1
tà
e
e. j
1*. I
f. i
ì
le :
¡.
IO
1.
la I
★
ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
S e 11 i m a n a 1 e
della Chiesa TaUese
Anno xeni - Num. 19 ABBONAMENTI f Eco: L. 1.500 per rinterno « Eco Bea Presenza Evangelica » Spefiiz. abb. postale • I (Troppo 1 TORRE PELLICE - 10 Maggio 1963
Una copia Lire 4 C 1 L. 2.200 per l’estero interno L. 2.500 • estero L. 3.700 Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Claudiana Torre PeUice - C.CJ*. 2-17557
L’URNAIDI SANTA DEMOCRAZIA
L’intera popolazione elettorale di
un paese del Meridione (alcune centinaia di abitanti), ha respinto in
massa, nel periodo precedente le
elezioni, i certificati elettorali, ritornandoli alla prefettura. Con questo atto, ripetuto per ben due volte,
quegli italiani intendevano elevare
la loro più fiera e muta protesta perchè le promesse effettuate durante
gli anni del governo democristiano
non erano state mantenute. Si trattava di promesse della massima importanza, la cui realizzazione avrebbe risolto problemi vitali per il piccolo centro abbandonato e vergognosamente trascurato, nel corso dei
decenni, dai vari governi succedutisi. Soli, ignoranti, vLssuti .sejnpre
nella paura dell’autorità costituita,
quegU elettori giunti al massimo
della sopportazione e del sacrificio
avevano infine superato il muro del
terrore e gettato il dado, dimostrandosi fxr (¡nello che sentivano di essere and grado tanti anni di supina
obbedienza: uomini e non pecore.
L’inferno del prete, il richiamo del
sindaco, la carta bollata del marescialio non erano .stati sufficienti, ad
un cerio momento, per soffocare la
indignazione. ’’Avete un'arma formidaiùie nelle vostre mani”, dicevano I comizianti di ogni colore,
''avete la scheda, usatela contro le
ingiustizie e gli abusi...”. Ma quegli uomini avevano preferito non
usarla.
Da troppo tempo le promesse più
rosee erano state fatte per lusingare
e convincere, troppi ciarlatani avevano attirato sulla piazzetta circondata di casupole annerite il cerchio
silenzioso dei volti bruciati. Oramai
nessuno abboccava più.
L’inferno per chi non vota secondo la santa religione? una sciocchezza in confronto all’inferno di una
vita di stenti e di fame. La minaccia
dello .sfratto dalla stalla trasformata in abitazione o dall’avaro pezzetto di terra che stronca la schiena
dei vecchi, dei ragazzini e delle donne invecchiate a trent’anni? Tanto
meglio, la morte sarebbe venuta prima. Lrt contravvenzione e l’arresto
per oltraggio o vilipendio alle istituzioni? ”In galera qualcuno ci darà da mangiare”, e in quanto alla
contravvenzione, le autorità si potevano prendere la miseria, unico
bene largamente posseduto.
TjC cronache non riportano il seguito della storia. Forse in ultimo
quegli elettori hanno accettato il
"dovere civico’’ e si sono recati alle
urne. Magari votando scheda bianca. Ma dai numerosi conventi, dagli
ospizi, dalle case di cura, perfino
dai manicomi, uno stuolo discipli
23 MAGGIO - ASCENSIONE
Dedicazione del Tempio
di Villar Porosa
Oro
9
10
12
14,30
17
■ Scuola Domenicale.
- Culto presieduto dal Moderatore.
■ Agape fraterna (prenotarsi al più presto presso il proprio
Pastore).
- Canta la corale di San Germano Chisone. Messaggi: del Moderatore, del pastore U. Bert, del pastore G. Bouchard, dell’aw. E. Serafino. — Bazar della chiesa. — Servizio buffet.
- Commiato.
La comunità di Villar Perosa invita cordialmente tutti i fratelli e
le sorelle in Cristo che lo possono, a condividere con lei questo giorno di
benedizione e di gioia ohe Dio le concede
In caso di cattivo tempo si provvederà con mezzi di emergenza.
Il centenario
della Chiesa
di Rio Marina
Ricorre quest’anno il primo centenario della Chiesa Valdese di Rio Marina (1863-1963) e la Comunità locale
si prepara a solennizzare tale ricorrenza il 29 e 30 Giugno p. V. con un programma concordato con la Commissione Distrettuale comprendente: Sessione Conferenza Distrettuale del IV
Distretto, conferenze pubbliche, culto
celebrativo, visita turistica ai luoghi
più suggestivi dell’isola d’Elba.
I membri delle nostre chiese valdesi vi sono fin d’ora cordialmente invitati, ma le possibilità logistiche essendo limitate preghiera è fatta di
iscriversi non appena più dettagliate
informazioni saranno state date a
mezzo del periodico Eco-Luce.
Per intanto già partecipiamo alla
gioia dei fratelli e delle sorelle di Rio
Marina domandando al Signore di far
sì che la data che sarà celebrata non
sia soltanto un punto di arrivo ma
un punto di partenza per la ripresa
della attività evangelica all’Elba.
La Commissione Distrettuale
del IV Distretto.
Metodisti
e Valdesi
neirUruguay
In una corrispondenza da Montevideo
pubblicala sull’ullimo n. del S.OE.P.I. leggiamo :
Già da qualche tempo le Chiese melodista e valdese neH’Uruguay studiano la possibilità di unirsi. Recentemente, nel corso
della sua Conferenza annuale, la Chiesa metodista ha approvato una dichiarazione, che
la Chiesa valdese ha sottoscritto. Eccone il
testo: « Siamo convinti che, conformemente
alla volontà di Dio, è giunto il momento
dell’unione delle nostre due denominazioni. In conseguenza, e per manifestare le no
sire convinzioni, proponiamo le seguenti
misure: 1) che la Commissione di avvicinamento valdese-metodista continui il suo lavoro riunendosi almeno una volta all’anno
e offrendo una possibilità di dialogo con
L altre denominazioni; 2) che i nostri fedeli siano messi al corrente della nostra situazione mediante studi approfonditi; 3)
die s’incarichi una commissione di esaminare la nozione di Chiesa, il problema della sua missione e della sua unità in vista
della realizzazione dell’unione organica s.
Aon sappiamo esattamente quando sia stala firmata questa dichiarazione, che ci interessa profondamente, anche qui in Italia,
specie considerando che il ramo rioplatense della Chiesa valdese è un distretto (il
7") dell’unica Chiesa, e non -una Chiesa autonoma.
nato e fervoroso .si è mosso in una
domenica di aprile per compiere il
suddetto dovere (1) in piena concordanza colle direttive ricevute, secondo le disposizioni dei sacri superiori. Monache di clausura, frati
certosini, vecchi inebetiti dagli ac
ciacchi, deficienti in gamba e non,
sotto andati a votare, accompagnati
da zelanti infermieri i quali, a seconda dei casi, si sono recati nella
cabina elettorale per ’’regger la mano” tremolante e priva di vita, affinchè il segno di croce fosse fatto
’’come” e ’’dove” si doveva fare.
C’è un ordine di monache per le
quali è vietato uscire dal convento
nel quale hanno volontariamente
scelto la morte al mondo, anche nel
caso che un genitore muoia. Ma per
votare lo scudo crociato le sepolte
vive sono tornate, per un giorno,
alla vita. Morte al mondo, sì, ma
vive per il partito.
Sarà una coincidènza, ma i voti
raccolti alle urne degli ospizi e degli ospedali dove erano state poste
per evitare il problematico esodo di
tanti invalidi e ammalati hanno dato la totalità dei voti in favore del
partito di maggioranza. Negli ultimi tempi il confessore e la monaca
di turno hanno svolto un magnifico
apostolato.
Avete mai pensato ai frati e alle
monache di clausura? Questi uomini e donne separali' dal mondo, che
ignorano ogni asi4^té, ftlella vita sociale, che da anni sono chiusi tra
quattro mura in una vita nella quale Stato, famiglia, leggi, lotte sindacali, armamenti, guerra, sono parole spesso prive di senso, sono abitanti di un altro mondo, relegati in
un emisfero che non interferisce nelle loro regole claustrali e non muta
l’orario della campanella. Eppure
la loro scheda ha avuto la stessa importanza, lo stesso peso di quella
dei cittadini che vivono a contatto
ogni giorno con la lotta e con i problemi sempre più critici della vita
e della casa, uomini e donne operanti che subiscono un Governo e
debbono adattarsi alle leggi da esso
emanate.
Da una parte alcune centinaia di
italiani che rinunciano a votare perchè non credono più. dopo aver creduto e atteso inutilmente, daU’altra
migliaia di persone che usufruiscono di quel diritto senza nemmeno
sapere quello che significhi. Due
realtà amare e opposte, due volti
diversi della nostra democrazia che
mostrano come la libertà sia stata
così male interpretata da coloro che
dovrebbero disciplinarla con equo
spirito e al lume della logica per il
bene del popolo, in una più cristiana visione dei doveri di Cesare, in
una più schietta conoscenza dei comandamenti di Dio.
Marco
(1) Cfr. « La giornata di uno scrutatore »
di Italo Calvino, Einaudi, Torino 1%3, Lire 1.000.
Breviario per l'unità
« Non è il numero degli increduli clie
è preoccupante, ma fi numero di coloro
che immaginano di ’’credere in Dio”
senza essersi mai chiesti quel che Dio
aveva da dir loro e neippure se Egli ha
mai aperto la bocca. Certo, c’è una cosa
ben più grave dell’incrednlità, ed è la
” fede ” che gli uominx hanno in un
Dio che non ha mai parlato, un idolo
muto che essi si immaginano per farsi coraggio, fede che non è altro che la più
pericclosa delle illusioni... e ohe bisogna cominciare col perdere se si vuole
incontrare il Dio ohe bisogna credere
sulla sua parola... » (R. de Pury). Questo è un discorso protestante sulla fede.
Dove si vede Ae la fede, l’unica fede
alla quale siamo chiamali (c’è infatti
« una scia fede » dice l’Evangelo : Efesini 4: .3), è la fede che nasce non dai
silenzi dell’anima che si concentra su
Se stessa e medita sul suo destino, non
dalle indagini della ragione che esplora
l’ignoto e cerca un senso per il creato
c l’esistenza, non dalla coscienza morali che cerca un punto di riferimento e
lina molivazione ultraterrena per il suo
a cura di Paolo Ricca
comportamento, ma unicamente e sempre e solo dall’ascolto della Parola di
Dio, dall’ascolto di Dio che Italia. Ma
B.' imisuriamo il cristianesimo attuale
con questo metro, quanto ne resta, di
cristianesimo? La fede è rara, tanto che
Gesù, un giorno, si è chiesto se, quando
tornerà, troverà la fede sulla terra. Di
religione — si sa — ce n’è molta dappertutto. Gli idoli son sempre più numerosi di Dio. Ma la fede è rara, perchè credere significa percorrere una via
non nostra, ma la via di Dio, che non
è larga ma stretta. Lo sa solo chi si è
incamminato per questa via. I Riformatori hanno detto : « sola fide ». Questo
significa: «sola Scriptura ». E fi «sola
Scriptura » significa a sua volta : « solus
Clu-istus ». La via, infatti, è Cristo
Anche la Chiesa ecumenica non potrà
percorrere altra via: perchè un’altra
via cristiana non c’è.
Il testo odierno è tratto dal « Sermo ne sulla fede e sulle opere », pronunciato da Lutero nella Chiesa di S. Michele, a Erfurt, il 21 ottobre 1522.
