edizione detta « di
Weimar», in 54 tomi (99 volumi), si
trovavano solo in due biblioteche italiane: la Casanatense in Roma, e la
Nazionale di Firenze. Dal 10 Marzo
si trovano anche nella biblioteca della
Facoltà Valdese di Teologia.
Sabato 10 Marzo, alle ore 17, sono
convenuti nella sala di consultazione
della Biblioteca i professori titolari e
supplenti, i membri del Consiglio di
Facoltà, i pastori di Rema, e gli studenti: si trattava di ricevere ufi&cial
mente in consegna la preziosa opera.
Quale ne era Torigine? Alcuni anni
fa il Prof. Dr. W. Sucker — della Direzione della Chiesa Evangelica in
Germania e della Facoltà di Teologia
dell’Università di Mainz, venuto appositamente a Roma per l’occasione
— aveva notato la mancanza delle
opere complete di Lutero e del Cor
pus Reformatorum, e con vivo senso
di comprensione per le difficoltà che
avevano impedito alla nostra Facoltà
di procurarsi quei testi costosi al mo
mento della loro pubblicazione, si era
messo d’impegno alla ricerca di un
esemplare completo sul mercato dell’antiquariato librario. La sua ricerca
è stata coronata da successo : urtacollezione completa delTopera è stata
reperita ed acquistata, mentre l’Evangelischer Bund lanciava un appello
per finanziare il dono. L’appello veniva raccolto da seicento persone che
capivano il significato simbolico dell’offerta fatta alVa nostra massima
istituzione culturale protestante in
Italia.
Nel porgere, a nome dell’Alleanza
Evangelica, i volumi della preziosa
rilegatura, il prof. Sucker esprimeva
fra l’altro la speranza che anche qualche teologo cattolico-romano, incontrando 'qui il pensiero di Lutero direttamente e non attraverso im travi
samento polemico, ne possa afferrare
il grande valore evangelico e giungere a una valutazione più fraterna
della vita e dell’opera del Riformatore
Il pastore Carlo Gay, membro della Tavola Valdese, a nome del Moderatore assente da Roma, portava l’espressione della riconoscenza della
Chiosa per questo atto di fraternità
compiuto da una chiesa sorella e in
particolare da tutte quelle persone, a
noi sconosciute, che si sono sacrificate per un gesto cosi bello e significativo.
Infine il Decano della Facoltà, prof.
Subilia, ringraziava il prof. Sucker e
l’Alleanza Evangelica e tutti coloro
che si sono occupati con lui del trasferimento dell’opera dalla Germania
a Roma.
Gli studi su Lutero hanno conosciuto un rinnovamento, in Germania, da
alcuni decenni — anche da parte cattolica (1). In Italia alcuni passi sono
stati anche compiuti negli ultimi lustri dopo ohe il «Lutero» di Giovanni
Miegge, pubblicato nel 1946, aveva
fatto giustizia delle interpretazioni
denigratorie correnti nel nostro paese. Ma l’opera del nostro grande pensatore rimane ancora la più importante che sia stata scritta in Italia
sul pensiero e sull’uomo. Possa questo
dono, che renderà accessibili le sue o
pere a tutto coloro che — protestanti o
cattolici — desiderino seriamente studiarle, aprire la strada a una obiettiva valutazione della grandezza evangelica della teologia di Lutero, che non
fu capita a suo tempo da Roma e dai
suoi teologi. b. corsani
(1) Al riguardo segnaliamo un agile volumetto edito in questi giorni: R. Stal'fFER: Luther vu par les i-atholiques (/.. 750,
/nesso la Clnudinnn).
nel isenso di questioni di fondo, quali sono queEa del trattamento da riservare ai
coinbattenti delle due parti, e quella delle effettive poeeibilità di coirvivenza, sul
piano politico ed economieo, dei gruppi
etniei antagonisti. Infatti, si è via via fatto evidente, in questi lunghi anni di gu«ra atroce, che Tindipeiidenza algerina
avrebbe portato con sè una profonda rivoluzione sociale, dopo la quale la situazione degli europei sarebbe stata decisamente diversa. In qaesd anni sprecati ut
una folle guerra repressiva, troppi francesi hanno intorbidato l’indtìbbio valore
della loro presenza nel Maghreb; hanno
infirmato il valore -giuridico e morale della loro cittadinanza no-nd-africana : ed ora,
sebbene decine e forse centinaia di migliaia di coloni siano « algerini » da due,
magari tre generazioni, si sono fatti (irreparabilraente?) stranieri. Quel dialogo e
queU’acicordo che avrebbe dovuto e —
ne siamo convinti — -potuto avvi-arsi, e
aiocenluarsi, sinceramente, non appena si
fecero sentire i primi sintomi di « resistenza », è ancora possibile? S, certamente; malgrado tutto il sangue che scorre e la violenza dell’odio che si scatena,
molti sono coloro che i vincoli di una
i-ordiale amicizia e la coscienza di interessi comuni uniscono al di sopra di tutto questo orrore; e senza dubbio la Chiesa ha qui da rendere la sua testimonianza, tutta particolare, alla riconcilia-zione
in Gesù Cristo. Non sarà, tuttavia, compito facile; e ogni ora, ogni giorno che
passa con la sua triste messe di morti
assurdamente ammazzali. Io rende più arduo. Lo comprendiamo anolie noi, che da
lontano, al sicuro, sentiamo salirci in
cuore una rabbia decisa -contro i x>azzi e
gli assassini che si accaniscono, in una
via senza uscite, abbandonandosi all’esaltazione della violenza... Bisogna dire die,
nel complesso, gli algerini stanno dando
prova di una notevole pazienza, ohe non
sarebbe davvero giusto affermare ohe lo
FL\ sta quieto per timore dell’OAS scatenata: con una visione po-litioa, oltre
( he umana, assai più am.pia esso coimprende che la tenace pazienza di queste settimane è il prezzo della pace che si profila, finalmente, oltre il « cessate il fuoco ». Soltanto, nes.suna corda lia da essere troppo forzata, nè si può pretendere
i-he lutti i feUeg dell’altopiano maghrebino e lutti i popolani delle casbah abbiano una comprensione che tanti « civili »
europei non hanno; la rivoluzione è stata, finora, moderata. Molti temono die
si scateni non appena la forza politica e
militare francese cessi di imporsi. Ma
poiché quel momento ha inevitabilmente
da venire, ogni giorno die passa ne prepara la venula in condizioni meno favorevoli : è l’evidenza die da anni si sarebbe dovuta imporre a tutti.
Il governo france.se attuale, e il presidente De Ga-ulle in partieo-lare si trovano
a dover fronteggiare una situazione di
cui non sono certamente i primi responsabili: Itanno tuttavia contribuito ad aggravarla; or.i spetta -loro il diffidle compilo di risolverla, nel modo meno disaslroiso. Sia loro data saggezza e umiltà;
a loro e a quanti in Algeria (e nella metropoli! comprendono di essere responsabili della guerra e della pace c sanno
che l’egoismo e la vioilenza non hanno
l'iihi-ma |>arola. g- c.
2
p*|. s
N. 12 — 23 marzo 1962
HINDU, ANNO ZERO
Nel numero delle pubblicazioni dilaganti, un settimanale* ha attratto la
nostra attenzione pwr un argomento
ivi riportato e benché la data risalga ad alcune settimane fa riteniamo
utile esaminare con spirito pacato e
il più possibile obiettivo il problema
che vi si pone. Alcuni studenti torinesi protestano indignati perchè, se
la fretta non ci ha tradito nel leggere, si è progettato di istituire una
borsa di studio presso il politecnico
di Torino, a favore di un giovane di
Kindu. La protesta esprime tra l’altro quale contrasto e quale profanazione rappresenterebbe la vicinanza,
nella stessa aula, di un figlio dei
« cannibali » con il figlio di una vittima. Altri argomenti aggiunge la
lettera di protesta, e noi abbiamo voluto parlare di questo non per desiderio di polemica nè per dar torto
o ragione, ma soltanto per distaccarci da qualsiasi residuo di odio e, ¡>er
quel che ci permette la nostra natura
di mortali, guardare con un senso di
pietà cristiana ai figli degli uccisori,
a chi non ha commesso l’atroce delitto ma potrebbe commetterlo perchè preda delle stesse tradizioni barbare, delle stesse ataviche e oscure
forze scatenanti l’ossessione demenziale omicida, l’mnok vendicativo dell’odio di razza.
^no ritornate in patria le salme
dei 13 aviatori trucidati, sacrificati in
una morte assurda, crudelmente inutile. Essi lasciano figli; non sappiamo quanta parte degli oltre 350 milioni raccolti andrà a beneficio dei
poveri orfani: al pari di molte persone, la quasi totalità degli italiani,
vorremmo che tutto il danaro raccolto andasse alla famiglie, o, semmai,
una parte servisse, sì, a costruire un
tempio votivo fatto di bianchi lettini per i bimbi che muoiono, rifiutati
dai nostri ospedali insufficienti, o
banchi di scuola, aule, ambulatori,
per le vergognose zone dimenticate
dell’Italia ’62. E il pensiero di far
venire da Kindu un ragazzo dalla
pelle nera, un « figlio » di cannibali
ci tenta, in verità. Ci tenta perchè ci
sembra degno del tempio votivo questo accogliere la creatura di tanto
odio e farla studiare nella più nobile
città d’Italia, trasformarne l’anima.
La scomparsa
di un amico
nuovo volto, a parlare in nome del
Dio degli uomini bianchi sul terreno
dove giacquero martirizzati i 13 aviatori italiani.
