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ECO
DELLE WU VALDESI
BIBLIOTECA VAÍ.DF3E
10066 TOHRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 1()
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TORRE PELLICE S Marzo 1974
Amm. : Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
QUALE SALVEZZA? Il legge sul liverzio
eil il reterendiini abrugatño
« Qimle missione? ci chiedevamo qui la scorsa settimana; ma questo dgnifica porsi la domanda a
mon e. « {¿ime sa vezza. », Infatti i vari tipi di missione ai quali abbiamo accennato scaturiscono
da un modo diverso di concepire, vivere, sperare, annunciare la salvezza
La settimana scorsa, in occasione
della « giornata della missione » e ricordando che poco più di anno fa si
era riunita a Bangkok una grande conferenza missionaria mondiale convocata dal OEC sul tema « La salvezza oggi », ci chiedevamo qui : quale missione? Ricordavamo infatti che, già in
base alle testimonianze della Bibbia,
ci possono essere molte missioni: accanto a quella di Gesù, quella di Barabba, quella farisea e infine la nonmissione sadducea. E ci domandavamo : dove stiamo, noi e le nostre
chiese?
« Quale missione? » — la domanda
va prolungata o piuttosto fatta risalire a un’altra: quale salvezza? Porsi la
problematica vasta e complessa della
missione oggi — ne abbiamo accennato alcuni aspetti nelle pagine del numero scorso — significa in fondo chiederci: che cos’è per noi la salvezza,
oggi? Appena ci soffermiamo a pensarci, ci accorgiamo che è tutt’altro
che facile rispondere in modo chiaro
e concorde. Infatti ciascuna delle ’missioni’ alle quali si accennava sopra,
scaturisce da un modo diverso di concepire, vivere, sperare, annunciare la
salvezza. Schematizziamo per chiarezza, ma con la altrettanto chiara coscienza che ’in natura’ le cose sono raramente così schematiche e... chiare.
Il sadduceo del I e del XX secolo è
perfettamente inserito nella realtà esistente, potremmo dirlo compiutamente imborghesito, immedesimato nella
cittadinanza terrena : culturale, religiosa, sociale, politica; è il ’secolarizzato’, non tanto nel senso che non va più
in chiesa (magari anche ci va), ma nel
senso che ha accettato questo mondo
cosi com’è e gli uomini così come sono. Perciò il sadduceo è tollerante,
aperto al dialogo, rifugge dal fanatismo; ai tempi di Gesù come oggi
egli accetta e percorre i ponti verso
le culture e le ideologie. È un realista,
non per nulla non crede alla risurrezione: la vita è questa. E questo realismo lo porta ad essere con la ragion
di chiesa di Caiafa e con la ragion di
stato di Pilato, quando si profilano i
guai che possono causare gli inutili
fanatismi dei discepoli di quel Nazareno. La salvezza, per il sadduceo, si
identifica con la conservazione dello
statu quo, che per lui va bene: nella
situazione attuale ci sta bene, o almeno non male, è un ’ordine’ che non
gli va troppo stretto. Il sadduceo sa,
e non conosce la fame di sapere; può,
e non conosce la sete di potere; ha,
e non conosce la passione con cui si
attende, si spera ’altro’. Per lui, dunque, non c’è salvezza, perché non c’è
altra realtà che quella esistente ; e non
ha quindi senso la missione, che sarebbe un assurdo andare contro la natura delle cose.
Quanto di sadduceo vi è fra noi? in
noi?
Per il fariseo del I e del XX secolo,
invece, la missione può essere una vera passione. Gesù stesso riconosce che
vi sono farisei che corrono terre e mari per fare un proselita, e in effetti la
vastissima diaspora giudaica di allora,
che non rappresentava affatto una
semplice diffusione demografica dopo
la ’dispersione’ ma anzi era in larga
misura costituita da convertiti, indica
l’irnpegno e Tefficacia della missione
farisea. Il fariseo sa che la salvezza è
nella giustizia, nei giusto rapporto con
ii Dio vivente, e là soltanto, al di fuori
è la perdizione jalla quale bisogna
strappare gli uomini. Il disastro è che
per il fariseo il Dio vivente finisce per
scomparire, in un certo senso, dietro
rammasso continuamente crescente
della Legge che ne annuncia la volontà e della Tradizione sempre più complessa e pesante che interpreta, applica, attualizza quella Legge. Il senso
profondo e grandioso della santità di
Dio e della serietà del rapporto con
Lui, perde immediatezza e si rovescia
in un minuzioso, al limite meschino
conteggio che deve far quadrare la colonna della Legge e quella della osservanza. Alla fin fine, per il fariseo la
salvezza sta nel pareggio: fra ortodossia e ortoprassia, fra il credere rettamente e il rettamente operare; ed è
una salvezza che finisce per dipendere da lui, è la salvezza che scaturisce
dalla sua vita rigorosa. Caricatura a
parte, egli è seriamente nel canto fiero e lieto di ringraziamento a Dio : « O
Dio, ti ringrazio...» (Luca 18: 11). Essere missionario di questa salvezza si
gnifica per il fariseo mettere gli uomini in presenza di questa Legge e alle
prese con questa Tradizione; significa
chiamarli allo stato di persone adulte,
che hanno trovato il senso e l’equilibrio della vita, hanno imparato a bastare a se stessi, impegnandosi nella
disciplina del Dio vivente, che tiene
conto, e prima o poi ripagherà. Il fariseo è necessariamente settario : il bene e il male sono per lui nettamente
distinti. Gesù ha in lui l’avversario più
lucido e deciso (e gli apostoli faranno
la stessa esperienza, malgrado eccezioni come l’ambigua tolleranza di Gamaliele), perché il fariseo capisce subito
che la salvezza di Gesù non è un opportuno complemento alla sua giustizia, ma la distrugge; il fariseo è il più
recalcitrante a ’ravvedersi’, cioè ad accettare la condizione sine qua non che
Gesù pone per la salvezza. Perciò Gesù
lancia l’avvertimento particolarmente
triste e severo : « Guai a voi, scribi e
farisei ipocriti, perché scorrete mare
e terra per fare un proselita, e fatto
che sia lo rendete figlio della geenna
il doppio di voi ! ».
C’è da domandarci: senza avere la
passione del fariseo per la salvezza
(non si può dire davvero che stiamo
scorrendo mare e terra per far proseliti!), comprendiamo e viviamo più di
lui la gratuità della salvezza che Dio
dona a tutti in Gesù Cristo, e ne viviamo tutti i frutti e le conseguenze?
Accettiamo e predichiamo più di lui
quel ravvedimento, senza il quale non
c’è salvezza?
Lo zelòtàT'i^ Bàrabóa, con ogni verosimiglianza, lo era — del I e del XX
secolo è un credente laico : sa che Dio
è Signore del cielo e della terra; diffida del fariseo chiuso in problemi di
giustizia e salvezza personale ed esposto alle ambiguità dell’interiorismo ; e
disprezza il sadduceo accomodante sul
piano religioso come su quello politico e culturale. La salvezza sta nel regno di Dio: in terra, nella società e
non solo nel tempio o nelle coscienze
o entro i limiti dell’esistenza individuale di chi crede in Lui. La missione zelota vuol dunque lavorare, nel senso
più immediato e realistico, all’" avanzamento del Regno di Dio”, secondo il
nostro gergo ecclesiastico. Bisogna che
Dio regni, sulla terrà come nei cieli,
questa è la salvezza; e per questo lo
zelota s’impegna in una militanza politica e anche militare terribilmente
rischiosa, se si considera quale potenza ha di fronte. La pàssione per il regno di Dio avvicina lo zelota a Gesù.
Ma lo zelota si distoglie disgustato e
deluso da lui, quando si rende conto
che la sua tattica è sommamente inefficiente : ha un bel dire, Gesù, a chi lo
arresta e lo liquida, che non avrebbebero alcun potere su lui se non fosse
dato loro « dall’alto », intanto è arrestato e liquidato, e per di più lega anche le mani ai suoi ^ seguaci, ricaccia
nel fodero la spada di Pietro. Non è
possibile che la salvezza sia in lui, non
la salvezza dello zelota. La missione
zelota può largamente utilizzare determinati aspetti di quella di Gesù, ma
ne diverge risolutamente. E se deve
morire, lo zelota preferisce uccidersi
a Masada, al termine di un epico assedio di tre anni, piuttosto che finire
su una croce, come lin agnello sgozzato. Se la reazione impura deve ancora
soffocare il regno c^lla giustizia di
Dio, meglio finire su ùna barricata che
alla garrota.
La missione e la salvezza zelota sono state una tentazione, per Gesù:
quelle sadducee sicuramente no, e neppure quelle farisee, ma quelle zelote
si, dal principio alla fine, ima tentazione sottile e profonda. Lo può capire
solo chi, nutrito del messaggio biblico
della sovranità del JJio vivente, lo riceve e lo crede ini tutto il suo laico
realismo. E allora risulta anche in tutto il suo carattere sconvolgente, scandaloso, la grande scelta di Gesù, conforme alla volontà del Padre : la croce,
la via del chicco di frumento che muore in vista della mietitura dell’ultimo
giorno. In Gesù è e sarà la salvezza.
Ciò che in lui Dio ha seminato, lo raccoglierà, dall’emisfero ricco e da quello povero, dall’oriente e dall’occidente.
Quale salvezza e quindi quale missione viviamo? Nella trama confusa
della nostra vita, quali tratti vocazionali si delineano?
Gino Conte
10 Marzo; Doneiita della FGEI
Dall’ultima circolare del segretario
generale della FGEI stralciamo queste
notizie.
CONGRESSO EGEI
Il tema del Congresso è stato meglio
definito e il suo motto sarà : « La predicazione deli’Evangelo nella lotta per
il socialismo ». Faremo così il bilancio — come si conviene a qualunque
Congresso — degli ultimi tre anni e
tracceremo il cammino per i prossimi. Non credo che il tema sorprenda
perché è la naturale conseguenza del
lavoro svolto fin qui dalla FGEI e anche prima della nostra costituzione in
Federazione. Riprendiamo anche se in
una sede diversa e con un’angolatura
più precisa l’argomento tracciato al
Campo FGEI di Adelfia (agosto ’73).
L’ultimo numero di G. E. (26) raccoglie le relazioni rielaborate di quel
Campo e riporta degli interventi utili
per una preparazione non superficiale per l’Assemblea Nazionale. I preCongressi — che sono già iniziati —
hanno cos’i una buona documentazione per affrontare il tema congressuale. Pensiamo di indicare come ulterio
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllliiiiiiiiiiii
Il Moderatore Sbaffi
fra i valdesi sudamericani
w
Il Moderatore Aldo SbaflFi i in Sudamerica dal
10 febbraio; ha partecipato alla sessione sud.
americana del Sinodo Valdese, tenutesi intorno
alla ricorrenxa del 17 febbraio, nel quadro dell'8° Centenario valdese, e ha visitato e sta visitando le chiese valdesi rioplatensi, in Uruguay
e in Argentina. Siamo in viva aspettativa di
quanto ci riferirà su questi incontri fraterni. Verso la metà di marzo si trasferirà a New York,
dove avrà contatti, per una decina di giorni, con
i Valdesi di là e con i fratelli deH’American
Waldensian Aid Society.
re materiale la seguente bibliografia:
a) l’art. di Paolo Ricca comparso
su « La Luce » del 7 die. scorso « Cristiani per che cosa? » ;
b) il libro di Giorgio Tourn « Una
chiesa in analisi » — Ed. Claudiana —
1973. Anche se si riferisce esplicitamente alla chiesa valdese pensiamo
che lo studio di questo libro possa essere utile per tutti i gruppi in vista di
un approfondimento dei nostri rapporti e della nostra collocazione alrinterno delle Chiese evangeliche.
DOMENICA DELLA FGEI
Altro argomento di cui si è occupato il Consiglio è la Domenica della
EGEI che quest’anno abbiamo chiesto alle chiese battiste, metodista e
valdese di tenere il 10 marzo, IP Domenica del mese. È un’occasione per i
giovani di presentarsi alle Comunità
per esporre il programma della FGEI
m vista di una predicazione e di una
testimonianza evangelica nel nostro
Paese. Svolgendosi la domenica prima
del Congresso sarà un momento importante per chiarire i termini del dibattito in corso nella FGEI e per dire
quello che i giovani si preparano a fa•e nell’immediato futuro.
Si raccomanda che nel momento
che precede la colletta, si specifichi
he la colletta è a favore della Giovenì e si invitano 1 Pastori a dare la palila in quel momento, anche se il culto non è presieduto dai giovani, ad
■’no di essi perché spieghi le ragioni
della giornata.
L’importo della colletta sia subito
inviato dal Segr.-Presidente del Gruppo al Segr. Naz. della EGEI sul c.c.p.
N. 3/35642, intestato a: Gian Paolo
Ricco - Via Ampère, 111 - 20131 Milano.
Se ci fossero degli impedimenti seri
per tenerla proprio quella domenica,
la si tenga in altra occasione: basta
che la si faccia ! 11
G. P. Ricco
ITra qualche settimana saremo
■ chiamati alle urne per esprimere il
nostro voto in ordine alla abrogazione
del "divorzio”, o, come più esattamente dovrebbe dirsi, all’abrogazione della
legge 1° dicembre 1970, n. 898, intitolata « Disciplina dei casi di scioglimento
del matrimonio ».
I diversi punti di vista sull’opportunità del referendum e sul contenuto
della legge sono già da tempo, e Io saranno ovviamente ancora di più, oggetto di discussione, polemica, propaganda.
Poiché da un lato ogni seria discussione su un qualsiasi argomento presuppone la conoscenza dello stesso, e,
dall’altro, viviamo in un’epoca ed in
un’atmosfera nelle quali troppo spesso
si sbandierano slogans prò e contro
una tesi senza conoscerne l’oggetto,
non sembra inutile fornire qualche notizia e sulla legge in questione e sul
referendum.
A quanti eventualmente prospettassero dei dubbi suH’opportunità che nel
nostro giornale si parli di queste cose,
mi sembra dover rispondere che gli
evangelici italiani hanno il dovere di
determinarsi con una seria conoscenza
di causa; e che la disciplina della materia matrimoniale ha un attuale vivo
interesse per noi evangelici, come io
dimostrano, ad esempio, il fatto che
diversi tra i più recenti sinodi valdesi
ne abbiano fatto oggetto specifico di
discussione e che il Consiglio della Federazione delle Chiese evangeliche in
Italia ha approvato nella sua riunione
del 31.1-1°.2 del 1974 un ordine del giorne proprio sul referendum abrogativo
in questione.
p La Costituzione dellà Repubblica
“■ italiana, all’art. 75, prevede il referendum popolare «per deliberare la
abrogazione, totale o parziale, di una
legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila el^tori o cinque Consigli regionali ». ^npre lo stesso articolo precisa che « hanno diritto di partecipare
al referendum tutti i cittadini chiamati
ad eleggere la Camera dei deputati.
« La proposta soggetta a referendum
è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza
dei voti validamente espressi.
« La legge determina le modalità di
attuazione del referendum ».
La Costituzione è entrata in vigore,
come è noto, il U gennaio 1948: ma sono occorsi più di 20 anni per varare la
legge contenente le norme di attuazione del referendum, e cioè la legge 25.5
1970, n. 352, intitolata « Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e
sulla iniziativa legislativa del popolo ».
Tale legge, pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale 15.6.1970, contiene, sul Titolo
II, dall’art. 27 al 40, le modalità di attuazione del referendum abrogativo.
Il referendum è indetto con decreto
del Presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, al
termine di una serie piuttosto complessa di adempimenti, dei quali si elencano qui di sedilo i principali relativi al
referendum in questione:
— la richiesta di referendum venne
presentata il 19 giugno 1971 dal prof.
Sergio Cotta, daU’ing. Francesco
Guerrieri, dal prof. Gabrio Lombardi e dal prof. Tommaso Mauro;
— venne dichiarata legittima dall’Ufficio centrale per il referendum con
ordinanza del 6 dicembre 1971;
— con sentenza n. 10 del 25-26 gennaio
1972 la Corte costituzionale dichiarò
ammissibile la richiesta di referendum per l’abrogazione della legge 1«
dicembre 1970, n. 898.
Trattasi di referendum per l’abrogazione totale della citata legge ed è noto a tutti che è la prima volta che il
popolo italiano viene interpellato per
l’aljrogazione di una legge.
3 Qual è il contenuto della legge per
■ la quale si è richiesto il referendum abrogativo?
La situazione immediatamente precedente aH’entrata in vigore della legge era quella condensata nell’art. 149
del codice civile: « Il matrimonio non
si scioglie che con la morte di uno dei
coniugi », formulazione evidentemente
ispirata al principio della indissolubilità del vincolo.
La legge in esame ha introdotto altre cause di scioglimento, che si possono indicare come cause di divorzio. Essa prevede la pronuncia giudiziale dello scioglimento del matrimonio oppure
della cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio, a seconda che si tratti di matrimonio contratto a norma del codice civile,
oppure di matrimonio celebrato con rito religioso e regolarmente trascritto
{artt. 1 e 2): la diversa terminologia è
resa necessaria dalla particolare disciplina riservata, attraverso la regolamentazione introdotta con il Concordato, « al sacramento del matrimonio,
disciplinato dal diritto canonico », cui,
per l’art. 34 del Concordato, lo Stato
italiano riconosce « gli effetti civili ».
