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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sii?.a
LONGO SELMA
Casa Valdese
TOPRF PRI.MCE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno I.XXXIX - N. 51
' na copia Li ce 30
^ I Luce: L. 2.000 per rintemo j Spcdiz. abb. notule • li Greppo
I L. 1.800 per l’estero / L. 2.800 per l’estero / Cambio d’indirizzo Lire 5 0
TORRE PELLI« E - 25 Dicembre 19.59
Aiomiiì. Claudian« Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
E’ uenuto fra i suoi...
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ha (lato di diventare fiitlinli di Dio
'adorazione, di Gherardo delle not-i
e I
suoi non l’Iianno rieevuto
Non c’è stato posto per Te, Signore, non Ti hanno
accolto, perchè sei venuto come uno qualunque
Nessuno, nella folla agitata di quei giorni di censimento. nessuno, nella confusione del. caravanserraglio
di Betleem dove era « tutto completo », poteva immaginare che eri Tu. Lo sai: non è facile, abituati
come siamo ai « signori » e ai « capi » che conosciamo, immaginare, accettare un Signore che non viene
pei- essere servito, ma per servire. Per questo hai
inviato i tuoi messaggeri. Ma non li hai inviati alla
locanda di Betleem; c’era forse troppo chiasso, nelFambiente festaiolo di gente che si ritrovava profittando dell’occasione, e — forse — a qualche tavolo
appartato si era troppo assorti a discutere di politica
e a stringere i pugni contro le imposizioni romane: .
i più se ne infischiavano del Messia, e gli altri con la
loro passione politica ne avrebbero deformato l’annuncio. Preoccupati di sè, o chiusi nelle loro ideologie, nella loro volontà irredentista, è però simbolico
che non abbiano prestato attenzione al grande avvenimento: anche se fossi stato solo un bimbo qualunque, un figlio di umili, era tuttavia il grande avvenimento della vita; ma nessuno si è degnato di andare a dare un’occhiata alla povera stalla. Quanti,
quella notte, perchè ciechi e sordi al miracolo della
vita, chiusi ad ogni moto umano di solidarietà, passarono così, ignari, accanto all’Evento? accanto
all’allegrezza e alla pace?
Così, più tardi, la folla Ti sfiorerà continuamente,
Ti si stringerà addosso, godrà avidamente il tuo
insegnamento, sfrutterà egoisticamente il tuo potere;
ma passera accanto a quello che veramente sei :
vorrà da Te favori, non la vita; quanti Ti apriranno
cortesemente la casa, per rincontro anche interessante
di un'ora — come il Fariseo Simone — ma Ti rimarranno chiusi, nel loro cuore, freddi dinanzi al tuo
amore!
Ei « grandi »? Non sono stati certo loro ad accoglierTi! Anche se erano del tuo popolo, anche se
avrebbero dovuto riconoscerTi meglio degli altri.
Forse un poco più degli altri qualcosa hanno avvertito della natura eccezionale del bimbo che nasceva,
del Figliuol deH’uonio che avrebbe vissuto la sua
missione; ma non con fede gioiosa: con ombroso
timore di essere trascinati in un’avventura in cui
sarebbe stata minacciata, rovinata l’assolutezza del
loro potere, dei loro privilegi. Si sono erti contro il
Tuo amore troppo impegnativo, e hanno colpito
ciecamente...
Eppure, tutti costoro erano i « tuoi ». Erano il tuo
popolo, la tua chiesa : la comunità « santa », messa a parte da secoli per attenderTi, la comunità
nutrita tlalle promesse, dalla grande Promessa. Una
chiesa che viveva la sua vita normale, anche se non
eccessivamente fiorente, che teneva i suoi atti liturgici. in cui si faceva forse anche della beneficenza,
in cui c’era della genie che si sforzava di osservare
scrupolosamente la Legge; la chiesa la cui storia, la
cui vita, la cui sussistenza hanno senso unicamente
perchè Tu vieni. Ma quando sei venuto fra loro, i
« tuoi » non ti hanno ricevuto. L’appartenenza a Te
era diventata cieca e morta tradizione, e 1 attesa, la
speranza erano soffocate. Ed ecco il terribile giudi— non senza remissione - - della dispersione in
.. mondo pagano, finché risorga fame e sete di Te.
- Iddio vivente, così vivo che hai voluto vivere fisicamente fra noi, nei trentatre anni di Gesù di Marta
da Nazaret, il Tuo Figliolo pieno di grazia e di venta.
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ZIO
un
•y i benedico. Signore, perchè la Tuja Parola mi dice
che qualcuno Ti ha ricevuto. Ti hanno ricevuto,
quando ancora non eri che una promessa. Maria e
Giuseppe: Ti hanno accolto, nella normalità della
loro piccola vita, dei loro progetti, che venivi a sconvolgere; hanno accettato che, prima ancora che Tu
venissi all’esistenza di quaggiù. Tu diventassi il padrone della loro vita; non già come un bimbetto
capriccioso che tiranneggia i genitori senza polso,
rna come la promessa che si adempie illuminando
tutto, la loro vita privata e il mondo intero. Anche
se tutto è così diverso da come avrebbero pensato
e voluto, anche se ben presto dovranno riparare, profughi, all’estero, per sfuggire la violenza, e ci vorrà
molto tempo prima che possano rivedere la terra
natia e ritrovare la « casa » e riprendere il proprio
lavoro, si lasciano guidare, condurre per mano da
Te, cui si sono affidati : e hanno Gesù, il segno meravigliosamente vivo che Tu, Eterno, salvi, e che posi
su di loro il Tuo sguardo vigile e potente come il
Padre sui suoi figlioli.
Ei tuoi messaggeri sono andati a cercare qualcuno
che ha accolto il loro messaggio ed ha accettato
Gesù come il Messia, il Salvatore. Era rude gente,
rotta alla selvaggia vita dei pascoli solitari e alla
libertà della steppa, erano i lavoratori della dura
fatica quotidiana, i cittadini del grigio mondo del
lavoro che si ripete uguale ogni giorno; gente semplice, povera di tutto quel che non è nel cuore. Ma
il cuore, sotto la dura scorza, 'dveviì;- sperava... E il
Tuo messaggero. Signore, non ha stentato a spezzare
quella scorza, ad interrompere i discorsi, forse non
esemplari, intorno al fuoco, nella veglia. Nell’intimo
loro, forse senza saperlo chiaramente. Ti aspettavano,
e la Tua parola, nella sua divina semplicità, è giunta
in fondo al loro cuore: hanno avuto orecchio per
ascoltarTi e crederTi, cuore per sperare, per osare
vivere sperando in quel Cristo Gesù che incarnava
la grande allegrezza destinata a tutto il popolo e che
cominciava proprio da loro: come avevi promesso.
Tu visitavi e riscattavi il Tuo popolo. Il modo assai
strano della Tua venuta non li turbava; che Tu venissi, questo era l’importante! E da quella notte, la
dura vita quotidiana non è stata più, nella sua radice
profonda, la stessa.
Anche degli scienziati orientali — perchè non potresti servirTi di una cometa, e della scienza
dell’uomo? — sono venuti, dopo giornate e forse settimane di viaggio, per rispondere al segno dal cielo,
per accoglierTi anche loro, primi fra i pagani (e
prima della massa della « chiesa »!), o Re che vieni
a regnare accordando nell’amore la giustizia e la
pace, a prezzo della Tua vita. Tutta la Tua ricchezza, nella stalla, sembrava consistere nei loro doni,
tutta la Tua potenza sembrava limitata alla loro
adorazione; ma la loro conoscenza e la loro scientificità non li ha resi troppo « savi ed intelligenti » :
fiduciosi come « piccoli fanciulli » hanno teso lo
sguardo, al di là del segno visibile, alle cose invisibili,
3 hanno potuto comprendere il muto meraviglioso
linguaggio del bimbo in fasce.
£m mezzo al popolo, in mezzo alla chiesa che non
accoglie. Signore, Colui che doveva venire, e'è,
tuttavia, il « residuo santo » di colon che non lianno
lasciato morire il lucignolo della loro speranza, che
nella stanchezza della lunga attesa non hanno disperato delle Tue promesse; il piccolo gregge degli umili
che attendono la « consolazione », il rinnovamento
della chiesa, la conversione del mondo — incredulo
e disperatamente saggio — al Tuo amore, alla follia
dell’Evangelo del Regno che viene. La loro attesa
non è senza stanchezze e infedeltà, la loro speranza
non è senza incertezze e inquietudini; tutta la loro
forza è in Te, che li hai chiamati ad essere Tuoi figlioli; senza di Te da molto non ci sarebbe più
alcuno che speri, per sè e per il mondo, ma la speranza non muore perchè la Tua fedeltà non viene
meno. E poiché sei venuto fra noi, e nel Tuo Figliolo
ci hai mostrato qualcosa di ciò che è la Vita con Te,
tanto più la chiesa, 1 « tuoi » che Ti hanno ricevuto
perchè Tu sei andato da loro, pregano — preghiera
vissuta — « Vieni, Signor Gesù! ».
Qual’è il mio posto. Signore? sono preso fra la
Tua giustizia e il Tuo amore. Ma il Natale di
Gesù Cristo mi annuncia che essi sono tutt'uno. Gloria a Te, mio Signore e mio Dio.
