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Anno IX — N. 8.
II SERIE
30 Aprile 18C0.
LA BUONA NOVELLA
GIOENAXE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. - EfBS. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE j LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per Io Stato [franco a destinazione] .... £. 3 00 < In Tobiuo aU’Uta^ia del Giornee, via del Princifie
Per la Srizzeta e Francia, id........... „ 4 25 j Tommaso dietro il Tempio Valdese.
Per l'Inghilterra, id................... „ 6 50 < Nelle PaoviNcis per mezzo di franco-bolli po
Per la Oermania id................... „ 6 50 ( ttali, che dovranno essere inviati franco al Di
Non si ricevono associazioni per meno di un anno. ( rettore della BnoHA Novella.
All’estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue BivoU ;
Ginevra, dal signor E. Berond libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi spediti franco al Direttore della Bnona Novella.
SOMMARIO
Attualità: Della democrazìa clericale — Meditazione biblica: Il buon pastore — Varietà: La catena
vivente — Bibliografia: H Papa ed il Congresso dal punto di vista italiano, pensieri di Alessandro Gavazzi — Notiiie religiose: Torino — Casale — Milano — Livorno — Firenze — Roma — Parigi — Londra.
ATTIIAlilTA
DELLA DEMOCRAZIA CLERICALE
11 Clero romano ha pm' esso la sua democrazìa, e questa è certamente rappresentata dalla miglior parte della casta, perchè la compongono chierici operosi, spesso i più illumiuati, ma generalmente
i meno ricchi, ed in grandissimo numero i più poveri ; laddove i
ricchissimi e gli opulenti, ma spesso i meno dotti ed operosi, costituiscono la parte aristocratica, rappresentata da un lungo ordiue di
prelati che, nella monarchia spirituale della Chiesa romana, sono i
grandi dignitarj o, per meglio dire, i Satrapi del regno.
I chierici democratici, che nella loro modesta o stretta condizione
trovano pure spesso una grande garanzìa di semplicità e probità di
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vita, sono certamente quelli che meno si discostauo dal tipo evangelico deirecelesiastico ministero; laddove gli aristocratici, generalmente, se ne allontanano di gran tratto, guasti dalle troppe dovizie,
dal fasto e dai mondani onori. Dal che ne emerge che i primi comprendono assai meglio il còmpito di loro benefica e sublime missione,
e non sieno sempre avversi ad ogni legittima conquista del pensiero
e della ragione, nè condannino tutti ciecamente nei loro fratelli ogni
più nobile virtù di patria carità e civile consorzio.
Queste mie premesse vengono in buon punto confermate dal fatto
degl’indirizzi del Clero italiano al Ee Vittorio Emmanuele II.
Chi sono infatti coloro del Clero cattolico che abbiano osato alzare la voce contro gli scandalosi insegnamenti di Roma intorno
al dominio temporale dei papi, aderendo solennemente all’annessione
delle Romagne al nuovo Regno Italico? Forse i Principi della/Sawto
lìotncma 'Chiesa, i porporati alunni Apostolico Collegio ? Kemmen per sogno; perchè sarebbe veramente straordinario che un Cardinale volesse rinunciare alla lusinghiera prospettiva del papato, per
amore di Cristo e del suo Vangelo, È da troppo lungo tempo che il
mondo cristiano assiste allo scandalo indegno di veder derisa la religione da questo semenzaio di papi, che pur si chiama il collegio
degli Apostoli.
Ma ciò che non fecero i principi della romana Chiesa, l’avran fatto
probabilmente i vescovi, perchè ad essi ne correva specialmente l’obbligo, per essere stati costituiti guardiani dell’ovile di Cristo? Peggio
che cercar nottole in pien meriggio. Non uno di loro, ch’io mi sappia, ebbe il coraggio di difendere apertamente l’evangelico insegnamento ; ond'è ch’eglino si chiarirono pastori infedeli, per nuova e
codarda connivenza ai bugiardi oracoli del Vaticano, predicando ai
quattro venti che il Cristianesimo era veramente impotente a compiere la sua divina missione su questa terra, senza l’ajuto di mondano
potere ed il prestigio di regali onori : il quale insegnamento è così
falso, e come principio e come fatto, che mi sembra impossibile che
uomini sinceri, se pur non sieno destituiti di buon senso, lo possano
accettare. Molti di loro poi, pretestando zelo di religione, si raccolsero sotto le bandiere di parte politica, e nulla lasciarono d’intentato
per fiiorviare la pubblica coscienza e perturbare la concordia cittadina. Le pastorali politiche, per servirmi deirespressione di un illustre patrizio torinese, il marchese Roberto d’Azeglio, saranno certamente un documento imperituro deH’igncminiosa condotta dell’Episcopato cattolico.
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Quello però che cardmali e vescovi non vollero, fu da semplici
chierici operato: della qual cosa noi rendiamo loro testimonianza
assai di buon grado, sempre pronti a rendere giustizia a chi è dovuta, e sempre lieti, se vediamo apparire suU’orizzonte qualche speranza di religioso risorgimento per la patria nostra. E certamente fu
cagione di grande contentezza e di grandissima speranza per ogni
sincero cristiano l’aver potuto constatare che nel Clero italiano sieno
pur molti ancora coloro che riconoscono nel Vangelo il codice dell’amore, e la condanna d’ogni umana ingiustizia ; il codice della
fratellanza e comune uguaglianza degli uomini e dei popoli, e la
condanna d’ogni oppressione, e grande e piccola, e politica e religiosa; il codice finalmente della vera libertà universale, e la condanna
della schiaviti! deg^individui e di quella dei popoli e delle nazioni.
