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Anno 124 - n. 1
8 gennaio 1988
L. 800 -----
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a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Traboccano i granai,
ma la fame resta
Pubblichiamo a pag. 5 un servizio sul Rapporto FAO del
1987 che mette in rilievo come la produzione agricola mondiale sia aumentata, nonostante i massicci disinvestimenti che
i paesi "sviluppati" hanno fatto nel settore. Ma se cresce la
produzione agricola, cresce anche la povertà e la fame dei
paesi in "via di sviluppo". Nella giornata della CEVAA vogliamo riflettere anche su questo aspetto del rapporto Nord-Sud
e ricordare a lettori ed abbonati che il Fondo di Solidarietà
del giornale è impegnato in concreti programmi di aiuto e di
sviluppo.
UN PROBLEMA CHE CI INTERROGA
Metropoli:
incubo o speranza?
Il fenomeno dell’urbanizzazione sta trasformando il terzo mondo - I^l
2000 la maggioranza della popolazione mondiale abiterà nelle ci a
La città: è il paesaggio che
per la maggioranza della popolazione del mondo nel 2000 significherà rhabitat naturale della
cultura umana, del progresso della scienza e della tecnica, della
vita quotidiana. Per molti sarà
anche l’unico paesaggio della vita. Il paesaggio agrario, che aveva dominato per millenni la vita dell'uomo sulla terra, sarà riservato ad una minoranza delTumanità.
Nel 1950 nelle aree urbane vivevano circa 600 milioni di persone, nel 1986 questa cifra è salita a circa 2 miliardi e le proiezioni dicono che nel 20(W abiteranno in città 3,62 miliardi di
persone su un totale di 6,99 miliardi. L’aumento riguarderà es
senzialiiiontc lo motr-opoli Uoi
paesi « in via di sviluppo », che
ospiteranno 13 su 15 delle più
grandi metropoli del mondo. In
occidente l’aumento riguarderà
soprattutto le medie città; più
del 60% della popolazione vivrà
in città con più di 50.000 abitanti.
Nel terzo mondo le metropoli diventeranno vere e proprie
città-nazione, dove si concentreranno tutto il potere, i servizi,
l’industria che rimarrà.
Queste proiezioni delle Nazioni Unite, fatte neH’anno — l’8’7
— dedicato « ai senzatetto », ci
devono in qualche modo preoccupare. Il grande fenomeno dell’urbanizzazione comporta gravi
e drammatici problemi, innanzitutto ecologici: rirrespirabilità
La grande esplosione
1980
1. New York 20,4
2. Tokyo 20,0
3. Messico 15,0
4. Sao Paulo 13,5
5. Shanghai 13,5
6. Los Angeles 11,7
7. Pechino 10,7
8. Rio de Janeiro 10,7
9. Londra 10,2
10. Buenos Aires 10.1
11. Parigi 9,9
12. Osaka 9,5
13. Ruhr (RFT) 9,3
14. Calcutta 8,8
15. Seoul 8,5
16. Bombay 8,5
1 I. oiiiQogu 0,0
18. Mosca 7,8
19. Il Cairo 7,5
20. Giacarta 7.3
2000
Aumento
31,0
25.8
24.2
22.8
22,7
19,9
1. Messico
2. Sao Paulo
3. Tokyo
4. New York
5. Shanghai
6. Pechino
7. Rio de Janeiro 19,0
8. Bombay
9. Calcutta
10. Giacarta
11. Seoul
12. Los Angeles
13. Il Cairo
14. Manila
15. Buenos Aires
16. Bogotá
ir.
18. Osaka
19. Bangkok
20. Londra
17.1
16.7
16,6
14.7
14.2
13.1
12.3
12.1
11.7
4 4.0
11,1
10,9
9.9
-h
-f
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-f
-f
-I
-f
-t
-1
-I
-I
4
-h
-1
16,0
12,3
4.2
2.4
9.3
9.2
8.3
8.6
7,9
9.3
6,2
2.5
5.6
6.6
2,0
6,2
i A
1,6
5.8
0,3
dell’aria, l’approwigionamento idrico ed alimentare, la mobilita
interna, il rumore, gli spazi verdi e sociali, fattori questi che
concorrono a determinare la salute degli uomini ed anche la loro aggressività sociale, la violenza diffusa.
Facciamo qualche esempio.
Oggi un terzo del costo delle verdure a foglia larga acquistate a
New York dipende dai trasporti per i quali si consumano ben
140 mila barili di gasolio per autotrazione. L’area metropolitana
L’INIZIO DELL’ANNO - 1
Le quattro parole di Dio
« Ascolta Israele! Ricordati popolo mio! »
(Dsuteronomio 5: 1-22).
Un nuovo anno è sempre una
possibilità di nuova vita. E' come entrare in un paese sconosciuto dove tutto è possibile. Dopo la schiavitù, Israele conosce
sempre la libertà e la terra promessa. Per andare avariti con riconoscenz,a e fedeltà, il Signore
pronuncia dieci parole da non
dimenticare: uno, itnmagine, nome, riposo, genitori, morte,_ amore, furto, menzogna, desiderio.
Ricordati, Israele! Ricordati, popolo mio! Ricordati, non ti scordare: in Egitto eri schiavo!
Ecco, facciamo un patto! Io
ti ho liberato, tu ora osserva queste dieci parole per non dimenticare. Dieci parole per cercare,
incontrare, conoscere, amare il
tuo Dio che ti ama. Perché è nella libertà che voglio essere amalo.
La prima parola è uno.
Il Signore è uno. Non ci puà
essere nessuno oltre a Lui, altrimenti diventi come quelli che
danno i numeri, che si perdono
nella loro follia, che non capi.scono più nulla e torni ad essere schiavo. Uno solo ti dà ascolto, uno solo ti libera, uno solo
ti salva. Nessuno oltre a Lui l'ha
fatto. Nessuno oltre a Lui lo farà. Per questo è la prima parola che ti do: la prima che devi
imparare, legare al tuo braccio,
tenere davanti ai tuoi occhi; la
prima che devi capire, insegnare; la prima che non devi scordare.
Ascolta Israele! Il Signore è
uno.
La seconda parola è immagine.
Tu non l’hai visto, il tuo Dio.
L'hai conosciuto con la libertà,
ma ogni giorno sarà diverso. Eppure sarà sempre lo stesso. Non
pucn prenderlo, possederlo, costringerlo; è libertà che non puoi
imprigionare; verità che non
puoi possedere. Per questo ogni
immagine è sempre un’illusione,
che non può essere Dio, ma un
idolo. L’immagine non ti sentirà,
quando griderai; non vedrà quando soffrirai; non ascolterà quando parlerai; non ti aiuterà quando cadrai.
La terza parola è nome.
« Io sono » è il mio nome. Ma
si potrebbe dire anche: « Io sono colui che fa essere ». « io sono »! Che cosa? Di me dunque
hai un nome che non è un nome, una parola che è, ma che
è pure sempre nuova. « Io sono »,
« Io sto per essere » dunque sempre, davanti a me, ogni cosa la
faccio nuova.
Questo nome te lo do solo come grazia. Io lo do a te perché
tu mi possa cercare, chiamare,
invocare, ricordare. Non te lo do
perché tu mi possa dimenticare,
dispreizare, insultare, offendere.
Non te lo do perché tu ne usi
a tuo piacimento, perché tu ne
abusi, perché tu te ne serva per
i tuoi loschi intenti. Io ti do la
mia parola, io ti do il mio nome, perché tu lo accolga come
un dono particolare.
La quarta parola è riposo.
Non parlo del tuo riposo. Il
tuo riposo è falso. Non parlo del
tuo dolce far niente, che poi è
un amaro far niente perché è
proprio quando non fai nulla che
sei più agitato. L’ozio ti fa fare
ed attuare cattivi pensieri. Sei
l’unico animale che non ha mai
requie. Anche quando dormi ti
dibatti senza posa. Anche quando non lavori sei sempre affannato, ansioso, sollecito. Io dunque
ti regalo il settimo giorno per
il tuo riposo. Io sono il tuo riposo. Rammentati che eri schiavo. Sono io che ti ho liberato.
Entra nel mio riposo.
Ascolta, Israele! Il settimo
giorno è per il tuo riposo. Ricordalo! Non te lo scordare.
Queste sono le prime quattro
parole e riguardano solo il Signore.
Odoardo Lupi
di questa città consuma ben 2
miliardi di metri cubi di acqua,
dei quali solo il 2% proviene da
falde locali. A Città del Messico,
18 milioni di abitanti, sono concentrati il 44% del prodotto nazionale lordo, il 53% della produzione industriale, il 54% dei servizi. Per l’approvvigionamento idrico della metropoli messicana,
nel 2000, quando vi abiteranno
31 milioni di persone, bisognerà pompare l’acqua a 2000 metri sotto la città e per questo
sarà necessaria l’energia di sei
centrali da mille megawatt, per
un costo di 6 miliardi di dollari,
pari alla metà degli interessi pagati dal Messico sul proprio debito estero.
L’estensione di Sào Paulo, 25
milioni di abitanti nel 2000, sarà tale per cui una persona, che
abiterà alla periferia, per venire a lavorare in centro dovrà
impiegare nei due viaggi di andata e ritorno quasi due terzi
del tempo di lavoro.
La città diventa dunque il luogo privilegiato della missione delle chiese, un luogo in cui la comunicazione è forse più facile,
ma in cui i problemi vengono
vissuti dagli uomini e dalle donne che vi abitano in maniera
sempre più acuta, in cui la vita
perde facilmente di significato.
Come « portare la Bibbia » nella città? Come annunciare la
« buona notizia » dell’Evangelo a
coloro che vi abitano? Qual è il
senso della diaconia in una struttura sociale che crea marginalizzazioni crescenti? Come l'uomo
può essere padrone della propria vita, realizzare una « terra
nuova», nuove relazioni tra gii
uomini? Questi sono interrogativi a cui noi tutti siamo
chiamati a rispondere e su cui
le nostre chiese sono chiamate
a riflettere.
« Il simbolo di Gerusalemme —
Giorgio Gardioi
(continua a pag. 2)
. SS-
2
2 vita delle chiese
8 gennaio 1988
COLLETTIVO TEOLOGICO LIGURE
TORINO
Il fondamentalismo
in discussione
Un dialogo difficilo ma stimolante per contraddizione
bedienza o etica della responsabilità? - La libertà
Resonance
Etica dell’obdello Spirito
Il 21 e 22 novembre si è tenuto a Genova — nei locali della chiesa battista di via Vernazza, che ci ha ospitato e nutrito
generosamente — il secondo collettivo teologico FCEI dell’anno.
Con il tema proposto, « Dalla
lettura della Bibbia alVobbedienza alla Parola », si è voluto riprendere e approfondire uno studio sul fondamentalismo e la sua
evoluzione storica, che l’anno
scorso era stato oggetto di un
altro collettivo, presentato da Gino Conte con un’angolatura inevitabilmente critica. Quest’anno
la scelta del relatore principale,
Marcello Cicchese, era stata dettata dal desiderio di ascoltare
una vc^e autorevole del fondamentalismo italiano, per conoscerne direttamente l’ispirazione
e l’impegno, e insieme di richiamare una partecipazione numerosa delle chiese di analoga impostazione teologica, che ci permettesse un confronto fraterno
e reciprocamente fruttuoso.
Credendo che appunto il confronto fosse il mezzo indispensabile per una migliore conoscenza, avevamo voluto affiancare alla relazione di Marcello Cicchese
una nota introduttiva di Letizia
Tomassone, che si richiamasse all'esegesi storico-critica, come alternativa a quella letteralistica.
I risultati non sopo stati veraniente quelli sperati, nonostante
l'interesse e il coinvolgimento
che il collettivo ha suscitato, credo, in tutti noi partecipanti. Certo, quando ne siamo usciti, molte nostre convinzioni e speranze erano messe in crisi; ma non
è detto che anche questo non
sia salutare.
La delusione, oltre che dall’assenza dei fratelli fondamentalisti
invitati all’incontro, è stata provocata evidentemente in noi dal
« no » reciso e assoluto che Marcello Cicchese, dal principio alla fine del suo discorso, ha opposto non solo al metodo storico-critico ma anche a una lettura biblica, definita « liberale »,
che voglia conciliare quel metodo con altri.
L’impressione di una impossibilità totale di dialogo e di confronto tra due posizioni apparentemente senza pimti di contatto è stata dapprima paralizzante; ma in un secondo tempo
Metropoli
(segue da pag. 1)
afferma Eric Fuchs, un teologo
ginevrino — mette in evidenza
che la città non ha altro significato se non di essere al servizio dell’uomo. Cioè la città perde la sua essenza ogni volta che
la giustizia è vilipesa, ogni volta che il piccolo, il povero, "la
vedova e l'orfano" vengono sacrificati agli idoli dell’interesse,
del profitto, dello sviluppo. E’
allora che Dio ritira la sua promessa dalla città, e con questa
la sua Parola, cioè l’unica cosa
che può sfidare l’incredibile capacità dell'uomo di distruggere
l’umano nell’uomo. La città è
debole perché porta una grande
esigenza, oggetto di una promessa: essere un luogo dove l’uomo
non è più, come nella Babilonia
descritta nell’Apocalisse (cap. 18),
un oggetto, una merce, ma una
persona; essere un luogo che non
sia più soltanto e in prima istanza per le cose che si commerciano, ma per gli esseri che vi abitano ».