Sola fide
Or quando la fede è di tal natura che Dio la crea e suscita nel
nostro cuore, allora l’uomo pone la sua fiducia in Cristo; più ancora,
egli trova in Cristo un solido fondamento, tanto da poter sfidare il
peccato, la morte, l’inferno, il diavolo e tutti gli avversari di Dio.
Questa è la natura della vera fede, che è completamente diversa dalla
fede dei sofisti, degli Ebrei e dei Turchi: quest’ultima si applica al
suo oggetto, lo esamina, crede che questa o quella cosa sia vera; ma
Dio non ha nulla a che vedere con questa fantasticheria. E’ un’opera
umana, e una tale fantasticheria viene dalla natura, dal libero arbitrio dell’uomo, in virtù del quale egli dice: Credo che c’è un Dio,
credo che (Jesù Cristo è morto per me, ecc. E anche se un uomo possiede questa fede in Dio, questa fede non è nulla, perchè (...) Dio
non dà al cuore dell’uomo il suo Figliuolo Gesù Cristo in piena proprietà, con tutto ciò che Egli possiede.
Allora avviene questo scambio meraviglioso: Cristo dà se stesso
alla fede, con tutti i suoi beni; e prende possesso del cuore, con tutto
ciò che quest’ultimo contiene. Ma che cosa c’è dunque in Cristo?
L’innocenza, la pietà, l’equità, la salvezza e tutti i beni. Inoltre, Cristo ha vinto il peccato, la morte, l’inferno e il diavolo. E così, a colui
che comprende queste cose e le crede fermamente e con fiducia, accade questo : egli diventa, in Gesù il Cristo, vincitore del peccato, della
morte, dell’inferno e del diavolo. L’innocenza di Cristo diventa la
sua innocenza; parimenti la pietà, la santità, la beatitudine del Cristo, e tutto ciò che è in Cristo, tutto prende dimora nel cuore che
crede, insieme a Cristo.
Ma questa fede è Dio solo che la suscita in noi. E da essa vengono anche le opere, per mezzo delle quali veniamo in aiuto al nostro prossimo e lo serviamo. Ma se qualcuno volesse mettere la sua
fiducia e la sua speranza in quelle opere sarebbe dannato, perchè
non renderebbe gloria a Dio e alla fede che egli suscita e crea. Sono
dunque preoccupato, perchè ci sono nei nostri giorni molti falsi santi
che si fidano delle loro opere, e ingannano se stessi e gli altri con le
loro buone opere (così le chiamano). E’ vero che essi dicono: « Le
nostre opere non son nulla », ma intanto ragionano in base al libero
arbitrio. Però quel che è la grazia e quel che è la fede, lo sanno
meno di quanto un’oca conosca i Salmi. Guardatevi dunque dalla
fede fabbricata e inventata. Perchè la vera fede non è un’opera dell’uomo; ed è per questo che la fede fabbricata non può resistere alla
prova nell’ora della morte: essa è vinta e distrutta dal peccato, dal
diavolo e dai tormenti dell’inferno. La fede vera, che risiede nel
cuore, è una fede totale in Cristo, e Cristo solo la suscita. Colui che
la possiede è salvato; colui che non la possiede è daimato. Una tale
fede non viene neppure dalla nostra preparazione; ma quando si
predica la Parola di Dio in pubblico e in modo chiaro, allora cominciano a sorgere in noi la fede, e la speranza e una incrollabile fiducia
nel Cristo.
LUTERO
FESTA DI CANTO VALDESE
NEL PROGRAMMA R. A. I.
Con gradevole sorpresa parecchi
ascoltatori evangelici hanno udito, domenica 5 maggio alle ore 19,30, ascoltando la trasmiissione di «Baddosera» sul 2° programma della RAI, la
registrazione di una parte della prima
delle feste di canto svoltasi ned pomeriggio della stessa domenica a S. Secondo. Pubblicheremo con maggiori
particolari la cronaca di questa manifestazione, insieme a quella delle al
tre feste di canto, ma vogliamo subito sottolineare questa trasmissione
piuttosto inconsueta.
Un radiocronista della RAI era sar
lito a S. Secondo nel pomeriggio, e
aveva registrato rincontro, intervistando il sig. Dino Ciesch, direttore
della Corale valdese di Torino. Oltre
a un sottofondo, sono stati trasmessi
pter intero l’inno 335 («Ai piedi della
croce») e uno dei Psaumes («Sei
gneur, du sein de la poussière ») di cui
è stata tradotta per gli ascoltatori la
prima strofa.
Il sig. Ciesch e il radiocronista hanno sottolineato il valore spirituale del
canto fra gli evangelici e i valdesi in
particolare, e come queste feste di
canto non abbiano alcun carattere di
gara o di festival, ma siano mosse dalla semplice e pura gioia del canto, e
del canto in comune.
2
pag- 2
10 maggio 1963 — N. 19
insegnaci a pregare
TRIBUNA LIBERA
Neirinsegnamento biblico la preghiera non è separata dalla predicazione e dai sacramenti. Per cui possiamo e dobbiamo meditare oggi su
questo argomento dicendo con gli Apostoli: a Signore, insegnaci a pregare ».
E credo che tutti si rendano conto
della necessità di questa domanda:
la progressiva sterilizzazione liberale
del cristianesimo, il progressivo concentramento cattolicizzante su una sola persona di tutte le attività della
Chiesa, hanno fatto sì che i Cristiani
abbiano dimenticato come si prega in
pubblico e in privato. Così che, mentre da una parte ci si domanda conte
e quando pregare, dall’altra si ha la
sensazione di una mancanza della vita comunitaria, di qualcosa di incompleto nel nostro praticamente essere
Cristiani.
Una domanda logica, dunque, per
noi ma che invece può parere strana
m bocca agli Apostoli, che, a differenza di noi, vivevano in un ambiente
straordinariamente ricco di bellissime
preghiere e ab(ituato a pronunciarle
sovente. Forse il motivo della domanda degli Apostoli appare nella seconda parte del versetto, dove è detto
'( come Giovanni ha insegnato ai suoi
discepoli ». Fiorivano in quel tempo
in Palestina le comunità religiose di
ogni genere, da quelle quasi conventuali di Qum-Ram e del deserto giudaico, a quella più libera che si era
riunita intorno a Giovanni Battista.
Per cui ciò che gli Apostoli domandano al Cristo è rinsegnamento di una
preghiera analoga a quelle pronunciate dalle Comunità religiose, cioè di
una preghiera detta non soltanto isolatamente o nell’ambito della comunità tradizionale della famiglia e del
tempio, ma insieme da uomini che si
sono riuniti in una comune ricerca di
Dio.
Senonchè, come spesso accade, la
risposta del Signore va al di là di ogni
loro e nostra immaginazione. Gli Aposiali Avevano [dhiesto rma pregjhiera
per la comunità degli uomini, e Gesù,
insegnando il Padre nostro, dà loro
una preghiera nella quale gli uomini
sono in comunione tra loro in modo
molto più completo e più universale
di quanto non accada nei gruppi religiosi, ma soprattutto nella quale gli
uomini sono in comunione con Dio.
Le domande del Padre Nostro, sia
quelle che sembrano rivolte solo alla
gloria di Dio (il tuo Regno venga, il
tuo nome sia santificato, la tua volontà sia fatta) sia le altre ohe sembrano
riguardare solo le necessità degli uomini, sono così legate fra loro che la
remissione dei debiti è la volontà buona di Dio e la liberazione dal maligno
è l’avvento del Suo Regno, mentre nel
pane quotidiano domandiamo insieme
cibo per il nostro corpo e presenza del
Signore per il nostro spirito. La gloria di Dio diviene così la domanda
degli uomini riuniti nella comunità
universale dei credenti e le nostre necessità quotidiane diventano in qualche modo una responsabilità di Dio,
così straordinariamente associato agli
uomini da quel termine. Padre nostro,
che soltanto Cristo poteva osare di
pronunciare e di insegnarci a dire.
Nella nuova preghiera di Gesù noi
siamo così coinvolti nella azione di
Dio, nell avvento del suo Regno, nella attuazione della sua volontà, che
su questo sfondo le nostre comuni domande acquistano una prospettiva diversa; da una parte noi chiediamo,
nè abbiamo più intenz'one di chiedere solo, egoisticamente, per noi, ma
dall’altra, sappiamo che il pane quotidiano e la tentazione quotidiana non
sono cose solo nostre, avvenimenti
transitori e di poco conto, ma sono
ora anche fatti che interessano Dio,
che hanno un senso per i’eternità.
In realtà queste parole di Cirsio
sovvertono il quadro tradizionale della preghiera : dal momento in cui Egli
ha risposto alla domanda degli Apostoli, tutti sappiamo che la preghiera
non può più essere la ripetizione di
una formula, nè la espressione di una
nostra domanda indipendente.
E’ sintomatico il fatto che perfino
quest’unico modello di preghiera che
il Cristo ci ha dato, sia stato trasmesso e probabilmente pronunciato in due
forme diverse: non è dunque più la
formula, con il suo senso vagamente
magico di incantamento, che conta;
”Signore, inaegnael a pregai
re, come anche Giovanni ha
insegna te ai suoi tUscepoii.,,
Luca 11: 1
Dalle tigri di
alle unioni di
caria
carta
nella fede di Cristo non vi è più traccia di quella ripetizione superstiziosa
d, parole stabilite, che si trova in tutte le religioni, ma inizia invece un discorso incredibilmente audace tra l’uomo e il suo Creatore.
E così la preghiera non è neppure
più solo una domanda, poiché già conosce le cose di cui abbiamo bisogno
Colui che prega non domanda, ma
conversa con Dio e Cristo, insegnandoci a pregare, ci ha insegnato la dignità dei figli che possono per grazia
parlare col Padre del nuovo mondo
che Egli ha stabilito e che i credenti
devono attuare. E’ per questo che Gesù conclude il suo discorso sulla preghiera con la menzione del dono delio Spirito Santo.
Poiché, al di là e al di sopra di ogni
nostro peccato e di ogni nostra debolezza e di ogni nostra morte. Cristo
ha insegnato ai credenti a dire insieme; Padre Nostro, noi non siamo più
soli, intenti a una isolata lotta in un
mondo ostile e minacciato da paure
terrene e ultraterrene, ma come figliofi del Padre, con la chiarezza che dà
i'. dono dello Spirito, combattiamo contro il male che è nel mondo, una unica lotta che mette sullo stesso piano
la santificazione del nome di Dio e il
nostro pane quotidiano.
Poiché noi riceviamo da Dio il dono dello Spirito Santo, che non avevamo richiesto, ma ohe va al di là di
ogni nostra domanda, noi siamo anche in grado di superare per no-i e per
gli altri lo scandalo delle preghiere rimaste apparentemente senza risposta.
Noi, come associati di Dio nel Suo
Spirito, siamo anche associati allo
scandalo della Croce, a questa espressione del male che continua, ma siamo
soprattutto associati alla gloria della
Risurrezione, cioè alla certezza del fat
ti' che, al di là dello scandalo, il bene
trionfa e con esso anche il nostro vero bene, quello che forse non abbiam
saputo domandare, ma che ci verrà
dato nel tempo e nel luogo più giusto
e più opportuno.