G. C
Pace sulla terra
« Pace sulla terra » : non è un problema, è un comandamento dato
con l'apparizione di Cristo stesso. Di fronte ad un comandamento sono
possibili due atteggiamenti : l'assoluta, cieca ubbidienza dell'azione
oppure l'apparentemente pia domanda del serpente : « Avrebbe Dio
detto...? » Questa domanda è il nemico mortale dell'ubbidienza, e perciò il nemico mortale di ogni vera pace. Forse che Dio non conosce
abbastanza bene la natura umana e non sa che le guerre devono avvenire come leggi di natura? Non voleva forse dire, Dio, che dobbiamo
sì parlare di pace, ma che non la si deve poi tradurre nei fatti troppo
letteraimenìe? Non avrebbe forse detto, Dio, che dovevamo sì lavorare
per la pace, ma che per sicurezza dovevamo tener pronti carri armati
e gas venefici? E — li che sembra la posizione più seria — ha forse
detto, Dio : « Non devi difendere il tuo popolo »? Ha forse detto, Dio ■.
« Devi abbandonare il tuo prossimo al nemico »?
No, Dio non ha detto tutto questo ; ma ha detto che ci deve esser
pace fra gli uomini, che dobbiamo ubbidirgli prima di porre tutte le
altre questioni, questo è quel che ha voluto dire. Chi discute il coman- •
do di Dio prima di ubbidire, lo ha già rinnegato.
Ci dev'essere pace, poiché Cristo è nel mondo, cioè: ci dev'essere
pace perchè c'è una Chiesa di Cristo, e a causa di essa soltanto il mondo intero vive ancora. E questa Chiesa di Cristo vive al tempo stesso in
tutti i popoli, al di là di tutte le frontiere etniche, politiche, sociali, razziali ; e i fratelli di questa Chiesa, mediante il comandamento dell'unico Signore Gesù Cristo cui prestano ascolto, sono più inseparabilmente legati di quel che possano legare gli uomini tutti i vincoli della
storia, del sangue, delle classi, delle lingue. Tutti questi vincoli terrestri sono certo validi, non sono indifferenti, ma dinanzi a Cristo non
sono neppure assoluti, ultimi. Perciò per i membri dell'Ecumene, nella
misura in cui rimangono in comunione con Cristo, la sua parola e il, suo
comandamento di pace sono più santi, più inviolabili di quel che possano
esserlo le più sante parole e le più sante imprese del mondo naturale ;
poiché essi sanno : chi non è capace di odiare padre e madre per amor
suo, non è degno di lui, mente, quando si dichiara cristiano. Questi fratelli in Cristo ubbidiscono alla sua parola, e non dubitano e non discutono, ma osservano il suo comandamento di pace e non si vergognano,
in contrasto col mondo, di parlare anzi di una pace eterna. Non possono levare le armi gli uni contro gli altri, poiché sanno che così leverebbero le armi contro Cristo stesso. Per loro, in ogni paura e 4onweSrto>—■della coscienza, non c'è alcuno scampo di fronte al comando di Cristo,
che ci sia pace.
' Dietrich Bonhoeffer 1934.
{Il Pastore Dietrich Bonhoeffer è morto nel 1944 in un carcere nazista).
DISTENSIONE
Da diversi mesi si parla di distensione. Questa ha cominciato a divenire una realtà col viaggio di Kruscev negli Stati Uniti. La sua insistenza al riguardo vi ha portato un
buon contributo. Si direbbe che, poi,
ha trovato in Eisenhower un buon
alleato in questa ricerca, I due hanno preso a far lunghi viaggi e, pur
ncn tralasciando ciascuno di consolidare le proprie alleanze, sembra che
questi viaggi non siano di guerra ma
di pace, e che i loro discorsi siano
intesi a far comprendere agli alleati
minori la possibilità di una coesistenza pacifica.
Guardando retrospettivamente le
cese, si può comprendere che gli occidentali, per esperienze già avute coi
dittatori — Monaco insegna — non
siano stati troppo pronti a credere al
discorso di pace che la Russia faceva,
nè i fatti di Budapest del 1956 potevano incoraagiarli; e anche l’aver vo
luto tener discorsi di armamenti di
guerra in nome del Cristianesimo non
poteva non lasciarci perplessi. D’altra parte dobbiamo riconoscere che il
discorso della pace è stato fatto, e
con insistenza, prima dagli orientali
E che gli ambienti non poco restii a
cedere alla forza degli avvenimenti e
all’azione della distensione, siano gli
ambienti ecclesiastici cattolici, e anche non pochi protestanti.
Ma il discorso che vorrei fare è un
altro. La distensione e la pace non
sono solo opera dei due massimi capi di governo. Non possiamo solo dire « son essi che decidono » e scindere la nostra responsabilità. Ognuno
ha la sua responsabilità. A questa
nuova riflessione hanno concorso
non poco, e certamente, i rinnovati
discorsi dèi savi e gli appelli di quei
cristiani che non potevano considerare un ricorso alla violenza come vocazione della Chiesa. Questi hanno
mosso l’opinione pubblica. All’infiuenza dell’opinione pubblica sotto
stanno anche i capi. L’ammonimento
tìell’estrema rovina può lasciare assai perples.si anche loro, e non solo
i savi e i teologi, o i semplici cittadini, siano essi credenti o no. Ci potrà esser « sotto » qualcosa di diverso,
qualche piano a noi sconosciuto, ma
perchè voler essere pessimisti a tutti
i costi? I grandi parlano ora di distensione. Perchè non incoraggiarli e
ccllaborare con essi? Almeno la Chiesa deve farlo. La Chiesa deve ammonire dei pericoli e del peccato della
guerra, e deve saper dare un contenuto alla pace. Questa è la sua collaborazione.
E ognuno ha molte cose da fare e
da due. Si può. intanto considerare
con soddisfazione l’incipiente turismo
dell occidente verso l’oriente e viceversa. E' un fatto assolutamente nuovo. Un’accusa grave rivolta alla Rusel a di biaUii era quella, di non lasciar uscire i suoi cittadini e di non
ricevere quelli degli altri Stati. Ora
non è più cosi. E' bene che gli uomini si ccaoscano. Uno degli stimolanu alla guerra sta nel fatto di considerare ravversario come « l’orco ».
ciiuar do si è conosciuto che è un uomo come gli altri, con le sue sofferenze e le sue ricerche, con le sue
piccole gioie ed il suo animo da fanciullo, si impara ad amarlo. E l’amcre caccia via la paura. L’accoglienza dei russi agli occidentali e degli
occidentali ai russi è un buon principio. Quando non si conosce un popolo, si creano su di lui un mucchio di
leggende ed anche di « cattiverie ».
Soltanto quest’estate, un uomo politico mi sosteneva che a Mosca non
sono permesse le chiese cristiane. Aveva finito col credere alla propaganda, assolutamente gratuita, del suo
partito, e ne era inconsapevole propaganaista. Ma chi, tornando dalla
Russia, potrà sostenere una cosa siIcontinua in I" Tullio Vinay
La pace eli Eia cIìg :mpQ%n ogai
iñtGlUQoii?.a pìokajcjcnà l goM cuoìi
e i m'ìM pea,)!Gii in ùiiòla QgIiù
2
s —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
25 Dicembre 1959
N. 51
rezza di Natale
Nel nome del Padre, del Piglio e dello Spirito Santo. Amen.
Cieli, esultate! rallegrati, terra! Poiché Dio consola il suo popolo (Is. 49).
Un fanciullo ci è nato, un figlio ci è stato dato e l’imperio riposerà
sulle sue spalle. Sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre eterno. Principe della pace (Is. 9).
Gloria a Dio nel più alto dei cieli!
Inno 78 str. 1, 2.
Signóre e Padre nostro nel nome di Gesù Cristo, veniamo a Te
oggi nella gioia del Natale: poiché Gesù il nostro Salvatore è venuto e si
è fatto povero per noi, affinchè noi per mezzo suo fossimo arricchiti
dalla sua grazia. Benedici Tu e santifica la nostra gioia, e insegnaci ad
esserTi riconoscenti per tutti i tuoi doni e per il più grande dono che è
la presenza di Gesù Cristo con noi. Nel nome di Lui che con Te, o Padre, e con lo Spirito Santo vive e regna nei secolo dei secoli. Amen.
La Parola di Dio : Evangelo di Luca 2: 1-20.
Inno 42 str. 1,4.
” E l’angelo disse loro: Non temete, perchè ecco, vi reco il buon
annunzio di una grande allegrezza
che tutto il popolo avrà: Oggi, nella
città di Davide, v’è nato un Salvatore, che è Cristo, il Signore”
(Ev. Luca 2: 10-11)
L’annunzio dell’angelo ai pastori
nella lontana notte di Betleem riecheggia nel mondo; ed i suoi accenti
malgrado il volgere dei secoli, sono
sempre quelli di un’allegrezza grande,
intima, consolatrice.