Giorgio Gardiol
proprio quel rifiuto radicale ci
ha stimolato, per contraddizione,
a mettere faccia a faccia le argomentazioni dei due diversi discorsi, a costringerle insieme.
Rinunciando a riferire compiutamente il contenuto delle due
relazioni e deH’intenso dibattito
che ne è seguito, mi limiterò a
esporre sinteticamente appunto
il risultato di questo confronto.
Per brevità indicherò, a ogni punto in esame, con A la posizione
fondamentalista, con B quella
storico-critica.
1) A: Vi è piena identità fra
la Bibbia e la parola di Dio. La
Bibbia è testimonianza scritta resa da Dio a Gesù Cristo. Quindi non ha senso parlare di diverse teologie rintracciabili nei
vari libri deH’Antico e del Nuovo Testamento.
B: La Bibbia è testimonianza
di uomini a Dio. La parola di
Dio passa attraverso la Bibbia,
ma la trascende. Di ogni testo
biblico si comprende meglio la
testimonianza, analizzando quale comunità esprime, in quale
storia si inserisce, quale speranza avvera.
_2) A: Chi esamina la Bibbia
criticamente assume un atteggiamento scientifico, di osservatore
che si sente superiore all’oggetto da esaminare. Usa cioè un
mpinHo c»ll'r»00pttr^
B: Il metodo storico-critico,
usato correttamente, genera non
senso di suneriorità, ma umiltà;
poiché rende consapevoli che cigni risultato è sempre provvisorio. Mette a confronto ciue mondi, due soggettività: quella dello scrittore-testimone e quella
del lettore. Comunque il credente che legge è coinvolto dalla
Parola, perché Questa è al centro della sua vita.
3) A: E’ la parola di Dio, la
Scrittura, che deve criticare noi,
non noi quella. Di fronte alla
Bibbia l’atteggiamento giusto
non è di critica ma di stupore
e accettazione.
B: La critica sui testi della
Scrittura non è critica alla parola di Dio. D’altra parte, con
l’incamazione Dio si dà alla storia, alla croce, alla discussione
degli uomini: questo significa la
teologia della croce, che è mezzo di comunicazione tra Dio e
l’uomo.
4) A; Dai rilievi fatti risulta
che il metodo storico-critico non
è degno di alcun rispetto, perché menzognero e corrosivo, errore non soltanto umano ma satanico.
B: Riconosciamo che dalla lettura della Bibbia .possono derivare diverse forme di chiesa:
esclusive o tolleranti, gerarchiche o di popolo. La nostra risposta a Dio si esprime in diverse confessioni di fede (tre esempi a confronto: il Simbolo apostolico, la Dichiarazione di Barmen, il « credo » di Dorothee Sòlle); ogni confessione è una predicazione radicata nella storia,
provvisoria, protesa aH’annuncio
di una promessa, polemica contro la distorsione dell’Evangelo
operata in ogni tempo dal peccato, e quindi inserita nel conflitto escatologico tra Dio e Satana. (Lutero rispondeva ad Erasmo che era la stessa forza
polemica della confessione di fede, annuncio di verità, a provocare inevitabilmente le divisioni).
5) A: Dal relativismo biblico deriva il relativismo etico.
Non si .possono accettare conclusioni diverse sulla salvezza e sull’etica: questo è peccato («Guai
a quelli che chiamano male il
bene e bene il male », Isaia 5:
20). Unica via d’uscita è il ravvedimento: il ritorno all’etica
dell’obbedienza.
B: Siamo chiamati all’etica della responsabilità. Coerenti con la
nostra confessione di fede, dobbiamo prendere posizione nel
conflitto tra Dio e Satana, farci
coinvolgere nella lotta di Cristo
per la nostra liberazione, sia nella vita personale che nella dimensione sociale. Ma il rischio
di darci una norma del bene e
del male, una volta per tutte,
esiste anche nella nostra confessione. Allora ci viene in aiuto
proprio quella problematica molteplicità di testimonianze che
troviamo nella Bibbia: non ci
lascia chiudere nella nostra interpretazione, ma mantiene aperta la tensione fra noi e gli altri,
nel riconoscere la distanza di
tutte le nostre scelte lunane,
provvisorie, dalla parola di giudizio e di salvezza di Dio.
Questo tentativo di sintetizzare le prese di posizione emerse
dal collettivo non può certo esaurire la ricchezza degli interventi; ma dà forse, anche e proprio nei suoi limiti, un’idea del
« disagio » — come ha detto il
fratello Cicchese — o dell’« angoscia » — direi io — che ha
accompagnato questo momento
di innegabile amcctiimento per
noi.
Probabilmente l’angoscia che
ho riconosciuto in me è tipica
di una ex cattolica, che vede,
in ogni volontà e affermazione
di sicurezza, una tentazione di
monopolizzare la Parola, una sfiducia nella libertà dello Spirito.
Ninfa Quartino
La sera del 14 dicembre ’87,
la sala valdese di via Pio V si
è riempita di persone interessate a sentire la presentazione del
libro di Rina Lydia Caponetto,
Résonance (Torino, 1986), presentazione organizzata dal Centro
evangelico di cultura e da altri
gruppi.
Piera Egidi ha introdotto la
serata, Mario Baudino ha partecipato come critico, Diego Novelli è intervenuto come ex sindaco che ha vissuto e cercato
di facilitare, a Torino, l'integrazione fra Nord e Sud, .Laura Tanti, attrice, ha dato voce ad alcuni brani del libro. Presente l’autrice, la serata si è svolta in modo piacevole.
E’ un libro di riflessioni sulla
vita di una donna venuta a Torino dal Sud. Sono risonanze, come dice il titolo, tratto da un
balletto di Zagabria.
E’ presentata la difficoltà del
vivere come donna, il femminile
vissuto come vitalità, come sottolineava Piera Egidi, notando
che le donne del libro sono figure molto colorate nel vestire,
in contrasto con le figure maschili che prediligono la dimensione del razionale e della privazione del colore (l’abito maschile rispettabile o è grigio o
è blu scuro). Insieme al colore,
è presente il tema della danza,
della gioia di vivere nella città,
nella natura e al mare, altra dimensione, quest’ultima, fondamentale del libro, che ne diviene
quasi un simbolo.
Musica, danza, pittura, silenzio,
riflessione, colore e mare sono
gli elementi che predominano
nella scrittura dell’autrice. C’è un
forte ripiegamento sul sensr della propria esperienza, sottolineava Mario Baudino, è quasi un
diario di impressioni, un rapporto fra un’interiorità e un mondo, un complesso tentativo di
leggere il mondo attraverso le
forme dell’umano e della cultura
poiché, citando Jungel, la fede
dei solitari nasce da una nostalgia di fraternità.
Che cosa, queste pagine, hanno
suggerito a Diego Novelli? Ha
ritrovato, nel libro, tante cose
che ha pensato e vissuto nella
sua città, prima, durante e dopo
la sua esperienza di sindaco. La
città è gente, non consiste di
pietre e torri, ma di persone che
cercano e riescono a parlarsi, a
frequentarsi. E’ una macchina
bellissima, se bene organizzata;
è come il corpo umano; se è sano, tutto funziona; se ci sono
tossine, veleni, paure, tensioni,
ecco le reazioni negative e la
gente si chiude nei loculi di lusso, palazzi dorati, ma non vive
più la città nei suoi vantaggi e
benefici. Vengono meno i rapporti interpersonali, che al massimo si ristabiliscono in occasione di guasti all’alloggio, di acqua
che filtra dal piano di sopra. Allora bisogna riprendere il filo
del tessuto e ricucire le ferite;
ecco la sensazione di questo libro.
Ma come si fa a ricucire, se
la massima autorità economica
lamenta che, dopo vent’anni, gli
addetti alla fabbrica non sono
più adatti alle nuove tecnologie,
non sono più riciclabili? Nel noto paragone fra Torino e Detroit
è prevalsa la logica delle quattro
« p »: profitto, proprietà, produzione, produttività, che ha scavalcato la quinta « p », in inglese « people », gente. La sola che
ha un valore diverso, rispetto
alle cose.
Gli interventi del dibattito successivo hanno sottolineato: a) la
funzione di integrazione fra culture, svolta dal tessuto urbano,
quando non è lacerato; b) il legame con la materialità, la visceralità della donna nei confronti della vita, il disagio che
nasce dalla frattura fra il desiderio di conoscenza e la materialità che lega le donne alla vita; c) il ringraziamento aH’aut l ice, poiché ci riconosciamo nei
problemi da lei posti e nel modo di esprimerli, ma non sappiamo come farci sentire: lo sradicamento è infatti una condizione comune a uomini e donne.
Oriana Bert
TERNI
120° della predicazione
Domenica 20 dicembre la nostra chiesa metodista ha celebrato il 120° anniversario dell’inizio della predicazione evangelica in città.
Appena qualche mese prima il
fratello Reto Bcnifazi aveva avuto lo zelo e la pazienza di rintracciare una lunga serie di notizie storiche su Terni sfogliando alcune raccolte di periodici
conservate nell’archivio dell’QPCEMI a Roma; « L’Eco della Verità », « La Civiltà Evangelica », « La Fiaccola » e « L’Evangelista ».
E’ stato così che abbiamo
riscoperto la data della prima
presenza protestante nella nostra città: dicembre 1867, tramite l’evangelista Gabriele Martinelli, della Chiesa Cristiana
Libera.
E allora abbiamo pensato:
perché non celebrare questi 120
anni con una conferenza nel
nostro tempio? L’idea ha suscitato un certo entusiasmo nella
comunità: il pastore Massimo
Aquilante ha messo a punto
un’esauriente relazione storica
sul ruolo e la predicazione delle
chiese evangeliche libere e metodiste durante il Risorgimento
e l’Unità d’Italia, altri hanno
curato la realizzazione e la spedizione degli inviti, dei comunicati stampa, nonché la stesura
di un volantino che riassume la
storia evangelica locale.
E’ stato anche improvvisato
un coro che dopo appena tre o
quattro prove è stato in grado
di far ascoltare ai partecipanti
alla celebrazione un decoroso
«Innalzate il vessil della croce».
Particolarmente gradita è stata la presenza del pastore Giovanni Conte, sovrintendente dell’undicesimo circuito, che ha
salutato i presenti esternando
la sua simpatia per la scelta
teologica effettuata nel commemorare l’inizio della predicazione, anziché la costruzione del
tempio, un avvenimento meno
appariscente ma indubbiamente
più significativo e più profondo. E la fantasia correva a
quel lontano dicembre, a quello
sconosciuto predicatore in giacca, cilindro e bastone, venuto a
Terni in carrozza, da chissà dove, con la valigia piena di
Bibbie.
Cosa resta oggi di quel lontano seme? Una comunità non
particolarmente numerosa ma
radicata nella fede e nella consapevolezza del senso della propria storia, della propria presenza e della speranza che ci è stata rivelata in Cristo Gesù.
Tale convinta vocazione è
stata sottolineata dalla stampa
locale che ha riferito con ammirazione e rispetto sulla nostra
celebrazione. Due giorni prima
dell’avvenimento Radio Galileo,
la prima radio ternana per numero di ascoltatori, ci aveva
dato la possibilità di parlare
per oltre un’ora di questa ricorrenza. E ciò naturalmente ha
offerto lo spunto per toccare
un’ampia gamma di temi: la
nostra fede, le nostre battaglie,
il nostro impegno sociale.
Le conseguenze del coinvolgimento che la comunità di Terni ha saputo attuare? Sostanzialmente sono due:
1) Innanzitutto una scoperta: quando la comunità si pone
un obiettivo operativo si riattivano energie sopite, cresce la
frequenza, si riscopre tanta voglia di fare.
2) Qualcosa sta cambiando
attorno a noi: la nostra identità comincia ad interessare realmente, anziché incuriosire soltanto. Qualcuno comincia ad
avvertire il desiderio di ascoltare la voce di una chiesa « diversa », « pulita », in alternativa al soffocante monopolio del
sistema religioso dominante.
Incoraggiati da questa atmosfera di interesse e simpatia
che ha caratterizzato non solo
la celebrazione al tempio, ma
soprattutto i rapporti con la
stampa e le emittenti locali, ci
siamo ripromessi di intensificare le nostre iniziative culturali, la nostra testimonianza e
il nostro impegno, nell’indicare
a tutti gli uomini la vera via:
Gesù Cristo. Il Signore della
nostra storia e della storia di
tutto il mondo.
Luigi M. Nicolai
3
8 gennaio 1988
vita delle chiese 3
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
QUALE ECUMENISMO?
Le corali in concerto
Una proposta
FRALI — La serata delle corali di Frali, Ferrerò e Villasecca,
svoltasi a Frali sabato 19 dicembre non è stata solo un concerto, o una esibizione. Questo non
vuole affatto togliere merito ai
coralisti o ai direttori, ma vuole
sottolineare il loro impegno a costruire una serata in cui tutti siamo stati coinvolti a riflettere e
vivere un momento comunitario.
