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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo la veht» nella carUà. — Epes. VI. 15.
PREZZO DI ASSOCIAZIONE , JLK ASSOCIAZIONI SI RICEVONO
l’tr Io Stato [franco a destinazione]____ £. 3 00 j In Toriso aU’Uffizio del Giornale, via del Principr
Ver la Svizzera e Francia, ¡d........... 4 '25 j Tomiaaso dietro il Tempio Valdese.
J^er r Inehilterra, id................... „ ó ."»(i Ì Nelle PaoTisrriJS per meezo di franco-boili po
Per la Germania id................... „ 5 50 ^ ttali, che dovranno essere inviati franco al I>i
Non si ricevono associazioni per meuo di un anno. rettore della Buona Novella.
AU’estero, a’ seguenti indirizzi : Parigi, dalla libreria C. Meyrueis. me Rivoli ;
Ginevra, dal signor E. Beroud libraio ; Inghilterra per mezzo di franco-bolli
inglesi .spediti franco al Direttore della Buona Novella.
SOMMARIO
ll.Tue et la Bible, niaimul du Coatr«^ver8iste Evan{iélique, par jP. Bungener. — KociPtk «li DamiceM<i
Evangeliche, por la protezione dell’infanzia povera. — Cjia sepoltura Evaiigelic« in s. >I*wro. —
4'i‘nnaca della quindicina-— Annunzi).
KOxME ET LA BIBLE
AIANITEL DII CONTROVERSISTE EVANGÉLIQI’E
PAB
F. BV^GE]\ER
Sotto questo titolo, il Sig. Bungener di Ginevra lia dato
alle stampe, mesi sono, uu volume di 500 e più pagine, che
va annoverato fra le opere migliori di polemica religiosa,
t;he sieno venute alla luce, da molto tempo a questa parte.
L’idea che ha presieduto alla composizione di c[uesto
volume è semplicissima, e come al Sig. Bungener stesso,
fa mara^àglia a chi scorre il suo libro, che l’idea di un’opera consimile non si fosse ancora affacciata alla mente di
nissuno prima di lui. L’autore, passando a rassegna dal primo versetto di S. Matteo fino all’ultimo dell’Apocalisse,
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c^uei píu^ísi del Testamento Nuovo dai quali gli sembrano
le dottrine peculiari della Eomana Chiesa apertamente
conti-astate, vi fa sopra alcune semplici riflessioni, concise
sì, ma così chiare e calzanti, che, leggendole, rimani incantato per la gran luce che diffondono sul testo ch’egli ha
intrapreso a svolgere. Come è naturale, siffatte annotazioni
rimangono nel libro spar^^agliate e senza legame tra di loro :
il che sarebbe un’inconveniente del metodo adottato. Ma
un’ottimo indice delle nKitene che trovasi alla fine del volume, porge a chiunque si proponga di studiare più da
vicino i;n dato argomento, facoltà di farlo senza fatica di
sorta, raccogliendo come in un fascio tutti i numeri i
quali, nel corso dell’opera, vi si riferiscono.
Ecco perchè il libro del Sig. Bungener, anzi che intitolarsi Manuale di controversia evangelica, viene con più ragione intitolato ; Manuale del controversifita evangelico, essendo più che altro, un’arsenale nel quale gli studiosi di
tali materie possono attignere con abbondanza.
■ ‘ Ma, ” come osserva, l’autore medesimo “ se semplice è
“ l’idea, sjiesso riuscì difficile l’esecuzione. Conveniva, da
“ un lato, non lasciare nell’ombra iiissun passo che si rife“ risse alle questioni contrastate, e, dall’altro scansare le
“ ripetizioni, chè non diventassero fastidiose ; conveniva
“ far sì che ogni annotazione presentasse un senso com“ pleto, senza i:kìi’Ò esaurire rargomento e per tal guisa
“ togliere ogni interesse a quelle che sarebbero ¡jer venir
“ dopo, sulla stessa materia ; conveniva, in una parola, che
“ potesse il libro venir consultato con utile, sopra ogni
“ particolare, senza renderne tediosa la lettura fatta di
“ seguito ” — E siamo lieti di soggiungere, che questa
difficoltà, sebben grande, è stata dal Sig. Bungener felicemente su]ierata, nel più dei casi.
Altre difficoltà vinivansi a quelle già accennate, a rendere all’egregio autore più arduo il cammino su cui egli si
era avviato. Vi sono, come egli osserva ottimamente, certe
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idee romanistiche tahnente all’infuori della cerchia evangelica, che non avrebbe offerto la Scrittura occasione diretta di ragionarne. Come portarsi a fronte delle medesime ? Sottintenderle affatto ? La cosa era impos.sibile. L’autore si è appigliato al partito, ch’era il migliore, di parlarne
incidentalmente.
Di più, Roma concede ai suoi difensori una così straordinaria libertà nella scelta dei passi che portano a sostegno
delle loro teorie, che l’accertarsi di aver pensato a tutto, e
antiveduto tutti gli usi che di questo o di quel passo si sono
potuto fare, riusciva, nonché disagevole, affatto impossibile.
L’autore, in tali circostanze, si è limitato a non trascurare
un’argomento scritturale qualunque, fra quelli che vennero adotti da controversisti di ciualche grido.
In quanto al tuono del libro in genere, l’autore non ci
trae in inganno, anzi dice cosa che è verissima, quando egli
dichiara di aver sbandito dal suo linguaggio ogni violenza,
dileggio od astio.