Putroppo non sappiamo sempre discernere il vero, profondo motivo della gioia natalizia, immersi come siamo
oggi in un’atmosfera di luci, di splendori e di godimenti terreni. Se avessimo tutto ciò che ci occorre ed anche
il superfluo, se potessimo ritrovarci
tutti nella calda intimità familiare,
senza contrasti, senza gravi preoccupazioni, senza il pensiero degli assenti o delle persone care che non rivedremo più quaggiù, indubbiamente saremmo nella gioia; ma potrebbe anche darsi che tutta la nostra allegrezza fosse confinata entro la cerchia dei
beni e degli affetti umani, con tutt’al
più un pallido riflesso della luce di
Natale. O ancora, se potessimo ricevere in questi giorni la straordinaria notizia del disarmo totale fra le nazioni,
saremmo pronti a salutarla con un
grido di gioia e di speranza; e tuttavia,
non per questa ragione, dovremmo
dire che c’è un nuovo Natale, il Natale della civiltà del XX» secolo, che
si accinge a deporre le armi per dedicarsi alla conquista degli spazi.
La « grande allegrezza » del Natale
cristiano non affonda le sue radici nel
benessere familiare o nella buona volontà degli uomini. Viene dall’Alto,
dalla misericordia di Dio e penetra
nella nostra oscurità, nella nostra solitudine, nella nostra umanità. E’ un
8 buon annunzio » per tutti noi. Non
una notizia un po’ più bella o un po’
più lieta delle altre che ascoltiamo
ogni giorno nella monotonia della vita; ma l’annunzio che l’attesa è compiuta, che la 8 Parola è stata fatta carne ed ha abitato Un tempo fra noi,
piena di grazia e di verità » ; Gesù
Cristo è venuto nel mondo, è Lui
VEmanuele, cioè a Dio con noi » : Lui,
non un altro. Lui solo, sul cui volto
visibile rifulse a la gloria dell’invisibile Iddio ».
* * *
Nella odierna agitazione natalizia
ci riesce talvolta diffìcile prepararci a
ricevere « il buon dnnunzio di una
grande allegrezza che tutto il popolo
avrà ». Siamo attratti e distratti dai
motivi festosi, popolari, mondani del
Natale, lontani nel tempo e nell’animo dagli umili pastori attorno ai quali 8 risplendè la gloria del Signore ».
O forse non abbiamo più la semplicità di cuore necessaria, la fiduciosa
attesa dei a segni dei tempi » e soprattutto dell’amore di Dio manifestato
per noi, per il nostro perdono e per la
nostra redenzione. Siamo stanchi, delusi, amareggiati; forse molti d’infra
noi sono tristi e si sentono soli.
Eppure è per noi, per ciascuno di
noi che torna il Natale, in questo
tempo ed in questa nostra particolare
situazione. Il vero Natale, cioè il fatto che Egli è venuto e viene sulla nostra strada e nella nostra vita; e, come
durante la sua esistenza terrena, così
anche oggi 8 a tutti quelli che lo hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di
divéniare figlioli di Dio; a quelli, cioè,
che credono nel suo nome, i quali non
sorto nati da sangue nè da volontà di
carne, nè da volontà d’uomo, ma son
nati da Dio ».
Nessuna 8 grande allegrezza » viene dal mondo e dalle realizzazioni
umane. Ogni opera nostra reca i segni
della fragilità e del peccato. E nulla
potrà mai sostituire nella predicazione
della Chiesa come nella nostra vita
8 nascosta con Cristo in Dio » l’Evangelo di Betleem, la gloriosa certezza
che Cristo, nella sua carità, 8 s’è fatto
povero per amor vostro, onde, menante la sua povertà, noi potessimo
diventar ricchi ». La nostra vera gioia
è tutta qui; il resto è il quadro esteriore della nostra esistenza o della ricorrente festa natalizia. Ma tutto il
resto passa: si spengono le luci, si
placano le voci, si consumano i beni,
anche i più sicuri ed i più abbondanti. E al di là di ogni nostro affanno,
al di là di tutte le superbie o di tutte
le debolezze umane, ecco ancora a la
grande allegrezza » che permane, sola
vera in mezzo a tante ombre fugaci;
8 oggi, nella città di Davide, v’è nato
Un Salvatore, che è Cristo, il Signore ».
* * ♦
Tempo di Natale, tempo di 8 allegrezza nel Signore ». Non tempo di
evasioni, di banali divertimenti o di
buie, sconfinate tristezze.
Dio non è morto, perchè l’uomo si
abbandoni ad una vita in cui Egli è
e sarà sempre assente. Dio è presente
in Cristo; poiché a nessuno ha mai veduto Iddio ìi, ma a l’unigenito Figliolo, che è nel seno del Padre, è quel che
l’ha fatto conoscere ».
La nostra allegrezza sia dunque innanzi tutto quella della fede. Non lasciamoci turbare dal mondo e dalla
spensieratezza di molti. C’è un’allegrezza esteriore che è come una maschera sul volto; sotto la maschera ci
sono i segni della^ scontentezza e del
turbamento profondo. E non illudiamoci pensando solamente agli altri,
come se noi fossimo sazi di Cristianesimo e di tradizioni cristiane, per non
dover tornare alle fonti dell’allegrezza
e della fede cristiana. Non guardiamo
dall’alto della nostra sufficienza i poveri, i miseri braccianti, i gaudenti, i
8 lontani » dalle Chiese o dai riti tradizionali del Natale dicendo loro ;
8 Voi avete bisogno di Gesù Cristo ».
Poiché anche noi abbiamo bisogno
di Lui, della Sua luce e della Sua pace.
Noi, che andiamo in chiesa, e che
siamo talvolta tristemente soli, egoi
Inno 329 str. 1, 2, 3. 4.
Il Pastore Ermanno Rostan ha
preparato per voi questo culto
di famiglia. Il Signore benedica
le vostre case con l'allegrezza
di Natale che la Sua Parola vi
porta.
sticamente soli, come se Lui non fosse venuto, come se Natale fosse soltanto una fiaba del tempo passato.
L’allegrezza di Natale è vera, ha un
contenuto eterno. Dio ci chiama a celebrarla, malgrado ogni ombra mortale ed ogni angoscia del tempo presente. Ci chiama anche a manifestarla
con atti d’amore fraterno.
Fratelli e sorelle, lodate il Signore
con allegrezza, nella fede; e fate che
almeno un po’ di quell’allegrezza penetri attorno a voi, nel cuore dei poveri e degli afflitti.
Nessuno rimanga insensibile alla
gioia di Natale! Nessuno si rifiuti di
amare e di perdonare!
Buon Natale 8 nel Signore »!
Ermanno Rostan
Ti ringraziamo, Signore nostro, per il graiide dono di Natale: Gesù
Cristo nostro Salvatore venuto vicino a noi, con noi. Insegnaci ad
aver fiducia in Lui in ogni cosa e rendi cosi serena la nostra vita con
Lui, purificando la nostra gioia di questi giorni. Ti preghiamo per tutti
coloro che in questi giorni sono tristi per qualsiasi ragione, per coloro
che sono stanchi, per coloro che hanno fame; fa’ loro sentire che sei
vicino in modo particolare a quelli che soffrono; e fa’ che il Tuo amore
per noi riempia e arda il nostro cuore e ci disponga ad amare il nostro
prossimo. Ascoltaci per Gesù Cristo nostro Signore benedetto in eterno. Amen.
Padre nostro...
Inno 183
La grazia del nostro Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre
la comunione e la consolazione dello Spirito Santo siano con tutti noi,
ora e sempre. Amen.
TIEUl EIYHEl
Le grand-père de tous nos recueils
de « Psaumes et Cantiques » et « Innari Cristiani » est certainement un
petit livre publié par les soins du
Chapelain de la Légation royale de
Prusse à Turin, lithographié en 1845,
c’est à dire environ cent-quinze ans
passés. Ce recueil s’intitule K Cantiques spirituels », et porte, en exergue, ces mots du Psaume XCII:
« c’est chose belle que de célébrer
l’Fiternel et de chanter à son honneur » (verset 2). Au milieu du frontispice, trône le chandelier vaudois
(qui n’avait pas encore abdiqué sa
chandelle!) entouré de sept étoiles.
L’enseigne est sans Bible, partant irréprochable.
Le recueil contient 61 hymnes, et
constitue un petit modèle en son
genre : des psaumes (il y en a treize)
jusqu’aux cantiques pour les différentes circonstances de l’année ecclésiastique et liturgique. La lecture
en est très claire (gravure sur pierre) et les strophes sont toujours inscrites (même si elles sont plus que
trois) à l’intérieur de la portée musicale.
1845 : il devait encore passer six
ans, au moins, avant que quelqu’un,
passant par le Boulevard du Roi, à
la hauteur de la rue de la Méridienne, s’assume un tiers de la responsabilité de l’achat du terrain sur lequel on aurait plus tard bâti notre
temple majeur de la regai Torino.
C’était en effet bien là l’amorce de
une fameuse conversation historique :
« Eh bien, je connais, moi, quelqu’un qui paierait volontiers le tier.s
de la somme nécessaire pour acheter
cet emplacement... ». « Et moi, je
connais quelqu’un autre qui paierait volontiers un autre tiers... ».