Lo sappiamo; non è mai facile
perdonare, mentre assai facile è il
sermone quando la tragedia o il dolore o il male ci hanno toccato solo
di riflesso, solo per la corrente emotiva che turba, davanti al fatto di
cronaca, la folla di un momento, poi
subito dispersa. Ma non sappiamo se
Dio ha deciso, o no, che proprio quei
due « figli », il figlio del cannibale e
il figlio della vittima si incontrino
sullo stesso banco. E se Lui lo volesse? Se così decidesse per intrecciare un nuovo destino a due razze
ostili, vissute in odio reciproco, per
aprire i nostri occhi a una visione di
carità che oggi, ancora freschi del
recente dolore, ci trova scettici e avversari? La stampa italiana si è gettata avida su quei 13 corpi martoriati, ha frugato nei particolari con un
sadismo raffinato, ha fatto capire,
quando non ha dichiarato brutalmente, inaudite scene di efferatezza. Dovere di cronaca. Lo sappiamo, siamo del mestiere. E ora che abbiamo
conosciuto tutto e fatto conoscere
tutto anche a chi, per pietà cristiana,
non doveva sapere, abbiamo anche
il dovere dell’odio?
Non abbiamo inteso rispondere alla protesta accorata dei giovani di
Torino, ma vorremmo che essi, generazione destinata a nuovi e più seri impegni di una civiltà cristianamente edificatrice, sentissero, in nome di quei 13 morti, che il tempio
votivo potrebbe avere le sue fondamenta proprio nel loro glorioso Ateneo. In occasione del Natale scorso il
Presidente del nuovo stato africano
del Senegai, Sedar Senghor, ha inviato a Giovanni XXIIl il testo di una
sua poesia; dice così;
« Signore Iddio perdona all’Europa bianca. E’ vero. Signore, che per
4 secoli di luce ha sparso la bava dei
suoi molossi sulle mie terre, e che i
cristiani, tradendo la Tua luce e la
mansuetudine del Tuo cuore, hanno
illuminato i loro bivacchi con le mie
messi, torturato i miei padri, deportato i miei dottori e i miei sapienti,
ma sia benedetto quel popolo che mi
E’ deceduto recentemente a Oxford
(Inghilterra) il Dr. Christopher Chavasse, vescovo anglicano di Rochester,
all’età di 77 anni. Il Dr. Ohavasse era
sitato per vari anni Presidente del Comitato della Waldensian Church Mission in Inghilterra ed alcuni anni or
sono aveva anche partecipato al Sinodo Valdese a Torre Pollice.
Da giovane il Dr. Chavasise era stato studioso e sportivo al tempo stesso. Studiò a Oxford ed a Liverpool,
ma partecipò anche alle Olimpiadi
del 1908 correndo i 400 metri. Fu cappellano militare durante la guerra
1914-18. Durante il suo lungo ministero episcopale a Rochester egli fu considerato come una personalità coraggiosa nel proclamare il messaggio cristiano e le esigenze di Dio nella vita
sociale. Nel 1955 il Dr. Chavasse si
era occupato in special modo della
riunione della Chiesa Metodista con
quella Anglicana. Egli lascia la vedova, tre figli e due figlie nel lutto.
Alla memoria del Dr. Chavasse, vescovo anglicano di Rochester e amico
della Chiesa Valdese, inviamo un
pensiero riconoscente.
e. r.
TEMPO Di PASSÊOHE
Beati i poveri
Sapersi povero: primo segno dell’elezione. Quando l’uomo non
crede più in sè stesso, Dio può entrare e fare ogni cosa nuova.
« Se conoscessi i tuoi peccati, perderesti il coraggio » (Pascal).
In verità, perchè perdiamo completamente il coraggio, ci vorrà
la croce: e perciò soltanto là c’è guarigione.
Cosi, i piccoli a cui Gesù si rivolge sono una promessa di povertà;
ma hanno ancora un lungo cammino da percorrere, prima che tutte
le loro sicurezze siano crollate.
Gesù li vede nella prospettiva della fede, non quali essi sono ma
quali egli li farà.
E già li introduce nel regno dei graziati.
La coscienza della povertà: il suggello che più saldamente unisce
i figli di Dio, poiché li fa piccoli, pari.
La Chiesa, prefigurazione terrestre del Regno, è la famiglia dei
poveri di Dio: vive interamente della Carità divina.
Ma guai a quelli che possiedono, poiché hanno quaggiù la loro
consolazione.
Guai a coloro che capitalizzano i loro doni e le loro virtù e credono di trarne un interesse sufficiente.
Poiché la loro fortuna è vanità.
SUZANNE DE DiÉTRICH
(da Uheure de l’offrande)
Tempo di parlare e tempo di lacere
Difficoltà della nostra testimonianza cristiana
1 intelligenza, strapparla al ceppo del- ha portato la Tua Buona Novella
1 atroce cerimoniale orimitivo. enn- Signore, che ha aperto le mie palpe
vogliare ogni energia del suo cervello e ogni moto dell’anima a costruire un se stesso diverso, opposto agli
uomini della sua terra, e là rimandarlo un giorno a mostrare il
suo
bre pesanti alla luce della fede ».
E’ un negro che benedice in nome
di Dio, in questo nome edifichiamo
il tempio ai 13 aviatori di Kindu.
Marco
Dopo aver letto t’articolo di Gino
Conte « Complesso d’inferiorità dei
cristiani », apparso su « La Luce » del
2 febbraio, ho riflettuto parecchio sull’argomento da esso presentato in
modo così semplice e coraggioso allo
stesso tempo. C’è molto da dire in
proposito e dirlo bene è tutt’altro che
facile, specialmente oggi. Ho letto con
interesse anche il contributo di Musso Danilo («La Luce», 2 marzo) che
ci dà un esempio pratico delle diflicoltà che incontra oggi la nostra testimonianza cristiana.
Personalmente penso' che in questo
caso parlare di « complesso d’inferiorità » è un po’ un eufemismo che contrasta stranamente con la serietà con
cui rargomento è posto alla nostra
attenzione. In realtà ci troviamo a
dover inghiottire una, ben amara pillola e preferiamo* indorarla con una
definizione che tutt’al più produce un
po’ di fastidio agli avversari delle
moderne teo'rie psicologiche. Qualcun
altro potrebbe forse anche sentirsi
soddisfatto d’essersi scoperto il suo
bravo « complesso », di cui parlare a
non più finire per rendersi interessante a sè stesso ed agli altri.
Però, volendo restare nelle categorie psicologiche, ormai divenuteci più
familiari del linguaggio biblico mol
Dignità dei ministeri
e formazione delle classi dirigenti
Seguito del num. preeedente
I guai del latino
Per superare una tal situazione penso
sia necessario convincensi ohe tutti coloro
che svolgono un servizio vocazionale riconosciuto dalla Chiesa sono ’’ministri'
Non so invece fino a ohe punto sia chiaro
nella mente dei più ohe « diaconia », « ministero », « servizio » sono termini a>s>solulaimente identici, che traggono la loro
origine da lingue diverse. Ho infatti l’impresisione che finche si adoperano il greco:
« diaconia », o l’italiano : « servizio », tutti comprendono bene e convengono unanimi ohe per tali compiti v’è neH’ambilo
della Ghiesa posto e lavoro per tutti, e
per tulli sul medesimo piano. Quando invece si adoi>era il latino: «ministero» allora le cose cambiano ; poicliè anche nel
nostro ambiente si dà rimpressione che
« ministro » sia una qualifica speciali modo reservata, nella quale i (ositleiii « laici » non riescono ad inserirsi. Di qui
quella particolare differenziazione neirassunzione e nell affidamento delle ressponsabilità che, come ho dello in altra occasione, conduce alla concentrazione delle
funzioni ©ceJesiastiche nel pastoralo.
Perciò quando Aldo Comba su L’EcoLuce del 9^ febbraio (rìoliiamandosi al suo
scritto apparso su « Diakonia » deirago*
sto 1961) sostiene la necessità di « abolire
« quegli elementi che tendono a circon« dare la figura del pastore di una aureola
« di sacralità e relega in pari tempo il
« membro di chiesa nella posizione dì un
« eterno minorenne nelle cose spirituali »,
gli posso dar ragione sino ad un cerio
punto. Se infatti si tratta solo di ripulire
le parole « minisiro » e « ministero » di
quel tanto di « aureola » che sa di latino,
sono d’accordo ; infatti è sco'ncertante pensare che la sola recezione di un vocabolo
di origine latina in materia ecclesiastica
abbia prodotto, quasi per osinosi con ambienti analoghi ma assai dissimili, una
pesante deformazione di valore da cui
sembra così difficile juirgare il nostro costume. Ma non posso seguirlo nell’abolizione del carattere della sacralità die circonda ogni servizio o « ministero » nella
Chiesa; poiché di tutto ciò che è offerto
al Signore nella Sua vigna, compreso il
lavoro dì tutti coloro che vi si adoperano
con funzioni diverse, il men die si possa
dire è che è « sacro », nel senso proprio
di « destinato ad uso religioso ». Non è
infatti nella desacralizzazione del pastoraio ohe può rinvenirsi una soluzione, ,poiché
con ciò non sì rivalutano gli altri ministeri, ma se ne abbassa uno speciifiico.
Chiarire senza cnniondere
Direi quiiMli che il problema fondameiilale di oggi non è tanto quello di « riscoprire le funzioni che lo Spirito Santo assegna a ciascuno dei credenti », poiché
partendo dra una base cosi vaista si presta il fianco alle deviazioni die menano
alia laicizzazione della vita ecclesiale e si
confondono le idee mesco'lando « sacerdozio universale dei credenti » con « eserl'izio dei ministeri ecclesiastici ».
11 tema di fondo mi pare aia quello di
porre la Chiesa in grado di non isolarsi
dal mondo, ma di impegnarsi nel mondo
offrendo con l’esercizio adeguato di tutti
1 miniisltri che le necessitano un quadro
coniipleio di rispondenza alle necessità dei
lenipi. Per far ciò occorre daipprima rivalutare i ministeri esistenti nel loro potenziale di efficienza e di carica vocazionale. Di poi acquisire il concetto vivo che
al servizio del Signore nella Chiesa si può
<M.sere chiamati anche al di là o al di qua
I a seconda del punto di visuale) dal pasturato, dall’anzianato e dal diaconato;
convincerei che vi sono doni che lo Spirito sparge al di fuori del quadro di questi ministeri ordinari, e di cui la Chiesa
non può privarsi se non chiudendosi in
sé; sanzionare quindi olle i ministeri possono essere numerosi, diversi, ma tutti di
pari importanza e dignità.