Così i discepoli hanno ricevuto molte- al di là di quanto si aspettavano o
pensavano, ma così anche noi dicendo « Signore, insegnaci a pregare »
chiediamo, a Colui che solo può farlo, di insegnarci qualcosa di diverso
e di più grande di quanto possiamo
immaginare. Chiedendo al Signore di
insegnarci a pregare gli chiediamo di
riscoprire nella Sua parola, letta, predicata e ascoltata, la comunità dei credenti, una comunità che non è ristretta a piccoli gruppi o chiese, ma che
' si estende a tutta la Chiesa universale
e. al di sopra di questo, alla realtà
della comunione della Chiesa con il
suo Dio. Chiedendo al Signore di insegnarci a pregare gli chiediamo di
darci i! Suo Spirito affinchè sappiamo
cosa veramente domandare e come attendere e procurare resaudimento delle nostre domande. Colui che prega
non ripete una formula nè riguarda
soltanto sè stesso, ma conversa con
Dio, e, nella sua grazia china sulla no stra miseria, nella sua eterna presenza
e comprensione, ritrova il vero senso
della vita che passa e può nuovamente dire con tutta la Chiesa universale,
nella comunità dei santi, « Padre nostro liberaci dal maligno », sapendo
ora ch-3 la Sua preghiera verrà certamente esaudita perchè, prima di essere la sua preghiera, è stata la preghie
ra e la volontà di Cristo per noi.
Amen.
Ho letto sotll’iiitiinia « Gi-ovemlù Evam
gelica » il resoeonilo di uno studio temuto
da Giorgio Spini al Convegno Giovanile d
Intra del 19 nia-rzo n. a. e nel quale ®i pe
rora la t-anisa dell’nuione tra le tliiese
evanigeliehe italiane e ei denunziano gl
osta(-oli elle ad essa si oippongono eliia
ii'.amioli 1-011 una espressione presa in pre
stilo ai comunisti cinesi: «Tigri di carta»
La causa dell’unione anzidett-a è seni
pre stata tara a noi Valdesi e in modo
partieodare quella con la Chi^ Metodi
■sta. Quel mhe ho letto, però, mi ha stupito
Un .prologo iniziale deplora le divisio
ni tra le Chiese come cauBa del loro sear
so ini(-remenlo numerico dolio un secolo
di sforzi...
E ipoissiamo amehe consentire salvo tuitt'al ipiù una pici-ola riserva per ricordare
i-he l’i-ntento nostro, non è mai stato quello di -far diventare ITtalia Valdese o Me
Convitto Maschile Valdese
Torre Pellice
Si accettano per le vacanze dal 1’
luglio^ al_ 31 agosto ragazzi dagli otto
ai quindici anni (soggiorno tninimo:
20 giorni). Tennis e nuovi impianti
sportivi. Informazioni dettagliate subilo scrivendo a Convitto Valdese
TORRE PELLICE (Torino).
Sermone pronunciato dal Pastore Pierluigi Jalla, il 24 febbraio 1963 nel Tempio di Corso Oddone a Torino.
todista, ma di aiutarla a riawicimarsi alla
Parola di Dio sul ohe, innegabilmente,
quallohe progreisso si è ottenuto...
Mi illa deduso invece il richiamo in ca-usa del ritrito argomento del nome Valdese al quale, per giungere all’unione, noi
dovreimnio rinunziare. Si crede dunque
<-he Funione consista in un nome e cioè
in una etidlielta? Per .unire Spini e Geymet bisoigna canicellare uno dei due nomi
come isi fa nel imatrimonio., o-ppure canceifflarli tnlti e due come fanno i frati?
Non. credo, L unione in Cristo co.nsiste
nel contenuto c non nedi’etiohetta. Ricordo una seduta del nostro Sinodo all’inizio dell’ultima, guerra. Si parlava della
Chiesa Metodista alla quale la situazione
bellica aveva tolto i rifornimemti. Quale-uno propose di offrire alla Chiesa sorella, malgrado la precarietà della no.stra situazione, un aiuto finanziario e l’idea incontrò un consenso unanime. Un’altra vo
iiiiHiiiihmiiiiiiimiiiiiimNiii
uiimiiiiiiiiiKiimimiiMiiiminiiiiiii
-tiiiiMiimiiiMiiMiiimiimiiiiiiiiiimiiiiiii
iiiiiiimitiiiiiimiiiiitiiiiiiiniiiiiiiiimiiiiiiimi
Chiarezza, semplicità, eiticacia
Considerazioni di un laico sulla nostra
predicazione e sulla nostra stampa
Una norma che i maestri d’oratoria
del buon tempo antico non si stancavano di instillare ai loro alunni era
questa: spiegare meglio Finsegnamentc teorico per mezzo d’esempi; trasferire i concetti teorici sul piano pratico Ciò può ottenersi in due maniere: a) mettere in risalto un aspetto
particolare della dottrina esposta tecricamesite, per mezzo di un’allegoria
o parabola, non in rapporto con l’argomento, ma avente un unico aspetto analogo ad esso; b) corredare le
esortazioni teoriche di esempi da seguire o imitare anche soltanto in parte, ricorrendo a fatti realmente e, se
possibile, recentemente avvenuti. Ambedue questi mezzi vanno adoperati
con moderazione, onde non trasformare il discorso in una cronaca spicciola; hanno però una grande utilità
in quanto soddisfano le esigenze di
quanti non saprebbero ricavare tutto
il succo possibile dalla pura esposizione teorica. Infatti la parabola e
l’esempio pratico colpiscono l’immag.nazàone visiva dell’ascoltatore e perciò mentre lo interessano maggiormente sul moanento e lo invogliano
a seguire anche le parti meno facili
del discorso, si imprimono altresi meglio nella sua memoria; come in ogni
arte che si svolge nel tempo (musica,
drammatica, eloquenza) anche nel sermone eclesiástico è utile offrire quei
brevi momenti di rilassamento della
tensione, ohe separano gli argomenti
ed aprono successivamente nuovi punti di vista all’indagine. Nel caso specifico di ammonimenti e indicazioni
d’ordine morale, l’esempio (tanto più
se è tratto, da fatti recenti e documentabili) acquista valore non solo didascalico, ma anche di incoraggiamento
e conforto. Quando il pubblico sia
composto di neofiti o faccia parte di
una minoranzia, dà rm senso di sicurezza (che inoltre sprona ad agire) il
sentirsi collegati spiritualmente ad altri gruppi affini, con analoghi ideali,
imjìegni, difficoltà. Ogni nostra comunità si trova, più o meno, in tale situazione, o del tutto (diaspora, nuove comimità, gruppi in ambiente par
ticolarmente ostile) o in parte (comu
nità socialmente miste e in via di
evoluzione culturale-economica). A
queste considerazioni si aggiimge il
fatto che alla diffusione del benessere non si accompagna pari diffusione
della cultura; anzi certi grupipi che
parecchi anni fa erano più su della
media (Vaili Valdesi) oggi sono rag
giunti se non superati dial livello culturale medio dei nostro popolo. Si può
dire perciò ohe l’evangelico medio sia
più sensibile e più pronto all’ascolto
e'I alla discussione, non però più preparato generioamente.
Fa riscontro' a tale situazione una
tendenza sempre più accentuata fra
i nostri predicatori a collocare il ser
mone più sul piano dell’insegnamento teorico, dell’esame di im problema,
che sul piano di una spiegazione del
vangelo, di un’indicazione per l’impostazione della vita, di im incoraggiamento alla perseveranza cristiana.
Sermoni ottimi e ohe efficacemente
presentano la necessità di porre Cristo al centro della nostra vita (cito
un argomento fra tanti) terminano
nel vago senza concludere in modo
pratico, indicando cioè come tradurre in modo concreto questo' santo e
giusto principio, e lasciano perciò delusi molti fedeli. Certe conclusioni
che .sembrano ovvie a chi parla, sono
in realtà lo scopo della ricerca, il pa
ne spezzato da «portarsi a casa», la
sostanza e Faiuto che veramente conta, per molti e molti.
Un discorso analogo potrebbe farsi
per i nostri giornali, nei quali la cronaca si limita purtroppo spesso ad
aridi elenchi di atti liturgici o di decessi, attività ecclesiastiche e «iitur
già della gioia e del dolore », che è
giusto e doveroso riferire, ma non in
modo da utilizzare troppo larga parte dello spazio pagato da tutti i lettori, per poi interessare soltanto i pochi a cui quelle notirie si riferiscono
direttamente. Difficdilmenite compaiono nelle corrispondnze dalle varie comunità notizie di fratelli in fede che
abbiano dato una testimonianza di
coerenza con i propri princìpi religiosi; eppure tali notizie incoraggerebbero molti ad imitare tale esempi buoni. aprirebbero cuori e menti e fan
tasia a scoprire nuove ed originali
(non stravaganti!) maniere di far
sentire la nostra presenza di evangelici convinti e coscientemente entusiasti in un ambiente indifferente o
beffardo. Contribuirebbero a disperdere quella atmosfera lugubre di spirito
rinunciatario che ci affligge e che si
incupisce tanto- più, quanto più si par
la di crisi e di pessimismo. In un monde che guarda soltanto alFinteressa
materiale, nella pesantezza delle nostre comunità spesso impantanate,
perchè non citare, (co-n modestia e
con riconoscenza a EMo', riipetendo :
non abbiamo fatto che il nostro' dovere) tanti esempi confortanti come
questi, di pochi mesi fa: il muratore
valdese che rallegra le sue ore di duro lavoro cantando i nostri inni sacri e ohe rimprevera i compagni quando beitemmiano ( « Anche se non credi, non bestemmiare»); o il caso di
quella studentessa universitaria (ex
alunna dei Collegio di Torre) che ha
chiesto di poter fare lei un lavoro di
ricerca storica in relazione con la Riforma, dicendo ohe ciò la interessava
particolarmente, in quanto evangelica ; e che ha riscosso per questo e per
Faocuratezza e l’obiettività del lavoro 11 plauso dei professori e di studiosi anche appartenenti al clero cattolico? O forse ancora la franca testimonianza di quella simpatica centenaria d’una parrocchia delle Valli che
a' radiocronista che la intervistava
per il Gazzettino del Piemonte rispose (pressapoco): se sono arrivata a
questa età lo devo alla mia fede ed
all’abitudine di leggere la Bibbia e
pregare ogni giorno per ritemprare le
mie forze. Sull’Eco delle Valli, a due
riprese, si sono scritte molte e simpatiche cose su questa nostra sorella
ma non questa, che ai nostri occhi di
valdesi era. la cosa principale.
Anche senza cadere in eccessivi elogi o in ostentazioni di virtù, credo si
po'ssa consigliare a chi esercita la funzione (che è anche arte de-lla predicazione con la parola e con la stampa:
cíate indicazioni pratiche e chiare ai
fedeli! Rincuorate gli stanchi, galvanizzate gli sfiduciati! Grazie a Dio,
fra noi qualcosa ancora freme di vita spirituale e germoglia in opere (piccole o grandi, non importa) che an
nunziano la potenza di Dio e suscitano la fedeltà dei credenti. Ireneo
DA BASILEA
ce parlò lamcIie della ipotasib-ilità di »eco*
gliere « lout coart » nei nostri raniglii la
chiesa Metodista <Jie, secondo lei, vi sare e stata disposta. La disapprovazione
tu n.nanmie: se la -cJiiesa Metodista si
oinira a noi — si disse — non dovrà mai
essere per la pressione di un’ora di pròva. 11 Smodo Valdese, mi sembra, diede
un queJUa circostanza .un esempio, di quel^ .ohe deve essere una vera limone in
Cristo: unione di fatto e di eontennto anz ielle di etiche Ita.
