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Anno 114 - N. 26
30 giugno 1978 - L. 200
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BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORBE PEIL ICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UNA RIFLESSIONE SUI TRE SETTORI IN CUI SI ARTICOLA LA VITA DELLA CHIESA
La struttura dei ministeri
aii’esame dei prossimo Sinodo
Il passato non può costringere il futuro nei suoi schemi, né il futuro rinnegare il passato Uno scorcio storico per situare correttamente l’odierna discussione
La prossima discussione sinodale sul regolamento dei ministeri nella chiesa sarà facilitata
se i membri deH’assemblea terranno presente anche la storia
che sta alle nostre spalle. Le diverse eredità che ci vengono
dal cristianesimo primitivo, dalla riforma del XVI secolo, dalle
ricerche di rinnovamento eli questi ultimi decenni rischiano infatti di imbrogliarci e imbrogliare le nostre discussioni, se non
facciamo delle distinzioni chiare. Per questo, senza voler interferire con le opinioni che ciascuno può avere, è opportuno
richiamare alla memoria qualche tappa fondamentale dell’ordinamento ecclesiastico delle
chiese riformate.
Un po’ di storia
La storia comincia con varie
prescrizioni che troviamo già
nel Nuovo Testamento e che
tendono a stabilire nella chiesa
delle regole. Nessun organismo associativo potrebbe stare
completamente senza regole.
Nella chiesa primitiva forse c’era qualcuno che credeva di poter fare a meno di ogni regola,
ma ben presto fu necessario
stabilire dei punti d’intesa, riconoscere delle funzioni, provvedere a fare le cose « con correttezza e con ordine » come dice
I Cor. 14; 40. Noi pensiamo che
il Nuovo Testamento ci dà appunto dei principi di questo genere più che dei modelli tassativi di gerarchia ecclesiastica ;
in altre parole le cariche e gli incarichi ricorfosciuti dal Nuovo
Testamento a singoli o a gruppi
sono meno importanti che i
principi di funzionamento.
L’evoluzione dei secoli successivi ha portato al cattolicesimo,
nel quale è riconoscibile ancora
oggi una concezione della chiesa a cerchi concentrici (il cosiddetto « popolo di Dio », i mini
steri ordinati, il prete, il vescovo, il papa).
La riforma del XVI secolo ha
invece cercato di rompere risolutamente con l’idea di gerarchia e di conseguenza con l’idea
dei « cerchi concentrici » cercando di mettere in piedi una
struttura assembleare che partiva dal raggruppamento degli
anziani col pastore in una specie di consiglio. La base della
chiesa era questo consiglio e la
chiesa si allargava, per così dire, a scalini con delle assemblee
provinciali, regionali, infine nazionali. Al consiglio più vasto
venivano inviate solo le questioni che non si erano potute decidere nel consiglio di grado inferiore. Veniva solennemente
affermato il principio che nessun pastore era superiore a un
altro pastore, nessun anziano a
un altro anziano, nessun diacono a un altro diacono.
Adesso ci saltano agli occhi i
difetti di questa organizzazione,
ma allora significò una decisa
rottura. I difetti si spiegano con
la necessità di organizzare delle chiese in un momento in cui
spesso occorreva radunarsi
clandestinamente, in cui i pastori erano le persone competenti che potevano spiegare la
riforma al popolo e i consigli
degli anziani e diaconi erano sostanzialmente i responsabili dell’organizzazione della chiesa locale. Ciò significa che l’assemblea della chiesa locale era praticamente limitata ad anziani e
diaconi, più il pastore, perché
questo doveva predicare la parola di Dio. Il popolo comune
contava poco o niente: doveva
esser istruito e basta.
Le figure dell’anziano, del diacono e del pastore erano state
desunte da analoghe figure dell’epoca del Nuovo Testamento
(la Riforma voleva infatti essere un ritorno alle origini), ma
la concezione ecclesiologica era
invece originale. I riformatori
Conferenza Metodista
Sinodo Valdese
Il Sinodo Valdese, secondo quanto disposto dall’atto n. 61
della sessione sinodale europea 1977, è convocato per
DOMENICA 30 LUGLIO
I membri del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista sono invitati a trovarsi nell’aula sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice, alle ore 15.
La sessione plenaria della Conferenza Metodista è convocata a Torre Pellice nell’aula magna del Collegio Valdese,
alle ore 21 di
DOMENICA 30 LUGLIO
Poiché anche quest’anno si avrà una sessione congiunta
del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista, il culto di
apertura con inizio alle 15,30, nel Tempio di Torre Pellice
sarà comune; la prima parte sarà presieduta dal pastore
Valdo Benecchi, designato dal Comitato Permanente Metodista, mentre il predicatore, designato dalla sessione sinodale
europea 1977, sarà il pastore Gino Conte (supplente il pastore Enrico Corsani). L’Assemblea procederà alla prevista
consacrazione al ministero del candidato Antonio Adamo.
Tutta l’assemblea è invitata a partecipare all’imposizione
delle mani.
Il Presidente II Moderatore
della Conferenza Metodista della Tavola Valdese
Sergio Aquilante Aldo Sbaffi
si erano semplicemente posti il
problema di sapere che cosa fa
funzionale una chiesa e avevano risposto in quel modo. La
chiesa cioè funziona prima di
tutto se c’è la predicazione e la
amministrazione dei sacratnenti; poi se c’è un organismo responsabile che curi la disciplina; poi se c’è l’assistenza ai bisognosi. C’erano tre, settori molto chiari cui corrispondevano
pastori, anziani e diaconi, ma
c’era anche collegialità, perché
si trattava di settori difficilmente distinguibili l’uno dall’altro
nella pratica.
L’evoluzione
odierna
Le esigenze della ’base’ della
chiesa, se così, vogliamo esprimerci, non potevano mancare di
farsi strada. Oggi noi riconosciamo giustamente che l’assemblea della chiesa locale è forma
ta da tutti i membri; ma c’è voluta un’evoluzione per arrivarci.
E in tempi molto più vicini a
noi non solo si è arrivati a
estendere la base organizzativa
della chiesa ben oltre il nucleo
degli anziani e diaconi (più pastore), ma nella stessa massa
della gente di chiesa si sono fatti strada altri tipi di servizi e
di funzioni. C’è stata una moltiplicazione di ministeri estremamente salutare, di cui nella
nostra chiesa si sono occupati
diversi sinodi sulla base di documenti interessantissimi.
Nella fase più recente del nostro diritto ecclesiastico c’è stato un rallegrante riconoscimento della chiesa locale come base del sistema ecclesiastico ma
nello stesso tempo c’è stata molta incertezza sul rapporto tra
sviluppo dei ministeri e ministeri tradizionali. Il costante
progresso delle opere, giustamente partite da iniziative personali e in risposta a precise
’vocazioni’, da parte sua ha con
tribuito a porre nuovi problemi
di struttura, assorbendo in gran
parte la funzione diaconale della Chiesa.
I problemi thè il sinodo 1978
dovrà dibattere nascono tutti da
questa eredità non indifferente.
Per fortuna vi sono dei punti
sui quali sembra regnare un
certo accordo. La successione
delle assemblee e il principio
assembleare nella chiesa pare
esser una di quelle acquisizioni
fondamentali che non hanno
più ragione di esser revocate.
La gelosia delle prerogative di
queste assemblee era tale per i
nostri Padri riformati che essi
in alcuni posti rinunciarono perfino alla parola «presidente»
preferendo il semplice «moderatore », il quale poi non avrebbe certo potuto esser il moderatore di una chiesa, ma solo il
moderatore di una assemblea.
Anche se nella nostra chiesa sono stati affidati al moderatore
compiti di segreteria generale e
di rappresentanza, la sua figura
nella chiesa è quella di chi si
limita a convocare e a presiedere le sedute della Tavola e
svolge la quantità di lavoro che
tutti sappiamo senza che sotto
il profilo ecclesiologico sia diverso da un altro membro di
chiesa.
Nessuna incertezza regna sul
fatto della reciproca sottomissione delle funzioni ecclesiastiche che risale a un noto principio paolino (Pilippesi 2 e I Cor.
12-14). Noi npn ci limitiamo più,
come faceva' la Riforma in polemica col cattolicesimo, a dire
che una chiesa non può esser
Sergio Rostagno
(Continua a pag. 8)
f SETTE DEL NOSTRO TEMPO
*- ...................—
La Chiesa
di Gesù Cristo
dei Santi
degli ultimi giorni
MORMONI J
Alla domanda: « Chi sono i
Mormoni? », molti rispondono:
sono quelli che praticano la poligamia! Ma, a parte il fatto che
fra i Mormoni la poligamia risulta abolita da molti decenni,
è doveroso ricordare che essi si
presentano come una comunità
religiosa dal titolo altisonante e
significativo; « La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi
giorni ». La sua origine ed il suo
sviluppo sono strettamente uniti alla persona di Joseph Smith,
nata nel Vermont (Stati Uniti)
il 23 dicembre 1805, che ne fu
il fondatore e l’animatore.
In un tempo in cui le denominazioni religiose proliferavano
un po’ dovunque, lo Smith, ancora in giovane età, si pose il
problema della sua appartenenza ad una chiesa, ma a quale?
Mentre egli cercava una risposta a questa domanda, lo Smith,
così si insegna, ebbe una visione determinante per la sua vita e per quella dei suoi futuri
seguaci. Ascoltiamo il suo racconto: « Per evitare di rimanere nelle tenebre e nella confusione, presi la decisione di rivolgermi a Dio. Mi recai in un bosco per domandare a Dio di darmi sapienza... Mi ^ardai attorno per convincermi che ero solo... e non appena ebbi terminato di pregare fui assalito da una
La sede centrale dei Mormoni a Salt Lake
City, con il Tabernacolo dal tetto ovale
che contiene 8000 posti, costruito nel 1867.
forza irresistibile che mi paralizzò la lingua ed ebbi l’impressione di essere sotto il peso di
una condanna alla perdizione...
In quegli istanti vidi al di sopra del mio capo una colonna
luminosa, più risplendente del
sole scendere su di me... poi due
personaggi in uno splendore indescrivibile. Uno dei due mi
chiamò per nome e mi disse, indicandomi con la mano l’altro:
“Questo è il mio figliuolo diletto, ascoltalo” ». Era la primavera dell'anno 1820.
Il 21' settembre 1823 lo Smith
avrebbe avuto una seconda visione, così descritta: «Vidi un
personaggio al mio fianco; mi
chiamò per nome, dicendomi
che veniva da parte di Dio per
affidarmi una missione sulla terra ». Il nome di quell’angelo era
Moroni e lui, Joseph Smith,
avrebbe ricevuto l’incarico di
« restaurare la vera Chiesa di
Gesù Cristo sulla terra, in attesa dell’avvento del Regno di
Dio ».
Ma c’è qualcosa di più di questo racconto, qualcosa che ha il
carattere di una rivelazione divina, nuova di fronte all’antica,
cioè a quella della Bibbia: Joseph Smith avrebbe ricevuto
l’ordine di « recarsi in un luogo
da lui non conosciuto, su di ima
collina vicina a New York, dove da molti secoli giaceva sepolto un libro misterioso, scritto su tavolette d’oro da un profeta ebreo di nome Mormon.
Quel libro recava i segni di una
grande antichità. Con l’aiuto di
amici e di scienziati devoti, indispensabili per la traduzione e
l’interpretazione del testo, il libro di Mormon (The BQQK of
MORMON) potè essere pubblicato nel 1830. Di lì a poco veniva fondata la « Chiesa di Gesù
Cristo dei Santi degli ultimi
giorni ».
Lo sviluppo storico
della chiesa
Il « mormonismo » non è il
solo movimento religioso che
abbia suscitato, con la sua apparizione e le sue pretese rivelazioni divine, un clima di ostilità e di ambizioni terrene. I
« Santi degli ultimi giorni » furono oggetto di violenze e di
persecuzioni da parte dei loro
Ermanno Rostan
(continua a pag. 5)
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30 giugno 1978
V
' .1
i:
-e?—oiici'.ii
DALLA CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Le opere
al centro
della Chiesa
del dibattito
Un impegno della Conferenza
dello scorso anno era quello di
ricercare forme di testimonianza
e predicazione nella situazione
di crisi e trasformazione del nostro Sud e la CED, valutate positivamente le esperienze del
Collettivo teologico del 13» circuito e dei convegni di studio
del 16®, ha indicato l’opportunità. di ricercare una strategia comune di presenza evangelica,
che parta dall’analisi della situazione sociale e dalla rilettura della Bibbia, fatta nelle comunità e tra le comunità. Strumento indispensabile per gli incontri necessari viene riconosciuto il Centro di Adelfia, la
cui ristrutturazione la CED propone che avvenga nella prospettiva di un uso distrettuale, aperto alle comunità in tutto il corso dell’anno.
La CED infine chiedeva alla
Conferenza di compiere una
scelta rigorosa nella vita finanziaria adeguando i costi del culto alle contribuzioni, o impegnandosi a coprire con le contribuzioni i costi del culto o riducendo questi ultimi. « Qualora si riscontrasse l’impossibilità
di raggiungere l’obiettivo globale assegnato alle Chiese del IV
distretto (definitivo per il 1978 e
indicativo per il ’79) ciò comporterebbe, da parte della Conferenza stessa, l’indicazione dei
tagli di spiesa onde evitare il ricorso a terzi per la copertura.
Nutriamo per altro fiducia che
cronaca
dei lavori
J
La Conferenza Distrettuale di
Napoli si è aperta alle 11 del
sabato 27 maggio e si è chiusa
alle 18 di domenica 28.
Ha avuto due occasioni di
apertura all’esterno. Nel pomeriggio di sabato nella Sala
S. Chiara, messa a disposizione
dal Comune, ha avuto luogo xm
pubblico incontro sul tema: I
Cristiani e lo Stato. Un tema cosi vasto era chiarito dai sottotitoli: - nei rapporti tra Stato
e Chiesa (con particolare riguardo alle INTESE previste dalla
Costituzione italiana); - nelle
nuove realtà politiche; - di fronte alla violenza armata. Ha introdotto il pastore Tulho Vinay
e ha tenuto la relazione informativa sulle «intese» il prof.
Giorgio Peyrot. La sala era gremita (circa 150 persone) e si
sono segnalate alcune srgnifìcave presenze : Past. Roncavasaglia della Chiesa Apostolica,
prof. Masellì delle Chiese Libere, prof. Colella della rivista
« II tetto », Sergio Sorrentino
della Segreteria dei Cristiani
per il Socialismo, dott. Quattrin
del Segretariato Attività Ecumeniche (gruppo di Napoli), prof.
Casavola dell’Associazione laureati cattolici. Buono il livello
del dibattito.
Nella mattinata di domenica
la Conferenza ha ascoltato xma
esponente di Amnesty International di Napoli. All’attività di
questa organizzazione sono particolarmente sensibili le Chiese
del 13” Circuito, che hanno
espresso un impegno, specifico
di collaborazione, come ha ricordato il Sovrintendente Gaetano Ianni. La difesa dei diritti
umam con strumenti civilissimi
e pacifici come quelli usàti da
Amnesty può diventare un’occasione di lavoro per i nostri gruppi giovanili, femminili, per le
nostre Comunità.
La Conferenza ha deliberato
di sperimentare per quest’anno
la riduzione del ninnerò dei
componenti la CED a tre.
