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Anno X — N. 10.^ Il SERIE Aiìusto 18t»l
LA BbONA NOVElLA
GIORNALE PET.LA EVAXGELIZZA2Í0KE ITALIANA
Seguendo la verità nella carità. — Kkks. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCWZIONJS : LE ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
Per tostato [franco a destinazione]____£. 3 00 Ì In TOKISO all’tJffizio del Giornale, via del Principe
Perla Svizzera e Francia, id.........ì. „ 4 25 ? Tommaso dietro il Tempio Valdeae.
Per l’Inghilterra, id................... „ 5 60 ? Nelle Poovincib per mezzo di franco-bolli
Per la Germania id................... „ 6 50 j iiaii, che dovranno essere inviati franco al Di
Non si ricevono &Bsociazvonv per meno vìi un anno. \ rettore della Buo^a Novella.
AU'estero, a’seguenti indirizzi: Parigi, dalla libreria C. Meyrueis, rue Rivoli,
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra, dal signor G. F. Muller ;
General Merchant. 26, Leadenhall Street. E. C.
SOMMAEIO
La questione religiosfa, dialoghi raccolti e pubblicati dal prof. G. M. Bertini — Polemica : Ri.sposta ad
un articolo della Stella d'Etruria, III. — Notizie relii/ioae : Svizzera, Ginevra, Francia, Austria,
Russia, America.
LA QUESTIONE RELIGIOSA
Dialoghi raccolti e pubblicati da Ix. 51. Bertixi, professore di
Stwia della filosofa nella li. Università di Torino. — Torino,
TJnime-tipoqrafìca-editrice, 1861.
Finalmente ! Ecco un uomo di scienza o di cuore che si accinge
allo studio imparziale delio questioni religiose. Tanta è nel nostit»
paese la preoccupazione dei materiali interessi e tanto il materialismo con cui si trattano i problemi religiosi stessi, che dobbiamo
esultare allorquando un uomo di s[)irito elevato e profondo s’accosta
alla religione per esaminarla da vicino, jicr addentrarvisi c per esternare le proprie convinzioni. Ci congratuliamo adunque dell’apparizione del libro del signor Bertini perchè sintomo di preoccupazioni
serie, morali e religiose, e mezzo, lo speriamo, ad accrescere potentemente nel popolo, il bisogno di ricercare e di amare la verità.
Tre sono i dialoghi contenuti neU’opuscolo che imprendiamo ad
esaminare.
Nel primo, l’autore vuol dimostrare come ogni religione ia quale
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imponga la sua fede come un dovere assoluto e come miico mezzo
di salute, dev’essere di necessità intollerante e adoperare i mezzi
coattivi per mantenere quella fede ed allontanare l’eresia. Quella
tendenza che da altri fu chiamata la fede di autorità, egli la chiama
ortodossismo, ed aiferma in tesi generale che l’ortodossismo, in qualsiasi religione, conduce per logica necessità aH’intolleranza.
Nel secondo, l’autore applicando quel principio ai governi, dimostra che quel governo ligio alla chiesa ortodossista, dovrà anch’esso
imporre ai suoi sudditi le credenze, i dommi di essa, ed in conseguenza sarà anti-liberale; e per contrasto quel govei-no anti-ortodossi.sta, cioè che rispetta la libertà religiosa, è veramente liberale ed
assicura la felicità dei suoi popoli.
Nel terzo ed ultimo egli tende a stabilire che , tra i due sistemi
contrarii ed irreconciliabili, tra l’ortodossismo intollerante, che imponendo la fede alla sua infallibilità vincola anima e corpo, Chiesa e
Stato, ed il cristianesimo liberale che ei fonda sui principii dell’amore
alla verità ed alla libertà, tra quei due sistemi non c’è via di mezzo,
conviene scegliere, e chi respinge l’uno, di forza deve abbracciare
l'altro.
A rendere più evidente questa fatale necessità cho procede dalla
logica dei principii, l’autore mette in presenza al suo filosofo protagonista, un teologo cattolica-romano, ma non già di quelli esagerati,
sviscerati difensori dei diritti della Chiesa e degli abusi della curia,
bensì un rappresentante diquelcattolicismoliberale che chiamasinella
nostra età neo-cattolicismo, un membro delpartito medio,un difensore
deH’ortodossismo-mitigato, in una parola, un discepolo di S. Tommaso e di Leibnitz. In questa maniera i due interlocutori non campeggiano solo negli estremi e non sono dalla discusssione vieppiù
allontanati l’un dall’altro, anzi, s’aggirano nel campo intralciato e
difficile dei principii medii, toccano ai punti di contatto dei sistemi,
stanno a cavallo sulla questione, s’afferrano vicendevolmente, combattono davvero, ed il lettore assiste ad una vera lotta, in cui ciascuno
dei combattenti dà prove del valore delle sue armi e della propria
abilità. Ma in virtù di quel metodo stesso risulta più evidente in
capo al libro l’incompatibilità dei due sistemi, perchè sono stati per
l’appunto smascherati.! mezzi-termini e spuntate le mezze misure ,
con cui gli uomini del partito medio indarno tentano riacquistare o
almeno conservare alla romana teocrazia il pubblico favore.
La è proprio una questione interessante quella che imprese a trattare il sig. Bertini, perocché in quella si concentrano tutte le impor-
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tantissime questioni dellautorità in materia di fede, dei ra[ipoiti
della Chiesa e dello Stato, del potere temporale, dei rap}x>rti della
religione colla ragione, della libertà di coscienza, della relazione del
domma colla morale... e sopra ogni cota, il famoso, l’eterno problema
della conoscenza del vero.
