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10 agosto 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
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a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
.qFTTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
INTERROGATIVI
UNA PROPOSTA DELLE CHIESE TEDESCHE
La nostra
comunicazione
Per un sinodo delle chiese
protestanti europee
Come moltissimi in Italia, anche il nostro settimanale andrà
in ferie nella settimana di ferragosto. Un po’ di riposo per tipografi, redattori e, anche, un’occasione per riflettere, senza l’urgenza del numero da « chiudere », sul
nostro lavoro di comunicatori all’interno e all’esterno delle chiese. La contingenza politica ci
spinge a questa riflessione. I ragionamenti che abbiamo fatto intorno all’emittenza radiotelevisiva privata possono servirci per
meglio collocare il nostro problema: qual è la comunicazione
dell’evangelismo italiano?
Se guardiamo agli strafalcioni
scritti (o uditi) nella stampa su di
noi, alla tendenza a uniformare
i pastori ai parroci, le messe al
culto, ci diciamo che dovremo ancora lottare molto per ottenere
un giornalismo attento e culturalmente consapevole della nostra
identità. E proprio l’identità è
stata al centro delle manifestazioni del tricentenario del Rimpatrio lo scorso anno, di questi
tempi. Siamo infatti molto attaccati alla nostra identità protestante e riformata. Essa è costitutiva del nostro modo di vivere
e testimoniare la nostra fede. E
vorremmo che tutti la capissero.
Però noi sappiamo anche che il
compito a cui il Signore ci chiama non è quello di assicurare in
qualche modo la continuità della
nostra famiglia confessionale, o,
come si dice, della nostra « re
ligione ». Il nostro compito è
quello di proclamare l’Evangelo,
la buona notizia della salvezza
gratuita di Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Sappiamo che l’Evangelo è una decisione ed una sfida
per l’uomo contemporaneo. Per
comunicare tutto ciò, questo giornale si è sforzato di usare un linguaggio, un vocabolario non specializzato, comprensibile a tujti.
Ci siamo riusciti? Oppure abbiamo usato ancora troppo un linguaggio confessionale? E, ancora,
la nostra comunicazione deve
proprio essere asettica, non marcata confessionalmente? Sono
tutti interrogativi che portiamo
con noi ogni volta che ci accingiamo a confezionare il giornale.
Comunicare vuol dire entrare
in relazione con l’interlocutore
per ascoltare cosa lui ci vuole dire e fargli capire cosa vogliamo
dirgli. Non bastano però le parole e gli articoli. Questi servono
per farci capire, ma bisogna incontrare concretamente coloro a cui
vogliamo comunicare. Per questo
ci sono le chiese. L’Evangelo non
è un discorso che piace (e produce abbonati), ma una decisione
che ci coinvolge personalmente
e ci conduce nella comunità. Qual
è allora il rapporto tra questo
giornale e le chiese?
Sono interrogativi che non vogliamo dimenticare, nemmeno in
questo periodo di vacanze.
Giorgio Gardiol
Che cosa sarà l’Europa del futuro? I profondi
cambiamenti in atto hanno liberato grandi energie, ma non tutte di segno positivo. Le chiese ^
sentono interpellate, quando non sono state esse
stesse fautrici dei mutamenti. L’immagine del papa che, daU’alto del Monte Bianco, traccia un gran
segno di croce sull’Europa, può essere considera
ta un simbolo emblematico del disegno vaticano di
permeare la società civile con i valori della chiesa
cattolica.
La Conferenza delle chiese europee (KEK),
quasi in risposta alla convocazione di un prossimo
Sinodo dei vescovi cattolici, ha deciso di organizzare un grande incontro a Praga nel ’92.
Le Chiese evangeliche tedesche stanno discutendo la proposta di un Sinodo evangelico europeo che raccolga tutte le chiese che hanno finora
sottoscritto la « Concordia di Leuenberg ». La proposta, lanciata da Reinhard Frieling, direttore del
prestigioso Istituto di simbolica di Bensheim, è
destinata a suscitare un ampio dibattito.
Abbiamo curato la traduzione della proposta
di Frieling per consentire ai lettori di conoscere
il progetto, sia pure nelle sue linee generali, e formarsi così un’opinione. (red.)
Ci sono diverse opinioni sul
ruolo ed il compito delle chiese
nel processo di unificazione europea. Da un lato c’è chi ritiene ehe
questo dell’Europa non è un tema specifico delle chiese, dal momento che esse sono già impegnate, in modo autonomo e in ogni
paese, con questioni importanti relative alla testimonianza cristiana.
Che cosa in comune potrebbero,
per esempio, dire sull’Europa una
chiesa svedese di stato e i valdesi
italiani?
D’altra parte c’è un’idea di fondo abbastanza radicata e chiara a
favore di una « Europa cristiana ».
In particolare la chiesa cattolica,
con l’autorità del papa e con un
prossimo sinodo dei vescovi europei, si propone di far rivivere
«l’anima cristiana dell’Europa».
Con tutte le sue forze essa si adopera perché sia nelle istituzioni
comunitarie, sia nei singoli paesi,
IL SERMONE SUL MONTE
Gesù e la legge
« Non pensate che io sia vramto ad abolir© la
legge o i profeti; non sono venuto ad abolire, ma a
compiere...» (Matteo 5: 17).
Questa dichiarazione perentoria e strana merita un istante di riflessione, perché non solo è
la formulazione della tesi che sarà sviluppata nel
sermone sul monte, ma anche perché enuncio
il tema di fondo della teologia del primo evarigelo.
Questo «non pensate che...» indica anzitutto
l’intenzione del sermone sul monte. Non si tratta
di sostituire un nuovo insegnamento alla tradizione dei padri così com’è stata formulata nell’Antico Testamento. Ciò che Dio ha detto a Mose,
poi ai profeti, non ha un valore caduco e Gesù
non è il fondatore di una nuova religione che si
sostituirebbe al giudaismo. Il Cristo, così come
lo presenta Matteo, ha come missione quella di
dare una formulazione compiuta e piena alla volontà di Dio. E’ l'interprete ultimo della Legge.
Compie quest’opera in due modi. Da una parte, denunciando la tradizione degli antichi, restaura la volontà di Dio nella sua purezza ori
ginaria. In questo senso è necessario restaurare
ciò che è stato perduto o dimenticato. D’altra parte dà il tocco finale alla volontà di Dio, mettendone in evidenza il centro di gravità, il cuore, dal
quale tutta la costruzione può essere compresa
ed intorno al quale si organizza. E il principio
di interpretazione, col quale ogni comandamento
deve essere misurato, è il comandamento dell’amore.
Il Cristo però, nel primo evangelo, non compie
la Legge perché la insegna, ma vive ciò che dice.
La sua stessa vita è la realizzazione esemplare
della sua parola. I miracoli, la solidarietà con gli
esclusi, la sua morte sono il compimento della
Legge. Collocato in questa prospettiva, il Cristo
del sermone sul monte s’impegna su due fronti
polemici. Anzitutto quello del giudaismo dell’epoca, al quale viene contestata la pretesa di essere
il depositario della volontà divina. E’ solo attraverso la voce di Gesù, ed unicamente attraverso
essa, che il Dio d’Àbramo, d’Isacco e di Giacobbe, il Dio del Sinai, rende nota la sua volontà
originaria. Ma lo stesso Cristo attacca anche quei
cristiani soddisfatti delle esperienze spirituali e
mistiche; i cristiani che dimenticano che Dio abita la storia e che si rivela agli uomini con una
parola che esige ed impegna. La sinagoga dei farisei e gli entusiasti cristiani sono messi in un
solo fascio. L’unico punto che rimane è ‘l’insegnamento del Cristo, così com’è espresso nel sermone sul monte.
In questa presa di posizione netta e chiara
consiste l’asse fondamentale della teologia di Matteo. Il Cristo non è soltanto colui che muore sulla
croce per cancellare il peccato del mondo; e non
è neppure solo un taumaturgo glorioso che si
impone con alti straordinari, ma è fondamentalmente il maestro che insegna la giustizia, e la cui
espressione compiuta è precisamente il sermone sul monte.
Il discepolo è allora colui che si mette all ascolto di questa volontà « laica », ma anche pienamente rivelata. E’ colui che si lascia istruire, trasformare, dirigere da questa parola ultima di un Dio
che abita la storia degli uomini, fino alla fine del
mondo.
Jean Zumstein
(da; La vie protestante, n. 24, 1990)
emergano i valori morali che provengono dalla fede cristiana, mediati dal cattolicesimo. Anche in
uno stato laico il compito della
chiesa sarebbe quello di far accettare il suo ruolo-guida nella indicazione di quelli che sono i valori
fondamentali del vivere sociale.
In alcuni paesi del centro e del
nord Europa le chiese evangeliehe
rappresentano senz’altro la maggioranza della popolazione; ma in
tutta l’Europa, globalmente considerata, sono una minoranza intorno al 20-25 per cento. La posizione delle chiese nello stato e nella
società, le possibilità del loro servizio, l’efficacia del loro annuncio
non possono più essere oggi considerate in modo indipendente dalla secolarizzazione e dalla situazione ecumenica. Perciò, accanto all’impegno della chiesa cattolico-romana e ai progetti delle chiese
ortodosse di avere degli incontri
presinodali panortodossi, è necessario che in Europa vi sia anche
una testimonianza autonoma degli evangelici. Non già per elaborare una concezione metafisica di
un’Europa cristiana, quanto piuttosto per promuovere una testimonianza ed un servizio delle chiese
in Europa, a favore dell’uomo e
senza alcuna pretesa di dominio
delle chiese sulla società; questa
infatti ci condurrebbe nuovamente
nel medioevo.
E’ importante ricordare che nella storia passata la teologia pro
testante e le chiese evangeliche
hanno avuto una parte decisiva
per la maturazione della concezione politica dell’Europa moderna,
per la sua emancipazione dal dominio della chiesa e per evitare
l’identificazione tra il cristianesimo e l’Europa. La concezione riformata de « La libertà del cristiano » ha permesso la convivenza di chiese autonome e stati
sovrani, e ha fondato il pluralismo
politico e religioso, che ha segnato l’Europa fino al XX secolo, e
che la chiesa cattolica per lungo
tempo ha deplorato come manifestazione del peccato. Il diritto di
potersi richiamare alla coscienza,
legata all’Evangelo e a nessun’altra istanza, è il contributo protestante che deve essere portato nell’Europa futura.
Due strutture sono attualmente
a disposizione per portare un contributo protestante a livello europeo: la « Conferenza delle chiese
europee » (KEK) (della quale fanno parte tutte le chiese europee,
ad eccezione di quella cattolico-romana), e la « Comunione delle
chiese di Leuenberg » (alla quale
aderiscono chiese luterane, riformate ed unite). Nessuno ha il desiderio di costruire altre strutture.
Non solo, ma è anche chiaro che
tutto ciò che può essere fatto in
modo ecumenico, deve essere effettivamente fatto. Per questo la KEK
Reinhard Frieling
I continua a pag. 8)
XV agosto a Prarostino
La tradizionale festa del
XV agosto si terrà quest’anno
a Prarostino, in località La
Brusà.
L’arrivo dei partecipanti è
previsto intorno alle 9-30. I
momenti successivi saranno
articolati secondo questo programma:
ore 10: culto presieduto dal
past. Klaus Langeneck, con
predicazione di Claudio
Tron;
•ore 11; saluti e interventi vari;
ore 12-14.30: intervallo per il
pranzo;
ore 14.30: Dehora Spini introduce il tema « Pace, giustizia e integrità del creato
L’assemblea di Seoul »;
ore 16: messaggi conclusivi.
Indicazioni pratiche: il luogo dell’incontro è a circa 10’ a
piedi da S- Bartolomeo.. Come
parcheggio saranno disponibili la piazza di S. Bartolomeo e i prati di fronte alla
borgata Ruata Comera ( a metà strada tra La Bmsà e S.
Bartolomeo).
Funzionerà un servizio di
buffet; saranno attivati im
banco del bazar e un banco
libri Claudiana. In caso di
cattivo 'tempo l’incontro avrà
luogo al tempio, alla ristrutturazione del quale saranno destinati gli incassi del bazar e
del buffet.
2
vita delie chiese
10 agosto 1990
PROFILI
I nuovi ministri
per ie nostre chiese
Tre nuovi pastori (Paola Benecchi, Francesca Cozzi, Cesare Milaneschi) saranno consacrati nel corso del culto di apertura del
prossimo Sinodo (ovviamente dovranno prima superare le prove previste: esame di fede
e predicazione); Ruben Vinti, già ufficiale
dell'Esercito della Salvezza, sarà « presen
tato alla chiesa durante il Sinodo » (cfr. art.
9, RO 3/1979).
Abbiamo loro chiesto di tracciare un breve profilo di se stessi, perché l’insieme delle
chiese possa conoscerli ed ognuno, di persona o in spirito di preghiera, possa accompagnarli in questo momento solenne e invocare
su di loro lo Spirito Santo, (red.)
VIVERE LA CHIAMATA A TEMPO PIENO
MM
Paola Benecchi
Dalla FGEI alla teologia femminista - Il lavoro pastorale nel Triveneto e oggi a Pachino
Mi presento a voi. Sono nata
all’Aquila ventisette anni fa, ma
ho vissuto in molti luoghi diversi poiché mio padre è pastore.
