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Anno 1^0 - n.
25 dicembre 1987
L, 700
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
LA SFiDA DELL’AiDS Ai CREDENTi
La mafia è un fenomeno complesso, fortemente radicato nella
società, org'anizzato con grande
coerenza ed ampiamente esteso
a livello intemazionale, che va
combattuto con grande determinazione, e a tutti i livelli. Questo
significa che la valutazione sull’esito del maxi-processo di Palermo deve innanzitutto evitare e
respingere i tentativi di far pensare che una sentenza giudiziaria
(di primo grado, per giunta!),
seppure di così grande portata
nel numero e nella qualità, possa rappresentare la sconfitta
della mafia.
Questa sentenza è, in quanto
avvenimento giudiziario, di importanza storica e rappresenta,
per la logica e la metodologia
che vi sono sottese, una svolta
rivoluzionaria.
Occorre chiarire che tutti gli
altri aspetti del fenomeno mafioso, che concorrono a sostenerlo e a perpetuarlo, sono ancora
oggi intatti, ed anzi forse si accrescono: si accrescono la disgregazione e le fasce di marginalità
nelle grandi città siciliane; è ancora debolissima la presenza di
una cultura statuale e di una
coscienza civica, a causa dei limiti di elaborazione politica nei
diversi partiti; si estende il ruolo
negativo di mediazione e controllo clientelare dell’accesso al denaro pubblico da parte della classe politica di governo attraverso la pubblica amministrazione;
in ultimo, ma non infine, esiste
ancora un vertice della «cupola », e questa è, a detta degli stessi investigatori, sicuramente in
fase di ricostituzione.
Non si può però sottacere che
il « processo » rappresenta validamente una nuova cultura giuridica che rende « corposa »,
comprensibile, individuabile e
quindi condannabile la mafia, nel
rispetto delle leggi dello Stato, e
contro ogni tentativo di polverone massimalistico, del tipo « tutto è mafia », con la conseguente
conclusione che nulla è mafia;
ed è anche un segno della possibilità di risposte efficaci dello
Stato.
Questo processo può essere
considerato come un « buon
punto di partenza » verso traguardi perseguibili con l’apporto delle diverse articolazioni della società.
Non tutto può essere scaricato sul « giudiziale », ed è perciò necessario allargare le aree
di lotta, attivare circuiti culturali e democratici, con il coinvolgimento delle istituzioni e deUe
pubbliche amministrazioni locali.
Questa volta, però, bisognerà
individuare e realizzare interventi che possano incidere in profondità e alimentare le aspettative
appena nate. Tale opera è tanto
più urgente perché le attuali condizioni politiche e socio-economiche ( disoccupazione intorno al
20%, ingovernabilità della Regione e delle amministrazioni locali, meccanismi addomesticati di
spesa pubblica) possono costituire il terreno adatto per la
riorganizzazione « quo ante » della mafia e per l’arruolamento
della manovalanza criminale.
Il Centro Diaconale «La Noce»
Il Natale di Patty
Come si vive il (dramma dell'AIDS? - L’iniziativa di una chiesa luterana di New York e la possibilità di un incontro umano sul piano della fede - In USA i malati saranno 270 mila nel 1991
La storia che sto per raccontare è vera. La protagonista è Patty; una bella ragazza con un sorriso appena
accennato, capelli corvini e.
due grandi occhi neri che si
illuminano in un viso stranamente pallido. L’ho conosciuta ieri nel corso di una
festa di Natale. Nel grande
salone dove risuonano Lì note di « Jingle Bell » c’è molta confusione, pacchi natalizi e odore di cucina. « Tra poco inizia il culto — annuncia il past. Gensel — e dopo
avremo la cena ». Sono già
stato altre volte in questa
chiesa luterana al 169 di Lexington Avenue. Mi introdusse un suo membro, il dott.
Kenneth Bonnet, di antiche
origini valdesi, neuropsieologo alla New York University.
In questa chiesa multifunzio
nale e costruita nel 1977, che
architettonicamente è parte
di una delle numerose torri
del potere del centro di .Manhattan, hanno suonato Duke
Ellington e Andrés Segovia,
hanno parlato politici come
Arthur Schlessinger o i senatori Edward Kennedy e Paul
Simon. Ogni giorno per il
lunch time (l’ora del pranzo)
c’è un concerto jazz di due
ore. Paghi due dollari, ti
mangi il panino con la coca
cola e ti ricarichi spiritualmente.
Il pastore luterano accende le candele sull’altare e mi
confida il segreto di questa
congregazione: « essere tradizionalisti nella fede e aperti al mondo ». Personalmente, il pastore trova la dottrina dei due regni di Lutero
inadatta per i problemi del
2000. Ma questo è un altro
discorso.
Oggi c’è un culto speciale,
vi partecipano più di 200 persone, per lo più giovani; il
culto è breve. Un messaggio
fortemente biblico sul significato della venuta di Cristo,
canti, preghiere. Dopo la cena, preparata da un gruppo
di volontari della comunità,
c’è lo scambio dei regali, discorsi vari, applausi.
Accanto a me, Patty. «Sono
appena uscita dall’ospedale
dopo nove settimane, questo
incontro natalizio mi aiuta a
tirare avanti ». Patty ha
l’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita). Suo
marito è morto due anni e
mezzo fa per la stessa malattia. « Ci bucavamo tutti e
due. Poi lui se ne è andato; —
racconta Patty — sono rima
NATALE
Uautentico spirito natalizio
« E Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito
mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Perché ecco, da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, poiché U Potente mi ha fatto grandi cose. Santo è il suo nome; e la sua misericordia è di generazione in
generazione per quelli che lo temono. Egli ha operato potentemente col suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore; ha tratto giù dai troni i potenti, e ha innalzato gli umili; ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a vuoto i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servitore, ricordandosi deUa
misericordia, di cui aveva parlato ai nostri padri, verso Abraamo
e verso la sua progenie per sempre» (Luca 1: 46-55).
7 bambini ce l’hanno comunque, gli adolescenti spesso lo respingono, gli anziani lo cercano,
per lo più inutilmente. Mi riferisco al senso del Natale. Da
me, pastore, ci si aspetta questo spirito, nello stesso modo
come altri preparano i loro dolci natalizi. Così sono sempre alla ricerca della ricetta giusta.
Ed effettivamente l’anno scorso
l’ho quasi trovata.
L’occasione era propizia. Partii per Gauting e mi recai nella
strada dove ero cresciuto. Aveva nevicato. Mi aprii la strada
lungo lo steccato, come in passato. Li c’era ancora la betulla,
la massa scura della vecchia casa, la siepe di tuia e là, nell’oscurità della notte dicembrina,
la foresta. Tutto era invariato,
anche il silenzio. In questa atmosfera avrebbe dovuto sorgere
il sentimento di allora. Ma non
c’era il profumo di neve, né di
abete. La betulla era poco appariscente e la casa era buia; non
c’era luce nell’atelier, che mio
padre aveva abbandonato tanto
tempo fa. Il buon Dio del presepio era ormai lontano. Il mio
Dio era diventato un altro. E
sì, ero cresciuto e la ricetta natalizia si faceva impulso sentimentale. Non ero più quel piccolo nano d’allora, in mano ad
un gigante, tra foreste minacciose. Così dissi a me stesso con
aria di sfida ed ebbi un lampo
di genio. Mi rannicchiai nella
neve. Ancora troppo alto! Mi sedetti per terra. Sopra di me, enormemente alta, si ergeva la
betulla. Nel giardino di fronte
vidi ad un tratto strane colline
ed ombre, e la casa che si innalzava come un castello in un
cielo lontano. Il mio naso urtò
contro i rami della siepe, sentii
l’odore del legno e vidi le orme
di un uccello.
Eccola qui, la mia ricetta di
Natale: « essere piccoli è bello »!
Più vicino alle cose, agli animali
ed alla grande mano che ti accompagna e ti protegge. Dio
sembrava tornato onnipotente.
Mi assalì di nuovo quell’antico
sentimento di dipendenza dal divino. Ebbi un attimo di panico.
Il cane del vicino abbaiò. Era
lo stesso che mi aveva inseguito quella volta? Me, il piccolo,
che avevano appena rimprovera
to a scuola? Rabbrividendo mi
alzai; non volevo più essere piccolo in un mondo di giganti, di
despoti imprevedibili e di colpi
del destino. Per carità, non questo sorriso che dovrebbe rabbonire i grandi. « Essere piccolo è
terribile », mi dissi, e modificai
la mia ricetta in: « fatti piccolo,
qualche volta». Ma poi cosa succede? Un senso di vertigine, talvolta uno scendere in basso e
un cadere, poi ancora un rialzarsi e uno stare in piedi? Evviva i piccoli, abbasso i grandi?
Lentamente, tornai indietro per
la stessa strada cantando qualcosa, come allora, per esorcizzare la notte buia, il cane temuto,
il quadro di Hitler a scuola, il
tormento dei comipagni. Sì, quella volta ho vissuto in prima persona Augusto e Giuseppe, potenti e deboli, quasi come appartenessi al presepio. Lì Maria mi ha
cantato un inno contro la morale dei prepotenti e megalomani, e con lei, il popolo ebraico.
Il bambino che è in me non ha
dimenticato quell’inno di Natale
che racconta dello scambio tra
grandi e piccoli. La ricetta del
sentimento natalizio, terribilmente bello e autentico, che tradotto esattamente dice: « L’anima
mia magnifica il Signore » e,
abbreviato: Magnificat. E messo
in pratica: cambia una volta tanto con il bimbo che è vicino a
te, in te, o in qualsiasi posto si
trovi la tua Betlemme. Se ti
vengono le vertigini, e se vedi
tutto capovolto, allora ci sei quasi; al Natale!
Jùrg Kleemann
sta sola per molto tempo a
lottare contro il mio crollo
fìsico. Condivido ogni tanto
con un compagno che è nelle
mie stesse condizioni quella
vita che mi resta da vivere.
Ma in genere vivo da sola ».
La stanza che la ospita è
quella di un piccolo hôtel
del Bronx dove nessuno sa
della sua malattia « altrimenti — aggiunge Patty — mi
butterebbero fuori. Ricevo
una pensione di 400 dollari
al mese, il resto per arrivare
alla fine del mese lo mettono
amici e parenti ». « Ho avuto
una vita difficile, un divorzio,
altre difficoltà, mi sono gettata nell’alcool e, più tardi,
nell’eroina. Da più di due anni convivo con una malattia
mortale ». Quando hai saputo... « Sì, quando ho fatto il
test e ho saputo la verità credevo di impazzire. Ma dopo
una prima lunga disperazione — continua Patty — ho
imparato a lottare contro la
malattia. Ho visto amici ed
amiche morire depressi; perché ormai avevano deciso di
morire. Io, soprattutto da
quando vengo in questa chiesa, — si organizza ogni settimana un incontro tra malati di AIDS e gente sana —
mi sento più forte. E sono
molto più serena di prima ».
Ogni martedì le sale del
tempio luterano della Lexington Avenue si aprono per i
malati di AIDS. AU’inizio dieci-venti persone; oggi 200 e
una trentina di nuovi malati
chiedono di poter partecipare a questi incontri. Il pomeriggio inizia con sedute di riflessioni, yoga, conversazioni,
a cui fa seguito una cena con
i membri di chiesa. Chi vuole, può rifornirsi di frutta e
verdura fresca e di vestiario
usato (la devastazione dell’AIDS porta infatti a rapide
perdite di peso).
La maggioranza dei malati
di AIDS è povera, è gente
spesso rifiutata dalle loro
stesse famiglie, gente che vive in genere con la magra
pensione che passa il governo. Un opuscolo pubblicato
dal Dipartimento della Sanità di New York suggerisce a
chi ha dei dubbi sui contatti
sessuali non protetti, che ha
avuto dalla seconda metà degli anni ’70 ad oggi, di sottoporsi ad un test. C’è una
Giuseppe Platone
(continua a pag. 12)
2
2 commenti e dibattiti
25 dicembre 1987
L’OPINIONE DELLO PSICOLOGO
Perchè la violenza?
Un processo originato dalla difesa rispetto alla richiesta di mutamento delle proprie abitudini - Il problema particolare dei minori
La violenza introduce nei rapporti umani un elemento di interruzione e di rottura di un equilibrio emotivo e, quindi, un comportamento che ha i caratteri
della patologia, in quanto distruttivo ed involutivo. La questione è di riuscire a capire come mai questi comportamenti
involutivi vengono fuori, e perché si realizzano con maggiore
frequenza verso i minori e che
cosa ci sia dietro a un comportEimento involutivo che ha come
matrice la violenza. Per riuscire
ad affrontare questi problemi mi
servo di alcuni esempi.
Il primo è quello del rapporto interpersonale. Quando è che
una persona organizza i rapporti interpersonali all'insegna della negazione e del rifiuto dell’altra persona, quindi all’insegna della violenza? Quando l'altra persona pone dei problemi
che vanno ad intaccare la sua
identità personale oppure la sua
identità psicologica o culturale.
Uno dei casi più eclatanti è il
razzismo. Quando questo comportamento violento si scatena
con maggiore intensità? Quando
un individuo nero pone a un individuo bianco una questione di
identità e, nel porgli questa questione di identità, gli chiede un
cambiamento radicale di come
lui si è costruito il suo modo
di pensare attorno agli altri e
al mondo.
Da questo punto di vista, il
comportamento violento è una
difesa da una richiesta di mutamento radicale delle proprie abitudini consolidate. È' una richiesta di cambiamento del proprio modo di vedere il mondo o
di concepire il rapporto interpersonale. Se poi, in secondo luogo,
guardiamo ai minori, quando è
che si scatena il comportamento violento verso di loro? Quando il minore chiede all'adulto di
rivedere il suo modo di concepire i rapporti interpersonali, in
maniera da tenere conto del punto di vista del minore. I grossi
contrasti che producono violenza si verificano quando il ragazzino rivendica la propria personalità, il proprio modo di vedere le cose, la propria concezione dei rapporti sociali e umani,
e l’adulto, al contrario, non è
portato ad ascoltarlo. E’ più portato a troncare la discussione
o a porre in maniera oppressiva il suo punto di vista e, sulla
base dell’esperienza consolidata,
impone al ragazzo un modello
di comportamento che per il ragazzo stesso è improntato alla
violenza. Tanto è che molti adolescenti usano questa trappola
psicologica per colpevolizzare i
genitori proprio nel momento in
cui il genitore gli impone un
modello di comportamento che
è il suo, adulto, e che non tiene
conto dei bisogni del ragazzo che
sta crescendo. Quindi c’è, in prima istanza, nel comportamento
violento, questo meccanismo di
rifiuto e di negazione dell’altra
persona, e di rivendicazione del
proprio modo di vedere il mondo come unico possibile e immaginabile. Quindi un atteggiamento selettivo che esclude qualsiasi altra possibilità di interazione.
Accanto a questo meccanismo
della negazione e del rifiuto, che
comporta rallontanamento, ce
n'è un altro, che è quello della
paura. Cioè, in fondo, il comportamento violento, proprio perché
esprime in maniera distruttiva il modo di pensare di una
persona, nasconde uno stato d’animo e una emozione che è quella della paura. Da questo punto
di vista molto spesso, se si fa
l’analisi logica dei comportamen
ti violenti, si scopre che sono
condotti alla insegna della irrazionalità, nel senso che l’elemento costitutivo del comportamento violento non è la coerenza logica oppure l’analisi reale e coerente. Soprattutto nei rapporti
tra adulti e bambini, e tra genitori e figli, non è l’analisi fredda della situazione, ma il prevalere di uno stato emotivo sull’elemento razionale e conoscitivo che dà luogo a questa noncomprensione della realtà. Cosicché l’adulto si difende molto
spesso dicendo: « Non capisco
p>erché mi sono comportato così ». E una volta superato lo
stato emotivo dell’ira, l’adulto
riprende in mano le redini del
problema e si chiede: « Come mi
è potuta capitare questa situazione? ». C’è quindi questo elemento sottostante alla paura che
non va sottovalutato. Ad esso va
abbinato un altro modello, che
è quello culturale, dove prevale
l’immagine del comportamento
violento come quello che ha una
maggiore risonanza sociale.
Così si parla di questi problemi solo in occasione di episodi
molto eclatanti. Il ragazzino che
compie un furto al grande magazzino ormai non fa più notizia, nel senso che quel tipo di
comportamento violento è già
stato assorbito dal modello culturale. Qggi fanno più notizia i
comportamenti violenti legati alla droga o alle aggressioni sessuali. Si sviluppa pertanto un
modello culturale che da una
parte sollecita nella persona la
difesa dalla violenza, e dall’altra
parte stimola in alcune persone
la ricerca della violenza, perché
solo in tale modo esse possono
costruire un’immagine di sé che
abbia valore.
Questo modello culturale non
è sviluppato soltanto dentro il
processo educativo, nel rapporto
tra genitori e figli, ma è un modello culturale che si trova nei
mass media, nei giornali, alla
radio, alla televisione, nello spettacolo, cioè in tutte quelle manifestazioni che permettono la
rappresentazione del fenomeno
senza che ci sia il coinvolgimento diretto della persona. Perché,
se si fa caso, quando ci troviamo di fronte a episodi di violenza, non è mai il protagonista che parla o dice perché
si è comportato in una certa maniera, quale è la storia personale che lo ha spinto a comportarsi così, ma sono gli altri che cercano di commentare l’episodio
e, attraverso il commento sui
fatti, non fanno ciltro che strutturare i rapporti sociali in maniera tale che chi rifiuta o fugge dal comportamento violento
si sente normale, e invece l’altro, che ha un comportamento
violento, diventa una persona
anormale e deviante. Su questa
dimensione culturale si organizza un altro fattore, che è quello
educativo-formativo, il quale prevalentemente accetta il comportamento violento come momento di integrazione nel gruppo sociale di appartenenza.
Giuseppe De Luca
TRADIZIONE O EVOLUZIONE?
Quale Maria?
Si ridimensiona l’aspetto di mediatrice e si
dà più spazio alla figura descritta dai Vangeli
In seguito alla proclamazione
dell’anno mariano hanno avuto
luogo ultimamente un po’ dovunque tavole rotonde, conferenze,
riflessioni sulla figura di Maria
nella Bibbia e nella storia della
Chiesa.
Dagli incontri ai quali ho avuto occasione di partecipare ho
ricavato l’impressione che, nonostante la tradizionalissima posizione in materia dell’attuale pontificato, sia in atto in campo cattolico (e non solo sui fronti più
« avanzati ») una notevole evoluzione.
I pellegrinaggi ai santuari, la
credenza nelle varie apparizioni e
simili vengono considerate espressioni della pietà popolare
da comprendere e in certo modo scusare per rispetto delle anime semplici, evidentemente da
non condividere sul piano teologico. (Ma non sarebbe più autentico il « rispetto » se si aiutasse
la gente a capire e a crescere?).