E poi interessante il vedere come l'autore passeggi in mezzo a
quella selva “ d’alte piante e di antichi tronchi, ” con tutta la libertà,
la facilità, ma ad un tempo colla riverenza di uno spirito eminentemente filosofico, e quel che è più degno di lode con uno stile non
troppo scolastico e in qualche pagina veramente popolare. Mi piace
assai la parte che fa il teologo, il quale mentre si schermisce a difesa
del suo semi-cattolicismo a favore del quale ei va citando padri
apostoli e profeti, s’inciampa per l’appunto in quei passi che rovinano
i suoi argomenti, ed è perciò trascinato a confermare da sèi risultati
della critica che il filosofo, passo passo, sta opponendo alle sue asserzioni. Havvi poi in quella tattica un non so che di sale leggermente ironico che non istà punto male all’argomento, anzi rende la
lettura dei dialoghi più attraente. Pare insomma che in quanto alla
forma l’autore abbia voluto conformarsi all’esempio del gran Platone
un cui dialogo, l’Entifrone, ci vien presentato nel medesimo volume,
in una nuova traduzione del medesimo sig. Bertini ; quasicchè ei
volesse dirci; “ ecco a che sorgente ho attinto le mie acque. ” Ne
felicitiamo sinceramente il signor professore, e siamo stati lieti per
parte nostra d’incontrar qua e là nel suo scritto qualche granello di
quel sale attico tanto abbondante nel gran maestro ; non possiamo resistere al piacere di citare qualche passo in appoggio :
Teologo. Il eristiane.simo non ha forse confermato il principio di una
politica liberale? Non disse Cristo ai suoi discepoli ; « Chiunque fra voi
vorrà divenir grande sia vostro ministro ». E quando i suoi discepoli contendevano chi di loro fosse il maggiore, che cosa diceva Cristo? « I re delle
genti Io signoreggiano e coloro che hanno potestà si fanno chianaare loro
nenefattori, ma non cosi voi, anzi il maggiore, fra voi sia il minore e quel
che rogge come quel che ministra ».
Filosofo. Io ascolto sempre con piacere le vostre citazioni evangeliche:
le parole del buon Gesù ricreano la mia anima stanca ed angosciata, ma
esse non provano nulla contro l’ortodossismo. L’autorità ortodossista ha
essa sola il diritto d’interpretare i libri sacri, e di dare a ciascun testo biblico il suo vero senso ; questo poi non può essere mai in contraddizione
coi principii fondamentali doU’ortodossismo, nè colle loro conseguenze necessarie.
TeoIì. Ma quando un tosto è tanto chiaro che non abbisogna d'interpretazione e prescrive precisamente il contrario di ciò che comanda o fa l'autorità ortodossista non vedo come questo possa uscire d'imbarazzo. Cristo
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diceva, per esempio, ai suoi discepoli. « In ijualunque casa sarete eiitniti
dite in» prima : pace sia a questa casa ». Si può egli immaginare un testo
più cliiaro, c più contrario nel tempo stesso a quanto fecero in Perugia i
mercenarii che pur venivano in nome del vicario di Cristo. Gesù Cristo
sgridò Pietro che aveva tratto fuori la spada per difenderlo. Si può egli
immaginare una più chiara, una più espressa condanna del suo vicario, il
(|uale vorrebbe che tutto il mondo cattolico si armasse a ricuperargli e a
difendergli il dominio temporale.
Fxl. Nè voi, nò io, nè alcun uomo al moiido, siamo competenti per giudicarlo. Secondo l’ortodossismo nessun testo biblico è mai tanto chiaro, che
un fedele possa esser certo di comprenderne il vero senso. E quando il
senso che si pre.senta più ovvio è in opposizione con qualche detto o
fatto dell'autorità ortodossista , allora il fedele deve diffidare di quella
chiarezza apparente, deve riconoscere la propria incompetenza ed accettare
coti sommissione assoluta l'interpretazione autorevole per quanto sembri
stravagante e contraria al senso letterale. Vi sono dei casi, e il papa solo
nc è giudice, in cui « riponi la spada » significa atira fuori la spadai) (p. 7G).
E quest’altro passo dove vengono maestrevolmente dipinti gli effetti deiriiitollerauza.
Pii., La resistenza che oppongono gl'increduli agli eccitamenti ed alle
esortazioni della Chiesa è ella ragionevole od irragionevole ?
Teol. È irragionevole e pazza.
Fil. Perchè dunque non sarà lecito alla Chiesa di usare i mezzi materiali
por combatterla ?
TfiOL. Perchè questi mezzi sono più atti ad accrescerla che a vincerla
e rendono ¡1 male insanabile anziché guarirlo.
Fit. In certi casi sì, ma in molti altri no. Ricordatevi di ciò che dicevamo poc’anzi ; i mezzi coattivi usati con quella prudenza di serpente che
è raccomandata dal Vangelo valgono a produrre quella mostra universale
di religiosità e di fede, la quale col mutarsi delle generazioni prende consistenza e diventa una realtà. Gli è quasi uno strato superficiale dapprima,
il quale discende poco a poco e s’infiltra negli strati inferiori della società
e finisce per compenetrare tutta la massa. A forza d’imitare, 'buono o malgrado i credenti, nelle pratiche o nella vita esterna, si diviene credente ,
come a forza d'imitare per dileggio chi balbetta, i ragazzi finiscono a contrarre
davvero quel vizio che scherniscono in altri. Noi siamo fatti così, noi uomini ; il-sentimento interno ci spinge agli atti esterni clic lo manifestano ,
ma questi alla lor volta influiscono sul sentimento, lo ingrandiscono e talvolta lo producono in chi ne aveva appena un germe impercettibile nell’animo. All’incredulo desideroso di ritornare alla fede, il Pascal dava questo
consiglio ; « suivez la manière par où les autres ont commencé •. c'est en
faisant tout comme s’ils croyaient, en prenant de l’eau bénite en faisant
dire des messes, etc... Naturellement cela même vous fera croire et vous
ABÉTIR.4 ». Sotto un ben inteso sistema di coazione gl’increduli seguiranno
per forza il consiglio di Pascal, ma per amore o per forza che lo si segua
gli effetti saranno in fine i medesimi. Ciò che da principio è simulazione
forzata diverrà col tempo una pratica volontaria e sincera. Quante conversioni, ipocrite da principio ed imposte dalla paura, per virtù del tempo.
dell’abitudine, della rassegnazione, divennero volontarie e veraci ! Quanti
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Rettarii della 11. P. li. (Protestanti Eiformati) conipelliti dai dragoni di
Luigi XIV ad entrare nella vera Chiesa, benedicono ora dalle beate sedi
«luelle armi pietose, il cui terrore supplì nel loro animo al terrore delle pene
eterne che non aveva più forza sufficiente su quei cuori indurati !
