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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANiiELICHE HATTISTE, METODISTE, VALDESI
venerdì 29 OTTOBRE 1993
ANNO 1 - NUMERO 41
NEL 476^ ANNIVERSARIO
AHUALITÀ
DELLA RIFORMA
FULVIO FERRARIO
Non si può affrontare responsabilmente questo
tema senza intendersi sui termini e sui fatti. Dal punto di
vista storico e culturale, la
Riforma era già inattuale nel
XVI secolo, figuriamoci oggi. Il filosofo Nietzsche ha
colto questo aspetto molto
bene, con la lucidità caratteristica di chi odia, nella figura di Lutero, «questo monaco
funesto (che)ha restaurato la
chiesa e, ciò che è mille volte
peggio, il cristianesimo, nel
momento in cui era sconfitto». Proprio mentre il papato
rinascimentale (quello sì al
passo coi tempi) stava per
riuscire dove avevano fallito
le persecuzioni, cioè nella liquidazione dell’annuncio cristiano, arriva questo fraticello petulante che, all’alba della modernità, ancora si permette di prendere sul serio
Dio! Questo e non altro, infatti, ha inteso essere la
Riforma: un tentativo di
prendere sul serio la realtà di
Dio, nella comunità cristiana
e nella società. In un’epoca
di transizione, squassata da
notevoli sommovimenti culturali e sociali, il professore
di Wittenberg considera centrali questioni come la misericordia di Dio, il perdono
dei peccati, la salvezza eterna. Arrivare puntuale ai cosiddetti «appuntamenti con la
storia» gli interessa poco.
Come dottore in Bibbia, titolo che gli era particolarmente
caro, egli ha un appuntamento con le cristiane e i cristiani, che devono essere avvertiti del rischio che corrono riponendo la propria fiducia
nelle indulgenze romane, ed
è per giungere a questo appuntamento che si lancia in
un’avventura quasi disperata,
da cui esce vivo per puro miracolo. Certo, la Riforma ha
saputo fare anche parecchie
altre cose: ha determinato un
nuovo modo di concepire la
chiesa, la laicità dello stato,
l’etica, la vocazione, la stessa economia. Come pochi altri movimenti nella storia, è
stata in grado di interpretare
con originalità le esigenze
del proprio tempo. In modo
paradossale e del tutto inatteso, ha scoperto che l’attualità
che essa non ha mai cercata
le è stata donata. I riformatori hanno voluto essere interpreti della Scrittura e pastori
d’anime, niente di più e niente di meno. Svolgendo questo compito si sono trovati,
non senza sorpresa, a cambiare la faccia di una parte
d’Europa.
Noi viviamo nell’altra parte del continente, quella in
cui ha vinto, e in qualche
modo continua a vincere, la
Controriforma. Come chiese
evangeliche di minoranza, ci
interroghiamo sul contributo
che possiamo dare per annunciare l’attualità inattesa
della Riforma nell’Italia di
Tagentopoli e del Concorda
to. Mi domando se la lezione
di Lutero e degli altri padri
della nostra chiesa non ci inviti a lasciare da parte questa
domanda, per quanto seria e
urgente, per concentrarci sulle domande perennemente
inattuali che la Bibbia ci pone, in particolare su quella
che attraversa tutto il Nuovo
Testamento, e che non riguarda noi e il nostro ruolo
«nell’Italia che cambia», ma
Gesù: «Chi dite voi che io
sia?». Reimparare, con grinta e disciplina, a interrogarci
su Dio e su Gesù, sulla Trinità e sulla predestinazione,
sul peccato e sulla preghiera,
come comunità ma anche come Sinodo e come Assemblea battista, senza l’ossessione di dover a tutti i costi
dire chissà che cosa «al paese» e «alla società», «in questo momento di crisi»; questa, io credo, è la sfida che la
Riforma ci rivolge. E la capacità del messaggio di «incidere nel concreto dell’attualità»? Questa domanda,
così formulata, viene direttamente dal demonio. L’inattualità di Dio è più attuale
degli uomini (e delle donne)
si potrebbe dire, parafrasando l'apostolo.
La Riforma lo ha capito e
ci invita a capirlo a nostra
volta.
Lo Spirito Santo trasforma le nostre diversità in carismi
La chiesa^ intreccio multicolore di vocazioni
ERIKA TOMMASSONE
«Questi uomini che parlano sono tutti
galilei? Come mai li udiamo parlare nella nostra lingua nativa?»
(Atti 2, 7-8)
Il tempo in cui viviamo è un tempo di
fioritura di particolarismi: la rinascita
dei nazionalismi, le lotte tra etnie, i disordini razziali sono segni preoccupanti
di fratture profonde nell’umanità di oggi.
Ci capita così di voler rimuovere questo disordine nel campo umano; ci coglie
la nostalgia dell’uniformità. Ci ricordiamo così dei popoli della torre di Babele
(Genesi 11, 1-9): essi parlavano la stessa
lingua e perciò si capivano bene. Potessimo anche noi, i popoli della terra, parlare
oggi la stessa lingua, capirci tanto bene
da poter portare avanti un progetto umano capace di sconfiggere i disordini e i
conflitti in cui viviamo. Potessimo, donne e uomini, bianchi e neri, popoli del
Nord e del Sud capirci tanto da dimenticare le differenze tra noi a vantaggio
dell’umano. Ma quando questo bisogno
esasperato di uniformità ci coglie, non
possiamo dimenticare il destino dei popoli che concepirono il progetto non solo
di una città, ma di una torre a Babele. La
loro uniformità li ha portati a concepire
un progetto che andava al di là dell’umano (una torre alta fino al cielo). L’uniformità ha concepito una follia, per questo
Dio interviene, la distrugge, crea diver
sità tra i popoli. Da questo atto di Dio la
terra viene popolata ma nascono anche
l’incomunicabilità, il conflitto, le guerre.
Noi siamo i discendenti di questi popoli dispersi sulla faccia della terra, siamo però soprattutto gli eredi dell’opera
di Dio a Pentecoste. Pentecoste è il dono
dell’unico annuncio delle cose di Dio
fatto alle diversità dei popoli. I popoli
che sentono l’annuncio degli apostoli
odono parlare dei galilei, ciascuno nella
propria lingua. La ricomposizione delle
fratture nell’umanità non nasce così dalla
ricomposizione umana di un’improbabile
uniformità, ma dalla forza dello Spirito
Santo che permette a persone diverse di
es.sere chiesa insieme.
Le prime comunità cristiane, come ci
testimonia il Nuovo Testamento, hanno
fatto molto per realizzare questo e far sì
che ebrei e pagani, schiavi e liberi, uomini e donne potessero essere chiesa insieme. Possiamo discutere sui risultati ma
non possiamo negare che almeno le lettere di Paolo sono ricche di indicazioni
per creare un’integrazione più che una
cancellazione delle differenze nelle comunità.
Questo era per quel tempo una grande
proposta se si considera che tali società
erano fondate sulla rigida separazione tra
classi, sessi ed etnie. Tutto questo nasce
da Pentecoste. Noi come eredi della promessa di Dio possiamo smettere di sognare un’improbabile uniformità che si
risolve il più delle volte in omologazione
dei soggetti più deboli a quelli più forti e
potenti. L’omologazione di neri ai bianchi, delle donne agli uomini, del Sud del
mondo al Nord, non significa il superamento del disordine umano, ma è spesso
fonte di sopraffazioni.
Noi abbiamo a volte reazioni esagerate
di fronte a riflessioni di fede che nascono dalla valorizzazione del luogo della
propria vocazione: i neri, le donne, gli
asiatici, i latinoamericani, le giovani
chiese dell’Africa, non sempre accettano
di omologarsi a chi ha pensato la fede
spesso in Occidente, come maschio
bianco. E noi ci ripariamo dietro l’universalità del messaggio cristiano come
se il buon annunzio delle cose di Dio
fosse solo genericamente per tutti e non
anche per ciascuno e ciascuna di noi. Ricordiamoci allora dell’opera dello Spirito Santo capace di trasformare le nostre
diversità in carismi (occasioni e luoghi
di vocazione).
La nostra paura di conflitti insanabili
deve trovare un argine dalla forza dello
Spirito capace di creare comunione proprio attraverso le nostre diversità, senza
coprirle. Attraverso lo Spirito Santo, la
chiesa diventa un intreccio di vocazioni,
un tessuto che non sarà mai monocromatico, ma multicolore. In questo senso le
nostre reciproche diversità non sono delle anomalie, delle schegge impazzite
produttrici di disordine e conflitto, ma i
fili di quella rete multicolore che è la
chiesa di Gesù Cristo sulla terra.
Konrad Raiser
Enciclica
tomista
Il pastore Konrad Raiser,
segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), invitato a Parigi dall’
Associazione dei giornalisti
dell’informazione religiosa,
ha criticato l’enciclica «Veritatis splendor». Ha dichiarato
che «questo testo è lucido
nell’analisi della situazione».
«Accetto - ha detto - la serietà delle questioni che vengono poste: il significato della libertà, la relazione tra la
verità e la libertà, il nesso tra
la nostra concezione della libertà e la natura umana. Tutte queste questioni sono poste in modo chiaro e valido».
«Ma mi risulta molto difficile accettare le risposte - ha
proseguito —. Del resto, nella
mia tradizione protestante,
ho sempre trovato diffìcili le
risposte di stampo tomistico». Rimproverando all’
enciclica di volere definire da
sola la verità, ha aggiunto
che «questo testo sembra voler chiudere il dialogo che
avremmo dovuto aprire insieme per cercare e trovare la
verità». Riconoscendo che le
questioni etiche dividono le
chiese cattolica e non cattoliche, Konrad Raiser ha espresso la propria delusione
per il fatto che l’enciclica
non porta molta «ispirazione» al movimento ecumenico. Ha rinnovato però il suo
augurio di un raduno europeo
di tutte le chiese, simile a
quello di Basilea del maggio
’89 che aveva riunito migliaia di cristiani dell’Est e
dell’Ovest dell’Europa, proprio alla vigilia della caduta
del muro di Berlino. Com’è
noto, un invito per un nuovo
raduno europeo nel 1996 è
stato lanciato dalla Conferenza delle chiese europee (Kek)
ai vescovi cattolici. Ma il
nuovo presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee), mons.
Miloslav Vlk, arcivescovo di
Praga, ha espresso finora solo
un accordo di principio.
Ecumene
Il presidente Clinton
e le chiese americane
pagina 2
Intervista
a Raniero La Valle
pagina 7
Testi
Le quattro parole
della Riforma
16 pagine
da conservare
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 29 OTTOBRE I993
Washington: in due incontri separati Bill Clinton si confronta con i credenti americani
Ricevuti alla Casa Bianca i rappresentanti
delle chiese per discutere su fede e politica
JEAN-JACQUES PEYBOWEL
Negli ultimi mesi il presidente Clinton ha avuto
due incontri con leader religiosi americani. Ne riferisce
la rivista «Christian Century»
del 6 ottobre. Il primo incontro, chiamato «Prima colazione di preghiera alla Casa
Bianca», si è svolto il 30 agosto scorso in presenza di 250
personalità ecclesiastiche;
l’altro, il 16 settembre con i
rappresentanti conservatori
della «Southern Baptist Convention» (Sbc).
In occasione del primo incontro Clinton ha affermato:
«Il fatto che abbiamo la libertà di religione non significa che dobbiamo cercare di
liberarci dalla religione. Non
significa che chi di noi ha fede non debba ammettere
apertamente di essere animato da questa fede, di cercare
di vivere per mezzo di essa, e
che essa influenzi ciò che
sentiamo, ciò che pensiamo e
ciò che facciamo». D’altra
parte, ha aggiunto, gli americani devono affrontare il rapporto tra religione e politica
«con un certo grado di umiltà; dobbiamo stare attenti
quando diciamo che, dato
che cerchiamo di conoscere e
di fare la volontà di Dio, Dio
è dalla nostra parte e quindi
contro i nostri avversari».
Clinton ha colto l’occasione per riaffermare il suo appoggio al «Religious Freedom Restoration Act», una
misura che rovescia un’ordinanza della Corte Suprema
che permetteva al governo di
restringere le pratiche religiose: «Penso che ogni persona di fede in questo paese,
senza riguardo per il proprio
partito, la propria filosofia o
le proprie convinzioni su altri
problemi, appoggerà questo
provvedimento»
Esortando i presenti a lavorare insieme per questo
«obiettivo comune», pur sapendo che ci sono aree di disaccordo, Clinton ha dichiarato: «Se i credenti affrontano
i problemi sui quali sono in
disaccordo come se si trattasse di una partita di calcio
chiassosa, allora vuol dire
che anche noi consideriamo
insignificante la religione nel
nostro paese e indeboliamo
la capacità di rapportarci gli
uni gli altri con rispetto, fiducia e fede. E dico questo non
solo a coloro che non sono
d’accordo con me su alcune
questioni particolarmente
controverse, ma anche a coloro che sono d’accordo».
La segretaria generale del
Consiglio nazionale delle
Chiese, Joan Brown, ha definito la conversazione come
«calorosa e coinvolgente» e
Clinton come una persona
«molto profonda» che «desidera ardentemente discutere
sul rapporto tra fede e vita».
Tra i presenti vi erano sia
sostenitori di alcune decisioni
politiche di Clinton sia oppositori, in particolare sui temi
delicati dell’aborto e dell’
omosessualità. C’erano vescovi cattolici, rabbini ebrei,
protestanti «storici» e «evangelicals» e un gran numero di
ecclesiastici neri, cosa mai
vista ai tempi di Reagan e
Bush. Fra i non invitati figuravano i rappresentanti della
destra religiosa, compresi i
leader della «Southern Baptist Convention», denominazione alla quale appartiene lo
stesso Clinton.
Questi ultimi però, in pro
Stati Uniti: durante un culto neirimmensa chiesa di vetro del noto predicatore americano Billy Graham
fondo disaccordo con il presidente riguardo alle questioni morali, si sono incontrati
con lui il 16 settembre. Erano
presenti il vicepresidente Al
Gore, il presidente della Sbc,
Ed Young di Houston, il presidente del comitato esecutivo della Sbc, Morris Chapman, il pastore Rex Home
della Chiesa battista di Little
Rock di cui era membro Bill
Clinton, e Wendell Estep, pastore della «First Baptist
Church» della Columbia (Carolina del Sud). Al termine
dell’incontro, Chapman ha
detto: «Penso che abbiamo
posto le basi per un futuro
dialogo con il presidente e il
vicepresidente. Ciò non vuol
dire che ci siamo lasciati in
pieno accordo ma che ci saranno occasioni di ulteriori
discussioni».
Come è noto, sia Bill Clinton sia Al Gore, che appartengono entrambi alla Sbc,
sono stati duramente criticati
dai leader conservatori della
Sbc per il loro appoggio
all’aborto legale e per i loro
sforzi per tutelare e ampliare
i diritti civili dei gay e delle
lesbiche. All’Assemblea della
Sbc, nello scorso giugno, a
cui né Clinton né Gore erano
stati invitati, i delegati hanno
votato una risoluzione per
«separare noi stessi» dalle
posizioni prese dal presidente, esortandolo ad «affermare
la moralità biblica». Inoltre
alcuni delegati hanno cercato,
invano, di negare il diritto di
voto ai delegati della chiesa
di Little Rock.
Durante gli anni della presidenza di Reagan e Bush le
porte della Casa Bianca erano
largamente aperte ai rappresentanti conservatori della
Sbc. Ora, i rappresentanti della destra religiosa non vengono invitati. Giudicando tale
omissione come un «affronto», i responsabili della Sbc
hanno criticato coloro che
erano presenti alla «prima colazione di preghiera» alla Casa Bianca come «la sinistra
religiosa che riafferma se
stessa». «Non invitandoci a
quell’incontro hanno lasciato
fuori un’immensa parte di
americani religiosi - ha detto
James Smith, direttore della
Commissione vita cristiana
della Sbc -. Questo è il prezzo che ci tocca pagare per affermare la moralità biblica in
questa città. Lo pagheremo».
Da parte sua, il presidente
della Sbc, Ed Young, ha dichiarato: «Abbiamo discusso
dei temi su cui la Sbc è fortemente in disaccordo con il
presidente e il vicepresidente», in particolare sulla questione dell’aborto. «Siamo
per la vita», ha aggiunto. E
sulla questione dell’omosessualità: «Abbiamo l’impressione che il presidente e la
sua amministrazione abbiano
totalmente approvato lo stile
di vita omosessuale come stile di vita di una minoranza».
Il presidente del comitato
esecutivo della Sbc, Chapman, ha infine dichiarato:
«Anche se vi sono problemi
di fondo sui quali la maggior
parte dei battisti del Sud è in
disaccordo col presidente,
quest’ultimo ha manifestato il
suo interesse a proseguire il
dialogo sui sistemi di valori
della nazione».
Risoluzione del Cec sull'accordo di pace tra Israele e Olp
«Raccordo non assicura ancora
la pace e la giustizia in Palestina
»
Il Comitato esecutivo del
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) ha accolto con
soddisfazione l’accordo tra
Israele e TOlp ma ha sottolineato che questa «importante
apertura» non garantisce né
la pace né la giustizia. In una
risoluzione adottata il 16 settembre, il Comitato esecutivo
ha ricordato che le concessioni chieste per giungere a
quell’accordo hanno provocato «gravi divisioni» all’interno dei due campi. Numerosi problemi importanti rimangono da risolvere, ha aggiunto; tra l’altro «il ritiro totale di tutte le forze israeliane
da tutti i territori occupati, il
futuro degli insediamenti
israeliani, il ritorno dei profughi e il ripristino dei pieni
diritti del popolo palestinese». La risoluzione sottolinea anche che lo statuto di
Gerusalemme sarà oggetto di
un ulteriore negoziato. «Il
principio da tempo difeso dal
Cec secondo il quale il destino della città santa deve essere definito da una collaborazione autentica tra i credenti che si richiamano al
giudaismo, al cristianesimo e
all’Islam deve ancora essere
affermato». Ricordando gli
sforzi compiuti per promuovere la pace in Medio Oriente
fin dalla fondazione del Cec
nel 1948, il Comitato esecutivo ha reso grazie a Dio «per
l’apertura importante ottenuta nei negoziati attuali, e per
la saggezza e la pazienza dei
mediatori».
«Quest’accordo tuttavia
non assicura ancora la pace
né garantisce la giustizia» ha
aggiunto il Cec, ricordando
che la soluzione sta nella «attuazione» dell’accordo, e ha
dichiarato che tale attuazione
potrebbe riuscire, precisando
che essa esigerà «l’esercizio
di una volontà politica
straordinaria e di immaginazione» da parte delle grandi
potenze fuori della regione e
delle parti direttamente coinvolte dall’accordo. Il Cec ha
chiamato le chiese nel mondo
a pregare per il processo di
pace e a raddoppiare gli sforzi per aiutare i palestinesi a
ricostruire le loro case e la loro economia. Ha anche esortato le chiese a mantenere il
dialogo con gli ebrei e i
musulmani come mezzo per
vedere come le comunità possono coesistere e aiutarsi reciprocamente.
«Riaffermiamo il nostro
impegno nei confronti delle
Chiese e dei popoli del Medio
Oriente - ha aggiunto il Cec
- e assicuriamo gli ebrei e i
musulmani che si sono dedicati senza riserve alla causa
della pace della solidarietà
del Cec in questo momento
ricco di speranza, eppure difficile». (Soepi)
Mondo Cristiano
Il «Giubileo» tema della
prossima Assemblea del Cec
SIGTUNA — Il Comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), riunito a Sigtuna (Svezia) dal 14 al 20
settembre scorso, ha proposto il tema del «Giubileo» per la
prossima Assemblea generale del Cec che si terrà nel 1998, in
occasione del 50° anniversario della fondazione del Cec, avvenuta ad Amsterdam nel 1948. Tale proposta verrà presentata al
Comitato centrale del Cec che si riunirà dal 20 al 28 gennaio
’94 in Sud Africa. L’idea del giubileo è tratta dall’Antico Testamento: «E santificherete il cinquantesimo anno, e proclamerete l'affrancamento nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per
voi un giubileo; ognun di voi tornerà nella sua proprietà, e
ognun di voi tornerà nella sua famiglia» (Levitico 25, 10). 11
Comitato esecutivo ha chiesto ai membri del personale del Cec
di preparare un documento sulle dimensioni bibliche e teologiche del concetto di giubileo e di fare proposte specifiche per la
prossima riunione del Comitato esecutivo sul modo in cui il tema potrebbe venire affrontato nel programma dell’Assemblea.
Quattro sedi sono state proposte per ospitare l’Assemblea del
giubileo: Amsterdam, Harare (Zimbabwe), una città dell’America Latina o un luogo situato in un contesto ortodosso.
Russia: ai preti ortodossi è
proibito candidarsi alle elezioni
MOSCA — Onde evitare la divisione e la confusione fra i
credenti, d’ora in poi i preti ortodossi in Russia non avranno
più il diritto di candidarsi alle elezioni e di militare nei partiti
politici. Così ha deciso il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa
russa durante una riunione presieduta dal patriarca di Mosca,
Alessio II. I preti che ciò nonostante si presenteranno candidati
alle elezioni del 12 dicembre prossimo rischiano di essere sospesi dal loro incarico ecclesiale. L’impegno di personalità
ecclesiastiche nei partiti politici o negli organi dello stato hanno in passato provocato turbamento e discordia fra i cristiani
ortodossi del paese e il mandato di un parlamentare richiede un
lavoro a tempo pieno, non è pertanto compatibile con gli impegni del prete, precisa il decreto. Nell’ex Parlamento, sciolto dal
presidente Boris Eltsin, vari preti erano stati eletti deputati e
appartenevano a diverse organizzazioni politiche.
Sette e proselitismo in Europa
GERMANIA — Ortodossi e protestanti intendono collaborare più attivamente su una base ecumenica nell’Europa
dell’Est sui problemi riguardanti l’evangelismo, i rapporti con
le sette e la delimitazione della libertà religiosa. E quanto
emerge dal documento finale elaborato al termine di un incontro di formazione svoltosi in Germania con la partecipazione di
25 rappresentanti di Chiese ortodosse e protestanti provenienti
da 11 paesi dell’Europa centrale e orientale. L’incontro, organizzato dalla Kek (Conferenza delle chiese europee) si proponeva di informare sulle sette, il proselitismo e il movimento
ecumenico in Europa dell’Est. Il documento finale privilegia
un approccio missionario congiunto delle chiese della regione e
si oppone all’evangelismo indipendente di comunità religiose
individuali. I partecipanti hanno chiesto la creazione di nuovi
istituti ecumenici incaricati di far conoscere meglio le chiese e
di produrre pubblicazioni destinate a rafforzare le conoscenze
cristiane fondamentali presso le popolazioni largamente secolarizzate. Nei confronti delle sette, il documento esclude ogni tipo di dialogo teologico con comunità religiose che rivendicano
nuove fonti di rivelazioni rispetto alla Bibbia (nuovo profeta,
seconda Sacra Scrittura 0 nuovo Messia). Sul piano della libertà religiosa, le chiese dovrebbero concentrarsi maggiormente su un lavoro educativo e di messa in guardia contro certe sette. Dovrebbero inoltre influenzare lo stato affinché esso tuteli i
propri cittadini contro un abuso della libertà religiosa.
Birmania; chiesto l'embargo
HONG-KONG — L’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace, ha chiesto ai paesi asiatici di attuare un embargo commerciale severo nei confronti del
governo militare della Birmania, colpevole di gravi violazioni
dei diritti umani, per cercare di ottènere un ritorno alla democrazia. In un articolo per la rivista economica «Far Eastern
Economie Review» di Hong-Kong, il teologo anglicano critica
duramente la dittatura in Birmania, che, a cinque anni dal massacro di migliaia di dimostranti, continua a mantenere saldamente il potere con una feroce repressione. Tutu ha sottolineato
il fatto che, come sudafricano, sa quanto sia ingannevole la
speranza che le trattative e il dialogo portino ad una svolta politica. Il processo di riforme in Sud Africa, ha aggiunto, ha preso
l’avvio quando le sanzioni sono state applicate seriamente
minacciando la stabilità economica del paese, e anche in Birmania la situazione può evolversi solo se viene esercitata una
forte pressione intemazionale.
Luterani e anglicani
intensificano i contatti
ESTONIA — Teologi luterani e anglicani delle chiese scandinave e baltiche si sono incontrati dal 28 luglio al 2 agosto m
Estonia per il seminario che tradizionalmente viene tenuto ogni
due anni sin dal 1929. Le chiese baltiche, dopo 50 anni di isolamento, hanno ripreso questi contatti nel 1989 e per la prima
volta la Chiesa luterana dell’Estonia ha ospitato le sedute. Questa chiesa in particolare aveva iniziato sin dai primi anni del secolo a stringere rapporti con l’anglicanesimo, tanto che nel
1938 si era giunti ad un riconoscimento reciproco. L’anno
prossimo l’arcivescovo di Canterbury visiterà ufficialmente la
Chiesa luterana estone.
3
\/FNERDÌ 29 OTTOBRE 1993
PAG. 3 RIFORMA
Si è svolto a Budapest il Sinodo della Chiesa riformata dell'Ungheria
Quando la storia divide e disperde i membri
delle famiglie e delle comunità protestanti
GREGORIO PLESCAN
Tra il 23 e il 25 settembre,
a Budapest, si è tenuto il
Sinodo della Chiesa riformata
d’Ungheria, a cui sono stati
invitati un certo numero di
rappresentanti di denominazioni che si rifanno alla
Riforma calvinista, europee
(oltre alla Chiesa valdese,
quelle riformate di Francia e
del Belgio, le chiese presbiteriana di Scozia e d’Irlanda, le
chiese tedesche della Renania
e della Baviera, le due chiese
riformate olandesi e la Chiesa
evangelica greca) ed extraeuropee (chiese presbiteriane
degli Usa e della Corea del
Sud).
La questione che doveva
affrontare questo primo Sinodo universale della Chiesa
riformata d’Ungheria era
molto interessante, anche se
un po’ lontana dalle nostre
problematiche; il rapporto
esistente tra le varie comunità
riformate di lingua e cultura
magiara che si trovano nel
mondo. Infatti, a partire dal
trattato di Trianon (1920), in
seguito alla fine della prima
guerra mondiale che aveva
visto sconfitto l’impero
asburgico, l’Ungheria ha dovuto cedere ai paesi confinanti (Slovacchia, ex Jugoslavia,
Romania e Ucraina) molti
suoi territori, per cui un terzo
circa degli abitanti di questo
paese vive in paesi stranieri.
La forte emigrazione verso i
paesi lontani dal nostro continente, negli anni ’20-’30 e
’50, poi, ha aumentato la proporzione di ungheresi residenti all’ estero. Il problema
del Sinodo, dunque, era quello di affrontare e regolamentare i rapporti fra credenti,
chiese e madrepatria.
Si sono sentite molte voci a
questo proposito: quelle del
«cuore», come quelle degli
emigrati negli Usa e in Australia, che sottolineavano i
legami spirituali e affettivi
dei figli e nipoti, e quelle dei
rappresentanti delle minoranze nel turbine che sta sconvolgendo i Balcani in questo
periodo (per esempio in Vojvodina, al momento in Serbia
e molto vicina alle zone di
guerra, e in Transilvania, Romania, per voce di Lazio
Tökes) favorevoli e contrarie
a rendere i rapporti sempre
più stretti.
In ogni caso, al di là delle
differenti opinioni, si ha l’impressione di una chiesa (e di
un paese) che vive la sua storia in maniera molto traumatica: il trattato di pace del ’20,
la rivolta del ’56, la caduta
del comunismo quattro anni
fa, sono tutti momenti molto
vivi nella memoria delle persone e dell’ esperienza collettiva, molto più di quanto possiamo pensare.
Ognuna di queste date ha
lasciato delle cicatrici nella
storia delle persone: famiglie
divise, parentele spezzate dagli eventi, la chiesa stessa che
si trova a dover fare i conti
con un mondo che è cambiato
più rapidamente delle persone
(pensiamo, per esempio, ai
beni immobili che 40 anni fa
furono espropriati dal governo comunista e che ora sono
stati restituiti alla chiesa, con
tanto di danni e di inquilini
che occupano gli appartamenti), per non parlare dei rapporti personali, come i conflitti tra pastori che erano vicini (almeno relativamente) al
comunismo e pastori che hanno sofferto privazioni o addi
Budapest: «Chain-Bridge», lo storico ponte che collega le città di Buda e Pest
rittura l’esilio sotto lo stesso
regime.
A fianco di tutto questo, la
guerra che infuria ai confini:
non dimentichiamo che anche
l’Ungheria confina con l’ex
Jugoslavia e che la regione
della Vojvodina è abitata da
una forte minoranza ungherese, che comincia a soffrire dei
bombardamenti e della malfamata «pulizia etnica» che
produce profughi, notizie di
conoscenti morti o dispersi,
templi distrutti con cinismo
dai croati cattolici e dai serbi
ortodossi. Nonostante tutto,
però, non è stato un Sinodo
«provinciale»: i membri
dell’assemblea non si sono
solo concentrati sui loro problemi, ma sono stati sinceramente interessati ai pareri degli ospiti, dedicando loro
un’intera giornata (e chi conosce i Sinodi sa che cosa
comporti una scelta del genere).
Veramente toccante è stato
l’interesse espresso per i vaidesi: quasi tutti hanno una parola d’incoraggiamento e di
affetto, da chi ha imparato discretamente l’italiano pur
senza aver potuto mai venire
nel nostro paese, a un pastore
che mi ha raccontato un episodio significativo: nel 1952,
anno in cui i comunisti avevano iniziato a nazionalizzare
radicalmente i beni della
chiesa, l’allora moderatore
della Tavola valdese aveva
visitato l’Ungheria e il mio
interlocutore gli aveva chiesto come i valdesi avessero
potuto resistere nei secoli,
stretti com’ erano tra Roma e
Avignone, entrambe città papali. Il nostro moderatore gli
aveva risposto: «Noi siamo
sempre stati così deboli che
non abbiamo potuto vivere
altro che per fede». Chi mi
parlava, quasi con le lacrime
agli occhi, mi ha detto che
questa frase l’aveva sostenuto
per tutti gli anni ’50 e ’60.
Francia: la Federazione protestante risponde a Charles Pasqua
L^Evangelo e la giustizia sociale
Severamente criticato dalle
chiese cristiane di Francia
per i suoi progetti di legge riguardanti gli immigrati e per
il nuovo codice della nazionalità, il ministro dell’Interno francese, Charles Pasqua, ha recentemente dichiarato: «Le Chiese cattolica e protestante farebbero
meglio a riempire le chiese e
ad andare a evangelizzare le
“banlieues” difficili anziché
lasciare gli imam predicarvi
l’integrismo». Il segretario
generale della Federazione
protestante di Francia, pastore Louis Schweitzer, gli ha
risposto, in un’intervista al
settimanale protestante «Le
Christianisme», in questi termini:
«Molti protestanti di ambienti evangelici sono presenti e attivi nelle “banlieues"; penso alle chiese
carismatiche e pentecostali,
a certe comunità evangeliche, all’Esercito della Salvezza e anche a chiese di origine africana come la “Comunità delle chiese zairesi in
Francia Senza parlare delle molte persone coinvolte in
un notevole lavoro nelle va
rie associazioni della diaconia protestante». Sulla dimensione sociale del lavoro
delle chiese nelle periferie
urbane, Louis Schweitzer osserva; «Il lavoro delle chiese
nelle “banlieues ” può essere
pericoloso per il ministro
Pasqua. Credo che le persone che lavorano in ambienti
come quelli abbiano inevitabilmente un atteggiamento di
solidarietà nei confronti di
coloro che devono uscire da
situazioni difficili. Il che può
portare a prese di posizione
e a dichiarazioni rivolte al
governo. Non si può dire, da
un lato, “occupatevi dei casi
caldi nelle città” e dall’altro
lato “state zitti!”».
