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Anno 123 - n. 13
3 aprile 1987
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
EVANGELICI DI FRONTE ALL’ENCICLICA « REDÍMPTORIS MATER »
Nuovo ostacolo sul cammino ecumenico
L’enciclica « Redemptoris mater » esalta il ruolo unico di Maria - L’ecumenismo inteso come consenso al pensiero cattolico - La strada diversa che intendiamo percorrere, con la coerenza di saper fare scelte minoritarie
La Redemptoris mater non
solo riafferma il ruolo di Maria
nel culto cattolico, ma anche ripropone la mariologia cattolica
tradizionale, e per questo costituisce un vero ritorno indietro.
Alcune sue affermazioni ricordano un celebre detto di Leone
XIII: «Come nessuno può giimgere al Padre se non attraverso
il Figlio, così nessuno può arrivare a Cristo se non per mezzo
della madre » (Leone XIII, Octobri mense, 1891).
Allora la mariologia era concepita come appendice della cristologia, e dopo questa era trattata anche nei manuali di dogmatica.
Durante il Concilio Vaticano II,
facendo riferimento alla patristica, si parlò di Maria come di
« typos » della chiesa e come
« nuova Èva ». La mariologia divenne allora un capitolo dell’ecclesiologia. Il Concilio infatti
aveva inteso « illustrare attentamente (...) il ruolo di Maria nella vicenda del Cristo » {Lumen
gentium, n. 54) e «in rapporto alla
chiesa stessa, della quale era presentata come modello » {Lumen
genlinm, n. 63).
Naturalmente non mancavano
accentuazioni tipicamente « cattoliche », come quelle relative al
ruolo di Maria nella storia della
salvezza. Tuttavia in quel contesto l’accento era posto non sulla
persona di Maria, e tanto meno
sul complesso di « devozioni »
che la chiesa cattolica ha praticato e favorito, quanto sulla volontà di riferire la figura di Maria ad un contesto più appropriato.
Giovanni Paolo II invece, pur
citando abbondantemente i testi
conciliari, in realtà opera uno
spostamento di accento rispetto
al Concilio. Afferma, sì, l’unicità
della mediazione del Cristo, ma
esalta anche il ruolo unico di
Maria, fino a legittimare il devozionismo popolare cattolico:
« Maria entrava in rnodo del tutto personale neH’unica mediazione fra Dio e gli uomini, che
è la mediazione dell’uomo Cristo Gesù » (p. 82).
Inoltre Maria « coopera all’azione salvifica del figlio-redentore del mondò» (p. 84), e può essere definita perfino « mediatrice di credenza » (p. 86). E ancora: « La maternità della chiesa
si attua non solo secondo il modello e la figura della madre di
Dio ma anche con la sua ’cooperazione’ » (p. 93).
A partire da questa concezione, Giovanni Paolo II giustifica
poi due elementi fra i più discutibili del culto mariano: il « profondo legame tra la devozione
alla Vergine santa e il culto dell’eucarestia », sino' ad asserire
che « Maria guida i fedeli all’eucarestia » (p. 94) e « l’affidamento
dell’uomo alla madre di Cristo »
(p. 95).
Su quest’ultimo tema, l’enciclica asserisce ancora che « ai piedi della croce ha inizio quello
speciale affidamento dell’uomo
alla madre di Cristo che nella
storia della chiesa fu poi praticato ed espresso in diversi modi » (p. 95). L’enciclica sanziona
perciò la struttura teologica che
sorregge il rapporto totalizzante
del cattolico con Maria. Per il
fatto che « ha creduto per prima », ella « vuole agire su tutti
coloro che a lei si affidano come
figli » (p. 97).
Quale ecumenismo?
L’enciclica sottolinea il fatto
che le chiese orientali « tributano il debito onore » alla madonna, mentre per le chiese sorte
dalla Riforma asserisce semplicemente che « è (...) di lieto auspicio che queste chiese e comunità ecclesiali convengano con la
chiesa cattolica in punti fondamentali della fede cristiana anche per quanto concerne la vergine Maria » (p. 65).
Esaltato' poi il ruolo che Maria ha nelle liturgie orientali, asserisce che « tanta ricchezza di
lodi » a lei tributata potrebbe
aiutare la chiesa « a respirare
pienamente con i suoi ’due polmoni’: l’oriente e l’occidente »
(p. 70). Questo sarebbe anche
« un valido ausilio per far progredire il dialogo in atto tra la
chiesa cattolica e le chiese e comunità ecclesiali di occidente »
(p. 70).
Alle chiese della Riforma perciò non si prosipetta altro ecumenismo che quello di accodarsi alle liturgie cattolica e ortodossa che cantano inni a Maria.
Come se la denuncia delle deviazioni dalla centralità cristologica del culto e della fede, e la
rivendicazione del primato della
parola di Dio operati dalla Riforma, non costituissero una testimonianza di fede cristiana in
sé compiuta.
Ancora una volta, l’ecumenismo è concepito come ricerca di
Medjugorje (Jugoslavia): in attesa dell’apparizione della madonna.
consenso al pensiero cattolico e
non come ricerca di fedeltà alla
parola di Dio. E se il linguaggio
della Redemptoris mater entro
certi limiti è « misurato », l’enciclica costituisce però un avallo
all’« iperdulia » tutt’altro che
controllata del culto mariano
popolare. Del resto questa non è
una novità: anche Paolo VI aveva detto: « Se vogliamo essere
cristiani dobbiamo essere mariani ».
GIOVANNI 12: 1-8
Il gesto di Maria di Betania
;
Un esegeta dice che il convito
di Betania fu per Gesù, nei giorni della sua passione, « come un
fiore in un deserto di pietre ».
Non era tuttavia la prima volta che Gesù, in Betania, nella
casa di Marta e di Maria, sorelle
di Lazzaro, trovava una pausa
di ristoro al suo quotidiano peregrinare.
Al convito c’era Marta che, come al solito, serviva, c’era Lazzaro che con la sua stessa presenza glorificava il Signore. Cerano i discepoli, cera Giuda.
Ma ecco che d’improvviso Maria, infrangendo le buone regole
che escludevano le donne da un
convito, entra nella sala e compie un gesto che sorprende tutti
gli astanti. Per onorare il Signore vuole fare qualcosa che sia
più significativo del convito.
« Allora Maria — leggiamo in
Giov. 12: 3 — presa una libbra
di olio profumato di nardo puro, di gran valore, unse i piedi
di Gesù e glieli asciugò coi suoi
capelli e la casa fu piena del profumo deU'olio ».
Non risulta che Maria abbia
detto una sola parola. Ma quell’umile, amorevole gesto, dice
più di molte parole. E’ l’espressione d’un grande amore riconoscente che si spande conte profumo.
* * *
Il gesto di Maria fu disapprovato non solo da Giuda, ma anche dagli altri discepoli: « Perché — essi dicono — si è fatto
questo spreco di olio? Si poteva vendere quest’olio per più di
trecento denari e darli ai poveri »
(Me. 14: 4-5). I discepoli non si
resero neppure conto che peccavano rozzamente di ingratitudine verso il Signore, in un momento così drammatico della
sua vita.
Gesù dovette intervenire non
solo in difesa di Maria, ma anche per spiegare il senso profetico di quel gesto che, per la durezza del loro cuore, essi ritenevano inopportuno.
« Perché — dice Gesù — date
noia a questa donna? Ella ha
fatto una buona azione verso di
me. Perché i poveri li avete sempre con voi; ma me non mi avete sempre. Poiché costei, versando quest’olio sul mio corpo, lo
ha fatto in vista della mia sepoltura » (Mi. 26: 11-12).
Il gesto di Maria è una muta
confessione di fede in Colui che
stava per essere « dato a motivo delle nostre trasgressioni ».
Un ineffabile istinto femminile le ha permesso di vedere più
a fondo dei più fedeli discepoli.
Non certo — si può dire tuttavia anche di lei — « la carne e
il sangue le hanno rivelato questo ». Comunque c’è una ragione
di più nerché la donna non sia
emarginata nella società e neppure nella Chiesa.
Per quanto riguarda poi i poveri, è fuor di dubbio che Gesù
era tutt’altro che insensibile al
problema della povertà. Non si
può semplicemente affermare
che l’Evangelo non è solo una
dottrina sociale. Occorre invece
sottolineare il fatto che, mentre
l’ombra della croce era oramai
così vicina, il grande, immediato
problema, di ben più vaste dimensioni, era quello della redenzione del mondo di cui Gesù si
era fatto carico.
* * *
Infine non sarebbe neppure
giusto distoreere il senso dell’of-,
ferta di Maria per giustificare lo
splendore di certe cerimonie religiose, la magnificenza dei luoghi di culto, la ricchezza dei paramenti sacri e cose di questo
genere con le quali certamente
il Signore non vuole essere onorato.
Il gesto di Maria di Betania
va ricordato, come dice Gesù,
« in tutto il mondo dovunque sarà predicato quest’Evangelo » soprattutto perché esso mette in
risalto il fatto che Gesù, neppure per un istante, nonostante il
comportamento dei discepoli, ha
ritenuto che fosse uno spreco
dare il suo corpo per essere spezzato sulla croce, onde ne scaturissero, per tutte le età, le ricchezze della sua grazia e del suo
amore verso tutti gli uomini.
Pietro Valdo Panascia
Ecumenismo
o coerenza?
All’enciclica seguirà l’anno mariano, il cui scopo è « far risaltare la speciale presenza della
madre di Dio nel mistero di Cristo e della sua chiesa» (p. 101).
Il cammino dell’ecumenismo
perciò è già deciso ed è manifesto che non c’è nessuna intenzione di porre in dubbio la mariologia cattolica, nemmeno nelle sue manifestazioni deteriori.
Non c’è bisogno di andare lontano. La stessa Redemptoris mater addita i santuari mariani come luoghi dove è possibile « trovare (...) il consolidamento della
propria fede » (p. 62), e avalla
un dato tutto da dimostrare:
« La chiesa dunque fin dal primo
momento ’guardò Maria’ attraverso Gesù come ’guardò Gesù’
attraverso Maria » (p. 56).
Di fronte a progetti come questo. anche se condotti per « dar
voce alla profonda aspirazione
all’unità di tutti i cristiani ». come ha affermato pana Woit^/la
esponendo l’enciclica durante l’udienza generale del 25 marzo,
per gli evangelici incombe l’obbligo morale della chiarezza e
della coerenza. Non si può essere ritenuti come cristiani ai anali manca qualcosa perché « non
credono nella madonna », e insieme dialogare con chi ritiene
che « l’unicità della mediazione
di Gesù Cristo non è esclusiva
ma inclusiva », come ha affermato il cardinale Joseph Ratzinger
presentando la Redemptoris mater alla stampa.
Questa enciclica ci coglie forse un po’ reticenti su alcuni asserti della confessione di fede,
quali la « comunione dei santi »!
La chiesa cattolica, da sempre,
Cesare Milaneschi
(continua a pag. 2)
2
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2 commenti e dibattiti
3 aprile 1987
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DIBATTITO
In Libano
Quale rapporto
tra natura e grazia?
La questione genetica non è
in fondo che uno dei tanti aspetti pratici del rapporto tra naturà e grazia, che si risolve nell’evento della Parola rivelatrice
e redentrice, cioè in Cristo.
La natura non può essere in
nessun modo il fondamento dell’etica del cristiano. Biblicamente c’è Genesi 1 e 2, ma c’è anche Genesi 3. La natura è creata
buona; ma, col peccato di Adamo e la maledizione della terra
(nella quale si compendia tutta
la creazione), la natura diventa
tutta permeata di male. Ne nasce una profonda lacerazione interna, per cui natura è indubbiamente quella delle tante meraviglie che spingono il salmista
a lodare Dio creatore: gli astri,
gli animali, i fiori, i fenomeni
atmosfèrici, e così via. Ma è anche i serpenti velenosi, le carestie, i terremoti, i germi della
lebbra, il dolore, la morte, la legge della giungla per cui « mors
tiia, vita mea ». Bisogna vedere
come muore-un uomo punto da
un serpente a sonagli (scoppiando dal gonfiore), per ricredersi
sulla tanto decantata bontà della natura.
Ma nemmeno l’uomo è buono e non lo è, tutto quello che
viene da liti: intelligenza, volontà, sentimenti, istinti, cultura.
Tutto in lui è permeato di peccato e anche in lui tutto è caratterizzato da quella lacerazione_ contraddittoria che si osserva
nella natura; da una parte l’uomo è capace di cose meravigliose: arte, scienza, tecnica e così
via. Dall’altra tutte queste meraviglie, nelle sue mani sembrano incapaci di non trasformarsi
CHINA PAURA DELLA
CRITICA BIBLICA?
presto in opere di male: sopraffazione, violenza, sfruttamento
dell’uomo sull’uomo e sull’intera creazione, guerra, razzismo,
schiavitù nelle sue varie forate,
orrori d’ogni specie che tutti conosciamo, fino al pericolo dell’olocausto finale.
Non è perciò della riflessione
e della condotta cristiana (e cioè
biblica) esaltare la natura, ma
nemmeno l’uomo, entrambi corrotti dal peccato e compenetrati
di male. La salvezza viene dalla
grazia; tramite Cristo, e si esprime, sul piano del comportamento umano, in un principio
solo: il grande comandamento
dell’amore, compendio della legge e dei profeti, come Gesù stesso dichiara, verso Dio e verso
gli uomini e, per estensione, a
tutto il creato (perciò natura,
ambiente, e così via).
La grazia ci restituisce la capacità dell’amore, e neH’amore
si ritrovano i perduti criteri di
un’etica cristiana, applicati a
ogni tipo di comportamento.
Il comportamento sessuale
non fa eccezione e così l’aspetto
della procreazione. Il problema
non è nel determinare la nascita di un figlio maschio o femmina, bello o brutto, biondo o
bruno e così via, ma nelle motivazioni che spingono alla scelta. Si può procreare per amore
o per egoismo. Il punto centrale
è questo. La natura non c’entra,
perché si può procreare « naturalmente », cioè come viene viene, in modo irresponsabile o
esercitando addirittura una violenza; cioè per egoismo. Ma l’egoismo può essere servito anche
dai più raffinati mezzi tecnici of
ferti dal progresso, con l’aiuto
di intelligenza, cultura, ragione,
e tutto quello che si vuole.
Tento di dare una risposta aita ietterà di N. Sinnone (n. del 27.2) che
chiede « che cos'è la morale » dal
punto di vista biblico. Poiché essa
manifesta tra l’altro la propria perplessità davanti all'affermazi'one che
nella Bibbia è necessario distinguere tra ■ dato culturale e dato rivelato », mi sembra che a monte del discorso stia il modo di considerare
e leggere la Bibbia stessa (e mi pare anche che nelle nostre chiese, un
po' superficialmente, si consideri superato il- problema).
Infatti 0 crediamo che Dio ci parla
per mezzo delle Scritture ma attraverso la testimonianza di uomini peccatori e condizionati dalla loro appartenenza ad una data epoca e ad
una data cultura (e allora avvertiamo
l'utilità della ricerca storica, sociologica, ecc. chè ci aiuta a capire e a
distinguere), oppure ci atteniamo all’idea che la Bibbia sia da considerare,
letteralmente e in blocco, rivelazione
• dall'alto » (ma come discernere, in
questo caso, tra diverse traduzioni;
come ■ comporre » le tante affermazioni contrastanti; come giustificare
le Inesattezze sul piano scientifico e
storico; come accettare le troppe indicazioni ormai universalmente disattese? *).
Il bambino che nasce, comunque nasca, deve accorgersi di
essere stato voluto per amore di
lui, non per amore dei suoi genitori. L’amore non tollera condizioni. Il bambino più perfetto
del mondo che si senta accettato non per se stesso ma per la
sua perfezione piacevole e gratificante, sarà sempre un infelice, molto di più di un bambino
inferiore per bellezza, salute, intelligenza, ma accettato così com’è e amato così com’è, dai suoi
genitori e dalla società. Così come l’uomo ha bi^^o di sentirsi accettato da Dio non perché
è buono, meritevole, simpatico,
ma proprio in quanto peccatore
e indegno d’ogni amore. L’amore di Dio deve diventare modello dell’amore fra gli uomini, per
cui anche il figlio è sentito anzitutto come prossimo, anzitutto
come oggetto di amore, non solo
l’amore naturale e istintivo verso il proprio cucciolo (che c’è e
non c’è), ma proprio l’amore di
agape.
Signore,
fa’ che non ci siano più case bruciate
come alberi senza foglie, ma che
attorno a noi ci siano
soltanto fiori.
Fa’ che la gente non porti più fucili,
ma regali,
che non ci sia più miseria e disperazione,
ma gioia e serenità.
Signore, quando sento una sirena,
se è un malato, guariscilo presto, ,
se è un incendio, spegnilo subito
e che non ci siano né morti né feriti.
Signore, abbi pietà di noi e salvaci.
Punisci i cattivi, se credi,
ma non severamente,
perché non sanno quello che fanno.
Grazie, Signore, per tutto
quello che hai fatto.
Ma manca l’amore.
Gli uccelli e i fiori lo hanno,
ma gli uomini non l’hanno.
(un bambino libanese)
Nuovo ostacolo
Tutto questo sembra persino
una ovvia lezione di catechismo,
per un credente. Ma non lo è
mai abbastanza; ed è comunque
il fondamento rispetto a cui il
resto che si può dire è, nei casi
migliori, applicazione pratica,
particolarità, commento, validi
solo in quanto si rifanno ai fondamenti.
Bisognerebbe tenerne conto, in
tutti i dibattiti sull’argomento.
Vera Ruggeri
(segue da pag. 1)
ha privilegiato l’idea di comunione, che poi diviene mediazione, « con i singoli santi », che sono soprattutto quelli da lei canonizzati, invece della comunione che Dio, e solo lui, stabilisce
con le sue creature.
Il bisogno di contatto col « sacro », col « divino », non è sinonimo della fede cristiana, come
ritiene la chiesa cattolica quando canalizza questa dimensione
religiosa nel culto dei santi e dei
santuari, mólti dei quali sono
dedicati a Maria.
Questo bisogno antropologico
costituisce però una potenziale
apertura alla fede, e come tale
può essere evangelizzato. Averlo
semplicemente « snobbato » è
stato un errore e una colpa, perché è mancata la volontà di capire ciò che avviene nella co
scienza del cattolicesimo pope
lare.
E’ giunto forse il momento di
esprimere in termini nuovi un i
fede confessante, propria di clu
è disposto a fare scelte « minoritarie » nel momento dei grandi consensi.