Si ridimensiona inoltre la concezione di una Maria mediatrice e
se ne studia la figura in riferimento più alla sua posizione quale emerge dai Vangeli, che non
al cliché abituale di creatura angelicata, dispensatrice di grazie
ecc. Nel dibattito seguito alla
conferenza di un padre della nota comunità di Bose, all’obiezione « protestante » che i recenti
dogmi dell’immacolata concezione e delTassunzione in cielo di
Maria non possono in alcun modo trovare un sia pur lontano
fondamento nella Bibbia, il pa
dre in questione rispose che i
dogmi vanno considerati delle
formulazioni « aperte ». Aggiunse
inoltre che, come esiste una lettura fondamentalista della Bibbia, ne esiste altresi una fondamentalista dei dogmi. In sostanza non si tratterebbe più di fossilizzarsi sul significato letterale
delle parole, ma occorre in questo caso intendere le medesime in
senso simbolico o come prefigurazione e parabola del destino
proprio di ogni credente in Cristo. Questa svolta, che si presenta come radicale e che mi sembra alimentare speranze e attese
di ulteriori evoluzioni positive in
tanti fratelli cattolici, mi lascia
tuttavia perplessa.
Mi sembra che in questo modo
non si stia imboccando la strada
giusta. Nello spirito dell’esortazione del Signore (« Sia il vostro
parlare: si, si; no, no ») ritengo
che non si dovrebbe forzare il
senso dei dogmi in questione ma
avere il coraggio di denunciarne
l’infondatezza e la « non evangelicità ». Non mi aspetto certo un
pronunciamento di questo tipo
a livello ufficiale, ma ritengo che
la ricerca e il confronto debbano
proporsi il riconoscimento degli
errori compiuti — dalle vare parti, s’intende — e non la faticosa
reinterpretazione e giustificazione degli stessi. Solo su questa
base si può sperare di contrapporre allo sterile « aggiornamento » delle posizioni, un vitale
processo di rinnovamento.
Mirella Argentieri Bein
AUGURI
E’ Natale. Tempo di auguri ed anche di riflessione sul significato della
nostra esistenza. Ci piace fare — insieme ai tipografi, ai correttori di bozze, ai collaboratori che durante tutto
quest’anno ci hanno aiutato in questo
nostro lavoro — gli auguri ai nostri
lettori rileggendo insieme queste parole :
« Ecco il mio servo, io lo sosterrò
il mio eletto in cui si compiace Vanima
[mia;
io ho messo il mio spirito su lui,
egli insegnerà la giustizia alle nazioni.
Egli non griderà, non alzerà la voce,
non la farà udire per le strade.
Non spezzerà la canna rotta
e non spegnerà il lucignolo fumante;
insegnerà la giustizia secondo verità.
Egli non verrà meno e non s^abhatterà
finché abbia stabilita la giustizia sulla
[terra »
(Isaia 42: 1-4)
L’EVANGELO
PRIMA DI LUTERO
Caro Direttore,
la lettera di Alberto Romussi sulla
condizione dei nuovi pastori, uomini
e donne, nelle chiese valdesi e metodiste pone un'alternativa non ancora
attuale per il momento, ma assai probabile tra non molto.
Certamente, la provocatoria proposta di Romussi di passaggio al modello battista (e pentecostale) di residenza illimitata di un pastore in una
comunità snatura la fisionomia delle
nostre chiese non meno dell’accettazione delle offerte economiche dello
Stato. Il modello battista, in una situazione di diaspora, porta facilmente
pastore e comunità alla chiusura, alla
ripetitività, al localismo.
Tutti vediamo quanto sia grande la
confusione in giro per le nostre chiese; ne soffriamo, ma sappiamo che
la situazione non ammette per ora
soluzioni facilmente traducibili In norma scritta. In questa convulsa fine di
secolo in cui le nostre chiese si giocano identità, sopravvivenza, esistenza, non possiamo dire davvero di vivere in una condizione di ben protetta, pacificata, garantita « normalità » come nei cantoni della vicina
Svizzera.
Come può venire in mente a Romussi junior tanto idillica visione?
Invece di avere il pastore « funzionario - di - partito » a tempo pieno,
che egli depreca, rischieremmo di ritrovarci il pastore « burocrate ecclesiastico », che è nei sogni di tanti
studenti in teologia tedeschi poco motivati e di cui conosciamo illuminanti
esempi nei nostri incontri internazionali.
« Il Figlio deiruomo non ha una
pietra su cui posare il capo ». Non
sarà male ricordarlo un po’ di più.
Se il Signore vorrà che le nostre
chiese vivano, ci indicherà prima o poi
col Suo Spirito le soluzioni adatte ai
tempi che verranno e ci manderà gli
uomini ad esse adeguati.
'Io non vedo perché dovremmo temere di essere di nuovo in futuro
chiesa militante ed evangelizzatrice,
con tutte le conseguenze che comportano tali caratteristiche, riscoprendo un'etica più coerente e consentendo alla libera assunzione di scelte
severe, nei diversi ministeri e diaconie, anziché scoraggiarle aprioristicamente come non conformi alla ecclesiologia di Lutero. Prima di Lutero
viene l’Evangelo, che ammette una
pluralità di vocazioni.
Se sì presenteranno eunuchi dichiarati per il Regno dei Cieli o coppie
che rinunciano ad aver figli per un più
libero servizio al Signore, che faremo? Li respingeremo?
Vorrei che qualcuno mi rispondesse.
Giacomo Quartino, Genova
Sampierdarena
LO SPIRITO
DELLE "OPERE”
Ho ricevuto il supplemento n. 46 del
4.12.1987.
La sua lettura mi ha dimostrato co
me le famiglie delle Valli seguano con
amore le molte opere ivi esistenti e
che rispondono ad esigenze personali,
familiari e sociali. Uno dei candidati
alla carica presidenziale francese ha
affermato recentemente che un governo
consapevole non può non orientarsi
verso decisioni di carattere medico, assistenziale, culturale, che tenga conto
dell’attuale situazione.
Ritengo che la lista dei doni dovrebbe essere accompagnata da una più
estesa informazione delle singole « opere » sullo spirito, con il quale gli operatori agiscono. Non sarebbe inutile
se l’informazione includesse il vasto
quadro delle « opere » attualmente in
movimento nelle altre zone italiane: come quelle delle Valli sono aperte verso tutti i membri delle comunità e verso una fascia notevole di « utenti »
non evangelici. Ovunque si verifica un
servizio di amore. Gli articoli sulla
chiesa sudamericana e quelli sulla
CEVAA, da voi ultimamente pubblicati, ci rivelano orizzonti aperti verso i
fratelli e verso il mondo.
L'attenzione verso le « opere » non
può però diminuire la tensione verso i
compiti assegnati dal Sinodo e dalla
Tavola. L'impegno della chiesa viene
sollecitato verso la predicazione (preparazione in Facoltà e fuori della Facoltà) verso la diffusione del pensiero
evangelico e verso il mantenimento o
l'estensione degli strumenti per la nostra presenza in italia. Né va dimenticato il Consiglio Ecumenico e le sue
varie espressioni nel mondo intero.
La vastità dei compiti, ohe ci sono
affidati, potrà anche scoraggiare una
minoranza come la nostra. Ma lo
sconforto sarà vinto, se in noi s'intensificherà la coscienza dei discepoli
per diventare sale della terra e luce
del mondo.
C. G., Firenze
ELISABETTA
E MARIA
Una Maria nuova, lontana dalle effigi stereotipate che me ne allontanavano irresistibilmente come da un arcaismo caduto in disuso. Quella Maria aureolata, genuflessa, così emblematica in manto azzurro, sorvolata da
angelo e spirito santo sotto forma di
uccelli. Maria dal profilo contrito accanto ad una Elisabetta attempata e
statica, mi sono state cancellate dalla memoria.
Le due donne. Luna adolescente, l'altra più matura s'incontrano ora come
spinte l’una verso l’altra da una sublime dinamica. Non per terrene chiacchiere, bagatelle, ciance, facezie, pettegolezzi e neppure per consuetudine
di parentela, vincoli religiosi, affinità
elettive Maria si muove di gran fretta
incontro ad Elisabetta, ma per rispondere a una chiamata che la trascende.
Così nella Chiesa la vocazione divina si realizza tra I fedeli e fa sbocciare quella reciproca intesa in una
atmosfefra benigna, mansueta, clemente, misericordiosa, per un destino di
eterna evoluzione.
Lucia Scroppo, Torre Pellice
Fondo
di solidarietà
Offerte pervenute nel mese di novembre 1987.
L. 100.000: Vera Roggeri; A. e C.
Vetta.
L. 18.000: Ernesto Pozzanghera.
Totale L. 218.000; Totale precedente
L. 10.447.539; In cassa L. 10.655.539.
Partecipazioni
personali
Yvan Sasso con la moglie Miriam, I
genitori Ennio e Mariangela, la sorella Sara, nella impossibilità di poterlo fare singolarmente, ringraziano vivamente i numerosi fratelli e sorelle
e i pastori delle Chiese di Sanremo,
Bordighera, Imperia, Genova, Sampierdarena, Sestri Ponente, per le innumerevoli dimostrazioni di affetto e
di cristiana simpatia, manifestate in
occasione del grave incidente stradale di cui è stato vittima.
3
25 dicembre 1987
fede e cultura 3
IL ’’CARNEADE” DELLA PRERIFORMA
I
John Wyclìf
Anche in Italia si comincia ad affrontare questa figura complessa - La ricerca ostinata di
una chiesa povera - Individuò gli stretti rapporti intercorrenti tra l’esegesi e la traduzione
John Wyclif (1320, 1328? - 1384)
è pressoché ignoto in Italia, anche nel mondo colto. Ha al suo
attivo un’unica pubblicazione recente, un'antologia di suoi testi
con un’introduzione storico-critica di Mariateresa Beonio Brocchieri Fumagalli, Wyclif, il comunismo dei predestinati (Sansoni, Firenze 1975). E’ stato dunque una novità, tre anni or sono, il convegno internazionale organizzato dall’Istituto di anglistica dell’Università di Firenze —
diretto dalla prof. Mary Corsani
— in occasione del sesto centenario della morte di questo pre^
riformatore. Ora, presso l’editrice genovese II Melangolo, sono
stati pubblicati gli atti del convegno, con il titolo: John Wyclif
e la tradizione degli studi biblici in Inghilterra.
Predicatore e
studioso
Un saggio introduttivo di Aldo
Laudi, stringato quanto informato, situa questa figura complessa e interessante — prete, predicatore, docente, studioso, traduttore ed esegeta delle Scritture, ben calato e partecipe nella
vita politica inglese ed europea
dell’epoca, almeno al centro della sua \ ita — nel contesto insulare e continentale, nelle tensioni talvolta fortissime fra corona e papato (le investiture) e nobili e clero e movimenti popolari (è il secolo delle jacqueries
contadine un po’ in tutta Europa). Di particolare interesse il
filone della ricerca ed ‘esigenza
di una chiesa « povera », e i contatti intensi con la preriforma
boema, tanto che si è potuto
dire di Wyclif che è stato « colui
per le cui idee Hus salì sul rogo », a Costanza. Pure di alto interesse i cenni al movimento lollardo, sviluppatosi autonomo, ma
sorto sicuramente per impulso
dell’insegnamento e della predicazione di Wyclif e dei suoi « poveri preti ». Wyclif è ulteriormente situato da M. Beonio Brocchieri Fumagalli, a livello di pensiero, nel quadro della filosofia
del suo secolo: il suo pensiero
ecclesiologico e politico lo mise
in contrasto con la chiesa ufficiale, ma il sostegno relativo datogli dalla corona e da parte della nobiltà, nella tormentata storia inglese di quei decenni, negò l’apporto del braccio secolare ai rigori della Chiesa, il che
gli permise di morire, anziano,
nel suo letto.
«Doctor Evangelìcus»
e i « Bible men »
Anne Hudson, docente a Oxford, la più nota a livello internazionale per gli studi su Wyclif, tratta — in inglese — dell’esegesi biblica negli scritti di
quest’ultimo, che in Inghilterra, e
ancor più spesso in Boemia, era
indicato con il soprannome di
« Doctor Evangelicus » per il suo
amore attivo per le Scritture e
al servizio della loro comprensione e diffusione. E’ affascinante vedere, ad esempio, come tanti problemi che si pongono anche oggi al traduttore, erano lucidamente presenti al Wyclif, sei
secoli fa. Quanto alFimp^gno per
tradurre la Bibbia in liñgüa corrente e popolare, fu il lascito
più importante ai Lollardi, detti
non a caso « Bible men », gli uo
mini della Bibbia. Quanti fili uniscono questa figura a movimenti come quello valdese: la
convinta visione di una chiesa
povera e testimone, la passione
per un Evangelo a portata del
popolo, interpretato in un modo che diremmo piuttosto « fondamentalista », con qualche ampliamento allegorico. Ma importante, comunque, la lucida visione che, esegesi sia pure « minore » (?), la traduzione resta aspetto fondamentale dell’esegesi,
appunto.
A confronto sul
« Discorso
della montagna »
La Bibbia di Wyclif, e della
sua scuola, è assai meno notà e
soprattutto meno diffusa di quella tradotta da Tyndale, un secolo e mezzo più tardi. Fra l’una
e l’altra, due eventi fondamentali: la scoperta della stampa a
caratteri mobili, e la fioritura
degli studi umanistici. Le Bibbie
di Wyclif restarono manoscritte,
e la traduzione era condotta sulla Vulgata; quella di Tyndale fu
subito stampata, ed era condotta — un parallelo con quella di
Qlivétan — sui testi originali.
Allo studio in parallelo fra queste due grandi versioni vernacolari inglesi sono dedicati due
saggi: di Umberto Rapallo su
« Ermeneutica e traduzione da
Wyclif a Tyndale », e di Bruno
Corsani che, con un esempio concretò e analizzato a fondo, mette a confronto il « Discorso della montagna » nella Bibbia wycleffita e nel Nuovo Testamento
di W. Tyndale, le traduzioni e
L’ULTIMO NUMERO DI PROTESTANTESIMO
L’evangelizzazione :
questione ricorrente
Quella dell’evangelizzazione è
una « questione ricorrente » nell’ambito delle nostre Chiese da
almeno un secolo e mezzo; molto si è scritto, e molto se ne dovrà ancora scrivere. Sull’ultimo
numero di Protestantesimo (IV,
87) Giorgio Girardet, professore
di teologia pratica presso la nostra facoltà di teologia, ha scritto un denso articolo in proposito, dal titolo: L’annunzio dell’evangelo nell’esperienza quotidiana. L’occasione gli è stata fornita dall’assemblea annuale dei
predicatori locali; un ambito
quindi particolare per la collocazione di questi credenti, da
un lato totalmente inseriti nel
« mondo », dall’altro nella « chiesa » e nei problemi teologici.
Non entriamo ora in merito
all’articolo, volendo rimanere al
semplice livello di una segnalazione; ma il tema è molto importante. Chi di noi, infatti, non
si è scontrato con la difficoltà
di spiegare ad altri, estranei ai
nostri ambienti ecclesiastici, il
proprio essere evangelico? In negativo il compito è relativamente
facile (non abbiamo i santi, la
madonna, il papa ecc.); ma inpositivo? Quale sarà il linguaggio per il mio annuncio dell’evangelo? Girardet ragiona su
queste ed altre domande. Bene
ha fatto quindi la rivista a pubblicare questo articolo che potrebbe essere utile materia di
discussione di Concistori, Consigli di chiesa, monitori, catechisti, ecc.
Un contributo più specialistico, ma che ogni operatore ecclesiastico dovrebbe leggere, è
uno studio critico di Daniele Garrone, dal titolo: Antico Testamento e storia. Come si sa, circa
due anni fa, il prof. J.A. Soggin
faceva uscire, per i tipi della
Paideia, una voluminosa Storia
d’Israele, frutto di lunghi anni
di ricerca. La particolarità del
Soggin è data dal momento in
cui egli pone l’inizio’ della storia d’Israele: non all’epoca dei
patriarchi, come fanno gli studiosi conservatori, e neppure al
momento della anflzionia, come
fa per es. M. Noth, ma nel periodo della monarchia davidicosalomonica. Questo pone tutta
una serie di problemi relativi,
come dice Garrone, « all’intreccio
fra Antico Testamento, storia ed
esegesi », e ne accenna alcuni.
E’ infatti una discussione appena all’inizio, che potrà portare
dei frutti per una migliore, e in
parte forse anche diversa, comprensione dell’A,T. . , _ ,
Nella rubrica Rassegne due
ampi contributi, il primo ad opera del prof. V. Subilla che recensisce criticamente una decina
di opere su Lutero, di autori sia
stranieri che italiani. Un importante aggiornamento, dunque, su
i loro presupposti. E’ « una rivisitazione fatta con sentimenti
di ammirazione e di riconoscenza »; « possiamo dire che Wyclif
e i Lollardi hanno fatto una semina che anticipava la stagione
storica del ritorno alla Bibbia
del XVI secolo (anche se in questo erano stati preceduti dai vaidesi). Tyndale ha raccolto i frutti di quella semina e l’ha continuata in un terreno già preparato, sicché l’interesse e l’amore
per la Sacra Scrittura sono stati, nei secoli successivi, una caratteristica del Cristianesimo
britannico, e la Bibbia ha potuto diventare un elemento fondamentale non solo della pietà e
delia predicazione, ma anche della cultura e dell’educazione, segnando la vita delle famiglie e
della società con il linguaggio e
il pensiero della traduzione del
1611 che è largamente basata su
quella di William Tyndale » (p.
134).
Bibbia in iingua
corrente
Un ultimo saggio, di Ermanno
Barisone — in inglese — dà un
ulteriore contributo alla ricerca
sul metodo di traduzione seguito da Wyclif e dai suoi successori nel volgere in lingua corrente la Bibbia.
Un bel libro, ricco di indicazioni e di spunti, un buon apporto a penetrare un po’ l’opaca
ignoranza che avvolge questa degna figura di ricercatore e testimone cristiano. Un grazie di cuore a chi, dopo aver realizzato
il convegno, gli dà più ampia eco
con questa pubblicazione.
Gino Conte
John Wyclif e la tradizione degli studi
biblici in Inghilterra. Il Melangolo,
Genova, 1987, pp. 155, L. 20.000.
gli studi luterani. Il secondo è
dovuto alla penna del prof. J.
Gönnet: La Riforma tra i Grigioni e la Slovenia. Un’area geografica in genere poco nota, ma
ricca di testimoni, che il Gönnet
mette in luce con efficacia.