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Xel terzo duilogo, sulla fine, abbiamo p<u’ notato un passo degno
di os.servazione ^ler il giudizio illnminato che porta l’autore sulla
iStoria del Cristiane.«imo. Rinviamo il lettore al libro:
Ci rincresce non potere riferire altri brani ancora, ma bastino questi
a dare un’idea del modo con cui il sig. Bertini tratta queste solenni
questioni. Ci sia lecito poi di consacrare qualche linea alla critica. Ho
detto principiando che l’autore tocca in ciascun dialogo un argomento
speciale, nel primo la necessità per una chiesa ortodossista di essere
intollerante, nel secondo, che un governo ligio all’ortodossismo è antiliberale, nel terzo, che libertà e ortodossismo sono incompatibili.....
que.sto è vero, ma uon sono però questi argomenti tanto distinti che si
])ossa dire ognuno di loro essere la materia di un dialogo. No... ogni
dialogo tocca un poco a tutte queste tesi, e questo è il primo rimprovero che facciamo al sig. Bertini, perocché in grazia di questa disseminazione delle sue forze ei non ha saputo sempre scansare la ripetizione. Al di sopra poi di tutte queste questioni primeggia nn
problema terribile, che domina. Io si sente, tutto il libro, ed è il
problema della conoscenza, L’interlocutore cattolico difende dapprima
il domma cattolico della sommissione assoluta all’ecclesiastica autorità, poi il domma mitigato del neo-cattolicismo che ammette concessioni, compromessi, e vuole un po’ di sommissione, e un po' di
libertà ; ma il filosofo mentre dimostra ad ogni passo che la infallibilità ortodossa non ammette concessioni di sorta, conchiude alla
necessità di ricorrere alla ragione sola, come al vero criterio della
conoscenza. Mentre ei combatte l’ortodossismo nelle sue conseguenze,
non s’accorge ch’ei nega la fede; rovesciando il dommatismo, ei rovescia il domma. Da un e.strcmo cioè ei va nell’altro, dalla fede di
autorità alla fede razionale cioè alla negazione della fede. Tra il
cattolicismo intollerante che impone i suoi dommi ed il razionalismo
che non accetta nessun domma ei non scorge veruna via di mezzo.
Quelle, proposte dal suo interlocutore, son chiamate mezze misure e
rigettate. La conclusione del libro è che si deve crédere, quel che si
riconosce mer i?ero e non altro. Tuttavia questo dovere di riconoiscere, per vero ciò chc si sa e.'sser vero, deriva da un dovere superiore
di amare la verità. L’amore alla, verità è il princif>io superiore ,
universale, il cui adempimento coudncG alla ronnscnizci dpìlnverHà.
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Questo è vero, ma in ciò non vedo il criterio della certezza. L’autore
risponde colla teorìa dei principii religiosi innati, i quali sono la
pietra di paragone a cui devesi confrontare la religione; “ accettare
una religione vuol dire intenderla e giudicarla col criterio della religione innata. ” Il mio cuore sarebbe adunque quel criterio infallibile e sicuro per guidarmi alla verità... e l’amore di questo cuore
alla verità sarà il principio della salute. — Ma qui sta per l’appunto
il nodo. Se il mio cuore può conoscere ed amare da per se stesso la
verità... perchè non la possiede egli?... perchè è egli obbligato di
cercarla ? perchè non la trova egli che difficilmente ?... perchè va
egli errando?..... Voi mi dite : “ Amate la verità e la conoscerete!”
È vero !... Anche Cristo disse : “ Chi fa la volontà del mio Padre
riconoscerà che la mia dottrina è divina. ” Ma io non amo la verità,
il mio cuore l’avversa, non la pratica, e non fa la volontà di Dio.
Qui sta per l’appunto^ l’ostacolo! Nel mio cuore! in quel cuore stesso
di cui invocate l’amore ; perchè non ama, perchè egli ama altre
cose... perche forse ei non ama più nulla !... — E se egli amasse la
verità, ditemi, sarebb’egli condannato ancora a ricercarla?... L’amore
non è forse la possessione dell’oggetto amato ? Chi ama la verità la
conosce, chi non l’ama non la conosce. Io applaudisco adunque di
tutto cuore al principio suddetto. “ L’amore è sorgente della conoscenza. ” Ma non vedo che il sig. Bertini abbia porta al problema
una definitiva soluzione !
“ Do v’è la verità? griderà il cuore stesso angosciato e stanco. Do v’è
dessa acciocché io l’ami ? Io sento bensì in me un ardente bisogno,
una sete inestinguibile del vero. Io bramo la possessione di quell’ideale senza cui non sarò felice giammai, io mi slancio alla ricerca
di quel sommo bene che dovrà render paghi tutt’ i miei desiderii !
Ma ohimè non lo incontro, non lo posso afferrare. Dov’è egli ? dii
me lo darà? con che mezzo lo acquisterò io?” E quante anime dopo
lunghe ed affannose ricerche son ricadute prostrate, senza aver raggiunta la meta ! Che risponderà loro il sig. professore Bertini ?
Converrà, secondo me, ch’ei faccia qualche passo di più nel senso
di Pascal, con cui già dimostra d’avere qualche attinenza. Converrà
ch’egli si compenetri bene* di quella doppia verità ; che se il cuore
brama e ricerca la verità, tuttavia nou la possiede ; che se in noi
rimangono gloriosi bisogni, non però questi sono in possessione assoluta del bene ; che quei bisogni stessi provano all’inconti'o aver
l’uomo smarrito il primitivo perfetto ideale... che questo smarrimento
deve aver alterato quel cuore e resolo impotente... e che infatti se
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ila uu hito quella innata sete del vero che ci divora è una splendida
prova della celeste nostra oi igine, dall’altro è pur troppo una prova
della nostra decadenza. ,
Gonvei'rà adunque toccal e altre corde di quell arpa mistcrioira che
chiamasi natura umana... converrà toccare, sovratutto, una corda
che il signor Bertini ai)parentemente uon conosce giacche nou ne
fa neppur parola... vo’dire la coscienza, base del morale e religioso
sviluppo. Converrà colla coscienza riconoscere che se l’uomo è lontano dal vero lo è per propria colpa, ed in conseguenza da jìer se
stesso non può piiì pretendere di riacquistarlo.