Messa da parte la paura — tut’altro che evangelica — di « nc n
contare » e di essere tagliati fuori dalle grandi parate ecumei iche, forse incombe su di noi il
compito di testimoniare e di predicare una fede « povera » e « d ebole » che rinuncia sia alle sicurezze istituzionali che al consenso dell’« opinione pubblica », specialmente quando questa è creata ad arte per fini di potere.
La nostra fede infatti, cerne
quella di Abramo, non ha altra
certezza che la promessa di Dio.
Cesare Milanese iii
aiutarci, siamo in grado di fotoripiodurre il materiale e restituirlo a striato giro di posta.
riva l'esigenza di una più approfondita ricerca del come applicare, nei
vari casi e nelle diverse circostanze,
l'unica direttiva precisa e ineludibile
che Gesù, il Signore (per il quale le
persone erano più importanti dei principi) ha indicato nei due comandamenti da cui dipendono tutta la legge ed i profeti (Matteo 22: 40).
Questa ricerca, condotta nella preghiera e nel confronto comunitario
con la Parola, nell'intento di aiutare
e non di giudicare, non deve disdegnare ma avvalersi dell’aiuto che
può venire dalla critica biblica e dalle scienze che studiano la persona
umana nelle sue complesse manifestazioni.
Mirella Argentieri Bein,
Torre Pellice
come la questione dei fratelli di Gesù,
in merito alla quale i Vangeli si esprimono chiaramente da sempre, mentre
insigni teologi ne dibattono ancor oggi il » problema ».
Personalmente non nutro alcun pregiudizio nei confronti di autori americani, così come apprezzo la maggior parte di quelli italiani. Se ho citato il libro di E.O. James The Cult of thè Mother-Goddess (per altro non facilmente
reperibile) è solo perché il punto in
questione mi è sembrato illuminante
per scoprire le radici del culto mariano.
di Geova non considerano C. T. Russel
il loro fondatore, ma semplicemente un
testimone; credo né più né meno di
come i valdesi considerino Vaido.
Con i migliori saluti.
Alberto Bertone, Torino
Nel qual caso, inviare plico racco,
mandato (sarà nostra premura rimborsare le spese) a: Dr. Nicolai Luigi Via Marzabotto 18 - 05100 Temi.
Centro Culturale Evangelico, Terni
ERRATA CORRIGE
ARCHIVIO
FOTOGRAFICO
' Vedi ad es., per restare al solo
N. T., I Corinzi 11: 5-6.
CULTO DI MARIA E
DIVINITÀ’ DI CRISTO
Una adesione alla prima ipotesi ci
fa comprendere meglio la nostra specificità di protestanti riformati (non
costretti dai vincoli delle casistiche
di peccati « mortali », . veniali », ecc.
o dalle rigide prescrizioni dei movimenti settari) consci ohe la fede è
tale appunto perché non dispone di
dati concreti e verificabili.
Egregio Direttore,
L’errore sta però nel concludere
che chi accetta questa fede da viversi come scommessa, per II fatto di
non disporre di un preciso codice di
comportamento, valido per tutti e per
tutte le situazioni, giunga a ritenere
che « tutto sia permesso », a sé
e agli altri. Al contrario, di qui de
rispondo volentieri alle lettere dei
signori A. Zatti e Giovanni Luigi Giudici (La Luce del 20 marzo 1987), non
per dibattere ma semplicemente per
chiarire alcuni punti circa i quali sono stato chiamato in causa.
Mi fa piacere che sia stato notato il
carattere volutamente semplice dell’articolo « Cristianesimo storico e culto di Maria » (La Luce del 6 marzo
1987), ovviamente Indirizzato più all'attenzione dei cattolici sinceri che a
quella dei riformati. Non credo siano
necessarie dotte disquisizioni teologiche per dimostrare l'infondatezza scritturale del culto di Maria. E' un po’
Per quanto riguarda la proposta del
signor Giudici, d'iniziare un dibattito
su specifici argomenti delle nostre dottrine, rispondo che i testimoni di Geova non amano suscitare contraddittori.
Il nostro scopo principale è quello di
predicare II Vangelo. A volte lo facciamo anche intervenendo, su periodici
disposti ad ospitarci, in merito a temi
d'attualità; ma crediamo lo si possa
fare con maggior profitto predicando
alla maniera di Gesù e degli apostoli.
Confesso di non essere riuscito ad
afferrare il senso della domanda rivoltami dal signor Zatti: « Perché i
Testimoni si ostinano a rinnegare la
divinità di Cristo », sostenuta dal passo di Giovanni 8: 24: • Morrete ne' vostri peccati... se non credete che sono
10 (il Cristo) ». Una cosa è rifiutare
11 concetto trinitario della divinità di
Gesù, altra cosa è non riconoscere
Gesù come li Cristo. Anche chi conosce
poco i testimoni di Geova sa che condividiamo pienamente la confessione
di Pietro, rivolta a Gesù; « Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente » (Matteo 16: 16), prendendo tuttavia atto
che essa non fu espressa come: « Tu
sei II Cristo, il Dio Figlio vivente ».
Per concludere, una precisazione ancora per il signor Giudici. I testimoni
La Chiesa Evangelica Metodista di
Terni sta effettuando una raccolta di
materiale fotografico sulla vita e l'opera delle chiese valdesi e metodiste. Ciò ai fini di una mostra sulla
presenza evangelica in Italia.
La Federazione Chiese Evangeliche
e la Tavola Valdese hanno gentilmente fornito parte del materiale occorrente. Vorremmo avere la possibilità
di poter documentare anche i seguenti temi:
Sul n. 11 della Luce, a pag. 2, nell'articolo di A. Beriendis dai titolo
« Fecondazioni extracorporee e croce
della sterilità », è stato erroneamente
trascritto il termine familismo, che
è da intendersi sostituito dal termine ominizzazìone.
Azione
nonviolenta
1) Partecipazione evangelica a manifestazioni per la pace;
2) Campagne evangelistiche, culti all'aperto, manifestazioni popolari nelle valli valdesi;
3) I centri ecumenici: campi, convegni, eoe.
4) Personaggi evangelici del mondo
della cultura, della politica, dell'arte, ecc. e naturalmente della
teologia;
5) Resistenza nelle valli valdesi: personaggi e luoghi storici;
6) Templi principali nelle varie città
italiane (escludendo Umbria e Lazio, perché II abbiamo già).
Il nostro desiderio sarebbe di avere 3 o 4 foto, anche tratte da riviste
o calendari, per ognuno dei sei temi
segnalati. Magari qualcosa in più per
quanto concerne il punto 6.
Se avrete la fraterna cortesia di
Redazione: via Filippini, 2S/a - 37121 Verona
Rivista di formazione,
informazione e dibattito
sniie tematiche della
nonviolenza In Italia e nel mondo
Mensile edito dal
Movimento Nonviolento
anno XXIV
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d'amicìzia L. 30.000
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Utilizzare il c.c.p. n. 10250363 intestato a:
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Essendo interessato all’abbonamento, prego inviarmi una
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3 aprile 1987
fede e cultura 3
A COLLOQUIO CON SELMA LONGO
MILANO
Quarantanni di diaiogo
oitre le sbarre
La nostra responsabilità
di fronte alla creazione
Un lavoro umile ma prezioso di corrispondenza e di aiuto economico ai
detenuti - Ci vorrebbe più sensibilità nei confronti dei carcerati
Nella sua linda stanzetta c’è
una pila di riviste, « La grande
promessa », il mensile della casa
di reclusione di Porto Azzurro.
Da dodici anni vive al Foyer Villa
Elisa, una signorile casa per anziani diretta con polso dalla signora Laura Rivoira, dell’Unione
Cristiana delle Giovani (YWCA)
in via Angrogna a Torre Pellice.
Andarla a trovare è come fare
un salto ai primi del secolo; un
ingresso austero che odora di
pulito, un salotto ovattato, scale,
poltrone. Ha 92 anni e sbriga da
sola tutte le sue faccende. Selma
Longo da guarani’anni si occupa
di assistenza spirituale ai carcerati. Si tratta di un lavoro umile
e silenzioso di cui lei stessa non
vorrebbe parlare. Ma perché no?
« Ma non è nulla di straordinario, è una semplice attività di
conforto — dice Selma Longo —
che non ha particolari pretese se
non quella di far risuonare la parola evangelica in particolari situazioni ».
Com’è iniziata questa sua attività?
« Subito dopo la guerra — racconta Selma Longo — una persona che conoscevo venne arrestata per gravi motivi. Cominciò
a scrivermi alla ricerca, penso, di
una parola di conforto. Io risposi
e la mia lettera venne letta da
altri compagni di cella. Così la
mia corrispondenza si estese e
si approfondì. La cosa si allargò
al punto che un giorno mi accorsi
di avere contatti epistolari con
cinquanta detenuti ».
Si trattava da parte sua di un
puro conforto spirituale o dava
consigli pratici ai detenuti?
« All’inizio si toccavano temi
generali ed io ovviamente portavo, quando potevo, il discorso su
argomenti biblici. Poi, e del resto
è comprensibile, nelle diverse lettere cominciarono ad apparire
problemi molto concreti ed urgenti. In conclusione — continua
Selma Longo — mi trovai a gestire molte richieste di aiuto.
Troppe per le mie sole forze. Ma
poco o tanto ohe sia ho sempre
aiutato chi me lo ha chiesto. In
fondo la mia massima, in questo
piccolo servizio, è stata questa:
meglio essere imbrogliati che lasciare a mani vuote ohi ti chiede aiuto ».
Cosa pensa della riforma del
codice penale?
« I miglioramenti legislativi e
carcerari sono il frutto di sofferenze, lunghi travagli, lunghe riflessioni e battaglie sociali. Più
il carcere è aperto più esso si
presta a reinserire il detenuto
nella società. Incontro a volte
gente — dice Selma Longo —
che, con una battuta infelicemente ironica, afferma: "Oggi in carcere si sta fin troppo bene”. Queste persone non hanno mai avuto contatti diretti con carcerati
e quindi non si rendono conto
della sofferenza causata dalla segregazione dalla vita civile. Il carcere, anche se per breve tempo,
per qualsiasi persona che ci passa rimane un’esperienza che segna profondamente la vita. Riderci sopra non serve a capire ».
Selma Longo ha lavorato come
segretaria alla Tavola Valdese dal
1938 al 1965 (mentre rievoca quegli anni nel discorso torna, ripetutamente, la figura del Moderatore Rostan), ha diretto
« L'Amico dei Fanciulli » (molti
ricordano ancora la famosa « Zia
Selma ») dal 1925 al 1952 e da
quattro decenni invia, ad una
rete di amici, la sua circolare per
1’« opera di assistenza ai carcerati e liberati ».
C’è un episodio che in questi
contatti col carcere Tha particolarmente colpita?
« Ovviamente moltissimi — dice Selma Longo —. Ricordo per
esempio un detenuto che mi
scriveva lettere lunghissime. Dopo tanto tempo volle avere la visita di un pastore metodista.
Quest’ultimo lo visitò ripetutamente sino alla morte. Quel pastore poi mi scrisse che anche
grazie al mio lavoro, queU’uomo
aveva conosciuto il Signore che
aveva cambiato la sua vita e la
sua mentalità. Oggi ancora, per
fare un altro esempio, corrispondo con un ex-ergastolano il quale,
tornato a casa dopo aver passato una vita in carcere, s’è visto
respingere dai propri figli. Ora vive le sue ultime giornate nella
solitudine di un ospizio ed ha
problemi economici ».
Se lei dovesse trarre una prima conclusione da questo suo
importante lavoro quarantennale di contatto con l’universo carcerario cosa direbbe?
« Mi pare ohe il problema del
carcere, paradossalmente, sia a
volte più complesso fuori ohe
dentro quelle mura. Naturalmente ■— continua Selma Longo — ci
sono carceri peggiori e migliori,
in parte questo dipende dalla
personalità di ohi dirige l’istituto
di pena. Ma il vero problema, a
mio avviso, sta fuori: sia per
quel che riguarda la mentalità comune generale che è di sostanziale rifiuto nei confronti di chi è
stato ’’macchiato”, sia per quel
che riguarda la difficoltà per un
carcerato di trovare un lavoro e
quindi una dignità e un’autonomia ».
Ritiene ohe la nostra chiesa dedichi sufficienti energie al problema dei carcerati?
« Nel passato conobbi il pastore Seiffredo Colucci ohe aveva un
vero e proprio ’’carisma” in questo campo. In linea generale —
dice Selma Longo — non mi pare
che ci sia un’attenzione particolare da parte delle chiese sui problemi del carcere. Se si esclude
a suo tempo il dibattito sinodale
sili dissociati dal terrorismo non
credo che si esca dalla ’’routine”.
Tuttavia ci sono visite fatte da
pastori incaricati dalla Tavola
per le carceri che hanno un grande valore spirituale. Ed è un lavoro che c’è ma non si vede ».
Chi raccoglierà la sua eredità?
« Aiuto ancora chi posso e oggi in particolare mi occupo soprattutto di ex-carcerati, ohe hanno problemi di reinserimento ma
non penso di avere particolari
eredità o esperienze da trasmettere. Mi auguro solo — conclude
Selma Longo — ohe i giovani pastori e diaconi della nostra chiesa sviluppino una sensibilità particolare sui problemi del carcere.
L’Evangelo è anche per chi ha
trasgredito la legge degli uomini ».
Giuseppe Platone
Alla presenza di un pubblico
numeroso e partecipe, si è svolto nella nostra sala domenica 15
febbraio un incontro sul tema
« La nostra responsabilità per la
creazione », con relazioni del pastore valdese Gino Conte e di
un esponente del movimento
ecologista, Pier Vito Antoniazzi,
consigliere per le Liste Verdi al
Comune di Milano.
Conte, non nascondendosi le
complessità che si presentano
neH’aftrontare tale tematica, ha
individuato nel concetto del ’senso del limite’ un possibile terreno di approccio tra credenti ed
ecologisti, anche se la responsabilità dei primi non si riduce ai
propri simili ma si affronta davanti a Dio. Probabilmente il discorso era più comprensibile per
le popolazioni che adoravano le
forze della natura, mentre la Bibbia è chiara nel distinguere il
creatore dalle creature. I secoli
di tradizione ebraica e cristiana
hanno poi sedimentato una situazione di dominio dell’uomo
su tutta la natura, a scapito di
una maggiore attenzione a determinati aspetti del messaggio
biblico che un filone teologico
sembra in questi tempi riscoprire. Il primato umano è nella
natura e non sulla natura. La
prospettiva biblica è estremamente realistica e questo deve
stimolarci a non temere la natura e a rifiutare ogni ipotesi di
profanazione, evitando spinte
massimalistiche e manifestando
sensibilità per i diritti di tutte
le creature.
Antoniazzi, ricordando come
Tinteresse per le problematiche
ambientali sia stato stimolato
PUBBLICATI GLI ATTI DI ANTICHI SINODI
Nel Delfinato alia
revoca dell’Editto
vigilia delia
Nantes
Padre Liotard, incaricato dei
rapporti ecumenici per la diocesi di Valence, nel 1970 diede
notizia allo storico Pierre Bolle,
autore di numerose pubblicazioni sul protestantesimo francese,
del rinvenimento presso la biblioteca del Grand Séminaire di
Valence di tre interessanti documenti, gli originali cioè degli
atti dei Sinodi provinciali del
Delfinato e del Principato di Qrange degli anni 1657, 1658, 1661,
prima conosciuti solo attraverso
estratti e compilazioni.
Tali alti sono ora (1985) pubblicati a cura dello stesso Bolle
nella collezione degli archivi del
Delfinato con il titolo « Le protestant dauphinois et la république des synodes à la veille de la
révocation », con una introduzione e numerose note che consentono l’esatta collocazione di
tali sinodi nelle vicende dell’epoca e la comprensione, altrimenti
pressoché impossibile, di talune
decisioni.
Composizione, struttura, procedure, ordine dei lavori non
sono troppo dissimili da quelli
dei nostri sinodi d’oggi: ma un
confronto, almeno ad una prima
lettura, non sembra sempre risolversi a favore di questi ultimi
per più di un motivo.
Stupisce anzitutto l’enorme
mole di lavoro che in una decina di giorni tali sinodi, composti
da più di 100 membri, riescono
a svolgere: enorme, ove si tenga
conto che essi avevano giurisdizione su una settantina di chiese, comprendenti una popolazione di circa 72.000 protestanti;
che ai sinodi erano attribuite
molte competenze oggi da noi
spettanti ad altri organi; che numerosi erano i ricorsi; che delicate erano le questioni dottrinali da affrontare; che diffìcili e
spinosi si presentavano i rapporti con i cattolici e con le autorità civili in quegli ultimi anni
di contrastata vigenza dell’Editto di Nantes. I lavori sono centrati essenzialmente sulla vita
delle chiese, sulla predicazione,
sull’insegnamento teologico, su
problemi concreti delle comunità, senza pretese di voler dire
una parola su tutto e su tutti,
senza proclami magniloquenti,
ma con un costante riferimento
alla confessione di fede, una rara sensibilità giuridica di fronte
alle discipline (in questo quadro
non è pensabile raffigurarle come ingombranti «legalismi»!),
una vigile attenzione alla nuova
politica religiosa del re di Francia.
Queste caratteristiche si riflettono in un linguaggio, in uno
stile sobrio, essenziale, con i
quali sono redatti i resoconti sinodali, che, oltre ai preliminari,
comprendono 5 sezioni: 1) gli
« errements », in cui si riprendono le questioni rimaste in sospeso nel sinodo precedente;
2) le « appellations », cioè le decisioni sulle impugnazioni proposte contro deliberazioni dei
concistori o dei ’colloqui’; 3) i
« faicts académiques », concernenti TAcadémie, che è la facoltà
di teologia, con sede a Die; 4) e
5) i « faicts généraux » ed i
« faicts particuliers », cioè le
dalle crisi energetiche degli anni Settanta, ha sottolineato come il movimento ecologista si
presenti con discorsi di interesse generale e metta a nudo ritardi di elaborazione sia nel
mondo politico-sociale che in
quello delle chiese. C’è una concordia di base sul fatto che il
’senso del limite’ sia un imprescindibile punto di partenza, ma
la questione si gioca soprattutto
sul concetto di responsabilità
verso le generazioni future. Non
siamo i padroni della terra, e i
nostri figli ce ne chiederanno
conto. E allora fondamentale è
il ruolo di una informazione che
sia precisa, corretta e non allarmistica e soprattutto non sia
esclusivamente per competenti e
uomini di apparato, ma aiuti
una crescita civile dì tutti noi.
m, r.