Conclude il fascicolo la solita
abbondante messe di recensioni,
alcune tempestive, altre... già un
po’ stagionate. Stupisce per es.
che alcuni libri della Claudiana
siano recensiti con un certo ritardo. Tra le molte belle, segnalo quella di G. Toum di un’opera di'J.,Baubérot, Le retour des
Huguenots, che tratta in realtà
della storia del protestantesimo
francese negli ultimi due secoli.
« L’interesse di questa ricerca —
dice Tourn — è particolarmente
notevole in questo momento per
noi evangelici italiani ».
Con questo numero ii conclude il volume XLVII; al fondo
quindi troviamo l’indice di tutta
l’annata.
Ricordiamo che è possibile abbonarsi a « Protestantesimo » alle seguenti condizioni: iAbbonamento ordinario L. 22.000; sostenitore 40.000; estero 25.000. Sono
previsti sconti per pastori e studenti. Un fascicolo separato costa L. 6.000: I versamenti vanno
eseguiti sul ccp 14013007, intestato Libreria di cultura religiosa, Piazza Cavour 32 - 00193 Roma.
Luciano Deodato
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 27 DICEMBRE
Ore 23 circa - RAI 2
VENITE FEDELI
La trasmissione è dedicata
ai canti di Natale.
AGAPE
Un corpo...
diverso
E' uscito In questi giorni il 17° • quaderno di Agape » che riproduce le relazioni presentate al campo del cenfro
ecumenico del 1986 sul tema « fede
cristiana e omossessuaMtà ».
Scrive nell'introduzione il past. Sergio Ribet: « nell’ambiente dei credenti
abbiamo imparato poco a poco ad accettare le idee degli altri. Stiamo faticosamente imparando ad accettare gli
altri come persone ».
il quaderno, che si inserisce nella riflessione iniziata dal Sinodo '84 sul
tema della sessualità, può essere richiesto alla Segreteria di Agape, 10060
Praii (To). Vi si possono leggere conbuti di Agostino, Lidia Menapace, Gianpaolo Silvestri, Giovanni Piana, Dino
Fioretto, Luca Negro, Ermanno Genre.
Hanno collaborato a questo
numero: Maria Luisa Barberis, Ferdinando Costantini,
Carlo Gay, Lucilla Peyrot,
- Italo Pons, Sandra Rizzi, Bruno Rostagno, Jean-Louis Sappé, Erika Tomassone. .
Natale 1987
S^f6eri\Uynieiu
Pierre Robert QLIVÉTAN
iLa Bible
in folio (25x35 cm, pp. 882
rilegata in pelle
tiratura limitata a 400
esemplari. L. 999.000
□
Wilhelm BEATTIE
Les Vaudois ou les
vallées protestantes
du Piémont et du
Dauphiné
pp. 216 -t- 70 incisioni a piena
pagina. L. 100.000
□
Edmondo DE AMICIS
Alle porte d’Italia
pp. 419 con 172 illustrazioni
L. 100.000
□
Ettore SERAFINO
Oltre la Soglia
pp. 82. Tiratura limitata a 666
esemplari
L. 12.000
□
Alessandro
GALANTE GARRONE
Padri e figli
pp. 252
L. 20.000
Albert Meynier Editore
Corso Sommeiller, 21
10128 TORINO
4
reli^one a scuola
25 dicembre 1987
ATTIVITÀ’ ALTERNATIVE
Dovete consultarci
□ Contro tutti gli abusi
La Tavola valdese scrive al Governo per chiedere il rispetto dell’articolo 20 ideila legge 449/’84 - L’incontro col ministro Galloni
Il Ministro Galloni ha ricevuto il 15 dicembre uria delegazione della Tavola Valdese fidata
dal moderatore Franco Giampiccoli, presente anche l’on. Valdo
Spini. Facendo seguito ad una
lettera inviata il 24d^ al Presidente del Consiglio Goda,' il
moderatore Giampiccoli ha chiesto che nuove intese siano avviate tra lo Staio e la Tavola
Valdese a proposito del disegno
di legge (vedasi su questo la documentazione pubblicata a pag.
5, n.d.r.) annunciato dal Ministro
Galloni, per la regolazione delle
attività alternative destinate agli
studenti che non si avvalgono
deirins^namento religioso cattolico. La legge 449/84, che regola i rapporti tra lo Stato e le
chiese rappresentate dalla Tavola Valdese, prevede infatti che
« in occasione di disegni di legge relativi a materie che coinvolgono rapporti delle chiese
rappresentate dalla Tavola Valdese con lo Stato, verranno promosse previamente, in conformità aH’art. 8 della Costituzione,
le intese del caso » <art. 20). Non
vi è dubbio — ha affermato la
delegazione della Tavola Valdese
— che un disegno di legge che
intenda regolare le attività e la
pK>sizione di coloro che dichiarano di non avvalersi dell’insegna■mento religioso cattolico incide
su materia che riguarda direttamente i rapporti tra lo Stato
e le chiese rappresentate dalla
Tavola Valdese. E’ quindi intenzione della Tavola accertarsi, a
mezzo delle intese previste, che
siano tutelati i diritti di quanti non si avvalgono delTinsegnamento religioso cattolico facendo riferimento alla legge 449/84.
Il Ministro Galloni ha preso
atto della richiesta della Tavola
Valdese e ha assicurato che scriverà al Presidente del Consiglio
informando sull’incontro e segnalando la pertinenza della richiesta fatta dalla Tavola Valdese.
Il testo della lettera
L’ora di
religione
cattolica
nella scuola
pubblica
resta fonte di
discriminazione
per studenti
ed insegnanti.
La proposta di
regolare per
legge le
attività
alternative
apre altri
problemi di
rispetto dei
diritti
costituzionali
delle
minoranze
religiose e dei
laici.
SESTRI PONENTE — I locali della chiesa metodista ospitano
il Comitato per la laicità della scuola del ponente cittadino.
Il Consiglio di chiesa ha deciso che la chiesa segnalerà alle
autorità competenti tutti gli abusi e tutte le inadempienze alla
Costituzione ed alla legge 449/84. La prima denuncia è la seguente:
« Le chiese valdesi e metodiste di Sestri e Sarnpierdarena denunciano l’inosservanza, da parte di alcuni capi di istituto, della Costituzione della Repubblica e delle leggi 121/85 e 449/84. Infatti continuano ad essere svolti atti di culto quali messe per rina.ugurazione dell’anno scolastico in orario curricolare, con relativa sospensione dell’attività didattica per gran parte della mattinata. Segnaliamo inoltre che attraverso il diario scolastico, anche in sezioni
dove frequentano ragazzi che^ hanno dichiarato di non avvalersi
dell’Irc, vengono segnalati atti di culto, quali confessioni, da svolgersi in locali extrascolastici. Di fronte a tanta illegalità per la
quale non è più possibile concedere buona fede, sollecitiamo il suo
intervento, pronti ad adire alle vie legali se tali soprusi continuerarmo ». Il testo di questa lettera è stato inviato al Provveditore
agli studi, al Prefetto, ai capi di istituto interessati, ai consigli di
istituto.
n Incontro Galloni-Poletti
ROMA — (ANSA) Si è svolto l’il dicembre, nella sede del vicariato di Roma, nel palazzo del Laterano, un incontro tra il card. Ugo
Poletti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (GEI) e vicario di Roma, e l’on. Giovanni Galloni, ministro della Pubblica
Istruzione. Ne dà notizia un comunicato congiunto, nel quale si precisa che « rincontro è avvenuto su richiesta del ministro Galloni,
avanzata in seguito al recente dibattito parlamentare sull’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, in ordine all’avvio della
trattativa per l’eventuale revisione di alcune disposizioni dell’Intesa
14 dicembre 1985 ».
La disponibilità della Conferenza Episcopale a rinegoziare alcuni
punti dell’Intesa, stipulata due anni fa dal card. Poletti col ministro
della Pubblica Istruzione Franca Palcucci, fu confermata da un
comunicato della stessa CEI, emesso il 16 novembre scorso al termine dell’ultima riunione del Consiglio permanente dell’episcopato.
PORTOGALLO
La Corte Costituzionale
ai privilegi della Chiesa
mette fine
cattolica
La separazione tra Chiesa e Stato non permette a quest’ultimo di fare deH’indottrinamento
religioso - Un insegnamento legittimo solo per chi lo vuole - La posizione dei protestanti
Signor Presidente,
poiché da notizie di stampa
si conosce l’esistenza del disegno di legge che intende regolare le attività alternative per gli
studenti che non intendono avvalersi delTinsegnamentc religioso cattolico, annunciato dal
Ministro della Pubblica Istruzione nella circolare 316 del 28
ottobre ’87, desidero richiamare
la Sua attenzione sull’art. 20
comma 3 della legge 449/84 recante « Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e
le chiese rappresentate dalla Tavola vEildese » che recita: « In
occasione di disegni di legge relativi a materie che coinvolgono
rapporti delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese con lo
Stato, verranno promosse previamente, in conformità all’articolo 8 della Costituzione, le intese del caso ».
E’ fuor di dubbio che un disegno di legge che intenda regolare le attività e la posizione di
coloro che dichiarano di non
avvalersi dell’insegnamento religioso cattolico incide su materia già regolata dalTIntesa sottostante la legge 449/84 e di conseguenza riguarda direttamente i rapporti tra lo Stato e le
chiese rappresentate dalla Tavola valdese.
La Tavola ritiene che vada
quindi attivata la procedura
prevista dal sopra riportato articolo della L. 449 ed esprime
pertanto fin d’ora la propria disponibilità al riguardo.
La prego di gradire i sensi della mia più alta considerazione.
Franco Giampiccoli
Roma, 24 novembre 1987
La Corte Costituzionale ha
stabilito che è contraria alla legge fondamentale del paese la
disposizione che obbliga alla
frequenza delle lezioni di religione e morale gli alunni delle
scuole pubbliche, salvo istanza
di dispensa da parte degli esercenti il diritto alla educazione.
Questa decisione riguarda la
norma contenuta nel decreto
legge 383/83 del Governo Balsemao sull’insegnamento del cattolicesimo, che impone la presenza alle lezioni di tutti gli alunni che non abbiano presentato richiesta di esonero.
In base a questa delibera, Tinsegnamento religioso è legittimo
solo per chi lo desideri.
La sentenza, ohe elimina ogni
formalismo legale in uso abitualmente presso le scuole, precisa che gli alunni desiderosi di
non partecipare alle lezioni potranno farlo fin d’ora, dal momento che la decisione ha effetto immediato. I giudici costituzionali, anche se non trovano
inopportuna la continuazione
dell’insegnamento, avvertono che
esso dovrà aver corso non per
iniziativa dello Stato, ma per impegno delle Chiese. Per la Corte,
i professori di religione e morale, in luogo d’essere veri e
propri ’’agenti” di insegnamento di Stato, sono dipendenti della Chiesa. In questo ordine di
idee, il pagamento loro corrisposto è sussidio che lo Stato si
assume e non vera e propria retribuzione.
Viene anche sottolineato con
particolare rilievo che il princi
io di separazione fra Chiesa e
Stato non consente a quest’ultimo di assumere funzioni di indottrinamento religioso, pur dandogli facoltà di concedere alle
Chiese il diritto alla promozione
di questo insegnamento nelle
scuole pubbliche.
La Corte Costituzionale precisa
inoltre che l’attuale situazione,
in cui solo la Chiesa Cattolica detiene questo privilegio, viola il
principio di eguaglianza.
Stando così le cose, e dal momento che lo Stato riconosce il
diritto di accesso alle sue scuole
alla Chiesa di Roma, ha il dovere
di procedere in forma identica
con le altre confessioni religiose,
tenendo conto delle differenti dimensioni di ciascuna.
Il Segretario alia educazione
religiosa e morale, contattato a
questo proposito da ”0 Expresso”, ha precisato che più della
metà degli alunni della scuola
media inferiore e superiore frequenta le lezioni di religione, organizzate in base al Concordato
firmato nel 1940, dato che la
maggioranza della popolazione
portoghese è cattolica.
« Apparentemente, osserva padre Helder Verissimo Franco,
esis>te una contraddizione tra lo
articolo 46 della Costituzione e il
Concordato. Tuttavia in pratica
non c’è conflittualità, dal momento che la Chiesa Cattolica
mai si è opposta all’insegnamento di altre confessioni religiose.
Sono queste a non averlo mai
richiesto, perché se l’avessero
fatto la Chiesa avrebbe appog
glato qualunque iniziativa in tale senso ».
Revisione dei
Concordato
Considerato che la sentenza
della Corte Costituzionale darà
luogo ad una revisione del Concordato, il portavoce del Segretariato afferma:
« La scuola deve aprirsi a un
progetto educativo integrale e
perciò tutte le credenze devono
considerarsi benvenute ».
Una delle istituzioni religiose
candidate sembra essere la Comunità islamica di Lisbona.
« In zone dove il numero lo
giustifichi, soprattutto in Lisbona
e dintorni, intendiamo chiedere il
diritto ad insegnare la nostra
religione » — ci ha detto il dirigente islamico Suleiman Valy
Mamede, che si rallegra della
decisione dei giudici costituzionali e difende l’egual trattamento
per tutte le più importanti confessioni religiose.
Anche i protestanti si sono
mostrati d’accordo con il tenore della sentenza, dichiarandosi potenziali candidati.
« L’Alleanza evangelica, ha affermato Orlando Luz, membro di
questo organismo, ha seguito con
grande preoccupazione gli ultimi
progetti legislativi sull’insegnamento della religione nelle scuole, che hanno rafforzato terribilmente la già forte posizione della Chiesa Cattolica. Il rispetto
per la libertà delle minoranze è
fondamentale in democrazia. Allo Stato spetta il compito di appoggiare l’insegnamento di qualsiasi religione e di dare eguali
opportunità a tutti ».
da « O Expresso »
(traduzione di Paolo Angeleri)
per la stampa di
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5
25 dicembre 1987
religione a scuola 5
IL PARERE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Attività aitemative: si possono fare così
Riportiamo qui di seguito il testo del parere emesso dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione sullo schema
del disegno di legge predisposto dal Ministro della P.l. sull’ora alternativa all’insegnamento della religione cattolica
Il Consiglio, preso in esame
Io schema di disegno di legge,
ha in primo luogo riconosciuto
la necessità di superare l’attuale situazione di precarietà in cui
versano le attività culturali e
formative offerte agli alunni che
non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica.
Tale situazione ha pesantemente gravato sulla condizione di
questi alunni, sia per la eterogeneità degli interventi programmati dalle scuole, sia per la condizione di evidente inferiorità in
citi essi sono venuti a trovarsi rispetto a coloro che hanno scelto di avvalersi dell’insegnamento
della religione cattolica.
E’ questo un problema che lo
Stalo può e deve affrontare autonomamente nell’ambito delle
proprie competenze, indipendentemente dalla pattuizione concordataria, con un proprio provvedimento legislativo che definisca la natura, i contenuti e le
modalità organizzative dell’intervento.
Il Consiglio ritiene innanzitutto che le cosiddette attività alternative debbano essere collocate su un piano di parità rispetto all’insegnamento della religione cattolica, in modo che
non abbiano a verificarsi discriminazioni ai danni di chicchessia.
Queste attività, assicurate dalla
Scuola, debbono inoltre essere
offerte, come l’insegnamento della religione cattolica, alla libera
scelta degli alunni che non si
avvalgono deJl’insegnamento di
religione cattolica; riconoscendo
loro, altresì, il diritto a compiere l’altra scelta Eiltemativa dello studio individuale. In quest’ultimo caso, le scuole, dovranno-assicurare agli alunni interessati le
indispensabili condizioni ambientali e di sicurezza.
Il Consiglio riconosce che sia
necessario ricondurre le previste
attività ad uno statuto il più
possibile definito. A tal fine appare più idoneo parlare di insegnamento o di insegnamenti, anziché di attività didattiche e formative. Un insegnamento, definito nei suoi obiettivi, contenuti
e metodi, fa parte della normale attività della scuola, mentre
le prefigurate attività didattiche
e formative sono più propriamente inseribili nella categoria delle attività integrative od elettive.
I contenuti deH’insegnamento o
degli insegnamenti debbono, comunque, essere rapportati ai diversi gradi di scuola.
Rilevato che nel dibattito politico sono presenti diverse impostazioni circa il modo di rispondere alle esigenze degli alunni
non avvalentisi dell’insegnamento di religione cattolica, il Consiglio si attesta fondamentalmente su due posizioni.
La prima posizione, maggioritaria (38 voti favorevoli), ritiene
che si debba, come del resto accade normalmente nei paesi nei
quali l’insegnamento di religione
cattolica è sottoposto a scelta da
parte degli alunni e/o delle loro
famiglie, individuare l’insegnamento alternativo per offrire a
questi studenti un intei^ento
culturale e formativo equivalente o, comunque, convergente (cfr.
ad cs, Belgio, Olanda, Germania
Federale, Spagna). In coerenza
con tali motivazioni, questa posizione richiede che l’insegnamento che si va a definire abbia dignità curricolare per coloro che se ne avvalgono, faccia
parte della programmazione educativa, sia soggetto a valutazione nelle stesse forme che sono o saranno proprie dell’insegnamento di religione cattolica.
La seconda posizione, minori
taria (11 voti favorevoli), ritiene, invece, che la scelta di non
avvalersi delTinsegnamento di
religione cattolica non comporti
necessariamente né la istituzione né la scelta di una materia
che compensi per altra via ipotetiche carenze formative determinate dalla mancata fruizione delTinsegnamento di religione cattolica.
Di fronte all’ipotesi di un insegnamento che rientri nel quadro delle finalità della scuola alla stessa stregua deU’insegnamento della religione cattolica,
il Consiglio registra ancora due
posizioni.
Quella maggioritaria (35 voti
favorevoli) si pronunzia a favore della definizione di un solo
insegnamento e considera il suo
inserimento nella programmazione educativa una « conditio sine
qua non » valida anche per le
attività facoltative.
La posizione minoritaria (9 voti favorevoli) ritiene che, ferma
restando l’esigenza di definire
per decreto i programmi delle
attività previste dallo schema di
D.D.L. onde garantirne la valenza
culturale e didattica, il carattere
non curricolare e non obbligatorio delle attività stesse comporti l’offerta di una gamma di
materie diverse, piuttosto che
l’impossibile identificazione di
una sola materia a tutti gli effetti sostitutiva dell’insegnamento di religione cattolica. Il carattere non curricolare e non obbligatorio delle suddette attirità
non può comportare la esigenza
di una valutazione formale, tanto più che essa sarebbe comunque irrilevante a qualsiasi fine
di valutazione complessiva e di
passaggio di classe.