1845: il devait encore passer quatorze ans pour que l’Eglise Vaudoi
se publiât officiellement la première
édition de ses « Psaumes et Cantiques », chez Genton, Voruz et Dutoit, à Lausanne; ces « Psaumes et
Cantiques » que la Claudiana vient
de réimprimer, d’après la sixième
édition. i
Ce fut après laj Restauration que
l’Ambassade d’Angleterre à Turin
ouvrit ses locaux pour des services
leligieux destinés aux quelques chrétiens évangéliques demeurant à Turin. En 1829, l’Ambassade de Prusse
ouvrit une chapelle dans son hôtel;
mais dès 1825 les trois Légations protestantes s’étaient déjà mises d’accord pour (c salarier un ecclésiastique vaudois », et seulement deux
années plus tard, en 1827, Jean Pierre Bonjour était le pasteur du petit
troupeau. En 183.3 Amédée Bert,
fils du Modérateur Pierre Bert, succéda à J. P. Bonjour en cette charge. En 1836 le pasteur Bert introduisit le chant dans les cultes qui jusques là avaient éié faits sans ce
moyen d’adoration et d’édification
si important, «t Considérant, écrivait-il, que rien n’est propre à élever l’âme et à l’ouvrir, comme le
cliant des cantiques sacrés, chants
exécutés par une assemblée de frè
Per commemorare il centenario del
protestantesimo giapponese.
(Tokyo) — Rappresentanti delle
Chiese protestanti del mondo intero
si sono uniti ai credenti giapponesi
in un grande culto solenne, dopo il
quale si sono avute cerimonie com
memorative deirarrivo in Giappone
di missionari episcopali, riformati
olandesi e presbiteriani, nel 1859.
Tra le altre manifestazione vi sono
stati un festival musicale e una campagna per la diffusione del libro evangelico. Altre sei città giapponesi hanno celebrato solennemente questo avvenimento. (S. GL. P. I.)
res, qui marient leurs voix pour les
faire monter vers le trône du commun Père des humains », Amédée
Bert introduisit le chant dans les
services religieux, fit acheter des orgues et publia le recueil dont nous
avons parlé plus haut. A’ cette nouveauté, des plus goûtées par les au
diteurs, « plusieurs pleurèrent de
joie — trouvons-nous dans un rapport — en entendant ces accords
qu’on croyait défendus dans la capitale ».
Retournons aux « Cantiques spirituels » de 1845. Il doit probablement en exister une édition antérieure à cette date (Amédée Bert, si
plein d’initiative, aurait pendant
neuf ans sursis à cette publication,
pourvoyant aux besoins de son assemblée uniquement avec des recueils de France ou de Suisse?);
mais nous n’en connaissons point.
Peut-être la trouvera-t-on dans quelque coin et nous la fera-t-on connaître? Les vieux foyers vaudois contiennent encore une foule de bouquins qui attendent de recevoir le
jour! En tout cas, il semble qu’il ne
devait pas être question d’une nouvelle impression; car nous avons vu
un exemplaire de 1853 (possédé par
le prof. Emile Tron), qui ne différait en rien du nôtre, si ce n’est dans
son frontispice. Peut-être le Chapelain de la Légation de Prusse changeait-il simplement la date — tout
comme font les plus avi.sés éditeur«
de nos temps — à chaque stock de
itouvelles reliures? Ici aussi, comme
dans maintes autres affaires de livres
comme pour les libraires vaudois
Aillaud, qui avaient leur boutique
dans la cour royale du Bintienhof
de La Haye, en Hollande — nos pètes ont i:i<: des devanciers.
Petit Valdo
Disfensione
{segue da p. 1) «
mile ,ora? Ed anche quelli che non
ei possono andare, nom sapranno la'
verità da altri? E chi, tòmarido, non
avrà da dirci semplicemente che il
materialismo comunista non è più
grave per ^vangelo di quel che non
sia quello capitalista? E chi non sarà
molto più preoccupato del dissolvimento morale del nostro mondo occidentale?
Di là e dì qua c’è bisogno deU’Evangelo : non di più di là che di qua,
nè di più di qua che di là. L’uomo è
lo stesso. I suoi sistemi ignorano
Cristo. Hanno bisogno di speranza, e
di speranza vera. Ma verso il comunismo noi, chiesa siamo debitori. Occorre dirlo. Chi non riconosce che se
esso è andato a delle aberrazioni rivoluzionarie, ciò non è senza responsabilità dei cristiani che non si son
curati delle classi operaie e le hanno
sfruttate? Che non le hanno mai difese? Che hanno fatto del conservatorismo articolo di fede, con la disonesta o ignorante intenzione di proteggere i propri interessi?
Il miglior contributo che la chiesa
cristiana può dare ora alla distensione incipiente, per renderla vera e duratura, dovrebbe essere quello dì studiare le cause della polemica fra
chiesa e comunismo; le cause teoio
giche si, ma anche filosofiche, economiche e politiche. Molte verità verranno certo fuori, utili per noi, tanto
che avremo a batterci non poco il
petto ed utili, per loro, perchè forse
potranno realizzare che non vi è una
ragione di antagonismo fre comunismo e cristianesimo più di quella che
non ci sia con altri sistemi economici umani. Certo noi cristiani saremo
sempre cittadini « di un altro regno »,
ma non vorremmo per questo igno
rare questo mondo per il quale Cristo è morto e porteremo la nostra
vera collaborazione nell’avvenire i
pericoli di una « demonicità » dello
stato, con la nostra testimonianza di
uomini che Cristo ha fatto liberi. Ma
questo contributo lo potremo dare
quando avremo distrutto coi nostri
« demoni » anche ogni menzogna che
avvelena l’atmosfera, e potremo parlare nella chiarezza e nella verità
Ci si avvia verso la distensione;
prendiamo- questo periodo come una
nuova opportunità offertaci dilla pazienza di Dio, e portiamo ad essa il
nostro contributo stabilendo un colloquio aperto e sincero con il mondo
comunista, come chi vuol comprendere e incarnare i problemi dei fratelli
di là della cortina, come quelli di chi
sta da questa parte. Sono fratelli verso i quali noi cristiani siamo fortemente debitori. T. Vinay
Pubblichiamo con piacere quest’articolo di T. Vinay che abbiamo trovato nel
l’ultimo fascicolo delle ” Informazioni di
Agape ” e che, pur essendo introduttivo
al Campo invernale (” Processo all’obiettore di coscienza ”) conserva un valore più
ampio. Questo non vuol dire che siamo
completamente d’accordo. C’è un discorso
cristiano sulla pace, che non discute, che,
non invoca motivi utilitaristici (anche se
nobili e validi!), come il preservare la
sussistenza di questo mondo: è la posizione del cristiano che considera il comando assoluto di Cristo, checché, possa
avvenire: pace! — è la posizione che
Bonhoeffer (riportiamo in prima pagina una
sua testimonianza) ha incarnato, fino in
fondo. La Chiesa è povera di questa convinzione assoluta, di questa fedeltà. Ma
altro tono — ci pare — ha la parola di
cristiani che affermano che Einstein, Russell, ecc. hanno preceduto e superato la
Chiesa: è qui che non siamo d’accordo.
O piuttosto: è vero, la Chiesa può battersi il petto perchè dei non-credenti hanno
parlato di pace, .sofferto per la ¡tace prima
e più di lei! Ma è di una pace diversa
che i non-credenti e i credenti parlano,
e in cui credono o dovrebbero credere : la
pace di Dio — la pace degli uomini di
buona volontà ”. Non crediamo nella
buona volontà ” degli uomini; o piuttosto, non crediamo che questa buona volontà, che queste buone intenzioni, pur
sincere possano realmente cambiare il
mondo. Il nostro mondo è egoista, violento,
in oriente e in occidente; noi uomini non
siamo fratelli, nè in oriente nè in occidente.
Non crediamo che la chiesa possa imparare
qualcosa dal comunismo, se non es.sere. spinta (ne ha bisogno!) a riconfrontarsi con
l’Evangelo; e l’appello del Savonarola rimane valido .sempre in ogni direzione:
Io ti avverto... che nulla potrà salvarti
se non Cristo soltonto ”. Naturalmente, ci
rallegriamo di tutto cuore per le parole di
distensione e di pace, per gli atti di pace
che np/miono sulla scena del mondo ufficiale, Riconosciamo certo che talvolta gli
orientali sono stati più netti, più ardimentosi di certi occidentali nel parlare di pace, nel cercare la distensione. Ma crediamo
che la chiesa debba anche ricordarsi di
non gridare ” Pace, pace ” quando pace
non c’è, la trace di Cristo, l’unica vera,
che non viene nè da occidente nè da oriente, ma dall’alto. La chiesa deve lavorare e
pregare per la pace, deve smettere atteggiamenti di superiorità, di disprezzo, ma non
deve, allineare il suo tesoro, l’Evangelo di
Cristo, ad altri evangeli. Badi, la Chiesa,
se il suo Signore la chiami oggi allo statua
<;onfe»sionia di cui era cosciente un Bonhoeffer, Ma, allora, scompaiono tutte le
tinte color di rosa. La pace, quaggiù, non
cambia il mondo se non dopo esser stata
crocifissa. red.
gM A
*4^
1/
3
25 Dicembre 1959 — N. 51
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
Une legende
LA CONFESSION
du mauvais riche
On eût dit qu’ils oubliaient que je
porte un nom et un prénom, comme
tout le monde: les gens m’ont toujours appelé le Mauvais riche. Ils ont
eu raison. Rappelez-vous ça: on peut
avoir vu le ciel ouvert, un instant, et
n’en devenir pas moins une canaille,
la pire canaille. Car j’étais de ceux
qui ont vu le ciel ouvert, dans la nuit
qu’est né le Seigneur, de ceux qui ont
couru vers le village et vers l’étable
pour voir ce qui se passait. J’aurais
peut-être mieux fait de rester au pâturage, où il n’y avait plus personne,
et on ne peut pas toujours s’en remettre aux chiens. Du reste, je suis
arrivé là-bas un peu après les autres,
ayant pris soin de faire le compte des
bêtes et de bien fermer le parc. J’ai
toujours été un homme d’ordre. C’est
1. seul mérite.