Sono stati eletti: Giulio Vicentini, presidente; Pietro Trotta, vice-presidente; Enrico Trobia, segretario.
La CdE è composta da Vera
Velluto e Vincenzo Nigro. La
prossima Conferenza tornerà a
Palermo, Via Spezio.
la generosità di ognuno eviti
questa che riteniamo l’ultima
ipotesi ».
La Commissione di Esame nella sua valutazione ha però ritenuto indirizzare l’attenzione della Conferenza soprattutto sulle
Opere e sugli Istituti e la modifica delI’O.d.g. dei lavori, che
ha anticipato questo tema, ha
poi finito per limitare il tempo
disponibile per gli altri problemi. Scuole e altri servizi diaconali sono diffusamente presenti
accanto alle Chiese del Distretto e costituiscono parte considerevole della testimonianza
evangelica nel Sud. Per questo,
fin dall’awio del patto di integrazione nella CD di Catanzaro
(die. 1975), fu posta in evidenza
la necessità di avere una verifica collegiale delle Opere e degli
Istituti e di adeguarne gli Statuti alla nuova dimensione distrettuale. Nella CD di Reggio
Calabria (1976) la CED proponeva un piano di lavoro di ampio
respiro che, sebbene approvato
dall’assemblea, suscitava una
serie di diffidenze e alcune tensioni. Nella CD di Palermo (1977)
un atto impegnava la CED a
procedere nelle linee indicate
lavorando soprattutto nella direzione di accertare la condizione ecOnomico-sociaie e la consapevolezza evangelica del personale dipendente. La via indicata era quella della collaborazione con le direzioni delle opere.
Per questo la CED ha predisposto nel corso dell’anno un questionario per la raccolta di alcuni dati e ha richiesto al dott.
Santi di Casa Materna (Portici)
di indire un Convegno dei direttori di tutte le opere del Distretto. Il Convegno sul tema « L’evangelizzazione e le istituzioni
della Chiesa » ha avuto luogo lunedì 15 maggio dalle 9 alle 18
ed è stato giudicato utilissimo
da tutti i partecipanti. Ne è derivata una maggiore conoscenza
tra gli operatori e di essi con
la CED. Sono stati affrontati argomenti teorici e pratico-orga
nizzativi e, soprattutto, si sono
potuti concordare otto punti da
sottoporre alla riflessione della
Conferenza Distrettuale. Tali
punti sono stati riportati dalla
(3ED nella sua relazione. Si tratta di questioni davvero importanti, per cui non è stato un errore la richiesta della Commissione d’esame di parlarne diffumente, anche criticamente rispetto alla « moderazione » della CED e alle stesse linee programmatiche del '76. E tuttavia
non ci si poteva illudere di poter sciogliere nodi così grossi in
sede assembleare: il tema del
raccordo tra leggi sulle « intese » e restante legislazione, per
esempio sul diritto allo studio,
soprattutto per quanto attiene
al contributo dello stato ad istituzioni private aventi finalità
sociali, ha richiesto la nomina
di una commissione ad referendum.
Vi è stato, nel complesso, un
dibattito vivace con qualche momento anche di tensione, ma
mi sembra che sia comunque
prevalso un sincero spirito di
collaborazione. I tempi che viviamo sono difficili e difficile è
trovare la via più giusta per testimoniare del mondo nuovo di
Gesù: non si può fare a meno
dell’aiuto reciproco tra fratelli.
Emilio Nitti
Dagli atti della Conferenza
RISTRUTTURAZIONE
DI ADELFIA
• La Conferenza, udita la relazione sul Centro giovanile di Adelfia ;
discusso il progetto di ristrutturazione e le linee di lavoro futuro, esprime la propria riconoscenza al Signore per gli strumenti di testimonianza di cui ci fa grazia ogni giorno ;
ritiene che la ristrutturazione sia essenziale per la continuità stessa del
lavoro fin qui svolto specialmente
tra ! giovani ; chiede che la Tavola
e il Comitato Permanente Metodista
promuovano la ricerca dei fondi
necessari alla ristrutturazione ; invita
la FGEI a dare il suo contributo di
idee; chiede alle comunità del distretto di sostenere il Centro con la
propria solidarietà ed i propri mezzi, e di favorire la partecipazione
dei propri membri ai campi estivi
( mettendo a disposizione apposite
borse-campo ) ; chiede che la ristrutturazione assicuri l'utilizzo per giovani ed anche per famiglie e permetta l'estensione dell'uso durante i
mesi invernali ; incarica la CED di
nominare una commissione di rappresentanti di chiese della Sicilia,
che collabori a che siano assicurate
le suddette caratteristiche della ri
strutturazione ; Invita infine le chiese
a devolvere al Centro la colletta di
domenica 11 giugno 1978.
ISTITUTI E OPERE
DELLA CHIESA
• La Conferenza, constatando una
diversità di interpretazioni riguardante la possibilità di usufruire ancora — una volta approvate le Intese — di sovvenzioni da parte di
enti pubblici per la gestione ordinaria e straordinaria di opere che svolgono servizi che lo Stato non riesce
a soddisfare ; riconoscendo la complessità e la vastità del problema ;
avvertendo le difficoltà in cui molte
opere si verrebbero a trovare se non
potessero più percepire tali contributi, nomina una Commissione, che
studi il problema, tenendo conto
delle varie legislazioni regionali, e
invii i propri risultati alle comunità
del Distretto, che faranno conoscere
le proprie opinioni alla prossima
Conferenza distrettuale, la quale riferirà al Sinodo.
• La Conferenza chiede alla Commissione Esecutiva Distrettuale dì
continuare la ricerca sulle Opere,
sollecitata dalla Conferenza distrettuale di Palermo 1977, atto 9, e gli
incontri iniziati con il convegno riunito a Portici il 15 maggio '78 in
vista del confronto in ordine alla
testimonianza delie chiese di cui le
Opere sono espressione, tenendo
presenti i risultati della Commissione di studio nominata dalla Conferenza distrettuale (vedi atti 13 e
31); ribadisce io stretto collegamento tra chiese e opere in ogni
momento dell'azione e dello sviluppo di queste ; e ciò, affinché le prime (le chiese) abbiano una più
chiara visione del contesto sociale
in cui SI muovono e allarghino il loro orizzonte al dì là delle attività
ecclesiastiche, e le seconde ( le opere ) rimangano profondamente radicate nell'ambito deU'azione di testimonianza delle chiese ; raccomanda
che le opere siano partecipi dell'elaborazione che le forze sociali, culturali e politiche compiono nelle materie di specifico interesse ; raccomanda inoltre che si studino e si attuino
forme di partecipazione, da parte
dei destinatari del servizio, nella gestione delle opere stesse ; invita gli
organismi competenti ad accelerare
il processo di adeguamento degli
statuti alia regolamentazione conseguente al Patto di integrazione.
IVREA
L’assemblea di chiesa del 21
maggio, riunita in occasione del
culto domenicale, ha proceduto
alla riconferma dei membri del
Consiglio, scaduti per limiti di
tempo: Arca Angelo, Bice Bertarione Benedetto, Bertin Claudio, Maria Pia Guerrini, Ester
Gir odo, Longo Giuseppe. Inoltre l’assemblea ha proceduto alla elezione di Marco Regali quale membro del Consiglio in modo speciale per seguire i giovani.
La chiesa di Ivrea è stata rappresentata alla Conferenza distrettuale di Milano da Itala
Fabbri e dal pastore. Ad Ivrea,
in assenza del pastore, il culto
di domenica 28 maggio è stato
presieduto da un gruppo di catecumeni.
La comimità si è ormai psicologicamente preparata alla
nuova situazione che si verificherà in autunno, in seguito alla emeritazione del pastore Rostan, dopo 46 anni di ministero
pastorale, e alla deliberazione
della Tavola Valdese di procedere alTabbinamento delle due
chiese, Aosta ed Ivrea, affidate
alla cura pastorale di Ennio Del
Priore.
Per esaminare le varie situazioni che emergeranno con l’abbinamento delle due comunità,
i due Consigli di chiesa hanno
già avuto una riunione in comune, presieduta dal Vice Moderatore Giorgio Bouchard. L’esame della nuova situazione è stato portato a termine con spiri
Dalle chiese
to di fraterna comprensione e
collaborazione reciproca.
Il pastore Del Priore sarà ad
Ivrea la prima e la terza domenica di ogni mese per la predicazione al culto; alle altre domeniche si provvederà con la
collaborazione laica della comunità. Egli si tratterrà ad Ivrea
anche per un po’ di tempo in
settimana, per conoscere meglio la comunità in cui è stato
chiamato ad operare. Molti già
10 conoscono e formulano per
lui, per i suoi familiari e per
l’attività nelle due chiese abbinate, auguri fervidi di buon lavoro, ricordando che, come dice
11 salmista : « Se l’Eterno non
edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori; se TEterno non guarda la città, invano vegliano le guardie».
ta volentieri la parola ha recato
un contributo positivo di apprezzati interventi. Al termine
sono stati eletti come deputati
per la prossima Conferenza Distrettuale: Elvina Pognani e come supplente Danila Dessy.
Domenica 30 aprile la (Chiesa
Valdese di S. Secondo di Pinerolo, in gita nel lombardo-veneto, ha fraternizzato con la Comunità di Mantova, partecipando al Culto domenicale che è
stato presieduto dai pastori
Franco Davite e Felice Bertinat.
EUTANASIA
Egregi Signori,
Nel numero del 2 corrente ho notato che avete dedicato una intera pagina al tema cc Eutanasia », argomento
trattato una prima volta, diversi mesi addietro, allora sotto Tinfelice titolo « Assassinio su richiesta », che aveva destato il forte disgusto non soltanto mio, ma apparentemente anche di
altri lettori specialmente svizzeri, oltre
che disorientato i lettori italiani.
Mi sento ora in dovere di esprimervi il più sincero ringraziamento per
avere nel frattempo intrapreso un
ponderato esame del problema intavolato. Siccome a suo tempo vi avevo
scritto una vibrata lettera di protesta,
tanto maggiore è il mio dovere di ringraziare sia codesta Redazione, sia il
dott. Franco De Carli, per essersi
nel frattempo così seriamente occupato del problema, formulando poi una
relazione così precisa ed obiettiva.
Che quella volta il titolo sia stato
davvero (c incauto », è stato da voi
ampiamente riconosciuto; probabilmente un titolo più moderato vi avrebbe risparmiato la mia prima lettera
di protesta, ma tuttavia è un bene che
ora abbiate provveduto a questa nuova, e molto meglio riflettuta pubblicazione.
Vogliate gradire, egregi e cari Signori Redattori, i miei più cordiali
saluti.
Walter Fritz, Svizzera
REFERENDUM
Cara (c Luce »,
sono un tuo recente, ma fedele abbonato. Ho letto con straordinario ritardo, a causa della esasperante lentezza della posta, l’articolo del tuo Direttore sul diritto al popolo italiano al
cc referendum » : e me ne sono compiaciuto.
Sono un partigiano del a referendum », di questo Istituto combattuto
anche da sinceri democratici, in primo
luogo per insegnamento paterno (il
mio defunto padre Carlo Scarfoglio,
letterato e politologo di notevole valore, scrisse su questo argomento un
opuscolo, che conservo, all’epoca della Costituente).
Ma soprattutto, militano in favore
della democrazia diretta i seguenti argomenti. Il primo è storico; è noto
che il Risorgimento italiano si concluse, e differenza degli altri movimenti liberali europei, con dei plebisciti, l’idtimo dei quali, in ordine cronologico, fu quello del 10-10-1870,
che unì Roma all’Italia, e che potrebbe anche esser preso come data di festa deirUnità Nazionale a causa dell’enorme maggioranza di si per l’Unità (46.000 voti circa contro 46 no in
tutto). 11 secondo è psico-politico : il
nostro popolo ha sempre sentito una
profonda ripugnanza per le deleghe di
pensiero e di potere, specialmente ai
partiti, la cui storia, antica e moderna, non ha mai fatto loro onore. Se
ne vedono le conseguenze nell’adozione, che avvenne prestissimo, di questo Istituto nel programma del partito repubblicano. Infine, non vi è a
temere in alcun modo di un abuso
di questo Istituto, poiché vi provvede,
con vera sapienza giuridica e politica
il comma 4° dell’Art. 75 della Costituzione Repubblicana, che stabilisce
per la validità di un referendum, un
quorum di presenza alle urne del 50%
degli elettori (a differenza di quanto
avviene nella vicina Svizzera, che pure
ci è stata maestra di democrazia diretta, e dove essa è in vigore da 105
anni). (...) Tuo
Paolo Alvise Scarfoglio,
Roma
MANTOVA
L’Assemblea di fine anno ecclesiastico ha avuto luogo domenica 23 aprile. La relazione
del Consiglio di Chiesa ha fornito lo spunto per una vivace
discussione sulle possibilità e
prospettive di testimonianza della Chiesa Valdese di Mantova
nella città. La presenza all’Assemblea di un buon numero di
appartenenti alla Chiesa Valdese di Torino, ai quali è stata da
CORPUS DOMINI
LA CHIESA: suoi valori eterni
suoi problemi moderni
E’ uscita in ristampa questa opera
di Ugo Janni
Importante - avvincente
di grande attuaiità
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editrice A.V.E. - Roma - L. 9.000.
3
30 giugno 1978
SECONDA PARTE DEL REPORTAGE SULL’ERITREA INIZIATO SUL NUMERO SCORSO
Una piccola chiesa
con la funzione del lievito
La penetrazione dell’Evangelo attraverso la Missione svedese - Cessata la dipendenza missionaria la piccola chiesa evangelica prosegue, con fermezza, il proprio cammino
Ebbe origine nel 1866 quando
tre missionari svedesi luterani
sbarcarono a Massaua con l’intento di raggiungere Tinterno
dell’Etiopia. A causa delle burrascose vicende dell’impero etiopico quei tre missionari non poterono perseguire il loro scopo
ed iniziarono così, attraverso parecchi rischi, il lavoro di predicazione fra le popolazioni pagane deH’ovest; ma i contatti con
le popolazioni cristiane dell’altopiano e musulmane del bassopiano furono stabiliti presto. Venuta a conoscenza della composizione del mosaico religioso del1 Eritrea, la Missione svedese si
impose di non lavorare alla formazione di una chiesa evangelica fra le popolazioni cristiane
ortodosse dell’altopiano, ma di
lasciare che la testimonianza fra
quelle popolazioni servisse da
fermento rinnovatore nella stessa chiesa ortodossa. Però l’intransigenza del clero di quella
chiesa, che scomunicava e perseguitava quanti seguivano con interesse la testimonianza dei missionari, fu la causa della formazione di una chiesa evangelica
costituita spontaneamente proprio dagli elementi esclusi dalla
comunità ortodossa.
Nel 1926 questa chiesa si dette
la prima costituzione (riscritta
due volte successivamente). Naturalmente l’influenza straniera
si faceva sentire nella vita della
chiesa, soprattutto nelle manifestazioni cultuali: liturgia e canti.
Questo fatto, che oggi viene non
a torto considerato piuttosto negativo, ebbe però in Eritrea il
vantaggio di costituire una forza
unificante non indifferente al di
là delle barriere razziali, tribali
e linguistiche, perché la chiesa
evangelica era costituita, e lo è
tutt’ora, da gruppi etnicamente
molto eterogenei e tradizionalmente antagonisti. Difficilmente
la giovane chiesa avrebbe potuto
produrre una forma di culto che
facesse appello a tutti i suoi
membri senza esercitare una sopraffazione di un gruppo sugli
altri.