Reperimento
dei docenti
Il Consiglio, peraltro, concorda che non si debba dar luogo
alla valutazione dello studio individuale, data la sua natura di
scelta soggettiva e non programmata.
Il Consiglio, infine, ritiene necessario sia precisato che l’insegnamento o gli insegnamenti alternativi e lo studio individuale
debbano essere coerenti con la
collocazione oraria riservata all’insegnamento di religione cattolica, e che, quindi, debbano essere svolti nello stesso tempo in
cui si impartisce l’insegnamento
di religione cattolica.
Lo schema di D.D.L, ripropone per i docenti soluzioni già
sperimentate nel decorso anno
scolastico, intese a non precostituire in misura rilevante un supplentato e, quindi, ad evitare eccessivi oneri di spesa.
A tal fine. Io schema Ipotizza,
come soluzione a regime, il ricorso al personale in servizio nelle scuole, stabilendo una gerarchia che pone al primo posto i
docenti in soprannumero (di fatto disponibili solo nella scuola
elementare e, peraltro, già impegnati in larga misura per le
esigenze di questo grado scolastico in via di rinnovamento),
i docenti tenuti al completamento di orario, i docenti disponibili e, infine, il personale da reclutarsi con rapporto di supplente temporaneo. E’ pur vero che
si prevede che si possano coprire, mediante il ricorso al personale della scuola, solo la metà
delle ore disponibili (e ciò al fine di mantenere una certa agibilità in presenza della necessità di assicurare le necessarie supplenze ai docenti assenti). Questo sistema, peraltro, potrebbe
essere utilizzato solo nella fase
transitoria, in attesa della approvazione del provvedimento legislativo che deve essere la più
sollecita possibile. Anche in questa ipotesi si deve, comunque,
evitare di fare ricorso a forme
impositive, che si sono già rivelate controproducenti e che hanno contribuito a determinare
l’inagibilità di procedure inaccettabili da parte della scuola.
Il Consiglio richiama l’attenzione del Sig. Ministro sulla necessità di fare ima scelta coraggiosa e coerente con la esigenza
di istituire uno o più insegnamenti alternativi. Una volta definiti i contenuti programmatici
delTinsegnamento o degli insegnamenti da attivare, si dovrebbero, allora, individuare le competenze e i connessi requisiti di
professionalità degli insegnanti
da preporvi sfiecificamente e da
assumere ad hoc.
Secondo la posizione maggioritaria (37 voti favorevoli) del
Consiglio, questi docenti debbono godere degli stessi diritti e
doveri degli altri docenti.
La posizione minoritaria (8 voti favorevoli) ritiene che, per i
docenti delle attività aitemative,
le forme di reclutamiento dovranno essere stabilite per legge ed
i diritti ed i doveri riferiti allo
stato giuridico del personale della scuola, salvo per la partecipazione alla valutazione collegiale di competenza dei consigli di
classe. La loro condizione non
può neppure essere assimilata a
quella dei docenti di insegnamento di religione cattolica, il
cui stato giuridico deve in ogni
caso tenere conto delle peculiarità derivanti dalla duplice dipendenza (dallo Stato e dalla
Chiesa) e dalle conseguenti modalità di assunzione e di mantenimento in servizio.
Il Consiglio non condivide, comunque, la scelta di non consentire ai docenti in servizio, incaricati delTinsegnamento alternativo, di impartirlo nelle loro
classi, facendo presente, tra l’altro, la inopportimità di aumentare il carico di lavoro scolastico connesso con la partecipazione a un maggior numero di consigli di classe nella scuola secondaria e le difficoltà derivanti
alla scuola elementare dall’introduzione dei moduli organizzativi
nella prospettiva dei nuovi ordinamenti.
Il Consiglio ritiene, infine, che
non si debbano e non si possano impiegare docenti in compiti di vigilanza o di assistenza
per lo studio individuale.
II documento di lavoro, sottoposto dal Sig. Ministro al parere del Consiglio, contenente una
riflessione critica sul tema « I
diritti dell’uomo », non prefigura
— né il Ministro lo ha proposto
in tal senso — il testo del decreto ministeriale previsto dallo
schema di D.D.L.
Il Consiglio rileva che il riferimento, presente nel documento, alla scuola materna e alla
scuola elementare non trova seguito illustrativo nel testo proposto. E se si può comprendere
che non vi siano proposte per
la scuola materna, stante l’impegno a rivedere l’intesa per
questo settore, non altrettanto
può dirsi per la scuola elementare.
Per la nosizione maggioritaria
(38 voti favorevoli) del Consiglio,
la proposta di un insegnamento
dei diritti dell’uomo (denominazione migliore di Quella di insegnamento di diritti umani) risponde alla esigenza di offrire
agli studenti non avvalentisi delTinsegnamento di religione cattolica un insegnamento di natu
ra etica e civile che consente di
prendere coscienza dei problemi,
comuni a tutti gli uomini, circa
il senso e la qualità della vita;
nonché dell’iter storicamente percorso dalTumanità (e non solo
nei tempi più recenti) per risolverli.
L’insegnamento proposto è una
materia che raccoglie gli apporti di diverse discipline (storia,
diritto, antropologia culturale, filosofia, etica), caso questo non
infrequente nella organizzazione
dei piani di studio scolastici. Solo una materia così definita ha
titolo ad assumere la fisionomia
di un insegnamento che non si
sovrappone di per sé alle discipline istituzionalizzate entro la
scuola. Questo insegnamento si
riferisce a precisi contenuti, che
possono essere individuati nella
progressiva maturazione della esigenza di affermare e di salvaguardare diritti che appartengono non solo al cittadino di uno
Stato, ma alTuomo in quanto tale e che, quindi , hanno fondanaento nella sua natura e sono riconosciuti dall’universo degli uomini al di sopra delle barriere nazionali, ideologiche, culturali e
politiche.
Uno studio sui
diritti dell’uomo?
Si tratta di una consapevolezza che è emersa sul piano storico nella evoluzione delle civiltà e delle culture e che ha dato
luogo ad eventi cui sono seguiti
anche statuti, ordinamenti, patti
internazionali di notevole rilevanza, come si dimostra anche
ai giorni nostri in avvenimenti
che sono sotto gli occhi di tutti.
Il documento, a buona ragione, non si presenta ancora come un programma definito in
quanto è solo una ipotesi di ricerca, se pure strutturata e articolata. Esso indica esplicitamente l’importanza della dimensione storica e fa riferimento ad
eventi recenti, a documenti, dichiarazioni e testi legislativi,
spesso ignorati, ma rileveinti sul
piano intemazionale. Esso non
trascura la necessità di prendere in considerazione anche periodi storici precedenti. Del resto, la stessa UNESCQ, nel ventesimo anniversario della dichiarazione dei diritti delTuomo, pubblicò un pregevole volume, « Le
droit d’être un homme », in cui
sono raccolti circa mille documenti relativi a questo tema, appartenenti a varie epoche storiche.
Nel documento del Ministro si
propone uno studio dei diritti
delTuomo ancorati alla loro evoluzione storica e alla ricerca delle motivazioni e dei valori sui
quali, nelle diverse situazioni, si
è fondata la convivenza e la collaborazione tra popoli di diversa razza, cultura, civiltà e religione. E’, quindi, prevista una
analisi critica dei vari contesti
culturali, sociali, ecc. e dei loro
valori di riferimento.
Per quanto si riferisce alle
competenze dei docenti, esse si
individuano in quelle specifiche
dei docenti di materie letterarie
nella scuola media e di italiano
e storia, storia e filosofia, materie giuridiche ed economiche
nelle scuole secondarie superiori.
Indubbiamente, si può correre il rischio di offrire ai non
avvalentisi dell’insegnamento di
religione cattolica un insegnamento che dovrebbe essere offerto a tutti; tuttavia, come si
dice nel documento, le stesse finalità sono perseguibili dal
Tinsegnamento di religione cattolica in una ottica che tenga
conto anche delTapproccio religioso (e i nuovi programmi recentemente approvati ciò consentono).
Non si esclude che possano essere individuate altre ipotesi di
lavoro per le quali, peraltro, sia
possibile reperire in numero sufficiente docenti in possesso delle specifiche competenze culturali e professionali richieste. Ci
si dichiara disposti a prenderle
in attento esame, se saranno configurate in precise ed articolate
ipotesi. Nel frattempo, tuttavia,
si ritiene che Tipotesi proposta
non sia da scartare ma, al contrario, che essa sia da considerare con attenzione e anche da
sperimentare.
Vi è, altresì, da verificare se
questo insegnamento abbia effettivamente la possibilità di coprire tutto l’arco dei 13 anni interessati, o se non si possa prevedere che, ad esempio, nel triennio conclusivo delle scuole secondarie superiori, esso possa essere sostituito da un altro insegnamento (filosofia morale? storia delle religioni? storia della
chiesa? storia del cristianesimo?
o altro da individuare).
Per la posizione minoritaria
(10 voti favorevoli) del Consiglio
la proposta, invece, non è accettabile, in quanto la materia di
insegnamento in cui dovrebbe
tradursi appare del tutto indefinita ed indefinibile sul piano epistemologico e formativo. Si
tratta, infatti, di contenuti sostanzialmente disorganici, e in
quanto tali inidonei a provocare sia lo sviluppo di specifiche
capacità cognitive ed operative,
sia la acquisizione di autonome
metodologie di ricerca e di applicazione pratica. L’unica finalità chiaramente evidenziata è la
trasmissione e condivisione di
« valori » non sufficientemente
ancorati ad una impostazione
storica ed evolutiva. Ciò ha rilevanza negativa anche ai fini
di una eventuale valutazione del
profitto, che dovrebbe inevitabilmente risolversi nella verifica
del livello di adesione ai valori
proposti e nella acquisizione di
alcuni contenuti scelti in rapporto alla loro coerenza con i valori stessi, senza opportunità di
comparazioni critiche e di relativizzazioni.
A ciò si aggiunga che la materia non è strutturata per livelli, né sarebbe possibile strutturarla in questo senso, se non in
termini di progressiva comprensione dei messaggi proposti (sempre gli stessi) e di più o meno
consapevole e convinta adesione
ai valori. Una linea formativa
di questo tipo non solo non può
rientrare nelle finalità della scuola, ma non è neppure compatibile con l’ambiente di ricerca
critica e di apprendimento che
in essa deve sempre e comunque realizzarsi. Quanto poi al
possibile riallineamento dei « diritti umani » all’educazione civica, non sarebbe neppur esso accettabile, trattandosi di componente formativa e curricolare
già prevista nell’ordinamento
scolastico, e quindi da offrire in
ogni caso alla totalità degli alunni, anche sul piano degli approfondimenti.
Del tutto irrisolti appaiono infine i problemi connessi sia con
la fisionomia dei docenti a cui
affidare l’insegnamento, sia con
la disponibilità di testi e materiali didattici adeguati, ancora
tutti da progettare e realizzare.
(ANSA )
6
6 prospettive bibliche
25 dicembre 1987
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
QUEL
25 DICEMBRE...
« Io sono la luce del mondo »
(Giovanni 8: 12)
Salve! e pace a voi! Oggi vi voglio
parlare di due ragazzini cristiani di
Genova — Genua, si chiamava allora,
e oggi ci sembrerebbe piccolissima —, di tanti secoli fa. La mattina
di quel 25 dicembre — ma allora dicevano « otto giorni prima delle calende di gennaio » — Fulvio e Lavinia, svegliandosi, sentirono che c’era
qualcosa di speciale. Era un giorno
come tutti gli altri, e pensavano di
andare a scuola come sempre, invece papà e mamma dissero loro che
era un giorno speciale, e che ci si riuniva per un culto con tutti gli altri
della comunità cristiana, ci sarebbero stati anche tutti i loro amichetti...
Fulvio e Lavinia non capivano: « Ma
come mai? Che cosa succede? E perché papà non è andato a lavorare al
porto? ». Comunque, una vacanza
non si rifiuta mai, evviva!
Un giorno speciale
Allora papà e mamma spiegarono
che era, sì, successo qualcosa, qualcosa di nuovo, e che ci si riuniva per
il culto, per festeggiare la nascita ■—
dies natalis, nel loro latino con cadenza genovese — di Gesù.
I ragazzini continuavano a non capire. Beh, si capisce, Gesù doveva
pur essere nato, un giorno. Però fino
allora non ci avevano pensato più
che tanto, e quando si riunivano per
il culto, per ascoltare l'Evangelo,
sentivano sempre parlare di Gesù da
grande, di Gesù adulto, uomo, grande come papà e mamma. Certo, era
un Gesù che badava molto ai ragaz^
Zini, gli piaceva averli intorno, e non
importava se facevano chiasso. In
fondo però non avevano mai pensato
che un giorno Gesù era anche stato,
proprio lui, un bambino come loro;
anzi, un piccolino frignante come il
loro fratellino Donato, appena arrivato a rallegrare e movimentare la
loro casa. E sì, come loro si chinavano sulla sua culla, — « fate piano, è
piccolo! » — così si erano chinati sulla culla (molto meno bella...) di quel
piccolino al quale avevano dato il bel
nome di Gesù, che vuol dire « l’Eterno salva ».
Ma come mai non se n’era mai parlato? E come mai proprio adesso,
dopo tanto tempo, si cominciava a
festeggiare questa nascita? E poi,
Gesù era proprio nato il 25 dicembre — « otto giorni prima delle calende di gennaio »? Chi l’ha detto?
Dov'è scritto? Le domande dei nostri
due vispi ragazzi spumeggiavano, e
chissà in quante case stava succedendo la stessa cosa!
« Su, vestitevi e andiamo al culto,
e vi spieghiamo un po’ per strada, poi
sentiremo tutti meglio là ». Allora,
sapete, i ragazzini andavano al culto
con i genitori (e quando andava molto per le lunghe, dopo aver agitato
In questo periodo, in generale, nelle nostre comunità si svolge un culto
in cui, almeno una volta tanto, si è tutti insieme, piccoli e grandi, bambini e ragazzi delle nostre sicuole domenicali e adulti. E’ molto bello, ma
non è sempre facile, specie trovare un linguaggio che unisca tutti, in
modo che la forza e la gioia dell’Evangelo si rivolgano a tutti. Ecco un
tentativo, in una nostra chiesa.
a cura di GINO CONTE
le gambe, c’era anche chi si addormentava, cfr. Atti 20: 9; ma forse
chi parlava e pregava, e chi componeva gli inni, teneva anche conto dei
ragazzi...); la scuola domenicale, cosi
come l’aljbiamo oggi, l’hanno ’’inventata” gli inglesi, appena due secoli
fa: sembra antica, ma è giovane giovane... Torniamo al Natale.
« Ci siamo anche noi... »
Dunque, si riuniscono per il culto;
chissà in quale sala, in qual punto
della Genua di allora? I nostri due
amici, scambiati sguardi stupiti con
i loro coetanei che arrivavano da tutte le parti, si son messi a sedere, e
ad ascoltare; e chi parlava — come
faccio io adesso con voi — si è messo
a spiegare.
« Fratelli e sorelle — diceva — lo
sapete, siamo stati a lungo guardati
con sospetto, disprezzati, anche perseguitati. Eppure, malgrado questo,
siamo cresciuti. Siamo tanti, ormai,
ci sono comunità dappertutto, ci sono cristiani dappertutto. Non possono più ignorarci, tenerci in un cantuccio, ostacolarci; han dovuto rendersi conto che ci siamo anche noi:
che in tutti i campi della vita civile,
nell’amministrazione, nella vita politica, nella cultura, fra gl’insegnanti,
fra i funzionari, fra i commercianti
e gli artigiani, dappertutto ci sono
uomini e donne che credono in Gesù Cristo, e che vogliono parlarne. E’
successo a poco a poco, come cresce
una pianta, come si sviluppa un organismo umano... a un certo punto
non puoi più far finta di niente: è lì,
devi tenerne conto. Abbiamo il nostro posto nella vita dell’impero romano, nella capitale e nelle provincie
più lontane, e anche qui. Anzi, stiamo diventando la maggioranza [si
era verso la metà del 4° secolo], e siamo noi che dobbiamo avere voce in
capitolo, contare di più... » [brusio
di approvazione nella sala, Tizio si
voltava verso Caio con cenni d’assenso, Sempronia faceva « sì sì » con
la testa e sembravano decìsi, e fieri,
e anche un po’ ringalluzziti: basta
col disprezzo, basta con le calunnie,
basta con i soprusi e la persecuzione...].
Va bene — direte — ma che c'entra con la nascita di Gesù, tutto questo? Siamo venuti qui per il culto,
per sentir parlare di Gesù. Un momento di pazienza, ci arriviamo.
Tempo di Saturnali
« Lo sapete, — continua il predicatore — questo è il periodo dei Saturnali, le feste del solstizio d’inverno.
Sono i giorni in cui il sole, dopo essere calato, calato a lungo, dopo che
le giornate si sono ridotte al massimo, ricomincia a crescere. Un po’
tutti i popoli hanno questa festa, viene fin dalla preistoria, quando l’uomo aveva sempre tanta paura del
buio e si è accorto che a questo momento dell’anno è come se il sole,
dopo essersi sempre più striminzito,
da sembrare quasi morto (e più si va
a nord, peggio è, nell'estremo nord
è notte eterna, buio continuo, in
questo periodo!), sembrava rinascere
e riprendeva a crescere. Ebbene,
in questo periodo dell’anno hanno voluto festeggiare e adorare
questa forza divina del sole, che
porta calore e luce e vita in tutto
il mondo. Poi questa ricorrenza
è diventata una specie di carnevale, vari giorni di feste, di mangiate e
bevute, di canti e balli, magari di regali, congratulandosi a vicenda perché il Sole Invitto è rinato e si va
verso la gioia della primavera, la luce e il calore dell’estate, i raccolti...
E non stiamo a fare tanto i virtuosi,
fratelli e sorelle, magari un po’abbiamo festeggiato anche noi, ci siamo
rallegrati anche noi, anche se mai
avremmo adorato il Sol Invictus: per
noi è solo il sole, l’astro del giorno,
che Dio ha appeso e fa ruotare in
cielo per darci luce e calore » [l’astronomo alla moda era Tolomeo, allora, ed era un po’ superato, ma non
si sapeva ancora].
Un contenuto nuovo
« Ma ecco la novità — concludeva
il predicatore —: adesso che siamo
tanti, che siamo influenti, che possiamo anche far valere e imporre le nostre idee, fra noi c’è chi ha pensato:
Perché non cambiamo i Saturnali
e li ’’cristianizziamo”? Perché non
prendiamo questo recipiente, la festa, e non lo riempiamo di un bellissimo contenuto nuovo: la nascita di
Gesù Cristo? I pagani hanno festeggiato e festeggiano quello che, alla
latina, chiamano il Sole Invitto (e
chissà come lo chiamano i Germani
e i popoli del nord, sapete, quelli che
per questa festa tagliano un albero
delle loro immense foreste e lo incendiano, a illuminare la notte?): festeggiano e adorano — idolatri —
quella che considerano la luce del
mondo ».
