1
ECO
DELLE WU VALDESI
10066
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Nnm. 33 34
Una copia Lire 100
ABBONAMENTI
/ L. 4.000 per I’interuo
• L. 5.000 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 100
TORHF. PELLICE 31 Agosto 1973
Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094
La salvezza totale dell’uomo
comincia daiia radice: ia frattura con Dio
Nella sua predicazione sul passo biblico Marco 2: 1-10, il racconto della guarigione del paralitico di Capernaum, il pastore Gustavo Bouchard ha richiamato la
Conferenza Metodista e il Sinodo Valdese, riuniti per il culto inaugurale, al "pane vivo che solo sazia in vita eterna, e lo ha fatto senza per nulla dimenticare la
realtà della nostra esistenza personale e sociale
L Evangelo di Marco ci presenta realisticamente la situazione umana del
suo tempo: creature senza speranza,
soprattutto indemoniati, si presentano
a Gesù per essere guariti; a Capernaum
nel corso della predica Gesù vede al1 improvviso, davanti a sé una barella
e sopra un corpo malconcio, ravvolto
in pochi stracci, e due pupille che lo
fissano con febbrile speranza per avere la guarigione.
Invece, la delusione!
Gesù sembra eludere il dramma delruomo quando gli dichiara: « I tuoi
peccati ti sono perdonati ». Eppure Gesù non ha accettato in assoluto la concezione popolare secondo cui c’era un
rapporto diretto, automatico tra colpa
e sofferenza; difatti ai discepoli che gli
ponevano un giorno il quesito sulla colpa o meno del cieco nato, aveva risposto: « Né lui, né i suoi genitori hanno
peccato... » (Giovanni 9: 2).
Perché allora egli parla prima di perdono e poi di guarigione? Tanto più che
davanti a lui c’è un corpo dove la vita
non circola più regolarmente? Si tratta in fondo d’una creatura inutile, forse mal sopportata dalla famiglia o dalla società e ritenuta colpevole davanti
a Dio.
Orinai la malattia non gli consente
più di « recarsi alla casa dell'Eterno
tra i canti d’tma moltitudine in festa »
(Salmo 42: 6); non gli consente più di
...«eviyere la comunione fraterna, di essere
utile al suo prossimo.
Si tratta d’un emarginato, d’un handicappato, d’un escluso. Secondo il
buon senso comune urge prima un intervento immediato, una parola precisa: « prendi il tuo lettuccio e cammina... ».
Così oggi di fronte al disoccupato od
al baraccato urge dare prima una casa, un lavoro e poi parlare di perdono,
di Evangelo. Nelle città dove mancano
il verde, gli asili nido, le scuole materne, i bambini e gli adolescenti crescono, si formano nella strada, poi si attruppano: nasce la delinquenza, la prostituzione... poi nel contesto della stessa struttura sociale si invoca la repressione, il carcere, il fermo di polizia...
La chiesa dev’essere perciò attenta di
fronte a queste e ad altre situazioni vicine o lontane, che mostrano il quadro
del dramma dell’uomo.
Giustamente di recente il Pastore
Jacques Maury nel suo rapporto al Sinodo Nazionale della Chiesa Riformata
di Francia a « la Grande Motte », ha ricordato quanto la Conferenza Missionaria mondiale di Bangkok ha detto ai
responsabili della Missione: « voi non
avete ancora cambiato strada per liberare l’uomo dal circolo vizioso di alienazione e frustrazione... »; e lo stesso
Maury ricordava le parole d’un delegato africano a Bangkok...: « Cristo è venuto a liberare uomini concreti e non
riflessi di altri uomini... ».
E di recente l’Eco-Luce, nell’articolo:
« Politica senza chiesa e chiesa senza
politica » ricordava il richiamo di
Bethge: « Chi vive senza diritti può anche dire: l’Evangelo mi basta; ma chi li
ha deve dire: devo vivere la mia fede
per chi non ha diritti... ».
Eppure Gesù al paralitico dichiara:
« I tuoi peccati ti sono perdonati », segno che questa parola coglie lo spazio
vero della vita dell’uomo.
Gesù non rifiuta l’analisi della situazione, la ricerca del rinnovamento. Gesù scava nella profondità del cuore
umano « donde vengono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri.
GIORNI DI SINODO
Si slatino svolgendo le giornate sinodali: ne riferiremo largamente nei
prossimi numeri, come ogni anno, e
per questa settimana dobbiamo limitarci a qualche breve nota di cronaca.
La celebrazione del 25° anniversario
della costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese non ha davvero
nato adito a critiche di trionfalismo:
il culto mattutino nel tempio di Torre
Pellice (tutte le comunità erano state
invitate a ricordare, nel loro culto, la
ricorrenza, in concomitanza con il
'gran culto’ tenuto nella cattedrale ginevrina di St-Pierre) non poteva essere più asciutto, forse anzi lo è stato
fin troppo; la liturgia è stata guidata
dal pastore Alfredo Sonelli, la predicazione su Romani 12 è stata data dal
pastore Mario Sbaffi, presidente della
Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia.
Nel pomeriggio il tempio si è riempito (ma siamo da vari anni lontani
dai 'pienoni' del passato): i membri
della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese se ne dividevano i posti a fifty-fifty con membri di molte
comunità evangeliche. Il past. Mario
Shaffi, presidente della Chiesa Metodista, ha presieduto la liturgia, mentre
la predicazione è stata tenuta dal pastore designato dallo scorso Sinodo
Valdese, Gustavo Bouchard, con un
vigoroso richiamo, niente affatto spiritualistico, alla radice del male e della salvezza; si riporta in questa pagina il testo di questa predicazione. Net
corso del culto, che la Corale Valdese
di Torre Pellice, condotta dal M° Ferruccio Corsani, ha avvivato con due
bei cori, uno in francese e uno in italiano, è stato consacrato al ministero
della Parola il candidato Emidio Campi, il quale otto giorni prima aveva sostenuto in modo positivo l'esame di fede e il sermone di prova dinanzi al Corpo Pastorale e a un gruppo di fratelli
e sorelle, e che poco prima del culto
inaugurale, nell'aula sinodale, aveva
sottoscritto la Confessione di fede della Chiesa Valdese, in presenza delle due
assemblee ecclesiastiche e dei loro ospiti: gli rinnoviamo il nostro augurio affettuoso e fiducioso per il suo ministero.
Guidati speditamente da un seggio
provvisorio presieduto dal past. Enrico Geymet, i membri del Sinodo Valdese hanno quindi proceduto all'elezione del seggio del Sinodo, che è risultato così composto: Giorgio Peyrot,
presidente; Salvatore Riciardi, vicepresidente; Emidio Campi, Oriana
Beri e Arrigo Bonnes, segretari; Renato Dübendorfer e Mauro Gardiol, assessori. Le otto ore di lavoro giornaliero che il Sinodo si è fissato saranno largamente superate, dato che praticamente anche tutte le serate sono
occupate, o in lavori normali o in riunioni speciali. Riuscite le prime due
di queste serate: domenica sera una
tavola rotonda, organizzata dalla Società di Studi Valdesi, sul problema
delle autonomie delle Valli Valdesi
ieri e oggi (prof. A. Armand Hugon,
dott. Maccari, arch. Longo), e quella
di lunedi sera, in cui Giorgio Bouchard e Sergio Aquilante hanno vivacemente presentato gli sforzi di presenza e di predicazione evangelica in
atto a Cinisello Balsamo, nella cintura milanese, e a Villa S. Sebastiano Tufo, nella Marsica.
Come abbiamo detto, sono iniziati i
dibattiti e le votazioni di ordini del
giorno sui primi punti affrontati dalle reazioni della Tavola Valdese e della Commissione d’esame (G. Bogo,
G. Colucci relatore, F. Monaco, R. Peydell’evangelizzazione,
riel quadro di quella dell’S" centenario
del movimento valdese (o viceversa),
la vita delle chiese, la questione delle
/ìwanziarfa. AccanfiífcZíoteca, la Conferenza Metodista sta svolgendo i suoi lavori, di
CUI pure riferiremo; come già sottoli
'T ' ^cikestazZi
collaterali come quella di lunedì sera)
sono tenuti in comune, e si prevede
una seduta congiunta per affrontare la
questione dei rapporti con lo Stato e
dell abrogazione delle leggi sui culti
ammessi, studiate nelle chiese metodiste e valdesi (ove possibile congiuntamente) nel corso dell'anno.
Ci auguriamo di avere presto non
solo molto da riferire, ma cose buone
per le nostre chiese, per Vanno che sta
per riavviarsi ovunque.
neppure ai qnat
:,:ila sature ime! pensiero biblisua profonda
oggi prevale la
ne tra corpo ed
li chiesa che si
li problemi soi occupano solnni e gli altri si
0 infallibile giu
da Mia ne ìai Far*9i
tro accompagnaior
Cristo e li medico
graie, perche secondi
co coglie l uomo ne
unità, mentre ancor.idea greca della divis.
anima..., tra i membri
occupano unicamentt:
cio-politici e quelli eh.
tanto dell’anima; e gl;
guardano con sprezza
dizio di condanna...
Riferiamoci a mo’ ili esempio alla
medicina: oggi ci si muove preferibilmente nella linea de!l'.i specializzazione: per le varie parti del corpo, infatti,
per la psiche, per l’anir!,;i ci sono medici, psicologici, pastori, ma senza una visione dell’unità del corpo e dell’anima.
Sotto questo profilo è da apprezzare
la linea di studio della commissione di
esame sull’operato della CIOV, quando
ha parlato d’una prospettiva di visione
globale dell’azione dei nostri Istituti
ospedalieri e per anziani, con riferimento alla prevenzione, al ricupero sociale,
all’eliminazione delle cause ambientali
dei fatti morbosi.
D’altra parte Gesù ha parlato d’un
recupero totale e cioè soprattutto del
perdono che libera il malato dai profondi stati angosciosi e di colpa, ascrivibili anche alla mancanza d’una gioiosa comunione col Salvatore. Se si tiene
conto di questo aspetto, la visione è
realmente totale e ne scaturisce quindi
una responsabilità maggiore da parte
dei credenti che operano negli Istituti
come medici, infermieri, come personale o come responsabili e di conseguenza soprattutto delle comunità dove
l’Evangelo è annunziato e dove si preparano spiritualmente queste persone.
Questa riflessione è riferibile anche
alle nostre famiglie ed in particolare a
tutte le nostre opere che ospitano bambini, adolescenti e giovani per un tempo breve o lungo: è chiaro che sono
ormai acquisite le ricerche e l’attuazione di nuove tecniche e nuove linee psicopedagogiche tendenti a comprendere
meglio l’adolescente od il giovane; sono essenziali le aperture e gli impegni
per i problemi concreti della vita sociale e politica, quando non siano comodi alibi per giustificare l’indifferenza
alle relazioni a corta distanza.
D’altra parte per una reazione comprensibile a un certo tipo di religiosità formalistica o di morale ipocrita,
si è considerato talvolta sovrastruttura
l’Evangelo, la preghiera, svalutando
qualunque tipo di morale sotto pretesto del rispetto della libertà di scelta
o di una comoda interpretazione dell’etica, perché si è perduto il rapporto
diretto, personale col Cristo solo capace di liberare il cuore dell’uomo dai
complessi, dalle paure, dalle profondissime crisi. Ne consegue perciò per i
nostri figlioli e per il gran numero di
ragazzi dei nostri Istituti il rischio che
non esprimano sufficientemente la testimonianza evangelica sotto il profilo
etico e spirituale.
Prima del culto inaugurale
della Conferenza Metodista e del Sinodo Valdese
cupidigie, malvagità, frode, lascivie,
sguardo maligno, calunnia, superbia e
stoltezza» (Matteo 7: 21-22).
Perciò questa parola non s’accorda
con l’idea di attribuire il peccato unicamente a fattori socio-economici, alle
strutture, aH’ambiente o singolarmente
al destino, alla fatalità od alla stessa
volontà di Dio, scrollandosi di dosso la
nostra personale responsabilità.
Gesù denuncia la causa vera: la frattura con Dio, per ;hé, come dice Geremia, « Voi avete abbandonato me, la
sorgente d’acqua viva... » (Geremia 2:
13) ed abbiamo ai into ad altre sorgenti che inquinano ! ■ relazioni umane, la
vita di famiglia, ; ra marito e moglie,
tra genitori e figli ali, tra membri d’una
comunità e nel cnatesto della vita sociale; inoltre alin intano la solitudine,
l’angoscia, la pai . a, fi senso di disperazione...
Perciò la Parol : di Gesù « i tuoi peccati ti sono perù inati... » annunzia la
liberazione radica.a da tutte le potenze demoniache c ; operano nel cuore
dell’uomo e gu.irisce radicalmente
l’uomo, anima e i orpo, poiché Gesù fa
seguire la parola: « Prendi il tuo lettuccio e cammina... ».
Il rniracolo di ( esù è infatti la manifestazione d’una - ita nuova che penetra, che pervade auto luomo: corpo
ed anima... Egli a nnalmenie ubero:
non è piu legato a o giac ^ip ne al
Il corteo sinodale giunge iiltii .'.ogUa ilei lempio di Torre Pelliee. per il culto inaugurale;
in testa il candidato Emidio Campi, a destra il pastore Vario .'shaffi. presidente della Chiesa
Metodista, che presiederà la liturgia, a sinistra il pastore Ciislaio Bouchard, predicatore
d'ufficio valdese. (foto Pellegrin)
Ci rallegriamo perciò che il Centro
Diaconale abbia tenuto conto di tutti
gli elementi per il rinnovamento di
linee e metodi, con particolare riferimento a Gesù Cristo ed alla testimonianza che le opere debbono rendere.
Infatti Gesù Cristo soltanto ha l’autorità di pronunciare e di realizzare il
radicale mutamento dell’uomo: egli è
« il Figliol dell’uomo che ha potestà in
terra di rimettere i peccati », e nessun
altro. La parola autorità vuol dire vita
che viene da fuori: automa ricevuta
dal Padre e che si realizza nella vita di
V Cristo 1 adempie quando egli annicfuli ce" % stes o e “i fa- nb^di^nte-.»
prendendo forma di schiavo e divenendo simile agli uomini, facendosi ubbidiente fino alla morte ed alla morte
della croce... ».
Autorità di evangelizzare i poveri, di
liberare i prigionieri, di dar la vista ai
ciechi e di mettere in libertà gli oppressi.
Autorità che si distingue dal potere
umano. Il potere, dice André Dumas
nel suo volumetto Croire et douter, è
assoluto, solitario, infallibile, anonimo;
è quello, infatti, che in forma anonima
condanna Gesù, il quale dal potere reni,
La famiglia europea
dell’Alleanza Riformata Mondiale
si riunisce ad Amsterdam, in settembre
Tema delVassemblea regionale, la risposta alla domanda di Gesù
ai discepoli: cc Chi dite voi che io sia? » - La delegazione valdese costituita da Carlo Gay, Marcella Gay, Neri Giampiccoli e Claudio Tron
FARM, quando congregazionalisti e presbiteriani si sono fusi dando vita alla
Chiesa riformata unita in Inghilterra
e nel Galles.
L’ARM, che ha strutture assai elastiche e un’amministrazione ridotta al
minimo (il segretariato ginevrino conta
un’équipe di 7 persone!) è una delle
più antiche famiglie confessionali mondiali, essendo stata fondata nel 1875.
Non è necessario aderire a « una definizione stretta ed esclusiva della fede
e dell’ordinamento » per diventare
membro della famiglia riformata.
Grandi sono le differenze fra le Chiese membri dell’ARM sul piano della
tradizione e dell'organizzazione: alcune di esse hanno dei vescovi, altre sono
semplici unioni costituite da comunità
autonome. Alcune Chiese si identificano talmente con la nazione nella quale
vivono, da essere quasi delle Chiese
di Stato, mentre altre hanno conservato nettamente il carattere di Chiese
libere. Alcune Chiese contano molti
membri, mentre altre sono piccole
Chiese minoritarie sottoposte, sotto
una forma o l’altra, a forti pressioni.
Le Chiese europee che contano oltre
un milione di membri si trovano in
Germania, Olanda, Scozia, Svizzera e
Ungheria, mentre vi sono Chiese con
rneno di 5.000 membri in Belgio, Danimarca, Grecia, Polonia, Portogallo e
URSS (Lituania e Lettonia). La Chiesa
Valdese, membro fin dagli inizi dell’ARM, è dunque fra le medio-piccole...
Il presidente della Regione europea
è attualmente il past. Neri Giampiccoli; ne è segretario il past. Edmond Perret, che assicura pure la segreteria generale dell’ARM, a Ginevra.
All’assemblea di Amsterdam parteciperanno, da parte valdese, oltre ai
membri ex officio N. Giampiccoli e Carlo Gay (della Commissione teologica
deH’ARM), Marcella Gay e Claudio
Tron; FARM aveva raccomandato che
le delegazioni fossero in misura consistente costituite da laici (donne e giovani in particolare), una richiesta che
viene ormai costantemente dagli organi ecumenici e confessionali, al momento della convocazione delle assise,
affinché queste risultino realmente
rappresentative di ogni Chiesa, nelle
sue svariate componenti.
Nel nuovo edificio dell’Università libera di Amsterdam, inaugurato lo
scorso aprile dalla regina Giuliana
d’Olanda, si riunirà dal 6 all’ll settembre F assemblea regionale europea dell’Alleanza riformata mondiale
(ARM). I delegati delle 35 Chiese europee membri delFARM sono attesi ad
Amsterdam, provenienti da 24 paesi:
insieme si sforzeranno di rispondere
alla domanda posta da Gesù ai discepoli: « Chi dite voi che io sia? ».
Per introdurre questo tema si è fatto
appello al prof. Hendrikus Berkhof (si
ricorderà che questo, fra i più noti
teologi riformati europei, aveva tenuto
una relazione alla assemblea regionale
delFARM riunita a Torre Pellice, alcuni anni fa) dell’Università di Leida e
al rabbino J. Soetendorp di Amsterdam. Il programma sarà centrato sugli
studi biblici quotidiani guidati dal past.
Hans Rudi Weber, direttore degli studi biblici al Consiglio ecumenico delle
Chiese.
Il programma includerà pure una tavola rotonda per la discussione del tema e la proiezione di un film televisivo,
« Il Figlio dell’Uomo », di Dennis Potter. ’’Cappellano” della conferenza sarà
un pastore della Chiesa riformata unita in Inghilterra e nel Galles, Caryl
Miklem, della chiesa londinese di Kensington.
L’assemblea regionale europea, che
di regola si riunisce una volta nell’intervallo fra l’una e l’altra delle Assemblee generali dell’ARM, è stata invitata
in Olanda dalle tre Chiese che ne sono
membri: la Chiesa riformata d’Olanda (Hervormde Kerk), le Chiese riformate d’Olanda (Gereformeerde Kerken) e la Fraternità di Rimostranti.
Sarà la prima assemblea regionale
europea dopo l’assemblea generale delFARM, a Nairobi (Kenia), nel 1970, che
visse la fusione dell’antica Alleanza riformata mondiale con il Consiglio congregazionalista internazionale (CCI).
Dovrà quindi essere sottoposto, ad Amsterdam, un nuovo regolamento per
la Regione europea delFARM. Delle 35
Chiese europee attualmente membri
delFARM, 6 facevano parte del CCI,
prima di Nairobi. Recentemente un
successo sul piano dell’unione di Chiese si è realizzato, fra i membri del-
2
pag. 2
Il ritorno di
NOT^^pf '$110RIOG^ VALDESE - 17
j'fjJ Qy , ....
I Valilesi in PrawiRza e lingHadoca: prìni sintaari Giovanni Hus
Iteli'iaflaeiKa catara, agli inizi del secale UHI
N. 33-34 — 31 agosto 1973
Uno dei primissimi documenti sulla dispersione valdese in Linguadoca
ai primi del secolo XIII consiste in
una cosidetta Mauifestcìtio h&Ycsis ul~
bigensium et tugdunensium (Manifestazione deH’eresia degli Albigesi e dei
Lionesi), cioè in una specie di rivelazione delle dottrine professate dagli
uni e dagli altri, che il Domenicano
Dondaine scoprì nel 1959 nel ms. 495
della Biblioteca Municipale di Reims
e che attribuì ad Ermengaud di Béziers, un compagno di Durando d’Osca
e come lui ritornato nel 1208 nel girone della Chiesa Romana (cf. Antoine
Dondaine O. P„ Durand de Huesca et
la polémique anti-cathare, in « Archivum Fratrum Praedicatorum » XXIX
1959, pp. 268-271).
In questa Manifestatio scopriamo
un gruppo di Valdesi meridionali che
si stacca dal quadro tradizionale, in
quanto è loro caratteristica rinnovare
il battesimo (catabattismo), e credere
che si è salvati solo essendo o diventando poveri (esclusivismo soteriologico fondato sul pauperismo). Il documento è notevole da un altro punto
di vista, perché sembra uscito, insierne con altri scritti polemici anti-catari dovuti alla penna di ex-valdesi, da
un medesimo laboratorio teologico esistente in uno xenodochium — il « pendant » del noto hospitium valdese —
che era sorto in quei tempi nella diocesi d’Elne nel Rossiglione proprio
per iniziativa di Durando d’Osca fondatore dell’Ordine dei Poveri Cattolici (cf. Christine Thouzellier, Catharisme et Valdéisme en Languedoc à la
fin du XII'' et au début du XIIP siècle, Paris 1966, pp. 257-259): ivi, oltre
all’iniziatore, appare specialmente Ermengaud di Béziers, autore di altri
scritti contro il dualismo cataro, come per esempio il trattato Cantra hereticos qui dicunt duos esse deos (Contro gli eretici che affermano esservi
due dei), falsamente attribuito ad un
altro Ermengaud di Saint-Gilles, in
calce al quale si trova un frammento
De Valdensibus (Sui Valdesi), degno
anch’esso della nostra attenzione, il
cui autore, restato anonimo, viene comunemente ricordato sotto il nome di
« Pseudo-Ermengaud » (cf. Enchiridion
Fontiwn Valdensium a cura del sottoscritto, voi. I, pp. 153-157).