Provengo dunque da una famiglia evangelica, le cui radici storiche di fede affondano nella
predicazione metodista-wesleyana della fine del secolo scorso
nella provincia di Parma. E’ stata dunque proprio la mia famiglia a rendermi la prima testimonianza del Dio di Gesù Cristo della mia vita e ad avvicinarmi ad una fede coinvolgente
l’intera esistenza. A Milano ho
trascorso gli anni formativi dell’adolescenza e della prima giovinezza ed è in questo tempo
che ho cominciato a riconoscere che la fede in Dio stava diventando la lente attraverso cui
leggevo il mondo e la mia vita.
Ricordando questo tempo, rivedo davanti a me molti visi di
persone che hanno camminato
con me e attraverso le quali, in
più momenti, Dio ha voluto parlarmi. Buona parte di queste
persone erano giovani impegnati nella Federazione giovanile
evangelica italiana, ambito questo dove è nato in me il desiderio di vivere a « tempo pieno » la chiamata alla fede che
Dio mi aveva rivolto. Il pastorato era dunque questo: il privilegio di essere continuamente interrogata dalla Parola di Dio e
la possibilità di rinnovare continuamente la mia fede attraverso l’incontro con altri credenti
e non. E' pure nella FGEI dove ho imparato a lavorare con
le donne sulla legge contro la
violenza sessuale, sull’aborto e
per l’apertura dei consultori, ma
anche sulla Bibbia e sui temi
della fede. Con queste sorelle
ho scoperto con grande passione e senso di liberazione, nonché
anche con contraddizioni e sofferenze, che era possibile vivere la nostra fede senza negare
la nostra storia e identità di
donne e senza essere schiacciate dal patriarcalismo e maschilismo di cui il cristianesimo è
gravemente malato.
E’ dunque con questo bagaglio
che sono partita per la Facoltà
di teologia.
Qui ho fatto una piacevole
scoperta, la teologia, e ad essa
mi sono appassionata; malgrado
però l'impostazione accademica
della Facoltà, questo studio non
è mai stato per me un fatto
puramente teorico, ma ho sempre cercato di radicarlo nella
pratica del ministero e di coinvolgere in esso la mia vita di
donna credente. In Facoltà ho
incontrato John Hobbins, che da
quattro anni è mio marito. Con
lui ho conosciuto l’importanza
della preghiera e della pietà religiosa quotidiana, personale e
comunitaria, che tesse la vita
di fede anche quando sono assenti tempi entusiasmanti e gratificanti, anche quando si esperimenta la solitudine e il doloroso silenzio di Dio.
Sono stata a Chicago, negli
USA, per il mio anno di studio
all’estero; questa scelta non è
stata casuale, ma motivata dalla voglia di conoscere maggiormente la teologia femminista e
studiare là l’affermata presenza
delle donne nel pastorato, che
intravvedevo essere una nuova
possibilità di rinnovamento e di
arricchimento della chiesa protestante storica non solo negli
Corpo pastorale
Il corpo pastorale è convo cato per i giorni 24 e 25 agosto
nell’aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice con il
seguente ordine del giorno:
VENERDÌ’ 24 (ore 9-13)
— Liturgia per la consacrazione.
SABATO 25 (ore 9-13)
— Esame di fede dei candidati: P^ola Benecchi, E’rancesca
Cozzi, Cesare Milaneschi. Intenrento di Ruben Vinti in
vista della presentazione al Sinodo.
Se l’esame di fede dei candidati avrà avuto esito positivo, i sermoni di prova verranno tenuti nei templi dei Coppieri (Torre Pellice) e San Secondo di Pinerolo (ore 15).
Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, libere,
nonché gli invitati al Sinodo sono cordialmente invitati ad
assistere agli esami di fede e a partecipare alla discussione
dei sermoni di prova.
Il moderatore della Tavola valdese
FRANCO GIAMPICCOLI
Stati Uniti, ma anche qui, nella
nostra realtà di piccola minoranza. Ed è stato questo del pastorato delle donne il tema della mia tesi di laurea per la Facoltà. L’anno negli Stpti Uniti
mi ha anche dato la possibilità
di conoscere nuove culture e di
vivere la fede con fratelli e sorelle di storie, denominazioni ed
estrazioni molto diverse dalla
mia, esperienza questa che mi
ha profondamente segnato.
Di ritorno dagli Stati Uniti ho
cominciato a lavorare come pastore prima nel Triveneto, a Udine e Gorizia, e quindi in Sicilia,
a Pachino, dove mi trovo ora e
dove ho compiuto il mio anno
di prova.
Il fatto d’aver subito cominciato a lavorare ha certamente
rallentato la conclusione degli
studi, ma è stato occasione di
grande arricchimento e la possibilità di dare dei contorni concreti alla vocazione al pastorato,
che ho ricevuto. In questa pur
breve esperienza ho cominciato
a concepire il pastorato come
una funzione di leadership nella comunità e come un ministero che tra i suoi scopi primari,
oltre che la predicazione e l’animazione biblica, ha quello di
far emergere ed evidenziare i
doni di ciascuno affinché i compiti di autorità siano condivisi
e alternati e il servizio sia realmente reciproco e non ruolizzante o a senso unico.
In questo senso vorrei dare
il mio contributo nel ministero
che sta davanti a me.
PROTESTANTESIMO
IN TV
domenica 19 agosto
ore 2330 RAIDUE
Replica: lunedì 27 agosto
ore 9,00 RAIDUE
LA STORIA DI NOÈ
Una presentazione critica di
un cartone animato su questo
racconto dell’ Antico Testamento commentato dal pastore Claudio Pasquet e dal curatore di RAIUNO.
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 86
della sessione sinodale europea 1989, è convocato per
DOMENICA 26 AGOSTO 1990
I membri dei Sinodo sono invitati a trovarsi nell’aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nei tempio di Torre Pellice e sarà presieduto dal prof. Sergio Rostagno.
IL MODERATORE
DELLA TAVOLA VALDESE
Franco Ciampiccoii
UN ITINERARIO ECUMENICO
Cesare Milaneschi
DairOrcdine francescano alle Comunità di base
e fra i valdesi: una ricerca di autenticità
Sono passato per situazioni
esterne diverse (Ordine francescano, Comunità cristiane di base, Chiesa valdese) con una costante ricerca di autenticità evangelica, per cui oggi vedo la
mia vita come un processo unitario, che sostanzialmente non
rinnega il passato, ma lo assume in una nuova sintesi di cui
nuovi fattori entrano a far parte,
primo fra tutti la Riforma protestante.
Per molto tempo (circa 12-15
anni) ho guardato la Chiesa valdese da vicino ma dall’esterno,
perché temevo che in essa non
fosse possibile vivere quella
unità che a me premeva conservare e affermare per non cadere nell’atteggiamento schizofrenico di considerare la mia vita
come un insieme di momenti totalmente separati l’uno dall’altro.
D’altra parte, l’ecclesiologia dei
riformatori distingueva bene la
realtà teologica della chiesa dai
suoi aspetti istituzionali. Ed anche dal mio punto di vista era
possibile prendere sul serio la
Riforma protestante, non solo
come eredità, ma soprattutto come motivo ispiratore per operare oggi una Riforma, attraverso nuove istanze di radicalità
evangelica, e attraverso una riflessione critica sul ruolo delle
chiese di fronte ai più gravi problemi di cui soffre oggi l’umanità.
La Chiesa valdese, attraverso
la sua lunga storia di radicalità
evangelica, può essere il luogo
in cui la Riforma protestante si
incontra con istanze evangeliche
di altra matrice, e per questa
via è resa più viva e attuale.
Gli studi di A. Molnàr sui rapporti fra prima e seconda Riforma, l’invito di Ugo Janni a recuperare la dimensione di movimento senza cessare di essere chiesa, i rapporti auspicati e
attuati fra Chiesa valdese e Comunità cristiane di base (cfr.
Evangelici e Comunità di base,
Torino, Claudiana, ’88) dimostrano che tutto questo è non solo
possibile, ma anche producente.
Forse molti riterranno utopistica questa visione, e preferiranno impegnarsi nel possibile
rafforzamento della dimensione
istituzionale delle chiese valdesi e metodiste, affinché esse facciano sentire il loro peso nella
società italiana.
A me basta rivendicare il diritto di credere in questa utopia.
Essa implica una critica alle
chiese e insieme una dimensione
ecumenica. D’altra parte oggi
più che « fare deH’ecumenismo »
(con tutto ciò che talvolta implica di ambiguità e ’’concessioni” reciproche fra gli organi diri
genti delle chiese), siamo chiamati a vivere la fede cristiana
in dimensione ecumenica e planetaria, facendo nostre le esperienze di fede che si vivono in
altri contesti umani ed ecclesiali.
Anche il compito di vivere la
Riforma, e di essere conseguentemente ’’ecclesia semper reformanda”, ci impone di far proprie queste dimensioni.
SINODO
Avviso
Una serata di introduzione
al Sinodo, riservata ai membri
del Sinodo e intesa in modo
particolare a coloro che ne sono membri per la prima volta,
sarà organizzata a cura della
Commissione d’esame domenica 26 agosto, ore 21 (il luogo
della riunione sarà comunicato in margine al culto di
apertura del Sinodo). La CdE
curerà un’informazione relativa alla composizione e ai ruoli
sinodali, alle procedure essenziali e ai maggiori temi in discussione quest’anno dialogando con i partecipanti e rispondendo alle loro domande. Gli
interessati sono invitati a
prender nota fin d’ora dell’offerta di questo servizio, che intende dare a tutti la possibilità di partecipare al Sinodo in
modo consai>evole e preparato.
Franco Giampiccoli,
moderatore
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10 agosto 1990
vita delle chiese
L’IMPEGNO DEL CREDENTE
Francesca Cozzi
La gratuità dellamore di Dio - Portare nel
mondo l’annuncio della liberazione in Cristo
interpretazioni, ma è stato un
passaggio travagliato ad una diversa comprensione dell’evangelo, della fede e della vita stessa.
Soprattutto è sitato per me la
scoperta della grazia di Dio che
libera. Pino ad allora la salvezza
per fede era stata per me come
la salvezza per le opere, spesso
mi tormentava il dubbio: credo
abbastanza per essere salvata?
La mia ricerca ruotava intorno
al problema della salvezza e di
come raggiungerla. Lo studio della teologia mi ha fatto scoprire
la gratuità dell’amore di Dio, mi
ha portata a riflettere sulla Bibbia a partire daU’annuncio della grazia ed a leggervi come primo e più importante messaggio
il ”sì” di Dio rivolto all’umanità.
Ciò ha rappresentato per me la
liberazione dal dubbio sulle mie
possibilità, certamente inadeguate, e una nuova apertura verso il
mondo, poiché tutto il mondo,
travolto dalla grazia di Dio, è
diventato il luogo in cui vivere
pienamente i rapporti umani, il
rapporto con la natura, l’impegno sociale e politico e tutte le
espressioni della vita umana.
Ho capito questa nuova apertura soprattutto durante l’ultimo anno di studi a Buenos Aires, dove ho imparato a conoscere la realtà dell’America Latina ed a considerare i problemi
di quei paesi collegati alla ricchezza ed al tipo di vita dell’occidente ricco di cui facciamo parte. Ho visto l’Argentina tre anni dopo la fine della dittatura
militare, quando la gente era ancora piena di speranze e di entusiasmo per la democrazia. Questa esperienza toccante, vissuta
insieme ad evangelici e cattolici,
mi ha dimostrato che l’im^gno
dei credenti deve essere incarnato nella realtà storica e sociale in cui le chiese vivono, e
che questa responsabilità delle
chiese supera i confini degli stati e si estende a tutto il mondo.
Nel frattempo avevo chiesto
l’ammissione nella chiesa valdese
ed al mio rientro in Italia il moderatore mi ha proposto di fare
il periodo di prova a Savona. Qui
ho vissuto negli ultimi due anni, lavorando nella comunità ed
in alcuni settori del volontariato savonese (ho collaborato ad
un telefono « Donna » e ad un
progetto per prevenire il disagio giovanile). Nella comunità
ho conosciuto delle persone con
le quali condivido la fede e l’amicizia ed ho scoperto che mi
piace lavorare insieme a loro. A
causa della lunga parentesi passata lontano dalle chiese metodiste e valdesi, mi sono trovata a
dover imparare molto della vita
comunitaria. Oggi, grazie a questa esperienza, è maturato in
me il desiderio di impegnarmi
nella chiesa come pastore. Considero il pastorato uno dei molti
ministeri della chiesa, che insieme testimoniano il buon annuncio di Gesù Cristo, nella più
grande varietà di doni e di forme possibili, quell’annuncio che
per me è stato di liberazione.
Ho 28 armi e sono nata in una
famiglia evangelica a Trieste, perciò ho ricevuto la prima testimonianza della fede dai miei genitori e dai miei nonni e da
tutta la schiera di zii e zie (più
o meno autentici) che componevano la chiesa metodista ed insieme ai quali trascorrevo le vacanze nel centro evangelico di
Tramonti. In seguito, negli anni
dell’adolescenza, ho frequentato
con sempre maggiore partecipazione un gruppo evangelica « libero », formato da alcune famiglie di provenienza denominazionaie diversa, dove potevo incontrarmi con molti giovani della
mia età.
Questo gruppo era di tipo
« fondamentalista », ma oggi (anche se la mia lettura dell’evangelo è cambiata rispetto a quel
periodo) considero ancora quell’esperienza molto importante. E’
in quelTambiente che la fede in
Gesù Cristo è diventata per me
una questione centrale nella mia
vita ed ho sentito in prima persona la responsabilità per la testimonianza cristiana. Questa
convinzione mi spingeva ad andare con quel gruppo giovanile
ad evangelizzare per le strade,
con la chitarra e la Bibbia, chi
era disposto ad ascoltare. Parallelamente avevo, conosciuto alcune realtà di impegno e testimonianza, fra cui una comunità di
recupero per i tossico,dipendenti,
che in modi diversi suscitavano
in me il desiderio di approfondire la riflessione biblica in vista
di un maggiore impegno nella
chiesa.