Oltre ai canti con l’assemblea,
abbiamo avuto quattro messaggi
diversi: una breve lettura biblica a cura del pastore di Frali;
una storia natalizia raccontata
da Dario Tron, in cui emergeva
il Natale come occasione di solidarietà; un messaggio sul lavoro
dell’Asilo di S. Germano del direttore Giorgio Baret, in cui abbiamo potuto apprezzare tutto il
lavoro di animazione con gli anziani, tendente a superare l’idea
di casa di riposo come puro ricovero ; un lavoro collettivo
proposto da Vanda Rutigliano,
con il quale abbiamo costruito
un albero di Natale simbolico,
ornato dei pensieri di tutta l’assemblea. Anche la colletta per
l’Asilo di S. Germano, che va ad
aumentare quelli che saranno i
doni dei bambini delle scuole
della Val Germanasca per l’acquisto di una sedia speciale per
sollevare gli anziani, permettendo
un lavoro più agevole agli operatori, è stata buona. Al termine
della serata, attorno ad un bicchiere di vino, ancora canti e
fraternità.
Ringraziamo tutte le persone
che hanno collaborato alla riuscita di questa serata con il loro
lavoro manuale, con i loro pensieri e con il canto.
• Avendo studiato Genesi 1, i
ragazzi della scuola domenicale
hanno presentato ai grandi una
recita sul tema « Storia del bosco e eli e'tre cose », una favola
contro !''nquinamento; una città
maleodorante ha inquinato il bosco e gli animali ne soffrono, ma
due bambini loro amici sapranno
persuadere gli abitanti della città a correre ai ripari. Siamo grati alla FGEI Triveneto per aver
prodotto questa favola che noi
abbiamo messo in scena. Dario
Tron ha insegnato canti adatti al
tema della creazione e monitrici
e genitori hanno esercitato la loro creatività nella preparazione
dei costumi degli animali e dei
fondali del bosco e della città.
Grazie anche ad Anna e Faolo, i
maestri dell’asilo che hanno curato alcune maschere in cartapesta. La nostra serata è proseguita
con la presentazione di una favola russa (La leggenda del quarto re), attraverso cui abbiamo
voluto presentare un aspetto un
po’ messo in ombra: l’esercizio
della solidarietà verso chi soffre
ed è oppresso ci fa incontrare
Gesù Cristo, che è il bambino di
Betlemme ma anche colui che è
stato crocifisso per noi. La corale ha presentato alcuni brani
tratti dal suo reper torio.
« Vacanze insieme »
ANGROGNA — Sabato 16 gennaio alle ore 20, presso il Presbiterio, si riunisce il Concistoro.
• Domenica 17 gennaio il culto del Capoluogo (ore 10.30) sarà presieduto, nel quadro della
giornata della CEVAA, dal missionario svizzero Guy Subilia, di
lontane origini angrognine.
• La comunità si è raccolta
intorno ai familiari di Ernesto
Buffa, degli Odin, deceduto la
notte di Natale, all’età di 85 anni, presso l’Asilo dei Vecchi di
S. Giovanni.
• Il Concistoro organizza, nella prima quindicina di agosto,
un breve periodo di « Vacanze
insieme », aperto a tutti i mem
bri della comunità, alla « Cà
d’ia Fàis » del Bagnòou.
Fer informazioni e prenotazioni (queste ultime da effettuarsi entro il 31 gennaio), rivolgersi a Franco Taglierò o a JeanLouis Sappé.
Bazar
PRAMOLLO — Domenica 13
dicembre ha avuto luogo rincontro natalizio, con un piccolo bazar a favore dell’Asilo di S. Germano, organizzato dall’Unione
femminile, a cui sono intervenute anche le sorelle di Villar Ferosa e di Villasecca; è stato un
pomeriggio molto simpatico, trascorso fraternamente, e ringraziamo quanti hanno partecipato,
ma soprattutto quanti hanno lavorato !
• Venerdì 18 dicembre ci siamo riuniti per ascoltare la parola della risurrezione e per
accompagnare all’ultimo riposo
terreno il fratello Ernesto Sappé, deceduto all’età di 76 anni
presso l’ospedale di Fomaretto,
dopo un periodo di sofferenza.
Ai familiari esprimiamo le fraterne condoglianze e la solidarietà cristiana della comunità.
• Un ringraziamento sincero
al pastore Faolo Spanu che ha
presieduto il culto di Capodanno,
portandoci un messaggio di speranza, ma anche un invito alla
riflessione.
Uomo e natura
RODORETTO-FONTANE —
In questi ultimi anni, anche nel
nostro paese è diventata viva la
coscienza ecologica. I ragazzi della scuola domenicale hanno letto il racconto della creazione in
Genesi 1 e hanno scelto di leggere il testo per i grandi, accompagnandolo con canti appropriati e diapositive. Diverse immagini per ogni giorno hanno
scandito la costruzione dell’ambiente adatto alla vita dell’uomo e della donna.
Questa è stata la nostra festa di Natale. Noi vorremmo che
questo ambiente restasse sempre così e che il comando dato
da Dio agli esseri umani di dominare su tutto il creato fosse
inteso soprattutto come responsabilità, piuttosto che come
sfruttamento totale e indiscriminato.
Infatti, se distruggiamo il nostro ambiente, anche noi ne sopportiamo le conseguenze.
• Ringraziamo Marianne Hintermùller che ci ha prestato le
diapositive tratte dai suoi viaggi
in giro per il mondo e che andavano dalla barriera corallina, all’America Latina, alla Sicilia.
• Mercoledì 13 gennaio riprenderemo il programma della
scuola domenicale e del catechismo.
Scuola domenicale
PINEROLO — Tutte le attività programmate per il fine anno si sono svolte regolarmente.
Ricordiamo, primo fra tutti, il
culto presieduto dagli alunni della scuola domenicale che è stato
seguito con viva attenzione dai
molti presenti, i quali si sono rallegrati con i bambini ed hanno
ringraziato i monitori per tutto
il lavoro di preparazione e di
conduzione del culto.
• Le ultime assemblee di chiesa hanno approvato il preventivo di spesa per il 1988 e nominato i controrelatori. Vera Long,
Lidia Longo Gardiol e Roberto
Mathieu.
• L’Unione femminile si è rallegrata per l’esito del bazar, ha
festeggiato le sorelle che hanno
compiuto 80 armi e si è proposta
di visitare, in occasione del Natale, tutte le persone anziane che
non possono più prendere parte
attiva alla vita della comunità.
• Ringraziamo i pastori Klaus
Langeneck e Mario Berutti che,
insieme a Gianni Long, hanno
predicato in questo ultimo periodo mentre il pastore Marco
Ayassot ha dovuto essere ricoverato in ospedale. Ora è a casa e
vogliamo fargli giungere un pensiero affettuoso chiedendo a Dio
di aiutarlo in questo momento
di prova.
Tempo di Natale
VILLAR PELLICE — Il tem
po piuttosto mite che è continuato nel periodo di Natale e di
Capodanno ha favorito la partecipazione ai vari culti.
Domenica mattina 20 dicembre il Natale è stato ricordato dai bambini e dai ragazzi
della scuola domenicale, i quali
hanno presentato' al numeroso
pubblico un nutrito programma
di poesie, dialoghi e canti. Viva
gratitudine alla sig.ra Lidia Frache ed alle monitrici per tutto
il lavoro svolto con passione, a
chi ha messo a punto il bell’abete e a quanti altri hanno dato
la loro collaborazione.
• Fer iniziativa delle monitrici
del gruppo della scuola domenicale deirinverso anche quest’anno la scuola di quel quartiere si è animata, la sera del 23 dicembre, per accogliere bambini
ed adulti in un clima di fraternità. Un sentito ringraziamento a
tutti coloro che ci hanno offerto
quel simpatico incontro.
• Nel periodo natalizio le componenti l’Unione femminile hanno visitato le persone anziane,
ammalate o sole della chiesa portando loro un messaggio ed un
piccolo dono. Anche gli ospiti
della Casa « Miramonti » hanno
trascorso momenti di fraternità
con parenti, amici e conoscenti,
ricevendo pure la visita del Coro
Alpino Val Fenice e delle ACLI
di Torre Fellice, che ringraziamo insieme a tutti gli altri amici.
• La sorella Giuseppina Armand Ugon in Lausarot ci ha lasciato all’età di 80 anni. All’anziano marito, ai figli e a tutti
i familiari la simpatia cristiana
della chiesa e nostra.
• E’ stato battezzato Patrick
Gönnet, di Mauro e di Monica
Importis; il Signore accompagni
con la sua grazia questo bambino e aiuti i genitori a mantenere le loro promesse.
«Il racconto di Peuw»
TORRE PELLICE — Una qua
rantina di sorelle dell’Unione
femminile sì sono riunite per
assistere alla presentazione del
libro di Molyda Szymusiak « Il
racconto di Peuw, bambina cambogiana » da parte di una socia,
incontro che ha consentito di
riflettere sui drammatici avvenimenti di quella regione.
mai venuta
Prima di ipotizzare un consiglio delle chiese
cristiane occorre affrontare problemi specifici
• Domenica 10 gennaio il culto vedrà una colletta speciale a
favore deH’opera della CEVAA.
• Sempre domenica, nel pomeriggio alle ore 15, presso la Casa unionista, la Società missionaria organizza un incontro col
pastore Guy Subilia, missionario svizzero incarcerato dal governo sudafricano per l’appoggio dato al popolo nero.
• La comunità si è raccolta
per esprimere la propria cristiana simpatia ai familiari di Ernesto Levi Eynard, deceduto
all’età di 88 anni.
Sul n. 5111987 de «L’Eco del
Chisone », il giornale della diocesi di Pinerolo, troviamo in prima pagina una notizia ambigua.
In un trafiletto non firmato, viene
data la notizia della recente costituzione in Francia di un «Consiglio delle chiese cristiane»: si tratta invece di chiese e non delle
chiese, come erroneamente scrive
L’Eco del Chisone! La differenza
non è di poco conto, perché il Consiglio vuole rimanere aperto ad
altre chiese cristiane che in questo momento, per un motivo o
per l’altro, non si sentono ancora di fame parte. Ma il Consiglio esprime anche la consapevolezza di non rappresentare la
totalità della cristianità francese. Lo caratterizzano dunque umiltà ed apertura, attesa e speranza. Ma di tutto questo non
c’è traccia nell’articolo de L’Eco
del Chisone.
Una seconda osservazione: il
giornale dice che fanno parte del
Consiglio cattolici, protestanti,
ortodossi e successivamente ne
menziona i componenti. La sorpresa è grande: troviamo che ne
fanno parte una serie di pastori protestanti, ben noti al nostro
ambiente e a noi cari, più alcuni prelati cattolici. Ci aspettavamo di trovare menzione delle
chiese che ne fanno parte, e invece troviamo delle « autorità ».
La cosa può andare bene per
un cattolico, per cui ciò che conta è il vescovo; ma non può andare bene per un protestante, per
cui ciò che conta è l’assemblea.
Perché L’Eco del Chisone ignora così grossolanamente quella
che è l’ecclesiologia protestante?
Perché colora di cattolicesimo la
realtà delle chiese protestanti
francesi?
Le intenzioni dell’Eco del Chisone sono abbastanza palesi. Dopo aver riportato la notizia, aggiunge un breve commento che
cito testualmente: « Una iniziativa del genere è stata proposta
dalla CEI [Conferenza Episcopale Italiana'], ma al Sinodo Valdese la proposta è stata disattesa ».
Siamo alle solite: non siamo
abbastanza ecumenici, siamo
chiusi, arroccati nel nostro splendido isolamento, ecc. ecc. Quanto è stato fatto in Francia potrebbe essere realizzato anche
qui in Italia, se solo noi valdesi
(e metodisti) fossimo un tantino più ecumenici. Sembra quindi che L’Eco del Chisone riporti la notizia che riguarda le chiese francesi come un pretesto per
darci lezioni di ecumenismo.
A quanto mi risulta la CEI
non ha mai fatto un passo ufficiale, così come darebbe ad intendere L’Eco del Chisone. Monsignor Abiondi ha a suo tempo
scritto una lettera ad un professore della nostra Facoltà di teologia. Ma non si trattava di una
lettera ufficiale della CEI. Comunque quanto scritto da Monsignor Abiondi è stato preso in
seria considerazione. So che se
n’è parlato nell’ambito del Consiglio della Federazione delle
Chiese Evangeliche, che a mio
modesto giudizio è la sede più
idonea per una cosa del genere.
Ma in Federazione sono subito
emersi anche grossi problemi. Se
il protestantesimo italiano non è
conte quello francese, anche il
cattolicesimo italiano non è come quello francese: su questo
penso che L’Eco del Chisone sarà d’accordo con me. Sono molti anni ormai che il Papa non
sta più ad Avignone, ma si è
trasferito a Roma, e questo complica enormemente le cose!
L’Eco del Chisone non dice
(forse perché non lo sa, o forse
perché la giudica una questione
marginale) che, quando nell’ambito della Federazione s’è discusso della proposta di Mons. Abiondi, è anche stato osservato che
non si poteva giungere alla costituzione di un Consiglio di (o
delle) chiese cristiane in Italia,
partendo da zero. Sarebbe stato
opportuno avere preliminarmente degli incontri su una serie
di problemi specifici, come per
esempio l’ora di religione, i matrimoni misti, ecc. Come si sa,
su questi ed altri temi simili è
molto difficile dialogare, qui in
Italia.
Ma tutto questo L’Eco del Chisane lo ignora; non ne fa cenno; gli interessa soltanto dire
che il Sinodo Valdese disattende
le proposte della CEI.
Non credo che questo modo
distorto di presentare le questioni giovi alla causa ecumenica.
Luciano Deodato
Domenica io gennaio
□ ASSEMBLEA
CORALI VALDESI
'PINEÜOLO — Alle ore 15 presso
la Chiesa valdese si tiene l'Assemblea delle Corali valdesi.