La Manifestatio distingue nettamente i Valdesi dai Catari. Li chiama lugdunenses (Lionesi) perché venuti da
Lione, valdesii da Valdesio (lat. Valdesius), pauperes (poveri) perché dicono — seguendo Gesù nel Sermone sul
Monte (Matt. 6: 34) — di « non essere solleciti del domani », e dessotulati
perché portano calzature aperte sopra, cioè sandali. L’autore, confessando di aver fatto parte del gruppo che
ora combatte, scrive che quegli eretici, « dalla Catalogna e dal mare di
Narbona fino al mare di Bordeaux », si
presentano esteriormente come buoni
cattolici, ma in segreto dicono che
« ad essi soli, in quanto discepoli di
Cristo, spetta battezzare », e di fatto
« battezzano quando possono i figli
dei credenti e dei loro ospiti ». Da essi è sorta la cosidetta setta dei « Ribattezzati ». Tra le dottrine professate
troviamo la condanna sia del giuramento che della pena di morte per i
malfattori. Le oblazioni si devono fare ai poveri piuttosto che all’altare. Le
visite periodiche ai cimiteri, l’aspersione dell’acqua benedetta — detta « esorcizzata » —, gli incensi e i suffragi per
i morti non giovano a nulla. Il viaticuni spirituale, cioè l’eucaristia celebrata da uno qualsiasi di loro, senza
paramenti sacerdotali e senza tonsura, vale tanto e più di quello dato dalla Chiesa romana. Infine, nessuno può
essere « perfetto », e perciò salvato,
se non è totalmente povero al mornento della morte. L’autore termina
dicendo che, a suo modo di vedere, i
Lionesi sono i più pericolosi tra tutti
gli eretici, e che gli uni e gli altri non
si potranno estirpare se non ricorrendo alla spada materiale.
Da parte di qualche critico recente,
si son riavvicinati questi valdesi di
Linguadoca a quelli espressamente
presi di mira da Alano da Lilla (vedi
puntate 14 e 15), e si sono tacciati anche di catarismo, le cui tracce si vedrebbero soprattutto nell’esigenza della conversione alla povertà totale quale garanzia di salvezza, al pari delle
pratiche ben note del consolamentum
e dell'endura (cf. Kurt-Victor Selce,
Caractéristiques du premier mouvement vaudois et crises au cours de son
expansion, in « Cahiers de Fanjeaux »
n. 2, Toulouse 1967, p. 114 e 134). Secondo me, il parallelo non regge perché i Catari non erano decisamente
contrari, come i Valdesi francesi, al
possesso di ricchezze materiali. Per la
studiosa cattolica Christine Thouzellier, ci sarebbe invece maggiore corrispondenza di dati tra Ermengaud di
Béziers e Pietro di Vaux-Cernay (vedi
puntata 11), in quanto l’uno e l’altro
ricordano come tratti caratteristici
dei Valdesi l’uso di sandali, il divieto
del giuramento e della pena di morte
e specialmente la consacrazione della
eucaristia permessa ad ogni laico:
« un diritto individuale » — precisa la
nostra autrice —, « una libertà » che,
contravvenendo alla volontà stessa di
Valdesio, « sorge precocemente nel
Narbonese dove tende a generalizzarsi », ma che non era stata rivendicata dagli Ultramontani in occasione della scissione del 1205 (quella del gruppo de prato, vedi puntata 13) né sarà
presa in considerazione dai loro rappresentanti alla Conferenza di Bergamo del 1218 (cf. C. Thouzellier, op.
cit., pp. 284-291).
L’influenza catara intravista presso
i Catabattisti di Linguadoca è maggiormente visibile presso certi gruppi
di Valdesi di Provenza, quali ci sono
descritti nel sucitato frammento De
Valdensibus dello Pseudo-Ermengaud.
Tali gruppi sono vicini in tanti punti
a quello di Linguadoca, e l’epoca è più
o meno la stessa: i discepoli di Valdesio {Valdes nel testo latino), chiamati
ormai Va/denses, costituiscono una comunità indipendente, definitivamente
separata da Roma, con una propria
gerarchia ecclesiastica, limitata per il
momento alla sola funzione dell’episcopo o anziano. Praticano il sacerdozio universale, celebrando per conto
loro i sacramenti ritenuti essenziali
quali il battesimo, l’eucaristia e la
confessione reciproca dei peccati. In
particolare rigettano la transustanziazione, si fanno anch’essi ribattezzare
perché non ritengono valido ai fini
della salvezza il battesimo ricevuto
nella Chiesa romana, seppelliscono i
loro morti fuori dei cimiteri consacrati, disprezzano gli altari e le preghiere
latine, non digiunano in tempo di quaresima, vietano il giuramento, si vantano di essere casti ma in pratica —
annota malignamente lo Pseudo-Ermengaud — « fanno il contrario », il
tutto « a scherno della Santa Chiesa ».
Oltre l’influenza più o meno scoper
ta degli Enriciani, quella dei Catari si
manifesterebbe specialmente nell’opinione, tipicamente docetica — il docetismo è una eresia condannata fin dai
primi secoli dell’era cristiana, secondo
cui Cristo avrebbe avuto solo in apparenza un corpo umano —, in base alla quale anche la Vergine Maria non
sarebbe nata da una unione carnale.
Si è visto in questo frammento il
sunto di dichiarazioni fatte davanti ad
un tribunale dell’Inquisizione da parte
di valdesi che, pentiti dei loro errori,
sarebbero ritornati alla fede cattolica
(cf. Raoul Manselli, Per la storia dell eresia nel secolo XII. Studi minori
in « Boll. d. Ist. Stor. Ital. p. il Medio
Evo e Arch. Muratoriano » n. 67, Roma
1955, pp. 253-264: Ermenegaudo, il
Contra Waldenses” ed il nuovo capitolo sui Valdesi). L'ipotesi è convincente, purché s’intenda che si tratta piuttosto di una « manifestatio » fatta davanti ad un vescovo — nella fattispecie
quello di Valence nella Drôme — e non
davanti ad un regolare tribunale dell’inquisizione (i tempi erano prematuri), e ciò da parte di tre discepoli di
Valdesio che avrebbero abiurato solennemente le dottrine fin qui professate e, compiute le penitenze richieste
dalla gravità del loro caso, erano probabilmente andati ad ingrossare le file dei Poveri Cattolici fondati da Durando d’Osca: dunque, un esempio tipico dell’attività inquisitoriale dei vescovi corn’era stata disciplinata dal
Concilio di Verona nel 1184 (vedi puntata 16).
Nella prossima affronteremo il grosso problema della diffusione del Valdismo al di qua delle Alpi, e in particolare in quello che diventerà per secoli il loro « rifugio » alpino.
Giovanni Gönnet
testimone della verità
Se un libraio vi dice che i libri preferiti dai giovani sono di storia, non vi
meravigliate: si sta finalmente dando
il giro, anche da noi, a una situazione
non sostenibile. L’andamento delle cose è stato, grosso modo, questo: 1) dopo la guerra abbiamo avuto una ’’coda”
di pubblicazioni tradizionali accolte
con fastidio o ignorate dai giovani, 2)
poi è passata la furia distruttrice di
idoli, eroi e immagini d’un passato sacralizzato, 3) intanto a uno sprezzante
disinteresse per i libri di storia si sostituiva la riflessione, la ricerca ideologica d’un nesso, di una chiave interpretativa dei fatti, 4) ora siamo, già da
qualche anno, a un ritorno alla storia,
al passato. Questo non stupisce e non
fa scandalo: il ’’ritorno” della storia
era inevitabile, com’è inevitabile che
ogni generazione rifaccia daccapo la
storia stessa. La questione, e non da
poco, è di non fare i furbi, di non illudersi di rifilare impunemente moneta
fuori uso nel nuovo corso.
JMIIIUS
amedeo molnar Claudiana
del Valdismo: non per caso sta all’origine della protesta evangelica.
CHI ERA HUS?
A RITROSO
Da noi le cose sono andate così: la
’’guerra dei contadini” (1525) ha calamitato l’interesse dei giovani, ed intanto ci si apriva a una comprensione nuova della Riforma del sec. XVI; la contestazione ’’religiosa” ha spinto avanti
l’anabattismo e la ’’sinistra della Riforma”, mentre la cultura ormai ufficiale
seguitava a studiare gli eretici italiani.
Intanto si va delineando il rapporto
tra eresie popolari e rivoluzione sociale, tra rinnovamento della comunità
cristiana e progresso sociopolitico: è
su questa linea che si situa il contributo che l’Editrice Claudiana — la quale
sta svolgendo un servizio di tutto rispetto — propone con un volume dedicato a Giovanni Hus'. Questa ’’risalita”
non sembra arrestabile, e quanto avviene nella cultura storica tedesca, per
esempio, lo dimostra; arriveremo a
una valutazione diversa, inedita, anche
’’Scritti politici” di Thomas Müntzer, curati da Emidio Campi
Ala della Riforma, cuore della Riforma,
avversario della Riforma?
Era un buon prete e un buon cristiano; dopo avere letto questo libro
potremo, come Lutero alla Disputa di
Lipsia, esclamare: « Eravamo tutti bussiti, e non lo sapevamo! ». Non fu il
grande teologo-mattatore, il genio della stirpe, ma fu il tipo che, al momento giusto, Dio chiama perché profetizzi al suo popolo, e Io faccia con la consapevolezza di giocarsi anche la pelle.
Infatti fu bruciato vivo a Costanza
nel 1415.
Venuto su da povera gente di paese,
studiò fino all’università, divenne addirittura professore a Praga; si rivelò
subito per un giovane intellettuale pericoloso, perché credeva in quello che
insegnava e, peggio ancora, voleva che
la plebe cristiana da cui veniva non
fosse tagliata fuori dal dibattito teologico in corso.
Il sistema politico-ecclesiastico leu
dale era in crisi, però bloccava ogni
progresso; Hus comprese che l’istitu
zione ecclesiastica era una macchina di
potere e una forza economica corruttrice. Per far danaro si vendeva tutto: indulgenze, reliquie, beni dati per i poveri, benefici, sacramenti e parrocchie. E
per tutto c’era il supporto di una ragione teologica, di un ’’diritto” stabilito
e canonizzato. La lotta per il rinnovamento della Chiesa non poteva essere
condotta che sul terreno teologico e,
insieme, con un appello al popolo cri
sUano perché spazzasse via il gruppo
dirigente conservatore. Egli ricorse alla predicazione del vangelo, fiducioso
nella straordinaria forza del messaggio,
che bastava a se stesso, non aveva bisogno dei puntelli del diritto canonico
e dei grandi teologi.
Predicò la grazia di Dio data gratui
tamente e denunciò l’imbroglio dei
commerci delle cose sacre, chiamò a
raccolta una comunità povera, confessante, disposta a soffrire per il Signo
re; egli ricapitolava ogni dottrina, ogni
pratica viva, in Cristo e nella sequela
di Cristo. Nella lingua popolare, la gente comprese i termini del dibattito é
si appassionò: a Praga come nelle cam
paglie l’Evangelo operò come un fci
mento, chiamò a raccolta i fedeli.
Documenti per il dibattito sull’anabattismo, nella sua forma più radicale l'ammazzarono
« L’intero popolo deve avere il potere della spada... I principi non sono
i signori ma i servitori della spada;
essi non devono fare ciò che gli aggrada, ma ciò che è giusto. Perciò bisogna che il popolo sia presente quando
si giudica secondo la legge di Dio. E
perché? Qualora le autorità intendessero pervertire il giudizio, allora i cristiani che le stanno intorno devono
impedirlo e non tollerarlo, poiché si
dovrà rendere conto a Dio del sangue
innocente.
È la più grande delle atrocità sulla
terra che nessuno si prenda cura di
coloro che sono in distretta, sicché i
potenti fanno ciò che vogliono, come
è scritto in Giobbe 41 ».
Con queste parole di Thomas Mùntzer presentiamo il suo libro Scritti politici, la cui redazione è stata curata
da Emidio Campi e la pubblicazione
dalla Claudiana esattamente un anno
fa.
Già dal pensiero riportato si comprende il tono del libro, tono severo,
coraggioso, autentico nella sua espressione e decisamente moderno e attuale per il modo in cui i problemi vengono trattati.
Il volume è suddiviso in due parti:
la prima è un’ampia introduzione storica e critica della vita e del pensiero
di Mùntzer; la seconda è composta dal
testo degli scritti, accuratamente commentati.
Mùntzer riprende alcuni concetti dal
teologo Taulero e precisamente quelli
di « svuotamento » e di « totale abbandono » dell’uomo in Dio.
«Ma se per Taulero questo rinnegamento della creaturalità si risolveva
individualmente ed aveva come fine il
riassorbimento del finito nell’infinito,
Mùntzer si servirà della terminologia
e delle categorie tauleriane per affermare il ruolo attivo dell'uomo nella
formazione del proprio essere sociale.
Lo ’svuotamento’ trasportato dal piano della metafìsica dell’essere a quello dell’impegno etico si tradurrà in un
rifiuto dell’iniquo ordine sociale esistente, il ’totale abbandono' non sarà
sinonimo di passività, ma di disponibilità nella lotta contro gli empi, sempre concretamente individuati ’ nella
loro figura storica: i principi tedeschi
alleati contro il popolo nella guerra
dei contadini » (pag. 22).
Questi elementi del suo pensiero, la
consapevolezza della validità di un atteggiamento consono e una profonda
conoscenza della Bibbia e dei problemi del suo tempo modellano la vita
di Mùntzer, il quale non esita a sopportarne le estreme conseguenze. La
sua predicazione dunque è una predicazione quanto mai concreta che si
cala nella realtà storica contingente,
senza sotterfugi né ipocrisie, sorretta
soltanto dal senso di giustizia che gli
proviene dallo Spirito Santo. La situazione ecclesiastica, la condizione
economica e sociale della piccola borghesia e dei contadini, la situazione
politica, l’alleanza di Lutero con i
principi tedeschi, tutti questi elementi storici non sfuggono alla sua predicazione, anzi Mùntzer si pone come
profeta di Dio sulla drammatica vicenda degli anni 1520-25.
L’introduzione dà al lettore tutti gli
elementi necessari per leggere gli Scritti Politici, in modo da comprenderli e
da apprezzarne il contenuto. Essendo
esposti in ordine cronologico, è anche
possibile seguire la evoluzione del pensiero teologico e politico di Mùntzer,
dalla sua prima presa di posizione nei
confronti della chiesa e soprattutto
contro « i monaci ipocriti e i preti
ignoranti » (Manifesto di Praga) fino
all’ultima tappa che si conclude storicamente, ma non sul piano del suo
pensiero e della predicazione, con una
sconfitta: La predica ai Principi, commento del secondo capitolo del profe
di
Schede librarie
Ardusso-Ferretti-Perone. Introduzione f.lla
teologia contemporanea^ S.E.I. ,Torino 1972.
Questo volume, di oltre 400 pagine, opera
di studiosi cattolici italiani, riprende uno
schema già sperimentato molte volte negli ultimi anni: una introduzione generale, una
breve presentazione di singoli teologi ed una
più o meno ampia antologia di loro scritti.
I nomi sono quelli ormai classici in opere di
questo genere: Barth, Tillich, BonhoefFer,
Bultmann, fino ai teologi americani, Teilhard
de Chardin, von Balthasar, Rahner, Guardini
fin oa Metz. Caratteristico, ed ormai collaudato anche il fatto di accomunare teologi protestanti e cattolici nella certezza che la teologia, nel XX secolo, si possa ormai considerare
fenomeno interconfessionale, sorta di mercato
comune delle idee e dei valori teologici. Opere di questo genere possono essere di una
qualche utilità solo se inserite in un discorso di ricerca più vasto ed in una riflessione
comune, se cioè forniscono materiale per un
approfondimento, di per sé non soddisfano
mai, né il profano perché troppo difficili, né
lo specialista perché riassuntive. Valutare poi
i criteri delle scelte e Timposlazione delle introduzioni è problema molto più profondo,
che esula da questa breve segnalazione.
Giorgio Tourn
più
ta Daniele e scritto politico con cui
Mùntzer tenta di guadagnare i principi per la causa dei contadini; Esplicita MESSA A PUNTO DELLA FALSA FEDE, in
cui Mùntzer accenna alla teoria della
lotta armata contro i principi che sono i diretti responsabili di tale reazione; La CONFUTAZIONE BEN FONDATA, in
cui egli chiarisce la sua posizione nei
confronti di Lutero, chiamato il dottor Ludibrio, per essersi schierato dalla parte dei ricchi; infine II proclama
AI CITTADINI DI Allstedt nel quale egli
ribadisce ancora la validità della predicazione e della lotta così intrapresa,
ma che è meglio arrestare per non
spargere troppo sangue.
Soprattutto in quest’ultimo scritto
appare evidente la consapevolezza
Mùntzer che chi è di Cristo deve pren
dere la sua croce e che vivere in que
sta prospettiva vuol dire essere perseguitati, vuol dire seguire una via chiara e senza compromessi.
Ecco dunque la modernità del pensiero di Mùntzer; modernità che non
si manifesta solo sul piano etico individuale della sua teologia ma anche
e soprattutto sul piano politico e sociale. Esiste nella sua predicazione
una stretta connessione tra la riflessione teologica e il discorso politico,
che rappresenta per Mùntzer il prezioso metodo di discernimento per l’azione concreta.
Il libro, dunque, oltre ad essere un
importante documento storico sulla
guerra dei contadini e un valido contributo sull’analisi storica, teologica e
politica del tempo della Riforma, è
anche un testo formativo per il lettore di oggi, il quale trova in esso molta materia di discussione, di riflessione e di confronto per la propria posizione teologica e politica, ovviamente
nel contesto ecclesiastico e sociale dei
nostri tempi.
Andrea Ribet
L’analfabetismo cresce
B Secondo le ultime statistiche pubblicate
dairUNESCO la percentuale mondiale
degli analfabeti è scesa dal 44,3% nel 1950
al 39,3% nel 1960 e al 34,2% nel 1970. Il
numero assoluto degli analfabeti invece cresce paurosamente: 35 milioni in più nel decennio 1950-1960 e 48 milioni in più in
quello 1960-1970. Gli adulti (oltre i quindici
anni di età) analfabeti si calcolano oggi in
circa un miliardo. E si pensa che nel 1980,
dopo cioè altri dieci anni di sforzi in tutto il
mondo per debellare questa piaga, avremo ancora 40 milioni di analfabeti in più rispetto
al 1970.
Nella città di Costanza si radunò
(1414) un concilio con alcuni precisi
scopi: porre fine allo scisma che opponeva papi e antipapi dichiarando la
superiorità del Concilio sul papa, condannare ’’gli errori” del riformatore
inglese Giovanni Wyclif e di Hus, riformare la Chiesa, Hus in buona fede si
recò a Costanza, persuaso di potersi
spiegare, di avere udienza; non capiva
che, in realtà, gerarchie ecclesiastiche
e aristocrazia al potere avevano un solo problema: bloccare la protesta popolare e stabilizzare la situazione.
In effetti, il cosiddetto « conciliarismo » di Costanza (e poi di Basilea) fu
una blanda febbriciattola spezzata ben
presto dalla terapia curiale, le cose
nella Chiesa continuarono a andare come prima e peggio di prima, il sistema
feudale cercò di rafforzarsi con feroci
repressioni. Le dottrine rivoluzionarie
d: Wyclif furono condannate, e Giovanni Hus — accusato più a torto
che a ragione di essere un wyclefita —
fu carcerato, angariato, sconsacrato e
mandato al rogo. Il risultato fu modesto.
Le popolazioni boeme si sollevarono,
anche i vecchi fermenti valdesi riaffiorarono potenti, e nacquero la rivoluzione hussita, quindi la formazione di
gruppi e di chiese purificate da false
dottrine e libere dall’oppressione della
gerarchia romana.
IL LIBRO DI A. MOLNAR
II discorso su Hus non poteva essere
aperto con una scelta migliore: Molnar
è uno dei migliori conoscitori e interpreti di Hus e dell’hussitismo. Egli insegna alla Facoltà teologica ’’Comenio”
di Praga, ha familiarità anche con quella parte della letteratura che, per ragioni di lingua, spesso è poco accessibile agli studiosi occidentali. Alla biografia del martire aggiunge una valutazione dell’opera, del rapporto tra Hus,
hussitismo e Riforma, dei nèssi tra riforma religiosa e progresso civile e sodale. Al testo è aggiunto un utile capitolo sul movimento « conciliare » nei
sec. XIV-XV e, quindi, una scelta abbondante e utile di scritti di Hus.
Ci sembra un libro che, come taglio,
possa andare con utile nelle mani di
tutti piuttosto che dello ’’specialista”:
è ormai tempo di abbandonare, anche
per la storia, certe posizioni che non
sono semplicemente anticulturali, ma
sanno forte di disimpegno del cervello
e rifiuto di capire il nostro tempo.
Luigi Santini
' Amedeo Molnar, Jan Hus, Editrice
Claudiana, Torino 1973, p. 256, con 20
tavole f. t. e 16 illustr. nel testo. Lire
3.200.
3
f
31 agosto 1973 — N. 33-34
rag. 3
Una sobria, edificante riflessione di Giorgio Tourn
UNA CHIESA IN
i valdesi di fronte
ANALISI:
al domani
Ermanno Rostan presenta
GEREMIA,
per il nostro
Leggo il nuovo libretto di Giorgio
Tourn* a pochi giorni dall’apertura del
Sinodo e mi chiedo se ha ragione nelle
sue diagnosi: è vero che il lavoro del
Sinodo non ha nessuna incidenza sulla
vita reale della comunità, che in genere i membri di chiesa non sono assolutamente al corrente della vita e dei
problemi della chiesa, e che anche quel
poco dei problemi e delle decisioni sinodali che raggiunge in modo frammentario la base non è capito perché
è espresso in termini incomprensibili?
Forse sono affermazioni un po' drastiche, ma devo riconoscere che Tourn ha
dalla sua il cumulo di decisioni e messaggi sinodali che non hanno neppure
sfiorato le comunità.
