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I
Anno 126 - n. 3
19 gennaio 1990
L. 1.000
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a : casella postale - 10066 Torre Pelllce
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Il diritto
DOPO I CAMBIAMENTI NELL'EUROPA ORIENTALE
alla giustizia Quali responsabilità delle chiese?
Leggendo in questi giorni i resoconti giornalistici sulle inaugurazioni dei vari anni giudiziari
con le loro impietose denunce
di un sistema che non funziona
nonostante la buona volontà di
molti, mi sono venute in mente
le parole di Amos : « Perché vendono il giusto per denaro, e il povero se deve loro un paio di sandali; perché bramano di vedere
la polvere della terra sul capo
dei miseri, e violano il diritto degli umili, e figlio e padre vanno
dalia stessa femmina... voi che
mutate il diritto in assenzio, e
gettate a terra la giustizia...
Ascoltate questo, voi che vorreste trangugiare il povero e distruggere gli umili del paese; voi
che dite: ’’quando finirà il novilunio, perché possiamo vendere
il grano? Quando finirà il sabato,
perché possiamo aprire i granai,
scemando l’efa, aumentando il
sciclo, falsificando le bilance per
frodare, comprando il misero per
danaro e il povero se deve un
paio di sandali? E venderemo
anche la vagliatura del grano” ».
Nelle parole di molti procuratori generali riecheggiano questi
giudizi ovviamente aggiornati all’attuale situazione sociale e politica. Ci sono molte zone e, regioni del paese dove prosperano
i poteri illegali, dove mafia e camorra si sono sostituiti allo stato, dove prospera la corruzione
politica, dove il diritto alla giustizia dei più deboli socialmente
è vanificato dall’arroganza del
forti.
In questa situazione chi raccoglie l’accusa e promette « guai a
quelli che fan decreti iniqui e a
quelli che redigono in iscritto
sentenze ingiuste per negare giustizia ai miseri, per spogliare del
loro diritto i poveri del mio popolo, per far delle vedove la loro preda e degli orfani il loro
bottino ». come dice Isaia? Nessuno. Non i polìtici a cui spetterebbe far le leggi giuste e che
invece, a maggioranza, si sono
assolti dall’accusa di brogli elettorali a Napoli. Non i governanti
che continuano ad opporre il segreto di stato per evitare di far
piena luce sulle stragi che hanno funestato quest’ultimo ventennio della storia repubblicana.
Eppure tutti sono per la giustizia. E lo siamo anche noi credenti che pensiamo che ogni uomo ha nei confronti degli altri
uomini un compito dì giustizia
secondo la particolare vocazione
che ha ricevuto. Siamo noi innanzitutto che dobbiamo, per obbedienza al Patto del Signore,
rendere giustizia al nostro prossimo. La giustìzia non è dunque
un qualcosa che sta al dì fuori di
noi, il compito di altri, di persone speciali delegate a rendere la
giustizia al posto nostro, che
emettono sentenze « in nome »
nostro. Siamo noi che in obbedienza a Dio dobbiamo realizzare la giustizia tra gli uomini. E
allora domandiamoci se nel nostro comportamento non c’è mafia, non c’è desiderio di oppressione, non c’è arroganza, non c’è
avidità di denaro c partendo dai
nostri comportamenti « presentiamo le nostre membra come
strumenti di giustizia a Dìo... poiché non siamo sotto la legge, ma
sotto la grazia ».
Giorgio Gardiol
Dobbiamo cessare di considerare tutto l’Est come un blocco indistinto - Ciascuna chiesa,
nei più diversi contesti, deve essere portatrice del messaggio di liberazione dell’Evangelo
Jean Fischer, ingegnere di nazionalità svizzera, nato a Tunisi
nel 1933, ha diretto dal 1977 al
1982 l'aiuto inter ecclesiastico del
Consiglio ecumenico delle chiese ed è dal gennaio 1987 il Segretario generale della Conferenza delle chiese europee
(KEK).
— Jean Fischer, nel tuo rapporto al Presidium della KEK
riunito lo scorso mese di ottobre a Nyhorg, consacravi molto
spazio ad analizzare la situazione dell’Europa orientale. Sei tornato in questi giorni dalla Romania. Quali sono secondo te gli
aspetti positivi e i rischi degli
sviluppi attuali?
— Il fatto positivo è che nell’insieme dei paesi che costituivano l’Europa orientale si sia messo in moto un processo di liberalizzazione, di democratizzazione.
Ciò è avvenuto in maniera più o
meno pacifica secondo i paesi.
Ma non dobbiamo continuare, come in passato, a considerare quei
paesi come un blocco monolitico
e uniforme, anzi, occorrerà analizzare in particolare la situazio
ne di ciascuno di essi. Non dimentichiamo che c’è un paese europeo in cui nulla è cambiato ;
l’Albania.
Positivo è l’orientamento, presente in ciascuno di questi paesi,
di stabilire nei prossimi mesi uno
Stato di diritto nel quale per la
prima volta i cittadini potranno
liberamente scegliere i loro candidati e i loro partiti.
A questo punto, però, mi pare
necessario prestare particolare
attenzione a quanto sta accadendo in Unione Sovietica. L’impulso che ha permesso questi movimenti e queste espressioni popoiari viene di là, ma l’Unione Sovietica è anche il luogo dove i
rischi di sbandamento sono maggiori. I problemi economici sono estremamente acuti e la loro soluzione, se si riuscirà a
trovarla, condizionerà il successo
di Gorbaciov. Se non si riuscirà
a migliorare la situazione economica del paese e a soddisfare i
bisogni della popolazione, non è
da escludere un aumento della
tensione.
Un’altra questione molto im
Jean Fischer, segretario della Conferenza delle chiese europee.
portante in Unione Sovietica è
come sarà gestito il problema
delle nazionalità. Esistono rivendicazioni di popoli che si sento
L’INCONTRO DI DIO CON L’UOMO
Essere di esempio
« Certa è questa parola e degna d’essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel
mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono
il primo» (I Timoteo 1: 15).
Essere di esempio. Un dovere che ci crea una
certa inquietudine. Ci sentiamo sempre molto
inadeguati. In I Timoteo 1: 12-17 Paolo, sostanzialmente, dice che la salvezza per lui non è solo una
bella dottrina che ha letto sui libri di teologia e
su cui ha scritto un dotto saggio. Nella lettera a
Timoteo parla della stessa grazia di cui parla nella
lettera ai Romani, ma ne parla in termini autobiografici. Ve la racconto come è capitata a me.
Ciò che è successo a me, il primo dei peccatori.
Paolo offre un esempio di come Gesù Cristo opera.
L’apostolo non si propone come una persona
speciale da imitare. Lo speciale che propone è ciò
che gli è successo. Il Signore ha operato nella sua
vita e ha fatto di Iw. il suo fiduciario per la predicazione delVEvangelo. Ciò che succede a me,
può succedere anche a voi, perché dipende solo
dall'amore di Dio.
Paolo è un esempio di come Dio incontra i peccatori. E’ un esempio di ciò che può fare la misericordia di Dio.
Essere di esempio ai figli. Non vuol dire proporsi alla loro imitazione perché un giorno diventino come noi, anche perché le nostre contraddizioni ed incocrenze sono tali e tante che .saremmo
facilmente smentiti Ai figli proponiamo non la
nostra coerenza di fede, non la nostra dirittura
morale (eventualmente saranno loro a riconoscerle tali), ma parliamo loro di come il perdono e la
misericordia di Dio operino in noi, nella speranza, accompagnata dalla preghiera, che anch’essi
giungano a fare la stessa .scoperta e la stessa e.sperienz.a. Noi non testimoniamo la nostra fede, ma
con la nostra fede.
Questo discorso ci aiuta anche ad orientarci
nelle nostre scelte etiche di fronte ai problemi
sociali. Uno dei più gravi è oggi la tossicodipendenza. Mi sorgono forti dubbi circa la legge in
discussione in Parlamento. Sono d’accordo con
coloro che sostengono che si tratti di una legge
punitiva nei confronti dei tossicodipendenti, anche
se prevede una certa gradualità. Condivido altre
sì l'opinione di chi ritiene che con questa legge si
voglia in pratica dare una risposta rassicurante
alle famiglie ed all'opinione pubblica preoccupate. Rendere tranquilli i cittadini « virtuosi » e « puliti ». Certamente ne guadagneranno in decoro ed
in decenza le nostre piazze, le nostre vie, i nostri
parchi. Ma i drogati ci saranno ancora, spinti nell’emarginazione e nella clandestinità, più esposti
ai ricatti dei mercanti della morte.
Chi riempirà quel vuoto di senso, di prospettive che spesso stanno dietro la .scelta di una cultura di morte? Ma davvero ci basta mettere a posto le nostre coscienze? Non pensiamo di avere delle responsabilità? Davvero abbiamo il coraggio di
proporci come esempio? Come credenti non ci
sentiamo di proporci come modelli di virtù, di
coerenza morale, perché siamo dei peccatori che
ogni giorno hanno bisogno del perdono di Dio.
Peccatori perdonati e non modelli. Un esempio
di come Cristo opera. Tutti possiamo fare l'esperienza della misericordia di Dio e vivere nella
libertà. E' questa la consapevolezza che orienta il
nostro atteggiamento verso i tossicodipendenti e
non il nostro perbenismo, capace solo di giudicare
e di emarginare.
Personalmente sono più propenso ad approvare
e ad appoggiare tutte quelle iniziative che tendono
non a mettere a posto le coscienze o a rendere
più pulita la facciata della società, ma ad investire impegno, iniziative, intelligenza, solidarietà,
amore per contribuire alla costruzione ed alla diffusione di una cultura alternativa a quella sbagliata che abbiamo costruito e di cui molti giovani sono vittime. Una nuova cultura che non può
essere affidata agli apparati amministrativi e repressivi.
Paolo, che si definisce il primo dei peccatori, ci
rende consapevoli che nessuno deve essere consideralo così perduto e così peccatore da non potere essere raggiunto dalla misericordia di Cristo,
che è l’incarnazione dell’amore di Dio.
Gesù Cristo ci raggiunge con il suo perdono,
ci rende liberi e, quindi, capaci di amore e di solidarietà soprattutto con chi è nella sofferenza e
con le vittime del nostro peccato.
Valdo Benecchi
no — ed effettivamente sono — le
vittime delle ingiustizie derivanti
dalla spartizione dell’Europa alla
Conferenza di Yalta e dal patto segreto Ribbentrop - Molotov.
Questi popoli non cesseranno di
agitarsi finché non avranno ottenuto giustizia. Il potere sovietico,
che è ancora nelle mani del partito comunista, sarà in grado di
rendere effettivamente quella
giustizia che i popoli reclamano?
La nostra speranza è grande,
perché percepiamo dappertutto
che un movimento è in corso, che
procede e si sviluppa ogni giorno.
Speriamo che la democratizzazione prosegua senza ostacoli verso
il suo sbocco naturale, cioè verso una società in cui i cittadini
potranno fare liberamente le loro scelte e, attraverso istituzioni
democratiche, stabilire ciò che
ho chiamato lo Stato di diritto.
— Udendo queste cose, moltissimi europei occidentali penseranno : tutto questo noi Tabbiamo
già, sono loro che devono adeguarsi al nostro modello. E’ corretta questa opinione, oppure la
democrazia che tu desideri per
l’Europa orientale la desideri anche per noi?
— Credo che la democrazia
non è mai stabilita al cento per
cento, ma è frutto di una lotta
giornaliera. In ogni sistema politico ci sono delle forze che cercano di dominare : possono
essere politiche, ideologiche,
spesso sono forze economiche.
Per me il pericolo maggiore per
i paesi occidentali e per i cristiani che ci abitano è che essi si
dicano : « Ecco, l’esperienza socialista è un fallimento totale e
le società dell’Europa orientale
non hanno che da seguire il modello delle nostre società ».
Io dico : « Stiamo attenti ; le
nostre società occidentali sono anch’esse ben lontane dalla perfezione, sono ben lontane dall’essere stabilite su una base soddisfacente di giustizia sociale ».
Per me l’aspetto interessante
Aldo Comba
(continua a pag. 12)
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commenti e dibattiti
19 gennaio 1990
IL CULTO IN TV
La lettera di Giorgio Peyrot sul n.
del 22.12 a proposito del culto teletrasmesso alla vigilia di Natale solleva due interessanti problemi: il primo è quello della <■ ecumenicità » o
meno di quel culto. Lo tralascio per
occuparmi del secondo: che cosa è
autentico quando lo si media attraverso i mezzi di comunicazione?
Dice Peyrot: « Se (la RAI) vuole valersi anche di noi per dare una informazione più completa occorre che
ci prenda come siamo, dando in diretta dei culti veri, facendo noto a
tutti che l'adorazione del Signore per
noi non è una ’’fiction”... ».
Peyrot dimentica o trascura di ricordare che la presenza di qualsiasi
mezzo di comunicazione trasforma il
comportamento della gente. Ciascuno
vuoi presentare di sé l’immagine (O
il suono) che ritiene più adeguato,
non solo né principalmente per vanità, ma perché sa o intuisce che i
mezzi di comunicazione privilegiano alcuni elementi o istanti facendo loro
assumere un valore molto diverso da
quello reale. Perciò ciascuno cerca di
neutralizzare come può quella distorsione.
Un culto « normale » delle 10,30 ripreso in diretta non è uguale a uno
non ripreso. La gente si comporta diversamente, il pastore parla diversamente perché sa che l'uditorio è costituito non solo dai fedeli presenti,
ma da migliaia di telespettatori che
hanno una diversa o più limitata conoscenza biblica e verso i quali occorre adottare un linguaggio diverso
da quello » normale • nei riguardi della comunità. E se il pastore facesse
finta di ignorare che c’è la TV e usasse il solito « patois de Canaan » perfettamente comprensibile ai fedeli, darebbe ai telespettatori l’impressione
falsa di una comunità esoterica, fuori
dalla storia.
In sostanza il problema che Peyrot
pone è vero, ma la soluzione che
suggerisce è inadeguata. Una trasmissione in diretta non è in sé né più vera
né più falsa di una preparata e recitata: l’importante è sapere che messaggio il telespettatore percepisce e
come lo vivono i partecipanti.
Mi pare che l'apostolo Paolo accennava a problemi di questa natura nel
cap. 14 della prima lettera ai Corinzi,
dove da un lato legittimava il . parlare in lingue », cioè il culto spontaneo e naturale di quella comunità, ma
d’altra parte vi introduceva un correttivo e una limitazione destinati tanto
all’edificazione comune quanto al rendere il culto comprensibile agli estranei. Forse che il fare un culto al
pomeriggio in settimana, trasportarvi
della gente da fuori facendo delle
prove è in sé e per sé più artificiale,
più profano o più falso che obbligare
il glossolala Ispirato ad assoggettarsi
all’interpretazione o tacere?
Il culto del 24 dicembre non può
essere valutato a priori in base a
elementi esteriori come il giorno o il
luogo e altri dettagli della registrazione. Può solo essere giudicato secondo
i due criteri paolinici: 1) Ha comunicato il messaggio evangelico agli estranei? 2) E’ stato di edificazione per
i partecipanti?
La prima voita in cui mi sono occupato di trasmettere un culto in TV
è stato a Roma, ai primordi di » Protestantesimo », quando si andava in
onda per 15 minuti al pomeriggio. Avevamo convocato la gente in giorno
di settimana nelia chiesa scozzese di
via XX Settembre e avevamo previamente svolto un certo lavoro tecnico
affinché in 15 minuti si potesse effettivamente comunicare tutto l'essenziale del culto evangelico; ma avevamo
anche condotto un attento lavoro pastorale con i fedeli affinché partecipassero in spirito di adorazione e
quindi ne fossero edificati e non si
sentissero deile . comparse ». La cosa
era riuscita bene, mi pare, sotto tutti
e due i punti di vista.
Alla registrazione del culto del 24
dicembre non ho partecipato, né ho
visto la trasmissione, ma mi stupirei
se i responsabili delle trasmissioni
evangeliche avessero dimenticato quella prima, positiva esperienza.
Aldo Comba, Ginevra
LA GIOIA DEL
DONO GRATUITO
Fine d’anno, tempo di bilanci.
Nella mia vita personale faccio presto a fare i bilanci; ho modeste entrate, non ho debiti, non mi è mancato nulla pur avendo dato il 3% del
reddito alla mia chiesa; forse l’anno
prossimo potrei persino dare qualche
cosina in più.
Altro discorso sono i bilanci delia
chiesa.
So bene che neila nostra chiesa ci
sono tante persone che danno generosamente, oltre che il tempo e la disponibilità, anche il proprio denaro,
ma ce ne sono anche altre che, pur
dando, coscientemente o forse incoscientemente pensano che comunque
in qualche modo la chiesa ci può anche servire. Ci sono stati, per esempio, molti doni generosi da parte di
tanti membri delle nostre comunità
per la ristrutturazione dell'Asilo di S.
Germano però, ogni tanto, nei donatori affiorava questa considerazione:
ma non si sa mai, potrei anche averne bisogno. Uitimamente ho ietto sul
nostro giornale che, avendo avuto sentore che la Tavola voleva vendere Villa Olanda, una signora si è subito
aliarmata avendo la sua mamma qui.
Badate che io non giudico nessuno;
forse, se avessi mia madre a Villa
Olanda, sarei allarmata anch’io. Sono
solo i primi esempi che mi vengono
in mente.
Ed allora il primo dei miei molesti
pensieri di fine d’anno è questo: della chiesa non ci si deve soio servire,
la si deve servire. Faccio un passo
avanti e dico allora che nessuno ci
obbliga a servire ia chiesa, però se
uno si incammina per queiia strada
(sia esso pastore, mogiie di pastore,
diacono o altro dipendente) io sa a
che cosa va incontro, non entra in
una azienda qualsiasi; nessuno io obbliga ad entrarvi, io fa per libera scelta e se non è disposto a fare qualche
sacrificio è meglio per lui che scelga
un’altra strada. Già, ho osato parlare
proprio di sacrificio in questa nostra epoca in cui la moderna psicologia afferma che ognuno, e prima fra
tutti la donna, deve realizzarsi, e quindi non sono per niente d’accordo con
quello che afferma il pastore Giorgio
Tourn (ved. n. 50) a proposito del sacrificio perché il mio sacrificio è per
me una scelta libera, non autodistruzione ma obbedienza al mio Signore.
Nella chiesa il credente si realizza
soio nel servizio. E’ vero che bisogna
andare incontro al fratello che non
ha lavoro ed aiutarlo, ma non è detto
che la chiesa deve darglielo per risolvere le sue difficoltà familiari. La
chiesa è tenuta innanzitutto a predicare l’Evangelo e non a servire di
rimedio quando non si trova un’altra
strada. Stiamo attenti e vigiliamo, perché le persone assunte non si lasciano a mezza strada: occorre portarle
avanti, abbiano o no i doni necessari
e rispondano o no alla chiamata del
Signore.
Vengo al mio secondo molesto, ancor più impopolare pensiero. Molte
opere ultimamente hanno raccolto un
bel po’ di denaro mediante le lotterie
e non so proprio come si farebbe ad
avere queste somme se non vi fossero
le lotterie. Fra l’altro è divertente
organizzarle; se al bazar di Pinerolo non ci fosse la lotteria vedremmo
dimezzato l'introito; poco tempo fa ho
arrotolato anch’io biglietti della lotteria per tutto un pomeriggio e poi il
giorno del bazar ci siamo pigiati tutti
in una camera aspettando il grande
momento dell’estrazione; intendiamoci,
può anche essere un momento comunitario di gioia, però mi chiedo se, in
fondo in fondo, non lasciamo entrare
a poco a poco la mentalità del mondo, che ci vuol sempre far guadagnare
qualche cosa, anche nelle nostre chiese in cui non si trova più la gioia
del dare senza aspettare nulla in cambio, senza sperare in una qualche vincita. Una mia carissima amica a cui
esponevo questi pensieri mi diceva;
ma non puoi cambiare la mentalità della gente. Un momento: si tratta proprio di cambiare questa mentalità: se
io credo che questo non possa avvenire, che ci vado a fare la domenica
in chiesa ad ascoltare la predicazione
deH’Evangelo che parla dal principio
alla fine di questo cambiamento? La
famosa « metanoia »!