Allora con Pascal si abbandoneranno i fallaci sentieri del metodo
tradizionalista che togliendo all’anima ogni affinità col vero la soggioga sotto il peso deirccclesiastica ortodossista autorità, non che
quelli del metodo razionalista che fidando nella ragione la proclama
il criterio della certezza e poi l’abbandona a se stessa.
Allora cou Pascal si dirà ; “ Gli uni attribuiscono tutto alla ragione, gli altri le tolgono ogni cosa ; son questi due eccessi egualmente funesti. ”
Allora con Pascal si riconoscerà la necessità di cercare un principio
superiore, ed invece di cercarlo negli estremi, lo si cercherà nel ravvicinamento dei contrarii, per mezzo della coscienza stessa che difende
ad un tempo i diritti divini ed umani.
Allora si riconoscerà, che se da un lato la ragione nou può ricevere
la verità dalle mani dell’autorità e dall’altro non può trovarla in ee
stessa, ci dev’essere un’ostacolo, un vizio di mezzo,... e che quel vizio
sta nella volontà padrona sempre dell’intelligenza e sua direttrice
nell’errore come nella verità.
Allora si sentirà il bisogno di guarirla quella volontà, di riformarlo questo cuore, di rigenerarlo quell’uomo per renderlo capace di
verità, perocché esso non ammetterebbe mai quelle verità che fossero
contrarie alle sue passioni.
Allora infine si comprenderà che a rigenerare una volontà d’uomo
non bastano i migliori ragionamenti, ma che ci vuole una rivelazione
diretta di Dio all’auima, di Cristo cioè che risponde a tutti i nostri
bisogni del suo spirito che vince tutte le nostre passioni, e dalla sua
parola che illumina il nostro intendimento.
E qui non havvi più ortodossismo, e non havvi neppure razionalismo. No, havvi l’uomo solo in presenza al suo Dio.
Quei due falsi sistemi hanno date le loro prove ed oimai son condiiunati a morire. Chc daremo noi alle anime che anelano la veiità y
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kSe non il Cristo divino e umano a un tempo, il quale non schiaccia nè
avvilisce la ragione, ma neppure la inorgoglisce, il quale non calpesta
il cuore ma neppure lo insuperbisce, il quale non incatena la volontà
ma neppure la scatena... anzi tutto innalza, tutto nobilita, tutto
}>erfeziona, spirito, cuore e vita, perchè tutto santifica, innalzandoci
alla sua somiglianza. Tutta la questione religiosa sta lì : Cristo
presentato alla coscienza. 0. C.
POILEmC/l
Risposta ad un articolo della Stella d’Etruria intitolato « Errori di Niccolò
Sunseri » (V. i num. 4,5 e 46 di detto giornale, 5 cd 8 giugno 1861.
(Coutinuaz. V. i N. 11 c 15)
Il Balsamo-Gullo dopo d’avere miscrabiiniente confutato il nostro articolo
inserito sul ^ornale VArlecchino in Palermo, passa a confutare miserabilissimamente quell'altro inserito da noi nella Luce Evangelica in Napoli,
intitolato : Lutero e la sua religione.
Egli dicc, in primo luogo, che il Sunseri pi-opone un problema senza scendere a particolarità per lo scioglimento dello stesso.
Non ci voleva tanto a capire il nostro problema, e le particolarità pe^ la
sua soluzione. Qual era infatti il nostro problema in quello scritto? Eccolo
in brevi parole ;
La religione di Lutero è la religione di Cristo, o la religione eretica dei
preti ? — Era questa la proposta del nostro problema.
A tale proposta noi rispondemmo ; chc Lutero nelle verità che annunziava
ai suoi contemporanei non si allontanava mai dalla legge evangelica (1) ;
che Lutero con un'anima ardente e spirante immenso zelo religioso, e col
Vangelo nelle mani, annunziava le sue verità, e sfidava i più dotti teologi
del suo tempo ; come avvenne nel fatto delle indulgenze, della giustificazione, ecc. — Ecco le particolarità per la soluzione del nostro problema.—
Dunque la religione di Lutero è quella stessa annunziata da Cristo, e non
è la religione eretica dei preti, — Ecco infine la soluzione del nostro problema, che il sig. Balsamo forse nella sua distrazione non avrà compreso ,
o non avrà voluto comprendere.
Indi egli dice : i sommi sacerdoti degli Ebrei che diedero il Cristo alla
croce a quei della corte di Roma paragonali. — Negli errori di costoro
posto avanti Ltdcro e la- sua religione. — Se quella o questa di Roma sin
(t) Vedi il nostro articolo nellsi Lm-e EMvifUcd. n. 10. 26 febbraio 1861.
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la vera, — Il axlice solo divino all'infuori d'oyni altra tiuloriià sulla terra ;
son le idee e le dottrine che campeggiano in quello scritto del Surisei-i.
Io invito tutti i miei lettori a contemplare il citato periodo, e se eglino ,
come me, non avranno compreso mi'acca (nc son sicuro) di ciò che dico
il Balsamo, allora pare che noi avessimo tutto il dritto di aspettare, e rispondere dopo che egli ci avr.à dato degli schiarimenti, o pure dopo chc
avrà terminato il corso della grammatica. Fa maraviglia come La Stelhi
d'Etruria, tanto gelosa dcH'ortografìa, nou abbia badato per l'onor suo
(piesta volta alla grammatica.