Non soltanto per ciò che riguarda
questo problema, che Tourn chiama
« il distacco della base », ma anche per
altri problemi come quello del « boom
delle opere » o della « paralisi delle
strutture », l’analisi che Tourn fa della
situazione attuale della nostra chiesa è
condotta senza false pietà. Eppure mi
riesce difficile immaginare che qualcuno ne resterà urtato: non si tratta né
di una analisi disfattista (vi è anzi un
netto rifiuto di ogni posizione di questo tipo), né di una accusa agli uni o
agli altri, poiché l’attuale situazione
'.iifficile non è imputabile ad una parte,
jna a tutti noi che formiamo la chiesa.
L'analisi di Tourn, anche se drastica,
non è urtante, ma edificante, nel senso
vero e forte di questa parola evangelica poiché stimola ad una visione luc afa e onesta di noi stessi.
Dall’analisi della nostra situazione
a .tuale — che è preceduta da un capiti .>lo storico di facilissima lettura e
nello stesso tempo di notevole sintesi
- si passa alla terza parte: le proposte. Confesso di essere rimasto un po’
deluso da questo terzo stadio del libro,
avendo Timpressione che anziché ricevere la spinta decisiva per essere
r.sesso in orbita, ricadevo a terra aventi j fatto cilecca. Ma la questione è appunto sapere se lo scopo di un discorso sulla chiesa sia quello di « metterci
ì;i orbita » o quello di farci camminare
con i piedi per terra. Dice Tourn: « Il
clima degli ultimi anni... è malato, strano a dirsi, di quello che potremmo definire il profetismo istituzionale. Bisogna sempre essere più avanti di qualcuno, più radicali, più estremisti, la
routine delle cose stanca, pesa, occorre perciò qualcosa di tonico e si pensa
di trovarlo in espressioni radicali, che
si scambiano per profetiche. Abbiamo
riflettuto su questo equivoco in un libro consacrato al profeta Amos mostrando come la profezia biblica sia
ben lontana da questo nostro prurito
per le parole grosse ed i fatti appariscenti » (p. 93). Di parole grosse 'Tourn
:ion ne vuole fare di proposito. Le proposte che mette avanti non sono « proli tiche» in questo senso da lui denun( iato. E forse se siamo delusi è perché
ha ragione, perché ci ciamo abituati a
C;;K sii tonici Verbali. Questo non vuol
di e che la terza parte del libro di
T’ uni sia rinunciataria o non presenti
delle linee di azione. Semplicemente
non sono altisonanti, perché « oggi la
profezia è semplice obbedienza e meditazione comune della parola di Cristo;
è nella ricerca comunitaria che lo Spi
rito parla alla chiesa, non nei deserti
[allusione all’altisonante messaggio sinodale di alcuni anni fa "La chiesa nel
deserto’’] ai solitari o nell’animo dei
grandi religiosi » (p. 94). Sono linee di
azione basate su due concetti abbastanza insoliti tra noi: modestia e sobrietà.
Si potrà evidentemente essere in disaccordo con Tourn per varie cose
contenute in questa terza parte, per
questioni di dettaglio (per esempio la
questione della confermazione) o per il
fatto che non si va al di là di alcuni accenni. Ma questo non mi sembra un
inconveniente. Lo sarebbe se tutto il
libro fosse centrato su questa terza
parte intesa come oracolo che voglia
rispondere al nostro « prurito profetico ». Mi sembra che il libro punti invece molto più suH’analisi e che nella
terza parte si proponga solo di indicare lo spirito, modesto e sobrio, che deve animare la nostra ricerca comunitaria.
Questa espressione, ricerca comunitaria, non è una delle solite frasi del
gergo ecclesiastico. Il libro di Tourn
mi sembra indirizzato ad un uditorio
ben preciso: quel 10% circa di membri
di chiesa che nelle nostre chiese formano la comunità effettiva. Questo nucleo
che in occasione delT'VIII centenario
valdese si appresta a fare il punto sulla propria situazione di chiesa, si trova
ad avere a disposizione uno strumento
che non esito a definire indispensabile.
Ma per essere valido questo strumento
deve essere usato in comune. Una
chiesa in analisi non va letto individualmente e messo da parte, magari
con impressioni contrastanti e interrogativi senza risposta. 'Va letto in comu
ne, in gruppi di credenti che hanno a
cuore la propria vocazione comunitaria oltre che individuale: non è un libro di edificazione individuale da leggere nel chiuso della propria cameretta,
ma un libro di edificazione comunitaria, da leggere nella comunità. Se Una
chiesa in analisi sarà letto e discusso
in questo modo, questo libro potrà contribuire a far sì che le comunità costruiscano il loro futuro con modestia
e sobrietà, senza aspettare per muoversi di vederlo delineato in tutti i particolari o scoraggiarsi di fronte alle
difficoltà presenti.
Franco Giampiccoli
Ermanno Rostan, Geremia, una voce
per il nostro tempo. Ed. Centro Biblico, Napoli 1973, p. 64, L. 800.
Geremia è senza dubbio il profeta
biblico, e comunque il profeta ’scrittore’ sulla cui vita e personalità abbiamo più dati e particolari, il profeta che possiamo inquadrare con maggiore chiarezza nelle vicende del suo
tempo. Non per nulla la sua vita si è
prestata alla versione romanzata, ricordiamo in particolare la ricostruzione tentata da Franz Werfel in
Ascoltate la voce, non senza spunti
felici, malgrado la fondamentale ambiguità in cui si muovono tentativi di
questo genere. Presentare la figura di
Il Nuovo
in lingua
Testamento
italiana corrente
Il 27 giugno il Comitato d'Edizione,
per la traduzione; interconfessionale
della Bibbia in lingua italiana, si è ufficialmente costituì' sotto la presidenza del Dr. Renzo B. dalot della Società
Biblica in Italia. Il Rev. P. Enrico Bonifacio, direttore ('elle edizioni della
Libreria Dottrina ( nstiana di Torino,
ne è stato nomina ; segretario.
Nel corso della ua prima seduta il
Comitato d'Edizione ha preso atto.
LA BIBBIA NEI MCÌIBB
a cura > Edìna Rìbet
Georgio Tourn, Una chiesa in analisi, i
valdesi di fronte al domani, Claudiana, Torino 1973, pp. 131, L. 1.500.
Traduzione
della Bibbia
La Bibbia intera, o parte di essa, o
soltanto il Nuovo Testamento, sono ormai stati tradotti in 1500 lingue: in genere il libro della Bibbia tradotto per
primo è il 'Vangelo di Marco. Intanto
sono sempre in corso altre traduzioni
in un linguaggio corrente e comprensibile a tutti; così, per esempio, si procede ad una nuova versione della Bibbia
in lingua araba; ad una traduzione in
eschimese dell’Evangelo e degli Atti degli Apostoli, e in lingua slava per una
regione mineraria del Canadá del Nord.
NeWArizona circa 6000 indiani Hopi
hanno per la prima volta ricevuto la
Bibbia nella loro lingua. La traduzione
dei testi biblici in Braille per i ciechi
ha raggiunto notevole sviluppo a HongKong. A questo proposito giungono anche dalTt/.R.S.S. e dalla Polonia lettere
piene di riconoscenza da parte di ciechi
che hanno ricevuto la Bibbia in Braille
dal « servizio cristiano per ciechi »:
« Saluti dalla Russia — scrive uno di
essi —, sono infinitamente grato a Dio
di poter toccare con le mie mani la
Sua preziosa Parola »; e un altro: « sono colmo di gioia nel poter leggere la
Parola di Dio: il Signore è stato buono
Vandalino: fine di una esperienza
Come forse tutti sapranno, la comunità del
Vandalino, a Torino, ha dichiarata chiusa la
sua esperienza di fede nel gennaio di quest’anno. Di fronte a questo avvenimento, di notevole importanza per la chiesa cattolica come
per noi, la rivista cattolica « Il Foglio » ha
tentato una ricerca delle cause.
Secondo la Redazione della rivista, la principale causa è stata la cosiddetta « strategia
molle T) adottata dal clero nei confronti della
comunità. Si è trattato di un processo alquanto sottile « nel continuo tentativo di inglobare il gruppo negli organismi zonali ».
A questo punto i gruppi spontanei non sono più riusciti ad opporre come alternativa
alle organizzazioni LStituzionali la loro esperienza. La domanda che sorge ora è: « Ha ancora spazio il gruppo spontaneo oggi? ».
Al tentativo di risposta del « Foglio » è
seguilo un articolo di un gruppo dell’ex Vandalino. molto illuminante. II gruppo precisa
che la sua esperienza non è nata come reazione contestativa, ma come ricerca teorica e
pratica ad un tempo di vita più autenticamente evangelica. È importante questa precisazione, perché bisogna notare la serietà dell’esperienza di fede del Vandalino, che proprio
per questo si è trovato in opposizione con il
potere ecclesiastico. In base a questo è chiaro ciò che preme maggiormente a questo
gruppo: la fede e non tanto la struttura alternativa, sia pure essa una delle comunità più
aperte al messaggio di Cristo. La vita cristiana che nasce da una ricerca di fede è una
vita calata nella storia, che porta a .sentire
sempre più il legame con gli altri uomini e a
lottare contro i limiti che impediscono la testimonianza.
Questo, a mio avviso, il significato della
riflessione del Vandalino da cui si può notare
la percezione della vocazione cristiana nel
senso che faceva rilevare Lutero quando scriveva : « II regno di Gesù Cristo deve essere
costruito in mezzo agli avversari. Rifiutare
questo significa rifiutare di essere di quel regno e voler passare la vita circondati da amici, seduti tra le rose ed i gìgli, lontani dai
malvagi, in un cerchio di gente pia ».
Bisogna evitare di sentiisì privilegiati e di
formare un ghetto mentre si cerca di vìvere
una vita cristiana comunitariamente. La rivista dice : « Cristo è all’opí ra nel cuore della
umanità: la vera comunità è quella di tutti
gli uomini che lavorano pttr la costruzione di
un uomo nuovo ».
Questa riflessione appare, secondo me, molto esasperata forse proprio dalla strategìa politica e non evangelica esercitata dall’autorità.
Mi domando se sia necessario rifiutare la
esperienza comune del gruppo per mantenersi
liberi dall’istituzione e quindi vìvere un’esperienza isolala e accessibile a pochi.
Appurato che la comunità è vera comunità,
cioè è sostenuta da una fede comune, perché
definirsi mera istituzione? Oppure .sono sorti
dei dubbi anche su questa premessa?
Nonostante la chiusura dell’esperienza, non
credo si possa considerare la comunità del
Vandalino come un gruppo insignificante. La
sua ricerca, nata dopo il Concilio, ha significalo mollo e anzi verrà ancora portata avanti,
benché al di fuori della struttura, attraverso
ì singoli membri.
Erika Toma.'ìsone
con me dandomi joportunità d’imparare il Braille »; ;i un altro ancora:
«ricevo dal Servi, i: cristiano TEvangelo gratuitamente c questo è una cosa talmente nuova per me, abituato a
dover pagare per qualsiasi minima cosa io abbia bisogno, che non posso quasi crederci ».
Sì sta traducendo 1 Bibbia pure in
Zambia, in una lingo ' secondaria di
questo paese, e in In> -a ad uso di vaste tribù del nord-est onvertite da cinquant’anni al Cristian, dmo.
L’anno scorso sono aate pubblicate
per la prima volta por.eoni della Scrittura in 42 nuove lingLie, Le Società bibliche insieme con alt : .■ organizzazioni
hanno contribuito a Liitle queste traduzioni.
La Bibbia e i giovani
In varie parti del mondo la gioventù
s’interessa alla diffusione della Parola
di Dio: in Canadá si ò svolta recentemente una « marcia della Bibbia », alla
quale presero parte più di 100 giovani,
cantando inni e distribuendo porzioni
della Scrittura per circa 15 Km.
A Hollywood giovani neofiti appartenenti all’organismo « Jesus peopìe » durante un incontro internazionale hanno
distribuito 4000 Nuovi Testamenti e
1000 Bibbie, nonché 1500 opuscoli intorno alla vita e aH’insegnamento di Gesù.
I giovani cristiani dell’Indonesia si
sono proposti di diffondere almeno una
selezione biblica in ogni famiglia di
Djakarta (sono milioni di famiglie); un
altro gruppo distribuirà selezioni nei
negozi, negli autobus, nei cinematografi.
In Francia un libraio, che ha un banco in un mercato, ha dichiarato che i
libri più richiesti sono la Bibbia e gli
Evangeli e che i giovani di vent’anni
formano la maggioranza della clientela.
Vietnam e Irlanda
su questi due paesi
modo particolare in
Alcune notizie
che soffrono in
questo tempo.
Nel Viet-Nam del sud circa 1 milione
di persone, di cui 4000 cristiani, hanno
perso tutto, case e beni, durante la
guerra, e 800.000 di esse vivono ancora
in 200 campi di rifugiati, scrive il segretario della Società biblica. I comunisti hanno strappato Bibbie, innari e
catechismi un po’ dovunque; ciò malgrado, il lavorp paziente della Società
biblica prosegue con perseveranza tra
i rifugiati i prigionieri le reclute i feriti; molte persone si sono iscritte a
corsi biblici per corrispondenza e parecchie hanno espresso il desiderio di
diventare cristiani. Le sofferenze di
questo popolo sembrano aver aperto le
porte alla predicazione dell’Evangelo
come non era mai avvenuto prima.
Nell’/r/aMiffl del nord la Società biblica ha fatto diffondere dai membri
delle diverse chiese l’Evangelo di Luca,
in inglese corrente moderno, in ogni
casa, e durante la settimana di Pasqua
sia le chiese protestanti che le cattoliche hanno predicato su questo Evangelo, secondo un piano prestabilito di comune accordo tra pastori e preti.
con riconoscenza, che sia la Conferenza Episcopale Italiana sia la Chiesa
Evangelica \/aldese hanno messo a disposizione gii esperti necessari alla
realizzazione del nuovo progetto.
Sono pertanto stati nominati quattro traduttori, per il Nuovo Testamento, nelle persone dei Prof. C. Bozzetti,
Prof. B. Corsani, Past. B. Costabel e
Prof. C. Ghidelli e sono state raccolte le proposte per la scelta dei revisori e dei consulenti. Il Dr. R. Bertalot
è stato nominato coordinatore dell'intero progetto.
Infine, il Comitato ha approvato un
bilancio di 14 milioni di lire per la
traduzione del Nuovo Testamento e rivolge un appello a tutte le Chiese di
lingua Italiana per coprire le spese e
ridurre a livelli veramente accessibili
a tutti l'acquisto della prima edizione.
La nuova traduzione sarà nello stile
della lingua italiana corrente, sull'esempio delle altre recenti edizioni
delle Società Bibliche. Essa costituirà,
pertanto, il primo lavoro In lingua italiana a carattere interconfessionale e
internazionale dato che la Società Biblica Svizzera vi è pienamente impegnata ed è rappresentata nel Comitato d'Edizione.
Una nuova dafiniziona
del battesimo?
Su « Nuovi tempi » del 5 agosto, in una
relazione sulla seconda settimana di studi del
movimento « 7 novembre » tenutasi a fine luglio a Madonna di Campiglio, abbiamo letto:
« Peppino Orlando ha affrontato il ruolo
alienante dei sacramenti che, così come vengono amministrati dall’istituzione, hanno perso il loro significato. Il battesimo — su cui
Orlando si è particolarmente soffermato — è
superamento della morte, rifiuto di una morte che è quella che riceviamo oggi dalla violenza delle istituzioni del sistema capitalistico. Ci si deve perciò avviare a un’analisi alternativa dei sacramenti, per rendere al vecchio
concetto dì ’’sacro” un senso di nuova concretezza per l’uomo d’oggi ».
A integrazione di questHnforinazione scarna
quanto singolare, ecco ciò che il movimento
« 7 novembre », ha pubblicato, in un comunicato stampa del 25 luglio u.s.. da Madonna
di Campiglio:
« Il tema dei sacramenti all’interno di un
discorso suH’alienazione religiosa è stato affrontato oggi con la relazione di Peppino Orlando, teologo laico.
« ”La nostra incapacità di vivere il rapporto tra segni e significati, cioè di vivere una
vera vita sacramentale — ha detto Orlando ■—
va cercata proprio nella nostra società capitalista. Nei sacramenti c’è un messaggio di
vita che viene da Dìo. Ma il tipo di vita che
si conduce nella nostra società è una morte
in nome del capitale : il lavoro umano è la
morte violenta delTuomo nel capitalismo. E
allora si capisce perché questo messaggio di
vita in questa condizione di morte innaturale
e violenta trova difficoltà ad esprimersi”.
(c Dopo essersi richiamato alla concezione
paolina del sacramento come «immersione nelL morte di Cristo, il relatore ha affermato
che ’’forse attraverso questa concezione noi
possiamo trovare il modo di affrontare la morte capitalista in senso rivoluzionario annunciando (magari senza parlarne esplìcitamente
per rispetto aU’aleismo dei nostri compagni,
che è pur sempre per un credente un segno
della sepoltura di Cristo) il messaggio dì vita
di Cristo”.
<( In particolare Orlando ha accennato alla
problematica del battesimo dei bambini, che
nella nostra società scristianizzata va affrontat \ alla luce dell’esigenza di una lunga iniziazione cristiana condotta in comunità presenti
nella prassi rivoluzionaria.
« II relatore ha rilevato inoltre che nei di
una voce
tempo
Geremia significa quindi esporsi al rischio di far cadere, volutamente o involontariamente, l’accento e concentrare l’interesse sulle vicende delTuomo,
anziché sul messaggio del quale, come
profeta, è il portatore: uno slittamento che, applicandosi a un profeta biblico, è fatale e preclude la comprensione del vero significato della sua figura. Tale rischio, minore nel caso di
profeti dei quali sappiamo poco o nulla, è invece consistente quando si tratta di un profeta dalla ricca cornice
biografica, qual è Geremia.
Avviandoci, in questo suo volumetto, alla conoscenza e alla comprensione del messaggio di Geremia, Ermanno Rostan è completamente sfuggito
a questo rischio. Ciò che conta e che
campeggia è la predicazione di questo
uomo, nel lungo arco della sua missione: proprio come la sua vita, la rievocazione biografica è totalmente in
funzione della sua vocazione, al servizio del messaggio, i ricchi particolari
umani sono davanti a noi per rimandarci totalmente al Dio vivente, giusto e misericordioso, per il quale Geremia è vissuto ed è morto, il cui giudizio e la cui promessa Geremia ha
sperimentato e creduto, con sofferenza lacerante e pur virile, con incoercibile speranza, pienamente calato nelle vicende dolorose del suo popolo in
declino, per propria colpa, e in mezzo
al quale si deve sapere, si deve dire cho
Dio è Dio.
Questo breve scritto, di un credente
e di un predicatore che vive con intensità particolare la sofferenza (non
solo fisica e individuale) e la speranza evangelica, mi pare guardarsi pure
da un altro rischio: senza limitarsi a
ricostruire il passato, nella coscienza
che Geremia è « una voce per il nostro tempo », non cede però alla tentazione di un’attualizzazione indebita
e forzata; con sobrietà, accenna alla
ricchezza di significato, alla portata
penetrante che la predicazione di Geremia, compresa nel suo quadro storico, può e deve avere nel nostro diverso quadro storico: il giudizio drastico sulle idolatrie, sui sincretismi,
sulle sicurezze religiose, l’annuncio
maestoso e sconvolgente che Dio è
« altro » da noi e insieme infinitamente vicino, presente, capace di afferrare una vita come la passione più alta
e divorante, e al tempo stesso sovrano Signore delle nazioni. Giustamente
TA. ricorda, citando Giovanni Miegge:
« Geremia è il fratello di altri uomini
che in ogni razza e in ogni tempo non
hanno saputo vedere Iddio se non nel
contrasto più reciso con ogni grandezza umana ».
Ermanno Rostan ha scritto un’operetta scorrevole, a portata di tutti senza essere banale: alle spalle di questa
semplicità di espressione vi è la riflessione personale, in vista della predicazione, sul messaggio del profeta, riflessione arricchita da un’ampia gamma
di letture aggiornate, che qua e là affiorano.
Non posso che augurare a questo
volumetto di essere largamente diffuso e letto, aiutando molti a leggere e
meglio comprendere queste palpitanti
pagine bibliche. E non comprendo le
ragioni per cui quest’opera, proposta
alla nostra Claudiana per la pubblicazione, è stata rifiutata, con l’argomento che non si vedeva in quale delle
collane attualmente curate la si potesse inserire, I nostri che leggono e
mettono a frutto le proprie letture scrivendo per i fratelli, non sono cosi numerosi — lo nota la stessa Claudiana
— da spiegare o giustificare, mi pare,
una decisione come questa. Fortunatamente il Centro Biblico di Napoli si è
incaricato della pubblicazione.
Gino Conte
Battezzata a Mosca
una studentessa del CIAD
Mosca (Relazioni Religiose) - Ventotto persone hanno ricevuto il battesimo per immersione nella Chiesa Battista Evangelica di Mosca. Tra i battezzati era anche una studentessa universitaria del Ciad, che frequenta gli
studi con una borsa concessale dal governo
sovietico nel quadro delTassistenza ai paesi
africani. La cerimonia del battesimo per immensione si effettua nella chiesa di Mosca
ogni due o tre mesi in media.
Il pastore Ralph Abernathy ha rinunciato alla direzione del movimento integrazionistico « Conferenza dei dirigenti cristiani
del Sud », che aveva assunto nel 1968 dopo
l'assassinio del pastore Martin Luther King.
Motivo delle dimissioni, la mancanza dei fondi necessari all’attività del movimento.
battiti recentemente svolti nelle varie diocesi
sul tema "Evangelizzazione e sacramenti” proposto dalla Gei si è rilevata la crisi della vita
sacramentale nelle parrocchie, ma non si è
posto chiaramente il rapporto causale con la
disgregazione mortale delTuomo nella nostra
società ».