Resta il problema dei soldi che si
fanno con la lotteria e qui davvero
non so indicare una strada. Occorre
pensarci, aver fantasia; dicono che le
donne ne hanno di più ma io non ci
credo poi tanto; credo piuttosto ad
una bella fantasia creata assieme da
uomini e donne.
Ho fatto l’esperienza, in una comunità di diaspora, che un bel po’ di
denaro veniva liberamente così con
gioia quando in una giornata comu
nitaria un bambino della Scuola domenicale ti offriva un suo piccolo disegno. Non propongo niente; pensiamoci su seriamente sotto lo sguardo
del Signore e forse lui, che ha più
fantasia di noi, ci darà qualche suggerimento.
E vengo al terzo pensiero, forse un
po’ meno impopolare e molesto perché è stato pensato anche dalla Tavola valdese (quantunque il pensiero
della Tavola non vada sempre per la
maggiore!).
lo andrò fra poco in giro fra i membri del mio quartiere per far capire
loro che dobbiamo adottare un altro
metodo (un’altra mentalità) per le nostre contribuzioni. Non sarà un discorso facile ma lo farò, e siccome
conosco bene le persone del mio quartiere sono sicura che ne troveròji alcune di buona volontà disposte a capire. E le altre? Alle altre cercherò
comunque di parlare gettando il mio
sassolino nello stagno. Il sassolino
andrà in fondo, ma in superficie avrà
prodotto leggere onde circolari; poi lo
stagno ritornerà come prima ma io
butterò altri sassolini, e non perché
ho fiducia nei miei sassolini ma perché ho fiducia nel Signore, che ancora oggi può cambiare il cuore dell’uomo come ha cambiato ai suoi
tempi quello di Zaccheo o della Samaritana 0 del figliol prodigo.
A questo punto e dopo questa sparata, che non pretende di essere nel
giusto, non ho più il coraggio di fare
ai lettori deH’Eco-Luoe i miei auguri
per l’anno nuovo; però, se i lettori li
accettano, io li faccio loro di tutto
cuore e ci aiuti il Signore a camminare nell’anno che ci sta dinanzi secondo i suoi pensieri.
Elsa Rostan, Pinerolo
BANCAROTTA
TOTALE
Marco Rostan, in una lettera al giornale, parlando del nostro pluralismo
politico afferma: « ...nel momento in cui
la storia reale di tutti i paesi del
mondo registra la sconfitta o il dramma di qualsiasi regime o ideologia che
si proponga di arginare o ridurre la
democrazia, il pluralismo politico e culturale, la religione dei popoli... ». La
sentenza è perfetta, troppo, e quindi
a mio parere generica perché va bene
per tutto, ignorando però totalmente
un fenomeno che daH’ottobre scorso,
e oggi, tutto il mondo ha sotto gli
occhi. Mi riferisco al crollo irreversibile dell’ideologia e dei « regimi a
partito comunista ». Le cose vanno
chiamate con il loro nome.
il punto è questo e non la generica
mancanza di democrazia, come si sente dire anche nelle nostre chiese, che
ha portato a risultati ormai a tutti
noti.
Si tratta di un evento colossale sul
quale ho l’impressione che anche sul
nostro settimanale ci sia l'atteggiamento di far passare le cose alla
chetichella piuttosto che tenere le finestre spalancate. (Ad esempio, l’articolo sulle disfunzioni delle elezioni
romane, che sono una pagliuzza in fatto di disfunzione della democrazia rispetto alle travi vaganti altrove).
Il sottoscritto 36 anni fa sostenne,
e ancor prima che comparisse Krusciov, che Piero Calamandrei meritava
di essere seriamente ascoltato da tutta la sinistra, attirandosi — seduta
stante — la scomunica dai compagni
di partito.
Recidivo negli anni insistetti con
amici e colleghi che in materia economica rURSS e il suo impero erano un solenne bluff. Se non proprio
di scomunica — dati i tempi — in
questo caso mi si accusò di mancanza di vedute e di incapacità di cogliere gli aspetti positivi di un sistema diverso, di scarso senso del pluralismo. La realtà è sotto gli occhi di
tutti. Bancarotta totale.
Meno male che a lungo andare anche gli eretici, quelli piccoli si intende, proprio torto non hanno.
Ernesto Incerti, Milano
RICORDANDO
MARCO AYASSOT
Da parecchi anni, sotto la guida del
pastore Marco Ayassot, i bambini della Scuola domenicale di Pinerolo, aiutati dai monitori, hanno preparato un
culto di Natale per la loro comunità.
Durante la tradizionale gita finale
della scuola hanno poi riproposto questi culti ad altre chiese, ad esempio
a quella di Susa nel 1986, a quella
di Genova nel 1987 e a quella di
Vallecrosia nell’88.
Ragazzi e monitori vogliono ricordare Marco in tutta la loro vita per
la sua fede in Dio e per la creatività nell’ideare proposte che visualizzavano concetti biblici.
Anche in questi ultimi mesi così
dolorosi della sua malattia, dall’ospedale ha continuato a pensare e a coordinare il lavoro di noi tutti.
Il 24 dicembre, cinque giorni prima di lasciarci, ha ancora trovato la
forza di condividere la gioia del culto con noi.
Nel dolore per la sua morte, ragazzi e monitori vogliono ringraziare Dio
di aver dato loro una persona come
Marco e pregano il Signore di dare
forza alla sua famiglia.
Ragazzi e nfanitori della Scuola
domenicale, Pinerolo
VALDESI
E COMUNISTI
Caro Direttore,
d’accordo, i( compagno Barbero è
«fuori tempo» (n. 46 del 24.11.89),
lo sono anch'io, è un bene, si può
riflettere meglio!
Barbero si stupisce che il dibattito
si sia « polarizzato » su una frase ambigua attribuita a Marco Rostan. Ma
non è questo il punto nodale, fu solo un pretesto per mettere in chiaro
le posizioni di alcuni compagni i quali, fin dai tempi di Concetto Marchesi,
rivendicarono la loro libertà di dissociarsi dall’orientamento ufficiale del
partito. E’ storia nota, che certamente non va oltremodo strumentalizzata...
Se mai, la « visita » alle valli fatta
un po’ alla brava (mi perdoni Barbero), ha offerto anoh’essa l’occasione
per ricordare ai dirigenti attuali del
PCI che, se vogliono effettivamente
andare avanti nella rifondazione del
partito, a fatti e non a parole, essi
avrebbero proprio oggi mille ottimi
incentivi per spingere fino in fondo,
a livello nazionale, quel che sarebbe
partito anche da Pinerolo, cioè il superamento del Concordato.
Se sono rose, dovrebbero fiorire! Auguri.
Giovanni Gönnet, Roma
Errata-corrige
A causa di un errore materiale di
trascrizione, neirarticolo « Intifada, anno terzo », pubblicato a pag. 12 nel
n. del 12 gennaio scorso, si deve leggere: « ...La Cisgiordania, sottratta ad
800.000 abitanti palestinesi », anziché
88.000.
Errata Valli Nostre
• Marco Jourdan informa che il numero di telefono della Casa valdese
di Riama è 06/3215362 (e non 3215361
come erroneamente pubblicato su Valli
nostre).
• Il past. Donald Fox non è l’autore
della fotografia pubblicata su Valli
nostre nel mese di « settembre ». L’autrice è sua moglie Elizabeth. Unicuique suum.
delle valli valdesi
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Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato. Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
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n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V. 15
Il n. 2/’90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi il 12 gennaio 1989.
Hanrto collaborato a questo numero: Domenico Abate, Ivana Costabel.
Marco Cisoia. Luigi Marchetti, Thomas Noffke, Teodora Tosarti.
3
19 gennaio 1990
chiese e stato
RICHIESTA DI DIBATTITO PARLAMENTARE
Dare applicazione
aile Intese
Ritardi e inadempienze che si trascinano da cinque anni - L’istruzione religiosa nelle scuole non deve essere causa di discriminazioni
Il senatore Giuseppe Chiaromonte, a nome della direzione del
PCI e dei propri colleghi senatori Alberici, Callari, Galli, Vesentini. Nocchi e Congo, ha richiesto
al presidente della VII Commissione del Senato la convocazione
dei ministri interessati al fine di
ottenere un dibattito sulla mancata attuazione di molte parti
delle Intese stipulate tra lo Stato
e le confessioni religione non cattoliche.
Pubblichiamo qui di seguito la
lettera che il sen. Chiaromonte
ha scritto al presidente della
commissione, in data 30 novembre 1989.
Al sen. Giorgio Spitella
presidente della VII Commissione
Senato della Repubblica
Caro presidente,
come membri della VII Commissione del Senato, richiamiamo
la Sua attenzione e quella della
Commissione sul fatto che — pur
essendo già state approvate, ai
sensi dell’art. 8 della Costituzione, quattro leggi sulla base di Intese volte a regolare i rapporti
con le rispettive confessioni religiose e precisamente: la legge 11
agosto 1984, n. 449, « Norme per
la regolazione dei rapporti tra lo
Stato e le Chiese rappresentate
dalla Tavola valdese »; la legge 22
novembre 1988, n. 516, « Norme
per la regolazione dei rapporti
tra lo Stato e TUnione italiana
delle Chiese cristiane avventiste
del settimo giorno »; la legge 22
novembre 1988, n. 517, « Norme
per la regolazione dei rapporti
tra lo Stato e le Assemblee di Dio
in Italia »; e la legge 8 marzo
1989, n. 101, « Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e
l’Unione delle Comunità ebraiche
in Italia » — si debbono tuttavia
lamentare, anche nel caso di una
Intesa stipulata ormai da più di
5 anni, numerosi ritardi e inadempienze che tuttora si frappongono ad una piena attuazione
delle leggi e delle relative Intese:
ed in particolare che non è stata
data effettiva attuazione alla disposizione — contenuta nelle Intese con tutte le quattro confessioni e quindi recepita nelle leggi — sull'istruzione religiosa nelle scuole, secondo cui « l’ordinamento religioso non abbia luogo
secondo orari che abbiano per gli
alunni effetti comunque discriminanti ».
Al riguardo nessuna iniziativa
è stata sinora presa dal governo
per porre fine a questa situazione
di inadempienza; mentre si è in
vario modo impedito di procedere nella discussione in Parlamento della proposta di legge
sulle discipline facoltative, che'è
stata presentata ormai da diversi
anni dai parlamentari del PCI e
di altri gruppi e che offrirebbe il
quadro normativo più idoneo per
una collocazione dell’insegnamento religioso cattolico che non determini alcun elemento di discriminazione nei confronti di chi
non opti per tale insegnamento.
Sottolineiamo che, inoltre, numerose violazioni si registrano
anche per quel che riguarda le
norme che vietano forme di insegnamento religioso diffuso o
l’imposizione agli alunni di pratiche religiose od atti di culto. E
osserviamo altresì che, nonostante ripetute sollecitazioni, il Ministero dei beni culturali non ha
ancora provveduto a costituire
le commissioni miste previste
dalle quattro Intese per la tutela
dei beni culturali afferenti a ciascuna confessione.
Le chiediamo pertanto, nella
Sua qualità di Presidente della
Commissione, di invitare al più
presto il Ministro della Pubblica
Istruzione e il Ministro per i Beni
Culturali e Ambientali a riferire
alla Commissione sulla mancata
attuazione delle Intese e sulle misure che intendono adottare per
eliminare al più presto le gravi
inadempienze sopra denunciate.
INSEGNANTI DI RELIGIONE
Le novità per il ’90-91
ROMA — Dal prossimo anno
scolastico entreranno in vigore le
nuove norme per la definizione
complessiva delle qualifiche necessarie per l’insegnamento della
religione cattolica (Ire) nelle
scuole pubbliche. La normativa,
prevista dall’intesa Poletti-Falcucci del 1985, mira a regolamentare la questione dei titoli necessari per l’accesso all’Irc nei
diversi ordini di scuole, includendo anche le norme transitorie
necessarie per regolarizzare la
posizione degli insegnanti già inseriti nei ruoli scolastici.
In base alle nuove disposizioni,
dal prossimo 1990-91 potranno cosi insegnare nelle scuole materne
ed elementari, oltre a sacerdoti,
diaconi qualificati e religiosi, gli
insegnanti in servizio dall’anno
scolastico 1985-86 e tutti coloro
che sono in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore pubblica, questi ultimi purché
abbiano conseguito anche un diploma presso un Istituto di scienze religiose (ISR) riconosciuto
dalla GEI. Titoli validi per insegnare nelle scuole materne ed elementari saranno anche, rispettivamente, i diplomi di Scuola magistrale e di Istituto magistrale.
All’insegnamento dell’Irc nelle
AeeONAMENTO ANNÜ0.
ITALIA I 15000
ESTERI-' L 20000
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oNA COPIA I :cco
(ADISCA)
OA VERSARE SOL C C P N-M603205 INTESTATO A
L'AMICO DEI FANCIULLI TAVOLA VALDESE
Vtd fbio u3mbc»-Ìc.n^Wt 29
20159 MILANO
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65.000
Sostenitore L. 80.000
c.c.p. 20936100 intestato AIP
- via Pio V, 15 - 10125 Torino
Notizie flash
□ RITIRARE LE CIRCOLARI
CAMALDOLI — Un gruppo di partecipanti al Colloquio ebraicocristiano ha riflettuto sulla situazione dell’lrc nella scuola pubblica ed ha scritto al Ministro Mattarella la seguente lettera:
«Onorevole Ministro,
un gruppo di partecipanti al 10° Colloquio ebraico-cristiano,
che si è svolto presso il Monastero di Camaldoli dal 6 al 10 dicembre 1989, è venuto a conoscenza che i Giudici amministrativi
sono stati investiti di esame della legittimità delle circolari del
Ministro della Pubblica Istruzione n. 188 e 189 del 25 e del 29
maggio 1989, nella parte in cui impongono agli alunni che non abbiano scelto di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
tre alternative, e cioè: attività didattiche e formative, attività di
studio e/o ricerca individuale, oppure nessuna attività.
Tali circolari provocano effetti discriminanti per gli alunni
che non usufruiscono dell’insegnamento della religione cattolica.
Richiamiamo l’attenzione del Ministro sulla sentenza n. 203 del
12.4.89 della Corte Costituzionale, che dichiara con assoluta chiarezza che ’’solo l’esercizio del diritto di avvalersi dell’insegnamento religioso crea l’obbligo scolastico di frequentarlo”. Di conseguenza l’ora di religione si deve considerare facoltativa, e solo
l’insegnamento facoltativo, collocato in orari opportimi, contempera le esigenze di chi intende avvalersi e di chi non intende avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.
Le circolari sopra richiamate sono in contrasto con la citata
sentenza della Corte Costituzionale perché considerano non ’’facoltativo”, ma ’’opzionale” l’insegnamento della religione rispetto ad
altre forme di attività che implicano un obbligo scolastico.
Senza volere interferire nella attività giurisdizionale, riteniamo nostro dovere sottoporre alla attenzione del Ministro tali circolari impugnate di illegittimità e chiedere il suo intervento discrezionale nei confronti delle stesse, ritenendole lesive del diritto
soggettivo di libertà previsto dalla Costituzione nell’art. 3 sulla
uguaglianza dei diritti e nelTart. 19 sulla libertà religiosa, e lesive
anche della legge 449/1984 tra lo Stato italiano e la Tavola valdese,
della legge 516/1988 tra lo Stato italiano e l’Unione italiana delle
Chiese cristiane avventiste, della legge 517/1988 tra lo Stato italiano
e le Assemblee di Dio in Italia, della legge 101/1989 tra lo Stato
italiano e l’Unione delle comunità ebraiche italiane».
seguono le firme
scuole secondarie potranno invece accedere gli insegnanti di religione con 5 anni di servizio maturati con il 1985-86 ed i laureati.
Anche in questo caso, il titolo
conseguito in ambito pubblico
andrà corredato da un diploma
ottenuto da un ISR riconosciuto
dalla CEI. Ad ogni ordine e grado di scuole pubbliche potranno
infine accedere, oltre ai sacerdoti forniti di un attestato di regolare corso di studi teologici in
un Seminario maggiore, tutti coloro in possesso di un dottorato,
una licenza od un baccalaureato
in scienze teologiche o di un diploma di Magistero in scienze
religiose.
□ DIFENDERE LA LIBERTA’ DAGLI ABUSI
Nel frattempo il Sism-Cisl ha
avanzato delle richieste in ordine al problema dello stato giuridico degli insegnanti di religione centrate sui due problemi nodali del reclutamento e della definizione delle cattedre. Rispetto
al primo punto si auspica l’individuazione di criteri oggettivi su
base provinciale per superare
l’anacronistica norma della nomina episcopale, non troppo accettabile anche dal punto di vista
sindacale. Sul secondo punto il
Sism contesta l’attuale regime
di spezzettamento delle cattedre
(circa 3 ore settimanali), proponendo la costituzione di cattedre
di 18 o di 9 ore. Una soluzione
necessaria per la tutela della professionalità degli insegnanti di
religione e che richiederà, secondo il sindacato, una fase di transizione per evitare situazioni
traumatiche legate al problema
del conseguente sovrannumero.
ROMA — La recente ordinanza del pretore di Torino, Marco
Bouchard, che inibiva Tuso di alcune parti di im libro di testo
adottato in una scuola di Torino, ritenendole « insegnamento diffuso » della religione cattolica, ha suscitato molte reazioni nel nostro
paese, tra cui quelle dell’arcivescovo di Torino e di 31 deputati
democristiani che hanno interrogato il Ministro Vassalli (Grazia
e Giustizia). In merito a tali reazioni i responsabili delle Chiese
che hanno raggiunto una Intesa con lo Stato hanno inviato al Ministro Vassalli la seguente lettera:
« Signor Ministro,
la presa di posizione di un vescovo e di 31 deputati DC contro un pretore che a Torino ha applicato la legge dello Stato per
impedire un condizionamento confessionale nella scuola pubblica,
dà la misura delTatteggiamento di taluni settori della nostra società verso i diritti di libertà connessi con l’insegnamento religioso. Anziché operare affinché siano sempre meno frequenti i casi in
cui il diritto di non avvalersi deU’insegnamento religioso cattolico,
soprattutto nella scuola delTobbligo, è privato di efficacia (con pratiche religiose cattoliche in orario scolastico, insegnamento cattolico ’’diffuso”, e cioè impartito al di fuori delle ore riservate all’insegnamento religioso cattolico, obbligo di permanenza nella
classe durante l’insegnamento religioso per gli alunni che non se
ne avvalgono, ecc...) si attacca aspramente un magistrato che, applicando la legge dello Stato, vieta uno di tali abusi a tutela della
libertà religiosa e di coscienza.
Gli evangelici e gli ebrei italiani confidano che simili manifestazioni di intolleranza e di disattenzione ai dettati costituzionali
non abbiano a ripetersi e che la scuola italiana sia sempre più
un luogo di formazione di cittadini di una repubblica democratica
e pluralista ».