Mi ha poi interessato assai l’affermazio.n.e elle intiio Fevangedismo i.laliano '
nato sotto il segno dello sfo.rzo missionar.o di svizzeri, inglesi, scozzesi, america
nn.. «Ai ,primi del secolo XIX esìsVe'va
-nsi - nelle Valli Valdesi - una pipi
iazione protestante, ma questa non era afatto un elemento di un evangelismo italano." JVon avevano la benché minima
.proselitismo qualsiasi...
I a tutto pensavano fuor
ché alllu ia e agli luliani. Perchè apunassero i Valdesi di oggi, .cioè evangelici
Italiani e e preoceupati di evangelizzare
gli altri Italiani, ci voUero degli svizzeri
come Felix Nell, degli inglesi come Btx-kWil'h, degli scozzesi come Steward e nia.gan degli americani come Robert Bayni »
Ho dovuto fregarmi gli occhi e rileggere un altra volta: Ma come! Pro.prio da
(jjAriorirc J-l.i .
lorgio Spini debbo udire questi ragionamenli? E l’opera dei Barbi? Tutta ìcggenda. E la data del 17 febbraio 1848 che
egli non ha ricordata, non ricorda forse
riie pinina non era 'leci.to a nessu'no di
aindare ad evangelizzare l’Italia, ma che,
proprio in quel momento, tutto un gruppo di pastori Valdesi si buttò come alFarie'm.ba,ggio verso l’Italia? E’ .certo vero
ohe noi ricordiamo con gratitndine i nomi di Be.ckwitli, Felix JNeff ed altri, ma
e allre'ttaiMo vero che essi .trovano una
geiiero.sa contropartita in altri nomi Vaidesi e italiani che hanno offerto vita c lalenti al servizio del protestantesmo di olir Alpi...
Odo già la riapo'Sta: L’indagine storica,
condotta con criteri rigorosamente scieiilihci, mette a nndo. la verità liberandola
dagli abbedlimenti poetici e dai fronzoli
creaU fantasia... E voglio anche
consentire un poco, ma allora siamo giusli
c adoperiamo lo stesso metro per .tu.ìli,
mettiamo a nudo anclie i signori missionairi stranieri e le cose che essi ci mosii-eranno — specialmente quelli più recenti —
non saranno certamente tutte belle...
E mi secca ancora ama ingiusta accuisa
dell, amico. Spini ai Valdesi, quando li descrive come una chiesa dignitosa, di ri^ettabili borghesi col loro bravo paslore
laureato, all’opposto delle chiese miserelle dei poveri meridionali col loro anziano
senza particolare cultura...
-Xon è vero niente. Venga il caro
Spini alle Valli, e non si fermi so.ltaii.lo
alt Hotel ;du Pare, ma giunga fino a casa
mia e gli farò conoscere tanti fraiteUi nostri di tipo umile, operaio e proletario,
quanti vorrà, più di tutti i fratelli Metodi'^i e Ba'ttisti d’Italia messi insieme.
E .poiché sul nome Valde.se molto Jio
visto insistere, vorrei dire die il tempo
e passato in .cui si potevano scambiare dei
fa.mtaismi per dei mulini. Se il nostro nome e stato portato da gente salita sul rogo
per la sua fede, non vedo perdiè non dovremmo vedere in esso un incoraggiaiiieiito ad essere fedeli anche noi-..
E se la Chiesa Va'ldese è stata come si
dice all estero la « Ma.ter Reforinationis »
non vedo perchè si dovrebbe cancellare
questo nome. Esso è anzi prezioso ai Protestami stranieri perchè offre Fesempio tipico e più puro di mi movimento di riiorma in oui il motivo politico non aiula^ nè da vicino nè da lontano. Gli aniiici
Melodisti faranno .meglio di tenerlo ben
caro questo nome e di ringraziare Dio di
averlo dato alFIlal'ia.
Basta
ormai con le unioni di carta clic
si voglion fondare sopra un cambio di
eticihei'ia. Comitiicianio .con i fatti eppoi
verremo in seguito, se ne sarà il caso, alla
formulazione di nomi nuovi ed alla proclamazione solenne di Comitati, Federazioni, Segretari .supreiiii nazionali (!) ecc.
L’idea'le dell’unione non cadrà. Pier
Paolo Grassi, Cacciapuoli, Incelli, Scorsoinc'lli e vari altri .che furono miei compagni a.Ila Facoltà Valde.se di Teologia in
tempi in cui, con meno affanni di oggi,
si p'olev.ano avere in e.ssa dei professori
Meloidi'Sti a fianco di q.uelli Valdesi, resteranno miei cari amici come e più di
un tempo ed altri cercherò di .trovarne
sui) terreno pratico, anche senza l’intervenilo del Consiglio Federale di Roma...
Ma qua.n'to .alle trattative tra sinodi c
alle a.ceademie al modo di Giorgio Spini,
credo die .sarebbe .icnipo di passare al1 Ordine del Giorno.
Siamo stanchi delle interminabili trattative sino'dali su questa unione che non si
capisce bene se sia desiderata o no.
Abbiamo altro da fare, dobbiamo proseguire nei nostri sforzi .per portare sempre più in allo il candeliere delFApocaii.^e, sia con l’aiuto dei fratelli Metodisti, sia senza, come un tempo, quando essi
an.cora non esistevano. Enrico Geymei
Il Past. Liborio Naso ci prega di render noto che con il principio di mag
gio il suo indirizzo è : Mittlere Strasse
157, Basilea (telefono 435736).
1/ candeliere delTApocalisse è unimmagine a doppio taglio, perchè il Signore
che ne parla, minaccia di ’’rimuoverlo”
e darlo ad altrii Comunque ci pare che
una parte di ragiono il past. Geymet ce
l abbia, e che fra i tigrotti arrembatori
delTltalia risorgimentale, Evangelo alla
mano, armati di micidiali ’’arsenali antipapali”, ci sono stati molti nomi valdesi.
Comunque, la discussione è allerta!
P<
ili
P
in
a
P
m
lii
iir
ni
va
sa
l'C
cp
ai
nil
ne
im
pr
pr.
lei
slt
lei
S'.ll
(la
sii
ser
ms
liti
pò
da
era
COI
I
I pai
I xis
rie
hai
di
rer
('01
all
bm
Str
tac
rin
l’E
I’m
Ca,
cod
Vol
ni®
rod
du
Se
dir
lile
'di
dis,
(
«d
Ufi'
din
sta
ras
A
S
Car
3
IO maggio 1963 — N. 19
Coesistenza tra marxismo e cristianesimo ?
pag. 3
libri
Dieci giorni di studio a Berlino^ dove pulsa
bruciante il confronto - scontro Est - Ovest
Seno reduce da una settimana estremaniente interessante, oltre che piacevole,
l ’invito mi era stato « girato » dal Past. Girardet, direttore di Agape, e veniva, congiuntamente, daU’Accademia evangelica di
Berlino e dall’Arbeiders Gemeensehap der
Vpoodhrookers di Bentveld (Olanda), una
associazione che Ila per scopo di studiare e
attuare un collegamento fra gruppi cristiani e il movimento socialista. 11 tema: « Karl
Marx frag! die Cliristen » il che può essere
tradotto sia « Marx interroga i cristiani »
sia con più forza « Marx pone i cristiani in
questione ». Le spese di viaggio dei 34 intervenuti — 2 finlandesi, 4 svedesi, 7 svizzeri, 16 olandesi, 4 tedeschi e il sottoscritto — sono state sostenute dalla sezione berlinese (socialdemocratica) del Governo federale: uno del membri di questa — veciltio amico di Agape e i cui figli sono stati ripetutamente ad Agape — ha particolarmente seguito i lavori del gruppo e l’ha
pure guidato in visite alla città. V’è stato
ii'i ricevimento al Rathaus, da parte dei
Viceborgomastro sen. Albertz, mentre un
esperto di problemi economico-politici del
geverno è stato a nostra disposizione per
un’esposizione, seguita da animata discussione, sulla situazione attuale di Berlino e
I un confronto fra la situazione economitu delle due Germanie: evidentemente, si
i qui a.seeltata una sola campana ; e se
molti dati sono in sè inoppugnabili, l’interpretazione può variare assai.
Sede della « Tagung » del nostro gruppo, presto affiatato, era rEvangelische Akademie di Berlino Ovest, nel quieto e signorile (|uar;iere periferico del Wannsee,
in una fascia di boschi e laghi e canali che,
a una quindicina di km. dal centro della
città, fa pensare di essere in piena campagna braiiifiduirghese. Fino alTanno scorso,
malgrado le crescenti difficoltà, v’era a Berlino -- come in altre città tedesche — una
unica Accademia evangelica <‘on due sezioni, una all’est e una all’ovest, che lavora
vano in stretta collaborazione. Dalla scorsa estate, il muro ha reso impossibili altre
ccmunicazioni che non siano telefoniche o
epistolari: infatti mentre agli stranieri e
ai tedesclii della Germania federale è permesso, dietro accurati controlli, il passaggio alla zona est della metropoli, i berlinesi delle due zotie non possono in alcun
modo varcare il muro. Questo muro sarà
presente in tutto il nostro lavoro; è una
presenza che incombe su Berlino, è la materializzazloue di un taglio, di un contraslt, profondo, e le cause sono da cercarsi
certo da entrambe le parti, anche se non
in egual misura.
Non si può chiedere ad una settimana di
studio di questo genere più di quel che può
lare: non può essere evidentemente il sostituto di mesi e anni di letture, di studio
serto e sistemar ico; e i probletni pesti dal
marxismo nel suo divenire sono di tale entità che non si sa da dove cominciare. Scopo di questo incontro, rivolto in modo speciale a studenti universitari o neoilaureati,
era di tracciare, proprio in un centro in
cui il problema pulsa ‘bruciante, e in una
comunità internazionale ohe permettesse di
seguire le variazioni del problema in vari
paesi eurcjpei, un quadro generale del marxismo, oggi, e dei rapporti, ricercati o storicamente imposti, che le chiese cristiane
hanno con esso o con i regimi che cercano
li attuarne le linee programmatiche.
.Abbiamo cosi avuto una serie di conferenze qualificate, cui si sono affiancati incontri interessanti aU’ovest e all’est, visita
alla città, visita a famiglie berlinesi, oltre
qualche mezza giornata di libero vagabondaggio assai interessanite e istruttivo.
Straleerò in seguito alcune pagine del mio
taccuino berlinese. Per ora mi preme rife
tire del tema centrale del nostro incontro
II Präses K. Scharf (presidente dell’BlKD,
Evangelische Kirche in Deutschland, qual
cosa ehe è un po’ meno che una chiesa unita e assai più che il nostro Consiglio federale), che ben conosce le difficoltà interzonali e berlinesi in particolare, ci ha i>arlalo .su «Chiesa e problema Est-Ovest»:
l'Evangelo demitizza le ideologie all’Est colie all’Ovest, posizione di fede serena, quasi troppo facilmente serena...
Ei» remameiite interessante quanto ci ha
fatto udire, conunentato, W. D. Zimmerniann, incaricato del servizio radio evangelico a Berlino: un’ampia selezione di -trasmissioni di propaganda antireligiosa da
parte della radio dell’Est; con nostra gran
sorpresa abbiamo tutti constatato ehe, contrariamente a quanto pensavamo, il livello
b queste trasmissioni è per lo più assai
allo, anche culturalmente, e abbiamo sentito quanto spesso queste critiche e questa
ironia portavano esattamente a segno, coglievano le equivoche confusioni fra Evangelo e religione, chiesa e società, chiesa e
civiltà, eoe.; naturalmente vi sono pure parecchie trasmissioni a livello di rivista dozzinale, e pare che anche ad oriente si faccia sentire il peso ‘della pigrizia del pubblico che a sera, stanco, vuol essere divertilo e non costretto a pensare, tuttavia la
media rimane sempre alta e può dar serianienle da pensare a -un mucchio di cristiani: non per scrollare la loro fede — nessuna fede autentica lo sarebbe — ma la loro
cattiva fede.