Ad indirizzarmi verso la Facoltà di teologia sono state le persone a me più vicine e l’incoraggiamento del pastore valdese di
Trieste, in im momento in cui
non avevo ancora un progetto
definito e non sapeva esattamente in che cosa consistesse lo studio della teologia. Mi spingeva
solo il desiderio di capire di più
la Bibbia, per capire in che direzione rispondere alla chiamata
di Dio.
In Facoltà il confronto con lo
studio storico-critico dei testi biblici ha messo subito in crisi la
mia lettura fondamentalista. Non
è stato solo un cambiamento di
Le funzioni del pastore
Il pastore ha particolari responsabilità in ordine alla, predicazione
della Parola, all'evangelizzazione, ali'insegnamento bibiico, alla, conduzione
dei culti, a l'amiministrazione del battesimo e della cena del Signore, alla
cura d'anime dei singoli fedeii e ne risponde ai concistoro o ai consiglio
della chiesa ed ali'assembiea. (art. 5 RO. 3).
Possono essere assunti in servizio pastori consacrati in aitre chiese evangeliche (...). La Tavola può invitare in tal caso il pastore a sostenere un sermone di prova avanti ad una delegazione del corpo pastorale Il pastore viene presentato alla Chiesa durante il sinodo.
(Art. 9 RO 3)
IL CAMMINO DEL TESTIMONE
Ruben Vinti
Dall’Esercito della Salvezza alla Chiesa valdese: Borgio, Villa S. Sebastiano, Pramollo
Sono nato in una famiglia evangelica (i miei genitori erano ufficiali deH’Esercito della
Salvezza); fin da bambino ho
conosciuto TEvangelo, ed il suo
messaggio di grazia e di salvezza, e la serietà della vocazione e
dell’impegno che da esso derivano. E’ in quest’ambiente che con
il passare degli anni ed attraverso varie esperienze, non ultime quelle della guerra che avevano lasciato un segno profondo nel mio animo di ragazzo,
è maturata la mia decisione di
rispondere alla vocazione che
Dio rivolge ad ogni credente, servendo all’interno dell’Esercito
della Salvezza. Fui inviato a frequentare i corsi del Training
College di Londra e nel maggio
del 1960 ricevetti nel culto di
consacrazione il mio primo mandato come ufficiale e per tm anno lui incaricato di svolgere un
lavoro pastorale nel sud dell’Inghilterra. In seguito prestai servizio, insieme a mia moglie, anch’essa ufficiale, nelle comunità
salutiate di Lentini, Firenze, Napoli e Torino.
Il vento del sessantotto toccò
anche l’Esercito della Salvezza
e noi, che eravamo ancora tra i
giovani, desideravamo che l’organizzazione, a quei tempi rigidamente gerarchica, fosse bilanciata da qualche struttura più
democratica e partecipativa attraverso. la .quale fosse possibile
fare udire la nostra voce e si
potessero discutere i nostri problemi. Purtroppo, in quel momento, non ci fu da parte dei
responsabili nessima disponibilità al dialogo, anzi la tendenza
era di evitare ogni discussione.
Fu questo il motivo determinante
che provocò, non senza sofferenza, la nastra uscita dall’Esercito della Salvezza alla fine del
La consacrazione
La consacrazione avviene nel corso del culto mediante l'imposizione
delle imani sul candidato da parte dei credenti. Se la consacrazione coincide con il culto di apertura del sinodo, è presieduta dal predicatore d'ufficio già designato; negli altri casi provvede la Tavola.
Per fa consacrazione è necessaria la presenza di una delegazione
del corpo pastorale.
La Tavola fissa il giorno e l'ora della consacrazione, e li comunica
alle chiese locali, affinché ne diano pubblico annuncio due domeniche
consecutive prima del giorno stabilito, al fine di:
a) invitare i membri di chiesa a parteciparvi;
b) raccomandare il candidato alle preghiere della Chiesa;
c) offrire a chi intendesse opporsi alia consacrazione del candidato, i'opportunità di far conoscere alla Tavola i motivi dell'opposizione.
li pastore consacrato riceve dalla Tavola il relativo diploma sottoscritto dal presidente deH’assemblea avanti la quale è avvenuta la consacrazione e dal presidente del corpo pastorale.
(art. 7 RO. 3)
1970'. In quel momento la chiesa valdese di Torino cercava un
direttore per la Casa di Borgio
Verezzi ed essendo mio desiderio, continuare a lavorare nelTambito della chiesa, mi offrii e fui accettato per questo
lavoro che ho continuato a svolgere per dodici anni, collaborando contemporaneamente nella
predicazione con la chiesa metodista di Savona e la comunità
di lingua inglese di Torino. Durante questo periodo ho avuto
l’occasione di migliorare la mia
preparazione teologica seguendo, compatibilmente con i miei
impegni di lavoro, i corsi della
Facoltà valdese dì Roma. Questa condizione di studente-lavoratore ha contribuito a ritardare notevolmente il completamento degli studi.
Nel 1982 la Tavola valdese mi
ha chiesto di assumere la cura
della chiesa metodista di Villa
San Sebastiano e la direzione del
suo Centro sociale. Insieme a
mia moglie abbiamo accettato
questo nuovo periodo nella nostra vita di credenti e per sette
anni, attraverso difficoltà ma anche con molta gioia, abbiamo
lavorato con i fratelli e le sorelle di quella chiesa, cercando di
rendere testimonianza all’Evangelo con la parola ed il servizio.
Da un anno siamo stati trasferiti
alla chiesa di Pramollo, nelle
Valli valdesi, dove i fratelli ci'
hanno accolto con molto affetto. Guardando indietro agli anni trascorsi nel servizio del Signore, prima nelTEsercito della
Salvezza e poi nella chiesa, mi
rendo conto che è la vocazione
che Dio ci rivolge a dare significato alla nostra esistenza, e nasce in me la convinzione che la
sua bontà e la sua fedeltà mi
hanno condotto in questo cammino fino ad oggi malgrado le
contradizioni umane.
ECUMENE: CAMPO DI AZIONE SOCIALE
Diaconia e riforme della società
Il nostro compito non è solo di agire in strutture e movimenti già
esistenti: dobbiamo manifestare lo specifico contributo cristiano
I! campo di azione sociale, che
si è da poco concluso ad Ecumene (Velletri) e che ha visto
la partecipazione di rappresentanze di sette opere di diaconia
che lavorano nel Mezzogiorno, è
stato pensato come occasione
per raccogliere, sviluppare e tradurre in azione i frutti della riflessione prodotta nell’ambito
del convegno su « Evangelizzazione e costruzione della società giusta », svoltosi a Mezzano
Inferiore il 19 ed il 20 maggio.
Il collegamento si è stabilito
in modo naturale e proficuo. La
necessità di inserire ogni discorso sulla diaconia nel quadro più
ampio dell’impegno di evangelizzazione è stata, infatti, affermata con forza: lamentandosi, da
una parte, l’estrema fragilità del
legame esistente fra le comunità e ie opere sociali che attorno a quelle sono nate e si sono
sviluppate (potendosi, almeno in
parte, spiegare proprio con una
insufficiente sottolineatura del
nesso essenziale fra fede e servizio anche l’esito numero degli operatori sociali e le conseguenti difficoltà di ricambio nella gestione delle opere, drammaticamente evidenti in alcuni casi); dall’altra, ricordando che
troppo spesso, in passato, il nostro dover essere « il sale della
terra » è stato inteso come in
vito a dissolversi aH’intemo delle strutture e dei movimenti già
esistenti nella soeietà, al massimo fornendo esempi di onestà
e rettitudine nell’agire e di ammirevole senso del dovere; rischiando così di disperdere pr<>
prio quegli elementi che costituiscono il fondamento della nostra identità di chiese e la base
sulla quale le nostre opere sociali devono qualificarsi.
La discussione sulle « riforme
della società » è stata preparata
e stimolata dalla lettura di alcuni testi (di Biagio de Giovanni, Umberto Curi, Mario Telò ed
Antonio Cantaro), rappresentativi del modo in cui di « riforma »
si parla nel mondo culturale, politico e sociale che si muove atloi no alle nostre chiese.
il nesso fra il tema della diaconia e quello delle riforme è
apparso subito evidente, ribadendosi la necessità di evitare
che, nella gestione delle opere
sociali, ci si muova nel quadro
di una logica assistenzialistica e
rilevando come anche gli interventi più avanzati, se non hanno come obiettivo la riforma della società, finiscano per porsi
sul piano delTassistenza. In questo contesto, di estremo interesse si è rivelata la relazione del
past. Sergio Aquilante sulla tradizione del « socialismo cristia
no », che ha mostrato quanto
intensi siano stati in Inghilterra, Francia, ed anche in Italia
i rapporti fra fede e prassi politica riformatrice.
Questa riflessione teorica ha,
peraltro, costituito, per i partecipanti al campo, la premessa
per una ricerca di concrete linee
operative, lungo le quali le opere rappresentate possano muoversi in stretto collegamento fra
loro. E’ stato individuato, corne
campo nel quale impegnarsi insieme (accrescendo le occasioni
per uno scambio di esperienze
e di idee), quello del « disagio
adolescenziale ». Si tratta di un
problema grosso, nel quale si è
ritenuto di poter trovare la chiave attraverso cui operare per
promuovere una « riforma della
società ». In questo ambito, le
prime idee sono venute dal Centro diaconale « La Noce » che,
a Palermo, sta per varare un
progetto originale: la creazione
di un consultorio destinato ai
soli ragazzi d’età compresa fra
i 14 ed i 18 anni. Il Centro si è
impegnato a fornire al più presto, a tutti gli interessati, strumenti di lavoro e riflessione e
ad ospitare, a dicembre, un incontro di studio fra i rappresentanti delle op>ere sociali che desiderano confrontarsi sul tema.
Alessandra Trotta
4
prospettive bibliche
10 agosto 1990
VERSO L’ASSEMBLEA DI CANBERRA - 2
VIENI SPIRITO SANTO,
RINNOVA IL CREATO
CILOF CHURCHES
ASSEMBLY
RRA 1991
Isaia 65: 17-25
Apocalisse 21: 1-5
Luca 1: 46-55
Nel nostro primo studio abbiamo cercato di rendere nostra la confessione della
chiesa attraverso i secoli: unendoci all’insieme dei credenti di tutti i luoghi e di tutti
i tempi, noi confessiamo di credere nello
Spirito Santo. Questa confessione ha la sua
origine dalla discesa dello Spirito nel giorno
di Pentecoste. Abbiamo visto come quell’evento abbia ispirato e rivitalizzato un piccolo gruppo di persone, e abbia dato il via
al movimento cristiano.
Ma la venuta dello Spirito non è stata
un evento accaduto una volta per tutte.
Nello stesso momento in cui noi ringraziamo Dio per il dono dello Spirito fatto ai
primi cristiani e ci rallegriamo della sua
presenza con noi e con tutti i credenti, al
tempo stesso noi preghiamo al fine di poter
essere anche noi ispirati e rinnovati. Non
solo noi, ma tutta la creazione di Dio.
11 testo di Isaia 65 è in linea con il lavoro di rinnovamento dello Spirito. Il suo
tema è il ripristino totale e completo del
mondo di Dio.
Si ricordi l’espressione ricorrente nel racconto della creazione in Genesi 1 : « E
Dio vide che era bello ». Le cose non
stanno più così. Adesso il mondo intero
è in attesa, bisognoso di rinnovamento —
uomini e donne, sistemi e strutture, cose animate e inanimate, tutta la natura.
11 messaggio di speranza del profeta è
indirizzato a gente che è passata attraverso la dura esperienza dell’esilio, e promette la fine della sofferenza e dell’oppressione. Dio per l’ennesima volta proverà gioia
al cospetto della sua creazione e riprenderà la sua comunicazione con l’uomo;
infatti Dio risponderà ancora prima che
gli uomini lo chiamino e udrà « prima ancora che finiscano di parlare». Il lavoro
delle loro mani sarà benedetto (cfr. Salmo
90: 17) e il loro lavoro non sarà vano.
L’uomo non sfrutterà l’uomo: « Essi non
pianteranno perché un altro mangi ». La
riconciliazione che è promessa è una riconciliazione totale: con Dio, con la natura e
tra gli uomini.
Il rinnovamento che è descritto nel
passo tratto da Apocalisse 21 trascende il
tempo e lo spazio. E’ una visione escatologica, una visione delle cose ultime. « Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova
terra », scrive l’autore del libro, « e il mare ». negli scritti biblici spesso considerato come simbolo del caos e dell’alienazione, « non c’era più ».
E’ Dio che rende nuova ogni cosa. 11
rinnovamento è un processo continuo, non
come un libro che si legge e che, una volta finito, si mette da parte. Dio « rende »
nuove tutte le cose, non solo noi e le nostre chiese. Dio ci rinnova e rinnova tutte
le cose vivendo con noi, togliendo dai nostri occhi tutte le lacrime e coinvolgendo
anche noi in questo processo di rinnovamento.
« Come potrà accadere questo? » ci chiediamo anche noi come si chiese Maria.