4
pag. 4
Notiziario Evangelico Italiano
N. 33-34 — 31 agosto 1973
ADELFIA - 3‘ CAMPO STUDI DELLA EGEI
Hanno visto
un ramo di mandorlo T©stiinoni dell' Evangelo
nella lotta di classe»
«Geremia, che vedi? E Geremia rispose: Vedo un ramo di mandorlo. E
I Eterno gh disse: Hat veduto bene, poiché io vigilo sulla mia parola
per mandarla ad effetto» (Ger. 1: 11-12), ^
Questa è la stagione propizia per il
lavoro dei colportori. Essi vanno di
città in città, da fiera a fiera, di casa
in casa e « conoscono bene sia la gioia
che le difficoltà dell’andare per Cristo ». L’inverno, con la neve e il freddo, non è amico dei colportori, che
lavorano per lo più con i banchi al1 aperto. È stato il caso di due colportori delle Assemblee dei Fratelli: Gaetano Zoni e Silvano Casolari, che operano nella pianura padana; nella cattiva
stagione essi sono andati di casa in casa e hanno distribuito 67 Bibbie e 18
Nuovi Testamenti, senza contare i
libri.
Francesco Mellone ha trovato nelle
librerie delle Chiese del materiale inutilizzato, l'ha spolverato e l’ha portato
via con sé per le strade: ha avuto la
sensazione che la luce dell’evangelo
tornasse a risplendere quando si è
fermato a raccontare le storie della
Bibbia a un gruppo di bambini.
Il fratello Carlo Supertino lavora a
Brescia e a Verona; alcune delle persone con cui è venuto a contatto ora
frequentano i culti.
Pietro Vivaldo ha distribuito a Torino 121 Bibbie e 13 Nuovi Testamenti in due mesi. Luciano Paimeri di
Acqui compie lunghi itinerari nelle regioni settentrionali; giunge fino in
Francia a visitare gli emigrati italiani.
Paolo Melchionda di Pesaro trova
che l’ostacolo maggiore alla diffusione
della Parola è l’indifferenza degli uomini alle cose spirituali.
Pietro Lorefice di Ribera ha effettuato dodici esposizioni col banco in piazza. Ernesto Schmitt di Messina, dopo
aver tenuto un discorso all’aperto
stende un tappeto sul cofano della
macchina ed espone le Bibbie, si in
trattiene e discute con quelli che si interessano, spiega....
Nelle province della Puglia lavorano instancabilmente Giosuè Baldari e
Manuele Gioia. Tutti e due questi fratelli trovano molta opposizione da parte dei Testimoni di Geova che « stancano e annoiano la gente fino al punto che chiunque altro bussa viene trattato duramente perché scambiato per
uno di loro ».
Paolo Rutigliano ha organizzato due
campagne evangelistiche con tenda nella provincia di Bari, durante le quali
ha venduto o donato 200 Bibbie e 250
Nuovi Testamenti.
Parecchi colportori delle Assemblee
dei Fratelli operano in Sicilia: Francesco Guzzanti, Emanuele Scrofani,
Giuseppe Dilettoso, Giovanni Carruba.
Essi prendono parte a riunioni, distribuiscono Bibbie e libri evangelici, allacciano contatti.
Tutti questi colportori fanno parte
delle Chiese dei Fratelli e le notizie
sono prese dal « Bollettino per la diffusione delle S. Scritture » N. 1 di gennaio-aprile 1973 (V. Orti Variani 35,
Roma).
Sappiamo che, còme questi, tanti altri uomini, di ogni denominazione
evangelica, sono impegnati, specialmente in questi mesi estivi, nel lavoro
di colportaggio. Ma di loro si sa poco,
quasi mai ne parlano i nostri periodici. E noi pensiamo che per l’evangelizzazione è meglio servirsi di un pulpito o di un gruppo di servizio, di
campi di studio o di lavoro, di attività politiche.
E intanto loro vanno, per le case,
nelle fiere, sulle piazze, a offrire questa strana mercanzia, come un ramo
di mandorlo fiorito.
Ind.4 Ade
Chiamate
Roma Guglielmo
Si calcola che circa 10 milioni di italiani si trovano sott’occhio più volte
all anno un messaggio evangelico stampato su alcuni periodici di grande diffusione. Uno dei redattori di « La voce del Vangelo» mette la sua firma:
« Guglielmo » a queste inserzioni. Guglielmo riceve così molte lettere di
gente che gli sottopone i propri problemi, di ogni genere, ma per lo più
di carattere spirituale. Guglielmo e i
suoi collaboratori cercano di offrire
nelle risposte un contatto umano e ancor più un’indicazione per affrontare
il problema della fede. Inoltre viene
rnandato, a chi lo richiede, un corso
biblico per corrispondenza e il periodico « La voce del Vangelo ».
« La voce del Vangelo » non fa capo
a nessuna organizzazione ecclesiastica;
parte da credenti evangelici che, in
collaborazione con migliaia d’altri credati, cercano di diffondere il messaggio evangelico.
« La voce del Vangelo », V. Pozzuoli 9, Roma.
Attività estive
di giovani
All'Istituto Biblico Evangelico di
Roma (Via Cimone 100) che ha chiuso in maggio l’anno scolastico, si sono svolti i corsi della « scuola estiva »
nel mese di agosto.
Gli studenti che hanno seguito l’insegnamento annuale, sono tenuti a dare un mese al Servizio Cristiano, o
dedicandosi all’evangelizzazione o al
lavoro tra i giovani, a visite, a contatti. Quest’estate i giovani lavorano
con i credenti di Reggio Emilia, Ostia,
Foggia, Sassari all’opera di evangelizzazione sotto tenda.
Durante i mesi estivi l’opera giovanile chiamata Operazione Mobilitazione ha toccato le seguenti località e regioni: Novara, Vercelli, Sondrio, Monza, Mantova, Cremona, il Friuli e Venezia Giulia, il Veneto, il Trentino e
Alto Adige, Imperia, Savona, Puglia,
Basilicata, Molise, Abruzzo.
Si calcola che circa 17 milioni di
italiani sono venuti a contatto con
l’Evangelo.
La sede dell’Operazione Mobilitazione è a Pisa, Piazza Donati 15.
L’Unione Cristiana
delle Giovani (U.C.D.G)
pubblica fin dal 1900 una rivista, organo ufficiale di questa associazione
che ha più di un secolo di vita. La rivista ha cambiato varie volte titolo: si
chiamò prima « Alba », poi « La giovane », quindi « Ali ». Da quest’anno
esce col titolo di « Impegno ». Il sottotitolo « problemi d’oggi » indica che
la rivista tratterà ogni problema at
tuale che interessi la donna e la sua
emancipazione nella società attuale.
All Istituto Comandi di Firenze è
stato aperto un pensionato per studenti. Il numero delle camere, con riscaldamento e acqua corrente, è limitato. L’ambiente è tranquillo e adatto
per studiare. Inoltre i giovani, cenando insieme, avranno modo di scambiare idee, progetti ed esperienze, ritraendo dalla comunità un incoraggiamento spirituale per la loro vita di
studio.
Per richieste e informazioni rivolgersi a: Istituto Comandi, Firenze, Via
Trieste 45.
Nel Congresso Europeo per la evangelizzazione dei bambini, tenuto l’anno scorso a Losanna, è stato bandito
un concorso per scrittori di opere per
ragazzi. Sono accettabili racconti romanzeschi e storici, biografie, recite.
Per avere il regolamento rivolgersi a:
M. Th. Snitselaar, 15 Av. Marecha!
Foch, F. 68500 Guebwiller (Francia).
Il Preside dell’IBE (V. Cimone 100,
Roma) Dr. B. Qxenham ha inciso in
undici cassette sedici lezioni sull'Apocalisse. Si possono acquistare a lire
1.000 ciascuna o prenderle in prestito
versando L. 2.000 più L. 1.500 di deposito.
* * *
Per i Pentecostali si è aperto un
nuovo locale di culto a Monreale (Palermo), in Via Umberto I, 61.
Congresso
per revangelizzazione
a Losanna, nel 1974
Avrà luogo a Losanna nei giorni dal
16 al 25 luglio 1974, sarà formato da
circa 3.000 persone: leaders evangelici, impegnati nella diffusione del messaggio biblico, che converranno da
tutte le parti del mondo, come già avvenne nel 1966 a Berlino e poi a Singapore, Bopta, Amsterdam. Si incontreranno, provenienti dalle più svariate chiese, razze, nazioni, con lo scopo
comune di « portare avanti il grande
compito del nostro Signore ». Il Congresso si propone vari compiti, tra cui
quello di « proclamare le basi bibliche
dell’evangelismo in un momento di
confusione teologica ». Un altro punto
sarà l’esame del messaggio da portare e i metodi per diffonderlo, considerando che la Chiesa ha oggi a disposizione nuovi grandi mezzi di comunicazione. Si cercherà inoltre di rendere
chiaro a sé stessi che cosa implica il
testirnoniare di Gesù Cristo e il pregare insieme per l’evangelizzazione nel
mondo, in questo momento storico.
Inda Ade
Una cinquantina di giovani hanno
dato vita ad Adelfia (Sicilia), dal 1“
al 10 agosto u. s., al terzo campo studi della Federazione Giovanile Evangelica. Notevole, sia per numero che
per qualità, la partecipazione cattolica. Il tema « Testimoni dell’Evangelo
nella lotta di classe » indica chiaramente il punto cui oggi è giunta la
riflessione politica e teologica della
gioventù evangelica italiana: da un
lato la partecipazione diretta alla lotta di classe intesa come momento necessario alla liberazione del proletariato e, in prospettiva, deH’intera società dal giogo capitalistico; d’altro
lato la consapevolezza che la lotta anticapitalistica in nessun modo esaurisce la vocazione cristiana e che la
lotta di classe è il contesto, ma non
il contenuto, della testimonianza all’Evangelo. Certo, non pochi cristiani
rifiutano ancora non solo di trattare
ma persino di accettare un tema come quello affrontato ad Adelfia: eppure non è un tema inventato ma ti'ovato dai credenti nella loro militanza
politica e nel loro cammino di fede e
non c’è dubbio che esso si imporrà in
misura crescente alla considerazione
delle chiese.
1 lavori si sono ' svolti secondo lo
schema consueto (e un po’ logoro, come qualcuno ha rilevato) di relazioni
seguite da dibattito, prima a gruppi,
poi insieme. Paolo ÌSbaffi ha introdotto il tema generale ripercorrendo, a
grandi tappe, il cammino percorso
dalle chiese evangeliche e in particolare dal movimento giovanile negli ultimi decenni. In questo quadro il campo ha potuto udire (per una felice
coincidenza, non programmata e tanto più gradita) la testimonianza di
Salvatore Navarria, siciliano, che negli anni 1931-34 presso la Facoltà valdese di teologia visse intensamente,
insieme ad alcuni altri studenti, il primo incontro con la teologia di
K. Barth, fortemente avversata dai
professori di allora.
Paolo Ricca, svolgendo il tema « Protestantesimo e proletariato », ha cercato di indicare alcune delle ragioni
per cui tra queste due realtà si è avuto, più che un divorzio, un appuntamento mancato, illusilando poi come
il movimento del socialismo cristiano
abbia inteso ovviarvi. Oggi la situazione è molto articolata e diversificata, segno che la questione dei rapporti tra protestantesimo e proletariato
è aperta. Tra i fenomeni più significativi si possono citare da un lato i cosiddetti « teologi di Praga » (Gardavsky, Machovec e altri ) — marxisti più
o meno eterodossi (secondo le burocrazie di partito) che propongono una
loro versione (positiva, non polemica)
de! fatto cristiano c in particolare di
Gesù; d’altro lato aumenta il numero
dei cristiani che partecipa alla lotta
di classe e allo stesso tempo si pone
il problema dei modi e dei contenuti
della testimonianza cristiana in essa.
Gianna Sciclone ha parlato della ricerca di una comunità significante e
di una predicazione valida oggi, rifacendosi alla sua esperienza di lavoro
pastorale in Abruzzo, nel vivo di una
ISTITUTO
GOULD
Il gruppo di lavoro del
« GOULD » cerca a partire da
settembre :
Una assistente educatrice a
tempo parziale, diplomata o studentessa universitaria, per lavoro con bambini della scuola elementare.
Una segretaria a pieno tempo,
possibilmente con la conoscenza di lingue straniere per la conduzione deH'ufficio.
Si offre stipendio, vitto, alloggio e assicurazioni di legge.
Le candidate devono essere
disposte a vivere un esperienza
di vita comunitaria.
Scrivere al « GOULD » Via
Serragli n. 49 - 50124 Firenze.
battaglia politico-sociale in cui la comunità, essenzialmente proletaria, è
direttamente coinvolta. Uno dei pregi
di questa relazione è stato il suo carattere concreto. In fondo, si parla
molto di questi problemi ma si fa poco, ed è forse anche per questo che
si avanza poco. Da S. Giovanni Lipioni è giunta una indicazione di concretezza.
Marco Rostan, infine, ha tenuto una
ampia relazione su « Lotta per il socialismo e predicazione della croce »,
in cui ha ripreso e sviluppato temi e
spunti degli studi e dei dibattiti precedenti, proponendo alcune importanti precisazioni su che cosa significa
oggi «stare nella lotta di classe» (in
primo luogo, secondo Rostan, significa restare ancorati ai problemi concreti della lotta sindacale), sulla necessità di instaurare un rapporto nuovo tra chiesa e classe operaia (per superare la sua attuale fisionomia di
chiesa della classe borghese), e infine
sul fatto che la giustizia di Dio si manifesta alla croce e non nella scelta di
una classe, per cui la lotta di classe
non è una parabola del Regno che non
viene a coronamento del nostro volere e del nostro fare.
Il dibattito è stato in genere vivo,
talvolta dispersivo. Come sempre, sia
relatori che campisti sono riusciti meglio a porre i problemi che a risolverli: del resto non è da un campo studi
che ci si deve aspettare soluzioni di
sorta. È un fatto, comunque, che la
nostra generazione ha più interrogativi che risposte. La riflessione teologica del campo si è orientata lungo
due direttrici, una centrata su Gesù,
l’altra sulla chiesa. La prima ha preso le mosse da questa singolare e penetrante osservazione di Bonhoeffer:
« Che cosa significa il fatto che il proletario nel suo mondo di diffidenza dice: Gesù era un uomo buono? Significa che non é necessario diffidare di
Gesù. Il proletario non dice: Gesù è
Dio. Ma con la parola su Gesù uomo
buono egli dice comunque di più di
quanto dica il borghese quando afferma: Gesù è Dio ». La seconda è ben
espressa in questo interrogativo posto da M. Rostan: «Come può una comunità cristiana condividere, cioè vivere in prima persona, le aspirazioni
e le lotte della classe operaia in cui
si riconosce e la fede nel Signore in
cui crede? ». Se neH’insieme la riflessione politica ha prevalso, almeno
quantitativamente, su quella teologica
non è perché quest’ultima fosse subordinata alla prima ma perché il discorso teologico è di gran lunga il più arduo, lo si comincia appena, a proprio
rischio e pericolo, seppure con irriducibile speranza. Esso peraltro presuppone un intenso lavoro biblico,
senza il quale nulla di cristiano può
nascere e vivere. Non a caso, proprio
a questo campo, Sergio Rihet (che lo
ha diretto insieme a Mary Granatelli)
ha tenuto una relazione, ricca di contenuto e suggerimenti, su « Il sottosviluppo biblico e le sue conseguenze »: un tema che vale per i grupni
giovanili e, altrettanto, per le nostre
comunità e per larga parte della cristianità contemporanea, compresa
quella fondamentalista ma compresa
anche quella addestrata alla lettura
critica della Bibbia.
Una sera, verso la fine de) campo,
dopo la nostra cena, abbiamo ricevuto insieme « con letizia e semplicità
di cuore» (Atti 2: 46), la cena del Si
gnore.
Paolo Ricca
'l"lllll'lilUllllllllllllllllllllllllllllllllilliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii|iii|||||||||i|i||||||||||||i|||i|||||i||]|||||||||||||||||||||||||||||i|||||||,
VALOISMO E TEATR
(in margine al Campo Cadetti Agape 1973)
Ho letto con interesse i resoconti del
Campo Cadetti di Agape imperniato
sulla storia valdese (cf. Eco-Luce del 27
luglio e Nuovi Tempi del 29-7-73). Essi
si completano a vicenda. Infatti, mentre dal primo si apprende che i vari
contributi hanno voluto centrare alcuni periodi indubbiamente rilevanti (Medioevo, Riforma, Risveglio, Resistenza
ecc.), dal secondo emerge tutta una
problematica circa la possibilità o meno di montar su uno « spettacolo su
Valdo » in occasione dell’ottavo centenario. Se ho ben capito, vi sono state a
tal proposito parecchie perplessità, tanto che si sarebbe deciso di riesaminare
il tutto a Torre Pellice nel prossimo
settembre. Pare che da parte di qualcuno dei convenuti si siano espresse
delle riserve sul proposito di « politicizzare » teatralmente il messaggio del
riformatore lionese, vuoi mettendo in
dubbio « l’incisività di uno spettacolo
di fronte a un pubblico non proletario
ma interclassista quale si può trovare
nelle chiese », vuoi negando « ogni aggancio con un discorso che metta in
crisi la borghesia oggi » (sic).
Da tali righe non è difficile scoprire
che ad Agape si è inteso rilanciare —
come già l’anno scorso con Lutero —
il progetto di un teatro a tesi di natura
essenzialmente politico-religiosa. Che
sia impegnato oppure tenda al solo godimento estetico, il teatro, di qualsiasi
genere sia, è sempre finzione. Dai tra
gici greci ad un Brecht o ad un Beckcti,
senza con ciò voler disturbare né Platone né La Pulisse, una delle funzioni
più valide del teatro è indubbiamente
quella detta grecamente « catartica »,
cioè di purificazione, e sicuramente i
nostri cadetti, « in massima parte appartenenti — precisa Nuovi Tempi —
al gruppo del collettivo teatrale Agape », ci avranno pensato, individuando
per bocca di uno di loro « come argomento base il potere... », che « sempre
e in ogni epoca reprime l’opposizione,
la frantuma e ne integra i rimasugli »
(sic).
Nulla da ridire su tutto ciò, anzi complimenti per la sincerità dell’autocritica, che si è polarizzata sia sulla poca
conoscenza dell’argomento, sia sulla
« disornogeneità » del gruppo. Ma, trattandosi di cose che c’impegnano da vicino in quanto cristiani evangelici,
penso che i nostri cadetti dovrebbero
spingere a fondo il discorso « politico »
in un senso del tutto particolare: cioè,
uscire dalla finzione teatrale e entrare
decisamente nella « polis », trasformandosi da autori-registi-attori in testimoni
di Cristo sulla scena ben più vasta del
inondo, a contatto diretto dei propri
simili, per le vie e sulle piazze delle nostre città, nelle officine e negli uffici,
sulle aie delle nostre campagne, precisamente come fecero Valdesio e i suoi
compagni.
Giovanni Gönnet
Dal Centro di documentazione di Agrigento
[' uscito il quaderno u. 3, sull'oliiezioue di coscienza
Cambio di indirizzo
L’evangelista metodista Enos Mannelli comunica il suo cambiamento di
indirizzo: Via C. Rosselli 49, 54033 Carrara, tei. 0585/70468.
(r. p.) È uscito il quaderno n. 3 a cura del
Centro di documentazione di Agrigento. Esso
tratta dell’« Obiezione di coscienza e rifiuto
del servizio militare ».
Il quaderno, dopo aver esaminato alcuni
precedenti storici di antileva in Sicilia, esamina l’odierna situazione nella valle del Belice e nell’isola. Successivamente, vengono esaminati alcuni dati sulle forze armate in Italia, mentre il capitolo conclusivo riporta, oltre
al testo della legge siill’obiezione di coscienza,
tutta una serie di documenti suU'antimilitarismo nei suoi vari a,spetti, fra cui appaiono
anche articoli della stampa evangelica.
Il costo del volumetto — di 128 pagine —
è contenuto in L. 700 e se ne può fare richiesta al Centro di documentazione di Agrigento, via Damareta, 6 a mezzo conto eorr.
postale n. 7/10740 intestato a Mario Berutti.
Chi lo desidera, può avere anche copie in
deposito. Per chi abita a Torino e vicinanze,
il Centro segnala che la Claudiana di Torino
dispone di un buon stock di volumi e chi desidera copie in deposito le può ritirare direttamente dietro autorizzazione del Centro stesso. Il fascicolo è in vendita pre.sso tutte le
sedi della Claudiana, presso la Libreria di Cultura Religiosa a Roma e in varie librerie di
Firenze e di Napoli.
Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia
Offerte in favore
dell’opera di soccorso
e ricostruzione in Indocina
(3° elenco)
Importo elenco precedente L. 1.377.490 _
Chiesa Battista di Pistoia 45.000: Chiesa
Metodista di Scicli 6.500; Elisabetta Bufano,
Piacenza 2.000; Mariani Maria, Bologna 10
mila: Chiesa Battista di Ariccia, Roma 50
mila: Claudia L, Cava dei Tirreni 200.000;
Chiesa Valdese di Campoba.sso 23.000; Chiesa
Metodista di Cremona 8.600; Chiesa Metodista
d’ Piacenza 8.000: Chiesa Metodista di Vicenza 14.000 — Totale L. 1.744.590.
5
r
31 agosto 1973 — N. 33-34
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NFJ. MONDO
pag. 5
A
metà settembre si riunirà a Torre Pellice, per una settimana, il Consiglio del'a Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEVAA ), de.la quale, com'è noto, è membro pure la Chiesa Valdese, che vi è rappresentata dal pastore Franco Davite,
oltre che da alcuni suoi missionari all'opera e a riposo. Quest'anno è stata dunque scelta una sede italiana, per la sessione
annuale del Consiglio della CEVAA. Ne siamo lieti e ci auguriamo che potrà essere colta l'occasione di conoscere meglio la Comunità e il suo lavoro, attraverso questi suoi membri responsabili, africani, malgasci ( è stato di recente fra noi il segretario generale della CEVAA, Victor Rakotoarimanana ), polinesiani, europei. È anche un'occasione per proseguire una riflessione sul
senso, i modi, il contenuto della missione cristiana nel mondo
odierno. Proseguiamo perciò la pubblicazione di documenti relativi alla Conferenza missionaria di Bangkok (gennaio 1973),
un momento importante, come anche dimostrano i dibattiti cui
ha dato luogo : in questa pagina i lettori troveranno alcune testimonianze della Conferenza e due opinioni contrastanti su di
essa, tratte dal servizio stampa protestante della Svizzera alemannica (sepd).