L’art. 82 del codice civile stabilisce al
riguardo: « Il matrimonio celebrato davanti a un ministro del culto cattolico
è regolato in conformità del Concordato con la Santa Sede e delle leggi speciali sulla materia ».
Nel primo caso lo scioglimento del
matrimonio importa la risoluzione di
quel negozio giuridico complesso (non
contratto, come spesso si sente affermare) che è il matrimonio nelTordinamento dello Stato; nel secondo caso, la
cessazione degli effetti giuridici si prospetta come cessazione — nell’ordinamento dello Stato — degli effetti di
un atto che può continuare ad avere rilevanza nell’ambito di altro ordinamento.
Ed ecco le principali norme della lègge sulle cause di divorzio, sulla disciplina delle condizioni economiche conseguenti, e concernenti i figli.
CAUSE DI DIVORZIO
La pronuncia dello sciojglimento del
matrimonio o della cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione
Aldo Ribet
(continua a pag. 2)
III Congresso della Federazione giovanile evangelica italiana
Ecumene di Velletri (Roma) 16-19 marzo 1974
€< PREDICAZIONE DELL’EVANGELO
NELLA LOTTA PER IL SOCIALISMO»
Sabato 16 marzo 1974: Arrivi per cena, sistemazioni.
Domenica 17 marzo 1974:
ore 9: — studio biblico;
— elezione della Presidenza;
— bilancio e prospettive della FGEI nell’attuale situazione politica (Relazione del Consiglio);
— Relazione del Comitato dei Revisori;’
pomeriggio: — discussione.
Lunedi 18 marzo 1974:
ore 9: — studio biblico;
— relazione di Paolo Ricca sul tema del Congresso;
— discussione generale;
pomeriggio: — introduzione alle commissioni di lavoro (Sergio Ribet);
— riunione per commissioni di lavoro;
— relazioni.
Martedì 19 marzo 1974:
ore 9: — discussione generale, conclusioni;
— elezioni;
ore 12: — Culto di chiusura, con S. Cena.
Ecumene è in località Cigliolo-Peschio, alla periferia di Velletri ed è
facilmente raggiungibile in treno o in macchina.
2
pag. 2
N. 10 — 8 marzo 1974
LA ' PfHMA'^ CONDANNA DEI VALDESI MEDIEVALI
• :ìr^.OT c*r.uul
La legge sul diverzio
Siamo proprio sicuri cho sia avvonuta ed li referendum abrogative
a Verona nei 1184 ?
■M
Le date sicure riguardanti le origini
del movimento valdese non sono molte, ma una almeno sembra certa, o almeno viene sempre ripetuta come certa; i Valdesi sono stati condannati la
prima volta al Concilio di Verona da
papa Lucio III il 4 novembre 1184, alla
presenza dell’imperatore Federico Bar-,
barossa che avrebbe (Scagliato a terra
il suo guanto, impegnandosi a sterminare gli eretici. In effetti, nella costituzione Ad abolendam diversarum haeresium pravitatem si parla dei « Poveri
di Lione » e quindi non vi sono dubbi.
Vogliamo però leggere attentamente
che cosa dice il papa nella sua famosa
costituzione? Lucio III condanna innanzitutto « Catari e Patarini » (gli avversari più temibili) e (poi (testualmente) « quei Passagini, Giuseppistd e Arnaldisti che, sotto falso nome, si spacciano per Umiliati o Poveri di Lione »
(vedi: Enchiridion Fontium Valdensium, a cura di G. Gönnet, p. 51). Il senso mi sembra chiarissimo: il papa non
■ - .
bidiscono; ammoniti sono scomunicati ed espulsi dalla città.
1184-90: il movimento si diffonde soprattutto in Provenza, Linguadoca e Catalogna (ma anche
al nord; Toul, Metz, Strasburgo ecc.) dove prende contatto
con gli Enriciani sopravvissuti (ex seguaci di Enrico da Losanna). I centri maggiori sembrano Montpellier e Narbona.
1190: dopo attento e càuto esame
della loro causa, in contraddittorio con gli stessi Valdesi,
il vescovo di Narbona Bernardo Gaucelin li condanna per
la prima volta come eretici.
La scomunica dell’arcivescovo di Lione era un provvedimento disciplinare
per disubbedienza, non certo per eresia. Per il resto degli anni ’80 i Valdesi riniangono formalmente dei cattolici disubbidienti e scomunicati ma
cattolici; d’altra parte questa senten
L«ala nuova» del Palazzo arcivescovile di Narbona (iniziata nel 1176 e noi
mo&lìcata con varie aggiunte fino al 1300) in cui, molto probabilmente, ha
avuto luogo la «disputa» fra cattolici e valdesi (1180/81) conclusasi con una
condanna di quest’uitimi, la prima per « eresia ».
condanna affatto i « Poveri di Lione » e
gli Umiliati, ma quei « gruppuscoli » di
eretici lombardi, ormai in netto declino, che, entrati in contatto con gli Umiliati e i « Poveri di Lione » ne hanno assunto il nome ma non la sostanza della pietà. Sono eretici che usurpano il
nome di movimenti riconosciuti dalla
chiesa, lupi in veste d’agnelli che si
spacciano per fedeli cattolici per seminare zizzania, ecc. Sembra quasi di
sentire uno dei nostri dirigenti del PCI
quando parla delle famigerate « Brigate rosse »!
Si potrebl^ quindi tutt’al più ammettere che qui Lucio III intenda colpire
quegli eretici lombardi di vari movimenti che, accostandosi ai « Poveri di
Lione », costituiscono il nucleo originario di quelli che saranno chiamati « Poveri (lombardi », molto più radicali e
"anticlericali” dei loro compagni francesi, ma anche molto più vivaci e intraprendenti. Lette in questa ottica, le parole del papa a Verona sono una preziosa testimonianza, a pochissimi anni
daH’inizio del movimento valdese e a
quattro anni dal suo « riconoscimento »
a Lione, di una immediata risonanza
del messaggio valdese in Lombardia fra
i superstiti di movimenti ereticali già
espulsi dalla chiesa.
Sembra inevitabile concludere che,
se il papa Lucio parla degli Umiliati e
dei « Poveri di Lione » come di movimenti che hanno un posto nella chiesa,
ciò significa che la scomunica e conseguente espulsione da Lione o non è
ancora avvenuta, o è talmente recente che la sua notizia non è ancora
giunta a Verona dove siede il Concilio. La scomunica e cacciata dei « Poveri » da Lione non dovrebbe quindi
essere anteriore all’autunno del 1184.
La cronologia dei primi anni del Valdismo sarebbe dunque la seguente;
1176 circa; inizi del movimento valdese a Lione.
1177-78: prime difficoltà con l’arcivescovo Guichard.
1179: invio di una delegazione a Ro
ma per presentare al papa
Alessandro III la versione di
brani della Bibbia e l’approvazione della loro « intenzione ».
1180: approvazione solenne dell’« in
tenzione » dei valdesi a Lione
dinanzi a tutto il clero della
diocesi e alla presenza del rappresentante del papa Enrico
di Marcy, previa sottoscrizione di una « professione di fede » ortodossa.
1180-84; i «Poveri» vivono (a quel che
pare) in relativa tranquillità
con la gerarchia, operando a
Lione, nei dintorni e spingendosi — lungo le vie del commercio — fino in Lombardia.
1184: divieto di predicare in pubbli
co da parte del nuovo arcivescovo di Lione Giovanni di
Bellesmains. I Valdesi non ub
za ha ben poca efficacia fuori dei confini della diocesi lionese.
Un 'favore' di breve durata.
Dalle origini del movimento alla
prima condanna sarebbero dunque
trascorsi circa 14 armi, un periodo di
tempo molto più ragionevole *er spiegare da un lato l’evoluzione della pia
« società valdesiana », secondo la concezione originaria di Valdo, nel combattivo movimento ereticale degli anni ’90, e, dall’altro, il mutamento di atteggiamento della chiesa. Inizialmente
la chiesa di Alessandro III (che, non
per nulla, era stato discepolo di Abelardo, padre spirituale di Arnaldo da
Brescia!) aveva guardato con favore
a questo movimento pio di ’risveglio’
che prometteva di contrastare l’invadenza dei càtari e patarini proprio nel
cuore delle loro zone d’influenza. La
chiesa si illuse di poterlo controllare
e se ne servì. Quando poi avvertì che
il Valdismo le stava sfuggendo di mano, tentò ancora il tutto per tutto con
le « dispute », cioè con la convinzione
e le lusinghe, ma — visto che era inutile — passò alle condanne e alla repressione. Tuttavia la « svolta » fu lenta: il primo papa che tratta i Valdesi
da eretici e gioca tutte le sue carte sui
« Poveri cattolici » di Durando d’Osca,
in vista di un rientro di tutto il Valdismo nell’ubbidienza alla chiesa, è
Innocenzo III (1198-1216) che finirà per
condannare solennemente i Valdesi al
IV Concilio Lateranense, nel 1215. È
questa dunque la prima condanna ’ufficiale’ per eresia valida in tutto l’occidente cristiano. Per circa 30 anni i
Valdesi avevano subito scomuniche,
espulsioni, attacchi, anche condanne
locali, ma avevano pure goduto largamente del favore di una parte del clero (oltre che del popolo). Vi è chi testimonia di aver visto dei Valdesi cantare nelle chiese cattoliche, in questi
primi anni di vita! La scomunica del
loro arcivescovo è considerata ingiusta e respinta, forse anche presto dimenticata.
La prima condanna.
Ma il primo a volerci veder chiaro
in questi ’risvegliati’ sospetti è un
« duro », TOttaviani della situazione, il
vescovo di Narbona Bernardo Gaucelin (f 1191) che « oppone un forte muro » al progresso dei Valdesi, come dice Bernardo di Fontcaude. Il suo carattere è forse rispecchiato dalla massiccia ala nuova del Palazzo arcivescovile di Narbona, compiuta sotto il suo
episcopato inglobando l’antica cinta
muraria gallo-romana, il "Palais neuf”,
tuttora esistente. Nel 1189 vi convoca
un gruppo di valdesi della sua diocesi
per un accurato esame delle loro tesi
e della loro predicazione. Confutati
punto per punto da Bernardo di Fontcaude e da altri prelati, essi vengono
alla fine riconosciuti eretici e condan
nati, con sentenza scritta, senza però
che siano presi provvedimenti a loro
carico. Da notare che, se i Valdesi fossero già stati condannati sei anni prima dal papa, mal si comprenderebbe
la necessità di un procedimento
istruttorio così complesso.
A questa prima condanna ecclesiastica,, seguono nel 1194, due condanne
’civili’ in cui per la prima volta appare il nome di « Valdesi » associato ad
« eretici »: gli Statuti, sinodali di Toul
e un Editto di Alfonso II re d’Aragona
e conte di Provenza.
Intervengono i sovrani temporali.
È interessante. notare come Alfonso
nomini espressamente solo i Valdesi,
raggruppando tutti gli altri movimenti sotto la dizione generica di « eretici
innumerevoli anatemizzati dalla santa
Chiesa ». Cioè, in pratica, ai vari movimenti già condannati dal papa a Verona, egli aggiunge esplicitamente i
Valdesi. Una riprova in più che costoro non erano compresi nella condanna di Verona.
L’editto di Alfonso sarà confermato
cinque anni dopo dal suo successore
Pietro II che, nel 1203, aveva voluto
conoscere di persona questi Valdesi
convocandoli al castello di Carcassona,
alla presenza dei due « legati » papali
Arnaldo di Citeaux e Pietro di Castelnau e di Rodolfo, vescovo della città.
L’editto di Pietro II è il primo che
sanziona esplicitamente la pena del rogo per l’eretico. Questi atti dei due sovrani sono poi ripresi da due Concili
regionali spagnoli a Lérida (1194) e a
Gerona (1197).
Se questa ricostruzione è esatta, rimane da chiedersi: còme è nata l’opinione tanto radicata che i Valdesi siano stati condannati a Verona nel 1184?
Bisogna riconoscere che questa opinione è molto antica: Bernardo di
Fontcaude, che ha partecipato al ’processo’ di Narbona e che scrive intorno al 1192, dice testualmente; « ...sotto il pontificato di papa Lucio di buona memoria, alzarono improvvisamente il capo dei nuovi eretici... Costoro,
benché condannati dal suddetto Pontefice... » ecc. Bernardo non parla esplicitamente di Verona ma è probabile
che vi si riferisca.
Un'affermazione sospetta^
'
Perché riteniamo che questa testimonianza — anche se' di indubbio peso — non sia degna di fede? Perché in
molti polemisti cattolici del tempo vi
è la comprensibile tendenza a retrodatare la condanna dei Valdesi al fine
di dimostrare che la chiesa aveva capito subito di aver a che fare con eretici esecrabili, « avvolti nelle dense tenebre dell’errore ». E noto infatti che
secondo Riccardo di Poitiers, monaco
cluniacense che scrive nel 1216, i Vaidesi sarebbero stati addirittura condannati al III Concilio Lateranense,
nel 1179, a soli tre anni dalla nascita!
E non manca chi ripete ancor oggi
questa notizia inesatta.
A questa tendenza filo-cattolica se
ne aggiunse poi probabilmente una opposta, filo-protestante, ma marciante
nello stesso senso. Anche a molti apologeti protestanti faceva comodo sostenere che i Valdesi avevano capito
subito che si doveva l'ompere con la
chiesa cattolica. È la tradizione che
dipinge Valdo che « si erge come forte leone » contro Roma, precorrendo
Lutero, T« Ercole germanico » del XVI
secolo!
Conclusione.
Forse oggi, sopite le polemiche, siamo in grado di renderci conto che i
fatti si sono-svolti in modo un po’ diverso, che l’evoluzione del movimento
è stata più lenta e la reazione della
gerarchia 'molto più cauta e prudente
di quanto si credeva. Ciò non significa, ovviamente, che Valdo ed i suoi fossero dei perfetti cattolici e lo siano
rimasti fino alla morte. Valdo e i suoi
erano cattolici che « avevano sbagliato secolo », che credevano di vivere
ancora nei bei tempi antichi quando
« anche i laici potevano predicare »,
cioè prima della ’riforma’ di papa
Gregorio VII (1073-1085). Per la chiesa
antica tutto ciò che essi fanno (tradurre la Bibbia in lingua parlata e
predicare al popolo invitandolo alla
nenitenza) è pienamente legittimo; per
la chiesa di Innocenzo III è un atto
di insubordinazione e di ribellione punibile con la morte. Il contrasto nasceva dunque dal loro modo di vedere
la chiesa, o meglio dalla loro non accettazione della recente evoluzione della chiesa, e non poteva non esplodere
negli anni tragici che precedono la
Crociata contro gli Albigesi. Quel che
accadde era dunque inevitabile, ma le
tappe furono molto più lente e diluite nel tempo di quel che si pensava.
Carlo Papini
P. S. - Quando avevo già redatto questa nota, ho letto che la tesi secondo la
quale a Verona i Valdesi non subiscono alcuna condanna è stata di recente
sostenuta dallo studioso tedesco Walter Mohr (vedi la recensione in “Boll.
Soc. Studi Valdesi" n. 134, die. 1973,
p. 135 s.).
(segue da pag. 1)
del matrimonio religioso ha sempre
come presupposto l’accertamento « che
la comunione spirituale e materiale tra
i coniugi non può essere mantenuta o
ricostituita » (per l’esistenza di una delle cause che sono tassativamente elencate nelTart. 3 della legge, in base alle
quali soltanto può essere richiesto da
uno dei coniugi il divorzio.
Raggruppando in categorie omogenee
i casi (previsti dalTart. 3, il divorzio può
essere richiesto nelle ipotesi seguenti:
a) quando, dopo la celebrazione del
matrimonio, l’altro coniuge sia stato
condannato, con sentenza passata in
giudicato, anche per fatti commessi in
precedenza, all’ergastolo o ad una pena superiore ad anni 15, anche con più
sentenze, per uno o più delitti non colposi; O'ppure a (pena detentiva per i delitti di incesto, violenza carnale, atti di
libidine violenti, ratto a fine di libidine,
commessi in danno di un discendente
o figlio adottivo, ovvero per induzione
o costrizione del coniuge o di un figlio
anche adottivo alla prostituzione, nonché peiT sfruttamento o favoreggiamento della prostituzione di un discendente o di un figlio adottivo; nel caso in
cui sia stato condannato per tentato
omicidio in danno del coniuge o di un
discendente o figlio adottivo, o per omicidio volontario in danno di un discendente o figlio adottivo; quando sia stato condannato con due o più condanne
per i delitti di lesioni gravissime, di
violazione degli obblighi di assistenza
familiare, di maltrattamenti in famiglia, di circonvenzione di incapace in
danno del coniuge o di un figlio anche
adottivo; in tutti i casi sopra elencati,
(però, la domanda non è proponibile
quando la convivenza coniugale sia ripresa o provenga dal coniuge che sia
stato condannato (per concorso in uno
dei reati elencati;
b) quando l’altro coniuge sia stato
assolto per vizio totale di mente dai
delitti contro la moralità della famiglia
o contro la vita dei discendenti o del
coniuge, compresi nell’elenco di cui sopra; in tale ipotesi deve però sempre
concorrere Taccertamento, fatto caso
per caso dal giudice, della inidoneità
del convenuto a mantenere o ricostituire la convivenza familiare;
c) quando il procedimento penale
promosso per gli stessi delitti si sia
concluso con sentenza di non doversi
procedere per estinzione del reato, ma
il giudice competente per il divorzio ritenga che nei fatti commessi sussistano
gli elementi costitutivi e le condizioni
di punibilità dei delitti , stqssi; quando
il procedimento penale per il delitto di
incesto sia terminato con sentenza di
proscioglimento o di assoluzione che
dichiari non punibile il fatto solo per
la mancanza dell’elemento del pubblico scandalo;
d) quando sia stata pronunciata
con sentenza passata in giudicato la
separazione giudiziale fra i coniugi, ovvero sia stata omologata la separazione
consensuale, ovvero sia intervenuta separazione di fatto, iniziata da almeno
due anni prima delTentrata in vigore
della legge, e sempre che, in tutti i casi, la separazione si sia protratta ininterrottamente da almeno cinque anni,
elevati, quando vi sia opposizione dell’altro coniuge, a sette nel caso di separazione (pronunciata per colpa esclusiva delTattore ed a sei nel caso di separazione consensuale om'ologata prima
delTentrata in vigore della legge o di
separazione di fatto;
é) quando Taltrq coniuge, cittadino
straniero, abbia ottenuto alTestero Tannullamento o lo scioglimento del matrimonio o abbia contratto alTestero nuovo matrimonio;
/) quando il matrimonio non sia
Stato consumato.