Francesco Toppi, Assemblee di Dio in Italia
Franco Giampiccoli, Tavola valdese
Tullia Zevi, Unione delle comunità ebraiche italiane
Enrico Long, Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste
□
EROGAZIONI LIBERALI DEDUCIBILI PER
CHIESE AVVENTISTE E ASSEMBLEE DI DIO
ROMA — Il ministero delle Finanze, con Decreto del 1° dicembre 1989, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre, ha
stabilito che sulla base delTarticolo 21 della legge 22 novembre
1988 n. 517, a decorrere dal periodo d’imposta 1989, le persone fisiche possono dedurre dal proprio reddito le erogazioni e i contributi, fino all’importo di due milioni di lire, a favore dell’ente morale Assemblee di Dio in Italia. Nel decreto è specificato che tali
somme servono per il « sostentamento dei ministri di culto, cura
delle anime e amministrazione ecclesiastica».
Nel decreto si stabilisce che le somme versate, per venir poi
dedotte dal reddito, debbono risultare versate nell’apposito conto
corrente intestato all’ente morale Assemblee di Dio in Italia contenente la causale dell’erogazione liberale.
I documenti attestanti i versamenti eseguiti debbono essere allegati, a cura del contribuente, alla dichiarazione dei redditi. (SCC)
ROMA — L’Unione italiana delle Chiese cristiane avventiste
del 7° Giorno ha ricevuto dal ministero delle Finanze l’autorizzazione ad incassare erogazioni liberali, fino ad un massimo di due
milioni, dalle persone fisiche, che potranno poi dedurle dalla propria dichiarazione dei redditi. Le erogazioni liberali serviranno, secondo quanto è riportato dalla Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre
1989, al « sostentamento dei ministri di culto, dei missionari, ed a
specifiche esigenze di culto e di evangelizzazione». (SCC)
à
4
ecumenismo
19 gennaio 1990
SETTIMANA DI PREGHIERA: INTERVISTA A MONS. GIACHETTI
DOPO BASILEA ’89
Speranze e delusioni
di un cammino in salita
L’unità dei cristiani è un dono di Dio e non il risultato degli sforzi umani - Ora di religione, matrimoni interconfessionali, Seoul...
L’antica dimora del vescovo di
Pinerolo è piuttosto austera. Corridoi, ampie scale, una galleria di
quadri; e qui c’è anche il ritratto
del famoso Charvaz, vescovo ed
amico di Muston. Lo stu,dio dove
si svolge questa intervista (di cui
riproduciamo una sintesi) è modesto. Sugli scaffali ci sono molti
libri di teologia, vedo una foto
del papa e una scrivania ben ordinata. Pietro Giachetti, vescovo
da 13 anni a Pinerolo, è un’ecumenico appassionato. Da 12 anni
è membro del Segretariato della
CHI per l’ecumenismo e dal novembre ’88 fa parte del gruppo
cattolico della Commissione paritetica cattolico-valdese sui matrimoni interconfessionali. Ma ecco l’intervista.
— Che cosa pensa della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani?
— L’unità dei cristiani — o meglio il ristabilimento di questa
unità infranta — più che essere
il risultato di sforzi umani è un
dono di Dio. E il dono bisogna
invocarlo con la preghiera, incessante e fiduciosa, da non confinarsi in una settimana all’anno.
La preghiera pone tutte le chiese
sotto il giudizio della Parola di
Dio per una continua conversione, che è condizione indispensabile dell’ecumenismo. Nel 1966 le
chiese cristiane hanno deciso di
preparare insieme ogni anno il
testo della Settimana di gennaio.
Voglio ricordare che per il 1988
il testo è stato preparato a Pinerolo da un gruppo cattolicovaldese. Il testo di quest’anno,
preparato da un gruppo misto locale spagnolo, ci riporta alla preghiera stessa di Gesù che è la
motivazione profonda del movimento ecumenico : « Che tutti siano uno, affinché il mondo creda »
(Gv. 17). Ma la preghiera per
l’unità deve trovare anche altre
occasioni d’incontro, come a
Pentecoste, come risulta da esperienze in atto.
— Tra i nodi da sciogliere nella questione ecumenica c’è il problema dei matrimoni misti. A
che punto siamo?
— Ho in mente quanto dice il
documento suH’ecumenismo del
Sinodo valdese del 1982 ; « Consideriamo la questione dei matrimoni misti come un test fondamentale... ». Ebbene, questo test
è oggetto di lavoro, come i lettori sanno, della Commissione
paritetica cattolico-valdese sui
matrimoni misti, di cui faccio
parte, la quale ha già tenuto a
Roma quattro riunioni; la quinta è in programma per il prossimo 2 marzo. Oso dire che la costituzione di questa commissione, tutti sanno qual è la sua origine, è un fatto storico di notevolissima importanza nel dialogo ecumenico in Italia. Si sta lavorando insieme per arrivare a
un’intesa su questo cruciale problema, delicato e complesso. Non
mi è possibile dire oltre, ma posso dire che in tutti i membri
della commissione c’è grande
fiducia e impegno. Chi avrebbe
pensato ad un fatto simile solo
qualche anno fa?
— Altra questione spinosa è
l’ora di religione. Ironicamente
le chiedo se è soddisfatto dell’attuale situazione.
— Come si può essere soddisfatti quando si vede una continua tensione, qualche volta con i
toni di crociata, di atteggiamenti agguerriti, di polemiche che
turbano profondamente il dialogo ecumenico e che fanno segnare il passo a questioni fondamentali come quella del confronto
teologico e della testimonianza
comune, in un mondo secolarizzato? Non potendo entrare, in
una breve intervista, nella complessità del problema, esprimo il
mio rammarico circa l’assenza in
Italia di un organismo paritetico
di consultazione ecumenica (come esiste in Francia) attraverso cui dialogare spiegando
le posizioni differenti schiettamente e fraternamente. L’ora di
religione era indubbiamente, con
altri, uno dei problemi. Si potevano così per lo meno attenuare
molte incomprensioni e lacerazioni, in uno spirito più ecumenico. Rimango sempre colpito dal
fatto che la questione deH’insegnamento della religione sia posta in nazioni europee di confessione mista in modi ben differenti dall’Italia.
— Dopo la positiva esperienza
di Basilea come mai, rispetto all’appuntamento di Seoul, sembra
che ci sia una battuta d’arresto
da parte della Chiesa cattolica
romana?
— Il fatto è recente. Anch’io
ne sono sorpreso. La Chiesa cattolica romana, come si legge nell’ultima risposta del Vaticano al
CEC invierà a Seoul 20 esperti,
e non 50 delegati come era previsto fino a pochi mesi fa, anche se
la Chiesa cattolica aveva già dichiarato di non considerarsi coinvitante per l’Assemblea di Seoul,
a differenza di quanto era avvenuto per Basilea. Non sono al
corrente delle motivazioni di questo campiamento. Sono però convinto che non si possa pensare
ad una battuta di arresto. Le
Chiese cattoliche d’Europa, come
sappiamo, sono state profondamente coinvolte per Basilea. Anche in Italia, nell’incontro del 16
dicembre dei delegati cattolici ed
evangelici, si è espressa una
volontà unanime di continuare
nell’impegno per Basilea, che indubbiamente Seoul arricchirà.
— Il documento del Sinodo
A TORINO E NEL PINEROLESE
Settimana
l’unità dei
Nel quadro della « Settimana
di preghiera per l’unità dei cristiani » le iniziative per le valli e
Pinerolo prevedono : venerdì 19,
a Pomaretto, presso il tempio, un
incontro introdotto da un pastore valdese e da un prete sul tema : « Conserva uniti a te quelli
che mi hai affidato » (Gv. 17; 11’).
Mercoledì 24, presso la Foresteria di Torre Pellice, un dibattito
su « La Cena del Signore ; significato e aspetti pratici », Introducono il past. Bruno Rostagno e
don Mario Polastro. Giovedì 25,
a Pinerolo, presso il seminario
di via Trieste 44, un incontro sul
tema : « Il significato della cena
del Signore », con interventi del
past. Klaus Langeneck e di padre Oreste Fabbrone. Tutti e tre
gli incontri iniziano alle 20,45 e
comprendono un momento dedicato alla preghiera.
A Torino la « Settimana per
l’unità » prevede fra l’altro queste iniziative:
per
cristiani
— sabato 20 gennaio, presso la Sala valdese di corso Vittorio 23, alle ore 17,30, dibattito
su « I matrimoni interconfessionali e i loro problemi », con partecipazione di una coppia cattolico-valdese, di Eugenio Rivoir
e Renato Rosso.
— Martedì 23, presso l’Aula
magna della Facoltà teologica
(via XX settembre, 83) alle ore
20,30, dibattito su « Le chiese
e la pace. Da Basilea a Seoul»,
con introduzioni di Luciano Deodato. Angelo Tartaglia, Predo
Olivero.
— Mercoledì 23, alle ore 18,30,
presso la parrocchia di Gesù nazareno (p.za Benefica): preghiera ecumenica, presieduta da padre Gian Mario Radaelli e dal
past. E. Rivoir.
— giovedì 25 gennaio, presso la
chiesa valdese di Corso Vittorio,
preghiera ecumenica animata dai
gruppi ecumenici della città.
Impegno per
una testimonianza
comune
Incontro (dei (delegati che avevano partecipato aH’assemblea ecumenica europea a maggio
Il vescovo di Pinerolo,
Pietro Giachetti.
valdese del 1982 sull’ecumenismo
afferma che cattolicesimo e protestantesimo appaiono alternativi e non complementari. E’ d’accordo?
— La parola « alternativa » può
essere carica di significati che
non condivido, perché porterebbe a bloccare il movimento ecumenico. Se siamo alternativi non
ci possono essere che le vie del
« grande ritorno » e del proselitismo. Nel dicembre 1989 ho visitato i centri ecumenici di Ginevra, accompagnato dal pastore
Williams. Ho avuto parecchi incontri. Non si è mai parlato di
alternativa. Vedo le cose con
un’altra ottica, come ho potuto
ascoltare nel messaggio finale
dell’incontro ecumenico francese (Chantilly, aprile 1986): « Sappiamo che il cammino della nostra piena riconciliazione passa
tra due scogli : quello di una uniformità di fusione che rende vacue le differenze ; quello di un’accentuazione delle differenze,
mantenendole in una opposizione sterile e nociva... Dobbiamo
saper accogliere le nostre differenze senza complessi e senza
compiacenze, nella speranza di
una purificazione capace di trasfigurarle ».
a cura di Giuseppe Platone
I partecipanti all’incontro dei
delegati delle chiese cristiane in
Italia all’Assemblea ecumenica
europea « Pace nella giustizia »,
al termine dei loro lavori, hanno
emesso il seguente comunicato:
« Il 16 dicembre 1989 ci siamo
riuniti a Roma, presso la Facoltà valdese di teologia, delegati e osservatori a Basilea della Chiesa cattolica e delle chiese protestanti in Italia, per lodare e ringraziare il Signore di
questo evento che tutti giudichiamo positivo e importante. Ci
siamo rallegrati per l’eco che
Basilea ha suscitato in Italia a
differenti livelli e per il lavoro
e la riflessione cominciati in molte comunità, con spirito ecumenico.
Mentre ci rammarichiamo che
non sia stato ancora possibile
realizzare a livello mondiale la
cooperazione ecumenica sperimentata a Basilea — convinti,
d’altra parte, della necessità e
della possibilità dei cristiani
italiani di collaborare, con l’aiuto di Dio, per una testimonianza comune — invitiamo a continuare nella preghiera e a seguire con attenzione ed impegno
la prossima Assemblea di Seoul,
che si svolgerà nel marzo 1990.
Riteniamo importante continuare il comune impegno ecumenico e perciò ci permettiamo
di fare alle chiese le seguenti
proposte:
1) in gennaio, dal 18 al 25,
in occasione della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani, i credenti in Cristo .si ricordino che Basilea ’89 e la riflessione iniziata allora li riguarda
e li stimola con forza;
2) a Pentecoste ricorre l’anniversario dell’incontro di Basilea: servendosi anche di schede
per la rifiessione che un gruppo
si impegna a preparare, partendo dai documenti approvati nell’Assemblea ecumenica, ci si richiami a ’’Basilea” nella preghiera e si continui nell’opera
di informazione e di sensibilizzazione;
3) nella Settimana ecumenica
per la pace (ottobre 1990) vengano riproposti i temi della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato, cercando di
coinvolgere anche le chiese e i
movimenti che finora non sono
stati presenti a questa iniziativa.
Nello spirito di continuazione
del lavoro iniziato a Basilea e
per aiutare le comunità cristiane d’Italia a crescere e a maturare su questi temi, ci impegnamo a dar vita a qualche iniziativa significativa nell’ordine di
un proseguimento del cammino
ecumenico e del conseguente aspetto pedagogico per le nostre
comunità cristiane: nasce da qui
anche l’ipotesi di un convegnp
sul ruolo e la responsabilità dei
cristiani nell’Europa che cambia ».
EGEI
Incontro con i
protestanti svizzeri
Quale seguito (dare all’iniziativa « Pace nella
giustizia »? - Il problema della cura pastorale
Una delegazione della Federazione delle chiese evangeliche
svizzere (FEPS), guidata dal suo
presidente Heinrich Rusterholz,
ha visitato il 30 novembre-l° dicembre la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
L’incontro aveva lo scopo di
consentire uno scambio reciproco di informazioni e un’analisi
di alcuni problemi che accomunano le due Federazioni. La
FEPS è espressione unitaria delle chiese nazionali e cantonali
svizzere e ne fanno parte, oltre
a 20 chiese cantonali e a ima
chiesa bicantonale (Berne-Jura),
anche la Chiesa metodista e una
chiesa libera.
La delegazione della FEPS è
stata accolta dal presidente della FCEI, past. Giorgio Bouchard,
e da altri membri del Consiglio.
La delegazione della FEPS era
formata, oltre che dal suo presidente Heinrich Rusterholz, dal
segretario esecutivo Peter Son.
deregger, dal segretario aggiunto Walther Zahnd, dal direttore
del dipartimento teologico, lon
Karakash, dalla direttrice del
dipartimento per le relazioni esterne, l’aiuto fra le chiese e le
missioni, Marianne Alder, e dal
responsabile per le relazioni esterne, Hartmut Lucke.
Nelle due giornate di incontro le due delegazioni hanno af
frontato il problema del seguito da dare all’Assemblea ecumenica europea di Basilea « Pace nella giustizia» (15-21 maggio 1989); del ruolo delle Federazioni nei rapporti interconfessionali, che non è più visto dalle chiese come un duplicato o
un’interferenza; delle nuove sfide poste dai mezzi di comunicazione di massa all’impegno
delle chiese nella stampa, nella
radio e nella televisione, e della
necessità di una collaborazione
internazionale nella produzione
televisiva; del problema della
carenza di pastori in Svizzera,
che spinge a cercare pastori anche in Italia. A questo proposito si è proposto un incontro
tra i rappresentanti delle_chiese in Italia e rappresentanti della FEPS per studiare insieme
una strategia comune. Si è anche affrontato il problema della cura pastorale degli svizzeri
in Italia, proponendo di prendere contatto con le loro comunità autonome (Firenze, Genova), per favorire i rapporti con
le altre chiese evangeliche italiane. La riunione si è conclusa
proponendo un prossimo incontro per la primavera del 1991,
quando sarà una delegazione della FCEI a visitare la FEPS in
Svizzera.
(nev)
5
19 gennaio 1990
fede e cultura
UN VOLUME DELLA CLAUDIANA
VISTO IN TV
Alle orìgini dei metodismo:
raccolta di testi originali
L’ambiente in cui il movimento mosse i suoi primi passi - L’avversione per il deismo - L’impegno per lo sviluppo sociale - Una tensione verso l’affermazione della giustizia di Dio
E’ apparsa recentemente, nella
collana « Riforma protestante nei
secoli », questa raccolta di testi riguardanti il metodismo che vanno dalla seconda metà del 700
alla fine del sec. XIX. Ed occorre
subito rilevare che questo lavoro
si differenzia dai precedenti saggi
di Carile sul metodismo (cfr. Attualità del pensiero teologico metodista, 1971 e II metodismo.
Sommario storico, 1984) proprio
perché si tratta di una antologia i
cui testi desiderano essere la testimonianza diretta delle tensioni religiose e sociali entro cui il metodismo nacque e si sviluppò: tensioni forti, indubbiamente, se si
tiene conto sia delle dimensioni
temporali (appunto i secoli XVIII
e XIX) che geografiche (Inghilterra e Stati Uniti) prese in esame,
ed anzi il titolo potrà apparire un
po’ riduttivo rispetto a quelle dimensioni stesse.
Se finora si era avuto modo di
conoscere le vicende da cui il metodismo nacque attraverso le poche opere apparse in italiano — a
cominciare dalla Breve storia del
metodismo del Piggott (Padova,
1868) ■— ben poco si sapeva invece deWhumus e dell’ambiente entro cui il metodismo iniziò a muovere i primi passi per poi svilupparsi; questo sembra essere lo
scopo primario perseguito da Carile in questa opera, ed in tal senso l’ampia Introduzione (pp. 5-62)
che precede i testi è « la fotografia tridimensionale dello spessore
religioso, storico e psicologico entro il quale sono stati prodotti »
(p. 5), e dalla quale emerge che il
metodismo si è saputo inserire fin
dal suo sorgere fra i problemi
contingenti della società.
Uno dei molti aspetti della società inglese del ’700 avversato da
Wesley e dai suoi compagni citato da Carile è il deismo, che giunto a formulazioni filosofiche escludeva Dio da ogni influenza nella
storia « arrivando a quell’ideale
morale della imperturbabilità dell’animo che la concezione epicurea invitava a perseguire fino al
raggiungimento della completa
atarassia ». La replica di Wesley
non potrà che essere teologica,
perché per lui come per i suoi seguaci non occorreva certo dialogare sull’esistenza dialettica di Dio,
ma « testimoniare realmente il sorgere di un nuovo tipo di vita associata in ogni suo aspetto — religioso, culturale, economico, sociale — conforme ad un rinnovato
modo di essere credenti » (p. 25).
Si trattava cioè di conversione e
del reale impegno sociale che ne
seguiva, anche se il metodismo ■—
afferma Carile — non nacque come movimento di carattere sociale ma lo divenne in seguito (p. 40),
c comunque molto presto, aggiungiamo, quando innestava la propria teologia nella « buona, vecchia teologia nata dalla Riforma »
intrecciando indissolubilmente la
fede all’azione: « l’operazione pratica per l’uomo al principio teorico della fede in Dio » (p. 8).
Una « teologia
globale »
L’autore non si dichiara concorde con quella definizione che
vorrebbe il metodismo tributario
di una « teologia della prassi »,
ma piuttosto di una « teologia globale », cioè « che implica come
sua componente la sua stessa prassi, senza la quale resterebbe un
puro concetto filosofico accompagnato da una semplice esercitazio
Claudiana
ne morale (...). L’uomo nuovo, l’uomo liberato, portava indelebili i
segni della sua liberazione, e diventava egli stesso portatore di liberazione e liberatore. (...) Certamente era un nuovo modo di far
teologia, ma era il modo che consentiva di passare dal gelido linguaggio astratto della Legge al calore vivificante del pathos profetico » tpp. 16-17): calore « risvegliato », naturalmente, fedele al
principio « pietista » del primum
vivere deinde philosophari.
E’ su questa stessa impostazione
teologica che fa dell’ag/re dell’uomo la risposta alla chiamata evangelica che sono affrontati altri
aspetti della società inglese ai tempi dei primi metodisti e da questi
ultimi affrontati con quegli opuscoli titolati Thoughts, Appeals,
Address, Essays, ed il cui oggetto
andava dai contrasti con la Chiesa
costituita al rapporto del credente
con la politica, dall’etica del lavoro alla predicazione femminile,
dalle libertà individuali alla questione della schiavitù.
Sono questi solo alcuni fra i temi sviluppati attraverso i testi raccolti, e fra i quali desideriamo sottolineare almeno quelli relativi alla schiavitù ed al pensiero di H.
Price Hughes, due argomenti diversi sia per epoca che per collocazione geografica.