Infatti è .solo quando si è convinti di un
princiipio che lo .si fa vivere nella realtà.
E<1 i principi die governano sotto tale
pro'filo la materia dei ministeri a me pare
siano due; il primo è che chiunque, assolvendo i compiti di un servizio vocazionale riconosciuto dalla Ghiesa, nella
propria dignità di ministro assurge al rango generico di « ecdesiaslico »; il secondo è die tra costoro la presenza di una
classe diriigente non dipende dallo svolgere questo o quel ministero particolare,
ma dall’aver ricevuto dal Signore quei doni particolari che occorrono per qualificare un dirigente e per condurre a dovere gli affari ecclesiaislici spirituali e temporali.
E sotto questo aspetto la circo'Stanza che
un minietero sia svolto o meno a pieno
tempo non comporta alcuna differenza sostanziale, anche perchè il cara'ttere vocazionale dei ministeri fa sì die ciascuno,
se non recaldtra, trova il tempo necessario per Io svolgimento delle sue funzioni.
La solnzione di tale problema sta nel consentire alla Chiesa di esprimere i suoi
quadri. Occorre che tutti coloro che a
qualsiasi titolo vocazionale assolvono un
servizio nella Chiesa siano posti in grado
di curare una loro preparazione specifica;
che siano compiutamente informali delrandamenlo della vita ecclesiastica, mantenuti al corrente dei vari problemi che
si profilano, resi edotti delle varie questioni del momento, senza discriminazioni
di sorta ohe indtacano a ritenere, ad esempio, che le vedove dei pastori debbano
venire a oonoiseenza di cose die rimangono invece occultate ai deputali al Sinodo, o ai componenti di Comitali o Commissioni ecclesiastiche impegnati in (5ompdti di notevole importanza. Se lutti i
« ministri » vengono posti in grado di
essere sempre a giorno sulla vita della
Chiesa, nel caimpo dei snoi impegni spirituali nel mondo come in quello più modesto delle sue necessità materiali, sarà
più facile avere a disposizione un maggior numero di persone interessate ed impegnale; e la Chiesa potrà esprimere in
modo più adeguato la varietà dei *doui che
le sono offerii e riconoscere su di una
gamma di quadri più vasta i propri elementi direttivi.
Su questa via mi sembra di scorgere che
i nostri organi diretliivi, sia pure con estrema timidezza e non senza reticenze, aibbiano preso le mosse in questi ultimi anni. Ci vuole un ,i>o’ di coraggio! Nel coinvolgere altri nelle responsabilità del proprio compito sta il segreto non solo per
evitare l’isolamenlo, ma soprattutto per
procurarsi aiuti e collaborazione efficaci.
Giorcio Peyrot
to più esplicito, dobbiamo anche riconoscere come una realtà important e che quando la definizione « complesso d’inferiorità » affiora alla nostra coscienza, ciò significa che il relativo problema è entrato in fase di
risoluzione. Quindi anche noi cristiani possiamo farci coraggio e sollevare il capo. Non guardiamo più al nostro recente passato sonnacchioso ed
apriamo bene gli occhi ; ci stiamo
realmente svegliando. Chi avrebbe ormai il coraggio di girarsi dall’altra
parte e riprendere il sonnellino? Da
ogni parte si levano le voci di quelli
già completamente svegli e, fatto interessante, queste voci si stanno
unendo in un coro via via semprp
meglio orchestrato. Una nuova realtà si sta affermando ad onta di tutte
le nostre polemiche inconoludenti e
dei nostri « complessi ».
Il Signore della Chiesa, l’Iddio vivente che fa ogni cosa nuova, ci chiama e noi dobbiamo ascoltarlo. Abbiamo parlato abbastanza; stiamo
ora zitti un istante. C’è un tempo per
parlare e c’è un tempo per tacere. Ed
il nostro sbaglio, sbaglio comunissimo, veramente umano', è proprio quello di voler parlare quando invece dovremmo tacere ed ascoltare. Il nostro
interlocutore non credente questo lo
ha probabilmente già capito per conto suo ; si è accorto della nostra incertezza e forse aspetta solo che tacciamo, finalmente, per dire lui a noi
qualcosa di estremamente interessante. Ascoltiamolo attentamente, quest’uo'mo al quale vorremmo portare
la nostra testimonianza cristiana.
Ascoltare in questo- caso è il primo
passo verso l’amore; e tacere confusi davanti alla nostra incapacità a
dare una risposta è il primo passo
verso la confessione del nostro peccato. Ci eravamo sentiti sicuri, avevamo fatto della nostra serietà spirituale un privilegio culturale e sociale che credevamo di dover difendere contro il totalitarismo romano.
E così ci siamo persi. Come vorremmo ora, confusi e disorientati, insegnare la strada ad un mondo che la
sua strada la trova per istinto.
Il mondo ci guarda con divertita
benevolenza e procede oltre. Ma noi,
piuttosto, arrestiamoci un attimo prima di prendere la rincorsa per raggiungere il mo'ndo e portargli il nostro messaggio. Rientriamo in noi
stessi. L’Iddio vivente ha qualcosa da
dirci ; qualcosa che vale per tutti, credenti e non credenti, ma quelli che
Egli ha chiamato a testimoniare sono doppiamente responsabili.
Oggi più nessuno può sottrarsi alla
Sua pre.senza. Le cognizioni scientifiche spinte oltre i limiti del nostro
mando visibile ed invisibile hanno
fugato i fantasmi che si frapponevano una volta al nostro incontro con
Dio. Lo scienziato oggi, se non è accecato dal suo orgoglio (ma un vero
scienziato non può più essere altro
che umile), è costretto ad imbattersi
nella presenza divina. Ma l’uomo de'la strada è terribilmente esposto, solo nella sua angoscia e se anche la
vuole scacciare tuffandosi nel più
grasso materialismo, essa lo riafferra
e lo divora, giorno per giorno. Tanti
film e romanzi moderni ci parlano
della disperata lotta che l’uomo conduce oggi contro la noia, l’indifferenza, l’assoluta incapacità a superare
sè stesso per impegnarsi per qualcosa ohe ne valga veramente la pena.
E noi cristiani quest’uomo tormentato vorremmo apostrofarla in un linguaggio che accresce ancor più il suo
tormento di non poter più credere in
nulla! Il mondo le conosce ormai da
.‘-ecoli le nostre parole. Per un po’ le
ha ascoltate, ma ora è troppo disincantato per pre.star loro ancora fe
de. La Parola di Dio si è rivelata spada a doppio taglio e Gesù Cristo è
diventato la pietra d’inciampo per
cristiani e non cristiani.
Davvero' la miglior cosa che poesia
mo fare oggi è di tacere per rientrare
in noi stessi ed ascoltare ciò che ù
Signore, nostro Dio, ha da dirci. Poiché Egli parla ai nostri cuori, se lo
sappiamo' ascoltare. Il suo Spirito,
promessooi come consolatore, è colui
che ci rammenta le parole eterne e
vere di Gesù Cristo. E’ inutile che
queste parole le ripetiamo meccanicamente con la Bibbia so'tto gli occhi; se non è lo Spirito a dircele, esse sono per noi niente più che una
formalità religiosa, rinnegare la quttle è più onesto che volerla difendere
a tutti i costi. E’ sulla realtà dello
Spirito di Dio che dobbiamo oggi
aprire gli occhi. Non illudiamoci che
possa essere un dolce risveglio. Sarà
L’ EVANGELO
ALLA RADIO
Dalla RAI
Programma Nazionale
Culto Evangelico
Ogni Domenica matt.
ore 7,40
Da Radio Monte-Carlo
onde corte metri 41.58
Voce della Bibbia
ogni sabato ore 13,15
Verità Cristiana
domenica ore 13,15
Zia Erma, programma per
bambini, domenica ore 13,30
RADIO RISVEGLIO
lunedi, ore 13,15
Parole di Vita
martedì ore 13,15.
un risveglio amaro, ma salutare allo
stesso tempo. Dapprima rimarremo
folgorati come Paolo sulla via di Damasco; noi che ci credevamo difensori della buona causa di Dio, ci scopriamo persecutori; sì, perchè non
siamo corsi in aiuto dell’oppresso, ma,
per difendere il nostro privilegio, abbiamo permesso che egli venisse oppresso ancor più; abbiamo voluto salvare la nostra vita quando essa era
già salva nelle mani di Gesù Cristo,
nel quale pur diciamo di credere. Ma
che salvezza è mai la nostra, se non
ci rende capaci di porgere aiuto tempestivamente e concretamente al fratello che soffre? E quali parole possiamo ancora dire a questo fratello,
dopo che gli siamo passati accanto
senza alleviare la sua pena?
E’ tempo di tacere, davanti al fratello e davanti a Dio. Certamente se
sappiamo tacere e porci in ascolto
urmlmente ed in comunione di preghiera, ITddio vivente parlerà. Ascoltiamolo e ne saremo rafforzati. La
nostra timidezza, i nostri «complessi », oristdaiii o patologici ohe siano,
svaniranno dinoanta davanti alla
realtà vera e sempre nuova dello Spirito di Dio. Poiché Egli non ci domanda se ce la sentiamo sì o no di
testimomare ; Egli ci dice « va » e noi
andremo, perchè ogni parola che procede dalla bocca del Signore non tornerà a Lui a vuoto. Ma come andremo, se prima non avremo ascoltato
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JJ marzo 1962 — N. 12
>. S
Parliamo del nostro giornale
Ci capita spesso, in redazione, di ricevere lettere di critica e di approvazione, ma
assai spesso ci capita di riceverne, da lettori e collaboratori, che concretamente ci
aiutino a pensare il nostro lavoro, che attivamente e positivamentó lo discutano; e
poiché ultintamente è successo, pubblichia
tuo parte della lettera di un collaboratore,
Sergio Rostagno, pastore a Catanzaro e dia
spora: sia perchè potrà dare ad altri stimoli e indicazioni per la collaborazione, sia
perchè così, forse, i nostri lettori potranno avvicinarsi un poco ai problemi che ci
pone il nostro lavoro.