Indi il nostro confutatore passa ad un lungo ed inconcludente racconto
sopra alcuni fatti, che riguardano Lutero, senza punto degnarsi come storico coscienzioso di citare l’autore da cui trasse tali notizie. Ciò fa sospettare che tali notizie le abbia tratte da qualche protonotaro della curia romana,
0 da qualche gesuitantc, o dal barone Hcnrion, che nella sua voluminosa
Storia ecclesiastica ha tracciato non già la Storia della chiesa cristiana, ma
le superstiziose leggende dei santi del martirologio romano, c l apologia del
papato, rappresentando la chiesa di Roma non già quella ch'ò, ma quella
che dovrebb'e.ssere.
E qui bisogna notare che il Balsamo non ha più nulla da confutare ai
nostri articoli, ed invece di farla da confutatore la fa da storico, e noi perciò
avendo la fortuna di non essere più confutati, avremo la pazienza di rispondere come confutatori a ciò che storicamente asseriecc il Balsamo. E siccome tutto ciò che annunzia il Balsamo nella sua filastrocca contro Lutero,
p'èr noi'e tutta roba vecchia, che sa di tarlo e pute di rancido, spacciata ,
venduta e rivenduta dalla bottega del santo padre, quindi noi tralasciando
tutto ciò che crediamo superfluo ed inutile, ci fermeremo solamente in quei
punti che crediamo necessarii, prevalendoci di non poche citazioni storiche,
aflìnchè le nostre asserzioni non appaiano come un parto di nostra immaginazione, ma come l’espressione della nuda verità storica appoggiata e
sostenuta dalle testimonianze di storici coscienziosi, onesti e contemporanei.
Il Balsamo cominciando il suo lungo racconto contro Lutero, dice che il
secolo XVI diede cidìa ai protestantismo ed alla pretesa riforma delio staio
religioso che travagliarono la spiosa di Cristo.
E qui il Balsamo non dice una parola sullo stato della religione a quei
tempi, in cui sorse Lutero a combattere gli errori del secolo. Egli non dicc
che la corruzione sì in dottrina che in pratica avea, sul cominciare del secolo XVI, sorpassati tutti i confini; e che quantunque il nome di Cristo fosso
ovunque professato, nulla però presentava che dire si potesse cristiano. Gli
scandalosi delitti di papa Alessandro VI, uomo il più scellerato, e la militare ferocia di Giulio Secondo, tennero aperti gli occhi degli uomini più
dotti c più pii in modo da indurli ad investigare seriamente la natura della
vera religione. Gesù Cristo in questo secolo era rappre.«eiitato come un ng
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getto secondario, e come uu accigliato severo giudice, pronto a condannare
tutti coloro per cui i santi o l'interesse pontificio, non avevano interceduto ;
cd invece di Cristo erano sostituiti come salvatori e intercessori quegli uomini
che erano stati santificati dai papi. Le opere meritorie, per cui l'uomo reudcvasi accetto a Dio, non erano più le opere prescritte nel decalogo per
tutto il genere umano, ma bensì quelle che dovevano arricchire i proti, ed
i moaaci. Coloro che trascuravano quest’ultime, erano piombati neU’inferno,
o per lo meno nel purgatorio, fino a che ne fossero liberati, in forza d’una
espiazione tutta con denaro da essi, o dai loro procuratori. Più dell’ira di
Dio si temeva l’ira e lo sdegno dei pontefici, che assisi sul tremendo ed
inappellabile tribunale dcU'inquisizione, scagliavano fulmini di vendetta ,
di sterminio, e di perdizione contro i sovrani più potenti, e contro gli uomini più dotti e più intemerati che osavano palesare le ingiustizie e le fajsc
istituzioni della corte di Roma. Quelli che abbracciavano lo stato religioso
non si occupavano d'altro se non di recitare l’orazione domenicale, la salve
regina, e le ore canoniche. Vedevansi ovunque innumerevoli osservanze di
puerili cerimonie, mentre avevano luogo le più tremende malvagità incoraggiate e moltiplicate dalle indulgenze, colle quali si espiavano i più atroci
delitti : predicare la parola di Dio era la minima parte delle funzioni pastorali. Il clero era moltiplicato all infinito, ed in proporzione lo scandalo
doi suoi costumi. In tutta la Germania non era possibile di procurarsi a
qualunque prezzo una Bibbia, In sì profonde tenebre vivevano gli uomini
che portavano il nome di cristiani nel secolo in cui comparve Lutero ; ed
in questo medesimo tempo, la stessa università di Parigi, la prima 'di tufte
le celebri scuole di letteratura, non potè dare un individuo che fosse atto
a sostenere una controversia contro Lutero sulle basi della Scrittura ; ed
appena qualche dottore cristiano avea nel principio di questo secolo una
critica conoscenza della parola di Dio. Era questo lo stato della religione sul
principio del secolo xvi, quando comparve Lutero, secondo ci vien descritto
da Federico Miconio e da Pellicano (1), Era questo il letto di Procuste,
in cui stava sdraiata e travagliata secondo il signor Balsamo la diletta
sposa di Cristo o l’empia Babilonia secondo l'Apocalisse di S. Giovanni.
U Balsamo dice che Lutero ebbe rozza e severa educazione del padre. E
noi al contrario sappiamo che il padre di Lutero dopo la nascita di suo
figlio « abbandonò Monfield nelle di cui miniere avea lavorato, divenne un
possidente delle miniere, vi disimpegno impieghi pubblici, e fu da tutti
grandemente stimato per la sua integrità. Diè un’ottima educazione a Martino, il quale si fc’ rimarcare per l’affezionatissima obbedienza ai suoi parenti in generale » (2),
(J) Vedi Cenni sui priniordii della riforma tratti dalia Storia Ecclesiastica del
reverendo Giusciire Jlihier, pag. 3.
f‘2) Id. pag. lil.
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11 Balsamo, e cou lui quasi tutti gli storici papalini, coul'essauo che Luterò
altro studio non eblie che sulla Bibbia.
Che ve ne pare miei cari lettori ? in un secolo in cui non si conosceva
la Bibbia ; in un secolo in cui per mancanza della lettura della Bibbia la
chiesa di Roma era arrivata all’apice della corruzione, il solo Lutero, per
confessione dei suoi stessi avversari, si determina a preferenza d’ogni altro
a meditare profondamente da vero cristiano il libro della legge di Dio.