Dalle parole del ministro
dell’Interno sembra risultare
che le chiese non debbano
occuparsi del sociale e tanto
meno di politica. Schweitzer
risponde; «Siamo in una società laica ed è bene mettere
in conto le diverse sensibilità
che possono esprimersi.
Quando lo stato ha bisogno di riflettere su un problema preciso come l’etica,
chiede l’opinione di differenti famiglie di pensiero. Si
A conclusione di una visita
di questo genere si può dire
che la chiesa di Cristo, al di
là delle differenze di lingua o
cultura, è davvero una, formata da persone che vivono
esperienze talmente simili da
superare le barriere dei confini. Inoltre ho rilevato che il
mondo evangelico si aspetta
molto da noi. Questo spaventa e consola contemporaneamente.
Spaventa, perché la tentazione di dire che non siamo
all’altezza è forte; conforta,
perché fa realmente pensare
che non tutto è nelle nostre
mani ma ci sono degli aspetti
della testimonianza che possiamo rendere al mondo che
travalicano le nostre forze,
cogliendo il cuore delle persone che ascoltano ben oltre
le nostre capacità obiettive.
Saremo capaci di rendere
questa testimonianza anche
per il futuro, oltre che per il
passato?
Il progetto delle chiese europee
Le chiese ricercano
uno sviluppo duraturo
tratta, in questo caso, di una
visione aperta della laicità,
che implica di accettare che
le chiese o le religioni prendano la parola in una società
in cui ogni cittadino ha tale
diritto. Se è necessario che
la chiesa non abbia la possibilità di imporre la propria
legge alla società, è tuttavia
legittimo da parte sua dire
ciò che pensa. Quando il signor Pasqua dice che bisogna spiegare gli Evangeli,
pensa alla buona parola di
pace fatta per calmare gli
animi?
Spiegare l’Evangelo vuol
dire anche battersi per la
giustizia con e per gente che
si trova in situazioni umane
drammatiche. Ma ciò che è
importante ricordare è che
l’Evangelo non è un integrismo da opporre ad un altro
integrismo. L’Evangelo è
apertura all’altro, ascolto
dell’altro, è incontro... Il vero lavoro di cui può farsi carico la Chiesa nelle “banlieues” non è di distribuire
volantini nelle buche delle
lettere ma di entrare in contatto, in relazione vera con
la gente che vi abita».
Con il progetto sull’ambiente e lo sviluppo le chiese
europee cercano di combattere il pericolo che le decisioni
prese alla Conferenza delle
Nazioni Unite su ambiente e
sviluppo (Unced) scompaiano
dall’agenda politica dopo il
primo anniversario dell’incontro del 1992 di Rio de Janeiro.
Il progetto è uno dei tre
concepiti come proseguimento del lavoro dell’Assemblea
ecumenica europea su «Pace
e giustizia» del 1989. Circa
un mese fa il comitato dei garanti nominato dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek) e dal Consiglio delle
conferenze episcopali europee (Ccee) ha lanciato la seconda fase del progetto.
Un questionario fatto circolare in primavera ha raccolto
180 risposte da chiese, organizzazioni di chiese, gruppi e
movimenti di tutta Europa.
Una prima valutazione delle
risposte ha evidenziato che la
questione dell’ambiente e
dello sviluppo è di primaria
importanza per le chiese e
che «per le chiese lo sviluppo
non coincide semplicemente
con la crescita economica».
In molte società le chiese fungono da agenzie importanti
per la coscientizzazione e
l’educazione.
Anche se la maggior parte
delle risposte proviene dall’Europa occidentale piuttosto che da quella centrale e
orientale, si nota che per la
maggior parte le iniziative
non sono collegate fra loro,
ma che molte sono alla ricerca di criteri più chiari per
il loro operare.
«Il progetto ha un triplice
scopo - avevano detto J.-P.
Ribaut del Ccee e Rudiger
Noli della Kek, i due coordinatori del progetto -. Primo,
mettere in contatto fra loro le
persone coinvolte nelle varie
chiese e iniziative cristiane.
È quindi un bene che il
progetto sia stato concepito a
livello paneuropeo ed ecumenico. Secondo, evidenziare la
necessità di elaborare dei
criteri per il lavoro delle
chiese europee nel settore
ambiente e sviluppo. Terzo,
presentare un contributo solido delle chiese europee ai
processi politici.
In occasione del 50° anniversario della fondazione dell’Onu, nel 1995, si chiederà a
questa organizzazione una
maggior determinazione nell’
affrontare i problemi dell’ambiente e dello sviluppo.
Nello stesso anno si svolgeranno a Copenaghen il prossimo summit sulle questioni
sociali e in Bulgaria la terza
Conferenza paneuropea sull’ambiente; inoltre il Consiglio d’Europa ha proclamato
il 1955 “Anno della conservazione della natura”. Il progetto si propone di servire da
stimolo ad ognuno di questi
eventi».
Ora si procederà a una valutazione sistematica delle risposte date al questionario e
il risultato verrà messo a disposizione per incontri regionali. Infine, in una riunione
che si terrà all’inizio del
1995, i rappresentanti di tutte
le regioni del continente elaboreranno dei criteri e proporranno delle iniziative concrete per uno «sviluppo duraturo». È evidente che saranno
al centro dell’attenzione le
questioni legate alla società
dei consumi e al cambiamento dello stile di vita.
La Kek e il Ccee intendono
portare avanti questa seconda
fase del progetto in collaborazione con diversi partner ecumenici fra cui la Commissione ecumenica europea per la
chiesa e la società e la Commissione ecumenica europea
per lo sviluppo, entrambe con
sede a Bruxelles, e la Chiesa
di Norvegia.
L'Associazione
TRESANTI VEREIN
Associazione evangelica svizzera con sede in Basilea, che opera in Italia in collegamento con la Tavola
valdese,
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per la conduzione della CASA COMUNITARIA TRESANTI, via Chinigiano 10, località Tresanti in Montespertoli (prov. di Firenze) un/una
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straniere tra cui in particolare il tedesco anche a livello scolastico, sarà l'appartenenza a comunità
evangeliche e la disponibilità ad un approccio di tipo
diaconale. ' .
’i ' s
Curricula e richieste di informazioni possono essere inviate entro il 30 novembre 1993 a:
Centro servizi amministrativi ■ , ' • ■ ’
della Chiesa evangelica valdese ' ' ‘
via Bert, 72 - 10066 Torre Pellice, ? ’ ' "
scrivendo sulla busta; PER TRÉSANTI VfREIN
4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 29 OTTOBRE I993
Che cos'è la Commissione sinodale per la diaconia?
Una struttura di coordinamento
e di servizio per la diaconia
MARCO TULLIO FLORIO
Che cos’è la Csd? Perché
questa innovazione nell’
organizzazione delle nostre
strutture? La commissione sinodale per la diaconia (Csd),
realizzata quest’anno con un
atto sinodale, nasce da una riflessione pluriennale del Sinodo, sulla base di un progetto elaborato dalla Tavola valdese e dalla Commissione per
gli istituti ospitalieri (Ciov).
L’idea da cui si era partiti è
quella della necessità di decentrare l’impegno di lavoro
che le opere delle chiese vaidesi e metodiste esigono sia
per il buon andamento amministrativo che per una linea
corretta di servizio e un buon
rapporto di cooperazione con
le comunità. Si poneva inoltre il problema dell’esame
della vita delle opere e dell’
operato degli organi responsabili, allora devoluto alle
Conferenze distrettuali e di
fatto assai poco effettivo. Allo scopo di alleggerire il lavoro della Tavola, veramente
sovraccarica, si erano poste
le due ipotesi di affidare il
settore diaconia alle Commissioni esecutive distrettuali
(Ced), per cui si sarebbe trattato di un decentramento territoriale e di estendere la responsabilità della Ciov alla
totalità delle opere del settore
sanitario e assistenziale
(escluse quelle gestite direttamente dai Concistori e dei
Consigli di chiesa), o dalla
Tavola e dalTOpcemi (Opera
per le chiese metodiste in Italia).
Fu scelta questa seconda
ipotesi, che risponde alla necessità di una coordinazione
fra le opere esistenti nei quattro distretti delle chiese valdesi e metodiste, pur salvaguardandone l’autonomia. Ma la
Ciov era caratterizzata, anche
LA DECISIONE
DEL SINODO ’93
Il Sinodo, presa conoscenza del progetto di costituzione di una Conunissione
sinodale per la diaconia
(Csd), elaborato congiuntamente dalla Tavola valdese e
dalla Ciov, a seguito di un
ampio dibattito sviluppatosi
a partire dalla relazione della
Commissione d’esame
sull’operato della Tavola valdese, delTOpcemi, della Facoltà Valdese di teologia e
della Commissione d’esame
sull’operato della Ciov, decide la costituzione dì un organismo che coordini, sostenga
e accompagni opere ed istituti nella loro attività; ritiene
che il pretto presentatt> risponda lirerigepta più volte
manifesta di:
- offrire alle opere che
agiscono nel!’ambito dell’
ordinamento valdese, incominciando dalle opere del
settore socio-assistenziale e
sanitario, il coordinamento e
la consulenza necessari al fíne di gatuntire una maggiore
unitarietà sia per quanto riguarda gli aspetti fiscali, giuridico-amministrativi e il
rapporto con gli enti pubblici, sia per quanto riguarda
l’indirizzo diaconale secondo
le direttive espresse dal Sinodo, valorizzancto nel contempo la specificità espressa dalle singole opere e il loro radicamento nelle realtà locali;
- sollevare la Tàvola valdese daironere eccessivo di
una patte inqxutante del settore diaconale, pur garanten
di responsabilità ultima.
L’arrivo dello scuolabus del Centro diaconale «La Noce», un istituto
che usufruisce dell’organizzazione del Centro servizi
nel nome, come organismo
settoriale, ed era composta da
membri provenienti dall’area
nord occidentale. È stata
quindi creata la Csd, che è
una commissione sinodale
amministrativa che estende la
sua competenza oltre il settore sanitario-ospedaliero ed è
composta da membri provenienti dalle varie regioni italiane e, per statuto, da una
rappresentanza metodista.
La Ciov resta l’ente gestore
degli ospedali di Torre Pellice
e Pomaretto, riuniti in una sola struttura plurisede, di cui
alla Ciov sono affidati l’amministrazione e il patrimonio.
Secondo lo statuto, approvato
dal Sinodo con atto 77/SI/93,
la Csd ha compiti amministrativi, come la nomina dei comitati di gestione e dei direttori degli istituti, il controllo
del buon andamento delle gestioni, ma anche la funzione
di contribuire all’elaborazione
delle linee di teologia diaconale e a un buon indirizzo
delle opere sulla base delle
deliberazioni sinodali; le è anche affidato il compito di promuovere «la solidarietà fra le
varie opere e istituti a sostegno della comune testimonianza», di dare il suo contributo alla qualificazione dei
membri dei comitati di gestione e alla formazione del personale degli istituti e la promozione del volontariato
evangelico. Queste svariate
funzioni venivano riassunte
nella decisione sinodale che
delineava il carattere e le funzioni della nuova Csd con le
parole «coordini, sostenga e
accompagni».
Non si tratta quindi di un
ente preposto al controllo burocratico dell’attività diaconale, ma di un organismo delegato ad affiancare le opere
(«accompagnarle», appunto)
nella loro missione di aiuto
fraterno. L’aspetto del controllo non può mancare, ma il
controllo «a posteriori», non
soltanto sulle opere ma sulla
stessa Csd, è quello che viene
svolto dal Sinodo, sulla base
della relazione della Commissione d’esame sull’operato
della Csd. Quest’ultima dovrà
svolgere il controllo «in itinere», accompagnando l’attività
delle opere con il suo compito
di consulenza e di coordinazione, in particolare con la
presenza di un suo delegato
nei comitati di gestione, quale
membro consultivo (senza
cioè diritto di voto). Com’è
naturale, alla Tavola spetta un
compito di supervisione sulla
Csd (e quindi sulla diaconia
in generale) con la presenza
di un suo delegato nella Commissione (anch’egli quale
membro consultivo). Essa dovrà dare il suo assenso preventivo ad ogni atto di straordinaria amministrazione, co
me previsto dall’ordinamento
valdese.
La Csd si avvale di uno
strumento tecnico costituito
dal centro servizi amministrativi (Cs). Ad esso possono far
capo non soltanto le opere
che fanno riferimento alla
Csd, ma anche quelle che ne
sono ancora fuori o per le
quali non è prevista l’integrazione nella Csd, come le opere dipendenti da Concistori o
Consigli di chiesa. Il Dipartimento diaconale del I distretto, che da alcuni anni svolge
un lavoro di grande utilità sia
per il coordinamento amministrativo e fiscale sia per fini
pratici (come acquisti all’ingrosso per vari istituti) e per
la riflessione sui temi della
diaconia evangelica, continuerà il suo lavoro, in accordo con la Csd e in unione con
gli istituti del I distretto.
È prevista la partecipazione
di rappresentanti degli istituti
e opere della chiesa nelle assemblee di circuito.
Toscana: per coordinare la testimonianza
Al vìa Passocìazìone
delle chiese battìste
LISA SARACCO
Un’insolita animazione
davanti al locale di culto della comunità battista di
Grosseto annunciava una domenica diversa dalle altre: il
10 ottobre fratelli e sorelle
provenienti da Firenze, Pistoia, Livorno hanno infatti
raggiunto la nostra città per
dar vita aH’assemblea
dell’Associazione di zona
delle chiese battiste della Toscana (Acebt).
Nonostante ci fosse stato
già un altro incontro a Pistoia il 18 maggio 1993, conclusosi con l’approvazione di
un regolamento costitutivo, è
stato solo in quest’occasione
che l’Associazione di zona si
è formata a tutti gli effetti attraverso l’elezione di un presidente, di un comitato esecutivo, di un collegio dei revisori e l’approvazione di
una quota associativa.
Durante la giornata, che si
è aperta con un culto guidato
dal pastore Sergio Tattoli significativamente centrato
sull’esortazione a considerare ogni incarico non come un
prestigio personale ma come
un servizio (Marco 9, 33-35),
sono state inoltre prese in
esame le linee programmatiche e operative per l’anno
1993-94.
Particolarmente interessanti sono risultate alcune proposte alle quali l’assemblea
ha deciso di dare la priorità:
l’iniziativa di una serie di
conferenze contro il razzismo, un progetto per una
mostra itinerante sulla Bibbia, l’organizzazione di miniconvegni di preparazione
teologica e diaconale per chi
si vuole impegnare in modo
più attivo all’interno delle
comunità, la pubblicazione
di un bollettino di informazione sulle attività delle singole chiese. Primo impegno
dell’Acebt è stata la partecipazione della neopresidente,
Claudia Angeletti, all’Assemblea del X circuito delle
chiese valdesi e metodiste
svoltasi a Pisa domenica 17
ottobre.
«Sono felice di poter conoscere più da vicino la realtà
valdese e metodista dove ho
potuto riscontrare un interesse profondo per gli stessi
problemi di cui anche l’
Acebt sente l’urgenza. Credo
che sarà possibile trovare in
questo ambiente collaboratori validi per le nostre iniziative», ha detto Claudia Angeletti in una pausa dei lavori.
Perché, le abbiamo chiesto, T Acebt ha scelto di dare
priorità a alcune iniziative rispetto a altre?
«Per quanto riguarda il
razzismo - ha risposto - il
criterio di scelta è legato alle dimensioni preoccupanti
che il fenomeno sta assumendo qui in Italia. Pensiamo di
trovarci di fronte a una vera
e propria emergenza e la nostra responsabilità di “sale
della terra ” come cristiani ci
impone di farla presente alla
nostra e all’altrui coscienza.
Anche la volontà di presentare la Bibbia si fonda sulla
nostra consapevolezza, in
quanto popolo della Bibbia
da sempre, della conoscenza
scarsa o approssimativa che
del testo basilare della fede
cristiana ha la stragrande
maggioranza della popolazione italiana».
Santa Severa
Qualità
totale
Si intensifica la collaborazione tra battisti e valdesi
Catania: dieci aree per comuni
impegni e interventi concreti
CARMELO FICARAZZI
L’
inizio delle attività è
stato frenetico a Catania: riunioni, incontri, assemblee e convegni hanno coinvolto in questa prima parte
dell’anno ecclesiastico sia la
comunità battista sia quella
valdese.
L’obiettivo che ci si è posti
punta alla verifica della possibilità reale di andare al di là
dell’attuale reciproca collaborazione, individuando nelle
comuni radici riformate le ragioni di una non formale
unità di confessione di fede, e
nella teologia dei carismi lo
strumento di una reale partecipazione dei membri delle
comunità alla vita di queste
ultime. In questa prospettiva
anche la figura e il ruolo del
pastore nella comunità deve
essere riconsiderato e ridefinito.
Così, in un documento elaborato dai Consigli di chiesa
nel corso della primavera
scorsa, si può leggere che: 1 )
a Catania deve intendersi esistente una sola chiesa riformata che si esprime in due
componenti: battista e valdese; 2) l’attività di questa chiesa riformata si realizza mediante l’espressione dei di
versi carismi dello Spirito; 3)
l’espressione dei carismi dovrebbe permettere di coprire
le diverse esigenze della chiesa, possibilmente, mediante
una gestione dotata di sufficiente autonomia, ma organizzata con gruppi di lavoro
omogenei; 4) il pastore deve
poter coordinare il lavoro dei
gruppi, non gestendo in prima persona le attività, ma sostenendole con quei contributi di natura «teorica» o «pratica» che verranno ritenuti necessari.
Individuate dieci aree di intervento (culto e liturgia; educazione in vista della fede;
visite; attività culturali e
evangelizzazione; rapporti
ecumenici con il mondo cattolico e gli evangelicals; bollettino di collegamento; Claudiana; canto; agapi e attività
ricreative; Fgei; gruppo donne) i Consigli hanno proposto
di avere un unico luogo di
culto domenicale.
La proposta iniziale di individuare questo luogo di culto
nel tempio battista di via Capuana 14 non è stata accolta
dai valdesi, i quali hanno
chiesto l’alternanza mensile
dei luoghi di culto tra il tempio battista e quello valdese.
Dopo un ampio e vivace con
fronto si è deciso di mantenere la situazione attuale: le due
comunità conservano i rispettivi luoghi di culto domenicali, incontrandosi una volta il
mese in quello battista.
Tutte la altre attività individuate dal progetto saranno invece realizzate in comune. La
più importante riguarda il
progetto di animazione biblica delle comunità: sono stati
individuati 18 gruppi quartierali che saranno seguiti da sorelle e fratelli che si recheranno nelle famiglie delle comunità a portare la parola di
Dio. Chissà, forse questo richiamo biblico «risveglierà»
le nostre chiese.
Per quanto riguarda il resto
(scuola domenicale, catechismi, collettivo teologico catanese, canto, visite, la collaborazione con il Seminario permanente «Mafia, economie,
politica, culture», attività delie «associazioni culturali catanesi», centro protestante di
cultura «Bernardo La Rosa»)
si è già iniziato a lavorare con
lena e entusiasmo. Anche di
questo si è parlato e discusso
in un pomeriggio di domenica, dopo un’abbondante e
piacevole agape fraterna. Il
Signore ci accompagni con il
suo Spirito e la sua grazia.
ELIA PIOVANO
Il tema dibattuto a Santa
Severa, nel campo giovani
’93, è di estrema attualità; «il
lavoro»; tutti/e ne siamo direttamente o indirettamente
coinvolti. Il metodo di lavoro
tradizionale sta cambiando, in
pratica è già cambiato, siamo
nell’era della qualità totale.
L’analisi di questo nuovo
modello organizzativo si è
sviluppata attraverso un serrato esame comparativo tra il
taylorismo da un lato e la
qualità totale dall’altro. Che
cos’è la qualità totale? Quale
tipo di prestazione e di coinvolgimento oggi ci viene richiesto, quali significati assumono i termini come sfruttamento, conflitto, consenso in
un contesto di qualità totale,
quali elementi «giapponesizzanti» stanno entrando nella
nostra cultura? A queste e ad
altre domande abbiamo cercato di dare una risposta.
Questo lavoro di analisi è stato portato avanti dallo staff
del campo con l’ausilio di
collaboratori/trici esterni specialisti sul tema. Il Centro da
alcuni anni sta portando
avanti un progetto di formazione quadri dedicato ai campi giovani e cadetti. Si sta
formando un gruppo di giovani che interessati/e alla vita
del Centro vi partecipano attivamente proponendo temi,
metodologie di studio e momenti di socializzazione giovanile.
Come spesso accade un
progetto non è mai definitivo
alla prima stesura: modifiche,
correzioni, ritocchi sono necessari alla luce delle esperienze maturate. I risultati di
questa politica sono positivi,
lo dimostrano l’interesse di
coloro che partecipano attivamente ai campi.
Roma
Festa
della Riforma
A partire da martedì 2 novembre, per una durata di sei
giorni, le chiese del centro
storico di Roma organizzano
la «Festa della Riforma». Assieme alle chiese battiste, metodiste e valdesi, l’iniziativa è
promossa dalla Chiesa luterana, dalla Chiesa presbiteriana
scozzese e dalla Chiesa protestante di lingua francese. «I
protestanti parlano alla città»:
così recita lo slogan di questa
manifestazione.
Ricordando 1’«incipit»
della Riforma protestante
(l’affissione alla porta della
chiesa del castello di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero
sulle indulgenze), le chiese romane intendono condividere
con la cittadinanza il confronto con la Parola di Dio nella
sua lettura protestante. Dal 2
al 6 novembre si svolgeranno
manifestazioni culturali e di
culto. 11 7 novembre i protestanti romani si incontreranno
al Teatro Nazionale, per la
giornata conclusiva, che si
svolgerà in tre momenti: Giorgio Bouchard interverrà su
«La presenza degli evangelici
a Roma»; Franca Long, Baerbel Naeve, Claudio H. Martelli e Anna Maffei si confronteranno sulle ragioni e le convinzioni che costituiscono oggi l’identità protestante. La
manifestazione si concluderà
con un culto tenuto dal pastore Paolo Ricca.
5
VFNERDÌ 29 OTTOBRE 1993
Vita Delle Chiese m
PAG. 5 RIFORMA
Grazie a 4.000 ore di lavoro volontario l'essenziale è stato fatto
Casa Cares: sono quasi ultimati
i lavori di ristrutturazione
ANTOINETTE E PAUL KRIEQ
Chi conosce Casa Cares sa
che la Tavola valdese ha
avuto coraggio, all’inizio degli anni ’80, a accettare la donazione della vecchia fattoria
«1 Graffi». Era evidente che
si sarebbe voluto molto lavoro per rilanciare un programma e per affrontare le numerose ristrutturazioni necessarie. Con il tempo e molto impegno è stato creato un centro
accogliente, molto adatto a
offrire programmi e a ospitare gruppi comunitari da chiese italiane ed estere che desiderano svolgere programmi
propri.
Il complesso è molto grande e, per molti locali secondari, le ristrutturazioni potranno continuare ancora per
anni, ma grazie ai passi fatti
in questi ultimi mesi l’essenziale è stato fatto. I primi lavori sono stati compiuti,
all’inizio, nella villa: le stanze, i bagni, le cucine, gli impianti, ecc. sono stati preparati per gli ospiti. Poi, alcuni
anni fa, si è messo mano ai
solai e a tetto della «colonica» adiacente con l’intenzione di fame la casa per i residenti ma, dopo quel primo intervento, i lavori sono rallentati per mancanza di fondi.
L’autunno scorso, in accordo con la Tavola valdese, si è
finalmente deciso di procedere con il primo dei tre lotti
previsti dal progetto; quello
dell’appartamento per la direzione. Il lavoro è andato in
porto e il 1° maggio i coniugi
Krieg con i loro due figli sono entrati nella loro nuova casa, riuscendo dopo otto anni a
distaccarsi un po’ dal movimento della villa. Nello stesso tempo il trasloco ha liberato altre tre stanze per gli ospiti portando a 55 posti la capienza della casa.
Restavano da completare
Casa Cares a Reggello: il primo lotto dei lavori di ristrutturazione si
avvia alla conclusione
un altro alloggio familiare più
piccolo e gli alloggi per i volontari: cinque camere, cucina e soggiorno ma, con quel
primo sforzo, era chiaro (per
quanto potevamo immaginare) che gli altri alloggi avrebbero dovuto aspettare parecchio prima di essere completati.
A volte però la nostra visione non è sufficientemente
ampia. Oggi infatti abbiamo
praticamente finito tutti gli
alloggi. Come è avvenuto?
Da 30 anni 1’«Evangelische
Jugendwerk Württenberg»,
fra i circa 400 campi che organizza ogni anno, prepara un
campo di lavoro estivo
all’estero. Questo campo,
suddiviso in tre gruppi, ciascuno con 25 partecipanti,
che lavorano per due settimane ognuno, ha già operato in
Francia, Portogallo, Austria,
Ghana, Nigeria e, soltanto un
paio di anni fa, nell’attuale
Serbia per costruire o restaurare edifici di pubblica utilità.
Quest’anno la benedizione è
toccata a noi. In autunno ci
hanno dichiarato la loro disponibilità, sono venuti a fare
un sopralluogo e a parlare
con il nostro architetto. Dopo
CHIESA
EVANGELICA
VALDESE
COMMISSIONE DI STUDIO
PER LA DIACONIA
corso per operatori nei servizi e nella diaconia
Casa Cares 5 -10 novembre ^ ^ ^
n tradizionale corso per i diaconi delle chiese valdesi e
metodiste (aperto però a tutti gli interessati) affronterà
quest’anno i tre temi tradizionali: la Bibbia, la storia,
l’attualità. Il programma prevede:
Venerdì 5: Arrivo dei partecipanti per la cena. ’
Sabato 6: Relazione del prof. Nedo Baracani sul tema
«La scelta dei collaboratori e la formazione
del team dì lavoro».
Partecipazione alPinauguràzione dell’anno
di studio del Centro di formazione diaconale di Firenze.
Relazioni del past, Giovanna Pons e del
prof. Gabriele De Cecco sul tema «Diaconia: un impegno tra vocazione e lavoro».
Incontro col moderatore Gianni Rostan.
Gruppi di lavoro
Relazione del past. Sergio Aquilante sul
tema «L’azione sociale delle Chiese metodiste in Italia».
Partenza.
Per informazioni rivolgersi a
- Antoinette e Paul Krieg - CASA CARES - 50066 Reggello (FI) tei. e fax 055/8652001
Marco Jourdan (Commissione diaconia) CD «La
Noce»,Palermo tei. 091/6827941 - fax. 091/6820118.
- Anita Tron, Centro servizi. Torre Pellice, tei. 0121953125. ‘
Domenica 7:
Lunedì 8:
Martedì 9:
Mercoledì 10:
mesi di preparativi e altre visite i lavori si sono svolti nei
mesi di luglio e agosto.
Poiché la casa, prima degli
accordi con loro, era già impegnata da altri campi, abbiamo dovuto arrangiarci e chiedere comprensione a tutti, in
particolare ai vivacissimi 55
bambini del campo cadetti.
Quando poi c’è stata anche la
festa di matrimonio di due
giovani evangelici fiorentini
con oltre 200 partecipanti la
confusione non è mancata.
Anche i risultati non sono
mancati. Con il contributo di
alcuni enti e di numerosi amici e dopo più di 4.000 ore di
lavoro volontario siamo certamente arrivati a un buon
punto. Entro ottobre i volontari potranno occupare i loro
alloggi e in primavera sarà
pronto anche l’appartamento
con cucina-soggiorno e due
camere che in un primo tempo verrà proposto come casa
di vacanza agli amanti della
campagna toscana e ci darà
così una mano per rimborsare
i prestiti che ci sono stati accordati.
Per alcuni anni avremo ancora dei conti da pagare: il
campo di lavoro non poteva,
ovviamente, coprire tutti i costi, ma a questo punto siamo
più che mai convinti che questa offerta unica non era da
rifiutare e che l’investimento
fatto è stato veramente un
grande passo avanti per il nostro centro.
A nome della nostra chiesa,
a nome delle persone che
usufruiscono della casa e a
nome dei nostri volontari desideriamo ringraziare in particolare r «Evangelische Jugend werk-Wiirttenberg»,
r«Inter Church Aid» e la
«Gustav-Adolf Werk» e poi
tutte le sorelle e i fratelli che
singolarmente ci hanno dato
il loro appoggio e la loro collaborazione, chiari segni per
noi dell’amore del nostro Signore, che attraverso di loro è
giunto fino a noi.
Predicatori locali
Un servizio
per le chiese
Anche quest’anno, su indicazione della Tavola valdese,
le comunità metodiste e vaidesi dedicano la propria attenzione, il 14 novembre, al
ministerio del predicatore locale, che impegna un folto
stuolo di credenti in ogni regione d’Italia e in ogni circuito della nostra chiesa.
È noto che il predicatore
locale è un credente a cui
viene riconosciuto il dono
della predicazione dopo aver
sostenuto gli esami conclusivi di un apposito corso di studi e aver esercitato un tirocinio pratico a livello comunitario.
L’organismo sinodale di
formazione dei predicatori
locali è la Commissione permanente studi, attualmente
presieduta dal pastore Bruno
Costabel (viale Trento 61 47037 Rimini - tei. 054151055). A lui potranno rivolgersi tutti coloro che siano
seriamente intenzionati a seguire il periodo di formazione e fornire poi il proprio servizio di predicazione alla
chiesa.
Il libero servizio dei predicatori locali è l’attuazione
concreta del principio del sacerdozio universale di tutti i
credenti, fatto della spiegazione della parola di Dio,
dell’esortazione alla pratica
della vita cristiana, dell’annuncio della salvezza.
U Unione predicatori locali (Upl) è l’organismo che
raggruppa tutti i predicatori
locali iscritti nei ruoli appositi, tenuti da ciascuno dei 16
circuiti. Attuale segretario è
il fratello Gabriele Lala (via
degli Oleandri 40 - 57128
Livorno - tei. 0586-500107)
al quale potranno rivolgersi
tutti coloro che vorranno ricevere informazioni sulla vita
e sull’attività dell’Unione,
che coordina le attività di aggiornamento, incontro e sostegno dei propri aderenti e
di quanti seguono fattivamente i corsi di formazione.
A tale scopo anche quest’anno è destinato il ricavato delle collette che verranno raccolte nella domenica 14 novembre, Giornata del predicatore locale.
La trasmissione delle offerte potrà avvenire come in
passato attraverso versamento sul conto corrente postale
n. 11621570, intestato a Leonardo Casorio - via Aurelia
632/bis - 57012 Castiglioncello (Li).
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Delegazione della Fgei in Albania
Prosegue lo scambio
Proseguendo un’iniziativa
avviata lo scorso anno, un
gruppo di sette giovani della
Federazione giovanile evangelica italiana (Fgei) si è recato in Albania per una settimana, dal 6 al 13 ottobre, per
consolidare i rapporti di
scambio e solidarietà con la
Chiesa ortodossa autocefala
d’Albania. Analogamente alla
«spedizione esplorativa»
dell’ottobre 1992, anche quest’anno il viaggio è stato possibile grazie alla collaborazione tra la Fgei e il Servizio
rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
A Tirana si è quindi tenuto
un interessante convegno con
un folto gruppo di giovani ortodossi, attivi sia nella ricostruzione della propria chiesa
sia in una riflessione critica e
attenta al proprio interno. La
storia albanese, la condizione
di illegalità religiosa vissuta
sotto il regime comunista, il
completo isolamento del paese dal ’45 a oggi, sono state
le tematiche del convegno,
seguite da uno spazio dedicato al protestantesimo in Italia
e all’organizzazione della
Fgei.