Or noi vorremmo che il Clero liberale italiano, il quale giustamente protesta in nome del Vangelo contro le assurde e più recenti
teorìe romane, consultasse conscienziosamente questo codice divino,
per convincersi se l’intiero insegnamento religioso della sua Chiesa
sia veramente conforme allo spirito ed alla lettera della cristiana
legislazione. Il perchè, s’egli ha il buon diritto di respingere l’autorità papale e di tutto l’Episcopato cattolico, a motivo della sua aperta
contraddizione con quella della parola del Signore, è pur giuoco-forza,
se vuol essere conseguente, ch’egli disconosca l’autorità della sua
Chiesa, che si è quella de’ suoi papi e de’ suoi vescovi, ogni qual
volta contraddice all’ insegnamento divino. Se il Clero liberale
adunque vuol dar prova di perfetta sincerità e vera buona fede, deve
provare a questa stregua i dommi fondamentali della Chiesa romana,
e noi siamo sicuri ch’egli non tarderà molto a riconoscerne l’illegittimità, perchè dovrà convincersi che quasi l’intiero edificio cattolico
riposa sulla sola autorità umana.
E certo singolare che anche chierici dotti ed illuminati abbiano
subito, e per un sì lungo volgere di tempo, l'insegnamento cattolico;
ed io non so spiegarmi altrimenti quest’anomalia, che attribuendola
0 alla poca abnegazione di una gran parte di loro, o al difetto di
bea ordinato studio delle divine Scritture per parte di quelli, la cui
brona fede nou può assolutamente rivocarsi in dubbio. L’impossibilità per parte di molti ecclesiastici, o la grandissima diflicoltà di
procacciarsi fuori della loro Chiesa quella posizione sociale che vi
avevano già più o meno comodamente conseguita, furono certo una
delle principali cagioni per cui non respingessero il cattolicesimo ;
poiché, se l’abnegazione fu sempre virtù molto rara in questo mondo,
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'non sono per fermo gli uomini di Chiesa che ci autorizzano a fare
delle molte eccezioni in lor favore. Andate mo a dire, anche oggi
giorno, ad un agiato pievano o ad un più comodo canonico e, se pur
volete, ad un chierico proletario d’abbandonare il romanesimo per
debito di coscienza, dacché si saranno pienamente’convinti’della sua
illegittimità : la miglior risposta che vi daranno sarà probabilmente
quella di stringersi nelle spalle, perchè ai primi sembrerà troppo
gi-ave il dover abbandonare un buon benefizio per certe vostre fisime
di puritanismo religioso, ed aU’ultimo sarà quasi impossibile di campar la vita altrimenti che co’ suoi moccoli e le sue messe. Farebbe
perciò opera sapiente e liberalissima quel governo che rendesse possibile una posizione sociale a tutti quegli ecclesiastici che per debito
di coscienza volessero apertamente abbandonare la Chiesa de’ papi ;
il perchè rimuoverebbe cosi lo scandalo giornaliero, a cui assiste il
mondo cristiano, di veder la religione fatta troppo spesso stromento
e fine di solo benessere materiale ; la qual cosa quanto sia per contribuire a ristaurare il sentimento religioso e morale in Italia, non
lo ignorano certamente uomini illmninati e sapienti governanti (*).
La mancanza o la superficialità di studj biblici furono pur cagione
del fatto di cui discorro. Tra i chierici liberali v’hanno certamente molti uomini chiari per elevatezza d’ingegno e vastità di
dottrine, ma pochi pur sono quelli che si sieno consacrati al buono
studio dei codici divini, ed è precisamente per ciò ch’essi non poterono emanciparsi dagli assurdi sistemi del romanesimo, nè farsi
banditori di quel Cristianesimo che si rivela negli apostolici insegnamenti. Educati agli arzigogoli della scuola aristotelica di Fra
Tommaso d’Aquino, ed al politeismo e sensualismo gesuitico, mal
seppero comprendere la divina semplicità e spiritualità delle cristiane istituzioni.
A voler però giudicare dal fatto recente degli indirizzi della democrazia clericale, si potrebbe a buon diritto presagire che la riforma
religiosa non debba tardare di molto ad essere efiicacemente iniziata
in Italia, perchè ne è per fermo un ottimo indizio il vedere la mi
(*) Ci perdonerà il nostro amico e collaboratore, se quel suo ricorso al governo per
dar forza a uomini convinti di seguire gl' impulsi della coscienza, noi lo respingiamo. Il vantaggio prossimo, cbo da questo intervento governativo ne ridonderebbe
alla verità, sarebbe più che compensato dal danno Untano, ma immancabile, che
avrebbe la sua sorgente in quell’intervento stesso. Si lasci alla sola coscienza sorretta
dalle promesse e dallo Spirito di Dio, di difendere la coscienza ; ed ai governi altro
non si chiegga, che la libertà uguale per tutti; questi sono i nostri principj.
Red.