DISPOSIZIONI DI CARATTERE
ECONOMICO-PATRIMONIALE
L’art. 5, comma IV, della legge prevede: « Con la .sentenza che pronuncia
lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il tribunale
dispone, tenuto conto delle condizioni
economiche dei coniugi e delle ragioni
della decisione, Tobbligo per uno dei
coniugi di somministrare a favore dell’altro periodicamente un assegno in
proporzione alle proprie sostanze e ai
propri redditi. Nella determinazione di
tale assegno il giudice tiene conto del
contributo personale ed economico dato da ciascuno dei coniugi alla conduzione familiare ed alla formazione del
patrimonio di entrambi. Su accordo
delle (parti la corresponsione può avvenire in un’unica soluzione ».
DISPOSIZIONI
CONCERNENTI I FIGLI
Quanto ai figli, dispongono gli artt.
6 ed 11.
art. 6 - « L’obbligo, ai sensi degli articoli 147 e 148 del codice civile, di mantenere, educare ed istruire i figli nati o
adottati durante il matrimonio di cui
sia stato pronunciato lo scioglimento o
la cessazione degli effetti civili, permane anche nel caso di passaggio a nuove
nozze di uno o di entrambi i genitori.
« Il tribunale che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del maitrimonio dispone a quale dei
coniugi i figli debbono essere affidati
sotto la vigilanza del giudice tutelare
ovvero come, per gravi motivi, si debba
altrimenti provvedere sulTaffidamento,
ed assume ogni altro provvedimento
relativo alla prole. In ogni caso il padre e la madre conservano il diritto e
Tobbligo di vigilare sulla educazione
della prole.
« L’affidamento e i provvedimenti riguardanti i figli avranno come esclusivo riferimento Tinteresse morale e materiale degli stessi. In particolaire il tribunale stabilisce la misura ed il modo
con cui l’altro coniuge deve contribuire
al mantenimento, aU’istruzione e alla
educazione dei figli, e dà inoltre disposizioni circa l’amministrazione dei beni
di questi.
« Il tribunale, nel caso in cui i genitori trascurino i loro doveri nei confronti
dei figli minori o legalmente incapaci
o ne mettano in pericolo gli interessi,
può nominare un tutore, indipendentemente dal verificarsi di fatti che costituiscano (motivo di decadenza dalla patria potestà ».
art. 11 - « Dopo lo scioglimento o la
cessazione degli effetti civili del matrimonio, se il tribunale non ha disposto
altrimenti, ciascun genitore esercita la
patria potestà sui figli affidatigli. Il genito.re al quale sono stati affidati i figli
ne amministra i beni con Tobbligo di
rendere conto annualmente al giudice
tutelare e ne ha l’usufrutto fino a quando non passi a nuove nozze. L’altro genitore conserva il diritto di vigilare e
il dovere di collaborare alla educazione
e alTistruzione dei figli.
« L’altro genitore, se ritiene pregiudizievoli per il figlio i provvedimenti presi dalTesercente la patria potestà, può
ricorrere al giudice tutelare prospettando i provvedimenti che considera adeguati.
« Il giudice, sentito il figlio che ha
compiuto il 14» anno di età, dichiara
quale dei provvedimenti è adeguato all’interesse del figlio ».
Le disposizioni sopra indicate concernenti Taffidamento dei figli e la misura
e modalità dei contributi da corrispondersi ai sensi degli artt. 5 e 6 sono soggette a revisione, qualora sopravvengano, dopo la pronuncia del divorzio,
giustificati motivi.
4 Questo è il contenuto della legge
■ della quale si richiede l’abrogazione totale. Il che (significa che, ove il referendum abrogativo conseguisse l’esito sperato dai proponenti, vi sarebbe il
ritorno puro e semplice alTart. 149 del
codice civile e le situazioni alle quali
ora provvede questa legge non troverebbero altro rimedio che quello delle
separazioni di fatto o consensuali, oppure il ricorso, senrpre che ne ricorrano gli estremi, alle cause di separazione
personale, quanto alle quali « la Santa
Sede consente che siano giudicate dall’autorità (giudiziaria civile » (art. 34
del Concordato).
Aldo Ribet
Notiziario Evangelico Italiano
Referendum: NO
Il Consiglio della Federazione delle Chiese
Evangeliche di Puglia e Lucania, riunito a
Bari il 4 febbraio 1974,
impegna le Comunità associate, coerentemente con prese di posizione espresse chiaramente in varie precedenti oceasioni, a mobilitarsi capillarmente per rispondere adeguatamente alla campagna scatenata dalle forze più
reazionarie del nostro paese per l’abrogazione
del divorzio.
Si rende necessario chiarire in assemblee
di chiesa, convegni e incontri fraterni i termini del problema ad evitare che nostri fratelli vengano in buona fede convinti a dire
di no al divorzio dai fascisti e clericali, i quali speculano sulla scarsa informazione e su un
malinteso spirito religioso.
Il Consiglio, dichiarandosi di.sponibile ad
incontri con le comunità per discutere il problema, incoraggia pastori e laici a promuovere
comitati e dibattiti nei luoghi di residenza e
ad associarsi alle iniziative di organizzazioni
laiche e cattoliche di sinistra, portando il contributo originale di una fede evangelica spoglia di falsi moralismi, inmpegnata a difendere
la libertà di tutti, contraria al clericalismo
come ad uno sterile anticlericalismo.
Il Consiglio infine chiede che la Federazio
ne delle Chiese Evangeliche in Italia adotti
le forme più opportune per sensibilizzare tutti gli evangelici italiani su tale delicata questione (utilizzando in particolare la stampa
evangelica, la radio e la televisione).
Il Consiglio della Federazione
delle Chiese Evangeliche
OSPEDALE EVANGELICO
VALDESE
Generale di Zona
Via S. Pellico 19 - Torino
Conferimento di incarichi per
personale sanitario ausiliario:
1 caposala
1 tecnico di radiologia
1 tecnico di labor. analisi
1 inferni, profess. spec.
3 inferm. profess.
1 inferra, generico/a.
La scadenza per la presentazione della domanda è posta alle ore 12 del 20 marzo 1974. Per
informazioni rivolgersi alla Direzione Amministrativa dell’Ospedale.
3
8 marzo 1974 — N. 10
pag. 3
Nel protestantesimo scandinavo " i"**™ p» i» pace
Periodicamente diamo una breve panoramica per regioni, per ciò che riguarda ia vita deile Chiese nel mondo.
Come già altre volte, ecco una serie di informazioni sulle
Chiese scandinave, tratte da un bollettino del « sepd »,
il servizio stampa della Svizzera tedesca. Come è noto, i
paesi scandinavi sono a forte maggioranza luterani : sebbene vi siano piccole, spesso attive minoranze cattoliche
e ortodosse, e siano relativamente forti i movimenti risvegliati e le chiese libere, la massa della popolazione
appartiene alle Chiese di Stato, con tutti i problemi connessi. Ripetuti tentativi di giungere a una separazione
fra Chiesa e Stato, in questo o in quel paese, sono finora
falliti. La secolarizzazione è però assai forte. Non si creda,
tuttavia, che si tratti di Chiese isterilite : lo dimostra anche il loro attivo e percentualmente alto impegno missionario, specie nell'Africa orientale, dove sostengono fra
l'altro in misura cospicua la grande emittente luterana
« La Voce dell'Evangelo », a Addis Abeba ; e neH'Africa
australe dove la missione finlandese, ad esempio, ha dato
vita alla vivace Chiesa indigena Ovambo-Kavango, nel
nord della Namibia : ne abbiamo ripetutamente parlato,
anche in occasione dell'espulsione di missionari da parte
del regime razzista, dipendente da quello sudafricano,
che amministra la Namibia — l'ex colonia tedesca dell'Africa di Sud-Ovest — contro un voto dell'O.N.U.
consegnato a Oslo a Helder Camara
FINLANDIA: ancora no alle donne pastore
A differenza delle altre Chiese scandinave, la Chiesa di Finlandia continua
a non riconoscere il pastorato femminile. Anche la proposta di « ammettere
, la predicazione di donne in casi determinati » è stata respinta.
Il Sinodo, che finora si riuniva solo
ogni cinque anni, si riunirà d’ora in poi
due volte all’anno, secondo la nuova
costituzione, in sostituzione della riunione semestrale della Conferenza episcopale ampliata. Il nuovo Sinodo con
ISLANDA: rivive
il culto pagano di Ase?
Mille anni dopo la cristianizzazione
della Scandinavia l’islandese Sveinbjorn Beinsteinsson vuole ridestare
l’antico culto pagano nordico che regnava nell’isola quand’era colonia germanica. Il contadino avrebbe dichiarato: « Chi è Gesù, a paragone di Thor
e di Odino? ». Nella capitale islandese,
Rejkjavik si è già costituita una "comunità” di adepti dell’antica religione.
Il culto di Ase è stato ufficialmente
riconosciuto dal ministero dei culti
e della giustizia come posizione ideologico-religiosa, e il gruppo riceve una
parte della tassa ecclesiastica. La nuova comunità ha oltre cento membri e
mantiene contatti con altri paesi scandinavi. L’iniziatore del movimento spera che in un futuro prevedibile il 10%
della popolazione aderirà al culto di
Ase. Gli adepti devono rinnegare il
cristianesimo.
ta 108 membri: 96 membri eletti (64
laici e 32 pastori), 8 vescovi, il vescovo
militare, il rappresentante del Consiglio di Stato, quello della Corte Suprema e quello della Corte dei Conti. Il
Sinodo è presieduto dall’arcivescovo.
Il duomo di Turku, dedicato al culto nel 1290.
Il porto di Turku, di fronte alle coste svedesi,
è stato a lungo la capitale della Finlandia, e
sede della prima università finlandese. Divenuta luterana, come tutta la regione, nel 1527,
la ifittà è tuttora sede dell’arcivescovo che presiede la Chiesa luterana di Finlandia
D A N I M A R C A: si accende il dibattito battesimale
Ventidue pastori e ventisette studenti in teologia hanno messo in discussione la prassi battesimale della
chiesa di popolo danese, dichiarando
di non poter essere costretti a battezzare bambini i cui genitori non si fossero impegnati a dar loro un’educazione cristiana. Il vescovo Erik Jensen,
della diocesi di Aalborg, ha ribattuto
che il pastore non ha il diritto di porre alcuna condizione in occasione del
battesimo di un bambino e di impe
dire a un neonato di partecipare alla
benedizione di un sacramento battesimale. I pastori che protestano contro
l’ordinamento battesimale sin qui in
vigore si sono rivolti al ministro dei
culti (n.d.r.-. ricordiamo che, come le
altre Chiese luterane scandinave, quella danese è una Chiesa di Stato) dichiarandosi pronti ad adeguarsi a quell’ordinamento, qualora sia dimostrato
che sbagliano, sulla base alla Bibbia
c alle confessioni di fede luterane.
NORVEGIA: discussioni e contrasti
su questioni ecumeniche
Scetticismo sulla Concordia
di Leuenberg
I vescovi luterani norvegesi hanno
rinviato di un anno la loro decisione
riguardo alla Concordia di Leuenberg
{n.d.r.: ricordiamo, fra luterani e riformati europei). Mentre alcuni si dichiarano favorevoli a ulteriori colloqui fra Chiese luterane e riformate,
altri ritengono che l’accordo dottrinale europeo rafforzi differenze e divergenze fra Chiese luterane. Si tenie che
anche all’interno della Chiesa di Norvegia si costituiscano due fronti contrapposti. Prima che i vescovi norvegesi prendano una decisione definitiva, si riunirà ancora una commissione
di tutte le Chiese nordiche per discu
tere il documento sottoponendolo
quindi all’esame delle facoltà teologi
giche norvegesi.
Pro e contro l’appartenenza al CEC
Il vescovo di Agder ha scritto, su un
quotidiano di Oslo, che è più che tempo che la Chiesa di Norvegia prenda
in seria considerazione la rottura con
Ginevra: il Consiglio ecumenico delle
Chiese, infatti, diffonderebbe « false
dottrine ». Altri vescovi si sono espressi in termini analoghi: il vescovo Alex
Johanson ha concordato che negli ambienti ecumenici si diffonde una « teologia secolare» (o « pro/ana »), tutta
via si è pronunciato contro un’uscita
dal CEC. Un terzo ha lamentato l’inpresso nel Consiglio. Il vescovo K.
Stoylen, presidente della Chiesa, ha riconosciuto esservi anche « aspetti positivi »; una rottura con il CEC significherebbe oggi una « fuga dalla soli
darietà con il Terzo mondo».
SVEZIA: una pastorale dei vescovi luterani
sulla visione cristiana della sessualità
La Conferenza dei vescovi luterani
di Svezia si è rivolta all’opinione pubblica con una lettera pastorale in cut
prende posizione nei confronti del « disorientamento » regnante in Svezia m
fatto di etica sessuale. Essi ricordano
che il comandamento d’amore di Gesù
è fondamentale per qualsiasi etica cristiana. Anche l’amore fra uomo e donna è un dono di Dio. L*istinto sessuale
che racchiude componenti spirituali e
fisiche, fa dei due una comunione. Siccome la sessualità è uno dei valori fondamentali e una possibilità di felicita
per gli uomini, la Chiesa si distanzia
da una svalutazione della sessualità
quale si è spesso presentata in una h
losofia che considerava l’elemento fisico come qualcosa di inferiore e malvagio in contrapposizione all’anima.
Viene però altrettanto respinta una
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Ilario Coucourde, Giorgio Gardiol, Arnaldo Genre, Ermanno Genre.
Enrico Geymet, Alfredo Sonelli, Elsa e
Speranza Tron.
sessualità ridotta a pura funzione
istintiva, alla quale ci si può abbandonare senza problemi né riflessione. Sia
il disprezzo sia la banalizzazione della
sessualità, ridotta a istinto, le impediscono di esser presente come una forza positiva, quale dovrebbe essere nella vita.
Perciò la Chiesa respinge il coito casuale o senza amore. Sconsiglia pure
stabili relazioni prematrimoniali, poir-hé ad esse mancano quel carattere
sicuro e saldo che solo il matrimonio
può dare. La Chiesa consiglia quindi
ai giovani, pur rispettando i loro motivi personali, a non impegnarsi in « relazioni paraconiugali» senza il matrimonio legale.
I vescovi, coscienti di dire cosi qualcosa di impopolare, hanno però notato
che non si sperimenta la giustizia e il
vero amore, dicendo quel che propala
o fa una maggioranza.
La critica dell’opinione pubblica svedese alla "pastorale” è stata vivace.
Le è stato rimproverato di essere
« un prodotto da tavolino, senza alcun
rapporto con la vita reale ».
Un istituto comune per i mass-media
Una commissione di lavoro mista costituita da rappresentanti della Chiesa
di Svezia e delle Chiese libere di quel
paese ha proposto di costituire un istituto per i "mass-media" sostenuto
dall’una e dalle altre. Avrebbe essenzialmente scopi di formazione: sia per
pastori e membri di chiesa attivi, per
prepararli alla collaborazione alla radio e alla tv e alla realizzazione di rnateriale audiovisivo, sia per il pubblico
“consumatore". Sono possibili e necessari interventi importanti per la formazione in questo campo dei mezzi di
comunicazione di massa. Il proposto
istituto avrebbe pure il compito di seguire, per incarico delle Chiese, il pfe
vedibile rapido sviluppo tecnico in
questo settore e di stimolare la ricerca
al riguardo.
Propaganda per l’abbandono
della chiesa
« Ecco quel che guadagni, se esci
dalla Chiesa di Stato », così il quotidiano serale di Stoccolma, « Aftonbladet » invitava recentemente a uscire
dalla chiesa, riportando il testo già
predisposto di una "dichiarazione di
dimissioni” e una tabella sulla quale
si poteva leggere l’importo del rispar
mio. Nell’articolo che accompagnava
onesta pubblicazione, si diceva che.
siccome una soluzione generoso dei
rapporti Stato-Chiesa era stata impe
dita da forze conservatrici, ora una
parte degli uomini politici spera in un
massiccio movimento di uscita dalle
chiese per sopraffare i sostenitori della Chiesa di Stato. In ogni caso, anche
chi da le dimissioni continua a pagare
il 30% della tassa ecclesiastica per il
finanziamento del servizio di stato civile e di sepoltura, affidato alla Chiesa.