Ancira Bangkok; laogo d'iatonto fraterno i-a
e di cnnfassinne di tade in Cristo Salvatore ^ ^
Dal numero di Aprile 1973 della International Review of
Mission, l’organo del Dipartimento del Consiglio Ecumenico
delle Chiese per la Missione e l’Evangelizzazione dedicato
interamente alla Conferenza di D'ingkok e contenente una
scelta di documenti vari, riproduciamo alcune dichiarazioni
e preghiere scaturite dall’incontro in vari gruppi, di cristiani
provenienti da ambienti e situazioni profondamente diversi,
ma che hanno cercalo faticosamente di esprimere assieme
la loro fede in Dio e in Gesù Cristo, il loro Salvatore. Esse
formano un utile complemento all’articolo del pastore Emilio Castro, pubblicato nel numero scorso, perché sono come
un riflesso delle profonde esperienze spirituali vissute dai
partecipanti alla Conferenza, e in particolare nei gruppi più
ristretti, dove essi hanno imparato a meglio conoscersi e accettarsi vicendevolmente come fratelli in Cristo, malgrado
le profonde divergenze di razza, ambiente, ideologie e condizioni sociali.
missione di
missione di Barabba
Secondo il prof. Paul Beyerhaus la cristianità
pervertita sta diventando il valletto dell’anticristo
I.
Il primo documento è una dichiarazione redatta da uno dei gruppi incaricali di studiare alcuni passi biblici fondamentali; in essa è descritta l’esperienza vissuta e il cammino percorso.
Riuniti insieme in comunione fraterna
abbiamo sperimentato la gioia del Cristo vivente,
e siamo stati rinnovati, e messi alla prova
nella nostra comunione di fede.
Abbiamo realizzato profondamente le nostre carenze
iieirobbedire al nostro Signore,
e che non abbiamo saputo vedere le vie da lui aperte per noi.
C: siamo profondamente pentiti,
cosa dolorosa per noi,
ma che ci lascia liberi in vista del rinnovamento operato da Cristo.
il di là e al di sopra della nostra angoscia,
r'cr i problemi e le perplessità del mondo,
c della nostra confusione nei riguardi della organizzazione e l’opera della Chiesa,
i odiamo splendere la Luce
; he le tenebre non possono mai spegnere.
f on riconoscenza e gioia noi affermiamo di nuovo
hi nostra certezza che il Cristo crocifisso e risorto è per noi sufficiente.
¡‘ ¡conosciamo in lui colui che è, che fu e che sarà
.Signore di tutti.
tgli viene incontro all’individuo con la potenza
che lo libera da ogni male e peccato,
da ogni potere in cielo e in terra,
e da ogni pericolo in vita e in morte.
figli viene incontro al mondo come Signore dell’universo,
^on profonda compassione per i poveri e gli affamati,
per liberare i senza potere e gli oppressi.
Viene incontro ai potenti e gli oppressori
m giudizio e misericordia.
Vediamo Dio all’opera
tanto nella Chiesa che fuori di essa,
per compiere il suo proposito,
perché la giustizia possa illuminare ogni nazione.
Egli chiama la sua Chiesa a partecipare alla sua attività salvatrice
chiamando ognuno tanto ad una risposta personale, e decisiva alla sua Signoria,
quanto ad un impegno inequivocabile in ogni azione e attività,
che portino gli uomini a conoscere la giustizia,
c diano loro la possibilità di essere pienamente uomini.
Niella fede gioiosa nella potenza e nella vittoria di Cristo,
.Dossiamo vivere liberamente e con speranza
¡1 nostro presente qualunque esso sia.
1 ‘ Signore è vicino.
m/i
me.i
III.
Un altro gruppo ha cercato di preparare una liturgia per un culto in comi. e vi ha incluso questa preghiera che mette in rilievo le difficoltà speriuiate nell’incontro, e invoca l’aiuto di Cristo, loro unico salvatore.
O Dio, giriamo in un cerchio,
h usciamo dalla stessa porta per la quale siamo entrati.
Non riusciamo ad esprimere in modo adeguato
La nostra conversione, sebbene ci sentiamo uniti di cuore.
Ogni nostra cultura suona la sua melodia,
Non riusciamo a danzare in un unico girotondo.
Siamo tratti da una medesima roccia
Eppure ognuno concepisce la chiesa a modo suo.
0 Cristo, che ci hai chiamati tutti alla tua grazia,
E hai messo nei nostri cuori la tua insoddisfazione
Per le nostre ideologie screpolate, mostraci
Dove possiamo essere testimoni secondo la tua volontà.
Accoglici come tanti gioielli della tua corona.
Per manifestare la tua Signoria, quando il mondo s’inchina riverente.
IV.
Come conclusione riproduciamo questa “Dichiarazione di fede”, che descrive brevemente il cammino percorso insieme dai delegati alla conferenza.
Venivamo da situazioni quasi troppo numerose,
coi nostri soliti pregiudizi, le nostre idee, le nostre speranze esagerate,
molti fra noi erano stufi delle conferenze, tutti eravamo assorti nelle nostre
[preoccupazioni.
Poi abbiamo messo in comune le nostre autobiografie, cercando
di esprimere i nostri pensieri, sforzandoci faticosamente di trovare parole
[atte ad esprimerli,
ferendoci a vicenda con reazioni troppo affrettate, offesi se non venivamo capiti,
mettendo in primo piano alcune delle frustrazioni sperimentate nel nostro
[lavoro, laggiù in patria,
condividendo le nostre apprensioni per l’avvenire del mondo, la nostra debole
[fede.
Così facendo, abbiamo incontrato Dio stesso,
che si è rivelato nella sua Parola, studiata insieme,
nei nostri amici intorno al tavolo, che ci interrogavano,
che ci comunicavano nuove intuizioni, ci incoraggiavano, ci accettavano coi
[nostri limiti.
Dio l’abbiamo visto come di sfuggita,
un sorriso pieno di grazia,
un accenno al suo giudizio.
E perciò ci siamo pentiti perché abbiamo capito che è tanto più grande di noi.
Abbiamo sperimentato la dolce potenza dell’invito di Dio ad una conversione
ed abbiamo accettato di tornare là, donde eravamo venuti, [continua:
un pò più stimolati, un pò più saggi, un pò più tristi,
un pò più vicini a lui.
Roberto Coisson
II.
Nel breve brano che segue, un altro
gruppo ha cercato di dire perché i cristiani riuniti a Bangkok erano così diversi, e mi sembra che esprima pure
bene l’origine di tante divergenze nelle
comunità in cui viviamo!
Io sono la gente incontrata.
Io sono i libri .studiati.
Io sono le gioie sperimentate.
Io sono le soileienze che vedo.
Io sono il desiderio
di vedere presto
qualche cosa di eiigliore.
Zurigo, luglio (sepd).
Nel quadro della conferenza missionaria della Comunità di lavoro svizzera delle missioni evangeliche (AEM,
Arbeitsgemeinschaft evangelikaler Missionen), fondata l’anno scorso e della
quale fanno parte 26 Missioni, il prof.
Paul Beyerhaus di Tubinga ha parlato
su « Missione in un mondo nuovo ».
Guardando alla storia mondiale, il nostro tempo può apparire come l’atteso
tempo della fine: questo comporta per
noi Pobbligo di tendere tutte le nostre
energie all’evangelizzazione del mondo.
La missione autenticamente cristiana
deriva dalla concezione che aveva della
missione il cristianesimo primitivo. Il
fondamento della missione sta nell’invio da parte del Risorto, il suo contenuto è la salvezza attraverso la remissione dei peccati, la sua meta è l’incontro con il Signore che deve ritornare.
Egli soltanto trasformerà il nostro
mondo. Qui e ora la missione determina la polarizzazione della « parte ubbi
UNA DICHIÂRAÆIONE DELLA MISSIONE
DI BASILEA
Non bisogna ridurre i'Evangein
né iimitire ii mandato missionario
Riferendosi ai!:
Müller, presidente
speranza che in S
sione, per ciò che
Nella stessa linea
po Bangkok », che
contro una limita;.
conferenza tenuta a Zurigo dal prof. Beyerhaus, il past. E.
!el Consiglio sinodale della Chiesa di Zurigo, ha espresso la
zzerà si faccia di tutto per ostacolare le tendenze alla diviriguarda la missione, attualmente operanti in Germania.
. pone la seguente dichiarazione, « La Missione di Basilea doluette in guardia contro un’indebita riduzione dell’Evangelo,
>ne del mandato missionario alle sue componenti « rivela
zione e amniinistr. .Jone dei sacramenti» («fate di tutti i popoli dei discepoli e
battezzateli...»), senz.a tener conto anche delle altre componenti: l’impegno per
la giustizia, per l’a u.ore e per la pace nell’ambito della società umana, secondo
i cornandamenti di Dio (« ...e insegnate loro a osservare tutte le cose che vi ho
comandate »).
« La Missione di Ba dea si riconosce
vincolata alla rivelar.:.. ,i.e di Dio, quale ci è data in tutta fi: sacra Scrittura.
Essa confessa Gesù ( risto quale il figlio di Dio, il quale ■ I ha riconciliato
con la sua morte e ci ha procurato una
redenzione eterna; egli, risorto e glorificato nei cieli, con il suo Spirito Santo
raccoglie la sua chiesa eia tutti i popoli,
la guida e la governa come capo e unico Signore; tornerà per portare a compimento il suo regno » (Costituzione,
art. 2).
1. La Missione di Basilea ha sperimentato, negli ultimi anni, l’esigenza di
superare l’unilateralità delle sue prospettive riguardo all’Asia e all’Africa,
giungendo a una responsabilità missionaria che coinvolga sia le Chiese svizzere sia quelle a lei legate oltremare.
Essa concepisce quindi se stessa come
uno strumento al servizio di queste
Chiese. Essa svolge il suo compito missionario predicando la parola biblica,
raccogliendo chiese cristiane, partecipando alle situazioni di bisogno del
fratello e intervenendo affinché si realizzino i diritti dell’uomo anche per
quei gruppi e quelle persone che sono
tuttora privati dei loro diritti e della
loro libertà.
2. In conformità con la sua confessione di fede, la Missione di Basilea ha
sempre predicato la salvezza sulla base dell’opera riconciliatrice di Gesù
Cristo. Essa ha cercato di dare segni
dell’amore del prossimo e si è impegnata, nelle sue zone oltremare, per la trasformazione delle condizioni sociali e
politiche, verso una maggiore giustizia.
Negli ultimi tempi, collaborando con
Chiese in Asia e in Africa, ha capito di
doverlo fare in misura maggiore anche
nella madrepatria ed è perciò che partecipa in modo diretto o indiretto ad
azioni che denunciano la condotta colpevole dell’uomo occidentale e cristiano nei confronti dei popoli fra i quali
essa ha annunciato l’Evangelo.
3. La Missione di Basilea condivide
la convinzione che sulla base dell’intera testimonianza biblica la salvezza dell’uomo viene offerta come dono e come vocazione. La salvezza consiste
quindi in una vita che nel ravvedimento vive del perdono di Cristo ed è tesa
al compiersi del suo regno (cfr. Filippesi 3: 13-14).
4. Perciò la Missione di Basilea individua il proprio compito missionario
primario nel determinare fra tutti gli
uomini l’obbedienza a Cristo della fede
(Rom. 1: 5-6). L’obbedienza della fede è,
per Paolo, la fede « operante nell’amore » (Gal. 5: 6). La Missione di Basilea
non può quindi separare la predicazione dagli atti dell’amore del prossimo,
e il prossimo non è, per essa, un individuo isolato, ma è sempre parte di una
comunità cristiana o di un gruppo e
membro di una società. Essa rivolge
perciò necessariamente la propria at
tenzione anche alla situazione sociale e
politica in cui vive il prossimo.
5. Il compito di portare uomini alla salvezza di Dio in Gesù Cristo ha
sempre richiesto ai missionari di porsi,
insieme ai cristiani indigeni, accanto
agli uomini che non sanno nulla di Cristo oppure dubitano del suo amore,
perché sono oppressi e tormentati da
coloro che portano il suo nome.
6. Questo porsi-accanto-agli-uomini,
che molti missionari hanno praticato,
ha spinto di tanto in tanto la Missione
di Basilea a porre alle chiese e ai cristiani che li mandavano, delle controdomande critiche. Queste ci vengono
poste, ultimamente, con forza da una
schiera sempre più numerosa di responsabili cristiani delle Chiese sorte
dalla missione. Questi cristiani asiatici,
africani e latinoamericani chiedono a
noi cristiani occidentali se siamo veramente discepoli di Gesù Cristo, se lo
seguiamo davvero, o se abbiamo soltanto il suo nome sulle labbra. Essi vedono, ad esempio, come lasciamo che la
nostra economia si affermi senza riflettere sulle sue leggi particolarmente dure nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Manca loro la nostra solidarietà,
la vera e sofferta partecipazione che
cerca e anche trova delle vie. Noi occidentali dobbiamo confessare che troppo a lungo abbiamo parlato di una pretesa superiorità sia spirituale sia materiale su tutti gli altri popoli della terra.
7. Nessuna società missionaria,
che si occupa della missione all’estero,
può sorvolare sulla necessità della missione nel proprio paese. La missione
deve avvenire anche fra noi, oggi.
8. La Conferenza missionaria di
Bangkok ci sollecita, di fronte ai molti
modi diversi di concepire e di offrire
la salvezza nel mondo di oggi, a testimoniare in modo più credibile e più
chiaro la salvezza in Gesù Cristo. Perciò ci vediamo oggi chiamati ad eseguire con intensità rinnovata, insieme alle
Chiese in Europa e oltremare, l’ordine
con il quale il nostro Signore ci ha
mandati (Matteo 28).
Pur senza missionari,
aumentato il numero
dei cristiani nel Sudan
Kartum (Relazioni Religiose) - Nel 1964 il
governo sudanese ha espulso dal paese quasi
tutti i missionari sia cattolici che protestanti.
Ultimamente, la politica del governo sudanese si è un po’ ammorbidita, e si è data
l’autorizzazione ad un certo numero di missionari di rientrare nel paese. Alcuni missionari protestanti ritornati dopo dieci anni di
assensa nella missione di Sahali, hanno constatato che il numero dei cristiani locali, nel
frattempo, si è triplicato e che nella stes.sa zona sono nate otto nuove comunità cristiane,
guidate dagli ex-allievi laici delle scuole missionarie.
diente » e della « parte disubbidiente
del inondo ». Come già per i cristiani
primitivi, pure oggi vi è per il cristianesimo una duplice minaccia: da un
lato quella dello Stato, dall’altra quella
interna, la tentazione rappresentata dai
seduttori teologici. Forse già la nostra
generazione dovrà affrontare il conflitto escatologico totale. Il falso profeta,
simbolo di una cristianità pervertita,
terrà la staffa all’anticristo.
Poiché il mondo è diventato « un
unico villaggio », si sono aperti orizzonti del tutto nuovi alla missione. Tutto
va assumendo forme globali: possibilità mondiali di distruzione e di miglioramento, conferenze mondiali. In tutto
questo fermento, uno è lo scopo: l’emancipazione dell’uomo. Il fatto è positivo, nella misura in cui si acquista
sensibilità viva per le esigenze dell’uomo, ma manca spesso la comprensione
per ¿Z fine spirituale prevalente, manca
il rispetto di Dio. L’uomo è lasciato in
preda ai suoi desideri.
Eppure proprio oggi alla missione si
schiudono grandi possibilità. Sebbene
molti parlino di « porte chiuse », sono
offerte possibilità finora ignote: in Corea il cristianesimo va diffondendosi,
Billy Graham riunisce adunanze fino a
più di un milione di ascoltatori, l’Evangelo è diffuso attraverso la radio e la
televisione, gli “evangelici" si uniscono,
vi sono cristiani attivi nei paesi comunisti, ecc.
La grande tentazione, per la missione, viene dalla Chiesa stessa. La critica biblica e una data interpretazione
della storia dissolvono l’autorità della
Bibbia e sostituiscono all’annuncio del
messaggio il dialogo. Il vero significato
e valore della salvezza viene emarginato a favore delle questioni sociali. La
missione perde il suo senso protocristiano. Una falsa immagine di Gesù,
una comprensione simbolica della risurrezione riducono la passione vicaria di Gesù a solidarietà con il mondo
sofferente. E le cose possono andare
così avanti, da giungere ad affermare
che nella Cina di Mao la Chiesa è, sì,
finita, ma i suoi scopi sono stati assunti daH’ordine nuovo. Il movimento ecumenico accoglie il pensiero marxista e
10 mescola con pensieri biblici. Non vi
è più posto per il discorso suiraniicristo. Eppure appunto questa deformazione deH’Evangelo apre la strada all’anticristo. Ecco apparire quindi tutto
11 carattere minaccioso di « Bangkok ».
Dobbiamo scegliere fra due missioni
totalmente diverse: la missione di Cristo e la missione di Barabba.
In quest’epoca escatologica i compiti essenziali della missione sono la
lotta per la chiarezza biblica nel discernere gli spiriti, un armarsi rinnovato della potenza della Spirito Santo,
una mobilitazione e un raccogliersi di
tutti i cristiani seri per la predicazione
dell’Evangelo. Su questa linea è impegnato il Congresso mondiale per
l’evangelizzazione, in preparazione nel
1974 a Losanna. La via di Dio, naturalmente, non dipende dagli uomini,
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii
Noticias
dalla Spagna
— Vi sono attualmente in Spagna più
di 2600 obiettori di coscienza in prigione e la legge li condanna a parecchi anni di detenzione, perché i motivi messi
avanti di questi obiettori « non emanano dal contenuto morale e religioso
fondamentale della società spagnola »,
così si esprime la corte suprema di giustizia militare.
— Il 29 giugno scorso la chiesa Battista di Madrid ha celebrato il sesto anniversario della sua fondazione con un
culto all’aperto in un parco della città:
è la prima volta che viene autorizzato
un culto protestante all’aperto a Madrid.
— Cicli di studi biblici e teologici
hanno avuto luogo a Madrid e a Barcellona con notevole partecipazione di
studenti e con buoni risultati.
— In Spagna le relazioni tra Chiesa
e Stato sono basate su questa ed altre
simili dichiarazioni: « la sola religione
della nazione spagnola è la cattolica
apostolica romana, essa è l’unica vera
chiesa, ed è la fede inseparabile dalla
coscienza nazionale che ispira la sua
legislazione ». Invero ardua la convit
venza tra confessionalità e libertà religiosa!
Edina Ribet
II 40% dei conventi di clausura sparsi
in tutto il mondo si trova in territorio
spagnolo, scrive il quotidiano « ABC » di Madrid. riferendosi ad una informazione di
agenzia. Il numero totale di conventi di clau.sura oggi esistenti è di 2.360; di questi, 950
sono spagnoli.
6
pag. 6
Pietro Taolialateia, filosofo cristiano
La figura del pensatore e predicatore evangelico in un nuovo volume della collana Storia del movimento evangelico in Italia” pubblicata dalla Claudiana e diretta da Giorgio Spini - Una significativa parabola fra Risorgimento e Novecento
N. 33-34 — 31 agosto 1973
Approvo in tutto il mio pastore, salvo che in un particolare, e cioè nella
sua tendenza a optare per certi inamabili inni tedeschi, che gli eseguo, come
organista, sospirando. Sono infatti affezionato ai nostri vecchi inni revivalisti, risorgimentali, o liberty, dalle
cui parole e note spira l’ottimistico
entusiasmo di quei tempi interessanti.
Malgrado questa propensione irrazionale, devo ammettere che ha qualche giustificazione la decisione dei curatori del nuovo Innario cristiano del
1969, i quali hanno espunto gli inni su
testi di Pietro Tagliatatela, contenuti
nella precedente edizione del medesimo Innario (1922): sono testi un po’
troppo concettosi, in versi talora un
po’ duri, non facili.
Giovanni furato, nell’eccellente trattazione che ha dedicato a questa poco
nota figura di pensatore e predicatore
evangelico (Pietro Tagliatatela, dalla
filosofia del Gioberti all'evangelismo
antipapale, Torino, Ed. Claudiana, collana « Storia del movimento evangelico in Italia », novembre 1972) ha comunque ricordato nella bibliografia
degli scritti anche le poesie religiose
del Taglialatela, musicate come inni
sacri nelle raccolte: Gloria in excelsis!
(Roma, ed. La Speranza, 1912), Assoli,
cori ed altre composizioni (ibid., 1929),
oltre che nel citato nostro Innario cristiano (vedo tuttavia, leggendone l’indice, che ci sono altri due inni, oltre
a quelli indicati da furato; nel cui
elenco inoltre, per un refuso, il n. 164
compare come n. 104; l’elenco completo mi risulterebbe così: nn. 84, 88, 92,
159, 164, 206).
Nessuno di questi inni si trova nella raccolta degli Inni sacri ad uso dei
cristiani evangelici del 1907 e si può
pensare che venissero introdotti nel
1922 anche in omaggio alla memoria
di Pietro Taglialatela, che era scomparso nel 1913. A più d’un fedele, fino
a qualche tempo fa, era caro l’inno
« Te chieggo con ardore e Te desìo »
(n. 159 nell'Innario del 1922) il cui pathos era messo in rilievo dalla melodia, composta, penso appositamente,
da un distinto musicista toscano, più
noto come musicologo e critico, Adelmo Damerini, oggi quasi centenario.
Anche questo inno hanno voluto espungere i curatori del nuovo Innario, a
vantaggio di melodie più austere e di
testi teologicamente più sound; pazienza.