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glior parte del Clero italiano resistere apertamente aH’inseguamento
del Papa e dell’intiero Episcopato, e disconoscere così, in modo
abbastanza esplicito ed evidente, quella pretesa infallibilità della
Chiesa romana, che è la pietra fondamentale del suo informe edificio. Quest’atto di legittima e coraggiosa indipendenza ha poi un
significato assai più grande di quello che, per avventura, non sembri,
se si considera l’antagonismo ch’è per derivarne tra i chierici democratici e gli aristocratici ; antagonismo che nou tarderà guari a prendere delle maggiori proporzioni, ed a risolversi in aperta lotta, nella
quale la vittoria dovrà sicuramente arridere ai primi, e per la bontà
della causa che difendono, e per esser eglino prevalenti ai secondi iu
dottrina e solerzia : uè certo questa vittoria sarà sterile di religiosi
vantaggi per la patria nostra, perchè non si potrà altrimenti jconseguire che coll’armi del Vangelo e sotto l’egida del vero Cristianesimo. Una volta adunque che la legittima autorità della parola di
Dio sarà rivendicata contro gli spurii e mendaci oracoK del Vaticano, il romanesimo cesserà necessariamente d’aver vita in Italia, e
vi tornerà a rifiorire quella fede che ha la missione di raccogliere
tutta l’umana famiglia sotto le benefiche tende del suo divin Pastore.
S’io m’avessi voce autorevole, vorrei certo esortare il Clero liberale italiano a progi'edire coraggiosamente nell’incominciata impresa, acciò sia una volta distrutta l’opera nefanda dell’umano orgoglio, e redenta la patria nostra alla sua fede antica. E chi non sa
che la fede cristiana è ormai .sbandita d’Italia per l’enormezza delle
assurdità e degli scandali di Roma. Ignorano forse i chierici illuminati ed onesti la sempre crescente miscredenza dei popoli, e la funesta
cagione della medesima ? E se il Cristianesimo, dacché lo si volle
maestro eli menzogne e di violenza, di riti pagani e di dottrine che
sovvertono ogni sano principio di religione e di pubblica morale,
non è ancora affatto spento nell’Italia nostra, non è egli forse un
vero miracolo, ed una prova luminosa che l’Italia è destinata negli
amorosi consigli della Provvidenza alle più splendide glorie della
fede cristiana? Tale è la mia ferma convinzione, ed è perciò ch’io
pur mi vado convincendo che la parte ben pensante e conscienziosa
del Clero italiano debba accingersi quandochesia alla grand’opera
del religioso rinnovamento. Si era già detto da uomini imparziali cd
autorevoli, e sembrava confermarlo il fatto, che il Clero italiano si
sarebbe ostinato a ripudiare ogni principio di civile libertà cd uguaglianza, e persino ogni scientifico od economico progresso; si era già
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detto che , avversando egli ogni più nobile sentimento di patrio
affetto e nazionale indipendenza, fosse il complice esecrabile e lo
scellerato fautore della domestica tirannide e della straniera signorìa
in Italia ; si era pur detto finalmente, ch’egli sarebbe sempre stato
connivente alle esorbitanze ed improntitudini di Eoma, e per ispirito
di parte e per iateresse di casta ; ma il fatto luminoso e recente de’
suoi indirizzi ha per buona sorte smentita la terribile accusa, la
quale se ancor cade sulla faziosa parte aristocratica, non può certamente ripetersi con giustizia contro coloro del Clero liberale Subalpino e Lombardo, dell’Emilia e di Toscana, che hanno solennemente
aderito ai principii fondamentali del vero Cristianesimo.
Alla presenza pertanto di un avvenimento così grande ed inaspettato, non sarà egli lecito di bene sperare della riforma religiosa in
Italia ?
0 Italia, Italia ! cui bagnò il sangue di tanti martiri della fede
cristiana, e che vai pur chiara per tanti suoi trionfi, non odi tu il
fremito dell’ossa e la voce de’ tuoi padri ? Odili, e destati dal troppo
lungo sonno ! Odili, e risorgi a novella vita, se pur non sei la terra
de’ sepolti ! Odili, e rivestiti dell’arma risplendente della luce se pur
non sei ancella dell’eterno inganno ! Odili, e raccogliti sotto le sicure
tende del tuo Salvatore, se pilr sei desiosa di vera libertà e grandezza !
MEDITAZIONE BIBLICA
IL BUON PASTORE
“ Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore,
“ e sono conosciuto dalle mie. ”
Giov. x, 14.
Oh ! soavi parole ! e quanto siano veraci ed inconcusse, lo dicano
quelle pecore che conoscono la voce del buon Pastore. E che sarebbe
per noi l’eternità, se Egli, lasciando il suo trono di splendore e di
gloria, non si fosse degnato di scendere in quest’oscura valle di maledizione, e non avesse “ l’anima sua data per prezzo di riscatto per
molti?’’Chi potrà dire giammai quale amore Biporti a ciascuno
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dei componenti la sua greggia ? Con quale pazienza ed ardore in-'
stancabili non va Egli, attraverso il diserto, in traccia della pecora
smarrita, non concedendosi riposo alcuno, finche labbia trovata !