Lunedì 11 gennaio ~
n INCONTRO PASTORALE
1- DISTRETTO
TORRE PELUiCE — Alla Casa Unionista, con inizio alle ore 9.15, si
tiene l’incontro dei pastori delle valli. All’ordine del giorno:
— meditazione biblica a cura del past.
H. Diekmann;
— « Le visite pastorali ■>, relazioni del
past. B. Rostagno e T. Noffke.
Giovedì 14 gennaio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — La prossima riunione
ha luogo presso la Comunità di S.
Domenico (Viale Savorgnan D’Osoppo 1), 'ore 20.45. Lo studio biblico si
svolge sul tema « Noi amiamo Dio,
perché egli per primo ci ha mostrato il suo amore» (1 Giov. 4: 191; introduce il prof. Marino Boaglio. Inoltre viene presentato, a cura del can.
G. Mercol, un audiovisivo dal titolo:
« Uomini di fronte alla morte ».
Domenica 17 gennaio
□ MATRIMONI MISTI
PINEROLO — A partire dalle ore
15, presso i locali della chiesa valdese di via dei Mille 1, si svolge il
2° incontro dell’88. « Che cosa le
coppie interconfessionali domandano
alle chiese. Il punto sulla ricerca.
Come incrementare i contatti con le
comunità valdesi e cattoliche »: questi
alcuni dei temi in discussione. Introduce una coppia mista.
n IN CIRCUITO
INCONTRO CONCISTORI
PERRERO — Alle ore 14.30 nel locali della chiesa valdese si tiene un
incontro dei concistori del III circuito
(Val Germanasca) sul tema « Il ruolo
del pastore nella vita della comunità ».
Introduce il past. Daniele Bouchard.
4
4
ecumenismo
8 gennaio 1988
UNA MISSIONE DEL CEC
S‘
m Î
fï?' ■
Il dramma di Haiti
Un gruppo di osservatori intemarionali ha visitato Haiti, per
incarico del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), durante
i giorni in cui avrebbero dovuto
svolarsi le prime elezioni democratiche dopo la caduta della dittatura. Abbiamo intervistato il
pastore battista Gioele Fuligno
(membro del Comitato centrale
del CEC), che ha fatto parte della delegazione.
Miseria e disoccupazione allordine del giorno - Mancano i servizi
pubblici, il potere è accentrato dai Duvalier - Il ruolo delle chiese
denza per il partito democratico
cristiano di Haiti, corrono dei
gravi rischi a causa del loro impegno per la democrazia.
Quale situazione politica e sociale avete trovato ad Haiti?
In poche parole, ho visto quanto non avrei voluto mai vedere
in vita mia in fatto di realtà
sciale. Miseria, fame e incredibili luoghi adibiti ad abitazione
•coprono gran parte del territorio. Altissima la percentuale di
■disoccupazione. Chi lavora lo fa
per salari bassissimi, che non
coprono il costo reale della vita.
Non ci sono scuole statali né
ospedali statali. Scuole e ospedali sono gestiti da privati o dal
le chiese: i primi servono per la
borghesia al potere, il 10% della popolazione, i secondi sono
luoghi caritatevoli che servono
il 90% della popolazione. Il paese esce da una lunga e terribile
dittatura, dunque le strutture politiche, i partiti sono ancora ad
un livello embrionale. La famiglia di Duvalier, malgrado l’esilio, sembra conservare ancora
buona parte del potere, questa
volta in alleanza con la classe
militare.
Qual è la situazione delle chiese evangeliche?
Con la caduta di Jean Claude
Duvalier all’inizio dell’anno scorso le chiese evangeliche hanno
sentito la necessità di contribuire allo sforzo comune della so
cietà haitiana che si apprestava
a stabilire un regime democratico. Così hanno immediatamente
dato vita ad una federazione che
cc>mprende quasi tutte le denominazioni evangeliche; tra queste i battisti sono tra i più numerosi. Oggi l’influenza protestante è notevole nel paese per
la grande espansione delle chiese. Quasi il 25% della popolazione è proitestante, secondo le stime ufficiali. Le chiese evangeliche sono maggiormente presenti
nelle campagne, dove svolgono,
oltre che l’evangelizzazione, anche un’opera sociale notevole.
Ma non potrebbe essere altrimenti, visto lo stato di miseria
del popolo.
Qual è il loro contributo al
processo democratico?
E’ notevole. Infatti sono state,
insieme alle comunità di base,
fra i primi a combattere contro
il regime di Duvalier, e tra i primi a chiedere delle riforme democratiche per tutto il paese. Il
loro impegno è visibile su tutti
i fronti, dalla partecipazione alla
costruzione di un pensiero che
riformi lo stato sociale in favore del popolo, alla partecipazione al governo del paese, alla partecipazione alle elezioni democratiche nel paese. Infatti molti seggi, nelle città e nei villaggi, avevano sede negli unici luoghi pubblici reperibili, e cioè le chiese. Oggi
le chiese, e soprattutto alcuni uomini guida come il pastore metodista Allain Rocourt e Rosny
Desroches, predicatore laico metodista, e Silvio Claude, pastore
battista e candidato alla presi
Quale contributo possono dare le chiese italiane?
In questo momento difficile e
tracco per i nostri fratelli in
Haiti, noi dobbiamo fare tutto
quanto è possibile e immagin;:bile per aiutarli. Non solo con
la preghiera, che resta il mezzo
fondamentale, ma anche con la
denuncia politica deU’inerzia di
tutte le potenze occidentali di
fronte ai massacri e agli omicidi. Inoltre le chiese possono fare pressione, con l’aiuto del Consiglio ecumenico delle chiese, affinché la vita di molti nostri pastori, fratelli e sorelle, sia salva
in questo periodo, in cui certamente s’instaurerà il terrore in
Haiti.
(nevi
Il tema: le finanze nella chiesa è sempre stato tm argomento cenerentola: durante le assemblee di chiesa se ne parla con molta serietà ma c’è sempre anche tma certa aria di imbarazzo; perfino in sinodo, malgrado i tentativi di molti di dare importanza al mercoledì, in cui
si parla di finanze, questo argomento passa in secondo piano rispetto a quelli che
fanno notizia o cultura.
INCONTRO CEVAA A LUSAKA
Finanze delle chiese
Un’occasione rara e molto formativa
per dibattere i problemi delle strutture finanziarie della chiesa è stata offerta da un incontro di cassieri, organizzato
dalla CEVAA nello scorso mese di ottobre s Lusaka. nello Zambia, al ouale
hanno partecipato rappresentanti delle
chiese evangeliche dello Zambia, del Lesotho e della chiesa valdese, oltre al segretariato della CEVAA.
La ricchezza appartiene a Dio - L’organizzazione delle diverse chiese - La partecipazione alla vita della comunità
presupposti della gestione del denaro
nella chiesa. Si è preso atto che la prassi
della cosiddetta « tassa ecclesiastica » è
una realtà limitata a poche chiese, le
quali sono in procinto di riesaminare la
propria situazione, per varie ragioni,
non sempre dipendenti dalle loro scelte.
Qualcuno ha notato che le chiese che
ora sono le più ricche per aver adottato
quel sistema, non avendo sviluppato una
consapevole partecipazione personale dei
loro membri di chiesa, diventeranno improvvisamente le più povere...
L’argomento dell’incontro era molto
generico; si trattava del primo incontro
del genere e si voleva dare spazio ad un
confronto ampio e franco sui problemi
finanziari delle chiese, senza indirizzare
subito la discussione su problemi specifici.
sia giunta ad affermare il principio che
la gestione del denaro nella chiesa è
In realtà una questione tipioamentc teologica e non esclusivamente pratica, come apparirebbe dalle nostre assemblee
di chiesa. Dalla riflessione biblica si è
passati quindi ad esaminare problemi
concreti.
La ricchezza della chiesa
è un dono di Dio
Sono emersi alcuni spunti interessanti; vorrei ricordarne almeno quattro.
Il momento decisionale
dell’assemblea
L’uomo: rappresentante
nella gestione
Il primo aspetto, emerso immediatamente, riguarda il ruolo del denaro nella chiesa. Dopo la lettura di alcuni brani biblici, in particolare quello di I Cronache al capitolp 29, dove è riferito il
discorso-preghiera di Davide in occasione della inaugurazione del tempio di Gerusalemme, è stato ribadito il concetto
che la ricchezza appartiene a Dio soltanto e che le offerte dei credenti sono un
restituire a Dio ciò che gli appartiene,
per la sua gloria. Certamente ai tempi
di Davide era più facile comprendere il
concetto che la ricchezza è di Dio; i
riferimenti diretti ai beni della natura e
ai frutti della terra facilitavano questo
collegamento; ciò è più difficile per noi,
abituati al nostro modo di concepire il
lavoro, il senso di proprietà e lo stesso
concetto di ricchezza legato alla produzione di cartamoneta, di conti correnti
bancari, tutte convenzioni create dall’uomo.
Di qui è disceso il secondo elemento
qualificante dell’incontro dei cassieri. Tutte le delegazioni hanno fatto una breve
presentazione dello schema organizzativo della propria chiesa; e la scoperta
rallegrante, forse per alcuni scontata, è
stata quella di verificare che tutte le chiese adottano un modello organizzativo
molto simile. Infatti, in tutte le chiese, il
momento decisionale più importante è
e rimane sempre la comunità locale, in
cui le assemblee decidono i livelli di contribuzione sulla base delle indicazioni
date dall’organo di coordinamento, definito normalmente ’’esecutivo”, che nella chiesa valdese corrisponde alla Tavola. Il sinodo delle chiese rappresenta il
momento della decisione collegiale di
tutte le chiese; solo per questo fatto esso è importante, e non già perché rappresenta un « vertice decisionale » nell’ambito delle chiese. Per completare il quadro, in tutte le chiese esiste un
organo di controllo, con mansioni un po’
differenziate tra le varie realtà, che nel
caso della chiesa valdese è rappresentato dalla commissione d’esame.
Accettato dunque il concetto espresso,
ne discende che l’uomo non può essere
proprietario della ricchezza della terra,
ma solo rappresentante di Dio nella sua
gestione. Con l’aiuto di altri testi, si
è poi esaminato come non sta ammissibile, per il credente, accumulare ricchezze per se stesso, come nel caso della parabola del ricco stolto, ove la ricchezza,
segno della benedizione di Dio, degenerando, si tramuta in maledizione, e l’accumulo di ricchezza si trasforma in desiderio di potere.
Da questi semplici flash, si comprende
come la riflessione del gruppo di lavoro
Siamo ormai talmente abituati a ragionare in termini che ci sono stati tramandati dal passato che essi non sono
più per noi motivo di riflessione. Ma dobbiamo riconoscere che il modello organizzativo descritto nei suoi elementi più
evidenti — definito abitualmente « presbiteriano », cioè basato sulla responsabilità affidata ai concistori nelle chiese
locali — riflette nella vita pratica delle
chiese un pensiero teologico fondamentale, che è quello di sviluppare la partecipazione responsabile di ciascun membro di chiesa alla vita collettiva; non
possiamo dimenticare che questo è un
fatto differenziatore peculiare tra le chiese di derivazione riformata rispetto ad
altre forme di chiese cristiane. La gestione del denaro nella chiesa ha dunque
un alto contenuto teologico.
Il terzo aspetto della riflessione del
gruppo di studio è state quello della
partecipazione dei membri di chiesa alla
vita della comunità sull’aspetto finanziario; a questo riguardo, è stato sottolineato ancora ima volta il fatto che la
ricchezza della chiesa è un dono di Dio
e che quindi non è compito della chiesa
svolgere azioni che producano ricchezza, anche se questa può essere utilizzata
per il bene comune; in alti© parole, la
chiesa non può trasformarsi in impresa, neppure nel suo modo di organizzarsi.
Su questo fronte tutte le chiese presenti hanno rilevato gli stessi problemi:
la difficoltà di informare i membri di
chiesa sulle necessità finanziarie, la dipendenza economica dalle chiese estere
più ricche, l’importanza teologica e pratica di contrapporre la faticosa partecipazione personale alla facile possibilità
di accettare sovvenzioni statali.
Si è parlato allora di « decima », cioè
della decima parte del raccolto migliore
che doveva essere messo da parte per
Dio; i riferimenti biblici su questo argomento sono tanti. Il gruppo di studio
è stato molto interessato alla proposta,
che si sta sviluppando nella chiesa valdese, del 3% del proprio reddito come
base per la contribuzione: esso è stato
visto come un esempio concreto di attualizzazione del concetto di « decima »,
rapportato alle reali esigenze della chiesa oggi: non che si voglia ancorare la
contribuzione di fratelli ad una percentuale fissa; potrebbe però essere un esercizio utile per tutti analizzare quanto
si spende per la casa, per il vestiario,
per il tempo libero, per il risparmio, per
la chiesa, eccetera; probabilmente ci si
accorgerebbe che c’è ancora spazio per
raggiungere la percentuale del 3%.
La preoccupazione maggiore è stata
rivolta al problema della dipendenza
economica dalle altre chiese più ricche.
La solidarietà fraterna tra le chiese è
una realtà che si basa sull’esperienza
della chiesa primitiva; ciò nonostante è
stato sostenuto il principio che una chiesa responsabile deve poter almeno pagare 1 propri pastori e bilanciare le varie necessità; si tratta di un processo
lungo che deve essere affrontato con
molta serietà.