^ « Cosmobile » è il nome del veicolo « ca
ravan » offerto dalle donne della Chiesa
di SCOZIA al dipartimento dell’educazione di
questa Chiesa. La a caravan » sarà utilizzata
dal past. J. Lyall, incaricato di promuovere
metodi più moderni per rinsegnamento nelle
scuole domenicali, per i corsi biblici, i gruppi
giovanili e le organizzazioni per adulti; potrà
cosi raggiungere le regioni più isolate della
Scozia. La scelta del nome ha offerto l’occasione di un concorso fra i gruppi femminili,
che hanno infine suggerito « Cosmobile », sigla inglese di Church of Scotland mobile.
9 Uno dei problemi più gravi che deve affrontare la Chiesa presbiteriana della
NIGERIA è la carenza di pastori. In media
un solo pastore ha la cura di 10-25 chiese; parecchi pastori sono anziani e il loro unico
mezzo di trasporto è una bicicletta; non ci sono abbastanza candidati al ministero pastorale, Una commissione d’indagine aiuterà la
Chiesa nei suoi sforzi per fornire a ogni chiesa un ministero pastorale adeguato, formando pure predicatori laici più attivi e meglio
preparati. Ci si sforzerà seriamente di aumentare gli stipendi pastorali, affinché diventino
effettivamente sufficienti.
Oslo {bip/snop) - Il 10 febbraio mons.
Helder Camara, arcivescovo di Oiinda e
Recife, ha ricevuto il Premio popolare
(detto anche "parallelo” o "alternativo”) della Pace, ammontante a un rnilione e mezzo di corone norvegesi {circa 180 milioni di lire). Sulla via del
ritorno in Brasile, si è fermato poi a
Francoforte sul Meno, per ricevervi un
complemento tedesco al Premio popolare, per un importo di trecentomila
marchi (circa 75 milioni di lire).
Questo Premio popolare è dovuto all’iniziativa di varie personalità norvegesi, sostenute soprattutto dai sindacati
e dai movimenti giovanili, poi appoggiate dalla Chiesa luterana di Svezia e
dal suo arcivescovo, che volevano così
protestare contro l’attribuzione del Premio Nobel 1973 per la Pace ai negoziatori della pace nel Vietnam. Queste per
sonalità facevano notare che nel 1972
moqs. Camara si era visto preferire un,
agronomo, che si è dedicato aH’aumento della produzione agricola, ma poco
conosciuto.
L’arcivescovo brasiliano ha dichiarato che l’ammontare del doppio premio
sarà devoluto all’istruzione dei contadini nord-estini e alla distribuzione di
terre. Ha aggiunto: « La rivoluzione al
servizio dell’umanità è in corso, una
rivoluzione nonviolenta, quella della
umanizzazione del mondo. Le società multinazionali hanno come unico scopo l'aumento del profitto e dei
benefìci, senza tener conto degli imperativi umani. Per rimediare a questo
stato di cose, occorre riformare le strutture economiche e culturali che, di fatto, praticano la oppressione e la violenza ».
Disgelo nella Conlerenza Cristiana per la Pace?
Mosca {bip) - Il 28 gennaio, su invito
del metropolita Nikodim, si è avuto un
incontro a Mosca: il metropolita, presidente della CCP e il pastore ungherese Karoly Toth, segretario generale del
movimento, hanno avuto un colloquio
con i principali leaders dei Comitati regionali che non partecipavano più alla
vita della CCP {n.d.r.: edizione "orientale") dopo l’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto
di Varsavia e ciò che ne seguì.
All’incontro di Mosca partecipavano,
da parte "occidentale”, il prof, de
Graaf, la sig.a Irene Jacoby, il dr. Heinz
Kloppenburg, il past. Martin Schwartz,
il prof. Satake; il prof. G. Casalis, malato, non ha potuto partecipare.
Unanimemente i presenti hanno convenuto che in un futuro prossimo sia
organizzato un seminario sul tema: «Significato del termine "cristiano" nel la
voro per la pace». Hanno pure concordato che dev’essere preso in considerazione e proposto a tutti i cristiani un
Congresso Internazionale per la Pace.
Non credo che nell’atteggiamento del
Cremlino, e in quello della dirigenza
“orientale" della CCP che gli è ligia, sia
mutato alcunché dall’estate di Praga.
L’intera CCP, dopo il soprassalto di dignità e di indipendenza delle sue sezioni occidentali, memori delle lezioni del
cèco Hromadka, si sta dunque avviando verso una "normalizzazione" generale? Sarà, compatta come si conviene ai
regimi, chiamata ad aggiungere la sua
nota "cristiana" alle posizioni e dichiarazioni a senso unico quali quelle del
recente Congresso Mondiale per la Pace, tenutosi a fine ottobre a Mosca?
g. c.
ARIA DI ROMA
Ubbidire, non contestare
“Fame 1974"
Il Consiglio ecumenico delle Chiese
lancia un nuovo appello per raccogliere cinque milioni di franchi (oltre un
miliardo e cento milioni di lire) supplementari a favore delle vittime della
siccità nella fascia africana del Sahel,
fino all’Etiopia.
Secondo le informazioni più recenti,
il disastro si estende ora, da occidente a oriente, all’Algeria, alla Mauritania, al Mali, all’Alta Volta, al Niger,
al Togo, al Dahomey, alla Nigeria, al
Camerún, al Sudan, all’Etiopia e al
Kenya.
Gli aiuti delle chiese hanno già avuto una certa consistenza, ma si tratta
pur sempre di poca cosa, di fronte alle dimensioni del disastro. Occorre soprattutto, accanto all’aiuto immediato,
cercare di ovviare alle cause del fl.agello, non certo tutte accidentali, come abbiamo ampiamente chiarito. Fra
le misure che il CEC prevede di attuare: 1) il «piano coccinelle» per lottare contro le malattie parassitarle
della palma; 2) la costruzione di dighe e l’utilizzo dell’energia solare per
pompare l’acqua dal sottosuolo, nel
Mali; 3) il piano di adozione in Etioiiia; 4) l’educazione di tribù nomadi
del’Niger. Questi scopi si aggiungono
a quelli di ’emergenza’: alimentazione
delle popolazioni e del bestiame.
Ricordiamo che uno degli scopi attualmente perseguiti dal «Fondo
solidarietà » raccolto dal nostro settimanale (versamenti sul c.c.p. 2/39878
intestato a Roberto Peyrot, C.so Moncalieri 70, 10133 Torino, indicando la
causale) è appunto la lotta contro la
siccità in Africa, le sue conseguenze e
le sue cause, in risposta all’appello del
CEC.
Lunedì 25 febbraio, nella cappella Sistina in Vaticano, davanti al clero della diocesi di Roma guidato dal cardinale vicario mons. Poletti, Paolo VI ha
pronunciato un discorso significativo,
che merita qualche attenzione. Esso
non icostituisce una sorpresa ma una
conferma: la conferma sia della linea
conservatrice che caratterizza e orienta
l’attuale pontificato sia della mentalità
pre-ecumenica propria di Paolo VI, il
quale, malgrado certi sintomi che sembravano indicare il contrario, è e resta
fondamentalmente un papa della Controriforma. Viene anzi da chiedersi:
ci sarà mai un papa che non sia dalla
parte della Controriforma? Potrà mai la
struttura papale mettersi realmente al
servizio della riforma della chiesa? Il
papato non è forse proprio lo strumento istituzionale e dogmatico che il cattolicesimo romano si è dato per garantire la propria continuità, indipendentemente daH’appello dell’evangelo? La
funzione del papato non è forse stata e
non continua a essere quella di far prevalere le ragioni della chiesa cattolica
sia nei confronti del mondo sia nei
confronti dell’evangelo?
Nel discorso del 25 febbraio, imperniato sul tema « unione e azione », il
pontefice ha ribadito 1 vecchi princìpi
cari alla gerarchia cattolica, e cioè che
Tunione « esige una virtù che non è ogni da tutti apprezzata quanto si dovrebbe... vogliamo dire l’obbedienza », mentre l’azione va svolta tenendo sempre
presente il « primato dello spirituale ».
Dopodiché Paolo VI ha avuto accenni
fortemente polemici nei confronti dello
« spirito di contestazione » presente oggi anche nella chiesa, ha auspicato il
superamento di « questa situazione psicologica e morale che rattrista la Chiesa », ed ha manifestato la fiducia che
il clero romano collaborerà « a questo
scopo veramente profetico »: far cessare il « fenomeno doloroso » della contestazione.
Intendiamo qui commentare brevemente la presa di posizione pontificia
contro la contestazione da un punto di
vista ecumenico. « Dovremmo parlare
— ha detto Paolo VI — dello spirito di
contestazione, ch’è diventato quasi una
forma epidemica, antiecclesiale, di critica acida e spesso preconcetta, ormai
convenzionale, che favorisce un opportunismo demolitore, non rivolto né alla verità né alla carità. Come può svilupparsi un’azione positiva, concorde,
cristiana da un pluralismo ideologico,
che sa di libero esame, e perciò disgregatore di fede, di amore, di servizio,
di unità evangelica? Non disperdiamo
le forze della Chiesa, non facciamo
modello di rinnovato cristianesimo t
principi pseudo liberatori, che hanno
tentato di lacerare l’“inconsutile veste
di Cristo", e che un difficile ecumenismo tenta di ricomporre ».
È trasparente il sottofondo antiprotestante di questo brano. La polemica
contro la contestazione sfocia nella polemica contro il protestantesimo: quest’ultimo non viene menzionato ma la
allusione al libero esame e alla lacerazione della tunica di Cristo non lascia
adito a dubbi. Sia della contestazione
che del protestantesimo si dà una valutazione esclusivamente negativa.
La contestazione ecclesiale, come si
esprime, ad esempio, attraverso il dissenso cattolico, è squalificata dal pontefice come opera essenzialmente disgregatrice: i dissidenti, secondo Paolo VI, non vogliono rinnovare la chiesa
ma distruggerla, non cercano di adeguarsi all’evangelo ma vogliono conformarsi al mondo. Dietro questa ondata
contestatrice Paolo VI crede di scorgere i « princìpi pseudo liberatori che
hanno tentato di lacerare l’inconsutile
veste di Cristo [cioè di rompere l’unità
delia chiesa] e che un difficile ecumenismo tenta di ricomporre »: cioè, appunto, i princìpi del protestantesimo e,
in genere, della protesta evangelica attraverso i secoli.
Rincresce dover constatare ancora
oggi, dopo decenni di ecumenismo, una
così profonda incomprensione del protestantesimo da parte di un esponente
tanto qualificato del cattolicesimo romano: Paolo VI valuta ancora il protestantesimo secondo le categorie della
Controriforma, lo considera cioè ancora
come un attentato all’unità della chiesa, come un’opera di dissipazione spirituale, come un movimento di pseudoliberazione. Ci chiediamo: non sarebbe
possibile, anche al pontefice romano,
una valutazione più equa e più veritiera del fenomeno protestante?
Ma rincresce soprattutto dover con-usmuiggauB,! EqoA Eun bjooub
to chiuso del pontefice romano nei confronti della contestazione ecclesiale.
Questo atteggiamento di chiusura non
è nuovo: nuovo sarebbe un atteggiamento di apertura. La protesta evangelica ha sempre trovato qualche ascolto
nella chiesa, tranne che in Vaticano. Il
pontificato di Paolo VI, sotto questo
profilo, non costituisce un’eccezione. Ci
chiediamo: non sarebbe possibile, anche da parte di un pontefice romano,
un atteggiamento critico non solo verso gli altri ma, finalmente, verso se
stesso? Ci sarà mai un pontefice che
non sia così convinto di essere necessariamente sempre dalla parte della ragione? Quando spunterà nell’animo di
un papa un barlume, anche tenue, di
vera autocritica? Quando impareranno
i pontefici a trattare le voci di dissenso nella chiesa con vera attenzione
evangelica e non con l’insopportabile
sufficienza farisaica dimostrata sinora?
Paolo Ricca
# Il patriarca di Mosca, Pimen, ha reso visita alla Chiesa copta dell’Etiopia, per rafforzare i legami d’amicizia fra questa e la
Chiesa ortodossa russa; oltre che daU’ahuna
Theophilos, è stato ricevuto dall’imperatore
Baile Selassié.
9 Si svolgono colloqui fra le tre organizzazioni che raccolgono gli ukraini ortodossi
viventi, per varie ragioni, fuori dell’URSS;
hanno già deciso la costituzione di un’unica
« Chiesa Ortodossa Ukraina nel mondo libero », che conterebbe un milione di fedeli residenti in vari paesi europei e americani.
4
pag. 4
CRONACA CELLE VALLI
N. 10 — 8 marzo 1974
Alle Valli oggi
Domenica
della
Gioventù
Fra una settimana si aprirà nel centro metodista di Ecumene (Velletri) il
3" Congresso della Federazione della
gioventù evangelica italiana: una scadenza importante, non solo per i gruppi attivi nella FGEl, ma, diciamolo
pure con chiarezza, per la vita delle
chiese evangeliche aderenti alla Federazione. Per la riflessione che la FGEl
ha portato nelle comunità, per le indicazioni e l’impegno che i gruppi danno alle comunità locali.
Almeno tre dei temi che verranno
trattati ad Ecumene sono temi Che si
presentano e si presenteranno con
sempre maggiore urgenza alle chiese:
1) il rapporto protestantesimo-proletariato; 2) il problema dei mezzi di informazione e controinformazione; 3) il
problema della scuola, dei convitti e
dell’assistenza in generale.
Questo sta ad indicare che la riflessione della EGEI è chiaramente aderente a quelli che sono i problemi di
fondo che si pongono a tutte le nostre comunità. Per questo, dicevo, questo Congresso è importante per la vita
delle chiese evangeliche.
Purtroppo capita ancora che l’impegno di questi gruppi giovqnili sia
fortemente contrastato all’interno stesso delle comunità: il caso di Villar
Perosa di cui parla l’ordine del giorno votato dal Precongresso piemontese non, è che un esempio, anche se
particolarmente significativo, ma se ne
potrebbero ricordare molti altri. E se è
vero che spesso i giovani portano nelle comunità le istanze di riforma della chiesa sotto una forma che può indisporre il membro di chiesa tradizionale e talvolta anche quello non tradizionale, Vesperienza dice che la reazione di certe tendenze presentì nelle
comunità arriva puntuale anche quando non c’è alcun motivo formale che
crei questa indisposizione: si pensi alla reazione delle ’’mamme valdesi”
che hanno indirizzato accuse ed insulti ai giovani monitori senza essere
neppure a conoscenza del lavoro di
preparazione biblica che viene regolarmente svolto settimanalmente ed a
cui partecipano anche delle persone
che non sono più né tanto giovani, né
appartenenti a gruppi FGEl; si pensi
ancora ai giovani di Villar Perosa che
sono attivi da alcuni anni nella comunità, che hanno presieduto culti, riunioni, dato buona parte degli incassi
delle loro recite per le spese locali, per
l’Asilo di S. Germano, la Scuola Latina di Pomaretto, ecc. e che poi si
sentono dire dal Concistoro che il
gruppo giovanile non è mai esistito
e che ’’auspica la ricostituzione di una
unione giovanile evangelica valdese”,
sconfessando tutto il loro lavoro che
altre circolari di chiesa avevano lodato, a suo tempo, incondizionatamente!
A me pare che la situazione generale, non solo quella delle valli, si stia
incamminando lentamente ma abbastanza chiaramente, verso una situazione di immobilismo ancora più accentuato ed in cui la tematica della riforma della chiesa venga regolarmente bloccata. Se questo è vero, e gli
esempi non mancano, il lavoro della
EGEI non può certo configurarsi come presenza occasionale e discontinua, ricordando ogni tanto alle comunità che la riforma della chiesa non è
una facoltà ma un imperativo, ma prevedere un lavoro logorante e continuo,
a lunga scadenza, che sia nel concreto dei problemi della comunità un
pungolo ed uno stimolo a non eludere con delle affermazioni di principio
l'impegno di riforma della chiesa, ma
a verificarlo concretamente nelle decisioni che si prendono o si rifiutano.
Ma qui va ricordato un altro punto
che dovrà essere corusiderato con maggior attenzione da pUtrte dei gruppi
FGEl delle valli: l'impegno politicosociale. Se ad altri gruppi EGEI occorre dire che non ha senso battersi
per una riforma della società senza che
questa riforma sia anche della chiesa,
ai gruppi delle valli che sono praticamente impegnati esclusivamente a livello ecclesiastico va anche ricordato
che è inammissibile e scorretto da un
punto di vista evangelico, pensare ad
una riforma della chiesa sganciata da
una riforma della società.
Quanto scriveva Paolo Ricca sull’ultimo numero di Gioventù Evangelica, per la situazione delle valli, deve
essere capovolto: non ci si deve sentire autorizzati a dissociare la questione della riforma o della rivoluzione
della società dal problema della riforma della ^chiesa. Ermanno Oenre
A Torre PeHice; dibattito suii’aboito
Il problema non va affrontato con principi astratti, ma nella consapevolezza di essere corresponsabili di una società oppressiva ed ingiusta — Proposta la depenalizzazione dell’aborto — L’educazione sessuale nelle scuole — La libertà della prescrizione e dell’uso dei contraccettivi — Adeguate
strutture sanitarie e sociali — Appoggio al progetto Foruna, come soluzione provvisoria
Nell’Aula Magna del Collegio Valdese, gentilmente concessa, con notevole partecipazione di pubblico, si è
’svolta la Tavola Rotonda sull’Aborto,
organizzata dalle Unioni Femminili
Valdesi di Torre Pellice, sabato 2 marzo alle ore 21.