« Lo Spirito Santo verrà su di te », disse
l'angelo a Maria, « e l’onnipotente Dio,
come una nube, ti avvolgerà» (Luca 1:
35). Maria accettò il piano di Dio per lei,
e consapevolmente ricevette lo Spirito.
Maria non fu una donna passiva che accoglie una decisione presa per lei da qualcun
altio, ma decise, conscia di quali sarebbe
« Poiché, ecco, io creo de’ nuovi cieli e una nuova terra...»; prima di
addentrarsi in questo secondo studio biblico in vista della prossima Assemblea di Canberra occorre leggere il testo biblico di Isaia indicato insieme agli altri due in Apocalisse e in Luca. Prosegue così la nostra riflessione intorno al tema centrale della prossima Assemblea che è costituito dalla preghiera; «Vieni Spirito Santo, rinnova l’intero creato».
ro state le conseguenze, anche sociali, di
avere parte nella venuta del Figlio di Dio
nel mondo per salvare il mondo. Ecco
perché potè fare suo questo potente canto
di lode e adorazione, di dedizione totale
e di speranza inestinguibile.
Il Magnificat non è un cantico originale.
Un’altra donna, Anna, la madre di Samuele, aveva pregato con parole molto simili (1 Samuele 2: 1-10). Ma qui l’ori
ginalità consiste nel contesto e nell’impegno. Il cantico inizia con quello che Dio
ha fatto per lei, una semplice donna di
paese. Quello, per lei, è il simbolo e la
garanzia del rinnovamento e della trasformazione di tutte le aree della vita, del
ribaltamento dei ruoli e del cambiamento
delle strutture.
Non dobbiamo dunque meravigliarci
che il Magnificat abbia fornito ispirazione
e forza ai cristiani di ogni generazione.
Nel nostro tempo questo canto è ampiamente utilizzato dagli uomini e dalle donne che lottano contro l’oppressione politica, lo sfruttamento economico e la discriminazione sociale e razziale. Persone che
credono nel potere dello Spirito, così come vi credette Maria.
Proponiamo alcune testimonianze per
far « decollare » la discussione.
Ma quando, o Signore,
e come?
Il primo marzo 1986 sono stato liberato
dalla prigione grazie al nuovo governo guidato dalla presidente Aquino. Come la maggioranza dei prigionieri politici, io ero felice di poter uscire dalla galera. Ma non
potevo fare a meno di preoccuparmi della
libertà degli altri, non solo della libertà
dalla dittatura, ma anche della libertà dalla povertà e dall’ingiustizia.
Per esprimere la confusione dei miei
sentimenti ho cercato un’immagine. « Mi
sento come se stessi assistendo alla nascita
di un bambino prematuro. E’ arrivato prima di quel che ci aspettassimo. E’ più piccolo di quello che avremmo voluto. Ma è
un bambino, dovremmo essere felici. Allo
stesso tempo, siamo preoccupati perché ci
chiediamo se ce la farà a sopravvivere ».
In qualche modo, mi parve che il cantico di Maria potesse offrirmi alcuni suggerimenti. « Ha rovesciato dal trono i potenti, ha rialzato da terra gli oppressi. Ha
colmato i poveri di beni, ha rimandato i
ricchi a mani vuote ». Sì, un potente dittatore era stato abbattuto, ma gli oppressi
sarebbero stati esaltati? Oppure l’unico potente di prima sarebbe stato rimpiazzato
da un comitato di potenti?
Alcuni dei ricchissimi di questo paese
sono stati cacciati via, ma non a mani
vuote. Essi hanno portato via molte cose
con loro, aggiungendole a quello che avevano già portato via dalle Filippine anni
fa. E molti altri non hanno neanche avuto bisogno di andare via. Hanno cambiato
bandiera e sono rimasti.
Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia. Ma quando, o Signore, e
come?
Ed de la Torre, Filippine
La liberazione inevitabile
Il cantico di gioia di Maria è una condanna del regime del Sud Africa. Noi in
questo paese, in quanto parte delle masse
oppresse, siamo rassicurati dalle sue parole che dicono che la liberazione è inevitabile. Noi siamo rassicurati del fatto
che Dio ha cura di noi. Noi sappiamo dalla storia che Dio disperde gli orgogliosi.
Noi sappiamo dalle lotte che sono portate avanti giornalmente dalla nostra gente che i governanti verranno buttati giù
dai loro troni e che « la gente davvero
governerà » nello spirito della Carta della
libertà. Dio ha visto la situazione degli
operai e dei contadini nella nostra comunità. Dio ha visto come la gente viene disumanizzata e sfruttata. Dio darà il potere
a quelli che non l’hanno nella nostra comunità. Questo processo è già iniziato. La
brutalità del regime è una testimonianza
di questo. La gente si è resa conto che la
liberazione sta arrivando, nonostante tutto,
e si è impegnata nelle organizzazioni studentesche, nei sindacati, nelle organizzazioni civiche, nelle strutture attive delle
chiese, per galvanizzare questa massiccia
forza che lotta per un Sud Africa libero e
giusto.
Il Magnificat è un messaggio di speranza per la gente del Sud Africa. Esso ci dice che il Dio della storia è ancora vivo. E’
Dio che tiene le fila del mondo. La nostra
vittoria è la vittoria di Dio.
Bafana Khumalo, Sud Africa
La fiducia negli uomini
In Italia, in questi anni, viviamo un periodo particolare dal punto di vista sociale.
Non siamo un paese povero, un paese in
cui si soffre la fame, in cui le malattie decimano la popolazione e in cui la qualità
della vita sta al di sotto del livello minimo di dignità. Non siamo neppure un paese in cui manchi la libertà dell’individuo,
un paese totalitario in cui non si può
esprimere la propria opinione senza rischiare la propria incolumità o libertà.
D’altra parte viviamo in un paese che è
tutt’altro che « giusto » sotto molti punti
di vista. La differenza tra classi ricche e
povere è in alcuni casi davvero allarmante
(è mai possibile che l’aumento di stipendio ottenuto da alcune categorie, come i
medici o i piloti, sia pari da solo quasi allo
stipendio di un operaio metalmeccanico?)
ma soprattutto si assiste alla impotenza
della « giustizia » ad operare contro la criminalità organizzata.
In alcune regioni italiane ogni iniziativa che abbia un risvolto economico oppure sociale deve fare i conti con il potere
mafioso. Non è possibile iniziare un lavoro sociale senza rischiare la propria vita o quella dei propri cari. Non è possibile neppure uno sviluppo economico pulito,
senza collaborazione o sottomissione allo
strapotere mafioso, quindi risulta molto difficile lo sviluppo sociale e umano delle popolazioni di queste regioni.
« La mia gente costruirà case e le abiterà,
pianterà vigne e ne mangerà l’uva... I miei
fedeli si godranno il frutto del loro lavoro». La profezia di Isaia è ancora lontana
dalla verità, nel nostro paese come in tan
ti altri paesi del mondo. Qui però, forse
la ricerca del profitto facile, del potere mafioso rende sempre più difficile l’emancipazione della popolazione.
Il Magnificat è un incoraggiamento. « Ha
dato prova della sua potenza, ha distrutto i superbi e i loro progetti... Fedele nella sua misericordia ha risollevato il suo
popolo ». Come mai in Italia esistono ancora persone che lottano contro il potere e il sistema mafioso? Non sarebbe
più comodo, più facile, più remunerativo,
meno rischioso sotto tanti punti di vista,
l’adeguarsi a questo sistema di potere che
toglie il potere alla stragrande maggioranza dei cittadini?
Ci piace pensare che lo Spirito agisca
anche in questo. Chi dà la forza di resistere alle persone impegnate in prima fila,
magistrati, politici, volontari, attivisti sociali, giornalisti, nonostante la strage di
oppositori al sistema mafioso? Chi dà la
determinazione interiore che serve ad affrontare la paura e a scegliere la via scomoda e tortuosa della denuncia e del rifiuto all’omologazione?
La speranza di queste persone e di tanti altri uomini, che non hanno il loro coraggio o che non vogliono affrontare il
problema, ma che sentono il peso di questa oppressione è che Dio « rovesci i potenti e innalzi gli umili », e che, nel frattempo, Io Spirito soffi sul fuoco della giustizia e lo renda sempre più vivo.
Domande
per la discussione
Abbiamo ascoltato i diversi modi in cui
il cantico di Maria ha parlato ai cristiani
in differenti parti del mondo. Dovremmo,
forse, iniziare condividendo gli aspetti del
testo che ci parlano con più intensità. Le
domande seguenti possono aiutarci a continuare la nostra discussione sul passo.
1. Uno scrittore cristiano nigeriano
scrive che « Maria è il prototipo del popolo rinnovato di Dio; solo il redento può
cantare come lei ». Siete d’accordo? Perché, secondo voi. Maria è stata scelta da
Dio?
2. Un commento argentino su questo
testo dice che « esso è una sfida a quelli che
pensano che il mondo dello Spirito non
intersechi il mondo del mercato, del campo di battaglia o l’arena politica... Questo commento ci ricorda lo strano fatto
che al culmine della cosiddetta ’’guerra
sporca” in Argentina, mentre la giunta militare era coinvolta in atti clandestini di
violenza contro la popolazione civile, questi stessi governanti avevano dichiarato
che il leggere o il cantare il Magnificat
era un crimine contro lo Stato ».
Quali sono le implicazioni sociali e politiche del credere nel lavoro di rinnovamento dello Spirito per la nostra comunità e la nostra nazione?
3. Il «non attendere» lo Spirito, ma
l’iniziare l’attività e il lavoro per la giustizia sulla terra fa già parte dell’azione dello
Spirito. Come pensate che la vostra comunità dovrebbe agire al fine di aiutare l’instaurazione di un mondo di giustizia, a cominciare dall’azione nella vostra città o
nel vostro paese?
4. Qual è la vostra visione di una chiesa rinnovata, di una comunità rinnovata?
Cosa può essere fatto per rendere autentica la vostra visione? Quale ruolo per voi
stessi vedete in questo processo?
Angelo Arca, Flavia e Gigi Farricella, Gianni Fomari, Gianni Genre, Anne Pilloud, Guido Rossetti
della Chiesa valdese di Ivrea
5
10 agosto 1990
fede e cultura 5
UN LIBRO DI SCRITTI DI VALDO SPINI
Il socialismo delle libertà
Un valore che è al tempo stesso laico e cristiano - Un’etica « senza aggettivi » - Un’Italia « forte e fragile » - La questione morale
Il volume non è monografico,
consta di ben 45 testi distribuiti in 6 sezioni e rappresentati
da articoli di giornali o riviste,
interventi alla Camera dei deputati, proposte di legge, partecipazione a tavole rotonde e convegni, relazioni ufficiali sull’attività dell’autore quale sottosegretario airinterno, ricordi personali, ecc. Le 6 sezioni riguardano
rispettivamente la libertà religiosa, la libertà della politica, le
minacce alla libertà, la protezione civile, il socialismo liberale
oggi e il socialismo delle libertà al dialogo.
Tutti i sensi
di « libertà »
A dispetto dell’apparente varietà sia dei temi trattati sia delle occasioni della loro trattazione, un filo conduttore c’è, ed è
la libertà intesa in tutti i suoi
sensi, ma sempre al concreto,
lungi da qualsiasi dottrinarismo.
Ovviamente per lo Spini, insieme valdese e rosselliano, la libertà è un valóre ad un tempo
religioso e laico, che ti spinge
sempre all’azione, a beneficio del
prossimo: e quale prossimo più
concreto del proprio concittadino, nel luogo dove tu ti trovi,
con i suoi problemi di vita quotidiana, i suoi bisogni, anche le
sue idealità, in una parola l’uomo e la donna impegnati nel
primum vivere, che però non impedisce loro di pensare anche
al deinde philosophari? E quale migliore filosofia del sentirsi
parte viva di una data collettività, che è insieme politica, sociale, culturale, religiosa? Una o
due volte ho travato un riferimento, ma indiretto, ai valori
fondamentali del cristiano, visti
sia pure nello sfondo delle tre
idee forza della Rivoluzione francese, quando l’autore, celebrando anche lui il « Glorioso Rimpatrio », ha modo di chiarire che
il PSI è « il partito di chi ricerca non tanto una politica cristiana, bensì un modo cristiano
di fare politica, cioè di vivificare la politica di quei valori di
libertà, di solidarietà e di responsabilità della coscienza individuale e collettiva che sono propri della tradizione e dell’impostazione cristiana » (p. 32). D’altra parte, se Valdo Spini parla
spesso di etica, raramente le affibbia un attributo, come dire etica cristiana, etica protestante,
etica kantiana, ecc. Illuminante
al riguardo il discorso da lui tenuto al Circolo Mondoperaio di
Roma il 20 gennaio scorso, alla
presenza di molti evangelici della capitale, sul tema l'etica della politica (pp. 57-69).