Ho indugiato comunque su questa
parte del retaggio di Pietro Taglialatela perché penso che più d’un lettore
di questo settimanale abbia in mente
il suo nome, unitamente a quello di
Alfredo e di Eduardo Taglialatela suoi
figli, grazie alla loro attività di poeti
e innografi; e questi lettori saranno
quindi invogliati a prendere in mano
la piena e persuasiva trattazione di
furato, per aver notizia in tal modo
della vita, del pensiero e dell’opera
pastorale di una figura caratteristica
dell’evangelismo italiano fra Risorgimento e Novecento, che riflette aspetti tipici di questa nostra storia ancora recente.
Tipica, ad esempio, è la sua provenienza dal clero cattolico: nato a Mondragone, vicino a Caserta, il 7 gennaio
1829, Pietro Taglialatela aveva studiato nel seminario di Sessa Aurunca,
poi, dopo aver ricevuto gii ordini sacri, aveva insegnato nello stesso seminario e in quello di Cava de’ Tirreni.
Tipico anche il duplice percorso della
sua evoluzione spirituale: crisi politica, che si concreta nella partecipazione ai fatti del 1860 («fu... invitato a
predicare, per la causa della rivoluzione, nelle province napoletane »), e crisi filosofica. Questa seconda crisi è mediata da una meditazione di molti anni sulla filosofia di Vincenzo Gioberti
(a questo punto furato scrive pagine
interessanti sul giobertismo napoletano in epoca risorgimentale) e su quella di Giordano Bruno; basta menzionare questi autori, l’uno presente fra
i protagonisti del Risorgimento, l’altro
divenuto quasi simbolo anticlericale
nella seconda metà del secolo scorso,
per intendere il legame fra l’evoluzione filosofica e quella politica del Taglialatela, che, deposto l’abito talare
nel 1860, tiene a Napoli dal 1863 una
scuola privata, la cui conduzione lo
occuperà professionalmente per una
dozzina d’anni. Ma in questo periodo,
ricco di meditazioni che danno luogo
a vari scritti filosofici e letterari, Taglialatela prosegue la sua lenta evoluzione; quando fra il 1874 e il 1875 conclude la frequentazione, durata già alcuni anni, dei metodisti wesleyani presenti a Napoli dal 1863, con una più
impegnata partecipazione al movimento evangelico (scrive nel 1874 il programma del periodico « Civiltà evangelica », ed entra a far parte della comunità metodista di Napoli) alla sua
nuova collocazione socioreligiosa corrisponde sul piano speculativo l’uscita
dalla fase giobertiana. Dal 1877 Taglialatela è ministro di culto metodista
wesleyano, prima a Napoli, poi a Catanzaro e Cosenza, dove si tratterrà
fino al 1881.
Lirnpegno pastorale e giornalistico
( « Civiltà evangelica » dura fino al
1881; segue la collaborazione ad altri
periodici, fra cui « La fiaccola », dal
1883 al 1888, e « Rivista evangelica »,
dal 1889 al 1910) lo occupa intensamente fin verso la fine del secolo. Nel
1881-82 è pastore della « Chiesa libera »
(quella di cui Giorgio Spini ha narrato la storia nel primo volume della
collana, in cui è ora uscito il libro di
turato); quindi è pastore della Chiesa metodista episcopale, in servizio attivo fino al 1896.
Il meglio di sé come organizzatore,
evangelizzatore, polemista, lo dà come
pastore metodista-episcopale di Foggia
(1882-1889): organizza attivamente il
nucleo protestante nella città, fa puntate nel Tavoliere e a Pescasseroli d’Abruzzo, pubblica per due anni il periodico anticlericale « La nuova Puglia ». L’episodio culminante di questo
periodo battagliero accade nell’estate
del 1885, allorché « una gran folla inferocita, accorsa per lo più dalle campagne, sobillata e fanatizzata dai preti », circonda il locale di culto degli
evangelici: pastore e fedeli, comunque,
ne escono incolumi, sotto la protezione di un reparto dell’esercito.
Sugli aspetti più notevoli dell’attività svolta in quegli anni da Taglialatela
come giornalista ci informa furato in
un capitolo molto interessante (VI.
Questione romana e questione sociale).
Oltre alle questioni relative alla politica religiosa del nuovo stato italiano,
e alle polemiche con esponenti cospicui del cattolicesimo liberale o conciliatorista, come C. M. Curci e G. Toscanelli, il pubblicista evangelico prende
in considerazione attenta anche problemi di politica italiana ed europea:
pur rifacendosi ancora nelle sue valutazioni al Gioberti del Rinnovamento,
mostra un’evoluzione in senso garibaldino, una postuma attenzione a Mazzini, comprensione per le istanze del
nascente socialismo italiano.
L’attività giornalistica di Taglialatela non cessa quando, ritiratosi dal servizio attivo, va a vivere col figlio
Eduardo. Mentre soggiorna con lui a
Torino nel 1900, scrive inoltre l’unica
opera di vasto respiro da lui pubblicata dopo la conversione. Il Papa-re
nelle profezie e nella storia (edita a
Roma nel 1902, ripubblicata nel 1908):
una summa, si direbbe, una conclusione della sua attività di pastore protestante e di giornalista anticlericale,
conclusione che segna anche un trapasso, perché il quadro politico, quello del governo della Sinistra dal 1876
alla fine del secolo, in cui si è atteegiato fino allora il suo pensiero, sta
ormai cambiando. Negli anni seguenti
gli anticlericali italiani saranno piut
tosto propensi alle convergenze, talora
clamorose, con i clericali, a ciò indotti dall’abile politica di Giolitti e dalla
spinta degli interessi di classe, che
non ad applicare il suggerimento,
espresso da Taglialatela nel Papa-re,
di farsi del socialismo « un alleato prezioso contro la Bestia ».
Forse anche per questa situazione,
comunque stimolato dal corso dei suoi
pensieri e da polemiche teologiche con
Ugo Janni, nell’ultimo periodo della
sua vita Taglialatela torna a dedicarsi
prevalentemente a meditazioni teoretiche, che affida, oltre che ad articoli
sui periodici evangelici, ad alcuni manoscritti rimasti inediti, in cui appare
orientato teologicamente in senso unitariano. A quest’epoca, per lo più, appartengono anche le poesie religiose
che ho ricordato in principio, e che
hanno tenuto vivo il suo nome ancora per vari decenni nelle comunità protestanti italiane.
Ma il « pane gettato nelle acque »
da Pietro Taglialatela può affiorare anche in altri modi, talora impensati, furato riferisce, ad esempio, come uno
dei presenti al fatto di Foggia del
1885, che ho ricordato prima, il giovine Antonino Rapicavoli, si facesse
evangelico e divenisse in seguito pastore metodista; e un suo discendente mi rammentava giorni fa, con parole dell’avo, la figura di Pietro Taglialatela, che Rapicavoli aveva avvicinato con l’originaria intenzione di dargli contro, restandone poi toccato e
affascinato.
Soprattutto, è al Signore che il vecchio servitore affida nei tardi suoi anni il rendiconto della propria vita e
della propria opera: « Te chieggo con
ardore e Te desìo... ». Alle mani di
Dio, soprattutto, Pietro Taglialatela
ha affidato la sua eredità.
Augusto Comba
I Torre Pellice, 3-4-5 settembre 1973
I XIII Convegno di Studi sulla Riforma
I e i movimenti religiosi in Itaiia
I ’ PROGRAMMA
H Lunedì 3 settembre
I ore 9 Apertura del Convegno. Saluto del Presidente della
^ Società di Studi Valdesi. Elezione della presidenza
^ del Convegno
H ore 9,30 — Comunicazioni
1 Giovanni Gönnet: La storiografìa valdese del XVI
I e XVII secolo
= Salvatore Caponetto: Un’opera ignorata di Aonio
= Paleario: Dell’Economia ovvero del governo della
I casa (1555)
I — Ugo Rozzo: Gli scritti di Giulio da Milano
= ore 15,30 — Comunicazioni
H Carla Faralli: Notizia su una figura dell’evange
p lismo italiano: Luciano degli Ottoni
1 — Adriano Prosperi: Una criptoedizione dell’« episto
E la » di Giorgio Siculo
E — Stefania Ferlin Malavasi: Intorno alla figura e
= l’opera di Domenico Mazzarello, eretico rovinino
I del ’500
E Martedì 4 settembre
p ore 9,30 — Comunicazioni
E — Aldo Stella: Ecclesiologia degli anabattisti hutte
E riti veneti dal 1540 al 1563
i — Luigi Firpo: Giambattista Ciarlo e la Riforma nel
s Friuli
E — Julia M. Buckroyd: I Covenanters e i Walden
I sians del XVII secolo
E ore 15,30 — Comunicazioni
I — Giuseppe Ricuperati - Sergio Bertelli: Ribelli, li
I bertini e ortodossi nella storiografia barocca
E — Mario Rosa: Protezioni e condanne romane delle
B opere di Voltaire
B Mercoledì 5 settembre
p ore 9,30 — Tavola rotonda a cura di Giorgio Spini e dei suoi
^ collaboratori sulla storia dell’evangelismo italiano
E nei secoli XIX e XX
I ore 15,30 — Conclusioni del Convegno. Chiusura del Convegno
= Nomina del Comitato organizzatore
iiiiiilliiiiiiiilliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliilllliiiiiiiiii!iiiiiilliliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii:iiiiiiiiiiiiiiiiiii
Cronaca delle Valli
ANGROGNA
Un furto al Collegio
dei Barbi
Al Collegio dei Baibi a Pradeltorno
è scomparso nei giorni scorsi un vecchio lumino ad olio, uno dei pochi oggetti che ornavano la stanza. Ci troviamo di fronte ad uno di quegli epi
I lettori ci scrivono
Difesa
del francese
Un lettore, da Torino:
Signor direttore,
recentemente VEco¡Luce portava un comunicato per le iscrizioni alla Scuola Media
del Collegio con un « N.B. - Nel modulo della domanda si può indicare la lingua straniera
prescelta: francese o inglese». Il francese alle Valli è ormai considerato dunque lingua
straniera non solo dalle autorità amministrative ma anche dal Collegio Valdese.
Da qualche tempo si ode ripetere il parere,
che si vuole illuminato, che ai nostri ragazzi
bisogna dare la scelta fra il francese e Tínglese, perché oggi l’inglese è più utile. Allora, ci
si può chiedere, perché non dare la scelta fra
francese, inglese e italiano, visto che Titaliano
oggi nel mondo è molto meno diffuso di una
volta, o magari anche Toccìtano per chi ci
tenga?
« Siamo in Italia. Siamo tutti italiani » si
risponde più o meno perentoriamente, con più
o meno celata violenza, con più o meno conscia intolleranza.
È vero che il siciliano è un fratello e verso
di lui ho particolari responsabilità e legami,
diversi da quelli che ho con l’abitante del
Ciad. Ma anche gli abitanti del Queyras, del
Delfinato sono miei fratelli, e miei vicini, e
ho con loro vecchi legami, utili non solo a
me, ma anche all’Italia. La verità è che il nazionalismo italiano ed il fascismo hanno fatto
tutto quello che potevano per cacciare il francese da queste Valli e per impedire il transito
e i rapporti con l’altro versante. Ora quest'azione prosegue in un'ostilità che si sente
spesso fanatica verso il francese — che non
sia strumento riservato a qualche intellettuale — e verso rapporti facili che non siano solo rapporti occasionali, ufficiali. Il traforo del
Colle della Croce per molti è anatema. Non
parlo dei progetti faraonici, ma una via di
comunicazione, che rimetta in relazione i due
versanti senza passare dalla fra poco intasatissima Valle Susa, è necessaria.
Si dà facilmente del fascista a chi non la
pensa come noi. Ma questa volta dove sta
l'eredità del fascismo? Che si teme? Si vuol
proprio dominarci salendo da una parte e
metterci con le spalle a un muro? Storia, interesse e possibilità (quindi avvenire) concordano nel far ritener che il francese sia una
lingua che normalmente si debbe insegnare
nelle scuole delle Valli a tutti insieme all’italiano. E come ausilio non si esiti a chiedere
un ripetitore della TV francese come in Val
d’Aosta (non sarà peggio della TV italiana).
L’inglese lo si insegni in più per chi lo vuole,
e sarà un bene. E non si dimentichi Toccitano, su cui si può tornare un altro momento.
È difficile insegnare a esprimersi ai bambini,
malgrado o anche a causa della TV. Quanti
insegnanti tengono conto, o sanno come tener
conto del retaggio linguistico e culturale che
i bambini ricevono dal patois occitano o dal
piemontese o da quale altro linguaggio si parla nella loro famiglia, nel loro ambiente? Non
è vero che i bambini non possano ricevere un
ricco, molteplice patrimonio linguistico. Se si
inventano persino la loro lingua! Una linguistica comparata al loro livello può valere quanto e più dei non disprezzabili latino, greco e
matematica. Non è vero che onde intendersi
in tutto il mondo bisogna ridursi al più presto possibile e comunque a una semplicistica
monotonia universale. Unificazione e diversificazione in questo mondo, in questo secolo
sono ancora complementari. Inglese e spagnolo sono grandi lingue che si diversificano sempre di più. L’italiano stesso, malgrado questa
RAI-TV, si ridiversifica.
Questa lettera non intende essere un attacco ai presidi e ai professori che la mettono
tutta per questo loro paese. Né implica una
lode per la politica culturale francese, da
una parte chauvine quanto l’italiana, d’altra
parte, proprio per motivi diplomatici, noncurante di piccole minoranze come la nostra.
Che in Francia non si parli italiano per Parigi può essere più importante del fatto che
nelle Valli non si parli più francese. Ma questa lettera non vorrebbe essere ancora una
vox clamantis in deserto.
Si cominci quindi ora in queste Valli dal
linguaggio dell’ambiente originale, si curi una
buona impalcatura linguistica per chi vive e
fa capo a queste Valli. Meno importa graduare adesso una maggiore o minore conoscenza
purché i vari elementi siano presenti. Questo
mi pare un contributo alla non discriminazione. contro la discriminazione.
Gustavo Malan
sodi che dimostrano la scarsa coscienza e maturità civica del nostro tempo.
Una visitatrice, notato il fatto, ha
lasciato sulla finestra il seguente biglietto di commento:
« Sono un’ammiratrice cattolica dei
valdesi. Due giorni fa ho visto su questa finestra un lume antico ad olio o
ad alcool. Oggi: 10/8/73 non c'è più.
Chi ha rubato questo oggetto cosa ha
creduto di fare?
Ti prego tu che entri e che te ne
vai, lascia ogni oggetto al suo posto.
Anche nel piccolo puoi oltraggiare la
religione. Se non sei valdese offendi
ugualmente il tuo credo.
Rispetta se vuoi essere rispettato ».
Pralì
Il 9 agosto si è spenta al Giordano la nostra Sorella Livia Grill dopo numerosi anni di
malattia spietatamente progressiva. Al marito
che Tha curata per tutto questo periodo con
amore e perseveranza ed ai figli tutta la Comunità rinnova il suo affetto come pure ad
Enrichetta Richard della stessa borgata che
qualche giorno prima aveva perso a Marsiglia
suo fratello Cesare Bounous.
Fine agosto, tempo di partenze. Frali ritorna il villaggio tranquillo di sempre, il tintinnio delle campanelle delle mucche e delle pecore al pascolo non è più sopraffatto dallo
scoppiettio dei motocrossisti che avevano invaso tutti i sentieri percorribili, i contadini
che stanno ora tagliando la segale non hanno più problemi per attraversare la strada col
carico sulle spalle. Rimane il frutto del lavoro
di questo periodo che migliora sensibilmente
l’economia di molte famiglie allontanando così il rischio delTemigrazione che colpisce le
altre zone della valle, E rimangono i ricordi ;
amicizie riannodate, vecchie conoscenze riviste, Fratelli in fede ritornati per alcune settimane fra noi, parenti rivisti dopo mesi od
anni, oppure molto più prosaicamente mucchi
di rifiuti abbandonati nei luoghi dove sono
sorte le tende o si sono accampate le roulottes
o dove la gente ha pranzato su per i monti
fino al bellissimo Lago Verde, purtroppo abbondantemente inquinato da rifiuti.
Alla fine di agosto avremo tuttavia anche
partenze più definitive: quella della famiglia
di Domenico e Chiarina Picchi che hanno
fatto parte del gruppo residente di Agape e
che ritornano ora nella loro Comunità di Ferentino. Salutiamo pure Claudio Boer e Cristina Sereno, ben conosciuti nella Comunità,
che sì apprestano a trascorrere alcuni anni in
Canada.
Nel mese di agosto il Museo ha lavorato a
pieno ritmo: nel solo giorno del 15 agosto è
stato visitato da ben 400 persone. Anche la
vendita di libri di storia si è dimostrala una
iniziativa apprezzata da molti. Il prof. Enea
Balmas ci ha dato la sua collaborazione per
risolvere alcuni problemi ancora aperti. Lo
ringraziamo con .sincera riconoscenza.
F. Davite
Collegio Valdese
La mostra dei lavori eseguiti dagli
allievi della Scuola Media rimane aperta fino al 3 settembre con il seguente
orario: 16.30-19.
Avviata a Prali
una ricerca internazionaie
suiia Resistenza in Eumpa
Un Comitato Internazionale per la Documentazione sulla Resistenza Europea nella Seconda Guerra Mondiale — Ricerca e Catalogazione delle Fonti negli Stati Uniti d’Amei*ìca — si è costituito per iniziativa delri.slitiit » Universitario di Studi Europei di Toriiìo.
Per questo a Frali, in Val Gernianasca. si
è tenuta dal 26 al 28 luglio una riunione presieduta da Charles Delzell, presidente del Comitato Americano per la Storia della Seconda
Guerra Mondiale e professore di storia alla
Vanderbilt University. Tra i partecipanti erano lovaii Marjanovic, vice presidente del Comitato Internazionale di Storia della Seconda
Guerra Mondiale e presidente del Comitato
Iugoslavo, Giorgio Rochat. segretario generale del Comitato Internazionale, Marcel Baudot, segretario della Commissione della Resistenza al Comitato Francese della Storia della
Seconda Guerra Mondiale, Jan Vanwelkenhuyzen, direttore del Centro Belga di Ricerche e
Studi Storici della Seconda Guerra Mondiale,
David Ellwood dalla Gran Bretagna. Max
Salvadorì, professore emerito dello Smith College (USA), Gianni Oberto, Presidente del
Consiglio della Regione Piemonte, Ernesto
Laura, Amministratore Unico delTIstiluto
Luce, e diversi professori di storia delle Università Italiane.
Il programma di ricerca negli Stati Uniti
d’America è volto a reperire e catalogare sia
i documenti europei esistenti negli archivi
pubblici o privati di quel Paese sia i documenti americani che illuminino sui rapporti
fra gli Stati Uniti e la Resistenza Europea.
Il Comitato ha deciso di estendere la ricerca dei documenti oltre l'ambito tradizionale
includendovi anche il materiale fotografico e
cinematografico.
Per l’attuazione e il coordinamento del programma di ricerca si è formato una segreteria
composta da Marcel Baudot, Paolo Gobetti,
Gustavo Malan, lovan Marjanovic, Lamberto
Mercuri e per gli Stati Uniti Ferdinand Engel. professore alla Western Kentucky University.
Associazione
Amici del Collegio
Programma della giornata del Collegio del 2 settembre p. v.
ore 11.30 - Ritrovo al Collegio per visitare la nuova costruzione.
Quindi con servizio di macchine di Amici si andrà al
Ristorante Seggiovie Vandalino per il pranzo alle ore
12.30 (L. 1.700 a testa escluse bevande).
ore 15.15 - Seduta sociale presso la Casa Valdese.
ore 16.30 - Buffet presso il Giardino
della Casa Valdese - Giochi
e caccia al tesoro.
7
31 agosto 1973 — N. 33-34
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 7
Vilipendio e danni,
testimnnianza e giudizin
Non v'è da dubitare dell’esattezza
pubblicati da Enrico Corsani
SU ] Eco-Luce del 27 luglio circa l'episodio relativo al prezzo pagato a Bari
per li « rifiuto del vilipendio ». Tuttavia debbo ritenere che i danni recati
da quel tal Mazzei al tempio valdese
j (ottura a colpi di martello
dell insegna luminosa e della croce sovrapposta all’ingresso) non possono
avere in modo alcuno integrato il rea^ui all’art. 404 del codice penale.
Affinché un tal delitto sia consumato
occorre, tra l’altro, che vi sia stato
« il vilipendio di cose che formino oggetto di culto, o siano consacrate al
culto»; ed è ovvio che né l’insegna luminosa, né la croce sulla porta d’ingresso, sono per i valdesi di Bari o di
altrove « cose consacrate o formanti
oggetto di culto ».
L accertamento di tale qualità relati va alle cose vilipese, deve esser fatto dagli inquirenti secondo i principi,
la dogmatica, l'ordinamento, la fede
praticati nella confessione religiosa
che con un tal gesto si sia voluto ofIelidere, e non con la mente orientata
alla situazione propria della confessione religiosa più diffusa. La mentalità della popolazione e dei funzionari
del paese che ci ospita come credenti,
deve essere necessariamente orientata
al riguardo.
D’altra parte se dai risultati delle
indagini condotte da chi di dovere, si
I rae il convincimento — come riferi.‘■ec Corsani — di « escludere che dietro questo gesto vi fosse una motivazione religiosa o politica, ma che siasi trattato di un semplice atto di vandalismo commesso probabilmente da
uno squilibrato »; allora la volontà di
oilendere la « religione valdese » (chiamiamola così come forse la si intende
in certi ambienti chiamati per esercizio della funzione di stato a proteggere il nostro « sentimento religioso »,
che l’ex ministro della giustizia on.le
Conella si è da ultimo preoccupato di
liroteggere con i rigori (della legge) era
del tutto assente dall’atto compiuto
cial Mazzei. Debbo quindi concludere
c he il vilipendio non c’è proprio staio; mentre il danno sì e di un certo
quale ammontare. Di fronte a questa
così diversa risultanza dei fatti, tanto
più realistica perché sgorgata dalle
stesse parole del nostro pastore, l’atIcggiamento assunto « in pieno accordo con la chiesa di Bari », e per questo « piena cum laude » da parte mia,
mi lascia assai perplesso per più di
un motivo.
