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Anno 122 - n. 29
18 luglio 1986
L. 600
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale ■ 10066 Torre Pellice.
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
FILM, CANZONI, VIDEO-GIOCHI, SETTE CELEBRANO LA GUERRA NUCLEARE
Sembra la trama di un romanzaccio popolare, la stoióa di
Paula Cooper. Quest’adolescente negra americana ha infatti
tutte le caratteristiche del «mostro »: ha ucciso, dopo averla
seviziata, con 30 oolteilate, una
anziana monitrice di catechismo.
Il delitto, compiuto insieme a tre
coetanee, è servito a rubare la
miseria di 10 doUari. A render
più luminosa l’aureola di perversione che già circondava il suo
capo, la giovane Paula ha ammesso di avere avuto, dopo U
suo arresto, rapporti sessuali
con tre secondini.
Inevitabilmente, la ragazza è
stata condannata alla sedia elettrica. Il tribunale di Crown
Point, Indiana, che ha emesso
la sentenza, ha probabilmente
interpretato con la massima sensibilità gli umori dell’opinione
pubblica deU’America reaganiana.
Certo, la delinquenza minorile
è un problema di tutto il mondo, dall’America aU’Europa, al
Terzo Mondo, ai paesi dell’Est:
e la, speciale efleratezzia di questa vicenda potrebbe in fondo
non essere che una manifestazione di quella tendenza delle
cose che avvengono negli Stati
Uniti ad avere proporzioni per
noi smisurate. Neanche la pena di morte, o il fatto che essa sia comminata a una ragazzina, sono fatti di per sé singolari: la pena capitale esiste quasi ovimque nel mondo, e, se si
dovesse dare ascolto — democraticamente — a ciò che pensa
l’uomo della strada, essa sarebbe ben presto reintrodotta anche da noi.
Quel che c’è di un po’ specifico, nella storia di Paula Cooper, è la tendenza delTAmerica
di questi anni a risolvere con la
forza le contraddizioni, senza
interrogarsi sulle loro cause e
tanto meno ricercando un dialogo con chi non vuole o non può
trovare posto aJl’intemo del modello imperiale reaganiano. Cosi
la giovane delinquente negra diventa un « mostro » e viene mandata alla sedia elettrica, mentre
l’amministrazione in carica si è
caratterizzata per avere tagliato
drasticamente i servizi sociali.
Ancora: di fronte alle pretese
di Gheddafi in materia di acque
territoriali, Reagan non ricorre
alla trattativa o a arbitrati intemazionali, ma risponde con
le armi, riscuotendo l’entusiastico consenso del popolo degli
Stati Uniti. Probabilmente non
sono molti nel mondo i paesi
dove il ricorso alla forza come
mezzo di risoluzione dei conflitti sia pratioato con altrettanta radicalità e sistematicità, e
sicuramente ciò non avviene in
nessun’aura nazione assimilabile
agli Stati Uniti per capacità di
penetrazione culturale.
E’ già successo più volte che
umori e mode americani siano
stati pei assorbiti acriticamente,
grazie alla pressione dei mass
media, nel nostro paese, magari
con qualche anno di ritardo. Diventeremo anche noi una terra
vlolenita e priva di solidarietà
come gli Stati Uniti? Il successo
che gli italiani hanno tributato,
per esempio, a film imbecilli come i vari « Rambo » e « Rocky »
indurrebbe al pessimismo. Stiamo attenti.
Paolo Fiorio
La moral majority e l'atomica
Reagan: « Siamo in guerra con l’URSS » - Mad Max, Neutron Bomb,
Jimmy Nessuno - Sette fondamentaliste e battaglia di Harmagheddon
Il notevole consenso dell’opinione pubblica statunitense alla
incursione sulla Libia ordinata
dal presidente Reagan è senza
dubbio un motivo di riflessióne.
Sarà bene anzitutto ricordare
che questo consenso — oltre che
su base popolare — è anche venuto da una parte consistente
del partito democratico, che si
è detto d'accordo, che ha approvato sia l’impegno che i risultati. Viene spontaneo fare un
confronto colla vicenda « Vietnam » sulla quale il Paese si era
profondamente diviso.
Il giornalista Furio Colombo
afferma che il motivo fondamentale di questo comportamento
è da ricercarsi in quella che
egli chiama « persuasione morale ». Il Vietnam ha creato la
divisione appunto sull’apprezzamento morale di quella guerra. L’attacco alla Libia è stato
invece visto come una giusta ritorsione contro il terrorismo, ritenuto cosa sporca e vile. Certamente anche il forte sentimento nazionale ha avuto la sua
parte, se si pensa ai 200 marines
uccisi in Libano, all’ambasciata
americana di Beirut saltata in
aria due volte, e ad altri attentati.
Ho voluto fare questa premessa per poter forse così meglio comprendere — allargando
il discorso — quanto succede
oggi negli Stati Uniti nei confronti delle tematiche, del nazionalismo, del prestigio e della
guerra. L’attuale politica reaganiana è senza dubbio radicalmente impostata in funzione anticomunista: il socialismo è la
negazione del modo di vita americano e quindi esso va combattuto e vinto. Non è infatti una
invenzione dell’opposta propaganda il fatto che, in occasione
di un vertice della NATO del
1982, il presidente Reagan abbia affermato, causando uno
choc a tutti gli altri capi di Stato europei presenti, che USA e
URSS « sono in guerra ». Ammettiamo pure che la « guerra »
in questo caso possa avere un
prevalente significato politico ed
economico, ma la mentalità è
quella. Né essa pare esser molto
mutata quando Reagan si è permesso di fare delTumorismo a
proposito di un bombardamento sul Cremlino oppure — e la
cosa è proprio di questi giorni
— quando, accennando all’abbandono da parte degli Stati
Uniti del trattato Salt 2 (sulla
limitazione dei missili intercontinentali) ha esclamato « troppo
Salt fa male! » (salt in inglese
significa "sale”).
Ma questa mentalità risulta
anche diffusa a livello popolare,
ed è notevolmente incrementata dal cinema, dalla televisione,
da certi romanzi, da pubblicazio^
ni religiose e da altri mass media ancora.
Campionari
di violenze
Nel numero di giugno del
mensile francese Monde Diplomatique un corrispondente da
IL SERVIZIO DEI CREDENTI - 2
Annunciatori di vita e speranza
«Le persone potenti fanno sentire con la forza il peso della loro
autorità. Ma tra voi non deve essere così. Anzi, se uno tra voi vuole
essere grande, si faccia servo di tutti e se uno vuole essere il primo si faccia servitore di tutti. Infatti anche il Figlio deil’uomo non
è venuto per farsi servire, ma per servire e per dare la propria
vita come riscatto per la liberazione degli uomini».
(Marco 10 : 4245; traduzione interconfessionale).
Ai discepoli che si preoccupano di assicurarsi un posto privilegiato nel Regno dei cteli,
Gesù oppone una logica diversa
che dà importanza non al successo e alla glorificazione, ma
all’abbassamento e al servizio.
Il potere si impone con il diritto della forza, con i mezzi del
dominio, con la lusinga del successo, con il fascino convincente del denaro. « Ma non sia così
tra voi » dice Gesù ai suoi discepoli, « anzi chi di voi vuole
essere grande si faccia servo,
chi vuol essere primo si faccia
schiavo », e sappiamo il significato di umiliazione contenuto
in queste parole. Eppure Gesù
non insegna un'etica servile di
mortificazione, di rassegnazione,
di rinuncia, non invita a subire
fatalisticamente l'emarginazione
sociale e culturale dei deboli e
degli sconfitti. Anzi stimola la
volontà di essere grandi e l’ambizione di essere i primi, ma con
altri metodi, con altri mezzi,
non affermando il potere, ma
assumendo il servizio. E Gesù,
che ha tracciato questa strada,
è il primo a percorrerla con lucida coerenza, fino in fondo. « Il
Figlio dell’uomo non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la vita per la liberazione degli uomini ». Gesù
prende su di sé la condizione del
servo, non perché gli è imposta
dalla sorte o dagli uomini più
forti,^ non perché deve subire
passivamente la sconfitta sociale dei deboli. Non subisce la condizione del servo, la sceglie. « Io
sono in mezzo a voi come colui
che serve » {Luca 22: 27). Il suo
servizio per l’uomo è totale, senza riserve e senza ripensamentL
E il servizio di Gesù sta nella
sua piena capacità di dare. Non
dare qualche cosa, non dare una
parte del suo tempo, dei suoi
beni, di se stesso, ma tutto se
stesso, la sua vita per la liberazione dell’uomo. Gesù con la
sua morte vuole liberare l’uomo
dal suo egoismo, dal suo peccato, dalla sua esistenza senza
senso, dalla sua morte. Gesù ha
liberato l’uomo dalla schiavitù
di se stesso affinché fosse disponibile per il servizio per gli
altri. Soltanto nella più totale
libertà morale e spirituale si
può servire il prossimo senza
servilismo, con letizia e riconoscenza. Il servizio al prossimo
non può essere imposto, deve
essere liberamente scelto.
Ai discepoli che aspirano al
successo e al trionfo, Gesù indica il servizio e la dedizione di
sé come vero successo e autentico trionfo. Ma è una via difficile, piena di contraddizioni e
di difficoltà: è la via della croce.
Via che Egli ha percorso prima
di noi e per noi. Egli, portando
la sua croce, ci dà ogni giorno
la forza per portare la nostra.
E al di là della croce risplende
la luce vittoriosa della resurrezione.
Nella lunga e travagliata storia umana della chiesa, in mezzo a difficoltà^ rinnegamenti, violenze, tentazioni, sopraffazioni,
trionfalismi e settarismi, non
sono mai mancati, in tutte le
chiese, uomini e donne che hanno udito la Parola del comune
Maestro e, come Lui, hanno
scelto con letizia di servire i fratelli ultimi e minimi, portando
la croce e seguendo le sue orme. Servendo l’uomo lo hanno
onorato nella sua condizione di
Alberto Taccia
(continua a pag. 2)
gli Stati Uniti esamina questo
fenomeno e, dopo aver ricordato che le bombe atomiche su
Hiroshima e Nagasaki hanno
pesantemente condizionato per
anni la cultura e la società americane, afferma che oggi non è
più così. I romanzi sono pieni
di bravi americani che liberano
la loro patria distrutta da un
attacco nucleare e poi occupata
dai comunisti. Al cinema ed alla
televisione spettacoli tipo « The
day after» vengono ormai trascurati a favore di « Mad Max »
(Max il matto), storia a puntate
di un uomo forte che, dopo una
guerra atomica, ripulisce il paese dalla plebaglia e dagli sciacalli. Lo stesso Rambo è ormai
superatcK
In campo musicale i gruppi
rock che vendono milioni di dischi non sono più quelli che
criticano la corsa agli armamenti o la violenza, ma piuttosto quelli le cui canzoni banalizzano il pericolo atomico. Un
solo esempio: la canzone « Neutrón Bomb » (la bomba a neutroni che ammazza la gente e
risparmia le cose) ha ricevuto
Roberto Peyrot
(continua a pag. 8)
Sinodo delle Chiese
valdesi e metodiste
H Sinodo, secondo quanto disposto dall’Atto n. 97 della
sessione sinodale europea 1985 è convocato per
domenica 24 agosto 1986
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula
Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio
"'*11''“' e sarà presieduto dal prof. Bruno Gorsani.
Il Moderatore della Tavola Valdese
past. Giorgio Bouchard
di Torre Pellice.
2
2 vita delle chiese
18 luglio 1986
CORRISPONDENZE
Gemellaggio Foggia - Göppingen
In occasione dell’annuale festa della Gustav Adolf Werk, tenutasi quest’anno a Göppingen
dal 20 al 23 giugno, un gruppo
della Chiesa Valdese di Poggia è
stato invitato dalla comunità gemella della cittadina tedesca: la
comunità dell’Oberhofenkirche,
la più antica delle cinque parrocchie evangeliche di Göppingen il cui tempio, molto bello,
risale alla ihie del 1400.
L’accoglienza festosa e fraterna, rinserimento nel fìtto programma della festa, il programma specifico dedicato al nostro
gruppo (tra cui rm pranzo col
vice-sindaco, una visita aila comunità metodista, una gita a ’Tübingen), i mementi di fraternità
neli’ospitaiità presso ie famiglie.
il culto domenicale in cui ha predicato il past. E. Bernardini, la
cena di commiato con le famiglie ospitanti, i pastori e i membri del consiglio di chiesa, nori
solo non saranno dimenticati dai
foggiani, ma costituiscono soprattutto un nuovo sviluppo dei
rapporti in atto da diversi anni
fra le due comunità. Il gemellaggio, infatti, è nato a seguito e
nel contesto di quello intercorso
tra i due comuni — che si sono
scelti per il legame costituito
dall’essere la città tedesca il luogo di nascita di Federico I detto il Barbarossa (1123 ca-1190) e
la città pugliese la sua residenza
imperiale preferita —quando un
insegnante di Göppingen, spesso
a Foggia per i rapporti ufficiali
tra gli istituti scolastici, ha iniziato, mantenuto e, con la collaborazione di alcuni valdesi di
Foggia, sviluppato i contatti, la
conoscenza reciproca e la fraternità concreta (in questi armi, insieme con la comunità di Orsara,
abbiamo ricevuto diversi doni).
Ora, con questa visita, abbiamo
iniziato la conoscenza personale
e abbiamo compreso quanto siamo vicini nel Signore nonostante la distanza geografica e i diversi contesti culturali in cui ci
troviamo a testimoniare la nostra fede. Questa vicinanza va
ora rinforzata e conservata per
il bene e la gioia di tutti.