Della prima sezione [La libertà religiosa) riterrei talune notazioni preziose, come su] cosiddetto «laico tiepido» (pp. 11 e
26), cioè « colui che si avvarrà
dell’ora di religione se le condizioni del non avvalersi non gli
risultano congeniali o comode »;
in altre parole, un moderno nicodemita, chi non ha il coraggio delle proprie opinioni, chi
non vuole andare contro corrente. Purtroppo, quanti di questi
laici, di sinistra o non, si trovano nel nostro paese! Forse perché — come già opinava Piero
Gobetti (p. 28) — l’Italia non
ebbe la sua riforma protestante? Od ancora sul nuovo Concordato, a proposito del quale
Craxi affermava nel 1984 che « la
più autorevole dottrina ritiene
che la normativa concordataria
non contenga nulla da cui possa dedursi che ci sia un impegno per lo Sfato di rendere obbligatorio l’insegnamento della
religione » (p. 25). Per conto
niio, sulla costituzionalizzazione
dei Patti Lateranensi, non mi
sarei limitato a ricordare che
il PSI, insieme con il PRI, il
Partito d’Azione ed alcuni esponenti laici, votò contro l’art. 7
« a differenza della democrazia
cristiana e del partito comunista» (p. 16), ma avrei sottolineato che quel connubio tra DC e
PCI fu il primo compromesso
storico che fece pendere il pendolo della storia italiana verso
la repubblica confessionale, che
ci troviamo tuttora tra i piedi!
La seconda sezione (La libertà della politica) ruota attorno
al progetto di legge n. 1.995 del
1» agosto 1984 presentato dal
deputato Spini sulla « disciplina
dell'attività e del finanziamento
dei partiti politici ». Procedendo
dall’art. 49 della Costituzione, secondo il quale « tutti i cittadini
hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale » (pp. 39 e 52), il nostro auspicava, e auspica tuttora, che quel
diritto fondamentale possa veramente essere tutelato all’interno
stesso dei partiti, con varie misure che vanno da una maggiore disciplina del loro finanziamento
(per es. con la creazione di jondazioni sul modello della Germania Federale) fino alla diminuzione delle spese elettorali e
la riduzione a due del numero
delle preferenze, il tutto coronato dalla costituzione — di tipo statunitense — di veri e propri comitati di garanti. E qui
Spunta uno dei non molti ricordi autobiografici dell’autore, che
danno alla narrazione il sapore
di cose realmente vissute: « A
chi è capitato di misurarsi con
successo nella gara delle preferenze anche partendo dall’ordine
alfabetico, e vincendo senza aver
nulla da rimproverarsi, viene un
certo senso di timore all’idea
che alle scelte delle segreterié
dei partiti non venga opposto
alcun tipo di bilanciamento o
di meccanismo di controllo... da
parte dell’elettorato » (p. 51, v.
anche pp. 54-56: Ricordi di un
candidato). Qui sta la famosa
« questione morale », ovvia naturalmente per chi si professa,
come Valdo Spini, « inguaribilmente riformista » (pp. 50 e 57).
La terza e quarta sezione ci
riportano nell’area delle problematiche e delle iniziative volte
a modernizzare il nostro paese.
« un’Italia al tempo stesso forte e fragile » (p. 9): si tratta delle misure prese sia contro il flagello della droga e la criminalità organizzata, sia a favore della protezione civile, con particolare riguardo all’opera dei vigili del fuoco: fenomeni e problemi che, pur essendo alla ribalta del dibattito politico, sono spesso non sufficientemente
conosciuti.
a Firenze, con Piero Calamandrei, del Circolo di cultura, « libera palestra di discussione critica e spregiudicata, deliberatamente aperta alle più varie correnti di pensiero » (p. 156), sotto il magistero di Gaetano Salvemini. Devastato dai fascisti e
chiuso d’autorità tra la fine del
1924 e i primi del 1925, quel circolo venne rifondato vent’anni
dopo per opera del Calamandrei.
Socialismo
liberale oggi
La quinta sezione (Socialismo
liberale oggi) è per me la più
interessante, anche per i suoi
numerosi spunti storici. Attraverso la ricostruzione delle varie fasi dell’esistenza del Circolo Rosselli tuttora operante —
si veda il recentissimo « quaderno »: Da Basilea a Seoul. L'ecumenismo protagonista della costruzione della nuova Europa e
di un mondo nuovo, a cura di
Raffaele Luise —, viene ripercorsa la storia del Partito d’Azione, matrice ideale del socialismo
liberale. Questo, prima di es,sere il nome di un movimento, fu
il titolo di un’opera scritta da
Carlo Rosselli nel 1928-29, pubblicata in francese a Parigi nel
1930, tradotta in italiano nel 1945.
Carlo ed il fratello Nello erano stati nel 1920 tra i fondatori
Socialismo
rosselliano
Incontri
TORRE PELLICE — Nel mese di agosto, tutti i giovedì alle ore 17, presso
il Presbiterio, viene letto e discusso
il libro di Elizabeth Schiissler Fiorenza: « In memoria di lei ».
Sabato 11 - domenica 12 agosto —
VILLAR PELLICE: Sabato sera, nel
tempio, h. 21, il coro « Cantoria dei
tre castelli » aprirà la giornata « prò
Casa per persone anziane Miramonti », Nella giornata di domenica saranno allestiti banchi con prodotti della campagna, dolci, buffet, vestiario e
pesca. L'incontro terminerà con musiche e danze.
Se quel ventennio assistè intanto alla nascita del movimento di Giustizia e Libertà, dovette però deprecare l’uccisione dei
fratelli Rosselli in Francia nel
1937. Sarebbe interessante seguire le fluttuazioni di quel rosselliano socialismo liberale attraverso le sue varie estrinsecazioni politiche, prima nel Partito
d’Azione (uscito dalla scena politica nel 1947), poi nell'Unità popolare fondata nel 1953 da Piero Calamandrei e Tristano Codignola, infine nel PSI, dove l’UP
confluì nel 1957. Comunque, ai
nomi prestigiosi dei Rosselli,
Salvemini, Calamandrei e Codignola vanno aggiunti quelli di
Parri, Vittorelli, Calogero e Capitini, i quali tutti rappresentarono via via nel socialismo italiano quella corrente liberal-socialista a cui si richiama oggi
Valdo Spini, che a più riprese
ne rivendica l’originalità nell’affermare, a mo’ di aforisma, che
« il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale ed in secondo luogo trasformazione materiale» (pp. 161, 167 e 175): dunque, prima l’uomo, poi le strutture. Che poi quel binomio liberal-sociajista abbia fatto a suo
tempo arricciare il naso ad un
Benedetto Croce che, impossibilitato a conciliare liberalismo e
socialismo, coniò al proposito la
nota formula dell’ircocervo (un
animale favoloso e chimerico,
metà caprone e metà cervo, pp.
168 e 205), è una cosa scontata,
pari solo all’incomprensione di
un Paimiro Togliatti che nel
1934 aveva definito Rosselli ed
il suo movimento come « fascismo dissidente» (pp. 167 e 179).
L’ultima sezione (Il socialismo
delle libertà al dialogo) affronta la duplice grossa questione
dei rapporti del PSI con la DC
da una parte, col PCI dall’altra.
Se è vero che una buona parte
della storia del PSI è stata contraddistinta dalle due anime in
esso viventi e operanti, rappresentate da un Nenni ritenuto
troppo legato al PCI e da un
Saragat troppo legato alla DC
(pp. 185-86), è facile capire come
i nodi vengano di nuovo al pettine nella situazione attuale, dove tanto la DC quanto la nuova « cosa » auspicata dal PCI
Sperano entrambe di racimolare
qualcosa nel campo di una sinistra più disunita che mai!
Quale giudizio dare su questa
raccolta? Non può essere che positivo. Procedendo dal grosso interrogativo: che cos’e oggi il socialismo? l’autore ha cercato di
rispondervi presentando — come
scrive nell'Introduzione — « molti filoni di riflessione », ma con
« un dato unificante: dimostrare
che la crisi delle ideologie non
comporta per sé la crisi della
politica, ma che questa, al contrario, si rilancia e si ricostruisce su valori profondi, etici, che
sono fondamento ultimo e insostituibile dell’azione politica »
(p. 9).
Giovanni Gönnet
Domenica 12 agosto — TORRE PELLI
CE: La 14” assemblea plenaria del movimento di Testimonianza evangelica
valdese si svolgerà con il seguente programma: ore 10: culto al tempio; ore
12.30: agape presso la Foresteria; ore
14: inizio dell'assemblea alla Casa
unionista. In discussione le prospettive
future del movimento.
Domenica 12 agosto — AGAPE: SI
tiene l'assemblea deH'Associazìone
amici di Agape. Informazioni tei. 0121/
807514.
Mercoledì 22 agosto — TORRE PELLl
CE: Presso la sala dell'Hòtel Gilly,
alle ore 21, il prof. Paolo Ricca della
Facoltà valdese di teologia di Roma
parla sul tema: « Verso il 2000: cristianesimo e nuove religiosità ». Segue dibattito.
25 agosto - V settembre — AGAPE:
Campo politico sul tema: « Finalmenr
te si cambia, purtroppo solo all’est ».
Tel. 0121/807514.
2-9 settembre — ROCCA DI PAPA
(Roma): Presso il centro battista (via
vecchia di Velletri, 26 - Campi d’Annibale) si tiene II campo « Singles ». Per
informazioni, tei. 06/9499014 oppure
06/5780412.
2-12 settembre — SANTA SEVERA
(Roma): Presso il « Villaggio delia gioventù » si tiene il campo famiglie su:
« La parabola nel Nuovo Testamento ».
Informazioni tei. 0766/740055,
13-17 settembre — VELLETRI: Presso
Il centro Ecumene, campo teologico
sui tema: « La parola della Croce ».
Tel. c/o OPCEMI 06/4743695.
Società
di studi
valdesi
# Domenica 19 agosto alle ore 17, nei
locali del Collegio valdese di Torre
Pellice, sarà inaugurata la mostra « Estate '89: immagini del terzo centenario ». Per l'occasione si invitano
quanti hanno fotografato le manifestazioni dello scorso centenario a consegnare 10 fotografie a colori o in
bianco e nero, formato 18x24, presso
gli uffici del Centro entro il 12 agosto.
Valdo Spini. Il socialismo delle libertà.
Torino, Albert Meynier, 1990, pp.
268 (Collana Libertà e Giustizia).
PER I VOSTRI ACQUISTI
LIBRERIE
CLAUDIANA
• TORRE PELLICE ■ Piazza della Libertà, 7 - Telef.
(0121) 91.422.
• TORINO - Via Principe
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• MILANO - Via Francesco
Sforza, 12/A ■ Telefono
(02 ) 79.15.18.
SEGNALAZIONI
□ LA BASILICA DI
SAN SILVESTRO
Il volumetto, voluto dalla Comunità elvetica riformata di
Trieste, presenta (dopo una breve prefazione del prof. S. Tavano, dell’Istituto d’arte universitario triestino) nei primi due capitoli la storia di questa basilica
romanica sicuramente d’epoca
medievale; delinea la figura del
papa Silvestro (IV secolo) a cui
fu dedicata, e presenta alctmi
confronti con altre chiese d’Italia sempre dedicate a lui.
La basilica fu cattedrale efi
Trieste prima che fosse costruita la basilica di San Giusto,; rischiò di essere demolita nel
XVII secolo dai gesuiti, poi fu
guastata da sovrastrutture barocche, e infine venne chiusa al
culto cattolico per un decreto
delTimperatore d’Austria nel
1784.
Due anni dopo, messo alTasta,
il tempio fu acquistato e valorizzato dalla Comunità elvetica
triestina.
Il terzo e il quarto capitolo
descrivono la configurazione architettonica della basilica, riportata alla semplicità originaria
con il restauro del 1927.
Molte fotografie illustrano
proprio la situazione prima e
dopo l’operazione. E’ notevole
l’apparato di fonti bibliografiche
e di note.
In appendice il pastore T. Fanlo y Cortés traccia una breve storia della Comunità evangelica di
confessione elvetica e della sua
presenza in Trieste. F.C.
ALESSANDRA FAZZINI-GIORGI: La
basilica di S. Silvestro in Trieste
Trieste, LINI, 1990 (s.i.p.).
□ LA SCUOLA
DOMENICALE
# Venerdì 24 agosto alle ore 16 dibattito, nell'Aula sinodale di via Beckwìth a Torre Pellice, su « L'identità
protestante nell'Europa del '90 ». Introdurranno G. Bouchard e G. Tourn.
Seguiranno altri interventi sul tema.
Alle ore 21 la giornata proseguirà con
un momento più specifico dedicato alla
riflessione sul ruolo dei centri evangelici in Italia oggi, la loro proposta culturale e le loro possibilità di collaborazione.
E’ uscito il n. 1/luglio 1990 della rivista La scuola domenicale del Servizio istruzione ed
educazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Contiene:
la presentazione di un nuovo
materiale didattico del Servizio migranti della FCEI:
« Diverso come me »;
« L’insediamento di Israele
in Canaan » di J. A. Soggin;
• Domenica 26 agosto: alle ore 21,
presso l'Aula sinodale, si tiene l'annuale seduta pubblica della Società sul
tema: « A un anno dal centenario: valutazioni e giudizi ».
« Pace, guerra e violenza nell’Antico Testamento » di M.
G. S.;
il programma delle sequenze
per le scuole domenicali « Chi
comanda in Israele? », con le
note bibliche e didattiche;
suggerimenti ai genitori per
la scelta di libri sulla Bibbia
adatti ai ragazzi; la riapertura della rubrica « problema
scuola » con tre articoli sul
fatto religioso nella scuola;
’’biblioteca” e ’’recensioni” e
infine due schede per il canto.
La scuola domenicale - n. 1/
1990 si può richiedere a: SIE,
via della Signora 6, 20122 Milano, tei. 02/790716, ccp 18345223
intestato a Comitato scuole domenicali, Milano. Lire 8.000.
ik.