Ci scrive, dunque, fra l’altro, Sergio Rostagno:
...1 problemi del giornale mi sembrano:
impaginazione, redazione, collaborazione.
h’impiiginuzione dovrebbe essere quasi
sempre uniforme. Ciò che facilita al massimo la lettura di un giornale è di trovare
sempre gli stessi argomenti allo stesso posto. Ogni lettore si fa un ordine di lettura
che poi gli diventa abituale; certe cose le
salta perchè non gli interessano. Con l’ECOLUCE è itnpossibile. Un giorno trovi le
lettere dei lettori in seconda in alto e sono
magari banali, un altro le trovi in ultima
in fondo e sono interessanti (relativamente
■Ila 'linea’ del giornale). Certe volte trovi
delle notiziole in prima, che hanno il solo
scopo di coprire sei righe di spazio (e rendono il giornale brutto), ma il fondo è
troppo lungo, e in seconda pagina trovi
un argomento che avrebbe potuto esser
messo in evidenza in prima. — Un settimanale devo avere delle rubriche fisse, e
queste vanno decise secondo Uopportunità
una volta per tutte dal comitato di redazione: ci saranno poi le rubriche fortunate che dureranno anni, altre che non supereranno la prova dei tre mesi: potranno
essere ben fatte, ma risultano — chissà
perchè — noiose, e vanno eliminate. Il direttore dev'essere fermo e dire al suo loilulmratore: lancia le stesse idee con un’altru forma. Il giorno che una notizia deve
avere un rilievo eccezionale, si scompone
un po’ rordiiie delle rubriche, e il lettore
si accorge subito che qualcosa di « eccezionale I) è successo. Ora questo è ¡'rancamente impossihile, perchè ogni numero è nn
mosaico diverso, un vero c proprio puzzle.
(lo.si i titoli (dico cose fin troppo ovvie, e
chiedo scusa!: se sono fatti sempre dalhi
stessa étiuipe, dopo un po' impari a leggerli, sai che cosa ti aspetta sotto. 1 titoli
dei nostri giornali oggi hrillaiio per modernità inconsueta, domani .sono il solito
palai'. |)crchè (|neslo collahoratore non ha
scrupoli, ! altro compila i titoli come frasi di sermone. Fantasia non ne ha nessuno
d avanzo... forse per il mostro giorn:de
non si lascia liprodurre completamente il
modello Reforme, o F.spresso. ma la stilizzazione si potrehhe condurre abbastanza
radicalmente. Non credo assolutamente che
un giornale sempre diverso come impaginazione, risulti « vivo «, credo irvece alla
effiicacia di penetrazione e di convinzione
di un giornale a schema fisso (...i Se tn
riporti lina notizia in un corsivo di l.S righe come ti viene dall’agenzia dici qualcosa di molto diverso che se la mettessi
sotto un titolo a due colonne con caratteri
normali... Insorama, il linguaggio tipografico è quello che fa la vitalità del giornale,
per cui valgon più cinque parole dette in
un dato modo che mille in un altro (...)
Questo discorso però è completamente in
aria, se non si trova una sistemazione seria
per la redazione e la collaborazione. Siamo noi valdesi delle mezze cartucce che
non sanno fare un giornale nel momento
in cui tutti ne fanno? L. A. Vaimal direbbe che esiste nell’anima valdese una diffidenza quasi gnostica per tutto ciò che è un
impegno non superficiale e provvisorio.
E’ necessario un comitato di redazione
nominato dal Sinodo che dia una garanzia
al giornale, stahilisca esattamente quel che
Va detto, le rubriche, si riunisca ogni qual
volta c’è Un avvenimento importante. Quello che questa gente deve dare al giornale
rimarrà magari dietro le quinte, ma dev’essere di prima qualità.
I La redazione dovrebbe esserci e non mi
sembra impossibile (pastori e laici di Tonno e provincia). Tra comitato sinodale e
redazione sta il direttore, che fa parte sia
dell’una che dell’altra. 11 direttore è però
signore assoluto dei redattori, è cosi nei
grandi giornali per necessità, c cosi dev’essere anche qui, perchè il direttore è responsabile della linea del giornale nella
sua materiale espressione (...).
La collaborazione è per ora il lato più
debole (...) E’ ovvio che dovrebbe essere
, ipialificata, perchè tale collaborazione è
vitale pel giornale. J^rendi La Stampo : c
•in giornale che ha oggettivamente bt.sogno
di articoli firmati Bo, Jemolo, GalanteGarronc, Salvatorelli, io lo compro solo in
guanto questi articolisti possono interessarmi: d’altra parte è anche vero che Bo,
leinolo, ecc. hanno oggettivamente bisoSno de Lo Stampa, anche se magari non
condividono la « linea FIAT », perchè se
’'0 mancherebbe loro il mezzo di far conoscere la loro opinione al di là della cerchia
dei loro studenti. Ora, nessun X.Y.Z. (fila
di «firme» nostre) ha oggettivamente bivso?no di far conoscere la propria opinione
attraverso FECO-LUCE. Almeno, così sem' ^ca, e non interroghiamoci sui perchè. Pel' Co è necessario avere collaborazione di
luesto tipo (...) A parte le mie esigenze,
ci sono quelle di tutta la Chiesa, e che aiuCo, che peso morale, potrebbe avere un ar•'folo, poniamo di X.Y.Z., che comparisogni tanto. Si crea intorno a queste fir
un cerchio di simpatia, che è poi ¡n
itUona parte per il giornale.
Che le premesse esistano per fare un
“Uon giornale, sono convinto. Si trattereb
“c poi di sottoporre al Sinodo una relacione dettagliata di come si potrebbe ancora migliorare e delle condizioni necesSarie per farlo. Quanto costa una colonna
dell EiCO-LUCE? quanto paga, la Chiesa,
un articolo inutile? si può, per quel prezzo, avere un pensiero più valido? Ti garantisco che queste domande me le pongo
quando devo scrivere, e viene voglia di abbreviare o non scrivere. E’ necessario adeguarsi alle scoperte del giornalismo moderno. G. Baldacci per lanciare ABC si e
arsicurato Carlo Levi, imitato da L’Espresso che ha avuto G. Piovene; nota il titolo
di Levi: «Parole chiare», set-ondo me più
efficace che « En tonte liberté » di Finet su
Réforme. Credo che la formula sia efficace:
trovare il nome di uno che abbia molto da
dire! E’ impossibile trovarlo da noi? anche per un periodo limitato? siamo troppo
cccupati? troppo individualisti?...
Sergio Rostagno
Queste considerazioni, ci offrono il destro di far quattro chiacchiere con i lettori (almeno, con quelli che vorranno seguirci). Siamo, punto per punto, d’accordo con Sergio Rostagno. I numeri del giornale sono assai spesso — come impaginazione e come contenuto — dei puzzle, dei
mosaici con pochissimi punti fermi di riferimento. Questo è però in parte dovuto
alla esiguità di spazio a nostra disposizione. Specie ora che nelle nostre 4 paginette
ionfluiscono — e ce ne rallegriamo — gli
interessi e l’informazione dell’ECO e de L I
LUCE, è una fatica improba riuscire a far
quadrare il formato e il materiale ; con rincrescimento siamo spesso costretti a rinviare, talvolta ripetutatnente, scritti pervenutici, magari .su richiesta. Non tutti coloro che ci scrivono (e ci rallegriamo che siano molti) si rendono conto che... dovremmo. una o due volte al mese, pubblicare
un numero esclusivamente composto da loro! e così spesso è per la cronaca locale.
Se diciamo questo, non è per scoraggiare
nessuno, anzi: ma per spiegare la ragione
di rinvii, di ’’tagli” e .simili accidenti,
spiacevoli ma inevitabili.
Riprendendo una domanda del pa.store
Ro.stagno. informiamo lettori e collaboratori che ogni colonna del nostro settimanale costa, di pure spese tipografiche, .settimanalmente L. 6.(100 circa {oltre le cospicue spe.se generali). Già, si dirà, ma il
costo è pagato dagli abbonamenti! .Anche
se fos.se così - e non è, lo vedremo — siamo totalmente d'accordo con Sergio Roslagno e assicuriamo a lui e a tutti che
siamo noi pure pieni di scrupolo, all’usci.
re di ogni nuovo numero, riguardo alla vitliilità, al ’’costo” di quanto abbiamo .scritto e pubblicato.
Ma, come .si diceva, la situazione è ancora meno rosea in quanto non solo ci so
sono, ogni anno, delle centinaia di "morosi” (e pensiamo che si debba infine
istituire anche da noi uno scadenzario preciso. in modo che l'invio venga proseguito
solo per coloro che hanno rinnovato l’abbonamento — salvo i casi in cui si tratti di
vera e propria opera di evangelizzazione o
di diaconia, e sono una piccola minoranza). ma lo stesso canone d'abbonamento
attuale è nettamente sottocosto, specie do
po I forti aumenti di costi tipografici veririficatisi all’inizio del 1962, che superano
il 20“«. Ciò significa che, anche se tutti
gli abbonati pagassero la loro quota il set
timanale sarebbe in partenza in deficit. Data la confusione già creatasi a causa del
’’terremoto” della nostra stampa periodica,
l’Amministrazione non ha creduto opportuno di aumentare il canone d’abbonamento (salvo che per LA LUCE, tornata da
quindicinale a settimanale): tanto più grati .siamo ai donatori — abbastanza numerosi — che generosamente aggiungono al
loro abbonamento un’offerta, facendoci sentire il loro appoggio e incoraggiamento
fraterno.
Si comprenderà come queste preoccupazioni finanziarie pesino abbastanza; restringano la nostra libertà di spesa, per
quel che riguarda i cliché, ad esempio; ci
invitino a limitare — più di quel che non
abbiamo fatto finora i numeri a 6 pagine.