• Domenica 8 e 29 giugno, la
comunità ha avuto la gioia di
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Per la ristrutturazione delle scuolette
MASSELLO — Allo scopo di
ristrutturare le scuole quartierali il Concistoro organizza per
domenica 27 luglio una giornata
comunitaria che avrà il seguente programma;
ore 10: Culto nel Tempio;
ore 12: Buffet al Reynaud;
ore 14.30; Bazar, thè e dolci.
Mostra fotografica.
Giornata comunitaria
a Roccapiatta
PRAROSTINO — Ricordiamo
che domenica 27 luglio avrà luogo l'ormai tradizionale giornata
comimitaria con culto nel Tempio di Roccapiatta alle ore 10.30
seguito dal pranzo al sacco a
Pralarossa e thè ai Godini. Tutti
sono cordialmente invitati.
Per coioro che non potessero
essere presenti alla giornata, ci
sarà il culto alla Cappella del
Roc alle ore 9.
• La comunità si rallegra per
la nascita di Edoardo Toja, figlio
della sorella Gloria Rostaing,
ora residente a San Secondo, e
per il battesimo, avvenuto domenica 13 luglio, della piccola
Ramona, di Fiorella Godino e
Eraldo Salvai.
Per questi piccoli e le loro
famiglie, chiediamo a Dio il suo
aiuto per un avvenire ricco di
benedizioni.
Benvenuto agli ospiti
PRAMOLLO — Diamo un caloroso benvenuto a tutti gli amici
che sono arrivati a Pramollo per
trascorrervi le loro vacanze estive; fra questi c’è il fratello IT.
Zeni, che ringraziamo anche per
aver sostituito il pastore Noffke
nelle predicazioni domenicali del
6 e del 13 luglio.
• Il pastore ha organizzato
un’altra cena per i giovani, domenica 22 giugno, e questa volta
ha preparato delle ottime pizze.
Lutto
POMARETTO — Il messaggio della resurrezione e della
speranza è stato annunciato domenica 13 luglio ad Inverso Pinasca, fraz. Grangianova, in occasione del funerale della nostra
sorella (Giovanna Genre in Baret
deceduta improvvisamente nella
sua abitazione all’età di anni 74.
Al marito, ai figli (di cui Giorgio membro del concistoro), sorelle e fratelli e parenti tutti la
simpatia cristiana della comunità.
Culto alla Róstanla
Annunciatori di vita
(segue da pag. 1)
miseria, di abbandono, di soiferenza e di malattia. Ad essi si
affiancano, in campi e situazioni diversi, coloro che lottano
perché l'uomo, privato dall’ingiustizia e dalla violenza di ogni
dignità e speranza di vita, possa recuperare il posto che Dio
gli ha assegnato come figlio suo,
nella libertà, nel diritto a una
esistenza degna dì questo nome,
nella amicizia e nella condivisione con gli altri uomini suoi
fratelli. Servitori del Signore
che hanno saputo dare senza
nulla chiedere per se stessi, paghi di poter compiere con semplicità e gioia la vocazione a
cui il Signore li ha chiamati.
Testimoni viventi in ogni tempo
e in ogni generazione, operando
in campi e modi diversi, di un
Cristo che serve, portatori e an
nunciatori di vita e di speranza
in un mondo condannato a morte dalla propria sete di potere
e di dominio a qualunque prezzo. In un mondo che toglie la
vita dell’uomo per l’affermazione del potere, il Signore chiama i suoi servitori a dare la vita per l’affermazione della dignità e della libertà dei figli di
Dio. In un mondo dominato dall’angoscia e dalla paura in cui
ogni uomo è nemico dell’altro,
il Signore propone un modo diverso di impegnare la propria
esistenza e le proprie energie,
non per sé contro gli altri, ma
per gli altri nel dono di sé, seguendo la sua via ed essendo
sostenuti dalla certezza che Egli
« ha dato la sua vita quale prezzo di riscatto per la liberazione
degli uomini ».
Alberto Taccia
S. GERMANO — Al culto alla Rostania del 22 giugno ha
partecipato un numerosissimo
gruppo di sangermanesi i quali
hanno goduto tanto nel ritrovarsi insieme nell’atmosfera così accogliente del nostro giardino botanico in una giornata piena di sole, forse la prima veramente bella e calda di questa
estate. Il sermone del pastore
Ribet su Genesi 4 : 27-28 e Romani 8; 18-25 è stato seguito
con vivo interesse, e c’è da augurarsi che porti dei frutti in
ciascuno di noi che eravamo lassù raccolti e felici di ritrovarci
in mezzo ad alcuni ragazzi della Scuola Domenicale ormai
giunti al termine del loro primo campo alla Rostania. I ragazzi della Scuola Domenicale
ci hanno resi partecipi della loro gioia con una scenetta da loro stessi preparata, coi loro canti e con i lavoretti esepiiti sotto la validissima e paziente guida della nostra Ingrid ben coadiuvata da alcuni giovani volenterosi. Ad ognuno di loro diciamo il nostro sincero grazie
anche per averci preparato un
ottimo pranzo molto apprezzato da tutti.
Un ringraziamento anche al
pastore emerito Enrico Corsani che ha presieduto il culto nel
tempio lo stesso giorno.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Tanno
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Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
TORRE PELLICE
accogliere per il battesimo; Fabrizio e Federica Fusco e Micbele Ercolino. Ha accolto anche, con riconoscenza al Signore, la confermazione di Elda Loffredo Ercolino.
Quale dopo
Cernobyl ?
« Possiamo fondare un mondo non più sull’avere, ma sull’essere? Questa è la domanda
che ci giunge da Cernobyl! ».
Con questa frase l’ing. Gabriele Ciabattoni, presidente della
Lega Ambiente di Giulianova
(Te), ha sintetizzato la sua relazione sul tema « Cernobyl, e
poi? quali le conseguenze adesso e domani? ».
Tale conferenza ha avuto luogo il 21 giugno ’86 per iniziativa
del Centro Popolare di Cultura
locale di Palombaro, di cui la
Chiesa metodista fa parte. Presiedeva Enos Mannelli.
Prima di parlare di Cernobyl però — aveva detto Ciabattoni all’inizio — bisogna conoscere « lo stato di emergenza
ambientale nei quale viviamo a
causa del dissennato sviluppo
fondato sull’avere (le acque avvelenate in Piemonte e Lombardia ed il DDT trovato nel fegato dei pinguini). L’attuale tipo
di sviluppo deve essere rivisto,
esso va fondato su energie rinnovabili quali la geotermica, la
eolica, la solare, ecc., per tornare ad essere amici della natura ».
Ad un certo punto Ciabattoni,
cosciente o meno, ha echeggiato
Rom. 8; 19-23 quando ha affermato : « Oggi la solidarietà di
classe è stata soppiantata dalla
’solidarietà di specie’ tra tutte
le forme di vita esistenti sul pianeta ».
Inoltre con l’affermarsi dell’energia nucleare nel civile è avvenuto un trasferimento dal militare al civile con tutte le insicurezze e lo scarso senso dei
diritti dell’individuo che il primo detiene per natura. Per i
democratici è d’obbligo il rifiuto del nucleare!
Buono il dibattito e ottima la
partecipazione.
E. M.
Domenica 20 luglio
n INCONTRO AL COLLE
DELLA CROCE
BOBBIO PELLICE — Alle ore 10.30
col culto del pastori Jean Paul Hubert
e Claudio Pasquet, avrà inizio il tradizionale incontro italo-francese del
Colle della Croce giunto alla sua 53‘
edizione.
Domenica 27 luglio
□ GIORNATA DEL
RIFUGIO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle ore
11 col messaggio del moderatore si
apre la giornata del Rifugio Carlo Alberto che novant'anni dopo la sua
inaugurazione, accoglie gli ospiti e le
loro famiglie, amici e sostenitori per
un'altra inaugurazione, quella della
nuova casa.
Il programma della giornata prevede
un buffet freddo ed una conversazione
coj past. Taccia sui 90 anni di vita del
Rifugio ed un bazar.
□ BAZAR
'MASSELLO — Alle ore 10 col culto
inizia una giornata comunitaria che ha
lo scopo di sensibilizzare i partecipanti all’obiettivo della ristrutturazione
delle Scuole Beckwith.
Venerdì 22 agosto
□ corIpo pastorale
TORRE PELLICE — Alle ore 16 pres
so la Biblioteca della Casa Valdese S'
riunisce il corpo pastorale delle Chiesa
valdesi, metodiste e libere per l'esamLi
del progetto di nuovo catechismo.
Sabato 23 agosto
□ ESAME DI FEDE
TORRE PELLICE — I membri delle
Chiese valdesi, metodiste e libere possono assistere ail'esame di fede dei
candidati al ministero pastorale Susanne Labsch e Alberto Pool che si tiene
alle ore 9 nell'aula sinodale.
Alle ore 17.30 presso il Tempio de!
Ciabas, se Tesarne avrà esito positi
vo, si tengono i sermoni di prova.
Domenica 24 agosto
n SINODO DELLE CHIESE
VALDESI E METODISTE
TORRE PELLICE — Alle ore 15.30 si
tiene nel Tempio il culto di apertura
del Sinodo 1986 delle Chiese valdesi e
metodiste.
Il culto sarà presieduto dal prof.
Bruno Corsani.
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convocato per sabato 23 agosto alle
ore 9 nell’Aula Sinodale della Casa Valdese di Torre Pellice col
seguente o.d.g.;
1) esame di lede dei candidati Susanne Labsch e Alberto Pool;
2) varie.
Se l’esame di fede dei candidati avrà esito positivo, i
sermoni di prova verranno tenuti nel tempio del Ciabas alle
ore 17.30 dello stesso giorno.
Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, libere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente pregati di
assistere all’esame di fede e di partecipare alla discussione
del sermone di prova.
Il Moderatore della Tavola Valdese
past. Giorgio Bouchard
Nota. Il corpo pastorale sarà riunito nella biblioteca della
Casa Valdese fin da venerdì 22 agosto alle ore 16 per l’esame
del progetto di nuovo catechismo.
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3
18 luglio 1986
fede e cultura 3
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI - 10
POESIE DI UN EX BRACCIANTE
Due chiese metodiste vaidesi di corato
L’assemblea della chiesa evangelica metodista di Scicli sull’otto per mille, ha avuto luogo
il 24.4.86, e si è espressa a favore della accettazione della eventuale quota di cui si potrebbe
usufruire in futuro.
L’assemblea ha votato all’unanimità una mozione che motiva
la presa di posizione. 1) Non si
ritiene che una accettazione crei
un legame con lo stato, perché
la decisione è dei singoli e non
della chiesa (e d’altra parte si è
consapevoli che i nostri istituti
di assistenza ed educazione sono al servizio di tutta la popolazione). 2) Si auspica che la
quota eventualmente attribuita
sia stabilita per mezzo di intese, e che corrisponda alle preferenze indicate nei nostri confronti. 3) L’amministrazione di
questi fondi non dovrebbe suscitare preoccupazioni, e potrebbe
rappresentare una forma di testimonianza per la gestione corretta.
L’assemblea si esprime favorevolmente anche sulla proposta
di defiscalizzazione.
Anche la assemblea della chiesa metodista di Roma si pronrmcia in modo sostanzialmente favorevole. Due assemblee sono
state dedicate all’argomento,
preparate da un gruppo di studio, che ha esaminato testi bi
blici, la documentazione proposta dalla Tavola e le risultanze
del convegno FCEI sui rapporti
stato-chiesa. Il problema deve
essere approfondito, di fronte
ad uno stato che cambia ed al
superamento della concezione di
una semplice separazione fra
stato e chiesa.
Appare possibile una risposta
positiva alle tre proposte, anche
se emergono alcune critiche e
riserve.
Bisogna tuttavia evitare un
tipo di finanziamento «a pioggia»
nei confronti di tutte le nostre
opere, e garantire trasparenza
di gestione e rendiconto.
Per la deflscalizzazione si ritiene che l’accettazione sia un modo di ribadire la libertà di scelta del contribuente là dove lo
stato ha già rinunciato, e un segno di crescita democratica.
Per TINVIM, la comunità concorda nel ritenere che chi non
fa in alcun caso un uso speculativo dei propri immobili, come le nostre chiese, deve poter
usufruire delle facilitazioni previste per la chiesa cattolica. Ci
si deve impegnare o a far abrogare la legge perché ingiusta o
per farla estendere a tutti gli
enti che non hanno fini di lucro.
Per l’otto per miUe, considerato che lo stato ha il compito
di provvedere alle esigenze della
collettività ma le chiese mantengono un ruolo specifico in
tema di assistenza e lavoro sociale, non si vede il motivo di
non ricevere quei contributi che
10 stato assegna a questi scopi,
fintanto che le nostre opere svolgono una attività a favore della
popolazione.
L’accettazione andrebbe tuttavia subordinata alla piena libertà della chiesa di amministrare
11 finanziamento secondo fini resi pubblici in precedenza; ciò
salvaguarderebbe anche il principio del « senza oneri per lo
stato », perché non si tratterebbe di un onere aggiuntivo per
il bilancio statale, ma di ima diversa destinazione di somme cui
lo stato comunque rinuncia.
Le nostre chiese dovrebbero
tuttavia limitarsi a ricevere i
contributi di coloro che abbiano
espresso la volontà di destinare
l’otto per mille alle opere delle
nostre eli lese.
Sarebbe infine importante, ad
evitare disorientamenti, un atteggiamento comune delle chiese evangeliche italiane (proseguendo in questo senso il lavoro
avviato dal Comitato delle chiese evangeliche per i rapporti con
lo stato).