6
6 valli valdesi
10 agosto, 1990
PRAROSTINO
Un po’ di
fantasia
Fatte le giunte, i nostri amministratori sono (o dovrebbero essere) alle prese con gli statuti da
dare ai comuni. Una legge, la 142,
approvata ed entrata in vigore subito dopo le elezioni del 6 e 7
maggio scorso, impone ai comuni
di darsi uno statuto entro il 12
giugno 1991. L’autonomia statutaria è una radicale novità: inutilmente cercheremmo nelle carte e
negli archivi comunali uno statuto del nostro comune. Non ci sono perciò modelli e storie a cui
rifarsi; occorre perciò che tutte
le intelligenze del comune si uniscano per elaborare lo statuto.
Per la prima volta dall’unità d’Italia ad oggi gli amministratori
comunali sono chiamati ad uscire
dalle scelte amministrative ed a
fare, in un certo senso, i legislatori. Devono dare le regole fondamentali, in parte già indicate dalla legge ma anche a schema libero da inventare, con cui funzionerà il comune. Ogni comune ha il
diritto di essere originale, di stabilire in modo assolutamente autonomo quali sono i diritti e le libertà di chi vi abita e come il comune si organizza per promuovere quei diritti e quelle libertà.
I tempi dettati dalla legge sono
ristretti, un anno appena. Ed è
per questo che è urgente sapere
come i nostri amministratori vogliono procedere in questo compito, che hanno definito « la fase
costituente delle autonomie ». Altrimenti il rischio è quello di avere gli statuti dei nostri comuni in
fotocopia secondo le indicazioni
del ministero dell’Interno, dell’associazione dei segretari comunali,
delle associazioni dei comuni.
Le nostre valli hanno una storia, una cultura diffusa, estremamente attenta ai problemi di libertà, ai diritti dei singoli, alla
partecipazione; sarebbe veramente un'occasione persa se il 13 giugno del 1991 dovessimo leggere
che lo statuto del nostro comune
è la fotocopia di un altro, che a
sua volta obbedisce ai suggerimenti del ministro Cava. E’ giàsuccesso nel 1970, quando si è
trattato di fare gli statuti delle
regioni.
La legge 142 definisce il comune come « l’ente che rappresenta
la propria comunità, ne cura gli
interessi e ne promuove lo sviluppo ». Di questo articolo possiamo
dare una lettura riduttiva e dire
che lo sviluppo degli interessi locali avviene cercando di salvaguardare gli interessi degli elettori, magari organizzati in partito, oppure si può dire che comunità sono tutti coloro che abitano
in un comune; sono gli stranieri,
gli zingari, i turisti, i minori che
non votano. Allora gli interessi
della comunità possono diventare, nello statuto, carte di diritti
dei minori, degli stranieri, dei turisti.
La legge dice che « nello statuto devono essere previste forme
di consultazione della popolazione ». Anche qui la cosa può essere
vista in modo tradizionale, con
l’istituzione di referendum consultivi, ma può voler dire anche
l'istituzione del « contraddittorio
pubblico » tra la giunta e quanti
interessati — elettori e non (perché non cittadini italiani) — sui
problemi da risolvere. C’è poi « il
difensore civico ».
Insomma la legge apre spazi, se
c’è la volontà e un po’ di fantasia
può darsi che avremo degli statuti di libertà e partecipazione.
Giorgio Gsrdiol
Il sapore della beffa
La dichiarazione dello stato di calamità potrebbe portare un aiuto nella ricostruzione, ma una direttiva CHE blocca nuovi impianti di vigneti
Esattamente a sei mesi da quel
disastroso 15 febbraio in cui le
fiamme imperversarono distrutrici nel territorio comunale, i vaidesi si ritroveranno il XV agosto
sui pendii di iPrarostino; una festa decisa fin daH'anno scorso e
quindi non direttamente collegata alle vicende di quest'inverno.
Ma il sindaco del paese, Mario
Mauro, vuol cogliere l’occasione
di questa intervista per « ringraziare sia il nostro settimanale che
le chiese in generale per gli aiuti
inviati in quelle drammatiche circostanze ».
« In quei giorni — aggiunge
Mauro — partì una grande catena di solidarietà che ci permise
di raccogliere oltre 300 milioni
senza che nulla fosse stato da noi
chiesto. Oltre a quella somma,
che ci permise di venire incontro
alle prime necessità, partirono
anche gli aiuti materiali fino a ridare a tutti i residenti una casa.
Restano i debiti legati alle progettazioni e alle forniture di materiale edile che lentamente dovremo superare, oltre al danno
boschivo: dei circa 1.000 ettari
che costituiscono la nostra "conca verde", ben 400 sono andati distrutti ».
In questa gara di solidarietà
qual è stato il molo degli enti
pubblici?
« C’è stata la dichiarazione di
stato di calamità naturale, oltre
alla promessa della Regione che
ci sarebbero stati versati degli
aiuti tratti da fondo apposito;
unico atto concreto, la Provincia
ci ha dato un contributo di 15
milioni; per il resto soltanto parole. Anzi, col fondo di solidarietà
regionale si vorrebbero aiutare gli
agricoltori; ma a loro volta gli agricoltori, secondo le norme CEE,
non possono reimpiantare vigneti
perché l’Italia sarebbe già troppo
ricca sul piano viticolo; morale
della favola i soldi non sono arrivati, ma se arriveranno non si sa
come potranno essere spesi! Sempre in tema di stranezze voglio
anche segnalare una circolare dei
servizi forestali della Regione,
che invita al ripristino ed alla pulizia dei boschi, entro l’autunno,
nei Comuni che hanno subito degli incendi: come se fosse facile
riuscire in quest’opera in pochissimo tempo ed oltretutto senza
che ci sia stata conferita una
lira ».
Alla base dell’incendio ci fu, oltre alla causa specifica legata al
fortissimo vento, un lungo periodo
di siccità che ha caratterizzato il
1989 in tutta la regione; ciò aveva anche determinato una forte
carenza neH’approvvigionamento
idrico ad uso civile; qual è l’attuale situazione?
« Si trattava di un problema
che da anni dovevamo lamentare.
I nostri approvvigionamenti sono
di due tipi: a caduta da alcune
sorgenti, per altro dalla capacità
abbastanza contenuta, e in salita
dai pozzi di San Secondo, pozzi
però insufficienti per lo stesso
Comune a noi vicino. Col contributo dell'ACEA abbiamo potuto
allacciarci all’acquedotto che serve tutta la vai Chisone a quindi,
mediante delle pompe, riforniamo le nostre vasche che si trovano a monte dal paese; in questo
modo abbiamo posto fine ad un
problema annoso ».
Cambiando argomento ma rimanendo ovviamente a discutere
dei progetti di Prarostino, chiediamo al sindaco Mauro di parlarci della futura Casa per anziani che dovrebbe sorgere sul territorio comunale e per la quale è
stato stanziato un consistente
contributo regionale.
« In sede di USSL 44 venimmo a conoscenza del fatto che
esistono delle previdenze a favo
PROVINCIA Di TORINO
E’ esapartito
Luigi Ricca, neopresidente della
Provincia di Torino.
Sono durate 70 giorni le trattative tra le forze politiche poi, alla fine, il 25 luglio scorso. Luigi
Ricca, socialista sindaco di Bollengo, ce l’ha fatta: è stato nominato presidente della Provincia
di Torino. Lo hanno votato ì
consiglieri di 6 partiti (DC, PSI,
PSDI, PRI, PLI, Pensionati): in
tutto 23 voti (su 45 consiglieri).
E’ il minimo necessario.
Luigi Ricca però potrà contare anche sull’astensione dei rappresentanti della Lega Nord e
della consigliere verde-antiproibizionista che hanno dichiarato
di tirarsi fuori dai giochi di mag
re degli anziani, che si identificano in particolare nelle residenze
socioassistenziali per anziani; si
possono cioè ottenere, come Comuni, dei fondi per la costruzione
di queste strutture in presenza di
determinati requisiti. Fatte le
analisi a livello di USSL è stato
redatto un piano per una Casa per
anziani (già accettato dal ministero) con 60 posti. Nella nostra
zona dovrebbero sorgere strutture analoghe anche a Cumiana e
successivamente a Cavour.
Certo possiamo anche dire che
con questa Casa daremo soluzione
anche a molti problemi di occupazione nel Comune; infatti oltre
a trovare una casa per 60 non
autosufficienti, questa struttura
consentirà anche l’impiego di una
sessantina di persone, cosa altamente positiva per un paese che
può contare su poco, al di là di
una magra agricoltura ».
Quali saranno i costi e i tempi
dell’operazione?
« La spesa prevista, per il momento, si aggira sui 5 miliardi; i
tempi dipendono dall’iter burocratico che il progetto deve ancora compiere. In Regione sono
fermi per opere analoghe 200 miliardi a causa dei tempi burocratici. Il nostro auspicio è che nel
giro di un triennio la struttura
sia funzionante ».
Piervaldo Rostan
Aids in carcere
sciopero della fame
TORINO — La situazione di
totale disagio dei detenuti affetti
da Aids conclamato nelle carceri « Le Vailette » di Torino e la
mancanza di una normativa nazionale che regoli la posizione
dei malati più o meno gravi di
Aids sono state oggetto di denuncia a Torino in una conferenza
stampa indetta il 30.7 dai parlamentari torinesi Bianca Guidetti Serra (DP) e Angela Migliasse (PCI), dal capogruppo di DP
in Regione Piergiorgio Maggiorotti e alcune associazioni di volontari.
A metà di luglio 14 detenuti
delle Vallette hanno iniziato uno
sciopero della fame rifiutandosi
anche di assumere farmaci, per
protestare contro la precarietà
della loro situazione e per come li aveva trattati un servizio
televisivo trasmesso in quei giorni. A fine luglio lo sciopero,
che aveva ridotto alcuni detenuti in gravissime condizioni, era
stato interrotto per l’interessamento di alcuni parlamentari e
per le assicurazioni fornite da
alcuni amministratori locali e
dal responsabile del carcere. « Il
diritto alla salute del detenuto
affetto dalla sindrome di immunodeficienza non è tutelato —
ha detto Maggiorotti — né dalle
leggi vigenti, né dagli amministratori regionali e degli enti locali, che hanno continuamente
delegato il problema ad altri ».
REGIONE PIEMONTE
gioranza e opposizione e che valuteranno provvedimento per
provvedimento il da farsi.
Gli assessori nella giunta guidata da Ricca sono esponenti di
tre partiti su sei (DC col vicepresidente Astore e Bonansea, Morgando. Principe; PSI con Grotto, Scapino, Cordero; PRI con
De Maio,) mentre PSDI, PLI e
Pensionati stanno in maggioranza, ma senza incarichi. A questa
soluzione si è giunti con una
trattativa che ha spartito gli assessorati sulla base di un accordo che ha interessato, oltre la
Provincia, anche il Comune di
Torino e la Regione Piemonte.
Per lungo tempo i socialisti
hanno lasciato credere che fosse possibile una giunta rossoverde, ma poi la scelta è stata
la riedizione allargata del pentapartito. Di qui le feroci critiche
dei comunisti al doppio gioco
socialista. I verdi-sole che ride,
corteggiati sia nell’ipotesi di
giunta di sinistra che nell’ipotesi
di pentapartito, hanno preferito
l’opposizione, seguendo in questo
il consigliere verde-arcobaleno.
Il Canavese è super rappresentato in giunta: 6 assessori e il
presidente sono stati eletti nei
collegi elettorali canavesani.
Negli indirizzi programmatici
vi sono l’unificazione degli assessorati che si occupano dell’ambiente in uno solo, la realizzazione dell’autostrada Torino-Pinerolo, della tangeziale est a Torino, la ridefinizione dei confini
di Comuni e Comunità montane.
G. G.
Nuova Giunta
La quinta legislatura della Regione Piemonte è stata varata
dopo nove ore di dibattito sul
programma, presentato il 25 luglio scorso, dai consiglieri che
costituiscono la maggioranza.
Dopo l’elezione del presidente, è
stata approvata la lista degli assessori. Anche se la distribuzione delle deleghe avverrà nei prossimi giorni, è stabilito che andranno alla DC cinque assessorati, quattro al PSI e uno, rispettivamente, al PLI, al PRI e
al PSDI.
Sembra certo, comunque, che
Eugenio Maccari sarà confermato assessore alla sanità e che
l’urbanistica andrebbe a un democristiano.
Nel suo intervento il rappresentante de] « sole che ride »,
Massimo Marino, ha posto come
condizione della sua astensione
l’inserimento nel programma ope
rativo di giunta di un « preambolo », in cui la Regione si impegna ad affrontare le « problematiche ambientali ».
Un’altra motivazione all’astensione è stata fornita dal consigliere antiproibizionista Enzo
Cucco: « Non facciamo parte di
posizioni preconcette di maggioranza e minoranza, ma ci poniamo come interlocutori di tutte le formazioni politiche presenti in consiglio ».
Al termine del consiglio, il neo
Gian Paolo Brizio, nuovo presidente della Regione Piemonte.
presidente Gian Paolo Brizio ha
riassunto gli obiettivi che la nuova giunta intende raggiungere e
ha affermato che « la nuova legge sulle regioni dovrà aumentare competenze, attribuendo maggiori risorse e un ruolo di più
reale autonomia operativa ».
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
7
10 agosto 1990
valli valdesi
VAL RELUCE
L'oasi a rischio
Troppi cacciatori: ce chi vuole aprire alla caccia l’oasi del Barant
Questa volta sono in allarme
non soltanto gli ambientalisti;
anche i cacciatori dei Comuni
dell’alta valle sono preoccupati.