Ma al di là di queste considerazioni pratiche, restano i problemi messi in evidenza: impaginazione (cercheremo di tenere
presenti i richiami e i consigli), redazione e collaborazione, lèdiamo con piacere
e speranza che « Presenza Evangelica » sembra avviata su di una linea di vera, costante collaborazione redazionale: si sente che
il numero è stato "pensato” dai redattori
riuniti, che le rubriche sono curate e seguite con continuità. Dobbiamo noi pure
tendere a questo, sebbene i due periodici
siano nettamente diversi: l’ECO-LUCE non
può permettersi di essere unicamente un
giornale "d'opinione”, cioè un foglio in
cui un gruppo solidale esprime il .suo pensiero. un giornale "d’idee”. Il nostro settimanale ha pure la funzione di informare,
e vi ha posto, logicamente — accanto alla
informazione, più ampia — la piccola ero
naca delle nostre comunità; e ha pure da
essere una tribuna aperta su cui dibattere,
in libertà e fraternità, i problemi della
ntistra fede e della nostra vita ecclesiastica.
Quanto alle ’’firme”... non siano modesti! e ricordino che più di una volta sono
state sollecitate; comprendiamo benissimo
che sono sommersi dal lavoro, ognuno nel
.suo campo, e che è evidentemente assai
più impegnativo, per ìa 'Afirma**, stilare nn
articolo... Ma forse c giusto che sentano
che i fratelli attendono con fiducia e deùderio la loro parola meditata e chiarift
catrice. D'altra parte, ¡ìossiamo anche dire con allegrezza che altre *'firme'\ più
giovani, alcune, si stanno imlidamente formando e .sia permesso al direttore di
ringraziare questo gruppo di collaboratori su cui sente di poter contare e verso
cui sente andare la simpatia di molti lettori.
Resta molto da fare. Ed è bene che, ogni
tanto almeno, si interromj»a un momento
rondare innanzi un po' a testa china, tutti
presi dal ritmo quotidiano e affrettalo del
lavoro, e .si con.sideri il solco...
Gino Conte
CXCCUL
Bibbia e cattollcBSlmo
Su L'Osservtilore Romano del 15-2-1962
viene ampiamente presentata l’edizione
maneggevole — stampata da Salani — della Sacra Bibbia in italiano, a cura del Pontificio Istituto Biblico, che segue l’edizione princeps in 10 volumi. E’ un’edizione,
naturalmente, con note. Così termina la
presentazione: « Non resta che fare l’augurio che questa Sacra Bibbia entri in tut.
te le case per portare la rasserenatrice Parola di Dio, e che sia per gli Italiani la loro Sacra Bibbia per eccellenza, perchè a
questa aspirazione essa possiede tutti i giu.
sti titoli ». A quest’augurio ci associamo
con tutto il cuore, anche se ci pare di individuare una riserva di ’magistrale’ esdusività in queste parole; e ci rallegriamo
sin- eramente per lo sforzo attivo di diffusione della Bibbia che constatiamo nel cattolicesimo.
Ssnxa commenti
Su ¡.'Osservatore Romano (17.3.’62),
bello scorcio fotografico della cattedrale
'cattolica) di S. Patrizio, a New York,
con questa didascalia: « ...sommersa tra
una ridda di grattacieli, non somigli» a
un monumento sepolcrale ma al cuore in
un vivente. Nel paese della democrazìa,
della superindnstrializzazione e dell’energia atomica, la Chiesa Cattolica ha conosciuto lotte e incomprensioni, ma non
ha ancora segnato il passo nè tanto meno
ha fatto marcia indietro. Negli Stati Uniti, cinquanta anni fa ancora territorio di
Missione, oggi tutto fa pensare che nn
giorno non lontano dalla Statua della Libertà ipotrà sorgere quella di Colei che,
dando alla luce la verità, ha reso l’America e il mondo liberi ».
I# doloroso enigma
della **Michelin„
Nel numero del 25 febbraio del « Notiziario liberale f> (edizione torinese), in
merito agli .seioperi alla « Lancia » e alla
« Micheliii » — assai gravosi, dato il loro
luotrarsi per gli operai era riportata
una mozione, approvata ull’unanimità nel
l'or-so dell’assemblea |)roviii-eiale tlell’ll
febbraio :
« L’assemblea provin-cialc del Partilo
Lilierale Italiano preso alto dell’attuale
situazione sindacale to-rinese, e i-onsiderando che tutte le forze del lavoro si sono
trovate unite in un'azione di rivendicazione moralmente c materialmente giusta
e cousideramio altresì che è eoniiuilo e interesse dello stato stesso elevare il tenore
di vita dei suoi cittadini fa voli affinchè
le autorità locali e nazionali coinpiano una
proficua opera di mediazione al fine di
giungere, nel più breve tempo possibile,
all una loiiclusione della vertenza; invila
inoltre le parli ad uscire da un rigori'smo
conlroprod'ucrme e dannoso per entra-mbi : numifesla ai lavoratori la sua siiiupa
Note di viaggio in un paese amico
L’addio di K. Barth all’Università di Basilea
Seguilo del num. precedente
Mercoledì 1 Marzo nell’aula magna delrUni'versità di Basilea, colma di studenti
di discepoli in ogni ordine di posti, K.
Barili Ila esposto la sua ullima lezione.
Non credo sia necessario presentare dettagliatamente questo teologo ai nostri lettori che certo ne hanno sentito più volle
parlare da queste stesse colonne. Basterà
ricordare come egli, dal 1922 è stato l’iniziatore di quel rinnovamento biblico di cui
oggi vivono le nostre Chiese protestanti,
anobe quelle olle non seguono nei dettagli la teologia « bartiana ». Ma sarebbe,
per esempio, impossibile pensare alla teoloigia ed alJ’azione della nostra Chiesa
Valdese stessa come è oggi senza rifarsi
in qualohe modo a K. Barili, anche se non
sono molti fra di noi ad aver letto lutti
i 12 volumi finora pubblicati della sua
Dogmatica e le sue numerose altre opere
in modo da potersi dire suoi discepoli in
senso stretto, verso i quali, d’altronde
Barili stesso non ha semfwe e solo avuto
parole di lode!
Ricordo che nel 1948-49, quando frequentavo i suoi corsi a Basilea, vi era stala una piccola dimostrazione studentesca
in aula in suo favore e contro al teologo
tedesco Bullniann : Barili la arrestò im
provvisamente dichiarando con molta serietà che bartiani di quel tipo egli li considerava una peste che il cielo gli mandava per mantenerlo umile!
Ma parlare di Barlh significa ancora
parlare della Chiesa Confessante in Germania sotto al nazismo ohe ebbe in lui
l’animatore e l’autore di quella confessione di Bannen che espresse in termini cosi
chiari e coraggiosi la posizione della cristianità fedele e .sofferente nella Germania nazista.
Nato nel 1886, Barili avrebbe dovuto
andare in pensione nel ma di fronte
alla difficoltà di trovare un successore ed
alla pressione di molli amici, egli accettò
di insegnare ancora per 5 anni e mezzo,
cioè fino alla fine di questo semestre. La
lezione del 1 marzo raippresenta però la
fine di questo insegnamento in modo definitivo.
Non stupisce perciò che Faula fosse piena alFinverosimile da gente venula non
scio dall’Europa i>er assistere a questa storica lezione nella quale, e certo non a caso, il teologo di Basilea parlò su questo
lema: L’agape — il termine ohe nel Nuovo Teslamenlo indica Famore di Dio per
gli uomini e, per conseguenza, l’amore
il?
ft.', Ü
■' f
á
elle Egli mette nella vita dei credenti (cfr.
1 Cor. 13).
Come in tutte le sue lezioni, in modo
particolare in questa ullima, gli uditori
non si sono trovati davanti ad una fredda
esposizione di una teoria, ma in qualche
modo davanti ad una predica: cioè davanti alle parole di un cristiano impegnalo
nella »Ha fede per il quale lo scopo ultimo
e l>en chiaro di ogni studio teologico è
un iiia,ggiore e migliore annunzio delrainore di Dio di cui TEvangelo ci testimonia.
Per questo motivo <‘i sembra esalto
quanto ha detto il vice rettore nel suo saluto finale a K. Barili notando che in questa lezione la dignità accademica si univa
al calore di una grande predicazione; invece ci uniamo al vivace dissenso di tutta
Paula quando lo stesso Prof. Edgard Salin
affermò che, nonostante i suoi innegabili
meriti dì teologo e .soprattutto di oppositore del nazismo egli non ha saputo tenere conto della storia e<l è diventalo un
«riformatore intollerante»! Sebbene non ci
sembra essere stalo inteso il senso delle parole citate, non possiamo dimenticare che
nessun riformatore, e soprattutto nè Lutero nè Calvino sono stati degli uomini
« tolleranti » nel senso di gente che sa
« lasciar correre » per andar d’accordo con
lutti e vivere tranquilli e non ivenso die
questa tolleranza debba essere la caratteristica di alcun cristiano.
Il giorno precedente a questa lezione,
assieme ad un collega svizzero, ho avuto
il privilegio di trascorrere più di un'ora
in discussione con K. Barili, nella sua
casa.
Non dava certo l’impressione di chi sta
per andare in pensione e si rallegra di
jyo'ersi « mettere in pantofole », ma ìio
ritrovato Io stesso Barili conosciulo quasi
15 anni fa con il suo vivace interesse per
molli problemi, ner quello ebe succede
nelle varie Chiese, per la lesiimonianza
resa ovunque, con la sua inirainonlahile
nota di sottile umorismo. Abbiamo discusso delle possibili apcrliire del prossimo Concilio Vaticano — « bisognerebbe
esisere proifeii per poter dire se ci saranno
flelle vere aperture » — e del problema
dei « laici » nelle nostre chiese riformale.
Si è minutamente informalo di quanto si
sta facendo o tentando nella Chiesa Valdese ed in Agape incoraggiando molto ad
andare, avanti anche se le linee deH’azioiie
futura non sono chiare e si possono evidentemente fare degli errori e ci ha ricordalo a questo proposito una parola udita
già da suo padre: « quando c’è da far
qualcosa è meglio fare un errore che non
fare nulla ».