“ Questo ci siamo proposto, prosieguo egli, che dalla
“ prima all’ ultima riga, fosse il nostro un libro grave,
“ cristiano, e tale che potesse qualsiasi avversario della
“ romana Chiesa, offrirlo, senza scrupolo, a qualsiasi difensore della medesima. Noi non abbiamo rovinato se
“ non per riedificare accanto, o meglio ancora, se non per“ chè l’edifizio evangelico, eretto dalla mano stessa di Dio,
“ ricomparisse nella primitiva sua forma e bellezza. Un
“ cattolico potrà non darci retta; ma se lo fà, egli non in“ corre l’ombra di pericolo di rimanersene a metà strada ;
“ egli non abbandonerà gli altari di Roma, se non per
prostrarsi, con noi, ai piedi della croce ; per ajìrir la sua
“ mente ad ogiii verità, ed il suo cuore ad ogni grazia. ”
Un libro dettato sotto l’influsso di sentimenti così generosi e così cristiani, non può non riuscire di grande utilità a
coloro che lo scorreranno ; e per parte nostra, mentre porgiamo al sig. Bungener i sinceri nostri ringraziamenti per
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l’opera sommamente proficua a cui egli si è accinto, con
tanto successo, facciamo voti altrettanto sinceri perchè,
venga al più presto la patria nostra ammessa a partecipare
al benefizio delle di lui fatiche, per mezzo d’una traduzione
in buona lingua italiana del libro che annunziamo, e caldamente raccomandiamo.
SOCIETÀ
DI
DAMIGELLE EVANGELICHE
PER
LA PROTEZIONE DELL’INFANZIA POVERA
Già una volta o due, ma affatto di volo, facemmo menzione di
questa incipiente associazione, i di cui frutti benefici si sono già manifestati, e si faranno, lo speriamo, ognor più abbondanti e soavi.
Oggi .siamo in grado di dare, sul conto della medesima, più esatti
particolari ai nostri lettori, essendoci caduto nelle mani il Rapporto
che sta per essere pubblicato, sul primo anno della di lei esistenza,
e lo faremo, trascrivendone i brani principali :
« Nel novero delle lacune, aihmè ! troppo numerose ancora, che coloro
ai quali sta a cuore l’incremento e la prosperità spirituale della Chiesa
Evangelica in questa città, sono nel caso di constatare, una fra le altre ci
avea spesso e dolorosamente colpiti, vogliamo dire l’assenza quasi totale,
infra di noi, di quelle intraprese caritatevoli che abbondano altrove, le
quali, questo notevole vantaggio aggiungono a molti altri, di offrire "cioè
alle giovane persone, del sesso femminile specialmente, ed aU’infuori della
cerchia dei domestici doveri, un campo iu cui quel bisogno di attività
e di devozione, proprio della giovanile età, trovi da esercitarsi, con vero
utile di chi \'i si dedica primieramente, e poi anche di coloro che ne divengono gli oggetti.
« Quante giovane in cui questo naturale impulso, reso più potente ancora
dall’influsso di una educazione cristiana, chiedeva imperiosamente di essere
soddisfatto, e che, per mancanza di un campo che fosse loro offerto, sono
state indotte, grado grado, a soffocare in sè stesse quei generosi e sacri
istinti, ed hanno rivolto alla frivolità, al mondo, ai piaceri spesso anche
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colpevoli, forze le quali, poste al servizio di Dio, avrebbero portati i frutti
più benedetti e .soavi !
« Quante giovane, che addirizzate per tempo sulla via delle opere di
beneficenza e di carità, le avi-ebbcro compiute con premura, con gioja e con
grande benedizione per gli altri e per sè stesso, le quali, per difetto di
questo indirizzo ed incoraggiamento, hanno lasciato che riprende.ssero il
sopravanto, nei loro cuori, l’egoismo, il vano cicaleccio, una brama smodata
di comparire, ed invece di quel quadro ricreante e sublime di virtù cristiane
esercitandosi nel silenzio e sotto allo sguardo di Dio, non ci offrono più che
lo straziante spettacolo di esistenze futili, capricciose, annojate, e che il
tedio e l’amarezza diffondono attorno di se, invece della gioja e della serenità !
« La Società che pubblica oggi il suo primo Rapporto, venne istituit.-i
sovratutto allo scopo di rimediare a sì grave inconveniente.
« Offrire, sta egli scritto, nel primo articolo del suo Statuto, alle giovano,
« membri della nostra chiesa, che acconsentiranno a prendervi parte, un’og« getto d'interesse che alletti e santifichi ad un tempo, e concorra colla be« nedizione di Dio, ad aprir sempre più il cuore a quei sentimenti di carità
« e di benevolenza, che sono l’ornamento più grazioso della giovane cri« stiana, tale è lo scopo primario di questa istituzione. »
Un’altro scopo dovea di necessità scaturire da questo; scopo di carità
e di beneficenza per i poverelli ; e cosi axTenne. La Società delle damigelle
evangeliche per la protezione della povera infanzia si propone, in secondo
luogo, di « assicurare (sono anche parole del suo Statuto) ai bambini poveri
<1 della Chiesa queU’efiicace simpatìa e quella protezione, che la tenera loro
« età, e misera condizione, nonché lo stato infermiccio di molti fra essi richie« dono con tanta energìa. »
« Il campo, lo si vede, è vastissimo ; ed innumerevoli sono le opere che,
grado grado, cd a misura che si paleseranno necessarie, vi potranno trovar
posto.