La caccia è regolamentata nell’ambito dei comparti alpini: il
primo, quello della vai Pellice,
comprende anche Comuni come
Prarostino e S. Secondo, che con
la valle non hanno nulla a vedere; gli stessi territori di Bricherasio e Bibiana non sono per nulla
omogenei {quindi nemmeno sotto il profilo faunistico) con l’alta valle. In più, secondo i parametri regionali dovrebbe esserci
un cacciatore ogni 90 ettari di
territorio: oggi il numero di cacciatori è superiore al consentito
di oltre un terzo.
« Nei primi anni '70 —- ci dice il
vicepresidente del comparto alpino della vai Pellice, Mario Boschi
— c’era il consorzio delle riserve
comunali; tra Bobbio e Villar
Pellice si trattava di un territorio
di circa 16.000 ettari. Verso la metà degli anni ’70 sono partiti i
comparti alpini, che inizialmente
dovevano essere di 20-40.000 ettari, e che invece sono stati ampliati e gestiti assai male; allora in
Provincia c’era Fenoglio, poi Cotta
Morandini che promise pubblicamente che tutti i cacciatori, anche quelli dei paesi di pianura, sarebbero venuti a cacciare in alta
valle, cosa che in effetti si è puntualmente verificata. Così la proposta di fare un comparto con i
cinque comuni dell’alta valle (Angrogna, Rorà, Torre, Villar e Bobbio Pellice) venne bocciata. La gestione del comparto è passata
nelle mani di rappresentanti dei
Comuni della bassa valle, che hanno tutto l’interesse a mantenere
questa situazione: si tratta di
persone assai poco legate al territorio, che vengono qui per cacciare, magari non denunciano le
prede e se ne tornano poi in
pianura ».
Ma ci sono altre minacce sulla
fauna dell’alta valle...
« Pare che la Provincia sia intenzionata a far cadere il limite
posto rispetto al numero di cacciatori che possono puntare alla
fauna alpina; così, su un territorio che con cinque comuni può
contare su meno di 20.000 ettari,
potranno cacciare 400 cacciatori,
altro che uno ogni 90 ettari! ».
Un problema specifico riguarda
poi l’oasi del Barant, un territorio di circa 4.000 ettari interamente sul Comune di Bobbio
Pellice « in cui — ci dice un noto
naturalista della valle, Roby Janavel — passando dai 750 di Bobbio ai 3.171 m. del monte Granerò,
troviamo tutti gli ambienti naturali tipici della zona alpina, dal
bosco di latifoglie alla faggeta, al
lariceto ed alle zone oltre il limite della vegetazione. L’oasi di protezione vale a proteggere unicamente la fauna ( in particolare
mufloni, caprioli, stambecchi, camosci, oltre ad una serie di pennuti che si trovano qui come fuo’’i oasi)».
Rispetto all’oasi c’è ohi propone la sua apertura alla caccia;
sentiamo ancha Boschi.
« I cacciatori dell’alta valle so
no contrari all’apertura dell’oasi;
aprire l’oasi, o anche solo cambiarne in parte i confini, come
qualcuno vorrebbe, significa immettere nell’oasi tutti i cacciatori. Lo stesso problema del cinghiale è stato, secondo me, enfatizzato, facendolo apparire più
grave di quello che è: da un lato
i danni del cinghiale sono generalmente contenuti, dall’altro esso
rappresenta una valvola di sicurezza limitando la caccia alla selvaggina non ripopolabile come
pernici, fagiani, ecc. La proposta
fatta all’interno stesso del comitato di gestione del comparto alpino di aprire la caccia nell’oasi
per abbassare la pressione venatoria sul comparto mi pare priva di senso; già l’apertura dell’oasi per la caccia al cinghiale effettuata l’anno scorso ha prodotto
vari effetti negativi: i caprioli, di
fronte ad una vera e propria sparatoria di oltre 100 cacciatori, si
sono ovviamente allontanati. Noi
saremmo più favorevoli ad abbattimenti sanitari o selettivi, fatti
da un numero molto ridotto di
cacciatori sotto la guida di guardie venatorie, in particolare per
il muflone che effettivamente si
trova in numero elevato.
L’oasi vive di per sé un
momento buono: oltre al capriolo è ritornata stabilmente
l’aquila; non lontano dal Viso è
stata segnalata la lince e se, dopo
molti anni, essa dovesse ricomparire in zona, rappresenterebbe un
eccezionale predatore naturale in
grado di mantenere alto lo stato
di salute degli altri animali, essendo i capi malati i primi a finire come sua preda ».
Sull’ipotesi di ridurre il territorio del comparto ai soli Comuni montani avete chiesto un incontro agli amministratori...
« Abbiamo in effetti cercato il
confronto coi politici locali: direi
che i rappresentanti di Villar Pellice, Rorà ed Angrogna si sono dichiarati ampiamente favorevoli a
questa ipotesi; meno chiara è stata la posizione dei rappresentanti
di Torre e Bobbio Pellice; certo
non vorremmo trovarci domani,
quasi all’improvviso, con l’oasi
del Barant aperta alla caccia, magari ad un maxi-esercito di cacciatori provenienti da fuori zona... ». Piervaldo Rostan
AUTONOMIE LOCALI
Chi garantirà
l’assistenza?
La legge 142/90, che sancisce
nuove regole per le autonomie
locali, prevede tra l’altro che le
Provincie non debbano più occuparsi di assistenza, dimenticandosi per altro di definire i
tempi del passaggio a Comuni
ed USL e soprattutto di fornire
agli enti che si trovano ad occuparsi di ciechi e sordomuti,
poveri, bambini abbandonati o
non riconosciuti, famiglie in difficoltà le necessarie risorse economiche indispensabili al funzionamento dei servizi. La Provincia di Torino, che solo nel 1989
ha speso per il settore circa 36
miliardi, ha inviato ai nuovi enti competenti in materia una comunicazione in cui si preannunciava la decadenza di qualsiasi
funzione socio-assistenziale a
partire dal 13 giugno; successivamente i tempi sono stati corretti nel 31 dicembre ’90, alla condizione che le spese per il periodo
in più vengano, rimborsate dall’Ente riconosciuto competente.
Di fronte a questa situazione,
che tra l’altro vede impegnati
nella sola provincia di Torino
oltre 300 operatori, da più parti
si sono levate proteste preoccupate.
Il consigliere regionale di DP
Maggiorotti ha presentato un’interrogazione agli assessori regionali competenti; il gruppo coordinatori dei servizi socioassistenziali della Regione Piemonte ha
espresso le sue preoccupazioni
croci ugonotte in oro e argento
oreficeria - orologeria - argéi
orn
di tesi & delmai
via trieste 24, tei. t93117
pinerolo (to)
Cinema
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 18 agosto, alle ore 21, presso il tempio
valdese, si svolgerà un concerto di
pianoforte a favore dell'ospedale valdese di Torre Pellice; il pianista Raffaele Carugati eseguirà brani composti dal maestro Elio Rampa, scomparso
tre anni or sono.
Mostre
BOBBIO PELLICE — Domenica 5 agosto, presso le scuole elementari, è stata inaugurata la annuale mostra dell'artigianato locale; i prodotti resteranno esposti al pubblico fino al 15 agosto, il martedì, giovedì, sabato e domenica dalle ore 15 alle 19; la domenica anche ii mattino.
Manifestazioni
perché la situazione creatasi finisce per ricadere pesantemente
sull’utenza, con la richiesta al
governo e al parlamento affinché
venga approvato un decreto che,
oltre alle funzioni, trasferisca
anche finanziamenti, personale e
strutture relative a quei servizi
che venivano svolti dalle Provincie.
Anche i sindaci della Val Pellice ed il presidente della Comunità montana hanno fatto pervenire agli enti interessati una
nota in cui, oltre ad evidenziare
la diffìcile situazione in cui si
viene a trovare il settore socioassistenziale, chiedono:
« allo Stato, di emettere apposita normativa in materia e di assicurare appositi finanziamenti;
alle Regioni di emettere una
propria normativa, in attesa ed in
assenza di quella statale, per assicurare comunque la prosecuzione degli interventi e dei servizi
già svolti dalla Provincia e per
regolare entro termini adeguati
il passaggio dei servizi, personale e strutture dalla Provincia ai
Comuni (e per essi all’USSL)
sempre che sia assicurato il relativo finanziamento con fondi
statali o regionali o provinciali
con esclusione di ulteriori oneri
per i Comuni già spesso sovraccarichi di spese per l’assistenza;
alla Provincia di far conoscere in tempi brevi tramite le
U.S.S.L., comune per comune,
i nominativi delle persone attualmente assistite e la relativa
spesa ».
Rassegne
Segnalazioni
SPORT
DA FAVOLA
Corso Gramsci, 23 - © (0121) 91941
10066 TORRE PELLICE (To)
TORRE PELLICE — Fra la programmazione del cinema Trento segnaiiamo: sabato 11 agosto, ore 20 e 22.10,
cf Nuovo cinema Paradiso »; « Affari
sporchi », domenica 12, ore 20 e 22.10;
« Tango & cash », mercoledì 15 agosto, ore 20 e 22.10; «Music box»,
giovedì 16, ore 20 e 22.10; «A spa».
so con Daisy », sabato 18, ore 20 e
22.10; ogni giovedì e domenica, alìe
ore 17, cartoni animati.
TORRE PELLiCE — Sabato 11 e do.
manica 12 agosto, in piazza Muston, si
svolgeranno le giornate di Radio Beckwith; sabato aile 16.30, presso il cinema Trento, dibattito sulia nuova iegge sulle tossicodipendenze: « Uno
strumento adatto ad affrontare il problema? »; intervengono: Luigi Del Gatto, parlamentare del gruppo antiproibizionista, il consigliere regionale PSI
Giancarlo Tapparo, il dott. Paolo Jarre,
medico al centro tossicodipendenze
dell’USSL 25 (Rivoli] e Marco Armand
Hugon, sindaco di Torre Peliice.
in serata appuntamento con la musica popolare ed occitana coi gruppi
« Cantovivo » e « Sarvanot ».
Domerrica, ore 9.30, escursione non
competitiva con mountain bike; ore 11,
studio biblico condotto dal pastore
Platone. Nel pomeriggio, concerto dell’Esercito della Salvezza; conclusione
della gara ecologica « Caccia alla lattina » e serata di musica e prestidigitazione.
Durante le giornate saranno presenti stand con libri, della Lega ambiente, di Amnesty International, della radio e sarà possibile consumare i pasti presso II ristorante della festa.
Concerti
TORRE PELLICE — Resterà aperta al
pubblico fino al 19 agosto la quinta
rassegna di artigianato nei locali del
Collegio valdese; il tema è quello
della « produzione e della lavorazione
del miele ».
Segnaliamo anche che lunedì 13 agosto, alle ore 17, verrà presentata
una dimostrazione di come avviene la
pratica della smielatura, mentre domenica 19, alle ore 21, verrà posto in
visione un filmato sulla vita delle api.
Per tutta la durata della rassegna sarà
possibile osservare uno sciame d’api
neH'arnìa. La rassegna è aperta ogni
giorno dalle 17 alle 22.
NeH'ambito della rassegna culturale, venerdì 10 agosto, alle ore 21,
presso la sala consiliare, avrà luogo
un dibattito sul tema: « La difesa del
patrimonio culturale nelle valli del
Piemonte ».
TORRE PELLICE — Si conclude la serie di concerti estivi della Pro Loco
presso il tempio valdese: venerdì 10,
alle ore 21, il duo camerìstico Cristina Orvieto (pianoforte) e Marco Bottini (flauto) eseguirà musiche di SaintSaëns, Fauré, Gaubert, Weber, Dutilleux. Sanean.
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TORRE PELLICE — Consueto appuntamento sabato 18 agosto con il mercatino mensile nell'isola pedonale, dedicato alla produzione biologica; venerdì 17, alle ore 21, nella sala consiliare, avrà luogo una serata sul tema; « Agricoltura biodinamica; cos’è? »
con la partecipazione del sig. Delio
Martin, esperto del settore.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 12 AGOSTO 1990
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto 1. 1 - Tel. 83904.
MERCOLEDÌ’ 15 AGOSTO 1990
Pinasca; FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale, 22 - Tel. 800707
DOMENICA 19 AGOSTO 1990
Perosa Argentina; FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 12 AGOSTO 1990
Luserna San Giovanni: FARMACIA
GRIBAUDO - Via Roma 7 - Telefono
909031
MERCOLEDÌ’ 15 AGOSTO 1990
DOMENICA 19 AGOSTO 1990
Torre Pellice; FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero; tei. 116.
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Viale Oe Amicìs 3/1
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ecumenismo
10 agosto 1990
ROMANIA
"Renaissance” stalinista
Un clima persecutorio di ogni opposizione, che si perpetua in questa fase di transizione - Il pastore Toekés e il ruolo delle chiese
S. G., 53 anni, di Tulcea, in
Romania, alle foci del Danubio,
è venuto in questi giorni in Germania occidentale, nella cittadina di H., nel Baden-Württemberg, per ringraziare la locale
comunità evangelica dei camion
di medicinali e vettovagliamenti
inviati di recente in quel paese.
S. G. è il legale di una grossa industria di stato ed accetta
— per intercessione di un comune amico — di lasciarsi intervistare sulla situazione romena, a patto di non citare il suo
nome nel corso dell’articolo.
« Devo rientrare — precisa S. G.
— ed il clima persecutorio instaurato da Iliescu, successore
del dittatore-presidente Ceausescu, mi fa prendere ogni possibile precauzione ». S. G. ha evidentemente paura; mi racconta
della grande dimostrazione svoltasi a Bucarest due settimane
dopo le prime libere elezioni
contro il neocomunismo di Iliescu.