D’altra parte bisogna notare
che la Missione svedese diede anche un forte contributo al mantenimento ed allo sviluppo dell’identità culturale dei vari gruppi, adoperandosi alla traduzione
della Bibbia (o parte di essa) nelle tre lingue (non dialetti!) delle
popolazioni fra le quali lavorava. Si raggiunse così la costituzione di una chiesa unita nonostante le diversità etniche, ma
senza il sacrificio totale delle
identità culturali. Naturalmente
è stato un processo lungo, non
senza errori e dunque penoso.
Nel confronto con le culture
indigene la Missione svedese ebbe il grande vantaggio di essere
totalmente distinta dalla potenza coloniale che dominava la regione (questo non significa che
tutti i missionari, in ogni momento della storia della missione in Eritrea, fossero compietamente esenti dal sentimento di
essere anche i portatori di un tipo di civiltà considerata superiore). La potenza coloniale italiana si accorse molto bene di
questo divario, e sia pure con
pause di arresto e riavvicinamenti, alla fine giunse alla decisione
di chiudere tutte le scuole della
rnissione svedese, considerate un
vivaio di elementi anti-italiani
(accusa solo in parte giustificata). Nell’ottobre del 1935, all’inizio della campagna per la conquista dell’Etiopia tutti i missionari svedesi furono espulsi dall’Eritrea. Per la Chiesa evangelica che allora dipendeva interamente dalla Missione fu un colpo durissimo, tanto che qualcuno presagiva la fine di questa
piccola chiesa, privata della presenza dei missionari che avevano ancora in mano le leve dell’istituzione, privata delle finanze
che venivano interamente dalla
Svezia, privata delle opere (scolastiche e mediche) strumenti di
formazione dei quadri della chiesa, strumenti di testimonianza
e di servizio ed anche di lustro,
privata persino di tutti gli immobili, tranne i locali di culto.
UN TRAUMA
SALUTARE
Ed invece questa violenta separazione dalla sua matrice missionaria finì per risultare a tutto vantaggio del consolidamento
della chiesa evangelica. Fu allora che cominciò rautofinanziamento, fu allora che — in un’aria di cospirazione — diverse comunità diedero inizio alle proprie scuole clandestine serali e
diurne; queste scuole avevano
soprattutto lo scopo di essere
dei centri per l’educazione delle
giovani generazioni della chiesa.
Finito il secondo conflitto mondiale i missionari svedesi tornarono in Eritrea ed in collaborazione con la chiesa ripresero
molte opere, anche sotto forme
nuove.
Dal 1971 la Missione svedese
ha cessato di esistere in Eritrea
come organizzazione ed è stata
integrata nella Chiesa evangelica, che è rimasta una piccola
chiesa (ottomila membri circa)
ma che ha avuto ed ha tutt’ora
un suo peso nello sviluppo del
paese e nella formazione della
coscienza del popolo, alle cui vi
cende è stata sempre strettamente legata, soffrendo e pagando spesso nella persona dei suoi
membri.
L’esiguità dei membri di chiesa e la crescita numerica lentissima della chiesa è stata spesso
citata da critici interni ed esterni come un segno di crisi della
ragion d’essere della Chiesa evangelica. Questa critica è per
lo più nata dal confronto con
la chiesa sorella presente nel resto dell’Etiopia, la Mekane Yesus Biete Christian, che conta più
di un quarto di milione di membri. Eppure la piccola Chiesa
evangelica dell’Eritrea dalla storia così travagliata (anche oggi
come nel lontano 1935, la chiesa
è rimasta senza missionari, con
una notevole parte dei suoi immobili distrutti a causa degli eventi bellici e di conseguenza
scuole e infermerie chiuse, almeno ufficialmente), operante in
un ambiente ostile contrastata
spesso dalle autorità è stata lo
strumento di un profondo rinnovamento nella Chiesa ortodossa
della regione, per cui — è proprio il caso di dirlo •— i frutti
della testimonianza evangelica
in Eritrea si scorgono soprattutto al di fuori della chiesa evangelica stessa; non è questa la
funzione del lievito: cioè di far
lievitare la massa di farina e non
se stesso?
In questo momento è impossibile fare previsioni di cosa riserbi il futuro a questa piccola chiesa e questo soprattutto a causa
dell’incertissima situazione politica. La loro aspirazione di pace
e giustizia è profondissima, ma
come il salmista antico, quei nostri fratelli ne hanno fatto oggetto della loro preghiera, perché nei cento e dieci anni di
storia della loro chiesa, dalle
istituzioni umane non hanno ricevuto né pace né giustizia.
La Chiesa Valdese, ohe nel passato ha avuto legami anche stretti con questa Chiesa evangelica
dell’Eritrea, non può fare a meno di associarsi alle aspirazioni
di questi fratelli, di partecipare
alla loro sofferenza, di pregare
con loro e concretamente di affiancare quelle iniziative che vogliono portare un contributo alla soluzione giusta del lungo conflitto che semina morte, dolore,
distruzioni, fame ed ingiustizia.
Troppo si è taciuto di questo
conflitto, il farlo conoscere, il
protestare contro gli eccidi e la
violenza a danno di im intero
popolo è una mano tesa concretamente da noi credenti verso i
nostri fratelli.
servizio a cura di
Bruno Tron
Scheda sulla Chiesa
Evangelica dell'l
anno 1974
Confessione: luterana (membro della Federazione mondiale
luterana).
Membri: 8(X)0 circa.
Comunità costituite: 18.
Pastori in attività di servizio: 16.
Organizzazione: sinodale (il sinodo, annuale, elegge il presidente ed un consiglio sinodale composto di 9 membri).
Scuole elementari e medie: 14.
Alunni: 3000 (15% evangelici).
Maestri: 60.
Convitti: 4.
Convittori: 100.
Infermerie: 7.
Infermieri: 7.
Pazienti (prima cura): 23.000/anno.
Progetto di sviluppo agricolo: 1.
Personale: 5.
Scuola sordomuti: 1.
Alunni convittori: 60.
Insegnanti: 6.
Centro di educazione della donna: 1.
Addetti: 3.
Partecipanti per corso: 12.
Il quadro religioso
Il cristianesimo diventò la religione di corte del regno axumita verso il 320 d.C. Non è tuttavia da escludere — anche se
non ne abbiamo notizia, almeno
fino ad ora — che nella regione
vi fosse una presenza cristiana
anteriore a questa data. Per 16
secoli l’Etiopia dipese dal patriarcato ortodosso di Alessandria d’Egitto, che fra i monaci
egiziani nominava il patriarca
della chiesa Etiopica. La chiesa
ortodossa d’Etiopia, per il suo
lungo isolamento, ha avuto una
evoluzione lentissima e le influenze dell’animismo precristiano sono molto pesanti a tutti i
livelli. Inoltre la chiesa ortodossa è sempre stata legata intimamente al potere imperiale in
una stretta alleanza e reciproca
influenza." ' ’
Oggi nella chiesa ortodossa si
avvertono segni di rinnovamento evangelico sia nella base giovane e cittadina che in alcuni
elementi del clero.
L’Islam fece il suo ingresso
in Etiopia alla fine del 7° secolo, soprattutto fra le popolazioni delle regioni costiere. Un
grosso impulso alla diffusione
dell’Islam lo diedero le guerre
di conquista del 16° secolo. Fu
allora che, con la forza della
spada, si convertirono all’islamismo intere popolazioni anche
degli altipiani. Il re cristiano
d’Etiopia riuscì; ad arginare
quest’assalto grazie all’aiuto
dei portoghesi. Le distruzioni e
gli eccidi perpetrati dai conquistatori musulmani sono rimasti
fino ad oggi nella fantasia e nelle leggende popolari, tenute vive
da una Sapiente propaganda del
clero. Il sentimento viscerale di
odio e diffidenza degli etiopici
verso i musulmani influenza tutt’ora i rapporti fra l’Etiopia ed i
vicini paesi arabi ed ha fatto
dei musulmani residenti in Etiopia dei cittadini di seconda classe, capri espiatori degli umori
sia popolari che del potere; è una situazione che perdura fino
ad oggi nonostante la dichiarazione di piena uguaglianza dei
cittadini fatta dall’attuale regime. Anche la situazione eritrea
è stata spesso spiegata dalle autorità di Addis Abeba alle masse dell’interno dell’Etiopia come la conseguenza di un movimento musulmano che attentava
all’etiopicità delle popolazioni
cristiane di quella regione, e
persino il regime marxista ancora di recente propagandava una
santa guerra di riscossa contro
questi musulmani.
In Eritrea i cristiani sono il
49% circa della popolazione. Vivono soprattutto nei centri urbani e nelle aree rurali dell’altopiano. I musulmani sono circa il
51% distribuiti sia nelle zone
urbane che nei bassopiani orientale ed occidentale. Che vi
siano state delle tensioni fra
questi due gruppi religiosi è
innegabile, ma la lotta di liberazione è uno slancio del popolo
eritreo tutto intero sia cristiano
che musulmano.
Al confine con il Sudan c’è in
Eritrea un piccolo gruppo etnico molto omogeneo che conserva fino ad oggi credenze e culti
animistici; però da un secolo a
questa parte sia il cristianesimo
che l’islamismo hanno fatto
molte conversioni fra queste popolazioni.
La chiesa cattolica è stata presente in Etiopia fin dal 16° secolo. In particolare in Eritrea,
con le missioni lazzariste francesi, la presenza cattolica risale
alla metà del secolo scorso. L’opera della chiesa cattolica subì
un fortissimo impulso all’epoca
coloniale italiana (dal ’35 in poi).
La Federazione
Luterana protesta
contro Voster
Il 4 maggio scorso, l’esercito
sudafricano penetrava nel territorio dell’Angola e vi uccideva
spietatamente circa 700 persone
alloggiate in un campo profughi,
non risparmiando né donne né
bambini. Di fronte a quest’azione il segretario generale della
Federazione Luterana Mondiale,
sulla base di informazioni ricevute dalla chiesa luterana di Namibia, ha inviato immediatamente un telegramma di protesta al
premier sudafricano, Vorster, e
al segretario generale dell’QNU,
Waldheim.
In questi telegrammi si chiede
tra l’altro che TONU provveda a
un effettivo controllo della zona
della Namibia su cui ha il mandato, al fine di evitare ulteriori
spargimenti di sangue.
Il governo di Pretoria per conto suo ha precisato che quest’azione mirava a impedire che si
sviluppassero le basi militari
dell’organizzazione popolare del
l’Africa del Sud Ovest, che si batte appunto per Pindipendenza
della Namibia.
Il telegramma prosegue chiedendo al governo sudafricano la
cessazione di ogni operazione
militare che rende dubbie le affermazioni di buona volontà e
di buona fede per la soluzione
del problema della Namibia.
Lutto delle
Chiese svizzere
Il pastore Peter Martin Flury,
dal 1960 membro del Comitato
di presidenza della Federazione
delle chiese protestanti svizzere,
è deceduto improvvisamente a
seguito di una crisi cardiaca, all’età di 65 anni.
Dal 1967 era presidente dell’EPER (Entraide protestante
suisse), l’organismo che si occupa degli aiuti delle chiese svizzere ai paesi del terzo mondo e dei
paesi di diaspora. In questo senso abbiamo conosciuto il pastore
Flury e ne abbiamo apprezzato
lo spirito di fraterna comprensione per i problemi delle nostre
chiese.
echi dal mondo cristiano,
a cura di BRUNO BELLION
Contrabbandieri
di Dio?
Il pastore Paul Hansen, del dipartimento cooperazione delle
chiese della Federazione Luterana Mondiale ha recentemente
messo in guardia gli occidentali
che cercano di introdurre clandestinamente copie della Bibbia
nei paesi socialisti.
Essi si considerano « contrabbandieri di Dio», ma in realtà
non fanno che rendere più difficili i rapporti tra le chiese del
l’est e la società in cui esse vivono.
Senza voler minimizzare le difficoltà esistenti e gli urti anche
violenti che vi sono stati tra
chiesa e stato nei paesi dell’est,
occorre, ha continuato, tener conto del fatto che moltissimi credenti non incontrano le difficoltà
che spesso vengono propagandate con buona dose di demagogia
da alcune « missioni per i paesi
socialisti ».
Sarebbe opportuno tener conto di tutti questi fattori prima
di impegnarsi in missioni che
turbano anche i credenti che ne
sono destinatari, i quali per lo
più cercano di impostare dei
rapporti corretti e non di « contrabbando » con i governi dei loro paesi.
USA: prosegue
il dialogo tra
Metodisti e Luterani
I partecipanti al dialogo teologico tra metodisti e luterani,
negli Stati Uniti, hanno cercato
di riassumere i punti del dialogo
su cui è possibile un accordo sostanziale. Il centro del dibattito
è stato il significato del battesimo e le sue implicazioni pratiche nella vita delle chiese.
Per il momento non si tratta
di un documento che abbia avuto l’approvazione di tutti i partecipanti e meno ancora una approvazione da parte dei sinodi
e conferenze interessati.
I lavori proseguiranno con un
prossimo incontro nel dicembre
prossimo a Dallas.
4
30 giugno 1978
DALLA TAVOLA ROTONDA ORGANIZZATA DAL CENTRO EVANGELICO DI CULTURA DI TORINO
1968 -1978 :
cosa è cambiato?
Il decennio che sta alle nostre spalle ha signifìcato per la Chiesa valdese
un preoccupante calo numerico e una pericolosa chiusura
verso l’esterno. Secondo l’analisi condotta da Giorgio Girardet —
di cui riportiamo l’essenziale — ciò è dovuto
ad una mancata accettazione del ’68 e delie conseguenze
che la chiesa ne avrebbe potuto trarre.
Così volevamo essere
Il Sinodo, richiamandosi all'Art. 20 A.S. 1969 (linee di fondo), invita
la Tavola e le Chiese a indirizzare la loro azione sulla base dei seguenti
punti.
a ) Senza paura del futuro, ma nell'attesa delle cose nuove di Dio, le
attuali nostre chiese — pur nella loro debolezza e nella loro scarsa preparazione — devono progressivamente divenire vere assemblee nella quali ognuno possa portare il contributo dei doni ricevuti dallo Spirito per l'edificazione
dei fratelli e l'annunzio del Regno a quanti il Signore avvicina. Questo
passaggio, però, da una forma di vita ecclesiastica, invecchiata e statica ad
una nuova e dinamica, deve avvenire nell'agape, che è la prova della validità della fede, e nell'incarnazione della situazione altrui.
b ) Le assemblee ( chiese ) possono avere forme e modi di vita diversi, a seconda delle specifiche vocazioni ricevute (comunità di testimonianza varia [parrocchie], comunità di servizio, comunità per la stampa,
comunità per I istruzione, ecc. ). per essere diaspora di comunità aperte,
confessanti e serventi, ove ogni residuo di compromissione costantiniana
sparisca e siano collegate fra loro da una profonda comunione fraterna che
le aiuti nella ricerca della fedeltà al Signore.
c) Tutto ciò richiede, senza ulteriore indugio, la massima cura e la
massima spesa per preparare i ministeri vari, nei quadro dei quali anche
quello pastorale prende chiara figura. Gli attuali pastori che ne abbiano le
capacità siano impegnati in questo servizio di transizione,
d ) Tutta questa nuova struttura ecclesiologica sia al fine del vero
servizio che la chiesa deve rendere al mondo, cioè la testimonianza al Regno, e ciò nella pienezza deila vita del popolo (economia, politica, sociologia, pedagogia, ecc. ) poiché la ritrovala comunione in Cristo deve divenire
vita fra gli uomini (lO/Sl/70).