« Una fra le prime che siansi affacciate alla nostra mente e che abbiamo
afferrato con gioja, si fu di mandare per alcuni mesi della bella stagione,
respirare l’aria pura e salubre dei monti, ad un certo numero di bambini
rachitici e malaticci, resi ognor più miserabili daH’aria infuocata e malsana
dei loro poveri abiturii, ed ai quali basterebbe un po’ d’aria vivificante e
pura, coadjuvata da un vitto semplice ma sostanzioso, per sottrarli a tutta una
vita di miserie sì intellettuali che fisiche, che li aspetta. La prova fatta l’anno
scorso in questo senso supero ogni nostra aspettazione. Otto poveri bambini,
tutti infermicci, parecchi dei (juali non poteano reggirsi in piedi, ci sono
tornati dopo tre mesi e mezzo di dimora sui colli delle Valli Valdesi, paffuti, robusti e svelti da maravigliare le stesse loro madri, che non poteano
stancarsi dal contemplarli
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Uu’altra opera die non stentò a venir picchiare al nostro uscio, è stata
quella di bailarjfji da pagare, a prò’ di poveri bambini orbati dalia malattìa,
dalla morte e da qualche altra legittima cacone del latte della loro madre.
Sotto questo aspetto, come sotto altri ancora, la nostra Società, dovrà, noi
lo sentiamo, premunirsi contro al pericolo, sempre imminente, di fare del
male nell'atto stesso che si propone di compier il bene. L’abitudine di sottrarsi al nobile ma talvolta faticoso privilegio dell'allattamento , essendo
disgraziatamente troppo comune iu seno alle famiglie della classe indigente
sovratutto, dovrà essere cura della nostra Società di adojirarsi con ogni suo
potere a contrastarla anziché favorirla. Ma accanto a quei casi, che la
pigrizia o calcoli male intesi vanno di giomo in giorno moltiplicando, ve ne
saranno sempre di (juelli cui necessità impone; e questi li consideriamo
come essendoci in modo singolare devoluti; e ci stimeremo fortunate di
potervi far fronte nel miglior modo pos.sibile.
« Ma non è l'allattamento materiale l’unico di cui i genitori non si
prendano quella cura che dovi-ebbero; l’allattamento intellettuale, religioso
e morale assai più importante, pur troppo viene da molti non meno del
primo trascurato. Quanti genitori cui poco o punto cale che i loro bambini
frequentino o no la scuola! Quanti genitori (nelle grandi città sovratutto)
sempre pronti a sagrificare i loro figli maschi e femmine alla minima
speranza dì mercede che si faccia luccicare loro innanzi agli occhi !
Quanti genitori altresì, che sono incapaci di scegliere per i loro figli
quella professione più confacente al loro ben’ essere sì spirituale che
temporale ! Quanti bisogni di ogni sorta, in quelle famiglie, i quali conviene
conoscere da vicino, per venir loro efiìcacemente in ajuto, e perchè il soccorso teso, invece di favorire la loro propenzione all accattouerìa ed all'inerzia,
sortisca l'effetto opposto di sottrarveli per sempre ! Quale necessità, a tal
fine, che relazioni vieppiù frequenti ed intime stabiliscansi tra il ricco ed il
povero, tra chi protegge e cM è protetto ! — La nostra Società ha stimato
che questi diversi aspetti delle necessità e delle miserie dol povero, per
quanto si riferiscono all’infanzia, le spettassero di diritto, epperciò le abbiamo di primo aspetto contemplate ed abbracciate. Non solo abbiamo
cercato, per mezzo di tenui soccorsi dati ai genitori, di ritenere più che
fosse possibile i bambini alla scuola; non solo ci siamo accinti a tener loro
dietro aiiche quando l'hanno lasciata, consigliandoli nella scelta di una professione e quando il caso lo richiede, ajutandoli a proseguù-la, ma abbiamo
inoltre afiidato a ciascuna delle giovane, membri della Società, un certo
numero di bambini, dei quali devono occuparsi in modo affatto speciale,
visitandoli più spesso che possono in seno alle loro famiglie, informandosi
dei loro bisogni, dei loro difetti, di ciò che potrebbe venir tentato in vista
di beneficarli, e su tutti questi punti riferendone alla Società, perchè provegga. 19
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Noi crediamo, clic questi cenni sullo scopo che tuie Societii si prefigge e sulle varie opere, in relazione con questo scopo, a cui attende,
mentre saranno di consolazione e di conforto ai nostri lettori, riuscivanno'altresì la raccomanda^ioiic più eloquente che possa venir fatta
di così pia istituzione al loro cristiano interessamento. Il Rapporto
accenna come mezzo col quale spera l’Associazione procacciarsi, per
Tanno prossimo, nuove e semi)re i)iù abbondanti risorse, una vendita
DI OGGETTI diversi, che avrà luogo D. V. la settinunia del
dicembre venturo. Nissuno fra (¡uelli, sotto ai di cui occhi cadranno
queste righe non si rimanga dal cooperarvi; e coloro che sanno
quanta sia l’efficiicia della preghiera a rendere sempre più florida
un’istituzione iniziata uel nome di Dio, si ricordino s^msso davanti
a Lui, di quella che abbiamo loro fatta conoscere, e dalla quale puossi
un gran bene sperare, se, nel di lei seno, tutto verrà fatto nello Spirito di Cristo, e sotto al suo sguardo.
UNA LEZIONE DATA AI VIANDANTI
Siccomi! il'iiiio comiiicrcio fa sosta, ho d’ordinario molto più ozio cho
non vorrei, e ad onta de’ miei princijg affatto oppo.sti, mi trovo sovente ridotto a rimanere snlla .soglia della mia bottega onde a.spettare i compratori
che non giungono mai. Come darvi un'idea un po’ chiara della mia casa'?