Prossimamente, T8 ^Aprile, K. Barth
partirà per un viaggio negli Stati Uniti
dove terrà delle conferenze e dei seminari in varie università e dove si rallegra
di poter visitare i luoghi storiai della
guerra di secessione di cui si è molto interessato, senza mai poterli vedere ivoichè
egli non ha varcato l'oceano fino ad oggi.
Al suo ritorno non romperà tulli i contatti con gli studenti deU’universilà |K>ichè
lonliiuierà a dirigere la «Sozietät» ed il
« Colloque français » che sono due esercitazioni riservate, la prima agli studenti
di lingua tedesca e la seconda a quelli
dei paesi latini, nel corso delle quali si
hanno delle discussioni mollo libere e<l
aperte con Barth, sulla base dello siudio
di alcuni scrìtti fondamentali per la comprensione della sua teologia e siccome,
per dichiarazione unanime di quanti hanno partecipato a queste esercitazioni, esse
rappresentano il luogo ed il momento in
cui Barili esercita la maggiore influenza
teologica e personale sui suoi studenti,
non possiamo che rallegrarci grandemente
che il teologo di Basilea, nonostante abbia
ollrepasksalo di molto il momento in cui
avrebbe potuto ritirarsi, accetti ancora di
compiere questo « servizio » in favore del.
le nuove generazioni pastorali delle nostre Chiese evangelinlie del mondo intero.
Franco Davite.
PESCJSk
tia e gralitodine per avere dimostrato ancora una volta come solo nella libertà e
nella democrazia dello stato liberale la
alasse lavoratrice riesce ad esprimere la
sua volontà liberamente e senza timore di
tnpit**esaglie da parte del datore di lavoro
il quale viene a trovarsi in una posizione
di pariU ohe in nessuna altra forma di
stalo, sia esso totalitario o comunista, esiste ».
Siamo pronti a rettificare, qualora la
nostra informazione non fosse esatta: ma
la situazione degli operai, nei due suddetti complessi industriali, non ci risulta
inferiore a quella degli o.perai della FIAT
o di altre industrie parallele. Questo dà
un carattere eminentemente « politico » allo sciopero in questione; e se comprendiamo uno sciopero politico in ore quali
quelle dei « fatfi di luglio », non lo comprendiamo in questa situazione. Nè ci con.
vince, francamente, l’appoggio dato agli
scioperanti dalla mozione siurriportala, e
ci chiediamo che cosa c’è dietro — anche
dietro la vo-lontà e la presa di posizione
di molti sinceri e volenterosi liberali e
dietro il sacrificio di tanti operai e delle
loro famiglie — a muovere le fila; ci cbiedianio quali considerazioni partiticlie, e
quali sorde competizioni industriali avvelenino e deformino, spesso, quella ohe do.
A-rebbe essere la franca lotta sindacale. Se
citiamo qui questo caso è per ricordare,
anzitutto a noi stessi, quanto ci si debba
guardare dal giudicare dall’apparenza e
dal lasciarsi trascinare dall’accorta demagogia di questo o di quello. Non è facile.
Evangelisti russi
In camp! di lavoro
Da Un hoUettino del S.OE.P.I.-.
Riconosciuti colpevoli di «parassitismo»,
cinque evangelisti russi di Dedovsk, a
nord-ovest di Mosca, sono stali mandati in
un campo di lavoro. Gli accusati tenevano
riunioni in un quartiere di Mosca, nel corso delle quali facevano udire sermoni registrali su nastro — a detta della Sovietskajii Kulluru (organo del ministero dei
culli) — incitavano « al pessimismo, allo
scoraggiamento e aU’indifferenza per tutto
quello elle è terreno ». Essi sarebbero vissuti essenzialmente di offerte e avrebbero
appartenuto ad una « comunità illegale di
evangelisti ».
PERSONALIA
Con vivo dolore abbiamo seguito
la rapida malattia e la triste scomparsa del piccolo Calvino Bertalot:
ancora non ci pare reale che quella
piccola creatura fervida di vita non
sia più fra noi. Esprimiamo al Pastore Renzo Bertalot e alla sua Compagna la nostra più intensa simpatia
fraterna in questo momento così duro. e il nostro augurio affettuoso per
la loro famiglia.
Molti, in Val Pellice, hanno partecipato con profonda simpatia al
lutto che ha colpito i familiari del
Dott. Antonio Paltrinieri, scomparso
la scorsa settimana.
Con viva riconoscenza tanti ripensano alle cure da lui ricevute nell’eseroizio scrupoloso e cordiale della
sua missione. La sua serena figura è
impressa nel ricordo affettuoso di
molte famiglie, a cui qui ci associamo. La partecipazione al servizio funebre ha attestato questa simpatia e
questa gratitudine; sono state -particolarmente apprezzate la predicazione del Past. F. Sommani e la preghiera del Past. U. Bert, intervenuto ad
esprimere la riconoscenza e il cordoglio della CIOV.
* * *
Ci rallegriamo cordialmente con il
Prof. Arturo Pascal che ha ricevuto
recentemente un premio presso la
Deputazione Alpina di Storia Patria,
per un lavoro inedito sull’ammiraglia di Coligny, al tempo dei duchi
Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I : un nuovo riconoscimento
dopo molti altri fra cui, ultimo, il
conferimento del dottorato honoris
causa da parte dell’Università di Ginevra.
PROTESTaiVTESIIVIO
Sommario del N. 1/1962
V. ViNAY: Giovanni Miegge e la sua generazione.
M. A. Roluer: Il .sarrifirio dei valori
protestanti, prezzo da pagare per l’unità cristiana?
M. Sai.vai>ori: Lettera dall’An»erka.
J. A. SoGGiN: La Teoloigia dell’Antico Teslamenlo di Gerhard von Rad,
Recensioni.
Libreria di Cultura Religioisa — Piazza
(.avoiir 32 — Roma.
4
PHé
N. 12 — 23 marzo 1962
MARSEILLE
ON Â CELEBRE LE 17 FEVRIER
POSTA IN ARRIVO
Le pasteur Genre visite la colonie vaudoise
Le 25 Février dernier, l’Union Vaudoioe de Maraeille a céléliré la commémoration du 17 Février dans la joie et la
reiooniiaifigaoce au Temple de la Rue
Grignan. Si, chaque année, les Vaudois
sont heureux d’accueillir et de recevoir
le Pasteur des Vallées, cette année leur
joie était encore plus grande, puisque le
Pasteur envoyé devait séjourner un mois
à Marseille. Aussi, dès le Dimanelie matin, par une journée fraiche et ensoleillée,
le Tenqile était rempli de Vaudois, et
les blandies coiffes de nos Vaudoises,
tout en nous apportant toute leur grâce,
nous plongeaient avec plus de réalité
dans une atmosphère des vallées.
Dès le commencement de sa prédication (Matthieu 5: 14 - «Voue êtes la lumière du monde ») M. le Pasteur Genre
sut retenir et capter entièrement l’attention de l’auditoire, et faire vibrer en
chacun l’ardeur de la foi. C’est fortement
impressionné par cette prédication, que la
chorale de l’Union, electrisée, chanta
avec amour « Le serment de Sibaud ».
Que Monsieur le Pasteur Genre trouve
ici, l’expression de la reconnaissance de
tous les Vaudois de Marseille pour le
choix de son message, et pour le bien
qu’il fit à tous.
* « a
Bien entendu, un repas fraternel réunit
ensuite tous les Vaudois et leurs amis à
la maison Vaudoise. M. Genre présidait
— entouré de notre Président M. Henri
Poët, ainsi que de tous les Pasteurs
de Marseille, dont certains s’étaient fait
excuser, mais où, avec plaisir, on remarquait MM. les Pasteurs Donadille, Marchand, Pierredon, Mordant, ainsi que
quelques fidèles amis des Vaudois: M. et
M.me Pierre Blanc, Notaire, M. et M.me
Brunnher, etc. etc. Une centaine de Vaudois étaient réunis, heureux de se retrouver autour des tables dressées avec art
par les Dames du Comité, et tous, sans
effort, ne pensaient plus être à Marseille,
mais dans leurs chère® Vallées... Après
que M. H. Poët eut remercié M. le Pasteur Genre, ainsi que tous les Pasteurs
de Marseille, lecture fut donnée de diverses lettres reçues des Pasteurs de Vallées ou amis de® VaUées, de Genève, et
d'ailleurs, ainsi que de la lettre si affectueuse reçue de Jacques Travers, mililaire, qui nous adressait une lettre touchante, nous donnant l’assurance que bien
qu’éloigné de nous sur cette terre d’Algérie, en ce jour de coimmémoralion, son
coeur et sa pensées étaient auprès de
nous tous à la Maison Vaudoise... Puis,
bien entendu, divers discours.
L’a,près-midi, vers 15 b. 30, commença
notre séance récréative toujours présentée avec esprit et en patois par notre cher
ami, et si dévoué collaborateur M. Aldo
Tron. Une assistance de 350 personne®
environ était réunie, et tous applaudirent
avec joie et plaisir nos chanteurs et nos
acteurs. Nos tous-petits-pelits, Liliane Malanot et Bernard Pipino, jouèrent avec
tout le charme de leur innocence « La
ronde de la tnariée»; Claudine Tron
déclama avec foi « BalsiUe, Balsillte », tan.
dis que Rolland Reichmann-Come, Michèle et Gérard Ghigo et Chrisiiah Tron
jouaient avec ardeur et profondeur « La
lumière luit dans les ténèbres ».
Nos aines, 18-20 ans, se produisirent,
avec mute la fougue, l’entrain et la bonne humeur qui les caractérise, dans une
comédie en trois actes « La tnaiison du
printemps ». La Chorale de l’Union, charma l’assistance : après le serment de « Saluto ai patrii monti » succéda « Le colporteur vaudois », puis diverses autres
vieilles cliansons des vallées, écoutées
avec autant de plaisir que d’émotion. Que
M. le Professeur Emile Tron de VercelU,
qui nous envoya ces chants, trouve ici
tous nos remerciements, et nos témoignages de reconnaissance et de sympathie.