Si j’avais eu le temps d’adorer, com.
me les camarades, ma vie aurait peut,
être pris une autre tournure. Mais
voilà, je n’étais pas à genoux devant
l’Enfant et sa mère que sont arrivés
ces grands personnages d’Orient avec
leurs équipages et leur domesticité, et
je n’ai pu avoir d’oeil que pour eux.
Des pâtres qui n’ont jamais rien vu,
qui ne peuvent se figurer ce qu’est le
luxe... ; ç’a été l’événement de leur vie,
de voir ces Orientaux. Rien que ce
qu’ils portaient sur eux, les colliers,
les aigrettes, les boucles de ceinture,
ça représentait une fortune. J’ai un
peu oublié leurs figures, à cause de
tout ce brillant, mais je me rappelle
ce qu’a dit le plus vieux des trois,
qui savait la langue de chez nous : on
les avait chargés, il paraît, de bien
garder, au fond d’une caverne de làbas — jusqu-au jour où paraîtrait une
certaine étoile — des choses qui dataient des premiers jours du monde,
oui, comme je vous le dis, des choses
qu’Adam avait confiées à son troisième fils, un nommé Seth, et qu’il avait
réus,si à emporter du Jardin d’Eden
lorsqu’il en avait été expulsé avec sa
femme. Vous pensez si on ouvrait les
oreilles, nous autres. J’entends toujours la voix du vieux, avec son drôle
d’accent ; il avait posé sa couronne
sur la paille ; il parlait pour les deux
autres moins âgés, dont l’un semblait
nègre :
« A l’Enfant de la Vierge, nous apportons l’or, parce qu’il sera roi, et
que l’or est signe de royauté; la myrrhe, parce qu’il sera médecin, et que
la myrrhe sert à guérir toute sorte de
maladies; l’encens, parce qu’il ^ra
gTand-prêtre, et que le grand-prêtre
balance les parfums devant le Trèsi'aut ».
Et là dessus, ces trois ont pris de
la main de leurs valets ces fameux
« trésors de la caverne », comme on
les nommait, et les ont offerts à la
Mère et à l’Enfant. On n’a vu que
les récipients, mais c’est les récipients
qui étaient la chose à regarder. Une
illmnination, je vous jure, et cela devant des miséreux comme Marie, le
petit, Joseph, nous autres, et deux
pièces de bétail. La première pensée
qui m’est venue, c’est celle-ci ; « S’ils
vendent tous ces vases, ces coupes,
ces coffres, ne gardant que le contenu,
quelle somme vont-ils en retirer? »
J’ai eu tort de me poser cette question, c’est sûr, mais on ne peut rien
contre les idées qui nous viennent.
Et ce n’est pas le plus grave.
Le lendemain, je me suis dit : «L’hôtelier aura du mal à remettre tout en
état, après les visites qu’U a reçues
cette nuit, dans son auberge et dans
l’étable ». Je vous ai déjà dit que j’aime l’ordre, et puis ça me plâît de donner un coup de main aux gens, contre un petit pourboire. Mais il me
faut avouer que, ce matin-là, j’étais
aussi pas mal curieux de revoir toutes ces splendeurs, de savoir ce qu’on
„1 ferait.
« Tu arrives à point, berger, m’a dit
le patron. Ces Orientaux sont partis
à l'aube, on ne sait pourquoi, sans que
leuTi valets aient eu le temps de brosser ou nettoyer rien du tout. Et ces
gens de l’étable, pareillement. Figuretoi qu’ils m’ont même emprunté un
âne, oui, mais en me laissant en garantie les cadeaux reçus hier soir,
naturellement. Il paraît qu’un danger
les menace, un danger grave. Ça ne
m’étonnerait pas que la police vienne
fourrer son nez ici. S’agit de mettre à
l’abri tous ces plateaux et ces écrins.
J’ai commencé. Continuons. Que les
agents puissent voir qu’il ne s’est rien
passé d’important à Bethléem ! ».
C’est ainsi que j’ai coimu la cachette des trésors de la caverne. Les cachettes, il faudrait dire. Dans une
maison où il y a beaucoup de paille,
de jarres vides, et des recoins au galetas, il y a moyen de dissimuler pas
mal de choses. Le difficile, après, c’est
de se rappeler où elles sont:
«Tu tâcheras de bien te rappeler,
m’a dit l’aubergiste. Moi, je n’ai plus
trop de mémoire. Et comme tu es un
honnête garçon, je te céderai tout de
suite le moindre des objets en souvenir. S’il manque une ou deux pièces,
ce Joseph n'y verra goutte, et sa fiancée encore moins. Du reste, il n’est
pas bon que des pauvres deviennent
tout à coup trop riches».
Hélas ! une parole qui n’est pas tom
bée dans l’oreille d’un sourd. J’ai donc
Or che la notte raccoglie le cose
ne la carezza dell'ombra,
e la Vita si placa ne la breve
tregua d'un'ora,
andiamo, Fratelli.
Taccia la voce dell'Orgoglio, l'urlo
dell'Odio e il canto della Vanità,
si arresti per un attimo soltanto
la rude corsa senza sosta,
la lotta amara, il tormentoso affanno.
Andiamo, Fratelli.
Lasciamo sulla soglia del cammino
le foglie morte dei rimpianti vani,
il molle volto dell'ipocrisia;
lasciamo il peso dei fantasmi
amari, i desideri senza luce
e ie speranze senza carità.
Abbandoniamo senza nostalgia
le poche note del gran sogno inquieto
che ci trascina, giorno dopo giorno,
nella stanchezza d'una corsa vuota.
Andiamo.
Breve è la luce nel gran cerchio d'ombra ;
la buona Stalla di Betlemme, cara
al nostro cuore bambino, attende
vestita d'umile serenità.
■'fe
Per noi che abbiamo pianto e non sappiamo
la carità d'un bacio,
per noi che abbiamo teso le braccia mille volte
e mille volte invano,
per noi che abbiam cercato al cuore stanco
una parola nuova di perdono,
un posto è qui.
Quivi sarà per noi la sosta ed il riposo,
oggi - domani - sempre.
Quivi sarà la fonte ed il ristoro,
la nuova forza per il lungo andare.
Quivi sarà la Mano che accompagna
passo per passo sulla Grande Strada,
la dolce voce canterà per noi
l'eterno canto della pace buona.
« Gloria, gloria, gloria,
al Dio fatto uomo per soffrire,
gloria, gloria, gloria,
al Dio fatto uomo per amare
d'immenso amore.
Gloria ».
Natale 1930.
VITTORIO CALVINO
reçu le moindre des objets en souvenir. J’ai bien remercié et, au lieu de
retourner à mon pâturage, je suis allé
le vendre à un boutiquier de la ville;
qui m’a d’abord regardé de coin comme si j’étais détrousseur de caravanes, mais me l’a payé aussitôt, et
plus cher que je n’aurais cru: «C’est
une rareté, m’a-t-il dit. Si par hasard
tu en trouves d’autres en gardant le
bétail, reviens me voir».
Sans que l’aubergiste s’en doutât,
j’en ai « trouvé » pas mal d’autres
dans les jarres et sous la paille. Je
ne tardai pas non phis à trouver
d’autres clients, qui me regardèrent
de coin également, mais m’offrirent
davantage. La fortune aidant, certains d’entre eux ont fini par m’estimer. Bien des années après, alors
qu’à ces premières opérations commerciales avaient succédé des entreprises plus difficiles et non rnoins
déshonnêtes, c’est l’rni d’eux qui déclara, en me tapant cordialement sur
l’épaule: «Ah! en voilà un qui a su
se faire des amis avec des richesses
injustes, comme disait je ne sais
qui ! » Parole qui avait presque l’air
L'un compliment.
Mais j’anticipe. A leur retour de
Egypte, les intéressés avaient aussitôt rendu l’âne à son propriétaire.
Sandro e Valerio erano uniti dal
vincolo naturale di fratellanza e dal
fatto che erano, da alcuni anni, orfani
di padre e di madre. Ma quanto differenti erano nel loro carattere!
Sandro, il maggiore, era e si vantava un po’ di essere governato dall’istinto quasi per dire ch’egli era fatto così e che non poteva essere diverso : una filosofìa molto comoda
che lo salvava — egli credeva — dai
contrasti della vita e gli appianava il
sentiero. Il suo istinto, per chi lo conosceva meglio, non era altro che la
sua indole flemmatica e pigra e la
sua naturale tendenza per tutto ciò
che gli andava a genio.
Valerio era Topposto, e, senza dirlo, aveva subordinato gl’istinti ad una
guida superiore, al dovere disciplinato dalla volontà.
Sandro e Valerio si volevano bene
ognuno a modo suo. Il padre, uomo
laborioso fino all’ultimo, aveva loro
lasciato in eredità un patrimonio abbastanza vistoso per quei monti delle
Alpi Cozie ove la terra è produttiva
solo coll'arduo lavoro.