Uno dei modi più utili per
controllare la parabola
seguita dalla Chiesa valdese dal 1968 ad oggi
consiste nel rileggere gli atti sinodali di questo decennio. Il più
significativo è quello del 1970 (riportato a fianco). Questo atto faceva seguito ad un altro deU’anno precedente che tracciava un
ambizioso programma di trasformazione della chiesa. Ma se proseguiamo nell’ esame, notiamo
che nel '71 è rimasto solo un breve richiamo a quanto detto l’anno precedente: si prevede che
in futuro la chiesa possa essere
chiamata a vivere in forme diverse da quelle tradizionali e « si
invita pertanto le chiese a sperimentare... » Poi il tono cambia:
nel ’72 ci si occupa del centenario; nella linea del 1970 permane
un invito alla Facoltà di teologia
« a non essere avulsa dai problemi che agitano gli uomini e
lacerano le comunità », ma non
vengono date delle indicazioni
operative. Del resto anche quelle
degli anni precedenti non avevano portato a cambiamenti. Dal
’73 in poi questa tematica praticamente scompare.
Cosa è stato il ’68?
Ma cos’è stato in sostanza nella chiesa il movimento del ’68?
Esso ha rappresentato essenzialmente un momento di unità fra
le motivazioni politiche e le motivazioni di .fede. I due piani, che
erano tenuti separati rigorosamente dalla formazione pietistica che avevamo ricevuto, venivano a fondersi in azioni che erano
contemporaneamente atti politici e testimonianza di fede. La politica, e cioè la responsabilità
comune per il bene dell’uomo,
entrava nella chiesa; ma contemporaneamente l’evangelo usciva
dal recinto sacro e veniva presentato al mondo.
Ma all’interno delle chiese protestanti italiane questo non è
stato capito. Si è parlato infatti
di riforma del culto, oppure della politica piortata nella chiesa,
si è riconosciuto che le esigenze
dei giovani erano giuste anche se
presentate in modo sbagliato e
inopportuno; ma non c’è stato
un reale coinvolgimento, anche a
causa di una scarsa chiarezza
da parte dei giovani. Questi d’altra parte molto presto hanno
smesso di occuparsi direttamente delle chiese organizzate e si
sono piuttosto riversati sulla politica attiva. Così nel ’70-’71 avviene una svolta silenziosa: lì finisce il ’68. Il movimento rinuncia
tacitamente a coinvolgere le
strutture ecclesiastiche nel tentativo di riforma e concentra le
sue enerpe nella formazione e
strutturazione della FGEI.
In che cosa è consistita questa svolta del ’70-’71? Secondo la
mia impressione il ’68 portava
ad analizzare la chiesa come un
pezzo di mondo cioè a ricordarsi che la chiesa non è al di fuori
della realtà economica e politica.
Nel ’70-’71 si rinuncia a portare
avanti questo discorso nei confronti delle chiese. Esce allora
in Francia il documento « Chiesa
e potere » un documento della
Federazione delle chiese protestanti francesi. In Italia il documento viene discusso, viene tradotto, (Attualità protestante numero 45/46, Claudiana) però rimane sostanzialmente senza efficacia. Proprio quelli che avevano iniziato la battaglia del ’68 rinunciano ad applicare alle chiese protestanti le analisi compiute
sulla società e sulla chiesa cattolica. Questo fatto costituirà
una grossa perdita di credibilità
del movimento dei protestanti
presso il mondo cattolico scosso
da ben più gravi contraddizioni.
Questo fermarsi della critica protestante alle soglie del proprio
mondo ecclesiastico ha finito per
costituire un vuoto che sarà poi
riempito da ipotesi e ricerche di
identità protestante.
Con questo dobbiamo dire che
il ’68 è passato senza lasciar
traccia? Indubbiamente il protestantesimo italiano in questi 10
anni è molto migliorato per certi aspetti strutturali. Abbiamo
più teologia, più interesse per la
teologia, abbiamo strutturato
meglio l’istruzione religiosa, la
novità Claudiana
FRITZ SCHMIDT-CLAUSING
ZWINGLI
Riformatore, teologo e statista
della Svizzera tedesca
con antologia di scritti
pp. 248, ili. -t- 8 tav. f. t., L. 4.900
— Il primo « itinerario spirituale » in italiano del « terzo
uomo» della Riforma. Una figura centrale della cultura
europea ingiustamente ignorata.
CLAUDIANA EDITRICE - Via Pr. Tommaso 1
10125 TORINO - c.c.p. 2/21641
amministrazione, i regolamenti.
Anche la nostra immagine pubblica è senz’altro più precisa e,
piaccia o no, siamo considerati
una chiesa di sinistra. Tutto questo ci dà anche una certa fierezza di essere protestanti. Però ci
sono dei « ma », ci sono dei gravi problemi aperti nelle chiese
di oggi che potrei riassumere
con una parola che purtroppo
oggi è di moda, la estraneità o
se volete lo scollamento tra una
élite trainante nella chiesa (i
500 che frequentano i Sinodi, che
scrivono sui giornali, che si leggono ecc.) e il resto dei membri
di chiesa.
Estraneità
e scollamento
Questo scollamento, fra l’altro,
si manifesta con dei dati oggettivi che possono essere desunti
dalle tabelle statistiche riportate
ogni anno nel Rapporto della
Tavola al Sinodo. DaH’esame di
questi dati risulta che dal ’47 al
’62 vi è stato un aumento dei
membri comunicanti, vi è stata
poi una stasi di 4 o 5 anni e quindi un declino sensibile. Nel decennio ’68-’78 che ci interessa abbiamo perduto 2000 membri di
chiesa. Il dettaglio del calo di
questi ultimi 10 anni (riportato
in tabella) indica alcimi aspetti
significativi. Di fronte ad una generale tenuta delle Valli c’è una
erosione sociologica abbastanza
seria fuori delle Valli. D’altra
parte i dati di partecipazione e
di irradiamento (frequenza ai
culti e catecumeni non evangelici — e cioè provenienti da ambiente esterno alle nostre chiese) indicano un calo ancor più
preoccupante. Il dato più grave, è tutto sommato quello che
risulta Tisolamentb che ^i esprime nel calo di frequenza ai culti, nettamente superiore al calo
del numero dei membri di chiesa. Questo vuol dire che i culti
non sono più im momento di
aggregazione a cui partecipino
membri e non membri. Noi quindi siamo oggi essenzialmente
sulla difensiva.
In secondo luogo questo isolamento si manifesta anche verso
Testemo. Un tempo potevamo
pensare di essere praticamente
gli imici detentori di un discorso
Chiesa Valdese ’68-78:
variazioni in percentuali
ALLE
FUORI
VALLI delle valli TOTALE
membri comunicanti — 1,4 — 17 — 9
allievi scuole domenicali — 8,5 — 35 — 22
catecumeni + 14 — 17 — 2
giovani organizzati — 51 — 54 — 53
frequenza ai culti — 21 — 36 — 32
catecumeni non evangelici — 78
religioso alternativo. Oggi, di
fronte ad un cattolicesimo molto articolato, pieno di contraddizioni, con l’esigenza di un collegamento con la società, questo
discorso del monopolio deH’alternativa religiosa scompare. Oggi il cattolicesimo porta avanti
un dibattito in cui ho l’impressione che noi avremmo anche
qualcosa da dire se solo ci accorgessimo che questo dibattito
si sta svolgendo.
Inoltre, accanto alla nostra
proposta protestante classica esiste la proposta dei movimentti
evangelici, delle chiese cioè che
elegantemente diciamo « non federate » (dizione che di per sè
indica un certo distacco). A quanto mi ricordo, questo problema
è sempre stato enunciato a volte in modo appassionato, ma
mai affrontato in modo serio,
complessivo. Si tratta di stabilire con coloro che hanno un programma evangelico diverso dal
nostro, dei rapporti di tipo ecumenico basati come tutti i rapporti ecumenici sul pieno rispetto e sulla piena reciprocità.
La terza proposta sta nascendo da un’ondata di religiosità di
tipo diverso, inassimilabile alle
religiosità passate, che noi spieghiamo con l’ondata di secolarizzazione, industrializzazione, mass
media, consumismo. Come in
America, qui da noi saranno le
religioni orientali, sarà la setta
di Moon, saranno i neo-carismatici, saranno molte cose più serie che si svolgono a livello dei
giovani. Perfino su « Lotta con
tinua » nelle ormai famose corrispondenze emergono questi problemi di ricerca di fede.
Missione della chiesa
Come protestanti abbiamo delle controproposte originali di
fronte a questi spazi oppure ignoriamo queste cose e ci chiudiamo? Malgrado le conseguenze del sostanziale rifiuto del ’68
— una mancanza di contatti e il
conseguente rischio di chiusura
— noi abbiamo oggi nella società determinati compiti a cui proprio come chiesa dobbiamo rispondere, tornando anche al prepolitico, all’atto pastorale, al gesto fraterno, aprendo un locale a
chi non ha locale dove trovarsi,
offrendo dei mezzi di comunicazione a chi non sa comimicare,
dando la voce a chi non l’ha. Una
chiesa che cerca il contatto col
mondo, basta che afferri uno di
questi problemi e lavori su questo. Una chiesa non è chiesa se
non è missionaria, non può vivere per sé se no diventa un
ghetto. La missione è l’essenza
della chiesa e la chiesa non è
separata dal mondo — questo
Tabbiamo detto nel ’68 — oggi
si tratta di vivere ancora questa
realtà attraverso la pratica dell’agape.
Giorgio Girardet
(/ precedenti interventi, di
Maurizio Girolami e Sergio Ribet, sono stati pubblicati nei numeri 24 e 25).
RILEGGENDO GANGALE
TESI ED AMICI
Due sono le edizioni di queste « Tesi » : la prima del ’26,
a conclusione del ciclo di
« Conscientia », la seconda
del 1930, l’ultima opera del
Gangale nel periodo romano
di « Boxa ».
Non si tratta tanto di due
edizioni della stessa opera,
quanto della rielaborazione,
a distanza di tempo, di alcune tesi di fondo del pensiero
di Gangale.
1. La prima tesi esprime i
punti di partenza di Gangale: la predestinazione («crolla cosi il cattolicesimo come
cooperazione tra Dio e uomo», 1 ed., p. 6), il senso
che ha -la storia per la salvezza dell’uomo, la concezione protestante di Dio (rifiutati sentimentalismi e umanesimi facili, «non restava
che convertirsi allo squallido
e forte ’Dio dei protestanti’ »,
2 ed., p. 7). Punti di partenza
necessari, perché « per credere è sempre necessaria una
’eresia’» (nel senso di punto
di distacco) (2 ed., p. 19).
2. La seconda tesi, storica,
e di conseguenza etica, vede
la storia dell’Evangelo svilupparsi come storia di rivoluzionarismo e riformismo.
Evangelizzare è « rovesciare »
o « educare ». In ogni caso,
è una dialettica interna al
protestantesimo : il riformi
smo cattolico, la « saggezza
tradizionale della Chiesa »,
non è che mimetismo, accomodamento, estraneo alla
dialettica vera della storia.
L’etica, l’amore cristiano,
non è spontaneità, ma disciplina organizzata della carità
improntata al « non perdere
tempo ».
3. In economia, Gangale
tiene a rivendicare il primato dell’uomo morale sull’uomo economico. Solo «chi attui uno scisma morale dalla
economia capitalistica, può
combattere il capitalismo »
(1 ed., p. 10); d’altra parte,
« Solo l’ascesi protestante può
spezz;are il circolo in cui è
impigliato il marxismo, il
quale non s’accorge che la
rivoluzione comunista gli è
diventata tra le mani, fatalmente, una rivoluzione liberale» (ibidem).
In definitiva, « l’economia
è strumento, non causa, né
fine ».
4. In arte, infine, Gangale
passa da una visione iniziale
abbastanza iconoclasta per
giungere poi ad una rivalutazione dell’arte (attraverso
esempi come Dürer, Rembrandt, ecc.) quando essa, in
coerenza con l’anti-idolatria
protestante non pretenda di
essere trascendente, o di giungere al trascendente. « Quando nel poeta muore il profe
ta e nasce il sacerdote, muore anche il poeta » ( 1 ed.,
p. 12).
.5. È interessante che a questo sistema di pensieri Gangale vuole aggiungere qualcosa : nella prima edizione,
una galleria di « Amici del
Nuovo Protestantesimo », 26
fotografie di collaboratori con
brevi cenni autobiografici per
ognuno; nella seconda edizione. una serie di « presentazioni od esempi », per lo più
prefazioni rielaborate tratte
dai libri editi da Doxa, trattanti temi quali l’anabattismo, il pietismo, la teologia
dilla crisi. Nei due casi, è la
prassi che deve accompiignarsi alla teoria, per darle
corpo.
Tra gli « amici », Lelio Basso, che Si firmava allora Prometeo Filodemo, dichiarandosi « socialista e marxista »,
diceva di mirare ad una nuova interpretazione del marxismo capace di inquadrare
questa dottrina « nella grande corrente protestante-idealistica» (1 ed., p. 28).
Sergio Ribet
Tesi ed amici del Nuovo Protestantesimo • Roma 1926, ed. Bilycnhis.
Tesi del Nuovo Protestantesimo,
con l’aggiunta di presentazioni
ed esempi. Il ed., Roma 1930,
Doxa ed.
5
30 giugno 1978
ALLA BASE BIBLICA VIENE AGGIUNTO IL RIFERIMENTO AL ’’LIBRO DI MORMON’
Fede e dottrina
dei Mormoni
I Mormoni affermano che la
loro religione non è nuova; anzi,
essa ha inteso restaurare il Cristianesimo in tutta la sua purezza mediante l’opera di Joseph
Smith. La Riforma protestante
non rinnovò la Chiesa pur condannando e abolendo molti errori della dottrina cattolica. Ci
volle un Joseph Smith — afferma con una certa presunzione il
Mormonismo — per ricostituire
la vera Chiesa cristiana, priva
di errori e di deviazioni religiose.
SONO CRISTIANI?
Alla domanda : « I Mormoni
sono cristiani? » un noto scrittore mormone risponde: «Sì,
sono cristiani, ma non sono né
protestanti, né cattolici. Affermano che le altre Chiese si sono allontanate dal vero Cristianesimo e che soltanto la loro
religione corrisponde ad una vera e propria restaurazione dell’Evangelo » (Samuel W. Taylor).
Come documenti di fede e di
dottrina, i Mormoni riconoscono la Bibbia e, accanto ad essa,
il Libro di Mormon. La rivelazione divina è contenuta nella
Bibbia s\ ma anche nel Libro
di Mormon. La rivelazione biblica non è sufficiente e « la Bibbia da sola non è la Parola di
Dio » ; « noi crediamo », si legge
in un articolo di fede dei Mormoni, « che la Bibbia sia la parola di Dio, purché sia rettamente tradotta; crediamo anche
che il Libro di Mormon sia la
parola di Dio ». Quanto a noi
dissentiamo fortemente da queste affermazioni come dissentiamo dalla dottrina cattolica che
considera documenti di fede la
Sacra Scrittura e la Tradizione.