Klla è situata in una piccola cittix, del l’ienioiite, sull angolo di due strade
che mettono ad una grande piazza. Quand'io mi pongo, a guisa di rispettabile proprietario, sull'ingresso del mio negozio, infilo collo sguardo, a sinistra, la .spaziosa via d’ X, e posso osservare tutti gli omnibus od i carri
che ci conducono, fin dui mattino, pochi compratori e molti curiosi; a
diritta, la strada che va alla chie.sa vicina; dirimpetto a me, sotto i portici,
.'icorgo passeggiare il bel mondo, durante tutto il giorno, cd a due pa.ssi di
là, vedo la caserma di cavalleria, da poco abbandonata dal Reggimento
Monferrato che andò sul teatro della guerra. Nou corcherò descrivervi
quanto vedo passare e ripa.ssare dinanzi a me; voi potreste fare altrettanto.
Chi non conosce, avendo la fortuna di vivere iu una città dove sianvi dei
cappucini, il fratello questuante, dalla faccia rubiconda, dal ve.stimouto unto
e bisunto, che viene, colla bisaccia sulla schiena, a dimandarvi oggi del pane,
domani dell’olio per provvedere la cucina dei santi padri’? Chi non conosce
altresì, avendo sopratutto il vantaggio di dimorare vicino a molti conventi,
la truppa classica di poveri che la carità dei monaci nutrisce, a gi’ande sca-
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pito loro e della società? Voi li vedeste, vent’anni fa, ancora giovani, coi
piedi ignudi come oggi, coi medesimi buchi nei calzoni, colle stesse deformità forse, ripetendo eguali frasi, con eguale intonazione. I lor capelli biancheggiano al presente, e dietro ad essi cammina il loro figlio, il quale
aihmè! mostra d’esser nato dal suo padre, e ne riproduce in maniera desolante il suono della voce, la canzone, l'andatura e la maniera di vivere. Voi
conoscete ancora la piccola banda di onesti proprietari, d'ufficiali in ritiro
ohe, da molti anni, passano ogni giomo alla stessa ora dinanzi la vostra
porta e vanno regolarmente a far la passeggiata. Sul-petto loro brilla una
medaglia che vi dice—non meno dell’aspetto e de’ capelli canuti: “ io ho il
diritto di riposarmi “ Deus mihi Jicnc ntia fedi ” Voi conoscete pure le tre '
comari del vostro (_[uartici-e, che arrestano le giovani fantesche per chiedere
ad esse ciò che fanno, quanto prendono di salario, onde spiarle o sedui’le o
soltanto per avere materia nuova di maldicenza. — Dietro il quartiere di
cavalleria v’ha un pas.seggio che conduce al luogo di culto degli evangelici ;
là si riunisce ogni dì fin dal mattino, moltitudine di giovani, operai, mercanti ed altri che fino alla sera, qualche volta ancora dalla sera fino alla
mattina, come ci è avi'enuto di osservare non è molto, fanno — voi già
•sapete che cosa—....ginocano alle boccie. Quando dal pian terreno io salgo al
secondo piano, o che, al mattino, mi affaccio alla finestra scorgo al di là del
muro uno stuolo di robusti giovani che gridano abbastanza forte per distui-barmi; eglino guardano ora in aria, ora seguono cogli occhi un-corpo die
cade, indi fissano lo sguardo abbasso, e voi indovinate ohe ginocano al
soldo. — Udite poi quello strepito, quelle grida furibonde ; “ un, dui, tre,
cjuatr, cinq, ses ”...... sono i miei vicini che si divertono insieme ... a che
cosa? giuocano alla “ mora ” ...... Ma voi m’interrompete chiedendomi
chi sono que’ tre signori, in bella tenuta, barbuti, ben nutriti, l'uno gajo e
gioviale, l’altro serio e grave, il terzo pallido ed impassibile come un Kadi
od un Efiendi turco ? È il sfg. cancelliere del tribunale, coU’avvocato N. ed
il procuratore X.; seguiteli cogli occhi; vedrete ciò che fanno tutti i giorni
dopo il pranzo, qualche volta anche il mattino verso le undici : vanno al
caffè dello “ mille colonne, ” e perchè? — per giuocare a tarocco.
Jla ecco venire, colla musica alla testa il corpo dei nostri volontarj ;
escono dalla caserma per fare l’esercizio del pomeriggio, Lasciamoli avvicinare , guardateli ora. Che bella gioventù ! Miratene i fini volti, i lineamenti delicati, lo sguardo intelligente; quale scioltezza nei movimenti, qual
dignità militare !
Non sono che sei settimane che conoscono la vita del soldato, e già li
direste, se non soldati agguerriti, almeno un bel corpo di sott'ufficiali.
Osservate, questi è un nobile della Lombardia; un’ufficiale chiedevagli
’ostò se non avrebbe desiderato un grado più confacente al suo rango; egli
rispondeva : « io son bene onorato d’ essere semplice soldato sotto Sua
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Maestà VitT()Rio Emanuìsle. per una eausa così savia corno quella deU'indipendenza ” Uno di loro fu jeri trasportato all’ospedale, perchè si ruppe
una gamba cadendo da cavallo. Mirate con quanta maestrìa fan la manovra,
e come sanno tacere e sottoiiiettcr.si in silenzio e senza mormorio, a tutte le
(.onseguenie della coraggiosa loro risoluzione! Siate i benvenuti, voi, animati da così grande e sublime pen.siero ! V oi che abbandonaste gli agj di
una vita tranquilla e pacitica per associan i, iu mezzo ad innumerevoli pericoli, alla coraggiosa armata del figlio di Carlo Alberto, ed inseguire con es.s;i
il nobile scopo della redenzione patria! 11 vostro slancio generoso ha guada:;nato nei cuori la causa che voi andate a combattere colla spada ; e veden■lovi perseverare nella disciplina, uell'ordine, uel^att¡vit^. l'Europa non
lii'à più che l'Italia è il paese delle rovine, uno splendido mausoleo di tutti
i secoli passati; ella dirà ancora che il paese che possiede una gioventù così
generosa e perseverante ha un'avvenire in cui s’apre un'età di rialzamento
e di gloria! Quando avrete liberata la vostra patria dal giogo dello straniero,
il momento verrà di parlarvi d'un giogo più grave che pesa sovr'essa da
dieci secoli e più : il giogo del papismo, della superstizione, deU’errorc.