Anche Sandro, sentendo alquanto
la sua responsabilità di fratello maggiore e le necessità dell’esistenza, aveva compreso che occorreva coltivare
il terreno per mangiare. Ma non tardò molto a lasciare l’iniziativa attiva
al fratello Valerio, forte, intraprendente e volonteroso. « Mio fratello ci
pensa! » soleva dire.
Sandro, in fondo, non era cattivo
ma comodone e finì per illudersi credendo di essere un uomo favorito dalla Provvidenza per le sue belle fattezze e i suoi gusti delicati di signorino. Oh! lavorava, sì, quel tanto che
era strettamente necessario ma poi
aveva anche lui le sue iniziative speciali: la compagnia di certi amici; le
feste cui era spesso invitato; il ballo
in CUI si distingueva, fra tutti, per la
sua agilità aggraziata; e qualche volta — perchè no? — il gioco.
Valerio lasciava fare non per de
Ces braves gens semblaient avoir oublié le trésor qu’au départ ils avaient laissé en garantie. Ou peut-être
pensaienWls qu’ayant pu sauver l’Enfant de Noël, nul sacrifice n’était assez .grand pour témoigner de leur gratitude à l’aubergiste. Du reste, lui aurait-on réclamé ces objets, cet homme. invoquant sa mémoire défectueuse, n’en eût retrouvé sans doute que
une minime partie.
C’est ainsi que le Destin, comme
disent les mécréants, travaillait visiblement en ma faveur.
Avec le temps, le berger d’autrefois
devint donc un personnage. Comme
les rois d’Orient, il aurait pu s’accorder une masse de chameaux et de valets. Mais j’avais mes raisons de ne
point ressembler à un parvenu.
Pour devenir riche, les connaissances
et ce qu’on nomme l’expérience sont
de moindre profit que l’absence de
scrupules et, naturellement, les habitudes d’ordre. Songez donc: quand il
faut mener de front la vente d’objets d’art, le stockage des grains, le
commerce des parfums et la fabrication clandestine d’armes!... Il ne s’a
git pas tant de tenue de livres — un
métier plutôt dangereux — que de tenir tout cela dans son cerveau.
Mais on a beau être bon Juif, se
Vigilia di Natale
★
bolezza o viltà, ma per affetto.
Una sera specialmente comprese a
qual punto egli amava.
Fu in una notte del primo di dicembre. Si avvicinava la mezzanotte; fuori infieriva una tempesta di neve; Sandro, che era andato ad un certo ballo,
non era ancora tornato. Per la prima
volta in vita sua Valerio era tormentato da un presentimento nei riguardi
di suo fratello. Quando udì dei passi
pesanti e la porta che scricchiolava
come qualcuno che singhiozza, ebbe
un senso profondo della realtà.
Sandro entrava accompagnato da
un suo compagno che lo sorreggeva,
e si abbandonò sopra una sedia, tremando.
— Sandro, che cosa è successo?
Valerio si precipitò. Trovò il fratello febbricitante, scosso dalla tosse
e da un respiro affannoso. Tonio, il
compagno, lo aiutò a metterlo a letto,
ma l’infermo gemeva, si ribellava e
buttava via le coperte.
— Ha una febbre da cavallo — disse Tonio. — Scommetto che si tratta
di una polmonite —.
Valerio, muto ma attivo, memore
di certe istruzioni date dal medico in
simili casi, si diede da fare. Ma il fratello impaziente e sempre più agitato
non faceva che ripetere: — Voglio il
medico! Lui solo saprà darmi un rimedio che mi farà dormire e mi guarirà presto! —.
Erano già le tre del mattino. Valerio, risoluto, s’alzò di botto e si avviluppò del suo mantello.
— Vado a cercare il dottore — disse nell’atto di partire.
— A quest’ora e con questo tem
po
osò dire Tonio. — Ci vogliono
quasi due ore per arrivare a Perana
ed altre due per ritornare —.
— Farò il viaggio in meno tempo.
Il medico ha una buona moto e sarà
qui prima di me. Tonio, ti lascio a
guardia di mio fratello —•.
La porta si aprì lasciando entrare
buffi di neve e si rinchiuse prima che
Tonio, che aveva sonno, potesse replicare.
Alle sette arrivò il medico. La bufera aveva rallentato il suo furore a
misura che si avvicinava il giorno. Valerio era sfinito, intirizzito e inzuppato d’acqua ghiacciata. Al momento di
partire il medico gli disse: — Spero
di aver potuto, appena in tempo, scongiurare una polmonite. Da te ora dipende l’esito finale! Ho lasciato le medicine con le relative direzioni. Tienimi informato —.
Ma i giorni che seguirono furono
ben duri più per Valerio che per il
fratello maggiore che nell’entrare nel
periodo di convalescenza sentì risvegliarsi nel sangue tutti i suoi istinti
con una nuova violenza. La noia acuiva il suo desiderio di riprendere la sua
vita anormale di prima ch’egli chiamava normale. Egli non era fatto per
rimanere prigioniero e inattivo fra
quattro mura. E infine una sera, la
vigilia di Natale, se la svignò senza
prevenire il fratello, obbedendo alla
smania di rituffarsi nel suo mondo allegro, incurante della pena che avrebbe inflitto a Valerio.
11 tempo di dicembre si era decisamente messo alla neve e alla pioggia :
un tempo umido e perfido, che penetrava fino alle ossa. Sandro ebbe un
piccolo rimorso che fu presto soffocato dal piacere che l’aspettava. Alla fin
fine non era padrone di sè? Già godeva anticipatamente deH’atmosfera gioviale che avrebbe trovato in un luogo
appartato di cui lui solo conosceva il
segreto. Camminava ora come volando e si mise a fischiare e a cantare:
Giovinezza!
Nel frattempo Valerio tornava a
casa dopo avere sbrigato un affare
urgente con uno dei suoi vicini. Quale
non fu la sua dolorosa sorpresa nel
trovare la casa deserta e il focolare
quasi spento!
Sentì come un freddo angoscioso
percorrere le sue vene quando si fu
convinto che il fratello non si trovava in nessuna casa vicina e che nessuno era in grado di dargli notizie.
Allora cominciò una lunga peregrinazione notturna lungo la valle, di
casa in casa. Tornava per vedere se
Sandro fosse rincasato. Nessuno. Tremava di freddo e di ansietà e si avvicinava alle ceneri calde del focolare.
Ma presto la volontà di ritrovare il
fratello lo spingeva fuori casa, e la
dolorosa ricerca ricominciava senza
posa. 1 brividi e una tosse convulsa
che già aveva notati da qualche giorno, lo rinprendevano. Ma la volontà
lo spingeva avanti, sempre avanti.
Era quasi mezzanotte quando comprese die non sapeva più dove andare, e rincasò sperando di nuovo... Il
freddo ed il silenzio finirono per abbatterlo del tutto... e fu come in preda ad un incubo che riuscì a mettersi
a letto sentendosi estenuato ed infermo.
Sandro, tornando a casa verso le
acquitter toujours plus strictement de
la dîme sur ses revenus — et sur
quels revenus! — il vient un moment
où travailler à la fois pour Toœupant
et contre lui, pour le rétablissement
du peuple élu et contre une baisse
des prix qui supprimerait la misère
en Israël..., il vient un moment où
l'on se sent mal à Taise. C’est-à-dire
que le mauvais riche est inquiet à Tidée que cette prospérité ne durera
pas, à laquelle il s’est bien accoutumé.
Oui, j’avais vraiment peur — car tout
arrive en ces époques de troubles —
de retomber dans la misère d’où je
m’étais évadé si vite, quelque trente
années auparavant. Je me rappellais
le mot du brave aubergiste : « Il n’est
pas bon que des pauvres deviennent
tout d’un coup trop riches ». Et puis,
juste au moment où le Messie faisait
aussi carrière si on peut dire, où vraiment il s’imposait à pas mal de gens,
calmait les possédés, prêchait la bonne parole mieux que tous les prêcheurs du monde, une voix au fond
de moi commença à se faire entendre, à me poser des questions, de
temps à autre, juste au moment où
jt me mettais au lit. Elle disait:
— « L’or que tu as volé, dans le
Charly Clerc
{suite en p. 4®)
---^---.. ------------------------ ^
due del mattino, accarezzava col pensiero un dolce riposo. Oh! avrebbe
dormito e sognato impareggiabili incanti e non si curava gran che dei
rimbrotti di un fratello minore.
Quando giunse nella casa fredda,
era così assonnato che si lasciò andare sopra una sedia e si appisolò.
Ma si ridestò di botto udendo un
lungo gemito ripetuto più volte, che
gli fece correre un brivido per le ossa
In quella notte Sandro conobbe
l’angoscia del rimorso e il travaglio
del pentimento.
Come avrebbe egli potuto vivere
senza Valerio, l’unico che veramente
l’amava e si curava di lui? Dov’erano
andati i suoi compagni di piacere?
Ah! non avrebbe mai dimenticato
quella vigilia di Natale.
Valerio stava per morire e lasciarlo solo! Colui che ora personificava
il suo unico, vero amore sulla terra
sarebbe partito, forse inconsciamente,
in silenzio.