Date retta alla voce sua amorosa che oggi ancora vi dice: Io sono il
bmn Pastore. Il di lui sguardo tien dietro, con sempre la stessa sollecitudine, all’anima colpevole e perduta. Sempre trabocca d’amore
il di lui cuore; nè varrebbero le glorie celesti, nè degli angeli i cantici a fargli porre in obblìo una'sola fua le sue pecore; mite e soave
è sempre la sua voce, e dal suo labbro esalansi piene della stessa
grazia con cui vennero per la prima volta pronunciate quelle ineffabili parole: Io conosco le mie pecore. Sì, Gesù conosce ognuno dei
membri della sua greggia, per quanto debole, lasso ed infermo egli
sia. Oh ! soave pensiero ! Egli, giorno dopo giorno, mi tien dietro
col suo sguardo pietoso, attraverso le lande; Egli mi conduce nei
paschi erbosi; gli sono noti i miei bisogni, le mie prove, i miei
dolori e le ambascie che mi travagliano. Egli va davanti le sue
pecore; non le tratta aspramente, ma piuttosto le conduce con
mansuetudine, ed egli stesso va a loro innanzi per quelle vie su cui
le cliiama. Egli pure ha hevnto del torrente tra via; egli pure ha
sofferto, ed in quanto che egli stesso, essendo tentato, ha sofferto,
può sovvenire a coloro che sono tentati. Per cui pare che ci dica,
e ci dice infatti: “ non temiate, ” io non pos.so smarrirvi; tenetemi
dietro, per attraver.so le pianure ardenti, i cupi diserti, come nei
paschi erbosi e lungo Tacque chete. — Voi forse chiedete a voi medesimi perchè, invece di condurvi nel verdeggiante vallone tutto
smaltato da mirìadi di fiori ed alluminato dai raggi dal sole, io ho
fatto scelta per voi di qualche vetta appartata e scabrosa, di qualche sito doloroso ed oscuro ? Tuttavia, non temiate; se la via per la
quale vi conduco non vi è nota, a me essa è nota, e son io che l’ho
eletta: seguitemi !
E sono conosciute dalle mie ! soggiunge il Signor Gesù ! Lettore ! La personale tua esperienza è ella a queste ultime parole
conforme? Ti è veramente noto Gesù-Cristo, in tutta la gloria
della di lui persona, nella pienezza del suo gran riscatto, nell’amore
inesauribile e nella tenera simpatìa ch’egli ti ha manifestata e ti
manifesta ancora ?
Viaggiatori, visitando la Palestina, osservarono che, non paghe
le pecore di quelle contrade, di tener dietro al pastore, mentre
vanno lungo le vie pascolando, cercano con ansioso sguardo ad accertarsi che egli non è da loro lontano. — È queste il tuo contegno
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o cristiano ? Guardi tu di continuo a Gesù ? ’Riconoscilo in tutte le
ttie vìe, ed egli addirizzerà i tuoi sentieri. Lascia ch’ei provveda al
tuo avvenire. Sia questa parola ; il Signore è mio Pastore, nulla
mi mancherà, la tua parola d’ordine, attraverso il diserto, fino al
giorno in cui alla dispensazione di grazia succederà la gloria. Deh !
che tu sii trovato nel novero di quelle anime semplici e fedeli, di
cui si può dire con verità, che tengono dietro VAgnello, ovunque
egli vada.
LE PECORE LO SEGUITAIiO; PERCIOCCHÉ’ CONOSCONO LA SUA VOCE.
VABIETA
LA CATENA VIVENTE
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Amico,
Nulla di più aggradevole, quando si ha la mente stanca ed inetta a studj
un po’ forti, che di star seduti a tavolino e cominciare, suUa carta, un lungo
viaggio, attraverso i mari e le montagne. Le membra gioiscono di tutte le
fatiche, senza essere nella necessità di provarle ; tutti gli uragani, le tempeste 0 le valanghe non fanno che aumentare il nostro riposo; e col dito in
sulla carta, o coll’occhio fiso in sulle illustrazioni dì qualche celebre viaggiatore, voi navigate sicuro, senza bussola nè timone, e saltate dal Giappone
al Brasile con più facilità che non dalla vostra sedia alla vicina finestra : è
in tal guisa che, per riposarmi, leggeva testé il giornale di viaggi d’un vascello appartenente ad uno zio che fu durante molto tempo impegnato nella
pesca della balena. Io non vi narrerò i singolari sbalzi che fanno a quando
quando cotesti strani mostri dell’oceano, allorché vogliono prendere dell’aria, scoprendo agli occhi maravigliati del viaggiatore l’intiera lunghezza
del loro corpo ; non vi dirò nemmeno come un giorno l’equipaggio, vicino
al Giappone, ne abbia ucciso uno di 25 metri di lunghezza, tutto ciò troverebbe il suo legittimo posto in un giornale geografico. Ma ecco un episodio
che mi parve assai ori^nale. Il vascello avendo levata l’àncora nelle vicinanze di Coquimbo, fece vela verso la piccola isola della Piata. A qualche
centinajo di passi dalla costa, o meglio, dai dirupi di questo isolotto, il
capitano insieme ad alcuni marinai riconobbero distintamente il ruggito di
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buon numero di leoni marini, ch’erano andati a cercare il sole ed il riposo
sulla piccola piattaforma centrale dell’isola. « Al mare ! » grida il capitano,