Al primo sono dedicati vari brani tratti da diverse opere, a cominciare dai Thoughts upon Slavery
dello stesso Wesley, gli Atti delle
Conferenze metodiste episcopali
americane riportati dalla History
of thè Methodist Episcopal Church
(1839) del predicatore itinerante
metodista Nathan Bangs, dove veniva vietato in maniera categorica
possedere o vendere schiavi, per
giungere alle valutazioni che nel
1969 faceva nei National Sermons
(...) on Slavery il vescovo Gilbert
Haven (lo stesso — fra l’altro —
che nel 1872 autorizzava il pastore
'Vernon a portarsi a Bologna per
iniziare l’opera metodista episcopale in Italia).
Contro l’infamia
della schiavitù
Si trattava per quegli autori
non solo di porre fine alla infamia
della schiavitù che contrastava con
la coscienza di ogni uomo, ma di
adoperarsi per lo sviluppo sociale dei negri: « Io credo •— scriveva Haven — che le caste siano il
grande peccato di questa nazione,
e che sia importante dovere di
ognuno estirparle anzitutto da se
stesso, e quindi da ogni cuore che
egli possa influenzare. La riforma
deve cominciare da qui. Mi rallegro che sia già cominciata. Abbiamo abolito dai codici le leggi che
abolivano i matrimoni misti, che
istituivano scuole separate e che
privavano i negri del diritto di
voto attivo e passivo. Secondo la
legge sono uguali, ma l’Evangelo
deve operare ’’quello che la legge
non può fare, perché la carne la
rende debole” » p. 296).
Di Hugh Price Hughes (18471902), ministro metodista leader
del « Forward Movement » per la
difesa dei diritti degli emarginati,
sono raccolti quattro testi tratti
dalle sue opere più conosciute;
The Philosophy of God, The problem of London Pauperism e So
cial Christianity. fesus Christ and
Social Distress, entrambe del 1890.
Rispetto al problema dei poveri
di Londra, ad esempio, Hughes,
dopo aver constatato il fallimento
della beneficenza privata e delle
organizzazioni filantropiche, invita
10 Stato a fronteggiare energicamente la situazione con una proposta valida non solo per i suoi
tempi: « Siamo sempre stati disposti a spendere incalcolabili
quantità di milioni di pubblico denaro per la guerra. Non è forse
giunto il tempo di spendere ugualmente milioni per la pace? (...)
Non c’è nessun dubbio che è giusto spendere forti somme di denaro pubblico allo scopo di impedire
qualsiasi invasione straniera. Ma
11 pauperismo ci ha già invasi! (...)
Nulla al momento attuale è più urgente che fermare la diffusione
della povertà » (pp. 299-300). Ed
accanto allo Stato anche le Chiese possono fare molto: «Facciamo
una cosa: mettiamoci dal punto di
vista giusto. Guardiamo la massa del popolo con gli occhi compassionevoli di Gesù Cristo » (p.
301 ), iniziando cioè a mobilitare le
forze presenti nei Consigli di chiesa; « Mi domando se non sia tempo che tutti i ministri cristiani raccomandino ai cittadini di preoccuparsi che nei Consigli parrocchiali
e nelle altre assemblee locali vengano eletti uomini che non abbiano paura di guardare in faccia
nessuno e che siano pronti a fare
il loro dovere, lealmente, verso la
loro patria e verso il loro Dio »
(p. 302). Insomma, occorreva lottare nel campo sociale, e perché
no, anche politico, ma sempre con
la consapevolezza che fosse la giustizia di Dio a doversi imporre e
non le idee degli uomini.
Occorre notare, prima di concludere, che il volume curato da
Carile — frutto di un grande lavoro di ricerca dei testi presso varie biblioteche inglesi e statunitensi — termina con utili sezioni:
i Cenni biografici relativi agli autori citati; una ricca Bibliografia;
due Indici di illustrazioni nonché
Vindice degli argomenti e quello
dei nomi.
Franco Chiarini
S. CARILE, I metodisti nell'Inghilterra della Rivoluzione industriale (sec.
XVIII-XIX), Torino, 1989.
RIVISTE
Arancia blu
Nord - Sud
Il primo "Protestantesimo” del
'90 è iniziato con la considerazione che negli straordinari sommovimenti dell'est hanno avuto un
ruolo rilevante persone e ideali
ispirati alla fede nel messaggio
evangelico. (Trai molti esempi citati, ricordiamo che la rivoluzione
in Romania si è accesa sulla scia
delle vessazioni subite da un pastore riformato e che il vice ministro del nuovo governo cecoslovacco è un pastore luterano). Su
un piano più generale la « casa
comune europea », per convinzione dello stesso Gorbaciov, potrà
essere costruita grazie anche all’apporto delle istanze di cui i
credenti sono portatori. Ma come
dovrà essere costruita questa
« casa »? Di qui, attraverso gli interventi degli ospiti in studio, si
è messo in evidenza che ciò non
potrà avvenire ignorando il divario nord-sud. Tale divario è già
impressionante all’interno del nostro paese. Mentre infatti la disoccupazione al nord sta riducendosi, essa cresce nel meridione,
dove risultano notevolmente inferiori gli investimenti, i consumi
e soprattutto le spese per la sanità, i trasporti e la cultura.
Biagio De Giovanni, docente di
storia delle dottrine politiche a
Napoli, ha spiegato che rispetto
al passato il problema meridionale non è più una questione contadina, ma una questione urbana,
come testimonia Vinvivibilità delle sue principali città. Per una
Italia che cresce «a due velocità », all’insegna della corruzione
e delle connivenze con la classe
politica, l’Europa può diventare
un rischio anziché un’occasione.
A questa analisi è seguita quella di Valdo Spini, sottosegretario
agli Interni, che ha valutato il
problema nord-sud a livello mondiale. Attraverso il fenomeno
dell'immigrazione esso si ripercuote ormai largamente anche da
noi, ma è evidente che si devono
creare condizioni di effettivo sviluppo nei luoghi di provenienza.
Alla domanda centrale della
trasmissione («quale può essere
l’apporto dei cristiani? » ) ha risposto il pastore S. Aquilante, direttore del Centro diaconale La
Noce di Palermo, affermando che
si tratta di operare sia per una
« ricostruzione spirituale » degli
individui, condizione essenziale
per il mutamento della società,
sia attuando nella situazione specifica l’indicazione di Gesù: « Fui
forestiero e mi accoglieste ». In
queste due direzioni le nostre
chiese devono aprire nuovi spazi
di progettualità, darsi strumenti
concreti di solidarietà (in questa
linea si muove la commissione
per il Mezzogiorno creata dalla
FCEI).
Il concetto è stato ribadito in
un’intervista a padre Ennio Pintacuda del Centro studi sociali di
Palermo che, rifacendosi al racconto dell’Esodo, ha detto fra
l’altro che la terra promessa verso cui devono muoversi oggi i cristiani del sud è il proprio territorio, da ricondurre alla libertà.
Mirella Argentieri Bein
E’ questo il titolo di una rivista, edita a partire da martedì 23 da « Il manifesto », che
si occuperà di ambiente, di
scienze applicate allo studio della terra, di politiche energetiche,
viaggi, riflessioni politiche. Comparirà in edicola ogni penultimo martedì del mese.
PROTESTANTESIMO
IN TV
domenica 21 gennaio
RAI 2 - ore 23,30 circa
replica : lunedì 29 gennaio
RAI 2 - ore 10
PROTESTANTI E
RIVOLUZIONE
IN FRANCIA
Il 7 giugno 1789, prima ancora
che la Costituente francese votasse la tolleranza per i culti
non cattolici, i protestanti di
Parigi sfidano la polizia e celebrano un culto pubblico. Da
allora fino ad oggi la società
francese è stata visibilmente
marcata dall’influenza protestante. E in futuro...? Inchiesta filmata a Parigi e Strasburgo.
6
6 prospettive bibliche
19 gennaio 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
"CHE SIANO TUTTI UNO"
(La preghiera di Giovanni 17)
(Segue dal numero precedente)
La preghiera per i
discepoli che verranno
La prima parte della preghiera di
Gesù al Padre riguarda la sua persona (vv. 1-5), la seconda riguarda i
discepoli del Gesù terreno (vv. 6-19).
La terza riguarda « quelli che credono per mezzo della loro parola » (v.
20), cioè la seconda generazione di
credenti, quelli viventi all’epoca di
composizione del quarto vangelo (infatti questo V. 20 ha il verbo al presente — non « quelli che crederanno » in un lontano futuro). Possiamo
quindi aspettarci che nelle richieste
per loro affiorino problemi concreti
proprio di quell’epoca. E’ la situazione di questi credenti che interessa
l’autore del quarto vangelo e la sua
comunità. Essi devono essere « una
cosa sola ». Anche qui il pensiero
formulato dalla preghiera si compendia in tre punti o pensieri.
Che siano tutti uno
(o: una sola cosa)
Questo tema era già accennato
brevemente nella prima preghiera
per i discepoli (v. 11), ma ora l’unità dei credenti della seconda generazione è menzionata con insistenza
molto maggiore (al v. 21, alla fine del
22 e ancora nel 23). I commentatori
ricordano le tensioni che c’erano nelle comunità giovanniche fra i seguaci di Gaio e quelli di Diotrefe (III
Giov. vv. 9-11), la presenza di predicatori eretici, falsi profeti e seduttori (cfr. II Giov. vv. 10-11; I Giov.
2: 26; 4; 1-3), il verificarsi di scismi
(I Giov. 2: 19). In quest’ultimo passo i capi dell’opposizione sono definiti anticristi.
Se le lettere di Giovanni sono di
poco posteriori al vangelo, si può
pensàre che la preghiera per l’unità
preveda ciò che sta per accadere nelle comunità giovannica e che forse si
manifesta già con segni evidenti. Ma
è anche possibile che le lettere giovanniche siano state scritte un po’
prima del vangelo. In questo caso, la
preghiera per l’unità avrebbe di mira
una situazione già compromessa, senza altro rimedio aU’infuori di un intervento divino. In un certo senso,
tutto il quarto vangelo può essere
letto come un tentativo di comporre
in unità le divisioni esistenti, divisioni che dovevano riguardare soprattutto la persona e l’opera di Cristo
(un solo esempio: il modo in cui Giovanni racconta la chiamata dei primi discepoli, così diverso da quello
di Marco, Matteo e Luca, potrebbe
avere lo scopo di mostrare la compatibilità fra loro delle interpretazioni
cristologiche adombrate nei titoli di
« Agnello di Dio », 1: 29; « Maestro),
1: 38; «Messia», 1: 41; «Figlio di
Dio » e « Re d’Israele », 1: 49).
Sì conclude su questo numero la pubblicazione dello studio di Bruno
Corsani sulla preghiera contenuta in Giovanni 17. L’occasione è stata fornita dalla « Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani », che affronta, su, proposta di un gruppo misto spagnolo, per l’appunto questo capitolo del IV Evangelo. All’analisi del testo segue una riflessione sul valore
che queste parole hanno per noi oggi. (red.)
Come noi siamo
uno (v. 22)
Due volte i versetti sull’unità
usano la congiunzione « come »: nella frase che chiude il v. 22 e inizia il
V. 23 (« siano uno come noi siamo
uno: io in loro e tu in me ») e al v.
21 (« che siano tutti uno; che come
tu, o Padre, sei in me ed io sono in
te, anch’essi siano in noi »). L’unità
chiesta per i credenti della seconda
generazione ha il suo modello (ma
non solo questo, come vedremo) nell’unità che c’è fra il Padre e il Figlio:
« come noi siamo uno » (v. 22).
Questo parallelismo fra l’unità del
Padre e del Figlio e l’unità invocata
per i credenti è significativo: l’unità
del Padre e del Figlio non è omogeneità né uniformità. Il Padre rimane
Padre e il Figlio rimane Figlio. Non
c’è uniformità né di essenza né di
funzioni. Ma c’è unità di intenti e
unione degli sforzi per raggiungere
quegli intenti: il Padre è attivo nel
Figlio (14: 10), le cose che il Padre
fa, anche il Figlio le fa (5: 19), perché è il Padre che gliele ha date da
compiere (5: 36). Esse testimoniano
che il Padre lo ha mandato (5: 36).
Ma la congiunzione « come » non
vuol dire soltanto « allo stesso modo » o « secondo lo stesso modello ».
In greco, ha anche una sfumatura
causale o strumentale. In questo capitolo, lo vediamo all’inizio del v. 3,
dove c’è la stessa preposizione greca;
ma lì la Riveduta la traduce « poiché » (altre Bibbie traducono « siccome »). Nella preghiera per l’unità
potremmo anche tradurre: « che siano tutti uno poiché noi siamo uno ».
L’unità del Padre e del Figlio non è
solo il modello, ma anche la causa
che motiva e addirittura rende possibile l’unità dei credenti. Per questo,
al V. 21, «che siano tutti una cosa
sola » equivale a « anch’essi siano in
noi ». L’unità si realizza convergendo in Cristo, non stringendosi la mano indipendentemente da Cristo.
L’abbiamo visto: l’unità del Padre
e del Figlio che Giovanni mette a modello e fondamento dell’unità dei credenti è una unità di intenzione, di incarico e di testimonianza, perché il
Figlio è inviato a rivelare l’amore del
Padre e la sua volontà di salvezza
per tutti i viventi. In quest’unità di
azione e di testimonianza egli inserisce anche i credenti: quando assumono quell’incarico e portano quella
parola di rivelazione che hanno ricevuto da Gesù, è possibile affermare
che egli — mediante la sua parola ■—
è in loro come il Padre — mediante
la sua parola — era in lui (v. 23).
Perché il mondo creda che tu
mi hai mandato (v. 21)
Questo è il risultato della testimonianza affidata ai credenti. Anche la
loro concordia nella testimonianza
contribuisce a condurre il mondo alla fede. Il V. 23 ripete la stessa cosa
con il verbo « conoscere » al posto
del verbo « credere », e vi aggiunge
anche la conoscenza dell’amore del
Padre.
Questa prospettiva aperta sulla
conversione del mondo viene opportunamente a correggere l’impressione di un atteggiamento negativo di
questo capitolo di Giovanni nei riguardi del mondo. Non è vero, come
pensa qualcuno, che la comunità giovannica sia tutta ripiegata in se stessa: invece proprio questo capitolo,
che per il suo genere letterario (preghiera d’addio) e per la sua posizione (alla fine dei discorsi di Gesù ai
suoi discepoli prima della passione)
poteva anche avere una prospettiva
più intimistica, menziona il mondo
ben diciannove volte. Certo, molte
volte in senso negativo o senza una
valutazione su di esso, ma è significativo leggere anche che il Figlio è stato mandato nel mondo (v. 18), che i
discepoli sono stati mandati nel mondo (v. 18), che il fine di tutto ciò è
che il mondo creda (v. 21), che il
mondo riconosca che Gesù è il Rivelatore mandato dal Padre (v. 23). Anche se il mondo odia i discepoli (v.
14), ciò non può diventare un pretesto per ripagarlo della stessa moneta: in questo caso non si potrebbe
certo pensare ad un suo approdo alla
fede! Il v. 9, con le parole « Io non ti
prego per il mondo », poteva dare
l’impressione di un disinteresse per
le sue sorti. Invece no: la grande attesa e la grande speranza è « che il
mondo creda ». A questo deve servire la testimonianza dei discepoli:
« Come hai mandato me nel mondo,
anch’io ho mandato loro nel mondo ». I discepoli hanno una missione
analoga a quella del Figlio e fondata
su quella del Figlio. Nel vangelo di
Giovanni, Gesù dice di se stesso: « Io
sono venuto perché abbiano la vita, e
l’abbiano ad esuberanza » (10: 10). I
discepoli, con la loro testimonianza,
operano per lo stesso fine — e anche
l’evangelista stesso, che alla fine dichiara così lo scopo del suo vangelo:
« Queste cose sono state scritte, .affinché crediate che Gesù è il Cristo, il
Figlio di Dio, e affinché, credendo,
abbiale vita nel suo nome » (20: 31).
L’attualità
di Giovanni 17
La preghiera del cap. 17, come
peraltro tutto il vangelo di Giovanni,
ha una forte presa su di noi perché i
discepoli di cui parla esprimono situazioni e problemi di carattere universale, che potrebbero anche essere
i nostri. La mancanza imminente
della presenza visibile del Signore, il
bisogno di essere « custoditi » da Dio,
la certezza di essere giunti alla fede e
alla comunione col Signore non per
virtù propria ma perché il Padre li
ha « dati » al Figliuolo, la vocazione
d’essere testimoni al mondo della
volontà di salvezza di Dio — questi
elementi che caratterizzano i discepoli nel cap. 17 di Giovanni sono sentiti profondamente anche dai credenti di oggi. L’evangelo in cui credono,
le « parole » che devono portare al
mondo, sanno di averli ricevuti dal
Signore.
E non solo i discepoli, ma anche il
Figlio ci appare in questo capitolo
come il Signore che conosciamo nella
nostra vita di fede. E’ colui che ha
fatto conoscere sulla terra la gloria
del Padre (v. 4), anzi ha fatto conoscere il suo vero essere, cioè il suo
amore (vv. 6, 23), colui che si è « santificato », cioè offerto, per loro (v.
19), colui che ha potere di condurre
alla vita eterna (v. 2).
Non deve stupire, dunque, che anche il tema dell'unità sia vicino alla
nostra sensibilità moderna, in un
mondo che tende a superare i blocchi, ad abbattere i muri, a mettere
fine alle guerre fredde. Tuttavia, lo
sforzo che abbiamo fatto per capire
la preghiera di Giov. 17: 20-23, collocandola nel suo contesto immediato
e nel quadro di tutto il cap. 17 e della
situazione che esso presuppone, rivela che si trattava dell’unità dei credenti divenuti tali per la predicazione dei discepoli di Gesù.
Certo possiamo applicare questa
esigenza di unità anche ai nostri tempi, come abbiamo applicato a noi
stessi, in quest’ultimo paragrafo,
molto di quello che Giovanni 17 dice
su Gesù e sui suoi discepoli. Ma nel
fare quest’applicazione dobbiamo restare fedeli alla prospettiva di Giovanni 17, cioè alla richiesta e alla
speranza di un’unità fondata sulla testimonianza resa da Gesù, e sulle parole che Gesù ha portato da parte del
Padre. Una unità analoga a quella
esistente tra il Padre e il Figlio, che
non annulla le loro particolarità, ma
si identifica con la volontà e l’impegno di entrambi per la salvezza del
mondo. Non una unità di strutture
istituzionali e teologiche, ma unità
nella proclamazione del « nome » e
dell’amore del Padre. E’ solo questo
che si trova nella preghiera di Gesù:
« che siano uno come noi siamo uno »
(v. 22).
Bruno Corsani
7
r
19 gennaio 1990
obiettivo aperto
LA STRAGE
DEGLI INNOCENTI
In un articolo pubblicato il 27
ottobre scorso dal nostro settimanale, ed in cui venivano denunciate per l’ennesima volta
gravissime violazioni contro i
bambini, si accennava all’imminente presentazione e votazione
della Convenzione sui diritti del
bambino da parte delle Nazioni
Unite. L’approvazione del documento è avvenuta il 20 novembre
scorso e toccherà ora alle nazioni aderenti il ratificarlo. Ma, prima di vederlo più da vicino, soffermiamoci ancora un momento sulla tragica situazione di tanta infanzia nel mondo.
ma dopo disumani addestramenti.
Purtroppo, mai come oggi tanti
bambini sono stati vittimizzati in
così numerosi settori della società, da quello familiare a quello
sanitario; da quello del lavoro a
quello della violenza (guerre, torture, deportazioni); da quello
educativo a quello giudiziario.