È stato inoltre possibile
avere un quadro delle attività
svolte dal Centro battista istituito dalla Federazione battista europea a Tirana, dove da
alcuni mesi lavora il pastore
italiano Saverio Guama. C’è
è stato un contatto con una
scuola superiore della città in
vista di un gemellaggio con
una realtà giovanile italiana.
Il progetto di scambio e conoscenza con la realtà albanese
e con la Chiesa ortodossa
continua quindi con sempre
maggior entusiasmo e soprattutto con la prospettiva di trasmettere alle chiese e ai gruppi giovanili la riflessione e il
lavoro fin qui svolti.
Metodisti di Villa San Sebastiano
Voglia di teatro
Il 2 ottobre la comunità
metodista di Villa San Sebastiano ha avuto la gioia di
ospitare il gruppo teatrale
«L’arca di Noè» che ha rappresentato la commedia di
Eduardo De Filippo «Non ti
pago».
Questo gruppo è sorto
nell’autunno del 1990 per
iniziativa di alcuni membri
della comunità metodista di
via XX Settembre, subito
aperto ad altre persone; è
composto da dilettanti che,
guidati da Dino Castiglia,
hanno dato vita a un’attività
filodrammatica con l’intento
di offrire uno spazio di aggregazione e di stimolare doni e capacità espressive di
ciascuno.
La rappresentazione è stata
preceduta da un lungo e impegnativo lavoro di montaggio delle scene, impianto
elettrico, ecc. nel locale di
culto. Hanno collaborato a
questo alcuni attori e alcuni
membri delle due comunità.
Sono stati momenti vissuti
con grande gioia e fraternità,
che hanno fatto sentire
«quanto è buono e quanto è
piacevole che fratelli dimorino assieme!» (Salmo 133).
La rappresentazione è stata
veramente eccezionale; bravissimi gli attori, bellissime
le scene. Una sala gremita di
pubblico composto dai membri delle due comunità e da
amici, ha sottolineato con
frequenti applausi e scroscianti risate la buona riuscita
della serata.
Ci siamo già prenotati per
il prossimo lavoro e vorremmo anche consigliare ad
altre comunità, se provviste
degli opportuni spazi, di approfittare di questi fratelli
che, oltre ad essere bravissimi e disponibili, hanno un’altra grande dote: lavorano gratis... anzi, lasciano alla comunità ospite la gestione delle
offerte del pubblico e, considerati i tempi che corrono, la
cosa non fa certo male...
VILLASECCA — Domenica 17 ottobre la comunità ha circondato con gioia i due piccoli Christian e Simone Massel che sono stati presentati al battesimo nella nostra chiesa per motivi affettivi anche se residenti a San Germano.
Il Signore li accompagni nella loro crescita e apra ai genitori le vie per mantenere i loro impegni.
• Domenica 24 ottobre abbiamo avuto l’assemblea di
chiesa nel corso della quale la nostra deputata al Sinodo,
Liliana Viglielmo, ha riferito sui lavori sinodali e sono
stati eletti i nuovi anziani per il quartiere di Faetto e per
quello di Villasecca, rispettivamente nelle persone dei fratelli Guido Guglielmet e Renato Tron. Auguriamo loro
un servizio benedetto e rinnoviamo il ringraziamento della comunità a Aldo Massel che ha finito il suo quindicennio come anziano di Faetto. L’insediamento dei nuovi
eletti avverrà domenica 7 novembre. Al termine del culto
la comunità si ritroverà per un’agape fraterna.
• I bambini della scuola domenicale hanno rivissuto il loro
campo estivo a Massello con la proiezione delle diapositive nel corso di un incontro con la scuola domenicale di
Perrero-Maniglia-Massello nella scuola della Baissa a
Maniglia domenica 24 novembre. Ringraziamo per l’ospitalità, come sempre calorosa.
SANREMO — Con l’arrivo della pastora Dorothea Müller
sono riprese, in ottobre, tutte le attività della chiesa.
• Durante il culto del 3 ottobre è stata battezzata Jessica
D’Emidio, figlia di Gino e Carmen Boeri.
VALLECROSIA — La chiesa e la casa valdese ospiteranno,
il 30-31 ottobre e 1° novembre, l’annuale corso di animazione biblica della Federazione femminile evangelica valdese e metodista.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
LA CENTRALITA
DELLA PAROLA DI DIO
TEODORO FARLO Y CORTES
La Riforma protestante fu
essenzialmente un momento storico caratterizzato
da un risveglio religioso che
si propose di dare all’uomo
una fiducia nuova nei suoi
rapporti con Dio e una nuova
motivazione della vita morale, fondata sulla libertà e responsabilità del cristiano.
Questo movimento innovatore ebbe un’incidenza decisiva sulla vita sociale di quel
tempo fino al punto di poter
dire che la società moderna
ha proprio lì il suo punto di
partenza. Le chiese protestanti commemorano quell’evento nell’ultima domenica
di ottobre, quella più vicina
alla vigilia di Ognissanti
(1517), giorno in cui Lutero
mandò una lettera all’arcivescovo di Magonza per protestare contro la prassi delle indulgenze; a questa lettera sono annesse le 95 tesi che certamente sarebbero state affisse alla porta della chiesa del
castello di Wittenberg, proprio nel giorno in cui l’università assisteva alle funzioni
in forma ufficiale.
Centralità e efficacia
della Parola
Il terremoto protestante che
scosse l’Europa di quel
tempo lasciando segni indelebili fino ad oggi, spazzò via
tutto quello che poteva offuscare, oscurare, ostacolare lo
splendore della Parola di Dio,
reintegrandola nel posto centrale che le competeva nella
vita dei credenti e della chiesa. La Riforma ci ha tolto tutto dalle mani, non ci ha lasciato altro che quattro mura
e una Bibbia aperta. Questa
Bibbia aperta diventa una Parola efficace e vivente per noi
quando viene predicata con la
convinzione e la persuasione
del Deutero Isaia (55, 10-11);
«La mia Parola - dice il Signore - è come la pioggia e
la neve che cadono dal cielo e
non tornano indietro senza
aver irrigato la terra e senza
averla resa fertile; così è an
che della mia Parola, che esce
dalla mia bocca: non toma a
me senza produrre effetto,
senza realizzare quel che voglio e senza raggiungere lo
scopo per il quale l’ho mandata».
L’efficacia di questa Parola
Lutero l’aveva presa sul serio; infatti soleva ripetere con
evidente ironia: «La Parola
ha fatto tutto... e mentre dormivo e bevevo la buona birra
wittenberghese, insieme al
mio Filippo e al mio Amsdorf, la Parola ha inferto il
colpo decisivo al papato, sicché neanche un principe o un
imperatore hanno mai fatto
danno più grave».
Anche nella tradizione
neotestamentaria (Ebrei 4,
17); «La Parola di Dio infatti
è viva ed efficace. È più tagliente di qualunque spada...
Penetra a fondo, fino là dove
si incontrano l’anima e lo spirito... Conosce e giudica anche i sentimenti e i pensieri».
Nel nostro testo il profeta rivolge questa parola in un momento storico particolare; il
popolo di Israele, rassegnato
e avvilito in terra straniera, è
chiamato a riporre la fiducia
in questa Parola, poiché essa
realizza ciò che il Signore intende quando la pronuncia. Il
popolo deve essere certo che
tornerà dall’esilio. Ecco la
parola dinamica e creatrice
che annuncia e al tempo stesso porta a compimento l’annuncio. Il ritorno degli israeliti non fu simile a un corteo
trionfale, attraverso un deserto trasformato in giardino. Il
compimento, quando diventa
storia concreta, può apparire
diverso dall’annuncio; questo
però non cambia la validità
della parola di Dio. La Riforma ha riscoperto questa potenza e questa efficacia della
Parola che dà al credente la
vera certezza della sua salvezza, allorquando si lascia
liberare la coscienza da essa e
si abbandona fiduciosamente
nel Dio misericordioso.
Oggi siamo chiamati ad
«Cercate il Signore, ora che si fa trovare.
Chiamatelo, adesso che è vicino.
Chi è senza fede e senza legge cambi mentalità;
chi è perverso rinunzi alla sua malvagità!
Tornate tutti al Signore,
ed egli avrà pietà di voi!
Tornate al nostro Dio
che perdona con larghezza!
Dice il Signore:
‘7 miei pensieri non sono come i vostri
e le mie azioni sono diverse dalle vostre.
I miei pensieri e i vostri,
il mio modo di agire e il vostro
sono distanti tra loro
come il cielo è lontano dalla terra.
La mia parola è come la pioggia e la neve
che cadono dal cielo e non tornano indietro
senza avere irrigato la terra
e senza averla resa fertile.
Fanno germogliare il grano,
procurano i semi e il cibo.
Così è anche della parola
che esce dalla mia bocca:
non ritorna a me senza produrre effetto,
senza realizzare quel che voglio
e senza raggiungere lo scopo
per il quale Tho mandata’*».
(Isaia 55, 6-11)
ascoltare, ad appropriarci e
ad accogliere questa parola
eterna, così come la terra fertile accoglie e assorbe la
pioggia e la neve e dà i suoi
frutti. Questa parola generatrice produce in noi il volere
e il fare, produce in noi la fertilità e i frutti che vanno uniti
a questa risposta di fede che
noi diamo a questo annuncio,
oggi come ieri, profetico e liberatorio.
Sovranità di Dio
TV ice il Signore: I miei
pensieri non sono come i vostri e le mie azioni sono diverse dalle vostre. 1 miei
pensieri e i vostri, il mio modo di agire e il vostro sono distanti tra loro come il cielo è
lontano dalla terra» (Isaia 55,
8-9). Queste parole vogliono
essere un rigoroso richiamo
alla trascendenza di Dio e alla
sua essenza di «totalmente altro» che non si adegua al mezzo di giudizio umano; pertanto queste parole costituiscono
un ammonimento a non illuderci di poter riconoscere
troppo facilmente quali pensieri e quali azioni dell’uomo
possano trovare un qualche riscontro con i pensieri e con le
azioni di Dio. Il credente viene messo in guardia dinanzi al
rischio sempre presente di
tranquillizzarsi con false sicurezze 0 di pronunciare in nome di Dio giudizi o benedizioni. I piani e i progetti di Dio
non sono quelli nostri, ma li
sovrastano quanto il cielo sovrasta la terra.
La Riforma ci fa ricordare
la nostra posizione di credenti
sempre in ricerca e in attesa
dell’intervento di Dio e ci fa
riscoprire il vero volto di Dio,
non quello terroristico della
predicazione medioevale,
neppure quello imbalsamato
della Scolastica e tanto meno
quello incastrato nella struttura ecclesiastica, assente perché sono i vicari che lo rappresentano. La Riforma ci
propone il Dio misericordioso, Padre e Creatore della
Bibbia che dirige la storia e si
rivela e si incarna nella persona di Cristo. Un Dio che rimane libero di intervenire
quando nella sua sovrana libertà lo decide; a questo Dio
e a lui solo dobbiamo ogni
onore e gloria.
Inafferrabilità
della sua Parola
osi è anche della mia
xv parola, che esce dalla
mia bocca: non torna a me
senza produrre effetto» (v.
11). Questo vuol dire che non
resta sulla terra, non viene incamerata da alcun magistero
o deposito di rivelazione. Ritorna a Dio, dopo aver operato ciò che doveva. Pertanto
questa parola non va cercata
nella nostra realtà terrena, ma
va sempre ricercata, attesa,
invocata, riascoltata. Come la
rugiada che appare e scompare, così la parola di Dio è un
evento che non ci deve cogliere impreparati; è importante cogliere l’attimo fuggente, il momento favorevole, come ci dice l’invito del
versetto 6: «Cercate il Signore, ora che si fa trovare, chiamatelo adesso che è vicino».
Poiché tra il nostro mondo
terreno e quello di Dio non
c’è un cellulare automatico,
elettronico, un ponte di collegamento naturale.
Il Dio creatore, nella sua
magnificenza e nella sua signoria parla e la sua parola
non manca mai il bersaglio; il
suo progetto si adempie. Il
popolo di Israele è sfiduciato,
dubita della sua onnipotenza;
è tentato di pensare che forse
gli idoli babilonesi hanno ragione; «Non temere, perché
io ti ho liberato, ti ho chiamato per nome, tu sei mio» (43,
Ib). La parola di Dio si
adempie su questo popolo dal
collo duro, proprio perché è
sua e non nostra.
Gesù Cristo
è la Parola di Dio
Se il Deutero Isaia aveva
davanti a sé l’annuncio
della liberazione degli esiliati, noi annunciamo Cristo, la
Parola eterna di Dio, che è
venuto in questo mondo per
salvare ogni uomo dalla disperazione e dalla morte. È
lui questa Parola unica e defi
nitiva, tornato al Padre dopo
aver raggiunto lo scopo per
cui era stato mandato: la salvezza non di un popolo, ma
di tutta l’umanità, perché così
come la pioggia e la neve si
spandono per tutta la terra,
così l’opera di Cristo si rivolge all’ecumene, a tutte le
genti senza distinzione, allo
stesso modo che «il Padre celeste fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere
per quelli che fanno il bene e
per quelli che fanno il male»
(Matteo 5, 45).
La Riforma pone al centro
della Bibbia Gesù, il profeta,
il rabbino, condannato dai
potenti del suo tempo, quel
Gesù che i discepoli hanno
visto resuscitato e che è stato
riconosciuto e proclamato come il Messia, il Cristo, somma e definitiva rivelazione
della misericordia di Dio.
Conclusione
Ha senso commemorare la
Riforma? Sì, siamo certi che
il suo messaggio vada tradotto e riproposto in termini
nuovi, ma il suo contenuto è
eterno perché nulla si era proposto la Riforma se non di richiamare le chiese a un confronto serrato con quella Parola che non sarà mai incatenata, che è il fondamento
della chiesa, alla quale va il
compito di annunciare e il
dovere anche dell’ascolto e
l’attenzione a quel grano che
la pioggia del Signore può far
germogliare fuori delle chiese, anche là dove, secondo la
nostra logica, dovrebbe essere impossibile trovarlo.
Il Cristo cosmico non è circoscritto ai muri della chiesa,
ma a quelli del regno di Dio
che non conosce frontiere.
Gioite, amati fratelli cristiani, abbandonatevi a danze gioiose.
Cantiamo con appassionato amore, fiduciosi ed insieme.
Quello che Dio ci ha donato, la sua
amabile e prodigiosa opera, che gli è costata grande pena.
Ero prigioniero del Diavolo, abbandonato al potere della morte, il peccato nel
quale fui generato, giorno e notte, mi lacerava.
/ pecccui mi incatenavano, la vita era
priva di bene, sempre più in basso ero trascinato..
Nulla valevano le mie opere buone, erano del tutto impure, la volontà Ubera
odiava il patto di Dio, era incapace di be
CapgoscUi con ì suoi dubbi mi tormentava, non trii resùt^q che morire ed essere
.sommerso nelVInfefno.
Dio nell’Eternità ebbe compassione infinita della mia miseria, mi aiutò.
Volse verso di me il suo paterno cuore, e
il suo amore non fu uno scherzo, offrì la
.sua parte migliore..
Parlò al suo amalo Figlio: E’ il tempo
della misericordia, vai, preziosa corona
del mio cuòre; ^ . . •
Sii la salvezza ^.miseri, liberali dai
morte ama^
Su ut salvezza dei.msen,
pérkoR dei la
. m e fidU Te.
¡era
Il Figlio obbediente al Padre venne sulla terra per me, puro e tenero, nato da illibata Vergine, facendosi mio fratello.
Silenziosamente manifestò la sua potenza regale, assunse la mia misera spoglia,
volevo imprigionare il Diavolo.
Mi disse: afferrati a me, ora devi raggiungere la libertà, per te mi immolo e
per te combatto.
Io sarò con te e tu sarai con me, la tua
dimora sarà ov ’è la mia, il nemico non
potrà separarci.
Spargerà il mio sangue é mi toglierà la
vita, le mie sofferenze sono per alleviarti,
credi fermamente questo.
La mia vita divora la mòrte, la mia innocenza si è addossata i tuoi peccati, ora
sei salvato.
Da questa vita tornerò al Padre celeste,
sarò il tuo Signore, ti invierò il mio Spirito. , ,
Egli ti consolerà nelle difficoltà, t’insegnerà a riconoscermi e ti condurrà verso
la Verità.
Quello che ho fatto e insegnato anche tu
fa’ e insegna, perché il Regno di Dio si
diffonda in sua lode. ' ''
Guardati dalle parole umane che corrompono il prezioso tesoro nascosto, que" sia è la mia ultima consegna.
Martiri Lutero
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NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
... E DOPO LE PAROLE I FAni
L'articolo del dopocongresso ovvero brevi cenni sull'universo FGEI
Un congresso Fgei è sempre una via di
mezzo fra un parlamento e una fiera, per non
usare termini che non si addicono alla carta
stampata.
Una assemblea che dà programmi, ma che
si trascina dietro anche bottiglie vuote, chitarre e cuori infranti in vario modo.
Adesso, dopo un mese e mezzo, è il momento di tirare le somme e cercare di capire
quali sono le direzioni nelle quali ci muoveremo.
LA FGEI DEI PROGETTI E LA FGEI DEI
GRUPPI
Sicuramente la Fgei del 92/93 è stata piuttosto brava a creare dei progetti e a metter su
dei gruppi di lavoro: il progetto Albania, il
GRULATEO, il Gruppo di Lavoro che ha preparato il Convegno sui Migranti, il microgruppo di lavoro sugli esteri, a suo modo Cassiopea, senza contare poi tutto l’impegno richiesto a coloro che si rendono disponibili per le
staff nei nostri centri. Questi “collettivi”, per
usare una parola un po’ vecchiotta ma che
rende bene l’idea, sono non solo uno strumento di lavoro prezioso per la Fgei, ma anche una occasione importante per aggregare
sia fgeini e fgeine che sono inseriti nella rete
dei gruppi locali, e anche chi per varie ragioni
non è più parte di questo tessuto connettivo
ma che comunque si sente ancora coinvolto/a
nel lavoro della Federazione. I risultati provano, in generale, che questa metodologia funziona, e che vale la pena di continuare su
questa linea.
Congresso però ci impone di riflettere su
un altro fenomeno: se i “collettivi di lavoro” su
tematiche specifiche prosperano, non sempre
si può dire esattamente la stessa cosa per
quanto riguarda i
gruppi
La ricerca di Fede.
Forse non è esagerato dire che il lavoro
sulla ricerca di fede può essere considerato,
in questo momento, il tratto distintivo della
Fgei. Il lavoro del GRULATEO, di Cassiopea,
e in generale il dibattito che si è diffuso nella
federazione attorno e dopo al Campo Studi
continua ad interessare fgeini e fgeine.
Nel corso del tempo ha assunto anche
uno stile che lo caratterizza: l’allergia
ai trionfalismi, alle intolleranze: la
volontà di lasciarsi sfidare, turbare
e interrogare, al di là delle ortodossie. Questa riflessione, tra
l’altro, non è rimasta limitata
solo all’ambito Fgei. Nelle
chiese si sa che la Fgei
sta lavorando su questo
tema, se ne discute, a
volte qualcuno si
scandalizza; ma questo significa che quello
che facciamo fa pensare. Il
dialogo fra la Fgei e le chiese
si sta sviluppando; la mozione sul
rapporto fra Fgei e chiese testimonia
proprio la consapevolezza di questo necessario confronto e scambio.
Mezzogiorno.
Il congresso ha confermato la centralità
della questione
meridionale come
questione nazionale nel
e le strutture regionali. Spesso i gruppi vivacchiano o decedono; formare giunte regionali o
trovare chi abbia voglia di occuparsi di un bollettino di collegamento richiede a volte sforzi
eroici non sempre premiati. Per i prossimi due
anni, quindi, il compito principale sarà proprio
di concentrare l’attenzione su quel gruppo di
lavoro che si chiama Fgei; sul progetto speciale di costruire un tessuto solido di gruppi
locali che svolgano la funzione essenziale di
costituire il luogo d’incontro dei giovani e delle
giovani evangelici/che.
LE TRE AREE TEMATICHE
Migranti, Mezzogiorno e Ricerca di Fede
sono già da un po’ di tempo i tre centri d’interesse principali nel nostro lavoro. Il congresso
di settembre ha verificato questa impostazione, per riconfermarla poi nella sostanza.
nostro lavoro e nella nostra testimonianza.
Ciononostante, il congresso è stato un momento nel quale si è reso evidente il bisogno
che abbiamo di strumenti solidi per la nostra
analisi, la necessità per così dire di fare i
compiti a casa, per potere poi articolare la nostra testimonianza in forme rilevanti. Il progetto del “Convegno itinerante sulla mafia” è una
sfida molto appetitosa, sia per il contenuto,
sia per il metodo.
Migranti.
Recidivi! Ovvero, difronte al moltiplicarsi
degli episodi di razzismo quotidiano, in Italia e
fuori, culturale e politico, il congresso ha riaffermato la necessità di continuare lo sforzo di
incontrare la realtà dell’Immigrazione. Concretamente, questo significa proseguire nel progetto Albania, la creazione di un gruppo di la
vo
ro a livello nazionale che aiuti i
gruppi locali e le regioni nella loro riflessio
ne.
LE ALTRE COSE
Sotto questa dizione un po’ vaga possono essere raccolti altri punti che hanno richiesto l’attenzione del congresso.
Un nuovo notiziario e una G.E. da rinnovare.
Il congresso aveva davanti a sé il compito
di valutare una nuova esperienza - il Notiziario - e aiutare Gioventù Evangelica a rinnovarsi. Il Notiziario chiaramente ha incontrato l’approvazione del pubblico al quale è destinato:
funziona, piace e crescerà, con la seconda
redazione a Napoli.
La lettera della redazione di G.E. al congresso ha posto a tutti noi delle domande importanti: una ristrutturazione è necessaria, e
la riflessione non si è certo conclusa con il
congresso. Il “carattere di luogo di libero dibattito e di espressione critica della cultura
protestante in Italia”, per citare le parole della
mozione congressuale, è un patrimonio prezioso del quale la rivista è depositaria. Un patrimonio che non è solo nostro, ma del protestantesimo italiano in generale.
(continua in uitima pagina)
n°4
ottobre
1993
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MOZIONE!
...sul Notiziariofgei
il congresso valuta positivamente il lavoro
svolto dalla redazione del Notiziario'’ sia per la
qualità dell’informazione prodotta che per il
servizio di collegamento reso alla federazione.
Il congresso ringrazia la redazione per il lavoro svolto sino ad ora e auspica un potenziamento del Notiziario attraverso un aumento
della periodicità, oppure un incremento del
numero di pagine.
Da’ mandato al consiglio di studiare la possibilità di creare una redazione per l’area meridionale con sede a Napoli, che collabori
strettamente con quella di Torino.
Come potete intuire per concretizzare il
contenuto di questa mozione ci sono per ii
Notiziariofgei diversi cambiamenti in vista: dal
prossimo anno dovrebbe arrivarvi ogni sei
settimane circa e per far fronte ad un carico
maggiore di lavoro si è pensato di costituire
una nuova redazione a Napoii paraiieia a
quelia già esistente (... non è per emulare
Riforma però!). Sono ancora solo idee e buoni propositi. Sul prossimo numero vi racconteremo qualcosa di più al riguardo.
La redazione
12
HotiziQríofgei
MOZIONE! i
... sulle relazioni ecumeniche '
,, internazionali ^
Il Congresso preso atto con gioia dell'invito nvolto alla Federazione da parte della Coordinazione delle attività giovanili del Rio de la
Piata ad organizzare uno scambio bilatai^le; ^
dà mandato al Consiglio di inv^ptigare modi e tempi per rispondere a tale Invito ritai|^nr
do l’iniziativa estremamente valida. ' ; t * ‘
CON I
IL RISTAGNO..
,.. Vota la ,
RoSTAGN/o !
MOZIONE!
... sul Mezzogiorno
L’ Xi Congresso (...) conferma l’importanza
per la Federazione, del Mezzogiorno come
“questione nazionale”;
individua nella realizzazione di esperienze
di lavoro comune tra i gruppi giovanili del Sud
e del Centro-Nord, l’impegno prioritario dei
prossimi 30 mesi in questo campo;
ascoltata la disponibilità del gruppo organizzatore, delle regioni FGEI Valli e Piemonte
di tenere in queste ultime il “Convegno itinerante sulla mafia”, dà mandato al Consiglio di
sostenere finanziariamente ed organizzativamente questa iniziativa;
venuto a conoscenza del progetto di coordinamento fra i centri di Adelfia, Bethel e
Monteforte Irpino e della decisione di organizzare quest’anno un unico campo invernale a
Bethel,
chiede ai gruppi delle federazioni regionali
di Sicilia, Basilicata, Puglia e Campania di
contribuire alla sua preparazione e di parteciparvi,
chiede altresì, al Consiglio di promuovere
la partecipazione al campo di rappresentanti
dei gruppi del Centro-Nord;
dà mandato al Consiglio e ai rappresentanti della FGEI nel Comitato di Adelfia di proporre in questo Centro la realizzazione nell’estate 1994 di un campo di studi e di visita della
realta' siciliana,
chiede al Consiglio e alla FGEI Sicilia di
partecipare all’organizzazione del campo,
chiede al Consiglio di assicurare la partecipazione al campo di rappresentanti dei gruppi
del Centro-Nord;
chiede, infine, al Consiglio di promuovere il
“gemellaggio” tra gruppi locali del CentroNord e del Sud per lavorare insieme su temi
di comune interesse.
^ 7T^ ' •
IL BUON GIORNO
SI VEDE DAL MATTINO
Í Un aggettivo che esorirn^n giudizio
suirxi Congresso Fgei? Non sòt0 capace di
trovarne uno solo, difatti parteciparvi per me
ha significato tanto, non solo perché era la
prima esperienza di congresso, ma anche per
il fatto che sono tornata a casa piena di emozioni molto difficili da spiegare a parole.
A conclusione del Congresso si auspicano
grandi cose: in primo luogo l’incoraggiamento
al Grulateo a continuare sulla stessa linea il
lÉvoro svolto fino ad oggi; ancora, è stata approvata una mozione riguardante l’argomento
del prossimo campo studi, che vertirá sulla situazione politica italiana; e inoltre è stato varato il progetto di creare una seconda redazione del notiziario Fgei con sede a Napoli.
Come dimenticare la festa di fine congresso, con quella voglia di car^re, danzare, e
soprattutto stare insieme? fya il momento in
cui tutti eravamo visibilmenie commossi ò stato quando, prima delle elezioni del nuovo
Consiglio nazionale, Daniele Bouchard e Michele Rostan hanno dato incoraggiamento a
noi tutti per il futuro. Noi non possiamo far altro che raccogliere le loro parole e soprattutto
seguire il loro esempio di persone che hanno
saputo ricevere e dare alla Fgei e che sicuramente continueranno a fario nonostante il loro
mandato sia terminato.
Tutto dò «afida» ancora una volta le capacità e la volontà di fgeini e Igeine di tutta Italia. Cosa fare allora? Naturalmente affidarsi
nelle mani del Signore e mettercela tutta per
farsi che la Fgei continui a crescere.
Ah, dimenticavo! Ci tenevo a dire che per
cinque minuti ho provato la sensazione di essere cieca ed ho capito tante cose, fra le quali
l’importanza di poter affermare: «Anch’io ho
un deboleper Dio!». •
Deborah D'AuFikl(N&poli)
MOZIONE!
... su FGEI e Chiese
Il Congresso
prende atto della maggiore partecipazione
della FGEI sia a livello di gruppi che di singoli,
alle attività delle comunità locali di appartenenza;
riconosce il lavoro di ricerca svolto dal
Consiglio sul rapporto FGEI-comunità;
ritiene centrale la nostra presenza aH’intermo delle comunità, presenza che si manifesta
anche nel proporre idee che possano portare
ad una trasformazione e ad un rinnovamento
reciproco, soprattutto su come testimoniare la
nostra fede nella società.
Dà mandato al Consiglio di continuare la riflessione e di fornre nuovi strumenti di confronto con le comunità.
Raccomanda ai gruppi di diffondere le proprie esperienze con i mezzi a disposizione
della FGEI.
MOZIONE! n
... sui Migranti ' ^
L’XI Congresso (...) considera le sfide e le contraddizioni legate al fenomeno immigratorio non soltanto uno dei terreni su cui si misura la credibilità della testimonianza dei
cristiani nel tempo presente, ma anche opportunità di incontro, ragione di crescita spirituale e motivo di rinnovamento della chiesa. *’
Ritenendo che l’impegno degli evangelici italiani debba indirizzarsi, con sempre maggior forza, verso la costruzione di una società inclusiva, aperta agli uomini e alla donne
di ogni fede, razza e cultura, il Congresso:
—condanna la crescente intolleranza nei confronti delle/degli immigrati/e presenti in
Italia e più in generale in Europa;
—guarda con preoccupazione al progressivo irrigidirsi delle politiche europee di immigrazione e di asilo;
—ribadisce che lo studio e l’impegno sul fronte deH’immigrazione debbano rimanere
prioritari nel lavoro della Federazione.
Dà mandato al Consiglio di rinominare un gruppo di lavoro che si impegni a:
1) organizzare entro un anno un convegno nazionale sui migranti che sia di incontro,
riflessione e programmazione fra tutti/e fgeini/e impegnati e/o interessati su tali tematiche;
2) svolgere una funzione di raccordo tra i gruppi locali, le regioni e il Servizio Migranti;
3) sostenere le regioni nella preparazione di convegni sul tema.
” MOZIONE!
„. sul progettò Albania
' Il Congersso si rallegra del lavoro finora
svolto dalla Federazione neH’ambito del Progetto Albania e della proficua collaborazione
con il servizio Rifugiati e Migranti della FCEl e
il Comitatd Esecutivo dell’LICEBI;
' dS^andajo al Consiglio di proseguire l’attivlta' dl-écambio con la realtà albanese attraverso gli interlocutori già individuati (Chiesa
ortr^ossa autocefala di Albania, Missione della Federazione battista europea);
auspica che le idee e le speranze profuse
nel progetto diventino sempre più patrimonio
comune dell’intera Federazione.
SOLI UOMINI
Il fatto che le donne della FGEI si Incontrino da sole ed abbiano degli spazi solo a loro
riservati è una realtà alla quale siamo abituati
e che abbiamo accettato, quando magari non
sempre compreso. Ma cosa succede se pensiamo a momenti analoghi riservati a soli uomini?
E’ questa la domanda che alcuni membri di
Capernaum hanno portato ai partecipanti
airxi Congresso FGEI, promuovendo un incontro tra soli uomini parallelo a quello di
Cassiopea, durante i lavori del Congresso.
A monte di questa proposta l'idea che gli
uomini, a fronte del cammino di liberazione e
di riflessione compiuto dalle donne, possano
essere qualcosa di più che degli spettatori più
o meno compiacenti, ma abbiano anche loro
un cammino da compiere di ripensamento dei
ruoli e del loro comportamento. Infatti se tale
ripensamento è chiesto dall’esterno, dal mutato e mutando rapporto tra i sessi, può provenire anche dalTinterno, dal disagio a vivere
una realizzazione sociale e sessuale che sta
stretta.
L’incontro di Ecumene non aveva nessun
fine preciso. L’intenzione era solo quella di
porre il problema all’attenzione generale.
Nei fatti si è riscontrato che non è facile
per i ragazzi incontrarsi tra di loro. La disabitudine crea l’imbarazzo, la paura di piombare
in un clima da caserma o da campo di pallone
dell’oratorio. E se qualcuno ha detto che
mancano i presupposti per l’ipotesi di un parallelo maschile di Cassiopea, perché per gli
uomini non c’è una situazione di ingiustizia e
soggezione dalla quale emanciparsi, e qualcun altro ha manifestato il proprio disagio per
un gruppo che programmaticamente escluda
una parte della collettività, c’è chi ha mostrato
interesse per un approfondimento di queste
tematiche in un gruppo “al maschile".