Sergio Ribet
Chi si accinge a leggere questo libro ' — e vorrei che molti
lo facessero nelle nostre chiese
— scritto per metà in prosa e
per l’altra metà in poesia, non
si aspetti di trovare i versi di
iPietro Ingrao (Il dubbio dei vincitori) e neppure la prosa di
Giorgio Amendola (i/na scelta di
vita), pur compagni di partito di
Vitantonio Abbattista, se mi è
consentito l’accostamento di nomi famosi con la scarsa risonanza di chi percorre, ignoto ai più,
10 stesso cammino e descrive le
proprie esperienze vissute in un
ambiente limitato, paesano.
Abbattista è un ex bracciante
della terra di Puglia, terra molto
dura, soprattutto ieri, per certi
aspetti; è un autodidatta che tenacem'^nte vuole leggere molto,
per conoscere, per emanciparsi;
è un sindacalista della CGIL,
pronto a combattere, per gli altri e per sé, e a pagare di persona, in tempi duri, gli scontri con
11 padronato e la polizia.
Il libro che scrive, le poesie
che compone, parlano di sua moglie, Luisa Tarricone (1924-1984),
valdese di Corato; vuole tesserne gli elogi, renderne pubblico il
ricordo, ma non nuò evitare di
parlare anche di se stesso, coinvolto con la vita di lei per matrimonio, ideologia, fede. Ne viene fuori una storia patetica che
INTERVISTA AL PASTORE BRUNO COSTABEL
Un pastore fra gli omosessuali
Dal 18 al 22 giugno si è svolto
a Frali (To) presso il centro
ecumenico di Agape, il 7° Convegno di studio su: « Fede cristiana e omosessualità ».
Il tema: « Un corpo... diverso? »
con vari gruppi di studio: il
linguaggio del corpo, l’etica, il
corpo che gioca, il corpo-spettacolo, il corpo dipinto, med'icalizzato. Tra gli oratori: Lidia Menapace, il teologo moralista cattolico Giannino Piana (Presidente
Associazione Italiana Teologi
Moralisti), Luca Negro di Com/
Nuovi Tempi, il prof. Dino Fiorotto, il medico d'ott. S. Hubert.
Il culto è stato presieduto dal
Direttore di Agape past. Ermanno Genre. Oltre 75 i partecipanti al campo; tra essi un sacerdote cattolico venuto per motivi di
studio, come pure il pastore valdese Bruno Costabel delle comunità di Padova e Vicenza.
Al pastore Costabel, che per la
prima volta ha partecipato ad un
campo agapino su fede e omosessualità, e presso la cui comunità di Padova si riunisce il Collettivo di assistenza pastorale
agli omo- e transessuali del Triveneto, abbiamo posto alcune domande.
— Al tuo arrivo a Padova, hai
trovato già operante dal 1981
il Collettivo; hai provato delle
difficoltà nell’accettare questa
realtà? Come ti sembra che il
Collettivo ti abbia accolto?
— Nessuna difficoltà! Non ero
affatto prevenuto contro questa
iniziativa. Certo, mi sentivo però perplesso e preoccupato per
quanto riguardava il mio inserimento nel gruppo di lavoro.
Che cosa si aspettava da me il
gruppo? Non avevo e non ho
alcuna particolare preparazione per quel che tu chiami forse
un po’ pomposamente « assistenza pastorale agli omosessuali ». Non mi sentivo né mi sento di rivolgere agli omosessuali
una parola, non dico da teologo, ma neppure da pastore esperto o pratico di cura d’anime in questo particolare settore.
E’ quindi con profondo sollievo che mi sono accorto che
nulla del genere mi veniva ri
chiesto. A parte la meditazione
per il culto che dà inizio ad ogni incontro, non mi si chiedeva
altro che la disponibilità che ci
vuole in ogni attività pastorale.
Mi ha fatto piacere che il gruppo abbia capito che da parte
della nostra comunità di Padova non c’è alcuna volontà di
guidare in una direzione predeterminata, verso una meta prefissata, l’attività del gruppo stesso. Questo ha facilitato il mio
inserimento nella ricerca e nella discussione, tanto più che anche nel gruppo non c’è — mi
pare — alcun desiderio di isolarsi, di non discutere dei propri problemi con gli eterosessuali.
Quando c’è volontà di dialogo e una ricerca comune in cui
nessuno pretende di insegnare
agli altri, ma ognuno con gli altri cerca di informare e di informarsi, di capire e farsi capire
e si parla con franchezza e libertà di ogni cosa, io mi trovo bene
e quindi l’inserimento non è particolarmente difficile.
Per quanto riguarda poi l’acccglienza, dal gruppo sono stato
accolto benissimo. Come sempre quando si giunge in una comunità nuova si è disorientati e
io per varie vicende mi sentivo
triste e preoccupato. Trovare un
gruppo di amici che dopo l’interruzione estiva si ritrovava
con gioia insieme e dal quale
non si veniva squadrati con diffidenza o trattati con particolare rispetto e senso di attesa, ma
accolti come amici e, in qualche
caso, come fratelli in fede, ha
contribuito a farmi svanire ogni
perplessità.
— Quali sono i motivi principali che ti hanno suggerito di
partecipare come osservatore al
campo del 1986?
— Mi è sembrato logico dopo
un inverno di partecipazione al
Collettivo, concludere questo periodo con il campo primaverile
ad Agape.
Mi interessava sapere, se in un
contesto più ampio di quelle padovano, le problematiche dei pochi gruppi omosessuali a sfondo
religioso fossero diverse da quelle affrontate nel nostro Colletti
vo e se vi fossero collegamenti
tra loro e con altri gruppi di
carattere decisamente areligioso.
Ho avuto la riprova che il nostro Collettivo di Padova ha ottime relazioni con il gruppo
omosessuale « Il Guado » di Milano di orientamento cattolico,
sia pure del dissenso per necessità di cose, e ha un buon collegamento con il gruppo « Abele »
che occupandosi degli emarginati si interessa anche di omosessuali, e con TA.R.C.I.-GAY, i cui
soci, soprattutto nel nord, sono
spesso presenti agli incontri di
Padova dove talvolta vengono
a parlare su alcuni temi e a cui
chiedono a loro volta collaborazione per i loro incontri.
del culto. Non siamo giunti ad
alcuna conclusione anche perché a metà campo abbiamo deciso di unirci al gruppo diretto
dal prof. Fiorotto, che avendo
trascorso molti anni in Oriente,
possiede cognizione del come il
sottoporre il corpo a determinati esercizi fisici influisca sul pensiero.
— Dopo un anno di esperienza
a Padova e dopo questa tua
partecipazione ad Agape, ritieni utile e cristiano continuare
questo tipo di pastorale, tenendo presente che la stragrande
maggioranza dei partecipanti è
di confessione cattolica?
— Quali le tue impressioni sui
vari studi presentati? In quale
gruppo ti sei inserito?
— Veramente notevoli mi sono parsi gli studi di Lidia Menapace e la meditazione-studio di
E. Genre tenuta nel corso del
culto con S. Cena della domenica mattina, in quanto aperti
a prospettive nuove. Bello anche lo studio del sacerdote prof.
Plana, ma molto più legato, e non
poteva essere che così, alla teologia e all’etica cattolica ufficiale. Anche se contestato da tutti
i presenti per certe apodittiche
affermazioni e plateali sicurezze, lo studio di Silvestri non mi
è dispiaciuto, perché ho visto
in esso il tentativo di chiarire
che la sessualità è anche un fatto biologico, di cui bisogna prendere atto — e questo ribadisce
anche quanto detto dalla Menapace — che ncn cammina necessariamente di pari passo con il
sentimento e quindi non è sempre facile da controllare e programmare.
Io mi sono inserito, con un
sacerdote cattolico présente al
campo, nel gruppo «corpo e preghiera » che oltre a permetterci un’indagine sulla rappresentazione stilizzata del corpo nelle icone russe ci ha aperto al
confronto tra l’importanza o meno della gestualità e del movimento del corpo — come alzarsi, sedersi, spostarsi o no — nello svolgimento della messa e
— Mi sembra che la risposta
non possa essere che affermativa.
Ci sono già in questo nostro
mondo tante occasioni di contrasti, di inimicizie, di polemiche, di scomuniche (più palesi
in certe chiese, meno in altre)
che mi sembra ovvio e doveroso, proprio in quanto credente,
cogliere le occasioni quando,
come in questo caso, si presentano, per dialogare con tutti,
per confrontarci e essere confrontati con chiunque abbia voglia di parlare e ascoltare, istruire e istruirsi, comprendersi anche con il rischio talvolta di
fraintendersi. Desideriamo però
soprattutto comprendere quello
che la Parola dice agli uni e
agli altri, agli omo- e agli eterosessuali, a chi si professa credente e a chi no, direi di più, a
chi spera di essere veramente
credente e a chi pensa forse di
non averne il diritto perché emarginato dalle istituzioni ecclesiali.
Che la maggioranza dei partecipanti al Collettivo sia cattolica
non mi turba: sono loro se mai
che possono avere problemi e
difficoltà da risolvere con la loro chiesa, anche se non sempre... Perché a ben vedere il cattolicesimo è meno unitario di
quanto sembri o voglia apparire: un po’ paradossalmente direi
che vi sono forse più cattolicesimi diversi che protestantesimi
neU’arcO delle nostre comunità.
si dipana lungo un arco di 40 anni (dal 1946 al 1984). Sullo sfondo si staglia la comunità di Corato, e la chiesa valdese in generale.
Quarant’anni non sono pochi,
né per una coppia, affiatatissima
e concorde in tutte le scelte di
vùa, né per i valdesi coratini
che vedono susseguirsi una lunga serie di pastori e predicatori,
e che si sentono chiamati e coinvolti nel confronto incessante
della fede e della testimonianza,
davanti a Dio e con le potenze
del mondo, nel mutare di situazioni in quattro lunghi decenni.
Intendo dire, con questo — i lettori l’avranno già capito — che
l’interesse del libro non è letterario e neppure storico in senso
rigoroso, bensì di vita, vissuta e
raccontata.
Ci sono, in queste trecento pagine, ridondanze, enfatizzazioni,
romanticismi, comprensibili e
perdonabili se teniamo conto —
e non si può farne a meno — della "cultura" deH’epoca, dell’ambiente, della persona che scrive.
L'interesse sta, piuttosto, nella
fotografia di quello che succede,
nelle passionalità politiche e religiose che stanno al fondo, nell’emergere di collegamenti dal
“locale" al "nazionale” e oltre,
dal piccolo al grande. E’ questo
che dà la misura della vitalità
dei protagonisti, della consapevolezza che essi hanno di vivere
la loro piccola storia immersi,
per così dire, nella grande storia.
I titoli che scandiscono i vari
pezzi del libro — che non, ha parti né capitoli — sono come gli
anelli di una catena, o come i
tempi di un diario, giorno dopo
giorno.
A leggere certe pagine, a scandire certi versi — a dire il vero
— viene talvolta da sorridere. Il
modo popolare di scrivere usato
daH’autore, la forma spesso ndive
dell’espressione, sono anche patetici — chi avesse pretese al riguardo lasci pure da parte questo libro —; ma sono significativi, ritengo, di un contesto nel
quale noi. valdesi, predicatori,
pastori, intellettuali, abbiamo
predicato e continuiamo a predicare in questa Italia del dopoguerra, in questo nostro Paese
così condizionato, così determida ideologie e contrapposizioni. Certi fatti, da cui non possiamo prescindere, sono accaduti, certi condizionamenti sono
stati posti e mantengono vigore,
tuttora. Ne prendiamo atto e abbiamo il coraggio di dirlo a voce
alta. Nel leggere la storia dei protagonisti di questa pur modesta
storia e dei fratelli valdesi di
Corato, arriviamo a capire meglio anche noi stessi.
Come, alla fine del 1500, la storia dell’evangelismo friulano^eneto, quale emerge dal libro di
Carlo Ginzburg (Il formaggio e
i vermi) è debitrice alla pedanteria dei verbalisti dell’inquisizione, così — mi si perdoni anche
questo accostamento! — la storia
dell’evangelismo nugliese, nel
quarantennio appena trascorso,
è arricchita da auesf’uomo del
popolo che, nell’esaltare sua moglie — innamorato senza incrinature, il che non guasta, coi tempi che corrono! — racconta cose
che riguardano noi e la chiesa
di cui facciamo parte con altrettanto amore.
Giulio Vicentini
' VtTANTONio Abbattista, L’armonium
- Luisa Tarricone, valdese di Corato
(1924- 1984), Bari, 1986, pp. 304,
L.10,000 (sconto per gli evangelici
e le chiese).
A cura di Giovanni L. Giudici
• Hanno collaborato a questo
numero: Eugenio Bernardini,
Valter Cesan, Ivana Costabel,
Giorgina Giacone, Enos Mannelli, Luigi Marchetti, Sergio
Montalbano, Piervaldo Rostan.
4
4 eciimetiismo
18 luglio 1986
RAPPORTI CON LA CHIESA D’ORIENTE
INTERVISTA A PAOLO SPANU
Il dialogo tra riformati Passi verso l’intesa
ed ortodossi - 2
Continua la presentazione dei risultati del dialogo fra le due confessioni - Unità sui temi teologici fondamentali della fede - Parola e icona
Il secondo documento è apparso sulla rivista Reformed
World, n. 8, del 1979. Si tratta
di un testo base, preparato a
nome dell’Alleanza dal Prof. T.
F. Torrance di Edimburgo, in occasione dell’incontro ufficiale dei
riformati con il patriarcato ecumenico di Istcìnbul.
Esso risente molto del carattere di ufficialità impressogli dall’occasione certamente molto impegnativa. Cercheremo di presentarne le conclusioni ohe possono
farci riflettere e che ci toccano
più da vicino.