ed alcuni minuti bastano per lanciarvi tre scialuppe col loro completo personale; il mare era agitato, l’isola deUa Piata, formata da un cono centrale,
attorniata da roccie assai frante e fesse, discendenti da tutte parti in piano
inclinato, pareva inaccessibile ; aUa fine, i marinai più esercitati decisero
che si avvicinerebbero ad uno degli scogli più facili, col favore dell’onda
montante, e che due o tre soltanto di essi resterebbero per discendere col
riflusso verso il mare ; detto, fatto ; le tre scialuppe ebbero tosto sbarcata
quasi la totalità dell’equipaggio all’entrata di una cavità stretta e pietrosa,
il di cui approdo era incomodo assai per l’asprezza e l’ineguaglianza delle
pareti della roccia che la formano. I marinai stessi potevano a stento stare
in equilibrio, e furono eziandìo obligati di scaglionarsi lungo la cavità, perchè il sito dove avevano preso piede era troppo ristretto; ma il piccolo
spazio e l’ondata che minacciava di trascinarli indietro erano il pericolo
minore ; i mostri marini avevano visto ohe la loro solitaria prateria era stata
scoperta e l’intiera compagnia si disponeva a raggiungere il largo: si vedevano innoltrarsi in numero di 40 o 50, lungo l’apertura, senza inquietarsi
per nulla degl’ indiscreti ospiti che avevano occupata l’entrata. Ruggendo
come il leone terrestre di cui hanno la criniera, la grande testa, ed i terribili denti, « questi mostri discendevano sdrucciolando e rotolando gli uni
« dopo gli altri con grande rapidità, accelerata eziandio dalla china della
« roccia, appoggiandosi sulle lor pinne, onde evitare i fendenti degli scogli :
« venivano dritti a noi, le fauci aperte, i denti pronti a sbranare il primo
« nemico che scontrerebbero. Già non ci erano che ad alcuni piedi distanti,
« quando Palmer, uno de’ marinai della nostra scialuppa prese la sua leva
« e cominciò ad attaccare il primo che discendeva ; il Neozelandese seguì
« il di lui esempio, e si scagliò sui leoni con colpi secchi e robusti, che fu« rono il segno di una generale battaglia. Noi ci stimammo in dovere di
« fare altrettanto, e ben presto 20 di questi animali rotolarono inanimati o
« storditi verso le onde di dove noi contavamo ripescarli in seguito: la sola
« difficoltà contro la quale dovevamo ancora lottare era quella di poterci
« tenere in piedi sul pendìo sdrucciolevole, in mezzo a quelle punte acute
« e terribili. Già cì rallegravamo della vittoria, quand’ecco uno de’ più
« grandi leoni marini che s’abbia mai veduto, apparire dall’alto della fen« ditura e precipitarsi con furia contro di noi : la di lui criniera ondeg« giava al vento, la sua mascella enorme lasciava vedere un’immensa gola
« e un doppio rango di bianchi e terribili denti. Il Neozelandese s’avanzò
« col suo coraggio abituale e gli aggiustò un colpo di leva sul cranio, men« tre che un’altro gli cacciò una fiocina al fianco e cercò di attortigliare la
« corda di essa ad una punta di roccia. L'animale cosi ferito divenne furi« bondo; scagliandosi a dritta ed a sinistra, a colpi di mascella, e tentando
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« di colpirei. Per disgrazia egli riuscì a rovesciare, con una delle sue scosse
« convulsive, uno de’ nostri marinai, che s’intoppò nella corda della fiocina
« e venne tosto trascinato, insieme all’animale, verso gli aperti fiotti, che si
« sollevavano quasi per accogliere una doppia preda. Il primo moto di
« ognuno di noi fu di saltare nelle onde, col capo in giù, per salvare il nostro
« compagno; ma già lo vedevamo dibattersi contro i flutti ad una distanza
« che avrebbe reso completamente vano U nostro salto ; ancora una volta
« s’avvicinò alla riva e credemmo ch’egli uscisse ; ma ogni lusinga fu deci lusa, quando l’udimmo gridare con disperazione e lo vedemmo scomparire
« nell’onde ; tuttavia un’altra enorme ondata s’accostò ed in mezzo alla
ft bianca spuma scorgemmo di nuovo l’ardito nuotatore. —Che fare? le
« forze vanno a mancargli, — egli torna a sommergersi, e questa volta
« senza più comparire — gettarsi all’acqua, è perire con lui inutilmente! —
« Un pensiero sorge spontaneo nei ranghi; formiamo “ una catena vivente ! ”
« ciò che un solo non può effettuare, tutti uniti lo potranno; ognuno prende
« la mano del vicino, una “ catena vivente ” e sacra si forma all’ istante ;
« gli ultimi si tuffano nell’acqua, e l’ondata passa al di sopra delle lor teste;
« uno sforzo disperato si tenta; si raggiunge l’infelice;.lo si afferra; lo si
t strappa dalla tomba del mare; l’ondata si ritira sgridando, e ci lascia in
« possesso della nostra preziosa preda ! — Il povero uomo era quasi senza
« fiato e tutto lacerato daH’attrito deUe rocce ; ma poche cure ed una set« timana di riposo gli resero la vita e la salute : — fu salvato ».
