1
r
Anno 127 - n. 30
26 luglio 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
DIBATTITO CULTURALE E REALTA’ POLITICA
A SINGAPORE DAL 24 al 31 LUGLIO
La fede e i filosofi Metodisti in Conferenza
Un ambiguo approccio di matrice religiosa Realisti e poeti - Quale ruolo dei credenti?
Il fllosofo Gianni Vattimo, sul1’« Espresso », introduce la religione come « terza via » nel dibattito filosòfico di questi ultimi
anni. Tra un approccio dì tipo
scientifico (che nel campo del
diritto e della politica può esser
definito neocontrattualistico) e
un approccio « poetico-contiemplativo », che perderebbe di mordente critico per risolversi in una
sostanziale «contemplazione stuporosa » della realtà, Vattimo individua anche, legata a quest’ultima strada, la riscoperta del religioso.
Essa non è cosa nuova; sappiamo bene quale sia il successo
di formule mistiche di derivazione orientale (o spacciate come tali), quale la diffusione degli integralismi, quale il bisogno
di aggregazione che fa la fortuna di alcuni movimenti, quanto
diffusa sia la rinascita o la nascita di sette (non nel senso, offensivo, giustamente stigmatizzato dagli evangelici, ma nel senso vero e proprio). Insomma, un
pentolone in cui, indistintamente, rischia di stare dentro un po’
tutto.
L’esigenza però è reale ed è
interessante che venga messa in
relazione ad un certo appiattimento del dibattito culturale
(non solo filosofico in senso
stretto), almeno in Italia.
_Ma l’articolo in questione va
più in là, ed avanza dei dubbi:
« Non sarà, questa religiosità,
troppo simile a quella religione
puramente naturale che la teologia dialettica del primo Novecento, Karl Barth anzitutto, ha
criticato così duramente? ».
E ancora: « Il messaggio del
Nuovo Testamento, con Cristo
uomo del dolore (...), ha poco
o niente da spartire con le troppe esclamazioni ammirative del
pensare poetico ».
Credo che possiamo essere
d’accordo, a patto che si chiarisca che ogni discorso su Cristo
e sul Nuovo Testamento non è
un discorso religioso, ma è per
noi un fatto di fede; implica
l’annuncio di un messaggio, il
suo ascolto e la capacità del messaggio di trasformare resistenza
di chi lo accoglie.
Fede e religione sono per noi
concetti ben distinti.
L’articolo del fllosofo è tuttavia interessante anche per il contesto culturale che delinea: da
una parte il criterio scientifico,
basato dunque sull’osservazione
dei dati, sul calcolo, sul realismo. Dall’altro i contemplativi,
accusati di essere rinunciatari
(«le cose (...) stanno bene come sono, si tratta solo di elevarsi alla contemplazione del loro ordine vero »). Manca, cioè,
un’istanza critica, che in altre
epoche era invece criterio fondante del pensiero speculativo.
Anche nella realtà di tutti i
giorni c’è un atteggiamento di tipo realistico, pragmatico; la politica è sempre più subordinata
all’economia, nel bene e nel male. le decisioni che contano le
prende il « G7 », l paesi più industrializzati che si sono investiti del compito di regolare le
tensioni del mondo intero; all’ONlJ restano le belle parole e
le nobilissime iniziative umanitarie.
Di fronte a questo panorama
esiste un’altra categoria di poeti, che a differenza di quelli citati da Vattimo non sono portati all’accettazione di questa
realtà, ma piuttosto la rifiutano.
Sono utopisti, sognatori, le « anime belle », per restare a un solo esempio, che hanno contestar
to la guerra. C’erano anche dei
cristiani, non solo Formigoni e
Balducci, ma anche i protestanti negli USA e in Medio Oriente.
Lo spazio sembra proprio restringersi: o l’accettazione di
quanto stabilisce chi è più forte, e quindi gestisce la cosa pubblica, o un’opposizione che per
ora esprime aspirazioni, magari
giustissime, ma prive di basi solide, irrealizzabili.
Anche da questo panorama
culturale escono le aspirazioni,
vaghe, ambigue fin che si vuole,
ma reali, ad un qualche valore
che sia diverso. Che non sia appiattimento sull’esistente, che diverrebbe a questo punto eternamente ineluttabile e insostituibile, e che non sia neanche fuga
dalla realtà.
Un articolo sulle correnti filosofiche di oggi, forse senza volerlo, può fungere da richiamo
ad una nostra specifica vocazione di annuncio della Parola?
Alberto Corsani
3.200 delegati in rappresentanza di 50 milioni
il tema « Gesù Cristo, parola del Dio vìvente »
SINGAPORE — Si è aperta
mercoledì 24 luglio la XVI Conferenza mondiale metodista. Sono
attesi oltre 3.200 delegati in rappresentanza di oltre 200 organizzazioni rnetodiste attive in 76 paesi che contano più di 50 milioni
di aderenti, di cui 28 milioni i
membri effettivi (o « comunicanti », come diremmo noi).
E’ la prima volta che ima Conferenza mondiale metodista è
convocata in Asia e per questo
c’è molta attenzione a quanto
verrà deciso dalla Conferenza, anche in relazione ai molti problemi esistenti per le chiese asiatiche.
1 metodisti in Asia sono (al
30.12.'90) 4.024.825 membri comunicanti concentrati soprattutto
in India (1.398.837), in Corea
(1.413.877), nelle Filippine (433
mila 344), in Pakistan (300.000),
in Giappone (207.466) ma sono
diffusi anche in Malaysia (77.642),
in Indonesia (73.648), Myanm^,
come si chiama oggi la Birmania
(40.946), Hong Kong (35.286), Sri
Lanka (15.937), Cina (7.591), Okinawa (1.378).
A Singapore, il paese che ospita la Conferenza, la Chiesa metodista conta 18.873 membri comunicanti.
Quella di Singapore è la XVI
Conferenza dell’organizzazione
mondiale dei metodisti. La prima si è tenuta 110 anni fa, nel
1881, alla Wesley Chapel di Londra ed aveva visto la partecipazione di 400 delegati in rappresentanza di 30 chiese.
Fino alla seconda guerra mondiale le Conferenze metodiste si
sono tenute ogni dieci anni, poi
alia fine della guerra, a Springfield, i metodisti hanno preso la
decisione di tenere le loro Conferenze mondiali ogni 5 anni.
L’ultima si è tenuta nel 1986
a Nairobi.
Il tema della Conferenza, « Gesù Cristo, parola del Dio vivente », sai à sviluppato mediante un
confronto biblico e teologico giornaliero che affronterà alcuni sottotemi; Gesù Cristo, parola creativa di Dio; Gesù Cristo, parola
incarnata di Dio; Gesù Cristo, parola profetica di Dio; Gesù Cristo, parola di salvezza di Dio!
Gesù Cristo, parola vivente di
Dio; Gesù Cristo, parola definitiva di Dio.
Domenica 28 luglio i delegati
saranno ospiti delle chiese di Singapore e al culto domenicale nella grande sala del centro che
PREGHIERA ED ESORTAZIONE
Una vita dinamica
« Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi e di
domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza ed
intelligenza spirituale, perché camminiate in modo
degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella
conoscenza di Dio» (Col. 1: 9-10).
La forma di questi versetti — e di alcuni altri —
è indubbiamente quella della preghiera, ma vi è
anche una chiara esortazione alla comunità, perché
si orienti nel senso in cui l’apostolo parla e si associ alla sua preghiera in parole ed in atti.
Unire preghiera ed esortazione può apparire poco opportuno. Forse in questo passo Paolo può apparire come certi predicatori che quando pregano
fanno finta di rivolgersi a Dio, ma in realtà è
all’uditorio che intendono rivolgersi: un sistema
senz’altro poco lodevole.
Ma se invece di sospettare si cerca di comprendere il modo di procedere di Paolo, si deve constatare che è corretto, anzi doveroso, parlare con gli
altri di quanto si chiede a Dio per essi; che poi
non è affatto diverso da quanto chiediamo a Dio
per noi e per tutta l’umanità. Infatti l’apostolo
chiede a Dio per la comunità di Colosse proprio
quanto chiede a quella comunità e a se stesso:
chiede che la sua conoscenza diventi sempre più
grande (v. 9), che per mezzo della potenza di Cristo
diventi sempre più forte, paziente e perseverante
(v. 11), senza rinnegare il Signore nelle difficoltà.
Chiede che sappia essere riconoscente a Dio per
i doni ricevuti (v. 12, ma cfr. anche i vv. 4 e 6), che
in ogni cosa possa fare la volontà del Signore, vivendo COSI una vita degna di lui (v. 10).
Vi è qui un invito alla dinamicità della fede che
spinge d credente a far fruttare i talenti che il
Signore gli dà, a riflettere e ad impegnarsi per
l’annuncio dell’Evangelo, approfittando delle occasioni fornitegli, a camminare o addirittura a cor
rere per fede come uno sportivo che gareggia nello
stadio.
La vita è movimento, movimento cosciente che
ha una direzione, un fine: la gloria di Dio, che crea
amore e solidarietà tra i mortali in attesa del
regno.
Una vita degna non è statica, non si lascia^ trasportare da altri. Una chiesa cristiana noti può fer-^
marsi nella sua ricerca teologica, curvarsi su di sé
soddisfatta dei suoi dogmi e delle sue professioni
di fede, paga della sua egoistica buona amministrazione ecclesiastica, o degli spazi oculatamente offerti a quelli ”di fuori”, come il bisognoso o il forestiero. Tutto questo può essere ancora una vita
staccata dagli altri, piena di senso di superiorità e
di dominio, più che di disponibilità e di servizio.
Per paura di essere compromessa, strumentalizzata,
soffocata, una comunità può rischiare di rimanere
ferma e chiusa, anziché dinamicamente aperta e
combattiva, ricercando solo per sé la giustizia e la
pace, e non per tutti gli altri.