La signora Ketty Comba, nella veste
di Moderatrice, spiega le motivazioni
che hanno spinto le Unioni Femminili a promuovere il dibattito. Il problema dell’aborto è fortemente sentito oggi anche in Italia, dove esso si
manifesta in misure e forme impressionanti soprattutto tra le classi più
povere ed emarginate. II problema
non può essere ulteriormente lasciato
sotto silenzio, ma è necessario che l’opinione pubblica si esprima in modo
responsabile. ■
Parla il Dott. Gardiol
Il Dott. Enrico Gardiol presenta il
punto di vista medico, precisando anzitutto il significato esatto dell’aborto
che è l’interruzione della vita del frutto del concepimento. Il giudizio dei
medici sulla natura dell’embrione è
chiaramente espresso: nella fecondazione si uniscono due cellule vive e,
fin dall’inizio, si costituisce una nuova vita, con tutti propri caratteri individuali, fissati dei cromosomi. Perciò nel giudizio dei medici, l’aborto
equivale ad uccidere una vita, ciò che
i medici non possono ritenere moralmente in linea di principio. Il medico
si decide all’aborto terapeutico, quando ci si trova dinanzi al dilemma: far
morire la madre o il figlio. Altra situazione di dolorosa decisione per l’aborto è nel caso che malformazioni si rivelino congenite già nel feto.
La medicina non fa distinzione di
tempo, nella interruzione della gravidanza, perché in taluni casi si sono
avuti parti con prole vitale dopo 4 o 5
llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllinillllllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllimillll
Precongresso FGEl
mesi di gravidanza.
Al di fuori delle situazioni di estrema gravità, il medico è per principio
contrario all'aborto per le conseguenze fìsiche e psichiche che esso comporli in ogni caso. Meno che mai si può
considerare come un mezzo per la limitazione delle nascite: a questo servono piuttosto i contraccettivi che non
comportano l’uccisione della vita.
Concludendo, il Dott. Gardiol affer
ma che il problema dell’aborto è fondamentalmente un problema di coscienza e di responsabilità, principalmente per la madre che si trova direttamente coinvolta, ma anche per il
medico, chiamato a difendere la vita in
ogni sua espressione, non a ucciderla.
L’intervento dell’Aw. Gay
Il problema giuridico dell’aborto
viene affrontato dall’Avv. Marco Gay
con una lucida presentazione sia della
legislazione in atto (codice penale Rocco di marca fascista), sia del progetto
di legge Fortuna, giacente presso la
Camera dei Deputati dal marzo del
1973. L’attuale legislazione è rigidamente anti-abortista e contempla pene molto severe per l’aborto procurato, anche terapeutico. Per questo ultimo caso l’aborto è indirettamente ammesso, sotto la causale della difesa
della vita e della necessità di forza
maggiore. Tuttavia questa normativa
estremamente rigida è quasi totalmente inevasa e i processi per aborto volontario sono estremamente pochi (circa 300 su circa un milione). L’inefficacia di fatto della legge, mentre impedisce una ricerca dei mezzi adeguati
per affrontare il problema, costringe
le classi meno abbienti ad una clandestinità estremamente torbida, che faforisce un turpe mercato molto redditizio, ma gravido delle più tragiche
conseguenze.
Una settantina sono stati i partecipanti al precongresso piemontese della PGEI che si è tenuto nei locali della chiesa valdese di Pinerolo sabato 2
marzo. Tre sono stati i temi dibattuti:
il rapporto tra le attività della PGEI
e le comunità, il caso del gruppo di
Villar Perosa e la situazione dei convitti.
Sul primo punto è stato osservato
come la PGEI non sia una particolare
attività della chiesa che si occupa della gioventù, quanto piuttosto rappresenti un settore della chiesa che è portatrice dell’istanza di riforma della
chiesa. Riforma della chiesa che può
essere realizzata solo se si accompagna ad un lavoro politico pér il cambiamento della società. I gruppi PGEI
non devono quindi impegnarsi solo nel
lavoro delle comunità, nel catechismo,
nella scuola domenicale, nel consiglio
di chiesa, ecc., ma devono essere presenti anche nelle azioni politiche per
il cambiamento della società. Nei
gruppi occorre quindi discutere sia il
modo della lettura biblica, sia la linea
di azione nella comunità che i problemi del lavoro politico nel sindacato,
nel partito, nei movimenti politici, nel
consiglio di quartiere, nelle scuole, ecc.
Tra i temi importanti sui quali occorre che i gruppi PGEI si muovano
a scadenza ravvicinata si è individuato quello del referendum: su questo
argomento alcuni gruppi organizzeranno manifestazioni locali. I partecipanti hanno poi esaminato il caso della
repressione contro l’attività del gruppo PGEI di Villar Perosa che si è visto negati i locali per un’attività di
centro di prestito librario che aveva
avuto molti consensi tra la popolazione del paese. In relazione a questo fatto si è approvato all’imanimità un ordine del giorno che esprime la solidarietà del precongresso coi fratelli del
gruppo di Villar Perosa e che invita
il consiglio di chiesa a concedere nuo
vamente i locali all’attività del gruppo e che dà mandato al Consiglio della PGEI di intervenire in merito presso la Conferenza Distrettuale e la Tavola Valdese.
Il lavoro della PGEI interessa ormai
anche le équipes di tre convitti valdesi delle valli che erano presenti all’incontro. Ai partecipanti si è fornita
un’ampia informazione sulle attività
e sui problemi del lavoro nel settore
dell’assistenza. Il senso della diaconia
della chiesa è profondamente cambiato; nel lavoro sociale occorre oggi
operare una precisa scelta di campo
politico ed iniziare un nuovo tipo di
presenza e testimonianza. Questo sh
gniflca che i convitti e gli istituti delle valli devono saper stabilire nuovi
rapporti con le forze sociali, coi sindacati, coi movimenti politici, coi consigli di quartieri, in vista di una più
incisiva presenza nella realtà politicosociale del pìnqiplese.
Si è inoltre constatato l’isolamento
nel quale sono spesso costretti i fratelli che operano nei convitti: la PGEI
delle valli organizzerà quindi, in accordo col Centro Diaconale, un incontro
pubblico con lo scopo di sensibilizzare le comunità ai problemi del lavoro
assistenziale. G. G.
L'Ordine del Gierne
Il precongresso PGEI del Piemonte,
riunito a Pinerolo il 2 marzo 1974,
udita la relazione del gruppo PGEI di
Villar Perosa e vista la documentazione del Consiglio di chiesa di Villar Perosa verso l’attività di questo gruppo,
constata che questo gruppo è impossibilitato a svolgere la propria attività
in seguito al divieto di utilizzazione
dei locali ecclesiastici per l’attività di
im centro di prestito librario; esprime
la propria solidarietà ai fratelli del
gruppo PGEI di Villar Perosa, ricorda
al Consiglio di chiesa di Villar Perosa
l’ordine del giorno agli Atti Sinodali
1973, art. 63, che « ...raccomanda alle
comunità di prestare attenzione alle
attività della PGEI anche quando queste non rientrano strettamente nel
quadro delle attività parrocchiali... » o
lo invita a concedere nuovamente al
gruppo PGEI l’uso dei locali ecclesiastici per le attività che il gruppo vorrà darsi; delibera di costituire un
« dossier » dei documenti relativi al
caso in vista di una discussione fra le
comunità nell’ambito della Conferenza
del I Distretto; dà mandato al Consiglio PGEI, d’intesa col gruppo interessato, di effettuare tutti i passi necessari presso la Conferenza Distrettuale e la Tavola Valdese.
A TORRE PELLICE
presso le -Scuole elementari
di Viale Dante :
Venerdì 8 marzo, ore 29,30:
Prof. Mario Monge, Preside della
Scuola Media statale di Vigone, sul
tema: Esperienze di padre e di insegnante.
PEROSA ARGENTINA
Sabato 2 e domenica 3 marzo ha avuto luogo un dibattito sul problema del Referendum
abrogativo della legge sul divorzio, organizzato
dagli « Amici dell’Avanti » (PSl).
Sono intervenuti diversi parlamentari del
PSl, Marta Aiò, Magnani-Noia, Vineis, ed altre personalità, fra cui il Consigliere Provincia,
le Raimondo Amato.
I punti principali toccati dagli interventi sono stati : a) la legge sul divorzio è una conquista civile del popolo ; b) la DC ha voluto proprio in questo momento particolarmente difficile per il paese il Referendum ; c) il rapporto
Chiesa-Stato, esaminando anche il problema
delle minoranze religiose; d) il ruolo del Tribunale ecclesiastico della Sacra Rota per gli
annullamenti di matrimonio ; e) dopo 3 anni
dall’entrata in vigore della legge sul divorzio
si sono avute in Italia solo 60 mila sentenze,
pochi casi rispetto alle catastrofiche previsioni
degli antidivorzisti ; f) la possibilità di un connubio della destra DC con il MSI in seguito
al Referendum; g) solo la Spagna e l’Irlanda,
in Europa, non hanno una legislazione sul divorzio; in Italia si vuole abolirlo perché il divorzio sia possibile solo ai ricchi c non ai poveri. I. C.
Il progetto Fortuna si pone come
un primo e modesto tentativo di studiare una soluzione, basandosi anche
sulle esperienze delle legislazioni di altri paesi europei e americani. L’attuale legislazione viene sostituita da una
nuova normativa, rigidamente severa
contro ogni tentativo di indurre la madre all’aborto. Questo viene legalmente accettato per ragioni terapeutiche
ed eugenetiche, purché compiuto da
un medico iscritto aH’album professionale e dietro certificato comprovante
il parere favorevole di due medici. Soltanto nel caso di urgenza, il medico
può procedere senza previo certificato,
qualora possa in buona fede dichiarare l’urgenza dell’intervento. I medici
che devono rilasciare il certificato che
autorizzi l’aborto devono prendere in
considerazione non soltanto « le condizioni attuali o ragionevolmente prevedibili » della donna, ma anche le « ragioni morali e sociali che essa adduce ». Questo inciso Vuole assicurare la
partecipazione almeno indiretta della
donna alle decisioni dei medici.
Anche per l’avvocato Gay, l’aborto
non va inteso come un mezzo normale
per la limitazione delle nascite e, quindi, accanto al problema dell’aborto, va
risolto quello dell’uso dei contraccettivi che in Italia rimane ancora legalmente interdetto. Infatti i medici possono bene prescrivere la pillola come
farmaco per particolari disturbi della
donna, ma non come contraccettivo,
essendo rimasta in piedi la legge che
considera reato il procurare la sterilità anche temporanea della donna.
Il problema morale
Il past. Alfredo Sonelli introduce il
suo discorso chiedendosi perché l’aborto è diventato oggi un problema in
Italia. Ciò è dovuto a tutto il movimento di ristrutturazione della società
e in particolare di emancipazione della donna. Non si tratta, quindi, di un
problema di permissività, ma di un
aspetto del più vasto problema di liberazione delle classi lavoratrici. Infatti, mentre i ceti abbienti hanno risolto il problema dell’aborto con mezzi propri, nella piena evasione della
legge, il proletariato e, specialmente
la donna, ne portano le conseguenze.
II problema dell’aborto è diversamente affrontato dalle chiese cristiane. La chiesa cattolica rimane ferma
nelle sue posizioni di radicale opposizione non solo all’aborto, ma anche alla cntracceziofie. Al contrario, le chiese protestanti, pur affermando che la
vita umana va difesa fin dal suo sorgere, hanno appoggiato le legislazioni
che regolano la pratica dell’aborto in
determinati casi (aborto terapeutico,
eugenetico, in caso di violenza, di incesto o di minore età della donna). Attualmente si indirizzano verso la « depenalizzazione » .dell’aborto e l’istituzione di servizi sociali e medici che
ne eliminino i moventi.
Una valutazione morale dell’aborto
dovrebbe anzitutto prescindere da affermazioni morali generiche e astratte, facili ogni volta che si è estranei
al problema, tanto più che la storia
dimostra che tali affermazioni astratte possono perfettamente coesistere
con una prassi del tutto opposta, quando il potere vuol difendersi o espandersi. Non ci sono cattedre di verità,
nella nostra società, perché all’astratta condanna dell’aborto fa riscontro
tutta una prassi che ha usato la guerra, l’oppressione, il massacro e la tortura come strumenti di potere, mentre la ricchezza dei pochi è fondata sulla miseria e la fame di molti.
Il past. Sonelli ritiene che non si
possa equiparare l’aborto all’omicidio.
Se è vero che l’embrione è umano e
che non si può considerare moralmente l’aborto come una comune operazione chirurgica, è anche vero che l’embrione e il feto non sono l’uomo. Perciò l’aborto ha la sua specifica gravità
morale che non è soppressione di un
uomo, ma rifiuto di far maturare l’embrione e farlo divenire un uomo. Simile rifiuto non si fa a cuor leggero.
Inoltre la gestazione non può essere
considerata una fatalità della donna
resa incinta, ma è un evento che interessa la donna con tutto il suo essere
e richiede, quindi, piena libertà e responsabilità. Soltanto una morale che
sancisca il dominio del maschio può
considerare la gestazione indipendentemente dalla volontà di donna. ¡I problema morale dell’aborto non è un
astratto giudizio sulla sua liceità o
non liceità, ma l’impegno della società
a combattere i fenomeni sociali che
stanno a monte e a valle dell’aborto
stesso e a fornire alla donna gli aiuti
adeguati, perché il suo diventar madre possa essere sempre una decisione libera e responsabile.
Proposte di soluzione
Conseguentemente va condannata la
attuale legislazione italiana sull’aborto, intrinsecamente ipocrita e classi
(continua a pag. 6)
Notiziario
pineroieso
NO ALL’AUTOSTRADA
Pinerolo. I contadini del Pinerolese
si sono mobilitati contro il progetto
di autostrada che dovrebbe collegare
Pinerolo a Torino e alla rete autostradale italiana. Una loro delegazione si
è recata mercoledì 27 dal sindaco di
Pinerolo sollecitando una precisa presa di posizione deH’amrainistrazione
comunale in merito. I contadini mettono in rilievo come l’autostrada in
progetto serva unicamente gli interessi della FIAT (che vedrebbe collegati
i propri stabilimenti di Bivalta e Volverá alla rete autostradale italiana) e
agli interessi speculativi, legati alla
destra DC ed al PLI, per la costruzione di case residenziali nelle zone di
Piossasco, Cantalupa, San Secondo e
Bricherasio. È stato inoltre sottolineato il danno che questa autostrada recherebbe all’agricoltura riducendo di
molto gli ettari di terreno coltivabile
ed aumentando le difficoltà (mancanza di sottopassaggi frequenti) nel pur
già diffìcile lavoro dei contadini. Inoltre i 40 miliardi necessari per la costruzione potrebbero essere spesi in
altri modi, nell’edilizia popolare ad
esempio, che rispondano di più ai reali bisogni della popolazione pinerolese. La Alleanza Contadina e le AdiTerra hanno preso posizione a fianco
dei contadini, mentre la Coldiretti non
sì è pronunciata facendo cosii ancora
una volta gli interessi della destra DC
che vuole la costruzione dell’autosrada.
FRANE
Bobbio. Una grande frana ha interrotto la strada per il Barbara all’altezza del ponte Lautaret. È la seconda volta che una frana interrompe la
strada da quando è stata asfaltata.
Questa volta ci vorrà molto tempo per
lo sgombero data l’importanza della
massa terrosa franata, ma non pare
che la provincia (che ha in manutenzione la strada) né il conte Calieri (che
l’ha fatta asfaltare) abbiano preso iniziative circa i lavori da fare.
REFERENDUM
Con due iniziative, la prima a Torre
Pellice venerd’, 1 marzo e la seconda
a Pinerolo sabato 2 marzo, il partito
comunista ha aperto ufficialmente la
campagna sul referendum. Il PCI intende gestire questa campagna con
tutte le forze politiche che si oppongono alla iniziativa del referendum.
Per questo nell’organizzare la manifestazione di Pinerolo ha invitato la sinistra DC ed il PSl. In entrambe le
riunioni si è messo in rilievo la natura politica del referendum. Non è solo
una questione di divorzio si o divorzio
no, ma dietro al referendum si nasconde un disegno reazionario che intende
riportare l’Italia al clima del 1948 e
dividere la classe operaia sulla base
delle sue convinzioni religiose. È contro questo disegno che occorre votare
no al referendum.
GLI ANZIANI
CONTRO IL COMUNE
Pinerolo. Domenica 3 marzo si è
svolta un’assemblea cittadina sulla situazione degli anziani nel comune di
Pinerolo. Il comitato di base che si
occupa del problema, ha messo in rilievo come il problema dell’anziano a
Pinerolo sia quello dell’aumento delle
pensioni, dell’abitazione (gli anziani
vivono spesso soli in alloggi senza riscaldamento ed in cattive condizioni
di manutenzione), dell’assistenza medica a domicilio ( spesso i medici della mutua che ora sono pagati a forfait
preferiscono inviare l’anziano in ospedale che curarlo regolarmente a domicilio), dell’assistenza para-medica
(mancanza di infermiere per le cure
a domicilio), di centri di incontro.