Qualche cifra, sfogliando alcune
pubblicazioni qualificate, conferma purtroppo senza equivoci
la situazione.
I bambini muoiono a milioni
per fame e malattia: nel 1987 —
l’ultimo anno in cui le statistiche sono complete — sono stati
15 milioni, 40 mila al giorno. Il
divario fra nord e sud del mondo
è enorme anche in questo campo.
Mentre in Svezia sono 7 i bambini su mille che muoiono entro i
primi cinque anni di vita, in Afghanistan sono 304 ; in Svizzera 8
c in Mali 296; in Italia 12 e in
Etiopia 261, e così via.
I bambini rappresentano il
50 per cento dei rifugiati, con oltre 6 milioni. In testa è ancora
l’Afghanistan, seguito da America Centrale, Corno d’Africa, Africa australe, sud est asiatico.
Anche i cosiddetti « bambini di
strada », che vivono di espedienti, di furti o frugando nelle immondizie, sì contano a milioni.
L’Unicef (l’organizzazione delrOnu che si interessa dell’infanzia) afferma in un suo studio
che almeno 80 milioni di bambini nel sud del mondo vivono
sulla strada: 10 milioni in Africa e Medio Oriente; 20 in Asia e
50 in America Latina. Ma perfino negli Stati Uniti, a New York,
come sottolinea Furio Colombo,
si possono trovare bimbi abbandonati a se stessi perché gli adulti che dovrebbero occuparsene
sono scomparsi, o sono in prigione, o sono malati o inidonei. Altri, ammalati, vengono abbandonati negli ospedali.
Sfruttati
Combattenti
Altre decine di migliaia sono
morti (e morranno) nelle guerre
come combattenti, come prigionieri o come vittime civili : si
pensi alla Cambogia, ai « boat
people », al Mozambico, al Medio
Oriente, all’Etiopia, alla Somalia, al Sudan, alla recente guerra
Iran-Iraq... Secondo le stime delrONU, i bambini combattenti in
guerre e guerriglie sono 200 mila: fanciulli che a 10-12 anni sono costretti ad imbracciare un’ar
II lavoro minorile ha visto nel
1988 oltre 200 milioni di bambini costretti a prestazioni a volte
superiori alle loro forze, e sovente pericolose e malsane. Gli effetti sono devastanti, ed acuiti
dalla mancanza di una vita familiare armoniosa, di ore dedicate
alla scuoia, al tempo libero, al
gioco.
Ma l’indice della violenza contro i minori cresce anche in altri
settori e un po’ dappertutto. Dalla violenza sessuale ad un vero e
proprio mercato della prostituzione; dalle botte alle lesioni, a
volte permanenti (succede anche
in Italia). Compaiono bambini
anche in un inqualificabile commercio di organi umani, fra le
vittime quotidiane delle guerre e
del mercato della droga, compaiono nelle vendette « trasver
La Convenzione
delle Nazioni Unite
In questo quadro sconfortante
I
In alto:
la denutrizione
rappresenta
ancora una causa
di morte per
migliaia e migliaia
di hamhini.
A tutti i minori
deve essere
assicurato di
poter crescere
nella libertà
e nella pienezza
delle loro
opportunità
di vita.
LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI DEI MINORI
Dalla violenza nelle famiglie, al carcere, alle guerre: la condizione
dei bambini nel mondo - Il testo deH’ONU, le speranze e le difficoltà
sali » della mafia e della camorra. E’ di questi giorni la notizia
di quel boss della malavita che
reclutava nel rione di Secondigliano, a Napoli, bambini dagli 11
ai 17 anni, li armava ed alla sera dava loro la « paga » dopo che
gli avevano consegnato le motorette ed i portafogli rapinati ai
passanti. Allargando l’obiettivo a
livello nazionale, si apprende dalla relazione sullo scorso anno
giudiziario che la criminalità minorile è in forte aumento : ^ono
stati condannati con sentenza definitiva 1.833 minori, mentre quelli alle prese con i tribunali sono
aumentati di quasi il 18 per cento
dell’anno precedente.
Ma è anche violenza la televisione con i suoi spettacoli indiscriminati, con la sua martellante
pubblicità; è anche violenza la
vendita dei bambini per adozioni; lo è pure l’intervento di certa magistratura, sia nel campo
delle adozioni che in quello della
stessa famiglia naturale.
Questi sopra descritti sono alcuni pochi esempi, alcuni dati di
fatto nei quali sono coinvolti centinaia di milioni di minori. Per
di più, se da un lato gli interventi dell’Unicef, di altre organizzazioni e delle chiese sono riusciti a salvare alcuni milioni di
giovani vite nell’ultimo decennio
rnediante vaccinazioni, medicinali, cure mediche, informazioni
igienico-sanitarie, ecc., dall’altro
arnpie zone del mondo in via di
sviluppo sono ulteriormente arretrate verso la povertà e ciò
ha costretto molti paesi — oberati dal debito verso il nord — a
drastici tagli nelle spese sociali,
tagli che fatalmente si sono riversati in modo negativo sulla
parte più debole ed indifesa, i
bambini appunto: si calcola che
nel 1988 ne sia morto mezzo milione proprio a causa di questi
tagli.
ed umiliante per tutto il genere
umano assume particolare significato l’approvazione della Convenzione internazionale sui diritti
dell’infanzia. E’ questo un altro
buon motivo per ricordare il
1989 come un anno che si distingue per la volontà espressa da
paesi e da organizzazioni internazionali di preoccuparsi maggiormente non solo dei diritti dell’uomo, ma anche di quelli del
bambino, uomo del Duemila.
Il testo in oggetto ha degli
« antenati » : il 26 settembre 1924
l’allora Società delle Nazioni approvò una Dichiarazione dei diritti del fanciullo ; successivamente le Nazioni Unite adottarono la Dichiarazione del 1959. Ora,
dopo altri trent’anni, è stata varata questa Convenzione (formata da 54 articoli, contro i 10 della
Dichiarazione precedente) nata a
seguito di continui negoziati e
consultazioni, con il contributo
di 43 paesi e di enti come
rUnicef, rOms, l’Unesco e la Croce Rossa.
La differenza fondamentale fra
le precedenti Dichiarazioni e l’attuale Convenzione è data dal fatto che non si tratta più (lo dicono le stesse parole) di una semplice dichiarazione di princìpi e
di intenti, ma di una vera e propria convenzione, intesa come
complesso di norme di diritto internazionale cui gli Stati firmatari si impegnano a conformarsi. In
fatti, ora che questo testo è varato, ha inizio un lungo iter — che
si spera possa concludersi entro
l’anno — avente il fine di farlo
ratificare dai paesi membri delle Nazioni Unite.
— il diritto di partecipare alle
scelte che riguardano i minori;
— il diritto all’eguaglianza, senza discriminazioni legate a
razza, sesso, lingua, religione;
— il diritto alla tutela dalla violenza e dallo sfruttamento.
Come afferma James Grant, direttore esecutivo dell’Unicef, i
problemi per tradurre in concreta applicazione il dettato della
Convenzione sono molti e complessi, ma è tuttavia certo che
l’azione delle nazioni e delle organizzazioni a favore dell’infanzia potrà finalmente disporre
di uno strumento adeguato.
C’è inoltre da sottolineare il
fatto che per incoraggiare e controllare le procedure adottate dagli Stati aderenti verrà parallelamente costituito un Comitato
dei diritti del bambino, composto da dieci esperti « di alta qualità morale e di riconosciuta
competenza », nominati secondo
una equa distribuzione geografica.
Le difficoltà
I diritti dei minori
Il documento sancisce dei diritti che paiono ovvi. In sostanza
dice che i minori devono poter
fruire di alcuni diritti fondamentali che si possono così sintetizzare:
— il diritto alla vita;
— il diritto all’identità, cioè a
un nome, a una nazionalità;
— il diritto alla famiglia (con i
drammatici problemi legati alle adozioni);
— il diritto alla salute (a cominciare dal diritto al cibo);
— il diritto all’istruzione ed all’informazione (nel cui ambito
rientra anche la dimensione
del gioco);
Le difficoltà per la stesura finale del lesto sono state numerose e di varia natura a causa
delle diverse culture, fedi, usi e
costumi dei paesi interessati. Ad
esempio, il diritto alla vita dell’art. 6 fa riferimento solo ai nati e non ai concepiti, per non
creare problemi ai paesi abortisti. Un altro punto controverso è
stato quello dei bambini in armi,
con l’età minima fissata a 15 anni (art. 38) e giudicata — giustamente — troppo bassa da diverse nazioni. Molto discusso anche il punto inerente la scelta religiosa, sancita dall’art. 14 ed
osteggiata in modo particolare
dall’area islamica.
Comunque nel suo insieme questa Convenzione — sia pure con
i suoi compromessi — rappresenta un passo avanti: il bambino non è più soltanto un oggetto
in balìa degli adulti. Egli diventa
un soggetto di diritti, diventa
una persona con tutte le sue necessità legate alla nascita, alla
crescita, all’educazione, al lavoro,
allo svago, alla salute, alla vita.
C’è da augurarsi che gli Stati
firmatari (e speriamo siano tanti) la prendano sul serio.
Roberto Peyrot
8
8 vita delle chiese
19 gennaio 1990
VERSO L’ASSEMBLEA DI NOVEMBRE
Il progetto di collaborazione delie chiese
Dal 2 al 4 novembre prossimo si terrà a Roma un
Sinodo delie Chiese vaidesi e metodiste unito con
l’Assembiea delie Chiese battiste per discutere un
progetto di coiiaborazione tra le chiese. In preparazione dì quest’assemblea una serie dì commissioni
miste ha eiaborato una documentazione per la discussione delie chiese iocaiì. A partire dal prossimo
21 gennaio i Circuiti informeranno ie chiese, che dovranno rispondere entro ii 25 apriie ad un questionario reiatìvo alie materie discusse.
Presentiamo qui una sintesi dei quattro temi.
Il documento della Commissione battista, metodista e valdese (BMV) pone come centrale la questione dei reciproco riconoscimento, motivandola in
questo modo: « Il riconoscimento tra chiese locali,
per cui una chiesa riconosce che un’altra chiesa, diversa da sé, è anch’essa pienamente Chiesa di Cristo,
è la condizione necessaria per realizzare visibilmente
l’unità della Chiesa(...). Il riconoscimento, dunque,
non attiene alle caratteristiche esteriori storiche, giurìdiche e liturgiche della chiesa, ma attiene alla sua
natura ìntima, cioè al suo essere chiesa in quanto co
munità convocata e raccolta dal Signore Gesù Cristo ».
« (...) Grazie a Dìo, non ci scopriamo oggi per
la prima volta come sconosciuti che per l’innanzi
non si erano mai incontrati. Ma diciamo anche che
solo un deciso passo avanti sul piano del riconoscimento reciproco può consentire un maggior sviluppo
di una collaborazione e di un’accoglienza che spesso
sono nate spontaneamente, ma altrettanto spesso
hanno incontrato il lìmite e la frustrazione dì problemi generali irrisolti ».
Il battesimo dello Spirito
L’evangelizzazione
Il reciproco riconoscimento ha
il suo fondamento negli scritti
neotestamentari, dove l’unità della Chiesa è data dall’opera di
Cristo e in Cristo e pertanto, come dice Giov. 17: 21, deve trovare anche una reale consistenza
storica. Esso si traduce necessariamente in una collaborazione, che non è solo un lavorare
insieme, ma anche l’uno per l’altro ed entrambi per lo stesso
Signore: « Il vero campo di verifica di questa formula di collaborazione sarà l’evangelizzazione, e non certo la revisione degli organigrammi ecclesiastici.
In altre parole, il lavoro comune sarà tanto più autentico e
genuino quanto più gioverà all’evangelizzazione, quindi alla
crescita delle chiese e al formarsi di nuove comunità. Se sapremo evangelizzare in Italia in modo coordinato, leale ed efficace,
certamente le nostre chiese si
trasformeranno, lo Spirito del
Signore le farà essere altro da
quello che sono, per essere disponibili al mandato missionario ».
Così si esprime il V documento BMV. Ma si sa che uno degli ostacoli maggiori, se non il
maggiore, tra le tre denominazioni è dato dalla questione del
battesimo, praticato solo ai credenti e per immersione dai battisti, amministrato anche ai bambini e per semplice aspersione
da parte di valdesi e metodisti.
Può essere questo l’elemento di
divisione tra le chiese? E, inversamente, qual è l’elemento di
unità delle chiese del Nuovo Testamento?
Partendo da questa seconda
domanda si riesce a collocare
in modo più preciso la questione del battesimo. Infatti, se si
guarda al Nuovo Testamento ci
si accorge che « in nessun caso
il reciproco riconoscimento è basato sulla pratica e sulla comprensione battesimale, o sulla
pratica di altri sacramenti, o
sulla legittimità giuridica del
ministero ». Tre essenzialmente
erano gli elementi unificanti il
mondo variegato delle comunità
cristiane primitive: « la fede fervida e personale in Gesù Cristo,
la consapevolezza che i doni specifici di ciascimo erano dovuti
all’opera del medesimo Spirito
del Signore e l’amore reciproco
che legava tra loro i credenti,
e questi al Signore ».
Questo è il quadro nel quale devono essere collocati i passi nei quali il Nuovo Testamento parla del battesimo. Il documento ne prende in considerazione tre: I Corinzi 12: 13 (« ...abbiamo ricevuto il battesimo di
un unico Spirito per formare un
unico corpo... »): nella Chiesa di
Cristo — dice il documento —
la diversità di doni è da ricondurre all’opera multiforme dello
Spirito, per cui l’unità del corpo è dovuta non al rito battesimale, ma all’opera efficace dello Spirito. Gal. 3: 27 (« ...voi tutti che siete stati battezzati in
Cristo, vi siete rivestiti di Cristo... »): l’unità in Cristo, significata dal battesimo d’acqua, è
motivata, realizzata e sostenuta
dalla presenza vivente del Cristo. Efes. 4: 5 («...v’è un solo
Signore, una sola fede, un solo
battesimo...»): l’unicità del battesimo — si osserva sempre nel
documento — non è tanto quella
rituale, quanto il fatto che esso
è compreso per fede come attivazione dell’unica comunione con
Cristo e con il Padre. Dunque
il battesimo — si conclude — é
Un settimanale unico
Una pro'posta allo studio delle
chiese è quella di dar vita ad un
settimanale unico per le chiese
battiste, metodiste, valdesi.
La carta stampata ha sempre
svolto un ruolo importante per
la collaborazione tra le chiese
evangeliche italiane. Così un settimanale — « nuovi tempi » — ha
accompagnato il sorgere della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; un bimestrale, «Gioventù evangelica », ha preceduto
il sorgere della FGEI, ed oggi il
mensile per i ragazzi « L’amico
dei fanciulli » è già il frutto di
lavoro comune di battisti, metodisti e valdesi.
Secondo un documento preparatorio il nuovo settimanale sarà pensato, fatto e scritto per il
medio membro di chiesa, cioè
avrà im linguaggio semplice, che
non dia per scontato nulla, e
soprattutto risponderà alle esigenze di informazione di chi non
è « superimpegnato » nella chiesa.
Il nuovo giornale sarà dunque
uno strumento di collegamento
nel mondo protestante e perciò
raccoglierà con particolare attenzione notizie relative alla vita
delle chiese e alla loro testimonianza nella società. Ci sarà poi
spazio per le notizie di tutto il
mondo evangelico italiano, e non
solo di quello aderente alla FCEI.
L’ecumenismo con i cattolici,
l’evoluzione del mondo cattolico
e delle comunità di base e il protestantesimo internazionale saranno altri temi a cui il nuovo
settimanale dedicherà attenzione.
Ovviamente il giornale, che è
delle chiese, darà ampio spazio
alla ricerca e alla riflessione sulla fede cristiana, alla spiritualità e al, discepolato cristiano.
Concretamente si pensa ad un
giornale di 12 pagine, formato
tabloid (per i non addetti ai
lavori, è il formato di «Repubblica »), a 6 colorme, con una tiratura di 6.000 copie. Vi sarà un
optional: l’inserto L’eco delle valli valdesi, che porterà notizie
delle valli valdesi e del Piemonte, e che sarà inviato a quanti
risiedono alle valli ed a coloro
che lo richiederanno. L’abbonamento annuo a questo nuovo
giornale sarà attorno alle 50.000
lire.
Ma come si chiamerà? Il documento non lo dice. Dice solo
che il nuovo nome non sarà La
luce. Il nome verrà — ma le
chiese possono dare fin d’ora
qualche idea — se l’Assemblea
BMV varerà il progetto.
segno di tale unità nella comunione non in quanto atto formale, ma in quanto esso è da
tutti -compreso come momento
iniziale della comunione dei credenti con Cristo, il Signore.
Nell’esperienza cristiana il reciproco riconoscimento ha fondamenti diversi. Nella chiesa
cattolico-romana l’unità della
Chiesa è data dalla comunione
con il vescovo di Roma. In quelle ortodosse è la confessione della fede secondo i simboli ecumenici dei primi secoli. In quelle protestanti due sono gli elementi per il riconoscimento della vera Chiesa: la fedele predicazione delTEvangelo e la retta
amministrazione dei sacramenti
(i riformati aggiungono l’ubbidienza, la disciplina di vita). Il
movimento anabattista più che
alle chiese ha guardato ai singoli credenti, ai quali ha chiesto un’etica rigorosa. Infine abbiamo la proposta ecumenica:
il recente documento su battesimo, eucarestia, ministero
(BEM) individua come base i)er
il reciproco riconoscimento il
carattere sacramentale del battesimo, della cena e del ministero.
Il documento BMV propone
ora come fondamento dell’unità
la presenza vivente e dinamica
del Cristo nella Chiesa, attuantesi per la potenza dello Spirito, accolta per fede e realizzantesi nella pratica dell’amore.
Su questa proposta le chiese
devono ora discutere.
Un terreno di verifica del riconoscimento Quali intrecci con ii problema della diaconia?
Il terreno di verifica del reciproco riconoscimento e dell’unità
della Chiesa è l’evangelizzazione.
L’evangelizzazione — dice il documento BMV — non è un « sacramento », efficace di per sé, indipendentemente da chi la fa, da
chi la riceve e dalle circostanze
in cui si situa, ma è la risposta
obbediente delle chiese e dei singoli credenti al mandato di Gesù
Cristo consegnato agli apostoli,
perché tutto il mondo possa
ascoltare la buona notizia della
grazia. Come opera umana non
può prescindere dal contesto storico. Come azione dello Spirito,
diretta a convertire i cuori e le
coscienze, può essere solo creduta e invocata.
Ma quali sono le sue caratteristiche? Il documento ne indica alcune fondamentali. Anzitutto essa è la comunicazione del messaggio centrale del Nuovo Testamento, racconto, presentazione
della vicenda della grazia di Dio,
in modo che Cristo sia rappresentato al vivo (Gal. 3: 1). L'evangelizzazione, in secondo luogo, è anche chiamata, appello alla necessità del ravvedimento e al discepolato. E’, inoltre, responsabilità di tutti, in tutte le forme possibili del discorso parlato (predicazione, canto, preghiera, con
Nel territorio
Battisti, metodisti, valdesi si
trovano spesso ad operare in
una stessa città, ad avere gli
stessi problemi nei rapporti con
lo stato e con gli enti pubblici,
ad avere gli stessi problemi di
contabilità quando gestiscono
una opera sociale, un giornale,
una casa editrice. Finora per ragioni storiche e anche un po’ per
un certo orgoglio denominazionale, ciascuno si è organizzato
per conto suo.
Su alcuni temi però battisti,
metodisti e valdesi collaborano
profìcuamente già da parecchi
anni: nel Servizio istruzione ed
educazione (Sie) della Federazione delle chiese, nei mass media (Protestantesimo in TV, Culto radio, questo giornale. Il testimonio, L’amico dei fanciulli)
e nel lavoro sociale. Nulla di
organico però si è finora sperimentato per quanto riguarda la
« cura pastorale » e per 1’« evangelizzazione ».