Certo, non è facile: la volontà può essere anche
pronta, ma grande è la debolezza! Chi può chiedere
ad altri di essere attivi, impegnati, disponibili, aperti, coraggiosi, senza temere lui stesso di essere trovato mancante?
Solo in uno spirito di preghiera, fatta da chi si
sente debole con i deboli e in ricerca^ con chi è a
sua volta in ricerca, si può parlare di "programmi”
ed esortare alla loro realizzazione.
Questo fa l’apostolo per la chiesa di Colosse e
ogni pastore per la sua comunità. Preghiera ed esortazione insieme, accomunate, non sono un artificio
retorico, ma una necessità, una realtà dalla quale
non può prescindere chi nel nome del Signore esorta le sorelle ed i fratelli a vivere una vita degna del
Signore, perché è a sua volta chiamato a viverla
dal Signore ed esortato dalla comunità ad impegnarsi in essa (vedi anche Filippesi 3; 12).
Bruno Costabel
(di aderenti discutono
- Nove delegati italiani
ospita la Conferenza una delle delegate delle chiese metodiste in
Italia, Febe Cavazzutti Rossi, di
Padova, darà una sua « testimonianza ». Il pomeriggio si terrà
un grande raduno evangelistico
nello stadio coperto di Singapo^
re sul tema « Buone notizie P&t'
il mondo » con la partecipazione
di oltre 1.000 coristi della Chiesa metodista di Singapore.
Le varie giornate avranno inizio con « rapporti introduttivi » che riguardano i principali
temi deH’impegno metodista nel
mondo: responsabilità cristiana
e integrità del creato; solidarietà cristiana verso i sofferenti e
i poveri nel mondo; l’annuncio
della grazia in un mondo scientifico e tecnologico; cosa significa essere corpo di Cristo oggi;
cosa vuol dire che Gesù è il Signore della storia?
Come spesso accade in occasione di conferenze internazionali
anche la Conferenza metodista è
stata preceduta da una serie di
importanti incontri di organismi
mondiali metodisti.
Dal 15 al 22 luglio si è tenuta
l’assemblea della Federazione
mondiale delle donne metodiste
sul tema « Gesù Cristo, forza per
l’oggi, speranza per il domani ».
L’assemljlea ha indicato quali temi di azione per le donne i diritti delle donne e dei bambini, la
lotta contro l’oppressione sessuale in molte parti del mondo, ma
ha anche sottolineato come il
contributo delle donne avvenga
dappertutto in modo creativo e
spesso manifesti una grande forza spirituale.
Sul tema « Diaconi nella Creazione di Dio » si è tenuta dal 20
al 22 luglio la consultazione giovanile, a cui ha anche partecipato
Emanuele Sbaffi, in rappresentanza dei giovani metodisti della
FGEI, che ha affrontato i temi
dell’economia mondiale e della
giustizia, della militarizzazione e
della sicurezza, della salvaguardia della vita e dell’ambiente, del
pluralismo e della testimonianza.
L'evangelizzazione nel 2000 è
stato il centro di un altro incontro, a cui ha partecipato anche la
delegazione italiana, che si è tenuto dal 20 al 22 luglio.
Il past. Claudio H. Martelli ha
partecipato ad un « summit » di
tutti i presidenti e i vescovi metodisti che ha avuto lo scopo di
verificare le -possibilità di tenere
una conferenza « globale » di tutti i movimenti metodisti nel
mondo.
Altri incontri hanno riguardato
la Società storica metodista mondiale, ^ teologia della missione,
la corhmissione liturgica, la conferenza sulla vita spirituale in
famiglia.
Alla Conferenza mondiale i metodisti italiani sono rappresentati da una delegazione composta
da nove fratelli e sorelle, guidata
dal past. Claudio H. Martelli, presidente dell’OPCEMI.
G. G.
2
ecumenismo
26 luglio 19B1
Un immagine dell’Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese
svoltasi a Canberra (Australia) lo scorso febbraio.
___________richiesto da PIU’ PARTI UN CAMBIAMENTO DI LINEA
Verso una
ristrutturazione
Una crisi non solo finanziaria, ma anche di identità - L’incontro fra
teologie e culture diverse: gli aspetti positivi e lo sconcerto
C’è aria di crisi al Consiglio
ecumenico delle chiese di Ginevra. Già lo si era avvertito subito
dopo l’Assemblea di Canberra
quando da più parti (chiese ortodossa, anglicana, luterana, riformata francese, valdese italiana,
ecc.) si erano levate voci critiche
per chiedere un cambiamento di
rotta.
Ma di quale natura è questa crisi? Per saperne di più, sono andato qualche giorno a Ginevra, su
invito dell’amico Théo Buss, responsabile del servizio informazioni del CEC (SOEPI), il quale mi
aveva preparato un fìtto calendario di incontri con vari responsabili di dipartimenti o di programmi del CEC. Intanto, proprio in
quei giorni, era stato appena distribuito al personale un lungo documento interno (non ufficiale)
sulla ristrutturazione del CEC, in
vista di due scadenze importantissime: a luglio la riunione del Comitato esecutivo insieme a un
gruppo di esperti, conoscitori della
storia e dell’organizzazione del
CEC; a settembre la riunione del
Comitato centrale, che darà ufficialmente il via alla nuova impostazione del Consiglio ecumenico.
Situazione
finanziaria
Due scadenze decisive che
preoccupano non poco i 340 impiegati permanenti del Centro ecumenico. Girando per i lunghi corridoi e per le centinaia di uffici
del Centro si avverte immediatamente un’atmosfera di nervosismo,
di preoccupazione e di disorientamento. E’ che la situazione finanziaria, molto delicata, impone ■—
queste le conclusioni del Comitato
centrale uscente — un taglio del
20% del personale e quindi dei
programmi del Consiglio. Incide,
certo, la collocazione del Centro a
Ginevra, soprattutto se si pensa
che, nel 1989, il 64% del budget
era destinato alle sole spese di gestione ordinaria, mentre le spese
di viaggio e riunioni internazionali
rappresentavano il 15,3%, Ma non
è solo un problema di spese eccessive; c’è anche il fatto che, su 317
chiese aderenti al CEC, un terzo
di esse non versa alcuna contribuzione e « la maggior parte delle
entrate del CEC proviene da una
dozzina di paesi del Nord Atlantico e la destinazione della maggior
parte di questi fondi è già definita
in maniera precisa dai donatori. La
destinazione in gran parte è a favore delle attività di giustizia e
servizio » (dalla relazione del Comitato per le finanze all’Assemblea di Canberra). Per questo
l’orientamento per il futuro è di
puntare su attività a livello locale
e interregionale, riducendo drasticamente le grandi assemblee
mondiali.
Ma la crisi del CEC non è solo
di ordine finanziario, sembra essere una crisi di identità e di prospettive, a 43 anni dalla sua fondazione. Eppure Emilio Castro,
il segretario generale con il quale
ho avuto un breve colloquio, nega decisamente — e con qualche
irritazione — che ci sia una crisi.
Secondo lui, quel che appare come una crisi è semplicemente la
presa di coscienza della realtà ef
fettiva del mondo, in tutta la sua
tragicità e le sue contraddizioni.
Solo ora il mondo comincia a diventare davvero un « villaggio globale » in cui popoli, religioni,
chiese e movimenti iniziano a
scoprirsi reciprocamente.
Il Consiglio ecumenico, che è
prima di tutto un « luogo d’incontro », ha favorito questo processo
di reciproca conoscenza senza influenzarlo in un senso o nell’altro.
E quando ■— come è avvenuto a
Canberra — la teologia ortodossa
incontra la teologia coreana, si verifica lo sconcerto e lo scontro. Ma
questo fa parte di un processo di
maturazione e di crescita della
chiesa universale, un processo tipicamente ecumenico. Non si può
guardare il CEC di oggi con gli
occhi eurocentrici e nordatlantici
di 50 anni fa. Nel CEC del 1948
(anno della sua fondazione) il Terzo Mondo era praticamente assent®- Oggi questo Terzo Mondo, che
rappresenta i due terzi dell’umanità, è sempre più presente ed è
normale che contrapponga la propria visione teologica a quella
classica delle chiese del Primo
Mondo.
Occorre guardare oltre ed essere
fiduciosi nell’azione dello Spirito
Santo, che è spirito di Cristo.
Quello stesso Spirito — aggiunge
Castro — è quello che ci dà la libertà di critica e di autocritica.
Per esempio: se non ci fosse il
CEC a prendere posizione e a invitare le chiese ad una confessione di peccato rispetto alle prossime celebrazioni per il 500" anniversario della scoperta dell’America, dove sarebbe la voce della
chiesa cristiana? I teologi della liberazione latinoamericani stanno
zitti perché hanno paura della scomunica, perché non concepiscono
la chiesa al di fuori di quella cattolica romana. Allora ben venga
la voce di un organismo mondiale
come il CEC, anche se questo non
piace al papa.
Un altro dei miei interlocutori,
Pierre Beffa, direttore della biblioteca del Centro ecumenico, è
meno ottimista. Secondo lui, ora
come ora, è impossibile far previsioni attendibili sul futuro del
CEC. Quello che è certo — dice ^—
è che, per chi è « dentro » il CEC,
Canberra non è stata una sorpresa. La svolta era già avvenuta tre
anni prima, nel 1988, in occasione
della riunione del Comitato cen
trale ad Hannover, quando prevalsero le tesi radicali dei movimenti,
dei gruppi di base e delle chiese
del sud, a scapito delle posizioni
delle chiese costituite del nord. Si
sta verificando sempre di più, in
questi ultimi anni, uno squilibrio
a favore delle chiese del Terzo
Mondo e dei movimenti e gruppi
esistenti in occidente. In realtà
però questa dialettica tra chiese
e movimenti ha, fin dagli albori,
caratterizzato la vita del movimento ecumenico. Infatti si tratta della
dialettica fondamentale tra istituzione ed evento, che è assolutamente vitale per un organismo come il CEC.