Queste cose sono note sia al comune,
che alla regione che alTamministrazione dell’ospedale civile. Ma in tutti questi enti non vi è la volontà politica di
fare qualcosa. L’amministrazione dell’ospedale non risponde alla domanda
di aprire un reparto geriatrico che pure per legge dovrebbe esserci in un
ospedale generale provinciale quale
quello di Pinerolo. Il comune fa promesse che non mantiene. L’anno scorso ha speso solo 3 dei IO milioni previsti per l’assistenza. Quest’anno ha
previsto una spesa di 16 milioni (ridotti poi a 10 dal CORECO) contro i
43 necessari, ma non ha mai cominciato ad assumere il personale necessario. L’assemblea è stata molto vivace soprattutto negli interventi degli
anziani che smentivano il sindaco circa l’atteggiamento dell’amrninistrazione comunale.
COSA SUCCEDE ALLA C.V.B.?
Bricherasio. Il collettivo operai studenti della Val Pellice ha diffuso un
volantino nel quale si denunciano le
condizioni di lavoro alla CVB, una piccola fabbrica di Cappella Moreri. Le
buste paga non sono compilate regolarmente, vengono dati premi fuori
busta, manca un riscaldamento efficente, e non vengono osservati gli accorgimenti antiinfortunistici.
Frànzoni a Pinerolo
Giovedì 14 marzo alle ore 21, presso
il cinema Roma di Pinerolo, don Giovanni Franzoni, ex abate di San Paolo
fuori le mura ed esponente del 7 novembre, terrà una conferenza sui temi della responsabilità del cristiano
di fronte alia proprietà.
5
8 marzo 1974 — N. 10
Vita, problemi, prospéttive delle chiese valdesi
F’g- 5
A FELONICA PO
Un mese intensamente dedicato a cercare
il senso della vocazione che Dio ci rivolge oggi
Il mese di febbraio è stato particolarmente ricco di spunti per un serio
ripensamento della nostra fede di credenti, appartenenti alla confessione
evangelica valdese.
La domenica 3 febbraio il Pastore
Giorgio Bouchard, delegato della Tavola per il nostro Distretto, ha predicalo sul testo del giovane ricco, ricop
dando come questo testo abbia influito sulla conversione di Valdesio. La
sera prima aveva presenziato ad una
seduta del Consiglio di Chiesa, allargata per l’occasione a tutti i membri
di Chiesa che lo desideravano, per procedere ad alcune decisioni riguardanti rammodernamento della Casa Pastorale di Felonica. L’ottimo spirito di
impegno dei presenti ha permesso di
prendere finalmente la decisione di
passare in primavera alla fase operativa.
Il 10 febbraio ha invece presieduto
il culto, il Pastore Luigi Santini, di Firenze. Lo si rivede sempre volentieri a
Felonica, dove è stato pastore titolare, e la sua presenza tra noi è occasione di gioia. Oltre al culto, il Pastore Santini ha tenuto, la sera del sabato, una interessantissima conversazione sui « poveri di Lione » e sui « poveri lombardi » che con le loro affinità
e diversità, in parte seguendo la volontà di Valdesio e in parte radicalizzando le istanze teologiche da lui poste, hanno dato origine al movimento
Valdese. Nel pomeriggio della domenica l’Unione Femminile ha ricevuto con
arande gioia la sig.ra Santini che ha
dato un esauriente quadro delle opere
di Firenze.
Il 17 febbraio, la meditazione sulla
origine del movimento valdese e sul
suo costituirsi in seguito in Chiesa Riformata, è continuata nella giornata
comunitaria organizzata per l’occasione. Il culto del mattino è stato motivo
di ripensamento sul significato della
festa del XVII Febbraio rispondendo a
queste domande: Può, il 17 febbraio,
essere considerata una festa puramente valligiana riservata ai Valdesi delle
Valli? Se non è possibile ricreare quel
vivo senso di liberazione tipico delle
feste subito dopo il 1848, perché non
lasciamo cadere questa ricorrenza rilenendola inutile, come Paolo riteneva inutili certe tradizioni religiose dell’ebraismo? Qual’è l’esigenza di fondo
die spinge gli evangelici valdesi e non
soltanto valdesi, a trovare nel 17 febbraio un particolare motivo di ripensamento per la vocazione che Dio rivolge oggi ai discendenti dei poveri
lombardi che non vogliono e non possono essere isolati o meglio introversi
nel vivere la loro fede in Cristo? .
Una sessantina di commensali si sono poi ritrovati nella nostra sala delle attività per l'agape fraterna. Questa
ha avuto luogo a mezzogiorno anziché
alla sera come di consuetudine, perché nel pomeriggio vi era un fatto
nuovo. Un gruppo di persone della Comunità ha infatti portato in scena
«L’Alba» di Edina Ribet che si presta molto bene ad un ripensamento
della storia valdese dagli inizi a dopo
la Riforma. La buona volontà e l’impegno di tutti hanno superato le non
lievi difficoltà. Tanta fatica non è stata vana perchè il lavoro è stato apprezzato anche al di fuori della comunità e c’è chi ha chiesto di ripetere
questa recita tra qualche tempo.
A PACHINO
Da Pachino, sull'estremo lembo della Sicilia, all’incrocio dello Ionio e del
Mediterraneo: la chiesa ha vissuto
amarezze, incomprensioni e tensioni,
ma la sua anima vive, ed essa si sforza di vivere una vita serena sotto lo
sguardo di Dio.
Le attività procedono regolari. Il pastore Sergio Ribet lavora... su doppio
binario, perché quest’anno gli è stata
affidata pure la chiesa metodista di
Scicli, per cui ben tre volte la settimana si reca là. Qui a Pachino abbiamo le varie attività: il mercoledì sera
lo studio biblico; ogni 15 giorni la riunione dell’Unione femminile con studi
tenuti a turno tra sorelle; venerdì incontri religiosi e culturali con cattolici: il primo incontro si è tenuto nella chiesa valdese con partecipazione di
quattro sacerdoti, molte suore e parecchie persone, intellettuali, elemento
femminile, assente quello maschile come pure gli studenti. Al secondo incontro, nella chiesa « Madonna di Pompei », eravamo più noi evangelici che
i cattolici; molta freddezza, forse per
l’ampiezza della chiesa.
Il 17 febbraio al culto eravamo 51,
molti i partecipanti alla Cena del Si
gnore; la sera una gioiosa agape fraterna con canti e giochi.
Chiediamo al Signore i suoi doni ed
Egli non ce li farà mancare. Benché
ancora vi sia una separazione, attendiamo fiduciosi che il miracolo avvenga e la chiesa di Pachino prosperi.
«Afflitti da svariate prove, affinché la
prova della vostra fede... risulti a vostra lode, gloria e onore » (1 Pietro 1,7).
Ester Trobia
L'Assemblea di Chiesa del 24 febbraio, dedicata all’esame conclusivo
del libro di G. Toum « Una Chiesa in
analisi », già studiato da un gruppo di
persone, ha concluso questo mese così
intensamente dedicato alla ricerca sul
significato della vocazione che Dio ha
rivolto alla nostra Chiesa.
L’attività dell’Unione Femminile prosegue regolarmente con riunioni quindicinali. Come per gli anni scorsi si
hanno anche riunioni serali per coloro che non possono frequentare alla
domenica pomeriggio. Attualmente,
dopo aver seguito in parte le lezioni
della Scuola Domenicale, l’argomento
di studio è il divorzio.
Bruno Costabel
SAN GERMANO CHISONE
Il culto di domenica 3 marzo, domenica missionaria, è stato presieduto dal
pastore Gustavo Berlin. I san germanesi si sono rallegrati di rivedere e riascoltare il pastore Berlin ed hanno partecipato in buon numero alla Santa
Cena che è stata celebrata nel corso
del culto. La colletta verrà versata alla
CEVA.A, tramite la Tavola. Ci auguriamo che in molte comtmità si sia potuto riflettere al significato del nostro impegno missionario. Un grazie sincero al
collega Berlin per la sua apprezzata
collaborazione.
Il pastore Conte ha fatto un rapidissimo giro a Firenze-Roma, dove ha parlato della « missione oggi » sia in occasione di culti sia in occasione di incontri nel corso dei quali si è svolto anche
un breve dibattito. Un grazie ai pastori
ed alle comunità di Firenze e di Roma
(Piazza Cavour) e Roma (Via IV Novembre), così come al Centro Evangelico di Cultura, che hanno voluto organizzare questi incontri.
OiovANNi Conte
Villar Penosa
Uno splendido 17 Faliliraio
A IVREA
Al lavoro su varie linee, con l’apporto di molti
Da alcuni mesi la voce della comunità di Ivrea non si è più fatta sentire sulle pagine del nostro settimanale.
Ciò non significa che non ci sia nulla
da dire o che la comunità non riesca
ad esprimere concretamente qualcosa
di nuovo; ci rendiamo conto certamente delle nostre carenze e della assenza
di ’novità’ ecclesiastiche degne d’essere pubblicizzate, tuttavia non abbandoniamo la nostra fiducia in Colui che,
mediante la Sua grazia, e indipendentemente dai nostri lamenti, agisce in
ognuno di noi e ci concede di sperare
contro ogni speranza e contro ogni
rassegnazione. « Può darsi — scriveva
Bonhoeffer — che la comunità cristiana si distingua per la sua notevole debolezza, per le sue molte difficoltà interne e per la sua scarsità di fede;
che importa? Se invece di essere riconoscenti non sappiamo fare altro che
ripetere a Dio il nostro lamento sulla
povertà e l’insufficienza spirituale dei
cristiani, noi impediamo a Dio di donare alla nostra comunità la crescita
secondo la misura e la ricchezza dei
doni che Egli ha preparato per noi in
Gesù Cristo. Un pastore non deve lamentarsi della sua parrocchia, neppure con Dio stesso; essa non gli è stata affidata perché egli se ne faccia l’accusatore davanti a Dio e davanti agli
uomini ».
Pertanto, bando ai lamenti anche se
talvolta è difficile trattenerli ’in pectore’!
Abbiamo avuto, domenica 9 dicembre, la « Giornata della solidarietà ».
com’è stata chiamata, invece della domenica del « bazar » o della vendita
di beneficenza. L’Unione femminile ha
infranto la tradizione del « bazar » e
si è chiesta se non fosse possibile reperire i fondi necessari seguendo una
via diversa. Il risultato è stato notevole. L’intera somma è stata distribuita ad alcuni istituti della Chiesa Valdese e al Centro spastici di Ivrea.
Il culto della domenica precedente
il Natale è stato condotto dai ragazzi
della Scuola Domenicale con uno sceneggiato dal titolo: « Perché sei venuto? ». La giornata è stata allietata da
un pranzo in comune: un’occasione
sempre gradita ai nostri ragazzi per
godere della reciproca compagnia. In
novembre, abbiamo avuto il piacere
di ricevere la visita della S.D. di Torino (Corso Principe Qddone). È stata
una buona occasione per ritrovarci e
trascorrere alcune ore insieme.
Lo sciopero domenicale degli autobus locali ha reso più difficile la partecipazione di varie famiglie al culto.
■Tuttavia, domenica 17 febbraio, con
un triplice giro in taxi alla periferia
di Ivrea, varie persone hanno potuto
essere presenti al culto commemorativo della Emancipazione valdese. Abbiamo già dedicato cinque predicazioni alla rievocazione del movimento valdese, in un contesto biblico e di attualità, in modo da sensibilizzare prima
di tutto gli evangelici ai temi più importanti della prima Riforma. Quanto
aH'esterno, non avendo potuto per ora
fissare una conferenza sulTottayo centenario del valdismo, il Consiglio di
chiesa ha accettato la proposta di far
pervenire gratuitamente all incirca
duecento opuscoli della Società di Studi Valdesi: Valdo e la protesta valdese
(di G. Tourn) ad altrettante famiglie
della città. La distribuzione è m atto
da alcuni giorni.
Un terzo pranzo comunitario, a prezzo modesto, ha riunito una_ cinquantina di persone (varie famiglie al completo) per l’agape tradizionale. Lo studio del libro di Giorgio Tourn, Una
chiesa in analisi, è condotto da un modesto gruppo di persone: troppo modesto come numero! . _ .
Aspettiamo la visita che^ ci rara il
Past. Tullio Vinar, egli sara ad Ivrea,
D. V., il 27 marzo e terrà una conferenza pubblica sulle cose da lui vedute
nel Sud-Vietnam. .
E deceduta in gennaio la ^gnora
Jeanne Delachaux ved. Mogli. Di origine svizzera, si era sposata con un
italiano ed era assai conosciuta nell’ambiente eporediese. In assenp del
pastore, il servizio funebre e stato presieduto da Mario Castellani. Al fra lo ed ai congiunti giunga la nostra cristiana simpatia.
Il culto del 24 febbraio è stato interamente affidato alla responsabilità di
alcune sorelle in fede; di Ivrea e della
chiesa valdese di Aosta. La liturgia
nelle sue varie parti era stata preparata in origine dalle donile, evangeliche
giapponesi in occasione della Giornata
mondiale di preghiera. Ci siamo rallegrati di questa collaborazione ed abbiamo apprezzato il messaggio biblico
presente nelle preghiere, nel canto e
nella meditazione della Parola di Dio.
Il 28 febbraio è deceduta a Loranzé
una bella figura di credente: Giulia
Cristoforo n. Maggiore. Aveva 86 anni
ed era rimasta vedova pochi anni dopo il suo matrimonio. La fede cristia’»a l’aveva sorretta nelle alterne vicende della vita e, pur Vivendo nella diaspora, fino a qualche anno fa, era stata presente ai culti e nella vita della
chiesa. La ricordiamo con affetto ed
esprimiamo a quanti sono nel lutto, la
nostra viva partecipazione al loro dolore, sorretti dalla speranza cristiana.
Ermanno Rostan
I pronostici non sembravano favorevoli, l’austerità della circolazione, i costi aumentati,
persino .per il pranzo tradizionale, la pioggia
persistente... Eppure, grazie a Dio, abbiamo
vissuto uno dei 17 febbraio più belli di quanti ne abbiamo trascorsi insieme.
Fin dal sabato mattina erano giunti dalla
Germaniai Pastori Schofer, presidente dei Vaidesi di Germania ed il Dr. Eiss redattore del
giornale che collega l’ampia famiglia di questi
nostri confratelli, venuti apposta per essere a
fianco del .pastore Geymet in occasione di quest’ultimo 17 febbraio del suo servizio attivo.
Poi, man mano erano giunti ancora ospiti da
Carema, Ivrea, Torino oltre ai congiunti di
numerose famiglie della comunità.
Alle ore venti, non appena le nostre campane si misero a suonare a distesa e malgrado la pioggia sempre fitta i falò tradizionali si accesero rapidamente da ogni parte.
Naturalmente solo pochi avevano potuto ripararli a tempo con tende di naylon, altrove
qualche secchio di cherosene e vecchie gomme
d’automobile sfidarono vittoriosamente la pioggia. Attorno ai falò molta gente, attorno a
quello del tempio si cantava. Dopo i falò, liete
riunioni familiari...
II culto del 17 sì e svolto molto bene e con
gran concorso di fratelli, malgrado la pioggia
incessante, il divieto di circolazione e lo sciopero dei pullman! Quest’anno abbiam dovuto
concentrare tutto in una sola domenica : abbiamo così avuto due ore ben riempite con la
predicazione del nostro Pastore e i messaggi
dei nostri graditi ospiti: il Past. Schofer, presidente dei Valdesi di Germania, che ci ha
parlato in francese e il Pastore Eiss, delle
Colonie Valdesi, che ci ha parlato in italiano.
Questi messaggi sono stati alternati coi canti
della Corale, della Scuola Domenicale e con
alcune poesie dei nostri bimbi, inneggianti al
17. Solenne, come sempre, il « Giuro » cantato in piedi dall’assemblea e la celebrazione
della S. Cena.
Dopo i messaggi, una gradita parentesi:
rinsediamento nel loro ufficio dei due nuovi anziani eletti dalla recente assemblea di
Chiesa : Sergio Pons e Emilio Barus entrambi zelanti collaboratori nelle attività della
Chiesa.
Una sorpresa - Dopo il culto, nel salone sottostante; l’agape fraterna ha riunito 130 commensali ai quali era riserbata una sorpresa :
rabbellimento della cucina fatto dall’Unione
Femminile col provento dell’ultimo bazar e la
I lettori ci scrivono
RILEGGENDO
BORGHESIA E LitìERTA’
Un lettore, da Milano;
Caro direttore,
il suo articolo Borghesi? apparso sulla « Luce » dell’8 febbraio u. s. in risposta ad una
sprezzante definizione del periodico stesso
(«La Luce espressione della borghesia valdese ») data da Giorgio .Girardet su « Settegiorni » del 9 dicembre u.s., mi induce ad alcune
riflessioni che mi permetto indirizzarle.
Proprio in questi giorni leggendo gli scritti
politici di Piero Gobetti (una lettura consigliabile anche ai nostri profeti armati) sono
stato colpito dalla lucidità e dalla attualità
della tesi che TU novembre 1924 egli sosteneva nel saluto inviato « all’altro parlamento » che era suU’Aventino; tesi che viene
messa in giusto rilievo da Paolo Spriano nella
bella introduzione agli scritti gobettiani editi
da Einaudi : « Mai come questa volta la lotta
politica in Italia avrà avuto una impostazione
tanto semplice e precisa: da una parte i nazionalisti, i clericali, i conservatori, gli avvocati
degli agrari e degli industriali protetti, i rinati dei partiti vecchi e nuovi, gli avventurieri della politica; dall’altra le masse dei lavoratori coi borghesi rimasti fedeli ai loro
ideali di libertà t).