Si constata ima sostanziale unità, tra ortodossi e riformati, sui
temi teologici fondamentali. Se è
vero che, al seguito di Agostino,
i temi della grazia e del peccato
hanno marcato diversamente le
nostre tradizioni, è pur vero che
l’orientamento generale di Calvino era in favore dei Padri Greci
per quanto riguarda: la trinità,
la cristologia, la soteriologia e
l’escatologia. Il dialogo su questi
punti teologici potrebbe quindi
facilmente riprendersi partendo
da Atanasio, Cirillo, Gregorio
Nazianzeno e la scuola alessandrina. E’ nella condivisione di
questa fatica che si può sperare
di giungere al superamento delle
difficoltà.
Si potrebbero avvicinare più
apertamente i temi di una visione unitaria del mondo creato, il
contrasto tra parola e icona e
l’impostazione diversa della dottrina sulla chiesa, i sacramenti
e il ministero. Intanto si possono rilevare altri punti di interesse comune e fare, al riguardo,
alcune precisazioni.
Alcune
precisazioni
1. - L’epiclesi distingue le chiese riformate da queUe latine e
avvicina le prime all’ortodossia.
E’ questa nozione, infatti, che alza la comunione, il culto e la vita, così come sono concepiti nell’ambito delle chiese oalviniste,
al di là del giuridismo delle chiese latine. Lo stesso si può dire
a proposito della “presenza reale” nell’eucaristia. La partecipazione al culto è, per i riformati,
molto più vicina a quella orientale almeno nel comune richiamo al parallelo tra quanto accade in terra e quanto accade davanti al Padre tramite il sacerdozio di Cristo.
2. - A proposito di fede apostolica i riformati ci tengono a precisare che le loro confessioni di
fede sono secondarie rispetto
agli antichi credi comuni. Quando si riferiscono al Filioque non
intendono dire che lo Spirito ha
una doppia origine (dal Padre e
dal Figlio) e non sostengono posizioni subordinate.
3. - Sul ministerio i riformati
affermano che quelli che lo esercitano sono chiamati direttamente da Cristo e partecipano al suo
sacerdozio. Il ministerio non ha
origine nella chiesa.
L’episcopé non ha un carattere individuale e giuridico, ma
collettivo come nel cristianesimo
primitivo. Non ci sono prerogative speciali parallelamente a
quanto avviene nelle chiese
orientali. Similmente le chiese
riformate sono autocefale.
I riformati non sostengono di
avere copiato la loro struttura
ecclesiologica dal Nuovo Testamento, ma hanno cercato concretamente di trovarsi in accordo
con i princìpi qui enunciati.
Una mappa
per il futuro
Dopo r incontro di Istanbul
con il Patriarca Ecumenico Demetrio I, ve ne sono stati altri
due. Ortodossi e riformati si sono ritrovati nella Casa John
Knox, a Ginevra, nel 1981 e nel
Centro Ortodosso di Chambéry
nel 1983. E’ previsto un ulteriore
incontro nel corso dell’anno 1986
per stabilire insieme una mappa
del dialogo bilaterale.
In vista di quella data, il gruppo di lavoro ha proposto che sia
riesaminata insieme la dottrina
patristica sulla trinità che costituisce il fondamento teologico
comune. Per gli ortodossi i « Padri della Chiesa » sono e rimangono un punto di riferimento costante e una guida sicura per l’interpretazione della Bibbia. Il
consenso unanime e conciliare
ha sempre un peso determinante. Gli ortodossi ci chiedono,
quindi, con quale autorità ci diciamo cristiani e qual è la nostra
identità.
Da parte riformata si torna a
sottolineare che la Riforma del
XVI, secolo ha voluto restaiuare
l’antico volto della Chiesa. Lo dimostra il fatto che Calvino e Pietro Martire Vermigli si richiamavano spesso e con competenza
ai « Padri della Chiesa ».
Bisognerà cercare di sciogliere
le difficoltà del linguaggio, già
segnalate, per trovare espressioni adatte al confronto. L’idea riformata di patto (covenant) e
quella ortodossa di economia di
vina si trovano in assonanza?
Santificazione e divinizzazione
(theosis) sono veramente convergenti?
Intanto va notato che gli uni e
gli altri parlano di rivelazione in
termini di Spirito e di Scrittura
nella prospettiva della lode al Signore.
Certo nessuno pensa, per ora,
ad un’unità organica tra le due
famiglie confessionali, ma solo
di avviare un cammino teologico
di chiarimento. Ritornando qlle
antiche fonti potremo istruirci a
vicenda sulla testimonimiza cristiana di chi ha vissuto nella fede prima di noi. Potremo fissare
dei segnali indicatori per l’immediato futuro. Essere riformati, in
continuo processo di riforma,
vuol anche dire vivere nella
proiezione della tradizione autentica, veramente apostolica, cattolica e ortodossa.
Aggiungiamo, come conclusione, che ortodossi e riformati rappresentano, in Italia, piccole minoranze. Il loro incontro si fa
problematico soprattutto a livello di teologia e di liturgia. Due
gocce s’incontrano difficilmente
in un oceano. Tuttavia bisogna
avere il coraggio di dire, anche
in questo caso come in tanti altri settori delle relazioni con il
cattolicesimo romano, che l’ecumenismo non è una questione di
numero, ma una prospettiva della quale non possiamo privarci
nella riformulazione quotidiana
della nostra fede in Cristo.
Riprendendo rimmagine paolina (I Cor. 12) dobbiamo notare
che, anche se l’orecchio è lontano dal piede, non per questo le
due membra del corpo sono indipendenti e separate. E’ una
questione di vita e, fuori parabola, di fede nel comune Signore.
Renzo Bertalot
(nev) — Abbiamo chiesto al
past. Paolo Spanu, presidente
dell’Unione delle chiese evangeliche battiste in Italia (UCEBI),
di illustrarci la fase attuale delle
trattative in vista di un’intesa fra
le chiese battiste e lo Stato, dopo l’approvazione di massima
di un progetto presentato alla
Assemblea battista del 1985.
— L’Assemblea dell’UCEBI del
1985 ha dato ampio spazio al dibattito sul progetto d’intesa con
lo Stato. Qual è la fase attuale
della trattativa?
— Siamo ancora agli inizi di
questo processo. Il 22 aprile del
1985 è stata insediata una Commissione per le intese con le
confessioni religiose diverse dalla cattolica. Nel febbraio di quest’anno il sottosegretario di
Stato on. Giuliano Amato ha invitato TUCEBI a designare, quattro esperti da parte battista per
integrare questa Commissione.
Questa procedura suscita alcune
serie perplessità, in quanto riteniamo che l’intesa debba nascere daH’incontro di due volontà espresse da due delegazioni distinte, a garanzia delta identità e della indipendenza
della confessione interessata, così come è avvenuto nel caso
dell’intesa con le chiese rappresentate dalla Tavola Valdese. Il
Comitato dell’UCEBI ha pertanto risposto alla Presidenza
del Consiglio manifestando la
sua disponibilità ad accedere alla richiesta di nominare quattro suoi esperti, specificando
rò che la Commissione così integrata potrà avere solo una
funzione tecnica preliminare,
per accertare le rispettive identità e facilitare l’iter successivo, senza p'regiudicare la trattativa stessa.
— Dopo il mandato affidato
dall’Assemblea al Comitato esecutivo dell’VCEBI di recepire
le modifiche apportate al progetto in un nuovo testo da presentare all’Assemblea del 1986, quali problemi rimangono aperti?
— Il testo riveduto è stato inviato alle chiese e nella prossima Assemblea di ottobre speriamo di ottenere un’altra approvazione di massima a queste varia
zioni o su eventuali proposte alternative.
Ci sono stati oerò nel frattempo alcuni fatti nuovi che ci
hanno costretto a riflettere, in
particolare in merito all’ora di
religione a stuoia e alle questioni fiscali; su queste ultime
non andremo a trattare, anche
perché vi è il problema di concordare le nostre posizioni con
quelle delle altre chiese evangeliche in vista di una posizione
comune. La questione fondamentale che ci preoccupa di più non
è tanto il testo dell’intesa, che
non rappresenta una novità rispetto a quella con la Tavola
valdese; il nostro progetto d’intesa contiene quelle modifiche
che tengono conto della nostra
realtà battista. Viceversa, il nuovo viene daH’esterno e riguarda due ordini di considerazioni:
la tendenza da parte degli organi periferici dello Stato, degli
enti pubblici non statali, come
regioni, province, comuni, a dare interpretazioni a nostro avviso non corrette dell’Intesa
valdese-metodista, quasi che il
sistema deH’intesa fosse una integrazione del sistema concordatario; e, inoltre, l’uso che si
fa dello strumento dell’intesa
per discriminare le chiese evangeliche o le confessioni che non
intendono stipulare un’intesa o
che non l’hanno ancora stipulata. Questo ci pone gropi problemi perché influisce sia sulla
decisione di addivenire a un’intesa sia sul modo in cui farla,
al fine di offrire meno opportunità possibili a un fraintendimento su ciò che l’intesa deve
essere, e cioè un coordinamento
degli ordinamenti. In nessun
modo l’intesa deve costituire il
presupposto per una collaborazione tra le chiese delTUCEBI
e lo Stato o introdurre una confusione degli ambiti di responsabilità. Questo non significa
che sulla base di convenzioni
particolari, per esempio in tema di assistenza (dove le chiese, come altri enti, compiono
un’azione di surroga che riguarda la comprensione personale
dei problemi umani degli assistiti), non si debba addivenire a
qualche forma di cooperazione.
INIZIATIVA DEL CEC
Pace, giustizia, integrità della creazione
« Giustizia, pace e integrità
della creazione » è il tema di
una conferenza mondiale programmata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) per il
1991. L’incontro, per altro, nelle intenzioni del comitato esecutivo del CEC, dovrebbe coinvolgere non solo le 310 chièsemembro dell’organismo ecumenico, ma anche il maggior numero possibile di chiese non
aderenti.
Già nel 1980, all’assemblea del
CEC di Vancouver, il gruppo di lavoro su « Lotta per la
giustizia e dignità umana» nel
suo documento conclusivo raccomandò che le chiese prendessero « impegni reciproci, in un
processo conciliare, per confessare Cristo, la vita del mondo,
come Signore sugli idoli dei nostri tempi..., per resistere alle
forze demoniache della morte...,
per condannare l’uso dell’economia, della scienza e della tecnologia al servizio dei potenti e
contro i popoli». L’idea che stava dietro questa formulazione
era che il cattivo uso di economia, scienza, tecnologia e le sue
conseguenze — ingiustizia, guerra, distruzione ambientale —
fossero entità da considerare in
modo unitario, perché di norma associate nelle loro manife
stazioni, e in grado di potenziare reciprocamente i loro effetti
negativi; di qui sono nati lo slogan e l’idea della conferenza.
Ma il documento di Vancouver dava anche un’altra indicazione importante, raccomandando che le chiese in questo campo prendessero degli «impegni
reciproci ». Già nel corso di
quell’assemblea fu firmato, da
credenti del Nord e Centro
America, un « patto di vita »,
col quale, al di là delle loro diverse collocazioni geografiche,
politiche e culturali, i contraenti si impegnavano a ricercare
la pace con giustizia quale via
per la risoluzione dei problemi
dell’area. In effetti, la conferenza del 1991 non dovrebbe — secondo i suoi organizzatori —
essere un’iniziativa isolata, ma,
al contrario, rappresentare il
momento culminante che dovrebbe impegnare le chiese di
tutto il mondo nei cinque anni
che ci separano da essa.
In questo quadro il segretario generale del CEC, Emilio
Castro, ha chiesto alle chiesemembro di dedicare a questo
tema almeno una delle loro assemblee decisionali (il Sinodo,
per quel che riguarda le chiese
valdesi e metodiste) entro il
1990. Le sei organizzazioni regionali in cui si articola il CEC
— Africa, Asia, Caraibi, Europa,
America Latina, Pacifico — dal
canto loro, hanno ricevuto l’incarico di organizzare incontri
preparatori nelle aree di competenza. Il Consiglio Ecumenico non si nasconde che un progetto come questo « Giustizia,
pace, integrità della creazione »
è ambizioso e diffìcile, soprattutto perché chiama a interagire chiese che hanno tradizioni
affatto differenti per quel che
riguarda i loro rapporti con lo
stato e la società. La rivista del
CEC « One World », presentando l’iniziativa, descrive così la
situazione ;
1) alcune chiese sottolineano
la rinuncia. alla violenza e la resistenza all’ingiustizia, combinate con uno sforzo- di fare della
chiesa una « comunità alternativa». La loro infiuenza sull’economia e sulla politica è solo indiretta, secondo le immagini bibliche del «sale della terra» e
della « luce del mondo »;
2) altre chiese perseguono
quello che potrebbe essere chiamato 1’« addomesticamento del
potere secolare ». Questi cristiani sono presenti nelle istituzioni, ma solo fino a un certo li
mite, più o meno ben definito.
L’idea della «guerra giusta» è,
secondo « One World », uno dei
frutti di questa concezione;
3) ve ne sono altre che vedono il loro ruolo primariamente
in termini di « rappresentazione
liturgica delTamore divino nel
mondo », con vari gradi di adattamento o di resistenza al potere secolare;
4) alcune chiese cercano di
essere « agenti di liberazione ».
EIsse prendono direttamente posizione a favore dei poveri e lottano contro i poteri esistenti ;
5) Infine, certe chiese, particolarmente quelle che rappresentano nei loro paesi delle piccole minoranze e non hanno
possibilità di accedere al potere, né di infiuenzare le culture
dominanti, hanno scelto un modello di « solidarietà critica »,
con le loro società.