”La dottrina divide,
il servizio unisce”
Già all’indomani della Conferenza mondiale del cristianesimo
pratico, svoltasi a Stoccolma nel
1925, si era espressa la convinzione che « la dqttrinq^divide e il
servizio unisce », In reazione a
questa convinzione, che a taluni
appariva troppo semplicistica, si
manifestò l’esigenza di affrontare
le divergenze teologiche esistenti
all interno del movimento ecumenico, in particolare quelle attinenti al significato di « regno di
Dio ». Qggi, a oltre sessant’anni
di distanza, la questione rimane
aperta alla riflessione dei vari dipartimenti del Consiglio ecumenico. Si continua ad interrogarsi sulla nozione di « chiesa », di « popolo di Dio », di «riconciliazione»,
ecc I servizi del CEC impegnati
su fronti dove il conflitto, l’oppressione, lo sfruttamento e l’ingiustizia sono all’ordine del giorno continuano a porsi seriamente la domanda: 1 oppressore fa parte del
popolo di Dio? Il regno di Dio è
aperto anche ai ricchi e agli sfruttatori? Molte delle persone con
cui ho parlato si lamentano dello
spirito che regna nel Centro ecumenico, uno spirito troppo borghese, troppo legato agli schemi
ideologici e culturali del mondo
occidentale e alle posizioni conservatrici delle chiese ricche. Si
vorrebbe una chiesa più militante,
meno « stabilita », più aperta e
esposta alle sfide che salgono da
ogni parte del mondo.
Echi dal mondo
cristiano
Jean-Jacques Peyronel
(1° di una serie di tre articoli)
Lettera alle chiese
jugoslave
GINEVRA — Il 3 luglio la
Conferenza delle chiese europee
(KEK) e il Consiglio delle Conferenze episcopali europee
(CCEE) hanno spedito una lettera alle loro chiese membro in
Jugoslavia, in riferimento alla situazione di guerra civile in cui
si trova il paese. Ne riportiamo
i brani essenziali: « Insieme alle chiese della Jugoslavia, chiediamo ai responsabili delle Repubbliche della Jugoslavia e ai
capi delle Forze armate di cessare le ostilità. Ci ricordiamo
con convinzione le raccomandazioni dell’Assemblea ecumenica
europea ’’Pace e giustizia” (Basilea, Pentecoste 1989): ’’Noi affermiamo con forza che i mezzi
nonviolenti costituiscono il modo migliore di realizzare il cambiamento in Europa. Nei nostri
paesi e nel nostro continente
non esistono situazioni tali da
richiedere o giustificare il ricorso alla violenza”. Le chiese europee sono convinte che la guerra è contraria alla volontà di
Dio. Vi sosteniamo nei vostri
sforzi per far cessare la guerra
e per aprire una via al negoziato e al dialogo ».
Insegnamento
della religione
BELFAST — Le principali
chiese dell’Irlanda del Nord hanno adottato un piano orientativo
comune per l’insegnamento della
religione nelle scuole cattoliche
e protestanti. Il piano è stato
pubblicato alla fine di giugno e
sottoposto- all’esame delle scuole e istituzioni interessate. Le
chiese sperano in un largo consenso, onde permettere al ministero dell’Educazione dell’Irlanda
del Nord di prendere le decisioni opportune. Lo schema propone un insegnamento basato
sulla Bibbia, lasciando ad ogni
confessione una grande libertà
nel determinare i contenuti delle
lezioni. Il piano è stato preparato da cattolici, anglicani, protestanti, presbiteriani e metoilisti.
Delegazione CEC
in Sud Africa
GINEVRA — La prima delegar
zione ufficiale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), dopo
30 anni, svolgerà una visita in
Sud Africa, su invito del Consiglio delle chiese del Sud Africa
(SACCI, dal 12 al 23 ottobre 1991.
La delegazione sarà guidata dal
segretario generale del CEC,
Emilio Castro.
La visita è stata annunciata
contemporaneamente a Ginevra
dal CEC e a Johannesburg dal
pastore Frank Chikane, segretario generale del SACC, durante
una riunione il 25 giugno scorso.
Scopo di questa visita pastorale
è di sostenere gli sforzi delle
chiese per attuare una transizione pacifica da una società dominata dall’apartheid verso im
Sud Africa democratico e non
razzista.
Nessun segretario generale del
CEC si era recato in Sud Africa
dal 1960, quando il CEC aveva
organizzato una conferenza sull’apartheid a Cottesloe, vicino a
Johannesburg. Poco tempo dopo
le tre chiese riformate olandesi
bianche si erano ritirate dal CEC.
Nel 1974 il governo sudafricano
aveva vietato l’entrata nel paese
ad alcuni membri del CEC.
Questa visita fa seguito a un
appello della VII Assemblea di
Canberra a tutti i sudafr’cani, in
cui si chiedeva loro di impegnarsi nel processo di un cambia
mento costruttivo e di rinnovare
il loro impegno a costruire una
nazione in cui il nuovo ordine
politico sarà rinforzato dal rispetto per la piena umanità del
popolo.
Per un’Europa
della giustizia
LONDRA — L’iniziativa « Kairós Europa » sta prendendo forma. Creata come piattaforma di
azione e di incontri da Organizzazioni non governative (ONG)
esistenti, al fine di influenzare gli
stati europei, « Kairós Europa »
farà parlare di sé nel 1992, 500
anni dopo l’inizio della colonizzazione delle Americhe e l’anno del
varo del Mercato unico europeo,
due avvenimenti che illustrano la
polarizzazione tra ricchi e poveri.
L’iniziativa ecumenica « Kairós
Europa » - in cammino verso
un’Europa che s’impegna per la
giustizia », è stata lanciata nel
1990 per ricordare, in occasione
di questi due avvenimenti, « la
sofferenza, la resistenza e le rivendicazioni politiche delie vittime». Col termine «vittime», Tiniziativa intende non solo i popoli
del Sud ma anche gli emarginati
del mercato unico della Comunità economica europea; disoccupati, migranti, stranieri, handicappati e, fra questi, in particolare le donne e i bambini.
Il vertice del processo « Kairós » sarà una conferenza con
mille partecipanti che dovrebbe
svolgersi a Strasburgo nel giugno
1992.
Francia: Assemblée
du Désert
MIALET — L’Assemblea del
« Désert » si svolgerà domenica
1° settembre sul tema; « Libertà
di religione, religione di libertà »
(Lev. 25: 10 « Proclamerete l’affrancamento nel paese per tutti
i suoi abitanti » Giov. 8: 36 « Se
dunque 0 Figliuolo vi farà liberi,
sarete veramente liberi »).
Quest’anno infatti ricorre il bicentenario della Costituzione del
1791 la quale, per prima e in modo più audace della Dichiarazione dei diritti del 1789, proclama
senza equivoci, per tutti i francesi, la libertà di culto pubblico.
Ma il « Musée du Désert » non
sarebbe stato fedele alla sua missione se si fosse limitato a comrnemorare un episodio della storia. La libertà religiosa è benvenuta e benefica in quanto permette il compimento della libertà
cristiana cosi come è apparsa ai
riformatori fin dai loro primi
scritti.
Commissione mista
metodista-cattolica
ROMA — Il Consiglio metodista mondiale, che rappresenta
circa 20 milioni di credenti, aveva creato nel 1986 una commissione di dialogo per verificare i
terreni d’intesa con la Chiesa cattolica. Dopo cinque anni di incontri la commissione mista metodista-cattolica ha pubblicato le
conclusioni : le due confessioni
« devono impegnarsi con ogni
urgenza ad evangelizzare un mondo profondamente intaccato dalla superstizione e dal materialismo, dall’indifferenza e dall’ingiustizia ». Il documento, ora sottoposto all’esame delle chiese, studia in profondità i rapporti tra
la Scrittura e la tradizione e sottolinea quanto cattolici e metodisti si sono riavvicinati su questo punto « da alcuni decenni ».
(Fonti: BIP-SOEPI)
3
26 luglio 1991
vita delle chiese 3
LA TAVOLA INFORMA
CORRISPONDENZE
Rinviata la pubblicazione
del settimanale comune
Perplessità sulla divisione dei centri del Servizio di azione sociale FCEI - Incontro con l’OPCEMI - Potenziare la testimonianza
Il sindaco in visita
Le sedute della Tavola di fine
anno sono iniziate il 30 giugno
con una mezza giornata di incontri, prima nel quadro della
Federazione, poi nell’ambito
BMV.
Il Consiglio FCEI e gli esecutivi delle chiese federate si erano dati questo appuntamento lo
scorso ottobre. Allora, ad Ecumene, di fronte alla proposta
del Consiglio FCEI di « passare
la mano » nella conduzione dei
centri del Servizio di azione sociale (SAS) — assegnando Senerchia ai battisti. Ponticelli ai
metodisti e Monteforte ai vaidesi — gli esecutivi avevano manifestato diverse perplessità. Era
stata quindi nominata una commissione di lavoro (formata da
tre rappresentanti del Consiglio
FCEI e tre degli esecutivi BMV)
per approfondire l’indagine sullo stato dei tre centri e sul loro possibile futuro.
All’appuntamento del 30 giugno la commissione di lavoro
ha presentato la sua relazione
che sostanzialmente non si discosta molto dall’ipotesi originaria, suggerendo per Monteforte
un approfondimento dell’analisi
e la sperimentazione del nuovo
corso (cambio di direzione) per
tre anni prima di prendere decisioni risolutive.
Tra vari consensi espressi dal
Consiglio FCEI e dagli esecutivi battista e metodista, la Tavola — con un certo imbarazzo
dovuto al fatto di non aver potuto conoscere e discutere nella propria sede il rapporto finale della commissione — ha
espresso delle riserve che ha
chiarito successivamente nel corso delle sue sedute; ritiene utile e importante l’indagine che è
stata fatta; condivide l’analisi
della situazione dei tre centri;
ma mantiene le proprie riserve
sulla logica del progetto di spartizione dei tre centri, che indebolirebbe il legame di corresponsabilità e collaborazione esistente tra le chiese che fanno parte della Federazione.