BARI
Il lavoro di
Miriam
Castiglione
questioni riguardanti rispettivamente l’intera regione o d'interesse generale e d’interesse locale o particolare. Per il Sinodo
del 1661 v’è una sezione in più,
contenente le osservazioni sulla
lettura degli atti del Sinodo nazionale.
Viva appare la preoccupazione
di mantenere aperti — quando
non si riesca ad allargarli — gli
spazi di libertà consentiti dagli
editti, sia attraverso il conferimento di incarichi a persone che
possano seguire le vertenze giuridiche insorte e perorare la causa dei riformati presso il Re e le
autorità competenti, sia attrar
verso gli aiuti ai prigionieri per
motivi di religione, stanziando le
somme e indicendo le collette
occorrenti.
Quanto alle chiese sul versante italiano, la « Valcluson », solo
quelle di Usseaux, di Pragelato
e di Mentoulles sono presenti in
tutti e tre i sinodi, quella di Mentoulles sempre rappresentata dal
pastore Jacques Papon; quelle di
Roure e Villaretto e di Chiomonte vi figurano in due, quella di
Meana in uno. Assenti i « laici »,
salvo uno nel Sinodo del 1658.
Assenze più che comprensibili
per la distanza (200 km. a dorso
di cavallo o di mulo)-dalle località dove si riunirono i sinodi: rispettivamente Montélimar (1657),
Saint Paul Trois-Chàteaux (1658),
Die (1661).
Sono, questi atti sinodali, pagine affascinanti, nelle quali rivivono vicende che ci hanno toccato da vicino poco più di 300
anni or sono. Aldo Ribet
Le doti di Miriam Castiglione
— come donna e come ricercatrice — sono state sobriamente ricordate nell’incontro all’Università di Bari, il 13 marzo
scorso. Molto più ampiamente
e particolareggiatamente è stato
tracciato il contenuto ed il metodo del suo lavoro scientifico,
riguardante la religiosità popolare e alcune tra le nuove forme di aggregazione religiosa.
La Claudiana ha pubblicato molti di questi studi.
Miriam ha lavorato prevalentemente intervistando le persone, servendosi cioè quasi esclusivamente del contatto personale, diretto, discreto, e, nello
stesso tempo, appassionato. Fragile e minuta, fisicamente, era
in grado di sottoporsi a viaggi
e a comprensibili disagi con tenacia paziente e con autonomia
di valutazione. « Conosce di più
chi sa amare ». Si direbbe che è
stato questo il convincimento
della professoressa Castiglione,
critica nei confronti delle chiese
evangeliche e pur così generosa
nell’oflrire materia di riflessione anche alla teologia e alla pastorale. Ha colto nel giusto la
cattedra di teologia pratica della Facoltà Valdese di Roma nell’inviare un telegramma di plauso agli organizzatori del Seminario di studio.
G. V.
ROMA — Il Servizio Migranti della
Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia, in collaborazione con altre
organizzazioni e col patrocinio della
Provincia di Roma, organizza per II
10 e 11 aprile un seminario su «Educazione alla società multiculturale »
presso la sede del CSER (via Dandolo
58 - Roma) con inizio alle ore 16 del
giorno 10.
Per informazioni rivolgersi al n
06/4755120.
TORINO — David Maria Turoldo,
Giovanni Filoramo e Letizia Tomassone parleranno giovedì 9 aprile alle ore
21 nella sala valdese di vìa Pio V, 1S
sul tema « Oriente ed Occidente a
confronto: il cristianesimo tra le religioni ».
4
4 vita delle chiese
3 aprile 1987
CHIESA LUTERANA IN ITALIA
CORRISPONDENZE
Incontro Tavola valdese aids e Santa cena
e Concistoro luterano
Recentemente si è svolto un
incontro a Torre Pellice tra la
Tavola Valdese e il Concistoro
della Chiesa Evangelica Luterana in Italia. Abbiamo chiesto al
pastore Jiirg Kleemann, ’membro teologico’ del Concistoro,
una valutazione deH’incontro.
« Abbiamo avuto il nostro terzo incontro con la Tavola Valdese — ha risposto Kleemann —
in un clima di apertura e reciproco interesse. Passando in rassegna diversi temi, ci siamo soffermati anche sulla questione
ecumenica, in particolare sul
dialogo tra protestantesimo e
chiesa cattolica di Roma. Un altro punto d'interesse è stato la
problematica inerente la realizzazione di un'intesa tra luterani
italiani e lo Stato ».
— Avete in mente progetti concreti da realizzare con i fratelli
di altre denominazioni evangeliche?
« Diciamo che stiamo rincorrendo — ha aggiunto Kleemann
— un sogno. Quello di realizzare, con altre denominazioni evangeliche, una sorta di Kirchentag
italiano in cui presentare al pubblico la realtà di un protestantesimo nazionale che c'è e lavora ma che l'italiano medio non
conosce. Penso che l'esigenza di
creare una simile occasione di
incontro e di confronto non sia
Il Concistoro luterano e alcuni membri della Tavola; il primo a
sinistra è il pastore J. Kleemann.
sentita solo da noi ma da tante altre chiese evangeliche. Si tratterebbe di pensare un po' più a
fondo la cosa in vista della sua
realizzazione ».
— Un incontro dunque, quello
con la Tavola, sostanzialmente
positivo?
« Direi proprio di sì. Tra noi
esistono sensibilità teologiche diverse, a volte tradizioni culturali lontane, ma il fondamento
è identico e penso che il futuro
non potrà che lavorare a nostro
favore ».
Ai primi di maggio a Roma si
svolgerà il Sinodo della Chiesa
luterana in Italia, presieduto da
Anna Branzoi di Venezia. Il Moderatore della Tavola Valdese è
tra gli ospiti più attesi. Il dialogo iniziato a Chanforan nel
1532 continua.
G. P.
XIII CIRCUITO - ORA DI RELIGIONE
L’Intesa va rivista!
Sembra davvero che sia stato
detto tutto il possibile sulTinse^amento della religione cattolica nella scuola italiana. Eppure non sono inutili convegni come quello recente del 29 marzo, organizzato dalle chiese del
XIII Circuito della Campania e
dal Consiglio delle Comunità
evangeliche di Napoli, presso i
locali della Chiesa Avventista di
via Tommaso Campanella.
Non sono inutili se siamo convinti che non tutto è perduto
e che l’attuale situazione dal
punto di vista giuridico e legislativo consente ancora margini
di flessibilità, per cui è più che
mai necessario mantenere viva
la mobilitazione e — come è
detto nel documento preparatorio — studiare forme di coordinamento e di collegamento tra
evangelici, insegnanti, genitori,
operatori della scuola a vario
titolo per la reciproca informazione e la definizione di iniziative comuni.
Non sono inutili, se si pensa
alla bella relazione introduttiva,
svolta dal fratello Nicola Pagano, della chiesa di via dei Cimbri (Napoli), insegnante di filosofia in un liceo napoletano;
una sintesi ricca e documentata
nella quale tra l’altro si ripercorre la storia dell’ora di religione dal secolo scorso alle vicende odierne.
Se dovessi riassumere il senso
generale di questo incontro direi che c’è un orientamento
unanime emerso non solo in
questa sede, e non solo nell’ambito delle nostre chiese, una richiesta che « a furor di popolo » emerge negli ambienti più
diversi, in sedi politiche e sindacali: la revisione dell’Intesa
Falcucci-Poletti e la collocazione fuori orario scolastico delTora cattolica. Questo è il nodo
centrale dal quale discendono
tutte le altre incongruenze e discriminazioni. E fin qui tutti
d’accordo. Sappiamo a che cosa
diciamo di no. Se però da questo
si passa a definire in modo prepositivo quello che vogliamo,
anche al nostro interno emergono differenze, e questo mi pare sia accaduto anche nel nostro
convegno. C’è un ragionamento
che suona più o meno così: il
nostro ruolo di evangelici non
è quello di una chiesa di massa, è quello di una piccola élite, culturalmente preparata, con
una sua originale proposta di
fede, che storicamente può contare se va ad incidere sul cambiamento della mentalità e del
sentire religioso in Italia; su
quei fatti culturali e di costume (o di malcostume) che hanno una radice nella mentalità
cattolica assorbita anche a livello inconscio dalla maggior
parte degli italiani. Tutto questo può avvenire rei luoghi di
formazione, nella scuola principalmente, dove siamo chiamati a dare (e Tart. 10 della nostra Intesa ce lo consente) non
i contenuti di un’ora confessionale, ma questa impostazione
di fondo, che è anche una lezione di libertà, di tolleranza e di
laicità.
L’altro ragionamento è invece
più attento al rischio che la nostra eventuale presenza nella
scuola possa assumere modalità
concordataria e dare luogo a
pericolosi fraintendimenti.
La testimonianza della fede —
si è detto —, le battaglie di libertà non si conducono da posizioni di privilegio.
Rosanna Nitti
MILANO — Il Concistoro della Chiesa valdese ha discusso
circa la forma in cui debba avvenire la celebrazione della Santa Cena, dal momento che alcuni fratelli hanno espresso delle
preoccupazioni collegate con il
problema dell’Aids.
Stando alle informazioni scientificamente controllate di cui disponiamo a questo momento, il
Concistoro è convinto che la forma di celebrazione praticata attualmente nella nostra chiesa (alternanza di calice unico e di calici individuali) possa venire incontro alle diverse esigenze, alle
diverse preoccupazioni, alle diverse sensibilità di fratelli e sorelle, che quindi tale forma possa essere mantenuta.
• Marcella Giampiccoli Dogo
è la nuova cassiera della chiesa,
sostituisce Bona Vidossich.
La fraternità
SAN FEDELE D’INTELVI —
Buon successo del convegno organizzato dal Centro P. Andreetti sabato 21 e domenica 22 marzo. Paolo Naso, della « comune »
di Cinisello, ha animato un in-.
contro sul tema « La fraternità
nella Bibbia e nella società ». La
parola fraternità (Philadelphia)
ricorre nella Bibbia in soli cinque passi biblici e quindi è difficile solo su questa base sviluppare una teologia. Nella Bibbia
bisogna piuttosto parlare di teologia dell’amore, dell’agape.
Comunque la parola fraternità può essere vista sotto quattro aspetti: fraternità come fratellanza, fraternità neH’Evangelo, fraternità che viene da Dio,
fraternità nella concretezza.
Sulla base di questi quattro
concetti possiamo dire che siamo (e non che ci sentiamo) fratelli, perché questo è un dono
di Dio. In questo rapporto di
fraternità l’uomo vive nel progetto dell’Evangelo.
Storicamente la comunità cristiana ha vissuto la fraternità
in molti modi; nelle chiese, nelle comunità monastiche, in opere che hanno un particolare scopo di servizio. In particolare sono stati esaminati i modi con
cui Agape, il Servizio cristiano
di Riesi e la comune di Cinisello hanno vissuto e vivono questo concetto. Oggi però la fraternità va vissuta in rapporto
alla tematica della soggettività
e della nuova sensibilità etica di
« non solo trasformare il mondo, ma anche se stessi ».
Al termine si è tenuta TAssemblea degli amici del Centro
che ha approvato il lavoro svolto dal Comitato per quanto riguarda sia i lavori di ristrutturazione che il programma di incontri finalizzato all’impegno di
testimonianza delle chiese lombarde.
Restauri in via Micheli
FIRENZE — Sarà restaurato
il Tempio di via Micheli. Così ha
deciso l’Assemblea di chiesa di
domenica 8 marzo. Una commissione composta da Franco Gattini, Mario Downie, Maja König
e Raffaele Balene! dovrà prov
vedere a raccogliere i fondi necessari. Per intanto l’assemblea
ha deciso di procedere subito ad
alcuni lavori urgenti del costo
di 35 milioni.
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Nuovo pastore
FELONICA — E’ arrivato il
nuovo pastore. E’ la sig.ra Ursel
Koengsmann. Ursel proviene
dalla Germania Federale e starà con noi per tutto il 1987.
Dall’ottobre 1985 la chiesa di
Felonica è stata priva di pastore titolare. In questo periodo è
stata in mezzo a noi la studentessa in teologia Evi Heck e successivamente lo studente in teologia Friedrich Schimidt.
s In occasione del XVII febbraio abbiamo ricevuto la visita
di Bruna Peyrot, della Società
di Studi valdesi, che ci ha parlato sull’esilio dei valdesi.
• E’ deceduta all’ospedale di
Sermide, ove era degente. Bianca Barlera.
Giovedì 2 aprile
n COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso il centro
d’incontro di via Repubblica alle ore
20.45 prosegue lo studio su « La Bibbia e la pace ».
Domenica 5 aprile
□ GIORNATA DEI
CONFERMANDI DEL 1°
DISTRETTO
PRALi — Si svolge domenica 5 aprile la giornata dei confermandi. Il
programma prevede: culto con la comunità di Frali, pranzo ad Agape (L.
6.000) e nel pomeriggio lavori in gruppi e giochi.
□ CONCERTO
TORRE PELLICE — Alle ore 16 presso il Tempio valdese la Corale evangelica di Torino tiene un concerto a
favore della ristrutturazione del <■ coulege dei Barba » di Pradeltorno.
□ INCONTRO COMITATI
OPERE
POIWARETTO — Il Dipartimento Diaconale del 1° Distretto organizza un
incontro di tutti i membri dei comitati
delle opere per domenica 5 aprile
presso la sala del teatro del Convitto
di Pomaretto, con inizio alle 14.30.
Giovedì 9 aprile
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Il Collettivo Biblico
Ecumenico si riunisce giovedì 9 aprile, alle ore 20.45, presso la chiesa valdese (v. dei Mille, 1) per proseguire
la lettura del libro deH’Apocalisse.
Venerdì 10 aprile_____
□ CONFERENZA
TORRE PELLICE — Alle ore 11.20,
presso il Collegio valdese, il prof.
Giorgio Spini parla sul tema: « Le origini del Risorgimento ». L’incontro è
aperto al pubblico.
Domenica 26 aprile
n INCONTRO DEI
GIOVANI
DEL 1> CIRCUITO
ANGROGNA — Si svolge domenica 26 aprile l’incontro dei giovani del
r circuito con gruppi provenienti anche dalle chiese esterne alla Val Pellice. Il programma Inizia con II culto, e
nel pomeriggio, è prevista una passeggiata storica nella Val d’Angrogna.
Per altre informazioni ci si può rivolgere a Franco Taglierò (0121/91550).
5
fÏL.
'ilr.V
3 aprile 1987
vita delle chiese 5
I CIRCUITO
FEDERAZIONE GIOVANILE
Il catechismo
visto dai ragazzi
Rispettiamo la vostra identità
Lettera di solidarietà della FGEI-Valli alla Comunità di base di
Un assemblea di catecumeni chiede che ci
siano più incontri comunitari per i giovani
Pinerolo - Un cammino comune di ricerca e di testimonianza
Domenica 15 marzo i catecumeni di scuola media del 1° Circuito si sono incontrati a Torre
Penice per una giornata comunitaria.
Dopo aver partecipato al culto e aver assistito ai preliminari
di una assemblea di chiesa (per
alcuni era la prima volta) abbiamo cercato di capire come
essa funziona e perché viene
convocata. Animati da F. Taglierò ci siamo divisi in tre
gruppi per poi prendere la decisione se gli anni di istruzione
biblica sono troppi, troppo pochi o vanno bene così (cioè circa undici). I tre gruppi rappresentavano rispettivamente i catecumeni, i loro genitori e i
membri del Concistoro: ogni
gruppo doveva discutere dal suo
punto di vista. Nella vera e propria assemblea, presieduta da
un catecumeno regolarmente
eletto, sono emerse opinioni interessanti. I « genitori » hanno
espresso Topinione che gli anni
di catechismo vanno bene così,
ma nella scuola domenicale bisogna spiegare la Bibbia sotto
forma di racconto; inoltre bisogna spiegare la storia valdese
e la vita della chiesa nel catechismo. I « membri del Concistoro » hanno detto che la scuola domenicale deve cominciare
seriamente in terza elementare,
mentre negli anni precedenti i
bambini devono riunirsi per giocare e conoscersi, parlando genericamente di Gesù. Dalla terza elementare alla seconda media il programma deve riguardare antico e nuovo Testamento, con un filo cronologico. Negli altri anni si deve parlare dei
Valdesi e della chiesa. Alla fine
del catechismo sarebbe bene fare un esame e chi fa troppe assenze ripete l’anno.
I « catecumeni » intendono
iniziare in quinta elementare,
perché hanno l’impressione che
ciò che si fa prima non si ricorda e crea confusione. Al cate
chismo bisognerebbe parlare di
più di ciò che fa la chiesa valdese, confrontandola con le altre confessioni e religioni. Bisognerebbe anche fare più incontri comunitari piuttosto che
tante ore di lezione.
La votazione finale ha lasciato
le cose come stanno; Tunica
cosa che dovrebbe cambiare è il
metodo di insegnamento. Noi
catecumeni abbiamo notato che
con il metodo attuale, cioè studiando unvtesto qua e uno là,
abbiamo molta confusione in testa; infine, quelli che erano presenti (venivamo oltre che da
Torre Pellice anche da Bobbio
e Rorà) hanno chiesto più
incontri comunitari per i giovani a livello di Circuito, ma
sperando che la partecipazione
sia maggiore.
Ester Cericela
Cari fratelli e care sorelle,
questa è una lettera che avremmo voluto non dovervi mai scrivere: e questo perché crediamo
di intuire, per quel che ci è stato dato di conoscervi in questi
anni, la sofferenza che certo accompagna questo momento della vita della vostra comunità.
C’è sofferenza infatti ogni volta che una scelta, compiuta per
coerenza, produce comunque separazione, chiusura del dialogo,
interruzione di una comunicazione, per quanto tormentata essa sia risultata in alcuni momenti. Tuttavia, più che sulla minaccia concreta che questa separazione si consumi, è sulla
coerenza delle vostre scelte che
ci vorremmo brevemente pronunciare.
Noi, che siamo protestanti per
una convinta impostazione teologica, abbiamo in questi anni
di intenso rapporto ecumenico
con voi seguito con attenzione
ed interesse la scelta di restare
profondamente radicati nella tradizione della vostra chiesa e della cultura che essa esprime; la
scelta cioè di assumere collettivamente il fatto che, pur definendosi ecumenica, la Comunità
di Base era composta nella sua
grandissima maggioranza da credenti cattolici e che cattolici intendevano rimanere. Qualcuno,
cattolico o protestante, l'ha anche detto; molti l'hanno certamente pensato: perché i fratelli
della CdB non si decidono ad
uscire dalla chiesa cattolica?