« Noi sappiamo però che la luce
del mondo è un’altra. Ricordate, fratelli e sorelle, Gesù ce l’ha detto lui
stesso: "Io sono la luce del mondo".
Se i pagani vogliono continuare a festeggiare il sole, facciano pure, ma
noi, da ora in poi, in questo giorno
celebreremo la nascita di Gesù, che è
venuto per essere la luce del mondo.
Così adesso riascoltiamo insieme le
testimonianze che ci sono giunte a
proposito di questa nascita, di questo ’’natale”. Eh via, ci fanno far
festa per il dies natalis, l’anniversario dell’imperatore: ma il nostro vero Signore è Gesù, ed è il SUO dies
natalis che vogliamo ricordare, celebrare, cantare adorando Dio pieni di
gratitudine perché ci ha mandato
Gesù, il Cristo, luce di tutto il mondo. Vogliamo celebrarlo anche in
pubblico, vogliamo annunciarlo anche in pubblico, a chi vorrà ascoltarci: la luce del mondo non è il sole,
non è il sovrano, non è niente e nessun altro se non Gesù ».
Han fatto bene, o male?
Così disse il predicatore, auel giorno, e i ragazzini, Fulvio e Lavinia e
tutti gli altri (Donato, per fortuna,
dormiva placido in braccio alla
mamma) ebbero almeno una prima
risposta alle loro domande, che del
resto erano quelle che si facevano
anche molti grandi. Dunque, il cristianesimo alzava la testa, la voce.
Dunque, a un’antichissima e radicata
festa pagana si sovrapponeva una
nuova e fresca festa cristiana.
Hanno fatto bene? Hanno fatto
male? A guardarci intorno e anche in
casa, diciamo pure: i Saturnali non
sono certo spariti, anzi. Su questa
festa del Natale di Gesù — che del resto non sappiamo assolutamente in
che giorno dell’anno sia nato — plana una grande ambiguità; lo sentiamo bene che, con le migliori intenzioni, è sempre un po’ un pasticcio.
D’altra parte è vero, e importantissimo per tutti: Gesù è la luce degli
uomini, una luce più sommessa delle
luminarie di fine anno, ma che dura
sempre. E’ un po’ come la Stella Polare: sembra appena un palpito, ma
vivida; sembra lontanissima, ma in
sé ha la forza e il calore di migliaia
di Soli. E’ una luce di cui ti accorgi
proprio nel buio, brilla quando non
« è Natale », quando si è soli, tristi,
stanchi, fiacchi, malati, scoraggiati,
arrabbiati, quando si va come nel
buio e nella nebbia e non si sa dove
si sta andando, e perché; lì allora risuona forte e profondo: « Io sono la
luce del mondo ». la vostra luce, la
luce tua. e di tutti.
Quello che conta, è questa voce,
quello che conta è questa luce. Per
chi l’ha scorta, non c’è luce al mondo che possa superarla, farla dimenticare; e non c’è buio al mondo che
possa spegnerla. L'ha accesa Dio.
Gino Conte
7
25 dicembre 1987
obiettivo aperto 7
CAMPO STUDI FGEI: ECUMENE, 5-8 DICEMBRE
Pace, giustizia e integrità dei creato
La questione ambientale: un argomento ormai centrale nelle nostre riflessioni - Il tema proposto dal CEC riunifica
le esperienze condotte negli ultimi dieci anni - Rapporti sociali diversi per meglio controllare interessi comuni
Basta con ie sintesi onnicomprensive, col perseguire il « singolo obiettivo » dimenticandosi di tutto il resto; questa esigenza si è avvertita in modo forte durante tutti i quattro giorni di lavori del Campo studi nazionale che la FGEI ha organizzato dal 5 all'8 dicembre scorsi
a! centro di Ecumene (presso
Roma) sul tema « Pace, giustizia c integrità della creazione ».
In modo più sottile e sotterraneo è emersa anche, ma non
poteva essere altrimenti, la centralità della questione ambientale, che in questi ultimi anni è
di\enuta sempre più urgente.
Alcuni nodi classici
Già nella sua relazione introduttiva, Paolo Ferrerò, segretario nazionale della FGEI, ha sostenuto che il campo era principalmente un momento di dibattito e di confronto, propulsivo per il lavoro futuro della Federazione e anche, magari in
piccola parte, per quello delle
chiese più sensibili. « Pace, giusnzia, integrità della creazione:
è un intreccio che dà la possibilità di rimettere insieme diversi pezzi delle attività svolte negli ultimi dieci anni », ha affermalo Paolo Ferrerò, che ha anche messo in guardia contro il
rischio della rimozione di attività estremamente importanti
svolte in passato, .come quella
in favore della pace, in tutte le
sue forme.
Il titolo del campo è il motto della prossima Assemblea del
CEC che si svolgerà nel 1990.
La riflessione della FGEI è quindi l’ulteriore tessera di un mosaico molto ampio e variegato,
elemento di un dibattito profondo e coinvolgente per un gran
numero di cimenti di varie confessioni.
Il segretario della FGEI ha
voluto caratterizzare il suo intenento con una serie di questioni, poste « a me stesso e a
lutti i presenti», da considerarsi del tutto « aperte », affinché
rimangano stimoli è spunti validi e dinamici per il dibattito
e il confronto.
La prima è una sostanziale
messa in guardia nei confronti
di un rischio o^i estremamente
reale: la « divinizzazione della
natura » e il ritorno a teologie
vetero-cattoliche assolutamente
da evitare, mentre si tratta di
capire il rapporto tra l’uomo
strutturato esistenzialmente nel
suo ambiente e Dio.
.Altra questione di rilievo, non
certo nuova, è quella del rapporto tra credente e politica. Esisie una specificità in tale rapporto? Di fatto è necessario ribadire che qualsiasi tipo di agire, qualsiasi modo di fare politica, è sempre nella storia e
quindi limitato, umano, « peccaminoso ». La consapevolezza di
ciò rende anche più facile non
perdere di vista la prospettiva
in cui ogni agire va collocato.
.\'ei confronti di quelle che
chiama « le nuove certezze e le
nuove spiegazioni generali di tipo ecologista », Paolo Ferrerò si
dimostra perplesso e dubbioso:
possono queste ultime essere in
grado di superare e riformulare
alcune contraddizioni teoriche
classiche del pensiero di sinistra?
In particolare quella tra lavoro
salariato e capitale, che sembra
confluire in quella più vasta tra
Nord e Sud del mondo. 0 quella tra lavoratori e processi di
trasformazione, che sembra far
posto all’esigenza dei consumatori che reclamano maggior con
sapevolezza nei confronti del
mercato delle merci e dei servizi consumati.
Infine, vera questione nodale,
bisogna capire se oggi l’ecologia
sia vero elemento non mediabile e principale dato per un agire politico valido e attuale.
Per un’ecologia
politica o una
politica ecologica?
Primo dei relatori esterni. Paolo Degli Espinosa, ricercatore
dell’ENEA e membro del Direttivo nazionale della Lega per
l’Ambiente, ha cercato di tracciare le linee per una riflessione
basata sulla questione ambientale che riesca a tradursi in modo forte in agire politico.
Partendo dalla considerazione
che oggi in Italia stanno avvenendo delle trasformazioni piuttosto importanti (le consultazioni referendarie relative all’uso
dell’energia nucleare o la chiusura di una fabbrica chimica su
pressione dei cittadini di Massa), Degli Espinosa si è detto
convinto che sia ormai necessario costruirsi un’elaborazione
concettuale adeguata al momento storico esistente.
Diventa innanzitutto importante rendere chiaro che tutela dell’ambiente e mantenimento dei
livelli occupazionali non sono incompatibili tra loro. E’ però necessario un inquadramento più
generale delle varie situazioni,
conseguenza di una più diffusa
e radicata sensibilità ambientale, in grado di creare un intreccio diverso tra i termini del problema.
Per il momento, invece. Degli
Espinosa ritiene che le organizzazioni sindacali e più in generale gran parte dei lavoratori
conservino ancora un modo di
pensare fortemente concentrato
sulle articolazioni interne dell’apparato produttivo e poco attento alle conseguenze esterne di
tale apparato. In sostanza, oggi,
nei confrontaseli'capitalismò; va
forse assunta ’lina posizione più
pragmatica ed elastica, che sia
p>erò in grado di modificare la
prospettiva riguardo alle nuove
esigenze e alle nuove domande
della gente; anche le forme di
governo e i processi democratici devono almeno in parte modificarsi, per permettere ima
maggiore partecipazione e un miglior controllo degli interessi
particolari e personali.
D’altra parte va sottolineato
che la questione ambientale non
diventa immediatamente progetto sociale. Il sistema in cui la
gente si trova incastrata fa sì
che comportamenti contraddittori diventino regola, che esigenze
diverse e contrastanti si fondano in modo poco convincente.
Si fa perciò strada una diversa maniera di intendere la qualità della vita, che in questi ultimi anni non è sostanzialmente migliorata a causa, secondo
Degli Espinosa, di una chiara involuzione del sistema capitalistico. Il consumismo ha avuto, in
certo qual modo, il merito di
emancipare l’uomo permettendogli un soddisfacimento più libero dei suoi bisogni. Ma, e qui Degli Espinosa riprende un concetto dello studioso tedesco J. Habermas, l’attenzione va ora posta nel cosiddetto mondo vitale,
inteso come deposito delle esperienze di relazione e comunicazione. Tendere al miglioramento
del rapporto con gli altri e aumentare le reti di comunicazione, superare individualismi pro
vocati da una concezione estrernizzata del consumismo sono
obiettivi politici per un miglioramento effettivo della qualità
della vita. In questa direzione va
anche l’esigenza di adattare carichi tecnologici e processi di
produzione al mondo vitale delle persone.
Tutti questi criteri si stanno
poco per volta facendo strada.
Ora diventa importante creare
un movimento che riesca concretamente a collegare ambiente, risorse e lavoro, fornendo nuovi
spazi e nuove prospettive alle
imprese. Vero punto di partenza
rimane, comunque, un diverso
rapporto con e tra la gente e la
consapevolezza che si tratta di
un impegno a lunga scadenza.
Le chiese:
avanti piano
Cosa rappresentano le chiese
nel mondo risp>etto ai grandi problemi? E’ la domanda iniziale
deH’intervento di Sergio Rostagno, docente di dogmatica alla
Facoltà valdese di teologia, che
si preoccupa di evidenziare subito il carattere di sostanziale e
cauto progressismo dimostrato
di soUto dalle chiese aderenti al
CEC.
Esse riflettono sui singoli problemi e nella loro azione si dimostrano moderate ma costanti. Attualmente « si sono ripromesse di avviarsi verso un mutuo
impegno (patto) per la giustizia, la pace e l’integrità della
creazione »: questi tre aspetti
non sono scindibili tra loro.
Il rapporto tra uomo e natura si è variamente modificato
nell’arco dei secoli. Da un punto di vista cristiano, la base di
partenza consiste nel fatto che
il mondo è stato creato da Dio.
Tale creazione è puramente un
atto di amore, che fa del creato « un soggetto in faccia a Dio »,
ma anche una vittoria di Dio sul
caos. Non sono posti dei divieti
;qlla responsabilità dell'uomp,
'’Semplicemente gli''vengono pròposte delle leggi per tenere fuori il caos, nella speranza della
nuova creazione in cui Dio lo
sconfiggerà definitivamente.
Anche secondo Rostagno non
esiste una posizione univoca per
il cristiano. Egli deve imparare
a rifiutare o ad accettare certi
atteggiamenti o certe soluzioni,
ma è comunque chiamato a collaborare con Dio per dare un
senso alla realtà. Tale senso risiede nella gratuità, nel considerare la realtà come dono, dato
e ricevuto.
Dalla parte
del pubblico
medio del pubblico, utilizzando
spesso riferimenti e immagini
non molto comprensibili.
Sergio Rostagno ha invece affascinato e un poco sconcertato
con le sue descrizioni che vedono l’uomo come collaboratore
di Dio, e completamente responsabile delle proprie azioni. Risulta inoltre difficile da comprendere il concetto di gratuità
che dovrebbe dare senso alla
realtà: alcuni vi hanno infatti
visto una contraddizione legata
comunque all’attesa di ricevere
qualche cosa o di dover dare
qualche cosa. La questione rimane aperta.
E la pace?
E’ stato l’intervento di Paolo
Degli Espinosa a sollevare le
maggiori perplessità, sia per il
contenuto, sia per la forma espositiva. In effetti, da parte di
molti partecipanti è stato evidenziato come il passaggio dall’iniziale realismo, quasi provocatorio, a] conclusivo ottimismo,
con forti venature utopistiche,
sia stato bmsco e abbastanza
contraddittorio. Pur conservando la convinzione che la questione ambientale sia ormai centrale nella nostra epoca, rimane
ancora piuttosto difficile capire
gli strumenti e le prospettive migliori per affrontarla.
Senza contare che forse Degli
Espinosa ha un po’ sopravvalutato il grado di preparazione
Sulle « prospettive del movimento pacifista in Italia » si è
discusso nel corso di una tavola rotonda, tenutasi nel corso
del campo, a cui hanno partecipato Maurizio Giratami, per la commissione « pace e giustizia » delle
chiese BMV; Chiara Ingrao, dell’Associazione pacifista; padre
Angelo Cavagna, membro della
Commissione vaticana « lustitia
et Pax » e tra i promotori del
movimento « Beati i costruttori
di pace ».
I tre relatori si sono trovati
concordi nell’esprimere una certa perplessità nei confronti degli accordi internazionali tra le
superpotenze e nel rilevare la
necessità che l’impegno per la
pace si rinnovi nelle forme e nei
contenuti. Il pacifismo deve diventare impegno quotidiano, espresso nell’attività di informazione sulle iniziative sempre più
belliciste del governo italiano, o
nell’obiezione di coscienza all’interno delle fabbriche di armi,
o anche nel rapporto con i movimenti e le associazioni di sostegno agli immigrati.
Secondo padre Cavagna, infine, ormai il cambiamento si fa
strada anche nella chiesa cattolica: sempre più frequenti sono
le prese di posizione chiare in
favore della non violenza e contro la guerra in qualsiasi circostanza da parte di teologi e vescovi.
Per il futuro
Per facilitare la riflessione e
il lavoro, i partecipanti al campo si sono divisi in otto gruppi
prestabiliti sui seguenti argomenti; Bibbia e teologia; rosso/verde; giustizia e solidarietà; immigrazione; energia; nuove tecnologie e controllo della militarizzazione; agricoltura.
Varie sono state le indicazioni emerse dall’attività di tali
gruppi. Più prevedibili, forse,
quelle relative all’approfondimento di intuizioni teologiche suggerite dalla rilettura di alcuni
passi, biblici, in particolare della Genesi, o quelle legate ad iniziative in favore degli immigrati clandestini.
Da approfondire quelle che invitano le chiese ad interrogarsi
sulla nuova tipologia e la nuova
etica dei consumi individuali.
L’obiettivo potrebbe essere una
nuova attività sociale in favore
dei consumatori, volta ad educarli e a tutelarli: consumare
meglio significa anche consumare meno e con maggior giustizia.
Dato comune è stato l’invito
rivolto ai vari gruppi aderenti
alla FGEI e alle chiese cui fanno riferimento affinché si tengano aggiornati circa le nuove
tecnologie, soprattutto quelle informatiche, e i nuovi sistemi
nroduttivi e distributivi, particolarmente in campo agricolo.
Malgrado il confronto finale
tra tutti i gruppi di lavoro sia
stato piuttosto compresso a causa della mancanza di tempo, momenti dì riflessione e di dibattito comune, anche informali, sono stati numerosi nel corso del
campo.
Certamente l’età media piuttosto bassa dei circa centotrenta
partecipanti ha fatto sì che le
esigenze di confronto e di sedimentazione dei contenuti emersi abbiano prevalso; adesso devono darsi da fare i vari grup-*
pi locali.
Le premesse umane e concettuali perché il loro lavoro sia
proficuo ci sono tutte.
Alberto Bragaglia
8
8 vita delle chiese
25 dicembre 1987
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Natale è ogni giorno
CORRISPONDENZE
Una chiesa europea
Natale è di nuovo alle porte.
Lo si avverte, anche se presi dalla « routine » quotidiana, attraverso quella miscela terribile
che la pubblicità crea mescolando vaghi messaggi « religiosi » a
concreti messaggi commerciali.
Sappiamo che, come sempre,
quando questo giornale arriverà
nelle nostre case troverà situazioni differenti tra loro: alcuni
di noi si preparano al Natale
come ad un periodo di riposo,
di festa, dove si devono e
possono lasciare da parte le
preoccupazioni; altri, invece
non riusciranno a liberarsi
dall’ansia perché le prospettive
per il futuro della loro vita sono
diventate sempre più buie; altri,
ancora, penseranno con nostalgia e con rimpianto ad un Natale passato, caratterizzato dalla
gioia di un tempo o dalla vicinanza di una persona cara che
oggi forse non c’è più e questo
Natale si avvicina per loro sotto
il segno del dolore.
A tutti, l’Evangelo continua a
ripetere che Dio è vicino, è diventato uno di noi, è venuto a
condividere la nostra sorte e la
nostra umanità. Non a trasformarla in modo magico, per cui
dovremmo vivere nell’assenza di
dolore e — forse — nell’immortalità, ma a condividerla, ad assumerla su di sé e a darle una
speranza sconosciuta.
In questo senso ,ogni giorno è
Natale; la fede di Natale è la
fede che crede in un Dio che si è
abbassato fino alla morte in croce. E’ difficile credere in questo
Dio paradossale, è difficile stare
vicino a questo Gesù che d’altra
parte «non vuole costringerci a
riconoscere la sua rivendicazione, che si espone in maniera
chiaramente consapevole alla
possibilità che la sua missione
venga fraintesa. Questo Gesù
che non è l’uomo perfetto dei nostri desideri, che non soddisfa
in maniera piena l’idea che ci
facciamo dell’uomo, che hon realizza quello a cui aspiriamo (...).
Gesù non è una specie di superuomo come quello che ci sogniamo. Al contrario, è l’uomo
che delude tali desideri e sogni.
Nel mentre egli non si esalta, ma
si umilia, non giustifica se stesso, ma si sottopone al battesimo
dei peccatori, non si aiuta da
solo, ma si rimette a Dio, si colloca in una posizione che noi
tutti odiamo e fuggiamo...»
(Walter Kreck).