Mi domando anzitutto se il nostro
atteggiamento di fronte a fatti che
\ orrebbero essere di vilipendio nei nositi riguardi debba essere quello di
protestare contro la tutela penale che
I ; viene offerta, spiegando che non la
t ogliamo perché la nostra fede, che è
nel Signor Gesù Cristo, è protetta da
lui, e non è utile anzi dannosa, ogni
azione di presunta protezione da parte degli uomini. Mi pare invece che
quello che conta per noi nei casi concreti, non è protestare contro la tutela penale, ma contro il vilipendio di
cui dobbiamo ricusare 1’esistenza, per
rendere così inoperante quella tutela
che non ci va. Caso contrario offriamo al magistrato, in buona fede, una
nostra inconscia attestazione che il
vilipendio c’è stato; ed allora il magistrato, sulla base anche della nostra
deposizione-protesta, applica la legge
che deve applicare e condanna i vari
Mazzei di questo mondo. Ma se noi
invece cerchiamo di dare una veste
concreta alla nostra protesta precisando che nella specie il vilipendio non
c’è stato perché noi, ad esempio, non
consideriamo né l’insegna, né la croce ovunque collocata dentro o fuori
il tempio, come cose « consacrate o
formanti oggetto di culto », allora noi
diamo nel corso del procedimento
quella testimonianza che può valere,
sia come difesa dell’imputato, sia come protesta contro una legge che offende la nostra fede, dandoci modo
altresì di offrire un perdono concreto
a quell’imputato a noi ignoto che indubbiamente non sapeva quel che faceva. Al limite direi, che noi si dovrebbe financo dare un aiuto materiale per la difesa dell’imputato contro
il presunto reato di vilipendio. A tal
fine quindi non giova il rifiuto degli
atti processuali, ma il nostro inserimento diretto nel giudizio.
Secondariamente se, come nel caso,
non si è trattato di vilipendio, ma so
lo (ii vandalismo, come asserisce Corsani, allora io mi chiedo se dobbiamo
in coscienza indulgere verso chi compie certi atti, per delle ragioni che son
solo sue, in ispreto dell’umano convivere. Personalmente nella fattispecie
mi sarei costituito parte civile, non
per appesantire la posizione dell’imputato, ma, oltre dìe per negare in
modo diretto il reato di vilipendio, per
dar base alla eventuale successiva
azione di risarcimento del danno in
sede civile. Penso che occorra sempre
ricordare che il denaro che la Chiesa
raccoglie è dato per l’opera del Signore. Pertanto è legittimo, per via
della responsabilità verso i donatori
(il destinatario sa tutelarsi da sé) agire in via cautelativa. Poi se un risarcimento si avrà sarà allora la chiesa
locale a deciderne l’impiego. Se del
caso, a mio avviso il risarcimento dovrebbe essere totalmente devoluto a
favore della famiglia che dall’atto del
proprio congiunto sarà forse stata più
gravemente danneggiata che non la
chiesa valdese.
L’abbandono di una situazione alle
sole mani della giustizia umana senza
valersi di tutte le opportunità che il
sistema in atto ci offre per dare nel
modo più integrale ed incisivo nel
concreto del caso, la nostra testimonianza, mi ha sempre convinto assai
poco. La testimonianza all’Evangelo
comporta molto spesso delle rotture
sul piano della vita consueta di questo secolo, in quanto essa vuole incidere nel vivo della situazione degli uomini. Ed ogni incisione è trauma. Questa è forse una delle occasioni concrete per sperimentarlo, anche se ad
alcuni tutto ciò, come è ovvio, potrà
sembrare assurdo.
Giorgio Peyrot
Pramollo
Ringraziamo sentitamente i Pastori Silvio
Long (Lugano) e Ermanno Rostan (Ivrea) per
ii messaggio rivoltoci nel culto da loro presieduto rispettivamente le domeniche 12 e
19 agosto.
Durante il culto di domenica 19 agosto il
Pastore E. Rostan ha invocato la benedizione
del Signore suU'unione del figlio Daniele
con la signorina Silvia Corsi (Bologna), i quali avevano celebrato il loro matrimonio secondo la legge della società civile il giorno prima presso il municipio di Ivrea. La comunità
di Pramollo rinnova a questi giovani sposi i
più fraterni auguri di una vita in comune serena e felice sotto lo sguardo del Signore ed al
Suo servizio.
T. PONS
Sestri Ponente
Nella famiglia metodista di Sestri è mancata improvvisamente la cara sorella in fede
Caterina Prato nata Sdutto. La comunità ha
espresso la sua vicinanza affettuosa alle famiglie Prato, Rizzi e Boeddu confortate anche
dalla presenza del Pastore Alfredo Scorsonelli, per tanti anni conduttore della chiesa. Che
il Signore ci dia di essere sempre vigilanti,
non sapendo né il giorno né l’ora in cui egli
ci chiama.
La nostra gioia profonda e la nostra riconoscenza a Dio per aver ristabilito le nostre
sorelle in fede Angela Rizzi e Gianna Conterno. Al veterano G. Battista Zunino migliorato xn salute il nostro augurio affettuoso.
Nel mese di agosto la predicazione è tenuta
successivamente dal Pastore Enos Mannelli,
Ulrico Cassano, Giorgio Resini, Carlo Baiardi, anche per la comunità di Sampierdarena.
A Eugenio Bo, simpatizzante della chiesa
di Sestri i nostri rallegramenti per aver conseguito la laurea in ingegneria con votazione
lusinghiera.
Sampierdarena
Recentemente la comunità ha avuto la gioia
di partecipare al culto coi battesimi di Simone Zaffanti di Gaetano e di Enrica Bravi, Valerio Zaffanti di Calogero e di Odetta Buoncompagni.
L’occasione di incontrare famiglie ed amici originari della fedele comunità di Riesi ci
ha fatto rivivere un tempo di viva testimonianza e constatare lo spirito di fedeltà al
Signore nonostante la separazione dalla terra lontana. Alle famiglie l’augurio d’un
esempio prezioso e della preghiera per le tenere creature donate dalla grazia del Signore.
Alla sorella Giovanna Bortolotti degente all’ospedale il nostro augurio e la nostra preghiera per la sua guarigione.
Gustavo Boucharo
FEDERaZION E FEMMINILE FALDESE
Incontro italo-francese
dal 4 al 7 ottobre, a Torre Pellice (Foresteria)
La signora Hoffet, pastore e segretaria ¡del Dipartimento del lavoro
della donna all’Alleanza riformata mondiale, introdurrà degli studi biblici, e sarà accompagnata da un gruppo di alsaziane.
Invito cordiale a tutte le sorelle italiane, e in modo particolare a tutte
le Unioni delle Valli.
Giovedì 4; arrivo e sistemazione;
Venerdì 5: ore 9-11; studio biblico;
ore 14-15; visita al museo;
ore 15-16; studio biblico;
ore 17-18; sintesi;
ore 20.30; serata varia, con cori;
Sabato 6; visita ad Agape e ad Angrogna;
ore 17-19; studio biblico;
ore 20.30; riunione di responsabili;
Domenica 7; ore 10.30; Culto con Santa Cena;
ore 14.30; Incontro generale.
Per iscrizioni — entro il 25 settembre — rivolgersi a Ade Gardiol, Viale
Trento 12, 10066 Torre Pellice, tei. 91277 o a Marie-France Coìsson 10060
Angrogna, tei. 91444.
Lingue; francese e italiano.
Per chi desidera essere ospitato alla Foresteria; pensione completa
L. 2.800 al giorno; un pasto L. 1.000.
(segue da pag. 1)
ligioso è mandato j Pilato e da Pilato
ad Erode... Potere, nafferrabile tutore
operante, che non subisce processo a
differenza dei povei che opprime, calpesta i diritti deil iiomo indifeso; guidato da Colui che ci rige le potenze spirituali della malva; ,tà e che minaccia
ogni creatura senza distinzione.
Cristo infatti ha ! autorità che mette
in crisi e sconfigge ogni potere dentro
e fuori di noi; che c i da l’autorità, mediante lo Spirito is nto, di proclamare
ii perdono e di cor Jurre a Cristo ogni
creatura.
Quest’autorità e
ciò debole è la mi -:
stra chiesa. Un
troppo spesso le c c
che ormai sappiar >
no le cose che sole.
Non abbia
ché incerta e la ...
dopo aver « visto la
pagnatori del parala
Occorre la feue a
ebole m noi; perone. m crisi la nono diceva infatti;
ese dicono le cose
e raramente dicooro possono dire...
-lente autorità per■ le; Gesù guarisce
I ede » degli accomuco.
amica che rimuo
CASA DE FERNEX
(ISTITUTO ARTIGIANELLI VALDESI)
ISCRIZIONI
Sono aperte per giovani operai e studenti fra gli anni 18 e 28. In casi
speciali possono essere accettati elementi più giovani.
POSTI 35
Riapertura in settembre - L. 60.000 mensili - Dep. L. 30.000
Tel. 652287 - Via Petrarca, 44 - TORINO
ve ogni ostacolo nella prospettiva di
portare a Cr i ad t giovani ed
anziani, malati e san : ; eppur tutti affetti da paralisii, nel prospettiva di
una comunità piu ieri ;iie, più aperta,
più responsabile, una . amunità capace
di generare nuovi credenti, predicatori,
testimoni convinti. Qii. lla fede che gli
ultimi della terra, gli Zigani, ci mostrano nella sua freschezza e dinamicità;
infatti nello spazio di dac decenni il Signore ha operato un grande risveglio
tra gli Zigani a mezzo d una guarigione
ottenuta dalla preghiera e per la fede
d’una donna zigana e d’un gruppo di
credenti... Da quel momento l'Evangelo
è stato diffuso da una « roulotte » all’altra; oggi più di quindicimila zigani
nella sola Francia hanno accettato Gesù Cristo e centinaia di predicatori
percorrono il mondo intero alla ricerca
del popolo « paria »; qualche mese fa il
maggiore responsabile dell’opera. Clemente Lecossec, con alcuni fratelli ha
rifatto in senso inverso la strada percorsa dai primi Zigani dall’India, predicando l’Evangelo dovunque.
La linea di evangelizzazione dei Vaidesi medioevali ha trovato dei seguaci;
che il Signore non ci privi di questa
eredità e di questo privilegio, pazientando ancora un poco con noi...
Purtroppo sotto questo ed altri aspetti si avverte uno stato di paralisi nelle
nostre comunità; nel libro Una chiesa
in analisi l’autore individua alcuni elementi della crisi quando dice che ognuno prosegue la sua strada con rassegnazione; v’è un certo dissolvimento
della coscienza morale individuale ed
uno spirito di accomodamento; si avverte una profonda disintegrazione della comunità; le relazioni tra chiese ed
opere sono pressoché nulle, si vive come in un condominio dove ci si ignora
gli uni gli altri; comunità che si consolano criticando i loro conduttori e viceversa; e intanto l’indice numerico dei
membri delle chiese segna un altro passo indietro. Si avverte che l’elemento
spirituale è disinnescato dalla realtà e
la realtà disinnescata dallo Spirito, senza linea orientatrice. Soprattutto manca la tensione evangelistica con le più
diverse motivazioni. Eppure, dice ancora l’autore, una comunità che non sia
in espansione missionaria, che non avverta la necessità di condurre altri a
condividere le proprie posizioni di fede,
non è una comunità cristiana, come
non è degno di qualificarsi confessante
un atteggiamento che non si traduce
in una coerenza di vita.
Perciò più che mai abbiamo bisogno
d’invocare la potenza dello Spirito Santo per la guarigione delle nostre comunità e delle nostre opere, della nostra
mentalità, memori del monito che Carlo Beckwith indirizzava un giorno alla
Tavola valdese; « Non vi manca niente; avete le vostre Bibbie, i vostri pastori, i vostri templi, le scuole e biblioteche; il vostro arsenale è ben guarnito
di tutte le armi delTEvangelo; affilate
Personalia
Patrick et Hélène Leach née Pons
ont la joie de vous annoncer la naissance de leur troisième enfant, Jane Lydie,
le 28 juillet à Leeds, Angleterre.
II nostro augurio fraterno a Silvia
Corsi e a Daniele Rostan, che si sono
sposati a Ivrea-Pramollo.
A Bobbio Pellice Costanza Pasquet
ha festeggiato in questi giorni i 101 anni di età; vivi rallegramenti e auguri!
la salvezza letale deH'seme
le spade del vostro spirito e tempratele nello Spirito di Dio che vi sarà
dato generosamente ».
* * *
Questo pensiero è per noi tutti e per
te in particolare, caro fratello candidato, perché tu possa coi doni che Dio ti
ha elargito e con l’assistenza dello Spirito Santo concorrere a costruire una
comunità di responsabili, aiutando i
credenti a scoprire la loro vocazione
per il concreto annunzio delTEvangelo
nel mondo. Questa missione la potrai
adempiere nel clima della perseverante preghiera e riflessione della Parola,
guardando Colui che non ha serbato
nulla per sé, ma ha profuso il suo amore per l’uomo, restando prossimo a tutti, ed è diventato per te e per noi pane
di verità e di giustizia, di libertà e di
riconciliazione, di salvezza, pane vivo
che è disceso dal cielo e che dà la vita
al mondo.
Gustavo Bouchard
illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllli
LUSERNA SAN GIOVANNI
Offerte per la costruzione
del nuovo Asilo dei Vecchi
Doni pervenuti nel mese di luglio per la nuova costruzione:
In memoria di Elisa Benech e di Esterina
Gay, le amiche Lina Malan, Letizia Bonnet e
Tinette Bertin L. 30.000; Colletta Concerto
Corale tedesca 12-7-73 20.000; Alfieri Maria,
Genova 1.000; Argenti-Alfieri Erme, id. 1000;
Falchi Velia, id. 1.000; Gay Emma, id. 3.000;
Pampuro Renata, id. 1.000; Pampuro Renato
e Armida, id. 1.000; Tron Emanuele e Ida, id.
2.000; Agrofoglio Davide e Valentina in mem.
di A. Peyrot, id. 2.500; Cattaneo Felice e
Rosa, id. 10.000; Corsani Mary, id. 10.000; N.
N., id. 1.500; Pasqualini Anna Maria, id.
2.000; Schenone Federico e Emma, id. 10
mila; Verardi Emilio, id. 2.000; N. N. (una
benefattrice) 20.000; Giuseppina e Alberto
Rivoira in mem. di Emilio Godino, S. Secondo 5.000; La famiglia Danna in mem. di
Bonnet Arturo 10.000; Le famiglie Revel,
Bersandi, Girardon, Potocnik e Gallina in
mem. di Bianca Potocnik in Revel 60.000; I
vicini di casa in mem. di Bianca Potocnik
18.400; In mem. di Lidia Jahier ved. Bouchard, Travaglini Luigi, F. Sopporto, F. Gonella, Gobello, F. Marazza 11.500; Malan Ernesto, Torino 10.000; N. N. (un piccolo aiuto) 5.000; Serra Giuseppe 500; Montaldo Adelina (2** vers.) 10.000; Olga e Daniele Rostagnol in mem. della nonna A. M. Geymonat
5.000; Reynaud Lea (rie. Asilo) 1.000; Peyronel Melanie (rie. Asilo) 5.000; Allamand
Tina, Ginevra 10.000; Malan Lina e Daniele
in mem. di Elise Long-Giordan 5.000; Famiglie Giordano-Eynard e Sacchino in mem. di
Chiavia Fed. 50.000; Chiesa Valdese di Bordighera-Vallecrosia 50.000; Sorelle Jalla,
Ventimiglia 3.000; Un’amica, Vallecrosìa 10
mila; Italia Stauble-Tron, Bordighera 2.000;
Frida Peano-Klaundgen, Bordighera 2.000;
Clara Akesson-Billour, id. 5.000; Violetta Billour, id. 5.000; Elena Di Pillo, Torre Pellice
10.000; Elena Di Pillo in mem. di Teresa
Gasparotto, Torre Pellice 10.000; M. Dupuis,
Francia 7.250; Società di Cucito « Le Primtemps » di Luserna S. G., ricavato dal Bazar
del 29-7-73 1.000.000; Durand Fiorina, Rorà
5.000; G. W. B. 10.000; Bellion Matilde in
mem. suoi cari (rie. Asilo) 25.000; Nini e Piero Boer in mem. di Placido Mondon 5.000:
Benech Clemence 2.000; Malvicinì 10.000;
Gay Enrico 20.000.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI tuttofare referenziata amante campagna per casa collinare. Massimo stipendio. Scrivere a : Clotilde Romano Cattaneo,
Via Seneca 32 - 10131 Torino.
CERCO persona fidata per due bambine (due
e tre anni) disposta soggiornare parte dell’anno a Milano e parte campagna Veneta.
Indirizzo: Signora Crisiina Costa, Villa II
Galero, 31011 Asolo (Treviso) - Telefono
0423/52000.
PER FAMIGLIA signorile cereo domestico
fìsso bravo fìdato attivo anche pensionato
disposto soggiornare villa veneta e parte a
Milano. Indirizzo: Contessa De Lord Rinaldi, Villa II Galero, 31011 Asolo (Treviso) Tel. 0423/52000.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Albertina Fraschia
in Godino
ringraziano i parenti, i vicini di casa,
il pastore, il dott. Ros, la ditta Salvai,
la famiglia Avondet (Frangoi) e tutti coloro che le sono stati vicini nella
triste circostanza.
Prarostino, 31 agosto 1973.
« L’erba si secca e il flore appassisce ma la parola del nostro
Dio dimora in eterno »
(I Pietro 1: 24)
A Marsiglia, il 29 luglio si è spento
Cesare Bounous
( Cesaricu )
nato a Ghigo di Prali il 5 febbraio
1913.
Ne danno l’annunzio la madre Caterina Martinat ed i familiari tutti.
Il 9 agosto è mancata al Giordano
di Praii, dopo anni di malattia
Livia Richard in Grill
all’età di 64 anni.
Lo annunziano il marito Maurizio
Grill ed i Agli Dante — con la moglie
Isabella Fiore — ed Elda.
«Gesù ha detto:
Venite a me voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io
vi darò riposo».
(Matteo 11: 28)
I familiari del professor
Roberto Jalla
ne annunciano la scomparsa, avvenuta il 17 agosto, e ringraziano di cuore
quanti gli sono stati vicini e hanno
partecipato al loro dolore, in particolare il dr. Gardiol e il personale dell’Ospedale Valdese, l’amica famiglia Ribet, il pastore SonelU.
« L’Eterno muta l’ombra di morte
in aurora» (Amos 5: 8).
Torre Pellice, 20 agosto 1973.
I familiari di
Davide Forneron
nelTimposslbilltà di farlo singolarmente, riconoscenti, ringraziano sentitamente tutte le persone che in vario modo sono state loro vicine durante la malattia e nella dolorosa circostanza della dipartenza del loro caro. Un ringraziamento particolare ai
Professori, ai Medici, alla Direttrice
ed a tutto il personale delTOspedale
Valdese di Pomaretto.
Prarostino, 6 agosto 1973.
TORINO
Ostello Maschile Valdese
L’Qstello dà ospitalità a giovani operai e studenti in camere a 2 o 4 letti
(esclusi i pasti) a modeste rette mensili.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi alla direttrice, signora Armand-Pilon,
Via Madama Cristina 11 - tei. 658108 Torino.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Susanna Garnier
ved. Bonjour
riconoscente ringrazia il Dott. Scarognina, i Pastori Taccia e Jahier, le
signore Elda Favout e Tina Grill e
quanti hanno preso parte al suo dolore.
Luserna S. Giovanni, 24 agosto 1973.
8
pag. 8
I NOSTRI GIORNI
N. 33-34 — 31 agosto 1973
Il CEC ( le strali in MozainbiGO
Ci associamo alla denuncia, ma non dimentichiamo le gravi responsabilità della nazione italiana
Le atrocità e i massacri commessi
dalle truppe portoghesi in Mozambico,
considerato, al pari delle altre colonie
africane, come « territorio nazionale
oltremare » ha destato una viva eco
mondiale di raccapriccio, di orrore, di
condanna, anche in relazione alla perfida « fantasia » colla quale questi massacri sono stati compiuti.
Il Consiglio ecumenico delle Chiese,
nel prender nota delle testimonianze
e delle narrazioni dei missionari —
recentemente pubblicate dalla stampa
inglese — secondo cui centinaia di persone sono state massacrate in villaggi della provincia di Tete, ha espresso
la sua viva emozione, nonché profonda costernazione.
Pur non avendo il CEC avuto conferme dirette, e malgrado il governo
portoghese abbia respinto ogni accusa, esso — come viene comunicato nel
n. 20 del soepi — non è affatto sorpreso o dubbioso sulle relative denuncie,
dato che i massacri fanno parte della
linea d’azione e della politica del Portogallo nei « suoi » territori africani.
In parecchie occasioni — come precisa ancora il soepi — il CEC ha denunciato questa politica ed ora esso ha
manifestato il suo pieno appoggio alla
proposta del primo ministro svedese
affinché sia immediatamente aperta
un’inchiesta del comitato delle Nazioni Unite per gli affari coloniali.
Anche noi, quali aderenti al CEC,
non possiamo che associarci a questa
nuova denuncia e formulare voti affinché questa atroce — e non certo
sporadica — situazione venga radicalmente mutat^ a favore dell’autonomia
e della liberta delle popolazioni locali, ma non possiamo assolutamente, in
qualità di cittadini italiani, limitarci
a questo.
La nazione in cui viviamo ha infatti gravi responsabilità relative al rafforzamento del dominio e della conseguente repressione coloniale da parte del Portogallo. Ne diamo qui due
documentazioni, che non fanno che
confermare quanto già si sapeva in
precedenza da numerose altre fonti.