Perché, in particolare, se Franco Barbero è tanto critico, se
dissente su questioni cosi di fondo, si intestardisce a restare un
prete?
Noi crediamo che le scelte della vostra comunità siano state
spesso profondamente equivocate: ci riferiamo in particolare
alla scelta coraggiosa di assumere la propria storia, le proprie radici, in sostanza la propria identità di fede, senza ne
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Assemblea suH’8 per mille
torre pellice — L’assemblea di chiesa di Torre Pellice si è riunita domenica 29
scorso per tentare una risposta
al quesito posto dal Sinodo sul
problema dei finanziamenti ecclesiastici.
La discussione è stata assai
ampia, coinvolgendo, com’era
inevitabile, aspetti diversi della
nostra testimonianza.
Da un lato sono stati messi in
risalto i problemi di compatibilità fra un’eventuale accettazione
dei finanziamenti ecclesiastici da
parte dello Stato e gli attuali ordinamenti della Chiesa, dall’altro i casi in cui tramite convenzioni alcune strutture ricevono
fondi per servizi resi nella società : prassi legata al contingente.
Al termine dell’assemblea, a
maggioranza, i presenti hanno
ritenuto di ravvisare incompatibilità fra gli ordinamenti ecclesiastici e l’accettazione di contributo statale, approvando un
articolato ordine del giorno.
luogo giovedì 9.4 (e non il 2.4),
alle 20.30 al convitto.
• Durante il culto del 29 marzo è stato battezzato Andrea, di
Leon Meytre e Danila Vinçon,
ed è stato insediato l’anziano
Adriano Peyronel.
Genitori e monitori
• Il 26.3 ha avuto luogo il funerale di Gaydou Marcellina in
Tessere. Ai familiari esprimiamo la partecipazione della chiesa al loro dolore.
VILLAR PERO'SA — Incontro genitori-monitori. Diversamente da quanto annunciato la
settimana scorsa, l’incontro avrà
Bazar
IN CIRCUITO
In giro con i catecumeni
SAN GERMANO — Domenica 5 aprile, con inizio alle ore
15, si terrà il Bazar, organizzato
dalle sorelle delTUnione Femminile. Tutti sono invitati ad
approfittare di questo momento
di festa comunitaria.
Presentiamo una rassegna delle ultime attività giovanili nel
III Circuito pensando anche alla prossima Giornata dei confermandi delle Valli che si svolgerà
ad Agape domenica 5 aprile.
• Domenica 8 febbraio i catecumeni del quarto anno di
Pomaretto, Perosa e Inverso
Pinasca hanno trascorso a Torre Pellice quella che è stata per
loro la seconda giornata « storica », dopo quella di Angrogna
del novembre ’86. Al mattino
partecipazione al culto, poi visita al Convitto di via Angrogna e pranzo con ospiti, educatori e direttrice. Al pomeriggio
incontro con Bruna Peyrot e
visita guidata al museo di Torre. E’ stato questo un semplice
« assaggio » della nostra storia,
con la speranza che l’approfondimento della materia e la ricerca delle nostre radici e della nostra identità possa proseguire anche al di là del corso
di catechismo che sta per terminare.
sita o incontro con educatori
ed ospiti, ma per dare una mano nel ridipingere la sala da
pranzo ed un’altra stanza. E’
stata questa un’ottima occasione, non solo per stare insieme,
ma anche per conoscere meglio
gli ospiti dell’istituto, coi quali
abbiamo diviso non solo il momento del pranzo, ma anche una
buona ora del primo pomeriggio
e coi quali abbiamo giocato e
comunicato durante l’intera
giornata.
biamento. Tra canti, chiacchierate, visita alla cascina (accompagnata dal nostro stupore per
la grande quantità dì animali allevati) ed una tazza di thè, abbiamo trascorso im pomeriggio
sicuramente diverso dal solito
e che potrebbe ripetersi ancora
più avanti con la stagione calda.
Assemblea di chiesa
• Una decina di giovani, perlopiù confermandi della comunità di Pomaretto, ha trascorso
un’altra domenica all’Uliveto di
Luserna S. Giovanni. Questa volta non più per una semplice vi
• Nel pomeriggio di mercoledì 25 febbraio, un gruppo di
giovani di Pomaretto (con l’aggiunta di un perrerino « raccolto » strada facendo...) ha fatto
visita alla comunità della Cascina Nuova di Roletto. E’ questa una comunità per recupero
tossicodipendenti ed etilisti, gestita da due frati ed in cui lavorano attualmente anche due
obiettori di coscienza.
Siamo stati molto interessati
da questa realtà per noi nuova, in cui convivono e lavorano
insieme persone che hanno fatto scelte così importanti nella
loro vita ed altre che sono alla
ricerca di una nuova identità e
non sempre, anche se aiutate,
riescono nel loro intento di cam
• I catecumeni del quarto
anno di Pomaretto hanno trascorso le giornate di sabato 7 e
domenica 8 marzo a Venezia, ospiti della foresteria valdese. Il
fine settimana è letteralmente
volato via tra canti, giochi, calli e canali. Non siamo stati solo
turisti frettolosi ed infreddoliti, che hanno avuto incontri e
scontri di ogni genere, ma abbiamo anche partecipato al culto con la comunità locale ed
iniziato insieme un confronto
verbale interessante sulle attività comunitarie. C’è stato un
ottimo spirito di gruppo, buonumore e serenità non sono mancati neppure nel viaggio di ritorno; ci siamo Salutati con un
arrivederci a presto, pensando
soprattutto alla giornata di aprile ad Agape ed ai tre giorni
di maggio a Viering, non più da
confermandi, ma già da confermati. Dario Tron
PRAMOLLO — Domenica 5
aprile si terrà un’assemblea di
chiesa per eleggere i delegati alla Conferenza Distrettuale e al
Sinodo e per esprimere un parere sul problema del finanziamento ecclesiastico da parte dello Stato.
• Sabato 4 aprile si terrà l’incontro dei confermandi con il
Concistoro, alle ore 17.
L’Unione femminile
nei quartieri
angrogna — L’Unione femminile continua a presiedere le
riunioni quartierali di aprile; lunedì 6 al Capoluogo ; il 7 al Martel; T8 al Prassuit-Verné ; il 9
agli Odins-Bertot; TU a Pradeltorno; il 13 al Serre; il 14 a
Buonanotte. Le riunioni sono alle ore 20.30, l’argomento tocca
la rivalorizzazione delle nostre
scuole di quartiere.
• Sabato 4 alle 14.30 il Concistoro s’incontra con i confermandi che presentano la loro
domanda di ammissione.
garla attraverso facili scorciatoie; e nello .stesso tempo di saperla vivere solo in uno spirito
di libertà interiore radicale, accettando VEvangelo come criterio unico rispetto cui vagliare
appartenenze, fedeltà, discriminanti ecclesiologiche, orientamenti etici, opzioni teologiche.
Parliamo di una scelta coraggiosa, perché certamente e in
modo ricorrente, essa ha comportato contraddizioni e incomprensioni, sia al vostro interno,
sia nel rapporto con i protestanti (e qui ricordiamo le nostre
lunghe, appassionate e certo non
formali discussioni!), sia soprattutto all’interno di quel tessuto
di relazioni, impegno comune e
fede condivisa che costituisce la
originale specificità e la ricchezza della diocesi pinerolese.
Per aver ribadito questa scelta, anche quando la ricerca intrapresa percorreva frontiere
teologiche arrischiate, oggi la
vostra comunità è chiamata a
pagare un prezzo amaro, che pure in qualche modo crediamo
coerente alla logica di chi divide i credenti in ortodossi e eretici e la comunità di lede in un
« dentro » g in un « fuori » definito dall’alto e una volta per tutte. Diciamo questo perché temiamo che molto difficilmente assisteremo ad un mutamento dell’orientamento preannunciato nella lettera inviata dal Vescovo
Giachetti a don Franco; una coerenza che non esclude, per quel
che ci sembra di capire, una profonda sofferenza in chi ha deciso, o è stato spinto, ad assumere quell’orientamento.
Un prezzo, un peso dunque per
l’intera vostra comunità, ma in
fondo un peso per tutti noi. cattolici e protestanti impegnati nel
dialogo ecumenico, a cui. se il
provvedimento di sospensione
sarà messo in atto, la ricerca risulterà ritolto più difficile e faticosa di prima.
Vorremmo dunque esprimervi
la nostra solidarietà, sottolineando che non si tratta di una semplice solidarietà di metodo; quella che in sostanza si limita a dire: ogni credente ha il dirittodovere di ricercare in piena libertà di coscienza i modi e i contenuti che ritiene più autenticamente rispondenti al discepolato cristiano. La nostra vorrebbe
essere una solidarietà nel merito
di un percorso di ricerca e di
fede, vostro e nostro, che è stato così simile, e in cui voi, nella
specificità della vostra identità,
non avete mai sentito la necessità di recidere i legami con la
diocesi al cui interno il Signore
vi ha chiamato ad operare. Questo percorso assumerà forse da
oggi^ per voi un contesto nuovo
e più difficile in cui situarsi, ma
resterà, come anche voi avete
scritto, comunque inalterato,
perché in futuro come in passato, nel definire i confini della
chiesa, sarà necessario meditare
sul cosa sia veramente essenziale
alla sua esistenza.
Tra le tante cose che in questi anni abbiamo riscoperto insieme a voi c’è anche auesto: la
ricerca di fedeltà all'Evangelo
non è so’o .sofferta e contraddittoria, ma anche, spesso, gioiosa
e pacificatrice: e così ci piace
ricordare, nel salutarvi, che noi
tutti, fragili come i gigli della
campagna perché come loro costantemente esposti alle intemperie, continueremo a ricevere
la cura amorevole dell’unico Signore, perché il suo amore per
noi rende la nostra fatica e la
nostra vita preziose ai suoi occhi.
Con molto affetto.
Il coordinamento della
Egei Valli
f
^7
6
6 prospettive bibliche
3 aprile 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
IL SIGNORE DEI MORTI
E DEI VIVENTI 2
« A questo fine Cristo è morto
ed è tornato in vita: per essere
il Signore e dei morti e dei
viventi » (Romani 14: 9).
Per Paolo, invece, attualmente
c’è un solo risorto. Cristo: non
c’è nessuna ascensione delle
anime nella sfera dell’invisibile, sino al ritorno di Cristo non c’è
nessun’altra risurrezione, non c’è
nessima trasfigurazione idealizzante
della dura realtà della morte, i morti dormono nei loro sepolcri (1 Cor.
15: 20-23). Nella sua prospettiva il
corpo appartiene costitutivamente
all’essere umano: questo risulta in
modo chiarissimo dal fatto che Paolo non può raffigurarsi una futura
esistenza umana dopo la morte come un’esistenza senza corpo. Gli uomini non possono partecipare alla
vita della risurrezione altrimenti che
con il corpo: il corpo della risurrezione non può certo essere un corpo carnale (1 Cor. 15: 50), un corpo
naturale o terreno, ma è un corpo
spirituale, cioè animato dallo Spirito.
Continuiamo, riprendendolo da « Protestantesimo» 1/1980, la pubblicazione di un articolo di V. Subilia. Abbiamo visto, la scorsa settimana,
quali confusioni, fondate su distorsioni ’’allegoriche” e spiritualistiche
nella lettura di testi biblici, accompagnano, fin dal principio, il confronto cristiano con la questione della morte e della risurrezione. Alle radici di questa confusione, il imovimento dello gnosticismo cristiano, di cm vi
sono già molte tracce polemiche nel Nuovo Testamento, e che aveva a
Corinto un nutrito gruppo di adepti. La loro tesi: la risurrezione è già
avvenuta, spiritualmente (e, deformando il termine, sembrano dire che
questo solo importa) siamo già risorti, già ora.
a cura di GINO CONTE
interpretata in modo corretto, così
da farle esprimere tesi che probabilmente contraddicono invece di illustrare gli atteggiamenti dell’apostolo — sembra affermare che intende farsi gnostico con gli gnostici
per guadagnare gli gnostici. Ma, se
si guarda bene, tutto il suo ragionamento, pur ricalcando gli schemi
gnostici, è una contraddizione aperta delle loro tesi.
Spirito: sappiamo
che vuol dire?
rapporto del cristianesimo prirriitivo con la religiosità dell’epoca, è stata perfino dedicata una monografia
alla storia della sua interpretazione
dagl’inizi dell’esegesi storico-critica
a oggi. Molti esegeti hanno supposto che in questo passo si debba registrare una evoluzione ellenizzante
di Paolo. Si è affermato che qui
Paolo non si prospetterebbe più né
come vicino né come reale l’avvento
di Cristo, la parousìa, e considererebbe la morte del credente come
normale. Anzi egli avrebbe addirittura aderito alla concezione ellenicognostica, secondo cui il corpo è un
rivestimento esteriore e temporaneo,
una tenda, che deve essere disfatta,
perché si possa andare a dimorare
nella propria dimora stabile, celeste
(2 Cor. 5: l-SÌ.
Si tratta di una categoria che non
è possibile inquadrare nelle nostre
usuali rappresentazioni ereditate
dall’ellenismo. Il concetto esprime
quel realismo ebraico ' di Paolo che
è la massima òontrapposizione pensabile allo spiritualismo ellenisticognostico. Una possibilità di sintesi
fra il suo messaggio e il mondo concettuale ellenico è esclusa: contro
ogni spiritualizzazione egli mantiene senza flessioni il carattere totale
e il carattere futuro della risurrezione.
Vi è tuttavia un passo, di non facile lettura e di ancor meno facile
spiegazione, in cui questa incompatibilità sembra venir meno: « Sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore..., ma
siamo ripieni di fiducia e abbiamo
inolio più caro di partire dal corpo
e di abitare col Signore » (2 Cor. 5:
6-8). E’ stato osservato che forse nessun altro passo delle epistole di Paolo è stato così mal compreso come
questo brano: ogni esegeta ha « preteso estrarne una conferma del suo
sistema generale sul carattere del
paolinismo e specialmente dell’escatologia » (J. F. Collange).
Dato il peso effettivo che esso ha
per la comprensione della teologia
paolinica e più in generale per il
Un Paolo ellenizzato?
Paolo avrebbe cioè cambiato radicalmente la propria antropologia
[la propria visione dell’uomo, n.d.r.]
e si sarebbe convinto che la essenza profonda dell’uomo è la sua anima spirituale, cioè che la vera esistenza umana è una esistenza senza
il corpo, tanto da poter affermare
che finché si vive nel corpo si è assenti, lontani dal Signore; soltanto
quando si abbandona il corpo, si
parte dal corpo si va ad abitare col
Signore. Avrebbe inoltre contraddetto i dati costanti della sua escatologia presente nel suo intero epistolario e avrebbe adottato le categorie di pensiero inequivocabilmente ellenistico-gnostiche del dualismo
metafisico aldiqua-aldilà.
Se l’ipotesi del mutamento teologico avvenuto in Paolo fosse esatta,
come si spiegherebbe che l’apostolo
nell’epistola ai Romani, che è stata
scritta in epoca successiva, sarebbe
tornato alla concezione che gli è propria, parlando della redenzione del
corpo? « Se lo Spirito di Colui che
ha risuscitato Cristo Gesù dai morti
abita in voi, Colui che ha risuscitato
Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi...
Anche noi, che abbiamo le primizie
dello Spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi aspettando l'adozione, la redenzione del nostro
corpo » (Rom. 8: Ile 23). E come si
spiegherebbe che nella stessa 2 Cor.
4: 14 riafferma senza possibilità di
equivoci il motivo costante della sua
escatologia: « Sapendo che Colui che
risuscitò il Signor Gesù, risusciterà
anche noi con Gesù e ci farà comparire con voi alla sua presenza »? Il
desiderio espresso in 2 Cor. 5: 4
(« desideriamo non già di essere spogliati, ma di essere sopravvestiti, onde ciò che è mortale sia assorbito
dalla vita ») può essere inteso in senso diverso dalla speranza formulata
in 1 Cor. 15: 53 (« bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità »)? « Le immagini delia
'abitazione celeste’, dell’edificio c!ie
’abbiamo da Dio’ e del vestito celeste (2 Cor. 5: 1-3), come quelle della
trasformazione e delia risurrezione
(1 Cor. 15: 51 s.), -devono esprimere
ehe c’è un uomo nuovo, spirituale,
pienamente corrispondente al mondo dell’adempimento, uomo nuovo
che sorge nell’evento finale per la
meravigliosa opera creatrice di Dio »
(H.D. Wendland).
Un testo polemico
Gnostico con gli
gnostici, ma...
Lo Schmithals osserva che gli esegeti che suppongono una diversità
di posizioni contrastanti in Paolo
partono da falsi presupposti, perché
non si son dati la cura di rilevare
con attenzione il fine polemico di
tutto il passo, che era già stato messo in rilievo dal Bultmann: una polemica che ha di mira una gnosi intesa a insegnare l'ascensione deU’io
nudo, spogliato, redento dal corpo.
Certo l’apostolo usa un linguaggio paradossalmente vicino al linguaggio gnostico: una vicinanza tale da far supporre, anche a lettori
non sprovveduti, una affinità di pensiero, un cedimento alla antropologia dualistica e alla escatologia spaziale a due piani. Si direbbe che qui
Paolo, secondo la sua massima evangelizzatrice — che raramente viene
La speranza che anima e accende
gli gnostici è la non corporeità, le
liberazione dal corpo, sede del male
la nudità dello spirito spogliato da;
corpo, perché sono convinti che soltanto in questa liberazione da ogm
corporeità lo eschaton [la fine e il
fine, n.d.r.] è raggiunto. Gli gnostici
credono di vivere soltanto più apparentemente nel corpo, ma di fatto
già nel Signore, cioè nel cosmico
« corpo di Cristo », nel pleroma [pienezza, n.d.r.] di tutti gli spiriti, sperimentato nell’estasi, che permette
di realizzare « per visione » e non
più di credere « per fede » la partenza dal corpo per il gran viaggio celeste di riunificazione alla patria originale dopo la fine dell’esilio corporeo.
Se per gli gnostici la vera vita è
la vita incorporea e una vita spirituale corporea è inconcepibile, per
Paolo tutto al contrario la vita equivale alla corporeità, distruggere e
annullare il corpo dell’uomo significa distruggere e annullare l’uomo,
una vita senza il corpo gli risulta assolutamente inconcepibile, la fine
del corpo è la fine dell’uomo e una
esistenza senza il corpo è una inesistenza. Paolo può concepire una esistenza umana dopo la morte unicamente nella prospettiva della risurrezione dai morti: gli appare come
possibile soltanto mediante la nuova creazione dell’uomo come « corpo spirituale », corpo cioè animato
dallo Spirito escatologico, lo Spirito
della vita che in Gesù ha vinto la
morte.