• Ah! perchè fin da ora non possiamo noi dirvi ad ognuno: “ amico, in.segiiendo
(' il nobile fine che riempie l’anima tua, non obliare che v'ha una schiavitù
« più dura di (juella dello straniero — è la schiavitù del peccato e dell'er« rore; e una liberazione a cui tutte le altre devono mirare, affinchè abbiano
« vero valore, è quella della coscienza e dol pensiero; in breve, la libera« zione dell’anima per Gesù Cristo. » — 3Ia ciò spetta a voi che non comliattete, a voi che vi dolete di non avere più forze giovanili da consacrare
alla patria, e d'essere ridotti al conversare, al discutere di politica, passeggiando sotto i portici 0 sotto l’ombra degli alberi, a voi che pur desiderate
il bene del vostro paese e che non sapete che fare a prò’ di esso — è a voi
ohe bramo indirizzare una seria parola, di cui ho bisogno io quanto voi.
Uditemi, voi che correte al giuoco delle boccie fin dal mattino, e che trovo
ancora col bicchiere alla mano nei caffè , sapete qual sia il verme che
l ode il nobile popolo di cui fate parte '! Sapete perchè abbia il marchio
■ ergognoso dei ferri che ha portato e che i nostri guerrieri infrangono?
Sapete perchè con un terreno inesauribile, il paese non sia ricco ?
Perchè con una storia incomparabile di letteratura e di arti, i grandi
pittori abbiano lasciata deserta l'Italia, eia letteratura languisca nella penisola? Sapete voi perchè siasi abbassato il credito sui mercati, e la libertà
non abbia prodotto il frutto che si avea il diritto di chiederle ? Domandate
all'Europa come si chiami cotesto nemico della felicità d’Italia; ella ve lo
nominerà tosto, con nome universalmente conosciuto e diventato da gi’an
Tempo proverbiale; eccolo questo nemico; « il dolce far niente » cioè l’ozio,
la mancanza di perseveranza e di energìa nel lavoro; in una parola, l'infingardaggine sotto tutto le forme.
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•
Fino dalla mattina, che cosa andava a fare tutta quella moltitudine che tu
hai visto passare dinanzi alla mie finestre : capuecini, in prima linea, mendìci
incappucciati o senza capuccio, robusti operai, comari, possidenti, causidici,
sposso voi ancora o intelligenti e coraggiosi giuristi, piccoli e grandi, giovani
e vecchi, poveri e ricchi — che andavate voi fare ? — Pur troppo! abbandonarvi al « dolce far niente. » Tu giovane, che leggi queste righe, mentre
i fratelli tuoi vanno spendere le forze loro e spandere il lor sangue per la
•salvezza temporale della patria, non hai, il diritto di perdere il tuo tempo
a nulla fare, a leggere i bollettini officiali, poi a propagare la cronaca scandalosa del tuo quartiere, oppur quella dell'austriaco, Citttadino coraggioso
che t’interessi così vivamente per la sm-te de’ tuoi connazionali, è rapir loro
un bene cui hanno diritto, è privare la società di una delle sue più preziose
forze, rifiutandole il tuo ingegno, il tempo, l'intelligenza, e gettare in ozj
interminabili, in giuochi faticosi e vani, in conversazioni storili e senza
•scopo, un tempo inestimabile, che tu devi riempiere tutto di sforzi nel tuo
proprio sviluppo e per il bene de' tuoi simili. E « il dolce far niente » che
fu il principsde alleato dei nemici d'Italia ed a lungo andare ha snervato i
suoi figli; ò questo secreto veleno che tu devi paralizzare coU’antidoto dell'energìa personale e dell'attività. Chi ha fatto del grande politico italiano,
che seconda il tuo re nell'opora dell'Indipendenza, un'uomo tanto influente
c tanto utile alla sua patria '? È il disprezzo del dolce far niente, nelle di.sgrazie; egli non ha creduto, come tiinti altri, che la sofferenza fosso titolo
sufficiente per interes^sare i suoi simili, e per dispensarlo da lavori energici
e faticosi studj — Chi fece del potente monarca di Francia che ■^’uole associare al suo nome quello di « benefattore dell'Italia, » un uomo influente e
importante nella storia '! È il genio ? No, perchè non sembra che il Creatore
li abbia dato quel fuoco eccezionale che imprime sopra un nome il marchio
incaticellabile del genio. Che è dun<jue? Si è che, nella sventura egli ha molto
lavorato e non credette che l’essere prigioniero per tutta la vita fosse scusa
bastante per non essere uomo studioso ed attivo. — Va, se la tua patria è
redenta per la spada dell’energico e leale \'itxokio Emanuele e pel concorso
di due nomini di lavoro e di studio intenso, tu puoi dedurre che bisogna
e.ssere perseveranti, applicati, faticosi per fare qualche cosa che duri, e chc
so tu vuoi meritare il nome d’amico d'Italia ti conviene anzi tutto non essere
l'amico del dolce far niente. -— E tu volontario lombardo-veneto, toscano o
parmense ecc. che speri un dì o l'altro rientrare nei tuoi focolari coi meritati
allori, per la disfatta dol nemico esterno, non dimenticare che, riponendo
nella guaina la spada, ti farà d'uopo ricominciare la lotta contro il nemico
interno; che dopo es.seru stato nelle pugne valoroso guerriero, ti converrà
essere cittadino attivo, uomo di perseveranza, di lavoro, di lotta contro il
malo e far guerra a morto contro « il dolce far niente ».