Colui dunque che potea opporsi a tanta corruzione, nou doveva essere altro
che il solo Lutero, perchè la Bibbia insegnava a Lutero tutto l’opposto di
ciò che insegnavano i papi ed i vescovi di quei tempi, ed anche del tempo
nostro. Come conseguenza inevitabile adunque Lutero doveva essese dichiarato eretico da tutti coloro, contro gli errori dei quali, egli ebbe primo il coraggio civile di opporsi, quantunque abbia preveduto il pericoloso cimento a cui si sarebbe esposto in quell’universale depravazione. Lutero doveva essere dichiarato eretico da tutto il clero e dal suo capo, perchó
egli difendendo lo statuto di Cristo, e rovesciando lo statuto dei papi, facea
la guerra al clero, che in quel tempo aveva la massima influenza nella società. Anche voi miei cari lettori se leggerete la Bi’obia, se mediterete il
Vangelo, diverrete tanti Luteri, eretici, scomunicati. Meno male però che
oggi l’eresia e la scomunica, secondo il linguaggio ed il significato dei papi,
sono passati di moda e possono annoverarsi nel catalogo_ degli spauracchi
che si vogliono dare ad intendere ai bimbi, quando questi mostransi ritrosi
ad osservare ciò che viene loro suggerito dall’astuta ed imprudente balia.
Indi il Balsamo dice che : Leone X, volendo ricostruire la Basilica di
S. Pietro, promulgò indulgenze a quei fedeli che colle loro elemosine coadiuvasaero l'impresa, e per promulgarle, il papa preferì i Domenicani lesi
del dritto, gli Agodiniani, tra cui Lutero. Vennero a batosta i due istituti
da dove gli erroi-i e le eresie di Lutero. Costui ne scrisse all'opposto.
Ecco le indulgenze che costituiscono la prima eresia di Lutero. Ma
perchè tutto questo ? È giusto ehe i lettori lo sappiano.
Papa Leone X possedeva le qualità di protettore delle lettere e delle
belle arti, ma non quelle di pastore della Chiesa. Egli quantunque si era
dichiarato acerrimo nemico di Alessandro VI e di Giulio II ; non diede
mai prove di onorare sinceramente la religione.
Il lusso e lo spese d'ogni genere, durante il suo pontificato, furono immense, a segno che ridusse esausto l’erario pontificio. Quindi sull’esempio
del suo predecessore ebbe ricorso alla vendita delle indulgenze sotto pretesto di compiere la Basilica di S. Pietro. Ei le pubblicò per tutto il mondo
cristiano. La promulgazione delle indulgenze per la Germania venne affidata ad un certo Alberto, prelato che godeva due arcivescovati, e chc dalla
vendita delle indulgenze, ricavava immenso lucro. Alberto diede incarico
a Giovanni Tetzcl, ardito monaco domenicano cd inquisitore. « Questo
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sfacciato monaco, dice Jloslieim celebre storico ecclesiastico, eseguì questa
iniqua incombenza non solamente con insolenza, sconvenevolezza e frode
senza esempio, ma spinse ancbe la sua empietà al punto di scemare la potentissima forza dei meriti di Cristo ». Il popolo in questo tempo era generalmente persuaso, secondo le istruzioni date dai papi e dagli eccleBÌastici,
che appena si pagava il denaro per le indulgenze, l’anima del contribuente
era subito salva, eie anime che dimoravano nel purgatorio, passavano immediatamente nel paradiso. « Dal momento in cui l’oro tintinna nel forziere
(diceva Giovanni Titzel predicando al pubblico) l’anima del padre vostro
esce dal purgatorio e sale al cielo » (I). Si continuava in questo turpe
traffico delle indulgenze colla massima indifferenza e sfacciataggine, e gli
impiegati subalterni, dedicati a queU’esecrando mercato, abbandonavansi
alla erapola, ed alla dissolutezza. Le indulgenze e la remissione dei peccati
si vendevano in tutti i paesi, come il bottegaio vende il suo formaggio, e si
concedevano carte di assoluzione di peccati, come si danno oggi i passaporti
ai viaggiatori. « Nella cliicsa parrocchiale di Schmiedberg diocesi di Misma
si perdè l’ostia consacrata, in conseguenza di che, il pastore scomunicò il
diacono ed il portiere della chiesa. Questi uomini che la superstizione di
allora riteneva per delinquenti, ricorsero alla generosità di Tetzel, il quale
li munì d’una carta portante assoluzione » (2).
Quest’infanie mercato delle indulgenze, autorizzato dai papi, si diffuse per
ogni dove ; e molti uomini timorati di Dio, fra i quali non pochi vescovi
attaccati alla corte di Roma, ne rimasero grandemente scandalizzati.
In molte parti della Germania le indulgenze si davano in affitto ai maggiori offerenti, che ne ricavavano ingenti somme,
È assai noto che Leone X per mostrarsi grato alla famiglia dei Cibi, da
cui avea ricevuti dei favori personali, diede a sua sorella, moglie del principe
Cibo, tutte quelle somme, che in Sassonia e nei paesi bagnati dal Baltico,
lucraronsi per la vendita delle indulgenze (S).
Lutero dopo di aver meditato le sante Scritture, la prima cosa da cui fu
colpito fu il vergognoso traiBco delle indulgenze, colle quali si annientava
la forza dei meriti di Gesù Cristo e della sua redenzione, per mezzo di cui
solamente possiamo sperare salvezza. Lutero si oppose alle indulgenze non
col raziocinio e colla filosofia, ma coll'autorità della Scrittura, e nissuno dei
difensori papali osò resistere colle autorità scritturali a queU’illiistre campione del Vangelo destinato da Dio alla gran missione della riforma.
Le dottrine di Lutero sulle indulgenze si sparsero c furono accette da
per tutto. E chi poteva non approvare i sentimenti di Lutero contro quell'indegno mercato dolio indulgenze? Conluttociò Lutero fu dichiarsto erc
(1) Op. cit., pag. l’J.