In 2 Cor. 5 Paolo si esprime dunque in termini gnostici, ma per dire
l’opposto di quello che dicono gli
gnostici.
Vittorio Subilia
{continua)
1 Per approfondire la realistica visione
ebraica delle cose, nella quale Paolo è
pienamente calato, indichiamo, oltre a
varie ’voci’ nel Dizionario Biblico della
Claudiana, il bel libro di H. W. Wolff.
Antropologia dell’Antico Testamento
(Queriniana). (N.d.r.).
7
3 aprile 1987
obiettivo aperto 7
L’ATTIVITA’ DEL CENTRO J. LOMBARDINI A CINISELLO
Un anno di presenza
nella vita della città
Nel 1968 nasce la duplice esperienza della vita comunitaria e della
scuola popolare - Nuova situazione sociale e nuove esigenze della città
i/ 'f^v
L 1
La città di Cinisello sta diventando sempre più visibilmente
parte dell’area metropolitana
milanese. Appaiono quasi superati gli anni che l’hanno vista
crescere come aggregato disordinato di casermoni adibiti prevalentemente a dormitorio.
E’ finita l’epoca dello sviluppo
anagrafico tumultuoso (dai 18
mila abitanti del 1953 ai 54.000
del 1964); il numero dei residenti è da qualche anno attestato
sulle 80.000 unità, negli ultimi dieci anni le nascite si sono ridotte
del 50%, e gli anziani, meno di
7.000 nel 1971, sono ora oltre 10
mila. La città si è scrollata di
dosso la patina di aggregato urbano come luogo di delinquenza
e droga. Nuove costruzioni e
quartieri presentano un aspetto
più piacevole e il verde pubblico
è raddoppiato negli ultimi dieci
anni. Le strutture scolastiche sono efficienti e, a causa del calo
demografico, quasi sovrabbondanti. Una serie di impianti consente a 8.500 cittadini di praticare attività sportive, e vari sono
gli ambiti attraverso i quali la
amministrazione comunale cerca
di migliorare la qualità della vita
della cittadinanza. Negli ultimi
cinque anni sono sorti a Cinisello
circoli e associazioni come la Lega ambiente, il WWF, il coordinamento dei medici, l’Unicéf e
la « Terza età ». I principali problemi che restano sul tappeto
riguardano le domande poste dalle fasce di popolazione non 'direttamente produttive.
1 giovani (tra i 13 e i 25 anni
sono pari a un quarto della cittadinanza) sono il 57% dei 10.000
disoccupati contati dal censimento del 1981.
Non mancano di far sentire il
loro peso il problema della casa (pochi gli appartamenti disponibili e a prezzi di affitto proibitivi) e le condizioni delle nuove
forme di emarginazione, o « nuove povertà ». Il coordinamento
interparrocchiale ha recentemente proposto all’amministrazione
un’indagine su: « bisogni e risorse sociali-caritative della città »,
in cui si individuano diverse fasce di emarginazione (fra le altre: giovani, anziani, handicappati, emarginati senza fìssa dimora, immigrati dal terzo mondo).
Molte delle situazioni richiedono risposta ed intervento sia ad
una coscienza politica e sociale,
sia ad una coscienza cristiana
che non voglia sottrarsi alle conseguenze pratiche di quell’amore
Nelle illustrazioni: l’edifìcio di
via Monte Grappa dove ha sede
il « Lomhardini » e due momenti
di lavoro nella scuola.
di cui si parla nei culti e negli
studi biblici.
Formazione
permanente
In questa Cinisello, il nostro
Centro ha finora operato nel
campo definibile come « formazione permanente di adulti »,
costituendo però un pimto di
riferimento aggregativo-etico-istruttivo per almeno una fetta
dell’enorme mondo giovanile.
La più grossa novità deU’86
nel campo delle attività culturali
è stata l’organizzazione di due
corsi a Villa Ghirlanda. L’edificio
settecentesco, situato al centro
di Cinisello, è stato acquistato
dalTamministrazione comunale e
destinato a sede di mostre, dibattiti, consultazione della biblioteca. Vi si sono organizzati, in
collaborazione con vari enti e
circoli (su nostra proposta al
consiglio comunale) dei « corsi
di aggiornamento culturale ».
L’apporto del Lombardini è consistito nella cura di due di questi corsi. Il primo, sulla psicanalisi, ha visto una partecipazione costante di oltre 200 persone. Si è poi deciso di andare
al centro della questione religiosa: il corso tenuto in novembre su 'Dio, certamente inconsueto come iniziativa culturale, ha suscitato molto interesse,
anche se con minore affluenza
di pubblico. E’ stata al tempo
stesso offerta un’indicazione su
come si potrebbe affrontare il
fatto religioso in un’ottica non
confessionale. L’impegno, per il
Lombardini come per gli altri
circoli è e sarà grande, e gli interrogativi circa i modi e i contenuti del nostro lavoro culturale in questa città che cambia
riguardano ovviamente anche
la scuola.
La fabbrica e la scuola
E’ infatti lontano il 1968,
quando un gruppo di giovani adulti delle chiese evangeliche di
Milano dava inizio alle attività
del Lombardini con Tapertura
di una scuola popolare che intendeva rispondere a'- uno dei
problemi più sentiti in quella
fase di immigrazione di massa
dal Sud e da altre regioni verso le fabbriche deU’hinterland
milanese. La fabbrica ha significato fatica e sfruttamento, ma
è stata anche luogo di presa di
coscienza collettiva, di proposte, di organizzazione, di speranza e di lotta. Luogo deU’immigrazione di massa, di alienazione, ma anche luogo dei consigli operai, della lotta per la
salute, della conquista delle 150
ore per lo studio. Tutte cose
che sono così fortemente intricate con le nostre storie personali e di gruppo, proprio qui al
Lombardini... La scuola, dunque,
era stata avviata non come istituzione permanente ma per rispondere a una delle maggiori
necessità di quel momento.
Quasi 600 persone di Cinisello
l’hanno frequentata sostenendo
dopo uno o due anni con successo l’esame di terza media in
una scuola pubblica. Negli ultimi anni si nota nei numeri,
inequivocabilmente, un calo costante. Per la classe degli adulti, dopo un tetto massimo di
49 presenze nel 1980, si è andati calando fino alle 21 del 1986:
sembra avvicinarsi quella soglia
minima, al di sotto della quale
le stesse strutture e energie investite nelìà gestione deil’insegnamento appaiono sproporzionate. E questo benché il tasso di
persone tuttora prive di ìicenza media sia nella regione ancora del 56%.
La carenza di titolo di studio
Oi'«
è probabilmente legata ad alcune trasformazioni avvenute nel
mercato del lavoro, con l’aumento dei disoccupati, ma anche dei doppi lavori, di situazioni scarsamente definite in
termini di orario, di lavoro in
proprio. Da qui le difficoltà a
frequentare regolarmente un
anno di scuola. Peraltro, alcune
recenti disposizioni amministrative (necessità di licenza media per avviare un’attività in
proprio^ orientano in particolari settori gli approfondimenti
maggiori delTinsegnamento. Non
manca pertanto, al nostro interno, la riflessione su possibili
alternative, sempre nel campo
formativo e scolastico, che potrebbero svilupparsi in futuro.
Per i giovani, l’amministrazione
comunale sembra decisa a promuovere im intervento sistematico con la prossima apertura
di centri che operino con animatori in collaborazione con le
strutture già esistenti sul territorio: è possibile che alcuni
sbocchi nuovi si aprano in futuro
anche per la scuola Lombardini.
Il lavoro di « formazione permanente » prevede anche altre
periodiche riunioni. Il gruppo
donne, che si incontra settimanalmente alla comune, ha seguito negli ultimi tempi in particolare il discorso della salute: nell’86 è stato approfondito, con letture ed esperti, il problema della deficienza immunologica e dell’AIDS. Ma sono stati affrontati anche il razzismo
in Sud Africa, le testimonianze
di donne contadine raccolte da
Nuto Revelli, il significato delT8 marzo.
Riflessione biblica
La discussione in termini culturali del fatto religioso, ed in
particolare l’impegno per Topposizione alle conseguenze concordatarie come l’insegnamento
religioso confessionale, non e
saurisce la dimensione del culto e della formazione biblica.
Le difficoltà in queste attività,
oltre che dovute alla continua
variazione delle persone che le
frequentano, derivano anche
dall’impegno di alcuni di noi
presso le comunità valdese e
metodista di Milano. Nel corso del 1986 abbiamo cercato di
avere un maggior numero di
culti e cene comunitarie, e da
alcuni è stata avanzata la richiesta di tm corso di formazione biblica e di uno studio
dei testi biblici che metta al
centro la loro migliore comprensione più che Tattualizzazione. Non sono pochi i genitori
che, per Tinsoddisfacente situazione scolastica, vorrebbero avere luoghi e momenti di educazione alla fede per i loro figli
Per quanto riguarda l’ospitalità e l’accoglienza, grazie al fondo di solidarietà costituito nel
1985 fra i membri della comune e con l’aiuto di altri amici,
siamo riusciti lo scorso anno
a seguire con continuità uno
studente deila Costa d’Avorio e
ad intervenire in alcune altre situazioni. Seguire pochi casi in
modo costante sarebbe il tipo
di servizio più facile da svolgere: si moltiplicano intanto le
richieste, i casi di emergenza,
in particolare per immigrati stranieri. La richiesta di accoglienza e solidarietà immediata è
oggi più forte di quanto non lo
sia quella di istruzione e cultura. Il capitolo « ospitalità »
resta uno dei punti sui quali il
gruppo di via Monte Grappa intende riflettere e organizzarsi,
sia per ridimensionarla, se sarà
il caso, sia per strutturarla meglio.
Il gruppo della comune
Il gruppo che porta avanti le
varie attività del Lombardini è
costituito attualmente da una
trentina di persone. Quasi tutti
insegnano nella scuola, ed è significativo che solo 3 vengano
da Milano, mentre gli altri abitano a Cinisello, Sesto, Lissone.
Fra gli insegnanti, 12 sono anche membri della comime.
Per quanto riguarda il nucleo
più ristretto che abita nella comune di via Monte Grappa, vi
sono stati negli ultimi tempi
diversi avvicendamenti; il problema che l’attuale comune avverte come cruciale nell’immediato futuro è la sua ridefìnizione. Comune, comunità, convivenza? E ancora: per chi è la comune? E se la scuola non fosse più, in futuro, la spina dorsale del Lombardini, si dovrebbe ripensare anche la comune
per individuare i modi di vita
e gli strumenti organizzativi
più rispondenti a nuove attività? Mentre non sono poche le
richieste di venire a stare alla
comune, è evidente che, per poter rispondere positivamente a
molte esigenze, occorrerà ricostruire un gruppo e una sua
solida ossatura, pur nella libertà di ripensare e rivivere gli
attuali moduli organizzativi.
a cura di Alberto Corsani
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ecumenismo
3 aprile 1987
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ASSEMBLEA DELL’ASSOCIAZIONE EVANGELICA DI VOLONTARIATO
Volontariato
e protezione civile
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Susanne Labsch
Firenze, oltre ad essere la capitale europea della cultura, è anche la città in cui si trova la sede legale dell’Associazione Evangelica di Volontariato, presso
l’Istituto Gtould. Ed è proprio
lì che quest’anno, nei giorni 21
e 22 marzo, si è tenuto l’incontro dei volontari per l’annuale
assemblea dei soci. H programma prevedeva non solo l’assemblea ma anche un momento di
riflessione e dibattito su im particolare tema, come già era avvenuto due anni fa. L’argomento era « La protezione civile in
rapporto al servizio volontario»,
tema scelto dal Consiglio dell’AEV in quanto le calamità iratrebbero essere un settore di intervento dell’associazione. Su ciò
si è ampiamente parlato la mattinata di sabato, ^azie all’intervento di un funzionario dell’assessorato al territorio della regione Toscana e di un membro
del Movimento Federativo Democratico. Allo stato attuale
FGEI
Nuovo
Il Consiglio Fgei rende noto che
Monica Becchino è stata nominata
mjovo cassiere della Fgei, in sostituzione di Stefano Meloni.
Ogni versamento in denaro alla Fgei
(per la domenica della gioventù o ad
altro titolo] andrà quindi indirizzato
a: Becchino Monica - via Bevilacqua,
1/2 - 17100 SAVONA — C.C.P. n.
12288171.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 5 APRILE 1987
RAI 2 - ore 23 ca.
La trasmissione è dedicata
all’opera e al lavoro svolto
dal Servizio di Azione Sociale (SAS) della Federazione
delle Chiese Evangeliche in
Italia.
nessuna regione può instaurare
rapporti di collaborazione, sul
tema della protezione civile, con
associazioni di volontariato in
quanto le attuali leggi sulla protezione civile non prevedono l’intervento delle regioni nell’emergenza, ma è compito istituzionale dello Stato, tramite le Prefetture. Tale intervento è sempre stato Analizzato all’assistenza ed al mantenimento dell’ordine pubblico; ora Analmente le
nuove proposte di legge parlano
di im «sistema nazionale di protezione civile » e soprattutto di
previsione e prevenzione.
In tale ottica può essere posto l’utilizzo dei volontari nell’Ente pubblico: non prettamente strumentalè, ma in un rapporto bilaterale di informazione
e prevenzione. Ma la grossa difficoltà da superare, ha sottolineato il funzionarlo, consiste nel
fatto che la protezione civile,
esercitando proprio nell’ottica
della prevenzione una funzione
di coordinamento tra diversi settori, finisce con l’esplicare una
azione di verifica e controllo su
di essi. Si configura quindi come un potere al di sopra degli
altri e perciò non accettato da
tutti. Molto interessante l’esperienza del Movimento Federativo Democratico, movimento politico che mira alla creazione di
una protezione civile che sia
parte e cultura di ogmmo, non
solo imposta dall’alto, favorendo la formazione e l’informazione della popolazione. Si cerca di
realizzare quel rapporto bilaterale di informazione e prevenzione, a cui si è accennato prima, tramite l’istituzione di osservatori provinciali di controllo che forniscono una rete stabile di informazioni sulla situazione del territorio (vedi l’articolo sui censimenti delle frane
sul n. 11 del nostro giornale).
Inoltre la creazione di comitati
federativi offre occasione di incontro non solo di tecnici, scienziati ed amministratori, ma anche di cittadini per osservare e
im domani governare dal basso
le situazioni di calamità. Un dato interessante ; il Movimento,
tranne qualche sovvenzione statale, si autoflnanzia e vive di lavoro volontario, a volte anche
a pieno tempo.
L’assemblea di domenica mattina (il sabato pomeriggio era
a disirosizione dei volontari per
una visita della città), aperta da
VASTA PRODUZIONE
croci
ugonotte
in
oro e argento
da
Ore[iceria BORNO
di TESI e DELMASTRO
Via Trieste, 24 - PINEROLO - Tel. 793117
e presso le Librerie ’’Claudiana”
una breve riflessione del pastore Santini sul capitolo dell’Apocalisse che narra del libro dei 7
sigilli, si è svolta nella normale
routine amministrativa con l’approvazione della relazione del
Consiglio, del rendiconto finanziario, di una modifica del regolamento che parifica il rimborso del volontario a quello dell’obiettore in servizio civile, e
reiezione del nuovo Consiglio
rinnovato solamente per un
quinto con la sostituzione da
parte di Giuseppina Menna del
tesoriere Marco Jourdan. Va segnalato infine un elemento interessante emerso nell’assemblea:
in Germania il volontariato viene riconosciuto ai fini pensionistici, mentre in Italia il servizio
volontario non ha riconoscimento giuridico se non in casi particolari come il lavoro nei paesi
del Terzo Mondo in via di sviluppo o in casi di calamità.
Il Consiglio prevede di ritornare sull’argomento « protezione civile» in occasione del Sinodo con la presentazione di
una mostra della Regione Piemonte su tale tema.
Il nuovo Consiglio risulta composto da: Adriano Longo presidente, presso Foresteria Valdese, Torre Pellice (t. 0121/91801);
Sergio Nisbet vice-presidente ;
Giuseppina Menna tesoriere ;
Idana Vignolo e Marco Fraschia
consiglieri.
Marco Fraschia
Contro l’apartheid
(epd) — La chiesa luterana
svedese ha deciso di vendere
tutte le sue azioni di imprese in
qualche modo legate al .Sud Africa. Il valore delle azioni possedute ammonterebbe a ca. 20 miliardi di lire. La vendita non si
presenta facile, perché molte
azioni sono dei lasciti vincolati.
Lotta alla droga
(British Weekly) — Una canzone scritta da im ragazzo australiano di 8 anni è stata musicata da un cantante americano
e lanciata con un video comprendente cantanti famosi come
Cliff Richards, Elton John, Toyah, Brian Ferry. Questa iniziativa fa parte di un programma
di lotta alla droga promosso
dall’U.C.D.G.
La Chiesa Riformata
Olandese bianca
in Sud Africa
(SOEPI) — La potente Chiesa
Riformata Olandese bianca (N
GK) è, in Sud Africa, al limite
della rottura. Parecchi dei suoi
membri hanno avvertito che non
resteranno nella Chiesa se dei neri, meticci e asiatici verranno a
fame parte. Il 65"/o della popolazione « afrikaner » fa parte della NGK. Gli Afrikaner costi
A LISBONA
La 7^ Conferenza
pentecostale europea
La Conferenza Pentecostale
Europea si terrà nella città di
Lisbona, in Portogallo, dal 21 al
26 luglio 1987. Sarà la settima
Conferenza del suo genere. La
prima fu tenuta in Svezia nel
1969, promossa dal noto pastore
Lewi Pethrus. Le altre conferenze si sono tenute a Berna nel
1972, a Hamar/Hedmarktoppen
(Olanda) nel 1975; nel 1978 a
Den Haag; a Helsinki nel 1981;
e a Stuttgart-Boiblingen nel 1984.
Il tema della Conferenza di
Lisbona sarà : « La Pentecoste
oggi ». Il programma della Conferenza è vario. Vi saranno studi biblici, riunioni evangelistiche, riunioni speciali per giovani e per bambini, riunioni per
le sorelle, e un grande raduno
internazionale all’aperto.