Abbiamo poi avuto alcune lezioni di docenti universitari, più tecniche: «Teoria c
piMSsi della società umaina nello Stato comunista s e « La sfida posta airOccidente
:lal l’omunismo : ‘pr-O'Spettive di una rispoa ». In realtà queste prospettive non sono
risullale mo'lto precise e chiare: ogni riI Uiaiiio a « valori » occidentaili è immedia
tamenle discutibile e se rimaniamo sul pu
IO piano del confronto fra due umanesimi,
è inoppugnabile la richiesta del materiali
sino storico di passare tutto al vaglio del
cnterio economico e di saggiare i « valori » in base alla effettiva portata sociale.
lina risposta più convincente ha cercato
di dare l’olandese past. van Biemen, direttore della summenzionata Gemeensehap:
« La risposta del socialismo democratico alla tensione Est-Ovest ». Parlando di socialismo democratico egli non si riferiva ad
alcun partiiio socialdemocratico, ma al socialismo come libero movimento, orgaiiiizzalivamente non unitario, ma presente ovunque; lo ha definito un movimento che, desiderando modellare secondo convinzioni
eliche d¡ giustizia e di libertà forze die
sino presenti nella società, tende al po-tee, potere che è moralmente valido se si
mari iene nei suoi limiti. 11 socialismo democratico non è una religione, come il co
iminismo; è in primo luogo un movimento
lulturale, di pensiero; ma ha e vuol dare
alla speranza, non messianica ma concreta,
- speranza, pur dialettica, senza <ui ogni
vera politica è impossibile. Di fronte al sistema marxista die —- necessariamente? —
porta al regime comunista, il socialismo
( deniocratiico nel senso ehe può vera'mente
operare solo in im quadro in cui gli eie
menti essenziali della democrazia siano rispetCati) deve limanere lo stimolo a una costante revisione, un appello continuo a non
soffocare il valore supremo dell’uomo e deli i sua libertà, l’ammonimento alla proble
malkità di ogni realizzazione- un atteggiamento critico, una costante dinamica die
inquieta, un ’profetismo laico’. Tutto questo rischia fortemente di rimaner nel vago,
indubbiamente, tuttavia mi è parso interessante il desiderio di liberare il movimento socialista da una sorta di schiavitù
al verbo marxista, tanto più considerando
du- alla sua origine sono confluiti in es
so, accanto a quello marxista, altri filoni.
Ma, nei cenfronti di questo movimento socialista, quale può essere l’atteggiamento
di crlsliani? Non c’è un « socialismo reli
gioso » o un «socialismo cristiano »: appare superalo ogni tentativo in questo senso,
e tanto più da evitare l’orgoglio di cristiani die pretendono di presentarsi come modelli: non modelli, ma partners, collaboratori nella società, operando però con la
massima diiarezza sui presupposti deH’antiopologia biblica, dell’umanesimo biblico,
cioè della visione dell’uomo quale la Bibbia ce lo presenta. Era interessante vedere
come questi cristiani, che si sono decisamente inseriti nel movimento socialista, sentivano però, insieme all’umiltà di cui altr.i
volta abbiamo parlato, la coscienza di una
responsabilità tutta particolare nel sottobneare, in base a presupposti cristiani, i lati
di un’azione socialista più direttamente pre
occupaiti dell’uomo e della sua piena valorizzazione.
Infine il Generalsuperintendent di Berlini) Est, il past. Führ, ci ha senza debolezza e senza amarezza parlato di « Come i
cristiani rafforzano la tensione Est-Ovest »,
e sua moglie di come, all’Est, si può notare una riduzione ma una concentrazione
della vita cristiana, hi particolare della lettura e dello studio della Bibbia; mentre
una donna pastore che cura i collegamenti
fra movimenti giovanili evangelici all’Est
e all’Ovest ci ha parlato a lungo dei problemi posti dalla confermazione (e Jugendweihe comunista), e delFabbaltimento dei
privilegi di una Chiesa di Stato, nel complesso profondamente positivo, malgrado i
gravi problemi di ¡ognli (genere tn/lli’ora
aperti.
Guidava i lavori e tutto l’incontro, con
viva sensibilità, il past. G. Mökkel, ora di
rettore dell’Evangelisclie Akademie berli
r ese, dopo esser stato per vari anni pastcre
ad Atene. Ottima l’ospitalM, simpatico
1 ambiente. E si ripensa con molta gra'titu
dillo a questo periodo di meditazione e di
approfondimento, in 'un punto focale del
confronto-scontro Est-Ove-st. Gino Conte
Ho finito or ora di leggere « La traduzione » di Silvano Ceccherini (Ed. Feltri
iielli) che un compiaceitte Libraio di Toriin, mi ha procurato, poiché, per l’interesse
suscitato da questo scrittore carcerato, la
D edizione si è rapidamente esaurita.
« La Traduzione » è un libro che sin dalle prime pagine avvince, sconvolge, fa tan
10 pensare e che infonde, a lettura terminata, un senso dd ammirazione misto a stupore per un uomo che ha saputo aWraversj la lettura e lo studio, la viva solidariet-i per i compagni di galera, uscir vivo dal
fango nel quale era immerso da verni’anni
Olgi, così si cliiama il nostro personag
gio, descrive il lungo tragitto che egli fa
dal carcere di Civitavecchia a quello di Saluzzo dove è stato trasferito, sostando nei
diversi stabilimenti di pena — lutti uguali nel maccliinario della bnrocrazia e nella
desolazione — dove ritrova vecchie conoscenze di detenuti, guardie carcerarie che
egli ha incontrate a ®ito tempo e dove arricchisce duramente -la sua esperienza fra
11 monde dei recinsi.
Olgi, attraverso la sofferenza fisica — ha
.1 cuore molto ammalato — e quella morali , si redime a poco a poco e sopravvivi
grazie -al suo grande amore per la nailura
(he egli cerca avidamente di afferrare come
può: tra le fessure del cellulare nel penoso viaggio sotto il soie cocente, fra qualche
spiraglio di luce clie penetra, quasi nascosto, nella ‘tetra cella, durante il « passeggio » (colpisce la descrizione di un rudiinenlale canocchiale ehe egli ha ingegnosa'
niente fabbricato con miiUe espedienti, per
nieglio 0‘sservare 'il mondo d’intomo e
persone che vi abitano).
Impressiona in quest’uomo l’amore per la
vita — elle gli ha pur negato tutto — ma
(he gli impedisce idi soccombere alla frequente tentazione di annullarsi, di cadere
nella abbietta depravazione della solitudine. Questa vita interiore che pulsa in lui lo
spinge a scrivere come può, con gli scansi
mezzi di fortuna a sua disposizione; a sertiIure nell’animo dei compagni per afferrarne la personalità, la colpa.
Un carcerato
scrittore
Scrittore formidabile, direi per « vocazione » perchè non scrive per ambizione,
per ottenere un premio... ma p«- nn bisogno imperioso di dire la verità, per una
liberazione interiore ed è p^ questo che
ne è risultaU) un capolavoro che commuo
.1 e incoraggia.
Terminato il libro ci si sorprende a ragionare, a pensare ancora con Olgi il quale
dice a un compagno servizievole incontrato
durante il passeggio : « Grazie, Marcello.
L’aiuto che conta è questo: smtire che ci
sono dei fratelli nel mondo ».
Libro che bisogna leggere e diffondere
specie fra i giovani. m. t.
a
Ci
0
s
0
u
>
o
Ci
rrfífl.
XIV edizione
riveduta e accresciuta
pp. 176, L. 350
Richiederlo alla Olaudiana,
via Pr. Tommaso 1, Torino.
'miiiiiiiiiiiiiimiiiii
iiMiiiiiiiiiiiiimi
Dobbiamo cominciare dal fanciullo
Il sig. Hans Gerhard Dan è Membro
laii-o ben qualificato per intendere i tio,stri problemi, giacché fa parte del Comilato Direttivo di una grande Chiesa Riformata Tede.sca. Così egli si è spinto fino a
Coralo e a Cerignola per tastare il polso
a questa realtà cui aibbiarao dato il nome
generico di campo di evangelizzazione o
della testimonianza.
E’ stato per noi che lo accompagnammo
( chi scrive e il gruppo dei responsaibili di
Corato) una gioiosa esperienza di poter
passare tutta una giornata di sole con un
ospite cosi sensibile, così aperto ai nostri
problemi. Quando ci separammo egli volle
abbracciarci ad uno ad uno, e nei noistri
cuori resta il ricordo di un « fratello » nel1 accezione più calda e più piena di significato che questo termine ebbe nel Nuovo
Testamento.
Nel visitare i nostri due centri sociali di
Corato e di Cerignola, queste nostre opere,
anche se modeste ed umib, gli apparvero
tanto buone e concrete che (riferisco il suo
pensiero) gli « hanno aperto il cuore alla
speranza ».
Questo aipprezzamento che ho riportato
accanto al noime di questo nostro nuovo
amico nel mio taccuino accanto alla data
del 22 aprile 1963, mi lia fatto riflettere.
Al sig. Dan non abbiamo poturo mostrare il solito volto dell’assemblea raccolta
che canta, che prega, che ascolta un messaggio, che stridige la mano al fratello venuto da lontano. Abbiamo mostrato però
il volto abituale, quello di ogni giorno.
Eccoci a Cerignola in un modesto pianter
reno diviso da un tramezzo: la parte antistante è occupata da una macchina Duliied per maglieria e da una Singer, due
ragazze in tuta di lavoro attendono alla
confezione, circondate da a'icune apprendiste; al di là del tramezzo Mamma Trobia
hii davanti una bella nidiata di bambini
ai quali fa ripetere la lezione.
■Si avverte subito lo stesso clima sereno
e gioioso che regna al Centro Sociale di
Corato, ove le maggiori disponibilità ambientali ci hanno dato la possibilità di accogliere un più gran numero di ragazze e
creare una vera e propria Scuola Convitto.
Si possono certo vedere tutto attorno a
noi nel vasto mondo che ci circonda Scuole, Centri Soeiali-Educativi, Biblioiechine
Popolari e quanto altro ancora rintelligenza umana a'Ccoppiata alla tecnica può crear-i in questo rinnovato tempo di democrazia. Ma dietro a tutta quest’attività vi è la
Istituzione e non sempre la vocazione —
V è lo ‘Spirito dell’organizzazione con i suoi
scopi ben precisi, colle sue finalità ohe devono essere raggiunte — non c’è l’apertura
verso i meno abbienti e quanti colla loro
presenza verrebbero a far cadere le mura
invisibili ma reali delia classe so'ciale, del
ce.o, del partito. Non c’è soiprattntto lo
spirito comunitario che è poissibile soltanto
dove c’è Lui, il Maestro, il Signore, la potenza del Suo amore, la luce che illumina
il cuore dell’educatore e deireducatrice, i
quali ben sapendo dì non avere davanti
cervelli da istruire ma anime da elevar.:
con la parola e con Tesempio fino al Maestro, di Lui parlano e a Lui conducono i
teneri fanciulli 'Cogliendo ogni occasione.
Essi sanno che il Maestro li vuole a sè
e sanno pure che non devono opporre ostacoli ovvero sostituirsi a quello che è l’in<-c-ntro libero e personale del fanciullo col
proprio Dio. Essi lo sanno perchè hanno
sentito una precisa chiamata.