Circa la possibilità di accettare sovvenzioni da parte dello stato, è stato ravvisato un grosso rischio dal punto di vista teologico, tale da mettere in crisi i
Le opere nei paesi
in via di sviluppo
Il quarto ed ultimo aspetto che è stato affrontato durante l’incontro di Lusaka ha riguardato il ruolo delle opere;
è stato un accenno soltanto che mi ha
permesso di fare alcune riflessioni. Le
opere della chiesa nascono per rispondere a bisogni fondamentali dell’uomo;
non nascono né per prestigio né per potere. Uno specifico delle opere della chiesa deve essere il servizio, reso nella prospettiva dell’incontro con l’altro neil’attesa del Regno di Dio che viene; se questo specifico viene a mancare, non ha
più senso mantenere in vita un’opera,
anche se il servizio reso è il massimo
possibile sul piano tecnico-scientifico.
Questo pensiero, che mi ritorna sempre
più spesso alla mente, mi si è rafforzato
proprio durante rincontro con altre realtà ecclesiastiche e dopo aver visitato due
scuole e un ospedale appartenenti alla
Chiesa Unita di Zambia (in quell’ospedale ha lavorato per decenni la dott.ssa
Olga Villa, membro della chiesa valdese, lasciando un ricordo molto vivo ed
apprezzato).
Nei paesi in via di sviluppo le opere
della chiesa si situano in un processo di
sviluppo e di investimento in cui è evidente l’incontro con l’altro, nello spirito
di servizio prima ricordato. Sempre più
difficilmente ciò accade nei paesi europei, forse per mancanza di motivazione,
forse per il fatto contingente che lo stato, con le sue strutture, entra con sempre maggiore peso nei settori una volta
tipici della solidarietà delle chiese, con
motivazioni ed obiettivi diversificati, al
punto che la chiesa non esprime più, come dovrebbe, le sue istanze di fede e di
servizio. Nella discussione che si è aperta
aH’intemo della chiesa valdese sulla diaconia « pesante » e « leggera », mi sembra che, neH’ambito di quest’ultima, bisognerebbe sviluppare un elemento innovatore di diaconia « della parola », nel
senso proprio di ricercare rincontro con
l’altro nell’attesa del Regno di Dio. Ma
questa è una riflessione tutta da incominciare.
Insomma, dall’incontro di cassieri di
Lusaka, organizzato dalla CEVAA, si è
sviluppata con prepotenza la consapevolezza che parlare di finanze e di denaro
nella chiesa significa parlare della fede
della chiesa nella parola di Dio. La discussione non può dunque considerarsi
conclusa così; ora bisogna portare la
riflessione nelle chiese locali.
Andrea Ribet
A'-'
5
8 gennaio 1988
obiettivo aperto 5
RAPPORTO FAO PER IL 1987
Traboccano ì granai, ma la fame resta
Si accentua sempre di più il divario tra paesi ricchi e paesi poveri nel mondo - Siccità e calamità naturali complicano una situazione già resa difficile dagli interessi dei produttori e dall’influenza dei termini di scambio
Un anno controverso, il 1986,
per Fagricoltura mondiale. Secondo il rapporto stilato dalla
Fao, l’agenzia specializzata delle
Nazioni Unite, i Paesi in via di
sviluppo hanno potuto realizzare
buoni raccolti di generi alimentari, mentre i grandi produttori mondiali hanno provveduto a
ri\ edere i loro ammassi eccedentari, che pure restano molto alti.
Ma a questa specie di euforia
per aver rimpolpato o ridimensionato i granai ha corrisposto
la iattura che da anni ormai accentua la povertà delle nazioni
po\ ere, quelle con un’economia
piettamente agricola orientata
aH’esportazione di prodotti considerati nomalimentari. Tali generi hanno sofferto su entrambi i
fronti; fattori meteorologici hanno tagliato i raccolti e, nonostante tutto, i prezzi sui mercati
mondiali hanno conosciuto un
costante declino.
Innanzitutto è fondamentale
una precisazione. Dal 1945 ad oggi, salvo due eccezioni, vale a
dire il 1972 e il 1983, anni di
drammatica siccità per l'Africa,
la produzione alimentare mondiale è sempre aumentata. E il
1985 era stato uno dei più felici
periodi di vacche grasse. Lo scorso anno invece il balzo in avanti
si è un po’ attenuato: 2 per cento in più e un montante complessivo di cereali pari alla quantità record di 1.860 milioni di
tonnellate. I Paesi in via di svihipno deH’Africa, dell’Asia e del
Medio Oriente hanno contribuito in misura più che prcporzionale alla crescita del prodotto
(2,9“ò). Cina e India hannO' realizzato un buon raccolto, quello
di Pakistan c Turchia è stato
eccellente e addirittura da record sono state le annate di Nigeria, Marocco, Sudan e di numerose nazioni del Sahel. La siccità ha martoriato invece le già
collassate agricolture di Etiopia
e Mozambico, dove la fame ha
mietuto nuove vittime.
In Occidente le cose sono andate diversamente. I Paesi che
da anni accumulano abbondanti
surplus di prodotti agricoli hanno aggiustato il tiro nelle loro
politiche economiche, realizzando una significativa diminuzione
del prodotto. Gli Stati Uniti hanno ottenuto tagli addirittura del
IO”!) nei raccolti di cereali e la
Comunità europea del 5%.
Nell’Europa socialista e in Unione Sovietica gli incrementi di
produzione hanno superato ogni
ottimistica previsione (6%), compensando le minori disponibilità causate dai ridimensionati raccolti dei Paesi capitalisti.
Nella gran parte delle nazioni
africane e asiatiche l’incremento della produzione alimentare è
stato tanto più significativo in
quanto ha superato la massiccia
e costante crescita demografica.
Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, i raccolti hanno fatto segnare aumenti del 3%, contro
uno sviluppo stimato della popolazione pari al 2,3%.
Anche nelle nazioni più industrializzate, comunque, nonostante il calo della produzione, la
disponibilità accatastata nei granai è aumentata. Nel 1986, altri
80 milioni di tonnellate di cereali sono stati stoccati, portando
l’ammontare globale immagazzinato a 400 milioni di tonnellate,
vale a dire il 24% delle necessità mondiali di un anno. Secondo
la Fao un corretto livello di
stock, tale da garantire la sicurezza alimentare mondiale, non
dovrebbe superare il 18%. Le
scorte di frumento sono aumentate del 3,5%, facendo registrare livelli record.
Sul fronte dei prezzi si è rea
lizzata una certa continuità. I
surplus accumulati li hanno costantemente spinti verso il basso, obbligando i grandi produttori a realizzare di volta in volta politiche di supporto con sovvenzioni ai propri agricoltori. Nel
mondo industrializzato, caratterizzato da grandi eccedenze, è
tuttora in corso un grande dibattito sugli usi alternativi delle produzioni agricole alimentari. Ma anche se le lobby agrarie
vantano una certa potenza ed influenza sulle sfere decisionali di
coloro che istituzionalmente adottano le politiche economiche
dei rispettivi Paesi, lo scontro
è tra titani. Gli interessi in gioco sono molti. Altri settori, come ad esemnio quello dell’energia, possono chiudere un occhio
vedendo confluire aiuti statali al
settore primario, ma non intendono vedersi surclassare da « esperimenti », come quello dell'etanolo, che li danneggerebbero in
maniera irreversibile. Negli Stati Uniti, dove il drappello dei
produttori agricoli è un vero e
proprio esercito di agguerriti
« viet-com », la sperimentazione
e lo spazio lasciati al mondo
agricolo sono maggiori che in
qualsiasi altra parte del mondo.
La loro opposizione potrebbe far
cadere, o almeno renderne difficile la vita qualsiasi governo.
Gli scambi intemazionali sono
stati ampiamente influenzati dal
problema del debito estero dei
Paesi in via di sviluppo. L’indebolimento della domanda proveniente dal Terzo Mondo ha dato una botta finale alle già disastrate economie Dovere e bloccato il processo di redistribuzione delle disponibilità agricoloalimentari mondiali. Nella gran
parte delle nazioni non industrializzate, più di un quarto di tutti
gli introiti da esportazioni sono
utilizzati per pagare il servizio
sui prestiti ottenuti. In Africa,
questa voce raggiunge anche un
terzo ed in America Latina addirittura la metà. L’effetto più
immediato è Timpossibilità da
parte dei Paesi martoriati dal
debito di beneficiare dell’eccezionale riduzione dei prezzi di gran
parte delle materie prime sui
mercati intemazionali. Di conseguenza le importazioni di cereali
nei Paesi in via di sviluppo sono aumentate solo in maniera
marginale durante tutto il 1986,
tanto più che il miglioramento
Elementi naturali
e fattori
economici
determinano
la fame net
Terzo mondo.
dei raccolti in gran parte del
Terzo Mondo ha reso meno dram
LA PRODUZIONE AGRICOLA MONDIALE (In milioni di dollaril 1982-86
1982 1983 1984 1985 1986
Paesi in via di sviiuppo a economia di mercato
Africa 44.766 43.624 44.868 48.252 49.788
America Latina 100.438 100.360 103.793 108.150 106.191
Medio Oriente 40.102 40.188 40.248 42.044 44.060
Estremo Oriente 133.664 144.035 147.759 152.105 155.078
Altri 964 938 1.007 1.029 1.068
Totale PVS a economia di mercato 319.936 329.145 337.672 351.580 356.185
Paesi asiatici a economie pianificate 142.567 151.371 163.070 162.988 170.308
Totale paesi in via di sviluppo 462.503 480.516 500.742 514.568 526.493
Paesi sviluppati a economia di mercato
Nord America 156.823 134.915 153.164 161.284 155.822
EurO'pa Occidentale 156.912 154.928 162.951 159.537 160.364
Oceania 17.961 20.431 19.891 20.474 20.258
Altri 24.501 23.885 24.808 25.575 25.318
Totale paesi sviluppati 356.197 334.159 360.814 366.969 361.762
URSS e Est Europa 161.111 165.612 168.972 168.836 176.287
Totale paesi sviluppati 517.308 499.771 529.785 535.805 538.049
Totale mondiale 979.811 980.287 1.030.526 1.050.373 1.064.524
Grande tensione nei mercati
L’agricoltura e gli equilibri
commerciali mondiali sono stati,
per molti versi, capovolti da decisioni ed eventi verificatisi nel
1986. L’agguerrita competitività,
resa obbligatoria da produzioni
in eccesso e da prezzi in ribasso, ha polarizzato e istimolalto allo « scontro frontale » sia i
governi nazionali che gli organismi sovranazionali.
Nel dicembre del 1985, gli Stati Uniti scesero in campo varando il « Farm Security Act »,
che introduceva misure destinate a migliorare la competitività
del Paese nelle esportazioni agricole. Poco dopo si attrezzò anche il Canada, prima con un
programma di crediti agevolati
e poi con un progetto vero e
proprio di aiuti destinati a favorire la produzione e darle il
necessario respiro commerciale
internazionale.
Nella stessa epoca Spagna e
Portogallo entrarono a pieno
diritto nella Comunità europea,
stravolgendo gli equilibri esistenti a danno degli Stati Uniti, che
videro svanire, con amarezza e
non senza vendette, una fetta di
loro fedeli mercati, progressivamente inglobati in un’organizzazione multinazionale con cui da
tempo erano in atto vertenze
commerciali. La Spagna infatti
dovette adattarsi ad introdurre
tasse sulle importazioni di mais
dai Paesi non-comunitari ed il
Portogallo venne sollecitato a
moltiplicare i suoi acquisti di
cereali dalla Comunità. Il tutto
ovviamente sottintendeva una
deviazione di risorse, di cui beneficiavano gli Stati Uniti, verso
'l’interno dell’Europa.
Poi fu la volta della Svezia,
che alzò considerevolmente gli
stanziamenti per facilitare le
proprie vendite all’estero. In
coda, ma con grande efficacia, si
pronunciò la Comunità europea,
che si mosse con i piedi di un
gigante, individuando un nuovo
meccanismo di montanti compensativi da affiancare alle sovvenzioni già operanti.
Se l’Occidente si mostrò agguerrito, molti Paesi in via di
sviluppo non furono da meno.
L’Argentina, ad esempio, colse
un’occasione al balzo e lasciò
gli Stati Uniti con un palmo di
naso: mentre Washington temporeggiava, alzando il prezzo,
per colmare con il proprio grano i granai deficitari dell’Unione
Sovietica, Buenos Aires firmò
un contratto quinquennale di
fornitura con Mosca, migliorò i
rapporti commerciali con il Perù e diede un taglio netto ad
ogni genere di tasse sulle esportazioni.
Ma anche l’Urss non stava
tranquilla. Preoccupata per l’eccessiva dipendenza dall’estero e
soprattutto dal nemico naturale, gli Stati Uniti, si impegnò
con più insistenza nella « battaglia del grano », ottenendo discreti risultati. Nella campagna
1986-87, il raccolto di cereali e
leguminose balzò a 210 milioni di
tonnellate, ottimo traguardo se
paragonato alle previsioni pur
ottimistiche di 192 milioni di
tonnellate e alle produzioni dei
cinque anni precedenti che non
avevano mai superato i 180 milioni di tonnellate. I detrattori
sostengono che il successo sovietico sia semplicemente da attribuire ad una buona annata.