Amici cristiani! quando un fratello è in pericolo di cadere nell’ onde,
ricordatevi della catena vivente ; quando gli sforai d’un solo non possono
bastare per sostenere un’opera, per mantenere in equilibrio, in lena, in vita,
diremo, taluno de’ nostri fratelli ; quando alcuno si sente solo, troppo debole per farsi avanti ed intraprendere un lavoro proficuo, rammentatevi
della coraggiosa manovra dei balenieri ; serratevi fortemente gli uni cogli
altri ; voi tutti insieme compirete ciò che voi, solo, non potreste compiere,
ed attingerete, nella fraternità, nella comunione del pericolo, nella carità,
tal forza che vi assicurerà la vittoria. Una “ catena vivente ” non è ella ciò
che dovrebbero oggidì formare, in Italia, tutti i cristiani evangelici? Il difetto
di unione, di fraterna e cordiale carità, il difetto di scambievolezza non è
ciò che rallenta tutti i nostri progressi ? — Separati, ognuno considera il
proprio pericolo, la propria debolezza, la posizione particolare ; ed i nostri
fratelli che periscono nei flutti della mondanità, del materialismo o dello
scoraggiamento, non trovano in noi una “ catena vivente ” che loro guarentisca efficace soccorso contro i nemici del cuore.
Amici, viaggiatori sulle grandi acque, remigate insieme, combattete insieme, serrate le vostre file !
Valdesi, cristiani indipendenti, plimutisti, anglicani, riformati o luterani,
voi tutti avete un solo e medesimo nemico — la perdizione e Satana, l’an-
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tico serpente, che trionfa della discordia dei cristiani — ; formate ormai
una “ catena vivente ” che da un lato s’attacchi con forza alla mano dell’Onnipotente, alla mano forata del Redentore, e dall’altro s’immerga nelle onde
del mondo, per dire a quelli che si dibattono : “ Venite a Colui che salva,
non ischerzate colla rovina; venite, venite Egli \i libererà. ” Chi potrà allora resistere alla “ catena vivente ” dei figliuoli di Dio ?—E quale grazia ci
rifiuterà il Padi-e, quand’Egli ci vedrà uniti cosi per chiedergliela? L’ondata retrocederà attonita e ci lascierà in possesso d’anime salvate per la
nostra “ catena vivente. ”
G. A.
BlBlilOCiìKAFIil
IL PAPA KD IL CONGRESSO dal PUNTO DI VISTA ITALIANO
l'IilNSIEB.I
di Alessandro Gavazzi
ITN VOLTJMB IN-16° DI PAGINK 72
Il potere temporale del Romano Pontefice tien scisso oggidì in due campi
il mondo cattolico.
Allorché il popolo d’Israele dalla schiavitù d’Egitto fu appellato a libertà,
giudici e sacerdoti il governarono teocraticamente. Ma più tardi vediamo
l’arca ed il trono divise in due distinte potenze. Chi cinge la Tiara non può
cinger la spada, avvegnaché in Dio soltanto possano trovarsi congiunte in
equa misura la giustizia e l’amore.
Gesù Cristo scese sulla terra a predicar il Vangelo, proibendo ogn’arma
che persuasione non fosse. Ne’ primi secoli della Chiesa vediam scorrere il
sangue dei martiri, i quali ad imitazione del lor divino Maestro invocano
morendo il perdono di que’ che gl’immolano.
Ma col lasso del tempo la Chiesa romana, divenuta retaggio d’ambiziosi
Pontefici, di matrona si fe’ salamistra, omòssi di mondane pompe, e divenne
avara, aggirandosi fra i sentieri tortuosi della politica, e contro al divieto
del divino suo sposo (apparso quaggiù per ispegnere negli animi umani
ogni senso di vendetta), alzò roghi per ardere i miscredenti, macchiando
l’altare del Dio delle misericordie.
Dacché il Pastore si fe’ uom politico, sorsero i Sacerdoti del Vero e prò-
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testarono. Arnaldo da Brescia, Savonarola, Girolamo da Praga, Huss e
Martino Lutero non osteggiarono già il Principe dei Sacerdoti, ma sibbene
il SACERDOTE PRINCIPE, e 86 Lutero propugnò il libero esame, ciò fu per
istrappar dì mano a roma politica il monopolio dell’infallibilità, onde
valeasi mai sempre per mondani disegni. Nella commossa Italia sì rinnovoUano oggi quelle controversie medesime cbe nel medioevo agitaron l’Europa tutta; quelle controversie per cui l’istoria scrisse a caratteri di sangue
le Cronache de’ Guelfi e dei Ghibellini.
Alessandro Gavazzi fu monaco Barnabita, e distinto oratore cattolico,
lufiammato da patrio zelo, nel 1848, seguì gli eserciti italiani che combattevano le guerra d’indipendenza. Dopo la ristaurazione riparò in Inghilterra
e durante il suo csiglio decenne e’ volse le sue cure alla Chiesa evangelica.
Rari non sono gli esempj de’ campioni che con armi e bagaglio disertarono dal Vaticano.
L’opuscolo d’Alessandro Gavazzi è una confutazione speciale dell’opuscoletto francese dettato, a quanto dicesi, nell’alte regioni della diplomazia di
Parigi, che commosse al suo apparire tutto il mondo politico.
L’ospuscolo francese ammette la necessità d’un temporale dominio pel
Papa, benché circoscritto di territorio.