(2) ld„ pag. 14.
(3) T-I.. pa.K. M.
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tico perché cbbu l'urdire di toccare la borsa dei papi, e tjuando trattasi di
toccare la borsa, voi sapete, miei cari lettori, che non si conoscono più nò
amici, nè parenti. Tutti dunque, e papi, e monaci, ed ecclesiastici d’ogni
sorta, come cani arrabbiati si scagliarono contro Lutero dipingendolo coi
più tetri colori, e caratterizzandolo come l’uomo il più empio sulla terra ;
ed i preti (fra i quali il signor Balsamo) nel secolo xix, non hauno vergogna di ripetere le stesse contumelie e le stesse imputazioni date a Lutero dagli uomini del secolo xvi ; e se passeranno altri venti secoli, i preti
.saranno sempre gli stessi, non solo contro Lutero, ma contro tutto ciò che
sappia di verità, di ragione, di religione vera. E qui ci piace riferire la testimonianza del celebre Erasmo, scrittore profondo cd imparziale che spesso
rimproverava gli stessi difetti di Lutero. Questo celebre scrittore parlando dei motivi che fecero odiare Lutero così parla: «La causa di Lutero
è molto odiata perchè attacca nel medesimo tempo il ventre dei frati, ed il
diadema papale ; » e in altro luogo : « La condotta di quest’uomo, ei dice,
è encomiata anche da quelli che tollerare non sanno le sue dottrine. Alcuni
veramente odiando la sua persona condannano ciò che è vero, pervertono,
e storpiano il senso di ciò che è giusto, e lo dipingono come un eretico per
aver riposto in campo quanto è stato detto di più ortodosso da S. Bernardo
e Sant’Agostino ». Erasmo dichiara che mise in opera quanto era in sua
mano per togliere che Lutero venisse oppresso da una fazione di rabbiosi e
frenetici zelatori. Era desolato nel vedere che un uomo di tante rare doti
adorno, era cosi infamemente straziato dalle insensate furiose grida e ruggiti dei frati. « Dovressimo (prosieguo questo insigne scrittore) risalire alla
sorgente di tutto questo male. Il mondo era ingombro di umane invenzioni
in oggetti religiosi, aggravato dalle opinioni e dottrine delle scuole, ed oppresso dalla tirailnia dei monaci e frati mendicanti. Io non li biasimo tutti;
ma molti di essi sono così insensati che per amor d’intere.sse e d'autorità
molestano a bella posta le coscienze degli uomini. Essi lasciano Cristo e la
modestia, e non altro predicano che le loro innovazioni, e bene spes.^o le
loro scandalose dottrine. Parlano essi delle indulgenze in modo tale che si
rende insoffribile anche ai laici. Con questi e simili metodi, la forza del
Vangelo è divenuta un nulla, e temere si deve chc le cose vadano pe^'giorando ; la moribonda scintilla di cristiana pietà, per la quale il compresso
e soffocato spirito di carità potrebbe essere riacceso, sarà intieramente
spenta. Le parti principali della religione perdon.si in ceriraoniè più che giudaiche. Gli uomini dabbene si affannano e deplorano queste cose; ed anche
teologi, che fr.-iti non sono, confessano l'esistenza di queste, come pure il
confessano nelle loro private conversazioni, frati non pochi. Queste cose,
io credo, furono la prima molla che portò Lutero alla pericolosa mossa di
combattere alcuni dei più intolleranti ed impudenti abusi. Come dobbiamo
pensare altrimenti d'una persona che nè mondani onori nè ricchezze agogna?
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Noi non oonsidcrianio ora le accuse cui gravárenlo; noi soltanto accenniamo
le incontrastabili prove del loro astio contro di lui. Lutero ebbe l’animo di
mettere a disamina e rendere problematico il bene delle indulgenze ; ma
altri avevano parlato non poco per esse, e forse con soverchia libertà. Lutero ebbe l’ardire di parlare con diisprezzo del potere del papa ; ma altri
l'avevano anche prima con soverchia baldanza preconizzato, e particolarmente tre frati predicatori, Alvaro, Silvestro ed il cardinale di S. Sisto.
Lutero ha scritto molto che ha più dell’imprudenza che dell’irreligione. Ma
il più gran fallo ehe abbia commesso, è l’aver inancato di rispetto a Tommaso d’Aquino ; l’avere scemato di molto il lucro delle indulgenze; il suo
disprezzo pei frati mendicanti ; l’aver data la preferenza al Vangelo sulle
dottrine delle scuole; Tessersi opposto ai sofismi dei dialettici: tutte queste
cose soao intollerabili eresie » (1).
Son questi i motivi per cui Lutero fu dichiarato eretico.
Che gl’italiani dunque risorgano a novella vita ed apprezzino ciò che è
giusto e biasimino ciò che è detestabile. Quattro secoli d’ignoranza clericale,
di superstizione, di dispotismo, d’ambizioni, d’interessi, han dato agio ai
preti, fin dai tempi di Lutero, di proclamare dalle scuole, dai pergami, e
cogli scritti, eretico chi non lo fu mai. Un secolo di progresso, di vera religione, di libertà, imporrà l’obligo ai laici di proclamare nelle pubbliche piazze
eretico chi lo è, o chi vende la remissione delle colpe ed il passaggio alla
eterna salvezza con moneta sonante. Io parlo a laici, non a preti, per cui
(salvo rarissime eccezioni) ogni opera per il progresso, per la libertà e per
la vera religione torna vana... vanissima. Non v’ha strada di mezzo... non
v’ha transazione coi preti d’ogni provincia italiana. Il suo motto d’ordine
inalterabile non è altro che sterminio, saccheggio, incendio, distruzione carnifioine. Vi sieno d’esempio le incessanti odierne cospirazioni clericali, e le
lagrimevoli reazioni di Napoli che partono da quella tenebrosa ed infernale
facina ove siede a capo l’Anticristo di Roma. Non è più tempo in cui i preti
vantino il dritto d’istruire i laici, e su questi esercitare quell’influenza e quel
^ credito cotanto esiziale per l’innanzi alla libertà, al cristianesimo e all’educazione del popolo. Spetta oggi a voi, o laici, d’istruire i preti col Vangelo nelle
mani, ed additar loro la giusta via della salute, e mostrargli chi sia l’eretico,
e chi l’ortodosso, ohi sia per la menzogna e chi per la verità. Si persuadano
adunque i laici una volta per sempre che Lutero e i suoi seguaci sono stati
dichiarati eretici dalla corte di Roma, come i despoti han dichiarato ribelli
e meritevoli di supplizio i più insigni patriotti; e come l’Austria dannò alla
fucilazione Ugo Bassi, cosi al tribunale di S. Pietro scappata l'occasione
di dannare alle fiamme Lutero, lo ha dannato alla pubblica esecrazione.