In un altro articolo di fede, il
terzo, i Mormoni confessano la
loro fede cristiana in questi termini : « Noi crediamo che mediante l’espiazione, di Cristo tutto il genere umano possa essere
salvato con l’obbedienza alle
leggi e alle ordinanze del Van
gelo». Con tutti i protestanti,
ci domandiamo: È per grazia
mediante la fede che siamo salvati, senza operé meritorie ovvero ancora una volta l’espiazione dei nostri peccati compiuta da Cristo sulla croce rimane
insufficiente, talché il battezzato deve confessare la sua fede
anche nel profeta Joseph Smith
il quale, « per la salvezza dell’uomo in questo mondo ha fatto più di qualsiasi altro uomo
mai vissuto con la sola eccezione di Gesù Cristo »?
In merito alla dottrina della
Trinità, che si esprime con interpretazioni varie nello stesso
Cristianesimo, senza però diventare una dottrina riservata agli
iniziati ai grandi misteri della
religione, J. E. Talmage scrive
che « Gesù e il Padre Eterno sono due esseri glorificati aventi
un corpo di carne e d’ossa. Lo
Spirito Santo è un essere personale, dotato di un corpo spirituale ». In un suo sermone,
Joseph Smith disse che : « il Padre, il Piglio e lo Spirito Santo
sono tre dèi distinti uno dall’altro. Predicherò sulla pluralità
degli dei tanto evidente nella
Bibbia quanto lo è qualsiasi altra dottrina ». Siamo assai lontani dalla fede cristiana evangelica secondo cui c’è un Dio unico e Padre di tutti, il quale si è
fatto conoscere in Cristo, unico
rivelatore e mediatore, e mediante il suo Spirito che opera
in noi, testimoniando che siamo
figliuoli di Dio.
L’insegnamento dei Mormoni
tende a perfezionare la creatura
umana in vista della sua felicità
terrena e celeste. La società in
cui vivono è fortemente influenzata dalla loro etica individuale
e sociale. L’articolo 13 dei
loro articoli di fede dice cosi:
« Noi crediamo di dover essere
onesti, sinceri, puri, benevoli e
virtuosi. Crediamo ogni cosa,
abbiamo sopportato molte cose
e speriamo di sopportarle ancora. Le cose in cui c’è qualche
virtù o qualche lode, noi le cerchiamo ».
_______Una pagina di storia poco nota
Valdesi a Salt Lake City
Nel territorio dello stato deirutah, esistono molte famiglie mormoni di
origine valdese, emigrate
nell’America del Nord in
cerca di lavoro. Le Valli
economicamente depresse
e impoverite da secolari
persecuzioni non erano in
grado di fornire loro il pane quotidiano. Subito dopo la promulgazione dell’editto albertino, un gruppo di Mormoni visitò le
Valli valdesi, specialmente quella del Pellice, entrando in contatto con
una popolazione che aveva combattuto anch’essa
per la libertà di coscienza. Si insediarono a Torre Pellice nel settembre
del 1850 e di lì iniziarono
la loro missione di proselitismo. Chiamarono il
Vandalino « Mount Brigham » dal nome del loro
famoso condottiero. Il loro primo convertito fu
Giovanni Antonio Bosc,
che fu battezzato per immersione nel torrente Angrogna. Seguirono altre
conversioni fra cui quella
di Jean Daniel Malan e
della sua famiglia. Il Malan divenne il primo pre
sidente dell’opera missionaria in Italia e uno dei
primi valdesi emigrati negli Stati Uniti.
Intanto a Salt Lake City si organizzava un 'Perpetuai Emigration Fund’
per aiutare i neo convertiti ad affrontare le spese
di viaggio negli Stati Uniti. Un secondo gruppo,
proveniente in gran parte
da S. Germano Chisone e
da Angrogna partì nel
1854, sempre per necessità di lavoro; tuttavia il
numero di valdesi disposti
ad integrarsi nella comunità dei Mormoni non fu
elevato; alcuni tornarono
indietro, prima ancora di
imbarcarsi preferendo rimanere sul suolo natale e
ricevere « i cinque pani e
due pesci » di evangelica
memoria!
Alcuni nomi di famiglie
tipicamente valdesi, come
Justet, Gaudin, Stallò,
Gardiol, Châtelain, Lageard, Beux ed altri ancora spiegano dal punto
di vista storico la presenza di discendenti valdesi
nella « Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi
giorni ».
Chiunque si richiama al nome di Cristo
ha da confrontarsi con questa
massima di K. Barth:
« accanto, dietro e sopra questa Parola
non dobbiamo tenere e venerare
nessun’altra potenza come via,
verità e vita; per l’eternità questa Parola
porta il nome di Gesù Cristo ».
Non abbiamo motivo di smentirli quanto alla loro condotta.
Un certo grado di razzismo circola tuttavia nelle loro comunità. Un negro che diventi mormone gode della uguaglianza civile. Tuttavia attualmente, pur
essendo membro fedele, non potrà mai diventare sacerdote,
mentre ciò è concesso a tutti
gli altri membri bianchi.
Un’altra caratteristica dei
Mormoni è quella del battesimo
per i morti. Secondo loro è possibile farsi battezzare per i morti che non hanno ricevuto il battesimo quando erano in vita;
occorre però possedere informazioni esatte riguardo al defunto
in favore del quale ci si fa battezzare. Perciò i Mormoni dedicano un interesse particolare alle genealogie. Esiste a Salt Lake
City una « biblioteca genealogica» contenente più di dieci milioni di pagine e statistiche di
registri e archivi ecclesiastici
provenienti dall’America e dall’Europa.
CONCLUDENDO
La nostra presentazione della
storia e della dottrina dei Mormoni non costituisce un giudizio presuntuoso e superficiale.
Tuttavia, affermiamo che la rivelazione di Dio in Cristo Gesù
Joseph Smith
(1805-1844) il fondatore del movimento mormone.
possiede per noi un valore unico ed assoluto. La Sacra Scrittura ci rimanda sempre al nome di Cristo; non crediamo ad
altre rivelazioni, perché ci basta quella di Gesù Cristo e di
lui soltanto. Il 31 maggio 1934,
la chiesa confessante tedesca, in
lotta contro il nazismo, pronimziò queste chiare parole : « Noi
respingiamo la falsa dottrina
secondo la quale la chiesa potrebbe o dovrebbe riconoscere,
come fonte della propria predicazione, oltre e accanto a questa
unica Parola di Dio, anche altri
avvenimenti e potenze, persone
e verità come rivelazioni di Dio.
Allo scopo di evitare la confusione degli spiriti e per non cadere in un pericoloso sincreti
smo religioso, la Chiesa di Gesù
Cristo dei Santi degli ultimi
giorni legga bene queste parole
e mediti su queste altre del teologo Karl Barth : « Accanto a
questo Evangelo non c’è nessun’altra legge e accanto a
questa legge nessun altro Evangelo e accanto, dietro e sopra
questa Parola non dobbiamo tenere_e venerare nessun’altra potenza come via, verità e vita;
per Teternità questa Parola porta il nome di Gesù Cristo».
Va da sé che su queste parole
dobbiamo riflettere seriamente:
i Mormoni e ciascuno di noi,
per motivi di fedeltà a Dio e di
una chiara impostazione della
nostra fede e della nostra vita di
credenti.
La Chiesa di Gesù Cristo
dei Santi degli ultimi giorni
(segue da pag. 1)
compatrioti nord-americani. La
loro storia appartiene alla storia politica e religiosa degli Stati Uniti; ma appartiene anche
alla storia delle lotte per la libertà di coscienza, in cui le minoranze religiose rivelano spesso una non comune resistenza.
Due figure di capi e condottieri occupano un posto speciale fra i Mormoni: quella di Joseph Smith, il fondatore della
chiesa, e quella di Brigham
Young. Lo Smith morì giovane,
a 39 anni, ucciso durante un tumulto mentre era in prigione
con alcuni suoi compagni. Brigham Young, suo successore, fu
un coraggioso condottiero dei
Mormoni in cerca di un territorio che li ospitasse e divenisse
la loro patria terrena.
Dallo Stato di New York, infatti, i Mormoni dovettero allontanarsi, puntando sui territori occidentali deH’America del
Nord. Un grande esodo ebbe luogo nel rigido inverno del 1846.
Brigham Young prese la ^ida
di numerose carovane di pionieri in marcia verso l’occidente.
Passarono a guado molti fiumi
e raggiunsero infine un territorio che divenne poi il loro paese, la loro patria: un’immensa
pianura attorno al Gran Lago
Salato, nello stato dell'Utah. Con
grande abilità e coraggio, i Mormoni resero civilmente abitabile quel..territorio. Costruirono
la città di Salt Lake City, oggi
capitale dello Stato e sede residenziale dei Mormoni.
La libertà di coscienza di cui
i Mormoni vanno fieri fu talvolta pagata con atti di violenza e
di avidità. Lo stesso Young divenne un grande uomo d’affari
e, malgrado ciò, trovò il tempo
di sposare 27 donne che gli diedero ben 66 figli!
Oggi, scrive Walter F. Martin
nel suo libro intitolato « I Mormoni » (ediz. Centro Biblico Napoli), « il mormonismo del
nostro tempo è una grande impresa religioso-economica, bene
organizzata e ben condotta; oltre a controllare l’industria della barbabietola da zucchero degli Stati Uniti, i Mormoni sono
proprietari dì grandi estensioni
di terreno nell’Utah, ed hanno
quindi un posto importante nel
regno degli affari statunitensi.
La chiesa dei Mormoni ha un
posto rilevante nel campo finanziario e politico degli Stati Uniti ». Con i potenti mezzi di cui
dispongono, i Mormoni hanno
costruito una struttura scolastica molto avanzata e di grande
efficienza. La loro chiesa mantiene parecchi edifici scolastici
(scuole superiori e università)
frequentate da più di 100.000 studenti.
L’organizzazione
ecclesiastica
La struttura della « Chiesa di
di Gesù Cristo dei Santi degli
ultimi giorni » riposa sulla convinzione di « possedere il solo
e vero sacerdozio di Aaronne e
di Melchisedec (Ep. Ebrei cap.
7). Il sacerdozio di Aaronne può
essere esercitato da un giovane
dall’età di dodici anni in poi,
ma limitatamente alle cose materiali della chiesa. Il sacerdozio superiore, invece, quello di
Melchisedec, è al servizio delle
cose spirituali, con speciali attribuzioni secondo le varie funzioni. Non esiste, però, un clero o un coij>o pastorale o sacerdotale retribuito. L’art. VI della loro dichiarazione di fede si
esprime così: « Noi crediamo
nella stessa organizzazione esistente nella Chiesa primitiva in
cui v’erano: apostoli,, profeti,
pastori, evangelisti, dottori »■
Malgrado le apparenze, la
Chiesa dei Mormoni possiede
una struttura assai gerarchica.
A capo della Chiesa vi è un presidente, assistito da due « consiglieri » e da un « quorum » di
dodici « apostoli ».
L’organizzazione della chiesa
locale sotto il profilo ecclesiastico ha per base la « parrocchia » che comprende da 500 a
1000 membri, affidati alle cure
di un vescovo e di due consiglieri. L’attività « missionaria »
dei Mormoni è di gran rilievo.
La Chiesa fornisce una grande
quantità di mezzi e di organizzazioni ausiliario per il « perfezionamento dei santi ». Per accedere alle funzioni ecclesiastiche non è necessaria una preparazione teologica qualificata; mi
gliaia di giovani dedicano uno o
due anni della loro vita ed a
proprie spese alla attività missionaria in uno dei tanti paesi
del mondo. La pratica della « decima » è largamente osservata; i
Mormoni digiunano una volta
al mese, dal sabato alla domenica; la somma risparmiata viene
versata alla chiesa. Una chiesa
che non ha problemi finanziari:
anzi, se non andiamo errati, è
la chiesa più ricca del mondo.
Ogni città è divisa in settori
(wards) ed ogni settore è affidato ad un guardiano (warder) il
cui compito è di conoscere le famiglie e di assisterle, in caso di
necessità. Nessom membro di
chiesa deve soffrire per motivi
di povertà o di circostanze avverse. In linea di massima ogni
credente Mormone dovrebbe consacrare il 20% del suo reddito
alla chiesa, al di fuori del tempo che egli dedica all’opera missionaria.
D’altra parte i « Santi degli
ultimi giorni » non hanno un
temperamento ascetico. Sono invece tipicamente americani, sorridenti in ogni evenienza, abituati a fare i loro conti in termini di onesta amministrazione
finanziaria, disposti a mettere a
disposizione di altri i doni ricevuti. La città di Salt Lake City
è il centro della vita religiosa,
sociale e culturale dei Mormoni. Amanti della musica, posseggono in città un vasto edificio
dotato dell’organo più grande
del mondo, dall’acustica sensibilissima dove la Corale dei
Mormoni, anch’essa molto conosciuta, esegue i suoi ben noti
concerti.
Ma a Salt Lake City i Mormoni possiedono anche un enorme
silos che contiene più di un
milione di kg. di grano per i casi
di emergenza. Gruppi di Mormoni possiedono collettivamente
no fabbriche di conserve, una
miniera di carbone, numerose
latterie, allevamenti di bestiame. Alla fine della seconda guerra mondiale, i Mormoni inviarono in Europa più di cento vagoni ferroviari contenenti cibi e
vestiario.
pagina a cura di Ermanno
Rostan.
6
30 giugno 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
COMPIE VENT’ANNI
La strada La Seggiovìa dei Tredici Laghi
0 /c Facciamo il bilancio di una iniziativa che è
sempre stata in mano ai pralini - La seggiovia
ha valorizzato il turismo
La settimana scorsa, su questa
stessa rubrica, Ermanno Geme
tracciava una analisi del voto
sut referendum alle Valli. Egli
interpretava il forte numero dei
«si» come «una protesta che
almeno per la legge Reale, non
può certo essere letta come espressione di qualunquismo, ma
come critica politica di un certo
modo di comportamento politico all'interno stesso della sinistra ».
Concordo pienamente con questa analisi e vorrei aggiungere
che spesso è presente, proprio
nell’area della sinistra, una sorta di rabbia derivante dalla delusione nell’accorgersi che, con il
passaggio dell’amministrazione
dal centro alla sinistra le cose
non sono cambiate nella misura
in cui si sperava.
E se da un lato ha ragione la
sinistra nel sottolineare che non
è possibile continuare come per
il passato con interventi tra di
loro slegati ed occorre invece
puntare alla pianificazione, occorre pur tenere presente che
non è possibile, in attesa del piano, rimandare ogni intervento.
Così la gente guarda anche alle piccole cose immediate. E non
per questo deve essere necessariamente accusata di miopia politica. E quando le cose non si
fanno, e queste paiono in contrasto con le linee programmatiche
che hanno conquistato i voti alla
sinistra, la protesta esplode.
E un po’ questo, credo, che sta
all’origine di una serie di scritte
murali apparse nell'alta Val Pellice (da Torre a Bobbio) circa
due mesi fa. Sono scritte di protesta contro le condizioni indecenti in cui è ridotta la strada
provinciale. E questo è tanto più
grave, quando si tenga conto che
la strada non serve solo ai turisti (dei quali si potrebbe dire
che possono scegliere un altro
itinerario!), ma è percorsa giornalmente da un numero considerevole di pendolari che da Bobbio e vaiar raggiungono il loro
posto di lavoro a Torino, Rivalla o in bassa Valle.