Gli scopi principali di questa
Conferenza sono i seguenti:
— una più profonda esperienza pentecostale nella vita dei
credenti, tramite la preghiera,
lo studio delle Sacre Scritture e
la pienezza dello Spirito Santo;
— il rafforzamento dei legami
di comunione e di unità tra i
Pentecostali europei;
— sperimentare un genuino e
potente risveglio fondato sulle
Sacre Scritture;
— raggiungere molte anime
con l’Evangelo di Gesù Cristo
predicato nella potenza dello
Spirito Santo.
Gli oratori sono scelti tra i
più noti predicatori pentecostali europei. Saranno presenti vari gruppi musicali e cantanti a
livello internazionale.
Le riunioni si terranno nei locali della Fiera Internazionale
di Lisbona, con circa diecimila
posti a sedere. I pasti potranno
essere consumati sul posto. (Un
pasto completo verrà a costare
sulle quattromila lire).
La quota di registrazione si
aggira sulle 40.(WO lire a persona.
Il movimento pentecostale
portoghese conta oltre 500 chiese in una nazione con dieci milioni di abitanti.
tuiscono il gruppo bianco maggioritario della popolazione
bianca sudafricana.
Lotta contro la
religione
(BIA) — Mikhail Gorbaciov ha
incoraggiato, a Taskent, i responsabili del partito comunista
dell’Uzbekistan a « portare una
lotta risoluta e impietosa contro le manifestazioni religiose ».
Passando in questa repubblica
dell’Asia centrale di tradizione
musulmana, il segretario gene
rale del partito comunista sovietico ha invitato a « rinforza
re la propaganda atea »; il suo
discorso non è stato divulgato
che tardivamente: solo il quoti
diano locale ne aveva dato un
riassunto.
« I responsabili comunisti colpevoli di indulgenza riguardo
a pratiche arretrate o che par
tecipano a riti religiosi ne dovranno rendere conto », ha aggiunto il premier del Cremlino.
Pregare perché la
guerra finisca
(British Weekly) — I «leaders»
di alcune chiese protestanti del
Nicaragua hanno chiesto ai cristiani di tutto il mondo di « pregare che la guerra contro di
noi abbia termine ». Questo appello è stato lanciato attraverso un’agenzia ecumenica. La
guerra ha causato finora cir; a
17.000 morti, 12.000 orfani, n igliaia di vedove.
Con i battisti
ungheresi
(British Weekly) — 17 giovarli
battisti londinesi hanno stabilito
un rapporto di collaborazione
con dei battisti ungheresi. Alcuni hanno dato una mano nella costruzione di una nuova ala
dell’Asilo per anziani di Kiskoros; altri hanno aiutato a gettare le fondamenta di due nuove chiese sul Danubio, a Baja.
Negli USA
(epd) — Da un’inchiesta svoL
ta negli USA risulta che il 63 "'n
dei cittadini ha fiducia nell’esercito, il 57% nella chiesa e solo
il 41% nel Congresso.
10.000 battesimi
all’anno in URSS
(nev) — Il rev. Anatoly Sokolov, direttore del servizio stampa del Consiglio delle chiese
battiste in URSS, ha reso noto
che sono circa diecimila i battesimi celebrati ogni anno nelle
chiese battiste in URSS. In netto miglioramento, inoltre, la situazione per la stampa, l’importazicne delle Bibbie, gli incontri
delle comunità.
In un nuire di verde, in un’oasi di pace
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TORRE PELLICE
9
3 aprile 1987
valli valdesi 9
BOBBIO PELLICE
LAIDS
in edicola
In questi giorni alcuni giornali locali hanno dedicato parole, in modo poco dignitoso, alla
nascila di un bambino affetto
da AIDS in un paese della Val
Pellice.
Alcuni hanno ritenuto che la
notizia potesse diventare fonte
di vendita affiggendo nelle edicole locandine con titoli a sensazione; altri si sono sbizzarriti
in riferimenti sulle passate vicende dei genitori. Ho pensato
quindi che valga la pena di riprendere, di fronte a tutto ciò,
la forza dell’indignazione, la forza del rifiuto per questo modo
di vendere le notizie. Non possiamo ragionare in modo nuovo
se non superando gli schematismi ed i preconcetti nei confronti di chi vive una tragedia. Credo che se la nostra valle, la nostra identità, la nostra cultura
non sono capaci di rifiutare questo stile di informazione, non
saremo per nulla caratterizzati
di fronte a chi ci ha guardati
come persone diverse. Il discorso sul diverso non vuol dire che
da noi non si nasce anche, purtroppo, con l’AIDS, non si muore di alcolismo, non si vive la
solitudine che porta al suicidio;
tutto questo esiste anche qui: il
nostro sforzo deve essere nella
direzione di vivere tutto ciò ivi
modo altamente dignitoso, e di
garantire dignità a chi queste
situazioni le vive in prima persona.
Oneste zone vivono i loro dolori, soffrono, si interrogano.
Temiamo dunque di non dare
giudizi, valutazioni frettolose e
superficiali che non servono a
niente se non a ferire chi lo è
già.
Ricordo un sermone tenuto anni fa a Torre Pellice da Giorgio
Bouchard, che conteneva un invito, per i cristiani, a riscoprire
la vocazione al « ministero dell'indignazione ». Era un invito
non circoscritto: non individuava dei « dove, come e perché »,
ma lasciava all’assemblea il discernimento di saper provare
sdegno per quanto accade in questa società così moderna ma così
priva di rapporti umani autentici.
Perché è certo facile scrivere
notizie e titoli. Quando nasce un
bambino colpito da AIDS si potrebbe pretendere come cittadini un minimo di discrezione da
chi vende notizie. E allo stesso
modo abbiamo il diritto di reclamare più informazione seria
e scientifica sull’AIDS, invece di
lasciarci condurre dall’istintività
sul singolo caso di attualità.
Il fatto accade oggi, e a Torre
Penice oggi la gente si interroga.
E’ forse opportuno allora fare
una riflessione su coloro che Dietrich Bonhoeffer citava nella sua
ricerca teologica: « Per essi è importante .sapere che, in Gesù Cristo. Dio scende nell'abisso del
peccato, della colpa e della miseria, devono sapere che la giustizia e la grazia di Dio sono
particolarmente vicine a chi è
vittima di ingiustizie, umiliato e
sfruttalo; devono sapere che Cristo offre il suo aiuto e la sua
forza agli indisciplinati, e che la
Verità riporterà su un terreno
solido gli erranti e i disperati ».
Quanto ne consegue sta alla
comunità dei credenti di saperlo
trasmettere.
Italo Pons
Il turismo,
fonte di sviiuppo
Un’assemblea pubblica per presentare il progetto dell’ovovia attualmente in fase di studio
« Questa è una prima assemblea pubblica, ma assicuro che
ce ne saranno altre. E' giusto che
la popolazione sappia passo per
passo l'evoluzione di questo progetto. I valdesi sono abituati da
secoli alle assemblee e non perderemo questa abitudine ». Così
il sindaco di Bobbio, Aldo Charbonnier, ha concluso un’affollata assemblea pubblica tenutasi
sabato 28 marzo nella sala unionista con argomento il progetto
di costruzione di una « ovovia »
tra Bobbio e il colle dell’Urina
e lo sviluppo turistico della valle. I termini del progetto sono
noti. « Alcuni anni fa — ha detto l’ex sindaco Berton — siamo
stati contattati dalla amministrazione comunale di Abries (nel
Queyras) per l'esame di un progetto integrato di sviluppo turistico invernale che coinvolgesse
le due vallate. Si era alla vigilia
delle elezioni amministrative e
abbiamo preferito solo informare la giunta e il consiglio ».
Successivamente i contatti sono proseguiti e si è giunti alla
definizione di un progetto di sviluppo turistico. Una società francese, la Technimpro con sede a
Cannes, per conto di alcuni suoi
clienti vuole realizzare una serie
di strutture di tipo alberghieroresidenziale pour la remise en
forme di utenti che hanno bisogno di periodi di riposo (ed in
qualche caso di cure) e d’accordo con alcune amministrazioni
locali del Pare régional du Queyras realizzerà 4 o 5 centri di
Questo tipo in Francia. In Italia
è prevista la realizzazione di un
centro (eventualmente dislocato
anche in vari punti della valle)
capace di ospitare 600 utenti e
che darà lavoro a 140 persone.
Accanto a questo, la società
elabora un progetto di funivia
che dovrebbe avere una capacità di trasporto orario di 2500
persone che potrebbero usufruire di un domaine skiable di 200250 Km. di piste. Per la realizzazione del progetto occorrono le
infrastrutture viarie sul versan
te italiano. Gli amministratori di
Bobbio hanno perciò stabilito
contatti operativi con Provincia
e Regione.
Sul proigetto, che può essere —
secondo le intenzioni degli amministratori di Bobbio — un importante fattore di sviluppo di
una valle che ha oltre 1.100 disoccupati, si apre ora una consultazione tra la popolazione.
Si tratta infatti di un progetto
da seguire con molta attenzione
al punto che Famministrazione
si è data criteri orientativi per
condurre le necessarie trattative (vedi riquadro a fianco).
Nella discussione in cui sono intervenute in maggioranza persone favorevoli al progetto, gli amministratori hanno risposto a
tutte le obiezioni circa il problema ambientale, finanziario e sui
tempi di realizzazione.
I problemi che si pongono per
vedere l’inizio della realizzazione del progetto sono ancora molti. Occorre ad esempio che le autorità decidano su quale viabilità realizzare da Torino a Pinerolo, da Pinerolo a Torre, da
Torre a Bobbio. Una cosa infatti è pensare ad una strada per
l’attuale traffico, un’altra è per
un intenso traffico turistico.
Poi bisogna modificare il piano regolatore che in questa valle è di tipo intercomunale, avere le necessarie autorizzazioni da
parte della Regione, perché la
zona è soggetta a vincolo idrogeologico e alla normativa del
piano naesistico in corso di approvazione.
Poi occorre verificare come reperire i finanziamenti. Soldi pubblici o privati? Ma se questi sono problemi « tecnici », si aprono anche problemi « politici ».
C’è consenso tra gli abitanti, tra
le forze politiche della valle, tra
i comuni?
Si riparlerà del progetto ancora nei consigli comunali e in assemblee quando la società farà
conoscere concretamente lo studio di fattibilità.
Giorgio Gardiol
UNA PRECISAZIONE
Il senso delle parole
Essendo presente all’intervista
fatta da P. V. Rostan al sindaco di Bobbio Pellice A. Charbonnier e all’assessore C. Gay, sulla
questione dell’ovovia, apparsa
sul n. 10 di questo giornale, mi
sento in dovere di precisare due
punti che, per necessità di sintesi, l’articolo ha estrapolato dal
loro contesto cambiandone sensibilmente il contenuto:
1 ) L’affermazione dell’assessore Gay circa la possibilità di
« passare attraverso le leggi che
vincolano il paesaggio », che così esposta giustamente preoccupa M. Fraschia come ci dice nella lettera pubblicata sul numero
scorso, era in un contesto nel
quale si spiegavano le eventuali,
e ancora teoriche, possibilità di
realizzare il progetto ovovia, tenendo conto di tutte le leggi che
vincolano il paesaggio e non
esprimeva la volontà di aggirarle
o di violarle come la frase potrebbe lasciar supporre.
2) Circa la domanda, che nell’articolo appare rivolta al sindaco, quanto al rischio di veder
sparire gli ultimi tratti di cultu
ra locale, bisogna dire che questa è stata in realtà una problematica sollevata dal sindaco
stesso. Sulle conclusioni ( « un rischio che dobbiamo correre ») a
cui il sindaco arriva si può dissentire, ma sia chiaro che l’amministrazione e la popolazione
di Bobbio intendono studiare a
fondo tutte le implicazioni culturali, sociali ed economiche che
la scelta dell’ovovia comporterebbe.
Claudio Pasquet
Ilo già chiarito nel corso dell’assemblea pubblica svoltasi a Bobbio che la
registrazione conferma l’esattezza di
quanto riportato nelVarticolo di P.V.
Rostan. Non sempre però il senso letterale delle parole corrisponde alle intenzioni di chi le ha pronunciate, ne
do atto volentieri agli intervistati. Ma
perché attendere tanto tempo per correggerne il senso F Con una telefonata
dopo la pubblicazione dell’articolo si
sarebbe potuto evitare una polemica
tra i lettori basata su equivoci. La
vicenda del progetto di ovovia merita
chiarezza, non equivoci. G.G.
Il Comune
di fronte al progetto
a) (Gestione dell'iniziativa
Dovrà essere attentamente valutato e precisato il ruolo del Comune
per quanto concerne la possibilità di cogestire le attività svolte e di
essere rappresentato nella Società di Gestione sia durante la fase progettuale sia durante la fase attuativa ed operativa delle Iniziative realizzate.
b) Occupazione
Vista la situazione occupazionale esistente nel Comune ed in Valle,
sono necessari la garanzia e l'impegno da parte della Società di Gestione
del progetto ad impiegare prioritariamente personale e manodopera locale
nei vari servizi ed attività che verranno svolte. Dovrebbe inoltre essere
a carico della Società l'eventuale formazione professionale quando ciò
fosse indispensabile per accedere ai posti di lavoro venutisi a creare.
Nella fase attuativa (costruzione fabbricati ecc.) dovrà essere privilegiato,
ove possibile, l'impiego di imprese locali.
c) Rispetto ambientale ed urbanistico
La tipologia costruttiva dei fabbricati che saranno realizzati dovrà
essere in armonia con quella esistente rispettando massimamente le caratteristiche di costruzioni tipiche del Comune (fabbricati di limitata
altezza, copertura in lose, ecc.). Inoltre dovrà essere limitato il più possibile rimpatto ambientale per non creare situazioni che si inseriscano
negativamente nell’attuale assetto del territorio comunale.
d) integrazione con i'economia focaie
Sarà indispensabile ottenere la garanzia di poter gestire localmente
ed autonomamente tutte le attività connesse ai seguenti settori:
— commercio (rete di negozi, ecc.);
— artigianato (manutenzione impianti, eoe.);
— turismo indotto (visite guidate, percorsi verdi, trekking a cavallo e
a piedi, piste sci da fondo, ecc.).
e) Approvvigionamenti alimentari
Dovrà essere precisata e salvaguardata la priorità accordata alla
rete commerciale locale per i rifornimenti alle strutture alberghiere create, con particolare attenzione all'acquisto delle produzioni agricole tipiche presso aziende singole e cooperative che operano localmente nel settore.
Tutte le condizioni e precisazioni sopra esposte dovrebbero essere inserite in una convenzione da stipulare tra la Società di gestione ed il
Comune di Bobbio Pellice.
TORRE PELLICE
Un progetto
per il palaghiaccio
Tra le decisioni dell’ultimo
consiglio comunale vi è :
• L’incarico per la progettazione della copertura del « Palazzetto del ghiaccio » e relativa
richiesta di finanziamento. Non
si poteva procrastinare la decisione, dinanzi ai rinvii della Comunità Montana e dei comuni
della valle a costituirsi in consorzio per addivenire all’utilizzo
dell’attuale struttura in attività
polivalenti più complete. Il consiglio, pur non rinunciando al
consorziamento, ha deliberato
di affidare all’arch. Martinelli la
progettazione del 1° lotto. E’
prevista una copertura in legno
precompresso, più agile e architettonicamente gradevole rispetto ad una in cemento.
• Con riferimento alla proposta di accensione di un nuovo
mutuo con la Cassa DD.PP. per
la sistemazione e la pavimentazione di strade il sindaco, su richiesta di alcuni consiglieri critici circa lo stato della viabilità
nel concentrico, che crea gravi disagi alla popolazione, ha
assicurato che sono già stati appaltati i lavori per la ripavimentazione delle strade nelle quali
sono in via di ultimazione i lavori da parte della SIP, della
Società Acque Potabili e dell’Italgas. L’amministrazione comunale si era soprattutto preoc
cupata che i diversi interventi
fossero eseguiti contemporaneamente ad evitare danni alla nuova pavimentazione che seguirà.
Il sindaco ha colto l’occasione
per informare che l’Italgas prevede l’erogazione del metano in
autunno avanzato. Torre Pellice
e Liuserna S. Giovanni sono i
primi comuni del pinerolese ad
avere una rete di distribuzione
del gas metano.
• Il consiglio si è occupato fra
l’altro degli alberi del viale Dante, della eliminazione delle barriere architettoniche in base ad
una legge statale quasi completamente disattesa e del potenziamento del sistema computerizzato.
Per la sopravvivenza delle
piante quasi centenarie della caratteristica alberata (dovuta alla competenza degli addetti alla
potatura e taglio) è stato affidato all’agronomo Lo Bue uno
studio per gli interventi del caso. La dott.sa Molinari invece
dovrà presentare uno studio sull’accesso dei disabili agli edifici
pubblici (scuole, uffici). L’elaboratore di cui gii uffici sono dotati sarà potenziato per il servizio anagrafico. La spesa verrà
ammortizzata rapidamente con
la diminuzione di 1/3 dell’onere
per la manutenzione dell’impianto. A. K.
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3 aprile 1987
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PINEROLO - CASO « BARBERO »
PREISTORIA
La Parola di Dio
è l’unica roccia
Balm' Chanto
Con tono fermo, ma non rigido, don Barbero risponde al vescovo - Il caso rimane aperto; cresce la solidarietà intorno alla Comunità di base
La questione « Barbero » continua a rimanere aperta: fino a
questo momento il vescovo di
Pinerolo non ha ancora reso note le sue decisioni, dopo aver
minacciato la sospensione « a divinis » nei confronti del presbitero della Comunità di base. Non
dev’essere facile prendere una
decisione. Egli sa benissimo infatti che, mantenendo una linea
dura, rischia di provocare una
lacerazione aH'intemo della diocesi. Pare che in questi ultimi
tempi siano arrivate in vescovado qualcosa come 300 lettere di
solidarietà con don Barbero e la
Comunità di base; lettere di gente semplice, adulti, ragazzi, bambini, di esponenti deUa cultura,
di credenti, di atei, di cattolici e
protestanti (anche la chiesa valdese di Taranto). D’altra parte
pare che il vescovo sia pressato
da gradi superiori della gerarchia cattolica ad eseguire la
preannunciata sospensione.
Intanto don Barbero ha scritto, al termine dei quindici giorni concessigli per un ripensamento delle proprie posizioni,
una lunga lettera al vescovo, nella quale, sostanzialmente, non
ritratta, nur mantenendosi aperto al dialogo: « Ho bisogno di
tempo, di dialogo, di confronto
e di preghiera per capire ancora
meglio dove e come le mie parole e i miei atteggiamenti sono
contrari all’evangelo. Solo lo Spirito di Dio può regalare a noi
(grazia a caro prezzo!) quel tanto di novità vera che è indispensabile a tutti per rigenerare la
chiesa nel dialogo della fraternità ».