Ogni volta che abbiamo di queste visite,
durante le quali ci è dato l’occaisione di
ristudiare, con l’ausilio di chi ne sa più
di noi, il problema, di vagliarlo da tutti i
lati sociali, psicclogici, didattici, vocazionali e soprattutto funzionali (penso alle
scarse possibilità di sviluppo del Centro
Sociale di Cerignola, che fa veramente miracoli) una convinzione si fa sempre più
chiara in noi. Dobbiamo cominciare dal
fanciullo se vogliamo che la Chiesa di domani sia vivente e possa sostenere il dialogo col mondo circostante. Se oggi avvertiamo una certa sclerosi nella vitalità
di no'n poche chiese di evangelizzazione,
nella cui genesi sono più che evidenti eerii
filoni di formazione anticlericale o revivalistica, la causa di questa malattia è da ricercarsi in ultima analisi nella carenza di
una Scuola Domenicale, di una susseguent; scuola catechistica. Radici asfittiche, a
volte malate, non potevano dare l’albero rigoglioso e carico di frutti che aspettavamo.
Benediciamo perciò il Signore che sia a
Riesi che a ‘Pachino come ad Orsara, a Cerignola e a Corato, grossi centri rurali, ci
si sia measi sulla giusta strada.
La generazione che verrà dopo di noi, se
sapremo perseverare, ee ne sarà certamente
riconoscente. Q, E, C.
I LE¥TORI CI SCRIVONO
In che senso Gesù Cristo
è stato discutibile?
Una lellrire, du Lucerna S. Gin^tinni :
E«ro Si'gnor Conile,
Ilo lelloi ‘Con linitercsse il suo articolo « Ija Parolai di Dio e il buon
'’ol«Te (degli luominii », apparso sul
’'unterò del 19 aiprile, ma nella 2"
co'lonnia, alla 27“ riga, c’è una frase
che vorrei m! ichiarisise: « ...amclie
nel idonileslo. è (chiaro che di tale
tliriltto si parla solo in rifcrimendo
icattollici di retta oisiservainiza, nè
^0 si fonda teologicamenite nella
'ncarnazione del Cristo, il Figliolo
tii Dio laipparso fra gli uoniini ndla
^tscuiihilità di un’esistenza umana».
Che cosa s’iiinlteinlde con questa
"discutibilità» di un’esistenza nma'ja? So dii una setta che, ai primorl!» del Cristianesimo, assertiva che
'1 Cristo era di una natura umana
differente dalla nostra: meno espo**0 alla soffereniza fisica, alle ne"cssilà (materiali, ©oc.; ma nel suo
titso non coniprenido a che cosa vodia aillkidere. Le sarei grata di una
’«Sposla. Grazie, e rii-eva i miei più
"tri salimi. Jone Corion
Chietlo seuxn a Lei e forse a parecchi altri lettori per quest'es])ressione non sufficientemente chiara:
la tentazione del 'gergo' teologico
è sempre in agguato! Non intendevo evidentemente associarmi all’eresia docetica, che fin dai primi secoli della vita della chiesa, non riuscendo a spiegarsi 'logicamente' la
incarnazione del Figlio di Dio, la
dissolveva affermando che questi
era apparso sulla terra semplicemente 'nuischerandosi da uomo, se
casi si può dire ( l’eresia opposta,
anoh’essa non morta oggi ancora,
era Varianesimo, che asseriva che
il Cristo era stato in realtà soltanto un uomo; si ebbero pure mescolanze di queste due posizioni estreme, tutte però più o meno' inficiate
di razionalismo ribelle alla divina
follia dell'Evangelo). Volevo semplicemente dire che il Figlio di
Dio, incarnandosi in Gesù di Nazaret, fu verametUe un uomo discutibile e in realtà discusso': la sua
divinità, la sua messianità erano
vere soltanto per la fede, assurdità
e bestemmia, invece, per gli incre
diili; lutto il ministero di Gesù è
sotto il segno di questa discutibilità,
deliberatamente accettala’ dal Cristo, che ripetutamente, e ancora
dalla croce, rifiuta di imitarsi in
modo iiuiiscutibile e inequivocabile; gli stessi discepoli che avevano
creduto in lui, esitarono spesso, e
crollarono di fronte alla sua morte (e qual morte!J; in mezzo allo
sua gente egli incarnò davvero la
profezia antica sul "servo dell’Eterno di cui ’’non avemmo stima
alcuna” perchè si presentava ’’non
in modo da attrarre gli sguardi”
I Is. .SS). Questo intendiamo quantlo
parliamo della discutibilità umana
di Gesù Cristo: non fu soltanto un
lato secondario, della sua apparizione. fu il
modo stesso con cui fu
fra noi, la parola d’ordine e lo sco¡X) con cui venne da presso al Padre. pieno di grazia e di v&‘ità. La
rhievut, la comunità di coloro che
hanno credulo e compreso questo
Ut follia di Dio, fino alla croce
dove lasciare che questo modo
di essere e di operare di Dio, in
Cristo, divenH il criterio del prò¡>rio modo di pensare e operare.
I\'el caso della libertà di culto, anzi
di coscienza, a'cui mi riferivo nell articolo, penso che il rispetto —
assai più che la tolleranza! ~ che
il cristiano deve a tuui, qualunque
sia o non sia la loro convinzione
religiosa, non può esser dovuto ad •
un generico senso di tolleranza e
larghezza d’idee, ma deve piuttosto radicarsi proprio in quelVatteggiamento di Gesù di cui parlavo
sopra: di qui anche il diritto all ateismo per l’ateo; affermare il
contrario significa ripetere ’’scendi
di croce e crederemo”, significa
riecheggiare le parole delle tentazioni sataniche: ”Se tu sei il Figlio di Dio...”. A noi ¡mre che la
Chiesa di Roma, almeno finora (ma
sono possibili dei mutamenti radicali nel suo seno?), abbia disconosciuto questa caratteristica dell’incarmrzione di Crisi» e i suoi riflessi sulla chiesa; e questo mi ¡Mueva
di poter verificare anche nella ”Pacem in terris”. Gino Comie
Attenzione, sviste pericolose!
Scool'j Valdese di Economia Domestica
I
L' ulTveto
Da Giugno a Settembre si accettane giovanelte anche solo per il periodo estivo (soggiorno minimo un
mese).
Per informazioni e particolari rivclgersi alla Direttrice Sìg.na Irene
Cesan - L’Ujlivelo i- Itusema Ifsan
Giovanni.
Caro Direttore,
■nell ultima mia corrispondenza
dagli Stati Umiti sono sfuggiti due
errori che desidero rettificare.
Il primo è questo: parlando della
predicazione del Dr. Poling avevo
sirliUo che oggi abbiamo, bisogno
dii una jiarola « oliiara e semplice,
a! livello di tutti gli uditori, detta
con convinzione erisliana, a conforto delle nostre cnmunilà », noti
a confronto d,i esse. Vale l'a pena
di corregigere l’errore per ragioni
di ichiarezza e soprattutto per la
convinzione da me espressa secondo cui oggi è necessario lavorare
e predicare a « conforto' » delle coauunilà, ned senso evangelico e co.struttivo di questo termine. Ma isi
tratta, iu fondo, di nn errore non
pericoloso per me e per la mlsigioiie .che m’è stata affidala.
Il secondo, invece, è preoccupante, specie nei tempi che corrono e
nell’atmosfeira in cui la Tavola Valdese ,%i trova ad operare! Conrludendo il mio viaggio e parlando
delle mie esperienze, avevo seritlo:
w Ho cercato di far partecipare i
lettori al mio viaggio ed alle mie
esperienze, nell quadro di preziosi
contatti eiO'Ume'nici ». Ne è venula
fuori la frase: « nel quadro di preziosi controlli ecunienici »! Aprili
cielo! Ma chi è mai e cosa crede di
essere questo Moderatore Valdese,
il quale adesso si mette anche ail
esercitare dei controlli « ecumenici ».'’ Non liaS'laiTio i vaici critici severi deirA.niminislrazione i quali
sono prouli, partendo da un fatto
singolo, a giudicare globalmente
sul Jiiano generale; ci vuole anche
il proto o Fincauto correttore delle
bozze!
ProhahiliineiUe i lettori scrivera.niio varie lettere di protesta contro
t< i controlli ecumenici » del Moderatore e chiederanno al -Sinodo di
controllarlo. Mi affretto, periamo, a
rettificare gli errori del settimanale, onde pacificare le accjue e raissicurare i lettori : sì, ho veramente e
soltanto cercato dei cotuaui ecumenici. nel quadro della, solidarietà
con la nostra Chiesa, per la quale,
amiici Pastori e laici, è luegbo che
lavoriamo invece di bistieedare, edi.
fio-ando nella fede in Cristo il popolo che Dio ci ha affidato.
Ermanno Rostan
Nostra cul¡Ht, nostra maxima culpa!
4
pag. 4
10 maggi« 1963 — N. Ij
Visita neiia SviÆÆera romanda
Dal Giura Bernese al Lemano - Le "case valdesi,, di Ginevra
n Giura bernese eomipreiiiide uin certo
numero di comunità che si trovano grosso
modo nell tirìanigolo La-Cbaux-De-Fond Délémonit - Bienne; un collega svizzero
mi d'ieeiva che una parte delle parrocchie
sono diveniate protestanti quasi forzatamente al tempo della Riforma: ne è conseguito uno spirito di indifferenza con correnti atee abbastanza marcate. Molte attività come ad esempio la corale sono laidie
e per nulla legate alla chiesa; altre invece
come a Tavannes e nella valle sottostante
hanno udito la voce potente e convincente di Farei, Felix Neff e Ami Boist, la voce cioè di uomini che hanno scosso i cuori e le menti creando antentici risvegli
non ancora spenti oiggi; per contro-, nelle
stesse zone spiritualmente meno calde oi
sono residui di comunità anahattiste che
serbano quella nota di pietismo che li distingue; nei mio viaggio di riilorno daUa
Ferrière ho inloontrato una simpatica « magna » dal viso Isiereno, che fa parte del
gruppo an-abaittista della Ferrière; essa mi
ha raioconta-to che dal modesto gruppo anabailtista del villaggio sono partiti già alcuni milssionairì per l’Africa e iche l’opera
delle Missioni coatituisice il loro massimo
interesse, soprattnitto nell’Angola, Lago
Ciad eoe. La preghiera è un elemento importante nell-a vita della loro comunità.
Tra le comuni.tà risvegliate ricordo quella di ReconviUier con un centro di vita
soiciale, riunioni di uomini e donne molto
simpatici; il Pastore mi era già no-to; Favevo conosciuto in Franoia ed ora svolge
la sua nobile missione con impegno, coscienza dei dovere, ed una visione chiara
dei pro-Memi; con lui si parla molto degli
Iilaliani e c’è il desiderio di imparare la
lingua per portare l’Evangelo ai nostri
emiigranlti. La ritmione è delle più interessanti seguita da una lunga discussione.
di vivo interesse; la colletta è anche la
più a-ba. In fondo alla sala ci sono delle
valdesi: Sig.-ne Pons, Coisson di Angrogna, Berlinat di ViÉar PeHice e Baldi
Cardon di Prarostino; un simpatico medico di Bellelay ha condotto le nostre infermiere aMa riunione mentre il fratello
Cardon lavora in una Maison d’Ejducation
con la famiglia; il giorno do-po vado a salutare le Valdesi e incontro ancora una
signora Bonnous-Costabel di Vivian ed
una signora Pagetto di S. Secondo ; a pranzo sono o^te del signor Cardon il quale
è felice di poter parlare della sua terra
e della sua Chiesa.