Sandro sentì tutta la forza del proprio amore; lo sentì palpitare in sè
profondo come il firmamento, esteso
come l’universo e si disse ad alta voce: « Solo l’amore può salvare; l’amore... e la fede? » Cadde in ginocchio
presso il letto del fratello e comprese
per la prima volta, il senso della preghiera. Quanto pregò?... Lo riscosse
un rumore di passi. Era una vecchia
e buona donna del vicinato che disse
con voce di giubilo : « Avete pregato?
Il vostro fratello guarirà! » C’era in
quel suono un accento che sembrava
venire da Betlemme. Si udirono le
campane mattutine che annunziavano
il Natale. La donna s’inginocchiò e
così fece Sandro. Pregarono entrambi
in silenzio, in un silenzio soffuso di
speranza. Nel letto Valerio respirava
ora con una certa calma.
Sandro e la donna, quasi increduli
e trepidanti, si alzarono intenti a mirare Valerio che apriva lentamente
gli occhi e sorrideva augurando il
Buon Natale. Giovannino T.
4
Novità alla Claudiana!
SELMA LONGO
ACCADDE UNA NOTTE
DI NATALE (L. 150)
L'Eco delle Valli Valdesi
Novità alla Claudiana!
VIRGILIO SOMMANI
PROFETI E PROFEZIE
DELLA BIBBIA (L. 600)
LA CONFESSION
du mauvais riche
{suite de la p. 3®)
temps, est-ce qu’il n’était pas destiné
à un roi?
Je répondais: , .
— A un roi, parfaitement. Mais je
ne jKiuvais pourtant pas en faire cadeau à Hérode!
— Il n’est pas question d’Hérode,
mais de l’Autre, tu le sais bien, du
Messie. _
— Un roi, ça?... Allons, allons! Ce
n’est qu’un pauvre, comme il y en a
beaucoup dans le pays; et même un
pauvre qui a choisi d’être pauvre, qui
vous recommande d’être pauvre! De
l’or, qu’est-ce qu’il en ferait? »
La voix ne répondait rien. Elle me
laissait tranquille im soir ou deux,
puis revenait à son sujet, l’origine de
ma fortune:
— « Cette myrrhe que tu t’es appropriée, as cédée aux prix fort à des
marchands d’épic^s. n’aurait-elle pas
été utile au médecin?
Là, je me mettais à rire:
— Pas à un médecin des âmes, en
tout cas! Pas non plus à un guéris
seur qui vous dit : « Prends ton lit et
marche!» Est-ce qu’il a jamais prescrit une drogue, le Fils de l’homme?
...On l’a vu rendre la vue à un aveugle en lui mettant de la salive sur
les yeux... De la myrrhe ! il n’en a pas
î^'-soin! ».
Et je riais, je riais..., puis ne faisais qu’un somne jusqu’au matin. Le
matin — sauf que je cra'gnais toujours xui peu les émeutes au bout desquelles les capitaux changent de
mains — je m’cccunais à spéculer sur
une affaire de farine ou un lot de
vieux métaux. Pas un moment, de
toute la journée, pour écouter la voix.
Jusqu’à ce que tout à coup elle reprît :
—^ « Il y avait beaucoup d’encens
dans ces coffrets..., de l’encens et des
encensoirs. Tu te souviens?... Tu as
vendu tout cela à des prêtres d’idoles
en Phénicie et en Egypte, au lieu d=
l’cffrir à qui tu sais...
— ...oui je sais ne croit pas aux
prêtres! S’il en est un qui déteste
leur métier, c’est lui... Il chasse du
parvis les marchands d’offrandes! Il
a en horreur les sacrifices et les longues prières! Il parle même de détruire le Temple! Brûler de l’encens,
ce n’est pas son affaire.... pas plus
que la mienne! »
Je triomphais plus que jamais
Néarimoins. les semaines passant, je
aurais voulu discuter avec la voix,
sur ces Orientaux suiveurs d’étoiles,
venant on ne sait d’où et apportant
des denrées là-bas à un nouveau-né
qu’ils ne connaissaient pas, dont ils
ne pouvaient, en dépit de tout leur
savoir, prédire la destinée..., discuter
sur cette destinée qui était exactement le contraire de ce qu’ils avaient prédit; discuter aussi sur ces fameux récipients, plateaux, ccupes
etc., dont Jésus n’avait que faire lui
qui nourrit des milliers de personnes
en multipliant des nains et des poussons, à ce qu’on dit (je n’y étais pas!).
'T’a’^dis que moi. en prenant so'n de
fout ce matériel, le vendant à un
iuste prix je n’ai pas seulement jeté
les bases d’une grosse fortune, mais,
au moyen de cette fortune, soulasé
combien de misères! C’est une espè
ce de miracle, ça aussi, ou bien?... J’ai
parlé de la dîme scrupuleusement
payée..., mais je n’ai rien dit des impôts à César? Payer exactement ses
impôts, et dans le délai voulu, est-ce
que cela ne couvre pas une multitude de péchés..., s’il y a péché d’être
parmi les possédants?...
Sur toutes ces choses, la voix n’a
jamais voulu discuter avec moi. Cnm
me si elle me condamnait à avoir
tort, à mourir dans la peau du Mauvais riche, comme ils disent...
Dieu n’a pas voulu que je meurs
dans cette peau. Sur la question de
l’or, de l’encens, de la myrrhe, il est
probable que j’ai eu raison... Mais on
m’a dit depuis que c’étaient des symboles. Je n’ai jamais bien su ce que
le mot signifie. Mais enfin, il m’a fallu admettre que voler des symboles,
c’est un vol comme un autre, qu’il
n’y a pas de bienfaisance qui le puisse racheter, que j’aura’s mérité d’être pendu, ou plutôt mis en croix à
la droite ou à la gauche du Fils de
Dieu.
C'est à la suite du Vendredi sairit
que j’ai compris cela. Dieu a permis
que je fusse parmi la foule. Et, d’où
j’étais, j’ai vu une couronne d’épines..
Et j’ai vu cette tête sanglante se tourner vers le band’t, et lui dire en toute certitude: «Tu seras aujourd’hui
avec moi dans le Paradis».
J’ai su alors obscurément certainement, qui était le Roi. Peut-être aussi
le médecin et le grand-prêtre, mais
d’une façon que je ne puis encore
m’expliquer. Charly Clerc
(La Vie protestante)
Trombe alla dioria di Dio
Alcuni fratelli appartenenti ai vari complessi bandistici delle nostre Valli hanno
dimostrato interesse per le fanfare evangeliche del Badén che hanno visitato le nostre
Valli nel corso degli ultimi anni e che sono
state udite più volte anche in occasione
dell’ultimo Sinodo a Torre Pellice. Qualcuno anche rimpiangeva che la diversità
nel modo di maneggiare gii strumenti non
consentisse loro di mettersi tutti insieme
per intonare all’unisono i canti della no:ra fede.
Vorremmo qui invitare tutti coloro che
amano la causa dell’uso sacro delle trombe
a prepararsi in modo da poter partecipare
a future adunate alle Valli e con i nostri
amici stranieri e soprattutto in modo da
poter accompagnare senza difficoltà e senza
trascrizione di note, il suono degli organi,
degli armonium e dei pianoforti dei nostri
locali ecclesiastici.
Il segreto di questa preparazione è moh
to semplice e vorremmo qui esporlo in poche parole.
L’impossibiriià di suonare con l’organo
senza trascrizione di musica sta nel fatto
che le fanfare usuali, secondo un metodo
antico, attribuiscono ad ogni tromba una
sua chiave particolare e siccome gli strumenti sono parccclii, le chiavi che bisogna
conoscere per suonare i vari strumenti di
una fanfara sono sette (setticlavio) e la medesima nota, pertanto, si scrive in sette
modi diversi.
Le nostre fanfare evangeliche invece hanno abbandonato il setticlavio per servirsi
delle due sole chiavi di sol e di fa che si
usano per il canto, il pianoforte, l’organo ecc.
Inoltre esse danno alle note il loro valore reale: la prima nota che esce da una
tromba in si bemolle è c< si » bemolle e
noi la chiamiamo « si » bemolle e non
« do » come le altre fanfare. La prima nota
che esce da una tromba in « mi » bemolle
è e resta « mi » bemolle e non altro. Naturalmente per ottenere le altre note dovremo seguire una digitazione diversa, ma
il cambio della digitazione non costituisce
affatto una difficoltà. Poche sere di eserci
zio nei- uno qualunque dei nostri trombettieri saranno sufficenti per permettergli^ di
suonare sulle chiavi di « sol » o di « fa »
così come cantano le nostre corali o come
suonano i nostri organi.
Diamo qui la digitazione necessaria per
una tromba in « si » bemolle, per suonare
la gamma di note maggiormente usate nella
nostra musica religiosa. Cominciamo dal
» sol » alto e scendiamo man mano fino al
« sol » basso. In modo identico naturalmente, verranno suonate le note scritte in
citiave di « fa. »
sol tasti 1-2
sol diesis 0 sol bemolle )) 2-3
fa » 0
mi )) 2
mi bemolle o re diesis )) 1
re )) 0
re bemolle o do diesis » 2-3
do )> 1
si )) 1-2
si bemolle o la diesis » 0
la » 2
la bemolle o sol diesis » 1
sol 1-2
sol bemolle o fa diesis )) 2-3
fa » 0
mi )) 2
mi bemolle o re diesis » 1
re )) 1-2
re bemolle o do diesis » 2-3
do )) 1-3
si » 1-2-3
si bemolle o la diesis » 0
la ■ _ )) 2
la lieuiolle o sol diesis )) 1
sol )) 1-2
In una prossima corrispondenza potremo
•dare la digitazione delle trombe in « mi »
bemolle.