I sostenitori replicano invece
che si tratta dell’avvio di un
trend in salita che caratterizzerà i raccolti sovietici da qui al
Duemila. Un fatto è certo: una
ritrovata , almeno parziale, autosufficienza sovietica porterà
grande tensione in casa americana. Tutti i produttori occidentali saranno costretti, e già lo
sono anche se in misura più
contenuta, a trovare nuovi sbocchi, fuori dal settore alimentare, dove convogliare i propri
raccolti.
' V- ■
matica la necessità di acquistare
all’estero. Questa distorsione causa però -il continuo allontanamento da una buona ripartizione del prodotto: le necessità di
migliorare le diete alimentari restano invariate in tutti i Paesi
poveri, mentre i granai delle nazioni ricche rischiano di scoppiare.
A questo si aggiunge anche la
sostanziale riduzione delle quote di generi alimentari che l’Occidente ha destinato agli aiuti
alimentari. Le donazioni in cereali per il 1986-87 sono stimate
in 10,2 milioni di tonnellate, di
cui il 60% con destinazione TAfrica, il 26% l’Asia e il 13% TAmerica Latina. Nonostante le cifre
sembrino piuttosto elevate, equiparate a quelle del 1984-85 appaiono piuttosto modeste. In quel
biennio, caratterizzato dalla « crisi africana », gli aiuti ammontarono a oltre 12,5 milioni.
La redistribuzione della produzione attraverso gli scambi commerciali è stata ostacolata, come avviene del resto da una ventina d’anni, anche dai termini
di scambio, lentamente e costantemente orientati a discapito delle nazioni povere, ad economia
agricola da esportazione. Ad esempio, i prezzi del caffè sono
colati a picco, così come si sono ridotti quelli del cotone e del
cacao. Solo quelli del tè sono
rimasti relativamente invariati.
Questo fattore ha ulteriormente
ridotto le capacità di acquisto
dei Paesi del Terzo Mondo. Oltretutto, il 1986 ha fatto registrare raccolti di prodotti agricoli
non alimentari tutt’altro che soadisfacenti. Un calo simile, pari
all’8%, si era registrato soltanto nel 1970. In alcuni Paesi il
crollo della produzione è stato
addirittura spettacolare: si avvicina al 17% nell’America Latina
e al 23% nel Nord America.
I raccolti in caduta libera hanno colpito soprattutto il cotone,
il tè e il tabacco e la siccità in
Brasile ha praticamente decimato la produzione di caffè. Al contrario si sono mantenuti piuttosto elevati, dopo il leggero calo
verificatosi nel 1985, la domanda e il commercio di prodotti
forestali. L’ottimismo riguardo a
questo settore è comunque fuori
luogo. Da anni ormai la Fao lancia disperati appelli per salvare
le foreste tropicali da uno sfruttamento indiscriminato che prosciugherà ben presto le disponibilità mondiali di tali prodotti,
con danni incolmabili soprattutto per l’ambiente.
6
6 valli valdesi
8 gennaio 1988
CEVAA
ADAGINE PROVINCIA-PICCOLA INDUSTRIA
Visita del
missionario
Guy Subiiia
Il missionario Guy Subiiia. la
cui famiglia è originaria delle
Valli, sarà con noi dal 9 al 18
gennaio per parlarci della sua
lunga esperienza nel Lesotho ed
in Sud Africa. In particolare ci
porterà delle notizie di prima
mano sui problemi dell’apartheid.
,L’anno scorso, in occasione del
Soweto-Day, il missionario SubiUa è stato incarcerato assieme
alla maggioranza dei responsabili delle chiese, rimanendovi una
ventina di giorni.
Questo il programma della visita:
— Sabato 9: Torre Pellice, scuole domenicali e catechismi;
— Domenica IO: mattino Bobbio
Pellice, culto; pomeriggio Torre Pellice, incontro comunitario;
— Lunedì 11: incontro pastorale a Torre Pellice; sera a Pinerolo;
— Martedì 12: Agape; sera Prali;
— Mercoledì 13: Perrero;
— Giovedì 14: Villasecca;
— Venerdì 15: San Germano (asilo e incontro comunitario);
— Sabato 16: Pomaretto, scuole
domenicali e catechismi;
— Domenica 17: Angrogna.
Ci rallegriamo molto di questa
visita che ci permetterà di vivere la nostra « Domenica della
CEVAA » in modo più concreto
e reale.
r., c.
Quale formazione
per gli anni ’90?
I fabbisogni professionali in rapporto alle innovazioni tecnologiche e commerciali - La necessaria collaborazione con l’ente pubblico
E’ stata presentata, nel corso
di una conferenza stampa, la ricerca svolta congiuntamente dalTAssessorato provinciale alla formazione professionale e dall’ApiTorino sul fabbisogno di profili
professionali nelle piccole e medie imprese.
La ricerca, effettuata in più di
cento aziende di piccole e medie dimensioni con interviste dirette, ha permesso di tracciare
l’evoluzione, nell’arco dell’ultimo
biennio, dei fabbisogni professionali nelle imprese minori in relazione alla innovazione tecnologica, commerciale, organizzativa.
Le imprese intervistate appartengono al settore meccanico-metallurgico e chimico gomma-plastica. Questi i principali dati emersi: l’occupazione è aumentata di
circa il 2% tra il 1983 e il 1986;
oltre 600 nuove assunzioni sono
state effettuate negli ultimi due
anni — in prevalenza giovani
tra i 19 e i 24 anni con un titolo
di studio sipesso superiore all’obbligo scolastico (36% qualificato,
24% diplomato) —; la maggior
parte delle assunzioni ha riguardato l’area produttiva.
Per il futuro, in progettazione
sono destinati ad aumentare:
progettisti, tecnici di laboratorio,
tecnici di programmazione elettronica (PLC), tecnici controllo
qualità, analisti di organizzazio
ne, addetti aH’industrializzazione
del prodotto, tecnici programmazione-avanzamento lavori, preventivisti « chiavi in mano ».
NelTarea commerciale cresceranno: tecnici addetti alle vendite, addetti all’amministrazione
commerciale, addetti marketing,
addetti all’assistenza clienti.
Nell’area amministrativa: analisti programmatori, addetti EDP,
contabili con conoscenze informatiche.
Alcune imprese prevedono la
necessità di figure di tipo tradizionale (carpentieri in ferro, tornitori, fresatori, alesatori), che
saranno difficili da reperire. A
tutti sarà richiesta una conoscenza di base di informatica (programmi operativi, più che linguaggi).
L’assessore provinciale Morgando ha sottolineato che « la
Provincia ha collaborato con l'Api
a questa ricerca per prepararsi
allo svolgimento dei nuovi compiti di programmazione e gestione previsti dal piano pluriennale della formazione professionale ». « L’Ente locale Provincia —
ha continuato — deve infatti affrontare il problema non solo
della quantità ma della qualità
della formazione professionale,
strumento forte della politica occupazionale, che esige risposte
immediate alle esigenze del siste
ma economico e dell'impresa. Solo con la. collaborazione tra l'ente pubblico che eroga e gestisce
formazione, le imprese con le
loro richieste di profili professionali e i centri per la formazione, sarà possibile dare queste risposte e favorire l’occupazione ».
« La ricerca — ha dichiarato
il presidente dell'Api Aurelio Cardella — è un fatto nuovo, frutto del lavoro fra due realtà, l’impresa e il settore pubblico, svolta utilizzando il metodo della
domanda diretta, metodo usato
raramente, che permette di conoscere la reale situazione dell’impresa e le vere esigenze degli imprenditori. L’indagine, effettuata
solo in piccole e medie aziende,
ha fornito dati rilevanti e in contraddizione con auelli spesso riportati dagli organi di informazione: le professioni più richieste infatti non sono sempre quelle destinate alle nuove tecnologie ma anche quelle considerate
obsolete (ad esempio i battilastra ecc.). L’Api — ha concluso
Cardella — intende organizzare
un osservatorio permanente, utilizzando i dati per dare risposte
concrete e avvalendosi della collaborazione con l’ente pubblico
e i centri di formazione che investono circa 100 miliardi nella
preparazione professionale dei
giovani ».
AIRASCA
MISURE PREVENTIVE
Natale al freddo Tatuaggio dei cani
Esasperate dal freddo e dalla
impossibilità pratica di ottenere
giustizia una trentina di famiglie, abitanti nel « condominio
Rosella » hanno occupato simbolicamente per ima mattinata,
il 4 gennaio gli uffici del comune.
La vicenda ha origine nella
primavera scorsa, quando l’assemblea del condominio aveva
assunto la decisione di passare da un sistema di riscaldamento centralizzato a gasolio
ad uno individuale a gas. Mentre
alcuni proprietari hanno poi eseguito i lavori, altri — in pratica l’immobiliare Rosella, che
è proprietaria della maggioranza degli alloggi — pensavano
che questa spesa dovesse essere
effettuata direttamente dagli inquilini. Alcuni di questi accettavano, loro malgrado, mentre
altri, per mancanza di denaro,
non riuscivano a far fronte alla
spesa (4 milioni) e si rivolgevano alla Pretura di Pinerolo per
ottenere che il proprietario effettuasse i lavori, come vuole la
legge.
Il pretore Pellis, il 19 dicembre scorso, emanava una sentenza secondo la quale la proprietà avrebbe dovuto riattivare gli
impianti centralizzati, ordinando anche ai vigili del fuoco di
sovrintendere alle operazioni relative.
Proprio questa parte dell’ordinanza pretorile dava però origine a conflitti di competenza
tra i vigili del fuoco e la USSL,
sostenendo i primi che la competenza era della USSL di Pinerolo.
Cosi trenta famiglie, che credevano di aver ottenuto giustizia, hanno dovuto passare le
feste al freddo.
Il Sindaco di Airasca, che aveva messo a disposizione durante
la giornata le scuole comunali
per i ragazzi di queste famiglie
perché potessero stare al caldo,
ha ora deciso di denunciare
la proprietà alla magistratura,
per inadempienza delle ordinanze pretorili e comunali sulla
questione.
Gli inquilini hanno però poche speranze di veder passare
l’inverno con un minimo di riscaldamento e sono profondamente sfiduciati nei confronti
delle istituzioni pubbliche.
Salvatore Romano, sindacalista del Sicet, il sindacato inquilini, che ha assistito le famiglie
al freddo è invece un po’ più
ottimista: « La manifestazione
in comune — afferma — è servita a smuovere TUSSL di Pinerolo che ha inviato un suo tecnico per vedere il da farsi. Il
tecnico ha constatato che non è
più possibile riattivare rimpianto centralizzato; alcuni proprietari, infatti, hanno tagliato i tubi del vecchio impianto e ci
sono perciò rischi di allagamenti.
Di fronte a questa nuova situazione ci siamo rivolti nuovamente al Pretore perché modifichi la sua ordinanza nel senso di ordinare ai proprietari la
costruzione dei nuovi impianti
a gas. Se i proprietari non dovessero adempiere a questa nuova ordinanza, gli inquilini dovrebbero essere autorizzati ad
eseguire loro stessi i lavori e
ad essere rimborsati trattenendo mensilmente una somma, fino alla copertura della spesa ».
La parola passa dunque nuovamente al Pretore di Pinerolo,
il quale dovrà prendere le sue
decisioni già nel corso della
prossima settimana. Nel frattempo il Pretore penale ha già
ricevuto le denunce penali contro i proprietari che non hanno
adempiuto alle precedenti ordinanze. G. G.
Già da alcuni anni, la comparsa della rabbia silvestre in alcune zone del Piemonte e della
Valle d’Aosta, rilevata su volpi
morte, ha notevolmente allarmato il Servizio sanitario regionale,
che ha predisposto alcune contromisure ritenute indispensabili: la vaccinazione di tutti i cani presenti in alcune zone particolarmente a rischio e l’istituzione di una anagrafe canina a
livello regionale, con identificazione dei soggetti tramite tatuaggio.
Quest’ultima misura serve per
identificare il cane e quindi è
Senz’altro un mezzo per evitare
il randagismo, in quanto consente l’immediata individuazione
dei proprietari di cani smarriti.
La lotta al randagismo rappresenta una misura sanitaria importante, in quanto ostacola la
diffusione di malattie, e frena
anche Tinselvatichimento dei randagi.
L’iscrizione dei cani all’anagrafe regionale deve essere effettuata presso il Comune di residenza entro il terzo mese di
età dell’animale, o comunque entro il terzo mese di detenzione
da parte di un proprietario. L’operazione di tatuaggio, obbligatoria e gratuita, viene effettuata dai Seivizi veterinari delle
USSL competenti per territorio
e consiste nelTimprimere sulla
parte interna della coscia destra,
con un dermografo, un codice
di identificazione. L’operazione è
completamente indolore, tuttavia, in casi di soggetti meno docili, può essere necessario l’intervento con un sedativo, la cui spesa va a carico del proprietario
dell’animale. Al termine dell’operazione, viene rilasciato un certificato dell’avvenuto tatuaggio,
copia del quale deve essere con
segnato al Comune; gli uffici comunali rilasciano a loro volta
un documento recante generalità del possessore, alcuni dati sul
cane ed infine il numero di codice tatuato sul soggetto.
Nelle USSL delle valli Pellice,
Chisone e Germanasca il servizio sta prendendo corpo: a Porosa Argentina dovrà entrare in
funzione nei prossimi mesi un
ambulatorio, in vai Pellice le
operazioni sono iniziate nel Comune di Angrogna dove, dopo
adeguata informazione mediante
il bollettino comunale, sono stati già tatuati 265 cani, cifra sicuramente elevata, ma va considerato che nei nostri piccoli
centri montani, spesso caratterizzati da case o borgate sparse, la presenza di questi animali assolve a funzioni che vanno
al di là della semplice compagnia.