Indubbiamente per la maggior parte è stata
una proposta spiazzante, un’ipotesi di gruppo
che non si era mai considerata e che ha lasciato forse perplessi, ma incuriositi.
Antonio Feltrin (Roma)
MOZIONE!
... su Pentecoste ‘94
Il Congresso decide che la FGEI partecipi
all’evento evangelico Pentecoste ‘94 considerandolo un momento significativo di testimonianza e di confronto con le altre realtà evangeliche italiane.
II Congresso, cogliendo l’assoluta novità
di questa iniziativa e la ricchezza di premesse
in essa contenute, dà mandato al Consiglio di
proporre al Consiglio FCEl di inserire uno/a
fgeino/a nel comitato organizzativo e di coinvolgere nell’organizzazione i gruppi
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torre PELLICE
Fondato nel 1848
LLE ¥VLLI "\ÀLDESI
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
ANNO 129 - N
URE 1300
Dissesto idrogeologico e problemi della montagna nelle parole degli operatori tecnici
Per ora non ci sono state alluvioni, ma
il territorio abbandonato potrebbe vendicarsi
MILENA MARTINAT
a oltre un mese piove sul
gj Pinerolese come su molte
parti del resto d’Italia; le precipitazioni, pur abbondanti,
non hanno assunto quelle caratteristiche di violenza che
altrove, e qui negli anni scorsi, hanno causato danni ingentissimi. Tuttavia il dissesto
e l’abbandono del territorio
esistono anche qui e le prospettive non sono incoraggianti.
Le cause principali di dissesto idrogeologico nelle nostre
valli possono essere riassunte
molto schematicamente in due
aspetti principali: Tinadeguata sistemazione dei torrenti e
l’insufficiente effetto frenante
del bosco.
«I torrenti - spiega il geologo Andrea Bertea - sono stati
sistemati in modo che lo spazio occupato da essi sia minimo, tale o da consentire l’utilizzazione di una porzione di
territorio la cui naturale e originale destinazione è (o meglio, dovrebbe essere) quella
di “alloggiare” il torrente, sia
in regime normale che in occasione delle piene, ordinarie
e straordinarie. E così, per la
necessità di rosicchiare sempre maggiore spazio da destinare ai più svariati fini (nuclei
urbani, cave, impianti sportivi
ecc.) non si è tenuto conto degli effetti che ne possono derivare. In tal modo si sono costruite delle vere e proprie canalizzazioni (basti vedere le
strade di fondovalle che costeggiano i nostri torrenti, i
passaggi obbligati quali i muri
d’ala dei ponti, le arginature
superficiali. Spesso si è rubato
del prezioso spazio destinato
alla naturale espansione delle
piene, che significa laminazione e smorzamento dei loro effetti devastanti. In molti
di questi casi si è effettuata
una rettifica, quindi l’accorciamento del canale torrentizio,
incrementando così la pendenza di fondo alveo, passando da
una sezione naturale più o meno irregolare a sezioni trapezoidali o rettangolari, mentre
in planimetria si è passati da
un percorso meandriforme a
uno rettilineo; non ultima la
sistemazione artificiale degli
argini abbassa sensibilmente
la scabrezza del contorno bagnato, vale a dire l’attrito (e
quindi la dissipazione d’energia) che il flusso idrico incontra nel suo tragitto verso
valle nella sezione dell’alveo.
In tal modo, ad ogni precipitazione di una certa entità, si
viene ad avere un eccesso di
potenza da parte dell’acqua
che scorre (vale a dire elevate
velocità della corrente) che
erodendo il letto del fiume e
trasportando il materiale a valle fa innalzare in tali aree pianeggianti la quota di fondo alveo, rendendo talvolta inutili,
spesso addirittura dannosi, i
manufatti (ponti, argini) qui
costruiti e favorendo le sempre
più attuali esondazioni e connessi problemi di dissesto».
Secondo Paolo Clapier,
operatore nel settore forestale, «la foresta ha da sem
Solo un intervento puntuale e regolare dell’uomo garantisce stabilità
al territorio montano
pre svolto una funzione regimante costituendo la prima e
irrinunciabile barriera naturale
agli effetti delle precipitazioni
atmosferiche. Durante le precipitazioni, infatti, le chiome
intercettano una parte della
pioggia, mentre la porzione rimanente, una volta superata la
capacità di intercettazione,
sgocciola lentamente al suolo.
Quest’ultimo, se è di buona
struttura e composizione, ha
tendenza ad assorbire acqua e
a diminuirne la velocità; in
Pinerolo
Verso il voto
del Prg
Sono quasi la metà i consiglieri «interessati» che, secondo un’interpretazione della
legge comunale, non potrebbero votare il nuovo Piano regolatore della città (Prg). Alcuni
però non accolgono l’interpretazione e stanno in aula affermando, con sentenze del Tar,
la legittimità del comportamento.
Nel merito del Prg i comitati
di quartiere, la Legambiente e
numerosi cittadini hanno fatto
conoscere la loro opposizione
al piano. Sui muri della città è
stato affisso un manifesto di
dura opposizione da parte del
Gruppo per l’alternativa.
Rifondazione, del Pri, della
Lega Nord. Anche la De ha
diffuso un documento negativo
sul Prg. I contrasti sono un po’
in tutti i partiti. Il Pii è spaccato in due e alcuni esponenti
della maggioranza parlano anche di defezioni nel gruppo
consiliare del Pds. Il voto, salvo sorprese, è previsto per la
tarda serata di mercoledì 26.
LE CHIESE E LA DISOCCUPAZIONE
PER UN FUTURO
DIVERSO
PAOLO RIBET
questo modo l’acqua scende
lentamente a valle, contribuendo a contenere l’innalzamento del livello del fiume e a
diminuirne le portate di massima piena (“laminazione delle piene”).
I boschi che manifestano
meglio questa funzione sono
quelli a struttura e composizione “naturale”. Purtroppo
nelle nostre valli non ne esistono di questa tipologia, essendoci soltanto una miriade
di boschi, un tempo coltivati e
Villar Pellice
Una scuola
Beckwith
La scuola matema-elementare di Villar Pellice ha un nome; quello di John Charles
Beckwith. Il Provveditore agli
Studi di Torino ha accolto la
proposta del Collegio dei docenti di Torre Pellice, condivisa dal sindaco di Villar, di
intitolare il nuovo edificio a
questo personaggio inglese,
che dedicò tempo e denaro
nell’opera di restauro e costruzione di molte scuole di
quartiere nelle valli valdesi,
che furono centri di prima alfabetizzazione e luogo d’origine della cuhura riconosciuta
un po’ ovunque come distintiva della popolazione valdese
dell’800. Anche se ammassati
in affollate pluriclassi, seduti
ai lunghi banchi di legno segnati dalle macchie d'inchiostro, i ragazzi imparavano a
leggere e a scrivere.
È significativo che finalmente una scuola porti il nome di Beckwith, a testimonianza della sua dedizione e
impegno.
oggi abbandonati a se stessi
dopo che l’uomo per lunghi
secoli li ha manipolati, cercando di trame fonte di sostentamento naturale (non poteva
certo acquistare l’energia nucleare dalla vicina Francia o il
metano dai paesi dell’Est!). In
ogni caso i boschi contivati di
un tempo funzionavano meglio di quelli attuali, anche
perché il terreno assorbiva più
acqua, le piante morte venivano asportate favorendo l’ingresso di piante vitali che con
la loro rigogliosa chioma intercettavano la pioggia battente ed era così garantita una
certa rinnovazione e perpetuazione nel tempo. Un castagneto da fratto 0 un lariceto, tanto
per citare due specie caratteristiche delle nostre valli,
abbandonati a se stessi costituiscono solamente un ambiente desolante di piante
morte e schiantate, e se si entra non si vede certo una buona rinnovazione di piante.
A mio avviso le opere che
dovrebbero essere effettuate
sul territorio sono quelle di carattere estensivo e selvi-colturale, realizzate da buona parte
della collettività in quanto
l’intervento pubblico in tale
settore risulta carente data
l’enorme richiesta di interventi e quindi di fonti. In
altre parole, il singolo individuo dovrebbe dare maggior
spazio alla cura dell’ambiente
che lo circonda (boschi, prati,
ecc.) traendone un sicuro appagamento, migliorando oltre
all’aspetto di protezione idrogeologica anche quelli relativi
alla prevenzione degli incendi.
Non da ultimo si perseguirebbe anche un miglioramento
paesaggistico, che significa
anche turistico».
Idati numerici della disoccupazione alle Valli e il suo
incremento nell’ultimo anno
meriterebbero una riflessione,
un approfondimento per ricercarne cause e possibili soluzioni; essi diventano tanto più
importanti quando passiamo
dall’astrattezza dei numeri alla concretezza della vita vissuta, qiiando entriamo nelle famiglie delle persone che hanno perso il posto o hanno
grosse difficoltà a inserirsi nel
mondo del lavoro. Alle chiese,
dunque, non può sfuggire il
problema e devono imparare
ad affrontarlo da diversi punti
di vista, sia strutturali che personali.
Spesso i problemi giungono
da lontano, in tutti i sensi. Da
almeno trent’anni, infatti, la
lavorazione del cotone (molto
importante per la vai Chisone)
attraversa momenti di crisi
sempre più profonda ed è comunque da molto tempo che il
tema della sicurezza del posto
di lavoro dovrebbe aver reso
accorta la gente e gli amministratori.
D’altra parte, le aziende di
una certa dimensione hanno al
di fuori delle Valli i loro centri operativi; non esiste un’imprenditoria locale che sia radicata nelle Valli (o nelle immediate vicinanze) e che ponga i
suoi problemi di sviluppo in
modo armonico con quelli
della zona.
Le decisioni vengono assunte «lontano» ed è fatale che
non tengano delle esigenze
della popolazione. Raccontava
un capo operaio della Skf che
da qualche tempo erano arrivati dei malesi per imparare a
produrre determinati tipi di
cuscinetti a sfera; questi male
si, dopo alcuni mesi di training, sarebbero ritornati al loro paese, dove entro breve
tempo l’azienda aveva intenzione di impiantare una fabbrica, ed essi sarebbero diventati a loro volta capi operai ed
avrebbero insegnato la lavorazione alla mano d’opera locale. E commentava sconsolato
l’operaio; «Stiamo insegnando
ai malesi a portarci via il lavoro».
Ma che fare? Con chi protestare? Il «capo» è lontano,
sempre più lontano. La Chiesa
valdese non ha delle risposte
da dare a questi casi specifici
e concreti. Non può certamente bastare la visita del pastore,
non è sufficiente dire; «Non ti
preoccupare, questo brutto
momento passerà», anche perché non sappiamo come saremo quando il «brutto momento» sarà passato. Occorre dunque aiutare e stimolare la gente perché si cerchino delle
possibilità imprenditoriali, costruendole anche nei tempi
lunghi.
Appare chiaro a tutti che la
grande industria, sulla quale si
è costruito il benessere di queste valli per tre generazioni,
non è più la sola risposta possibile. E non si può neanche
richiedere che lo stato assuma
tutta la mano d’opera eccedente. Le opere sociali valdesi
danno lavoro, solo in vai Chisone, a 170-180 persone; di
più non possono fare.
Occorre che gli amministratori, le chiese, insieme con la
gente spendano un po’ di tempo per cercare di inventare un
futuro diverso. E che poi, tutti
insieme si metta mano con determinazione a costruire questo futuro.
Problemi di illuminazione per la struttura di Torre Pellice
Palaghiacdo, restano le ombre
¡Sembra quasi una telenovela
qiiella del palaghiaccio di Torre Pellice i cui lavori di copertura stanno andando avanti da
circa due anni. La copertura
era stata ultimata in primavera,
per quanto riguarda la parte in
legno, dalla ditta Holzbau di
Bressanone! Pa allora alcuni
dei lavori che restavano da fare sono stati eseguiti, altri appena appaltati tra mille problemi, altri ancora sembrano delle
vere storie infinite. È il caso
dell’impianto di illuminazione,
costruito secondo i progetti redatti dai tecnici della Siemens
e dimostratosi a metà agosto
non funzionale, creando notevoli ombre sulla pista. Ad un
sopralluogo dei tecnici, insieme ad esperti del Politecnico di Milano, ha fatto seguito
in queste ultime settimane un
cambiamento della disposizione dei fari da mille watt collocati sotto il cupolone. Ennesimo sopralluogo la scorsa settimana e sconsolante riscontro;
I le ombre sono rimaste tra l’in
credulità dei più. Risultato finale; rimpianto sarà in pratica
rifatto per la terza volta, questa volta a spese della ditta che
oltre ai fari ha fornito anche il
progetto.
Tutto questo però farà slittare ulteriormente i tempi di
apertura. Nel frattempo sarà
necessario un sopralluogo della Commissione provinciale di
vigilanza, chiesto pochi giorni
fa dalla Comunità montana
(ma non avrebbe potuto essere
proposto già parecchi mesi or
sono?) per verificare l’agibilità delle tribune. In caso contrario è ben difficile ipotizzare
un utilizzo in questa stagione
della pista di via Filatoio.
Mancano inoltre alcuni interventi complementari (asfaltatura esterna alla pista, biglietteria, collaudo funzionamento impianto di refrigerazione, recinzioni esterne);
Nel frattempo anche la gara
per l’aggiudicazione della gestione della pista è saltata. Dopo che due offerte erano state
presentate alla Comunità montana vai Pellice da parte
dell’H.C. Valpellice e della
Tarta volante, per una serie di
errori commessi durante la
formulazione della gara la Comunità montana ha deciso di
annullare tutto quanto. La gara
fu probabilmente troppo affrettata, soprattutto proposta in
un momento in cui mancavano
molti elementi concreti di valutazione; ora negli ambienti
politici della valle c’è chi parìa di rimandare la patata bollente al Comune di Torre Pellice, proprietario dell’impianto, che in primavera aveva
concesso all’ente di valle la
pista in comodato.
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E Eco Delle Aàlli Aàldesi
VENERDÌ 29 OTTOBRE I993
Crescita urbanistica a Luserna S. Giovanni
LE OPPOSIZIONI INTERROGANO IN PIAZZA — A una
settimana dall’elezione del nuovo sindaco, Ohibò, le opposizioni presenti in Consiglio comunale a Luserna propongono alcune nuove iniziative. I gruppi Pds e Verdi hanno
deciso di presentare settimanalmente delle interrogazioni
sull’attività comunale non solo in sede amministrativa ma
anche riportando le iniziative su tabelloni in piazza sotto i
portici del municipio. I primi interventi riguardano il bilancio, i costi della piscina, la trasparenza e l’informazione rispetto all’attività del «palazzo». Nelle prossime settimane
verrà organizzata un’assemblea pubblica. Altre iniziative
punteranno a evidenziare la forte consistenza in Consiglio
e in giunta di persone legate al mondo del mattone, sia come progettisti che come agenti immobiliari. (Nella foto
nuovi insediamenti nell’area compresa fra Luserna e Torre
Pellice).
NEVE ABBONDANTE OLTRE I MILLE METRI — Dopo
un mese di piogge intense, con l’ultimo fine settimana,
complice un brusco abbassamento della temperatura, su tutto il fronte alpino si è registrata una copiosa nevicata. I
fiocchi sono caduti anche sotto i mille metri di quota ma
hanno creato disagi più in alto. La statale del Sestriere è risultata transitabile solo con catene oltre Fenestrelle e comunque con difficoltà a causa anche di interventi non certo
tempestivi. Quasi di un metro il manto nelle zone più alte
delle valli il che fa presagire un buon avvio della stagione
sciistica anche senza innevamento artificiale.
CORSO DI TECNICA DI GUARIGIONE NATURALE —
Chiunque fosse interessato a conoscere la taumaturgia nazirea, ovvero una tecnica di guarigione naturale basata
sull’apporto e il riequilibrio energetico, ha l’occasione di
farlo rivolgendosi al gruppo di taumaturghi che in vai Pellice fa capo a Lidia Mazzoni (tei. 0121-954197). Sarà infatti
presto avviato un seminario di taumaturgia rivolto a chiunque, indipendentemente da predisposizioni particolari, affinché questo antichissimo metodo di guarigione naturale
abbia diffusione e sia praticato. Il corso si divide in quattro
livelli durante i quali si apprenderanno tecniche sempre più
raffinate e al termine del quale si avrà il diploma di operatore in scienze energetiche. La taumaturgia nazirea, assicurano gli esperti, non è mai dannosa, non ha controindicazioni
e accelera il processo di autoguarigione sia fisica che psicologica, rendendo le situazioni negative comunque favorevoli all’essere umano.
SOLISTI AQUILANI A TORRE PELLICE — Per la seconda volta, a distanza di 20 anni, nel tempio valdese di Torre
Pellice, si è presentato un concerto dei «Solisti aquilani» diretti dal maestro Vittorio Antonellini, noto musicologo. Al
concerto, organizzato dalla Pro Loco in occasione dei suoi
80 anni di attività, ha partecipato un pubblico buono ma
non numeroso come meritavano le brillanti e curatissime
esecuzioni di Vivaldi, Mozart, Rossini e Bottesini. Di quest’ultimo è stata ammirata l’interpretazione di «Elegia e tarantella» per contrabbasso ed archi: il solista fa «cantare» il
suo strumento con virtuosismo e grande finezza. Entusiasti
applausi al termine e dopo i raffinati bis.
STAGIONE DI CONCERTI — Appuntamento da non mancare quello con la terza edizione della stagione concertistica
organizzata dal Gruppo di iniziativa culturale di Villar Perosa, quest’anno affiancato dai Comuni di Villar Perosa,
San Secondo, Pinasca e San Germano e dall’associazione
Alidada. Il programma prevede una grande varietà di organici strumentali e la partecipazione di gruppi provenienti da
nazioni diverse; la prima serata, ad esempio, ospiterà il coro
estone «Ave cantu», mentre l’ultima serata sarà dedicata alla musica gitana d’Ungheria.
L’insieme dei concerti, dieci in tutto, organizzati con la collaborazione di «Piemonte in musica», spazia dal genere
classico a quello folk, percorrendo tutta la storia della musica, dal Medioevo a quella contemporanea.
Il primo appuntamento, gratuito, è per venerdì 29 ottobre a
Villar Perosa nella chiesa di S. Pietro in vincoli, ore 21. Per
ulteriori informazioni è possibile rivolgersi alla biblioteca
comunale di Villar Perosa; il costo del biglietto per gli altri
spettacoli è di lire 5.000 con abbonamento a 25.000 lire.
LA SCOMPARSA DI GABRIELLA SCAVINO — Si sono
svolti martedì scorso a Villar Perosa i funerali della giovane
insegnante di Pinerolo Gabriella Scavino, deceduta in seguito a un grave incidente stradale accaduto a Cumiana venerdì 22 ottobre. Gabriella Scavino era molto nota in zona
essendo insegnante di francese all’istituto per geometri di
Luserna, all’istituto professionale di Torre Pellice e alle magistrali di Pinerolo.
Un convegno ha discusso il tema in occasione dei 40 anni della Cooperativa di Bobbio
Occorre cambiare il rapporto città-campagna
per rilanciare l'attività casearia
PIERVALDO ROSTAN
Quarant’anni si hanno una
volta sola e per la
Cooperativa lattiero-casearia
di Bobbio domenica scorsa è
stata una giornata importante
così come importante è stata
la giornata per le prospettive
dell’attività agricola della
valle: dal convegno del mattino sul futuro del settore organizzato dall’associazione culturale «La gure matte» sono
uscite indicazoni interessanti.
Al di là delle presenze pure
importanti di amministratori
pubblici, di esponenti del
mondo cooperativistico della
zona e di alcuni del nucleo
storico dei fondatori della
Cooperativa (un po’ assenti
invece gli attuali soci) è risultato interessante valutare cosa, oggi e in prospettiva, possano rappresentare anche
economicamente il latte e i
suoi derivati. Importante partire da una valle che ha saputo mantenere, se non addirittura potenziare, il proprio patrimonio zootecnico (oltre
5.000 capi bovini) e che ha
una struttura, il caseificio di
Bobbio, in grado di trasformare quantità di latte ben superiori a quello che avviene
attualmente.
La presenza di tecnici ric
chi di esperienza in altre zone
in Italia e all’estero ha fornito
interessanti piste di riflessione. Certo, se ci si deve rallegrare per l’opportunità di
valorizzare le tome con un
marchio doc occorre tuttavia
mantenere una certa prudenza: perché infatti si fa ancora
pochissimo per considerare
con il loro giusto valore i formaggi prodotti in zone montane, con latte proveniente da
animali alimentati a solo foraggio rispetto a situazioni di
pianura dove la produzione di
latte è grandemente superiore
grazie a vari tipi di «forzature» alimentari? E ancora: se è
vero, come risulta in molte
zone, che fra le tome poste in
vendita poco più del 10% risulta provenire effettivamente
da aree montane, mentre in
molti casi si tratta addirittura
di prodotti di importazione,
quali garanzie si possono offrire ai produttori e, in ultima
analisi, ai consumatori?
Al dibattito un tecnico della Comunità montana valle
Mosso ha presentato i progetti a tutela della tipicità dei
prodotti realizzati nella sua
zona, confrontandosi con
molte difficoltà, ma evidenziando le potenzialità di una
zona vasta. Miglioramento
della qualità del latte e dei
«Ovunque» lavora per gli enti locali
Agenzia di servizi
Da alcuni mesi funziona
nel Pinerolese un servizio rivolto ai Comuni che, negli intendimenti di chi l’ha
pensato e realizzato, dovrebbe consentire un notevole risparmio di tempo e di denaro
alle singole amministrazioni
comunali. La ditta che collabora con numerosi Comuni
delle valli si chiama «Ovunque», un nome bene augurante per un servizio che ci viene
illustrato dal titolare della ditta, Giancarlo Quassolo.
«La nostra attività consiste
nel recapito o ritiro di plichi
o documenti presso tutti gli
enti con cui un’amministrazione comunale può intrattenere rapporti, dalla Prefettura alla Regione o alla
Provincia e a tutti gli uffici di
pubblico interesse. Siamo in
grado di eseguire anche alcune pratiche quali la registrazione di atti presso l’Ufficio
del registro o il ritiro di carte
di identità. Finora ogni Comune, per risolvere anche solo una pratica, doveva impiegare personale qualificato,
generalmente un vigile urbano; offrendo questo servizio
co-ordinato ai vari Comuni si
ha un ovvio risparmio di
tempo e dunque di denaro
per ogni singolo Comune, oltre ad un vantaggio anche di
tipo ecologico, diminuendo il
numero di automezzi in circolazione».
- Concretamente come si
svolge il servizio?
«Ogni settimana, in un
giorno concordato con l’amministrazione, vengono ritirati i plichi e i documenti che in
caso di urgenza possono essere ritornati anche entro il
giorno successivo. Normalmente la consegna avviene a
distanza di sette giorni».
- Su quale area si svolge il
servizio ?
«Premesso che la nostra
iniziativa si rivolge essenzialmente alle pubbliche amministrazioni e non ai privati cittadini devo dire che il servizio, partito in forma sperimentale da Torre Pellice dove fra l’altro risiedo, si sta
estendendo. Attualmente si
rivolgono a noi circa venti
Comuni della vai Pellice, vai
Chisone, vai Susa e prossimamente anche della vai Sangone».
- Per attuare questo servizio avete dovuto ottenere
autorizzazioni particolari ?
«La nostra attività si svolge
sotto l’autorizzazione sia delle Poste che della Questura.
Posso aggiungere che rispetto
a determinati enti quali Prefettura o Pretura la nostra
idea è stata accolta molto favorevolmente in quanto, a
differenza del passato, consente ai loro uffici di lavorare
anche in modo più razionale
e snello».
La Cooperativa di Bobbio Peliice
prodotti, adeguamento delle
strutture, rete di commercializzazione sono fra i punti
centrali del progetto.
Il dott. Martinengo della
Regione Piemonte si è soffermato sul ruolo dell’agricoltura montana: «l’uomo
non deve essere considerato
solo il giardiniere delle Alpi
- ha detto - ma deve poter
esercitare sulla montagna,
con l’agricoltura, un’attività
economica e anche se sono
anni che lo si va ripetendo,
occorre mettere in movimento tutte le risorse, anche umane, possibili».
C’è stato chi, nel corso del
dibattito che è seguito, ha ricordato gli sforzi già realizzati per aumentare la professionalità dei casari della valle, chi si è soffermato sul valore dei prodotti, chi ha ricordato esperienze estere. Ci sono in altri paesi europei (è
stata citata la zona del Massiccio centrale in Francia ma
gli esempi potrebbero essere
numerosi) in cui a fronte di
una produzione notevole di
formaggi, la totalità del prodotto viene commercializzata
grazie alla forte affluenza di
turisti che trascorrono periodi
di vacanza a stretto contato
con la realtà locale; ed è probabilmente proprio questo
che manca ancora da noi.
Le grandi affluenze domenicali sonopraticamente ingestibili e di scarsissimo impatto positivo sull’economia locale producono sostanzialmente interminabili code sulle strade del ritorno e problemi di smaltimento di rifiuti.
Occorre intervenire per mutare radicalmente questo rapporto sbagliato fra la città e
la campagna sapendo di lavorare oggi per un domani non
vicinissimo, evitando facili
chimere tipo grandi arterie
stradali ma progettando con
le realtà locali.
Valli Chisone e Germanasca
La miniera in mostra
con le sue fotografie
LILIANA VIGLIELMO
Gli impianti sportivi di
Malanaggio, nel Comune
di Porte, hanno ospitato l’Expovai ’93, mostra mercato
delle valli Chisone e Germanasca, organizzata dalla Comunità montana. In occasione
del convegno internazionale
sulla valorizzazione del lavoro
in miniera, nella mostra ha anche trovato spazio un’esposizione di fotografie vecchie e
attuali su questo tema, tratte
in gran parte dagli archivi della «Talco e Grafite».
Molto interessanti anche le
fotografie che documentano
l’attività estrattiva delle miniere del Beth e la rovina causata dall’enorme valanga che
ne segnò la fine.
Agli inizi del secolo l’energia idroelettrica, che sfruttava
i numerosi corsi d’acqua delle
valli Chisone e Germanasca,
diede un forte impulso all’industrializzazione. Ne beneficiarono anche le miniere,
con un netto miglioramento
sia della produzione, sia della
sicurezza sul lavoro. Le fotografie riconducono al periodo
più florido di tanti complessi
minerari, come la Roussa in
vai Chisone, Sapatlè e Malzas
in vai Germanasca, quasi
inimmaginabile ora che si
possono visitare soltanto rovine e sterpaglie.
Ai cunicoli stretti e bui, che
trasudano acqua da tutte le
parti, fanno un forte contrasto
gli esterni ben tenuti, curati
come giardini, evidenti nella
panoramica del vallone a Maniglia, una delle prime zone
ad essere sfruttata sistematicamente.
Le ultime fotografie in ordine di tempo presentano invece
gli interni delle miniere ancora attive, con i mezzi moderni
di escavazione. Le gallerie sono ampie, si lavora velocemente con la pala meccanica,
un minatore solo tiene il posto
di dieci. Ma lo sfruttamento
intensivo conduce in breve
tempo all’esaurimento dei giacimenti e nessuno è in grado
di prevedere come reagirà il
sottosuolo all’introduzione in
dosi massicce di un elemento
estraneo quale è il cemento.
Considerazioni pessimistiche
a parte, le fotografie meritano
di essere viste e si spera che
un giorno potranno essere raccolte in una sede appropriata
per documentare un aspetto
fondamentale della vita delle
valli Chisone e Germanasca.
Gruppo di minatori deiia miniera dei Beth
15
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
i E Eco Delle Yallì ¥ìldesi
PAG. Ili
Il tour organizzato dal Centro culturale e dalla Società di studi valdesi
Il patuà parlato oltre l'Oceano: l'emigrazione
valdese in Usa e altre impressioni di viaggio
EDOARDO PASCHETTO
Raccontare il viaggio negli Usa, ben organizzato
dal Centro culturale e dalla
Società di studi valdesi, mentre ancora si affollano i ricordi non è facile. Cercherò comunque di tracciare una sintesi abbastanza precisa di
questa nostra avventura americana.
La marcia di avvicinamento
a questo grande viaggio statunitense è cominciata a Torre
Pellice, ed è proseguita per
Ginevra, ove abbiamo completato l’organico del gruppo.
Da Ginevra siamo infatti partiti con il volo che, via Parigi,
ci ha condotti prima a Washington e poi ad Atlanta, in
Georgia, dove ci attendeva il
nostro accompagnatore, Mark
McMeley, con un gruppo di
nostri fratelli provenienti da
Valdese. Ad Atlanta abbiamo
visitato il Parco storico nazionale Martin Luther King, la
sua tomba, meta di pellegrinaggio di numerosissimi
viaggiatori, e la chiesa Ebenezer.
Da questa città, dopo un
viaggio di molti chilometri,
che tocca Suzanne e Montreat, giungiamo la domenica
mattina nella cittadina di Valdese, dove notiamo con curiosità mista a emozione che i
nomi delle vie sono uguali a
quelli di svariati cognomi o a
nomi di paesi delle Valli: Rodoret. San Germain, Janavel,
ecc. Partecipiamo anche ad
un culto nel tempio locale, e
dopo scopriamo con stupore
che alcune delle persone più
anziane parlano ancora «patuà» e francese; accanto alla
chiesa visitiamo poi il cimite
li gruppo di fronte alla Chiesa valdese dì New York
ro, che è un esempio di austera semplicità, dove scorgiamo
sulle lapidi cognomi a noi noti: Pascal, Pons, Meitre, ecc.
La sera pranziamo presso la
sede della Società mutualistica Le Phare del Alpes, in cui
abbiamo ancora modo di fraternizzare con i nostri amici
americani.
Rientriamo poi nuovamente
ad Atlanta, dalla quale voliamo a Kansas City; da qui
raggiungiamo la cittadina di
Monett, nel Missouri, dove
siamo ospitati dalle famiglie
della comunità valdese e presbiteriana. Due cene comunitarie, un incontro serale con
canti e inni e una breve predicazione del pastore Giorgio
Toum ci legano maggiormente a questi fratelli, dai quali ci
stacchiamo malvolentieri il
giorno seguente per dirigerci
su Tulsa, Denver, e finalmente a Phoenix, in Arizona.
È in questo stato che visitiamo prima il piccolo canyon
di Oak Creek, e poi il meraviglioso e indescrivibile Grand
Autunno in Val d'Angrogna
Tre nuovi sentieri
in zone caratteristiche
CARMELINA MAURIZIO
Nell’ambito delle manifestazioni dell’edizione ’93
dell’Autunno in vai d’Angrogna saranno presentati giovedì 14 tre nuovi itinerari della serie «A spass per Engroenha». L’iniziativa curata
dal Centro di documentazione
e dell’amministrazione comunale ha visto un buon successo con la pubblicazione dei
primi quattro dépliant usciti e
distribuiti circa un anno fa.
1 nuovi itinerari (5, 6 e 7)
riguardano in particolare i
percorsi da San Lorenzo alla
Vaccera, dalle Sonagliette ai
Pons e da San Giovanni alle
Sonagliette. Questi tre nuovi
percorsi, che coprono la parte
orientale del territorio comunale di Angrogna e che
comprendono anche piccole
porzioni di Comuni limitrofi,
presentano aspetti interessanti
soprattutto dal punto di vista
paesaggistico, ambientale ed
ecologico.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via PloV, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Reg. Tribunale di Pinerolon. 175/60
Resp. Franco Giampiccoll
Stampa: La Ghisleriana Mondovi
Spedizione in abb. post.; Gr 2A/70
Canyon, che ci lascia con il
fiato sospeso per la sua grandezza.