Sarebbero dunque anche questi tutti qualunquisti perché protestano? Non credo proprio. Sono invece convinto che con queste scritte si esprima una presa
di coscienza che si oppone alle
promesse mai mantenute, in ultima analisi ad un certo modo
di amministrare che comunque
non è sempre credibile.
Certo la forma scelta può anche non essere la migliore. Le
scritte sui muri si risolvono in
ogni modo per un danno al patrimonio privato o pubblico; sono inoltre solitamente opera di
poche persone che manifestano
così la loro opinione e la comunicano ad altri, senza che vi sia
dialogo e partecipazione. Avrei
preferito partecipare ad una
marcia di protesta o, anche se
questo è un reato, ad un blocco
stradale al quale partecipassero
almeno tutti coloro che devono
percorrere giornalmente quel
tratto di strada.
Ma rimane grave, a mio avviso, che si debbano fare discorsi
di questo genere. Che cioè l’amministrazione provinciale di Torino non abbia sentito l’esigenza
di ricercare un incontro con la
popolazione per spiegare con
chiarezza i motivi del ritardo
nell’esecuzione di lavori che permettessero un traffico decente
oppure desse ai cittadini la possibilità di esprimersi, di operare
una scelta tra il fondo stradale
nuovo (quando?) oppure una serie di rappezzi come sempre si
sono fatti negli ultimi anni.
Ma pare che anche quando i
cittadini prendono l’iniziativa di
sollecitare simili incontri sia poi
difficile avere i responsabili con
cui parlare. Il caso della viabilità invernale in Val Germanasca
e l’invito dei pralini agli assessori competenti non credo che abbia avuto gran seguito.
Bruno Bellion
Il 15 giugno non ricorda soltanto l’inizio della battaglia del
Piave di sessant’anni fa ma (più
modestamente e più vicino a
noi) anche l’inizio della seggiovia di Frali vent’anni or sono.
Cos’è stata e cosa può essere la
seggiovia per Frali, un’operazione mancata o riuscita? Come istimare la sua esistenza? Ci sono
sbocchi? Emilio Garrou è l’amministratore delegato della seggiovia e lo ringrazio per i dati
che qui riporto:
« La ’’Seggiovia 13 Laghi SpA”
non è nata con fini speculativi
sulle spalle dei valligiani. Il fondatore e primo presidente, avv.
Serafino, aveva intuito che sotto
l’impulso sempre più pressante
del turismo e dello sci di massa, anche Frali non sarebbe sfuggita a qualche gruppo finanziario
o privato che avrebbe finito per
accaparrarsi a poco prezzo i
terreni necessari a una stazione
scioviaria. L’aw. Serafino ha voluto invece che la società fosse
aperta prima di tutto ai pralini
e agli amanti della magnifica
conca. In tal modo i circa 300
soci azionisti sono della più varia provenienza. Dalla società
Talco Grafite fino al possessore
di poche azioni, nessuno sottoscrisse con la speranza di facili
utili, ma solo con lo scopo di
aiutare un’iniziativa locale che
senza dubbiò ha concorso in modo predominante allo sviluppo
della Val Germanasca e al sorgere di una spinta turistica che ne
ha frenato lo spopolamento. Dal
primo tronco di seggiovia e dalla
Capannina si è passati a un secondo tronco, via via si sono poi
aggiunte altre cinque sciovie.
L’ultima è l’impianto ’’Gigante”
che nel suo primo scorcio di vita
si è dimostrato molto utile, sia
per smaltire parte delle ’’code”
nei momenti di punta, sia per
sfruttare la parte migliore delle
piste. La ’’Gigante” avrebbe dovuto essere integrata da un secondo tronco per unirla alla partenza della seggiovia. Furtroppo la sottoscrizione per Taumento di capitale della società ha
avuto cattivo esito e per ora preclude ogni prospettiva di nuovi
impianti. Solo verificandosi condizioni diverse si potrà eventualmente deliberare im nuovo aumento di capitale ».
Emilio Garrou lascia capire
che
l’economia di Frali deve
molto alla seggiovia; ad essa è
legato in gran parte il turismo
della zona; senza di essa terreni
ed alloggi avrebbero meno valo
FEDELTA’ ALLA MONTAGNA
Premiati tre valligiani
Dal I960 la Provincia di Torino
assegna ogni anno il premio della "fedeltà montanara” per segnalare quelle persane o istituzioni che si sono dedicate, non
con atti di eroismo occasionali,
ma con il lavoro silenzioso alla
montagna.
Le Valli del Pinerolese hanno
avuto per quest’anno tre persone
insignite di questo premio.
Vi è naturalmente il pericolo
che manifestazioni di questo genere degenerino in retorica: un
riconoscimento al merito per dimenticare i problemi e le difficoltà che nascono dal rimanere
attaccati alla montagna. Sappiamo che la Provincia non si muove in questa direzione e che i
problemi della montagna, nella
-persona delTassessare- rBaridon,
egli stesso insignito anni or sono di questo premio, sono ben
presenti e gli sforzi per venire
incontro ai montanari sono reali.
Per maggiore informazione dei
nostri lettori trascriviamo degli
estratti delle motivazioni ufficiali.
Peccato che il premio a Enrico
Grill, di Prali, sia giunto quando ormai egli non ha più potuto
rallegrarsene, essendo deceduto
alcuni mesi fa.
Dr. Alberto Baridon, nato a Villar
Fellice nel 1914, nel 1940 entra -—
giovane laureato — nell’Amministrazione Forestale dello Stato (...).
Dopo gli anni tristi della guerra (...)
si dedicò con entusiasmo ed appassio
nato zelo alla ricostituzione del patrimonio boschivo della montagna torinese, estremamente depauperato a causa delle vicende belliche.
Sono gli anni della prima «legge per
la montagna », dei primi grossi lavori
di sistemazione idraulico-forestale, anni che lo impegnano in una presenza
fisica quasi continua sui monti delle
valli in cui opera e che lasciano ai collaboratori e alle popolazioni montane,
cui visse tanto vicino, un ricordo quasi
leggendario di Alberto Baridon : quello di un camminatore formidabile, di
un montanaro rude, onesto e schietto,
di un uomo non solo dalle notevoli capacità professionali ma soprattutto
dalle altrettanto notevoli doti di calda
umanità.
re. D’altronde un punto di vista
diverso non può fare solo un
discorso di puro profitto. C’è
una qualità della vita da difendere, con tutto ciò che questo
comporta. Inoltre la questione
della montagna non si risolve
con nessun mono-intervento. Ferò la seggiovia è un dato su cui
pensare.
La battaglia del Flave del 15
giugno 1918 diede poi magri risultati perché non si andò fino
in fondo con risolutezza. La seggiovia di Frali è partita anch’essa un 15 giugno. Fer fortuna non
è una battaglia o una guerra, né
piccola né grande. Ma forse anche qui si tratta di scegliere quali risultati si vogliono, e quindi
se andare ancora avanti oppure
no.
Renzo Turinetto
III CIRCUITO
Sita delle Scuole
9omenicali
A PROPOSITO DI RALLY
Non preoccupatevi...
il latte lo compro io
Mentre andiamo in macchina
giunge notizia che sono iniziati
i lavori di sistemazione della
provinciale Torre-Bobbio.
« ...Fropiio questi, l’Ingegner
Chiabrando è stato protagonista
di un singolare episodio: i contadini delle vallate, preoccupati
per la mungitura, si sono lamentati contro il rumore e le
strade, a tratti chiuse. A ciò
Chiabrando ha risposto: "Nessun problema, il vostro latte tenetelo lì, lo compro tutto io!’’.
E così per fare il "Valli Finerolesi’’ ci sono voluti anche 500
litri di latte... ».
Con queste parole la Gazzetta del Fopolo del 19.6.1978 commenta un fatto che in sé non ha
forse una grossa rilevanza, ma
che sottolinea ulteriormente (caso mai ce ne fosse bisogno!) il
modo con cui si trattano i problemi dell’agricoltura montana
in particolare e se vogliamo della montagna in generale. Di essa ci si ricorda soprattutto in
quanto rappresenta un ottimo
ambiente di prova per i signorini rallysti, o per i supermen
del motocross o ancora per
chiunque scambi un prato di
foraggere per un campo di calcio o una discarica pubblica!
E poi oltre al danno, ancora
. la beffa: come sempre si risolve tutto con il denaro, si compra il latte, come in questa occasione, e poi la terra, la casa,
ma intanto le strade, soprattutto quelle in terra battuta, porteranno per anni il segno del
transito dei bolidi, i viottoli
scombussolati dal passaggio delle moto diventeranno ruscelli in
continua erosione, al lunedì il
contadino provvederà a rastrellare i rifiuti dai prati e, se gli
Va male, a macellare la mucca
che ha ingoiato il sacchetto di
plastica.
Il cronista di Rorà diceva su
queste pagine a proposito del
rally: « c’è solo da augurarsi
che questa sia l’ultima ediziorie » e io aggiungerei a questo
l’augurio che le Amministrazioni
e i gruppi locali vogliano da una
parte intensificare per quanto
possibile le manifestazioni cosiddette sportive, ma che ugualmente vogliano fare delle scelte
precise a favore di sports che
siano ecologici e non distruttivi
della personalità di chi in montagna vive e lavora.
Enrico Charbonnier
Silvio Bertin. nato ad Angrogna nel
1920, pur lavorando a valle come operaio, non ha abbandonato, come tanti
altri, il suo paese, ma anzi è stato il
primo a costruirsi una casa nuova accanto a quella vecchia paterna, ad
essa tornando fedelmente ogni sera.
Intraprendente ed energico si è dedicato con abnegazione alla soluzione
dei problemi della collettività locale (...).
Non c’è iniziativa locale che non lo
abbia visto protagonista o sostenitore,
dalla vita dello Sci Club che ha annoverato tra le sue file l’omonimo olimpionico. all’attività dell’importante
cooperativa agricola da lui promossa
quasi a coronamento del suo mandato,
alle soluzioni per risolvere l’annoso
problema dei montanari che nei confronti della TV sono uguali agli altri
cittadini solo nel versare il canone ma
non certo nel ricevere i programmi...
Fer mezzo secolo Enrico Grill, calzolaio, ha confezionato scarpe su misura per i montanari locali, inventando modelli appositi per le necessità del
lavoro nei campi o nelle miniere della
zona, un’attività che non è fuori luogo definire appassionata ed instancabile.
Alla soglia degli anni ’30, quando
giunse a Prali l'energia elettrica, partecipò alla costruzione dei primi impianti e diventò anche elettricista, poi
mugnaio, per trent’anni, cioè sino a
■quando quest’ultima professióne, oramai quasi anacronistica, cede il passo alle tecniche moderne.
(...) Uomo semplice e schietto, montanaro genuino in tutte le sue manifestazioni e nei suoi diversi « mestieri »,
è simbolo di un mondo serio, concreto,
fondato .su valori morali e umani che
il Premio della Provincia di Torino
intende contribuire a sottolineare e ad
esaltare.
Domenica 18 giugno è stata
effettuata la gita a Lazzarà, organizzata dalle Scuole domenicali del III Circuito (Val Gerrnanasca). Il tempo, al mattino,
si preannunciava bello, ma nonostante questo la partecipazione è stata inferiore alle previsioni.
La giornata è stata comunque molto interessante perché
ha permesso a bambini ed adulti di comunità diverse di ritrovarsi nella preghiera, nella discussione e nel gioco.
Al mattino c’è stato un momento di raccoglimento, durante il quale i bambini hanno cantato gli inni e i canti imparati
durante l’anno. Dopo il pasto
attorno ai fuochi, accesi a causa del sopraggiungere della nebbia, si sono organizzati dei giochi vari che hanno permesso ai
bambini di Frali - Perrero Massello - Pomaretto - Villasecca, di conoscersi meglio.
Pensiamo che sia necessario
intensificare questi incontri all’aperto, per lo scambio di esperienze e di notizie.
L’unica nota negativa, che pensiamo sia superabile, è stata la
scarsa partecipazione, dovuta ai
motivi più vari.
Pensiamo che ci dovrebbe essere, da parte di tutti, più disponibilità, più entusiasmo e più
senso comunitario verso le iniziative che sono prese all’interno delle attività del circuito.
Silvana e Lorena
Hanno collaborato a questo
numero: Dino Gardiol, Luigi
Marchetti, Teofilo Pons, Paolo Ribet, Ermanno Rostan,
Giorgio Tourn.
’.4
7
30 giugno 1978
CRONACA DELLE VALLI
- 7
ORIGINt DELLE FAMIGLIE
Alla ricerca dei cognomi
valdesi in Francia
Ho dedicato ultimamente un
po’ di tempo alla ricerca delle
località in territorio francese
ove esistono nuclei consistenti
(almeno 3 o più famiglie) di cognomi comuni anche alle Valli
Valdesi ed alla Val Chisone.
Oggi, chi intende dedicarsi ad
un simile lavoro, è enormemente facilitato dagli elenchi delle
guide telefoniche, che possono
essere consultati standosene
tranquillamente a casa; in passato, occorreva invece recarsi
sul posto e consultare i registri
comimali, per cui la cosa era
molto più difficile e impegnativa.
Ho limitato per ora la ricerca
a due soli dipartimenti: HautesAlpes e Isère; ma mi propongo
di estenderla ad altri (Rhône,
Alpes Maritimes, ecc.). Non è
ovviamente possibile pubblicare
sul giornale l’elenco completo
dei nomi di famiglia rilevati (già
attualmente oltre un centinaio),
con l’indicazione delle rispettive
località, per cui mi limiterò a citare alcuni esempi di nomi prevalentemente ricorrenti ;
Armand - Barrai - Barret o
Baret - Baud - Bernard - Berthet - Bertrand - Blanc - Bonnet - Bouvier - Eres - Brun Brunet - Constantin - Durand Faure - Garnier - Gay - Giraud
- Jourdan - Lantelme - Laurent
- Marcellin - Martin - Mathieu Morel - Pascal - Reynaud - Richard - Rivoire - Robert ■ Rolland - Rostain (con le varianti
Rostaing, Rostan, Roustan) Roux.
Il cognome Arnaud, che non
ho citato perché estinto alle Valli Valdesi, è uno dei più diffusi
in vari dipartimenti.
È naturalmente nei grossi centri urbani come Grenoble e Gap,
che l’elenco è più completo e
che ricorrono più di frequente
i cognomi citati; ma non mancano esempi di piccoli centri; il
loro elenco sarebbe anzi molto
lungo, per cui mi limiterò ad indicarne alcuni:
Bourgoln Jallieu - EchiroUes
POMARETTO
Gita alle
Cevenne
Cevenne: 1-4 settembre 1978
Per venire incontro ad una
richiesta del past. Mordant
di Lourmarin abbiamo leggermente modificato il programma della nostra gita alle Cevenne.
Sabato 2 settembre ci sarà
infatti, a Merindol nel Louberon, l’inaugurazione di un
cippo ricordo delle comunità
valdesi distrutte nelle persecuzioni del 1545. Questo dunque il nuovo programma:
Venerdì 1 settembre : viaggio
di andata; Pomaretto Briançon - Lautaret - Grenoble - Montélimar - Alès Mialet.