La relazione della commissione di lavoro, completata in base
ai rilievi emersi durante l’incontro, arriverà quindi all’Assemblea FCEI di fine ottobre per
una decisione nella sede più appropriata.
Con amarezza, rincontro BMV
sul giornale comune ha registrato una pausa, o meglio un rinvio. Alla luce dei fatti i termini che l’Assemblea-Sinodo aveva
dettati per la realizzazione di
questo importante progetto si
sono rivelati rispondenti più alla viva attesa presente nei partecipanti che alle possibilità reali. La commissione incaricata ha
svolto un lavoro notevole, impostando il progetto nei suoi
molteplici aspetti: la testata, la
forma giuridica dell’editore, l’organizzazione redazionale, l’impianto tecnologico, i preventivi
di investimento e di gestione,
l’impostazione del periodico, il
lancio. Ma non tutti questi aspet
ti hanno potuto essere elaborati compiutamente nel breve periodo in cui la commissione ha
operato (febbraio-giugno) in modo tale da permettere di passare alla fase operativa della preparazione e della realizzazione
per poter uscire con il l" gennaio del ’92. Gli esecutivi hanno quindi dovuto rassegnarsi a
decidere uno slittamento che
consenta la soluzione dei diversi problemi rimasti in sospeso.
Si sta ora studiando la possibilità di presentare il nuovo
giornale al Sinodo e all’Assemblea del ’92 (agosto e settembre) iniziando quindi la pubblicazione nell’ultimo quadrimestre dell’anno.
Il prossimo passo sarà compiuto dai tre presidenti degli
esecutivi BMV che si incontreranno in agosto per mettere a
punto una relazione provvisoria
da presentare al Sinodo e all’Assemblea ’91.
Altri incontri
Altri incontri si sono svolti
nei tre giorni successivi trascorsi nel fresco di Ecumene, in una
simpatica convivenza con il campo cadetti.
Con rOPCEMI la Tavola ha
svolto un buon lavoro in piena
sintonia. Sono state messe a punto le previsioni di aumento del
trattamento economico degli
iscritti a ruolo per il ’92 e dei
contributi e prestazioni della
mutua interna della Tavola.
Gianna Sciclone e Luca Zarotti
hanno ricevuto l’incarico di studiare la possibilità di rendere
meno estemporanei gli aumenti
del trattamento economico mediante alcuni automatismi. Sono
stati esaminati i piani per la
sistemazione del campo di lavoro concernenti le chiese metodiste. E’ stata data una precisa
formulazione alla posizione delrOPCEMI in merito alla partecipazione degli istituti metodisti
al progetto della « nuova CIOV ».
A proposito deirintegrazicne,
sono state tratte le conclusioni
da uno studio avviato in collaborazione con la Commissione
finanziaria al fine di saggiare la
validità della suddivisione percentuale delle spese generali, fissata nel 1979 in ragione del 20%
metodista e dell’80% valdese. Il
raffronto tra ’79 e ’90 per ciò
che concerne la consistenza numerica dei membri e il numero
delle chiese (pur con il variare
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 92
della sessione sinodale europea 1990, è convocato per
DOMENICA 25 AGOSTO 1991
! membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, alle ore 15.
Il culto di apertura avrà inizio alle ore 15,30 nel tempio di Torre Pellice e sarà presieduto dal pastore Alberto Taccia.
Il moderatore della Tavola valdese
Franco Ciampiccoli
del numero dei pastori e dei
diaconi) ha mostrato che dopo
11 anni il rapporto è esattamente lo stesso, per cui la suddivisione delle spese è stata consensualmente confermata.
La Tavola ha anche incontrato due fratelli che hanno accettato di prepararsi a svolgere un
servizio diaconale nella nostra
chiesa. Francesco (Gianni) Sagripanti, dopo essere stato attivo
in molti campi (da ultimo soprattutto a Bethel) nel suo tèmpo libero, ha chiesto il prepensionamento alle Ferrovie dello
stato ed ha potuto così accettare la richiesta della Federazione che lo chiamava a dirigere
il Centro di Monteforte. Massimo Long, dopo periodi di lavoro al Servizio cristiano di Riesi e ad Agape e due anni di
preparazione all’estero, si è messo anch’egli a disposizione per
un lavoro di animazione giovanile nel 1” circuito. La Tavola
si è molto rallegrata per il servizio di questi fratelli che sono
stati seguiti validamente dalla
Commissione per la diaconia e
li ha accolti nel ruolo per il
prescritto periodo di prova in
cui completeranno la loro preparazione.
Relazione annua
e campo di lavoro
Una buona giornata è stata dedicata alla revisione e all’assemblaggio dei vari pezzi della
relazione annua della Tavola
nonché alla presa di conoscenza
di altre relazioni che formeranno il II fascicolo della Relazione al Sinodo. In particolare la
Tavola si è soffermata su alcuni atti delle Conferenze distrettuali che la riguardano per proposte o richieste formulate nei
suoi confronti.
Nel quadro della sistemazione
del rampo di lavoro la Tavola
ha tirato le file di progetti elaborati in precedenza alcuni dei
quali, riguardando chiese metodiste, erano stati sottoposti alle
assemblee di circuito per il prescritto parere. La Tavola ha così disposto una serie di trasferimenti che completano quelli
già deliberati nelle sedute precedenti. Dopo le sedute di luglio, mentre si stanno perfezionando le ultime delibere, il campo di lavoro per il prossimo autunno appare ormai definito. Esso si presenta meno difficile di
quanto si era temuto; ma resta nella Tavola il malessere per
non aver potuto rispondere ad
alcune necessità. La speranza è
che ci sia dato di rispondervi
negli anni che vengono con le
nuove forze che si affacciano e
che verranno ad integrare quelle attualmente all’opera e ad
aiutare a potenziare la testimonianza e il servizio delle chiese
valdesi e metodiste nel nostro
paese.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 28 LUGLIO
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI' 5 AGOSTO
ore 9 circa - RAIDUE
NELLA VALIGIA DELLE VACANZE
Presentazione di recenti pubblicazioni edite dalla Claudiana e da
altre case editrici, interviste ad alcuni autori.
TORINO — Il sindaco Valerio
Zanone ha reso visita alla nostra chiesa, venerdì 19 luglio. Si
è trattato di un incontro del tutto infermale, improntato a cordialità e amicizia, nel quadro di
un programma di conoscenza diretta delle principali realtà cittadine da parte del sindaco. E’
stata im’occasione per illustrare
le attività da noi svolte, sia di
interesse culturale che di servizio diaconale, specie a favore degli immigrati i cui problemi, relativi in particolare alla carenza
di strutture di accoglienza, sono stati da noi sottolineati.
• Alcuni gravi lutti hanno colpito in questi tempi la nostra
comunità. John Comber e Clelia Novara Giudice nel mese di
giugno e Franco Bevilacqua (marito di una sorella di chiesa di
Pino Torinese) e Anna Usseglio
Molinari di S. Mauro. Alle famiglie così duramente colpite rinnoviamo l’espressione della nostra piena solidarietà nel dolore e nella certezza del dono della vita in Cristo.
Alfredo Baret
SAN GERMANO — Alfredo
Baret non è più con noi, è tragicamente scomparso all’età di 63
anni. Tutta la comunità sangerma.nese e molti amici accorsi da
altre località si sono stretti in
modo particolare attorno alla
moglie e ai figli, giovedì 18, in
occasione del servizio funebre.
Chiediamo al Signore, il solo che
può e vuole veramente consolare
i cuori afflitti, di essere accanto
alla famiglia di questo nostro caro fratello, già membro impegnato nella comunità, e di sostenerla
in questo momento di dura prova affinché possa continuare serenamente, malgrado tutto, il suo
cammino giorno dopo giorno.
Giornata di festa
al Bagnòou
ANGROGNA — Domenica 4
agosto il concistoro invita tutti
i fratelli e le sorelle della comunità e tutti gli amici a partecipare ad una Giornata comunitaria
al Bagnòou. L’appuntamento è alle ore 10,30 davanti alla Ca’ d’ia
pais per il culto all’aperto.
Dopo il pranzo al sacco, previsto per le 12,30 (l’Unione giovanile organizzerà un buffet con
panini, caffè, ecc.) sono previsti,
nel pomeriggio, un saluto a Franco Taglierò che lascia la vai Pellice e im intervento del pastore
Platone che parlerà del suo primo anno a Riesi.
Tempio aperto:
’’Esiste l’aldilà?”
TORRE PELLICE — Nell’ambito dell’iniziativa « Tempio aperto», domenica 28 luglio alle ore
17,30 nel tempio del centro, avrà
luogo un secondo incontro pubblico sul tema : « Esiste Taldilà? ».
Parlerà il pastore Bruno Rostagno.
• Per domenica 4 agosto è organizzato un pomeriggio comunitario nella scuoletta della Ravadera, a cui tutti sono invitati a
partecipare.
Corale: cena
di fine anno
VILLASECCA — La gioia dello stare insieme nel canto a quattro voci si è manifestata nella
tradizionale cena di fine anno
della corale di Villasecca. Oltre
al repertorio per il culto domenicale la direttrice. Patrizia Massei, ha insegnato anche delle
canzoni popolari ’’profane”.
e Quest'anno ci sarà di nuovo,
su richiesta delle famiglie di
Roccia-Linsardo, la tradizionale
riunione all’aperto sui prati della
Belletta, domenica 28 luglio alle
ore 15, con partenza dai Chiotti
un’ora prima.
• L’incontro di Combagarino è
stato fissato per TU agosto, ore
15. Funzionerà un servizio di
buffet, rinfreschi, lotteria, banco
vendita. La colletta sarà devoluta al restauro (finestre!) del
tempio quartierale di Combagarino.