11 servizio va ora avanti negli altri Comuni ed il prossimo
intei'essato dovrebbe essere quello di Villar Pellice, mentre altri
non hanno ancora individuato
una .sede adeguata per ospitare
rambulatorio. Queste operazioni
hanno impegnato negli scorsi
mesi due veterinari, che ultimamente si sono ridotti ad uno
« per la solila carenza di personale », dicono gli appositi uffici.
Vale for.se la pena, ribadita
l’obbligatorietà e la gratuità del
servizio, di ricordare che i proprietari o detentori di cani che
non ottemperino a questa disposizione regionale sono passibili
delle seguenti sanzioni amministrative pecuniarie, fatta salva la
denuncia all’Autorità giudiziaria
qualora il fatto costituisca ulteriori reati: lire 133.335 per omessa iscrizione all’anagrafe canina;
lire 80.000 per omesso tatuaggio.
P.V.R.
Seminario
WWF
PINEROLO — La sezione pinerolese del WWF propone un
seminario, « Wilderness », per
operatori naturalistici; si tratta
di quattro incontri che si terranno presso l’auditorium di
corso Piave, a Pinerolo, nei
prossimi venerdì, a partire dal
15 gennaio, alle ore 20.30.
Il seminario fornirà informazioni sulla storia del nostro pianeta, sull’inquinamento, sulla
gestione del territorio, sui parchi e sulle riserve, sulle leggi e
sulla loro applicazione, sulle
possibilità di studio, lavoro ed
hobby a contatto con la natura, ecc.
Il costo di iscrizione per le
quattro serate è di 20.000 lire;
terminato il seminario, verranno
pubblicate dispense riassuntive
sugli argomenti trattati.
Difficile soluzione
per la crisi
PINEROLO — E’ di difficilissima soluzione la crisi politica
che si è aperta al comune con
l’uscita dalla Giunta dell’assessore PRI Drago. Sulla carta DC,
PSI, PSDI dispongono ancora
dei numeri (23 su 40) per poter
proseguire l’esperienz*. amministrativa, ma resistenza di oppositori interni (2 nella DC e 2
nel PSD rende impossibile questa soluzione.
Una parte della DC (quella legata alla Coldiretti) sembra perciò disposta a ricercare una soluzione con un accordo col PCI locale, cosa che garantirebbe una
larga maggioranza in Consiglio e
che metterebbe la Giunta al riparo dai franchi tiratori interni.
Il PSI richiede, per accettare
questa proposta, l’assegnazione
di 4 assessorati (-)- 1 rispetto alla situazione attuale) o, in alternativa, la poltrona del sindaco.
Se questa proposta venisse accettata, la DC dovrebbe rinunciare ad alcuni assessori a favore
del PCI e la cosa indebolirebbe
ulteriormente la compattezza del
gruppo consiliare. C’è poi l’opposizione a questa soluzione della segreteria provinciale democristiana.
Il PCI non si è ancora ufficialmente pronunciato ed ha convocato per mercoledì prossimo una
riunione per vedere il da farsi.
La posizione che sembra prevalere in casa comunista è però
un’altra: fare un tentativo per
dare un governo alla città che
prescinda dalla DC (sulla carta
PC, DP, PSDI, PSI, PLI e indipendenti contano 22 voti), ma
le difficoltà programmatiche da
superare per mettere d’accordo
questi gruppi sono notevoli.
Al LETTORI
A causa delle festività questo numero — il primo dell’anno — esce con solo 8 pagine. Il prossimo sarà a 16
pagine, e conterrà un inserto
di 4 pagine relativo all’indice dell’anno 1987.
Il n. 3 sarà anch’esso a 16
pagine, con un inserto di 8
pagine dedicato alla « questione meridionale ».
Chi volesse prenotarne copie può telefonare entro lunedì 18 gen. allo 011/655278.
Costo per copia dell’inserto
L. 500.
Da questo numero il costo
del giornale è di L. 800 la
copia.
7
8 gennaio 1988
valli valdesi 7
PINEROLO: COLLETTIVO BIBLICO
RACCONTO
%
il
Le grandi paure di oggi
t
Paure biologiche e ataviche - L’impotenza di fronte all’immensità e
il timore della fine del mondo - Mettere in discussione le certezze
Giovedì 10 dicembre 1987 c’è stato il primo incontro del Collettivo Biblico di Pinerolo, che raduna cattolici e valdesi intorno alla
Bibbia per un ascolto comune della Parola del Signore e per un confronto sui problemi degli uomini d’oggi.
Lo studio biblico sul tema «Dio è amore » {1 Gv. 4; 7-8) è stato
svolto da don Mario Polastro in riferimento ai seguenti testi: Geremia 31: 31-34; Salmo 145; Efesini 3: 14-21; Giovanni 17: 20-26. Dopo
lo studio biblico, la prof. Marcella Gay ha introdotto il tema: « Quali
sono oggi le paure che solo Famore di Dio può cacciare?».
Offriamo il testo, che Marcella Gay ha steso dopo la discussione
avvenuta nel Collettivo.
Quali sono oggi le paure che
solo l'amore di Dio può cacciare?
Senza nessuna pretesa di essere esauriente, mi pare di poterne di primo acchito individuare
quattro categorie principali.
1 - Quelle perenni, che tormentano l’umanità fin dalle origini. Contrariamente aH’opinione
di molti, personalmente io esiterei a mettere fra queste la morte, che penso susciti timore non
tanto in se stessa quanto nella
lacerazione che l’accompagna, sia
per chi se ne va, sia per chi resta. Anzi, spesso il non-essere è
r isto, e non solo da Giobbe ma
soprattutto da molti giovani del
nostro tempo, come un porto desiderato. La prima paura fondamentale, addirittura biologica, è
quella del dolore, sia fisico sia
morale, nostro o degli altri, in
modo particolare di chi ci è caro 0 degli innocenti. Proprio questo rifiuto del dolore porta tutti,
almeno per un attimo, alla ribellione ad un Dio capace di tollerarlo.
Accanto a questa vedrei, a dominare il nostro comportamento,
la paura de\\’in.sicurezza, nelle
sue varie forme: è un sentirsi
« nudi » in un mondo che può essere difficile, sconosciuto, pericoloso. Tale insicurezza è alla
base di molti comportamenti
egoisti, \ iolenti, ostili al prossimo.
2 - A questi timori atavici si
è aggiunto nel nostro tempo quello derivante dalle dimensioni ormai planetarie dei problemi: ab
biamo a disposizione i prodotti di
tutto il mondo, ma il prezzo da
pagare è che il controllo della
nostra esistenza ci sfugge di mano. Che senso ha il mio agire individuale, quando le massime decisioni politiche, economiche, culturali, di ogni genere, da cui dipendono la nostra vita quotidiana e la nostra stessa personalità,
sono prese in centri lontanissimi,
su cui non abbiamo praticamente alcuna possibilità di intervento efficace? E’ la paura dell’impotenz,a, anche qui sia materiale
che morale. E’ quanto segnalava già una ventina d’anni fa
Umberto Eco nel suo « Diario
minimo »: io vedo al telegiornale il bimbo somalo che muore di
fame, ma che cosa posso fare per
lui, se anche le somme offerte,
forse con sacrifici notevoli, rischiano di arricchire solo terzi
interessati che manderanno nel
terzo mondo i prodotti avvelenati che non riescono più a smaltire altrove?
Cernobyl è forse l’esempio più
evidente di questa impotenza totale, tanto più sconvolgente perché ci siamo scoperti incapaci
non solo di evitare il dramma
o di controllarne le conseguenze, ma perfino di accorgercene,
se altri non ci avessero avvertiti,
tant’è vero che in alcuni paesi la
gente è stata tenuta all’oscuro
di quel che avveniva. Ed è anche,
come altre volte nella storia delrumanità, la paura della fine del
mondo, dell’apocalisse imminente, mentre gli scienziati sembra
SOCIETÀ' DI STUDI VALDESI
Qualche precisazione
Il prossimo centenario del Rimpatrio sta suscitando, come si deduce
dagli ultimi numeri del giornale, non
poche apprensioni e qualche dibattito. Sui problemi di fondo sollevati da
Girardet occorrerà riflettere e discutere: su altri problemi minori ci preme invece fare subito chiarezza, per
evitare equivoci.
Il primo interrogativo sollevato da
una lettera al giornale concerne il
destino di Radio Beckwith. Attualmente sistemata nel Convitto, dove andrà
collocata, visto che nel progetto non
se ne parla? Gli architetti stanno ancora redigendo il progetto e la Tavola non lo ha ancora discusso, quello che l'inserto ha pubblicato è una
indicazione di massima molto generale e nessuno ha intenzione di cancellare questa attività.
Un secondo interrogativo è sollevato dal past. Coisson circa l'organizzazione del 15 agosto a Massello. La
relazione molto precisa che è stata
data dell'incontro a Massello metteva
in luce il fatto che c'è stato dibattito, e vivace, ma, posso rassicurare gli
amici del circuito, nessuna idea di
separatismi, anzi tutti i non massellini presenti, in particolare i fratelli di
Perrero, si sono dichiarati prontissimi a collaborare e la realtà del circuito è stata citata come un dato
acquisito e la prova della sua realtà
era proprio la festa del 15 agosto a
Lavai. Gli organismi burocratici che
da fuori rischiano di ¡gestire e da cui
difendersi non sono il circuito, ma
caso mai la SSV, il Comitato per il
Centenario.
La terza questione, del programma, è stata puntualizzata dal moderatore per quanto riguarda la data
del Sinodo, indicata per il 27 mentre
dovrebbe essere il 20. Anche qui si
tratta di una indicazione generale di
massima che permetta di lavorare
con una prospettiva, senza aspettare
all’ultimo momento. Gli organi competenti decideranno a suo tempo.
Giorgio Tourn
Viaggio
in Oianda
In considerazione dell’interesse suscitato dal viaggio organizzato dalla Società in Olanda nel
prossimo settembre ed in seguito alle molte richieste giunte, il
Seggio della Società ha deciso di
prevedere una riedizione del
viaggio stesso nella seconda
metà di settembre (16-25), qualora si raggiungano le 45 iscrizioni. Chi è interessato è pregato di prendere contatto con la
Società o col cassiere della
stessa (t. 932179, 91998).
Il Seggio
Natale
alla vecchia baita
no proporci solo due alternative:
o la violenza del disastro atomico, voluto o involontario, o la
lenta soffocazione deU’inquinamento a tutti i livelli; e molti di
loro si dichiarano convinti che
ormai abbiamo oltrepassato il
punto di non ritorno.
3 - C’è oggi un’altra angoscia,
che mi pare diffusa soprattutto
fra i giovani: la paura del condizionamento occulto o palese e della manipolazione genetica. Anche
evitando l’apocalisse, a che cosa
si ridurrebbe la dignità umana in
un futuro di bio-ingegneria, in
grado di decidere chi, come e
quando dovrà nascere, con quale sesso, quali genomi, quali caratteristiche? E il controllo può
essere esercitato sia prima della
nascita, sia in seguito, attraverso
le tecniche di allevamento, il cibo, l’istruzione, i messaggi subliminali, l’ipnosi collettiva e simili
altre diavolerie.
Senza arrivare a ipotesi fantascientifiche, non posso dimenticare la domanda ansiosa di un
mio scolaro: « Come sarò, una
volta adulto? Saprò resistere alle
infinite pressioni di una pubblicità che mi assedia a tutti i livelli?
Potrò essere me stesso, decidere, in piena coscienza e responsabilità, che cosa fare della mia
vita, dei talenti, pochi o tanti,
che Dio mi ha affidati? ».
I condizionamenti esistono da
sempre, ma oggi forse ne siamo
più coscienti che in passato.
Airinterno delle
nostre chiese
4 - Infine, scendendo dai
grandi temi esistenziali alla realtà spicciola dei quattro gatti riuniti qui stasera nel Collettivo biblico di Pinerolo, credo che dobbiamo, come credenti, affrontare
anche la paura di mettere in discussione le tradizioni, le espressioni e le forme specifiche della
nostra storia confessionale, che
ci sono umanamente care anche
quando dobbiamo ammettere difetti ed errori: ad esempio, per
una minoranza in diaspora, come
Israele, come i protestanti in Italia o i cattolici nei paesi nordici,
è più facile rimanere se stessi in
una netta contrapposizione frontale fra verità ed errore che in
un’atmosfera fraterna che pare
rendere superfluo lo scomodissimo « essere diversi » (il diverso
è scomodo, estraneo, sbagliato).
Se si trattasse solo di rinunziare alla propria identità culturale,
sarebbe una difficoltà superabile,
anche se con dolore. Ma la diversità può e, secondo me, deve essere non opposizione, ma utile
specificità complementare, per
cui cancellare le differenze o sottovalutarle sarebbe un rinunziare
alla propria vocazione specifica.
Per i cattolici le due paure più
grandi mi sembrano quella di
scandalizzare i fratelli più deboli
e quella di peccare d’orgoglio opponendosi alla gerarchia e rompendo l’unità della chiesa. Entrambe sono prove di amore per
i fratelli, ma rischiano di degradarsi a compromesso con la superstizione, a rinunzia alla testimonianza che ci è stata affidata.