Sabato 2 settembre; Mialet Anduze - Uzés - Avignon,
pranzo a Cavaillon, Fontaine de Vaucluse - Merindol, cena a Nimes Mialet.
Domenica 3 settembre: Mattino partecipazione all’Assemblea del Musée du Désert, visita del museo, nel
pomeriggio: Sommtères Aigues Mortes con la Tour
de Constance, Grau du Roi
e, la zona di sviluppo turistico della Grande Motte e
ritorno a Mialet attraverso
Montpellier.
Limedì 4 settembre: Ritorno: Alés - La Valbonne Nyons - Gap - Embrun Briançon - Pomaretto.
Il costo del viaggio più il
vitto e l’alloggio è di 45.(XK)
lire circa.
Le prenotazioni sono raccolte da Luigi Marchetti Masselli - Pomaretto - telef.
81.084. Si prega di versare
all’iscrizione la somma di lire 15.0(X). La gita è aperta anche a membri di altre comunità.
Embrun - Fontaine - La Tronche - Meylan - St. Egrève - St.
Martin d’Hères - Vienne - Voiron. Come curiosità, segnalo pure che alcuni nomi di famiglia
sono anche nomi di località:
Barret-le-Bas e Le-Poet nel dipartimento Hautes-Alpes e Vinay nellTsère.
Ritengo che l’argomento possa interessare, a titolo di curiosità, molte famiglie delle nostre
valli ed eventualmente recare im
contributo, sia pure molto modesto e assai vago, alla ricerca
dei luoghi d’origine delle famiglie oppure allo studio delle migrazioni che, attraverso i secoli, caratterizzarono le vicende
storico-religiose delle nostre valli. I lettori eventualmente interessati all’argomento potranno
comunque interpellarmi per avere, ove possibile, ragguagli più
precisi.
Guido Baret
PINEROLO
Dibattito
suii'aborto
Lunedìi 3 luglio, alle ore
21, nei locali del Comitato di Quartiere « S. Lazzaro » (Pinerolo, via Rochis 3) si svolgerà un pubblico dibattito sul tema;
I credenti
di fronte all’aborto
Il dibattito è organizzato dalla comunità cristiana di base di C.so Torino.
Interverrà il teologo moralista; Gian Angelo Palo,
docente di morale all’università di Friburgo.
In vista del
Consultorio familiare
della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca si terrà
il 29 giugno alle 20,39 a Fenestrelle presso il Cinema-teatro
un pubblico dibattito.
TROMBETTIERI
SAN SECONDO
Durante il culto di domenica
25 è stato amministrato il battesimo a Manuela Gay di Renato e Bianca Paschetto (Paglierine). Nel ringraziare il pastore
Cipriano Tourn che ha sostituito il past. Davite impegnato nelle sedute del Consiglio CEvAA
in Camerún rinnoviamo a Manuela e ai suoi genitori gli auguri più fraterni.
VILLAR PEROSA
Il pastore emerito Lamy Coisson ha presieduto domenica
scorsa il culto. La comunità lo
ringrazia per il suo messaggio.
• Domenica scorsa abbiamo
effettuato la gita comunitaria a
Bordighera - Vallecrosia, favoriti dal bel tempo. Ancora un
grazie al sig. S. Nisbet per la sua
accoglienza nella Casa Valdese
di Vallecrosia.
FRALI
È stato dato parere favorevole alla richiesta fatta dal Comune di Prali per ottenere una sezione di scuola materna statale
a Ghigo, con inizio per il prossimo mese di settembre. La
scuola materna comunale, che
ha funzionato durante tutto il
periodo invernale, avrà un prolungamento anche nei mesi estivi, quando le famiglie sono più
impegnate nel turismo e nei lavori dei campi.
Vent' anni di attività ..
Diamo il benvenuto a Ludwig
Pfatteicher ed ai suoi trombettieri che proprio in questi giorni
sono giunti alle valli insieme ai
loro familiari, come è ormai tradizione. Si tratta di un gruppo
di circa 50 persone, ospiti come
ogni anno, presso i Sig.ri Lazier
al Castagneto di Villar Pellice. I
trombettieri del Badén giunti a
Villar Pellice il 29 giugno, parteciperanno, col suono delle trombe, al culto di Villar la domenica 2 luglio; saranno invece a Torre Pellice la domenica successiva, 9 luglio. Come gli altri anni
essi suoneranno a Torre al mercato, davanti al municipio e alla
Claudiana, inoltre suoneranno
alcuni brani musicali presso gli
istituti per anziani e saranno disponibili per altre eventuali richieste.
Mentre ringraziamo vivamente questi fratelli del Badén ricordiamo che quest’anno ricorre il
20“ anniversario dell’attività dei
trombettieri valdesi, sorti grazie
agli aiuti e all’interessamento dei
fratelli trombettieri del Badén.
Si tratta per lo più di giovani,
provenienti da alcune comunità
delle valli: Pomaretto, Villar Perosa, S. Germano, S. Secondo,
Torre Pellice, Villar Pellice; potenzialmente 60-70, di cui 25-30 in
attività. Si riuniscono in Val
Germanasca anche 3-4 volte per
settimana e prestano il loro servizio sia la domenica che nei
giorni settimanali provvedendo
agli spostamenti a loro spese. Si
preparano da soli ed alcuni hanno frequentato anche il Conservatorio. I più esperti preparano
i più giovani. Hanno raggiunto
un buon grado di preparazione
ed intendono migliorarla approfittando anche dell’aiuto degli amici tedeschi giunti ora alle valli.
Una nota di speranza è giunta
anche dall’Uruguay, tramite una
lettera del pastore Giambarresi:
« Caro... Son giunto qui da pochi
mesi, dopo esser stato derubato,
sulla nave, di gran parte del mio
corredo... Ho trovato qui a Minguelete un ambiente sano e promettente, ricco specialmente di
gioventù. Abbiamo già più di
una corale, ma una fanfara con
trombe sarebbe preziosa per fare altri progressi. Ñon potresti
tu, tra i tuoi amici, esteri, trovare i mezzi per l’acquisto di questi strumenti che per noi son
troppo cari? Occorrerebbero qui
circa L. 1.200.000 o 1.500.000... ».
Non potei trattenere un lamento. A noi qui alle Valli, mancano persino i soldi per riparare
gli strumenti vecchi, come potevamo pensare a quelli dell’Uruguay?
Scrissi tuttavia, per scarico di
coscienza, una circolare ai miei
amici trombettieri e mia figlia me
la tradusse in tedesco e l’inoltrai
ahimè, con poca fiducia...
Passarono 4-5 giorni ed ecco
una lettera di un caro amico nostro germanico che si occupa di
attività ecumeniche. Per caso egli lesse la nostra circolare, domandò dove occorrevano ed ora
comunicava che le trombe per il
pastore Giambarresi, o il loro
valore erano pronti.
Sembrò a noi Trombettieri
Valdesi di udire come uno squillo di vittoria e con questa gioia
in cuore salutiamo anche oggi la
nostra diletta chiesa valdese.
Enrico Geymet
MASSELLO - PERRERO - MANIGLIA
Incontro con i massellini
Domenica 25 giugno la Corale di Ferrerò si è recata in visita alla chiesa di Massello. Si
è trattato di una lieta giornata
per tutti. Durante il culto la
corale ha cantato degli inni, alcuni lei sola altri insieme all’assemblea riunita. Dopo il culto il
pranzo in comune, cui hanno
partecipato anche alcuni massellini. Durante il mese di giugno, questa è stata la terza visita che la comunità di Massello riceve: prima sono venute le
signore dell’Unione femminile
di Torre Pellice, poi è stata la
volta della Scuola domenicale
di Villar Perosa, ed infine la corale di Ferrerò. La comunità di
Massello è veramente lieta di
essere così, presente nei pensieri delle comunità sorelle e ringrazia quanti l’hanno allietata
con la loro visita, nella convinzione che da questi incontri tra
le comunità può nascere una
conoscenza e una comprensioné
reciproca.
Domenica prossima, 2 luglio,
si terrà la prima delle riunioni
estive, quella di Grangette. L’appuntamento è per le 14,30 ed il
tema sarà la Sindone, il famoso
lehzuolo che "si "dice abbia avvolto il corpo di Gesù dopo la
sua morte. Il tema è stato scelto non tanto per fare della facile polemica, quanto per cercare di arrivare, attraverso un fatto di cronaca, alla comprensione di quale deve essere il modo
giusto di accostarsi a Gesù.
Prossime riunioni di luglio:
il 23 a Balziglia e Parant.
Per il mese di luglio le riunioni quartierali all’aperto saranno le seguenti: Grangette 2 luglio; Balziglia e Parant 23 luglio. In queste riunioni, come
nelle successive, il tema proposto sarà « La Sindone e noi »,
sulla base dello studio che la
Claudiana pubblica nella collana ’Dossier’.
• Ci rallegriamo col candidato
in teologia Antonio Adamo per
il felice esito dei suoi esami
presso la Facoltà di Teologia
di Roma con cui ha conseguito
la sua laurea; ci auguriamo che
superi altrettanto bene gli ultimi
esami di predicazione e di fede
che lo separano ancora dalla
consacrazione.
• Per iniziativa di un gruppo
di bambini delle scuole elementari di Torre si terrà domenica
2 lug:lio, sotto i portici del Municipio, dalle 10 alle 17 un banco di vendita di oggetti vari,
giocattoli ecc. in favore dei lebbrosi. Questa simpatica iniziativa conclude lo studio fatto durante Tanno del problema delle
missioni nel quadro dell’insegnamento di religione.
• E’ deceduto il 20 giugno il
fratello Giovanni Perrin, residente a San Remo. Rinnoviamo
alla moglie, Graziella Pasquet,
la nostra fraterna simpatia.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Il bazar, organizzato dalla
Società di Cucito, ha avuto un
successo soddisfacente considerando i momenti attuali di crisi
e le altre manifestazioni locali
che si sono svolte lo stesso
giorno.
L’incasso, che ha raggiunto
quasi la cifra dello scorso anno, ha premiato l’impegno di
queste nostre sorelle del « Printemps » ed il paziente lavoro
che esse compiono durante Tanno di attività.
A tutti coloro che hanno dato
il loro prezioso contributo con
offerte e doni ed a quanti hanno collaborato per la buona
riuscita del bazar i più vivi ringraziamenti.
• Sabato pomeriggio si sono
svolti i fimerali del fratello Rivoira Daniele di Luserna, deceduto all’età di anni 69.
Ai familiari la nostra fraterna
simpatìa cristiana.
ANGROGNA
Nel corso del culto di domenica 25 a cui hanno partecipato
con messaggi, e suonate, di trombe due ^ppi di giovani tedeschi ospiti in questo periodo
nella nostra valle, abbiamo invocato la benedizione del Signore sul matrimonio di Aldo Bertalot e Ellana Sappé a cui auguriamo ogni bene. A Pradeltorno,
nel culto di domenica scorsa,
presieduto dalla sig.ra Barbiani,
il numeroso gruppo tedesco ospite della Foresteria ha rivolto
un messaggio alla comimità.
• Esprimiamo la nostra simpatia alla famiglia Odino degli
Albarin cosi dolorosamente colpita dalla prematura morte del
giovane figlio Corrado.
Personalia
L’équipe redazionale aumenta.
Per la nascita di Oscar, affettuose
felicitazioni a Daniela e Zizzi Platone.
Doni ricevuti
dalla CIOV
nel mese di maggio 1978
ASILO DEI VECCHI
SAN GERMANO CHISONE
L. 5.000: Associazione Partigiani in
mem. della mamma di Pireddu (S.
Germano Chisone).
L. 8.600: N.N. e N.N. (Roma).
L. 10.000: Moglie e figli in mem. di
Beniamino Garro (Pinerolo); Fam. Bogliari in mem. di Ivonne Balmas e
Giovanni Comba (S. Germ. Chi.).
L. 20.000: Giraud Miranda (Pinerolo);
Campese Mary (Pinerolo).
L. 50.000: Ina, Vittorio e Manuela in
mem. della Cara Mamma (S. Germ.
Chisone; Comunità Valdese di Luserna S. Giovanni ; Coucourde Giulio in
mem. dei Suoi Cari.
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
L. 5.000: Maddalena Giordan.
L. 6.800: N.N. e N.N. (Roma).
L. 10.000: Amalia Balmas in mem. di
Oscar Durand (S. Germ, Chisone).
L. 12.500: B. R.
L. 15.000: Fam. Calissano in mem. di
Giovanni Calissano (Roma).
L. 19.000: Chiesa di Bari.
L. 20.000: Passarellì Poet Rina.
PER GU
ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 4.000: Galante Bruno (Roma).
L. 18.000: Caterina De Beaux (Roma).
PER OSPEDALE VADESE
DI TORRE PELLICE
l. 5.000: Maddalena Giordan; Buffa Ernesto (Angrogna).
L. 20.000: Sig.ra Bert e figli in mem.
di Gustavo Bert (Torre Pellice).
L. 25.000: Coucourde Giulio in mem.
dei Suoi Cari.
L. 42.000: I vicini di casa in mem.
di Grant Susanna.
L. 50.000: Coniugi Gallo (Torre Pollice).
L. 2.077.375: Deutsche Waldenservereinigung (Mühlacker - D).
PER OSPEDALE VALDESE
DI POMARETTO
L. 6.000: Peyrot Susanna (Abbadia Alpina).
L. 10.000: Moglie e figli in mem. di
Garro Beniamino (Pinerolo); Ribetto
Assia (V. Perosa); Galliano Virginia
(Perosa Argentina).
L. 15.000; Tron Lidia Marchetti (Pomaretto); Sperone Paola (V. Perosa).
L. 20.000: Fam. Tron Alessandro (Villar Perosa); Brunetto Amedeo (Perosa Argentina); Long Maddalena (S.
Germ. Chis.); Marno Diega (Pomaretto).
L. 25.000: Coucourde Giulio in mem.
dei Suoi Cari.
L. 30.000: Costamagna Maria (Pin»sca ) ; Cordiero Agnese per Cordiere
Angelo (Dubbione Pìnasca).
L. 40.000: Lucadello Ester (V. Perosa).
L. 70.000: Stefaneilo Alba in mem. del
marito Bruno (Perosa Arg.).
L. 100.000: Celso Borgna e Tedesco
Giuseppe, riconoscenti per la Sig.ra
Bert Severina (Dubbione di Pinasca).
Pastre Giovanni (Pomaretto) offre
Kg. 100 di patate.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 85
Nichelino, tei. (Oli) 62.70.463.
FRALI, affittasi mesi estivi appartamento nuovissimo due camere letto, soggiorno, cucina, servizi, teiv
razzo, garage, cinque posti letto.
Telef. pasti 011/531319.
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trasformabili aRoggi estivi e nove
giornate di terreno. - Rivolgersi;
Martinat Lamy ai Barbe di Prarostino oppure a Bounous Valdo presso
Asilo Valdese di Luserna San Gio
INFERMIERI professionaU. Sono stati
emessi bandi di concorso pubbUco
a: 2 posti per l’Ospedale Valdese di
Pomaretto; 2 posti per l’Ospedale
Valdese di Torre Pellice, Scadenza
presentazione domande; 14 luglio
1978. Informazioni: Istituti Ospitalieri Valdesi - Via Beckwith, 3 Torre Pellice - Tel. 91536.
CONIUGI italiani sali, residenti a
Parigi, cercano collaboratrice domestica (tra i 18 e i 55 anni) preferibilmente pratica di servizio, massimo stipendio, contributi a termine
di legge. Rivolgersi, solo per iscritto con curriculum al past. Platone,
Presbiterio Valdese, 10060 Angrogna (Torino).