• Alle Grange di Bovile la riunione estiva avrà luogo domenica 18 agosto, alle ore 16, alTa.perto; in caso di cattivo tempo
nella scuola Beckwith.
Auguri
POMARETTO — Nel tempio
valdese si sono uniti in matrimonio Alberto Rlbet, di Ferrerò,
e Patrizia Tron di Roure. Agli
sposi rivolgiamo i nostri migliori auguri!
Calendario
Domenica 28 luglio
□ GIORNATA
DEL RIFUGIO
RE CARLO ALBERTO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Tutti
gli amici sono invitati a partecipare
all’annuale incontro che si svolge secondo questo programma: ore 11: culto; a seguire buffet freddo. Nel pomeriggio; bazar.
______Domenica 4 agosto______
□ INCONTRO AL COLLE
DELLE FONTANE
MASSELLO — La tradizionale riunione organizzata dal Ili circuito si svolge
sul tema della - Situazione dell'Europa
e delle chiese dopo la guerra del Golfo Persico e di fronte ai nazionalismi est-europei ■; intervengono i proff.
Saverio Merlo e Gino Lusso. Inizio
ore 15,
Quindici anni
della TEV
In occasione del 15° anniversario della fondazione del
movimento di Testimonianza evangelica valdese, i membri
e simpatizzanti sono invitati a riunirsi per il culto nel tempio di San Giovanni domenica 11 agosto alle ore 10.
Nei locali della Sala Albarin, gentilmente concessa, alle
12,30 seguirà un’àgape fraterna. Le prenotazioni possono essere fatte presso la sig.ra G. Perrin o la sede di Torre Pellice, via Mazzini 3, versando la quota di L. 10.000.
I signori pastori saranno nostri graditi ospiti.
Nel pomeriggio, nei locali della stessa sala si svolgerà
l’assemblea plenaria annuale.
4
4 prospettive bibliche
26 luglio 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA PREGHIERA
Parlare della preghiera è impresa estremamente ardua, e accettare di farlo è
sempre una decisione azzardata. Il tema
è inesauribile, e quanto si può dire è
sempre inadeguato e insufficiente. Questi
limiti mi sono ben presenti, e nella consapevolezza di questi limiti accetto di correre il rischio.
1. Universalità
della preghiera
La preghiera è senza dubbio un fenomeno religioso universale. I modi in cui essa
si esprime sono infiniti ma non c’è una
religione che non la contempli. Se la religiosità è nata con l'uomo, con l’uomo è
nata anche la preghiera.
Essa si colloca in una situazione limite: vi si ricorre quando le nostre forze
non sono (più) sufficienti ad affrontare
una certa situazione o ad evitare qualcosa
che ci sta per accadere.
Si prefigge di esercitare una pressione
sulla divinità, per placarla o per guadagnarne il favore.
Si configura come atto sacro (o almeno
ritualizzato); si lega infatti a un tempo,
un’occasione, un luogo, una positura del
corpo, una persona portatrice di un carisma e considerata mediatrice.
Pronuncia il nome della divinità a cui
si rivolge, e in questo modo la soggioga,
la domina, la determina.
2. La preghiera oggi
E’ probabilmente poco in voga, fatta eccezione per i momenti rituali. E’ qualcosa
di cui si può fare a meno: siamo abbastanza progrediti per non trovarci che
raramente in situazioni limite; e poi... la
consideriamo espressione di uno stato
infantile dell’umanità, mentre noi siamo
cresciuti.
Ma siamo cresciuti davvero? Abbiamo
davvero superato lo stadio religioso (infantile) per poter fare a meno della preghiera e della religione? O abbiamo semplicemente cambiato Dio (Ger. 2: 11, 13,
5)?
Se anche abbiamo superato l’infanzia
non abbiamo superato la paura, il senso
di incertezza che raccompagna e la distingue, il desiderio di apparire grandi. Ed
ecco la religiosità degli oroscopi (diffusa
anche nel mondo politico), che richiede
sacrifici economici, oltre che la rinuncia
all’intelligenza; ecco la religiosità della
potenza, nella sua versione economica e
politica, con grosso impegno di armi e
di esseri umani, e con la distruzione della fraternità... e nella sua versione "casalinga”, con la corsa folle in automobile
dopo la discoteca e i conseguenti sacrifici umani a questo Moloc di oggi.
3. Esiste una specifica
preghiera cristiana?
Per essere più esatti, bisognerebbe chiedersi se esiste una specifica preghiera
ebraico-cristiana: se esiste cioè un discorso sulla preghiera che ci venga dal complesso delle Scritture.
Risponderei di sì, e tenterei le affermazioni seguenti:
a) La Bibbia non presenta la preghiera come un atto sacro. Non la rinchiude
in un rito, ma la collega con la vita (anche
se non mancano esempi di preghiera rituale). Mi pare che questo si possa dire
della preghiera come di tutto ciò che attiene al religioso. La predicazione dei profeti, che è stata una lunga battaglia tesa
a strappare Israele alle sue autosicurezze fondate sul Tempio (Ger. 7: 4), sulle feste e sui sacrifici (Amos 5: 21-24), sul
digiuno (Is. 58: 3-8), trova in Gesù una
conferma e una radicalizzazione; si pensi
all’atteggiamento nei confronti del sabato
o anche a quella ’’profanazione” del Tempio che non a caso l’evangelista Giovanni
ritiene programmatica e colloca all’inizio
del suo vangelo (2: 13-24).
b) La preghiera non è un atto sacro
La riflessione che segue, sulla preghiera e sulle sue implicazioni per
la vita del credente e della chiesa, è stata presentata dal pastore Ricciardi in uno studio biblico tenutosi a Napoli il 27 aprile scorso. (red.)
(e ci sarebbe da chiedersi che cosa è il
’’sacro”), mediante il quale Dio venga
e-vocato (chiamato con arti magiche o
medianiche dal suo mondo al nostro),
nia è un atto ’’profano": legato alla quotidianità dell’esistenza e non necessariamente connesso alle situazioni limite, anzi
’’normale” come respirare e mangiare.
Un atto con il quale si in-voca Dio, cioè
ci si appella a lui, gli si chiede di farsi
vicino, di essere davvero quel che ha rivelato di essere (se traduciamo Es. 3: 14:
”Io sono colui che sarò [per te]”). Di essere TEmanuele (Dio con noi).
c) Quale atto religioso, come anche
indubbiamente è, la preghiera è, con la
religione, inserita in un quadro ben delimitato da confini che mi sembrano innanzitutto dei confini temporali.
C’è un limite nel futuro. Apoc. 21: 22
paria ■’’della nuova Gerusalemme” che non
ha bisogno né di sole né di luna... né di
Tempio, perché Dio la illumina e Dio è
diventato il suo tempio: un Dio definitivamente e totalmente accessibile.
E c’è un limite nel passato. Gen. 4: 26
afferma che ad un certo momento (e
quindi non da sempre!) si è cominciato
a invocare il nome dell’Eterno. Quando è
venuto quel momento? E' venuto dopo
l’omicidio di Caino e dopo che Caino,
omicida e fuggiasco, fonda una città nella
quale si realizza un’economia, si sviluppano arti e mestieri, si amministra una
forma di giustizia (vendicativa).
Se è così, non è la preghiera che trova
il suo senso nelle nostre situazioni limite;
essa è piuttosto ciò che contrassegna il
limite della nostra esistenza. Un’esistenza
di omicidi che costruiscono civiltà che
hanno in sé il germe della violenza e dell’omicidio e che ne sono segnate anche
nell’arte o nella religione... Civiltà in cui
pensano di stabilirsi persone per cui non
c’è e non ci può essere stabilità (il "paese di Nod” nel quale Caino si "stabilisce”
secondo Gen. 4: 16 si può chiamare ”il
paese della fuga”). Riposo e comunione
con Dio si avranno solo nella Gerusalemme celeste, la città che Dio stesso ha costruito.
Se è così, troviamo reciso alla base ogni
preconcetto sulle ’’buone disposizioni
d’animo” necessarie per pregare. E riconosciamo la preghiera come "figlia del bisogno e dell’attesa, della povertà e del
desiderio”.
4. Il destinatario della
preghiera
Nel paragrafo precedente si è detto
qualcosa circa la persona che prega. Forse
è il momento di dir qualcosa di colui a!
quale la preghiera è rivolta.
Ma come si può avere la pretesa di dire
qualcosa di abbastanza orientativo su Dio?
Mi sembra impossibile non ricorrere a
due categorie: quella del Patto e quella
del Dio trino (e non è detto che riesca a
tenerle distinte).
a) Quando parliamo comunemente di
Dio, lo definiamo (oltre che in molti altri
modi): onnipotente, onnipresente, onniveggente, attribuendogli così un potere
senza limiti e forse senza controllo; e ancora santo, dando alla parola un senso
morale e attribuendogli il massimo grado
possibile di purezza, di giustizia, di onestà.... Questi due modi di parlare di Dio
mi pare che siano, da una parte, le proiezioni dei nostri deliri di potenza e dei
nostri desideri di santità; dall’altra, una
bella gabbia teologica (o ideologica), nella quale lo rinchiudiamo, perché si crogia
li soddisfatto nei suoi superlativi e non
ci disturbi.
A me pare certo che parlando di Dio
si possa dirlo "santo”: non tanto però
in senso morale, quanto piuttosto attribuendo alla parola il suo duplice significato di "separato da” e "messo a parte per”.
Vale a dire che Dio si separa, si distacca
dal nostro concetto di "divinità onnipotente”, e sceglie di incanalare la sua "onni
potenza” legandosi alla sua creatura con
la decisione di amarla e con la scelta di
essere "per lei”. Questo è il Patto. E’ ciò
che fa del Dio della Bibbia "Túnico Dio”,
al quale non vi sono dèi che possano somigliare.