E>on Barbero non vuole mettere in dubbio la validità del
dogma, ma critica la sua formulazione che rischia di non essere più attuale: « ...penso che
il momento interpretativo non
sia irrilevante nell’annuncio di
fede. La mia difficoltà ad assumere, così come suonano, alcune formulazioni dogmatiche, sta
nella ipotesi di ricerca che esse ^
siano diventate formule inadeguate proprio per il fatto che
non esistono linguaggi eterni ».
11 suo problema, come aveva anche già segnalato la lettera al
vescovo da parte della Comunità di base, è come « testimoniare
e 'dire oggi l’evangelo’ di Dio
per questa umanità ».
Don Barbero vuole rimanere
inserito nella diocesi e partecipare « alle esperienze e ai momenti più significativi della comunione presbiterale ». Egli fa
una dichiarazione molto significativa; ad un certo pimto nella
sua lettera egli dice: « Solo nella preghiera avverto fino in fondo le radici della vita. E’ la Parola di Dio l'unica roccia su cui
voglio costruire la strada piccola dei miei giorni. Dalla Parola
di Dio, ascoltata nella Comunità
di base e con tanti altri credenti, traggo alimento per superare
i miei egoismi e cercare di praticare i sentieri della fraternità
e della solidarietà ».
Il punto di riferimento non è
costituito dal Papa o dai Concili, ma dalla Parola di Dio, che
non è necessariamente agganciata alla gerarchia. Qui forse sta
il perno di tutto, perché nella
sua lettera il vescovo non rimproverava a don Barbero particolari eresie, quanto piuttosto
un atteggiamento sprezzante nei
confronti del pontificato di Giovanni Paolo II. Come giustamente è stato notato da un gruppo
di intellettuali pinerolesi, cre
denti e non, i canoni del nuovo
Codice di diritto canonico citati
dal vescovo contro don Barbero,
sono quelli che prevedono « giuste pene » per chi esprima « ingiurie verso la religione e la
Chiesa » o ecciti « odi verso la
Sede Apostolica ». Pertanto av^zano l’inotesi che coi suoi scritti
don Barbero abbia forse « colpito principalmente membri del
clero, locale e non ».
La parola ora è al vescovo.
L. D.
Sul modo di vivere dei primitivi abitatori delle nostre valli,
poco si sapeva fino ad alcuni
anni fa. La loro presenza era
nota quasi solo per le tracce lasciate sulle rocce, le « incisioni
rupestri » di cui le nostre vallate sono particolarmente ricche.
Qualche ascia litica, e qualche
reperto del bronzo e del ferro
erano stati ritrovati occasionalmente, ma nessuno scavo scientifico di ricerca era stato fatto
nelle nostre zone prima del 1981
quando, con l’autorizzazione della Soprintendenza Archeologica
del Piemonte, è stato iniziato lo
scavo di un riparo sotto roccia
nel comune di Roure, in Val Chisone, sui contrafforti meridionali del monte Orsiera, a circa
1400 metri di quota, riparo denominato « Balm’ Chanto ».
Una relazione sulla prima campagna di scavo è apparsa nel
1983, in un elegante volume illustrato, edito a cura del Centro
Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo (i cui soci hanno collaborato a questi scavi
sotto la direzione tecnica di Roberto Nisbet), ed ora viene pubblicato, in un grosso volume di
oltre 150 pagine, un dettagliato
rapporto sul risultato finale delle campagne di scavo dal 1981
al 1983, a cui hanno collaborato
decine di persone.
I reperti, sia di origine organica (vegetali e animali) e i manufatti (litici, ceramici, metallici), assai abbondanti, sono sistematicamente elencati in questa
pubblicazione.
Il contributo alla conoscenza
della preistoria delle nostre vallate alpine apportato da queste
ricerche è molto importante,
avendo permesso di inquadrare
il modo di vita di una comunità
preistorica durante la tarda età
del Rame, con delle caratteristiche particolari che sembrano
proprie delle Alpi Cozie.
Osvaldo Coisson
R. Nisbet - D. Segue: Balin’
Chanto. Archeologia della Val
Chisone. Edizioni Centro Studi
e Museo di Arte Preistorica, Pinerolo, 1983, 8”, pp. 82, L. 12.000.
Renato Nisbet - Paolo Biagi:
Balm’ Chanto: Un riparo sol tu
roccia dell’età del Rame nelle
Alpi Cozie. Edizioni New Press,
Como, 1987, 4“, pp. 154, ili.,
L. 33.000.
Segnalazioni
USSL 42
TORRE PELLICE — La Coop. Operaia di Consumo terrà la sua asseriblea generale ordinaria annuale nei locali della Soc. Gen. Operaia di M.S. ;n
Torre Pellice - via Roma 7 - il gioi's.o
11 aprile 1987 alle ore 21.
ANGROGNA — Sabato 4 aprile alle
21, presso la Sala Unionista, verrà ¡sesentato il libro: <■ La vita offesa: aioria e memoria dei Lager nazisti nel
racconto di 200 sopravvissuti ». Inirodurrà Primo Levi. Intervengono alr:uni
ex-deportati dell'ANED torinese: il
dott. Daniele dalla e la prof. Anna Bravo, curatori del volume.
Comunità alloggio
Concerti
FERRERÒ — Sta per concludersi il periodo invernale di soggiorno nella piccola Comunità
alloggio per anziani di Ferrerò.
Partita un po’ in sordina negli
anni scorsi, perché sembrava
che non ci fesse una grande richiesta di questo tipo di servizio, da due anni, invece, l’iniziativa ha avuto nella popolazione
la rispondenza attesa dagli operatori dell’USSL 42: tre anziani
l’inverno precedente, cinque in
quello appena trascorso.
Nei progetti dell’USSL, la Comunità alloggio, situata in un
appartamento ricuperato con la
ristrutturazione dell’ex Albergo
Regina, avrebbe dovuto ospitare soltanto quattro anziani; per
far fronte alla richiesta si è
dovuto sacrificare il piccolo soggiorno, trasformandolo in camera da letto. Lo spazio ridotto
è uno dei limiti della piccola
struttura, per altro luminosa e
accogliente, che si trova proprio al centro del paese.
La comodità di un alloggio con
le stanze sullo stesso piano e
dotato di riscaldamento centrale ha fatto preferire la sistemazione attuale a quella, ipotizzata in passato, che prevedeva l’utilizzo della « Casa Pcèt », ceduta in comodato al Comune di
Ferrerò dalla Tavola Valdese.
Quindi la « Casa Poét » è stata
suddivisa in due alloggi e affittata a privati.
Con gli inizi di marzo, due
delle cinque signore ospitate
hanno lasciato Perrero per ritornare nei loro villaggi; alle altre chiediamo come è parsa loro questa convivenza. Nelle risposte si sente molto il rimpianto per la vita attiva insieme con la consapevolezza di non
essere più in grado di affrontarne le difficoltà. Sono molto entusiaste delle cure che prodiga
loro l’assistente domiciliare, preparando il pasto di mezzogiorno
e tenendo in ordine i locali; alcimt altri piccoli servizi se li
stari~ano da sole. Certamente
non è facile mettere insieme persone di provenienza diversa, tutte con le loro piccole abitudini
e le loro esigenze. Bisogna avere
un po’ di pazienza, dicono, sapersi adattare, non bisticciare
continuamente.
Con molto piacere alcune di
loro hanno frequentato le sedute dell’Unione femminile di Perrero, un’occasione per ritrovarsi
in mezzo alla gente. Le visite
dei parenti e di altre persone
sono anche attese con impazienza.
Ma quali sono le prospettive e
i problemi della piccola Comu
nità alloggio per il prossimo futuro? Secondo l’assistente sociale dell’USSL, la riduzione dei
contributi per l’assistenza agli
anziani operata dalla Regione
non permette di aumentare i
servizi domiciliari con una presenza costante. Questo fatto richiede che le persone ospitate
siano in gran parte almeno autosufficienti e capaci di non mettersi in situazioni di rischio.
D’altra parte si sta esaminando
la possibilità di tenere aperta la
struttura tutto l’anno, per far
fronte ad alcuni casi per cui non
sembra esistere altra soluzione.
Di fronte al crescente numero di anziani che oltrepassano
la soglia degli ottant’anni senza
grosse carenze fìsiche che ne richiedano il ricovero in istituto,
le cinque Comunità alloggio delrUSSL (Porte, Villar Perosa,
Mentoulles, Perrero e Pragelato) dimostrano indubbiamente
di svolgere una rilevante funzione sociale.
PINEROLO — Per l'organizzazione
di Amnesty International, venerdì 0
aprile, alle ore 21, presso II Teni.ìio
valdese di via dei Mille, ha luogo un
concerto della Corale valdese di Pinerolo diretta da Claudio Morbo.
Unione giovanile
LUSERNA S. GIOVANNI — Si en
gono sabato 4 e domenica 5 ap de,
alle 20.45, presso la Sala Albarln, oue
reoite tratte dal testo di E. Ribet Rostain: Il sapore del sale, a cura dell’Unione Giovanile dei Coppieri di Torre Pellice. Essendo l'agibilità della sala
limitata a 100 posti occorre munirsi di
biglietto gratuito (rosa per sabato, azzurro per domenica) in distribuzione
presso la Libreria Claudiana di Torre Pellice e l’edicola Malanot, in P.za
Partigiani, a Luserna.
Solidarietà con il Nicaragua
PINEROLO — Si tiene mercoledì 8
aprile, alle 20.45, presso il Centro sociale di V. Lequio 36, una serata organizzata dal Comitato di solidarietà con
il Nicaragua con diapositive ed esperienze in un campo di raccolta del
caffè a cura di Paolo Varvello,
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Luaerna S. Giovanni
11
3 aprile 1987
valli valdesi li
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5';
S
VAL GERMANASCA
Cera una volta... la carbonaia
Nel numero 11 del 20 marzo
Carlo Ferrerò faceva un’analisi
dell’importanza per l'economia
della Val Germanasca dello sfruttamento del legname. Vi presentiamo ora un suo secondo contributo che illustra alcune attività che proprio dall'utilizzo del
legname traevano origine.
Nei secoli passati e sino agli
anni 30, durante la stagione invernale si formavano squadre di
segatori, che spostandosi da un
luogo ad un altro della vallata
andavano eseguendo il lavoro che
ogni famiglia o gruppo di famiglie commissionava loro: fornitura di assi, oppure di travi per
l’orditura dei tetti ecc. Terminato il lavoro, vi erano già delle
altre richieste in altro luogo e
così la squadra si trasferiva di
zona in zona e questo avveniva
dall’autunno sino alla primavera successiva. Spesso avveniva
che il tempo non era comunque
sufficiente a far fronte a tutte
le richieste pervenute.
Questo lavoro era stagionale
in quanto, giunti a primavera,
ciascuno ritornava alla propria
attività, chi a coltivare i campi,
chi, come nel caso mio, alle cave di Rocca Bianca, dove si
esti aeva il marmo. Potevamo così guadagnare qualche lira anche d’inverno, quando il resto
delle attività era forzatamente
bloccato.
Ricordo che per tre inverni
conseci^iyi, dal 1928 al 1930, andai con mio padre a fare questo
lavoro; la nostra squadra era
di due persone ma ve ne erano
altre più numerose, composte
di 5 o 6 persone.
Ricordo che il lavoro era molto pesante, soprattutto perché si
era sempre al freddo. Negli spostamenti poi le squadre dovevano caricarsi di un fardello assai
gravoso, in quanto ci si portava
dietro tutta l’attrezzatura. Normalmente essa era costituita da
alcune scuri squadratrici, alcune
altre da taglio di tipo normale,
la grande sega « éitrumpoou »,
altre seghe con le quali dal tronco si ricavavano le assi, varie
corde per il traino, varie graffe
e cunei, la raminetta per le tinte, la cordicella per segnare la
zona di taglio (la linholo), un
piccone, una zappa larga, una
pala, un picconcino per rimuovere i grandi tronchi (bilhoun)
e una grossa catena. A volte accadeva che alle squadre venisse
chiesto di eseguire dei tagli di
legno nei boschi; il legname poi
veniva trascinato a valle ed era
venduto come « fuocatico », mentre le fascine erano richieste dai
panettieri.
Un’altra attività fatta in loco
ma sempre derivante daH’utilizzo del legno era quella delle carbonaie. La maggiortmza delle
persone addette proveniva da
Gran Dubbione (Bassa Val Chisone) ma comimque era una risorsa i cui benefici rimanevano,
in parte, a chi era proprietario
dei lotti di legname. Terminata
la carbonaia vi erano poi altre
persone che provvedevano al trasporto del carbone nella valle
e fuori.
Le carbonaie solitamente venivano preparate su terreni privati o per alcune famiglie insieme,
raramente venivano eseguite su
terreni consortili.
Spesso capitava che in una
stessa zona fosse al lavoro più
di una squadra di carbonai. Si
tagliava la legna a misura, si
preparavano degli spazi adeguati detti « eiràl », poi si montava
la carbonaia, la si accendeva, la
si sorvegliava durante tutto il
periodo in cui cuoceva, ed infine la si spegneva e la si smontava. Il carbone messo nei sacchi veniva inoltrato a destinazione e questo lavoro coinvolgeva
altre persone.
Ancora oggi è possibile, percorrendo i boschi, riconoscere gli
spazi, ed erano parecchi, sui
quali sino agli anni 20 erano state preparate le carbonaie. Ricor
BRACCONIERI IN
VAL CHISONE
A conclusione dell'anno venatorio
1986 87, è indispensabile che si apra
un dialogo costruttivo con chi la caccia la pratica in conformità alle leggi vigenti e nel rispetto dell'ambiente
che lo circonda.
gli anni, sembra che da Milano arrivino ordinazioni di selvaggina fresca
prelevata nella riserva e abbattuta da
questi ■< soci o amici » della riserva
stessa.
QUALE TURISMO
IN VALLE?
Purtroppo in alta Val Chisone alcuni
gruppi di bracconieri pare stiano buttando infamia sulla categoria dei cacciatori e, quello che più preoccupa,
tra la totale indifferenza della gente.
Se come associazione non condividiamo la caccia, e siamo totalmente
contro questo tipo di attività, rispettiamo comunque chi, come quanti sopra citati, sta alle regole e le rispetta.
La legge esiste e deve essere fatta
rispettare.
Durante l'anno 1986 si dice siano
successi fatti incresciosi che a tutt’oggi pare si stiano intensificando, anche
a caccia chiusa da mesi.
In alcuni comuni dell’alta valle,
sembra si possa acquistare carne di
muflone, camoscio, capriolo, cervo in
qualsiasi periodo dell’anno; pare anche che la riserva dell’Albergian sia
la maggior rifornitrice di queste specie (la maggior parte protette, quindi
non soggette a caccia in periodo di
apertura). Inoltre si dice che sia possibile pranzare in un importante albergo della valle con le suddette carni.
Tutte le carni vendute o commestibili devono essere regolarmente timbrate dall'ufficiale sanitario e questo
sembra non sia mai avvenuto, altrimenti non verrebbero vendute sottobanco. Questi signori pensano impunemente di farla in barba a tutti,
compresi I cacciatori che pagano
molto in tasse, per esercitare sul territorio l'attività che li vede impegnaci, a volte, un solo giorno all’anno.
Si dice pure che questi bracconieri (perché cacciatori non sono) siano favoriti nelle loro scorribande da
tma amministrazione comunale alquanto compiacente.
Prima delle vacanze natalizie, tutti
Questi personaggi stanno recando
gravissimi danni alla fauna locale, e,
a quanto si dice, i loro appostamenti
preferiti sono: Granges di Fenestrelle
(rio Courbiere), Chambons (rio delle
Verghe), la strada dell’Albergian (località Terrazza), la strada del Laux
verso l’Albergian e nei pressi del
vivaio forestale di Fenestrelle.
Anche il Parco Qrsiera Rocciavrè
ne sta facendo le spese, perché nei
territori del Comune di Roure le attività di bracconaggio pare siano molto intense. Ne sanno qualcosa quei
malcapitati cervi che nelle zone di
Touche, sopra Mentoulles e nella zona
di Selleiraut, sembra siano finiti sulle
mense di un altro noto ristorante del
luogo o in una officina meccanica « attrezzata ».
Anche i comuni della bassa valle
subiscono fe scorribande di questi
signori sino al punto di cacciare con
i cani un capriolo fino dentro l’abitato
di una frazione nei pressi di Porte.
A quanto pare in valle, in fatto di
bracconaggio, tutto è lecito!
Ci auguriamo che le autorità preposte si adopereranno per far sì che
quanto prima queste azioni non abbiano più a ripetersi e vorremmo,
molto presto, leggere alcuni nomi di
questi bracconieri sulle pagine dei
giornali, perché assicurati alla giustizia.
E' importante che questi ignobili
personaggi sappiano che da oggi in
poi, oltre ad avere su di loro gli occhi dei protezionisti, avranno anche
molti sguardi interessati di quei cacciatori che questi bracconieri stanno
prendendo letteralmente in giro.
Chiunque abbia ulteriori segnalazioni su atti di bracconaggio è pregato di farle pervenire, anche per posta, alla nostra associazione. Questo
ci permetterà di fare un quadro generale da sottoporre alle autorità che
saranno preposte ad intervenire.
Sezione W.W.F. Pinerolese
Caro Direttore,
leggo in queste settimane quanto
viene pubblicato sul vostro giornale a
proposito dell’ovovia per la Francia.
Le dichiarazioni dei promotori della
iniziativa sono (come sempre in questi casi) preoccupanti: molte promesse e poche garanzie, nessun progetto
particolareggiato su cui discutere. Addirittura strabiliante quanto riportato
da un vostro redattore (vedi in. del
13.3.87); alla domanda se il progetto
avrebbe potuto creare problemi dal
punto di vista ambientale, la risposta
era che in Provincia e in Regione gli
era stato assicurato «il loro aiuto per
passare attraverso (!) le leggi che
vincolano il paesaggio ». Ma bene!
Sempre più mi sorge il dubbio che
qui si sognino le ricche pianure più
che non le amate valli... Ma, al di là
di questi dubbi istintivi, più concretamente propongo: 1) che il progetto
particolareggiato (anche in termini di
posti di lavoro e di attività indotte)
sia reso disponibile al più presto all'esame e alla discussione dei cittadini; 2) che vengano indicate chiaramente tutte le opere necessarie a livello di valle (come il famoso « asse
stradale •); 3) che venga realizzato
da un organismo neutrale uno studio
di impatto ambientale (secondo le direttive CHE).