8
8
30 giugno 1978
___________ UNA DELIBERAZIONE DEL CONCISTORO DELLA CHIESA DI TORINO |_0 StrUttUra
L'Ospedale Valdese di Torino dei ministeri
di fronte alla legge sulfaborto
La disponibilità di un ospedale evangelico per l’attuazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza affermata in linea di principio da un organo della Chiesa valdese
Nel nostro Paese non è raro
che la dimensione pubblica, statale, e quella privata, religiosa
o meno, si configurino in modi
molto diversi e talvolta addirittura opposti. Ciò appare évidente anche nel caso della recente
legge n. 194 « Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della
gravidanza». Per gli enti ospedalieri, in quanto enti pubblici,
la norma infatti è l'applicazione
vincolante della legge e l’eccezione, riservata ai singoli operatori sanitari, è l’obiezione di
coscienza (art. 9). Per le case di
cura private e gli ospedali dipendenti da enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, la norma
invece è una esclusione dall’ambito della legge, quasi fosse decisa una specie di « coscienza
d’ufficio », e l'eccezione è la domanda non già per essere esentati dal praticare aborti ma al
contrario per praticarli. Per
questi istituti infatti è prevista
ima esplicita richiesta per essere ammessi ad operare gli interventi di interruzione delle
gravidanze previsti dalla legge
(art. 8).
Preso atto di questo meccanismo della richiesta e conoscendo la posizione cattolica, non fa
meraviglia che Don Umberto
Rizzo, presidente dell’ARIS (Associazione Religiosa Istituti Sanitari), riferendosi agli ospedali ecclesiastici e alle case di cura private dipendenti dall’autorità ecclesiastica cattolica, abbia recentemente definito la richiesta in questione « una richiesta che non faremo mai», stupisce invece che nell’ambito
dell’ARIS siano state fatte anche affermazioni — sia pure
molto sfumate — riguardanti
ospedali dipendenti da altri enti
ecclesiastici. Negli articoli in
cui è riferita la posizione dell’ARIS infatti, la Stampa e il
Popolo (25.5) menzionano anche
gli ospedali di Torino, Genova e
Torre Pellice indicandoli come
valdesi e associati all’ARIS (in
realtà solo i primi due, di cui
imo valdese e l’altro interdenominazionale, sono membri dell’ARIS) e l’Ospedale israelitico
di Roma e su questi ospedali riporta indirettamente l’opinione
dell’ARIS in questi termini:
« non è noto se si orienteranno
per un atteggiamento analogo,
anche se nell’ambito dell’Associazione ritengono di sì». Evidentemente o si vuole tentare
di condizionare in qualche modo gli ospedali ecclesiastici diversi dai cattolici nella linea
della propria norma o si è addirittura incapaci di formulare
l’ipotesi che in campo religioso
possa esistere una posizione diversa da quella cattolica.
Comitato di Redazione : Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbaflR,
Liliana Viglielmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
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Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
Nella sua recente riunione del
19 giugno, il Concistoro della
Chiesa valdese di Torino ha discusso la questione insieme alla
Commissione direttiva dell’Ospedale evangelico valdese di
via Silvio Pellico Che da esso
dipende. Al termine della seduta il Concistoro ha adottato una
deliberazione che consta di due
parti.
UNA IMPORTANTE
DELIBERAZIONE
Nella prima, molto tecnica,
si osserva che la richiesta prescritta dalla legge dovrebbe riguardare solo gli ospedali dipendenti da enti ecclesiastici che
non siano classificati ai sensi
della legge n. 132 del 1968 e che
in quanto tali rientrano nella
categoria delle case di cura private. Diverso dovrebbe essere il
caso degli ospedali classificati
— come per esempio l’Ospedale
valdese di Torino, classificato
come ospedale di zona — per i
quali, essendo inseriti nella programmazione ospedaliera regionale, la richiesta dovrebbe essere implicita. La scelta dell’inserimento nell’assistenza ospedaliera pubblica — afferma in altre parole il Concistoro di Torino — comporta l’accettazione
delle leggi statali concernenti la
sanità da parte di chi per tale
scelta si è deciso.
Poiché tuttavia la legge non
stabilisce una tale distinzione
tra gli ospedali ecclesiastici
classificati e quelli non classificati, anche per l’Ospedale valdese di Torino l’esercizio delle
pratiche di interruzione della
gravidanza sare)j|De,..ppssj^.ile solo dietro preSèfitaziome della richiesta prevista dalla legge. Se
non si ritiene possibile presentare tale richiesta — afferma la
seconda parte della deliberazione del Concistoro di Torino —
ciò è «solo in quanto l’Ospedale
Evangelico Valdese non è attualmente dotato del previsto
servizio ostetrico-ginecologico »
(che comunque è previsto nella
struttura dell’ospedale).
Qualora tutttavia dal piano socio-'sanitario regionale in cui
l’Ospedale di Torino è inserito
risultassero indicazioni per la
predisposizione di tale servizio,
il Concistoro « ritiene necessario precisare fin d’ora che la
domanda sarà presentata ».
PRESA DI POSIZIONE
DI PRINCIPIO
Con questo il Concistoro di
Torino chiaramente non ha inteso fare un discorso complessivo e teologico sul tema dell’aborto, bensit esprimere una
posizione tecnica in merito alle
implicazioni che la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza può avere per l’ospedale che da ?sso dipende.
Ma proprio il fatto che questa deliberazione non era necessaria nell’attuale situazione del
rOspedale valdese di Torino che
— almeno per ora — non è abilitato all’esercizio delle pratiche
relative all’interruzione della
gravidanza, dà all’iniziativa del
Concistoro il Senso di una chiara presa di posizione di principio a favore della legge e della
sua applicazione, fermo restando i diritti di obiezione di coscienza riservati ai singoli operatori sanitari.
Rimane certo l’esigenza di affrontare questo tema anche con
un discorso articolato dal punto di vista delle motivazioni teologiche che stanno alla base
della disponibilità di un ospedale evangelico all’esercizio delle pratiche per l’interruzione volontaria della gravidanza (discorso che evidentemente non
riguarda una singola comunità
ma investe la Chiesa nel suo insieme). Ma per il momento la
deliberazione del Concistoro di
Torino rimane l’assunzione di
una precisa responsabilità positiva (la prima in campo evangelico, se non andiamo errati)
da parte di un organo ecclesiastico valdese nei confronti di
una legge che — è stato ribadito nella seduta del Concistoro
— deve poter trovare la sua applicazione nell’ambito dell’assistenza sanitaria pubblica per
combattere l’aborto clandestino
e le ingiustizie, come la sperequazione sociale e la speculazione economica, connesse con questo doloroso problema.
Franco Giampiccoli
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio
ViolaJ
J.P. Sartre, l'anarchico
Su « La Repubblica » del
18-19.6.178 è stata pubblicata una
interessante intervista, fatta all’illustre scrittore e filosofo francese da un suo fedele discepolo,
il romanziere spagnolo Juan
Goytisolo. Di tale intervista riportiamo alcuni punti salienti.
1) Alla domanda di una valutazione dell’opera propagandistica di Solgenizin, e se le posizioni « per così dire reazionarie »
del noto scrittore russo, « intacchino la forza e la validità della
sua testimonianza », Sartre ha
risposto:
« Ritengo di no. Ma credo che
quelle posizioni rendano necessario un serio studio di quanto
dice; in ogni frase va reperita sia
la tendenza reazionaria, che contraddice tutto quello che pensiamo noi della sinistra, sia quella
parte di visione giusta e valida
sulla situazione del Gulag in Russia. Poiché le sue opere presentano costantemente questo doppio carattere, risulta estremamente difficile concordare con
lui su un punto preciso e non essere poi d’accordo anche su un
altro, col quale è impossibile solidarizzare. Solgenizin è un caso
complesso, non possiamo condividere le sue opinioni né accettare ciò di cui va in cerca. Ma
d’altra parte è certo che dobbiamo servirci di quanto dice del
Gulag, della gente che vi si trovava, del modo in cui si reagisce,
in Russia, quando si viene arrestati e si può finire, da un momento alValtro, in un lager.
Questo doppio punto di vista esiste, ed è molto difficile valutare
quanto dice. Bisogna fare tutto
un lavoro critico prima di formulare un qualsiasi giudizio. Ma,
una volta fatto questo lavoro, i
suoi libri sul Gulag sono assolutamente validi e possono portarci molto lontano nel riesame di
quanto è avvenuto in URSS da
Lenin in poi ».
2) Richiesto di esprimersi sui
rapporti fra gli uomini di cultura e i partiti politici, Sartre ha
risposto:
« Ritengo che affidare la cultura ad un movimento comunista
o fare della cultura uno strumento di adesione al socialismo,
è deformare contemporaneamente il senso della cultura e quello
dei partiti. Da un lato i partiti
sono organizzazioni miserande e
di scarso interesse. Storicamente
parlando, non hanno fatto altro
che grossi sbagli, e il dovere di
un uomo di cultura non può consistere nell’aderire ciecamente
ad un partito e affidargli il senso
della sua opera. La cultura è una
mobilitazione, non una militarizzazione. Credo che un uomo di
cultura si debba mobilitare insieme con i suoi, cioè con coloro
che pensano come lui. Deve pensare innanzitutto alla sorte degli
uomini, a coloro che sono insieme con lui, ai mali sociali che li
corrompono, li massacrano, li
uccidono. Deve lottare per un
senso piti ampio, più vero dei
problemi reali che si pongono
all’umanità. Ma, anche se come
individuo entra in un partito, in
quanto politico e in quanto uomo di cultura egli non deve ispirarsi al partito. Deve ispirarsi a
temi più vasti, più profondi, perché occorre che la sua opera sia
veramente una testimonianza
dell’uomo, testimonianza di ciò
che esiste ».
3) Alla richiesta di un giudizio
su Bakunin («popolare quanto
Marx, tra i giovani spagnoli ») e,
in generale, sull’anarchismo, la
risposta è stata:
« Penso che l’anarchismo sia
una delle forze che possono costruire il socialismo di domani.
Personalmente mi considero da
sempre un anarchico; non proprio alla maniera degli anarchici, che hanno un programma,
pensano di elaborare le loro idee
nel quadro di un’organizzazione.
Il motivo per cui comprendo l’anarchismo si basa sul fatto che
ho sempre rifiutato il potere,
l’azione del potere governativo
su di me. Non voglio che ci sia
un’autorità superiore che mi obblighi a pensare o a fare deter
minate cose. Credo che devo essere io a decidere quel che devo
fare, perché e quando lo devo
fare. Così io mi considero profondamente anarchico. Cercando
di compendiare le mie idee politiche su « Potere e Libertà », la
direzione è questa. Ho sempre
avuto simpatia per i pensatori
anarchici, sebbene ritenga che
non sempre essi abbiano abbordato i problemi quali si ponevano realmente ».
Concordiamo, in buona parte,
con queste nobili opinioni, ma
non ci sembra che, da quanto
Sartre ha detto nell’intervista,
emerga del tutto chiaro il suo
concetto di « anarchia », né tanto meno l’effettiva giustificazione
del medesimo.
(segue da pag. 1)
sottoposta a un’altra chiesa, un
pastore a un altro pastore, un
anziano a un altro anziano e così via. Abbiamo detto che tutti
questi diversi ministeri sono
senza ombra di gerarchia sottoposti reciprocamente gli uni agli
altri. Il passo decisivo sulla
formulazione dei secoli passati
lo ha compiuto com’è noto la
Dichiarazione di Barmen (1934).
Problemi aperti
Ma restano molti altri problemi« Porse ci avvieremo alla
loro soluzione, se ci ricorderemo che i nostri ordinamenti rispecchiano la stratificazione di
diverse ecclesiologie in costante
progresso. Perciò il passato non
può costringere il futuro nei
suoi schemi, ma neanche il futuro può rinnegare il passato.
Naturalmente ove c’è possibilità
di progresso c’è anche la possibilità d’involuzione. Nel fatto
dei ministeri femminili, per
esempio, la Riforma è arretrata rispetto al cristianesimo primitivo e i valdesi del XIX secolo erano su questo punto più
indietro dei valdesi medievali.
Dunque' bisogna stare attenti
alle oscure forze di reazione
nella storia. Ma nel complesso
i principi stabiliti nella chiesa
sono validi; si tratta solo di applicarli.
Nella questione dei ministeri
abbiamo oggi dei problemi aperti perché sembra che i compiti
del pastore, dell’anziano e del
diacono esauriscano ogni altro
sviluppo possibile. Il che non
può esser vero. In realtà ancora oggi noi pensiamo, come pensava la Riforma, che per fare
una chiesa ci vogliono una certa organizzazione, la predicazione, il servizio del prossimo. A
meno non si fa una chiesa. Se
noi prendiamo i tre ministeri
della Riforma come tre settori
della vita ecclesiastica, i quali
poi sono coordinati tra di loro
e non disgiunti, allora possiamo dire che qualsiasi forma di
servizio nella chiesa e ogni varietà di iniziativa possono venir
interpretati come rientranti in
quella triade. Ma ogni altra interpretazione sarebbe oggi esclusa e ci riporterebbe indietro, oltre a esser teologicamente poco
chiara.
In diversi articoli del progetto di regolamento dei ministeri
che le chiese hanno studiato
quest’anno, le formulazioni fanno vedere molto bene non solo
la stratificazione di diverse epoche, ma qualche volta il conflitto tra le situazioni di una
volta e quelle più moderne. L’articolo 6 che definisce il pastore ne è un perfetto esempio. Lo stesso dicasi del 14 e
del 18 che definiscono anzianato e diaconato. Il sinodo dovrà
evidentemente decidere e nella
misura in cui saprà farlo con
sensibilità storica e teologica
sarà veramente l’assemblea generale di una chiesa riformata.
Sergio Rostagno
(1. continua)
Una raccolta di liriche
ai nuovi abbonati
li grido di Lui
Una sorella di Pachino ci scrive esprimendo stupore per il limitato numero degli abbonati,
dal momento che il giornale «oltre ad essere la voce della nostra Fede è anche il legame delle nostre chiese ».
Volendo quindi dare il proprio aiuto alla difFusione dell'Eco-Luce, Maria Giardina Calogero ha pensato di offrire una
copia di un volumetto di liriche
( qui a fianco un esempio) ai primi 100 nuovi abbonati che sottoscrivano un abbonamento semestrale luglio-dicembre 1978.
Riproducendo una di queste liriche esprimiamo la speranza che
molti altri lettori — ciascuno nel
suo ambito —- si impegnino
come questa nostra sorella
la diffusione dei giornale.
per
Sempre uguali
siamo stati
caro Fanciullo hippy,
noi, Lui e la carne:
la carne che istiga e perde,
la carne che imprigiona e tortura
la carne che illude ed inganna
la carne che piange e delira,
e s’esalta, e canta e non òde!
Sotto il sole stupito
il grido di Lui
chiama, richiama,
chiama, richiama;
« La carne non giova a nulla
è lo Spirito quel che vivifica! ».
E tu,
caro Fanciullo hippy
odi il Suo grido,
il grido di Lui?...
Abbonamento semestrale L. 4000