Il documento per le chiese propone k> studio e, dove possibile, l’avvio di una collaborazione in quattro tipi di località:
— grandi città (Torino, Milano, Genova, Firenze, Roma, Napoli);
— zone in sviluppo (Asti,
Monfalcone, Perugia, litorale
marchigiano);
— lavoro di diaspora (SusaMeana, Chivasso-Torrazza-Valperga, Como-Varese, Campobasso- S.
Giacomo degli Schiavoni-Macchia Valfortore-Ripabottoni, Iso
la del Liri S. Angelo in Villa-Frosinone-Ferentino, Salerno-Senerchia-S. Gregorio M.-Albanella);
— cura pastorale abbinata
(Udine-Pordenone-Tramonti, Felonica-Ferrara-Rovigo, VeneziaMarghera-Treviso, Bari (b e v),
Reggio Calabria (b e v), Catania (b e v).
Questa collaborazione consentirà senz’altro una maggiore articolazione delle attività, ma dovrà essere attenta a garantire
il mantenimento dell’identità denc'minazionale e il rispetto delle reciproche ecclesiologie e prassi battesimali. In ogni caso ci
dovranno essere accordi specifici a livello locale tra le chiese
interessate prima di iniziare la
collaborazione.
Per quanto riguarda i progetti
evangelistici, essi dovranno inoltre passare al vaglio delle commissioni denominazionali che già
esistono. Per quanto riguarda la
cura pastorale abbinata, la programmazione delle attività, i tempi e le competenze dovrebbero
essere decisi dai consigli di chiesa congiunti. Ovviamente le spese dovranno essere oggetto di
una ripartizione di comune accordo.
E’ questa la parte organizzativa della presenza evangelica in
Italia più innovativa. Per questo
alle chiese, specie quelle interessate, si richiede di formulare un dettagliato parere in vista
delle decisioni del Sinodo e dell’Assemblea congiunti.
versazione ecc.); ma è anche un
evento che dipende dal Signore.
La sua efficacia non dipende da
chi evangelizza.
Essa si muove secondo tre linee; 1 ) è un’azione tesa essenzialmente alla emancipazione e alla
liberazione; 2) chiama al discepolato cristiano: si sviluppa, si realizza, si approfondisce e si definisce nel corpo di Cristo, nella
Chiesa, a favore di tutta l’umanità; 3) deve attuarsi in comune, perché sulla base del reciproco riconoscimento l’evangelizzazione di ciascuno appartiene a
tutti.
La nostra evangelizzazione ■—
nota il documento — è stata come paralizzata da alcuni nodi ed
equivoci. In primo luogo la questione del « fuori/dentro la chiesa ». Essa in realtà non deve conoscere confini. Anche chi è « convertito » ha sempre bisogno, in
relazione a situazioni specifiche,
dell’incontro con la Parola vivente.
In secondo luogo bisogna sciogliere il nodo « evangelizzazione/
proselitismo ». L’unica forza dell’evangelizzazione è la Parola di
Dio, e la sua garanzia è l’opera
dello Spirito santo. Strumentalizzazioni o metodi coercitivi, propri del proselitismo, sviliscono
Tevanigelizzazione, e pertanto sono da rifiutare. Il proselitismo
non può in alcun modo essere
confuso con il richiamo ad un impegno di fede, accolto in piena libertà.
In terzo luogo bisogna sciogliere il nodo « evangelizzazione/
ecumenismo ». A tal proposito bisogna parlare, più correttamente,
di una evangelizzazione comune,
sottolineando cosi che l’unità della Chiesa non si realizza nelle
unioni istituzionali di chiese, ma
si realizza nell’azione che le chiese profondono nell’unità dell’amore, della fiducia e della stima reciproca, sperimentata nell’azione evangelistica comune.
Infine la questione della evangelizzazione implicita o esplicita,
che si evidenzia con il problema
della diaconia. La contrapposizione è sbagliata, perché la predicazione del Regno fatta da Gesù
è stata anche un servizio ai deboli, ai malati, agli emarginati. In
Cristo dunque non vi fu divisione. Se è vero, come è vero, che
l’evangelizzazione è emancipazione, così anche la diaconia non
può essere una pura e semplice
prestazione di servizi sociali, ma
deve mirare a creare condizioni
in cui gli esseri umani si sentano
emancipati e destinati ad essere
liberi.
Su queste lince, così sommariamente abbozzate, sui mandati che
l’Assemblea/Sinodo deve dare
agli esecutivi e sui cambiamenti
che devono forse essere operati,
in ordine alla concezione della
evangelizzazione, le chiese sono
invitate a pronunciarsi.
Pagina a cura di
Luciano Deodato
e Giorgio GardioI
9
19 gennaio 1990
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Due'nodi'per gli esecutivi Esperienze con i
migranti evangelici
Il campo di lavoro e le esigenze delle opere diaconali - Circuiti e
distretti - Un segnale di preoccupazione scaturisce dalle finanze
Malgrado la « cinese » che ha
colpito prima e durante le sedute, la Tavola ha svolto il proprio programma di lavoro a Ecumene nei giorni 3-6 gennaio.
Dopo la pausa imposta alla
sistemazione del campo di lavoro dal « trimestre elettorale » delle chiese autonome, la Tavola ha
preso atto di tutte le indicazioni emerse, ha confermato orientamenti che si erano delineati ormai da tempo, e ha sfornato
ben 12 atti di assegnazioni pastorali con i seguenti incarichi
(con decorrenza 1.9 o 1.10):
Ruggero Marchetti pastore ad
Angrogna; Aldo Rutìgliano pastore a Bobbio; Bruno Tron pastore a Pinerolo; Claudio Tron
predicatore locale con incarico
pastorale a Villasecca; Claudio
Pasquet a metà tempo per il
Servizio istruzione educazione
della Federazione e per metà
tempo pastore a Milano; Gino
Conte pastore a Firenze; Eugenio Rivoir a metà tempo per
il « Culto evangelico » della Federazione e per metà tempo pastore a Forano; Maria Bonafede
pastore a Roma p.za Cavour;
Franco Carri pastore a Cerignola, continuando a curare Rapolla e Venosa; Mauro Pons pastore a Catania; Giuseppe Platone
direttore del Servizio Cristiano
e pastore a Riesi.
Voltata questa pagina, un’altra
se ne apre in questa libro che
non ha epilogo: la Tavola ha ora
proclamato la vacanza della
chiesa di Genova (che dovrà eleggere il proprio pastore entro
il 30 aprile) e ha proseguito l’indagine per la sistemazione di
altre sedi pastorali con la preoccupazione della diminuzione di
forze che si prospetta: due infatti sono le nuove acquisizioni
per l’autunno, il pastore Franco
Davite e il candidato Giuseppe
Ficara, ma quattro le perdite, i
pastori Luigi Santini, Franco
Sommani, Alfredo Sonelli e Severino Zotta che, dopo un lungo
ministero ricco di benedizioni,
entreranno in emeritazione avendo compiuto 70 anni. In un anno che non ha visto alcun nuovo ingresso in Facoltà di studenti valdesi o metodisti, chiediamo al Signore di « darci una
mossa ».
Ampio spazio è stato dedicato dalla Tavola al tema del « funzionamento degli esecutivi », che
le è stato sottoposto dalla Commissione sinodale incaricata dello studio di questo tema. Nell’elaborare la propria posizione
la Tavola ha individuato due nodi che le sembrano centrali per
la vita della chiesa nel suo in
sieme. Il primo riguarda la diaconia. Esistono due esigenze che
si intersecano nella vita delle
opere e delle chiese: Tuna è
« verticale », e riguarda il bisogno che hanno le opere di una
stessa categoria di confrontarsi
tra loro e con adempimenti giuridico-amministrativi sempre più
complessi, per sviluppare una
professionalità all’altezza dei
tempi, studiare soluzioni unitarie per problemi comuni ed elaborare una comune linea diaconale; l’altra è « orizzontale », e
riguarda il bisogno che la chiesa ha nel suo insieme di non
subire un divorzio tra opere e
chiese locali ma anzi di coniugare predicazione e diaconia,
servizio e testimonianza, in uno
scambio permanente che, senza
eliminare i compiti specifici delle une e delle altre, faccia della
chiesa un corpo unico, articolato con diverse membra su un
determinato territorio.
Se troveremo la giusta risposta a queste due esigenze ugualmente importanti, avremo sciolto un difficile nodo strutturale
della diaconia.
L’altro nodo riguarda il territorio, o meglio l’ambito intermedio tra quello generale (Sinodo) e quello particolare (chiesa locale): l’attuale articolazione deH’ambito intermedio in circuiti e distretti, con una suddivisione di competenze artificiosa e innaturale, appare eccessivamente complessa per la nostra
piccola realtà, produttrice di dispersione di forze e bisognosa
di una razionalizzazione. Ma il
nodo è tutt’altro che facile da
sciogliere. Distretti che assordano le funzioni pastorali dei circuiti, o circuiti in cui si diluiscano le responsabilità amministrative dei distretti? Anche qui
siamo chiamati a elaborare risposte intelligenti e ben ponderate che sciolgano un nodo
senza stringerne altri.
E’ ovvio che una fedele risposta alla nostra vocazione dipende dalla vita dei credenti e non
dalle riforme di struttura. Ma
per la vocazione della chiesa le
strutture sono un po’ come le
gambe di un corpo. Fa differenza camminare se queste sono
ingessate, piene di crampi, o
sciolte e allenate.
Al termine del dibattito sul
tema dei due nodi la Tavola ha
deciso di fare un esperimento
di « collegamento verticale » di
opere che lavorano nell’ambito
della pedagogia, indicendo per
fine maggio un convegno di responsabili sul tema « Disagio minorile, scuola e diaconia ».
CATANIA
1100 anni del tempio
Domenica 14 gennaio la comunità valdese ha festeggiato, con
immensa commozione, i 1(X) anni
della inaugurazione del suo tempio. Le notizie che abbiamo rac
Avviso
La Chiesa valdese di Villar
Perosa cerca una coppia disposta a fare i custodi del
Convitto valdese di Villar Perosa. In cambio dei servizi resi si offre l’appartamento con
il riscaldamento. Per ulteriori
informazioni rivolgersi al pastore Thomas Noffke, Via Àssietta, 4 - 10069 Villar Perosa,
tei. (0121) 51372.
colto ci informano che oltre un
centinaio di fratelli gremiva il
bel tempio ; all’incirca 45 membri
della comunità, una cinquantina
di fratelli battisti con il past. Salvo Rapisarda e molti simpatizzanti. Sul testo di Paolo (I Cor.
1: 23): «Noi predichiamo Cristo
crocifisso» (lo stesso testo presentato 100 anni fa) il past. Mauro Pons ha svolto in modo vivo
e costruttivo il messaggio. E’ seguita una breve illustrazione storica dello sviluppo e delle vicende della comunità, particolarmente nel periodo dal 1960 al
nostri giorni, un ricordo storico
brillantemente sviluppato dal
fratello prof. Arturo Panasela.
Prossimamente sarà dato alla
stampa un fascicolo, dal titolo :
« La Chiesa evangelica valdese di
Catania, 1890-1990. Breve cronaca
e cenni storici ».
Finanze
Tenendo conto degli impegni
delle chiese, l’amministratrice
Rosella Panzironi ha prospettato alla Tavola un deficit intorno
ai 100 milioni. Non a caso la
cifra equivale allo scarto tra le
richieste della Tavola alle chiese e i loro impegni (per T89:
94 milioni). Sapranno le chiese
andare al di là dei propri impegni per coprire questo disavanzo? Con preoccupazione il
moderatore ha riferito che un
esame delle circolari ecclesiastiche di fine anno denota una notevole scarsità di informazione
in materia finanziaria (che pure arriva regolarmente ai cassieri delle chiese) e poche sollecitazioni ai membri di chiesa.
Saranno altri i canali attraverso cui i consigli sottopongono
ai membri di chiesa la necessità
di sostenere con generosità il
lavoro complessivo della chiesa?
In attesa che i dati conclusivi
diano la risposta dei fatti, i delegati della Tavola nei 4 distretti hanno preso l’impegno di informare tutti i pastori della situazione e delle prospettive, affinché sollecitino i consigli di
chiesa al massimo sforzo conclusivo. La Tavola ha deciso di
tenere aperto il bilancio 1989 fino alla metà di febbraio.
Incontri
Sul finire delle sedute la Tavola ha partecipato a diversi incontri.
Con l’OPCEMI ha discusso il
preventivo 1990, ha deliberato
un aumento del rimborso chilometrico per spese di locomozione (che d’ora in poi sarà agganciato automaticamente al prezzo della benzina in ragione di
1/4), ha discusso della partecipazione metodista aH’American
Waldensian Society di New York.
Con OPCEMI e UCEBI ha pre
so provvedimenti per far fronte all’imprevisto ritardo nella
stampa dei documenti preparatori dell’Assemblea-Sinodo BMV
(invio a mezzo corriere di un
certo numero di pacchi in diverse zone) e ha nominato la commissione che elaborerà le risposte delle chiese in vista di un
documento da fornire per tempo ai membri deH’AS-90 del prossimo novembre (Paolo Marziale
e Paolo Spanu, Claudio Martelli
e Aurelio Sbaffi, Franca Long e
Franco Giampiccoli ).
Con OPCEMI e UCEBI ha in
contrato una rappresentanza del
Consiglio della FGEI in una vivace serata di discussione sul
tema della condizione giovanile
nell’ambito della FGEI e delle
nostre chiese.
A Roma infine, con i professori della Facoltà di teologia, la
Tavola ha passato in rassegna
il corpo studentesco distribuito
sui vari livelli della preparazione teologica, imparando cosi a
conoscere, con speranza e attesa, i possibili pastori di domani.
Le prossime sedute della Tavola avranno luogo a Torre Pellice tra il 9 e il 12 febbraio.
VILLAR PEROSA — Domeni
ca 7 gennaio il pastore Bony
Edzavé, dell’Azione apostolica comune di Roma, ha incontrato le
sorelle dell’Unione femminile
per condividere le sue esperienze fra gli immigrati.
® Esprimiamo la nostra profonda simpatia cristiana ai familiari di Cesarina Grill ved.
Tron, Jaminà Legger ved. Beux,
Anita e Alma Bonin che ci hanno lasciato in questi giorni.
• Pubblichiamo il calendario
delle attività: riunioni quartierali (tutte alle ore 20,30): Vivian, giovedì 18.1.; Chianaviere,
venerdì 19.1.; Fleccia, venerdì
26.1.; Centro (al Convitto), mercoledì 31.1.; Tupini, venerdì 2.2.
• L’assemblea per esaminare
la relazione finanziaria 1989 è
fissata per domenica 4 febbraio,
ore 10, nel Convitto.
Solidarietà
ANGROGNA — Il tempio di
San Lorenzo era gremito lunedì
scorso 15 gennaio in occasione
dei funerali del fratello Fernando Buffa, deceduto all’età di 59
anni presso l’ospedale valdese di
Torre Pellice. L’evangelo della
resurrezione è stato annrmciato
dal pastore Bruno Bellion; ai familiari in lutto la comunità tutta esprime i sentimenti della
sua cristiana simpatia.
Assemblea di chiesa
sull’ecumenismo
TORRE PELLICE — Domeni
ca 21 gennaio, al termine del culto, si svolgerà una assemblea di
chiesa sul tema dell’ecumenismo.
• Si ricorda a tutti, in particolare ai genitori dei bambini
della scuola domenicale, l’importante occasione di confronto con
le Scritture costituita dallo studio biblico del sabato pomeriggio alle ore 14.30.
• Sabato scorso 13 gennaio,
la comunità si è raccolta intorno ai familiari di Riccardo Pellenc, deceduto all’età di 88 anni
presso l’Asilo dei Vecchi di San
Giovanni; rinnoviamo l’espressione della partecipazione al dolore dei familiari da parte della
comunità.
Elezione di
nuovi anziani
POMARETTO — L’assemblea
di chiesa ha eletto nuovi anziani le sorelle Iva Genre Pastre
per la zona di Pomaretto e Podio e Ilda Coucourde Bouchard
per i quartieri del Clot e Combavilla (Inverso Pinasca); sono
stati anche riconfermati per un
secondo quinquennio Severino
Bounous, Laura Zanella Peyronel e Carlo Peyronel.
• Profondo rimpianto ha destato la notizia della morte del
dottor Teodoro Peyrot, che per
tanti anni aveva esercitato la
sua professione di medico nella
zona. La folla che si è raccolta
al cimitero di Pomaretto, mal
TAVOLA VALDESE
Comunicato
La Tavola, a seguito della nomina di Gino Conte come
pastore della chiesa di Firenze, via Micheli, proclama la vacanza della chiesa di Genova a partire dal 1.2.1990. La designazione del pastore dovrà essere fatta in base agli articoli
13, 14, 15, 22, 23 del R03 entro il 30 aprile 1990.
grado i funerali in forma privata, ha voluto esprimere la propria solidarietà alla moglie ed
alla figlia ed il proprio ricordo
riconoscente per quanto il dott.
Peyrot aveva fatto per loro, sia
come medico che come consigliere e fratello, finché non aveva dovuto interrompere il suo
lavoro per motivi di salute.
Lutto
PRAMOLLO — Il 13 gennaio
il Signore ha voluto richiamare
a sé, all’età di 89 anni, la sorella Alina Travers ved. Costabel
(Micialetti), che tre giorni prima era stata ricoverata presso
l’Ospedale di Pomaretto a causa
di una polmonite improvvisa.
Grati a Dio per tutti gli anni
che ci ha concesso di trascorrere con lei, che è stata per i
suoi esempio di rettitudine e di
fede, esprimiamo ai familiari la
cristiana simpatia e la fraterna
solidarietà della comunità tutta.
Calendario
Domenica 21 gennaio
□ ASSEMBLEA DEL
1° CIRCUITO
LUSERNA S. GIOVANNI — Presso
la Sala Beckwith di Luserna S. Giovanni, alle ore 15, è convocata l'assemblea
del I Circuito. Partecipano il past.
battista Emmanuele Paschetto e il membro metodista della Tavola G. Paolo
Ricco, per introdurre la discussione
sulla Assemblea battista e Sinodo congiunti che avrà luogo in autunno.
27-28 gennaio
□ INCONTRO GIOVANILE
DEL 1° DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 18,30
presso la Casa unionista ha inizio
l'Incontro giovanile del 1° Distretto.
L'incontro che ha come tema • la musica », proseguirà dopo la cena. Il
giorno successivo, domenica 28 gennaio, dopo il culto ai Coppieri (ore
9,30) vi sarà nella saletta una riunione
dedicata all'organizzazione della giornata dei giovani prevista per il prossimo mese di maggio. Alle ore 12,15
si terrà il pranzo alla Casa unionista
e nel pomeriggio vi saranno vari giochi di animazione.
L'incontro termina alle ore 17 di
domenica.
Chi intende pernottare e chi intende pranzare è pregato di contattare
Doriano Co'isson, tei. 0121/932839, entro il 25 gennaio.
Esami
corso di
diploma
Le sessioni di esame per il
corso di diploma si terranno
nei giorni 10 e 24 febbraio.
Gli interessati sono pregati di comunicare tempestivamente la loro iscrizione alla
segreteria (06/3210789, lunedì
ore 9-13; giovedì 8,30-16,30;
venerdì 14-18).
La segreteria
10
10 valli valdesi
19 gennaio 1990
PROVIAMO A DISCUTERE
RITIRO ALL’HOTEL HASTA
Quale futuro
per la zootecnia?
Quale 'futuro per gli allevamenti zootecnici delle nostre valli?