# *
Le soir, une bonne centaine de Vaudois étaient encore réunis pour terminer
dan® l’amitié fraternelle cette journée.
Que nos amis, dont le dévouement est
mis à ai dure épreuve en ces journées de
coimmémoralion: M. et M.me L. Corne,
M. et M.me Peyronel César, P. et M.me
Travers, M. Albert Malanat, M. et M.me
Tron Aimé, M. Aldo Tron, ainsi que
tous les membres de la Chorale et particulièrement M. Raymond Vidal et sa si
gentille épouse, trouvent ici l’expression
de nos remerciements pour la réussite de
cette journée qui fut leur oeuvre, mais
qui fut aussi une journée guidée et bénie de Dieu. Un grand merci aussi au
Comité des hommes, mais un merci bien
plus grand encore et bien plus affectueux
au Comité des Dames, qui coitnme toujours se surmène et se surpasse en cette
journée si chère aux coeurs vaudois.
* * *
Depuis lors, tous les moments de liberté de M. Genre sont consacrés à la
visite des Vaudois de Marseille. M. le
Pasteur Genre a ainsi l’occasion de connaître mieux Marseille, sa banlieue et
ses alentours... et en surcroil son mistral,
car depuis quelque.s jours le vent semtole
vouloir déployer toute son activité, sa
force et sa violence, afin qu’aucun des...
agréments de notre ville de soit inconnu
de notre Pasteur des Vallées. Sur son
travail, sa mission, je n’en dirai rien, si
ce n’est que M. Genre sillonne Marseille
en tous sens, souvent accompagné par
M. Poët. Les visites se succèdent aux
visites, M. Genre se démène, se surmène
et assurément ce séjour à Marseille sera
loin d’avoir été, pour lui, un séjour de
repos et de détente: plutôt un vaste
champ d’action, un immense terrain qui
parfois semble être en friche. Mais nous
sommes certains que son travail est conduit et bénit par Dieu, car. Ions de nos
réunions hebdomadaires à notre chère
Maison Vaudoise, déjà de® visages nouveaux ont été reconnus... et c’est avec
une profonde émotion que noue voyons
déjà poindre et se former les premiers
fruits de ce travail si ardu — et avec
souci et regret noue pensons au jour prochain, Iiélae, où notre Pasteur de passage — tel un oiseau migrateur — nous
quittera. Cependant, malgré nos regrets,
que la Vénérable Table Vaudoise, ainsi
rque Monsieur le Modérateur, trouvent
ici nos remerciements les plus sincères.
No® voeux sont : Que Dieu nous aide tous
à mieux nous comprendre, et qu’arrive
enfin le jour, où sera admis que des centaines de familles de Vaudois à Marseille ont besoin de ce souffle spirituel
et si vivifiant, que nous apporte un Pasteur de « chez nous ». A. P.
Un lettore, da Milano ■.
Ho la netta impressione clie realmente
si siano aasommati i pregi dei due perioiRci e siano scomparse od attenuate alcune carenze {...).
In margine a questo una duplice osservazione: mi pare sarebbe necessario avere un maggiore equilibrio fra le notizie
delle Valli e quelle deU’evangelizzazioiie
anclie per un principio di eguaglianza fra
Valli ed evangelizzazione ed in secondo
luogo vorrei regalare (idealmente) al direttore un paio di fo-rbici percliè tagli e
riassuma molto di più le lettere die riceve e pubblica. Tranne certi ca«i sarebbe bene citare solo due o tre frasi lapidari e dare una risposta altrettanto telegrafica. Lo ’’Specchio dei tempi” può essere a esempio nelle sue risposte die sono
racchiuse in un titolo e la scelta di poche
lettere fra le centinaia che arrivano è un
segno della cura con cui viene esdusó
gran parte del materiale ricevuto (...).
A. R.
Un lettore da Croce S. Spirito:
M’è alquanto apiaciuto leggere sul N. 9
le parole seguenti: « Non vogliamo qui
parlare dei fanatici dell’OAS e soprattui
iiiinimmiiiiiiiiimiiiii
ll•H<mllllmlllllll
DAUE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELLICE
— Sabato 10 marzo nel nostro tempio abbiamo invocato la benedizione di Dio sul
matrimonio di Bertin Paolo Enrico (Cartera di Luserna San Giovanni) e Charbonnier Anna Maria (iChiot).
Rivolgiamo a questi sposi, che si stabiliscono nella circoscrizione territoriale della parrocdiia di Luserna San Giovanni, i
nostri auguri più fervidi per una vita vissuta nella fedeltà al Signore e ricolma sempre di ogni grazia e benedizione. e. a.
PRAMOLLO
— Domenica 11 marzo i giovani della Filodrammatica, accompagnati da diversi membri dell’Unione Giovanile, si sono recati
in visita airUnione e alla Comunità di S.
Secondo. Essi hanno avuto così occasione
di rivedere parecchi cari amici ai quali si
sentono uniti da molli vincoli di sincera
e veccbià amicizia. Davanti ad un pubblico numeroso essi hanno ripetuto la serata
presentata a Pramollo in occasione del 17
febbraio. Al termine della recita, malgrado l’ora tarda, i giovani dell’Unione locale li hanno mollo cordialmente intratte
nuli per alcuni momenti e offerto loro un
generoso rinfresco.
Essi ringraziano molto vivamente della
fraterna accoglienza ricevuta e dicono ai
loro compagni di S. Secondo: arrivederci
presto un’altra volta.
— Due dei nostri culti sotto stati ultimamente presieduti dal sig. Dino Gardiol,
Anziano di S. Secondo, e dal sig. Claudio
Tron, di Massello.
La Comunità, che ha molto apprezzato
il loro messaggio, dice loro il suo grazie
molto vivo.
— Pensavamo già quasi di essere decisamente avviati verso la primavera. Le
giornate già molto più lunghe ed ogni
mattina il sole splendente che si alzava
all’orizzonte ei davano infatti l’illusione di
essere già quasi fuori deU’inverno. Ma la
fine febbraio è venuta e con essa un periodo di cattivo tempo con nebbia, freddo e
gelo. Abbiamo anche avuto in regalo un
po’ di neve (cosa ottima per la campagna,
poiché tutto già era secco ed aveva molta
sete), che però va rapidamente sciogliendosi sotto l’effetto dei raggi del sole di
marzo. Da pochi giorni infatti è ritornato
dinuovo il bel tempo. Questa volta speriamo sia sul serio un avvio verso la bella
stagione.
Intanto l’influenza sta facendo anche
quassù le sue vittime. Puntuale aU’appuntamenlo (non sono forse i mesi di febbraio
e di marzo quelli che le sono particolarmente riservati ?J essa si è già fatta viva
in quasi tutti i nostri villaggi. Finora essa
lij colpito di preferenza i bambini, pet
fortuna essa non è troppo severa, ma con
pericol-o — per gli incauti che lasciano
troppo presto il letto — di ricadute.
Porgiamo i nostri auguri di pronta guarigione a tutti i colpiti. 11 nostro pensiero
affettuoso e la nostra preghiera seguono
anche i diversi altri nostri ammalati. Damandiamo al Signore di sostenerli nella
loro prova e di voler far si che possano
molto presto riprendere il loro posto nelle loro famiglie e nel loro focolare domestico.
- 11 pastore Genre, in missione a Marsiglia dal 23 febbraio quale inviato dalla
Tavola Valdese, è stato .sostituito nelle varie attività ecclesiastiche inerenti la nostra parrocchia da pastori e membri laici
ai quali va il grazie sentito da parte di
tutta la comunità.
11 pastore emerito Luigi Marauda ha
presieduto il culto del 25 febbraio; il pastore Micol di Pramollo il culto del 4 marzo; il pastore Cipriano Tourn di Luserna
il culto deiril marzo; il diacono Dino
Gardiol la riunione alla Grotta, la sera del
20 febbraio, la riunione del Centro la sera dell’8 marzo, il Culto di domenica 18
marzo; il signor Claudio Tron la riunio
neal Centro la sera del 21 febbraio; il
diacono di Luserna Umberto Rovara la
riunione alla Grotta la sera del 6 marzo;
rinsegnanle Paolo Gardiol le lezioni della
Scuola Domenicale.
11 Culto (li domenica prossima sarà prerieduto dal signor Claudio Tron al quale
va fin d’ora il nostro ringraziamento.
— Sabato 1(1 marzo PUnione Giovanile
ha ricevuto la visita dei Giovani di San
Germano Chisone. Ringraziamo il signor
Roberto Long per lo studio sul nazismo
ed il pastore Bert per aver animato la discussione in merito al suddetto argomento.
— La nostra filodrammatica porterà sulscene della Scuola Umberto 1, sabato 21
e domenica 25 alle ore 20,30 il dramma
in un atto « Così ce ne andremo » di V.
Calvino e la commedia in tre atti « Non
ti conosco piò » di Debenedetti.
Tutta la popolazione è cordialmente invitata.
— 11 canto durante i Culli, ora che il
pastore è assente, lascia molto a desiderare. 11 saper cantare è un dono di Dio e
chi possiede questo jn-ivilegio manca al
suo dovere di cristiano se non lo mette
in atto specialmente nell’ora del Culto di
adorazione in cui si cantano inni alla gloria di Dio.
Non dimentichiamo che il canto in
Chiesa è anche una preghiera di ringraziamento per le benedizioni che il Signore ci elargisce ogni giorno nella Sua infinita bontà. I
« Cantate con gioia a Dio, nostra forza u (Salmo 81: 1). «Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio» (Atti 16:
25). « In mezzo alla raunanza canterò la
'ì'ua lode» (Ebrei 2: 12). d. g.
— Il giorno 12 marzo è improvvisamente deceduto ai Chiotti il fratello Luigi
Poel, di anni 60, ben conosciuto in tutta
la valle per aver diretto, durante parecchi
anni, l’Amministrazione comunale di Perrero in qualità eli Sindaco. Al suo funerale sono intervenute molte rappresentanze
ed una lunga colonna di parenti, amici e
conoscenti hanno accompagnato al cimitero del Reynaud le sue spoglie il 14 marzo.