In giornata il collega di ReconiviMier
deve andare a Bienne per visitare dei malati e mi invita ad accompagnarlo. Eccoci
nel grande ospedale: ci sono molti italiani, almeno uno su otto degenti; scrivo un
lungo elenco di nomi sconosciuti mentre
il mio acicompag-natore fa l’elenco dei
suoi. Così spendo la mattinata in visite:
in una stanza inconitro un leccese con tre
compaesani : dalle sue prime parole intuisco che conosce l’Evanigelo ; difatti aveva frequentalo i Pentecostali nel Brasile
e poi era tornato in patria dove aveva
perso i contatti con le -ohiese evangelidie ;
accanto c’è pure un leccese che ha avuto
la Bibbia da un testimone di Geova e con
luì si parla -per mezz’ora della Bibbia: è
un’anima che -cerca e ohe doma-nda d’essere illuminato n-ellà- verità. Son-o tutti felici di vedere un -italiano e soprattutto di
essere compresi nella loro solitudine.
Purtroppo la mia prowi-sta di libri è
presto esaurita; su alcuni tavo-li-ni dell’ospedale vedo opuBColi, tratltati diffusi
presso gli Italiani da parte dei cosidetti
« isettari », sempre ainiimirevoli per la loro
nota evangelisitica.
Ricordo- la visita a Granges: quivi ho
incontrato una mia an-t-i-ca patToeclùana
rorenga. Letìzia Boero Rol, andata sposa
ad un bravo giovane svizzero ed il cui
matrimonio avevo- celebrato .prima di lasciare Rorà; lei stessa mi segnala la presenza di italiani nell’ospedale dove trovo
una giovane orsareee, -figlia di Nieola Marottoli di antico ceppo valdese della Puglia; la sera, dopo il m-essaggio, proietto
dellie diapositive sull’opera del Sud e tra
le altlre una vecchia foto di un folto gruppo di bambini della scuola domenicale di
Orsara ; in fondo alla sala un gruppo di
Orsarosi si riconosce nella diapositiva, con
viva emozione; naturalmente al termine
diella riunione come anMco Pastore rivedo con grande gioia i miei parroccliiani e
poi tutti insieme oi rediiamo nella casa
ospitale del Pasto-re Rufner eld insieme si
ca-ntano gli inni imparati in un tempo lon.
(ano e si chiude la serata icon la preghiera. Non ricordo tutti i loro nomi ma desidero ricordare i due fratelli Biagio e
Donato F-ragassi figli di Lorenzo e salluta-re il siiinpa-tico gruppetto o-rsarese.
Nel co-rso della miissio-ne prendo pure
parte ad un incontro ecumenico con un
gruppo di Pastori e sacerdoti nella cittadina di Moutier: ottima ila relazione d’un
redattore di « Vie Pro-teslanle » e poi del
Prof. D’Espin-e, nel pomeriggio. Ricordo
l’inisiatenza con cui quesl’-ultimo esortava
i presenti ad avere incontri sinceri, non
diplomatici, aventi come base lo studio
della Bibbia. Ho avuto l’impressione che
alculni non avessero- idèe molto chiare sul.
la realtà della Chiesa romana e soprattutto -della nuova « via » sog-ui-ta d-a Roma
nel dialogo con i non Cattolici: difalti
uno dei presenti ch’io avevo scambiato
per un buon cattolico nieotre invece era
un re-sponsabilie della chiesa proteisltante,
rivela-va un’aimmirazione sconfinata per
iinmiiiiiiimiiKiimiiiimiiiiiii:
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
— La domenica 21 aprile abbiamo celebrato i battesimi dj Couco-urde Enrica di
Eli e Tron Olga, Avrano Danila di Nicola
e Morello Gilda, Brazzali Mirco di Mario
e Ro-stagno Cesarina, Long Roberto di Gi
n-o e Rostagno Rosa. Ohe il Signore benedica queste -creature e siano seguite giorno
per giorno neUa luce della preghiera e delFesempio.
Nella stessa domenica il Pastore spagnolo Murales ha dato un messaggio durante il culto, poi un messaggio alla scuola domenicale, ai catecumeni, aUe mamme,
ai gruppo dei responsabili e la sera ai giovani. Ringraziamo il collega di Spagna per
le notizie che ci ha dato della sua chiesa
« sotto la croce » e domandiamo a Dio di
sostenere i fratelli evangelici perchè possano 'tenere sempre alta la bandiera della testimonianza in Cristo. La nostra simpatia e
sclidarielà unitamente alle nostre preghiere non venga mai meno per la nazione che
attende la libertà di Cristo.
Nel pomeriggio di domenica 21 una
ventina di responsabili ha discusso tutti ’
problemi della chiesa in vista dell’a-ssem
bica di chiesa -che si terrà il 26 maggio: ,
respo-nsa-bili hanno anche discusso il problema del passaggio di una zona dell’Inverso alla nuova comunità di Villar Penosa:
la conclusione della discussione può cosi
definirsi: invito ai due Concistori attuali o
futuri di Pomaretto e Villar Perosa di stu
diare insieme il problema dell’Inverso, in
riferimento ai due quartieri del Clot e del1.1 Paiola perchè siano curati in collabora
zione da parte dei -due Concistori: la proposta sarà discussa ancora in sede di as
scmblea di chiesa; per Vivian e diaspora
di Dubbione Pinasca il passaggio alla nuo
va comunità di Villar sembra ormai cosa
aiquisita.
Al termine della interessante riunione si
è avuta un’agape fraterna nella quale gi è
dato l’addio al Prof. Ernesto Tron e signora, al signor Valdo Giaiero e signora che
si sono trasferiti rispettivamente a Pinerolo ed a Torino : la comunità di Pomaretto
è molto riconoscente al Prof. Tron, al signor Valdo Giaiero e signora per la preziosa attività svolta nella nostra chiesa: la
coillaborazione che i nostri due anziani
uscenti hanno dato è stata notevole per la
soluzione di difficili problemi locali e soprattutto per Fattività del quartiere di Perosa: ricordiamo con riconoscenza la collaborazione della signora Tildina per quanto Ila fatto per la nostra corale, l’accompagnamento del canto in chiesa, -la scuola domenicale; e la signora Evelina per l’unione delle mamme, la scuola domenicale e
l’attività nel quartiere. Il Pastore e il sig.
Bario Coucourde lianno espresso, a nome
della chiosa la loro viva gratitudine per la
missione svolta dalle due famiglie partenti.
— Ricordiamo vivamente il nostro bazar
del 12 maggio alle ore 14,30, molto ricco
e.l assortito quest’anno.
—- la domenica 19 avrà luogo l’incontro
delle scuole domenicali a San Germano
Inoltre nella medesima domenica avrà luo
go la visita delle nostre mamme ad Agape
— 11 26 maggio, ultima domenica del me
,sr avrà luogo Fimportan-te astemblea di
chiesa alle ore 10,30 la quale dovrà decide
re quali quartieri passeranno alla nuova co
munità di Vi-Uar Perosa; le seduta per es
sere valida deve avere almeno un terzo dei
suoi membri. In altre parole dovremmo es
sere in chiesa almeno 320 membri di chie
sa Se questo numero non è raggiunto se
condo il regolamento la decisione delFassemblea non è valida.
— La sera del 26 maggio alle ore 20,30
avremo un’audizione musicale al teatro con
la partecipazione della corale dei grandi
diretta dalla sig.na Speranza Grill, la se
zione dei cadetti diretta dal signor Marsu
ra. La colletta andrà a beneficia del nostro Asilo d’infanzia.
— La prima domenica di Giugno nel pomeriggio avrà luogo il saggio delFAsilo.
— 11 giorno delFAscemsione sarà interamente consacrato ali’inaugurazione della
cappella di Villar Perosa : la giornata è
storicamente importante; dopo più di due
secoli e mezzo cioè da quando gli antichi
vi-llaresi valdesi dovettero andare in esilio
e soffrire per un anno intero nella Foresta
nera per non tradire la loro fede, Fevangelo torna a Villar con una comunità di
immigrati e con una cappella -semplice e rispondente allo scopo. 1 Pomarini che hanno dato una parte del loro territorio per
la formazione della nuova comunità saranno tutti presenti? Al -mattino parlerà il Moderatore e nel pomeriggio ci saranno messaggi vari con un bazar di beneficenza. Il
Concistoro -provvisorio mi prega di annunziare che al pranzo c’è posto per centinaia
dì persone presso l’albergo del sindaco di
Inverso signor Andrea Olivero. Si prega di
segnalare in tempo le prenotazioni.
— Domenica prossima, 12 maggio, il culto del mattino è co-nsa-crato alla famiglia
cristiana: tutti i genitori sono impegnati ad
essere nresenti insieme ai loro bambini.
RODORETTO
— E’ con tanta maggior -gioia che la nostra comunità si è raccolta per j culti del
Venerdì San-to e di Pasqua, dopo il silenzio della Domenica delle Palme senza il
suono di una campana nel paesaggio invernale. Quattro le giovani ohe hanno quest’anno confermato le promesse del loro
ba'tesimo con una pubblica dichiarazione
di fede e di obbedienza al Signore; Elsa
Meytre, Elena Tron, Graziella Tron, Odelta Tron. Ogni volta questa cerimonia ripropone alla nostra attenzione il problema délit fede ma po-chi sembrano avvertirlo, è
forse necessario rafforzare la vita spirituale di questi giovani membri per aiutarli a
siiperare la fase di crisi e di disinteresse
che sembra seguire la fine del catechismo.
— Le famìglie Guillemet-Tron sono stanuovamente co'lpite dal lutto. 11 16 aprile decedeva Marianna Gay-dou in Guiüemet, a un mese di distanza dal marito. Al
h figlie Ida, Margherita, Adelina ed al fi
glio Emanuele rinnoviamo la nostra simpatia fraterna.
— Domenica 19 maggio avrà luogo l’assemblea di chiesa per la nomina dei delegati al Sinodo ed alla Conferenza distrettuale.
— Le attività della Settimana Santa sono state fortemente ostacolate dalle abbondanti nevicate che hanno fermato per alcuni giorni la vita della valle. Numerose valanghe e slavine hanno infatti ostruite le
s.rade e resa -pericolosa la circolazione. Il
culto della Domeni-oa delle Palme ha così
ilovuto essere sospeso, e la confermazione,
che avrebbe dovuto aver luogo il Venerdì
Santo, essere rinviata al giorno di Pasqua.
Un magnifico sole ha invece favorito la
partecipazione di una numerosa assemblea
al cullo dì Pasqua, nel -corso del quale l’unico catecumeno del IV anno, Breuza Ar
turo, delle Fontane, ha reso pubblica confessione della sua fede cristiana ed è stato
ammésso quale membro di Chiesa.
— Il 21 aprile il Concistoro si è riunito
per l’esame dei catecumeni del I, II e III
anno, che hanno dato esito soddisfacente.
— Domenica 28 aprile il S. Battesimo è
stato amministrato al piccolo Enrico figlio
li Romeo e Rina Tron di Campo Colt. Voglia il Signore benedirlo e proteggerlo con
la sua grazia assieme ai genitori e al padrino.
La comunità ricorda con piacere e riconoscenza la bella serata del 31 marzo traBccrsa insieme ai giovani della comunità
li Pra-mollo. Abbiamo rivisto con gioia il
pastore Pons e -la signora, e li ringraziaano
ancora per la loro visita.