Potrebbe essere il titolo di un
convegno che probabilmente, ed
è anche auspicabile, qualcuno farà, ma è anche una domanda che
molti operatori del settore si
stanno ponendo. Sono di questi
giorni gli ennesimi dati sul deficit
agro-alimentare deH’Italia eppure siamo costretti a subire il regime delle quote comunitarie
per cui non si può aumentare la
produzione di latte e di carne.
Tutto viene deciso dalla CEE, ma
in questo ambito quale è stata
la volontà e l’impegno dei politici che in quella sede ci rappresentano?
E’ stato firmato, proprio durante uno degli ultimi giorni dell’anno trascorso, l’accordo nazionale sul « nuovo » prezzo del
latte alla stalla: è passato un aumento di 10 lire al litro circa che
però copre esattamente la riduzione dell’aliquota IVA che dal
primo gennaio di quest’anno è
passata dal 12 al 10%; risultato,
lo stesso identico prezzo dell’anno scorso; forse che gli allevatori
non sono interessati dall’inflazione che, sappiamo, è stata superiore al 6%?
Affronteremo le caratteristiche
ed i problemi delle singole cooperative che operano in zona tornando sull’argomento con una serie di interventi specifici, però pare comunque importante sotto
Vandalismo
TORRE PELLICE — Numerosi episodi di vandalismo si sono
registrati nel corso dell’ultima
settimana.
Due principi di incendio, intorno alle ore 2 di sabato notte,
hanno fatto accorrere i vigili del
fuoco nei pressi del deposito vetri (e carta) della chiesa valdese
in via Beckwith e al campo sportivo dove il fuoco è stato appiccato agli striscioni pubblicitari. Nel
corso della stessa notte sono state tagliate le gomme a molti autoveicoli in varie zone del paese.
Poche notti dopo gravi danni
sono stati arrecati a diverse postazioni di telefono pubblico, a
cartelli stradali e contenitori per
i rifiuti.
Solo merci
SALUZZO — Non è raro scorgere dei treni in marcia sulla soppressa Saluzzo-Airasca, ma dagli
uffici della stazione saluzzese
prontamente rispondono che non
si tratta di un servizio pubblico.
La linea funge ora da raccordo ferroviario e serve a trasportare materiale ferroviario dall’azienda metalmeccanica Milanesio
di Moretta. Per quanto riguarda
i passaggi a livello ormai incustoditi, il treno procede a velocità
minima impiegando circa un’ora
e mezzo per percorrere i 15 chilometri che separano Saluzzo da
Moretta.
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lineare hn da ora la gravità del
momento: oltre alle considerazioni di prima, bisogna ricordare
che dovrebbe iniziare a breve termine l’applicazione di un regolamento CEE che fissa delle rigide
norme per la commercializzazione del latte alimentare: se questo
è senz’altro auspicabile dal punto
di vista dei consumatori, bisogna
però tener presente che i produttori devono essere messi in condizioni, anche e soprattutto sul
piano economico, di adeguarsi alle nuove norme, altrimenti corriamo il rischio di assistere ad
un massiccio abbandono dell’attività zootecnica nelle valli. E’
chiaro che una riduzione degli
addetti nei prossimi anni vi sarà
comunque, se però questo fenomeno fosse un minimo preparato
e coordinato ne potrebbe derivare la formazione di aziende valide non necessariamente enormi o
di alti investimenti economici,
come già prevedevano i piani di
sviluppo che sulla fine degli anni
settanta furono varati dalle Comunità Montane; allora si davano
delle chiare indicazioni su come
avrebbero dovuto essere le aziende agricole delle nostre zone; cosa è stato fatto di pratico per
raggiungere questi obbiettivi?
Ci si può cimentare nella ricerca di responsabilità, scaricandole
ovviamente su altri. Stato, Regione, ecc., ma a chi in montagna ci
vive che vantaggi porta? Ci sembra di notare, ad esempio, un
« calo di tensione » anche tra i
politici locali: dove è finito tutto
l’entusiasmo speso nelle lotte per
la difesa della ferrovia TorinoTorre Pellice? Anche a livello specifico di Chiesa valdese, se non
proprio le masse, qualcuno si mobilitò per la difesa dei posti di lavoro alla Fiat di Villar Porosa.
Ora sul problema dell’abbandono
dell’agricoltura qualche riflessione in più non la possiamo fare?
Claudio Rivolta
REGIONE
6.000
nuovi alloggi
Con 23 voti a favore e 12 astensioni il consiglio regionale ha
approvato un Programma di edilizia residenziale pubblica che
prevede la concessione di mutui a tasso ridotto (differenziato per fasce di reddito) di 60
milioni di lire per alloggio. Destinatari del provvedimento sono i soci delle cooperative edilizie e le imprese edilizie, che
poi procederanno alla vendita
degli alloggi realizzati.
Complessivamente è prevista
la realizzazione di 6.100 alloggi
secondo- alcune precise modalità: 222 alloggi da ristrutturare
da parte di cooperative edilizie
già individuate, e 50 ristrutturati
da parte di imprese già individuate; altri 96 alloggi di nuova costruzione saranno realizzati da alcuni lACP per affittarli
ad inquilini che hanno perso i
requisiti per essere assegnatari
di alloggi sociali; 1000 alloggi saranno finanziati nell’area torinese e nei Comuni con popolazione
di oltre 10.000 abitanti.
Infine, 4.300 alloggi di nuova
costruzione saranno realizzati da
cooperative edilizie e imprese
sulla base di pubblici bandi che
sono stati approvati unitamente
al programma edilizio e che sono attualmente in corso di pubblicazione.
Collaboratori ’’Eco”
PINEROLO — Mereoledì 31 gennaio,
alle ore 20,30, presso i locali della
chiesa valdese in via dei Mille 1, si
ritroveranno per la loro riunione periodica i collaboratori dell'Eco delle
valli.
Il Brasile ha scelto Asti
Un mese cii rilanci per vincere la corsa al Brasile, che non si accontenta di 500 milioni - La località scelta è la sede abituale del Torino
E’ finita la telenovela brasiliana, almeno per quanto riguarda
la vai Pellice. D’ora in poi continuerà in quel di Asti e, se abbiamo nel frattempo conosciuto gli
amici carioca, saranno i produttori di spumante, barbera e grignolino a subire le bizze infinite
della Nazionale di calcio del paese della samba. L’avventura è finita peraltro in modo grandguignolesco con un colpo di scena
che merita di essere raccontato.
Siamo a giovedì sera, l’undici
gennaio, intorno alle 23, i quotidiani italiani stanno per andare
in macchina con la notizia fresca
fresca, trasmessa dai corrispondenti da Rio de Janeiro, che il
Brasile ha deciso di scegliere Torre Pellice e Luserna, quale ritiro
per il periodo del Mundial. In
Brasile è il primo pomeriggio ed
è ancora in corso una riunione
dei massimi dirigenti della « Confederagao de futebol », gli stessi
che avevano emesso il comunicato stampa relativo alla scelta.
Passano circa trenta minuti e la
redazione italiana di un noto quotidiano riceve l’affannata telefonata del corrispondente: « Blocca
tutto, è arrivata una nuova offerta da Asti, hanno cambiato idea ».
I tempi sono brevissimi, si ef
Luserna S. Giovanni. Il complesso degli impianti sportivi: in unica
soluzione i campi da tennis, la piscina con solarium, la palestra, il
campo di calcio con pista atletica. Un gioiello che Asti non ha.
Un’ala dell'hòtel Gilly.
fettuano rapide telefonate, si interpella a Torre il Gilly e a Asti
l'Has'ta senza avere conferme. Viene rintracciato Sergio Azzaretto,
l’avvocato milanese che gestisce
le trattative, che conferma: Asti.
La domanda è quindi la seguente: cosa c’era su quel telefax dell’ultima ora? Nessuno lo saprà
mai, ma è legittimo pensare che
si tratti di qualcosa che occupa
noco spazio ed è assai appetibile.
L’assessore al turismo di Asti,
Aldo Pia, il sindaco, Giorgio Galvagno, e il proprietario dell’hòtel
Hasta, Giuliano Zonta, negano di
aver offerto quattrini. Ma da un
mese il tira-e-molla fra le località
candidate all’affare non si è basato che sulle potenzialità economiche. Fra Asti, Saint-Vincent e
Torre Pellice solo quest’ultima,
forte degli impianti sportivi di
Luserna, aveva i necessari requisiti tecnici. Poi si pretende un dito, poi la mano; prima il soggiorno gratuito, poi l’assistenza
specialistica medica, poi i biglietti aerei, poi i cuochi personali e
chissà cos’altro ancora. I promotori dell’affare Brazil in vai Pellice sono delusi.
Danilo Rivoira, che ha seguito
l’affare nella sua qualità di assessore comunale, afferma: « Eravpmo riusciti a mettere insieme
qualcosa come 500 milioni ma sarebbero comunque stati dei servizi (aereo, albergo, medici, trasporti, impianti), regolarmente
fatturati, non denaro contante ».
Forse una somma inferiore, ma
pourboire, avrebbe orientato diversamente le scelte di Jorge Salgado, direttore tecnico della squadra, e del presidente della « Confederaçao », Texeira.
Da evidenziare ancora che la
squadra verde-oro non ha bisogno di soldi: il governo centrale
brasiliano ha stanziato, per l’avventura mondiale in Italia, ben
•sette milioni di dollari, quasi 10
miliardi di lire. Roba da trascorrere il bimestre mondiale in Italia nel lusso più raffinato, senza
dover battere cassa da nessuno,
come sottolinea su « La Stampa »
un giornalista brasiliano, Texler
Diaz, che aggiunge: « Con questo
accattonaggio abbiamo fatto una
ben meschina figura ».
Stelio Armand-Hugon
TORRE PELLICE
«Uno spreco e un lusso»
Il giufJizio (Jel sinidaco sul palaghiaccio di Pinerolo - La copertura del campo da tennis - I nuovi spogliatoi e la nuova sede sociale
Il Brasile non verrà: c’è chi
piange e chi no, ma i presupposti che parevano indurre i responsabili tecnici a scegliere la
vai Pellice come sede di preparazione pre-mundial restano; in particolare gli impianti sportivi di
buon livello offerti alla popolazione dei due Comuni, Luserna e
Torre.
In quest’ultimo caso ci troviamo in questi giorni di fronte a
due impianti che stanno cambiando volto: i campi da tennis ed il
palaghiaccio.
Rispetto agli impianti di viqje
Dante si sta infatti ultimando la
copertura di un campo in terra
battuta, con una struttura metallica che so.sterrà un « pallone ».
Di per sé, guardando tale struttura ormai in via di ultimazione,
sorgono alcune perplessità sull’impatto che presenterà rispetto
al contesto urbanistico in cui si
trova; funzionalmente dovrebbe
garantire una apertura al pubblico pressoché costante, ivi compresa la stagione invernale.
In merito il sindaco Armand
Hugon ci ha detto: « La struttura
doveva essere consegnata, ultimata, entro il 4 gennaio; a metà
mese siamo ancora lontani dal
termine lavori; la ditta ovviamente pagherà la penale prevista in
questi casi, tuttavia questo prolungamento dei lavori ci ha in
pratica sottratto la stagione invernale ’89-90. Oltre al tennis verrà successivamente coperto un
campo per il gioco delle bocce.
Accanto agli impianti è sorta anche un’altra struttura destinata
ad ospitare spogliatoi ed infermeria, che erano da tempo una grossa necessità per il complesso
sportivo. Al piano superiore troverà invece spazio la sede sociale
ed in questo senso posso dare
una notizia che ci rallegra, e cioè
che i vari sodalizi sportivi compresenti sugli stessi impianti dovrebbero fondersi in una unica
polisportiva che gestirà il tutto ».
Rispetto ad un altro impianto, e
cioè il palaghiaccio, per la copertura del quale sono stati ottenuti cospicui finanziamenti, è sorto
una specie di dualismo fra Torre
e Pinerolo che ha deciso di costruire ex novo un palazzetto coperto, rischiando di sottrarre parte dell’utenza che attualmente
gravita sulla pista di via Filatoio...
« E’ una vicenda che ritengo
preoccupante; il Comune di Pinerolo ha deciso di costruire un
palazzo del ghiaccio ben sapendo
dei progetti finanziati, riguardo
al nostro. Il rischio di un doppione è evidente; due strutture analoghe nel raggio di 15 Km. sono
per la nostra regione non soltando una novità ma un lusso, realizzato con denaro pubblico ».
Grave atto di miopia dunque
da parte del Comune di Pinerolo,
secondo il sindaco di Torre Pellice; è per altro ipotizzabile il
momento dell’inizio lavori? « La
fase degli appalti è già abbastanza avanti, per cui prevedo si possa iniziare entro la prossima estate; non so però in quali condizioni si troverà la pista rispetto alla
prossima stagione invernale ».
Piervaldo Rostan
11
19 gennaio 1990
valli valdesi 11
PINEROLESE
AgricolUira "biodinamica"
Coltivare la terra nel rispetto del suo essere vivente - I rapporti con l’agricoltura biologica - Un corso per un primo avviamento
L’Associazione per Tagrìcoltura
biodinamica del pinerolese, in
collaborazione con la Comunità
montana pinerolese pedemontano ha organizzato, ad iniziare da
giovedì 25 gennaio, un corso di
agricoltura biodinamica.
Ma che cos'è questa agricoltura biodinamica?
Essa nasce nel 1924 con otto
conferenze tenute sull’argomento
da Rudolf Steiner.
L’agricoltura biodinamica si
pone come scopo la coltivazione
della terra nel rispetto del suo
essere vivente, al fine di ricavare la giusta quantità e qualità
di cibo per l’uomo. Egli usa per
sé delle forze della natura sottraendole in questo modo alla
natura stessa; sorge quindi l’esigenza di ridare all’organismo terrestre qualcosa che la natura,
da sola, non è in grado di produrre. Ecco l’idea di usare nella
coltivazione dei preparati « dinamici » creati per reintegrare le
foi-ze sottratte grazie ad una agricoltura « bio-dinamica ». Frutto di questo approccio scientifico nei riguardi della natura e
dell’uomo (che offre nuovi ed
ampi campi d’indagine), questi
preparati a base vegetale, usati
in modo « medicinale », hanno dato positivi risultati nell’incrementare la fertilità del terreno
e la qualità delle piante.
I provvedimenti agronomici uti lizzati tendono perciò a salvaguardare tale molteplicità di vita (rotazioni colturali di specie
vegetali diverse, concimazioni organiche animali e vegetali, consociazioni di Specie vegetali diverse, presenza di animali in azienda, uso di sostanze compatibili con l'ambiente per i trattamenti anticrittogamici ed antiparassitari, ecc.) come premessa
per una migliore salvaguardia
della salute dell’uomo.
Tutto un mondo diverso dalla
più nota agricoltura biologica?
Si può dire di no, anzi è abbastanza facile intuirne i collegamenti ed immaginarne una sequenza di tappe. I tempi di applicazione di questi metodi sono
necessariamente lunghi, se si tie
Il mondo agricolo, in crisi nei metodi tradizionali, cerca nuove vie
compatibili con le esigenze ambientali.
ne conto che quasi sempre i terreni delle nostre campagne sono sottoposti da tempo a moltissimi trattamenti chimici.
Vediamo però in concreto come si articolerà questo corso.
Le « lezioni » si terranno presso la sede della Comunità pedemontana, in via del Duomo 42
a Pinerolo, e saranno gratuite;
(è però importante l’iscrizione
presso le rispettive sedi comunali).
I primi tre incontri avranno
come oggetto l’agricoltura « biologica », cioè quella senza l’ausilio di prodotti chimici di sintesi
in quanto, come si è visto, essa
deve in qualche modo rappresentare un passaggio tra l’agricoltura tradizionale e quella biodinamica ed è mediamente già
praticata da molti agricoltori anche della zona.
Le successive quattro serate
avranno come oggetto più direttamente il metodo biodinamico.
Successivamente sono previsti
altri quattro appuntamenti, a
complemento del corso, in cui
persone che lavorano da tempo
FRA I NOSTRI LETTORI
I vincitori deila sottoscrizione
1 — n. 9842
2 — n. 10733
3 — n. 3094 ■
4 — n. 3377 ■
5 — n. 2011 ■
6 — n. 7281
7 — n. 13063
8 — n. 995 ■
9 — n. 2156
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29 ■
30
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32
33 ■
34 ■
35 ■
n. 10193
n. 5294
n. 2040
n. 3542
n. 2641
Pi 3361
n. 2740
n. 1793
n. 9091
n. 8113
n. 10167
n. 6436
in. 7591
n. 4618
n. 10925
n. 8065
n. 2185
n. 2519
n, 3417
n. 1058
n. 3682
n. 7978
n. ,7581
n. 6562
n. 1713
n. 7196
— Roma - Soggiorno a Venezia, una settimana per 4 persone
— Cerignola - Un campo ad Agape per una persona
— Villar Pellice - Un campo ad Ecumene per una persona
— Pomaretto - Due gg. mezza pensione per due persone c/o Casa valdese Roma
— S. Germano Cb. - Due gg. pensione completa c/o Casa balneare Borgio Verezzi
— Mestre - Tre gg. pensione completa per 2 persone c/o Foresteria Torre Pellice
— Ginevra - Due gg. pensione completa per 2 persone c/o Casa valdese Vallecrosia
— Pinerolo - Due gg. pensione completa per 2 persone c/o Casa valdese Vallecrosia
— Villar Perosa - Tre pernottamenti (senza colazione) per 2 persone c/o ist. Gouid
Firenze
— Villa S. Sebastiano - Idem come sopra
— Brescia - Due pernottamenti con colazione per 2 persone c/o Foresteria Venezia
— S. Germano Ch. - Libro Claudiana
— Alessandria - Idem come sopra
— Torre Pellice - Idem come sopra
— Villasecoa - Idem come sopra
— Torre Pellice - Idem come sopra
— Torino - Idem come sopra
— Terni . Idem come sopra
— Savona - Idem come sopra
— Villa S. Sebastiano - Idem come sopra
— Milano - Libro 'Itinerari alle Valli valdesi »
— Verona - Idem come sopra
— Susa - Idem come sopra
— Taranto - Idem come sopra
— Savona - Idem come sopra
— S. Germano Ch. - 'Idem come sopra
— Torre Pellice - Idem come sopra
— Villasecca - Idem come sopra
— Pinerolo - Idem come sopra
— Ivrea - 'Idem come sopra
— San Remo - Premio minore
— La Spezia - Idem come sopra
— Milano - Idem come sopra
— Prarostino - Idem come sopra
— Padova - Idem come sopra
Cinema
POMARETTO — Il cineforum ha in
programma, venerdì 19 gennaio, alle
ore 21, il film - Lo zoo di Venere».
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma il film « 'Il bambino
e il poliziatto » sabato 20 (ore 20 e
22) e domenica 21 (ore 16, 18, 20, 22).
Mostre
secondo le indicazioni di Steiner,
terranno delle conferenze sulle
loro personali esperienze.
Esperienze che, in termini di
resa per ettaro, dopo un primo
periodo di « conversione » del
terreno, ha raggiunto livelli analoghi o superiori a quelli con il
metodo chimico tradizionale.
Niente salto nel buio dunque,
secondo quanto viene dimostrato laddove, specie nei paesi del
Nord, si pratica agricoltura biodinamica. Impatto difficile? Sicuramente, se si pensa in particolare alle difficoltà fin qui incontrate anche solo per convincere
molti agricoltori ad utilizzare al
minimo fertilizzanti o antiparassitari di origine chimica che pure presentano enormi fattori di
rischio sia per i consumatori che
per gli stessi operatori agricoli.
Qualche perplessità si è levata
addirittura verso la Comunità
pedemontana che « sponsorizza »
il corso, che è accusata di aver fin
qui trascurato i problemi dell’agricoltura tradizionale.