Domenica 10 gennaio
n ASSEMBLEA
CORALI VALDESI
PINEROLO — Alle ore 15, presso la
Chiesa valdese (via dei Mille), si tiene
l'assemblea delle corali valdesi. In discussione:
— partecipazione alla « Festa di Canto » ad Ivrea:
— partecipazione alle manifestazioni
del “ Glorioso Rimpatrio »:
— corsi per direttori di corale.
Questo Gesù che non si aggrappò alla sua uguaglianza con
Dio, bensì si umiliò e divenne
obbediente fino alla morte sulla croce, questo Gesù che non
risponde a tutti i nostri desideri, ma è presente nella nostra
umanità, è il Dio che ci viene incontro a Natale.
Gianni Genre
Elio Grill
FRALI — Giovedì 10 dicembre ci siamo raccolti in chiesa
per ascoltare la parola del Signore in occasione del fimerale
di Elio Grill. Elio ci ha lasciati
dopo una dolorosa malattia, vissuta con grande dignità; la sua
accresciuta disponibilità al dialogo, in questi ultimi mesi e nelle
sue ultime ore, ci ha dato il
senso di una preparazione tranquilla alla morte. Molti amici di
Agape lo ricordano con affetto'; il
pastore Sergio Ribet lo ha ricordato come im messaggero di Agape a Frali e di Frali verso Agape, non tanto per i piccoli servizi che ha svolto in questi anni
(la posta e la consegna del latte) ma perché la sua presenza,
il suo vai e vieni tra Frali ed
Agape, hanno reso presente a
campisti e residenti l’esistenza
di un paese, con la sua vita quotidiana che spesso ha ritmi così
diversi da quelli del Centro, e ai
pralini ha ricordato resistenza di
questa realtà, così diversa, presente ai bordi del paese. Ai suoi
familiari ed ai suoi amici (la cui
cerchia è vasta) va la solidarietà
di tutta la comimità.
• Vogliamo ringraziare i predicatori Franco Calvetti e Luigi
Marchetti per il loro servizio, reso più disagevole dalle cattive
condizioni del tempo.
Culti di Natale
ANGROGNA — In occasione
del Natale si terranno due culti,
entrambi con S. Cena, al Capoluogo (ore 10) e a Fradeltorno/
Foresteria « La Rocciaglia » (ore
20.30). Farteciperà la Corale.
'• Il 27 dicembre, sempre al
tempio del Capoluogo (ore 10.30),
ci sarà la « Pesta deU’Albero »,
che inizierà con un culto tenuto
dai bambini. La giornata proseguirà con un pranzo nella Sala
unionista a cui sono invitati in
modo particolare i bambini e i
loro familiari.
• Il 31 dicembre, alle ore 20.30,
tradizionale culto di fine d’anno,
con S. Cena, nel tempio del Serre.
• Riunioni quartierali. Il 4 gennaio, al Baussan, prende il via
il secondo ciclo di riunioni quartierali, che saranno tenute dal
Gruppo Giovanile e della Società
di Studi Valdesi.
Il calendario di gennaio prevede incontri al Capoluogo (11
gennaio), al Martel (12), al Frassuit-Verné (13), agli Odin (15),
al Serre (18) e a Buonanotte 19).
via Vinçon per la nascita di
Mattia.
Ai Coppieri
Auguri
VILLAR PEROSA — La comunità esprime la sua gioia alla famiglia di Osvaldo Ressent e Sil
TORRE PELLICE — Molto apprezzato il pomeriggio di domenica 20 quando Corale e Gruppo
flauti hanno presentato una serie di esecuzioni strumentali e
corali.
• Giovedì 24 dicembre, alle ore
21, ai Coppieri avrà luogo il tradizionale culto con Santa Cena.
• Domenica 27 dicembre, alle
ore 14.30, si svolgerà la festa della Scuola domenicale dei Coppieri.
'• Le attività di istruzione religiosa, che presentano una pausa in occasione delle festività natalizie, riprenderanno nei giorni
immediatamente successivi alla
Epifania, ad eccezione del catechismo del giovedì (tre classi
medie) che avrà il suo primo
incontro il 14 gennaio 1988.
Ingegneria genetica
FERRERÒ — La riunione
quartierale che ha avuto luogo il
16 dicembre a Ferrerò ha trattato im tema di attualità: le biotecnologie e l’ingegneria genetica. La prof. Lucia Di Mauro Meli
ha spiegato con molta competenza le varie tecniche con le quali
l’uomo cerca di modificare a
proprio vantaggio le cellule delle
piante e degli animali e i rischi
che queste manipolazioni comportano.
La discussione è stata -rivace
soprattutto sulla parte riguardante la riproduzione degli esseri umani, che pone anche problemi di natura etica molto sentiti.
TORINO
Dignità
della persona
I gruppi femminili valdesi, metodisti e battisti del Piemonte —
e possibilmente della Liguria —
ed ogni altra donna interessata
sono invitati all’incontro regionale della Federazione Donne
Evangeliche in Italia che si terrà a Torino (Via Pio V, 15) nel
pomeriggio del 24 gennaio 7988.
II tema dell’incontro, « Dignità
della persona », costituisce una
parte del tema che verrà trattato al Congresso nazionale in primavera. Dopo lavori in gruppo
su testi biblici in relazione in
particolare a violenza, uomodonna, stranieri, si procederà all’elezione di una o due responsabili regionali FDEI.
Per poter organizzare il viaggio dalle Valli, le responsabili
delle unioni e le persone singole sono pregate di mettersi in
contatto con Elsa Rostan (Pinerolo, tei. 74263) o con Maria Tamietti (Torre Pellice, tei. 91196)
o con Marie-France Maurin (Pomaretto, tei. 81288).
In un mare di verde, in un’oasi di pace
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TORRE PELLICE
SIENA — Nella terza domenica di Avvento, ci siamo rivisti
nella chiesa restaurata e inaugurata il 22 novembre. La chiesa
era di nuovo piena di gente: senesi, non senesi, conosciuti e non
conosciuti. Una corona di Avvento, un coro, una piccola orchestra: violino, clavicembalo, flauto.
Il pulpito è occupato dal pastore Emidio Campi, che predica
sui passi di Isaia e di Tito: la
sua predicazione verte su due
realtà: l’amore di Dio come filantropia, nella traduzione di Lutero (Leutseligkeit! ) e la rigenerazione, segno del nuovo mondo
di Dio.
La predicazione è rivolta alla
comunità locale, ma in modo
speciale a due giovani: Florian
e Susanna, oggi sposi. Ambedue
medici e musicisti, avevano fatto i loro studi di medicina presso
l’Università di Siena, provengono dalla Germania Occidentale.
Con grande gioia avevano saputo
che esiste la nostra comunità ed
hanno chiesto ospitalità. Con loro un gran numero di amici, provenienti dalla Toscana, dalla
Germania e da altri paesi. Dopo
il culto tutti sono accolti dalla
comunità locale.
Infine un giovane greco e la
sua moglie tedesca domandano
un colloquio a Campi per stabilire la data del battesimo della
loro piccola Marianti. Abitano
nei dintorni della città.
Sono i primi segni di un rapporto, che potrà diventare sempre più valido, con studenti, insegnanti, professionisti, operai,
« stranieri » e « non stranieri »,
che condividono con noi il nostro
pellegrinaggio.
Fensiamo, con affetto, agli
amici di Wetzlar e di Avignone,
che vivono con noi le ore della
speranza per una presenza evangelica efficace in un clima di
compartecipazione profonda, di
gemellaggio « europeo ». Vivere
la semina dell’Evangelo in una
solidarietà feconda: il Signore
benedica i pastori, gli anziani ed
i laici di Siena!
Buon... centenario!
BRESCIA — « Quota 100 » per
la nostra « decana », la sorella
Ermelinda, la « signora maestra », come la chiamano con affettuosa deferenza, all’Istituto
« Casa di Dio » dove da tempo è
ospite.
La sorella Ermelinda Della
Torre, vedova Bottini, è nata a
Farma il 29 novembre 1887.
Di discendenza evangelica, figlia del pastore metodista Giacomo Della Torre, è cresciuta
nella fede vissuta e sentita.
Una vita dura quella della sorella Ermelinda : tanto lavoro ;
oltre quarant’anni di insegnamento.
Tra i bambini ha trascorso
una vita intera, messaggera del
l’Evangelo e di questi bambini,
mano mano che crescevano e si
facevano uomini, diveniva la confidente.
E poi la famiglia, i figli da allevare con gioia, i lutti sopportati nella certezza della resurrezione.
La Chiesa Valdese di Brescia
si è riunita attorno alla cara sorella, con il figlio Ireneo e la
nuora Vittorina, per festeggiarla ed ascoltare i suoi ricordi, che
sono tanti e tutti interessanti.
Dunque, un abbraccio ideale e
l’augurio, nell’Evangelo, di tanta
serenità.
Buon... « centenario », sorella
Ermelinda !
Metodisti in USA
SESTRI PONENTE — Domenica 11 ottobre le chiese di Sestri e Sampierdarena hanno ricevuto con piacere la visita del pastore Claudio H. Martelli da Trieste.
Martelli ci ha guidati nei due
culti e le comunità hanno potuto rimanere insieme nei locali
sestresi per l’agape fraterna. Al
pomeriggio Martelli ha relazionato sulla sua permanenza presso le chiese metodiste in USA.
Abbiamo così conosciuto la realtà di chiese sorelle, la vita delle
quali è, per certi aspetti, molto
diversa dalla nostra. Nell’enorme
diaspora americana, nelle piccole città, la chiesa è ancora al
centro di tutte le attività civili e
sociali. Per contro, nelle metropoli, il carico dell’assistenza ai
minimi ed ai diseredati è ancora
appannaggio delle chiese, spesso
associate in una attività interdenominazionale, con forme diverse a quelle europee.
Grazie ancora al past. Martelli.
• A Sestri è ripresa, a pieno
ritmo, tutta l’attività di scuola
domenicale, gli studi biblici, le
attività femminili.
Gli studi biblici del lunedi sera
sono ben frequentati. Quest’anno si è iniziato l’esame dei rapporti che intercorrono tra etica
e scienza.
• Per i bambini invece, dopo la
simpatica esperienza dello scorso anno, si è riproposto il laboratorio di ceramica e bricolage,
aperto anche a tutti i bambini
del quartiere in cui è inserita
la chiesa. I manufatti saranno
oggetto di un minibazar nei
prossimi mesi.
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25 dicembre 1987
vita delle chiese 9
OSPEDALE VALDESE DI TORRE PELLICE
SOLIDARIETÀ’ E RESPONSABILITÀ’
Nella giornata inaugurale del ristrutturato ospedale, partecipazione di rappresentanti di chiese estere e di uqf^ì
politici locali - La volontà di molti diventa, ora, responsabilità- Apprezzato coordinamento con gli-«Enti pubbwci
« Nel 1980 — ha detto Anita Häusserman, del Diakonisches Werk della Federazione delle chiese evangeliche tedesche, organismo che aveva messo da
parte per l’ospedale di Torre Pellice una somma di 600
milioni, prima ancora che si
sapesse con precisione quale
configurazione esso avrebbe avuto — ho potuto visitare l’ospedale e sono stata
colpita da due fatti: ho capito, nella situazione precedente, senza il rinnovamento,
qual era l’ambiente; in un
bellissimo rapporto umano,
c'erano pazienti tanto felici,
anche nelle camere a 12 letti. Ho pensato, se mai dovessi andare in un ospedale, che
vorrei trovare un ospedale
così. La seconda cosa che mi
ha colpita è stata il verificare come tutta la popolazione
della valle, non solo i valdesi,
tenesse a questa struttura è
voleva che questo lavoro potesse continuare ».
Abbiamo riportato quasi
integralmente questo intervento perché può essere scelto come sintesi di una volontà, di un impegno, di un pen
siero di solidarietà che si è
abbondantemente dimostrato nei doni determinanti, arrivati dall'estero, per questa
realizzazione. Ancora Anita
Hàusserman ha detto al proposito: « E’ sempre bello vedere dei progetti realizzati
che si dimostrano funzionanti ed utili ».
Molte le presenze, i rappresentanti di eomitati e di
chiese estere, tedesche, svizzere; da ognuno un augurio.
dopo la consapevolezza di
aver contribuito in qualche
modo per un buon progetto,
ma anche, come ha detto il
vicepresidente del Comitato
valdese di Zurigo, Felix Mathis, « con la conferma che
l'aiuto ha sempre due aspetti; io torno nella mia regione arricchito: ho imparato
che cosa si può fare con 3
milioni di franchi sviz^zfiri e
non penso che per noi sarebbe possibile, con questa sola
somma, fare in Svizzera una
tale opera; in secondo luogo
ho imparato che cosa si può
fare con il contributo dell’intera popolazione di una valle
ed anche questo rappresenta
per me il segno della vita di
■-P.. , r ^ '• •
ALL’OSPEDALE...
anfanili fa
Il prezioso servizio delle diaconesse, attraverso anni difficili ma densi di significato
Parlando di ospedale valdese
non si può non riandare al tempo in cui grossa parte del servizio era affidata alle diaconesse; un impegno di servizio « totale »: dice suor Dina Costantin,
Tullima diaconessa ad aver lavorato lino al 1966 all’ospedale:
« praticamente vivevamo lassù,
giorno e notte, anche perché di
notte c’era una sola infermiera;
lo stesso servizio era un po' diverso da quello odierno nel senso che c'era molto servizio di
pronto soccorso e di urgenza
(abbiamo avuto per esempio il
solo superstite dell’incidente aviatorio alla conca del Prà nel
1957) ».
E' molto difficile, e forse non
ha neppur senso, fare paragoni
tra il modo di lavorare in ospedale ieri e oggi, ma che cosa
la colpisce particolarmente nel
presente?
« Una cosa che noto, e che gli
stessi ammalati vivono un po'
come un disturbo, è il continuo
cambiare di persone intorno al
proprio letto; la presenza sempre delle stesse persone permetteva il crearsi di un rapporto
di tipo diverso fra paziente^ e
personale, si creava quasi un’atmosfera familiare ».
In quegli anni, è stato detto,
funzionavano alcuni servizi che
da tempo sono stati abbandonati; il reparto maternità, per esempio, « tuttavia già allora avevamo dei casi di lungo degenze
di alcuni mesi ». Del reparto maternità si occupava prevalentemente suor Ermellina Pons; ar
rivata all’ospedale nel ’43, cioè
in pieno periodo bellico, vi rimase fino al 1960.
« Sono stati anni — esordisce
suor Ermellina —spesso difficili;.. c’era però un grande sparito
di aiutò vicendevole in una situazione anche di notevole p>overtà anche per i generi di stretta necessità, vestiario, alimenti,
fino a quando vennero gli aiuti dei Mennoniti. Nel periodo bellico abbiamo ricoverato, ed in
qualche modo tenuti nascosti
molti ebrei: pnysso tuttavia dire
che sono stati gli anni più significativi della mia vita.
Negli ultimi giorni della guerra eravamo in una situazione tremenda; avevamo dei prigionieri
tedeschi, dei feriti dopo la battaglia di Rio Cros. Si operavano
in ospedale feriti nella guerra, e
nello stesso tempo si vedeva la
casa di queste persone o di familiari bruciare sulle montagne.
Tuttavia devo anche ricordare
periodi più belli, il decennio passato al reparto maternità, e ancora oggi vengono alla memoria
dei bei ricordi incontrando per
la strada moltissimi uomini e
donne che ho aiutato a nascere.
Certo anche guardando questa
nuova costruzione sono in qualche modo portata a guardarla
con gli occhi di ieri, pur se mi
rendo conto di quanto sia importante che quest'opera prosegua il suo servizio seguendo i
ritmi e le esigenze di questo tempo ».
P.V.R.
un popolo o di una comunità
cristiana, e quindi diventa
modello ed esempio; ed ancora, torno a casa arricchito
dall’ambiente umano dell’ospedale. Gesù disse: ’’Fui
infermo e mi visitaste”. Non
il trapianto di un nuovo cuore ma un rapporto umano, al
punto che un anziano possa
sentirsi come a casa, questa è la cosa più bella ».
« Tutto questo — ha precisato il pastore Taccia — ci
carica di una grossa responsabilità, speriamo di. avere la
forza di poterla portare veramente ».
Prima e dopo questo confronto con una realtà così significativa ed importante per
l’ospedale, anche al di là degli stessi aiuti economici, la
giornata inaugurale ha visto
molti altri interventi, tra cui
quello del moderatore della
"ravola valdese. Franco Giampiccoli:
«Ricordo gli anni ’60, in cui
si discusse a fondo sul futuro della diaconia ed in particolare degli ospedali. C’erano
due tendenze principali: una
auspicava la costituzione di
una rete di persone che lavo”ràno próféSsionaimente negli
ospedali pubblici, costituendo una diaconia di diaspora
per una chiesa di diaspora;
un’altra tendenza si esprimeva nel senso di mantenere
gli ospedali, potenziarli, inserirli nella programmazione
nazionale. Personalmente ero
più propenso alla prima ipotesi, ma oggi siamo qui a verificare come alla prova dei
fatti abbia avuto ragione chi
voleva mantenere queste
strutture ospedaliere proprio
di fronte alla partecipazione,
non solo economica, della
popolazione di queste valli ».
Ed il concetto di sentire
come proprio della gente delle valli questo ospedale è stato ripreso anche dal sindaco
di Torre Pellice, Armand Hugon: «La nostra gente, a proposito dell’ospedale, usa l’aggettivo ’nostro’; ebbene, se le
parole hanno un senso, questo aggettivo ha un valore
molto importante e coinvolgente, si vuole esprimere un
universo di cure ma anche di
sentimenti, anche di affetti.
Questo ospedale è il risultato
■ di un grande concorso di volontà interdipendenti e perciò mi auguro che così sia anche per il domani: la sua storia sarà anche la storia della
nostra regione Piemonte e
della nostra Comunità Montana Val Pellice; questo è
motivo di riflessione ma anche di impegno per le forze
politiche ».
Anche la Regione Piemonte era rappresentata, dall'assessore alla Sanità Eugenio
Maccari: « Questo ospedale
rappresenta la vittoria del
buon senso; le grandi riforme non sempre sono la soluzione dei problemi, anzi possono anche creare problemi.
Noi oggi viaggiamo su una
linea che si dovrà intraprendere nei prossimi anni nella
programmazione ospedaliera,
a conferma di un cambiamento di struttura di età
dèlia popolazione; le specia
lizzazioni dovranno tenere
conto proprio del tipo di popolazione che si intende servire, adeguando le risposte.
Questo ospedale costituisce
un modello attuato e verificato, non solo a livello teorico, di validità e che dovrà
essere ribaltato in altri con
testt o zone ».