A distanza di mezzo secolo qualcosa di molto simile si sta ripetendo e la diagnosi politica
gobettiana si riconferma in tutto il suo lucido
c valido realismo: in Italia si portano sempre
vasi a Samo reazionaria procedendo per schemi libreschi in una goliardica e velleitaria
azione, più folcloristica che rivoluzionaria,
nella quale si trovano sempre impegnate frange di piccoli-borghesi (e comunque piccoli
marxisti) che, del tutto estranei alla realtà
socio-economica del mondo operaio e contadino, cercano freudiano conforto alle proprie
frustrazioni autocandidandosi alfieri non richiesti di bandiere proletarie molto più grandi di loro.
In una situazione così variamente composita quale la sociologia delle classi in Italia,
dove contrastanti « culture » passano all’interno di una stessa classe ed invece « un’unica
cultura » fa da solido cemento ad un dominante intrclassìsmo conservatore se non reazionario, procedere a testa bassa sulla base di slogans catechistici di un libro mal digerito può
essere comprensibile e scusabile nella esuberante passione politica di una gioventù ancora impubere, io è assai meno per la piena
maturità di un pensiero critico adulto.
In una società quale quella italiana dove
« l’unica cultura » a base popolare è quella
cattolica, l’azione di una borghesia « fedele ai
suoi ideali di libertà » (e quella valdese lo è
stata e lo è in piena dignità) non può che procedere insieme ai più vasti interessi ed alle
aspirazioni del proleteriato indirizzandole nel
solco di un’altra cultura europea, che col
Rinascimento ha rivendicato all uomo il suo
diritto alla libertà ed alla autonomia della ricerca nell’ambito di tutto ciò che è umano;
con la Riforma ha trasportato questo diritto
sul piano religioso dando vita ad un rapporto
con Dio, diretto e non più mediato; con l’Illuminismo e le sue rivoluzioni ha negato il
carattere divino e privilegiato del potere af
termando per l’uomtì il diritto di e^rimerlo
e dì controllarlo; con la Rivoluzione socialista
ha inteso dare sostanza alla eguaglianza dei
diritti umani nella concreta realizzazione di
più giusti e paritetici rapporti economici e sociali.
È ormai convinzione di molti che una borghesia « culturalmente europea », in un paese come il nostro che noti ha mai fatto una rivoluzione (neppure quelle cosidette borghesi)
ma soltanto tumulti, abbia un suo preciso
compito rivoluzionario nei confronti di strutture societarie —• quali le nostre — dove è
assai più evidente l’impronta e lo spirito di
una cultura antiquata piuttosto che quella di
una moderna ed aggiornata cultura europea :
solo in Italia è infatti concepibile e possibile,
come mezzo per una svolta reazionaria, un referendum abrogativo di una legge permissiva
e non obbligatoria come quella sul divorzio!
In questa difficile ora per le sorti delle stesse
istituzioni democratiche si può ancora ritenere forse più valida la tesi gobettiana di un movimento operaio alleato ad una « borghesia fedele ai suoi ideali di libertà » che quella di
sperare nell’apporto di un « populismo religioso » che nella stretta finale — magari con intimo e sincero dolore — finisce sempre col
ripiegare neH’obbedienza alla gerarchia, anche solo quando questa in forma discreta sì
limita a togliere alla rivoluzione l’assistente
ecclesiastico!
Siamo ormai alla vigilia di un decisivo
scontro politico: il referendum sul divorzio;
la borghesia valdese e non valdese molto probabilmente non mancherà all’appuntamento :
auguriamoci che sulla base di una scelta di
classe molti non facciano esattamente il contrario, con buona pace di Giorgio Girardet!!
Cordialità
Aurelio Mauri Paglini
GRAZIE
Torre Pellice, 2 marzo 1974
Signor direttore.
La ringrazio vivamente di avere pubblicato
le pagine curate dalla Fed. Femm. Valdese,
nelle quali un gruppo di fedeli collaboratrici,
dopo accurate ricerche, ha presentato l’apporto della donna nel Movimento e nella Chiesa
Valdese nel corso degli 8 secoli. Documentazione che costituisce un valido contributo per
una seria .preparazione alle celebrazioni dell’8"
centenario. I nostri sentimenti nel ricordare le
inaudite sofferenze di tanti martiri, le lotte
disumane , le difficoltà di ogni genere sopportate durante le persecuzioni sono ben lungi
dall’essere un compiacimento delle gesta degli
avi e un’autoglorificazione, come qualcuno li
qualìfica con molta presunzione e superficialità, ma sono ben più profondi e costruttivi.
E così è per la maggioranza del popolo Valdese.
Con molti ringraziamenti e saluti
Lina Varese
pavimentazione del salone con belle piastrelle
di marmo. Questa seconda realizzazione ci assillava da alcuni anni per mancanza di fondi. Ma, visto il continuo aumento dei prezzi,
alcuni membri del Concistoro hanno incoraggiato il Pastore a compiere un atto di fede e
tutti si sono messi al lavoro con buona volontà e entusiasmo.
I mezzi, come per miracolo, a poco a poco
sono giunti ed ora, lo diciamo con profonda
gioia, il traguardo è ormai vicino!
L’agape. Preparata con amore dalle nostre
brave volontarie, è stata rallegrata dalla presenza delle autorità e da vari amici, venuti
anche da lontano. Parecchi i discorsi pronunciati, tutti cordiali e tutti fraterni. Il sindaco
di Pinasca, Richiardone, dopo aver parlato con
passione, domandò che si organizzasse ancora
un viaggio in Germania eppoi, dopo aver alluso al rincrescimento suo e di molti per la
prossima partenza del Pastore Geymet, lo attirò a sé e lo abbracciò mentre l’Assemblea
non risparmiava certo gir applausi. L’unica
nota triste, la manzanza del Pastore Cortes,
trattenuto per motivi di famiglia: gli abbiamo
inviato un messaggio con tutte le firme. ,
II pomeriggio valdese. Canti e assoli di giovani ottime voci rievocanti antichi canti goliardi svizzeri eppoi « I racconti del vecchio
nonno » in patois, rievocanti l’esilio di Alexis
Muston, in cui recitarono genitori e figliuoli
insieme. Particolare commomente: uno degli
attori aveva dovuto portare la sera prima la
propria moglie all’ospedale, per subirvi una
operazione. Per volontà di lei e per non lasciare il suo posto vuoto, recitò lo stesso.
La serata. La cena ha raccolto ancora una
settantina di fratelli e poi ha avuto luogo la
serata nella quale la Banda dell’Inversq diretta dal Maestro Coucorurde, ci ha suonato
con bravura un magnifico repertorio.
I nostri giovani hanno interpretato con impegno la rievocazione di Pietro Valdo scritta
dal Pastore Cipriano Tourn (ottimo lavoro
che contiene un profondo messaggio) e tutti
sono stati concordi neU’escIamare : « Questa
era veramente una recita da 17 febbraio e
questi giovani sono una promessa per l’avvenire! ». Per spontanea richiesta del pubblico
dovette essere ripetuta ancora la recita del
vecchio nonno in patois, già data nel pomeriggio. La serata conclusa con l’estrazione di
una lotteria « Pro pavimento » lanciata da una
nostra sorella : ha avuto un esito insperato!
Siamo riconoscenti al Signore per questa
bella giornata che ci ha permesso di trascorrere insieme in serenità e nello spirito del
Centenario.
Visito unionista. Il 10 febbraio, un gruppo
di sorelle nostre si è recato in visita all’Unione Femminile di Angrogna, trascorrendovi un
ottimo pomeriggio. Grazie di cuore a queste
care sorelle per la loro fraterna accoglienza e
per il loro té così ben guernlto!
Un grazie particolare alla signora Coisson
ed al Pastore per le belle diapositive su «Angrogna nella storia valdese ». B. O.
N.d.r.: abbiamo ricevuto altre lettere (una
al momento di andare in macchina) e per
mancanza di spazio siamo costretti a rinviarne
la pubblicazione al numero prossimo.
San Secondo
Le abbondanti pioggie del 16 febbraio non
hanno impedito a gruppi di volenterosi di
preparare i fuochi di gioia che sono stati accesi alle ore 20, al suono della campana.
La mattina del 17, il tempio era quasi al
completo. La Corale ha eseguito un inno ed
un coro di circostanza. Al termine del culto,
dopo aver celebrato la S. Cena, l’assemblea
ha cantato il « Giuro di Sibaud ».
AUe 12.30, un centinaio di fratelli e sorelle
si sono ritrovati neUa sala per l’agape fraterna preparata con cura da Renato Don, Valdo
Rivoira e Bruno Gardiol e servita da un
gruppo di signorine. Ringraziamo sentitamente
tutti coloro che hanno collaborato in questo
servizio. La giornata è stata vissuta all’insegna
dell’amore fraterno.
Sabato 2 marzo la Filodrammatica di Angrogna ha presentato con competenza e bravura un lavoro in quattro quadri dal titolo
« Caro padre la guerra è ingiusta » ed è stata
lungamente applaudita. Rinnoviamo a questi
fratelli i nostri ringraziamenti.
Domenica 3 marzo le sorelle dell’Unione
Femminile di Prarostino e San Secondo si sono ritrovate nella sala per la « Giornata di
preghiera ».
Martedì 5 marzo nel cimitero di San Secondo sono state inumate le spoglie mortali
di Don Luigia ved. Gay, di armi 87, deceduta
all’ospedale valdese di Torre PeUice. La nostra sorella originaria della Lombarda trascorse la maggior parte della sua vita al Baussan,
dove il marito gestiva una macelleria.
Esprimiamo la nostra simpatia cristiana ai
familiari. A. G.
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I congiunti della defunta
Susanna Adele Barai
ved. Micol
ringraziano sentitamente coloro che
presero parte al loro dolore e particolarmente il past. Cipriano Toum, il
dott. Peyrot e i vicini di casa.
Perosa Argentina, 20 febbraio 1974.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 10 — 8 marzo 1974
VITA ITALIANA a cura di Emilio Nilti
Si è aperta la crisi di gaveraa;
CMia si cMerà?
Torbide prospettive — La crisi voluta dalla destra
richiede una soluzione di sinistra
La riuscita del grande sciopero generale nazionale del 27 febbraio voleva segnare un momento concreto di ripresa
o;uaiuoui pu ‘ainonpuis BAijnizmi,ipp
in cui il peso del carovita, autorizzato
dal governo, e la minaccia della disoccupazione sono divenute insostenibili.
Nelle intenzioni dei sindacati le varie
manifestazioni organizzate nelle principali città d’Italia volevano essere uno
stimolo per il governo a prendere quelle iniziative politiche ed economiche a
favore dei lavoratori, che sono state
trascurate fino ad oggi. Questo è stato
il senso dei discorsi ufficiali dei sindacalisti e queste sono state pure le direttive date dal PCI agli attivisti: Sciopero
contro il carovita, non contro il governo. Ma come è possibile ignorare le responsabilità del governo e non condannare le sue scelte sbagliate, nel momento in cui lo scandalo per le speculazioni dei petrolieri e il sospetto di
corruzione coinvolge ministri e parlamentari della maggioranza?
— Aumenta il pane, la pasta e la benzina, questo governo deve andare via!
Questo era uno slogan delle manifestazioni del 27, uno dei tanti che dimostravano che le sottigliezze e le prudenze dei sindacalisti e degli attivisti della
sinistra parlamentare non avevano fatto presa sulla gran massa dei lavoratori. Mai desiderio popolare è stato così prontamente esaudito... tre giorni
dopo il governo Rumor rassegnava le
dimissioni!
Ma non c’è molto da stare allegri: in
realtà il governo è caduto per una manovra di destra voluta dall’on. La Malfa (e quindi dal PRI) e da ampi settori
reazionari della stessa DC. La Malfa
andandosene ha polemizzato violentemente contro i sindacati dei lavoratori
e il danno che lo sciopero generale ha
procurato alla produzione nazionale,
ma in realtà non è stato lo sciopero a
determinare la crisi del governo, ma al
contrario la orisi, voluta da La Malfa,
tende a colpire e fermare la ripresa della mobilitazione dei sindacati sui temi
fondamentali delle riforme.
Il problema che ha determinato ufficialmente le dimissioni di La Malfa, e
quindi dell’intero governo, è stato il
contrasto sul modo di porre im freno
airinflazione e, più in generale, alla crisi economica italiana. La Malfa, seguendo le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale era disposto ad attuare misure economiche dette di deflazione e prima fra tutte la compressione dei crediti. Comprimere i crediti
significa ridurre l’espansione industriale, o addirittura ridurre l’attività industriale di alcuni settori e questo, anche
se alleggerisce il .peso delle casse dello
Stato, aumenta la disoccupazione e aggrava i bilanci familiari dei cittadini. È
questo quello che si intende per « far
pagare la crisi ai lavoratori »! È stato
quindi inevitabile che a tali orientamenti si opponesse il PSI, attraverso il
ministro del bilancio on. Giolitti. Il PSI,
nonostante i suoi gravi compromessi,
non può cedere su taluni punti qualificanti che danneggiano in modo diretto
i ceti meno abbienti ed ha dimostrato
di non aver dimenticato la sua origine
proletaria, richiamando il governo alle
scelte programmatiche che furono alla
base della sua costituzione. Che d’altra
parte nel governo Rumor stesso ci fossero pesanti condizionamenti reazionari Io testimonia il fatto che nell’ultima
seduta, quella stessa delle dimissioni,
sia stato fissato il referendum abrogativo della legge sul divorzio per il 12
maggio p.v.: xm colpo di coda che renderà inevitabile quel referendum, sul
nordsudestovest
significato e sulle conseguenze del quale' abbiamo già di recente espresso la
nostra opinione.
Si può comprendere che la conciliazione tra le due linee di politica, quella
indicata dai PSI e quella del PRI, sia
molto difficile; eppure una scelta è necessaria e compete innanzitutto alla
DC, quale partito di maggioranza. Questo non semplifica certo di problema e
l’on. Donat Cattin ha parlato di « torbide prospettive » qualora venisse a mancare una corretta scelta di linea da parte della DC.
Già da oggi tutte le più torbide prospettive sono possibili: un governo monocolore, magari per gestire in modo
reazionario il referendum, il che porterebbe un irrigidimento forse irreparabile tra i due blocchi, quello clerico-fascista e quello laico-marxista; elzioni
anticipate al posto del referendum c
dopo il referendum... e non trascuriamo l’eventualità sciagurata di un golpe! Nella migliore ipotesi l’attuale crisi
di governo porterà un ritardo airattuazione di quelle riforme che i lavoratori
hanno richiesto con lo sciopero del 27,
che tutta la popolazione aspetta con ansia, alla quale è legata la credibilità del
sistema democratico repubblicano. È
di qui che passa l’unica via per uscire
dalla crisi economica e dai quelle periodiche di governo. Alla crisi voluta dalla
destra si deve rispondere con una soluzione chiaramente di sinistra, cioè
chiaramente democratica e ix>polare. È
necessario che il nuovo centro^sinistra
faccia le riforme e non si contenti di
metterle nei suoi programmi. Le riforme, intese come investimento produttivo, possono spezzare la spirale dell’inflazione favorendo i consumi sociali e
costituendo una concreta rivalutazione
del salario: questo è stato già da tempo affermato e riconosciuto. Se il nuovo 'governo vorrà attuarlo troverà anche quella stabilità che è stata tante
volte auspicata e che alcuni vorrebbero
trovare in soluzioni estranee alla nostra Costituzione, ma che deve essere
ricercata invece nella collaborazione
con le organizzazioni storiche della
classe operaia.
Dibattito suii'aborto
{segue da pag. 4)
sta: da essa deriva sia la spaventosa
realtà degli aborti ciandestini che minano ia vita di tante donne del popolo, sia il turpe mercato della cosidetta
« fabbrica degii angeli », il cui profitto
annuo in Italia è valutato dai 30 ai 300
miiiardi. Il progetto Fortuna è già un
passo serio e decisivo per uscire dal
colpevole immobilismo che in questi
26 anni dalla promulgazione della Costituzione Repubbiicana ha sabotato
ogni riforma seria dei codici. II progetto Fortuna è il minimo che si possa fare, anche se sembra il massimo
che — allo stato attuale — si possa ottenere. Tuttavia la soluzione equa è
soltanto ia depenalizzazione deil’aborto, cioè il toglierlo dal codice penaie,
non considerarlo più reato (quando è
voluto liberamente dalia donna), ma
considerarlo come un fenomeno sociale grave che va affrontato sul piano
medico-sociale. È quindi necessaria ia
istituzione di servizi medico-sociali
che, anzitutto, perpiettano una adeguata educazione sessuale fin dalle scuole, una franca diffusione dei mezzi contraccettivi, adeguate previdenze sociali nei confronti delle madri nubili e
dei figli nati fuori del matrimonio, una
adeguata assistenza medica, psicologica e sociale alle donne che si trovano
dinanzi la scelta di continuare una
gravidanza pericolosa o non desiderata o di abortire. Infine è necessaria
una ristrutturazione della società che
garantisca alla madre e al figlio — alla famiglia intera — una prospettiva
serena di vita.