11 vostro amico .......... E.
11
rXA
8 JÍ P o L T LI R A E A N G E L I (J A
l.N .>1. MAtRO
'J’uriiut 14 ijiDi/nii ISiV.J ,
Al .sig. Direttore dcll:i Biumu Xovìlit
Ijgregio signore e fratello !
Nou sono ignote ai vostri lettori, l'esistenza nel villaggio di 8. Mauro
torinese e dintorni di alcune famiglie passate, anni sono, dalla Chiesa romana
all'Evangelica, nè le vessazioni a cui. per del tempo, a cagione di (luesto camIjiameuto andarono soggette, per parte di (juei terrazzani aizzati dai preti.
Ciò e.ssendo, sentiranno con piacere che, non solo questi nostri fratelli non si
sono lasciati .smuovere dal loro proponimento, di non voler più altra regola
di fede e di vita che VEvangelio, nella professione dol quale per.severano
con la dovuta costanza; ina che le disposizioni della popolazione a loro
riguardo sono intieramente mutate, a segno che, fatta eccezione di pochi
fanatici, tutti ora li amano e li rispettano, lasciando che rendano a Dio
quel culto che stimano migliore e più confoTme alla sua Parola. Una prova
più di ogni altra convincente di questo spirito di tolleranza di cui si mostra
informato questo buon popolo, io Tebbi. giorni sono, in’occasione di una funzione funebre che fui chiamato a presied(;re in (juella medesima località di
S. Mauro.
Moriva colà, 1 unica bambina di D. Archetto, nativo di S.^Iauro ed ivi domiciliato. Era questo il primo caso che si fo.sse offerto di una sepoltura di
persona evangelica. Prevedendo qualche opposizione per parte del parroco, il
consiglio delegato orasi immantinente adunato sotto la presidenza del sindaco,
1 egregio colonn. Filippa, e dopo matura deliberazione, ordinava che la fossa
venisse scavata, non già fuori della cinta del Camposanto, come si sarebbe
fatto in altri tempi, uè nello spazio riserbato ai suicidi od ai bambini morti
prima del battesimo, ma in un sito (morevole quanto qualunque altro, e chc diventasse più tardi il luogo di sepoltura di quegli evangelici del comune che
vi si rendessero defunti. Tutto essendo iu tal guisa sistemato, mi portai
l’indomani a S. Mauro per la relativa funzione. All’ora convenuta e dopo
il culto che siamo soliti di fare nella ca.sa del defunto cd al quale interveniva molta gente, quattro ragazze cattoliche, col loro velo bianco in .sul capo,
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tolsero la bara in cui giaceva, quasi immersa nei fiori, e col viso scoperto,
la cara creaturina, e si avviarono alla volta del Camposanto, seguite dagli
Evangelici della località e da un numeroso stuolo di popolo, tratto, parte
conviene crederlo dalla curiosità, parte dal desiderio di dare aU’affiitta
famiglia un’attestato di simpatia e di benevolenza. Giunti al luogo del riposo
e calata che fu la bara nella fossa, aprendo la mia Bibbia, vi lessi quei
brani nei quali risplende più viva la speranza cristiana a fronte delle tenebre
del sepolcro e proseguii, esortando più caldamente che mi fu dato gli astanti
a rivolgersi senza ritardo e eon tutto il cuore a Gr. C. come a colui, pel
quale solamente si può andare al Padre, e che nel suo Evangelo ha posto in
chiara luce la vita e l'immortalità. Quale sia stato l’efiFetto deUe mie parole
sui cuori, non lo posso dire ; quello che godo di dichiarare a laude di quel
buon popolo, si è che non mi venne fatto di scorgere, in tutto il tempo che
durò la pia funzione, nò atto, nè parola, neanche uno sguardo che accennasse
ad astio o disprezzo; che anzi, tutto passò nel miglior ordine che si potesse
desiderare; e che me ne andai ringraziando, nell'intimo del cuore. Iddio, che
i tempi fossero così mutati da quei dì una volta. Quello di cui sono convinto
si è che, in grandissima parte, si dovette quel dignitoso contegno della popolazione alla generosa iniziativa presa dai suoi reggitori, e segnatamente
dagl'illustrissimi signori Sindaco e vice Sindaco, i quali non paghi dì rispettare per ì primi la legge sì adoprarono di tutt’uomo, perchè fosse del pari
rispettata dagli altri, ed ogni cosa passasse nel miglior ordine possibile.
Vero è che, in tutto questo, non fecero, quegli egregj magistrati, come
ebbe a dire, con molta modestia, un di loro a chi lo ringraziava, che il loro
dovere. Ma se è sempre meritevole dì gratitudine chi attende invariabilmente al proprio dovere, molto più avràssì da stimar tale chi, per rimanervi
fedele, è nel caso dì porsi in urto eon pregiudizj inveterati, a costo tal volta
di quel bene, da molti avuto come grandissimo, che è la popolarità. Si abbiamo dunque quei distìnti personaggi, per il modo veramente esemplare
in cui vennero da loro il buon diritto e l’ordine tutelati, l’espressione della
nostra più sentita riconoscenza; ed affretti Iddio il tempo, in cui, nel nostro
gentile e fortunato Piemonte, una condotta tale, sì per parte dei magistrati
che delle popolazioni, non avrà più da maravigKarcì, perchè sarà diventata
la tolleranza religiosa legge alla quale tutti obbediranno.