Invitiamo tutti i trombettieri di buona
volontà ad esercitare un poco questa digitazione accompagnando poi all’armonium i
loro organisti. 1 trombettieri di Villar Pellice saranno poi felici di ricevere la loro
visita e di suonare con loro. Naturalmente
si dovranno preannunziare le visite!
Enrico Gevmet, Pastore
AVVISO
Gli abbonati al « Journal des Missions »
e al « Petit Messager », son pregati di affrettarsi a mandare il loro abbonamento a
E. I/. Co'iBson. Via Matteotti LS. Torre
ie’lice.
TORRE PEEIICE
Sopraggiunge il periodo natalizio, e mentre nelle Scuole Domenicali fervono i preparativi per le feste dell’albero, l’Orfanotrofio ha già offerto, domenica, un pomeriggio di festa ai numerosi intervenuti.
La cura e valentia con cu' il programma
è sempre preparato sono ben note, e ringraziamo qui le bimbe e le giovinette ospiti dell’Istituto per le loro recito e i loro
canti, seguiti con vivo piacere; un r'ngraziamento tutto particolare va a coloro che
le hanno guidate così bene; e con il ringraziamento l’augurio di un Natale sereno e gioioso come ce l’hanno ricordato.
Domenica sera, su ’nvito della « E. Arnaud » il Doti. E. Gardiol, presidente della Società Amici del Collegio, ha presentato uno conversazione sul passato e il
presente del nostro Istituto, e .suH’attività
del suddetto sodalizio. E’ seguita un’interessante e generale d'seussione, ed è augurabile che l’ondata di interesse per i problemi e le possibilità del Collegio (come
della Scuola Latina, del resto) non rimanga fra le quattro mura da cui è mossa.
E’ stato celebrato il servizio funebre di
Rosina Jourdan ved. Giordan e di Emma
Gras nata ìPyssen. In questo tempo di Natale il Signore ci ricorda p’ù che mai che
su quelli che giacciono nell’ombra di morte una luce si è levata e risplende.
non si potrebbe giungere ad avere
un fotografo per ogni pagina-mese?
ciò consentirebbe maggiore varietà.
Una proposta, che giriamo a chi di
dovere, è che si lanci un concorso
particolare per la quadricromia di copertina, che dev'essere particolarmente attraente. Comunque, l'edizione ha
incontrato vivo favore, e mentre ringraziamo quanti vi hanno validamente collaborato, invitiamo quanti di voi
non l'hanno ancora nella propria casa
e quanti desiderano fare un dono gradito, a non lasciarsi scappare una deiultime copie di
VALLI NOSTRE 1960
In breve
La TV cristiana presa di mira.
(New York) — Il redattore di un
settimanale pubblicitario della radio
e della televisione negli Stati Uniti,
ha parlato con grande severità dei
programmi televisivi religiosi. « Povertà -di idee, banalità di linguaggio
disonestà artistica» ed altre qualità
del genere sono — secondo il suo giudi2do, le caratteristiche principali dei
programmi televisivi religiosi. « Quasi tutti i campi dell’interesse uinano,
egli ha dichiarato, politica, scienze,
educazione, sport, sono rappresentati
alla televisione in modo più decoroso
della religione». «La televisione, egli
ha conclu.so, ci mette di fronte alla
responsabilità nuova di utilizzarla in
modo vivo ed attraente per diffondere revangelo dell’amore di Dio e
della fraternità tra gli uomini».
Matrimoni misti e conversioni in
Svizzera.
(Parigi) — In im’intervista concessa al settimanale francese «Réforme» il Dr. Vogelsanger, redattore capo della rivista «Reformatio» e pastore di una delle più importanti comunità di Zurigo, ha detto, a proposito dei matrimoni misti e delle conversioni in Svizzera ; « Da cento anni
la proporzione tra cattolici e protestanti in Svizzera non ha subito variazioni degne di nota ». Tuttavia « un
certo attivismo cattolico si manifesta
attualmente » in forma « inquietante». I matrimoni misti si risolvono,
in generale, a favore della parte protestante nella proporzione dei due ter.
zi.Per quel che riguarda le conversioni, nella città di Zurigo, il Vogelsàn
ger afferma che nel 1958 esse sono
state 600 al protestantesimo e 60 al
cattolicesimo. Si tratterebbe, per tutta la Svizzera, di una proporzione di
quattro conversioni al protestantesimo contro una al cattolicesimo. Questo è vero anche nei cantoni a maggioranza cattolica. (S.OE.P.I.)
Le nazioni si premuniscono contro i
sinistri atomici.
Alcune nazioni come la Norvegia e
l’Olanda si sono preoccupate di pre
vedere la disponibilità di razioni alimentari individuali, capaci di assicurare l’alimentazione per le 48 ore seguenti a im sinistro atomico. Queste
razioni sono rinchiuse in scatole metalliche capaci — per quanto è possibile — di resistere alle radiazioni ato
miche. Ogni scatola è munita di un
sistema di riscaldamento autonomo
che permette di cucinare in aperta
campagna.
In Svizzera, il Governo Federai?
progetterebbe delle scatole-razione che
sarebbero distribuite in ogni casa.. Es
se rimarrebbero di proprietà dello
Stato, e sarebbero date soltanto in
deposito ad ogni cittadino.
(Illustré protestani :
avvisi sanitari
Prnf. Rr. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese dì
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice: previo appuntamento
Rottoresaa
Inlanda De EarH Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
;l primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
R 0 R A’
Domenica 20 dicembre, ha avuto luogo,
con buona partec'p-azione, l’annunciato
Culto con Santa Cena alle Fucine.
R cordiamo le attività natalizie:
Lunedì, 21 dicembre ore 19: Festa di
Natale al Rumer, con la partecipazione dei
bambini della S. Domenicale del Centro.
Venerdì 2S, ore 10: Culto di Natale.
Sabato 26, ore 20: Festa dì Natale alle
Euc'ne.
Domenica 27, ore 10,30: Culto. — Ore
20: Festa di Natale al Centro.
Giovedì 31, ore 20: Culto di fine d’Anno. Al termine avrà luogo un’agape fra
terna organizzala dall’Un'one Giovanile.
Venerdì 1 gennaio, ore 10,30: Culto.
Giovedì 24 dicembre avrà luogo nel pomeriggio la distribuzione de: pacchi-dono
ai bambini delie scuole del Comune di
Rorà, nel quadro del « Natale del piccolo
montanaro ri. Tale dislr buzione si svolge
là nella Scuola delle Fucine.
'’Protestantesimo”
Riportiamo il sommario deU’ultimo fascicolo della rivista (4/1959): vi si troverà
il resoconto delle « giornale teologiche »
di Agape dello scorso agosto, il cui tema
era IL dialogo tra laicismo e protestantesimo. Quest’anno l’interessante resoconto
della discussione accompagna ed arricchisce le due notevoli relazioni presentale:
A. PASSERIN D’ENTREVES — Senso e
limiti del laicismo.
G. MIEGGE — Signiiicato e problemi del
protestantesimo.
Quindi uno studio critico;
F. DEMARCHI — Calvinismo e capitalismOy un’accurata analisi di recenti
lavori su questo tema d’attualità.
Due rassegne:
T. R. CASTIGLIONE — Presenza italiana
a Ginevra. Il IV<> centenario dell’Uni
versità di Calvino.
V. SUBILIA — Da Utrecht a Venezia, una
analisi documentata dei recenti sviluppi dei rapporti ecumenici di protestanti e caiUolici con l’ortodoss a
orientale.
Infine, numerose recensioni.
Doni per Pradellorno
Laura e Linette Monaslier L. 2.000.
Versate le vostre olTerte sul C.C.P. n.
2/18502, intestato a Bruno Costabel . Via
Serre 8 - Angrogn-a (Torino) specificando
la casuale del versamento. Grazie!
Direttore: Prof. Gino Costabel
VALLI NOSTRE 1960
La migliore prova del favore crescente che incontra il nostro calendario è che, per quanto la tiratura sia
stata fortemente aumentata, quest anno, (copie 2.500) ne sono disponibili solo più ISO"! L'edizione, anche
grazie ai suggerimenti del pubblico,
è stata migliorata: un solido cartone
rende rigido il calendario, la carta lucida è stata scelta più robusta. E' rallegrante notare che il numero dei fotografi che hanno collaborato è, quest'anno, più numeroso; potrebbero
però essere di più, e qualche firma —
a.-olla dwì :-as:. Jahier ! — monca :
Pubblicaz, autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
Profondamente commossa per le
molteplici espressioni di simpatia, la
famiglia della rimpianta
Bouchard Dina
nata Fabiole
ringrazia di cuore tutti coloro che le
sono stati vicini nell’ora della prova
S. Germano Chisone 6-12-1959
« Io resto del continuo con te,
tu mi hai preso per la mano destra,
tu mi condurrai col tuo consiglio,
e poi mi riceverai in gloria».
(Salmo 73; 23-24)
Huovrf saboratcrio
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TORRE PELLICE
Redattore : Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel, 94.76
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Editrice Claudiana
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