Di fronte a questa rappresentazione schematica ma efficace
del panorama ecumenico, appare evidente quanto complessi
siano i problemi che solleva^ un
programma come « Giustizia,
pace, integrità della creazione »,
che però, proprio per questo, è
anche un importante banco di
prova per le chiese.
P. F.
5
18 luglio 1986
obiettivo aperto 5
IL PROGREDIRE DELLE CONOSCENZE SOLLEVA PROBLEMI ANCHE TEOLOGICI
PER UN CATECHISMO DEL DUEMILA
Le nostre conoscenze sull'uomo e sul mondo,
suH’universo mutano rapidamente. Il “mito” della creazione biblica è stato mille volte riletto
nella prospettiva della nuova scienza.
Il segreto dell’origine della vita e dell’uomo
è ancora celato, ma si comincia a sapere come
manipolare gli elementi germinali della vita, non
solo per riprodurre gli animali ma anche per "fotocopiarli” (clonazione), e ciò può essere applicato anche alla specie umana. Il cosmo aveva, sino
ad una manciata d'anni or sono, qualche millennio. Il nuovo secolo ci ha insegnato a fare meglio i calcoli, oggi si contano 15 miliardi di anni
(Barrow-Silk).
Albert Einstein ha definito in modo nuovo i
concetti di spazio-tempo, materia, formulato la
equivalenza tra massa ed energia (E = me 2).
L’età della terra è stata misurata in 4,5 miliardi
di anni. Ci si domanda che fine farà l'universo,
se ne avrà una, diverrà un "cimitero di galassie
spente?” (E. Harrison). La terra, tra 4 o 5 miliardi di anni, sarà arsa dal sole ingigantitosi nel
l'agonia. Intanto l'uomo prepara il suo “dies
irae” distruggendo la creazione, l’habitat; l'uomo strappa alla natura il segreto della riproduzione, si autoprogetta in laboratorio.
ri nostro modo di leggere la Bibbia, la nostra
teologia devono fare i conti con le nuove domande che la scienza pone alla fede. I catechismi vanno riscritti, il "dogma” del Dio-Creatore va ripensato e ridetto. I biblici scenari della fine (apocalissi!) vanno posti a confronto con quelli fisico-astronomici, per capire, per orientare, per illustrare; per non confermare, con rispostine miopi, il disperante iato tra fede biblica e cultura
contemporanea. « In effetti il discorso teologico
ha troppo la tendenza a fare di Dio vm Dio senza
mondo. Ora, Dio non è solamente un Dio personale e soggettivo; è anche un Dio creatore delTuniverso... Il tentativo di reintegrazione della
realtà di Dio nella scienza contemporanea non
può che incitare i fisici come i teologi ad approfondire le loro tdeerche in questo senso » (Christian Walter, in « Eoi et vie » 3, 1985).
Ciò che il filosofo Lucio Colletti dice della filosofia: « La più straordinaria concezione del tempo e dello. spazio che sia stata prodotta nel XX
secolo, la "teoria della relatività” di Einstein, non
ha mai suscitato nella nostra filosofia alcuna eco
profonda », si può dire anche della teologia. La
epistemologia scientifica diventa antipositivista,
ma il teologo non se ne accorge. I giovani, che
vedano^no il programma televisivo « Quark »,
respirano nuovi schemi culturali, ma i nostri catechismi vengono da epoche antiche...
Ripensiamo il rapporto scienza-fede, con misura e pazienza, senza scandalizzarci delle domande impertinenti dei catecumeni che apprendono a scuola il darwinismo e molto di più. Affinché non succeda, come già è accaduto ad altre,
anche a questa generazione di cristiani, ciò che
in una nota canzone di lannacci, accade a testimoni che non vedono: « Pur essendo testimoni
di fatti determinanti nel cambiamento della storia, neanche se ne accorgono! ». Con tutte le nefaste conseguenze che ciò comporta.
"Credere"
nell'età della scienza
Bisogna che sopporti la mia sorte,
paziente riconosca
che la forza del fato non si vince.
Ma non posso tacere né gridare
la mia sorte, il mio essere. Ho spartito
con i mortàli un dono degli dei:
per questo fui inchiodato al mio destino.
Cercai la scaturigine segreta
del fuoco che si cela nel midollo
della canna, maestro d'ogni arte,
via che si apre. Questo fu il peccato
di cui pago la pena
inchiodato e in catene in faccia al cielo.
Il Prometeo incatenato di Eschilo celebra rintelligenza umana. il geniale sapere che ruba il
fuoco purpureo degli dei. L'età
dell'ateismo 'scientifico' non c'era
ancora, ma la sua aurora rosseggiava nella tragedia di Eschilo. La scienza ci libera dagli dei
che contendono all'uomo dominio e libertà; la stessa scienza,
governata dal pensiero armato,
ci ha consegnato, punizione di
Zeus, i mali del vaso di Pandora. Lo scienziato ha spezzato il
guscio dell'essere e non si è limitato ad osservare la danza
atomica, ha voluto impadronirsene, farsene una clava definitiva. Canta il poeta: « Il guerriero ' ti custodì nel suo gilé /
come se fossi soltanto una pillola nord-americana / e viaggiò
per il mondo / lasciandoti cadere / su Hiroshima... atomo /
traboccante coppa cosmica / ...
invece degli inferni scatenati /
della tua collera, / invece della
minaccia / della tua terribile
chiarità, consegnaci / la tua sorprendente / forza / per i cereali, / il tuo scatenato magnetismo / per fondare la pace fra
gli uomini » (Neruda, Ode all’atomo).
E’ il momento del disincantamento davanti alla scienza, ma
è anche il tempo dello sfratto
di tutte le divinità. A Dio si sono date troppe dimore; là ove
la domanda non trovava risposta, là, era Dio. Il Dio della creazione, della fecondità, del metallo sublime, cede al pensiero
deH'uomo, non il vecchio Adamo, ma Adamo secondo il tecnologico. Lui ha scoperto l'elica vitale (DNA), impara a conoscerla, ripararla, costruirla,
domani.
Nascita, morte, materia, cieli,
miliardi di soli, ogni scrigno del
sapere è violato, molto è già ora
nelle mani deH'uomo. Stiamo
imparando a conoscere ed utilizzare il magico segreto dell'universo. Credere in Dio, nell'età della scienza, è possibile, e
come diremo questa fede? E'
l'uomo che oggi chiede a Dio:
dove sei? Non so se oggi sia più
facile o difficile credere, certamente è diverso.
Scienza e fede si sono per secoli affrontate, la fede ne è uscita malconcia, ha perso solo il
primo round o è detronizzata?
Dopo la conquista del sapere
celeste, nuova astronomia, e dopo l'avvento dell'età spaziale,
scienza e fede non sono più le
stesse di ieri. A noi, credenti alle soglie del terzo millennio,
spetta il compito di vivere, e dire, una fede all'altezza delle interrogazioni e delle risposte della scienza, che si sta facendo levatrice d’una nuova umanità,
capace addirittura di riprogettarsi. Occorre abbandonare le
antiche identificazioni di Dio,
accogliere che sia esiliato da
dimore improprie, farlo uscire
definitivamente dalle zone oscure dei limiti del sapere ove è
sembrato comodo, e fruttuoso,
costruirgli un sicuro, inattaccabile, estremo rifugio. Credere
oggi presuppone una purificazione della fede.
La scienza, proprio essa, può
aiutarci. « La scienza può fungere anche da teologia negativa. Essa scopre le false equiparazioni tra fenomeni storico-culturali e Dio e ci aiuta a meditare su Dio in maniera più
autentica di prima » (Heinz
Zahrnt). Non solo la concezione
della fede va purificata, va anche rimeditato il ruolo della
scienza. Alla scienza, nuova 'summa' del sapere definitivo, dobbiamo sapere rimproverare una
erronea, smodata, falsa ambi
zione.
Nel 1882, F. Nietzsche, in La
gaia scienza, scrive: « Innanzitutto non si deve voler spogliare resistenza del suo carattere
polimorfo: lo esige il buon gusto, signori miei, il gusto del rispetto di fronte a tutto quello
che va al di là del vostro orizzonte! Che abbia ragion d'essere
una sola interpretazione del
mondo, quella in cui voi vi sentite a posto, quella in cui si può
investigare e continuare a lavorare scientificamente nel vostro
senso (per voi in realtà meccanicistico?), una siffatta interpretazione, che altro non ammette
se non numeri, calcoli, uguaglianze, cose visibili e palpabili,
è una balordaggine e una ingenuità, posto che non sia una infermità dello spirito, un'idiozia!
Non sarebbe invece assai verosimile che in primo luogo si lasci afferrare proprio quel che
resistenza ha di più superficiale ed esteriore, il massimamente apparente, la sua epidermide
e il SUO sensibilizzarsi? Un'interpretazione scientifica del mondo,
come l'intendete voi, potrebbe
essere di conseguenza pim sempre una delle più sciocche, cioè,
tra tutte le possibili interpretazioni del mondo, ima delle più
povere di senso... un mondo essenzialmente meccanico sarebbe
un mondo essenzialmente privo
di senso. Ammesso che si potesse
misurare il valore di una musica
da quanto di essa può essere
computato, calcolato, tradotto in
formule, come sarebbe assurda
una tale "scientifica" misurazione della musica! Che cosa di essa
avremmo mai colto, compreso,
conosciuto? Niente, proprio un
bel niente di ciò che propriamente in essa è “musica" ».
La scienza non vieta di cogliere le indicazioni di senso che la
Parola offre. Lo scienziato che ce
ne fa obbligo delira, non fa
"scienza"!
Diciamo con sicurezza, ai nostri ragazzini che giocano con i
computers e, più o meno volentieri, vengono a catechismo, che
è sensato interrogarsi circa la
fede in Dio-Creatore, diciamo
che, oggi, dire-Dio, non è fare un
discorso da uomo pre sapiens.
Ma va poi reimpostato im modo
corretto di dire-Dio, a fronte dei
Un microprocessore, una delle “cellule" che compongono un computer. Uria quantità incredibile di informazioni concentrata in
pochi mm. di spazio.
dati scientifici odierni. E si deve
ripartire dalla Bibbia contestualizzata al nuovo clima culturale.
Non dovremmo cedere alla tentazione di fare l'apologià della
fede processando ia scienza (facile dopo Hiroshima e Cernobyl!). Questa inversione dei ruoli, la scienza diventa da accusatrice, accusata, non porta lontano, meglio, non fa procedere d’un
passo la nostra spiegazione delle
"ragioni” della fede.
Ripartire dalla Bibbia con il
corredo di una solida e aggiornata esegesi, con una rilettura
critica e autocritica, è la premessa. Dobbiamo incamminarci sulla
strada della purificazione della
fede, dell’aibbandono dei vecchi
concordismi tra scienza e fede,
con una attenta e pnt'dente analisi dei nuovi concordismi (Dio
Signore del « big bang », Dio regista deirevoluzionismo, Dio segreto dell'energia, impalpabile come
un "quark'' ma coglibile nella
“traccia”, ecc.). Dobbiamo, soprattutto, procedere con la riscoperta del discorso biblico sul Dio
^tore di senso, ma Dio-nascosto,
innominabile, che ci consegna la
sua azione di liberazione ma non
la sua "essenza”.
Dove ci dirigeremo? Verso una
nuova apologetica "tuttologa”?
Il traguardo è più modesto, più
faticoso e più critico, più rispettoso del discorso su Dio, che si
colloca nella zona della "rivelazione” e, tuttavia, dell’indicibile
secondo la nostra "ragione scientifica”. Il traguardo consiste nell’aiwicinarci alle soglie della prova, senza ardire di valicarla, restandone al di qua, rigidamente
al di qua, se non vogliamo falsificare la teologia. Il traguardo è
la fondazione d'una fede sradicata dagli ingenui fideismi, in
ascolto del sapere odierno, non
più in bilico tra il non-senso o
contro-senso e fragili nozioni di
catechismi degni del neolitico.
A cura di Alfredo Berlendls
In questa pagina pubblichiamo l'introduzione e il primo degli articoli dedicati al tema
«scienza e fede», serie che verrà
completata con due articoli pubblicati sui prossimi numeri del
nostro periodico.
6
6 cronaca delle Valli
18 luglio 1986
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Ora di
religione
A lezione di "patois
II
L’on. Falcucci è davvero. un
ministro solerte. Il 9 luglio, due
giorni dopo la scadenza ufficiale delle iscrizioni, era già in grado di fornire “percentuali attendibili" sulla scélta operata
dalle famiglie italiane riguardo
l’ora di religicme.
Di quanto sia efficiente, ce ne
siamo resi conto noi della redazione, che a malapena sabato
12 siamo riusciti ad ottenere dati (per di più parziali) per le
scuole medie dei distretti 42, 43
e 44, ma non per le elementari.
Nelle Inferiori, il 66,5% delle
famiglie di Pinerolo e Valli ha
detto “sì" all'insegnamento della
religione cattolica.
Nelle Superiori i “sì" sono
stati, invece, circa il 70%.
Questi dati, benché non esaltanti per chi propugna la laicità
della scuola, sono comunque significativi rispetto alla media
nazionale, ove il plebiscito dei
“sì" ha raggiunto secondo la
Falcucci il 96%, ma anche rispetto a Torino e provincia, ove
circa l’85% ha accettato l’insegnamento cattolico.
Disponiamo anche dei dati
quasi definitivi riguardanti i
maestri elementari disposti ad
insegnare religione cattolica a
Pinerolo e Valli. Sono 117 su 463,
cioè il 25,3%, meno della metà
della percentuale nazionale, attestata intorno al 63%.