Gavazzi lo niega ricisamente, e chiede anzi ragione all’autor dell’opuscolo
suaccennato del perchè debba U Papa regnare sovra una parte del popolo
italiano anziché francese, spagnuolo od altro qualsivoglia. Perchè S. Pietro,
che fu il primo degli apostoli fu vescovo in Roma, rispondano i tridentini:
triste memoria invero ! Ei vi fu crocifisso.
Ma ciò non solo. I partigiani del papato Regale (e fra questi primeggia
l’autor dell’opuscolo valorosamente combattuto da Gavazzi), pretendono
inoltre che il popolo assoggettato al dominio papale abbandoni ogni aspirazione a vita politica, reprima ogni affetto patrio, ogni desiderio di nazionalità. E vuoisi creare una specie di Gerusalemme celeste in Roma.
Ma codesta città eterna da chi sarà ella popolata? Da monaci, da canonici, da monsignori, da abati ? Gavazzi, che ben addentro conosce tutte le
pecche della sacra congrega ne svela i mali che sorgerebbero ove una tale
casta regnasse esclusivamente in un paese qualsiasi. E la storia dei conventi
dà una solenne smentita ai fanatici del poter temporale. Ma v’è ancora un
dilemma da cui non può sfuggire l’autor dell’opuscolo.
Roma, divenuta santa citta’ dovrà ella accordare ospitalità ad ogni guisa
di ribaldi che vi cercassero asilo sotto pretesto di volger l’anime a pentimento, 0 patteggiare estradizioni coi principi d’Europa ?
Nel primo caso, la città divina trasformeriasi ben presto in una spelonca
di malfattori. Nel secondo il Sacerdote del Dio del perdono e delle misericordie dovria farsi cicco strumento delle vendette dei principi della terra, e
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peggio assai......... Questa considerazione non è nè politica nè religiosa,
ma della più ovvia morale.
Se coloro ch’ebbero missione in terra di dirigere le anime ad eterna salvezza non avessero agognato mai terrene ricchezze, potestà temporale, la
Chiesa di Cristo non avrebbe oggidì a lamentarsi di cotante scissioni, e di
tanto sangue versato. Uno solo sarebbe l’ovile !
Malgrado però le violenti scomuniche, malgrado tutti i raggiri adoperati da Roma per conservare al Capo del mondo cattolico una corona regale,
la pretesa necessità del temporal dominio non fu mai dichiarata un dogma
dai Concilj.
I sinceri cattolici son cristiani. Come tali ei dònno bramare ardentemente il trionfo della fede e il regno di Cristo, non già quello dei Pontefici
romani, pari in ciò ai figli della Chiesa Evangelica che null’altro bramano
se non il trionfo del vero.
E i-1 decimonono secolo, coU’abolire i privilegj ecclesiastici del medio evo,
e col proclamare la libertà delle coscienze, si mostrò secolo eminentemente
cristiano. AllTsmalismo la scimitarra, al Cristianesimo la parola.
Gli uomini ponno discutere, Dio solo può giudicare. Ma il giudicio atteso
già da più secoli non tarderà ad essere pronun jiato tra i fulmini delle scomuniche, il tuonar de’ pergami e le procelle politiche, come la legge dal
Sinai.
NOTIZIE RELIGIOSE
Torino. — Indirizzo del Senato. — Degno di considerazione è il seguente brano, allusivo alle cose di Roma, che togliamo dall'indirizzo del
Senato, in risposta al discorso della Corona: « Se alcun ostacolo rimahe
ancora, V. M. seguendo gli esempj di fermezza e di moderazione dei suoi
gloriosi antenati, saprà superarlo, dimostrandosi, ad un tempo, principe
cattolico e re costituzionale, ed in questa, come in ogni altra impresa, avrà
plaudenti e cooperanti, il Parlamento e la Nazione. »
Casale ed Albssandbla. — Abbandono momentaneo. — La chiamata
del sig. Cardon già pastore evangelista della Chiesa Valdese alla stazione di
Casale ed Alessandria, al posto di pastore della parrocchia di Massello, nella
valle di S. Martino, avrà per effetto l’abbandono momentaneo di questo
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campo, per parte della Chiesa valdese. Diciamo momentaneo, essendo ac
certati che fra poco, per parte di chi spetta, sarà dato al sig, Cardon un
successore, il quale, coll’ajuto di Dio, possa mandare innanzi, con sempre
maggior successo, l’opera iniziata in queste due località.
Milano. — Demissione del sig. Noceto. — Sentiamo con dispiacere che,
inseguito a malattìa gravissima e prolungata, il sig. Noceto, già evangelista
della Chiesa valdese in MUano, ha dato la sua demissione, cosicché anche
quel posto rimane per ora vacante.