Con questi voti io passo a raffermarmi di lei sig. Direttore
Devot.° servitore e fratello
XX.
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CRONACA ,DELLA QUINDICINA
Le vittorie i-iportato dalle armi alleate di Francia e del Piemonte sono
state causa, che in molte chiese cottolico-romane siasi cantato il Te Denm
in ringraziamento a Dio, delle medesime. Anche qui in Torino cantossi un
solenne Te Deum in tale circostanza, essendo presenti quasi tutte le supreme
autorità dello Stato, e sull’alto della porta maggiore leggevasi— « a Dio che
concede la vittoria a chi difendo il dritto » — Possiamo però a giu.sta ragione
osservare in tale circostanza, che tanto le preci per dimandare la protezione
del Cielo all armi nostre, quanto i ringraziamenti pel favore ottenuto diretti furono dal Governo all’Onnipotente, nelle cui mani soltanto stanno i
destini dell’universo. Idea giusta e sublime, che ci concede motivo di sperare un miglioramento religioso nell'avvenire d'Italia.
Anche dalla Toscana ci giungono favorevoli novelle su questo rapporto.
L'avvocato Salvagnoli, il difensore coraggioso degli Evangelici perseguitati
in Toscana sotto il passato governo, essendo stato nominato ministro dei
culti, la maggiore e miglior parto del Clero pistojese si 6 protestata di volere
aderire all'andamento attuale delle cose, uniformandosi alla dichiarazione
d'una gran parte del Clero di Lucca, che protestò di non voler separare la
sua dalla causa del popolo. Questi sono favorevoli sintomi di scissura da
quel prepotente partito Gesuitico, che rivolto all’acquisto solo del potere, e
delle cose di questo mondo, tenta di nascondere affatto dagli occhi del popolo la verità, e d’avvilupparlo in un fascino chc abbagli colle apparenze cd
è vuoto in sostanza. Potremmo sperare finalmente, che il clero almeno illuminato, liberandosi dalla prepotente autorità, apra la monte alla libera
discussione, ed apprenda i principj veri di morale e religione nel sacro libro
rivelato, in quel libro, in cui solo ritrovasi il vero pascolo dell’anima. —
Così facendo vedrà quanto a basso discenda la religione, od a qual gi-ado
dì ridicolaggine si prostri, quando innalzando la creatura in luogo del Creatore, s’induca perfino a proclamare la Vergine generalissima degli eserciti,
come fece ultimamente VArcivescovo di 'Vienna, ed eserciti iramorali e spietati come quello dell’Austria. Quell’Arcivescovo, il Cardinale Rauchcr, il
gran protettore dei Gesuiti in Germania, vedendo la mala piega che pren-
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deano le armi Austriache iu Italia, ordinò una gran processione per ottenero
dalla madonna e da tutti i santi del Cielo favore e protezione. Furono posti
in requisizione tutti i Frati e le IMonache di quella vasta Diocesi, e partendo dalla metropolitana di S. Stefano attraversarono tutti i luoghi più popolosi della città. Venne asserito da molti giornali che il nunzio pontificio
celebrasse la messa solenne in tale circostanza. Ma questo fatto avendo
risvegliato una certa indignazioue in Francia, perchè in tal caso la neutralità
papale sarebbe stata posta da parte, venne ofBcialmente smentito. Pure niuno
dubita che le propensioni del Clero romano non siano tutte dalla parte dell’Austria, e se cantansi i Te Deum per le riportate vittorie, fassi più per obbedire agli ordini del governo, e per evitare la publica indignazione, che
per volontà. Anzi nell'ora scorso mese di Maggio, si cercò di attrarre tutta
l attenzione dei devoti al culto della Vergine, tutte le chiese principali almeno risuonando ogni giorno delle laudi di essa; e durante la predica
dell'ultimo giorno s introdusse il costume di tenere ogni uditore una candela accesa in mano, come simbolo dell'ardente affetto dei fedeli verso quella
da loro decantata regina del Cielo. Così la iiarìolatria va sempre progredendo, nè facile è prevedere dove si arresterà.
In Inghilterka le grandi associazioni per le Missioni sia nel Regno
Tnito, che nei paesi stranieri, tennero le loro annuali sedute e resero i
loro conti. H voler dare un'idea alquanto esatta delle medesime sarebbe
molto difficile in così brevi pagine. Le somme, che annualmente si spendono
dalle varie società sono, direi quasi, favolose. La sola Società dei Mìsnionmj
della Chie.sa, raccolse nel corso dell anno per volontarie contribuzioni lire
sterline 146,376, che ridotte in franchi danno 3.634,3!H). E questa non è
che una sola società fra le tante, che vi sono per mandare la Buona Novella
del Vangelo dì Gesù Cristo in tutte le parti della terra. Ma pare che le Indie attraggano ora maggiormente lattenzione dei Missionari Inglesi. Dopo
gli ultimi tumulti e guerre sanguinose, che ebbero luogo in quelle vaste
regioni, i dominatori di esse pare siensi persuasi, che il solo e vero mezzo
per ridurre i popoli ad esser civili ed umani, sia la religione Cristiana.