La sostanziale difformità delle opzioni non si spiega solo col
fatto che i valdesi possano aver
compattamente optato per il
“no". Significa che alle Valli il
dibattito e la sensibilizzazione al
problema sono stati più ampi
che altrove. E al momento della
scelta è risultato chiaro a un
buon numero di genitori, allievi
e insegnanti elementari che non
si trattava di optare per una materia come le altre, ma per un
insegnamento unilaterale e confessionale: catechismo, in una
parola.
Ma in fondo — potrebbe dire
qualcuno dei genitori o allievi
che hanno barrato il "sì” — perché scandalizzarsi di un insegnamento siffatto? Il docente marxista o ateo che indottrina gli
allievi con le sue convinzioni
non fa a suo modo “catechismo”?
Verissimo. Il punto è proprio
qui.
In una scuola di stato moderna e laica, solo l’onestà e la
serietà di ogni singolo docente
garantiscono un insegnamento
il più possibile obiettivo, anche
se la deontologia professionale
espressamente lo richiede.
Per l’ora di religione cattolica, secondo il nuovo Concordato, il ragionamento deve essere
identico, ma il risultato opposto.
Se il docente elementare non è
ipocrita né truffaldino, visto che
dovrà insegnare solo previo
“placet” vescovile e su libri muniti di “imprimatur”, non potrà
che veicolare agli allievi una
qualche sorta di catechismo. Altrimenti avrà sottoscritto un impegno che poi non manterrà.
Ma un simile insegnamento
non dev’essere compito né primario né secondario della scuola
pubblica.
E’ confortante che la maggioranza degli insegnanti elementari pinerolesi questo l’abbia capito. E rifiutato.
Roberto Giacone
Nella sede della Comunità
Montana, a Perosa Argentina,
l’assessore alla cultura e l’assistente sociale stanno mettendo a
punto il programma sui corsi di
parlata locale che inizieranno
col prossimo anno scolastico. Sono stati invitati alcuni insegnanti e gli esperti ’’patoisants” della
vai Chisone, che hanno in materia una competenza fuori discussione.
Ma, appunto per questo, essi si
rivelano piuttosto scoraggiati.
«Il nostro dialetto si perde, —
dicono — i genitori non lo parlano più ai figli, i giovani sono
quasi tutti passati al piemontese,
fa più fine, si sentono alla pari
con gli amici che vengono da
fuori ». Riconoscono invece che
in Val Germanasca qualcosa di
più si è mantenuto: è tma valle
più chiusa, con meno turismo,
più villaggi abitati da una popolazione residente.
Al contrario, proprio in Val
Germanasca, molte famiglie giovani hanno ripreso l’uso del "patois” verso i figli; se non lo sanno tutti e due i genitori, ne basta uno, oppure si ricorre ai nonni. Anche i giovani adottano il
dialetto come un gergo esclusivo
per poter chiacchierare liberamente in oubblico divertendosi
alie spalle del prossimo, senza
pericolo di essere scoperti.
Sémbra proprio che questa
parlata segua la sorte di tutti i
lavori che ormai non servono
più per vivere: si coltivano le
patate per avere un prodotto genuino e non per ciò che se ne
ricava, si taglia la legna per diradare il bosco, anche se a comprarla si risparmierebbero tempo
e fatica. Paradossalmente, è proprio l’istituzione della scuola
materna e la diffusione della televisione che hanno creato questo maggiore interesse per la lingua familiare.
L’italiano lo si impara a tre
anni e non a sei e se non si può
frequentare la scuola materna,
c’è sempre il televisore che impartisce la lezione di italiano
standardizzato, la lingua che volenti o nolenti ormai tutti parliamo. Il "patois” non è quindi più
il linguaggio dei poveri ignoranti,
ma una singolarità, un modo di
esprimersi colorito e originale,
che rompe la monotonia dell’italiano dei mass-media. I corsi che
la Comunità Montana intende
istituire, perciò, possono avere
successo se si basano su qualcosa che esiste ancora e che vale
la pena di tramandare.
Ma la cultura locale è soltanto
questo? Evidentemente no, c’è
un ampio patrimonio di tradizioni e di conoscenze che dovrebbe
essere valorizzato e non sono
certamente sufficienti poche ore
in alcune scuole. Tuttavia, alla
Mostra di tessitura
domanda, l’assessore scuote tristemente la testa: il bilancio della cultura non supera lo zero,
anche se in questo campo le
competenze della Comunità sono
grandissime. Praticamente, si
può fare di tutto, ma senza soldi; i corsi di "patois” sono finanziati dalla Regione con questo
scopo preciso, altrimenti non si
potrebbe organizzare neppure
quel minimo.
Così si resta di nuovo con
ramaro in bocca: l’assistenza dovrebbe reggersi sul volontariato,
la cultura pure. Che pacchia per
l’ente pubblico, sia regionale, sia
nazionale, trovare tanta gente
che lavora gratis!
liliana Viglielmo
Al Collegio maturi
tutti i candidati
TORRE PELLICE — Sono stati
tutti promossi i 16 candidati del
Collegio Valdese alla maturità
classica. Per Barbara Malanot e
Simona Bosio si è aggiunta la
soddisfazione di aver riportato
il massimo dei voti: 60/60.
Intanto il prossimo anno la
classe IV ginnasio con i suoi due
indirizzi (classico e linguistico)
accoglierà nuovamente il numero massimo degli allievi: 35.
Complessivamente gli iscritti
alle sette classi del liceo classico e linguistico ammonteranno
a 140.
LA SSV ALL EXPO 86 Montbéliard
Mostra
del libro
Torre Pellice
TORRE PELLICE
Nel quadro delle iniziative delPestate torrese un nosto particolare troverà la rassegna dell’artigianato locale. L’iniziativa biennale, dopo aver presentato le attività deH’artigianato del legno
dalla sua coltivazione al prodotto finito, quest’anno toccherà il
tema della tessitura a mano.
« Con questa manifestazione
— ci dice Andrea Salusso che ne
ha curato la preparazione — vogliamo mettere in evidenza il
processo lavorativo e vogliamo
stimolare il visitatore ad appropriarsi della tecnica. Vi saranno
quindi delle dimostrazioni e dei
telai a disposizione per chi vuole
provare ».
La tessitura a mano moderna
ha qui alle Valli una tradizione
che risale al dopoguerra, quando
venne lanciata e pubblicizzata
tramite l’Artivalli, e in seguito
con la « Boule de neige » ed è
presente tutt’oggi con diversi addetti e lo stesso Salusso come
costruttore di telai.
L’esposizione sarà l’occasione
di fare il punto di ciò che è stato fatto e delle possibilità offerte non solo a livello di hobby,
ma anche come metodo terapeutico usato in diversi centri socioterapici (CST) o come attività
complementare in zone montane
(già in altre vallate sono stati
finanziati appositi corsi formativi). La mostra sarà quindi affiancata da conferenze tematiche sia
sull’ arte tessile contemporanea,
che sui vari metodi di colorazione dei tessuti ed infine sugli
sbocchi occupazionali.
La rassegna artigianale si aprirà il 19 luglio nei locali del Collegio Valdese e rimarrà aperta
sino al 3 agosto.
A. L.
Nell’ambito dell’« Expo ’86 »,
che si è conclusa domenica scorsa a Luserna, la Pro Loco ha
richiesto la collaborazione della
Società di Studi Valdesi per
l’allestimento di una « mostra
del libro». E’ stata, per la Società, un’occasione importante
per uscire da un ambito strettamente valdese e confrontarsi
con una realtà più composita.
In questi anni, infatti, soprattutto per motivi di lavoro, si sono trasferite a Lusema centinaia di persone provenienti da
zone geograficamente e culturalmente distanti.
La mostra si articolava in due
sezioni: una « generale », di storia valdese, e una dedicata a libri sulla vai Pellice, o scritti da
autori valligiani.
A conclusione di quest’esperienza alcune riflessioni sono necessarie: innanzitutto, e contrariamente alle nostre stesse previsioni, l’interesse del pubblico è
stato notevole. Chi dei valdesi
non sapeva nulla si fermava incuriosito di fronte a una realtà
per lui nuova, chi era un po’
più informato approfondiva volentieri le sue conoscenze. In secondo luogo, non si è trattato
solo di un momento di penetrazione all’esterno: al contrario,
la mostra è diventata anche un
momento di « riconoscimento »
per gli stessi valdesi, anche per
quelli che non frequentano le
comunità: la storia narrata dai
cartelloni, infatti, era — bene
o male — anche la loro.
11 problema, ora, è non lasciar
cadere questo discorso, ma continuarlo e approfondirlo, e farne uno strumento per riproporre gli interrogativi della fede.
Infine, è da notare la presenza
preponderante della storia e della cultura valdesi nell’ambito
della parte culturale deir"Expo”,
che pure non è certo una manifestazione ecclesiastica. Forse
una visita alle mostre sarebbe
stata di giovamento a chi oggi
pensa che sia possibile una storia
della valle in cui i valdesi abbiano un ruolo marginale
Bruna Peyrot
TORRE PELLICE — Venerdì
4 luglio presso lo stadio del
ghiaccio si è esibito il Gruppo
folcloristico francese « Le Diairi »
di Montbéliard, primo appuntamento della rassegna culturale
torrese promossa dalla Pro Loco
in collaborazione con il Comune. La regione di Montbéliard,
che si trova a nord del Giura, è
già conosciuta dalle comunità
di Torre e di Luserna in quanto confinante con Vandoncourt
con la cui comunità vi sono tuttora scambi di visite. Il gruppo ha eseguito un programma
vario di danze della propria
regione, di canti folcloristici anche di altri paesi oltre ad alcuni
inni e spirituals.
Trafficanti
della politica
PINEROLO — « Trafficanti
della politica» è la lapidaria definizione che il vicesindaco Rivo
(PSD ha dato di un suo compagno di partito (Arione) e di
un esponente liberale (Cirri).
Un altro assessore socialista, Arbinolo, ha definito gli stessi più
l’ex sindaco democristiano Camusso « generali » facenti parte
di un superpartito.
Un clima difficile quello che
esiste tra le forze di maggioranza che si mostrano molto divise tra di loro. Per ovviare a tale
situazione il PCI propone un
’governo’ senza la DC, mentre
DP propone le elezioni anticipate.
Molière a Rorà
RORA’ — Venerdì 25 c. m. alle ore 21 presso la Sala delle
Attività verrà rappresentata la
commedia « L’amore medico »
di Molière.
L’allestimento è a cura del
gruppo « Punto Teatro » di Pinerolo e la manifestazione è promossa dalla « Società di Studi
Rorenghi ».
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7
18 luglio 1986
cronaca delle Valli 7
4..
I.
r,
OSPEDALE DI
POMARETTO E USSL;
REPLICA DI MINOLI
Preg. Sig. Direttore,
ancora una volta mi permetto di chiederle ospitalità sulle colonne del Suo
settimanale precisando in ogni caso che
da parte mia la polemica riguardante
I Ospedale valdese è da ritenersi chiusa. Ritengo pertanto di fornire questo
ulteriore chiarimento; in primo luogo
credo mi corra l'obbligo di ringraziare
il collega G. G. per i chiarimenti forniti [anche se avrei gradito di più una
firma per esteso e non questa inutile
civetteria di mascherarsi dietro l'anonicnato di una sigla: e ciò vale pure
per L.V.];- pertanto:
— apprendo, e ne sono grato a G.G.
che li ha tirati per i capelli in questa
discussione, che sono l'On. Craxi e
i Avv. Viglione i firmatari delle Intese;
presuppongo che gli stessi siano socialisti al pari deli’On. Spini di cui,
per la verità, non mi sono preoccupato di sapere se facente parte del Consiglio Regionale del Piemonte: confesso che in genere sono un distratto
iettore delle liste elettorali PSI regionali e no;
— credo molto immodestamente di
conoscere ai pari di G.G. i diritti/do^■er\ degli amministratori pubblici, come
c altro canto credo G.G. conosca, al
pari mio, quali difficoltà obiettive vi
stano a perforare la corazza burocratica di tutti gli Enti. Insisto! preferisco un controllo diretto dall’Interno
del Consiglio d’Amministrazione del
Ospedaie e, per non dare adito ad
equivoci di nessun genere cito testualmente quanto ebbi a dire in occasione
di una riunione di Consiglio di Com.
Montana: « Quanto oggi richiedo per
1 Ospedale valdese di Pomaretto, se
necessario lo richiederei [a mo’ di esempio) per l’Ospedale Cottolengo
a buon Intendltor...;
— concludo, chiedendo venia a Lei,
sig. Direttore, ai corrispondenti ed ai
lettori in particolare, per il mio cattivo « italiano » purtroppo carente ed
improvvisato, quasi mai usato se non
in queste per me fortunate occasioni
di colloquio con i lettori, e confessando a G.G. di avere fatto una terribile
confusione fra « Intesa » e « Convenzione »: spero non me ne vorrà. In attesa dello ZIngarelli porgo distinti saiLftì.
Fulvio Minoli, Villar Perosa
In risposta a quanto scrive il consigliere Minoli osservo:
1) La redazione di questo giornale
ha come prassi di Siiglare tutti gli articoli che non entreranno nelVindice
annuale. Questo e il motivo delle sigle
e non una "inutile civetterial’\
2) Von. Craxi e il firmatario del! Intesa colla Tavola Valdese perché è,
storicamente, il Presidente del Consiglio dei Ministri che ha concluso la
trattativa. Altri Presidenti del Consiglio (da Andreotti a Spadolini) hanno affrontato Vargomento e non risulta che nessuno di questi abbia sollevato questioni rispetto alla autonomia amministrativa e gestionale degli ospedali valdesi. Autonomia che è stata ribadita dal Parlamento che ha approvato
Vintesa traducendola nella legge 449/
'84 in applicazione delVart. 8 della Costituzione.