Di fronte a tutti questi timori,
e agli infiniti altri che assediano
la nostra vita, l’amore di Dio non
ne elimina i motivi, spesso anche troppo reali, ma ci aiuta ad
affrontare i problemi con fiducia
in Lui, e questo ci permette di
non rimanere inerti, paralizzati
da una paura sterile e distruttiva.
Era la vigilia di Natale. Soffiava un forte vento di tramontana che spazzava via la poca
nwe caduta due giorni prima,
riempiendo gli avvallamenti del
terreno e scoprendo nuovamente le rocce ed i cocuzzoli ricoperti da radi fili d’erba ormai
secchi.
Ciò nonostante era stato programmato di risalire al natio
tetto e nessun ostacolo ci aimebbe impedito di rivivere una giornata fra le mura familiari dell’alpestre villaggio.
Vestiti e calzati in modo tale
da affrontare qualimque bufera,
sulle spalle uno zaino rigonfio
di ogni ben di Dio, lasciammo
la corriera e la strada provinciale e ci avviammo lungo il sentiero in salita che ci avrebbe
portato alla nostra mèta. I primi passi furono spediti; si aveva fretta di arrivare. Poi si assunse una andatura più consona alla gente che è per lungo
tempo vissuta in montagna. Bisognava fare i conti anche con
le folate di vento che, guarda
caso, invece di spingere alle spalle, c’impedivano di avanzare e
ci riempivano gli occhi di nevischio gelato.
Comunque, curvi in avanti, per
offrire meno spazio alle forze
avverse, un passo dopo l’altro,
giungemmo alla baita.
11 cuore batteva forte, vuoi
per lo sforzo prolungato (era
un’oretta che si camminava), vuoi
per l’emozione di ritrovarsi
fra le strette viuzze che ci avevano visto correre quando si giocava a rimpiattino e avevano
sopportato i nostri schiamazzi di
ragazzi pieni di vita e di allegria. Ecco, a due passi, il grigio
casolare dei genitori che riposano ormai da tanti anni nel cimitero pKjco distante.
Portai istintivamente la mano
in tasca per prendere la chiave
che ci avrebbe aperto la robusta porta fatta di assi di larice
del posto. La serratura cigolò
e così i robusti cardini arrugginiti.
I battiti del cuore si fecero
più forti. Aprendo la porta avrei
voluto rivedere ad accogliermi
papà e mamma, come mi accolsero reduce daH’ultima guerra.
In compenso entravano con me,
oltre alla mia consorte e a mia
figlia con il marito, due ragazzi
pieni di vita e di allegria che
avrebbero ridestato dal lungo
sonno le viuzze d’un tempo. Grazie a Dio la storia si ripeteva;
in formato ridotto, ma si ripeteva.
Resici conto che il gelido inverno l’aveva fatta da padrone
anche oltre il considerevole spessore dei muri di casa, si pensò
subito di accendere il fuoco nella vecchia ma ancora funzionante stufa di ghisa. Riscoprimmo
il buon profumo della resina
contenuta nei centenari ceppi di
larice e non resistetti alla tentazione di uscire per ammirare
la colonna di fumo che, appena
uscita dal comignolo, era preda
del vento che continuava a soffiare. Ero ritornato ragazzo. In
casa si metteva un po’ d'ordine,
mentre si pensava al pranzo. Era ancora presto, ma l’aria della montagna aveva più che mai
stuzzicato l’appetito!
Dopo un abbondante pasto, durante il quale l’irrequietezza dei
ragazzi fu messa a dura prova,
fu concessa a tutti piena libertà,
non senza le necessarie raccomandazioni.
Il pomeriggio fu comunque laboriosissimo. Consci che la natura va rispettata se vogliamo
da essa rispetto, invece di tagliare un giovane abete nella foresta vicina, cercammo un abete
adulto che ci diede, senza danno, due suoi rami che, adornati,
avrebbero supplito egregiamente
ad una giovane pianta. Ritrovati in un vecchio cassetto dei fili
argentati e qualche pallina dai
colori leggermente sbiaditi ma
ancora utilizzabile, in men che
non si dica faceva bella mostra,
in un angolo della grande cucina, un bellissimo albero di Natale. L’atmosfera che si era venuta creando aveva cancellato il
periodo di assenza dalla casa
avita. La gioia aveva saturato
l’aria contenuta fra quelle pareti, imbiancate un tempo, ma ormai annerite. La serata trascorse come le altre... da tempo passate. Canti, poesie, scenette... furono ricordati alla gloria del
bambino nato quasi duemila
anni fa e a notte inoltrata, dopo
avere rivolto uno sguardo che
andava, oltre le eccelse nostre
vette, verso un cielo terso e ricamato di stelle (il vento si era
calmato), andammo a dormire.
L’indomani sarebbe stato Natale; un Natale povero, ma ricco
nello stesso tempo. Povero, perché nel tempio del villaggio non
ci sarebbero state che sei persone, ricco perché lo spazio vuoto sarebbe stato ricolmo di ricordi, di cari ricordi...
e. t.
Il 25 dicembre 1987 ha terminato
la sua vita terrena
Adelina Cerrato
ved. De Angelis
Ne danno l’annuncio i figli e i nipoti.
Orsara di Puglia, 28 dicembre 1987.
Cinema
TORRE PELLICE — Il Cinema Trento
per il prossimo fine settimana, prevede la proiezione del film « Beverly
Mills cop II » con E. Munphy; primo
spettacolo: sab. ore 20, dom. ore 16.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 10 GENNAIO 1988
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I. 1 - Tel. 83904.
San Germano Chlsone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva a festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese),
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 10 GENNAIO 1988
Luserna San Giovanni; FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Luserna Alta - Telef. 90223.
Ambulanza ;
Croce Rossa Torre Pellice; Telefono 91.996.
8
ir
r.
li
pr
ri
8 fattí e problemi
Uno spazio
per essere zingari
Diritto al nomadismo e alla
sosta, corsi di formazione professionale, rilascio di licenze e permessi di competenza comunale,
assistenza sanitoria, ma soprattutto « (iccettazione/inserimento!
interscambio culturale (...) nella
società ospitante »... Sono queste
le più qualificanti fra le richieste espresse da un documento
dei Sinti niemontesi, illustrato
al Campo sosta per nomadi del
Sangone, alla periferia di Torino, in un incontro pubblico svoltosi il 19 dicembre scorso.
• Piemonte gli zingari sono
circa 8.000, di cui 5.000 Sinti (di
origine indiana, fomiti per lo più
di cittadinanza italiana, e di più
antico insediamento, dediti in
gran parte allo spettacolo itinerante e al commercio ambulante), e 3.000 « stranieri », provenienti in fasi successive dalla
Penisola Balcanica e in particolare dalla Jugoslavia (Rom). In
Italia i Rom, di nazionalità slava
sono 20.000 su 80.000 e i rapporti fra i diversi rami non sono
facili; le ragioni di ciò vanno
ricercate probabilmente nel cattivo semzio che alcuni comportamenti, tenuti da,parte di alcuni
Rom, portano alla causa comune dei nomadi: lo sfmttamento
dei bambini per l’accattonaggio,
il frequente ricorso al furto non
fanno che accrescere la diffidenza generalizzata della popolazione sedentaria, e di conseguenza
la tendenza al pregiudizio, se non
a comportamenti razzisti.
A livello istituzionale poi la
diffidenza si traduce in repressione, e i primi a fame le spese
sono proprio i Rom che, anche
per il caratteristico abbigliamento, sono qualificati come « zingari » tout court, anche se in alcuni casi sono in possesso della
cittadinanza italiana. In un promemoria dell’ottobre ’86 alTallora Sottosegretario di Stato Amato, l’Opera Nomadi, che da venti
anni si occupa degli zingari in
Italia, faceva rilevare come il
continuo cacciare i Rom dai vari territori comunali altro non
facesse che « spostare il problema da un Comune all’altro, stabilendo un clima continuo di persone braccate ». In particolare
l’Opera Nomadi contesta l'utilizzo del foglio di via, previsto dalla legge 1423 (27/12/56), che dice che possono essere diffidati
« gli oziosi ed i vagabondi abituali senza lavoro », così come
« coloro che (...) abbiano dato
luogo e diano fondati motivi di
ritenere che siano proclivi a delinquere ».
In una situazione, dunque, che
a livello statale è particolarmente rigida per i cittadini nomadi,
sono da auspicare gli intendenti
a livello regionale, come già è
stato fatto nel caso del Veneto,
del Lazio (ciò che non ha impedito epislodi di intolleranza a
Roma) e della provincia autonoma di Trento.
zi, ma anche « normali contatti
di attività e di vita con la popolazione locale ». Le recenti manifestazioni di Roma dovrebbero
far riflettere proprio su questo
punto. I due progetti dei gmppi consiliari prevedono anche la
creazione di un’apposita Consulta regionale, che comprenda anche rappresentanti degli zingari,
al fine, tra gli altri, di denunciare « eventuali episodi lesivi dei
diritti dei nomadi stessi » (DC)
e di promuovere « il mantenirnento, la tutela e la valorizzazione della cultura zingara » e sostenere « attività di ricerca per
la conoscenza di tale minoranza »
(DP). Da parte degli intervenuti
aU’incontro del Campo Sangone
è stato sottolineato che in ogni
caso una legge non può da sola
Alberto Corsani
8 gennaio 1988
TRA LEGGI NAZIONALI E REGIONALI
SERVITÙ’ MILITARI NELLA MURGIA
La terra:
per lavorarla in pace
Espresso da più parti I auspicio che i nomadi possano godere di diritti pari agli altri cittadini, pur mantenendo viva la loro identità
Poligoni, schieramenti di aerei e navi da guerra - Le responsabilità della giunta regionale
risolvere i problemi della minoranza zingara in Italia: occorre
che i Sinti (ma il discorso varrebbe per tutti) accettino alcune procedure (pratiche burocratiche, pagamento dell' elettricità) ma che anche le amministrazioni vengano incontro a tutte le richieste di collaborazione (per esempio non ostacolando o rallentando l'assegnazione
di licenze per la vendita ambulante). A queste condizioni sarebbe possibile, con il rispetto
reciproco delle diverse culture,
un rapporto positivo con i cittadini italiani sedentari ( « gagè » ),
interlocutori indispensabili al fine di una produttiva convivenza
a cui il razzismo resti alieno.
« La terra per lavorarla In
pace ». E’ il senso che si coglieva leggendo tra le righe della
marcia tenutasi da Gravina ad
Altamura il 19 dicembre, contro
l’installazione di poligoni militari nella Murgia barese. Donne
e uomini, braccianti e studenti
hanno così contestato la crescente militarizzazione del territorio pugliese, percorrendo 15
km. — la distanza tra Gravina
ed Altamura, i comuni direttamente coinvolti nel progetto militare —, cantando e scandendo
slogan di pace, di obiezione e
di smilitarizzazione.
La manifestazione è stata motivo di aggregazione di persone
e gruppi con cultura e ispirazione eterogenea: dalle chiese
battiste pugliesi alle AGLI e
Pax Christi, dalla PGEI alla
FOCI, da DP al PCI, dai Verdi
alla Coldiretti.
Tremila persone, che danne il
loro contributo di testimonianza per una effitura della pace,
sono il segno di una sempre
più netta sensibilità dei pugliesi a questo tema. Del resto la
Puglia, negli ultimi anni, ha visto aumentare la presenza di
potenziale bellico sul proprio
territorio:
— schieramento di Tornado alla base di Gioia del Colle (i
Tornado sono aerei da 50
miliardi di lire, a largo raggio di azione, capaci di trasportare ordigni nucleari);
— portaerei Garibaldi a Taranto e progetto di ampliamento del porto militare della
stessa città;
— numerosi poligoni permanenti e polveriere.
Questo processo di militarizzazione della Puglia è solo il
riscontro particolare di qualcosa che sta avvenendo in un
contesto più generale: 21.000 miliardi di spesa nel bilancio di
previsione 1988 del Ministero
della Difesa e la missione nel
Golfo a tutti i costi sono espressione della politica rambista e
muscolare del Governo.
Nella vicenda pugliese, non
mancano le responsabilità da
parte della Giunta Regionale:
— nel 1980, l’Amministrazione
Militare chiedeva 5.000 ettari
in località Torre di Nebbia,
per rinstallazione di un poligono militare permanente;
— nel 1983, la Giunta e il Consiglio Regionale esprimono
parere favorevole alla utilizzazione dei poligoni di Torre di Nebbia, Parisi Vecchia e
Madonna del Buon Cammino (questi ultimi non esplicitamente richiesti dall’A.M.),
per im’area di 15.000 ettari.
La gente della Murgia sente
sulla propria pelle il pericolo
di una situazione che soffocherebbe o^i diffusione di una
cultura di pace e che ucciderebbe il territorio.
Pasquale lacobino
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Franco Giampiccoll
Le tre proposte di legge regionale in Piemonte (presentate nel
corso degli ultimi due anni dai
gruppi consiliari democristiano
e demoproletario e dalla stessa
Opera Nomadi) sono concordi
nel prevedere le richieste avanzate dal documento dei Sinti piemontesi; emerge poi dalla proposta deirOpera Nomadi la necessità che i campi non ospitino
etnie diverse, e soprattutto che
l’ubicazione dei campi stessi non
sia « isolata, ma inserita in un
quartiere cittadino » per permettere non solo l’accesso ai servi
L’abbonamento ’87 è scaduto i
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