Proseguiamo ancora per
Las Vegas, nel New Mexico.
Questa città è per noi uno
choc, con le sue fantasmagoriche luminarie venuteci
incontro al nostro arrivo,
mentre sorvolavamo in attesa
di atterrare. Vista da vicino,
la città, con i suoi 350 casinò
e le slot-machine per vincere
e perdere soldi, esibendo
un’opulenza da capogiro, ci
fa provare un po’ di nostalgia
per la pace e la semplicità
delle nostre valli. Domenica
12 settembre il nostro gruppo
si è diviso per partecipare al
culto in tre diverse chiese di
Las Vegas. Abbiamo portato
loro il saluto della nostra
Chiesa valdese e abbiamo arricchito nel contempo le nostre esperienze. Il pomeriggio è trascorso con un interessante visita alla Valle del
Fuoco, con le sue rosse e
brulle colline simili a un paesaggio lunare.
Dopo Las Vegas raggiuiigiamo Washington, nel distretto di Columbia. In questa
bella città, pulita e tranquilla,
visitiamo il Campidoglio, il
cimitero di Arlington, numerosi musei e, naturalmente, la
Casa Bianca.
Passiamo poi a Philadelphia, dove a cena con alcuni
valdesi del posto ci attende la
sorpresa di incontrare e di festeggiare la signora Davit, nata Allasina, di Bobbio Pellice.
Dal calore con cui ci accoglie
traspare ancora oggi la grande nostalgia del paese natale.
Durante il trasferimento da
Philadelphia a New York visitiamo anche la Società di
storia presbiteriana, a Madison, nel New Jersey. La città
di New York la visitiamo tutti
insieme il primo giorno di
permanenza, mentre il secondo ognuno è lasciato libero di
girovagare nei quartieri che
più gli interessano. La domenica mattina frequentiamo il
culto in una chiesa presbiteriana che francamente ci lascia un po’ perplessi, visto lo
sfarzo e l’abbondanza di statuine disseminate ovunque.
Con l’aereo approdiamo
successivamente a Buffalo, e
da qui in pullman raggiungiamo le Niagara Falls, che ci
harmo lasciato un ricordo indelebile. La sera in territorio
canadese consumiamo la cena
d’addio, durante la quale ringraziamo la nostra guida e il
signor Franco Sappè, coordinatore in Italia del nostro
viaggio, che è stato interessante e ricco di esperienze
positive di cui non manchiamo di essere riconoscenti
al Signore.
Il più lungo è l’itinerario
che dal capoluogo di San Lorenzo conduce alla Vaccera,
per le ereste di Rognosa; è
una lunga camminata che offre bellissimi panorami e
scorci sia della vai Pellice che
della vai Chisone. Il percorso
che conduce dalle Sonagliette
ai Pons è denominato «sentiero dei boschi» poiché attraversa Bosc Greut (Bosco
grande) e Pre di Cattre, una
vasta zona boschiva di latifoglie; tocca poi la borgata dei
Pons, con le sue case assai caratteristiche e il piccolo museo con oggetti di uso quotidiano, attrezzi di lavoro che
offrono uno spaccato della vita contadina degli ultimi cento
anni in vai d’Angrogna.
L’itinerario numero 7 è particolarmente indicato per chi,
venendo con il treno a far visita alla vai Pellice, arriva alla
stazione di Luserna e da qui,
camminando per circa un’ora
e mezza ,raggiunge le Sonagliette; lungo il percorso si
trovano borgate caratteristiche
con alcune case antiche e alcuni scorci panoramici sulla
vallata.
1 dépliant con gli itinerari,
le notizie e le indicazioni stradali saranno presto in distribuzione.
Le impressioni della popolazione
Come funzionerà
l'UssI del futuro?
Del futuro delle Ussl,
dell’accorpamento, della
sparizione o dislocazione di
alcuni servizi del territorio si
parla ormai da diverso tempo
eppure i diretti interessati, gli
utenti dei servizi gestiti dalle
Unità sanitarie, molto spesso
non sono informati o per lo
più sono confusi e in alcuni
casi sconcertati.
È questo il dato caratteristico che emerge da una rapida indagine tra i vari frequentatori dei diversi servizi
socio-sanitari della vai Pellice, ai quali abbiamo chiesto
cosa ne sapevano e cosa ne
pensavano del futuro delle
Ussl.
I più, come si diceva, sono
informati sommariamente e
credono che l’accorpamento
porterà solo problemi a dei
servizi che sino ad oggi hanno comunque funzionato, anche con le debite limitazioni
e nonostante l’insufficienza
cronica a rispondere adeguatamente a tutte le esigenze.
Sono in molti a domandarsi che cosa succederà se per
esempio servizi come il consultorio familiare saranno dislocati con conseguenze poco funzionali; si temono infatti sia la distanza da affrontare («Dovremo andare fino
Luserna San Giovanni
La ristrutturazione
dell'Asilo valdese
FEDERICA TOURN
All’Asilo valdese di Luserna San Giovanni è
stata terminata da poco la ristrutturazione dell’edificio
prospiciente via delle Scuole,
completando l’opera di ricostruzione di tutta la struttura, iniziata nel 1971.
«Con questi lavori è stato
recuperato molto bene un
edificio settecentesco in pessime condizioni - spiega Livio Gobello, direttore dell’
Asilo - che dispone di 14 posti letto, dotando tutte le camere di servizi igienici a norma a di legge, con un’ampia
balconata vetrata, e con appositi maniglioni di sostegno,
che permettono agli ospiti di
passeggiare liberamente anche durante le stagioni non
favorevoli. Anche al pianterreno, dove sono stati riattati
alcuni magazzini, un porticato coperto dà la possibilità
agli anziani di muoversi senza problemi all’interno della
struttura».
Infatti l’Asilo è costruito su
pianta orizzontale, che non
lascia isolati i reparti ma permette la comunicazione delle
varie sale; così è possibile
passeggiare nella nuova area
a Pinerolo?», si chiedono
molte madri che frequentano
il consultorio pediatrico) e la
perdita di un rapporto di fiducia e familiarità che sin
qui si è creato tra molti utenti
e gli operatori.
Tra gli anziani, altro grappo che maggiormente si rivolge ai servizi territoriali di
assistenza, serpeggia oltre alla confusione una sorta di
rassegnazione: «Chi ci rimette - si esprime la maggioranza - siamo sempre noi». Altri invece sono più fatalisti:
«Staremo a vedere - dice
Renato, 69 anni - magari è
questo un modo come un altro per far funzionare le cose
in modo più pulito ed economico». Non la pensa così
Giovanna, 78 anni, autosufficiente ma sola, che ha paura
di non avere la giusta assistenza quando ne avrà bisogno, in un futuro non molto
lontano.
Tra quanti abbiamo sentito, c’è poi la paura di non essere informati e di ritrovarsi
da un giorno all’altro di fronte a dei cambiamenti oggi
non ancora prevedibili. Tra
confusione, disagio, incertezze e speranze (poche), le famiglie, gli anziani, aspettano
le novità prossime venture.
ristrutturata ricollegandosi
poi al corridoio che costeggia
la sala da pranzo e le cucine
raggiungendo infine l’ingresso principale, senza dover
tornare indietro.
«Per i lavori - continua il
direttore - nel complesso sono stati impiegati 800 milioni, provenienti da un lascito
dedicato appunto alla rico.struzione di questa casa».
L’Asilo ha una convenzione con russi, come altri istituti della valle, che prevede
55 posti letto, che comunque
dovranno essere ridotti a 50
per lasciare spazio ad un possibile aumento in altre strutture. Oltre ai 55 posti convenzionati con l’Ussl, l’istituto
ha a disposizione altri 30 posti, senza contare il residence,
con otto alloggi, destinato alle persone relativamente autosufficienti, per un totale di
96 posti in tutto il complesso
Asilo.
«Attualmente, e come sempre d’altra parte, - conclude
Gobello - l’Asilo è alla copertura totale dei posti con
una lista d’attesa non indifferente, situazione che spesso ci
costringe a situazioni di
emergenza abbastanza difficoltose».
L’Asilo valdese di Luserna San Giovanni
Nelle
Chiese Valdesi
VILLAR PELLICE: le riunioni quartierali della chiesa
si terranno alle 20,30 martedì 2 novembre ai Garin e mercoledì 3 a Piantà.
MASSELLO: la ripresa delle riunioni quartierali è prevista per giovedì 4 novembre alle 15.
POMARETTO: le prossime riunioni quartierali si terranno mercoledì 3 novembre alle 20 ai Pons; giovedì 4 novembre alle 15 alla Paiola e alle 20,30 a Lausa; venerdì 5
novembre alle 20,30 a Perosa Argentina.
PRALI: le riunioni quartierali del mese di novembre si
terranno il 2, alle ore 19, a Villa; il 3 alle 16 a Indiritti e alle
19 a Cugno, il 9 alle 19 a Orgere, il 10 alle 19 a Malzat,
T11 alle 19 a Pomieri e il 17 a Ghigo alle 20.
PINEROLO: sabato 6 novembre gli incontri teologici
«G. Miegge» riprenderanno nella sala al primo piano del
tempio valdese in via dei Mille 1, alle 17, con cena al sacco.
Gli incontri del ’93-94 avranno come testo di riflessione
L’istituzione cristiana di Giovanni Calvino. Il primo incontro verterà sul 3° libro, cap. 6 e 7.
ANGROGNA: domenica 7 novembre, presso la Sala
unionista, si terrà alle 9,30 la prima assemblea di chiesa
dell’anno ’93-94. All’ordine del giorno: le relazioni dei deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo; le prospettive del nuovo anno sulla base della Relazione morale 199293.
PINEROLO: venerdì 12 novembre, nel tempio valdese,
alle 20,30, si terrà un incontro di riflessione del grappo Capernaum a partire dal testo di Mario Mieli Elementi di critica omosessuale.
16
PAG. IV
iE Eco Delle ¥vlli ¥ildesi
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
Alimentazione, nutrizione e mangiare sano
La ciotola d^argilla
VALERIA FUSETTI
Continuiamo, anche in
questa scheda, il nostro
excursus tra le associazioni
alimentari.
Cosa mangiare
con carne e pesce.
I grassi (olio e burro, o
margarina); la frutta acida,
quali limoni e arance, vino
(per la cottura); verdura
cruda in grande abbondanza, ma naturalmente anche
cotta, mentre sono da limitare le amidacee, soprattutto
patate e zucca; il pane, purché sia ben cotto e in piccole quantità, è ammesso. Le
associazioni assolutamente
proibite sono quelle tra carne e uova, carne e cereali e
derivati, carne e latte. Una
fragrante cotoletta alla
milanese è una specie di veleno, e non solo per il fegato, mentre l’interdetto biblico per cui era vietato (e per
gli ebrei osservanti lo è tuttora) mangiare carne cotta
nel latte sembra che oltre ad
origini rituali e culturali
tenga conto anche della salute fisica!
Petto di tacchino ai funghi
Un piatto povero di grassi ma particolarmente ricco
dal punto di vista proteico è
il petto di tacchino ai funghi. Per prepararlo sono necessarie alcune fette di petto di tacchino (due a testa),
funghi champignon (la quantità varia secondo il nu
mero di commensali: calcolatene 200-250 grammi a
persona), olio extravergine
di oliva, aglio e prezzemolo
tritati (uno o due cucchiai),
vino bianco o aceto di mele. Dorate a fuoco vivace le
fettine di tacchino in una
padella antiaderente e con
una spennellata d’olio. A
parte cuocete i funghi in un
po’ d’olio, facendoli insaporire con uno spicchio
d’aglio schiacciato. Quando i funghi sono a metà
cottura, unite le fettine di
tacchino, irrorate con alcuni cucchiai di vino bianco
(o di aceto di mele diluito
con acqua) e salate. Proseguite la cottura a fuoco moderato mescolando spesso.
A fine cottura aggiungete il
prezzemolo, mescolate velocemente e lasciate il tutto
coperto per alcuni minuti
prima di servire.
Se al tacchino ai funghi
volete aggiungere un altro
contorno, vi suggerisco di
utilizzare le foglie del
cavolfiore (quelle della
scheda precedente: ricordate?). Prendetele, lavatele
per bene e tagliatele a pezzi
non più lunghi di tre o
quattro centimetri. Metteteli in una padella e aggiungete tre o quattro bicchieri
d’acqua addizionati con un
cucchiaio di salsa di soia.
Coprite e lasciate cuocere.
Vi posso assicurare che,
nella sua semplicità, è un
piatto molto gradevole. Naturalmente, se lo volete
usare come contorno ad
una fetta di toma saporita
anziché alla carne, lo troverete altrettanto adatto.
In questi giorni, molti di
voi avranno dedicato uno o
due pomeriggi alla raccolta
delle more. Spero che non
ve le siate mangiate tutte,
in modo da poter utilizzare
la seguente ricetta.
Marmellata di more.
È necessario un chilo di
more selvatiche, 300 grammi di zucchero, un bicchiere
d’acqua. Dopo aver risciacquato le more e averle ben
scolate, mettetele al fuoco
in una pentola d’acciaio
inossidabile (o di smalto) e
aggiungete un bicchiere
d’acqua ogni chilo di frutta.
Fate bollire per 20 minuti
schiacciando i frutti con un
cucchiaio di legno, finita
questa operazione, potete
passarle al passaverdura,
usando il disco con i buchi
più sottili. Personalmente
preferisco lasciare i frutti
così come sono, dato che la
marmellata la uso come
guarnizione delle crostate
alla crema. Che abbiate passato o no i frutti, a questo
punto aggiungete lo zucchero, rimettete il recipiente sul
fuoco e, mescolando spesso,
fate addensare la marmellata. Mettetela ancora bollente
nei barattoli sterilizzati, lasciate raffreddare e, prima
di chiudere il vasetto, mettete sulla superficie un disco
di carta oleata imbevuto di
alcol a 90°.
Angrogna
Triathlon
12- edizione
Domenica 24 ottobre si è
svota la 12“ edizione del
triathlon della vai d’Angrogna
(skiroll-mountain bike-pedista). A causa della neve, caduta abbondantemente alla Vaccera, si è dovuto all’ultimo
cambiare e ridurre il percorso
abituale. Nonostante questo e
il tempo non proprio favorevole, ben 24 squadre, 16 atleti
individuali, 6 skirollisti della
categoria giovanili e ancora
altri che non hanno potuto
completare la squadra si sono
dati battaglia. Nella classifica
a squadre maschili hanno vinto Mauro Bonnet, Wilhelm
Bonato e Livio Barus. Nella
classifica a squadre femminili
hanno vinto Maria Teresa
Nozza, Milena Martin ed
Eliana Ricca. Nella classifica
individuale ha trionfato Fabrizio Malan, che è stato anche
vincitore nella classifica tesserati Ana, seguito da Danilo
Negrin. Nella individuale
femminile la migliore è stata
Simona Tagliabue, campionessa italiana di skiroll. Il miglior tempo degli skirollisti è
stato quello di Cuaz (valdostano), il primo di mountain-bike
quello di Wilhelm Bonato e il
miglior podista è stato Livio
Barus. La prima squadra tesserati Ana è stata quella di
Franco Chauvie, Fulvio Griotto e Marco Grassi.
La classifica delle categorie
giovanili di solo skiroll è: Fabrizio Chiavia (giovani maschile); Luca Gay (esordienti
maschile); Elisa Godino
(esordienti femminile); Antonella Chiavia (cadette femminile).
Calcio
Il Pinerolo calcio, nel campionato nazionale dilettanti,.sembra veramente uscito da una fase di avvio piuttosto difficile
Anche nella trasferta di Grosseto i biancoblù hanno saputo condurre una gara molto accorta, senza concedere nulla alla formazione toscana in difficoltà a districarsi fra le maglie degli uomini ottimamente disposti da Cavallo ed imponendo un pareggio
a reti inviolate. Alla fine, in qualche raro contropiede, il Pinerolo è addirittura andato vicino alla rete con Labrozzo, capace
di tenere costantemente in allarme la difesa di casa.
Con questo pareggio il Pinerolo sale a 7 punti in classifica,
abbandonando anche formalmente la zona retrocessione. Domenica al Barbieri salirà la Migliarinese, attualmente a pari
punti con i pinerolesi.
Volley
Campionato federale pallavolo femminile under 16
La squadra di pallavolo femminile under 16 del 3S Nova Siria,
capitanata da Elisa Bounous, ha conseguito due vittorie consecutive: 3S Nova Siria - Perosa Cober 3-0 e Lasalliano - 3S Nova Siria 1-3.
Pallavolo amatoriale femminile - Trofeo Baudrino
Risultati della prima giornata:
Villafranca - Pablo Neruda B 3-0; A.S. Cercenasco - G.S.
Porte 3-0; Maxisconto Cavour - Volley Barge B 3-0; Volley
Barge A - 3S Nova Siria 1-3.
Pallavolo amatoriale maschile - Trofeo Storello
Risultati della prima giornata:
Pallavolo Pinerolo - Dsa II Meridiano 2-3; 3S Lusema - Riccio Bricherasio 3-0; Svet - Chisola Volley 3-2.
Nella coppa di Lega prosegue la marcia del Pinerolo, che per
altro ha dovuto sudare con le cugine dell’Antares (serie Cl) per
ottenere uno stretto successo per 3-2. 11 Pinerolo ha comunque
la qualificazione in tasca essendo in testa al proprio girone a
punteggio pieno.
Tennis tavolo
Ancora una sconfitta di misura per la polisportiva Valpellice,
serie C; 5-4 il risultato a favore del Crdc «B» di Torino, dove
hanno giocato Rosso, Malano e Galofaro. Vittoria invece in
«DI» maschile con Gay e i due Ghiri sul Villar Perosa per 5-2.
Giornata positiva anche per la D femminile che ha superato il
Top di Cuneo per 4-1, consolidando così il suo secondo posto
in classifica; hanno giocato Bruscagin e Quarantelli.
Intervista a Tullio Bertot, uno dei responsabili della Valpellice
Due società del Pinerolese in lizza
nel massimo campionato di bocce
PERVALDO ROSTAN
Fra i numerosi, e a volte
particolari, sport presenti
in vai Pellice e nel Pinerolese, va senz’altro annoverato
quello delle bocce. La zona
conta su due formazioni in
serie Al, la Valpellice e il
Veloce club di Pinerolo. Due
squadre dagli obiettivi diversi
(i pinerolesi lottano per il primato e i valligiani per rimanere nella massima serie) ma
comunque segno di un ottimo
movimento e di un certo interesse intorno a questo sport.
Attualmente il campionato
di serie Al è di fatto limitato
a società del Nord Italia, con
trasferte fino in Veneto e in
Friuli, mentre anche nel resto
d’Italia le bocce stanno prendendo piede a livello agonistico. Il nostro paese del resto, insieme alla Francia, risulta essere uno dei paesi in
cui c’è maggiore diffusione
di questo sport; ai recenti
campionati mondiali svoltisi
a Saluzzo erano presenti atleti
di ben 24 nazioni. Sabato 30
ottobre inizia un nuovo campionato; con quali aspettative
per il Valpellice? Ne parliamo con Tullio Bertot, uno dei
responsabili della squadra di
Torre Pellice.
«Puntiamo a un campionato tranquillo, grazie anche a
giocatori provenienti da fuori zona. Accanto al valligiano Lorenzo Depetris schiereremo quest’anno Minetti di
Candiolo, Schianto e i nuovi
Francioni di Courgnè, Gianotto di Asti e Accossato.
Non sarà comunque facile
confermare il risultato
dell’anno scorso: da
quest’anno la Federazione
ha ridotto il numero di giocatori che possono essere a
disposizione delle squadre
per cui buoni atleti sono andati a rinforzare compagini
nostre avversarie. Fra le favorite io vedo la solita Chiavarese, il Torretta e il Veloce
club di Pinerolo».
- Dunque anche per le bocce esiste una specie di
campagna acquisti; sono previsti anche ingaggi in denaro?
«Ai giocatori diamo loro
sostanzialmente un rimborso
spese, specialmente tenendo
conto dei lunghi viaggi. Ci
sono squadre che riescono a
spendere per un campionato
di serie A anche duecento milioni; noi, contenendo al
massimo le spese, siamo sui
30. Riusciamo a far fronte a
questi costi grazie ad alcuni
sponsor (al momento ne abbiamo tre, la lavanderia Mariella, Chiot di’Alga carni e
la Bubel confezioni) ed altri
ne stiamo cercando».
Appuntamenti
Giovedì 28 ottobre — ANGROGNA: in occasione dell’Autunno
in vai d’Angrogna, alle 20,45 nella sala eomunale a San Lorenzo, si tiene un incontro dibattito tra l’amministrazione comunale e la popolazione.
Venerdì 29 ottobre — VILLAR PEROSA: in occasione della
rassegna Piemonte in musica, alle 21, nella chiesa di San Pietro in Vincoli, il coro «Ave cantu» di Parnu (Estonia) diretto
da Tiin Kunnapas esegue musiche di Sisask, Monteverdi, Di
Lasso, Schubert, Mozart, Bruckner, Kreek, Tobias. Ingresso libero.
Domenica 31 ottobre — ANGROGNA: a conclusione dell’Autunno in vai d’Angrogna, a San Lorenzo alle 12,30 si mangia
polenta e spezzatino, alla Sala unionista, con il gruppo del
Centre culturel di Cucuron; alle 15 esibizione del Gruppo folcloristico La teto août di Roure, con danze e musiche delle
nostre valli; alle 18 ricevimento in municipio della delegazione
francese.
Sabato 30 ottobre — BOBBIO PELLICE : alle 21, presso la Sala polivalente, l’Unione giovanile di Luserna San Giovanni
presenta la recita Caffè nero, di Agatha Christie; l’ingresso è
gratuito.
Sabato 30 e domenica 31 ottobre — TORRE PELLICE: al
Ciao, in via Volta, si organizza uno stage di danze irlandesi
sotto la guida di Nadine Koster; lo stage, che dura 8 ore, costa
40 mila lire. Ai partecipanti verrà offerto il concerto ballo degli Eire Nua che si tiene sabato alle 21 alla scuola media di
Bricherasio.
Domenica 31 ottobre — BOBBIO PELLICE: durante la giornata si terrà il mercatino biologico. Nel pomeriggio, presso il
mercato coperto, si svolgerà l’ormai tradizionale castagnata: a
partire dalle 15 inizierà la distribuzione delle caldarroste e un
complesso musicale farà da contorno alla manifestazione.
Giovedì 4 novembre — TORRE PELLICE: alle 20,30, presso
la sala della Comunità montana in corso Jacopo Lombardini 2,
l’Associazione apicoltori vai Pellice organizza una serata sui
temi Legislazione apistica e varroasi; parlerà il dottor Piero
Piton.
Giovedì 4 novembre — BRICHERASIO: dalle 20,30 alle 21,30
presso la palestra delle scuole medie ha inizio un corso di ginnastica per tutti e che avrà luogo per dieci giovedì, fino al 27
gennaio. Il costo del corso è di 35 mila e comprende l’assicurazione; è richiesto il certificato medico di sana e robusta costituzione. Per le iscrizioni rivolgersi a Claudio Gerlero (tei.
598406) e Enzo Ferlenda (tei. 598384).
Lunedì 8 novembre — TORRE PELLICE: inizia presso la palestra Comunale un corso di 12 lezioni di ginnastica presclistica organizzato dallo Sport club Angrogna, sotto la guida del
maestro Albino Pons. Il corso costa 25 mila per i soci dello
Sca e 35 mila per i non soci, gratuito per i ragazzi sotto i 14
anni e per la squadra agonistica giovanile. Le lezioni si terranno il lunedì e venerdì dalle 18,30 alle 19,30.
Fino al 20 novembre — PINEROLO: alla galleria d’arte Losano, in via Brunetta d’Usseaux 1, è allestita la mostra di acquerelli e incisioni di Tino Aime. La galleria è aperta tutti i giorni
dalle 10 alle 12 e dalle 15,30 alle 19.
- Il gioco delle bocce ha
una lunga tradizione dalle nostre parti...
«Effettivamente è così; attualmente la Valpellice conta
su una cinquantina di tesserati che partecipa anche a
campionati minori. C'è poi
un settore giovanile, chiestoci
appositamente dalla Federazione per garantire un futuro
a questo sport».
Uno sport dunque che non
è solo rivolto ai pensionati,
come molti credono, ma che
è in grado di appassionare, in
occasione degli incontri di
campionato, anche 2-300 persone. Uno sport che richiede
anche un allenamento sia
specifico che fisico non indifferente; gli incontri iniziano
intorno alle 14 e fra le varie
specialità vanno avanti per
tutto il poineriggio terminando a sera. E possibile il pareggio, almeno in campionato; in altri casi si prosegue,
alla ricerca di un vincitore.
Domenica scorsa si sono
svolte gare nell’ambito della
Rassegna della castagna, che
si sono protratte fino alle 11
di sera.
Sabato dunque le otto formazioni di Al saranno al via;
per la Valpellice subito una
trasferta, a Noventa, per il Pinerolo partita casalinga con la
friulana Plozner.
USSL42
CHISONE • OEHMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale valdese, Pomaretto,
tei. 81154.
DOMENICA 31 OTTOBRE
Perosa Argentina: Farmacia
Forneris - Via Umberto I, tei.
81205
Ambulanze:
Croce verde, Perosa: tei. 81000
Croce verde, Porte : tei. 201454
USSL 43 ' VALRELUCE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica;
DOMENICA 31 OTTOBRE
Luserna San Giovanni: Farmacia Gribaudo - Via Roma 19
(Airali), tei. 909031
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce Verde - Bricherasio, tei.
598790
Cinema
TORRE PELLICE - Il cinema Trento ha in programma, giovedì e venerdì,
alle 21,15, Come l’acqua per II cioccolato; sabato ore 20 e 22,10, e domenica ore 16, lunedì ore 16, 18, 20 e
22,10, martedì ore 21,15, Jurassic
park.
PINEROLO — Il cinema Italia propone anche per questa settimana II socio; feriali 19,30 e 22,20; sabato 19,30
e 22,30; domenica 16,15, 19,15 e
22,30; lunedì 16,15,19,15,22,20.
BARGE — Il cinema Comunale ha
in programma giovedì. L'ultimo degli
eroi; venerdì U piccola apocalisse;
sabato Hoffa, santo o mafioso; domenica Dragon (ore 15, 17, 19, 21); lunedi (ore 15, 17, 19, 21), martedì e
mercoledì Palle In canna.
ANTICHITÀ, mobili, oggetti vari
privato acquista. Telefonare 012140181 dopo le ore 18.
17
HQtíziQríofgei
i
I : MOZIONE!
r| . , .. su GE
I f II Congresso,
■■ ! dopo aver discusso la lettera aperta inviata
dal Comitato di Redazione di GE, prende atto
della fase critica di passaggio che la rivista attraversa;
i ritiene necessario e urgente il rilancio/ristrutturazione della rivista, affinché GE possa
conservare e ulteriormente sviluppare il suo
carattere di luogo di libero dibattito e di
espressione critica della cultura protestante in
Italia;
dà mandato al Consiglio di promuovere e
organizzare, in collaborazione con la redazione di GE ed entro il marzo ‘94, un convegnoseminario, aperto a lettori e lettrici, amiche ed
amici di GE, per discutere e stabilire periodicità, modalità e contenuti della rivista in futu
CASSIOPEA E LA EGEI
£' stato un piacere per me, che seguo
^l’elaborazione di Cassiopea dal 1990, verificare all’Interno dell’XI Congresso della EGEI come parte del lavoro sino ad ora svolto fosse
pienamente inserito nella riflessione generale
della federazione, soprattutto in materia di ricerca di fede.
Ad esempio, un momento significativo di ricerca comune, negli ultimi due anni, è stata la
riflessione sulle immagini di Dio e spero che
anche il tema delia cristologia, individuato in
questo congresso come uno dei punti del lavoro teologico futuro, possa essere arricchito
dall’elaborazione già iniziata in Cassiopea.
Vorrei inoltre segnalare l’alta partecipazione e il buon clima di fiducia durante ii momento separato delle donne presenti al congresso: in questo breve incontro si è raccontato il
percorso compiuto all’interno di Cassiopea e il
significato politico che rende importante l’esistenza di momenti in cui l’elaborazione avviene tra sole donne.
Per concludere mi è sembrato che il senso
del lavoro di Cassiopea in particolare, e delle
donne in generale, oggi sia più comprensibile
e spendibile anche nell’ambito misto dell’intera EGEI, anche se resta molto lavoro da fare,
soprattutto per coinvolgere altre donne, numerose nailà fèderazione, che per svariati
motivi in questi ire anni nóri hanno avuto modo di partecipare.
A tutte l’invito caloroso a partecipare numerose ai prossimi convegni di Cassiopea.
Debora Ventrella (Milano)
y/Chi mi dà questo pane?
Con chi lo divido?
Di chi è questo vino?
Chi lo beve?
Una mano me li porge.
Li prendo
e li pàlso a chi sta vicino.
In ogni bocca
hanno un sapore diverso.
Ma oggi, tutti e tutte noi
l’abbiamo ricevuto,
tutte e tutti noi
l’abbiamo offerto.
G.J.
MOZIONE!
... sulla ricerca di fede
Il Congresso (...)
riconosce nella ricerca in corso in questi
anni nella EGEI intorno al nostro rapporto con
Dio e alle forme in cui esso esprime, un
aspetto essenziale nella vita della Federazione e incoraggia i/le singoli/e aderenti, i gruppi,
te regioni e il Consiglio a proseguire con energia e con passione lungo il cammino intrapreso;
sì rallegra della nascita del GRUppo di LAvoro TEOlogico e dà mandato al Consiglio di
rinnovargli l’incarico;
decide che le attività legate alla ricerca di
fede continuino ad essere una priorità nel lavoro della Federazione e individua i seguenti
aspetti da porre al centro della nostra attenzione nella fase attuale:
a) il confronto con la persona di Gesù' Cristo e la discussione sul ruolo che questo confronto occupa nella nostra fede;
b) la ricerca di metodi di lettura biblica che
ci permettano di svolgere quel dialogo critico,
ma profondo e coinvolgente con i testi, che è
essenziale per la nostra fede;
c) l’elaborazione di forme e linguaggi atti
ad esprimere liturgicamente la nostra fede.
Raccomanda al GRUppo dì LAvoro TEOlogico di:
1) Coordinare le varie attività che si svolgono localmente e a livello regionale e raccogliere il materiale prodotto,
2) Ricercare, studiare e diffondere contributi di teologhe e teologi che possano stimolare ed arricchire la nostra ricerca.
3) Coinvolgere attivamente il maggior numero possibile di persone e di gruppi attraverso la preparazione e la diffusione di materiale
scritto e l’organizzazione di convegni da adattare alle esigenze locali.
4) Favorire ovunque possibile il confronto
su questi temi all’interno delle nostre chiese.
fife
\JR6E RICORRERE /U
i INCLUSIVO,
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?3
MOZIONE!
...sul campo studi
L’XI Congresso (...) di fronte all’attuale situazione italiana caratterizzata da:
crollo del sistema di potere che ha governato il paese negli ultimi 45 anni;
grave crisi economica e occupazionale;
accentuarsi del divario tra il Centro-Nord e
il Sud del paese;
disgregazione del vecchio sistema politico
e transizione dall’esito incerto verso un nuovo
sistema;
prende atto della difficoltà per la Federazione di costruire un quadro di riferimento
complessivo capace di interpretare le trasformazioni in corso nella società italiana e di
orientare la propria azione;
riconosce che in assenza di modelli più definiti di orientamento politico, la riflessione sul
rapporto tra fede e politica che ha sempre caratterizzato la FGEI perde uno dei suoi elementi costitutivi.