Piervaldo Rostan
PRECISAZIONE
Curiosando tra le cifre
Nel numero scorso del giornale,
nella pagina dedicata all'inaugurazione dell'Osipedale di Torre Pellice, è
stato inserito un riquadro con l’indicazione di dati statistici, alcuni dei
quaii sono risultati errati ed imprecisi sia nelie cifre, sia neila nomenclatura. Ci rammarichiamo fortemente di tale «incidente di percorso ». infatti chi iegge questi dati
con un minimo di competenza, è
indotto a concludere che, all’Ospedale di Torre Pellice, al di là delle
cose dette, proposte, contrattate,
succedono cose assurde (13.000 ecotomografiej, tali da esporci al ridicolo (si pensi alle pneumografie) o suscitare sospetti sugli organici (3 radiologi!) ecc. Si può
sorridere di questi svarioni, ma le
conseguenze possono anche essere
gravi, sul piano della deformazione
della nostra realtà.
Così pure nella didascalia di una
delle fotografie del servizio, forse
lasciandosi prendere la mano dall’entusiasmo del momento, sono stati riportati commenti esplicativi
non perfettamente rispondenti.
Preghiamo dunque i lettori di
cancellare i dati pubblicati nel numero scorso e di sostituirli con
quelli pubblicati in calce. Si tratta
naturalmente di dati incompleti
scelti dalla Redazione, tra l'altro relativi all’86 per quanto riguarda le
prestazioni e all’87 per quanto si
riferisce agli organici, bisognosi
dunque di ulteriori aggiornamenti.
Ci scusiamo per quanto sopra, ma
quando si va « curiosando tra le
cifre » bisogna cercare di essere
più precisi.
Past. Alberto Taccia
Dati di attività relativi al 1986 per pazienti interni e prestazioni ambulatoriali.
Servizio di
Servizio di
Servizio di
Servizio di
(nel 1987
Servizio di
Servizio di
Cardiologia 8.868
Pneumologia 704
Radiologia 9.179
Laboratorio (Analisi 126.904
saranno circa, 180.000)
Endoscopia digestiva 649
Ecotomografla 1.293
PERSONALE IN SERVIZIO AL 30.11.1987
Divisione di Medicina Generale
10 Medici
28 unità di Personale Infermieristico
18 unità di Personale Ausiliario ai Servizi Sanitari
Servizio di Laboratorio Analisi
5 addetti di cui un Medico
Servizio di Radiologia
2 Tecnici di Radiologia
Servizi generali
16 addetti
Servizi Amministrativi
20 addetti di cui 13 presso l'Amministrazione della CIOV
che operano anche per l’Ospedale di Pomaretto
CHI PAGA (dati al 30.11.1987)
Doni dall’Italia
Doni dall’Estero
Fondi propri
Fondi ancora da
reperire
450.000. 000
1.525.000.000
365.000. 000
500.000. 000
Costo Totale dell’Opera
2.850.000.000
Mi spiace che i dati da noi pubblicati, forniti ad un nostro collaboratore da un funzionario CIOV, ed
un refuso di trascrizione (13.000
ecotomografie mentre in realtà erano state circa 1.300), abbiano « esposto al ridicolo » la CIOV e
l’ospedale di Torre. Non era questa
la nostra intenzione, visto anche lo
sforzo che abbiamo fatto per « coprire la notizia» (articolo nel n. 46.
2 pagine nel n. 48, una pagina in
questo numero). I dati relativi al
personale erano desunti dalla pian
ta organica e non si riferivano al
personale in servizio.
Non siamo tecnici della medicina
e così abbiamo commesso errori anche nella nomenclatura. Siamo semplicemente artigiani del giornalismo, con pochi mezzi, e cerchiamo
di fare le cose al meglio. A volte si
commettono errori. Quello che ci
spiace è che in tutta questa vicenda
non si è voluto darci il « beneficio
della buona fede ». E’ triste che
questo avvenga nella chiesa.
Giorgio Gardlol
<-Jr.
10
10 valli valdesi
25 dicembre 1987
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Verìfica
al rallentatore
Necessità di un progetto di sviluppo nel documento presentato dalla Sinistra indipendente
UNO STUDIO
Le strade killer
Una realtà drammatica scaturisce dai dati numerici: 40 morti neH’87 Occorre aggiornare l’asse viario e considerare l’alta spesa pubblica
Il gruppo consiliare in Comunità Montana della Sinistra indipendente ha inviato un documento al Presidente ed ai capigruppo in vista della ricomposizione della Giunta-Comitato di
gestione dell’USSL 43 specificando alcuni punti ritenuti qualificanti ed irrinunciabili per una
partecipazione del gruppo al
prossimo esecutivo.
Il documento, che si propone
otto obiettivi fondamentali, mette
in risalto Timportanza della collegialità delle decisioni, della partecipaizione e del coinvolgimento
di tutti i Comuni e di tutti i gruppi politici ed ancora la necessità
di una rielaboreizione dei contenuti del Piano di Sviluppo, del
Piano Regolatore Generale Intercomunale e del Piano di Attività
e Spesa da parte dei settori di
competenza, da sottoporre al vaglio delle amministrazioni comunali ed al Consiglio della Comunità Montana; della elaborazione in tempi brevissimi di im
progetto di sviluppo della Valle
che punti a valorizzare le risorse
esistenti (cultura, artigianato,
agricoltura, industria, turismo,
servizi) coordinandole in modo
armonico e nel rispetto deU’ambiente (a questo scopo appare
.indisp>ensabile la partecipazione
congiunta di enti, associazioni,
esperti); l’importanza di una concreta azione politica unitaria verso resterno e le competenti autorità per la difesa o il reperimento di posti di lavoro, per la rimozione di ostacoli burocratici che
impediscono o compromettono la
permanenza deH’uomo nelle zone
montane, contro rimpoverimento
di strutture e servizi in valle
(mantenimento dell’USSL in coincidenza con la Comunità Montana, deH’ufficio di collocamento
di Valle, della ferrovia, ecc.); di
un impegno concreto per una approfondita analisi dei problemi
ohe affliggono la Valle (droga
e disagio giovanile) e per la ricerca di possibili soluzioni; della costante informazione su attività e sviluppo di temi su argomenti di scottante attualità o di
particolare interesse, come quelli già accennati, e altri ancora.
Su questo argomento il gruppo della Sinistra indipendente
ha presentato un’interrogazione
nel corso dell’ultimo Consiglio
di Comunità Montana per sapere quale fosse la risposta della
Presidenza al suo docurnento.
Nella sua replica il presidente
Longo ha voluto precisare come
la lentezza nella verifica e nella
integrazione della Giunta sia « un
problema di uomini e non di
programmi ». Ed in effetti ciò
può essere vero se si pensa al
problema delle assenze, molte,
anche alla seduta del Consiglio
in cui il gruppo democristiano
era rappresentato dal solo consigliere Della Donna, assenti sia
l’assessore Calieri che il capogruppo, Romano.
Anche il PCI di zona, su una
nuova pubblicazione che ha fatto
uscire in questi giorni, lamenta
« il silenzio da parte del Presidente della C.M.-USSL 43 in ordine alla ripresa delle trattative
per la ricostituzione dell’esecutivo, considerando che nonostante
gli incontri collegiali e bilaterali
effettuati fino ad ora la situazione permane confusa ».
Il PCI prosegue le sue considerazioni presentando le proposte
operative e le linee programmatiche ritenute indispensabili e vin
colanti ad una partecipazione del
suo gruppo alla maggioranza,
proposte che non si discostano
molto da quanto esposto dalla
Sinistra indipendente, in cui tra
l’altro si esprime netta opposizione alla ventilata ipotesi di accorpamento di più USSL, difendendo la coincidenza territoriale
di Comunità Montana ed USSL.
Sull’eventualità di un accorpamento delle USSL delle vallate
pinerolesi con quella del capoluogo abbiamo sentito anche Aldo
Charbonnier, che segue nell’USSL
43 i Servizi Socio-Sanitari, che
ci ha dichiarato: « Credo che,
alla luce dei fatti, è bene che rimanga un’USSL piccola come la
nostra; reventuale arnione delle
tre USSL aumenterebbe i problemi senza dare risposte positive
tenendo conto di problemi ed esigenze diverse. Il problema sta in
orna modifica di legge in modo
da chiarire meglio quali sono le
funzioni politiche e quelle amministrative di ima USSL; in altri
termini, credo che il Comitato di
gestione debba avere compiti di
indirizzo e scelta programmatica
mentre, per la normale amministrazione, la competenza dovrebj
be essere dell’apparato, dando ai
funzionari maggiori responsabilità e, ritengo, anche maggiori soddisfazioni ».
Pìervaldo Rostan
La Comunità Montana Val Pellice ha diffuso in questi giorni
uno studio che sottolinea l’entità
e la gravità della situazione viaria del pinerolese. In un momento in cui riemergono, seguendo i
fluttuanti canoni politici della
proposta, della disputa e dell’oblio, le grandi carenze di un sistema di collegamenti ormai del
tutto caotici, obsoleti e insufficienti, si scopre che sono anche
assassini. Per la verità anche
questo era noto a tutti, ma una
cosa è l’attimo di riflessione dinanzi a un fatto di cronaca, una
altra è il confronto con dati reali che, visti in blocco, si dimostrano tragici e allucinanti. In
questi 11 mesi del 1987 il comprensorio pinerolese ha pianto
40 morti, per i soli incidenti stradali; 1.018 i feriti, 472 incidenti.
Una media di un morto alla settimana e 3,3 feriti al giorno.
«Il nostro compito è quello di
far salute — afferma l’autore
dello studio, dott. Giovanni Rissone — e questi dati dimostrano
che quello della viabilità è un
terreno che necessita di seri interventi, in tempi brevi. Non è
pensabile di sottovalutare il problema. e lasciare le cose come
stanno ». Rissone, che è il coordinatore sanitario dell’USSL 43,
cita il prof. Paggi, dell’Istituto
Superiore della Sanità (quello
stesso che si è battuto perché
venisse reso obbligatorio l’uso
del casco per i motociclisti), che
afferma che gli incidenti stradali sono « la vera grande epide
mia di questo secolo ». Epidemia
che, dati alla mano, fa più vittime nel pinerolese che altrove.
Ma esiste una ricetta per « curare » la malattia? Sì, esiste, afferma Rissone nella sua relarione, volutamente provocatoria;
« I dati evidenziati obbligano a
una seria riflessione e all’assunzione, a tutti i livelli, delle proprie responsabilità, in modo non
più procrastinabile. Si scelga ufficialmente se si vuole che questa situazione continui (anzi peggiori) o no ».
Non potrà che peggiorare fino a quando, a livello politico,
non saranno presi energici provvedimenti. Le due strade che collegano Torino con Pinerolo sono
più o meno così come sono state concepite, all’epoca dei calessi, cocchieri e madame col parasole; belle, romantiche, piene
di platani: un viale del tramonto. L’asse viario delle valli non
è più, da tempo, in grado di
smaltire il traffico; tanto più
che le strade principali, che dovrebbero essere « portanti » e di
scorrimento, sono invece ad altissimo grado di variabilità di
flusso, che va dalla bicicletta,
al TIR, ai pullman, alle auto veloci, più qualche trattore che
sbuca aH’improvviso da una vigna, più magari qualche mandria.
Solo lungo la circonvallazione di
Bricherasio (tre chilometri), ci
sono oltre trenta inserimenti laterali, tutti a raso e « non » segnalati, oltre a cinque incroci
regolari. E’ chiaro quindi che la
GRANDE VIABILITÀ’
Quale strada per Torino?
Superstrada, autostrada o soluzione «sistemica»? - Collegannento con
la pedemontana e proposte delle Camere di commercio piemontesi
Mentre continua l’ecatombe di
morti e feriti sulle strade del pinerolese, è ripresa la discussione
tra le forze politiche su quale deve essere il miglior collegamento stradale tra Torino e Pinerolo.
Il Partito socialista, che ha tenuto un convegno di amministratori a Pomaretto, non ha dubbi:
« il collegamento migliore — hanno detto Eugenio Maccari, assessore alla sanità della Regione e
Emilio Trovati, assessore alla
caccia e pesca e al bilancio
alla Provincia — è una strada con caratteristiche autostradali (4 corsie) in nuova sede ». In pratica i socialisti propongono una superstrada sul percorso della vecchia autostrada,
bloccata a suo tempo dall’opposizione dei contadini e da un decreto dell’allora ministro repubblicano Bucalossi.
La Democrazia Cristiana appare divisa. C’è una parte, legata
alla corrente Andreotti-Bonsignore, che sostiene senza mezzi termini la soluzione autostradale,
un’altra — maggioritaria nel pi;
nerolese e legata alla Coldiretti
— che vuole l’ampliamento della
statale 23.
Comunisti, Democrazia proletaria e verdi hanno invece una visione « sistemica » del problema e parlano del miglioramento
di entrambe le statali esistenti
(la 589 per Frossasco e Piossasco e la 23 per Airasca) con
opportune varianti per i nodi
cruciali, e di un raccordo al
sistema autostradale con un nuo
vo svincolo a Nichelino, tagliando così fuori la « palazzina di
caccia » di Stupinigi.
h’Vnione delle Camere di Commercio del Piemonte è intervenuta con un suo documento nel
quale sostiene la necessità di migliorare la 589, affermando l’importanza strategica di questa
strada che dovrebbe collegarsi
alla « pedemontana », una nuova
arteria statale che collegherebbe
Cuneo con Biella. Osservano le
camere di commercio che vi sono già i finanziamenti (piano de
(da « La Stampa »)
cennale Anas) per il raccordo
Torino'Piossasco e che si tratterebbe di allargare la strada esistente fino al bivio di Cumiana
per poi proseguire con una nuova strada, via Piscina, fino alla
grande circonvallazione di Pinerolo.
Una scelta tra queste soluzioni dovrebbe essere fatta entro
febbraio, tempo massimo per ottenere i necessari finanziamenti
dallo Stato.
G. G.
situazione non è sostenibile, anche se è necessario mettere in
conto la crescente indisciplina
deirautomobilista e, spesso, la
totale ignoranza (soprattutto dei
giovani) delle regole di circolazione stradale. Negli anni ’60 (l’attuale codice stradale è in vigore
dal 26 aprile 1959) i prograrnmi
scolastici comprendevano 1’« ora » di educazione civica e stradale. Oggi si blatera sul catechismo, ma si mandano i ragazzi
nella giungla del traffico del
tutto ignari del codice.
La relazione dell’USSL affronta anche, « non per cinismo ma
per realismo », quelli che sonc)
i costi economici per la collettività. Sempre sulla base degli
11 mesi dell’anno in corso, riferendosi solo ai dati noti localmente (esclusi quindi i viaggiatori altrove residenti ed eventua.li ricoveri e cure avvenuti in al;
tre zone), le società assicuratrici
hanno sborsato oltre 5 miliarcii
solo per indennizzi relativi a
persone.
Per le riparazioni delle auto
danneggiate è corretta una stima che si aggira sul miliardo e
trecento milioni. Stimando inoltre in circa seimila le giornate
di degenza al costo di 200.000 lire
al giorno, che esclude per altro
i costi relativi a chirorgia e ortopedia, non quantificati, si superano nuovamente i mille milioni. Costo minimo, di conseguenza, 7 miliardi e mezzo, a
cui bisogna aggiungere i costi
dei soccorsi; interventi sanitari
successivi, sussidi, invalidità permanenti, assenze dal lavoro.
Con questo si supera quota
cento miliardi nei trascorsi 10
anni; e per il prossimo decennio? « Non so quanto costino un
nuovo asse di valle, un’autostrada o una superstrada — continua Rissone — ma credo che
questi dati facciano riflettere e
siano un contributo per chi vuol
cambiare». La responsabilità si
riversa, ovviamente, sui politici.
Intanto rimane lettera morta un
programma di pronto intervento
messo a punto da oltre due anni. Riguarda la messa in opera
di tre ambulanze attrepate, una
per ogni presidio sanitario (Pinerolo, Torre, Pomaretto), tutte
con medico a bordo 24 ore su
24, che confluiscano in un attrezzato centro di rianimazione da
istituire presso l’Ospedale civile
di Pinerolo; finora l’intervento
è affidato unicamente alle « Croci » di vario colore, che operano con molta buona volontà, ma
sono sprovviste di mezzi, farmaci, apparecchiature di emergenza e personale specialistico.
Questo progetto è pronto, come si è detto, da due anni; è
finanziato, ma manca di una « ufficializzazione » politica che lo
metta in opera. In seconda istanza è necessario provvedere seriamente all’educazione stradale.
Infine, e questo non è procrastinabile perché solo l’intervento a
monte può essere risolutivo, è
necessario intervenire sui « punti neri » stradali, ed affrontare
la costruzione di nuovi percorsi.
Afferma Piercarlo Longo, presidente della Comunità Montana
e deirUSSL 43: « Si tratta di
scelte, di decisioni da prendere.
E’ già troppo tardi. Il nostro asse di valle è pronto da ormai
dieci anni. Da altrettanti anni,
se non di più, si continua a bizandneggiare sulla Torino-Pinerolo: autostrada, allargamenti e
superstrade; facciano quello che
vogliono, ma facciano. Le facciano magari per aria, le strade,
ma le facciano ».
Steli» Armand-Hugon
11
25 dicembre 1987
valli valdesi 11
FRALI
VAL PELLICE
Con la neve, il turismo riprende Attenzione ai furti i
Rinviata la decisione sull’acquisto
artificiale - Interrotti i lavori ai
■ m
La nevicata di fine novembre,
non certo eccezionale per l’alta
montagna, seguita da giorni umidi e nebbiosi, ha riportato il
sorriso sui volti degli operatori turistici di Frali, preoccupati,
fino a poco tempo fa, da una
serie di inverni quasi catastrofici per chi ripone molte speranze in una buona stagione invernale.
Infatti, aU’inizio di gennaio,
si era discusso seriamente sulla possibilità di acquistare i can
noni da neve, per conservare almeno le presenze nel periodo festivo, l'unico un po’ redditizio in
un piccolo centro montano.
Anche se il problema è soltanto accantonato, perché le nevicate non sono programmabili, il
lungo fine settimana dell’inizio di
dicembre ha rimesso in quota
sia gli alberghi, sia la società
che ha la gestione degli impianti
di risalita.
La neve ha invece fermato i
lavori sulla strada provinciale.
di materiali per l’innevamento
paravalanghe sulla provinciale
dove si doveva procedere all’ampliamento per la costruzione del
terzo paravalanghe, e in un altro punto su cui sono precipitati alcimi massi da tempo pericolanti. A parte queste strettoie
che richiedono prudenza, la viabilità sulla strada di Frali è stata notevolmente migliorata dai
lavori di ampliamento, di vari
tratti difficili e dei ponti di Pomeifrè e di Rodoretto. Sono anche state rimosse molte rocce
che tenevano su quasi per miracolo e piazzate barriere anti-urto
sulle curve pericolose.