3) Nel rispetto delVordinamento
valdese, il Parlamento ha dunque ga~
rantìto Vautoiiomia nella gestione degli ospedali. In caso di co’^venzioni
gli enti pubblici i controlli possono dunque effettuarsi da parte dei componenti degli organi collegiali publììic' solo sulla base di questa convenzione. Poiché la convenzione nguarda
le due parti, il cons. Minoli può legittimamente proporre modalità di controllo da inserire nella convenzione,
mentre non può. non appartenendo
alla confessione valdese, proporre modifiche agl' ordinamenti valdesi. Osservo ancora che Vordinamento valdese
distingue le funzioni di gestione da
quelle di controllo e che difficilmente,
sulla base dei principi costitutivi delVordinamento valdese, si può ipotizzare
una loro modifica nel senso voluto dal
cons. Minoli (comitati di gestione con
partecipasi’One di controllori).
G. G. (alias Giorgio Gardiol)
ASILO DI LUSERNA
E CONVENZIONE
CON L’USSL
Signor Direttore,
ci sia consentito fornire alcune precisazioni relativamente alla lettera di
Franca CoTsson di Angrogna pubblicata sul n. 27 (4 luglio), per una più
ampia informazione:
a) Disponibilità a convenzione tra
l’Asilo Valdese e l’USSL 43. Nell’ottobre 1982, a seguito di cortese informazione deiruSSL sulla possibilità che
l'Asilo fosse ammesso all’assegnazione di una quota sanitaria per l'anno
1981 subordinatamente alla stipula di
una convenzione, una Assemblea di
chiesa appositamente convocata delegava il Comitato dell’Asilo a « proseguire le trattative al fine di giungere
ad una soluzione del problema ». Il
20 novembre dello stesso anno, il Comitato, nella domanda per il riconoscimento della quota sanitaria, faceva
presente « di essere tuttora in attesa
di un invito... per il prosieguo della
trattativa in vista della stipulazione di
una eventuale convenzione ». Nel giugno 1983 tale disponibilità veniva ancora ribadita, ma fino al mese di maggio 1986 non è stato attivato alcun
Incontro per giungere alla stipula di
tale convenzione;
b) Filtro del servizio pubblico per
ogni ricovero futuro. Non abbiamo difficoltà ad ammettere di avere manifestato delie riserve su questo punto,
anche per una forse errata interpretazione del testo. Le nostre perplessità
erano dettate da due ordini di ragioni;
1) Abbiamo erroneamente ritenuto
che si trattasse di un filtro per tutte
le ammissioni e non per un numero
limitato di posti, quelli appunto convenzionati. Ciò avrebbe significato un
vincolo territoriale inaccettabile per
l’Asilo Valdese che vuole essere disponibile per persone provenienti da
altre regioni, in particolare per evangelici provenienti da altre regioni o rientrati dall’estero.
2) Non è chiarito che il filtro non
significhi ammissione automatica di
tutte le persone presentate dai servizi dell’USSL, senza possibilità per l’Asilo Valdese di rifiutare motivatamente eventuali ammissioni, la cui tipologia potrebbe creare difficoltà organizzative difficilmente superabili.
Per questo si chiedeva che nella convenzione fossero precisati limiti e responsabilità dei contraenti.
c) La nota però che più ci rattrista
nello scritto di Franca CoTsson è l'ac
cusa di pensare solo a risanare il bilancio dell’Asilo Valdese, e non al comune obiettivo del servizio. Questa affermazione sarebbe sostenibile se l’Asilo avesse, nella ammissione degli
ospiti, accolto chi ha grandi possibilità
finanziarie e ricusato chi non sia in
grado di coprire la sua retta. Possiamo
affermare, senza timore di smentite,
che questo non è mai avvenuto. E in
ben più di un caso, ancorché senza
alcuna convenzione, si è tenuto conto delle indicazioni dei servizi dell’USSL, accogliendo persone che ci
venivano presentate dai medesimi, anche in violazione delle indicazioni dello
Statuto dell’Asilo.
A disposizione per eventuali maggiori informazioni, porgiamo cordiali saluti. Livio Gobello, Bruno Bellion,
Luserna S. Giovanni
DIFENDERE
L’AMBIENTE
I quotidiani, settimanali, radio, televisione, non fanno altro che parlare
d’inquinamento (oltre che della nebbia radioattiva), di avvelenamenti ed
altre porcherie, frutta avvelenata dai
pesticidi, vino al metanolo, acquedotti inquinati dai diserbanti, autocarri
rovesciati carichi di materie tossiche,
eco. Ce ne sarebbe da riempire libri
da mille pagine.
Quanto successo a Seveso, è già
tutto dimenticato.
Anni fa le Comunità Montane hanno
istruito ed equipaggiato guardie ecologiche, ma all’atto pratico cosa fan
no? Guardare chi raccoglie più di cin
que fiori? Ci sarebbero altre cose mol
to più importanti: i ruscelli sono pieni
di rifiuti, dove fanno i pic-nic certi
sudicioni lasciano tutto sporco, ma
chi mai ha udito parlare dell'intervento di guardie ecologiche?
Alcuni anni fa c’era una guardia ecologica nella Val Chisone e Germanasca che funzionava bene, ma la sua
attività è stata breve perché subito
le autorità della C. M. l'hanno sospesa
ritenendola troppo esigente. Poi c'è da
chiedersi il perché le autorità dell’igiene, il ministero della sanità, non
proibiscono la fabbricazione di tutte
quelle materie che avvelenano, come i
diserbanti, gli ormoni, i pesticidi, l'alcool metilico. Se tutte queste porcherie non venissero più fabbricate, nessun affarista le potrebbe adoperare.
A proposito d’inquinamento voglio denunciare un fatto vergognoso.
Credo di non essere il solo ad aver
notato quello schifo: si tratta del famoso camion che gira a raccogliere
A CAVALLO DA VILLANOVA A BOLZANO
Attraverso le Alpi
E’ partita da Torre Pellice o
meglio da ’Villanova la prima
traversata delle Alpi a cavallo
in solitaria : a tentare questa
avventura è un ventitreenne studente in medicina pisano, Fabio
Lodispoto.
Seguendo un percorso quasi
mai al di sotto dei duemila metri, attraverso 46 tappe, questo
giovane dovrebbe arrivare a Bolzano per la fine di agosto.
I preparativi sono andati avanti per circa due anni da quando saltò fuori questa idea; duri allenamenti sugli Appennini
S.A.T.
Tel. 0121/91463
Servizio
Assistenza Tecnica
ELETTRODOMESTICI
Ricarica e
modifica frigoriferi
Via Guardia Piemontese, 3
TORRE PELLICE
tosco-emiliani, in Garfagnana,
per preparare l’uomo ed il cavallo, un possente castrone
criollo che dovrà portare un peso dì almeno trenta chili oltre
al cavaliere, superare ghiacciai,
pietraie, nevai con marce giornaliere di 8-10 ore; insieme a loro parteciperà alla traversata il
cane Lara.
I problemi individuati, oltre a
possibili inconvenienti che potrebbero pregiudicare il risultato finale, potrebbero derivare
dalla salute del cavallo, costretto a dormire quasi sempre all’aperto a quote non indifferenti.
Verrà seguito in linea di massima il percorso della G.T.A.
con lunghi tratti sui sentieri
svizzeri per poi affrontare la
parte più difficile verso Bolzano.
Dopo un paio di giorni di acclimatamento al Prà l’avventura parte per Ghigo attraverso
la Colletta delle Paure e il Giulian; niente radio, niente assistenza medica, niente cambio di
cavallo ; la rivista « Airone » si
è assicurata l’esclusiva dell’impresa. P.R.
dai vari macellai t cesti pieni di ossa, grassi, e altri scarti, che sono
posti nel cassone del camion del tutto
scoperto. Al sole, con il caldo, pieni di
mosconi, spandono un odore ripugnante lungo tutto il suo percorso. Al suo
passaggio la gente è costretta a tapparsi il naso e la bocca per non prendere il vomito. Non c’è una guardia
ecologica che interviene? Perché non
interviene l’igiene? Possibile che per
trasportare quella robaccia non si possano usare mezzi chiusi?
Pensionato Carlo Ferrerò,
Pomaretto
USSL 42
Cresce
la spesa
per i farmaci
Nella sua ultima seduta prima
della pausa estiva, venerdì 4 luglio, il Consiglio della Comunità
Montana Chisone e Germanasca
ha approvato, tra l’altro, il conto
consuntivo dell’USSL, reiativo al
1985, per le funzioni sanitarie.
Il 1985 si è chiuso con tm avanzo di amministrazione di oltre
170 milioni, il che, secondo il
presidente, non è affatto rallegrante, perché significa soltanto
che è mancata una serie di prestazioni specialistiche che l’USSL
avrebbe dovuto fornire. Gli specialisti sono rari e cari e non
accettano volentieri di fornire
prestazioni su un territorio
scarsamente popolato e di vasta
superficie, mentre possono molto più proficuamente svolgere la
loro attività in grossi centri.
Sempre molto alta anche la spesa farmaceutica, che è ancora
aumentata nell’ultimo anno. La
causa deH’aumento è stata individuata sia nell’avvicendamento
dei medici di base, i quali in presenza di nuovi pazienti tendono
ad esagerare nelle prescrizioni,
sia nell’invecchiamento della popolazione, composta per il 26%
da ultrasessantenni. La spesa
medica nelTOBSL è tuttavia inferióre alla media nazionale.
Sul conto consuntivo relativo
alle funzioni socio-assistenziali,
molto inferiore al precedente
(un miliardo circa contro i dodici della sanità) non si è detto
molto, se non che là Regione ha
versato finora solo la metà del
finanziamento dello scorso anno.
Sarà necessario sopprimere dei
servizi? E quali? In autunno il
Comitato di gestione dovrà dare
una risposta a queste domande.
Nella prima parte della seduta
si è finalmente risolta senza litigi la questione dei rappresentanti nei consorzi di Fra Catinat e
della piscina' di Perosa e nei
consigli direttivi dei parchi Val
Troncea e Orsiera-Rocciavrè,
con un’equa distribuzione tra
tutti i gruppi politici.
Infine, la Comunità Montana
ha sottoscritto per 5 milioni quote azionarie della società Prages
di Pragelato, che è subentrata
alla Pratour ereditandone anche
il deficit. I Comuni di Pragelato
e di Fenestrelle hanno contribuito anche loro allo scopo di salvare almeno i posti di lavoro
dei dipendenti. L. V.
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
Lvserna San Giovanni
Giornata inaugurale
della sede
ristrutturata
DOMENICA 27 LUGLIO 1986
IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA
• ore 11,00 - Messaggio del past.
Giorgie Bouchard, Moderatore deila
Tavola Valdese ;
C ere 12,30 - Partecipazione ad un
buffet freddo a disposizione di tutti
i visitatori ;
• ore 14,30 - I 90 anni di vita
del RIFUGIO ( pastore Alberto Taccia ) e messaggi di saluto e di adesione.
Visite all'opera e Bazar a favore
del Rifugio.
RINGRAZIAMENTO
« Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi animo, io ho vinto il mondo »
(Giovanni 16: 33)
Il marito Paul, i figli e tutti i familiari della cara
Celina Benech in Monnet
profondamente eommossi per la grande dimostrazione di stima e di affetto
tributata alla loro cara, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che con parole di
conforto e presenza hanno partecipato al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare alla
Dott.sa Giuseppina Seves, al personale
medico e mfermieristìco dei reparti
medicina donne e chirurgia dell’Ospedale « E. Agnelli », al pastore Giuseppe Platone e a tutti coloro che si
sono prodigati nella triste circostanza.
Angrogna, 26 giugno 1986
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Stefano Charbonnier
deceduto improvvisamente il 2 luglio
1986, ringraziano quanti con presenza, scritti e parole di conforto hanno
preso parte al loro dolore.
Un grazie particolare a quelle persone che hanno dato un valido aiuto
in quella triste circostanza.
Bobbio Pellice, 14 luglio 1986
Malvina ed Ezio Besson sono vicini
alia famiglia Mathieu per la dipartita
del signor
Geraldo
Torre Pellice, 7 luglio 1986
RINGRAZIAMENTO
cc La mia grazia ti basta »
(II Cor. 12: 9)
I familiari <li
André Pons
commossi e riconoscenti ringraziano
tutti coloro che in qualsiasi modo hanno dimostrato la loro simpatìa e il loiv>
affetto. Un grazie particolare al pastore Bellion e alle associazioni Mutilati,
ANPI e GL.
Luserna S. Giovanni, 11 luglio 1986
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI in Torino alloggio ammobiliato 4 posti letto a ragazze/!
universitari per periodo studi. Telefonare ore serali 0183/49.62.84.
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA X) LUGLIO 1986
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 20 LUGLIO 1986
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica 22 - Telef. 91328.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
8
8 uomoesodetà
18 luglio 1986
CONVENZIONE PER IL DISARMO NUCLEARE IN EUROPA
AMNESTY INTERNATIONAL
Dialogo Nord - Sud
« Non vi sarà sicurezza per
l’Europa finché non vi sarà sicurezza per il Sud del mondo,
e non vi sarà sicurezza per il Sud
del mondo finché si continuerà a
pretendere di risolverne i problemi con l’uso della forza militare ». E’ Luciana Castellina,
deputato al Parlamento Europeo, una delle figure più rappresentative del movimento per la
pace intemazionale, a chiudere
con queste parole i lavori della
5“ Convenzione per il Disarmo
Nucleare dell’Europa (END).