Per questi motivi il Congresso decide che il
prossimo campo studi nazionale analizzi la situazione italiana e dà mandato al Consiglio di
organizzarlo;
esorta i gruppi locali a riflettere su queste
tematiche in vista del campo studi.
UN MONDO A PARTE
Dopo tre giorni così intensi come quelli
dell’ultimo Congresso, riprendere la solita vita
è dàwero difficile. Per ben tre giorni ci si tuffa
in uhà maltà, In una atmosfera totalmente diversa (toìfa normalità che ti coinvolge molto
nonostante ffe attività siano spesso burocratiche ($1 dà mandato al consiglio, propongo
questo cambiamento, si mette ai voti la
3.456esima mozione). Per me questo è stato
il secondo Congresso e sicuramente l’ho vissuto molto meglio del primo; un po’ perché
conoscevo più a fondo tutta la realtà della
EGEI, un po’ perché nei due anni e mezzo
precedenti ho conosciuto un bel po’ di persone e ritrovarsi tutti insieme, coinvolti in un lavoro comune ha #/fpre l’effetto di ricarica, di
stimolo per tutti gli impegni successivi.
C’è un tema che spero di riaffrontare in seguito ed è quello sviluppato nel gruppo “donne e uomini nella EGEI’’. Ciò che mi ha colpita
di più è stata la riscoperta della singola persona con il suo vissuto di uomo e donna che si
confronta con tutte le altre e tutti gli altri, non
dimenticando la propria natura àéèèuale ma
sfidando gli innumerevoli stereq^pl (die sempre la accompagnano. ' '
Marisa Gipt0 (Corato)
MOZIONE!
... sulla ricerca di fede
L’ XI Congresso (...) riconosce che la dimensione della fede e la dimensione
dell’azione convivono indissolubilmente nella
vita dei/delle credenti. La chiamata che cP viene da Dio e la ricerca di Dìo che continuamente effettuiamo si situano necessariamente
nell’ambito della nostra vita quotidiana: tale
chiamata e tale ricerca avvengono all’interno
del nostro agire e lo influenzano. Riteniamo
che sia fondamentale per la nostra condizione di credenti essere costantemente coscienti
di questa dialettica e viverla con coerenza;
confessando di non saper riconoscere come
l’azione dì Dio si intreccia con la nostra, chiediamo a Dio di aiutarci a discernere la sua
presenza nelle persone che incontriamo, nelle
contraddizioni con cui ci confrontiamo, nelle
lotte a cui partecipiamo. *
Siamo consapevoli inoltre che la dimensione dell’Annuncio è parte integrante della nostra vocazione. Un’espériénza di fede che
non venga comunicata a chi ci circonda è
un’esperienza di fede monca, ma è altrettanto
monca un’esperienza dì fede che non Sìa caratterizzata da un atteggiamento di ascolto
nei confronti dì chi ci circonda. Ci rendiamo
conto che è estremamente difficile relazionarsi con altri/e quando la nostra idea di Dio non
è chiara e definitiva, ma è continuamente percorsa dal dubbio; pensiamo però che proprio
il dubbio possa essere il presupposto corretto
per un atteggiamento di comunicazione e di
ascolto nei confronti di qualsiasi interlocutore/trice che si ponga su posizioni diverse dalle
nostre. Auspichiamo che tale atteggiamento
caratterizzi il lavoro della Federazione per i
prossimi anni.
BYE BYE !! )
QUESTIONE
DI ATMOSFERA
Sorrisi, abbracci, baci, le ultime foto scattate prima che l'autobus esca dal cancello di
Ecumene: questa è l’ultima parte dell’XI Congresso che si intitola “Saluti e partenze”.
Qualcuno mi chiede “cosa ne pensi?”, ma è
difficile rispondere con più di un “è stato bello,
Interessante, a volte pesante”. ' ¡¡^, ,„y |s
Cercando qualche spunto per guasto alveolo o riflessione, mi sono messa k sh^iara i
numeri dei Notiziario e di GE che tìgtMrc^ìfano gli scorsi Congressi e Campi Studi. Naturalmente non potevo trovarvi molti spunti perché i temi sono cambiati,da allora ad oggi, essendo anche i tempi in (fui viviamo diversi. Ma
una cosa che colpisca molto (per lo meno ha
colpito me) sono le fotografie che, forse per il
mio stato d’animo particolare, sono uno dei
veicoli di comunicazione più sentiti. I gruppi ritratti mostrano ragazzi che insieme fanno
amicizia, cantano, parlano, discutono. Vi ricordate quando le discussioni nei gruppi non
finivano mai e ci riducevamo a stendere le
mozioni durante i pasti o pochi minuti prima
dell’assemblea plenaria?
I temi affrontati erano principalmente i tre
indicati come prioritari dallo scorso Congresso, ma l’impegno dimostrato e richièsto mostrano una EGEI, o meglio, tanti fgeinì che sono disposti ad impegnarsi attivàih&ifè sia nella vita delle chiese (penso alla riflessione teologica e all’attenzione per la liturgia), sia nella
vita quotidiana nell’ambito sociale e politico.
Ma a parte i temi trattati (che non è il caso di
ripiendere qut) la mia riflessione si è rivolta
essenzialmente allo spirito, all’atmosfera che
si crea tn questi nostri incontri.
E mentre saluto tutti gli amici con cui ho
trascorso questi intensi 4 giorni, non so cosa
dire; mi vengono fuori solo le classiche frasi
fatte “ci vediamo alla prossima occasione”,
“ciao a presto”, che purtroppo non sono soddisfacenti.
pensando anche a chi non ha mai partécipato a questo tipo di incontri mi domando:
- Perché non provare a partecipare e a conoscere questi “strani individui” delia FGEI che
usano parte del loro tempo libero per stare insieme e confrontarsi su vari temi di attualità e
di fede, forse da un punto di vista diverso da
quello “solito”? -.
Laura Casorio (Castiglioncello)
e Gianluca Ng (Pisa)
...SAPERE SUL CONGRESSO
18
Hotiziariofgei
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Ecumene 5 settembre 1993.
I. Il Consiglio elegge segretaria nazionale della Egei Silvia Rostagno.
Torino 3/4 ottobre 1993.
5. Si incarica Pasquale lacchino di partecipare a! Congresso della Federazione francese
che si terrà a Bievres dal 30/10 a! 1/11/93.
7. Si nominano Erika Tomassone e Simon Pietro Marchese nel Comitato di redazione di
Gioventù Evangelica.
8. Si nominano Debora Spini e Pasquale lacchino vice segretari.
10. Si nomina Emanuele Sbaffi cassiere della Egei.
II. Si nomina Debora Spini responsabiie dei Rapporti Ecumenici Internazionali.
13. Si nominano Daniele Bouchard (coordinatore), Biancamaria Becchino, Laura Baldas
sini, Sandro Spanu, Bettina König, Manfredo Pavoni, Daniela Di Carlo, Davide Oilearo. Silvia Rostagno membri del GRUppo di LAvoro TEOIogico.
15. Si nominano Marisa Ciprelli, Barbara Grili, Daniele Bouchard e Giorgio Bonnet (coordinatore) membri del gruppo di lavoro sul progetto Albania per quanto attiene ai compiti della Egei.
17. SI incarica la segretaria di proporre al Consiglio Fcei di inserire Luana Pallagrosi nel
Grume.
18. Si incarica la segretaria di proporre a! Consiglio Fcei di inserire Pasquale lacchino nel
comitato organizzatore di Pentecoste 94.
19. Si incarica Luta Nitti di manterfere il collegamento tra la redazione del Notiziario e il
Consiglio Egei.
23. Si decide che la prossima riunione del Consiglio si tenga a Roma il 3 dicembre 1993,
l' A\;TOni^4NZlAM£NTO
mi ?
(continua dalla prima)
...E DOPO LE PAROLE I FATTI
Il progetto Fgei.
Ovvero come si fa funzionare la baracca.
Come si organizza la formazione, cosa facciamo delle nostre relazioni ecumeniche internazionali: senza contare che per far funzionare qualsiasi baracca, sono innegabilmente necessari dei quattrini. Il congresso di Ecumene
si è occupato anche di questi diversi aspetti.
Per quanto riguarda le nostre relazioni ecumeniche internazionali, ha richiesto un approfondimento maggiore sul ruolo e il significato che esse hanno per la nostra federazione. Un elemento nuovo potrebbe aggiungersi
al nostro menu abituale con l’invito della coordinazione delle attività giovanili nel Rio de la
Piata che è stato accolto con gioia; del resto,
il metodo degli scambi bilaterali ha già da
tempo dato prova di funzionare ottimamente.
Parlando di vile denaro: l’autofinanziamento. Fra poco dei rubinetti si chiuderanno, e le
idee devono zampillare se non si vuole restare a secco. Il congresso ha rimuginato su
questa plumbea prospettiva forse senza raggiungere vette di creatività e di progettualità:
la telenovela continua...
LE NUOVE SFIDE
Al di là delle parole.
Ormai è diventata un’abitudine indicare le
desinenze di tutti e due i generi in ogni documento della Fgei; che cosa c’è al di là dell’i/e?
Non c’è solo la formalità dell’uso del linguaggio inclusivo; c’è lo sforzo - sincero a volte confuso - di costruire una Fgei inclusiva.
Se il lavoro delle donne, la riflessione sul pensiero della differenza e sulla teologia femminista sta diventando un patrimonio abbastanza
consolidato nella federazione, si sta delineando anche la necessità di parlare di “questioni
di genere” anche in ambiti nuovi. Il tentativo
fatto al congresso di parlare fra uomini, il convegno sulla sessualità tenutosi in primavera a
Venezia, sono il segno di un desiderio di confrontarsi, di imparare e di crescere.
La politica.
Nell’Italia dei catafasci, dove il nuovo rischia di chiamarsi Bossi e il vecchio Tangentopoli, fra bombe, trame, furti, licenziamenti e
preti cosa si può fare e cosa resta da dire?
Tornare a riflettere di politica, a parlarne e a
farla. In realtà, la Fgei non ha mai smesso;
l’impegno nei movimenti di ogni tipo e qualità
- ambiente, pace, antirazzismo e chi più ne ha
più ne metta - ci hanno mantenuto in esercizio. Ma ciò di cui abbiamo bisogno adesso è
di mettere a fuoco una prospettiva più completa, e soprattutto più concreta, centrata su
quello che succede qui, accanto a noi.
La decisione presa al congresso di dedicare il prossimo campo studi alla riflessione sulla situazione italiana è il segno di una volontà
di capire cosa stia accadendo nel nostro paese. In questo momento di tormenta, testimoniare significa prima di tutto capire la complessità e farsene carico. Questa riflessione è
iniziata al congresso sotto diversi punti di vista: il Mezzogiorno infatti, cos’è se non il paradigma delle contraddizioni del nostro paese?
La nostra riflessione politica non può naturalmente prescindere dalla nostra riflessione
sulla fede. La crisi dell’Italia di oggi è anche
innegabilmente una crisi non solo di gestione,
ma di fondamenti. La politica degli artigli e
delle zanne ha rivelato di essere non solo
malvagia ma anche poco pratica. In altri termini, il rapporto fra etica e politica non può
essere liquidato con etichette facili di idealismo e velleitarismo. E’ necessario, imperativo
trovare un linguaggio comune di convivenza e
collaborazione che possa stabilire “regole del
gioco” che non siano quelle della jungla. In
questo processo, la società italiana sta rivolgendo delle domande al protestantesimo italiano: e di questo facciamo parte anche noi
nella federazione. Al congresso questo dialogo è iniziato: il Campo Studi sarà una verifica
importante: al di là dei momenti d’incontro nazionali, comprare il giornale, leggerlo - capirci
qualcosa, se possibile - è un compito a casa
per tutti e per tutte. Meditate gente meditate...
Debora Spini (Firenze)
Qcc ccc eco
Convegno di apertura
FGEI LOMBARDIA
7 novembre 1993
Cinisello B. (MI)
Convegno FCEI
L'INNOLOGIA
con la partecipazione del GRUME
26-27-28 novembre 1993
ECUMENE
Campo invernale
LA QUESTIONE ROMANA
NELLA STORIA
E NELLA POLITICA ITALIANA
26 dicembre 1993 - 2 gennaio 1994
ECUMENE
Campo invernale
GIOVANI OGGI
27 dicembre 1993 - 1 gennaio 1994
ROCCA DI PAPA
Campo invernale
IL CROCEVIA DEI BALCANI
26 dicembre 1993 - 1 gennaio 1994
AGAPE
Convegno dei gruppi giovanili
del TRIVENETO
LA TOSSICODIPENDENZA
27-28 novembre 1993
Venezia
FGEI Emilia Romagna
LA PARABOLA
DEI CATTIVI VIGNAIUOLI.
Ovvero le responsabilità delie chiese
negli episodi di corruzione. Riflessioni
di laici e credenti.
Bologna novembre-dicembre
(data e programma appariranno prossimamente su Riforma)
Campo invernale
LA SPERANZA DEI GIOVANI AL SUD
27 dicembre 1993 - 2 gennaio 1994
BETHEL
Campo invernale
A TEATRO: FEDE E SOCIETÀ',
INTERAZIONI E CONDIZIONAMENTI
28 dicembre 1993 - 2 gennaio 1994
SANTA SEVERA
Tiotìziaiào^,
SENZA TITOLO E SENZA FINE: LA CASA DEI MATTI.
Kì/Tessioni a. dei(fr-Ateo
Seduti ad un tavolo di un locale, un mio amico ed io, avevamo un libro ciascuno (credo due
raccolte di poesie orientali) dai quali leggevamo a caso stralci di frasi, singole parole o interi brani
dalle parti più disparate dei due libri. L'unica regola che ci siamo dati era quella di leggere uno
per volta. Abbiamo smesso quando l’operazione ha cominciato ad essere banale... Il risultato era
un testo frammentato e senza senso, ma che ci era parso bellissimo.
Credo che questo esercizio si possa fare anche con la Bibbia, magari assieme ad un almanacco di Topolino per rendere l’esperienza più colorita. Lontano dall’essere una prassi di esegesi
biblica questo può essere un modo insieme ad altri per cercare le tracce delle nostre immagini di
Dio in questo grosso libro.
Non credo che aprendo la Bibbia a caso siamo fulminati dalla giusta parola di Dio per noi,
penso piuttosto che una lettura casuale e frammentata ci possa suggerire proprio quello che noi vorremmo leggere o che vorremmo aspettarci dalla Bibbia. Forse troveremmo nei nostri desideri delle tracce diverse da quelle che ci sono state sempre indicate, magari delle immagini di Dio inusate ma che sentiamo più vicine. Chissà se grazie
ad un’operazione di questo genere non potremmo appropriarci personalmente di questo testo tanto usato ed abusato? Mi chiedo se
questa operazione confusa e contraddittoria sia cosi importuna in
una realtà altrettanto ambigua e poco chiara. Magari alla fine non saremmo approdati a nulla, ma perlomeno ci saremmo divertiti leggendo un libro che troppo spesso ci è lontano e diffidente.
Sandro Spanu (Roma)
c/o Annob/a
via, (fe/iovcLz^4
loizo *Cattno
REDAZIONE: C/o Anna Lo Grasso, via Genova 64, 10126 Torino
REDATTORI/TRICI: Max Cambeliotti, Daniele Griot, Bettina König (coordinatrice), Anna Lo Grasso (tei 011/6967671), Samuele Montalbano, Lula Nitti, Elia Piovano.
COLLABORATORI/TRICI: Alberto Corsani, Danieia Di Cario, Giorgio Guelmani, Giovanni Jaiia, Simonpietro Marchese, Enzo Marziaie, Marco Scheiienbaum, Stefano Mattone, Stefano Meloni,
Angeio Merletti, Fabrizio Oppo, Lua|^aiiagrosi, Cla^Éjo PasquetJ^selia Sappó^andro Spa^Renzo Tui^Jfto, Paoio VelMo, Antoneii^isintin.
CORRISPONDENTI REGIONALuflaira CasoriqJl^^Pailagros^DSl^h MartinejMnaria FrancesfliS^trosilio, Od^tTsouiiier, Bf^’o Testa..
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iff:NFRDÌ 29 OTTOBRE 1993
PAG. 7 RIFORMA
Intervista a Raniero La Valle, promotore di una legge di iniziativa popolare per la pace
La guerra^ «flagello dell'umanità»
bandita dalla storia^ è uscita dal diritto
EMANUELE BEBUFFIWI
Sulla rivista di geopolitica
«Limes» Ernesto Galli
della Loggia ha scritto: «Vorrei ricordare che il nostro è
l’unico paese occidentale ad
avere un articolo della Costituzione che ripudia espressamente la guerra come strumento per la risoluzione delle
controversie internazionali.
Mon so se sia più bizzarra o
patetica questa petizione di
principio che cerca di cancellare un dato storico di ovvia
evidenza che vede da sempre
la guerra come il fuoco concettuale e pratico della politica internazionale. E come se
noi volessimo per legge cancellare la realtà. È come dire
“L’Italia ripudia l’esistenza
dell’ossigeno’’».
Di fronte a siffatte posizioni belliciste è bene che il popolo della pace sappia elaborare strategie globali per impedire che la politica estera
del nostro paese diventi sempre più offensiva e la nostra
democrazia sempre più armata. In questa direzione va il
progetto di legge di iniziativa
popolare (per cui si sono raccolte le firme fino al 31 ottobre) per l’attuazione del principio costituzionale del «ripudio della guerra» (art. 11). Ne
abbiamo parlato con Raniero
La Valle, già direttore di Avvenire e parlamentare della
Sinistra indipendente, che dirige ora la rivista Bozze.
«Il ripudio della guerra dice La Valle - non è principio che troviamo solo nella
Costituzione italiana, poiché
l’intera comunità internazionale ha ripudiato la guerra
nel ’45. Da allora la guerra
ha cessato di essere l’asse
portante delle relazioni internazionali. Lo Statuto dell’
Onu la dichiarava un “flagello per l’umanità’’, bandendola dalla storia. La guerra è
uscita dal diritto.
Il nostro progetto cerca di
dare effettività al principio
dell’art. II, inserendolo dentro una normativa articolata,
perché la semplice enunciazione di quel principio non
basta a impedire all’Italia di
fare la guerra e di prepararsi
ad essa. Se questo disegno di
legge fosse già .stato in vigore
ai tempi della guerra del
Golfo il nostro paese non
avrebbe potuto prendervi
Immagini dell’ultima guerra mondiale
parte: qualsiasi intervento
militare fuori dai confini nazionali è sottoposto a condizioni rigorosissime e la partecipazione dell’Italia alle
operazioni coattive dell’Onu
deve svolgersi nella piena osservanza delle norme contenute nello Statuto delle Nazioni Unite».
- Molti internazionalisti sostengono che le norme contenute nel cap. VII dello Statuto dell’Onu siano ormai cadute in desuetudine. Perché allora continuare a invocarle?
«Esse sostengono che
l’Onu può intervenire nelle
crisi internazionali avvalendosi delle truppe messe a disposizione dagli stati membri
attraverso accordi stipulati
con il Consiglio di .sicurezza,
per cui tali forze militari
escono dalla sfera della sovranità nazionale per essere
soggette non al comando di
uno stato membro, ma di un
comitato di stato maggiore
formato dai capi di stato
maggiore dei paesi membri
permanenti del Consiglio di
sicurezza. Queste norme non
sono mai state attuate, quindi
non si può dire che siano cadute in desuetudine: lo Statuto Onu è diritto positivo, non
consuetudinario.
L’Italia deve farsi promotrice dell’attuazione di tale
normativa internazionale e in
attesa che ciò avvenga il nostro paese può partecipare
alle operazioni Onu solo fornendo forze non armate per
funzioni di interposizione
nonviolenta, assistenza, prevenzione e soccorso. Si potrà
inviare dei caschi blu, ma solo se l’azione di svolge sotto
la direzione delle Nazioni
Unite e la responsabilità del
Segretario generale».
- Nel progetto di legge c’è
un gruppo di norme relative
al commercio delle armi.
Quali sono le novità?
«Einora ci eravamo accontentati di porre dei limiti al
commercio delle armi, selezionando gli acquirenti e
escludendo quelli rei di cattiva condotta. Ora rovesciamo
il tutto affermando che “Il
commercio intemazionale dei
sistemi e dei componenti
d’arma è vietato" (art. 19).
Le armi sono beni illeciti che
non si possono né comprare
né vendere. Con ciò non si
pretende di abolirle, ma di
sottoporre la loro costruzione
e circolazione a controllo
pubblico».
- Il progetto di legge vuole
ridefinire il concetto di «difesa della patria». Perché?
«L’art. 2 definisce la difesa
della patria come “difesa del
territorio nazionale da attacchi e aggressioni armate” e
questo per contrastare le tendenze a interpretarla sempre
di più come difesa degli interessi nazionali. Il nuovo modello di difesa stabilisce che
L'ora di religione nella scuola pubblica
Gli atti di culto non
sono insegnamenti
compito delle forze armate è
la difesa degli “interessi vitali" del nostro paese, compresi quelli economici (approvvigionamento di materie prime,
accesso ai mercati...). Allora
si deve ristabilire un’interpretazione rigorosa e restrittiva della difesa armata, perché la guerra del Golfo non
diventi davvero il prototipo
delle guerre di domani “rapide, efficienti e con poche vittime”».
- Questo progetto di legge
è denominato «Azioni unite
di resistenza e di pace». Perché resistenza? e a che cosa?
«Si tratta oggi non solo di
operare positivamente per la
pace, di darle un fondamento
politico, giuridico e istituzionale, ma si deve cercare di
resistere a tutte le tendenze
negative, alle restrizioni della
libertà politica e delle forme
di partecipazione popolare.
Si tratta di resistere alla cultura che considera la guerra
come strumento normale della politica estera. L’Azione
per la pace deve partire da
una difesa dei punti alti a cui
l’umanità è arrivata, di quelle conquiste di civiltà che non
solo vengono tradite nella
prassi, ma sono anche messe
in discussione sul piano teorico. Non è possibile una lotta per la pace che non sia anche una lotta per la democrazia, oggi così denigrata e in
pericolo anche da noi».
Undici milioni di italiani sono chiamati alle urne per eleggere 445 sindaci
Un evangelico candidato sindaco a Napoli
Sono undici milioni gli elettori chiamati al voto il 21 novembre prossimo per eleggere il sindaco e il Consiglio di
445 Comuni tra cui Roma,
Napoli, Venezia, Genova, Palermo, Trieste, 'Taranto, Caltanissetta. Moltissimi i candidati a sindaco e moltissime le
liste che li sostengono (17
candidati sindaco a Roma e
25 liste, 18 liste e 10 candidati a Napoli, 15 le liste a Venezia) a riprova che la legge per
l’elezione diretta a doppio
turno non ha semplificato la
politica e rende difficile la
scelta degli elettori.
Tra i candidati a sindaco
delle principali città ve ne anche uno, a Napoli, che si dichiara apertamente evangelico («valdese» secondo alcune
agenzie e qualche quotidiano). È l’ingegner Alberto Garofalo, 41 anni, sposato, con
tre figli, assessore socialista
al Comune fino all’ 11 agosto
scorso quando il Consiglio è
stato sciolto. Come assessore
si era occupato di risorsa mare, ambiente, igiene e sanità,
nettezza urbana e smaltimento rifiuti, acque pubbliche, fognature e cimiteri. Si presenta
oggi come sindaco proposto
da un nuovo raggruppamento
politico «Servire Napoli».
Lo stesso Garofalo ha spiegato all’agenzia Comunicazioni cristiane la sua conversione: «La mia conversione è
avvenuta nel 1987, quando
iniziai a frequentare la chiesa
evangelica del mio quartiere
(Barra). A dire il vero, ci en
trai per pescare voti in vista
delle elezioni amministrative
del 1987 ma, grazie a Dio, fui
pescato dal Signore un giovedì di settembre del l988.
Mentre partecipavo al culto e
meditavo sul modo di comunicare al pastore la decisione
che non avrei più frequentato
la comunità il Signore mi
rapì in Spirito e fui battezzato
di Spirito Santo».
Il suo successo politico, afferma Garofalo, appartiene al
Signore. «Ha fatto tutto il Signore. Senza soldi e senza
clientelismo, come avrei potuto essere eletto a Napoli
con 5.000 preferenze? Ho
sperimentato che il Signore
trasforma le circostanze sfavorevoli in favorevoli e che
tutto “coopera al bene di co
VINCENZA MARCHESE
Le lezioni scolastiche sono
cominciate da qualche
giorno, sia pure con mille difficoltà per soppressioni di
classi, accorpamenti di sezioni, di sedi staccate ecc. Tra le
altre situazioni precarie si ripresenta l’annosa e spinosa
questione delle due ore di religione settimanali (arbitrariamente sottratte nella scuola
materna ed elementare alle
ore curricolari, così che le ore
di lezione obbligatorie sono
25 invece di 27).
Ci sono stati in proposito
vari ricorsi al Tar Lazio di
genitori e di insegnanti per la
piena attuazione di tutte le 27
ore con materie cuiTiculari e
che l’ora di religione nella
scuola pubblica italiana fosse
svolta a parte nel pomeriggio,
in orario aggiuntivo per chi se
ne avvalesse. In fondo l’ora
di religione è facoltativa come la sentenza aprile ’89 della Corte Costituzionale.
Speriamo che in questo anno scolastico non si ripetano
ancora una volta le visite pastorali, gli atti di culto, preghiere, canti, precetti, ecc.
spacciati per incontri culturali, a danno delle minoranze
etniche, delle altre religioni
non cattoliche presenti nella
scuola, di alunni e insegnanti
che non si avvalgono dell’insegnamento della religione
cattolica.
A rinforzare questo processo di laicizzazione della scuola italiana vengono in aiuto le
Intese stilate nel 1984 tra il
governo italiano e le altre
confessioni non cattoliche a
confronto sul problema dell’
insegnamento nelle scuole
italiane della religione cattolica; il testo delle Intese dice:
«...che non abbiano luogo
pratiche religiose o atti di culto a scuola». E ancora citiamo da ultimo la recente sentenza del Tar Emilia Roma
loro che amano il Signore’’».
Tra gli impegni personali
che Alberto Garofalo vuole
seguire c’è quello di essere
«luce laddove il Signore mi
ha chiamato ad operare, sale
nella terra incolta del Comune di Napoli, di rendere una
buona testimonianza e, da
credente, predicare apertamente a tutti coloro a cui il
Signore mi darà di farlo».
Interrogato se esiste una
differenza tra la morale politica e la morale biblica Garofalo non ha esitazioni: «È la
differenza che c'è tra il cielo
e la terra».
Tra fede e politica esistono
limiti e incompatibilità:«La
fede in Cristo è incompatibile
solo con il peccato e le sue
articolazioni».
gna del 17/6/93 che rappresenta una vittoria del diritto e
una riaffermazione della
scuola pubblica come luogo
aperto e incedibile a maggioranze confessionali, ribadendo i principi della Costituzione italiana di libertà religiosa,
democrazia e autonomia scolastica dalla chiesa.
La legge n. 416 del 31/5/74
sull’istituzione degli organi
collegiali nelle scuole statali
non fa rientrare la celebrazione di liturgie o riti religiosi o
il compimento di atti di culto
o comunque le pratiche religiose come competenza dei
Consigli di circolo o di istituto, né fa rientrare tali atti di
culto nelle attività extrascolastiche di particolare interesse
educativo deliberate con la
programmazione didattica di
classe o di circolo o di istituto
in fase di programmazione
collegiale.
Gli atti di culto, le celebrazioni di preghiere, riti, non
sono «cultura religiosa» ma
un atto di fede individuale
del credente, non un fatto
culturale da praticare a scuola. Pertanto, oltre l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole dello stato italiano non è consentito andare. «Gli atti di culto e le celebrazioni religiose - recita
sempre la sentenza del Tar
Emilia Romagna del 17 giugno scorso - si compiono
unicamente nei luoghi ad essi
unicamente destinati». Diversamente assistiamo ad una
vera interferenza della Chiesa
cattolica nell’attività dell’
istituzione statale.
In anni di pluralismo e di
integrazione di altre culture,
con Timmissione nelle nostre
scuole di bambini extra-comunitari, la scuola italiana si
deve attrezzare ad accettare
le diversità e a rispettarle
senza preconcetti, senza discriminazioni per motivi religiosi.
Abbonamento annuo L. 23.000 - Estero L.
28.000 Sostenitore L. 30.000 - Una copia
L. 3.000 da versare su c.c.p. n. 14603203
intestato a «L’amico dei fanciulli - Tavola
Valdese» - 20159 Milano - Via Porro Lambertenghi 28
24
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 29 OTTOBRE 199':(
Intervista a Carlo Rapini sulla prestigiosa Fiera tedesca del libro
Francoforte: la Bibbia degli Stati generali
simbolo deIReditoria dei Paesi Bassi
ALBERTO CORSARI
Tra il 6 e r 11 ottobre si è
svolta a Francoforte la
quarantacinquesima edizione
della «Buchmesse», la prestigiosa Fiera internazionale
del libro, che ha avuto uno
spazio «monografico» dedicato alla cultura e aH’editoria
fiamminga. Dell’imponente
manifestazione tedesca e della partecipazione della nostra
editrice parliamo con Carlo
Rapini, direttore editoriale
della Claudiana.
«La Buchmesse occupa 14
grandi padiglioni in cui presenta la produzione di circa
8.500 editori di tutto il mondo: i 5 giorni e mezzo di apertura non sono sufficienti
per vederla tutta. Si potrebbe
dire che Francoforte equivale a 20 volte il Salone del libro di Torino, ma in realtà il
Salone torinese è una fieramercato, una grande libreria; a Francoforte non si
vende, è un appuntamento di
editori per la compravendita
dei titoli da pubblicare e per
le coedizioni.
Certo, è anche un ’immensa
vetrina per conoscere la produzione di tutto il mondo, ma
è innanzitutto l’unica sede
d’incontro a livello mondiale
per gli addetti ai lavori. La
produzione libraria è divisa
per materie e per nazionalità; la ricerca non è facile: il
catalogo è un volume in tre
tomi di oltre 1.500 pagine, e
bisogna imparare a scoprirne i segreti».
Crisi in Italia:
e l'Europa?
- A livello italiano c’è una
crisi del settore: si produce
troppo, i libri stanno un mese
in vetrina e poi spariscono
per sempre e per contro si
legge pochissimo. Quali segnali vengono da Francoforte?
«Il settore italiano registrava un calo di iscritti di
circa il 15-20%, ma nei setto
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Area linguistica dei dialetti germanici continentali
ri esteri, soprattutto in quello
tedesco che fa la parte del
leone, non si respira davvero
aria di crisi. Ci si rende conto che il Germania il libro è
considerato uno strumento
importante di cultura, rispettato e amato anche a livello
popolare. Vi si avverte certo
l’eredità della Riforma, ma
anche l’effetto di una scuola
intelligente che educa alla libera lettura e di una rete di
spettacolari librerie dove si
può simpaticamente trascorrere il tempo libero, pranzare, vedere mostre d’arte e
leggere i libri comodamente
seduti prima di decidere se
comprare o no.
Con questi strumenti si
combatte efficacemente la
concorrenza della Tv e del video, che pure esiste. In Italia
invece sappiamo solo lamentarci per il calo dei lettori: la
scuola rimane autoritaria e
scoraggiante, le nostre piccole librerie degli empori generici che trattano il libro come
un prodotto ortofrutticolo. In
compenso abbiamo le prediche del ministro Russo Jervolino».
- In questi anni l’Europa
economica sta marciando nel
La Bibbia degli Stati generali, pubblicata a Leida nel 1637
la direzione di Maastricht.
C’è qualche segnale di unità
(o della sua ricerca) anche nel
campo culturale? E che significato ha avuto la proposta
della cultura fiamminga, di
per sé sovranazionale?