E il patto con Abramo, quello con
Mosè, quello "nuovo” stipulato nella morte e nella risurrezione di Gesù non devono farci perdere di vista il patto con Noè
(Gen. 9: 9, 11), che riecheggia la creazione
e che vede Dio impegnarsi non solo nei
confronti del suo popolo ma nei confronti dell’umanità intera, anzi di tutta la
creazione.
b) Quando parliamo di Trinità adoperiamo, com’è noto, un termine non biblico (anche se le tre persone sono nominate insieme in Mt. 28: 19, I Cor. 12: 3-6
e II Cor. 13: 13), ma un termine che raccoglie il consenso delle chiese cristiane.
E’ un termine che corre il pericolo di
essere accantonato, come poco comprensibile o come bloccante nel dialogo interreligioso. Secondo me va mantenuto. Qvviamente non come termine ma come
modo di esprimere (con tutta la limitatezza del nostro linguaggio e nel caso specifico del termine) non tanto la "struttura
interna” di Dio, quanto il suo modo di
manifestarsi e di agire.
Parlare di Dio senza parlare di Gesù
significa parlare di un’entità lontana e
astratta, di un demiurgo, di un onnipotente capriccioso al quale un qualche Prometeo strappa con l’inganno (e a caro prezzo) una qualche forza per renderne beneficiari i poveri mortali... Parlare di Gesù
senza parlare di Dio significa parlare^ di
Un brav’uomo, di un eroe, di un martire,
di un profeta o di un illuso, ricalcando
Mt. 16: 14. Dio senza Gesù è uno che
vive nel cielo: irraggiungibilmente lontano. Gesù senza Dio è uno che giace nella
tomba: irrimediabilmente morto.
”Io e il Padre siamo uno” (Giov. 10: 30):
Cristo è venuto, è morto, è risorto non
malgrado il Padre ma in sintonia con lui
(Fil. 2: 6-11). Non abbiamo davanti un dio
sconosciuto, dal quale non sappiamo che
cosa aspettarci, ma colui che ha scelto
di essere l’Iddio di Abramo, di Isacco, di
Giacobbe, il Dio di Gesù, il nostro Dio.
E non posso mettere da parte lo Spirito:
lo stesso Dio che si adopera a convincermi di peccato (Giov. 16: 8) e ad assicurarmi il perdono per stabilirmi nella condizione di figlio (Rom. 8: 16), che mi chiama dal nulla all’esistenza (Gen. 1: 2) e
trae la vita dalla morte (Ez. 37:_ 9), che
mi conferisce la libertà dei figli di Dio
(Il Cor. 3: 17) e doni occorrenti al servizio nella comunità (I Cor. 12: 4-11), che,
soprattutto, mi rende capace di confessare Gesù Cristo come Signore (II Cor. 12:
3) e dà corpo e forza alla mia preghiera
(Rom. 8: 26).
Si può forse ancora aggiungere (e sarebbe una terza "categoria”) che Dio è un
Dio-in-azione e un Dio-in-relazione, sollecito e liberatore. Penso a Es. 3: 6-8: ”Ho
veduto, ho udito, conosco, sono sceso... ;
dove parla un Dio radicalmente diverso
dagli idoli ridicoli, muti, immobili ed esigenti dei Salmi 115 e 135: frutto del lavoro faticoso e del bisogno di certezze degli
uomini (Is. 44). Penso ai nuovi rapporti
che Dio costruisce fra gli uomini, come
sottolinea Gal. 3; 28.
5. La preghiera: come
possiamo parlarne?
Non so Se quanto detto finora sia soltanto una lunga premessa. Forse no. Comunque, per venire al discorso specìfico,
dico che tralascerò di parlare della preghiera come fatto individuale o collettivo,
occasionale o liturgico, estemporaneo o
formulato e così via. Vorrei parlare sostanzialmente della preghiera come dialogo: un dialogo del quale abbiamo definito in qualche modo ambito e interlocutori, per venire poi brevemente al proble
ma àeìVesaudimento e a quello della mediazione.
a) La preghiera come dialogo. Quando
prega, l’uomo parla. Vale a dire: è completamente se stesso. Il linguaggio è infatti la nostra caratteristica. Viviamo nel
linguaggio. Siamo, in qualche modo, quello che diciamo. Io parlo. Nomino un oggetto, cito un avvenimento. Io parlo; e
l’uno e l’altro si concretano, si situano
in un orizzonte. Io parlo. Quindi, sono;
anzi, ”ci” sono: il mio parlare mi dà a
conoscere, mi svela..., a volte anche mi
nasconde, perché parlo e non dico il vero.
Bisogna essere attenti quando si usa Tarma della parola.
Ma non sono soltanto io a parlare. C’è
anche un altro. C’è Dio. E lui si rivela,
non si nasconde. Parla; e io non sono solo,
perché lui ”c’è”. Occorre ricordare che
Gesù è ”la Parola di Dio fatta carne”
(Giov. 1: 14)? Occorre ricordare che questa Parola è "via, verità, vita” (Giov. 14:
6)? Che è venuta "per rendere testimonianza alla verità” sfidando i nostri scetticismi (Giov. 18: 37)?
Se Dio ”c’è” ed io ”ci” sono, il dialogo
è possibile. La preghiera è dunque dialogo, non soliloquio. In essa io dico, ma
anche ascolto, così com’è naturale che
accada quando due stanno di fronte, E
quanto la preghiera possa essere dialogo,
se non addirittura trattativa, è esemplificato nelTintercessione di Abramo per
Sodoma (Gen. 18: 17-33). C’è da chiedersi
se il fatto che la preghiera sia possibile
in Un quadro di relazione fra due che
stanno di fronte, cioè sono distinti, non
metta in discussione un atteggiamento mistico.
Si può ancora ricordare che l’ambito
in cui avviene questo dialogo è la riconciliazione con Dio (II Cor. 5: 17-19) e con
gli uomini (Tunica domanda del "Padre
nostro" che sia corredata di una spiegazione è quella relativa al perdono: Mt. 6:
14-15; 18; 15 ss.). La riconciliazione e il
perdono reciproco sono "conditio sine qua
non” per una preghiera (Me. 11: 25).
b) Venendo a parlare àe\Yesaudimento, penso al fastidio divertito che Dio può
provare quando sente tutti i nostri arzigogoli su una preghiera che non ha avuto risposta: sono stato esaudito altrimenti, non ho avuto abbastanza fede ecc., il
tutto in una chiave difensiva nei confronti di Dio. Come non ricordare la certezza di Gesù nell’esaudimento di Dio davanti alla tomba di Lazzaro? Questi è ancora morto, eppure Gesù dichiara che il
Padre lo ha già esaudito (Giov. 11: 41).
Ma anche Gesù ha conosciuto una preghiera non esaudita: quella del Getsemani (Giov. 14: 35); però non ha pensato di
difendere Dio "che lo aveva esaudito in
un altro modo”. Ha semplicemente sintonizzato la sua volontà su quella del Padre,
imparando "l’ubbidienza dalle cose che
soffrì” (Ebr. 5: 6).
L’esaudimento può essere un fatto che
si verifica nella storia e nella vita; non
è detto che debba necessariamente verificarsi. Pregare con la sicurezza delTesaudimento è in fondo ridurre la preghiera
a magia, rinunciare a farla essere preghiera: dialogo, in cui si parla e si ascolta,
si tracciano i propri orizzonti ma ci si
apre a quelli dell’altro; metto davanti a
Dio la mia vita e gli lascio lo spazio per
agire nella sua libertà, che non è arbitrio
di un ’’onnipotente”, ma è l’amore_ di
colui che "conosce le cose di cui ho bis(>
gno” (Mt. 6: 32), e che rende comprensibili lui stesso i miei inadeguati balbettìi
(Rom. 8: 26). Prego, dunque, per ricevere
dalla mano di Dio, ogni volta di nuovo,
la vita che già mi ha dato.
c) L’ultimo aspetto è quello della mediazione. Ci è stato insegnato a pregare
"nel nome di Gesù”. E questa non è una
formula magica, non è un talismano o
un grimaldello. Non è un’ "idea” pietrifi;
cata di mediazione. Pregare nel nome di
Gesù è possibile nella consapevolezza
nella fiducia) che la morte e la risurrezione di Gesù rivelano a me il vero volto di
Dio, Padre mio e di tutti, quindi rivelano
a me il volto dell’altro come il volto di un
fratello. E rivelano a Dio il mio volto di
figlio.
Salvatore Ricciardi
5
•26 luglio 1991
obiettivo aperto 5
ECUMENE, 5-7 LUGLIO: CAMPO POLITICO
Il mondo dopo la fine del bipolarismo
Nella nuova configurazione delle relazioni internazionali si assiste a un nuovo ruolo della Chiesa cattolica Le sfide che attendono i protestanti italiani - Costruire la pluralità sull'esempio del Nuovo Testamento stesso
Seconda tappa, dopo il convegno di aprile a Mezzano, della
riflessione sul « che fare? » per i
credenti che si impegnano nella
costruzione di una « società giusta », dopo i grandi fatti dell’89.
Questa volta l’iniziativa parte dal
centro di Ecumene, dal 5 al 7 luglio, in un « dibattito in due tempi » sul tema « Il mondo dopo la
fine del bipolarismo ».
Coordinato da Silvana Nitti, il
seminario si è sviluppato intorno
a due relazioni; una sui temi internazionali, condotta dal filosofo
Biagio De Giovanni, e l’altra che
riguarda più da vicino i protestanti e la situazione italiana, dallo storico Giorgio Spini.
Se a Mezzano si erano affrontate soprattutto le coordinate teoriche del « socialismo cristiano »
adesso l’analisi diviene più stringentemente politica.
« Il punto di partenza non può
non essere la data dell'89 — ha
detto De Giovanni —, la caduta
del muro di Berlino come un fatto simbolico e reale al tempo
stesso, il segno di una svolta
■d’epoca, la fine di un mondo, quel
lo che aveva preso avvio dalla rivoluzione del ’77, e la fine anche
■di ogni ipotesi di autoriforma:
l’89, quindi, è una data "periodiz■zante”, un vero e proprio spartiacque. Finiva un principio di
■organizzazione del mondo che ha
occupato l'intera storia del Novecento: il sistema della divisione
■del mondo in due blocchi era un
sistema di egemonie, è troppo
semplicistico dire che uno si reggeva sulla repressione e l'altro
no ».