— Con il mese di aprile ha a^to termine la refezione scolastica organizzata a Rodoretto dall’insegnante O. Ravasio, a favore dei -nostri scolari provenienti dai più
lontani e disagiati villaggi. Essa si è rivelata di grande utilità in un inverno così
rigido, e le famiglie ringraziano vivaamente
1 maestro e la signora per quanto hanno
voluto fare per alleviare il disagio dei lo
? figli.
— L’a-ssemblea di chiesa è fissata per la
domenica 19 maggio, e tutti i membri elettorì sono invitati a prendervi parte data
Fimporta-nza degli argomenti a-U’o. d. g
— 11 23 maggio, giorno delFAsceusione,
avrà luogo la gita di Chiesa a Pramo-llo. Si
prega di volersi iscrìvere al più presto pre->
so gli anziani ed il pastore.
— 11 26 maggio avrà luogo l’annuale bazar di lieneficenza a Rodoretto. Tutti sono
cordialmente invitati a prendervi parte.
BOBBIO PELLICE
Domenica 28 aprile abbiamo accompagnato alla sua ultima dimora terrena la
spoglia mortale della nostra sorella Gay
zinna nata Grand deceduta il giorno 27 al
l’Ospedale di Pomaretto i-n seguito a malattia alla età di anni 79.
Al marito, tutt’ora ammalato, ai familiari e parenti lutti vicini e lontani esprimiamo la nostra -viva e fraterna simpatia
cristiana invocando su loro tutti le consolazioni di Colui che ha vinto la morte
ed ha prodotto in luce la vita e Fiimnortalità mediante il suo Evangelo. e. a.
— Domenica 28 aprile, nel pomeriggio,
abbiamo avuto il tradizionale bazar primaverile, favoriti da una splendida giornata
L’affluenza del pubblico è stata rilevante,
per cui anche il risultato è stato buono.
Ringraziamo lutti coloro che hanno collaborato per la buona riuscita della manifestazione.
— Domenica 5 maggio, dinnanzi al Concistoro riunito, i catecumeni hanno sostenuto jl loro esame. Il risultato è stato discreto per la gran maggioranza, buono per
alcuni, e scarso per alcuni altri. Le famiglie dovrebbero sentirsi tutte impegnate
nella istruzione e educazione cristiana delle giovani generazioni.
— Per domenica 12 maggio, alle ore 10,
è convocala la Assemblea di Chiesa. Sarà
letta e discussa la « relazione annua » del
Concistoro, nominati i delegati al Conferenza distrertnale c i deputati al Sinodo.
Preghiera a tutti i membri di chiesa ad
intervenire.
avvisi economici
CEDESI negozio mercerie centro Torre Pellice. Rivolgersi Libreria Claudiana.
FAMIGLIA pastore residente Zurigo cerca
lavoratrice domestica. Trattamento familiare, sindacale. -Scrivere a Ruhoff, Arnaiiil, 31 - Torre Pellice.
Direttore reap.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tin. Subalpina s.p.a. • Torre Pellice (To'
NelVIsola d*Elba
CASA VALDESE
l’at'tiuale pomlefì^e, soprattutto dopo ila vi*
eiita del genero del capo sovietico, con*
fondendo i motivi politìco-diploaiatici
con quellH reliigiosi. d'erto lo conjaeguenize
d'un oerto tipo dii leounnenismo sono evi*
denti ad esempio nlel caso dei matirimoni
misi'ì : un collega mi diceva candidamente
che n-ellla sua pairooohia la foi:te maggioranza dei ma-triimoni misti ■era celebrata
i^Ua dtiesa cattolioa e ciò non sembrava
costituire un grande scandalo... così la
chiesa romana con la politica dell*« embraasons-nouis » avanza, almeno numerica*
unente...
Ai Rio Marina
Per iniziativa della Commissione del IV
Distretto l’antico edificio scolastico di Ri«
Marina ( Isola d’Elba) è Stato trasformato e
adattato a Foresteria con le seguenti finalità :
Dare alle ragazze delFIstituto Ferretti di
Firenze così come a piccoli nuclei fa.
miliari di condizioni economiche modeste ed a quanti lo desiderano la possibilità di un so-ggiomo al mare.
Sono ospite per qualche giorno della famiglia Schwarzenbac-h che fa parte della no
s:-ra chiesa madri-na di Grand-Lanicy : Foccasio-ne mi consente di da-re alcuni mes-saggi al Peiit-Lanicy e Gnand-Lantcy dove
iuco-nitro amici di Pomaretto che da molti
anni vengonio -in delegazione per il XVI1
Fe-hhraio. Approfitto del breve soggiorno
per coinisa-cirare una serata alle case per
i taliia-ni io Ginevra : al Padiglione incon-liro il Pastone Tron e Signora, sempre at-tivi e con nno spirito giovanile sebbene
abbia-no da tempo varcato la frontiera regO'lamenlare dei setita-nt’anni ; il isd-gnor
Money e signora, direttori reapousabi'li
delle varie case e molto jimpegnati in questa impoirtaut© -missione -sociale, noniihè
cari amici del Sud e precisamenile i -coni-ugi Grosso Vincienizo, Giuseppina Monaco coll marito prov-eniiemti dalla nostra
(hiesa fiigiioocia di San Giovanni Lipion-i
e Rii-cardo di Collefe-rro ormai da vari
anni impegnato nelll’opera die-Me case per
emigranti. La -casa di Lyginom è la meglio
arjlrezza-ta e può ospitare fino a 400 persone: la ma-ggioranza -sono italiani ed un
gruppo più modesto sono spagnoli ; no-n
è difficile stabilire un rapporto fraterno -e
couvierisare con questi lavoratori proveniienili d-a liullito 1-e parti d’IlaLia: sono sen.
sibili ad' luua parola di simpaitiia e di J-nl'oragigiaimeinto ; dò un breve messaggio e
proietto le diap-ositii-ve ; sono felici come
i bimbi di trascorrere una serata familiare, di rivedere sullo sclrermo i loro -paesi
e di tuffarsi per qualche ialante nei ricordi della loro terra lontama-.
Grazie alle pretnure del signor Mon-cy
posso v-Ì8Ìta-r-e il giom-o suocessivo le case
Cueinod, del Grand Lancy o Verniier in
grado di ospitare tutte iusieme quasi 20(1
ii!a-liand. Si iratla d’nina vaiata eo-munità di
la-voira-lo-ri, cistremameinte imob-il-e e varia
e per la quale -si -compie una nobile azione soiciale se-ppiure in anezzo a difficoltà e
iucoiinprensioni ; la cura spirituale è particolarmente difficile per un Pastore, se
non è coadi'uvato da elementi spiritualouente preparati e eoniv-iniU e che fa-cciano
parte della schieca d-eigli operai: piec-caflo
cioè che non ci siano tra gtli operai medesimi degli evangelici -che possano gettare con efficacia il seme della Speranza.
D’altro ca-nto questa comunità può essere
oggetto di atllenzione, di visitie, di cura
apiritualte da itarie dei rao-lti evangeliici
italiani e svizzeri -ai quali, come a 'noi
tuilli è ridiiesto di portare agli altri 1-a
nostra pa-rola di itest-imondanza e di fede,
nello spirito degli antichi Valdesi che
percorrevano l’Europa per recare la pe-nla
di gran valore.
Gli italiani che ho inicontr-ail-o m’iha-nn-o
da-t-o l’impressione d’um giregge senza Pastore: cattoliici di nome ma non di convinzione, possono dare Fi'mpressione che
in loro -ci si-a soltanto una affannosa r-iicerca del denaro, del divertimenilo, ma questa rkerlca tradisce in fondo un’altra ri-cerc-a più profondia -cioè quella spirituale.
Per questa massa di la-voratcri italiani non
è isuffici,etnee lo sporad-ico inte-resse di qualche comundilà italia-riia ed elvetica o di
persone iisolaile: credo che le chiese svizzere abbiano una misisione ¡mportiamle da
compiere nei loro rigua-rdi e vale veramente la pena di ùnparare la linlgua italiana per recare ira qualche modo il messagigio del Buon Pastore che è venuto a
cercare e salvare la pecora perduta.
Gustazvo Bonlchard
Offrire una esperienza di vita comunitaria a chi vi si reca, sotto il segno dell’amore fraterno.
Costituire un centro di attrazione e di
irradiazione per la prosecuzione della
testimonianza evangelica nell’isola.
Incoraggiare la Comunità locale risol.
levandola dal suo isolamento.
L’iniziativa ha comportato una forte spesa in parte soltanto coperta da alìquote
versate dalle Chiese del IV Distretto, e saremo sempre grati a quanti, approvandone
le finalità, vorranno fare pervenire la loro
offerta.
La foresteria consta di 12 -stanze a tre
letti ciascuna, con acqua corrente e servizi
vari! rispondenti a esigenze di vita comunitaria tra piccoli nuclei familiari. Essa è
aperta durante i mesi di Luglio-Agosto e
Settembre a nostri -membri di Chiesa che
ne fa<i!Ìano domanda, con particolare riguardo per le famiglie di modeste condizioni economiche nell’amlbito dei mostro
IV Distretto (Toscana-Lazio) e, nella mi
sura del possibile, anche di altre zone.
Chiarimenti circa le condizioni di accoglimento po.ssono essere richieste (in as
senza temporanea del Presidente del Comi
lato di gestione Pastore Salvatore Carco
ili Livorno) alla Cemmissio-ne Distrettuale
V'aldese - Via IV Novembre 107 - Rema.
Si rende, tuttavia, noto fin d’ora che
chiunque ¡menda trascorrere un periodo alla Foresteria deve adattarsi alla vita comunitaria consistente oltre che nei jiastl in
comune, in turni di servizio alle mense ed
alla buona tenuta dei locali, e nelFosservanza degli orari.
La presenza di un pastore o di altro per
sonale qualificalo assicurerà Fa-ssistenza re
ligiosa ai grandi ed ai piccoli, noni he l’at
inazione delle iniziative in comune.
1 posti essendo limitati si consiglia di
iridtrare le domande al più presto.
La Commissione Dislreilnahdel IV Distretto.
Calendari per i catecumeni
vaidesi confermati nei 1963
L’Associazione Gustavo Adolfo del
la Germania esprime ai nuovi membri della Chiesa Valdese la sua soli
darletà nella fede e nella speranza comuni. Quale segno manda loro un calendario 1963-64, che ricordi la data
solenne del loro impegno nella confermazione.
I Pastori, che non avessero ancora
richiesto questi calendari, lo potranno fare per le Valli Valdesi presso la
Signorina Selma Longo - Casa Valdest - Torre Pellice, per il 2° e 3« Distretto presso la Libreria Claudiana
di Torino - Via Principe Tommaso 1 d
e per gli altri distretti presso la li
brtria di Cultura Religiosa - Piazza
Cavour 32 - Roma.
Esprimiamo a questi amici la nostra riconoscenza.
Roma, 3 maggio 1963
La Tavola Valdese
OROLOGERIA - OREFICERIA
Novarese - Jourdan
TORINO - Via Tripoli, 214
Concessionario
— orologi e svegliette CYMA
— oro-logi LONGINES - PHILIP WATCH - BOXA ecc
— pendolette a transistor
SECTICON
Laboratorio attrezzato per riparare qualsiasi tipo di orologio,
sveglia, pendolo, cucù
LRiincGio n secco - tiiitoriq
la genzianella
Uin CPRLO RISORTO 42 - POmflRGTTO
ìA A^acchinario moderno ★ lavaggio qualsiasi indumento "A
★ Rapidità Puntualità ★ Recapito a domicilio A
RECAPITI; FERRERÒ - FRALI