Non è certo soltanto il turismo
a giustificare questi grossi lavori sulla provinciale Perosa-Prali: non bisogna dimenticare che
le miniere della « Talco e Grafite » causano nei giorni feriali un
notevole traffico di automezzi
pesanti e che lo spostamento di
molte attività verso la bassa
valle aumenta sempre più il numero dei pendolari.
E’ questo, infatti, uno dei punti interrogativi sul futuro della
vai Germanasca. Esclusa la zona di Frali dove, come si è detto, il turismo crea localmente
occupazione, spesso soltanto parziale, per i giovani che vogliono
studiare o cercare una sistemazione non c’è altra risorsa che
l’emigrazione. Magari per poi
ritornare a far la sciata con gli
amici a pochi passi dalla casa
abbandonata.
E’ comprensibile quindi che vi
sia una certa spinta verso il turismo, visto come una possibilità
di sopravvivenza, un turismo di
tipo familiare più che altro, che
non consente astronomici investimenti di denaro. La stagione invernale si è aperta con buone
prospettive, chi lavora nel turismo spera che il seguito sia
altrettanto promettente, anche se
il caldo di questo periodo ha
sciolto gran parte della neve.
Liliana Viglielmo
Lettere aU'Eco deRe VeM
IN RICORDO DI
CARLOTTA PEYROT
Desidero fare una precisazione che
riguarda l'articolo sull'inaugurazione del
nostro Ospedale sul numero del 18 die.
u.s. dove, tra l’altro, si parla di una
quercia. Come gentilmente ha detto il
presidente della CIOV pastore Alberto
Taccia all’inauguraztone, io sarei « in
unione spirituale con Carlotta Peyrot...»,
la fondatrice dell'Ospedale Valdese di
Torre PeIMce nel 1826. La verità è che
avendo fatto una piccola ricerca su
questa straordinaria donna valdese ed
essendo andata a rileggermi le sue
lettiere, sono rimasta ammirata di quanto ha fatto: bisogna collocarla nel suo
temipo, con le difficoltà, le angosce,
la mentalità di allora per misurarne tutta l'opera. A proposito della quercia
•Carlotta scrive: « Je demanderai l'agrément du Modérateur de faire planter
mon chêne devant la porte de l'hôpital
•et il grandira avec lui grâce à la bénédiction du Seigneur qui m'a mis au
coeur cette idée... ». Se lo aveva in
mente, lo ha certamente fatto e sono
perciò convinta che sia giusta la versione che la quercia c’era e che un
fulmine l’ha distrutta. Con l’aiuto del
prof. Alberto Baridon ho trovato una
quercia rossa che per ora è in vaso ma
sarà messa a dimora a giardino sistemato e porterà una bellissima targa,
dono del socio Sergio Detachetis, che
dice: « Ricordando Carlotta Peyrot - 13
dicembre 1987.
C’è tutto uno stuolo di donne valdesi quali le eroine della nostra storia,
le maestre quartierali, le coraggiose
donne delle nostre Valli, le diaconesse
che sono quasi o del tutto dimenticate!
Spero che così non sia di Charlotte
Peyrot.
Ade Theiler Gardiol
Vicepres. Ass. Amici dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice
DOVE ANDRA’
RAD!0 BECKWITH?
Gentile Sig. Direttore,
apprendiamo dal giornale dell’11 dicembre 1987 che nell’inserto a cura del
Comitato per il Centenario non vi è
alcun riferimento alla presenza, nel medesimo edificio dell’ex Convitto, di
Radio Beckwith evangelica. La dimenticanza ci conduce ad alcune riflessioni, sia come membri della nostra comunità che come amici della Radio.
Questa iniziativa rappresenta innanzitutto un significativo modo di aggregazione giovanile e un forse raro esempio di come, malgrado la mancanza di
finanze e di appoggi, si possa fare
qualcosa di utile per la comunità. Non
va dimenticata la funzione culturale
importantissima di una radio evangelica, specie nel momento di un suo
rilancio consistente nell’estensione del
suo raggio di trasmissione.
Siamo perciò corrvinti che, in vista
della commemorazione, nel 1989, del
Rimpatrio dei valdesi nelle loro valli,
l’esistenza di Radio Beckwith può rappresentare uno strumento di efficace
utilità aH’importanza delle varie attività programmate dalia Società di Studi
Valdesi (pubblicazioni, mostre, conve
Sono sempre più frequenti, in
■Val Pellice, episodi di furti e
truffa. La tecnica è ormai collaudata: un signore distinto (alcune volte sono in coppia) si
presenta nelle abitazioni qualificandosi come funzionario dell’Enel, o della SIP, o di altre
aziende note. Asserendo che l’utente ha pagato troppo la vecchia bolletta, afferma di essere
stato inviato a restituire la differenza. Esibisce quindi una
banconota di grosso taglio, mettendo così l’utente in condizioni
di dargli il resto. Scoperto in
tal modo il nascondiglio dei soldi, diventa un gioco da ragazzi
afferrare il bottino e darsi alla
fuga.
L’ultimo episodio è avvenuto,
a Torre Pellice, vittima una signora di 80 anni, abitante ai
Mostre
TORRE PELLICE — Dal 18 dicembre al
6 gennaio 1988, nell’atrio del Palazzo
municipale l’assessorato alla cultura del
Comune ha organizzato una mostra di
alcuni pittori pinerolesi: M, Rossi,
W. Piccone, S. Brero, R. Rivoira, A.
Meytre, A. Russo, G. Rivoir, F. Chiglia.
Concerti
TORRE PELLICE — Sabato 16 gennaio
presso Tauditorium di Torino, alle ore
16.30, si svolgerà un concerto dell’orchestra sinfonica e del coro di Torino
delia RAi; in tale occasione la Pro Loco
organizza un servizio di pullman. Le
prenotazioni si ricevono entro il 9 gennaio presso la sede della Pro Loco in
via Repubblica.
Cinema
gni, viaggi ecc.) e accanto alle pubblicazioni ad hoc dell’Editoria evangelica;
è tacile riconoscere l’importanza della presenza di una radio evangelica,
pronta a farsi coinvolgere (nel campo
informativo, divulgativo e culturale) nel
lavoro organizzativo della commemorazione.
Se questa opportunità viene compresa appieno, non dubitiamo che, nell’ambito della progettata utilizzazione dell’ex Convitto Valdese come Centro
Culturale Valdese, Radio Beckwith potrà continuare ad avere la sua sede
nell’ex Convitto Valdese, migliorandone
se possibile la sistemazione in locali
meno angusti e più adeguati alla funzionalità della trasmittente stessa.
Daniele Rochat, Antonio Kovacs,
Renata Bosio, Elena Pontet, Mirella Argentieri Bein, Lucia Gallo
Scroppo, Louise Muller Rochat,
Anita Taraselo, Domenico Abate,
Daniele Armand Hugon.
TORRE PELLICE — Presentiamo il
programma del Cinema Trento nel periodo natalizio; giov. 24 e ven. 25 « La
bamba»; sabato 26, ore 16, 19, 22, «L’ultimo imperatore » di B. Bertolucci; domenica 27 e lunedì 28 « Full metal
jacket»; mere. 30 «Ricercati, ufficialmente morti »; giov. 31, ore 21.15, « Le
avventure di Braccio di ferro »; ven.
T gennaio « Renegade, un osso troppo
duro » con Terence HiiI; sab. 2 « Le
streghe di Eastwick »; dom. 3 « I miei
primi 40 anni »; mart. 5 « Oci ciornie »;
mere. 6 « Roba da ricchi ».
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Serverà, che si è vista « alleggerire » di oltre nove milioni in
contanti.
Ci si stupisce di come si continui a tenere grosse somme di denaro in casa, e come troppo
spesso si dia udienza a millantatori di ogni tipo. E’ bene inoltre ricordare che tutte le Aziende
pubbliche trattano i problemi di
tipo finanziario esclusivamente
attraverso il sistema di fatturazione a bollette.
Questa è la promessa che Egli
ci ha fatto : ”la vita eterna”.
E’ mancata
Marianna Grill ved. Gardiol
di anni 97
Ne danno il mesto antiùijcio : la figlia Alma col marito Marcello Pims;
la niijK)te Carla col marito Edoardo
Mosca e la piccola Elisa; il fratello
Beniamino con la moglie Attilia Bonjour e famiglia; i parenti tutti.
Perosa Argentina, 17 dicembre 1987
« 1 ciechi ricuperano la vista e
gli zoppi camminano; i lebbrosi
sono mondati e i sordi odono;
i morti risuscitano e VEvangelo
è annunziato ai poveri. E beato
colui che non si sarà scandalizzato di me! »
(Matteo 11: 5-6)
E* mancato all’affetto dei suoi cari
Aldo Piccoli
dì anni 68
Lo annunciano con tristezza, ma anche con fede nella Parola del Signore,
le sorelle, Mariuccia e Cesarina, i cognati Salvatore Messina e Piera Tucci,
i cugini Enrico e Giuseppina Oberosler,
i nipoti tutti.
Torino, 11 dicembre 1987
AVVISI ECONOMICI
22ENNE DIPLOMATA segretaria
azienda c analista contabile cerca in
Torino primo impiego anche in contratto di formazione. Gamarra Lidia,
tei. 011/2733193.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
VENERDT 25 DICEMBRE 1987
DOMENICA 27 DICEMBRE 1987
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Telef. 81261.
SABATO 26 DICEMBRE 1987
Ferrerò: FARMACIA VALLETTI - Via
Monte Nero, 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 [Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
VENERDÌ’ 25, SABATO 26 e DOMENICA 27 DICEMBRE 1987
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
25 dicembre 1987
INTERVISTA ALL’OLP
Un negoziato
per lo Palestina
Da alcuni mesi a questa parte, nel panorama purtroppo sempre ampio dei conflitti
che gravano sulle popolazioni mediorientali e che tengono in costante preoccupazione il
mondo intero, la guerra del Golfo, tra Iran e Iraq, anche per la presenza delle nostre
unità navali, è quella che maggiormente ha occupato le pagine dei giornali. Così è stata
dimenticata un po’ da tutti la situazione del popolo palestinese, da decenni ormai privato di una patria. Una situazione di diaspora, di esilio forzato, di occupazione militare,
di vita nei campi. Un incontro pubblico con un rappresentante palestinese ci ha riportato a considerare fatti ormai storici e prospettive future. Dopo pochi giorni, però, l’attenzione mondiale è stata riportata drammaticamente alla Palestina, dove la repressione
da parte del governo israeliano si è fatta più dura, e dove quasi ogni giorno si devono registrare delle vittime.
La soluzione del problema palestinese deve essere ricercata in
un’ottica di negoziato: solo così
si potrà porre fíne a decenni di
morte, di stragi, di diaspora.
L’indicazione è stata data in im
incontro che Wassim Dahmash,
rappresentante per l’Italia dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, ha avuto il 4
dicembre scorso a Pinerolo a cura di Democrazia proletaria. Dopo una ricostruzione storica delle tappe che hanno portato all’attuale situazione (dal colonialismo ad opera di Francia e Inghilterra negli anni del primo conflitto mondiale, alla creazione dello stato di Israele che però non
vide parallelamente, come avrebbe previsto la risoluzione 181 delrONU, la creazione di uno stato
arabo-palestinese, alla guerra dei
sei giorni nel 1967, con l’occupazione della Cisgiordania, di Gaza e delle alture del Golan, fino
ai più recenti e drammatici eventi di Tall-el Zaatar, Sabra e
Chatila), Dahmash ha risposto
alle domande formulate dal pubblico e da rappresentanti dei
giornali del pinerolese, fornendo
precisazioni indispensabili p)er capire ima realtà estremamente
complessa e lontana da quegli
schemi culturali e ideologici che
hanno concorso alla formazione,
in Occidente, dei concetti di stato, nazionalità, identità nazionale.
Per esempio, e non si tratta di
questioni marginali, non è corretto parlare di « mondo arabo »,
e più opportuno sarebbe parlare
di « area di lingua araba » per designare un mondo organizzato da
millenni secondo i suoi criteri.
Di fronte ai richiami da parte di
alcuni stati alla fede islamica,
Dahmash ha innanzitutto chiarito un nodo fondamentale; « Il
mondo musulmano è molto più
grande di quello arabo, e anche
se l'Islam è stato vissuto lino alla
I guerra mondiale come un elemento unificante, questo non poteva ‘pórtare direttamente alla
formazione di stati nazionali: le
identità statali, nell’area araba.
Sono sempre state sovranazionali,
formate da più etnie; si può dire
che se l’Islam è cultura di tutti,
è altresì religione di una parte
della popolazione, essendo presenti cristianesimo orientale, melchiti di rito bizantino, copti, ecc.
Se il movimento palestinese ha
superato il dato religioso, è perché si è trovato brutalmente a
confrontarsi con un’occupazione
di tipo coloniale. Anzi, un terzo
della popolazione è cristiana ».
Impossibilitati a
lavorare la terra
Dagli anni in cui furono costretti alla diaspora, i palestinesi
hanno vissuto, e continuano a
vivere, situazioni diversificate:
« C’è chi può vivere in un certo
clima di integrazione, come nel
caso dei palestinesi in Giordania,
ma molto più drammatica — ha
precisato Dahmash — è la situazione dei profughi nei campi del
Libano, o nelle terre di occupazione: nei campi della Cisgiordania vivono quelli che fin dal ’48
scapparono. Ora, già esuli, sono
costretti a vivere come reclusi, e
a loro si impedisce qualsiasi attività, e si nega la sopravvivenza.
L’espropriazione delle terre e una
ingiusta distribuzione delle fonti
d’acqua tolgono a questo popolo
essenzialmente contadino le basi
della sua attività. Inoltre i militari possono da un momento all’altro bloccare alcuni quartieri,
imporre il coprifuoco, e a volte
sono ancora più accaniti i colo
Il Natale di Patty
ni, che si sentono depositari di
una missione divina legata alla
"Terra promessa" ».
In questa situazione si inserisce il problema delle forme di
resistenza. Ad una " precisa domanda sui rapporti con la lotta
armata, e anche con il terrorismo intemazionale, il rappresentante dell’OLP ha spiegato come
« una risoluzione dell’ONU affermi che un popolo sottomesso da
una dominazione straniera ha il
diritto di esercitare con ogni
mezzo la lotta per affermare la
propria autodeterminazione ». Il
terrorismo internazionale è cosa ben diversa da una lotta di liberazione, essendo la pratica di
chi, « in nome di un pop/olo oppresso, crede di poter compiere
atti di terrorismo ».
In definitiva, a Wassim Dahmash non sembra esserci alternativa ad una soluzione negoziata: «Tutti, da una parte e dall’altra — dai palestinesi a Israele, agli USA, ai paesi occidentali
che si interessano alla causa di
questo popolo martoriato —, devono convincersi che è loro interesse il raggiungimento della pace. Non si può credere all’esclusivismo, secondo il quale, perché
uno possa vivere, si devono escludere altri. Nella società medioorientale è normale che tra vicini di casa si parlino lingue diverse, ma questo l’Occidente non ha
mai saputo capirlo. Ciò che esce
dagli schemi della cultura europea viene ritenuto impossibile,
ma questa sarebbe Tunica soluzione, e si dovrebbe cominciare
dal ritiro, da parte di Israele, dai
territori occupati, dove più drammatiche sono le condizioni dei
profughi palestinesi ».
Alberto Corsani
(segue da pag. 1)
psicosi diffusa; la malattia
può avere anche un periodo
di incubazione di 5-10 anni.
« Mentre cresce il numero
dei colpiti da questa malattia, — spiega il pastore —
cresce l'esigenza di essere
con loro in questa tragedia.
Noi non giudichiamo, offriamo loro le nostre speranze,
le nostre mani, i nostri cuori. Potremmo ignorare la sofferenza di chi vive accanto a
noi? ».
L’epidemia del secolo ha
colpito certamente 30.000
persone, negli Stati Uniti, che
diverranno 270 mila per il
1991. Essa colpisce uomini e
donne, bisessuali, omosessuali, persone appartenenti a
ogni razza e religione.
Penso alle parole, che ho
letto da qualche parte, déirex
presidente della Southern
Baptist Convention e fondatore della « maggioranza morale », Charles Stanley: « Dio
ha creato l’epidemia di AIDS
per condannare l’.America
che ha accettato lo stile di
vita omosessuale ». E’ la società indifferente che rifiuta
e che condanna.
« Sarà per paura o per disperazione ma — continua
Patty — oggi mi sento più vicina a Dio. Mi sono fatta una
ragione di questa .situazione,
una nuova identità in questo
mio problema: voglio aiutare gli altri a dire di sì al futuro, anche se per noi è la cosa più difficile. Natale per
me è credere che con Cristo
inizia, può iniziare, un tempo
nuovo. Lui è stato anche con
gente come noi, senza soldi,
senza salute, senza speranze,
senza miti e senza prospettive. Chi invece ha tutte queste cose forse non ha tempo
né voglia di cercare Dio... ».
L'amico Kenneth Bonnet,
che partecipa a questa conversazione, è commosso. Con
la nostra interlocutrice ci
raccogliamo un istante in
preghiera: « Ti preghiamo
per Patty, o Signore, e per
Conosci qualcuno interessato
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Versare rabbonamento sul c.c.p. 327106 intestato a L’Eco delle Valli/La Luce - Casella postale
10066 TORRE PELLICE
tutti quelli che sono vittime
di una malattia che non lascia speranze. Ma tu puoi
aiutare loro e noi a vivere
malgrado le difficoltà ». Ci
stringiamo la mano. Fuori fa
un freddo cane. Viene giù acqua mista a neve. La gente
cammina in fretta sui larghi
marciapiedi della Madison
Avenue e della Quinta Strada a fare gli ultimi acquisti.
E' la corsa al crescente consumismo. Prendo la metropolitana a Columbus Circle: il
Daily News dell’edicola sotterranea, in prima pagina, annuncia la prova di forza tra
il Cardinale O’ Connors e i
vescovi cattolici su come affrontare il problema dell’AIDS. Un barbone ha già
iniziato la sua notte sulla
panchina di legno della fermata ;a Columbia University.
Nelle paure del contagio in
mezzo ai pregiudizi e al rifiuto nei confronti di un’umanità ammalata, lasciata andare alla deriva, anzi spinta
ai margini di una società
sfacciatamente opulenta, ripenso agli occhi di Patty, a
quella serenità di fede che vi
traspare. Forse è un riflesso
della grazia di Dio. Il cambiamento che Natale annuncia con la venuta di Cristo
avviene per davvero.
Giuseppe Platone
■ L'Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 175.
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