La cultura fiamminga
e la Bibbia
«Qualcosa si sta muovendo
anche in campo editoriale. E
nota l’iniziativa di collane
“europee”, pubblicate contemporaneamente nei principali paesi. Quanto alla cultura fiamminga è naturale che
si proceda per “aree linguistiche ” e non per stati. Del
resto i fiamminghi ci tengono
molto a far sapere che la loro
lingua - il nederlandese non è parlata solo in Olanda
e in parte del Belgio, ma anche (con varianti) nelle Antille, nel Suriname e in Sud
Africa.
Nel ’600 i Paesi Bassi, con
la loro straordinaria editoria
e grazie alla libertà di stampa che vi regnava, erano la
nazione dominante alla Fiera del libro di Francoforte e
sono rimasti per secoli un
“porto sicuro" per l’editoria
clandestina fino a epoca recentissima. Il bel materiale
illustrativo diffuso in Fiera
si apre con il frontespizio
della “Bibbia degli Stati generali”, edita a Leida nel
1637, che ebbe una funzione
unificante per la lingua, pari
a quello della Bibbia di Lutero.
L’Olanda è il paese che
ha, a tutt’oggi, il maggior
numero di editori e di lettori,
in rapporto alla popolazione. Un bel quesito da porre
alla pseudocultura nostrana:
se il calvinismo fosse stato
davvero quel rigido dogmatismo dittatoriale di cui si legge da noi, come si spiega che
l’Olanda è diventata - prima
in Europa - il paese della libertà di pensiero e della tolleranza?».
Rapporti con
l'editoria protestante
- Venendo a ciò che riguarda più da vicino l’editrice Claudiana, che cosa ci
può dire dei contatti avuti a
Francoforte? Che impressione ha tratto daH’editoria protestante estera?
«Ormai la Claudiana è
ben conosciuta e stimata
all’estero. Molti sono incuriositi di sapere che esiste
uno casa editrice prote.stante
in un paese ritenuto massicciamente cattolico e chiedono informazioni. Ogni anno
la mia agenda è fitta di appuntamenti con editori, so
prattutto americani e inglesi.
L’editoria protestante americana, raggruppata per grandi denominazioni “storiche ”,
è molto fiorente con una produzione vastissima a ogni livello e con stretti rapporti
con il mercato inglese, già di
per sé ampio e articolato.
L’editoria protestante tedesca attraversa invece un
momento non facile. 1 grossi
teologi tacciono o producono poco; la produzione divulgativa è insufficiente; si
nota una tendenza alla concentrazione non sempre positiva. Per esempio, la casa
più prestigiosa (Kaiser Verlag) è stata assorbita da
un’editrice molto più “commerciale”, la Giitersloher
Verlagshaus, che non ha esitato a tradurre il best seller
della teologa australiana
Barbara Thiering, “Gesù di
Qumran”, in cui si sostiene
con pretese di scientificità
che Gesù, dopo una morte
apparente sulla croce, sia diventato un “maestro” esseno
della comunità di Qumran
nel Mar Morto!».
La Claudiana
e il mercato estero
- C’è qualche possibilità di
vendere opere della Claudiana all’estero? Potremmo avere qualche anticipazione...?
Francoforte: II simbolo della
manifestazione
«La Claudiana ha il suo
piccolo spazio nello stand
collettivo dell’editoria italiana e vi espone le principali
novità. Questo ci consente di
entrare nel Catalogo della
Fiera, che è un po’ come il
Gotha dell’editoria. Quanto a
vendere titoli è molto diffìcile, date le nostre dimensioni e
le forti spese di traduzione
che gli stranieri dovrebbero
affrontare. Così, per il libro
di Salvatore Caponetto sulla
Riforma in Italia, alcuni docenti nordamericani stanno
cercando di interessare una
fondazione per la copertura
delle spese, ma non è facile.
Quanto alle prossime pubblicazioni posso dire che sono proprio i rapporti amichevoli allacciati a Francoforte
ormai da 24 anni che ci permettono di cogliere al volo,
prima di altri editori italiani,
anche libri molto richiesti.
Così abbiamo potuto aggiudicarci un best seller olandese che uscirà in italiano nel
’94 (tradotto dal pastore
Thomas Soggin): “Ho i miei
dubbi. Un’esposizione critica
della fede cristiana”, di H.
M. Kuitert, profe.ssore emerito dell’Università libera di
Amsterdam (riformata); tutti
i temi classici della dogmatica ripensati e riespressi per
l’uomo che vive nel mondo
post-cristiano di oggi».
L'ultimo quaderno di «DIakonia»
Vita quotidiana di
un anziano di chiesa
ERIKA TOMASSONE
Il Concistoro nelle chiese
valdesi delle Valli ha avuto nel passato una funzione
di direzione della vita ecclesiastica e dell’etica. L’anziano era chiamato a un incarico
considerato prestigioso e
spesso si trattava di un incarico «a vita».
Nelle mutate condizioni di
oggi l’anziano non è più un
ministero onorevole perché
non ha più a che fare con
un’autorevolezza riconosciuta nell’ambito della comunità. Ci siamo chiesti in questi ultimi anni se non sia per
questa ragione che oggi nei
Concistori delle valli ci siano
tante donne: se cioè questo
ministero, perso il suo prestigio, non sia stato ceduto alle
donne.
L’opuscolo di Paola Geymonat* non entra nel merito
di questa discussione ma lascia intravedere una chance
dell’esercizio del ministero
di anziano da parte delle donne: la valorizzazione della relazione con gli altri. Sono
spesso le donne, nell’ambito
delle famiglie, le cultrici delle relazioni con gli altri, attente ai dettagli delle situazioni, impegnate a legare vita
quotidiana e progetto.
Questo discorso non si può
certo generalizzare, ma è
un’indicazione utile che si ricava tra le righe di questo
diario di incontri. L’anziano
non vi appare come il difensore dell’istituzione chiesa né
come l’avvocato difensore
dei pastori; l’anziano è parte
di una relazione di persone,
corpi e fedi, speranza di una
comunità fatta delle relazioni
tra uomini e donne, bambini
e anziani, giovani e quarantenni.
Così al centro del testo di
Paola Geymonat si trovano le
persone che volenti o nolenti
hanno attraversato la vita del
loro anziano. Sia il signor H.
e la sua sofferenza, sia la famiglia che riceve sempre oltre lo steccato, sia la voce
anonima che consiglia di
quaderni dì
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Paola Geymonat X>'Annn
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Appuatt «fl Mdtu M et^
mettere in buca la circolare,
hanno attraversato non solo
la mente ma il corpo e la vita
del loro anziano. E l’anziano
si fa conoscere attraverso i
suoi incontri con il suo doppio lavoro (la casa e la scuola) e la sua famiglia, la sua
afasia di fronte alla sofferenza estrema, la tenerezza e il
rispetto verso i più anziani
considerati, come in ogni società contadina, fonte di
esperienza e saperi antichi.
Non suggerisco che l’anziano di questo opuscolo sia
un modello, quanto piuttosto
voglio sperare che dalla lettura di questi incontri, tra un
cortile e una cucina, ai piedi
di un mucchio di letame o di
un melo, raccolti intorno alla
fossa di un cimitero, davanti
a un anonimo citofono o comodamente seduti in una calda stanza, nasca in noi un
barlume di speranza circa la
possibilità di vivere nelle comunità delle relazioni preziose e autentiche.
Chi potrà essere il lettore o
la lettrice di questo diario?
Innanzitutto i membri dei
Consigli di chiesa che potranno trarne incoraggiamento, ma anche i membri delle
chiese ai quali il diario potrà
mostrare il sogno di una
chiesa di relazioni intessute.
(*) Paola Geymonat
D’Amore: Voi del Concistoro. Quaderni di Diakonia n. 8.
Appuntamenti
Venerdì 29 ottobre — TORINO: Alle ore 18, presso il Museo
nazionale del Risorgimento, il prof. Giovanni Spadolini presenta il proprio libro: «Gobetti: un’idea dell’Italia».
Sabato 30 ottobre — TORINO: Alle ore 15, nel salone valdese
di corso Vittorio Emanuele 23, Paolo De Benedetti, docente
di giudaismo, Fulvio Terrario, teologo valdese e Brunetto
Salvarani, teologo cattolico, discutono il tema: «Bibbia e
cultura italiana».
Giovedì 4 novembre — VICENZA: Alle 20,30, presso la chiesa metodista (contrà S. Faustino), a conclusione dell’attività
del- gruppo interconfessionale sul tema: «“Manderò il mio
Spirito su tutti”: L’ecumenismo nella forza dello Spirito»,
parla il pastore Paolo De Caro.
Giovedì 4 novembre — ROMA: Alle ore 19, nel tempio di via
IV Novembre 107, il dott. Mario Cignoni parla sul tema
«Bibbia e libertà: i valdesi a Roma nel Risorgimento».
Venerdì 5 novembre — BERGAMO: Alle ore 21, presso il
Centro culturale protestante (via Tasso 55), Giulio Orazio
Bravi parla sul tema: «La Riforma a Bergamo: tempi, uomini, idee».
Venerdì 5 novembre — SONDRIO: Presso la sala del Centro
evangelico di cultura (via Malta, 16) conferenza della
dott.ssa Claudia Di Filippo, dell’Istituto di Storia medievale
e moderna dell’Università di Milano, sul tema «Fra Sondrio
e le leghe grigie: la Valmalenco del tardo Cinquecento».
Venerdì 5 - domenica 7 novembre — FIRENZE: Presso il
Centro giovanile protestante si svolge il convegno organizzato dalla Fcei sul tema «Non impareranno più la guerra» dedicato alla ex Jugoslavia. Per informazioni: servizio Rifugiati e
migranti Fcei, tei. 06-483188.
Mercoledì 10 novembre — GENOVA: Alle ore 17,30, nella
sala convegni della Banca di Genova e S. Giorgio, per il ciclo sulla comprensione della rivelazione organizzato dal Sae,
il prof. Piero Stefani parla sul tema: «“Vi è stato detto ma io
vi dico”: Gesù e la Torah».
25
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
PAG. 9 RIFORMA
Un libro di Michele L. Straniero per la collana «Uomini e religioni»
La realtà e la storia dell'altro cristianesimo
un approccio al mondo ortodosso
LUCIANO DEODATO
Compaiono talvolta in tivù
le barbe solenni di altrettanto solenni patriarchi ortodossi, ieratici nei loro pesanti
e ricchi paramenti sacri che
ne accentuano le rotondità,
oppure i volti rugosi di donne
e uomini anziani, carichi di
vita e di sofferenze, quasi intagliati in un legno indurito
dal tempo. Si intuisce dietro a
queste immagini una storia
complessa e una fede radicata
nell’animo, tenace come una
superstizione. Sono gli ortodossi che, dopo gli anni della
guerra fredda, separati da noi
dalla cortina di ferro, riemergono alla ribalta con i rivolgimenti della loro travagliata
storia politica. Ci sembrano
cattolici per via di Maria e
dei santi, ma non lo sono.
Una volta, parlando con
uno dei loro patriarchi, questi
mi disse: «Il papa vorrebbe
che andassimo con lui, ma
non si illuda; non avverrà
mai!», e ciò a causa dell’imperialismo della Chiesa cattolica. Sono con noi nel Consiglio ecumenico delle chiese,
anche se non mancano di manifestare tutto il loro disagio,
accresciuto recentemente dalla questione del sacerdozio
femminile che rimane per loro del tutto inaccettabile;
sempre sul punto di andarsene sbattendo la porta, eppure
continuando a rimanere per
una fedeltà a una visione universale e pluralista della chiesa. È un mondo strano, antico
come i monasteri del monte
Athos, ma che riesce a vivere
nel moderno. Ricordo di essere stato afferrato una volta
nel corso di una funzione dalla preghiera di uno dei loro
La tradizione afferma che in questo iuogo avvenne il battesimo degii
abitanti di Kiev, il monumento risale al 1853
patriarchi. Non ne capivo
nulla, perché pronunciata in
un’antica lingua slava; eppure la solennità e musicalità
delle parole pronunciate dal
patriarca mi rievocavano voci
e gemiti di generazioni del
passato, tensioni e speranze
per l’oggi e il domani, inserendomi in una catena ininterrotta di credenti. Ho pensato allora al senso della «comunione dei santi» di cui parla il Credo.
Chi sono gli ortodossi?
Tenta di dare una risposta
Michele L. Straniero, con un
libretto* della collana di
Mondadori, «Uomini e religioni», scandito in 23 brevi
capitoletti di poche pagine
ognuno, corredato da una bibliografia, essenziale ma ricca, e da una piccola antologia
di testi significativi. Con
Straniero ripercorriamo i momenti storici più salienti o veniamo informati su alcune
delle questioni teologiche più
importanti. Si tratta, insomma, di una prima informazione, rapida e quindi fatalmente
superficiale ma non sciocca e
comunque documentata. Chi
vuole può poi approfondire la
propria ricerca su questo o
quell’aspetto, sfruttando la
bibliografia in appendice. Lo
stile è di tipo giornalistico,
scorrevole e gradevole. Forse
c’è un limite di tipo confessionale nel senso che Straniero legge l’ortodossia sullo
sfondo del cattolicesimo, tenendo probabilmente conto
della formazione spirituale e
culturale della maggioranza
dei suoi ipotetici lettori. Non
I riconoscimenti attribuiti a Giorgio Spini e Bruna Peyrot
Gli storici evangelici premiati
nella manifestazione di Acqui
FULVIO FERRARIO
Sabato 2 ottobre si è svolta
a Acqui Terme (Al) la cerimonia di consegna del «Premio Acqui storia», vinto quest’anno dal prof. Giorgio Spini con la sua ultima fatica Le
origini del socialismo. Dall’
utopia alla bandiera rossa
(Einaudi).
L’«Acqui storia», insieme
ad alcuni altri premi a esso
tradizionalmente associati,
costituisce un evento di rilievo non solo per la cittadina
termale, ma anche per una
provincia, come queìla alessandrina, che nell’insieme
non si distingue per la vivacità della propria vita culturale. Della giuria fanno parte
studiosi di fama, tra cui Arturo Colombo, Valerio Castronovo, Maurilio Guasco, Giorgio Rochat, Nuto Revelli.
Nel corso di un’affollata
conferenza stampa Giorgio
Spini ha osservato che il suo
libro, che certo esce in un
momento particolarmente critico della storia del socialismo e che ha, quindi, anche
un interesse d’attualità, non è
comunque un «instant hook»
nato dalla cronaca; si tratta
invece del frutto di ricerche
Giorgio Spini
nei più importanti archivi e
biblioteche del mondo, per
inseguire e riannodare i fili di
vite e idee che hanno dato
luogo al più grande tentativo
politico di liberazione dell’intera storia occidentale.
Arturo Colombo, che conduceva la conferenza stampa,
ha messo in luce che la storia
del socialismo costituisce uno
degli interessi dominanti
dell’indagine di Spini (accanto, per menzionarne solo alcuni, alla storia americana e a
quella dell’evangelismo italiano); quest’opera della ma
turità assume quindi anche il
valore di sintesi dell’impegno
storiografico di una vita.
Giorgio Spini non è stato
l’unico evangelico premiato
nella serata acquese: Bruna
Peyrot, autrice con Graziella
Bonansea, di Vite discrete
(Rosenberg e Selber), ha ricevuto per questo volume il
«Premio Davide Lajolo». La
ricerca riguarda la storia del
vissuto quotidiano di donne
che uniscono la specificità
della condizione femminile a
quella dell’appartenenza a
una minoranza religiosa.
La discrezione di cui parla
il titolo si riferisce alla sintesi
di riservatezza e dignità che,
ha dichiarato Graziella Bonansea, originaria di Pinerolo
e non valdese, «ho notato in
queste donne, con stupore e
interesse, fin dagli anni della
mia infanzia».
La serata acquese si è conclusa con un dibattito dedicato
alla presentazione del volume
La divisione Acqui a Cefalonia. Settembre 1943 (Mursia),
con interventi di Mario Montanari, Gerhard Schreiber
(vincitore, a sua volta, del
«Premio Gemma e Giacinto
Guareschi»), Giorgio Rochat
e Marcello Venturi.
gli possiamo dare torto; però,
alla fine, ne risulta una lettura
parziale.
Con sorpresa e anche intima soddisfazione ho trovato
che per il capitoletto sugli
uniati. Straniero si è servito
degli ottimi interventi del nostro Carlo Papini, comparsi a
suo tempo su «La Luce»
(peccato però che non abbia
inserito il suo nome nella bibliografia). Parlando poi del
«caso Lucaris» (pp 69 segg.)
è costretto a menzionare Antoine Léger, definendolo genericamente come «un calvinista». Léger era in realtà un
pastore valdese con il quale i
riformati di Ginevra tentarono un’operazione audace,
quella cioè di stabilire un rapporto con il patriarca ortodosso di Costantinopoli, interessato alla Riforma. Forse più
che aU’ecumenismo si pensava allora a schieramenti anticattolici, dato il clima imperante delle guerre di religione. Fu così che nel 1628 Léger sbarcò a Costantinopoli
nella veste di cappellano
dell’ambasciata olandese: ebbe colloqui con Lucaris (pare
che abbia anche ricevuto dei
soldi per le chiese valdesi),
ma poi la cosa finì male perché il patriarca fu assassinato
dai gesuiti (ma questo Straniero lo dice in modo molto
sfumato).
Pur con i suoi limiti, dovuti
alla necessità di essere breve,
il libro di Straniero è comunque una buona base per chi
voglia avere un primo approccio al vasto mondo
dell’ortodossia.
Michele L. Straniero: Gli
ortodossi. L’altro cristianesimo. Mondadori, Milano,
1993, pp 172, £ 12.000.
Comunità di base
Né padri
né maestri
Né padri né maestri. Percorsi di autonomia e responsabilità è il titolo dell’XI seminario nazionale di studio
delle comunità di base, che si
svolge dal 30 ottobre al 1°
novembre presso l’hôtel Aequa di Vico Equense (Na).
Il seminario è articolato in
ampi «capitoli» relativi alle
esperienze (introduzione di
Ciro Castaldo e successivo
intervento di Giovanni Franzoni su «L’orizzonte in cui ci
muoviamo»), ai «Mille nomi
di Dio» {Dio: la violenza delle immagini, relazione di Ermanno Genre; Religioni: la
prepotenza degli assoluti, relazione di Ortensio da Spinetoli), ai «luoghi dell’uguaglianza e della differenza {Intrecciando autonomia e responsabilità, traccia di lavoro
a cura del Comitato nazionale). La giornata conclusiva di
lunedì 1° novembre sarà dedicata alla visione propositiva. Sotto il cappello «Progettando nuovi spazi di libertà»
avranno luogo gli interventi
di Raffaella Lamberti e Bruno Morandi che testimonieranno su percorsi in altri luoghi di base. Faranno seguito
il dibattito finale e le conclusioni.
Per informazioni ci si può
rivolgere alla segreteria tecnica Cdb: tei. 081-5534150, in
orario 16,30-22,30.
Arrivo in Israele dall’Europa orientale
Libri
Ricordi di Israele giovane
Yoel Hoffmann è uno stimato professore di Filosofia e Letteratura dell’Estremo Oriente all’Università di Haifa. Ma è anche
uno scrittore originale, che ritrae Israele, nel Cristo dei pesci*,
come siamo poco abituati a vederlo descrivere. E l’Israele degli
anni ’50 e delle campagne, degli ebrei di origine tedesca, degli
intellettuali che convivono con gli agricoltori (in un’esperienza
che probabilmente ha pochi eguali), dell’amante della zia che
subentra allo zio morto: il tutto attraverso gli occhi di un bambino. I limiti ma anche la sfida che caratterizzpo il libro (che
lascia volutamente bianche le pagine pari, cosicché il loro numero va ridotto della metà) stanno nella frase che chiude il
frammento (come chiamare altrimenti questa sorta di 233 rmcrostorie, aforismi che a tratti rimandano ai testi ben più densi e
meno spontanei di Edmond Jabès) n. 4: il maestro dà come
compito quello di descrivere «cosa vedi al mercato». Il bambino-narratore racconta di un mongoloide che passa delle ore a
guardare la merce al banco del pescivendolo, suo padre. Il richiamo del maestro è inflessibilmente ottuso; «Dovevi descrivere tutto quello che vedi».
Questo passaggio spiega e illumina tutto il libro: è l’ammissione di aver scelto una fetta parzialissima di ricordi, di aver
compiuto un arbitrio, peraltro del tutto lecito al narratore. Quelli e non altri sono i ricordi che affiorano, da privilegiare, e
quelli si alternano con le impressioni, le tragedie, i fatti curiosi,
con l’osservazione degli oggetti di casa. Impressioni di filosofo
che vede attraverso gli occhi di sé bambino.
(*) Yoel Hoffmann: Il Cristo dei pesci. Milano, Feltrinelli,
1993, pp 167, £ 19.000.
Milano, specchio d'Italia
Di questo suo ultimo affresco che Giorgio Bocca ha disegnato su Milano*, specchio della contemporaneità italiana, raccontando la trasformazione di quella che fu la capitale economica e
morale d’Italia, non è tanto il contenuto che avvince quanto la
cifra narrativa e lo stile.
Bocca ha abituato i suoi lettori alle cronache impietose dei
malaffari e malesseri italiani: Metropolis non sorprende, non rivela di Milano, immensa città ammalata, metafora della rovina
del paese, molte più cose che già non sapessimo.
Dove si poteva trovare, prima di questo libro, altrettanta passione civile nell’evocazione di fatti e protagonisti della vita
pubblica, concitazione narrativa così ironica, forte, sofferta, intessuta di pessimismo eppure di speranza? Forse, con un paragone un po’ azzardato, le migliori di queste pagine ricordano
gli Annali di Tacito: Bocca ha la capacità di mettere a fuoco la
storia dei potenti, «quelli di sopra» guardando alla polis, «quelli di sotto». Provare, per credere, a leggere i capitoli «Dove sei,
mare d’Istria?», sulla ripulitura preelettorale del quartiere reclusorio di Quarto Oggiaro, o «A scuola di sopravvivenza»,
sulla regata data sul Ticino dalla gran dama milanese Giulia
Maria Crespi, (s.t.).
(*) Giorgio Bocca: Metropolis. Milano, Mondadori, 1993,
pp 290, £ 30.000.
L'obiezione di coscienza
nel mondo
Tra le tante notizie di segno negativo in questa materia, registriamo che la Camera ha approvato la nuova legge sull’obiezione di coscienza al servizio militare (dopo la bocciatura, sotto
forma di rinvio alle Camere, che ne diede il presidente Cossiga
il 1° febbraio 1992). E ancora: è un buon segno l’emendamento, approvato con voto referendario in data 17 maggio 1992
(l’82,5% dei votanti è stato favorevole) in virtù del quale la
Svizzera ha introdotto per la prima volta la possibilità di svolgere un servizio civile alternativo.
Queste e altre notizie, unitamente al testo della legge italiana
in corso di esame e a una serie di risoluzioni intemazionali in
materia, costituiscono il rapporto di Amnesty International dedicato appunto agli obiettori. Impegnata come è nella difesa e
nella tutela dei perseguitati per motivi di coscienza, l’organizzazione interviene (e non è certo la prima volta) con le sue prese di posizioni autorevoli. È da augurarsi (ma la situazione ben
documentata di altri paesi, anche europei - si vedano le restrizioni in vigore, per esempio, in Grecia - induce al pessimismo)
che Parlamenti e governi si preoccupino delle «attenzioni» che
un organismo di questo genere riserva loro, e che ne traggano
le giuste conseguenze.
(*) Amnesty International: Obiettori. Rapporto sulla obiezione di coscienza nel mondo. Torino, Sonda, 1993, pp 102,
£ 17.000.
26
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 29 OTTOBRE I993
Anche le istituzioni religiose ed educative sono coinvolte nella questione morale
Nella crisi occorre riscoprire i valori della
coscienza; delia laicità e della responsabilità
________ALBERTO TACCIA________
Davanti alla grave crisi
che i valori morali tipici
della nostra civiltà occidentale stanno attraversando porsi
il problema della loro consistenza, della loro efficacia e
della loro proponibilità è operazione largamente meritevole, legittima e opportuna.
Tuttavia non mi sembra
sufficiente oggi la semplice
ripetizione di valori che troppo facilmente riscuotono
l’unanime consenso. Ma chi
non vuole oggi la pace, la
giustizia, la libertà, la tutela
della vita, la verità e l’amore
del prossimo? Valori che appaiono spesso nella loro genericità e nella loro astrattezza in un processo di idealizzazione destinato a infrangersi sugli scogli delle contraddizioni dell’esistenza umana.
Non è dunque tempo di restaurazioni, ma di ricerca
proiettata verso il futuro. Ricostruire sì, ma su quali basi? era il titolo di un libretto
che nell’immediato dopoguerra ebbe molta fortuna negli ambienti della nostra
chiesa e che oggi toma di attualità con il suo interrogativo inquietante e impegnativo.
La crisi di civiltà che stiamo
attraversando coinvolge anche le istituzioni religiose ed
educative che in qualche modo hanno il compito di promuovere il sorgere e lo svilupparsi dei valori morali e
spirituali nelle nuove generazioni. Esse devono aver il coraggio di assumere la loro
parte di responsabilità, compiendo quello che le chiese
chiamano confessione di peccato, che generalmente chie
dono agli altri ma che difficilmente applicano a loro
stesse.
Assistiamo oggi a un recupero di religiosità a tutti i livelli. Sulle macerie di quelle
grandi idealità cosiddette laiche, sempre viste con sospetto e un tempo nettamente
condannate (come il liberalismo, il socialismo, il marxismo) avanzano al contrattacco i «panzer» ecclesiastici,
riempiendo il mondo di messaggi, dichiarazioni, encicliche, condanne, appelli alla
conversione, al ritorno, al
rientro nell’ambito dell’obbedienza e della sana dottrina.
Ma se alcuni tendono alla riconquista del mondo altri invece, ritenendolo realtà irrecuperabile, tentano un recupero di spiritualità e interiorità che spesso si risolve in
evasioni spiritualistiche e settarie.
Nella situazione di perdita
di umanità in cui ci troviamo
dobbiamo riconoscere che
nessuno ha in tasca la verità
ultima da imporre come
Tunica possibile. Siamo forse
giunti alla fine di tutti gli assolutismi religiosi, filosofici,
etici, scientifici, politici. Come credente affermo che la
verità assoluta esiste, ma non
è nelle mani dell’uomo; essa
è in Dio, nascosta e rivelata
in Gesù Cristo, via, verità, vita. Questa verità ci è data come grazia ma nessuno ne
possiede il monopolio.
Non è dunque tempo di imporre, ma di proporre, non è
tempo di sicurezza, ma di fiducia; non è tempo di soluzioni, ma di ricerca; non è il
tempo della meta, ma del
cammino.
TAVOLA VALDESE
Vàcanza di chiese I
La Tavola, in base all’art. 17 RO 4 proclama la vacanza
della Chiesa valdese di Lusema S. Giovanni a partire dal
1° ottobre 1993, La designazione del nuovo pastore titolare
dovrà avvenire entro il 31 dicembre 1993, secondo gli artt.
12,13 e 14 RO 4.
La Tavola, in vista dell’emeritazione del past. Teofilo
Pons per raggiunti limiti di età, proclama la vacanza della
Chiesa valdese di Villar Pellice dal 1“ ottobre 1993. La designazione del nuovo pastore titolare dovrà avvenire entro il
31 dicembre 1993 sulù base degli artt. 12, 13 e 14 RO 4.
La Tavola, avendo il pàst. Archimede Bertolino manifestato la sua indisponibilità a proseguire nel ministero oltre il
primo settennio, proclama la vacanza della Chiesa valdese
di San Secondo dal 1“ ottobre 1993. La designazione del
nuovo pastore dovrà avvenire entro il 31 dicembre 1993
alila base degli artt. 12,13 e 14 RO 4,
La Tavola, avendo il pastine Vito Oardiol manifestato la
sua indisponibilità a proseguire nel suo ministero oltre il
jnirtK) satennk) nella Chiesa valdese di Rorà, proclama la
vacanza di qiresta Chiesa dal 1* ottobre 1993. La designazione del mmvo pastore dovrà avvenire entro il 31 dicembre
1993, sulla base degli artt. 12,13 e 14 RO 4.
La Tavola, avendo il past. Giorgio Bouch^ manifestato
la sua indisponibilità a proseguire il suo ministero oltre il
primo settennio nella Chiesa valdese ^ via dd Cimbri a
Napoli, proclama la vacanza di questa Chiesa a partire dal
1° ottobre 1993. La dbsignazione del nuovo pastore dovrà
avvenire entro il 31 dicembre 1993, sulla base degli artt. 12,.
13cl4R04. 9.. .
‘ La Tavola, raccolto il consenso del Concistoro ai sensi
dell’alt. 17 RO 4, proclama la vacanza della Chiesa valde*
se di Perrero-Maniglia e della Chiesa vanid«^ di Mas*
sdto, affidate allo stesso pastore.
La designazione del nuovo pastore titolare dovrà avvenire'
entro il 31 genn^o 1994, secon<to gli 12,13 e 14 RO 4.
Tutti riconosciamo che è
tempo di crisi per la nostra
generazione: crisi vuol dire
giudizio ma anche, per usare
un termine evangelico, le doglie del parto. Un cammino di
sofferenza ma pieno di speranza verso un «novum» a
cui tutti aspirano. Un «nuovo» che dobbiamo costruire
assieme con spirito di creatività, apportando ciascuno il
suo contributo in un lento
processo di confronto e, ove
possibile, di integrazione di
valori nell’ascolto e nel rispetto reciproco.
In questo processo mi pare
necessario riscoprire e rivalutare un grande valore di base
che è la laicità. La laicità, da
non confondere con il laicismo, che ne è la degenerazione, è uno degli apporti più
positivi della cultura moderna. La laicità, che nasce come
emancipazione dagli assolutismi culturali e religiosi del
Medioevo, è stata dunque libertà dalla chiesa ma, paradossalmente, diventa in seguito libertà per la chiesa.
La laicità è Thumus indispensabile per la crescita del
pluralismo e della democrazia. È l’ambiente adatto e necessario in cui non il potere
ecclesiastico ma la testimonianza cristiana ha piena possibilità di esprimersi, non con
mire egemoniche di conquista ma in un’autentica volontà di servizio che non
esclude la denuncia e il richiamo e che dà spazio alla
predicazione e all’annuncio
libero della grazia e dell’
amore di Dio in Gesù Cristo.
Annuncio sostenuto soltanto
dalla forza della fede senza
supporti politici o di potere.
Il protestantesimo ha voluto
de-clericalizzare non soltanto
la società ma anche la chiesa
stessa, e in questo ambito ha
riscoperto un senso nuovo alla vocazione. Concetto fondamentale non più limitato
all’ambito della sacralità, ma
proposto come autentica scelta di servizio al prossimo nella professione e nel comportamento quotidiano.
La vocazione diventa allora
il senso e la ragione della vita
di ognuno. Alla base della
vocazione c’è l’acquisizione
della libertà interiore come
espressione della grazia.
Quello che TEvangelo chiama il perdono dei peccati. Il
peccato è inteso non tanto come trasgressione morale, ma
come forza di dissociazione e
di separazione. Il peccato è la
separazione dell’essere umano da Dio, dal prossimo, dalla natura e da se stesso. Da
questo peccato nascono i peccati nella loro forza di odio,
violenza, sopraffazione, alienazione.
Ma se il peccato è separazione, il perdono è la riconciliazione dell’essere umano
con Dio, con il prossimo, con
la natura e con se stesso: la
ricostituzione dello shalom
della pace in senso pieno. Il
perdono non è dunque il ritorno all’alveo dell’obbedienza formale del precetto, non è
normalizzazione spirituale o
religiosa, ma essenzialmente
liberazione dai condizionamenti negativi che vincolano
l’esistenza umana. Liberazione gioiosa e riconoscente che
trova la sua massima espressione nella volontà di una
operosità consapevole, coe
rente al servizio della società,
vissuta nella sobrietà e nella
semplicità. Vivere semplicemente perché altri possa semplicemente vivere.