11 giorno seguente un altro corteo di parenti, -imici e conoscenti riprendeva la via
dello -stesso cimitero per deporvi le spoglie mortali del fratello Edoardo Barai,
spentosi ai Chiotti il 14 marzo, dopo breve malattia, all’età di 75 anni.
11 16 marzo veniva alla luce, ma purtroppo non alla vita il terzogenito di Primo Bertetto ed Elda Clot dei Chiotti, è
stato inumato a Pomaretto il 18 marzo.
Ai genitori ed alle famiglie nel lutto la
t^oinunità rinnova l’espressione della simpatia fraterna, ripetendo le parole di vita
eterna : « Chiunque crede in me anche se
muoia vivrà ».
— Queste ultime domeniche, durante la
assenza del Pastore, recatosi nel Cantone
di Berna per una serie di conferenze, i
culli sono stati presieduti dai maestri Gianni Jahier e Claudio Tron, che ringraziamo
vivamente. La nostra riconoscenza va pu
re all’insegnante Liliana Viglielmo che ha
curato la scuola domenicale ai Chiotti,
nonché a Franco Barus clic ha sostiluilo
il maestro Ma.ssel alla Scuola Domenicale
di Pian Faetto.
— La sera del 3 marzo un gruppo di
studenti della Pr.i del Tomo ha presieduto riunioni in quasi tutti i quartieri della
nostra Parrocchia. Purtroppo a causa del11 improvvisa indisposizione di alcuni studenti, due quartieri hanno dovuto rinunziare a questo simpatico ed interessante
incontro. I nostri giovani amici sono stali
accolli dovunque con molta simpatia; li
ringraziamo ancora, unitamente alle famiglie che li hanno ospitati.
— L’Unione delle Madri si è incontrata
a Perrero con molte sorelle della vallata,
ritinitesi PII marzo per -la celebrazione
della giornata mondiale di preghiera. La
riunione è stata vivamente apprezzata dalle nostre unioniiste ed inviaimo il nostro
ringraziamento alle sorelle di Perrero che,
con la signora Laura Rivoira, ci hanno accidie con affetto e fraternità.
[li;
— Amile se, a causa di un"interruzione
nella regolare serie di infoiiniazioni rorenghe, lo facciamo assai in ritardo, desideriamo esprimere una parola di simpatia fraterna alla -Sig.a A vico Edmira in
Ponlet. per la dipartenza del padre Tommaso A Ciro.
- Una parola di serio ricliianio a quanti disertano i culli da molle domenk-he a
questa parte. Al culto di domenica 18
marzo c’erano esattamente dodici persone; oltre ai catecumeni. Se si va di questo passo il pastore potrà presto prestare
graziosamente altrove la sua opera, la
dotnenica. Nè ci si dica che... la colpa
era del raduno degli alpini! Solo quattro
o cinque rorenghi vi hanno partecipalo.
Malgrado si sia trattalo, nel coauplosso,
di un inverno molto mite molti non hanno a-ssolutamente fatto nulla per sfruttare
qitesta favorevole situazione.
— Sono in distribuzione le buste di
marzo. Facciamo presente che stiatno continuando a seguire il sistema mensile di
coniribuzione votato dall’Assemblea di
Chiesa della ripresa. Vogliate fare ancora
uno sforzo e sono certo che vedremo i
frullìi alla fine delTanno.
Il Culto e l’Unione delle Madri alle
Fucine sono stati tenuti regolarmente domenica scorsa, 18 marzo. Dobbiamo però
lamentare che a questo culto, tanto richiestoci, non intervengano che pochi e
che i fucinesi abbiano ancora accentuato
il loro assenteismo al cullo del Centro,
quasi sazi del culto « comodo » di fondo
valle, una volta al mese.
— L’Unione Giovanile ha terminato il
ciclo di studi sulla situazione politica italiana. Pensiamo che non si sia trattato di
un lavoro inutile, specialmente a causa
della perfetta ignoranza dei più in materia. Non tulli, purtroppo, hanno saputo
apprezzare il valore molto attuale degli
studi. Indubbiamente molti sono ancora
convinti che è bene che la politica la faccia soltanto Fanfani.
— E’ in piena attività il Cantiere Scuola per la strada Rorà-Piamprà. Ci rallegriamo che i rorenghi si siano resi conto che si tratta di un lavoro essenziale e
( he, come l’Anus, non si siano acixinlentati di aver traccialo... . un moncone di
strada.
— Stamattina, 20 marzo, tuonano i cannoni suUe allure del nostro vallone. Ancora una volta i Rumerini devono scendere a valle con armi e bagagli per far
jKiisto alla nostra balda artiglieria. Evviva! Qneslii turismo militare sta diventando da noi un vero flusso regolare, presto le sorti economiche del nostro villaggio saranno in condizioni floridissime.
— II ’Club della Bottiglia’, dolalo di
pochi ma affezionati adepti, ha ultimamente tenuto a manifestare la ¡propria vitalità utilizzando a tarda ora le voci dei
suoi più vigorosi affiliati. Li ringraziamo
per il bello sfoggio di libertà nell’impiego del leniipo e... della voce. Bisogna o
non bisogna godersi la vita?
La Rl\i di Pinerolo
per il 17 Febbraio
In conformità alla consuetudine della
RIV di Villar Perosa, anche la RIV di
Pinerolo ha voluto quest’anno sottolineare
la propria adesione alle celebrazioni del
XVII Febbraio con una sottoscrizione a
favore delle Opere Assistenziali della Chiesa Valdese.
La sottoscrizione ha fruttato L. 88.000 di
cui: Direzione RIV L. 44.000; Maestranze L. 14.000.
La somma è stata cosi ripartita: Convitto Valdese di Pinerolo L. 30.000; Casa Diaconesse, Torre Pellice 14.000; Orfanotrofio
Femminile, Torre Pellice 22.000; Rifugio
Incurabili C. Alberto, Luserna San Giovanni 22.000. Totale L. 88.000.
Gli Enti beneficiati esprimono la loro
riconoscenza.
Iliiìeio per Tassisteiza giuridica
ed aniginigtratira del lavoro
italiauo all’estero (L6.A.L.I.E.)
10 dei loro capi, criminali avventurieri,
adoratori delia razza, venduti alla difesa
di interessi poco eonfeasabili, gente di
violenza e di tradimento... » ecc. M'è dispiaciuto perdiè questo non è lo etile che
si può imparare... dal « Sermone sul
Monte », nè dagli insegnamenti di Paolo.
11 quale dice, in Efesi 4: 15, di « seguire
verità in carità» e in Tito 3: 2, di «non
dir male di alcuno » (...).
Viceversa, è da accettarsi in pieno —
quale esalta e tremenda realtà in cui versa il popolo italiano (e fosse pure il solo!)
— rarlicolo: « Ho constatalo che la maggioranza dei miei colleglli non crede in
Dio »; vi è davvero una vera epidemia
di atei.smo, o di quasi perfetta indifferenza religiosa, che dilaga e sommerge il
mondo. Preghiamo (...). G. G.
L’Ufficio aiuta e consiglia gli italiani al.
l’estero nelle loro pratiche amministrative
e legali attraverso valenti legali e corrispondenti in vari centri d’immigrazione
italiana.
Scrivere ¡n qualunque lingua al Diretto,
re Doti. Paolo Alberto Rossi — Ministro
Plenipotenziario a r. — Via Oslavia, 14 ..
Roma — tei. 313.444.
Il mattino de! 12 marzo il Signore
improvvisamente richiamava a Sè
Luigi Poet
Siamo convinti di non ’’dir male” di
nessuno dichiarando che i terroristi dell’OAS sono degli assassini e i loro mandanti dei crimituili: è una constatazione.
Aè sarebbe giusto che noi, al .sicuro, facessimo la nwrale, col Sermone sul monte alla mano, alle vittime. Ma è ben vero
che trascuriamo colpevolmente il ministero deir intercessione.
nel SUO 60'- anno.
Le famiglie Pcet, Massel, Giraud,
Ferrerò, nel dame l’annunzio, esprimono ia loro gratitudine a tutti coloro che hanno preso parte al loro
cordoglio unendosi al lutto con fiori,
scritti e dimostrazioni di affetto.
« Io dico all’Eterno : Tu sei il
mio rifugio e la mia fortezza»
(Salmo 91)
Chiotti di Riclaretto, 14 marzo 1962
La famiglia del P,astore Renzo Bertalot, nell’impossibilità di farlo personalmente, desidera esprimere la
sua viva riconoscenza ai Colleghi, al
Concistoro, alla Cerale e al Collegio
Valdesi, ai membri di Chiesa di Torre Pellice e Torino, ai parenti e amici che hanno voluto circondarla d’affetto e simpatia al momento della dipartenza del piccolo
Calvino
In modo del tutto particolare ringrazia il Past. F. Sommani, la Casa
delle Diacone,sse, il Dott. G. De Bettini e la Direzione e il personale delrOspedale Valdese.
Terre Pellice, 15 marzo 1962,
I familiari, profondamente commossi per le dimostrazioni di simpatia ricevute nella dolorosa circostanza della dipartenza del loro caro
Edoardo Barai
di anni 75
avvenuta il giorno 14 marzo ai Chiot
ti, esprimono a tutti coloro che lo
hanno assistito ed a quanti hanno
preso parte alle esequie, i sensi della
loro viva riconoscenza.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed
io vi darò riposo »
(Matt. Il: 28)
Chiotti di Riolaretto. 15 marzo 1962
. Le famiglie Reynaud e Bouchara
riconoscenti per la dimostrazione di
simpatia ricevuta in occasione della
scemparsa della loro cara mamma
Long Luigia
ved. Reynaud
ringraziano sentitamente tutti coloro
che le furono vicini nella triste circostanza.
Un ringraziamento particolare a!
medico curante ed al sig. Bert.
Pramollo (Ciasal) 17-3-1962.
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