Dopo Bruxelles (1982), Berlino
Ovest (1983), Perugia (1984) e
Amsterdam (1985), è stata quest’anno la nuova cittadina francese di Evry, a una quarantina
di chilometri da Parigi, ad ospitare il più tradizionale appuntamento nel calendario del movimento per la pace internazionale. Dal 5 all’8 giugno, circa 650
rappresentanti di movimenti per
il disarmo e per l’autodeterminazione dei popoli, provenienti da
38 paesi diversi — fra gli altri,
una quarantina di italiani — si
sono confrontati sui temi della
sicurezza e della difesa, dei rapporti fra le nazioni e del rapporto fra umanità e ambiente.
E’, con maturità che giovani
e meno giovani dell’Occidente,
cresciuti nelle lotte nonviolente
contro rinstallazione di questo
o di quel sistema d’arma, discutono insieme con rappresentanti dei movimenti per la pace
indipendenti dell’Est europeo e
con esponenti dei Comitati per
la Pace riconosciuti dai governi
del Patto di Varsavia. A tratti fa
capolino anche la tentazione di
scendere nel merito, alla ricerca di mediazioni fra Est e Ovest
come se si fosse al tavolo delle
trattative di Ginevra. A dare quest’impressione sono soprattutto
alcuni fra i leaders più consumati, come Mient Jan Paber, Segretario Generale del Consiglio
Interecclesiale per la Pace olandese (IKV). A smorzare gli entusiasmi ritroviamo figure altrettanto note al mondo ecumenico,
quali Stephen Brown — sino a
un paio d’anni fa attivo nel Consiglio Ecumenico Giovanile in
Europa (CEGE) e oggi personaggio di primo piano nel CND
britannico — o Laurens Hogebrinck, altro leader « storico »
deiriKV. Per loro, così come —
in maniera più c meno re'ita —
per la maggior parte degli esponenti dei movimenti indipendenti d’Europa, nutrire eccessive
speranze in un felice esito delle
trattative fra le due superpotenze significherebbe rischiare di
rimanere intrappolati nella loro
logica, secondo la quale ogni iniziativa unilaterale di disarmo da
parte dei paesi dei due blocchi
comporterebbe un deprecabile
indebolimento della posizione di
tma delle due parti.
Con minor disinvoltura, ma
con accresciuto interesse, gli stessi movimenti approfondiscono
il dialogo con movimenti per la
pace e di liberazione dei paesi
del Sud del mondo. Non è facile superare l’emozione che provocano interventi come quello
del Sindaco di Tahiti, rappresentante di un popolo da lungo
tempo vittima del dominio e
degli esperimenti nucleari francesi nel Pacifico. Si rischia, come spesso accade in questi casi,
di lasciarsi trasportare da facili
paternalismi e di dimenticare
che l’oppressione esercitata su
quei popoli ha le sue ripercussioni anche nella sviluppata e
democratica Europa Occidentale. Il Sindaco di Tahiti ha appena finito di parlare e già corre
la voce, subito confermata dal
palco, dell’arresto da parte della polizia di frontiera francese
di tre noti rappresentanti dell’END britannico, con l’accusa
di propaganda sovversiva: passeranno due giorni e due notti
in carcere perché latori di numerose copie di opuscoli informativi sulla presenza coloniale
e militare francese, statunitense
e britannica nel Pacifico, sui movimenti indipendentisti e antinucleari della regione, sulle attività del movimento per la pace
internazionale per il disarmo dei
mari. Nel corso di una Convenzione che ha riservato ampio
spazio al dibattito sul Mediterraneo e sul Medio Oriente per
tutta la durata dei lavori, non
sono mancate critiche autorevoli da parte di personaggi politici come Ilan Halevi, rappresentante delTOLP alTInternazionale Socialista, di intellettuali come il Prof. Matti Peled, ex generale dell’esercito israeliano, o
di esponenti del mondo della
cultura egiziano e siriano nei
confronti dei governi dell’Europa della CEE, che, a dispetto
dell’impegno dei movimenti per
la pace — il cui impegno è stato
riconosciuto dallo stesso Halevi
nel più applaudito intervento
deH’assemblea •• plenaria conclusiva — sono nel complesso an
cora lontani da un’esatta comprensione del conflitto medioorientale e dell’improrogabile (e
comune) necessità di un riconoscimento deU’OLP di Arafat e
di una ripresa del dialogo euroarabo aperto nel 1980 con la
Conferenza di Venezia. « Il documento sul terrorismo sottoscritto dai capi di governo delle
sette maggiori potenze occidentali riuniti a Tokyo lo scorso
maggio -—- afferma il Prof. Peled — non può che peggiorare
la situazione, poiché mira a reprimere militarmente i sintomi
di un malessere che non può essere semplicemente rimesso
A tirare le somme della discussione sul conflitto mediorientale
è l’ex Comitato preparatorio della Conferenza per la Pace in Medio Oriente svoltasi in febbraio
ad Amersfoort (Olanda), nel
quale è rappresentata anche la
Commissione delle Chiese battiste, metodiste e valdesi per la
pace e il disarmo. Prima in seduta separata, poi insieme con
le delegazioni mediorientali presenti alla Convenzione si fa il
punto sul « che fare »: con qualche perplessità si invierà una
delegazione del movimento per
la pace europeo alla sede centrale delTOLP di Tunisi, a Tel
Aviv, a Gerusalemme, ad Amman e a Damasco, per assumere nuovi elementi di valutazione
e indicazioni per lo sviluppo di
iniziative future. Le organizzazioni pacifiste coinvolte, laddove possibile, premeranno sui rispettivi governi perché riprendano il dialogo euroarab'o e,
nell’immediato, perché si adoperino in favore del ricongiimgimento dei nuclei familiari divisi dalla guerra.
Per quanto riguarda più in
generale il Mediterraneo, si terrà a Livorno, verso la fine del
prossimo settembre, una prima
vera e propria convenzione dei
movimenti per la pace della regione, con la partecipazione di
300 delegati.
Le prossime Convenzioni END
(1987, 1988, 1989) si terranno rispettivamente in Gran Bretagna,
in Svezia e in Spagna, mentre
per sabato 25 e per domenica
26 ottobre 1986 sono previste
grandi manifestazioni per la pace e il disarmo nelle maggiori
capitali dell’Europa Occidentale.
Bruno Gabrielli
I prigionieri
del mese
Nel mese di giugno il Notiziario di A. I. ha presentato i seguenti tre casi di prigionieri per
motivi di opinione, perché i lettori possano rivolgere appelli in
loro favore:
OTIENO MAK’ONYANGO
KENIA
Sposato, con tre figli, vicedirettore di un quotidiano di Nairobi e presidente dell’Unione
giornalisti del Kenia. E’ stato
arrestato il 1“ agosto ’82 a Nairobi, dopo un tentativo di colpo di stato delTAviazione militare ed è stato accusato di tradimento. Durante la detenzione
è stato maltrattato e tenuto in
isolamento.
Attualmente gli viene negata
un’adeguata assistenza medica,
quantunque sia in molto precarie condizioni di salute: soffre
di ulcera gastrica, gotta, malaria
e di un grave stato di depressione.
Si prega di inviare cortesi appelli per il suo rilascio a:
His Excellency
thè Hon. Daniel arap Moi
President of thè Republic
of Kenia
Office of thè President
PO Box 30510
Nairobi - KENIA
LUIS FERNANDO DE LA ROCA
ELIAS - GUATEMALA
Studente di ingegneria, 25 anni. E’ stato sequestrato da agenti governativi il 9 settembre
’85 a Guatemala City insieme
con la madre e la nipotina di tre
anni. Queste sono state rilasciate ma di lui non si è saputo più
nulla, è « desaparecido ». Denunziata dalla famiglia la sua scomparsa alla Corte Suprema di giustizia e annunziata anche un’indagine, tuttavia le autorità governative continuano a negare
il suo arresto e la sua detenzione. A.I. ha chiesto al Governo
che si facciano severe indagini.
Si prega di scrivere con cortesia sollecitando una rigorosa e
imparziale inchiesta su questa
scomparsa a:
S.E. Vinicio Cerezo Arévalo
Presidente
Palacio Nacional
Guatemala City - GUATEMALA
La moral majority e l’atomica
(segue da pag. 1)
il « Grammy Award », il più alto premio discografico. L’autore, Alee Willis, sull’onda dell’enorme successo, ha sfornato tutta una serie su analoghi argomenti ed ha battezzato il suo
stile « arte nucleare ». Un altro
autore — Prince nel suo disco
« America » — racconta la storia di Jimmy Nessuno, uno scolaro che rifiuta di partecipare
alla quotidiana cerimonia dell'alzabandiera e del saluto alla Patria: « Egli non prova fierezza
per alcuna cosa. Ora, egli vive
in una nuvola a forma di fungo ».
« Fine dei gioco »
Nel campo dei video-giochi i
temi sono simili. Il giocatore dispone di un sistema balistico
anti-missile (che prefigura le cosiddette « guerre stellari ») grazie al quale egli intercetta le testate nucleari nemiche. Se ne
passa una, lo schermo si riempie della fatidica nube a fungo
e compare la scritta «fine del
gioco ».
Le strisce a fumetti sono molto diffuse ed hanno un ruolo
particolare nella cultura americana. Quasi tutti i quotidiani le
ospitano: anche qui si seguono
storie di eroi che si battono —
vincendo — in un mondo apocalittico post- nucleare.
II prof. Paul Brians, dell’Università dello Stato di Washington, che sta per pubblicare un
libro su questi temi, afferma:
« Canzoni, films, video e libri
stanno abituando le nuove generazioni all’idea che la guerra
nucleare è inevitabile... Mentre
prima i libri, anche i più popolari (venduti a milioni di copie nei supermercati e nei chioschi di giornali) tendevano a
descrivere la guerra con una
certa dose di orrore, ora si dilungano a descrivere la terra dilaniata come campo di battaglia
di eroi brutali, in tutto simili
ai banditi che essi combattono ».
Tutto questo fa profondamente meditare, se si pensa che la
maggior parte di queste « opere » è destinata ad un pubblico
di giovani che vengono in tal
modo non solo diseducati alla
pace, ma, al contrario, abituati
in prospettiva ad un mondo
« migliore » emerso dal caos nucleare.
Gli integralisti
E a questo mondo « migliore » crede anche un’altra porzione di popolazione, che viene
a rafforzare la « moral majority » (alla quale lo stesso presidente Reagan si sente assai vicino). Sono i cosiddetti « cristiani integralisti » o « neo-fondamentalisti » che attendono con
impazienza la fine del mondo.
Sono milioni gli opuscoli diffusi, nei quali i nuovi « profeti »
annunciano che il Signore sta
per tornare sulla Terra circonfuso da una nube a forma di
fungo. Il noto predicatore televisivo Pat Robertson, che è anche candidato alle prossime elezioni presidenziali, afferma che
gli spaventosi eventi preconizzati non ci devono « far torcere
le mani e spingerci a lamentarci... Non c’è proprio da spaventarsi. Tutto questo è buono. E’
il segno della nostra salvezza ».
Le armi nucleari, secondo questi integralisti, saranno lo strumento dell’apocalittica battaglia
di Harmagheddon e finalmente
il Bene vincerà sul Male. E di
Harmagheddon parlano anche
per consigliare fin da ora i telespettatori a « votare cristiano »
in previsione della fine.
Sembra dunque che vi sia una
osmosi fra queste « culture » e
queste « religioni ». Quale delle
due influenzi l’altra è molto difficile a dirsi. Come uomini partecipi della vita sociale e religiosa del nostro paese e del
mondo, non oossiamo che registrare con viva preoccupazione queste ideologie estremistiche, fanatiche e quindi pericolose. E’ ben vero che c’è anche
un’altra America, è ben vero che
le Chiese « storiche » testimonianO‘ il loro impegno per la pace,
la giustizia e la collaborazione
intemazionale. Ma queste concezioni, sempre più affermantisi, che si basano su un « mondo
nuovo » risorgente dalle « giuste » ceneri nucleari non possono che allarmare, sia nei confronti della situazione mondiale, e sia per questo evolversi della società americana, antitetico
alla sua miglior tradizione di
fede vivificante e di democrazia.
GESHE LOBSANG WANGCHUK
CINA
Monaco ed illustre docente
buddista. E’ stato condannato a
18 anni di carcere nel febbraio
1984, con l’accusa di « reati controrivoluzionari », per avere sostenuto, con attività non violente, l’indipendenza del Tibet. Era
già stato arrestato nel 1959, anno della rivolta contro l’occupazione cinese del Tibet. Da allora
ha trascorso la maggior parte
della sua vita in carcere o in
campi di lavoro, Nel 1970 ha
scritto un documento in cui viene confutata la tesi cinese dell’appartenenza del Tibet al territorio della Cina. Per non avere
ritrattato queste sue affermazioni, nelT82 è stato messo ai
ferri in una cella di massima
sicurezza. Presentemente si trova in un campo di lavoro.
Si prega di scrivere cortesemente chiedendo il suo immediato rilascio a:
His Excellency
Zhao Ziyang - Prime Minister
Prime Minister’s Office
Beiying - People’s Republic of
CHINA
PENA DI MORTE
A.I. ha appreso che nel mese
di marzo sono state condannate
a morte 35 persone in 11 paesi e
29 sono state giustiziate in 10
paesi.
RILASCI E NUOVI CASI
A.I. ha appreso che nel mese
di aprile sono stati rilasciati 114
prigionieri in adozione o investigSBione e sono stati assimti 241
nuovi casi.
a cura del
Gruppo ’’Val PelHce”
via Beckwith 8 - Torre Pellice
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
Redattori: Giorgio Gardiol, Paolo
Fiorio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino
Roberto Peyrot y.
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