Secondo S. G., il punto di massima crisi del post-Ceausescu si
è raggiunto quando le squadre
dei minatori precettati da Iliescu — figura politica di rilievo
anche sotto il precedente regime — hanno bastonato a morte
i dimostranti dell’opposizione, in
particolare i membri della « Studentenliga ».
« Se Ceausescu ha usato gli
uomini della Securitate — commenta il settimanale tedesco
’’Der Spiegel’’ del 18 giugno —
come esercito personale, Iliescu
utilizza i minatori, con la sola
differenza che questi ultimi sono ancora più brutali ».
Ci si trova quindi di fronte
ad una « renaissance » stalinista;
in Romania è di nuovo Siberia?
« Apparentemente oggi nel nostro paese c’è più libertà di muoversi e di agire rispetto a ieri.
Non ci sono più tessere per il
pane. C’è ancora poca carne nei
negozi cittadini, vengono razionati solo l’olio, lo zucchero e la
farina. Ma il problema vero —
continua S. G. — è che Iliescu
non rappresenta una vera alternativa; schiacciare con violenza
l’opposizione, esasperare i conflitti tra le varie minoranze etniche (si allude alla minoranza
magiara, che rappresenta l’8,4%
della popolazione, e quella tedesca del 2%, ndr) ci fa affondare
in un grande disastro economico e politico ».
Qual è l’atteggiamento delle
chiese in questa fase di pre-democrazia?
« Al solito — prosegue S. G.
— la chiesa nazionale romena
(ortodossi) si accoda automaticamente a chi ha in pugno la
leva del comando. La grande novità è stata il fermo atteggiamento del pastore riformato Tokés, i cui riflessi benefici continuano tutt’oggi. Egli ha rappresentato per tutti i sinceri democratici una grande speranza.
Occorre ricordare che Tókés non
fu appoggiato dalle autorità della nostra chiesa e che ha rischiato in prima persona, opponendosi alle vessazioni del regime
di Ceausescu contro la minoranza magiara, in modo nonviolento. Quando le persone, anche a
migliaia, vanno ad ascoltare una
sua predicazione, l’avvenimento
diventa di per sé un fatto politico. Se ieri il pericolo era evidente, oggi è più difficile distinguere ciò che costruisce la democrazia da ciò che la impedisce. La chiesa, questo è l’insegnamento di Tókés, deve sapere distinguere ed essere sempre
sentinella di verità, perché Cristo stesso è verità ».
Succede un po’ quel che è successo in Germania orientale, dove alcuni pastori hanno assunto precise responsabilità politiche nel nuovo processo di democratizzazione della società?
« La differenza — precisa S. G.
— è che Tókés vuole restare
uomo di chiesa e non vuole diventare uomo del parlamento;
egli vuole far maturare nella
genie, attraverso la predicazione, una coscienza democratica e
nonviolenta rivolgendosi alla società dal pulpito della chiesa ».
Da quello che si legge molta
gente vuole fuggire in occidente, specialmente i membri delle varie minoranze.
<-• La speranza del nuovo è mortificata dal fatto che i dipendenti della famigerata Securitate sono ancora seduti dietro la loro
scrivania. Ritengo — continua S.
G. — che molti telefoni siano
ancora sotto controllo, non ci
si fida l’uno dell’altro. Per uscire dalla paura ci vuole una nuova generazione e soprattutto una
scuola rinnovata. Superare l’attuale insicurezza prodotta dal governo Iliescu è molto difficile ».
L’insicurezza ha riacceso le
fiaccole dei vari gruppi etnici;
accanto alle grandi famiglie tedesche e magiare, ci sono gli
ucraini, i cechi, i turchi, gli zingari. Tókés era riuscito a mettere insieme ungheresi, tedeschi,
e romeni contro la violenza del
regime che nazionalizzava tutto
dall’alto, cambiando i nomi delle località, distruggendo antichi
villaggi e trasportando intere popolazioni neU’anonimato di grandi concentrazioni urbane. E’ ancora possibile riconciliare le varie parti di un paese schiacciato da una lunga dittatura?
« La prospettiva dell’Europa
unita — conclude S. G. — e la
solidarietà tra i popoli possono
sbloccare una situazione ogni
giorno più drammatica. E le
chiese seguaci della verità di
Cristo non possono stare alla finestra a guardare ».
Giuseppe Platone
Un sinodo delle chiese
(segue da pag. 1)
deve essere rafforzata, e così pure
il lavoro in comune tra la KEK e
il « Consiglio delle conferenze episcopali europee » (come è avvenuto con l’assemblea ecumenica di
Basilea ’89 su giustizia, pace, salvaguardia del creato).
Non ha neanche senso, all’interno della KEK, formare un blocco delle chiese protestanti. E’ perciò opportuno collegarsi ai « Colloqui di Leuenberg », nel corso
dei quali le chiese che vivono una
comunione ecclesiale evangelica si
sono dichiarate disponibili ad un
servizio e ad una testimonianza
comuni. Da una assemblea che finora s’è mossa con lentezza, poco
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore; Giuseppe Platone
Redattori; Alberto Corsanl, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
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Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Pollice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampicooll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
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SUL « DOCUMENTO RATZINGER »
Costruiamo insieme
il dialogo ecclesiale
Il vento dello Spirito non può essere « rinchiuso » - Ascoltiamo insieme la Parola di Dio
Siamo una comunità di credenti che ha letto con attenzione la « Istruzione sulla vocazione
ecclesiale del teologo ». Su quelle pagine ci siamo confrontati
e le abbiamo confrontate con la
parola evangelica.
E’ molto bello ciò che si afferma nell’Istruzione: « La verità
non si oppone alla ragione umana. Essa piuttosto la penetra, la
eleva e fa appello alla responsabilità di ciascuno » (n. 1). Così
pure ci è sembrato molto significativo quanto abbiamo letto ai
numeri 7 e 8; « Di sua natura la
Verità vuole comunicarsi, perché l’uomo (e la dorma) sono
stati creati per percepire la verità »: la teologia costituisce un
aiuto in questo cammino- Perché essa non diventi propaganda,
deve nascere da un attento studio e da una coerente vita di fede. Per questo « il teologo è chiamato a intensificare la sua vita
di fede e a imire sempre ricerca
scientifica e preghiera ».
Nella comunità di cui facciamo parte queste prassi sono abituali; la lettura biblica settimanale in gruppo, la preghiera
comune e personale, lo studio
della teologia, la partecipazione
ai problemi della nastra società,
delle persone più deboli. La nqstra comunità è autofinanziata,
le decisioni vengono prese insieme. Quando sorgono questioni
spinose, anche in campo teologico, si formano gruppi di studio per capire meglio il problema, ci si incontra con altre comunità, si dialoga molto, si prega. Certo, tutto questa avviene
con il peso dei nostri limiti, peccati ed errori.
rappresentativa e che si è poco imposta all’attenzione, potrebbe venir fuori un « Sinodo evangelico
europeo », senza avere lo scopo di
una unione organica e senza una
burocrazia centralizzata. Questo
sarebbe formato anzitutto dai rappresentanti delle chiese che hanno
sottoscritto la « Concordia », dovrebbe compiere una riflessione ad
ampio respiro sul proprio essere
evangelici e dire una parola chiara
sulla testimonianza e il servizio
della chiesa. Si tratterebbe di un
« Sinodo »; cioè i rappresentanti
di posizioni diverse discuterebbero
insieme e i testi approvati (dopo
una discussione pubblica che
coinvolgerebbe le comunità) sarebbero rappresentativi, in un certo senso, della autentica posizione
evangelica sul tema della « libertà », o delle « chiese in uno stato
democratico ». 11 lavoro comune
pratico delle chiese nel campo della cosiddetta « dimensione umana » dovrebbe essere successivamente assunto dalla KEK nel quadro della conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa.
Un impegno ecumenico in questo
campo di lavoro è senz’altro più
efficace ed evita la dispersione di
iniziative confessionali o di realtà
ecclesiastiche regionali.
L’esperienza delle chiese evangeliche tedesche potrebbe essere
certamente utile per la preparazione di un « Sinodo evangelico
europeo ». Ma bisogna anche evitare una possibile prevaricazione
delle chiese protestanti tedesche.
L’iniziativa compete al comitato
esecutivo della « Comunione di
Leuenberg ». E’ ovvio che la comunione delle chiese anglicane e
le chiese libere evangeliche sarebbero invitate a dare la loro collaborazione.
Reinhard Frieling
Dio parla al cuore
di ciascuno di noi
Per questo motivo ci rattrista
quella parte del documento vaticano in cui si legge che « il
magistero è il solo interprete autentico della parola di Dio, scritta o trasmessa» (n. 13). A nostro avviso, Dio parla al cuore di
ogni donna e di ogni uomo. Egli
non mente, anche se noi possiamo oscurare la sua voce o tradirla. Nel dialogo tra Gesù e Nicodemo leggiamo; « Il vento soffia dove vuole; uno lo sente, ma
non può dire da dove viene né
dove va. Lo stesso accade con
chiunque è nato dallo Spirito »
(Giov. 3; 8). Com’è possibile rinchiudere questo vento nell’autorità del magistero? Non sarebbe
meglio librare le ali della chiesa
su di esso e farsi trasportare sui
sentieri di Dio? La Parola di Dio
è scritta e trasmessa, ma Dio parla ancora.
Nella nostra vita di tutti i
giorni incontriamo situazioni difficili di solitudine, sofferenza, emarginazione. Assistiamo a fallimenti, ma anche a piccoli-grandi miracoli. Il Dio ’’sorgente”
non viene meno; egli parla ancora e ancora ci chiama ad esperimentare sentieri di solidarietà,
di fratellanza, di impegno, di ricerca, di studio, di presenza nella storia.
Dio ci chiama ad ascoltare oggi la sua voce. E’ per questo che
la comunità si sforza di porre
al centro l’ascolto obbediente
della Parola di Dio. E’ da questa
prassi che nasce l’interpretazione della Parola in comunità mettendo di fronte a Dio, i nostri
giorni, il nostro studio, la preghiera.
Il magistero deriva, così afferma il documento, la sua autorevolezza dalla certezza delTas
sistenza divina. Perché chiamare
in causa Dio in modo così esclusivista? Perché usare questa ’’assistenza” per caricare di infallibilità talune affermazioni in materia di fede e costurhi? Il magistero è un’istituzione voluta
positivamente da Cristo come elemento costitutivo della chiesa?
Il maestro di Nazareth ha proprio voluto fondare una chiesa
’’una, santa, cattolica e apostolica”, o non ha piuttosto inteso
porre i fondamenti per una comunità di credenti che si sforzassero di stare di fronte alle
donne e agli uomini come stavano di fronte a Dio?
Vicinanza di Dio
o regolamenti?
Gesù ci ha narrato ed esemplificato la vicinanza di Dio. In
documenti come questo tutto si
trasforma in regole, norme, dogmi. Il Vangelo indica una strada; qui, invece, ci si aggrappa
ai cartelli indicatori, si costruiscono recinti, si setacciano i pensieri dei teologi e dei fedeli, ci
si interpone tra Dio e Tumanità
come mediatori necessari.
Viviamo un’epoca non facile.
All’Est stanno crollando i muri
del comuniSmo, all’Ovest il capitalismo impone im modello di
sviluppo che è causa di distruzione ambientale ed etica, al Sud
le popolazioni pagano con ima
povertà spaventosa il modello occidentale. Qui da noi, assistiamo
ad una continua perdita di senso
e di valori. Le conseguenze sono
evidenti: tossicodipendenze, sofferenza mentale, solitudine, male di vivere... Il lavoro che su
questi terreni condividiamo con
altri gruppi e parrocchie si svolge spesso neU’indifferenza di chi
ha più potere di noi, ma non
vuole sporcarsi le mani. Nonostante questo, crediamo che Dio
si fa presente e non pensiamo
di avere una particolare ”a^istenza divina”. Dio si fa vicino
a quanti lo cercano e si offre come dono anche a coloro che non
lo cercano. Egli si è fatto prossimo attraverso Gesù di Nazareth e non si è consumato, non
ha cessato di essere il Liberatore. L’attuale consumismo non
può consumare Dio; semmai
consuma anche gli idoli.
L’impegno e la ricerca teologica non ci tirano fuori dai problemi del nostro tempo, e non
costituiscono il lusso di alcuni
cristiani che si possono, permettere questo ’’pallino”, questo passatempo, ma rappresentano per
noi un elemento irrinunciabile
del nastro cammino umano ed evangelico. Restringere la libertà
di ricerca e ingabbiare la teolo^
già nei vecchi schemi dogmatici
significa portare acqua al progetto di oppressione, capillare e
subdolo, che attraversa un po’
tutta la società e, purtroppo, anche la chiesa di cui ci sentiamo
parte. Per questo ci siamo decisi ad intervenire proprio come
comunità, affinché i teologi, con
responsabilità e audacia, con umiltà e libertà, possano continuare la loro ricerca e confrontarla con tutto il popolo di Dio.
Non è il magistero che ci evita gli errori o ci dà la forza d)
superarli. E’ la fiducia in Dio
che ci farà giungere la sua mano
buona attraverso la mano e la
parola di Gesù; « E Gesù lo afferrò con la mano e gli disse:
’’Uomo di poca fede, perché hai
dubitato?”» (Matteo 14: 31).
Comunità cristiana di base,
Pinerolo