Mi si consenta poi una considerazione di altro ordine: mi risulta difficile
comprenderé perché gli amministratori
hanno così poca considerazione per
quelle forme (forse meno appariscenti) di turismo che sì rivolgono alle
nostre valli in quanto valli valdesi,
con un interesse, una simpatia e (perché no?) un apporto economico che
meriterebbero una maggiore attenzione. E qui giro la domanda a chi può
rispondere meglio di me. Qual è la
dimensione del cosiddetto « turismo
di chiesa» (italiano e straniero)? Come sì armonizza (dal punto di vista
storico-culturale e ambientale) con
progetti come quello dell’ovovia?
Grazie per l’ospitalità.
Marco Baltieri,- Torre Pedice
I LUOGHI
Ecco alcuni nomi ancora conosciuti in zona degli spiazzi destinati alle carbonaie: Gli eiràl
de la Pia
'd Don
dà Oermà
’d soubre dà gouerc
de là talhà
dà Boouchas
dà prà de là fèa
de Ih’Enversas
de la péiro de la Crou
de la Rocho de la Furmi
dà Sap
dà Sère de la paiho
dì Grò
dà Chènàlh
de là broua
de là bouisounà
de Ih’eìgoutalh
de la Gran Salmo
de 'I Lèc
de là Gardètta
It 5 eiràl de Coumbo Moulin
do che una delle ultime era fra
quelle di maggiori proporzioni;
alla fine del lavoro furono riempiti ben 200 grandi sacchi di carbone.
Il lavoro della sorveglianza
della carbonaia accesa era molto pericoloso, soprattutto quando si giungeva al momento finale, la struttura diventava fragile
e vi era pericolo di sfondamento; furono cosi diverse le vittime.
Vi era un altro pericolo, a cottura avvenuta: bisognava smontare la carbonaia stando attenti
a non lasciarla incendiare, altrimenti tutto il lavoro sarebbe
andato in fumo. L’addetto all’operazione toglieva il coperchio
posto sulla cima e rovesciava
nel foro alcuni secchi di acqua,
poi, con precauzione, iniziava
l’operazione di ripulitura togliendo con un rastrello il terriccio
che ricopriva l’intera carbonaia,
mentre gli altri buttavano ancora acqua per evitare l’incendio. (juindi si lasciava raffreddare il tutto e in seguito iniziava l’operazione di demolizione
mettendo il carbone nei sacchi.
Se la cottura era ben riuscita
rimanevano evidenziate le fibre
legnose in modo tale da riconoscere chiaramente con quale tipo di legno era stato fatto il carbone. La qualità del legno in
origine, determinava poi anche
il prezzo del carbone.
Carlo Ferrerò
Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel - Ennio Del Priore - Alfredo Janavel - Antonio Kovacs Dies V. Malagò - Bruno Rostagno - Marco Rostan - Franco Taglierò - Giulio Vicentini - Liliana Viglielmo.
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Società
dì Studi
Valdesi
Il duro mondo dei segatori del legno all’inizio del secolo - Le difficoltà per costruire una carbonaia, importante elemento dell’economia della vallata - L’energia del legno e del carbone
A Saluzzo
La Società di Studi Valdesi, in
accordo con l’Assessorato alla
Cultura della città di Saluto,
organizza una serie di interventi secondo il seguente program
ma:
Venerdì 10 aprile 1987, ore 20.45
presso la Biblioteca Comimale
di Saluzzo, Conferenza dello
storico deU’Università di Firenze, prof. Giorgio Spini su « II
Nuovo Testamento letto da uno
storico di oggi ». Introdurrà il
pastore Giorgio Tourn, prendente della Società di Studi Vaidesi con alcime note su « La Riforma nel Salu^sese ».
Sabato 11 aprile 1987
in mattinata: Interventi di
esperti sulla storia valdese nelle scuole superiori della città;
ore 15: Apertura della Mostra
sulla storia della Riforma Protestante nel Saluzzese, con presentazione a cura della dott.
Bruna Peyrot.
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Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154,
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 5 APRILE 1987
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Perrero: FARMACIA VALLETTI - Vìa
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22864.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 5 APRILE 1987
BIbiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo. 21 - Telef. 55733.
Bobbio Pellice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
a
12
12 fatti e problemi
3 aprile 1987
1
ì
UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
La militarizzazione nell'era informatica
Dairppuscolo della CCIA un contributo per l’Anno Internazionale per la Pace - I rischi di guerra nucleare per cause
aecldentali - Cosa fare per liberare la scienza e la tecnologia dagli attuali compiti di guerra e di profitto
La Commissione Affari Internazionali del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, come contributo all’Anno Internazionale della Pace, ha
preparato un rapporto intitolato « Militarization in thè Information
age» a cura di Cees J. Hamelink. Ornella Stazi del Centro interconfessionale per la pace {via Acciaioli 7, 00186 Roma) ha tradotto e
adattato l’opera che è disponibile in fotocopia (A-55, L. 3.000). Ne riproduciamo qui l’introduzione scritta da Ninan Koshy, direttore di
tale Cornmissione.
Un ombrello per la
sicurezza?
Proprio mentre questo numero di «Backgroimd Iniormation»
della Commissione delle Chiese
per gli Affari Internazionali
(CCIA) era in corso di pubblicazione, giunse notizia, il 28
gennaio 1986, che una gigantesca
esplosione a 16 Km. di altezza
aveva disintegrato l’orgoglioso
traghetto spaziale « Challenger »,
disperdendone i frammenti su
una vasta area dell’Oceano Atlantico.
L’emozione che questo incidente provocò fu dovuta solo
in parte al fatto che milioni di
persone stavano assistendo all’annientamento dei 7 componenti l’equipaggio dello shuttle in
una palla di fuoco così spettacolare. E’ stato osservato che
quando, il 12 dicembre 1985,
248 militari americani morirono
per la caduta di un aereo a Gander, Newfoimdland, il presidente
Reagan non proclamò una giornata di lutto nazionale, come fece invece in occasione deH’inci
una « zona di pace ». Invece,
verso la fine del 1985, benché il
trattato fosse stato iratiflcato
da 85 nazioni, questo sogno si
è rivelato una illusione. Il programma shuttle, originariamente pubblicizzato come una iniziativa civile, è diventato l’elemento centrale di un grandioso
sforzo di ricerca militare che va
sotto il nome di « Strategie Defense Initiative» (SDÌ), ma che
è comunemente noto come
« Guerre Stellari ».
L’amministrazione Reagan sta
cercando di ottenere 32 miliardi di dollari per la ricerca sulla sdì. Secondo i piani, da ora
al 1995, si sarebbero dovuti eseguire una media di 5 voli l’anno dello shuttle per sperimentare i componenti per la SDÌ.
Secondo i sostenitori della
sdì, l’idea di base è naturalmente positiva: creare un ombrello di sicurezza in grado di
rendere un giorno superflue le
armi nucleari e di liberare la
umanità dalla sua condizione
di ostaggio del terrore nucleare.
Lasciando da parte la discussione sugli scopi reali di un tale programma (anche nella alleanza occidentale si è ben lontani dall’essere d’accordo circa
il suo scopo paciflco), la complessità tecnica di ciò che viene proposto è sconcertante.
John Chancellor, un giornalista televisivo americano, già nel
dicembre ’85 sollevò la questione cruciale: il programma per
i computer necessario per la
sdì è di una complessità tale
che il programma shuttle, al
confronto, non è che un gioco
« pacman ».
Secondo le stime, il munero
di linee di programma necessa
rie va da 10 a 100 milioni. Questi programmi potrebbero essere
provati solo nel corso di una
reale guerra nucleare. Se la
semplice partenza di un singolo shuttle implica tanta incertezza, che sicurezza si può avere circa le migliaia e migliaia
di lanci e di spari che sarebbero necessari per la SDÌ nell’arco di pochi minuti?
non può essere raggiunto attraverso un continuo affidamento
sulla tecnologia.
Come Hamelink illustra ampiamente, è impossibile programmarè cottiputer senza errore. Anche il computer gigante AT&T riconosce che il software disponibile in commercio
contiene una media di 300 « errori seri » ogni 1000 linee di programma.
Inoltre, dice Hamelink, « in
conseguenza di una serie di fattori non ben chiari agli esperti,
i sistemi complessi sbagliano
spesso ». Come esempio, egli cita
il fatto che il trEiffico dì comunicazione dati transoceanico
funziona male un’ora su 24. Lievi disturbi tecnici possono causare falsi allarmi nei sistemi di
sorveglianza. Nel 1979 il Comando della Difesa (NORAD) registrò 1.500 falsi allarmi del ge
li Comitato Esecutivo del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, in una dichiarazione su «L’Anno Internazionale della Pace » ha
sottolineato « la necessità di liberare la scienza e la tecnologia moderne, strumenti base
deirumanità, da compiti di guerra e di profitto e di garantire
che vengano usate per promuovere i più alti interessi deU’umanità, compresa l’eliminazione
della povertà ».
Cees Hamelink avanza numerosi « suggerimenti per la riduzione del rischio ». Ciascuno di
questi richiede sforzi energici
e concertati della comunità ecumenica. Ciò può' realizzarsi solo
in spirito di speranza. Il fatto
che i sistemi discussi in questo
articolo non siano infallibili è
un segno di speranza. Sono fabbricati da uomini e quindi possono essere smantellati da sforzi degli uomini.
nere.
MILANO
dente dello shuttle.
Lo shock fu dovuto anche alla crescente presa di coscienza
di una verità che costituisce la
tesi centrale dì questo articolo
delTillustre ricercatore olandese
in materia di comunicazioni, il
Dr. Cees J. Hamelink. In parole
semplici, questa tesi si potrebbe
enunciare così: l’equazione tecnologia = sicurezza costituisce
un pericoloso errore.
Il Cardinale e
I Testimoni di Geova
Informatica e
industria militare
Come dimostra Hamelink, si
sta verificando un crescente affidamento e una crescente dipendenza del settore militare
dalla acquisizione di ciati e dalla
tecnologia dell’informazione (informatica). Contemporaneamente, quanto più sofisticata questa
tecnologia diventa, tanto più è
soggetta ad errori e a cattivo
funzionamento. Nell’era nucleare una tale dipendenza da una
tecnologia fallibile potrebbe risultare fatale.
Il 18 aprile gli USA hanno
perso un razzo Titán. Il Titán
34-D e il suo carico segreto esplosero appena pochi secondi
dopo il lancio dalla base delTAir
Force di Vandenberg. Si ritiene
che il Titán avesse a bordo un
satellite Keyhole-II per la ricognizione fotografica. I satelliti
KH-II sono i migliori satellitispia americani, con apparecchiature che possono modifícame
la posizione quando sono in orbica e macchine fotografiche
che possono « zoomare » su quasi tutte le zone della terra.
Riconoscendo il grave contraccolpo subito in conseguenza dell’esplosione dello space shuttle
Challenger e della distruzione
del razzo Titán, Mr. Donald C.
Latham, Segretario Assistente
della Difesa (per comunicazione, comando, controllo e spionaggio) mise in rilievo la nuova politica del Dipartimento della Difesa: usare i voli dello space shuttle principalmente per
lanciare carichi « unici », facendo invece affidamento su veicoli
di lancio da non recuperare e
su razzi per mettere in orbita
satelliti più convenzionali.
Quando, nell’ottobre 1967, divenne operativo il trattato sullo
« spazio esterno », si ritenne che
lo spazio esterno sarebbe stato
{Relazioni Religiose) — L’arcivescovo di Milano, cardinale
Carlo Martini, ha inviato alle famiglie una lettera nella quale
istruisce su come le famiglie cattoliche devono trattare i Testimoni di Geova. L’Agenzia Relazioni Religiose riproduce il testo
della curiosa istruzione:
« L’insegnamento dei Testimoni di (jeova (TdG) non soltanto
è contrario a quello della Chiesa cattolica, ma lo è pure a quello delle altre chiese cristiane. Infatti, essi negano le più fondamentali verità cristiane, quali la
trinità di Dio, la divinità di Gesù Cristo, la personalità dello
Spirito Santo, resistenza dell’anima spirituale, tanto che ci si
deve chiedere se possano ancora
considerarsi 'cristiani'. Non c’è
dubbio, quindi, che l’adesione al
movimento geovista è un’apostasia della fede cristiana, non soltanto cattolica. Ascoltiamo che
cosa diceva ai primi cristiani un
santo vescovo, Ignazio d’Antiochia, agli Efesini (n. 9): “Ho sentito che sono passati tra di voi
alcuni, provenienti da laggiù, che
portavano una dottrina perversa. Ma voi non avete permesso
che la seminassero in mezzo a
voi, anzi vi siete turati le orecchie per non ricevere la loro parola”. La carità si deve, dunque,
incontrare con la verità. "Carità
e verità si cercano reciprocamente”, scrivevo nella lettera ’’Farsi
prossimo”. Sempre vanno ricercate la verità della carità e la
carità della verità. La yerità della carità consiste nella ricerca
autentica del bene dell’altro. Non
ci si fa prossimo ad un drogato
amando la sua malattia, ma aiutandolo a guarire e meno che
meno ci si drogherà anche noi
con la scusa di arrivare a capirlo di più. Non si aiutano i peccatori commettendo i peccati;
Di qui si capisce che la prima
carità è quella della verità. Non
si ama una persona se la si lascia nell’errore. Se uno volesse
a tutti i costi convincerci che
due più due è uguale a cinque
nessuno, credo, pensa che si debba accettare quello che dice
per dimostrare che vogliamo bene anche a lui. Ci si deve far
prossimo alle persone, non all’errore che eventualmente insegnano. Qualche volta per ’farsi
prossimo’ invece di aprire la porta occorrerà chiuderla. Certo,
chiudere la porta non signiftea
sbatterla. Non è necessario per
difendere la verità offendere la
carità. La carità dovrebbe condurre ad aiutare chi sbaglia a
capire e poi a correggere il suo
errore: ’’...dica ciascuno la verità al proprio prossimo; perché
siamo membra gli uni degli altri” (Ef. 4: 25). Questo non sempre è possibile; in certi casi, non
è neppure conveniente, e nel caso dei TdG, quando insistenti
non lasciano le vostre case, non
è davvero il momento di discutere. L’estrema disinvoltura con
cui i TdG passano sopra ai loro
errori più gravi, per esempio alle tante profezie fatte dai loro
capi circa la fine del secolo presente e che non si sono avverate, non incita ad aprire con loro
un sereno confronto. Purtroppo
con loro un vero dialogo religioso è spesso praticamente impossibile data la mentalità fanatica e settaria. Non bisogna
credere che quanti passano al
geovismo divengano con ciò più
religiosi e migliori credenti: fanatismo e settarismo non sono
vera religiosità. Si pone l’urgenza di ’farsi prossimo’ tra di noi,
soprattutto verso i più semplici
e indifesi, ai quali in modo particolare si rivolge più aggressiva
la minaccia dei TdG. Farsi prossimo vorrà dire allora intensificare l’opera di catechesi, approfondire lo studio della Bibbia,
allargare la conoscenza della storia della Chiesa, dato che proprio l’ignoranza religiosa e gli attacchi contro la Chiesa rappresentano il terreno più adatto per
la semina dei Testimoni di Geova... ».
In altri termini, anche in assenza di un ulteriore sviluppo
connesso alla SDÌ, siamo in costante pericolo. Secondo i calcoli di Hamelink, stimando la probabilità dì una guerra nucleare
accidentale inferiore al 5%, essa diviene virtualmente certa
entro i prossimi 100 anni.
I voli dello space shuttle sono stati ripetutamente usati come prova dell’infallibilità della
tecnologia. Ciò è servito a rafforzare la fede nella « computopia », come la. chiama .Hamelink. La fine del Challenger getta seri dubbi sulla saggezza di
una tale fede.
I disastri sono stati sempre
dei campanelli d’allarme contro
l’arroganza umana. Dobbiamo
interpretare correttamente tali
segnali per evitare disastri anche maggiori.
• L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17B.
Infatti, i sostenitori della SDÌ
erano ben consapevoli del fatale agnosticismo che il disastro
dello shuttle avrebbe potuto
causare. Una settimana dopo
l’incidente, il presidente Reagan
riaffermò la sua fiducia nella
tecnologia, rivelando agli americani i piani per realizzare un
veicolo spaziale in grado, entro
la fine dei prossimi 10 anni, dì
trasportare passeggeri da Washington a Tokio in 2 ore.
Quello che Reagan omise di
annunciare è che questo superaeroplano civile, paciflco, battezzato « Orient Express », sarebbe servito anche, secondo le
parole delTufiìciale delTAir Force, Stanley A. Tremaine, come
« sistema per abbattere armi
aeree ».
Redattori: Alberto Coreani, Luciano Deodato, Giorgio Gardìol (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella j
B«n Argentieri, Valdo Benecebi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare Milaneschi,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011/
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 - 10066 Torre Pellice.
Editore: AiP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Registro nazionale della Stampa n.
00961 voi. 10 foglio 481.
Un grido di ailarme
Il presente opuscolo « Background Information» della CCIA
non ha lo scopo di accrescere
la paura in un mondo già spaventato. Esso vuole essere un
contributo per l’Anno Internazionale per la Pace. Già nel 1983
TAssem'blea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a 'Vancouver, sottolineò i pericoli che qui
sono descritti: «Un momento di
follia, un’avventura strategica
mai calcolata, il rischio di una
combinazione di errori nei computer, una errata percezione delle intenzioni delTaltro, un errore in buona fede... uno qualsiasi di questi elementi potrebbe
provocare un olocausto nucleare ».
Ma l’Assemblea ha anche suggerito numerosi compiti per le
chiese, volti ad impedire l’ulteriore deterioramento della sicurezza mondiale. Questo scopo
Abbonamenti 1987: Annuo L. 31.000;
Semestrale 16.000; Estero 55.000(posta aerea 84.000); Sostenlt. 70.000;
Costo reale 50.000.
Decorrenza T genn. e 1“ luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p. 327106 Intestato • L*Eco
delle Valli - La Luce • - Casella postale - 10066 Torre Pellice.
TARIFFE INSERZIONI
Pubblicità: L- 18.000 per modulo
(mm. 49 x 53).
Economici: L. 350 ogni parola.
Partecipazioni personaii: L. 450
per parola.
Mortuari: L. 400 per mm. di altezza, larghezza 1 colonna.
Ricerche lavoro: gratuite (massimo 25 parole).
I prezzi si intendono oltre IVA:
18 per cento.
Fondo di solidarietà c.c.p. 11234101
intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Stampa; Cooperativa Tipografica
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Franco Giampiccoli