Contributi della discussione
La discussione si è svolta soprattutto su alcuni temi di fondo, ed ha permesso di chiarire che la lotta per il
radicale cambiamento della legislazione in materia di aborto non intende
giustificare in astratto l'aborto, ma soltanto affrontarne onestamente il problema che, secondo le statistiche, interessa 30 milioni di donne nel mondo.
Veniva confermata la necessità della
educazione sessuale nelle scuole e della diffusione dei contraccettivi, come
inepo normale per rendere la maternità libera e responsabile. Veniva anche confutata l’accusa che la regolamentazione dell’aborto sia il primo
passo verso la eliminazione degli anziani, degli handicappati e di tutti coloro che vengono considerati « improduttivi ». Tali aberrazioni sono possibili nella logica oppressiva del potere,
ma sono del tutto opposte alle richieste del movimento di liberazione degli
uomini: nessun movimento o partito
o stato socialista ha mai preso in considerazione queste aberrazioni, tipiche
del razzismo fascista. Perciò l’obiezione è del tutto astratta e pretestuosa.
A. S.
Diritti ciiriii
e gii otto roferonduoi
Art. 1 - La religione cattolica è la sola religione dello Stato.
Art. 10 - Speciale esenzione dal servizio militare, dalla giuria, da prestazioni
personali dei dignitari della Chiesa {cattolica), delle persone della Corte pontificia, dei funzionari di ruolo indispensabili alla S. Sede.
Art. 17 - Le retribuzioni di dignitari,
impiegati, salariati della S. Sede sono
esenti da tributi.
Art. 23 - Esecuzione in Italia delle
sentenze dei tribunali ecclesiastici e dei
provvedimenti delle autorità ecclesiaIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Conferenza del prof. Soggin, a Torino
L'antlsemKIsmo In Italia
A fine gennaio la Fondazione ebraica di To
rino ha accolto il prof. Antonio Di Nola, ve
nuto a presentare in pubblico dibattito i risul
tati di un’inchiesta, condotta con un gruppo d
collaboratori e pubblicata da Vallecchi
Antisemitismo in Italia (1962-’72).
Il 28 febbraio è stato a sua volta ospite della fondazione ebraica torinese il prof. Alberto
Soggin, il quale ha ripreso il tema, e lo ha
inquadrato in un panorama assai ampio, ben
oltre le frontiere italiane, arricchendo poi la
documentazione di dati e di considerazioni.
Come già il Di Nola, il Soggin ha distinto
nettamente due tipi di antisemitismo oggi presenti : da un lato quello di matrice fascista
(spesso clerico-fascista), che è rimasto sordidamente quello che era, un’aberranza grossolana; dall’altro il diffondersi, più o meno appariscente, dell’infezione antisemita anche nella sinistra, sia marxista sia cattolica. A chi,
nella discussione che si è poi avviata vivace,
gli faceva notare che pareva insistere più sul
secondo che sul primo tipo di antisemitismo,
il Soggin rispondeva che c’era una ragione :
quello fascista è un fenomeno di patologia sociale, da quel lato non è possibile alcuna discussione, non c’è che il rifiuto e, se del caso,
la denuncia penale; ben diversa la situazione
sull’altro fronte : nella sinistra le tracce di
antisemitismo sono manifestazioni accidentali
o conseguenze di posizioni ideologiche e politiche, con le quali è possibile e necessario il
confronto e il dibattito. Conferenza e dibattito sono stati molto vivaci e ricchi di spunti;
peccato che fosse largamente assente l’elemento non israelita, e in particolare evangelico.
Nello sfondo, tuttavia, c’era, e per un momento è affiorato, il mistero deU’antisemitismo, lato oscuro e doloroso del mistero d’Israele, che
finisce sempre per superare le ragioni e spiegazioni psieologiche, sociologiche, ideologiche,
politiche, come ricordava l’avv. Bruno Segre.
QUALUNQUISMO
ALL’ITALIANA
■ Dopo la decisione della Francia e dell’Italia, e in seguito ad essa, anche il Belgio e
il Lussemburgo hanno chiuso per alcune settimane le frontiere alle importazioni di carni
fresche e refrigerate da paesi non facenti parte della CEE.
H Giappone ed Egitto hanno concluso un
accordo : Tokio fornirà al Cairo, nei prossimi due anni, un prestito di 30 miliardi di
yen (circa 65 miliardi di lire) al tasso di
3,5%, rimborsabile in 25 anni dopo un periodo di mora di 7 anni. Questo prestito si aggiunge all’aiuto, pari a circa 90 miliardi di
lire, già promesso dal Giappone e destinato
alla riattivazione del Canale di Suez.
■ L’Irak e la Repubblica federale di Germania hanno deciso di ristabilire le relazioni diplomatiche, rotte nel 1965.
H L’Università di Nairobi è stata chiusa
in seguito ai disordini verificatisi negli
ultimi giorni.
■ I servizi guardacoste degli USA hanno
fermato il peschereccio sovietico « Ar
matiirchik » al largo delle isole Semidi, in
Alaska. Il peschereccio, che pescava nelle acque territoriali statunitensi, è stato scortato
alle isole Kodiak dove il comandante è stato
deferito alla magistratura americana sotto
l’accusa di pesca illegale.
Mentre attendiamo tutti, col fiato sospeso, gli sviluppi della situazione politica italiana
a seguito della crisi governativa testé
apertasi, giova riandare alla storia del
dopoguerra fino ai giorni nostri (dunque alla storia degli ultimi 20-30 anni),
per cercar di capire come e perché si
sia giunti a tanta corruzione, a tanta
inefficienza, a tanta generale sfiducia.
Nello Afelio ha pubblicato, su « L’Espresso » del 24.2.’74, un articolo su tale
questione, dal quale vogliamo riportare
le parti più salienti.
« Quando qualcuno, fra venti o cinquant’anni, si accingerà a scorrere il
diario politico di questi giorni, sarà colpito non soltanto dalla gravità degli
eventi che vi si raccontano, ma anche
dalla loro uniformità. Cambiano i nomi
degli attori, ogni giorno un nuovo personaggio (che magari molti ritenevano
insospettabile) si aggiunge alla lista dei
“pagatori” o dei “pagati”; e tuttavia, a
mano a mano che il cast del peculato
nazionale si allarga, le capacità di stupore del pubblico si attenuano e allo
sdegno subentra il fatalismo. Sulla cartella clinica dell'Italia viene segnata
una diagnosi d"‘invalidità” etico-politica. Si tratta di un referto antico che ha,
per lungo tempo, tenuto il nostro paese
in una situazione di minorità psicologica rispetto alle democrazie d'Europa, e
che ha prodotto in passato alcune terapie dolorose quanto inefficaci, come ad
es. il fascismo. Un paese che “ne ha viste tante" e che le vicende della sua storia, antica e recente, predispongono allo scetticismo, sembra aspettare proprio occasioni come quelle che si susseguono in questi giorni, per decretare
la sua avversione alla politica e la sua
animosità nei riguardi di chi la pratica. L'atavica nube dell'indifferenza
(contro la quale invano i poeti-patrioti
del secolo scorso lanciavano a turno il
patetico grido: “Italia, Italia!") copre
il paese dalle Alpi al mare. L'opinione
pubblica emette un bollettino che non
lascia prevedere schiarite.
Ma una cosa va ribadita con forza.
Questo potente alimento al qualunquismo nazionale non è stato somministrato dalla rivelazione (in sé doverosa e
benefica) di brogli, peculati, profitti illeciti e malversazioni di cui rigurgita la
cronaca di questi giorni, ma dal modo
con cui la classe politica ha reagito alle denunzie. Negando, schermendosi, tacendo o contrattaccando, i governanti
italiani hanno enunciato i principii basilari di una filosofia del potere nella
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
quale credono per abitudine o per vera
convinzione, e perfino (e questo è forse
il particolare più disarmante) in buona
fede.
I pilastri fondamentali di quest'arte
di governo sono i seguenti. Il paese si
divide in due parti. Da una parte c'è
un'élite che ha il compito di sedere al
vertice della cosa pubblica, e che questo compito assolve preoccupandosi di
evitare controlli troppo minuziosi e sottraendo le proprie attività allo sguardo
dei profani. Le file di questi supercittadini non s'ingrossano o rinnovano se
non nell'arco di lunghi decenni, con ritmo lentissimo, con grande cautela e
sempre per cooptazione: in questo senso la classe dirigente italiana potrebbe
offrire l'illustrazione più efficace di ciò
che un sociologo francese definiva “la
société bloquée”. Dall'altra parte della
barricata c'è il pubblico, cioè alcune decine di milioni di persone che una stampa politica asfittica e numericamente
insufficiente si sforza di tenere al corrente di ciò che si agita nelle sue sfere.
Compito precipuo dell'élite è di recidere o allentare questo flusso di notizie
fra se stessa e il resto del paese: per
quanto riguarda la televisione, per esempio, l'operazione è perfettamente
riuscita, al punto che qualunque telecronista stia per pronunciare la sigla
Eni o il cognome De Mita verrà colpito
da un improvviso fenomeno di “afasia
da sottogoverno”. Per quanto riguarda
i giornali, l'opera di soffocamento è invece ancora a metà, ma non si dispera
che essa verrà confortata dal pieno successo. Quando questo sogno si avverasse, allora la comunità nazionale potrebbe davvero dedicarsi al suo compito
istituzionale: che consiste nell'accorrere
periodicamente alle urne per delegare
il potere sempre alle stesse persone; alle quali poi spetterà di esercitare le
prerogative sovrane a proprio piacere
e secondo criteri amministrativi che
non sono contemplati in nessun documento costituzionale. Questa filosofia,
come tutte le cattive filosofie, si basa su
un assioma di partenza: ogni atto che
promana dall'élite è, per definizione, legittimo. I sudditi (cioè i suddetti milioni di “spettatori paganti”) versano sempre nell'errore ».
UNA VOCE VERA E TERRIBILE
tH- Nel n. preced. di questo settimanale abbiamo riportato la parte finale
dell’articolo pubblicato da R. R. sul
"Manifesto” del 14.
2.’74). Del medesimo articolo vogliamo ora riportare
anche la parte iniziale.
« Che cosa poteva fare il governo sovietico per chiudere l'affare Solgenizin?
Continuare a lasciarlo parlare era impossibile. Bisogna essere stupidi, o in
malafede come il Partito Comunista
Francese e qualche intellettuale comunista italiano, per rilasciare dichiarazioni in cui si sostiene che, anche se parlava, non faceva né caldo né freddo, bastava rispondere con libri ai suoi libri,
“quel passato essendo morto e sepolto
da un pezzo” e il XX congresso avendo
detto in proposito tutto quel che c'era
da dire. La verità è un'altra: Solgenizin
gridava che la piaga era aperta, e aveva
ragione. Non solo e non tanto perché
il sistema del concentramento, se non
ha più neppur lontanamente le dimensioni d'un tempo, vive ancora nella
prassi degl'internamenti, in galera o
manicomio, per i “delitti d'opinione”, e
quindi marca tuttora lo stato sovietico.
Ma per una ragione più profonda. Una
società che ha visto svilupparsi nel suo
seno, per decenni, un tipo di terrore
che ne ha marcato la storia, colpendo
a fondo un partito, un esercito, uno
stato, strati interi di popolo, non cancella questo passato senza il coraggio
d una rottura politico-ideologica di
continuità. Senza chiedersi come e perche quel eh e avvenuto è avvenuto,
qual è stata la sua valenza e le sue conseguenze, entro che limiti aveva alle
basi una necessità o un arbitrio, dove
cessa luna e comincia l'altro. Senza
questo, il cancro sopravvive non solo
nelle strutture repressive, ma nell'idea
stessa della società e del potere, nelItdea di libertà, nell'idea di dittatura
proletaria, nell'idea di socialismo e tutte le corrompe e incrina. Più si è creduto di chiudere frettolosamente un
ascesso, più questo è rimasto aperto;
ha finito con l'identificarsi nell'essenza
stessa del “potere sovietico”, ha permesso a Solgenizin di stabilire legittimamente un'identità. Quando egli afferma "non riconoscerò alla giustizia sovietica nessun diritto di giudicar nessuno, finché non avrà giudicato sé stessa e questa storia”, non fa che rigettare sul Partito Comunista Sovietico il
peso della continuità che questo si è
voluto assumere. Per questo la sua voce suona VERA e TERRIBILE; per questo l'autorità morale di Solgenizin è,
per la gente sovietica, profonda, anche
presso coloro che, per tanti versi, non
concordano con lui ».
stiche (in particolare quelli concernenti persone ecclesiastiche o religiose in
materia spirituale e disciplinare).
Questo è il contenuto sommario di
quattro articoli del Trattato, cui seguono trenta articoli del Concordato, sempre presentati in forma sommaria nel
libretto Otto referendum contro il regime promossi dal Partito Radicale e
riportati in un supplemento del giornale Liberazione. Segue la domanda del
primo referendum; « Volete voi l’abrogazione dell’art. 1 della legge 27 maggio
1929, n. 810 che dispone r"Esecuzione
del Trattato, dei quattro allegati annessi e del Concordato, sottoscritti in
Roma fra la S. Sede e l’Italia, l'il febbraio 1929”, limitatamente al contenuto ’degli articoli 1, 10, 17 e 23 dell’Allegato Trattato, nonché degli articoli 1,
2, 3, 5, 8, 9... delTallegato Concordato?».
Ci vorrebbe forse un foglio supplementare di questo giornale per riportare sommariamente i contenuti delle
leggi di cui si chiede Tabrogazione con
gli otto referendum, e ci vorrà un grande sforzo perché i cittadini capiscano
su cosa saran chiamati a votare, se si
raccolgono le 500.000 firme necessarie.
È necessario tutto questo? Non c’è il
Parlamento apposta per modificare le
leggi? Siamo a trent’anni dalla Lotta
di Liberazione e il Parlamento non l’ha
fatto, non l’ha voluto fare. Perciò non
rimane che il ricorso all’appello diretto
al popolo, al referendum previsto dalla
Costituzione. A meno che il Parlamento non legiferi nel frattempo... Almeno
sarà stato spinto a farlo.
Ma è proprio questo il momento?
Con la crisi, con il referendum sul divorzio, con la tensione, con il timore
intrattenuto del golpe o colpo di stato?
Non si tratta di votare adesso per questi otto referendum. Si tratta di raccogliere le firme. Il voto, se si raccolgono
le 500.000 firme, avrà luogo solo nel
1975. Ma le firme vanno raccolte tra la
metà di marzo e la metà di giugno del
1974, la richiesta dei referendum essendo stata fatta alla fine deH'anno scorso.
Si tenga anche presente che non si possono raccogliere le firme l’anno precedente o quello seguente a quello in cui
si tengono le elezioni politiche e che
in caso di scioglimento delle Camere i
referendum sono sospesi ed i termini
per la loro indizione riprendono a datare dal 365“ giorno dopo le elezioni.
Motivi di più per non tardare.
Ma tutto questo è inutile — si obietterà —. Si faccia la rivoluzione e/o si
facciano de riforme sociali e tutto il
resto seguirà. E chi lo dice? Riforme
e/o rivoluzione vanno materiate anche
con i diritti civili. O è lo stalinismo
(anche se io non credo a infri gli orrori
che se ne son detti). E che ottima occasio'ne per fare riflettere i cittadini
sui diritti civili, senza passar per deleghe.
Obiezione: i referendum sono gollisti. Quali? Questi?
Obiezione; se c’è qualcosa che non
piace in uno dei referendum?
Risposta: chi obbliga a firmare per
tutti gli otto? Di più: una cosa è firmare perché il referendum venga sottoposto al voto del popolo, altra cosa potrà
essere il voto effettivamente dato dopo
un’ulteriore riflessione.
Vediamo un po’ più da vicino questi
otto referendum. Del primo si è già
detto. Col secondo, sempre legato al
Concordato, si vuol togliere l’equivoco
dell « annullamento ». E fin qui mi pare che la maggior parte dei lettori di
questo giornale possano essere d’accordo. Col terzo e col quarto si vogliono
abolire rispettivamente il Codice penale militare di pace e Tordinamento
giudiziario militare. Cioè un solo giudice per tutti, militari o borghesi: il
giudice ordinario. Col quinto referendum si chiede di abolire quell’abuso
che è rordine dei giornalisti e con il sesto di abolire degli articoli restrittivi
della legge sulla stampa. Col settimo
si vuol colpire il monopolio della televisione, che si è visto operare contro
le TV via cavo. Con l’ottavo referendum si vuole abrogare tutta una serie
di norme repressive del Codice penale,
compresa la punizione per l’aborto.
Chi voterà, e già chi firmerà, cerchi
una conoscenza più approfondita di
tutta questa materia. È una materia in
cui si può trovare d’accordo chi si crede liberale e chi si crede extraparlamentare, la base socialista come quella del PCI. E come reagiranno i cattolici illuminati?
Nella crisi di disgregazione che sembra attorniairci questo sforzo dall basso
può serrire alla ristrutturazione di un
paese civile. Si presenta come uno
sforzo pacifico. Non lasciamo perdere
l’occasione.
Gustavo Malan
lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllliiiiiiiimilltr
H II Consiglio dell’ANZUS — patto di mutua difesa fra Australia, Nuova Zelanda
e Stali Uniti — riunito a Wellington, ha lanciato un appello all’adesione universale al trattato per la limitazione degli esperimenti nucleari.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)