In questa tensione libertàservizio si colloca una delle
più importanti espressioni
della vocazione: la responsabilità. La responsabilità davanti a Dio e agli uomini è il
vero motore dell’operosità finalizzata al bene proprio e
delia società. Essa non è determinata né dalla paura della
punizione né dalla ricerca del
proprio tornaconto personale.
Paura e interesse, bastone e
carota, inferno e paradiso non
sono più gli stimoli esterni
che promuovono l’azione
moralmente corretta, ma la
dignità e la libertà di figli di
Dio a cui il Signore ci ha
chiamati con la sua grazia.
Ma al di sopra di ogni cosa,
come vero e autentico valore
da tutelare, dobbiamo porre
Tessere umano. L’uomo e la
donna nella pienezza, ma anche nella semplicità della loro
umanità. Non la ricerca del
super-umano ma neppure
l’accettazione del dis-umano.
Né santi né demoni; né sudditi né libertini, ma semplicemente e totalmente uomini e
donne liberi e responsabili
che costruiscono insieme il
patto sociale tra eguali, dove
l’umanità e la dignità di ciascuno è tutelata e valorizzata.
Mi pare di poter affermare
che l’obiettivo da raggiungere non è la proposizione di
astratti valori morali indicati
come mete da raggiungere,
utopie da realizzare o società
perfette da costruire, ma è
quello di formare delle coscienze libere e responsabili
che si impegnino sulla strada
faticosa della costruzione di
un diverso modo di vivere,
sapendo che non vi sono soluzioni semplici da applicare,
né modelli prefabbricati da riprodurre.
Strada da percorrere insieme ognuno con il contributo
positivo della propria particolarità, senza assolutismi,
confrontando le differenze,
ma uniti nell’obiettivo finale:
restituire umanità alla nostra
società disumanizzata.
Obiettivo da perseguire senza cercare facili scorciatoie e
senza illusioni ma con molta
fede, molta speranza e molto
amore.
(intervento pronunciato al
convegno «Valori morali: si
può vivere senza?», organizzato dal Comitato associazioni femminili torinesi il 15 ottobre 1993).
NELLTSPLODERE DELLA GUERRA
LA SCONFIHA
DEI PACIFISTI
EMANUELE REBUFFINI*
Non si parla più di Mir Sada. Dopo aver riscosso
una discreta attenzione da
parte dei media, è stata relegata fra gli avvenimenti del
passato, dei quali non è più
utile parlare e sui quali, purtroppo, ben pochi ritengono
necessario dover riflettere.
Credo sia importante non
dimenticarci di ciò che Mir
Sada ha significato per tutti
coloro che sono impegnati
nella lotta per la pace. Per la
prima volta nella storia migliaia di persone hanno gridato la loro voglia di pace non
nelle strade o piazze delle nostre città, ma alTintemo di un
teatro di guerra.
Mir Sada ha segnato un momento di svolta nel più generale atteggiamento che la società civile ha tenuto nei confronti del conflitto balcanico:
grazie ad essa si è passati
dall’atteggiamento caritatevole (invio degli aiuti umanitari,
accoglienza dei rifugiati, animazione nei campi profughi)
a quello più propriamente politico, ovvero all’esercizio
consapevole di quel diritto alla pace di cui ciascuno di noi
è titolare.
Però al tempo stesso è bene
non dimenticare che Mir Sada
ha rivelato tutti i linùti di questo movimento per la pace, la
sua debolezza, fragilità e arretratezza culturale e politica.
Concordo pienamente con
quanto scritto da Raniero La
Valle su Bozze (aprile ’91),
ovvero che la guerra del Golfo
- e io aggiungo anche la guerra nell’ex Jugoslavia - ha segnato una sconfitta politica
del movimento pacifista.
Non una sconfitta delle ragioni della pace e neppure
della cultura della pace 0
dell’etica della pace. La pace
è stata sconfitta perché non ha
trovato uno spazio politico,
non ha trovato un soggetto politico che la interpretasse. Ecco perché è urgente che il movimento per la pace inventi
nuovi itinerari adatti a una
crescita culturale e politica,
per poter maturare quella coscienza e soggettività politica
indispensabili al raggiungimento di obiettivi oggi ancora
troppo lontani da noi.
Occorre abbandonare T irenismo, commovente ma folcloristico e politicamente sterile, e recuperare le asprezze
delle analisi delle cause delle
guerre, dei meccanismi del
potere e delle regole di funzionamento delle istituzioni.
I pacifisti non possono limitarsi a sventolare bandiere
multicolori, organizzare dibattiti, veglie 0 cortei, ma devono
dotarsi di nuovi presupposti
CINISELLO BALSAMO — Ogni mercoledì, dalle 21 alle
22, si tiene un corso di introduzione all’Antico Testamento,
presso il Centro «Lombardini». Il secondo incontro si tiene
il 3 novembre. Il 5 novembre, alle ore 21, si avrà un incontro in casa Vola-Marenghi per i colloqui teologici.
CIVITAVECCHIA — Lunedì 1° novembre, alle ore 18, nel
tempio battista, si svolge il terzo incontro fra chiese evangeliche, nel quale verrà proposto un nutrito repertorio di
canti evangelici.
MILANO — Mercoledì 3 novembre continua il ciclo di studi
biblici sulla figura del profeta Amos, che proseguirà fino al
17 novembre. Gli incontri si tengono in via Sforza 12/a tra
le 18 e le 19, 30 e sono curati dal past. Ulrich Eckert.
FIRENZE — Venerdì 5 novembre, alle 20,45, presso il Centro
comunitario valdese (via Manzoni 21), il Centro culturale
protestante «Pier Martire Vermigli» organizza la presentazione della traduzione del Servo arbitrio di Lutero.
teorici, di nuove metodologie
d’azione, di nuovi linguaggi. I
pacifisti non possono accontentarsi di esercitare semplici
pressioni sui governi per impedire loro di ricorrere alla
violenza militare nel corso
delle crisi internazionali, ma
devono adoperarsi per andare
al di là del frammentarismo
esasperato che sembra caratterizzare l’arcipelago pacifista e
dare finalmente vita a quello
che La Valle chiama un «soggetto politico popolare», un
soggetto sufficientemente forte e compatto da riuscire a
contrastare le oligarchie economico-militari da sempre patrocinatrici di guerra.
Il «popolo della pace» ha
dimostrato negli ultimissimi
tempi una grande capacità di
mobilitazione: 2.000 persone
a Spalato, 10.000 all’Arena di
Verona, 15.000 alla PerugiaAssisi. Vorrei che il popolo
della pace dimostrasse lo stesso entusiasmo e la stessa convinzione anche nelle battaglie
politiche interne: opposizione
allo smantellamento dello stato sociale, opposizione al nuovo modello di difesa, sostegno
ai processi di riconversione
dell’industria militare (mai
così complessa a causa della
recessione economica), sostegno alla legge di riforma
dell’obiezione di coscienza e
soprattutto al progetto di legge di iniziativa popolare per
l’attuazione del principio costituzionale del «ripudio della
guerra» (art. 11).
Vincere quest’ultima battaglia significherebbe operare
un’autentica svolta culturale e
giuridica. Ma troppi sono i ritardi, i vuoti e le assenze da
parte di alcune forze pacifiste
e di alcune forze della sinistra
che vanno a sventolare le bandiere alla Perugia-Assisi ma
poi non si impegnano fino in
fondo per elaborare una politica di pace. Perché la pace non
è di per sé un programma politico, ma è il criterio fondativo e ordinatore di qualsiasi
programma politico che voglia qualificarsi come progressista. Non dimentichiamo che
i germi della guerra sono presenti anche nel nostro paese:
oggi sgomberano i centri sociali, domani sgombereranno i
centri di accoglienza per gli
immigrati. Facciamo attenzione perché il giorno in cui faranno sgomberare i luoghi dove ci ritroviamo non ci sarà
più nessuno in grado di protestare e difenderci.
Le «Azioni unite di resistenza e di pace» sono un importante strumento politico
per contrastare questi germi di
guerra. Non sprechiamolo. Il
«popolo della pace» può disporre finalmente di un mezzo
per riappropriarsi di uno dei
beni più preziosi che esista: la
politica.
di «Beati i costruttori di pace», Piemonte-Valle d’Aosta.
La Tavola valdese e la
redazione AéìYAmico dei
fanciulli ofganizizano per
il giorno 20 novembre
1993 a Milano, presso la
Chiesa valdese di via
Francesco Sforza 12/A,
un convegno sul tema:
n fiituro AdVAmico
dei fanciulli.
Gli interessati e le interessate possono telefonare
a Floriana Bleynat (0270602034) o a Maddalena
Giovenale (0541-51055).
27
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Posta
La formula
battesimale
Ho letto con interesse su
«Riforma» il dibattito sulle
formule battesimali nel Nuovo Testamento. Forse ciò che
conta è semplicemente F immaginazione che scaturisce
dalla vita con Cristo, come
avviene ad esempio nella
«Riverside Church» (battista
e riformata) di New York. Il
pastore dice: «Io ti battezzo
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo - un
solo Dio, Madre di noi tutti».
Frank G. Gibson jr.
New York
La verità
biblica
Federico Fellini e Giulietta
Masina, una storia d’amore
durata sulla terra 50 anni!
Sembra una favola irreale
in un mondo cinico, materialista, consumista pure nell’
amore e nel sesso. In mezzo a
tante brutture c’è la realtà di
un sogno, che dimostra che
nonostante le culture e le
ideologie l’amore (quello vero!) può nascere, crescere,
continuare anche nel mezzo
della bufera. Una storia da
meditare profondamente in
un’epoca di individualismo
che si maschera da maschilismo, femminismo, rivendicazionismo, razzismo e... religiosità. Rimane la realtà e verità biblica: tutto sparisce divorato dalla vanità umana,
ma tre cose restano: fede,
speranza e soprattutto l’amore (I Corinzi 13, 13). Soren
Kierkegaard scriveva nel
1843: «Tremi? Teniamoci insieme stretti, e saremo forti,
più forti del mondo e degli
dei. Sai, un dì visse sulla terra una stirpe di uomini, ma
erano uomini che, sentendosi
sufficienti a se stessi, non conoscevano i dolcissimi legami
dell’amore. Eppure erano
forti, tanto forti, che un dì
vollero dar l’assalto al cielo.
Giove ne ebbe paura e li divise in modo che da ognuno di
loro derivarono due nuovi esseri: un uomo e una donna.
Talvolta accade che due, che
prima erano stati un essere
solo, per la forza dell’amore
di nuovo si riuniscano, e allora essi sono forti, più forti di
Giove, più forti ancora di
quel primitivo essere unico,
perché l’unione nell’amore è
la forza suprema».
(dal Diario di un seduttore)
Mario Albe rione
Luserna San Giovanni
La rivolta
della Lega
Chi è cattolico non deve
(per coerenza) votare comunista, si diceva negli anni
1946-1986. Chi è cattolico
non deve (per coerenza) votare liberale, si diceva negli anni 1861-1911. Chi è protestante non dovrebbe (per coerenza) votare Lega Nord, opina il vostro articolista Maurizio Girolami sul numero
dell’8 ottobre.
Ma vogliamo scherzare?
Proprio come evangelico io
vedo nella rivolta civile della
Lega qualcosa di simile alla
rivolta social-religiosa dei catari (o patarini), degli albigesi
(e anche dei valdesi) nel 1100
contro la Chiesa del tempo.
'Vedo nella rivolta civile
della Lega qualcosa di simile
alla rivolta della Germania ai
tempi di Lutero, che ebbe anche grossi contenuti politici e
sociali, come pure mi pare di
ravvisare qualche analogia
con il movimento (pur esso di
contestazione) dei lollardi inglesi (nel 1300) che in qualche modo si rifacevano all’insegnamento del preriformatore Wyclif.
Similitudini superficiali mi direte voi - ma erano anche altri tempi, e quindi una
certa diversità di motivazioni
è comprensibile: in comune
però c’è una grossa volontà di
ripulitura e di giustizia.
In che cosa abbiamo peccato perché ciò accadesse? ge
Riforma
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1® gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Nella foto di prima pagina: La Johanneskirche in Bonn-Bad Godesberg
me l’articolista. Rispondo io:
abbiamo votato i disonesti, e
ora ce ne pentiamo. E che cosa altro posso trovare - al di
fuori della Lega - se non i detriti, rottami, macerie e fognature scoppiate? Questo
vale per tutti i partiti del cosiddetto «arco costituzionale»
Pds compreso, che non è affatto migliore degli altri.
Ne restano fuori - è vero i veterocomunisti di Rifondazione, come pure i neofascisti
del Msi-Alleanza nazionale.
Se mi farò convincere dall’articolista voterò questi ultimi,
ma non credo che sia questo
il suo sottinteso consiglio.
Amichevolmente, anche
nella differente valutazione
Sergio Bilato - Verona
A ciascuno
il suo
Caro direttore,
in riferimento all’articolo
«La nostra azione a Fola» di
Nevio Bacac pubblicato a
pag. 3 del n. 36 (24 settembre), con la presente vengo a
significarti che l’iniziativa
per gli aiuti a Fola ha avuto
origine a Vicosoprano in Bregaglia, coinvolgendo successivamente tutte le comunità
riformate delle valli di Bregaglia, di Poschiavo, l’Engadina, il Ticino, il mondo cattolico e altri organismi extraecclesiastici.
Al fine di non suscitare
presso i lettori di Riforma
presenti anche nelle nostre
valli confusione e commenti,
ti prego di pubblicare la presente a rettifica di quanto già
pubblicato nell’articolo in oggetto.
Un fraterno saluto.
Claudio Musto
Vicosoprano
Per la verità
Fcei
In aiuto
all'India
■ li Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec) si è mobilitato, in accordo con le
agenzie internazionali cristiane di soccorso, {«r inviare aiuti immediati nelle
zone colpite dal terremoto
nell’India sud-occidentale,
nella notte tra il 29 e il 30
settembre.
. La Federazione delle
chiese evangeliche in Italia'si associa all’iniziativa
del Cec: eventuali contributi in denaro possono essere versati sul conto corrente postale n. 38016002
intestato a Federazione
delle chiese evangeliche
in Italia, via Firenze 38,
00184 Roma, specificando
nella causale «prò terremotati dell’India».
storica
Leggo sul n. 40 di Riforma
la lettera di Giovanni Petti su
«La Repubblica di Salò» (dove si sbaglia perfino la data.
là ove si parla dell’infausto 8
settembre 1945 anziché
1943, dal che è lecito dedurre
la profonda conoscenza storica dello scrivente...).
Sia pur certo, il sig. Petti,
che se le truppe naziste hanno
combinato quel po’ po’ di
scelleraggini che hanno lasciato in tante valli e paesi ferite non ancora rimarginate,
sono state in buona compagnia. Al loro fianco, e peggio
di loro, e più feroci di loro,
ebbero come fedeli sgherri ireparti (Brigate nere, 10“ Mas
e altri del genere) fiore all’occhiello della «Repubblica sociale voluta da Mussolini»; e
tutti assieme, razzisti e fascisti di Salò fecero, dove potevano e a loro pareva meglio,
proprio «terra bruciata»:
quanti villaggi e paesi vennero dati alle fiamme? Quanti
civili vennero trucidati?
Il sig. Petti non conosce la
storia dello sterminio di Marzabotto (2.000 vittime circa),
dei trucidati di Grugliasco,
dei 51 contadini e operai di
Cumiana ricordati all’ingresso
del paese da una grande croce
in pietra dinanzi alla quale ancora domenica scorsa mi sono
fermato in raccoglimento. E
Fondo Di Solidarietà
V,'>.
In attesa di pubblicare
l’elenco bimestraìe dei doni,
ricordiamo le attuali destinazioni del Fondo. Anzitutto la
Cooperativa agropastorale di
Kansounkpa in Benin, progetto a cura della gioventù metodista locale per combattere la
disoccupazione e la lotta alla
fame. Vi è poi il sostegno
a.lV Unione per la lettura della
Bibbia a Ngwo, Nigeria, per
la diffusione della Scrittura
nella regione. Delle suddette
iniziative abbiamo già ampiamente parlato in precedenza.
Abbiamo ora un’ulteriore
iniziativa, già accennata in
precedenza, a favore dei bambini di strada di Romania. Come è noto, la situazione di
quel paese è incerta politicamente e assai grave economicamente. Purtroppo, a pagare
per questa situazione vi sono
anche tanti bambini, non sufficientemente assistiti dalle famiglie o dallo stato. Si è così
verificato il triste fenomeno
dei «ragazzi di strada» che si
trovano in una situazione di
emarginazione sociale.
Nei loro confronti è necessaria una doppia azione di
prevenzione e di educazione,
fornendo loro una continua assistenza in ambito familiare,
scolastico e ricreativo da un
lato e, dall’altro, con un successivo lavoro sociale a corto
e a lungo termine a seconda
delle varie situazioni.
In questi programmi sono
ovviamente necessari dei supporti in denaro, generi di vestiario, medicinali, ecc. Ai
progetti partecipano già ora
diverse chiese evangeliche, ed
è stato rivolto un appello anche alle nostre chiese. Il nostro Fondo conta di affiancare
l’opera dell’Eper, cioè l’«Entraide» (organismo di aiuto)
protestante delle chiese svizzere che già sostiene i progetti
delle chiese locali.
Ricordiamo che nel paese i
riformati raggruppano un milione di membri e i luterani
200.000. Assieme agli ortodossi essi costituiscono i tre
quarti della popolazione romena. Data la drammaticità e
l’urgenza della situazione, alle
prime offerte già pervenuteci
aggiungiamo quanto disponibile nel «Fondo di emergenza» per un totale iniziale di £
1.480.000.
Mentre attendiamo i vostri
doni per raggiungere una cifra
di una certa consistenza, ricordiamo che le offerte vanno
inviate al conto corrente postale 11234101, intestato a La
luce - Fondo di solidarietà,
via Pio V 15 - 10125 Torino,
possibilmente indicando la
destinazione (Benin, Nigeria,
Romania).
ricordo solo alcune delle tragedie consumatesi.
Perché non sale al Nord e
chiede di essere informato sul
posto di quel che allora accadde, e magari di essere accompagnato a Boves, nelle
valli cuneesi, nelle nostre valli valdesi, nel Canavese, in
vai d’Aosta, nelle valli
deirOssola, nelle Langhe piemontesi, per incontrarsi con
migliaia di semplici lapidi, in
memoria di tanti ragazzi caduti sotto il piombo nazifascista, perché loro rifiutarono di
tradire l’Italia, e soprattutto
gli ideali di libertà che la dittatura aveva calpestato, e di
migliaia di civili uccisi per
rappresaglia?
Chi per primo ha «tradito»
è stato semmai colui che ha
gettato l’Italia nella spaventosa fornace della guerra, ha illuso tanta gioventù con folli
sogni di conquista e di grandezza; e quando la parte migliore di questa gioventù e del
popolo ha capito di essere stata vittima di una grande, ignobile truffa, costata lacrime e
sangue, ha preso a perseguitarla, nel tentativo di stroncarne la libera voce.
Altro che «alleato tedesco
tradito»! Non ci sentimmo
certo dei traditori quando sulle rovine dell’8 settembre ’43
operammo una scelta; comprendemmo semmai di essere
stati noi traditi, e tutto il popolo italiano, e ne traemmo le
conseguenze.
Chi vuol «nascondere la verità» a distanza di 50 anni è
chi rinnega la storia per soddisfare la propria ideologia o
(se si vuol essere più ... indulgenti) per ignoranza: così come fanno coloro che sostengono che è una menzogna
parlare dei campi di sterminio, dei dodici milioni di morti, di cui sei milioni di ebrei:
tutte fole, secondo loro, come
per altri estremisti è costume
ignorare i venti milioni di
morti dei «gulag» bolscevichi.
Si ricostruisce così la storia
come piace ricostruirla!
Il sig. Petti farebbe bene a
leggere il volume Lettere dei
condannati a morte della Resistenza europea, edito da Einaudi, che comprende anche
molte lettere di italiani. Meglio, molto meglio della mia,
troverà alla sua lettera la ri
sposta più alta, nobile e immortale che forse, me lo auguro, lo porterà a ricredersi.
Ettore Serafino - Pinerolo
Cerco
ex convittori
Sono un ex convittore del
Convitto maschile valdese di
Torre Pellice nell’anno
1969/70. Vorrei ricostruire
gli anni del Convitto con testimonianze, fotografie, ricordi di altri ex convittori per fare un volume a uso di chi come me visse la realtà di quella comunità di cui non resta
che il personale ricordo.
Confidando in ri.sposte numerose, vi prego di inviare la
corrispondenza a: Filippo
Baj, via Mognano 3/B 22100 Como.
Errata
Nel n. 37 del 1“ ottobre, a
pag. 3, nello spazio «La Tavola informa» sono state
pubblicate erroneamente le
coordinate del conto Cariplo
di Torre Pellice. Esse sono:
cc n. 56750 - Abi 06070 Cab 31070.
RINGRAZIAMENTO
«Fra poco il mondo
non mi vedrà più, ma voi
mi vedrete, perché io vivo
e voi vivrete»
I familiari di
Oreste Bleynat
di anni 85
esprimono profonda gratitudine
a tutti coloro che hanno manifestato la loro solidarietà in questo
triste momento.
Un grazie particolare a tutto il
personale deH'Asilo valdese di
San Germano, al dott. Broue, al
personale medico e infermieristico dell'Ospedale valdese di Pomaretto, ai pastori Ribet e dosi, ai
colleghi di Gustavo, alla signora
Jole e alla Croce Verde di Porte.
San Germano Chisone
29 ottobre 1993
Piccoli Annunci
I seguenti pastori comunicano i loro nuovi indirizzi:
Fenosoa Andriamitandrina: via Batteria Nomentana
76 - 00162 Roma - tei. 068600041.
Massimo Aprile: via San
Giovanni a Carbonara 96 80139 Napoli (tei. 081295775).
Archimede Bertolino: via
Coppieri 10 - 10066 Torre
Pellice.
John Bremner: via Milazzo 25 - 26100 Cremona - tei.
0372-25598.
Franco Giampiccoli: via
Castelnuovo 5 - 10132 Torino.
Richard Grocott: via Banco di Santo Spirito 3 - 00186
Roma.
Anna Maffei: abitaz. via
San Giovanni a Carbonara 96
- 80139 Napoli (tei. 081295775) - studio: via Foria
93 - 80137 Napoli (tei. 081291185).
Leonardo Magri: via San
Martino 5 - 96018 Pachino.
Dorothea Müller: via Roma 14 - 18038 Sanremo - tei.
0184-577174.
Aiberto Saggese: via Congregazione 14 - 72100 Brindisi-tei. 0831-222452.
Antonio Squitieri: viale
Elena 16 - 80044 Ottaviano tei. 081-5289410.
Irene Wigley: via Spezio
43 - 90139 Palermo - 091580153.
Dipartimento di teologia
dell’Ucebi: viale della Bella
Villa 31 -00172 Roma.
Salvatore Rapisarda: largo dei Vespri 11 - 95128 Catania.
La Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria e basso Piemonte comunica gli indirizzi dei membri del proprio Consiglio.
Adriano Bertolini (presidente): via Manuzio 19/10 16143 Genova - tei. 010505239.
Manuel Kromer: loc. Sessarego 32 - 16031 Bogliasco
(Ge) - tei. 010-3472342.
Paola Stagnaro: via Barrili
11 - 17024 Finale Ligure (Sv)
- tei. 019-693044.
Marta Marzioli: viale Italia 107 - 19124 La Spezia tei. 0187-25791.
Giacomo Grasso: via Siena 22/6 - 16146 Genova - tei.
010-315042.
L’editrice Claudiana comunica le seguenti variazioni a
quanto riportato sul calendario «Valli nostre»:
Rosella Panzironi (uff.
amministrativo Tavola valdese): tei. abitazione: 063231915.
Chiesa evangelica metodista e Centro culturale evangelico di Temi: telefonare (a
partire dal prossimo novembre) 0744-425914.
28
PAG. 1 2 RIFORMA
VENERDÌ 29 OTTOBRE 1993
Un'analisi della situazione politica fatta dagli inviati in Messico del Dipartimento missionario delle chiese protestanti svizzere
La grande precarietà delle giovani democrazie latinoamericane
JEAN-PIERRE BASTIAN
_______DANIELLE BASTIAN_____
Alla fine degli anni ’80
TAmerica Latina sembrava aver seppellito i suoi
regimi militari e stava avviando processi di transizioni
democratiche. Tuttavia, fin
dalLaprile ’92, il presidente
peruviano Alberto Fujimori
indicava una nuova via; lo
scioglimento della democrazia in nome della lotta contro
le élite predatrici e la corruzione.
Poco più di un anno dopo,
il 25 maggio 1993, il presidente Serrano Elias del Guatemala lo imitava, sciogliendo il Congresso e la
Corte suprema di giustizia,
sospendendo le garanzie costituzionali. Il 1° giugno l’esercito lo destituì invocando
l’incostituzionalità delle misure adottate e chiamando a
nuove elezioni. Non si può
fare altro che constatare la rapida usura dei regimi civili
latinoamericani recentemente
messi in piedi.
L'immagine mistica
deiruomo forte
Pur avendo assunto poteri
quasi dittatoriali fin dal 5
maggio 1992, Alberto Fujimori gode oggi di una grande
popolarità in Perù nonché in
America Latina. Ciò non dipende tanto dai suoi successi
nella lotta contro la sovversione quanto dal suo abile ricupero dell’immagine del dirigente politico populista autoritario; egli assume in qual
che modo l’immagine mistica
dell’uomo forte in nome della
necessaria applicazione di
uno dei programmi economici più duri e della lotta etica
contro la corruzione che sta
rodendo lo stato e la società.
Grazie all’appoggio dell’esercito, ha potuto perfino farsi
beffe di coloro che lo avevamo portato al potere, a cominciare dai dirigenti dei
gruppi religiosi informali. È
riuscito a fare a meno delle
tradizionali politiche di coalizione corporativa instaurando, tra sé e il popolo, quella
specie di aura che caratterizza
da sempre i «caudillos» carismatici latinoamericani.
Prova ne sia la sua capacità
di assumere misure impopolari dopo aver sospeso la
Costituzione pur assicurandosi più del 65% dei favori
dell’opinione pubblica, come
hanno rivelato, all’inizio di
maggio, tre agenzie indipendenti di sondaggio d’opinione. Ma che cosa succederà
quando gli indici di popolarità caleranno? Il sistema
politico tradizionale risulta
smantellato e, ad eccezione
dell’esercito, nessuna forza
organizzata aH’intemo della
società civile sembra potere
impedire le derive dittatoriali.
Un modello che fa scuola
Con «l’autogolpe» del 25
maggio scorso in Guatemala,
sembra che il modello creato
da Fujimori stia facendo
scuola. A sua volta, il presidente Serrano Elias scioglieva il Congresso e gli organi
Rifugiati guatemaitechi in Messico
giudiziari in nome della lotta
contro i trafficanti di droghe
e dell’instaurazione di una rigida politica di austerità economica, voltando le spalle
anche a coloro che lo avevano appoggiato nel gennaio
1991. Ma, a differenza di
Fujimori, Serrano Elias non
godeva della stessa aura populista. La Chiesa cattolica
non ha accettato un presidente «protestante» e si è immediatamente mobilitata contro
le sue misure tramite gli attivisti dei comitati di difesa
dei diritti umani, con il premio Nobel della Pace, Rigoberta Menchù, alla loro testa.
Già le accuse di arricchimento illecito piovevano da ogni
parte.
Il Congresso sciolto, riunito
clandestinamente, si proponeva di giudicarlo allo stesso modo degli ex presidenti
del Brasile e del Venezuela.
Ma ancora una volta è stato
l’esercito a decidere del suo
futuro. Il generale José Domingo Garcia Samayoa, ministro della Difesa, ha preso il
potere il 1° giugno, destituendo il presidente e chiamando
al ripristino dell’ordine costituzionale. La sospensione
delle garanzie costituzionali
da parte di un civile non ha
fatto altro che rafforzare il
ruolo di arbitro dei militari.
Anche se le parvenze della
democrazia sembrano potere
essere ristabilite tramite la
consegna del potere al vicepresidente, Gustava Espina
Salguéro (anche lui evangelico), incaricato dai militari di
indire nuove elezioni, la transizione democratica guatemalteca uscirà fortemente
scossa da questa prova.
Una instabilità cronica
Una simile instabilità politica segna l’evoluzione della
maggior parte dei paesi
dell’America Latina. Il Brasi
le ha vissuto di recente come
un dramma da telefilm la
rinuncia del suo primo presidente portato al potere
democraticamente, Fernando
Collor de Mello, accusato di
corruzione. Il suo successore,
il vicepresidente Itamar Franco, incontra gravi problemi
economici, con il ritorno di
un’inflazione galoppante e i
rumori di possibili ingerenze
militari.
In Venezuela, il presidente
Carlos Andrés Pérez ha pure
lui rinunciato alla sua carica
dopo che la Corte suprema di
giustizia e il Senato avevano
deciso di togliergli l’immunità presidenziale e di giudicarlo per malversazione di
fondi pubblici. I tentativi ripetuti di golpe militare e le
manifestazioni popolari che
chiedevano le sue dimissioni
non avevano fatto altro che
anticipare il rischio di scomparsa del gioco democratico.
Octavio Lepaje, presidente
del Congresso, che gli è succeduto, disponeva solo di un
mandato di 30 giorni prima di
essere sostituito da un dirigente politico che potesse indire nuove elezioni.
In Paraguay, dove si sono
appena svolte elezioni presidenziali, prevalgono le accuse di frode elettorale e gli
Stati Uniti hanno riconosciuto il candidato del partito ufficiale, Juan Carlos Wasmosy, prima che i risultati definitivi fossero noti. Wasmosy difatti ha assunto la carica
a metà agosto.
Ad Haiti, tutti i tentativi
dell’Organizzazione degli
stati americani (Oea) per
reinsediare il presidente JeanBertrand Aristide si sono urtati con l’opposizione dei
militari al potere dal 1991.
Altri paesi, come l’Ecuador e
la Bolivia, stanno attraversando fasi analoghe di crisi.
Rapida crescita
Non c’è dubbio che esista
un profondo desiderio, tra i
popoli dell’America Latina,
di giungere alla democrazia.
Tre anni fa tutto lasciava presagire che fosse finalmente
possibile respirare un’aria di
transizione democratica con
la fine dell’ultima dittatura
militare, quella cilena, nel
1990. Oggi però, dopo gli
«autogolpe» di Fujimori in
Perù e di Serrano Elias in
Guatemala, tutto lascia prevedere un futuro più cupo di
quello atteso, con il rapido affanno dei dirigenti democratici. Questi ultimi infatti sembrano inclini a scomparire
nelle voragini della corruzione o, per sopravvivere
alle crisi che li minacciano, a
recuperare i meccanismi populisti e autoritari di controllo
politico facendo tabula rasa
dei principi stessi del gioco
democratico di cui pure avevano usufruito.
Ciò rispecchia anche la debolezza della società civile,
manipolabile a seconda delle
congiunture, ma incapace di
fare da contrappeso agli autoritarismi rinascenti che lasciano all’esercito il suo ruolo tradizionale di arbitro.
(Terre Nouvelle 74/93)
Riforma.
Non perdete
una buona
abitudine.
Parte il secondo anno di RIFORMA.
Eccoci pronti ad affrontare con entusiasmo un nuovo anno di informazione, di
confronti, di iniziative.
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