Dairimmobilismo
airinstabilità
Ma è stata forse la rivoluzione
informatica che ha segnato un
vero e proprio « gap tecnologico »
fra i due blocchi. Che cosa è avvenuto dopo? La scena del mondo cambia: dal sostanziale immobilismo della guerra fredda si
passa a una « radicale instabilità ».
« In pochi mesi abbiamo avuto
una guerra, e forse adesso una
seconda, nel cuore dell’Europa e
colpisce che questo sistema, nel
dissolversi sembra far riaffiorare
problemi antichi che c'erano prinia: è come se quella "storia di
lunga durata” di cui parlano gli
studiosi francesi tornasse nelle
forme in cui l’avevamo lasciata
negli anni '10-17 — prosegue De
Giovanni —. Nella rottura degli
equilibri generali, in questa crisi
del sistema delle egemonie, nel
rompersi dei collegamenti nazionali o sovranazionali, c’è un nuovo ruolo della Chiesa cattolica,
che si pone come un soggetto politico nuovo, come un soggetto
politico generale che, negli inter
venti di questo papa, vuole rappresentare la critica al mondo occidentale ».
Secondo ' il filosofo, quindi, bisogna guardare oggi a quattro
grandi realtà politiche. Innanzitutto il problema dell’Europa: è
capace di diventare un’entità politica autonoma oppure no? L’unificazione tedesca è un elemento
che gioca a favore o contro l’unificazione europea? In secondo
luogo il problema Unione Sovietica, verso la quale De Giovanni
si dichiara pessimista: « Il vero
luogo d’instabilità è Fi, la crisi jugoslava è ancora una crisi regionale; V eventuale disgregazione
deU’URSS sarebbe la catastrofe,
che può coincidere con il rischio
di una terza guerra mondiale, e
la garanzia che questo non avvenga oggi è legata alla figura di
Gorbaciov. In terzo luogo, quale
sarà la dislocazione del Sud del
mondo dopo il comuniSmo, quando i partiti comunisti di questi
paesi non potranno più situarsi
nei luoghi in cui giocavano la loro partita nello schema bipolare?
Ma, infine, quale sarà anche il
destino degli Stati Uniti dopo la
fine del loro antagonista epocale,
dopo che non possono riconoscere più la loro identità nei confronti del "nemico storico”? Ecco
lo scenario — ha concluso il filosofo — del "dopo-89”, ma in queste grandi trasformazioni ed instabilità la storia del mondo torna a diventare affascinante: l’89
non segna solo l’instabilità, ma
anche una possibilità di liberazione ».
Introducendo il dibattito su
questa relazione Silvana Nitti ha
fatto notare come debbano cambiare tutte le nostre categorie:
« Lo schema del bipolarismo che
abbiamo interiorizzato per tanti
anni adesso si scompagina », e ha
soffermato l’attenzione sul nuovo
ruolo della Chiesa cattolica « che
non si pone come soggetto politico collettivo, ma come soggetto
politico temporale ». Questo argomento è stato sviluppato in
particolar modo dal pastore Sergio Aquilante: « Non è la vrima
volta nella storia che la Chiesa
cattolica si pone come soggetto
politico autonomo: anche nel Medio Evo lo è stata, e oggi questo
papa presenta un progetto grandioso, quello di dire al nostro^
mondo dilacerato e diviso: "Io ti
offro un luogo dove tu, mondo,
possa trovare una sintesi unitaria". Ma se invece — ha notato
Aquilante — nel cambiamento
che sta avvenendo ci fosse voglia
di percorsi liberi ed autonomi?
Questo è il secondo scenario, una
realtà drammaticamente frastagliata ma che può essere gelosa
dei suoi percorsi diversi, della sua
autonomia. Qui giochiamo la nostra partita, noi che cattolici non
siamo. Dove ci collochiamo, allo
-ì)
Uno dei locali del centro di Ecumene.
ra? Questa è la prima domanda
che ci dobbiamo porre ».
« Il socialismo non è finito, è
in crisi, come Barth diceva del
capitalismo — ha detto il pastore
Giorgio Bouchard —. A leggere il
nostro secolo le categorie teologiche si sono mostrate più lungimiranti di quelle politiche. La lezione morale che il comunismo
ha dato nel nostro secolo non è
■finita: le menzogne di Stalin non
hanno tolto il fatto che migliaia
di persone hanno potuto vivere e
morire per questi ideali. Bisogna
proporre oggi una convergenza
politica dei credenti con le forze
laiche e le forze che credono ancora al socialismo dopo la catastrofe ».
E veniamo alla seconda giornata, introdotta dalla relazione di
Giorgio Spini. « La realtà italiana è contraddistinta — ha detto
Spini — da masse che sono meno
papiste di quando Carducci scriveva il suo "Inno a Satana”, ma
dopo più di quarant’anni di egemonia democristiana l’Italia si
ritrova con lo stato a pezzi, con
servizi sociali a livello di Terzo
Mondo e con nessuna speranza di
liberazione. Non è esatto accusare in genere la "classe politica" o
la "partitocrazia": il fallimento è
piuttosto dell’italiano medio come "animale politico”, il che coinvolge anche noi singoli credenti
e le chiese ».
Sola particolarità del nostro
contributo è stata la battaglia
per la libertà religiosa « in cui
comprendo — ha polemizzato lo
storico — le malfamate Intese,
una delle poche cose per cui lo
storico del futuro dovrà parlare
delle chiese evangeliche in Italia;
ma in tutto ciò c’è molto del sociale? No di certo, su questo punto siamo stati coinvolti nel fallimento italiano, non siamo stati
capaci di presentare una alternativa evangelica: questa forza di
"avanguardia", di "sentinella della notte" l’abbiamo esercitata veramente poco, dividendoci anche
tra di noi e sbranandoci ».
Evangelizzazione
o riforma
A questo punto che fare? Il
bivio che ci sta davanti è ben noto e sono due ipotesi diverse, anche storicamente: evangelizzazione (smetterla con la politica e*
darci a una evangelizzazione di
tipo pietista, ipotesi rispettabile
ma che non è mai stata la nostra
via) o riforma (il rapporto con
la polis, come i riformatori fecero a Ginevra e Zurigo, che è
stata la nostra tradizione storica).
Sviluppando questa seconda pista
quali linee, noi evangelici italiani,
possiamo sostenere?
Spini ha^ individuato tre punti
ben precisi. In primo luogo una
battaglia per « un nuovo laicismo ». nessuno vuole tornare a
un anticlericalismo di stampo
volterriano ma noi abbiamo il diritto-dovere di intervenire in questo clima innescato dal papa Wojtyla che è contro il mondo moderno col pretesto del consumismo, contro le donne, contro le
« sette » prendendo invece di mira la democrazia e il pluralismo.
Il secondo punto, secondo Spini, si potrebbe definire « per ima
rivoluzione dei doveri in una realtà^ dove tutti strillano i "diritti” »: « 7 diritti per cui la mia generazione si è battuta li abbiamo
conquistati. Ma nessuno fa più
il proprio dovere: l’Italia sta andando a fondo tra la "Pantera”
e il lassismo democristiano ». Il
terzo punto è un nuovo posto nella storia delle classi lavoratrici:
« Non possiamo più puntare su
Prampolini e il suo socialismo
evangelico che si basava sui con
tadini e braccianti emiliani, né
sui consigli di fabbrica di Gramsci». Ma esiste una realtà del lavoro che noi dobbiamo tornare a riconsiderare: un nuovo problema
che si pone oggi, nel mutato
quadro politico, è per esempio
quello dell’unità sindacale.
«Se noi ponessimo attenzione
a queste tre tematiche nei nostri
centri di studio e nella nostra
azione — dice ancora Spini — si
potrebbe restituire la loro funzione storica ai protestanti italiani,
senza pur disprezzare l’alternativa evangelico-pietista che pure
esiste su scala mondiale, rappresentando ad esempio nel 'Terzo
Mondo un imponente "protestantesimo dei poveri" ».
E’ impossibile dare la cronaca
dettagliata del vivacissimo e ricco dibattito che si è sviluppato a
partire da questa relazione, che
ha dato origine a vari interventi
e repliche: la difficile e mutata
situazione politica fa sì che la situazione sia impellente: « Abbiamo bisogno di un programma di
cui oggi il protestantesimo italiano è carente », ha ancora detto
Spini.
Una battaglia
per la laicità
Giorgio Bouchard ha notato come dopo una sconfitta si rielaborano le idee della rivoluzione,
così come dopo Waterloo non
uscì in realtà vincente l’epoca
della Restaurazione, ma il liberalismo dell’800. « L’ipotesi di
questo papato è autoritaria e totalizzante, e in questo contesto è
necessaria una rinnovata "battaglia per la laicità" insieme agli
evangelicali italiani, che già con
noi negli anni passati l’hanno praticata, e con le forze progressiste.
E’ importante avanzare un "mito
di progresso" e una "istanza di
giustizia", trasmettendo fiducia
nella libertà e un messaggio di
fiducia ».
Sergio Aquilante ha invitato ad
aprire il dialogo al nostro interno, in particolare tra le forze storiche della sinistra. Ha invitato
anche a « considerare l’humus su
cui cresce il popolo cattolico e i
"diversi cattolicesimi’ presenti e
operanti in Italia, a conoscere e a
distinguere non fermandosi soltanto all'istituzione ecclesiale ». E
ha ricordato un’osservazione accorata di padre Sorge in im dibattito a Palermo: «Povera Si
G. Spini e S. Aquilante.
cilia, ha dovuto subire fino ad oggi le ombre della società feudale,
ed ora si trova a fare improvvisamente i conti col post-moderno! ».