Livorno. — Incagli alla libera predicazione dell’Evangelo. — Dura
tutt’ora la chiusura, per ordine dell’autorità, del locale destinato alla celebrazione del culto evangelico-valdese in questa città, I sottoscrittori, in
numero di 30, dell’indirizzo al barone Ricasoli di cui la nostra corrispondenza di Pisa ci trascriveva il brano principale (vedi numero antecedente)
sono stati, dal Delegato governativo (non del Porto), sottoposti ad un lungo
interrogatorio sul complesso del medesimo. Fra essi una vecchia donna avendo
ricusato, per motivi di coscienza, di giurare sul crocefisso, offrendosi di farlo
suHe Sante Scritture, il Magistrato annuì alla sua pretesa, trovandola fondata, Del rimanente ecco in quali termini il fatto della chiusura viene giudicato da un giornale fiorentino, citato dal Diritto di Torino;
« Ci dicono che in Livorno incontri degli ostacoli officiali l’esercizio del
culto della confessione cristiana valdese. Questo culto è, crediamo, garantito
dallo Statuto, e non sappiamo esplicarci le contrarietà di chi, governando,
deve rispettare le garanzìe dello Statuto. A Torino, fino dal 1853, si eresse
un tempio destinato alla confessione valdese ; dunque perchè quei credenti
non avranno a Livorno quattro mura ove raccogliersi ? Le minaccie con
cui si pretende interdire ai valdesi le pratiche religiose, sono così enormi
che noi non osiamo ripeterle ».
Firenze. — Il conto in cui si tiene la scomunica. — Chi voglia, da uu
sol fatto, ma che basta per cento, farsi un’idea del nissun conto in cui, dagli
stessi dignitari ecclesiastici, venga tenuta la scomunica testé fulminata dal
Vaticano, contro gli spogliatori della Chiesa in genere, e segnatamente contro
il nostro augusto sovrano, lo potrà di leggieri, leggendo nei giornali, con
quale premura Monsignor Arcivescovo, seguito da tutto il suo clero metro-
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politane, siasi recato ad ossequiare S. M. al suo arrivo in Firenze; a quest’atto già significante abbastanza aggiungendone due altri, che lo sono
molto più ancora; il canto del Te Deum, ed il collocamento, per parte del
re, della pietra angolare della nuova facciata del Duomo. Per fermo, le cose
non passavano in quel modo a’ tempi che Berta filava, e che, mercè il totale
obblìo in cui era caduto l’Evangelo, la voce del Pontefice, anche il più
lordato dal fango delle umane passioni, veniva dalle turbe ignoranti scambiata con quella di Dio, e come tale paventata. Ciò vuol dire che, per grazia
di Dio, un gran progresso si è pure operato nel mondo; il quale speriamo
vada crescendo di giorno in giorno, a misura che avrà l’Evangelo riacquistato nei cuori, quel dominio che va tutto dì perdendo la superstizione.
Roma — Un doloroso spettacolo per i cuori cristiani.— Il rappresentante
di Gesù Cristo, come si pretende il Papa, Vicario di Colui che fu sempre
mansueto ed umile di cuore, vedendo il nissun’effetto delle sue scomuniche,
allo scopo di ricondurre a sè i suoi figliuoli disubbidienti, ha ora rivolte
tutte le sue cure pastorali all’organizzazione di una forte armata, ed all’acquisto di cannoni e di fucili rigati in gran copia, per mezzo dei quali egli
possa, se non ricondurre nell’ovile le pecore smarrite, almeno salvare dalla
tentazione di ribellarsi alla loro volta quelle che ancora godono l’inapprezzabile vantaggio del suo paterno dominio, A secondarlo in quest’opera
santissima è giunto, dal Belgio a Roma, U generale francese Lamorieière,
repubblicano-rivoluzionario del 1848, ed ora difensore ad oltranza dei diritti
manomessi del Papato, In un proclama alle truppe — di cui abbiamo il diritto di parlare, poiché sa molto più del manifesto religioso che dell’ordine
del giorno militare — l’ex collega di Ledru-Rollin al governo della Repub
blica francese, paragona lo spirito che spinge i popoli dell’Europa, e segnatamente dell’Italia, al rieuperamento dei loro concidcati diritti, all’ Islamismo, quando minacciava l’Europa; ed oggi, come allora, secondo il generale-teologo, “ la causa del Papato, base su cui posa il Cristianesimo (poveri
noi se il Cristianesimo altra base non avesse fuor che questa!) è quella
della civilizzazione e della libertà nel mondo ” ! ! — Noi domandiamo se
possa darsi spettacolo più doloroso, per cuori veramente e sinceramente cri-'
stiani, di quello che porgono al mondo, in questo momento, il Papa ed il
suo cenerale!
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Parigi — Società religiose evangeliche. — Dal 15 al 26 aprile, ebbero
luogo, a Parigi, le annuali assemblee generali delle varie società evangeliche, la di cui sede trovasi nella capitale della Francia. Assai più numerosi
del solito furono gl’intervenienti, sì pastori che laici, concorsi da tutte le
estremità della Francia ; interessantissime e piene di vita tutte le sedute ;
ed in via di sempre maggior progresso la generalità delle opere che, mediante l’ajuto di Dio, e ad onta di molti ostacoli, vanno compiendosi per
cura di queste varie associazioni.
Londea. — Società Biblica Britannica e forestiera. — Stando a ragguagli dati da un’agente della medesima, in una pubblica assemblea, a Parigi, le entrate di questa Società sommerebbero, per il solo esercizio 18591860, a quattro milioni centotre mila e 400 fr. e le spese a quattro milioni
quattrocento settanta mila fr. ! Nel medesimo lasso di tempo, sono usciti dal
suo deposito centrale, uu milione novecento mila copie delle S. Scritture,
che vennero diffuse in tutte le regioni del mondo, e di cui, grazie ne sieno
rese a Dio, anche la nostra Italia ebbe la sua buona parte.
Domenico Grosso gerente.
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