Non però quella dalle apparenze e dalle forme esteriori, ma la vera reli
gione del Vangelo, che apporta la pace coleste nel cuore, che il mondo
uon può dare, e calma lo passioni. A tale effetto riunitisi ed ecclesiastici e laici, il 3 dello scorso maggio, convennero di fare maggiori collo! te per Tanno avvenire, ed inviare un maggior numero d'operai nella
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vigna dui Signore. Essi, generalmente parlando, attribuiscono la prospcritri
e la grandezza dol Regno Unito più allo spirito religioso che li spinge a
diffondere il Y^ingelo su tutta la terra, cbe alla forza dell'industria e delle
armi. E per tale intendimento le Indie, la China, il Giappone, le Americhe
l’Australia e le coste Africane .sono trascorse in ogni direzione dai Jli.ssionarj, che proclamano il gran libro rivelato agli uomini di tutti i colori, a
tutti i figliuoli d’Adamo. Nò tali .sforzi .sono vani, poiché perfino i Greci od
i 31u.sulmaui di Co.stantinopoli, della Siria e dell A.sia nn'nore, dopo.sto l'odio
ed il fanati.smo delle loro sètte, odono eon piacere, e gustano talvolta le dolcezze evansreliehe, e le massime di pace e di carità degli eletti di Dio. Tali
sono i prodigi dello nii,«.sioni Evangeliche.
Lo spirito d'unione e di carità, chc anima tutte le chiese in Inghilterra
non è meno cospicuo nella Chiesa Anglicana. Anzi pensando forse che lo
idee si chiariscono e si purificano più colla libera discus.sione che col restringimento e le persecuzioni, il A'escovo di Jjondra consacrò ultimamente la
Chiena di ta'.ti i saiili, fabbricata ad uso dei I’u.seisti, e secondo le loro esaltate idee di ornamenti e di decoro. Egli ]ironuuziò un discor.so m tale circostanza degno di singolare ossen’azione; ed assicurò che la Chiesa Anglicana concede ai suoi figli libertà di dottrino, e di cerimonie soj>ra d'ogni
altra; che a lui. come individuo, piacevano semplici modi, e semplicissimo
rituale; ma poiché eranvi di coloro che dilettavan.'-i di onorare Iddio, cd il
suo figlinolo (iesù Cristo in forme di coso indifferenti, veniva loro concesso,
non volendo che il suo gusto limitasse le libertà della chiesa ; ma che
si guardas.sero però, che quello forme non divenissero la pietra d in
ciampo nella chiese stessa, che non finissero col credere, che le cerimonie
e le forme fos.sero più importanti delle scritturali verità, e che il cristiaiiesijno non divenisse finalmente una formalo e cerimoniosa adorazione d<>i
santi, o di èsseri umani santificati. Queste sono savie parole; ma i fatti più
potenti di e.sse ci mostrano che i Puseisti lentamente, ma sicuri, si avanzano verso il romanesimo. Anche nella kexeu.vle .4S¥E.MnLE.\ dellla l'iiiEs.i
STABILITA dei Presbiteriani scozzesi venne ammessa quest’anno qualche
novità. Fu risoluto di ammettere che i iiredicatori laici parla.ssero nelle
chiese, in certe particolari occasioni, stando però il ministro sul pulpito. Nè
ciò dovracci gran fatto nuiravigliare, se si rifletta, che sonvi, neDa Scozia
specialmente, nomini dottissimi, cho sebbene laici, sono ardenti operatori
nella mistica vigna de! Signore.
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Una bellissima festa e commoventis,sinia fu quella cbe, nel dì 29 Maggio
scorso, raccolse in un medesimo sentimento quasi tutte le Chiese Evangeliche di Francfa, allo scopo di celebrare il terzo centenario (Jjlla loro Costituzione. A Nimes poi, questa festa venne celebrata con singolare solennità,
in mezzo ad un concorso di popolo non inferiore ai 25,000, essendo presenti
110 pastori in abito ecclesiastico, all’aria aperta, ed in uno di quei siti
medesimi in cui, ai tempi delle persecuzioni, i fedeli cacciati dai tempj,
erano ridotti ad adorare Iddio ne? deserto. In tal guisa anche pei nostri fratelli di Francia è giunto il giorno di mietere con canti di tripudio ciò che i
loro padri seminarono in mezzo al sangue ed alle lagrime ! Grande esempio
dal quale la nostra fede deve venir fortificata, e noi potentemente eccitati
a trasmettere ai nostri posteri la stessa copia di benedizioni, che a noi tra
mandarono i nostri padri, perchè fedeli e pronti a tutto sagrificare alla coscienza.
DomenicG Grosso gerente.
RECENTI PUBBLICAZIONI
Al DEPOSITO DI LIBRI RELIGIOSI, via Prìncipe Tommaso, sono vendibili
le seguenti opere :
CATÉOHISME DE I/ÉGLISE ÉVANGÉLIQUE VAUDOISE ou maiiuel d’iustiTiction chrétienne, à l’usage des catéchumènes de cette Église. — 1 voi.
di 80 pag. in-16, legato alla hodoniam...................................... cent. 00, 3u
HECUEIL DE PSAUMES ET DE CANTIQUES à l’usage de l’Église Évan
gélique Vaudoise. — 1 voi. di 203 pag. in-16................................. ,, 00, 40
LE PETIT COMPAGNON DU SOLDAT, piccolo manuale di preghiere e di
consolazioni per i soldati, — 1 voi. in-32 ...........................(il cento) „ 03,00
Lo stesso in italiano ..................................................................... „ id.
ESPOSTO DEI PEINCIPALI MOTIVI che m’hanno indotto ad uscire dalla
Chiesa Romana, di Trivier. — 1 voi. in-12 di 210 pag..................... „ 00, 40
ADDIO AL PAPA di Maurette. — 1 voL in-16 di 204 pag..................... 00,2">
ROME ET LA BIBLE, manuel du Controversiste Evangélique, par F. Bungener. — 1 voi. in-8 picc. di 500 e più pag..................................... „ 03, 50
TORINO — Tipojrrafla CLATTHTAXA, rtirvtia da Ti, l'ripmbt'tta.