La prima viene ancora dal CEC. L’invitato del quotidiano torinese « La
Stampa », G. Martinat, ha intervistato
a Ginevra uno dei membri del comitato dell’Africa portoghese del Consiglio ecumenico delle Chiese. È un belga che — chissà perché — gli ha chiesto di tacere il suo nome. Nel corso
dell’intervista il responsabile del CEC,
premettendo che la convenzione della
NATO (di cui il Portogallo fa parte)
vieta l’uso delle armi di questo patto
al di fuori della propria giurisdizione,
ha affermato di avere le prove che
« quando il governo portoghese nega
di usare dette armi in Africa mente ».
lllllllllllllllllrllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
FIAT; perché Gianei Agnelli
ha una scrittnre arato
Torino (L’Espresso) — La presenza
al fianco di Giovanni Agnelli dello
scrittore Paolo Volponi, da oltre un
anno consigliere e consulente per i
rapporti con il territorio, sta avendo
i suoi effetti. Volponi, che sostiene da
tempo la necessità per la Fiat di trattare con la classe politica su basi di
maggiore chiarezza, ha conseguito il
suo scopo in occasione del recente incontro di Agnelli con i membri della
commissione Bilancio e Programmazione della Regione. Dopo aver illustrato i programmi industriali della
società in Piemonte per il quinquennio 1973-78, il presidente della Fiat ha
anche manifestato l'intenzione di promuovere una serie di « azioni all’esterno dell’azienda ». Questa sorta di pubblica autoinvestitura che oggi la Fiat
si dà per intervenire direttamente anche nel campo sociale, è stata determinata soprattutto da due motivi. Primo, l’esperienza del passato, quando i
ritardi degli enti pubblici nel realizzare le infrastrutture civili e sociali si
sono ripercossi nella fabbrica facendo
aumentare il livello della conflittualità
operaia. Secondo, l’esigenza di garantirsi che il decentramento industriale
della Fiat da Torino verso sud-ovest
sia accompagnato da un lato da un
adeguato sviluppo dei servizi sociali
per i lavoratori che si trasferiranno in
questa nuova « regione dell’automobile » e dall’altro dalla creazione di una
serie di infrastrutture a spese dello
Stato e degli enti pubblici, che soddisfino le necessità industriali della Fiat
(casi tipici sono le pressioni perché la
provincia costruisca l’autostrada Torino-Pinerolo e lo Stato un anello ferroviario che colleghi Orbassano con
gli altri stabilimenti Fiat). Perciò la
Fiat si lancerà presto nella realizzazione di parecchie migliaia di alloggi e
più in generale, ha spiegato Agnelli,
interverrà « nei piani di rinnovo urbano, nella formazione di una rete integrata di trasporti regionali, nelle politiche di intervento per il ristabilimento economico del territorio ».
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. TH-p. Subalpina - Torre Pellice (Torino}
Sono almeno quattordici i casi in cui
l’uso delle armi NATO in Angola (altra colonia portoghese in Africa) e in
Mozambico è documentato senz’ombra
di dubbio. E — fra i primissimi —
precisa il responsabile del CEC, figurano ben quaranta caccia a reazione
FIAT G. 91 R. 4. Altri casi riguardano
aerei da combattimento e da trasporto, carri armati e armi pesanti, forniti da Gran Bretagna, Francia, Belgio
e Olanda.
La seconda denuncia giunge da L’Espresso del 22 luglio. Il settimanale ricorda quanto a sua volta è stato denunciato in un documento dell’ONU:
« ...gli aerei FIAT hanno distrutto villaggi, scuole e ospedali e danneggiato
irrimediabilmente l’agricoltura ».
Ma altre armi ancora (che fanno
pensare ad una pesantissima responsabilità diretta dell’Italia nei massacri)
vanno al Portogallo dalla Breda, dalla
Franchi e àall’Agusta-Bell, i cui elicotteri AB 2-05 erano già stati sperimentati sul Vietnam.
Il presidente del Movimento di liberazione dell’Angola Agostino Neto ha
detto: « È compito degli italiani bloccare questo commercio; è compito degli italiani difendere un popolo che
vuole essere libero ».
Che cosa ha fatto invece l’Italia? Lasciamolo dire agli stessi giornali portoghesi: « L’Italia ha svolto un’azione
decisiva e favorevole agli interessi portoghesi » nell’appoggiare l’immediata
concessione di facilitazioni per la collocazione dei prodotti agricoli portoghesi della Comunità europea allargata (cerchiamo almeno di evitare di
acquistarli!) e per la conclusione degli
accordi cogli altri partners dell’Efta.
Ma Agostino Neto non ha avuto alcuna risposta.
Né c’è proprio da illudersi che il
nuovo governo possa o voglia cambiare politica: finché, da una parte, sarà
aggiogato al patto atlantico e, dall’altra condizionato dalla democrazia cristiana, le cose andranno più o meno
« avanti » allo stesso modo in cui sono andate fin’ora.
Roberto Peyrot
Proteste per un concerto
Roma (Relazioni Religiose) - Negli ambienti di numerose ambasciate arabe, accreditate
presso il Vaticano, seppure con notevole ritardo, si registrano proteste per il fatto che
l’ultimo concerto offerto dalla RAI-TV a Paolo VI è stato diretto dal maestro Leonard
Bernstein, il quale ha diretto anche l’esecuzione di un suo « salmo ». Ignari del fatto
che Bernstein fosse un ebreo e notoriamente
amico di Israele, anche i diplomatici arabi
si sono recati al concerto ed hanno applaudito
l’esecuzione del grande musicista. Qualcuno
degli agenti dei servizi segreti arabi a Roma
ha scoperto che Bernsten è ebrero e filosionista ed ha denunciato i diplomatici di scarsa
« vigilanza ». Non è escluso che qualcuno di
questi ultimi verrà addirittura richiamato in
patria.
L’apartheid danneggia i’economia
deii’Africa Meridionaie
”Dio” sempre maiuscolo
Bonn (Relazioni Religiose) - Il governo di
Bonn ha inviato una circolare ai governi dei
vari Laender, richiamando la loro attenzione
sul fatto che la parola Dio, in tutte le occasioni, deve essere scritta con la prima lettera
maiuscola. Alcuni Laender avevano cominciato a tollerare che la parola Gott (Dio) venisse scritta con la minuscola.
Ginevra — Contrariamente a quanto
potrebbe sembrare la politica di segregazione razziale — contro la quale
hanno preso decisa posizione tutte le
confessioni cristiane — anziché favorire, danneggia l’economia dell’Unione
Sudafricana. È il risultato di un’inchiesta condotta dal B.I.T. (Ufficio Internazionale del Lavoro, organismo delrONU con sede a Ginevra), che ha
spiegato questa sorprendente conclusione con i seguenti motivi:
1) Avere mano d’opera abbondante ed a basso prezzo ha favorito il primo sviluppo industriale del Sud Africa, che è oggi la nazione di gran lunga più industrializzata di tutto il continente africano (più della metà della
produzione industriale africana viene
dal Sud Africa); ma a lunga scadenza
la cosa diventa negativa, poiché oggi
il paese ha bisogno disperato di mano d’opera specializzata ed i quattro
milioni di bianchi non possono fornire tecnici per una nazione di 22 mi
nor(d - sud - est - ovest
I I governi di Canberra e di Pekino hanno firmato un accordo commerciale con
il quale l’Australia e: la Cina si riconoscono
reciprocamente « nazione più favorita ».
I Due contratti di forniture di macchine
industriali, per un importo complessivo di
quasi 2 miliardi di lire, sono stati firmati da
autorità algerine e dalla FIAT.
H II Senato argentino ha approvato il disegno di legge, presentato dal Governo,
per la nazionalizzazione di sette banche nelle
quali il capitale straniero è superiore a quello
nazionale; la legge dichiara di « necessità e
utilità pubbliche » e quindi soggetti a espropriazione i beni all’àttivo dei sette istituti,
fra cui le succursali della Banca francese del
Rio de la Piata, della Banca di Santander e
della First National City Bank. Contemporaneamente il Governo'ha annunciato la prossima presentazione di un disegno di legge per
la « restituzione al gen. Juan Domingo Peron
di tutti beni, dei quali è stato privato, illegalmente, per effetto di una legislazione perse
cutoria », dopo la sua destituzione nel 1955.
Resta aperto il problema in che misura erano
stati, prima, acquisiti legalmente...
m Durante la sua visita negli USA, lo Scià
dell’Iran ha deciso di acquistare armamenti per un valore di un miliardo di dollari
e ha concluso un accordo di collaborazione fra
il suo governo e una compagnia petrolifera
statunitense.
^ Un aereo speciale dell’Alitalia, appositamente noleggiato dal Ministero degli
Esteri, è partito per la capitale dell’Alto Volta, Ouagadougou, trasportando materiali, automezzi, viveri ed altri generi di soccorso raccolti dalla organizzazione « Mani tese » e destinati alle popolazioni locali, colpite dalla
siccità. Lo stesso aereo trasportava 230 chili di
vaccino ed un elicottero, donati all’Alto Volta
dall’Amministrazione provinciale milanese.
H In seguito agli esperimenti nucleari
francesi nel Pacifico, il Perù ha rotto
le relazioni diplomatiche con la Francia.
VIVA
IL TURISMO
IN GRECIA!
Fra coloro che
hanno la possibilità di trascorrere un
periodo di vacanze
all’estero, sono alcuni che si rifiutano
d’andare in Grecia, per negare al governo dei colonnelli un contributo economico sia pure modesto. Altri vanno
in Grecia ed ivi s’interessano (ma sono pochissimi!) dei perseguitati politici, e almeno esprimono in qualche
modo la loro solidarietà, magari anche tangibilmente, al popolo che soffre. Altri infine vanno in Grecia a divertirsi, come potrebbero fare in Svizzera o in altri paesi. A questi è specialmente dedicato un messaggio, recentemente giunto a Parigi (per vie
ovviamente clandestine), da parte di
alcuni detenuti politici che languiscono nelle prigioni dell’isola di Corfú.
Ne riportiamo alcuni passi significativi.
« Corfú rappresenta, agli occhi degli Occidentali, un luogo ideale nel
Mediterraneo per passare delle vacanze idilliache. Ma è verosimile che, fra
i turisti che hanno scelto questo luogo privilegiato per godere il mare e
il sole, ben pochi sanno che la dittatura militare tiene nelle galere dell’isola, in un isolamento totale e in
condizioni inumane, un certo numero
d’avversari politici del regime.
Queste prigioni furono costruite nel
1830, epoca in cui le isole ioniche erano un protettorato britannico. La potenza coloniale aveva edificate queste
orribili carceri, allo scopo d’imprigionarvi i patrioti che, in quell’epoca,
combattevano per la libertà.
Le celle individuali dei detenuti, che
ricordano certi sepolcri medioevali,
raggiungono un volume di 15 me. scarsi: esse sono dunque più piccole delle celle di disciplina delle altre prigioni. In ogni caso esse sono ben lontane dal volume di 30 me., previsto per
regolamento dal codice di giustizia
penitenziario. Certe nicchie di cemento, costruite al livello del muro, funzionano come letti. Le porte delle celle ricordano certe porte delle fortificazioni medioevali.
Le celle furono per molto tempo
prive di finestre: solo due anni fa la
dittatura militare, sotto la pressione
della Croce Rossa internazionale, .si
vide costretta ad aprire delle finestre.
Le celle mancano d’acqua corrente e
di gabinetti, il fetore delle immondizie crea situazioni nocive alla salute
dei detenuti. Questi rimangono chiusi
nelle celle, da 15 a 18 ore al giorno a
seconda del tempo. I muri e i letti di
cemento, nell’inverno, si ricoprono di
umidità: ciò crea ulteriori problemi
di salute per i detenuti. I cortili di
cemento sono talmente stretti, da non
poter contenere più di dieci detenuti.
Le cure mediche e farmaceutiche
sono primitive. Numerosi detenuti cadono gravemente ammalati, e le miserabili condizioni d’esistenza rendono
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
molto frequenti ì casi di complicazioni patogene. (...) L’isolamento è quasi
totale e, in occasione delle rare visite
permesse, di parenti e d’avvocati, tutte le disposizioni del codice di giustizia penitenziaria vengono violate.
Nel 1970 la Croce Rossa internazionale, a mezzo del sig. Marty suo rappresentante in Grecia, chiese che le
prigioni di Corfú venissero soppresse,
perché ben lontane dal soddisfare alle
più elementari regole d’igiene. Ma v’é
di più: è del tutto recente il giudizio
espresso da alcuni alti funzionari del
ministero della giustizia, che le condizioni d’esistenza dei detenuti nelle prigioni di Corfú sono miserabili.
Non ostante tutto ciò, la dittatura
militare, pur avendo trasferito tutti
gli altri detenuti politici nelle prigioni di Korydallos (Pireo) e dell’isola
d’Egina, tiene fermi quelli che si trovano nelle galere di Corfú, allo scopo
d’annientare fisicamente i suoi avversari politici. Nello stesso tempo la
dittatura propaganda il loro caso come uno spettro, per terrorizzare i democratici greci ».
(Da « Le Monde » del 16.8.1973).
P.S. - È di pochi giorni la notizia
dell’amnistia che il governo dei colonnelli ha concesso ad un certo numero
di detenuti politici, fra i quali il noto
Alessandro Panagulis. Noi ci asteniamo per ora da ogni commento, evidentemente prematuro, su tale fatto.
Ma non abbiamo alcuna fiducia in
quel governo, che fino ad oggi s’è coperto di tanta infamia! Per questo
stiamo fermi nel riportare l’autentico
messaggio di cui sopra. Esso va letto
e meditato come documentazione d’un
fatto incontrovertibile: « Così si è fino
ad oggi comportato il governo dei colonnelli ».
IL RISPETTO DELLE IDEE
Sotto questo titolo, il settimanale « Panorama » (del 2.8.’73) pubblica
la seguente lettera a firma Silvia Segre Landi da Torino.
« Il rifiuto dei camerieri del ristorante di un casello autostradale di
servire a tavola Almirante è stato l’occasione per alcuni lettori di dichiarare, esplicitamente e implicitamente, la
loro convinzione che in regime democratico si debbono rispettare tutte le
idee {Lettere a « Panorama » n. 377).
Qra io vorrei che questi lettori avessero la compiacenza di leggere, nello
stesso n. di “Panorama”, l’articolo
“Fucilati per telegramma", in cui si
riferisce che il famoso bando che prometteva fucilazione alla schiena per i
partigiani, era firmato Almirante per
la semplice ragione che firmato Almirante era il telegrantma arrivato da
Salò, sulla cui falsariga era stato stampato il bando.
Almirante, pertanto, non è uno di
quei giovani imbevuti d’idee nazionaliste come fu la
maggioranza degli
italiani dal 1922 al
1930. Egli fu uno
degli artefici della famigerata repubblica di Salò, di coloro che collaborarono alle deportazioni nei campi di sterminio e alla fucilazione di valorosi
partigiani ».
DALLA «GRANDEUR»
ALL’ISOLAMENTO
« Il peggiore servizio che il generale de Gaulle seppe rendere alla
Francia, fu d’esaltare il nazionalismo
dei suoi compatrioti, naturalmente inclini al gonfio patriottardismo ». Così
inizia un articolo di Raymond Silva
sul «Journal de Genève» (deH’11-12.8.
1973), in cui vengono analizzate le conseguenze della cosiddetta « Grandeur »,
cioè della proclamazione che il de
Gaulle fece della grandezza (in parte
vera, in parte presunta) della Francia.
Nell’articolo si legge, tra l’altro, quanto segue:
« Nel corso d’un recente dibattito al
Parlamento, il ministro francese degli
esteri lobert venne così interpellato
da un membro dell’Assemblea: “Ciò
che manca alla vostra politica è la fede, un soffio, una speranza, una volontà che superi la realtà quotidiana”. Risposta del ministro: “Non v’è che una
sola politica possibile, quella che noi
seguiamo. Si obietterà ancora che la
Francia è isolata. Essa è capace di restar sola. Essa lo è già stata nel passato, e non teme d’esserlo nuovamente”.
Questa risposta è significativa d’uno
stato d’animo che regna in Francia
nell’ambito della maggioranza politica, stato d’animo deplorevole che attira alla Francia, un po’ dappertutto
nel mondo, delle inimicizie tenaci e
non sempre, ahimè!, ingiustificate.
Le esperienze atomiche che la Francia continua a fare senza tener alcun
conto delle reazioni passionali che esse suscitano qua e là nel mondo intero, offuscano l’immagine della sua tradizionale personalità. Non è nostro
compito di giudicare se abbia fondamento buono o cattivo la volontà di
possedere una “force de frappe”, ma
fintantoché questa non s’integrerà in
un sistema difensivo europeo, essa
non offrirà alcuna garanzia di sicurez.zaf a dispetto di tutti i bei discorsi
patriottici. Infine il fatto che il governo francese, invitato dalle superpotenze nucleari ad unirsi nella ricerca per
frenare la corsa agli armamenti, opponga loro un rifiuto categorico, mette in piena evidenza la forsennata determinazione francese ad assumere da
soli il proprio destino. È questa una
posizione insostenibile, che, a torto o
a ragione, assume l’aspetto d’una sfida ».
lioni di abitanti. L’industria sudafricana rimane perciò bloccata nel suo
sviluppo, poiché il paese le offre solo
una minoranza altamente specializzata e una grande maggioranza formata
di semplici manovali od operai senza
particolare preparazione.
2) L’abisso fra bianchi e neri continua ad approfondirsi per quanto riguarda i salari. I neri sono mantenuti in posizione di povertà (a parte
quei pochissimi che esercitano una
professione liberale o il commercio),
per cui nel paese non c’è un sufficiente mercato per la produzione industriale. Il Sud Africa deve aumentare
notevolmente le sue esportazioni, cosa
molto difficile data la concorrenza internazionale e il boicottaggio alle merci sudafricane in molti paesi non solo
deH'Africa nera.
3) Infine, i numerosi scioperi degli ultimi anni (in febbraio ad esempio circa 50.000 neri hanno scioperato
per un mese a Durban, paralizzando
più di 100 industrie ed i servizi pubblici) dimostrano chiaramente, sempre secondo lo studio del B.I.T., la
fragilità della pace sociale basata sulla repressione. Fino ad oggi è stato
abbastanza facile reprimere i moti di
rivolta e gli scioperi degli africani, poiché questi non erano in maggioranza
coscienti dei loro diritti. Ma nel prossimo futuro, quando la massa di 18
milioni di persone di colore si muoverà più compatta, il Sud Africa dovrà diventare uno stato in cui le forze più vive saranno impegnate nell’esercito e nella polizia, se non si
cambia la politica di apartheid.
(ANSA)
lllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllilllllllllllllllllllllllllllllli!
DALLA PARTE
DEL PAPA?
Quanto ha scritto Casalegno, ne L,Stampa del 13 luglio 1973, suìVincoerenza religiosa di tanti nostri connazionr:li, non ha bisogno di commento. Se un
cattolico non se la sente più di accette
re certi dogmi, è affare suo, che potrà
anche risolvere secondo coscienza, tanto più che, se esiste una libertà che
nessun tribunale umano può decretare
decaduta, è proprio la libertà di c: •
scienza. Ne seppero qualcosa tutti i
martiri del libero pensiero e tutti i
« testimoni della verità » (per dirla ccr 1
Flacius Illyricus) o tutti i « reclamata ,ri » (per dirla con i Franck, Arnold
Fuesslin), ancorché i loro corpi siano
stati bruciati sui roghi o abbiano marcito nelle prigioni segrete!
Ma ciò che non posso passare sotnj
silenzio è il latente manicheismo di Crsalegno nel suo voler distinguere, forse
inconsciamente, solo due parti in causa: da un lato i cattolici, e daH’altro
laici, e questi ultimi messi insieme i i
un unico calderone con gli eretici, i
protestanti, i miscredenti e gli atei! i:
un ritorno vero e proprio alle note tesi
reazionarie e integraliste del Sillabi:,
ormai vecchio di un secolo. Ora, il di;sidio dogmatico che coinvolge il teologo Hans Kling e l’ex Sant’Offizio non
interessa soltanto i cattolici, ma ■— come ha detto bene il Pastore valdese Ro
berto Nisbet (cf. La Stampa del 18 luglio 1973) — riguarda da vicino, oltre ai
119 dissidenti del Vaticano I, tutti gli
altri cristiani non cattolici apostolici
romani. Per costoro, non si tratta di accettare o meno i dogmi così come sono
stati proposti dal magistero romano,
ma ogni volta di chiedersi se le dottrine presentate come rivelate da Dio lo
siano effettivamente. Certo, non è un
esame alla portata di chiunque, è roba
da esperti, ma le conclusioni avanzate
dai teologi passano per il vaglio delle
comunità locali, e poi delle assemblee
generali (o sinodi), prima di fare o non
fare parte del patrimonio di fede comune.
Non ho bisogno di ricordare a Casalegno che questa procedura, sempre
condannata dalla Chiesa cattolica con
la taccia semplicistica di libero esame, è sorta fin dal I secolo con le nascenti comunità cristiane del Vicino
Oriente, e che essa poggiava, e poggia
tuttora, sui due capisaldi della fedeltà
alla Parola di Dio e dell’assistenza dello Spirito Santo. Ma Casalegno mi risponderà che l’uno e l’altro sono solo
prerogative del magistero romano, e
così siamo da capo, risospinti di botto
indietro sulle posizioni da cui nacquero lo Scisma orientale, la Riforma protestante e... il Sillabo di Pio IX!
Giovanni Gönnet
^ Sembra evidente che il Silva intenda qui
la sicurezza per la Francia stessa.
Gli ospedali cattolici
tedeschi rifiuteranno
di praticare l’aborto
L^assocìazione cattolica degli Istituti ospedalieri della Germania Federale, alla quale
sono affiliati 800 ospedali con complessivi
140.000 posti letto, ha informato il Ministro
della Giustizia e i Presidenti dei vari partiti
politici che nessuno dei propri ospedali accetterà di praticare Taborto, se non per cause
terapeutiche. L’associazione ha pure reso noto
che non permetterà a medici esterni di praticare l’aborto nei suoi ospedali, ed ha chiesto
che nelle nuove disposizioni legali in materia
di aborto venga inserita una clausola la quale
garantisca che medici, assistenti e infermiere
non possono essere costretti ad effettuare pratiche contrarie alla loro coscienza.