P.V.R.
Dibattiti
PINEROLO — Lunedì 22 gennaio,
nell'ambito del ciclo di dibattiti promossi dal PCI di zona sul tema del
PCI e la sinistra europea, si svolgerà
un incontro sul tema: « Le varie facce della sinistra europea »; relatore
Enrico Morando, della segreteria regionale del PCI. L'incontro si svolgerà presso la sede del partito in corso
Torino 18, alle ore 21.
Seminari
TORINO — Sabato 20 gennaio, alle
ore 9, presso la sala - La rotonda »
di Torino Esposizioni, inizia una giornata di studio organizzata dalla Lega
per l'ambiente sul tema: « L'alternativa ferroviaria per il trasp'arto delle
merci. Il problelma dei valichi alpini ».
II convegno prosegue nel pomeriggio.
Riunioni
PEROSA ARGENTINA — Venerdì 19
gennaio, alle ore 20.30, presso la sede, si svolge una riunione del consiglio della Comunità rrtontana Valli
Chisone e Germanasca: in discussione, tra l'altro, il bilancio '90 e le misure di riordino delle USSL.
Corsi
PINEROLO — La Commissione per
la Pastorale del lavoro della diocesi
di Pinerolo organizza un corso di « etica sociale »; gli incontri, il secondo
dei quali si svolgerà martedì 23 gennaio alle ore 20,45 sul tema « Il problema edalogico », con relazione del
prof. Angelo Tartaglia, avranno luogo
presso il salone del Seminario in p.za
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« Fattosi sera, Gesù disse:
passiamo all’altra riva »
(Marco 4: 35)
Nel primo anniversario della dipartita di
Rosina Durand Ciachetti
nativa di Rorà
esempio di fede operante, le figlie Maria Rosa e Giovanna e la nipote Laura
la ricordano con affetto e riconoscenza.
Pisa, 9 gennaio 1990
TORRE PELLICE — L'asilo nido, da
alcuni anni intercomunale avendo esteso il servizio anche alle famiglie di
Luserna San Giovanni, compie 10 anni; l'occasione offre l'opportunità di
riflettere sul suo significato e ruolo
rispetto alla comunità e perciò la
struttura resterà aperta al pubblico,
sabato 20 gennaio fino alle ore 17
presentando mostre e documentazione
sull'attività.
Programmi dì Radio Beckwith
Fra i programmi di Radio Beckwith
segnaliamo la rubrica A confronto di
lunedì 22 gennaio, ore 17, che presenterà delle interviste sull'esperienza
del collettivo biblico ecumenico di Torre Pellice; con il 1990 sono inoltre
partite due nuove trasmissioni: « Progetto E », in onda ogni lunedì alle
ore 11,30 con replica il martedì alle
ore 15,30, e « La via Maestra », in
onda ogni giovedì alle ore 17,30 con
replica il mercoledì successivo alle
ore 10.
RINGRAZIAMENTO
« In verità, in verità io vi dico:
chi crede ha vita eterna »
(Giovanni 6: 47)
I figli e i familiari di
Riccardo Pellenc
riconoscenti ringraziano tutti coloro ohe
hanno partecipato al loro grande dolore.
Un grazie particolare ai pastori Rostagno e Zotta; al direttolo e a tutto
il personale dell’Asilo valdese di Luserna San Giovanni per le aiFettuose e assidue attenzioni prestate al caro compianto papà.
Torre Pellice, 18 gennaio 1990
RINGRAZIAMENTO
(( Il dono di Dio è la vita
eterna »
(Romani 6: 23)
I familiari di
Enrico Comba
riconoscenti ringraziano tutti coloro che
con scritti, presenza e opere di bene
hanno partecipato al loro dolore.
Un particolare ringraziamento alla
dottoressa Miohelin Salomon, ai medici, al personale dell’Ospedale valdese di
Torre Pellice, al pastore Zotta, ai vicini
di casa.
Torre Pellice, 19 gennaio 1990
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muore vivrà »
(Giovanni 11: 25)
I familiari di
Anita e Alma Bertin
profondamente commossi e riconoscenti per la calorosa dimostrazione di stima e di affetto tributate alle loro care, nelPimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore tutti coloro
che sono stati loro vicini in questi giorni tristissimi.
Un ringraziamento affettuoso ai parenti ed amici che con grande disponibililà hanno assistito amorevolmente
Anita nella sua breve malattia e confortato Alma nel suo immenso dolore,
alla famiglia Forchino e al past. Thomas Noffke.
Villar Perosa, 19 gennaio 1990
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 21 GENNAIO 1990
Villar Perosa; FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 21 GENNAIO 1990
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
12
12 fatti e problemi
19 gennaio 1990
INTERVISTA AL PASTORE JEAN-MARIE LAMBERT
DIFESA
Natale 1989 a Gerusalemme
L’idea e il lancio di « 1990: Time for Peace » - L’incontro con i pacifisti israeliani e la
reazione del governo di Tel Aviv - Quali saranno le prossime conseguenze internazionali?
Tean-Marìe Lambert è pastore
della Chiesa riformata di Francia. Dopo 11 anni di ministero
pastorale a Besançon e Lione, è
stato inviato dalla sua chiesa al
Consiglio ecumenico. E’ stato
amministratore dei cantieri popolari di rimboschimento in Algeria (1962-67), direttore del Servizio ecumenico a Tunisi (196876), poi direttore del Dipartimento dei rifugiati palestinesi (1979S2). Dirige attualmente il Comitato internazionale di coordinamento tra le organizzazioni non
governative sulla questione della Palestina (CICP).
— Jean-Marie Lambert, tu hai
fatto parte di un Comitato di
preparazione del programma intitolato: «1990, Time for Peace»,
che si è effettivamente svolto il
29, 30 e 31 dicembre 1989 a Gerusalemme. Perché e come è stato lanciato questo progetto?
— L’idea di una marcia per
la pace nasce a Ginevra nel 1988
in una riunione tenuta sotto gli
auspici delle Nazioni Unite. Successivamente è stato creato un
Comitato organizzatore compo
sto dalle italiane ACRI e ACLI,
da Pax Christi olandese, dalla
Fondazione Bertrand Russell per
la pace, dal Comitato di coordinamento degli organismi non governativi europei e dallo stesso
CICP.
Dopo diversi incontri con il
movimento israeliano « Pace adesso » e con organismi palestinesi, ci si è trovati d’accordo per
sostituire la marcia con un insieme di manifestazioni che permettessero agli europei di incontrare i due popoli e di comprendere le preoccupazioni, le paure e le sofferenze delle due comunità. Tutto l’insieme doveva
essere nonviolento e centrato su:
— due popoli, due Stati;
— negoziati di pace;
— rispetto dei diritti civili e u
mani.
Questi tre criteri implicavano
ovviamente la fine dell'occupazione, la convocazione di una
conferenza internazionale, l’autodeterminazione per il popolo
palestinese, la pace e la sicurezza per i due popoli.
Il programma prevedeva una
serie di visite dalle due parti (a
kibbutz e a campi profughi, ecc.),
diverse tavole rotonde e due giornate centrali; quella delle donne
israeliane e palestinesi e la catena umana attorno alle mura
della città vecchia di Gerusalemme.
— Come si sotto svolti i fatti?
E' stato realizzato il programma
previsto?
— Non posso purtroppo dare
una testimonianza personale perché appena sceso all’aeroporto
di Tel Aviv le autorità israeliane mi hanno arrestato e rispedito in Francia con il primo volo. Ad altri è successo lo stesso.
Non potendo vietare la manifestazione senza perdere la faccia,
le autorità israeliane hanno cercato di disorganiz7.arc il Comitato di preparazione, ridotto co
si a due soli membri. 1.500 persone sono venute dall’Europa e
dalTAmerica del Nord, pagandosi ciascuna il biglietto aereo di
tasca propria (800 italiani, 120
francesi, 50 austriaci, 100 nordamericani, ecc.).
Le autorità hanno messo i bastoni nelle ruote in mille modi:
dichiarando «zone militari» quelle che si volevano visitare e impedendo per quanto possibile i
contatti degli europei con i palestinesi. Nondimeno 5.000 donne israeliane e palestinesi hanno
potuto manifestare assieme il 29
dicembre e 25.000 persone (15
mila secondo le autorità israeliane) hanno fatto la catena umana attorno alle mura di Geru.salemme.
La violenza immotivata delle
autorità israeliane ha avuto moltissimi testimoni, israeliani e
stranieri. Una donna italiana ha
perso un occhio, una francese
ha avuto un braccio rotto, moltissimi sono stati malmenati o
picchiati... Se il successo di una
manifestazione si giudica in base
all’intensità della repressione, la
nostra ha avuto un successo enorme.
La preparazione era avvenuta
di comune accordo tra i promotori palestinesi, israeliani ed europei. Evidentemente questo accordo di israeliani e palestinesi
alla presenza di europei ha fatto andare in bestia le autorità.
— Senza dubbio questo progetto intendeva prima di tutto
manifestare solidarietà con i palestinesi. Perché?
— Come ho detto, la nostra
intenzione era di incontrare ed
ascoltare i due popoli. Ma la situazione è assolutamente impari: gli uni sono occupanti, gli
altri occupati. Da un lato c’è un
potente esercito di fama mon
diale, dall’altro un popolo armato solo di pietre. Da 42 anni, ino!
tre, il popolo palestinese è vittima di un’immensa ingiustizia,
perché paga il prezzo degli errori europei (francesi e britannici soprattutto) e delle atrocità
naziste. Il piano di partizione
delle Nazioni Unite del 1948 non
è stato applicato e 422 villaggi
palestinesi sono stati distrutti e
i palestinesi cacciati dalla loro
terra.
Nel 1967 sono state occupate
la Cisgiordania e Gaza. Oggi i
palestinesi sono pronti a negoziare la pace con Israele. Hanno
riconosciuto Israele e chiedono
la fine dell’occupazione, il diritto all’autodeterminazione e la
convocazione di una conferenza
internazionale per la pace in Medio Oriente. Di fronte a queste
aperture le autorità israeliane rifiutano di negoziare con i rappresentanti del popolo palestinese, cioè con TOLP, e con ciò rifiutano di riconoscere l’identità
palestinese.
Fortunatamente un numero
crescente di israeliani si rende
conto che la politica del loro governo li sta conducendo in un
vicolo cieco, e forse persino alla
perdita dei loro valori morali.
La vittima è diventata occupante e persecutore... e questo è grave per l'avvenire.
— Ma sostenendo i diritti dei
palestinesi non vi esponete all’accusa di antisemitismo?
— I diritti umani sono fondamentali, e chiunque li viola deve sentire la nostra riprovazione. Come francese ho subito reagito alla notizia delle torture che
l’esercito francese praticava in
Algeria. Durante la seconda guerra mondiale non avevo che 16
anni, ma ricordo come mio padre proteggeva un suo dipendente ebreo. Ma lascio che i miei
amici ebrei o israeliani rispondano per me su questo punto.
Direi piuttosto che è per me
un’immensa tristezza leggere i
rapporti sulle violazioni dei diritti umani commesse da Israele nei territori occupati e vedere come per molti israeliani il
palestinese è una specie di sottouomo che si può impunemente
umiliare e fare soffrire. In realtà, quando lavoriamo per il riconoscimento dei diritti inalienabili del popolo palestinese, esprimiamo una doppia solidarietà, tanto verso i palestinesi quanto verso gli israeliani.
— Quali conseguenze avranno i
recenti sviluppi internazionali
sul conflitto israelo-palestinese?
— La prima conseguenza è stata senza dubbio quella di occultare gli avvenimenti del Medio
Oriente e in particolare quelli
della Palestina. Il muro di Berlino e i fatti di Romania hanno
fatto totalmente scomparire dalla scena il Medio Oriente, ma
vi sono ogni giorno da 2 a 5 morti e molte decine di feriti, di
cui parecchi invalidi a vita.
Ma forse la fine della tensione tra i due grandi permetterà
di ridurre definitivamente le fonti del conflitto mediorientale; il
Libano e la Palestina. Pare che
ciascuno dei due grandi stia rivedendo i suoi rapporti con il
proprio alleato principale (Siria
e Israele), il che potrebbe condurre a un ammorbidimento.
La politica repressiva d’Israele verso i palestinesi ha un impatto sempre più negativo sull’opinione pubblica internazionale e su quella americana in particolare. La storia recente ha rinnovato le nostre speranze nelle
possibilità di cambiamento. Speriamo che il 1990 diventi davvero il tempo della pace.
Aldo Comba
Responsabilità deile chiese
(segue da pag. 1)
dell’evoluzione attuale è il fatto
che essa permetterà alle chiese
dell’Europa intera di ritrovarsi
per riflettere insieme su quale tipo di società vogliamo si stabilisca in Europa : quali sono i valori essenziali che vogliamo mantenere ad ogni costo nelle società
che dobbiamo continuare a costruire nel continente europeo?
In queste società dominerà la legge del più forte? O saranno società ispirate ai valori del Sermone
sul monte, società disposte a proteggere il povero, l’orfano e la vedova, pronte ad accogliere lo
straniero, e aperte a modelli di
partecipazione in cui la dignità
della persona umana sia l’elemento fondamentale?
La sfida proposta oggi all’insieme delle chiese europee è appunto quella di cercare di formulare dei parametri che permettano di influire e di giudicare
il grado di accettabilità dei mo
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delli di società che si svilupperanno.
— In questo quadro quale può
essere il ruolo delle piccole chiese evangeliche di lingua italiana?
— Qualsiasi chiesa, indipendentemente dalle sue dimensioni,
ha una funzione da compiere. Potremmo naturalmente aprire un
dibattito su che cosa è la chiesa,
ma diciamo che, considerando
l’insieme dei cristiani come fermento della società, non si possono fare distinzioni tra chiese
grandi e piccole. Ciascuna chiesa
è portatrice della totalità del
messaggio evangelico e la sua
funzione, a livello locale, nazionale o europeo, consiste nel trovare le forme della testimonianza
che permetteranno di trasferire nel vissuto quotidiano delle
nostre società europee i valori
fondamentali dell’Evangelo.
— La situazione attuale presenta dei compiti specifici alia
Conferenza delle chiese europee
(KEK) in quanto istituzione?
— L’attuale evoluzione pone
dei problemi prima di tutto a
ciascuna chiesa. Stiamo andando
verso un periodo di nazionalismi
esacerbati. C’è dunque il pericolo
che un certo numero di chiese si
trovino prigioniere di uno schema di chiesa nazionale e che sposino le aspirazioni dei nuovi nazionalismi che vedremo sorgere
qua e là in Europa. Bisogna che
ogni chiesa sia cosciente del fatto che la sua vocazione consiste
nel servire, nel trascendere le
frontiere nazionali, culturali e
politiche; occorre che non ci si
lasci prendere dalla nostalgia di
‘un passato in cui la chiesa costituiva un effettivo strumento di
potere. Questi pericoli sussistono tuttora in forma più o meno
latente ; tutte le chiese devono
saper respingere la nostalgia del
potere per ritrovare la vocazione
al servizio, che è propria della
chiesa.
Per quanto riguarda la Conferenza delle chiese europee
(KEK), il problema o la sfida attuale consiste nel passare da un
periodo di coesistenza pacifica
ecclesiastica (che ha rispecchiato in certo modo l’analoga coesistenza in campo politico) a un
periodo di «prò-esistenza» ’, ossia
di collaborazione ecumenica, per
cercare assieme le cose necessarie, anzi le cose migliori per la
costruzione dell’Europa, della
grande Europa, in cui la collaborazione non solo sul piano economico ma anche su quello culturale permetterà di superare i problemi puramente ecclesiologici
per diventare « ecumenismo incarnato ». Credo sinceramente
che l’Assemblea ecumenica di Basilea (maggio 1989) ci ha fornito
un’anticipazione di ciò che può
essere e può diventare la collaborazione e l’impegno comune
delle chiese per definire l’Europa
del prossimo secolo e per precisarne i compiti e le responsabilità nei confronti deH’umanità
intera.
Aldo Comha
^ Cop.^iistcnza = osi.slere con: pro-esislenza ” esistere a favore di...
intoccabili
« Ci troviamo in una situazione
grave: abbiamo un consenso nazionale sulla politica estera mentre non abbiamo un consenso nazionale sulla politica della difesa ». Con questa constatazione
Fon. Raniero La Valle ha concluso la dichiarazione di voto negativa a nome del proprio gruppo
(la Sinistra indipendente) sull’art. 13 e l’annessa tabella della
legge finanziaria, relativi al bilancio della difesa, poi approvati
nella stessa seduta del 13 dicembre.
L’on. La Valle ha sottolineato
in particolare il metodo in base
al quale sono stati sistematicamente respinti « in blocco, all’ingrosso, senza entrare nel merito
di ciascuna proposta », tutti gli
emendamenti delle opposizioni.
« Abbiamo l’impressione — ha sostenuto La Valle — di trovarci di
fronte ad un problema politico
molto serio; di trovarci di fronte
ad una sorta di indisponibilità del
bilancio della difesa per il Parlamento. E’ come se, una volta intervenuto l’accordo tra il Governo e l’amministrazione militare,
(...) la ripartizione e l’entità complessiva di tali fondi non possano più essere in alcun modo rimesse in discussione » e « il Parlamento deve invece riappropriarsi del bilancio della difesa,
deve riprendersi il diritto di discuterne e di emendarlo, senza
sacralità (...). Siamo tutti — Governo e Parlamento — responsabili di tutto ».
Tra gli ementamenti respinti
quello presentato dall’on. Maria
Teresa Capecchi, esponente dell’Associazione per la pace e deputato del PCI, firmato da numerosi parlamentari appartenenti a
diversi gruppi politici. L’emendamento si inquadrava nell’ambito
della campagna nazionale per la
riduzione del 20% delle spese militari entro i prossimi quattro anni promossa dalla stessa Associazione per la pace con le Adi,
l’Arci, i Beati costruttori di pace,
il Cocis, il Comitato federale contro i mercanti di morte, la Federazione delle chiese evangeliche,
la Fgci la Fim-Cisl, la Fiom-Cgil,
la Flai-Cgil, Greenpeace, la Lega
per l’ambiente, la Lega per i diritti dei popoli, la Lega degli
obiettori di coscienza. Mani tese,
« Missione oggi », il Servizio civile internazionale e « Testimonianze ». L’emendamento proponeva
« una riduzione degli stanziamenti delle spese inerenti ai lavori di
infrastrutture connesse aH’applicazione degli accordi Nato »,
con esplicito riferimento alla base di Crotone, che dovrebbe ospitare lo stormo degli F-16 sfrattati
dalla base spagnola di Torrejon.
Una proposta per un gesto coerente in ordine alle « grandi potenzialità che gli avvenimenti del
1989 hanno aperto per la pace e
per la cooperazione », mirante a
produrre « un atto di disarmo
equivalente sul territorio del Patto di Varsavia ».
11 4 dicembre Fon. La Valle aveva inviato uno scritto alla Commissione bilancio per illustrare
tre emendamenti presentati al fine di ridurre di 1..500 miliardi la
competenza della difesa senza
toccare gli imporli di cassa (destinati ad effettuare i pagamenti
previsti e a proseguire i programmi ormai in corso). E ciò tenuto
conto della questione dei residui
che lasciano di fatto a disposizione della difesa una massa spendibile di 32.366 miliardi, ben oltre
la competenza di 23.467 miliardi
prevista dalla Finanziaria. Continuare « a erogare una spesa statale quando sono venute meno le
ragioni della sua necessità — avverte La Valle — diventa una mi.sura inflazionistica e distrugge il
rapporto di fiducia tra contribuenti e Stato », oltre a tradursi
« oggettivamente in una scelta di
tipo militarista ».
(ADI STA)