Che fanno... che rispondono i laici d’Italia a tali bestemmio? Stanno ancona
(1) Op. cit., p,a3. 41.
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liL'l secolo XIX silenziosi ad u.sooltare i ¡ìrtiti Cdllo orecchie tese come gli
asini? Vergogna... vergogna!
( Continua)
NOTIZIE RELIGIOSE
«
Svizzera — Cantone di Vand. — Sulla metà dello spirante agosto, nell'Assemblea Costituente del Cantone di Vaud, ebbe luogo una seria discussione intorno alla libertà dei culti. Era tempo! Dopo i fatti del 1845 non
s'era più toccata tale questione e ciò evidentemente perchè intorno ad essa
regnava un malinteso ed un malessere profondo. Ma intanto le idee fecero
la loro strada e nel 1861 era generale il sentito bisogno di venire ad una
soluzione. La discussione durò 5 giorni, in capo ai quali la Costituente
adottò l’articolo seguente :
« Ciascuno ha il diritto di professare liberamente la sua religione e di
riunirsi a tale scopo con altre persone, sotto la protezione delle guarentigie
costituzionali, mediante tuttavia l’osservazione delle leggi generali del paese
e di quelle che riguardano la polizia esterna dei culti ». Questo non è ancora esplicito assai, ma quello che più ci rallegra in questo fatto si è che le
discussioni diedero a molti amici della libertà religiosa occasione di parlare francamente della separazione della politica e della religione.
Ginevra — Alleanza Evangelica. — Stanno per aprirsi il 2 settembre
quello solenni assemblee dove tutta la cristianità evangelica sarà rappresentata. L’ accoglienza la più fraterna e generale sarà fatta ai deputati
esteri. Sappiamo che la nostra Chiesa vi sarà abbondantemente rappresentata.
Francia. — Abbiamo sentito con dolore che si sono fatto nuove opposizioni all’apertura delle scuole evangeliche del dipartimento àiHaute-Vicnve.
Il dì 11 d’agosto un decreto del Prefetto confermato dal Consiglio accademico di Limoges perpetua l’opposizione. Da dieci anni perdurano queste
difficoltà, ma questa volta tutta la stampa liberale francese ha presa la difesa del diritto e della giustizia. Speriamo che questo appello sarà sentito.
Austria. — Deve pubblicarsi a Vienna col titolo di Foglio Evangelico
della Domenica, un giornale protestante che tratterà pubblicamente le questioni della Chiesa, della famiglia e della scuola. (L’Esperance)
Russia. — Pare che regni colà una maggiore libertà reb’giosa. I fratelli
Moravi impiegano nelle provincie di lingua tedesca 13 operai evangelisti.
Altri vanno colportando Bibbie e Trattati in tutto l’impero e persino nei
grandi mercati come a Nijni Nowgorod. — 100-mila copie furono distribuite in un anno.
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A.meuica. — La vera questioue che ora si dibatte fra gli Stati-Disuniti,
tende vieppiù a liberarsi dalle questioni secondarie che Tavviluppano. Le
armi federali hauno sofferto uno smacco ma la causa della libertà tuttodì
guadagna terreno su quella della schiavitù. Tediamo con dolore che i cri.sfciani liberi, presbiteriani ecc. del Sud, nelle loro relazioni co’ loro fratelli
del Nord, frammischiano le questioni politiche e le querele di partito, e sono
dimentichi del gran principio che cagionò questa guerra.—Una lettera del
moderatore Cochrane, in nome del presbiterio del Tennesee, pubblicata nel
Pi-esbyterian di Filadelfia, 10 agosto, ci da la consolante certezza che i suoi
confratelli non sono in nulla molestati dal Governo del Sud, ma ci duole
vedere che questi sotto pretesto di sostenere il diritto che hanno di costituirsi da sè (il che nessuno nega), fanno causa comune col partito della
schiavitù!—Una lettera priyata che abbiamo ricevuta due giorni fa ci dice
che da molti colà vien considerata siccome spezzata per sempre l’Unione,
e come impossibile ogni accomodamento. In Europa prevale l’interesse
commerciale, e l’argomento cotone è più possente di tutti gli altri. Non si
sa dunque qual sarà il risultato di questa crisi, ma ciò che sappiamo si è
che anche quando dovessero essere gravissimi i danni materiali per quel
paese-, il trionfo morale del principio cristiano basterà a compensarli tutti.
Woigt Giovanni gérente
GLI EVANQELICI VAOESl
SUNTO STORICO
l'EB
PAOLO GEYMONAT
PROTESSORF, 1)1 TEOLOGIA EVANGELICA IN FIKE.NZE
I^ireiiKe — Tipografia Torelli — 1801.
Rettifìchiamo alcuni errori incorsi nel numero preced. — Alla pag. 240,
ver. penult., padre Piccard padre Girard — pag. 242, ver. 26, padre
Greina leggi padre Griina — detta, ver. 30, n.araXXai'ijrt ìeggi KaraWayiiri
detta, verso 45, ninfa Henea leggi ninfa Xenea—pag. 24.3, ver. 42, e non
rendei' loì'o culto, leggi ne ad esse jim/emi culto — pag. 244, primo lineo,
socoli leggi sècoli.
TOlvISO — Tiposrafìjx «ITiAUDI AN A, dicptla «1» R. Tronil)ettii |