Che cosa manca, allora, come
anello della catena? si è chiesto
Aquilante: « Manca il moderno, e
nel moderno ci stiamo noi, la Riforma. Questa è la situazione, che
ci piaccia o no; in Italia il nostro
mondo non è penetrato allora,
non penetra oggi. Il problema che
ci ritroviamo in questa situazione
è dunque ancor oggi: come evitiamo, ogni volta che parliamo
noi, l’accusa di "aprire una guerra di religione"? La laicità è il
rifiuto della parzialità, delle verità dogmatiche, è pluralismo ».
Pluralità delle posizioni, pluralità delle chiese; nostro compito
è di far capire, di costruire questa pluralità, contribuendo alla
formazione di una società multiculturale. E del resto il Nuovo Testamento stesso, le diverse ’’letture" che di uno stesso fatto danno i diversi evangelisti, è una
grande scuola di pluralismo. Per
quanto riguarda il nostro popolo,
soprattutto nel Sud, noi come
protestEinti abbiamo il compito
di predicare un nuovo rapporto
con Dio, con se stessi — che deriva da un nuovo rapporto con
Dio —, con gli altri. « Solo così,
dal basso — afferma Aquilainte —, con estrema pazienza, anello dopo anello, possiamo contribuire a rompere quelle catene
che impediscono di arrivare ai
doveri ».
Piera Egidi
CLAUDIANA EDITRICE
Concorso fotografico
La Claudiana editrice, via Principe Tommaso 1, 10125
Torino, tei. 011/689804, indice un concorso fotografico
per diapositive a colori (di taglio orizzontale, non verticale). Chiunque lo desideri può inviare una o più diapositive a colori (che non verranno restituite) alla Claudiana
editrice. Le migliori diapositive, a giudizio insindacabile
dell'Editrice, saranno pubblicate sul Calendario delle
chiese valdesi e metodiste con l’indicazione del nome
dell'autore. I vincitori saranno premiati con libri Claudiana.
Lo scopo: è quello di illustrare la realtà delle chiese
valdesi e metodiste.
Il tema: vita della chiesa locale, momenti di evangelizzazione, luoghi storici e significativi, nuove opere,
centenari, templi, chiese e cappelle, riunioni ecc.
Le diapositive a colori (orizzontali) devono pervenire
alla Claudiana editrice entro il termine ultimo del 30
aprile 1992.
6
6
valli valdesi
26 luglio 1991
UNA PROPOSTA DI LEGGE
Biglietto,
prego
Î
Sono iniziati i lavori di ammodernamento della linea ferroviaria nel tratto Pinerolo-Torre Pellice; il treno, da metà giugno, è
stato sostituito da corse di autopullman.
Dopo aver eliminato le vecchie
barriere dei passaggi a livello, i
lavori proseguono ora con la posa
dei cavi e delle centraline per
l'automazione dei medesimi.
Il buon andamento dei lavori
è la condizione minima posta dai
pendolari di fronte ai disagi che
inevitabilmente derivano dalla sospensione del servizio. In realtà
non vi sono per ora gravi problemi causati dalla circolazione dei
pullman (ma è facile prevedere
che tutto cambierà con l’arrivo
della brutta stagione, con la nebbia o la neve e soprattutto con la
riapertura delle scuole e delle
fabbriche); notevoli inconvenienti sono sorti invece per quanto
riguarda l’acquisto dei biglietti.
A prescindere dal fatto che in
nessun posto in vai Pellice è possibile acquistare biglietti per percorrenze oltre Torino e che su
questo problema le FS non hanno fin qui fornito indicazioni rassicuranti nemmeno per il futuro,
attualmente i biglietti per le corse locali sono in vendita soltanto
alle Pro Loco di Torre Pellice e
di Luserna, i cui uffici sono per
altro aperti con orari ben diversi
da quelli delle corse.
Inoltre non vengono praticate
le riduzioni di cui giovani e anziani sarebbero titolari in quanto alle Pro Loco sono stati forniti solo tagliandi per fasce chilometriche. Fra quanti sono dunque in maggiore difficoltà vi sono
proprio le persone anziane, tradizionalmente utenti dei trasporti
pubblici, nonché tutti quei viaggiatori più o meno occasionali
(pensiamo anche ai turisti) che
si trovano di fronte ad orari cambiati, mal indicati e con un solo
punto di vendita dei biglietti dopo che da alcune settimane anche la stazione di Torre Pellice è
stata lasciata impresenziata e
dunque con gli sportelli chiusi.
Se si aggiunge che in tutta Torre Pellice non esiste un solo punto in cui siano chiaramente indicati tutti gli orari delle corse locali presenti (collegamento
con Angrogna, con Lusema o
l’ospedale) e che, secondo l’orario esposto, i pullman per Bobbio Pellice non fanno nemmeno
coincidenza con l’autobus sostitutivo, il panorama dell’integrazione e della funzionalità dei servizi
pubblici si fa desolante.
Tornando al treno, le FS dicono che i biglietti si possono acquistare direttamente sul pullman,
senza aggravio di costo; in realtà
ciò non accade poiché, eliminata
la figura del ’’conduttore”, ben
raramente si trova, e solo su un
pullman, personale delle Ferrovie
disposto a vendere il biglietto.
Per chi scende dalla vai Pellice
esiste anche la possibilità di acquistare il biglietto direttamente
sul treno dopo Pinerolo, anche
qui senza multe: pochi lo sanno
e la maggioranza preferisce munirsi del tagliando alla stazione
di Pinerolo evitando il pagamento di una parte della percorrenza;
chi viaggia all’interno della vai
Pellice, nella maggioranza dei
casi, lo fa perciò senza pagare.
Classica soluzione dii’italiana:
ad una disfunzione si risponde
con una ’’furbata”; sperando che
fra qualche mese non spunti chi,
facendo la conta dei biglietti venduti, non ritiri fuori la storia
dello scarso uso del treno in vai
Pellice.
Piervaldo Rostan
Per gli anziani
non autosufficienti
Si chiede il riordino degli interventi per
avere una risposta efficace al grave problema
E’ stata presentata in Regione
la proposta di legge di iniziativa popolare, sottoscritta finora
da 24.000 cittadini, sul tema del
« Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani malati cronici non autosufidcienti e
realizzazione delle residenze sanitarie assistenziali ».
Panno parte del comitato promotore varie associazioni di volontariato impegnate nel sostegno e nella difesa dei diritti dei
non autosuiBcienti e dei portatori di handicap; hanno aderito all’iniziativa moltissimi docenti e ricercatori universitari, giuristi, esponenti delle chiese cristiane, la Chiesa valdese di Torino-.
La proposta di legge non prevede nulla di sconvolgente ma
semplicemente il riordino degli
interventi sanitari regionali, all’interno della legislazione nazionale vigente; tutto ciò per dare una risposta efficace ai prò
M.A.O.
Attenzione
agli
acquedotti
VENASCA — Il Movimento
autonomista occitano ha preso
posizione rispetto al disegno di
legge Galli, attualmente in esame
alla Camera, che stabilisce disposizioni in materia di acquedotti.
Gli autonomisti sono preoccupati in particolare che vengano
meno tutte le possibili forme di
gestione diretta della risorsa acqua, sia per uso irriguo che potabile od energetico, riconducendo l’acqua all’unica proprietà
dello stato e senza prevedere alcun compenso atto a sviluppare i
territori montani.
Gli occitani chiedono pertanto
considerevoli emendamenti alla
proposta di legge e rendono attenti al problema tutti gli amministratori locali.
’’Informagiovani”
a S. Lazzaro
PINEROLO — E’ stata decisa
l’istituzione, presso il Centro sociale di S. Lazzaro, di un centro
di informazione denominato ’Tnformagiovani”. Inizialmente il
centro è attivato rispetto all’informazione sul lavoro; successivamente si prevede l’ampliamento anche al tempo libero, sport,
vita scolastica, professioni ecc.
Lo scopo dell’iniziativa è quello
di intervenire fornendo informazioni utili allo sviluppo di opportunità ed interessi nell’ambito del territorio.
Nelle prime settimane di funzionamento del servizio si sono
presentati giovani per i due terzi
di età compresa fra i 18 ed i 25
anni; il 72% aveva l’esigenza di
informazioni rispetto a possibilità occupazionali (quasi la metà solo stagionali) e la restante
parte ha invece cercato notizie su
corsi di formazione o su corsi parauniversitari.
blemi drammatici che colpiscono gli anziani quando sono malati cronici non autosuffìcienti.
Mentre le leggi nazionali stabiliscono per i pensionati (persone che tra l’altro hanno alle
spalle una storia fatta di milioni di lire di contributi versati) il diritto alle cure ospedaliere senza limiti di durata, la Regione si è fin qui orientata nel
mantenere l’anziano gravemente
malato, e per questo non autosufficiente, aH’interno dei servizi assistenziali.
La preposta di legge riafferma
inoltre la priorità degli interventi sanitari domiciliari, prevede
l’istituzione di centri diurni in
modo da garantire idonee prestazioni a favore dei pazienti
dando nel contempo un aiuto
concreto ai familiari. La proposta di legge prevede poi l’istituzione delle residenze sanitarie
assistenziali come presìdi sanitari, con una ricettività massima
di 40 posti ed in collegamento
funzionale con gli ospedali di riferimento.
P.V.R.
TORRE PELLICE
Palaghiaccio:
ok per la
copertura
Mentre poche settimane or sono sembrava del tutto tramontata l’ipotesi di ottenere il mutuo dalla Cassa depositi e prestiti per la copertura del Palazzo del ghiaccio, grazie all’interessamento dell’attuale esecutivo
della Comunità montana vai
Pellice (curiosamente il presidente Cotta Morandini ed il vicepresidente Bellion occupano gli
stessi incarichi nella società dell’hockey su ghiaccio), è arrivata
la conferma che il miliardo e
105 milioni previsti dal finanzia^
mento che rientrava nelle opere
da costruire nel pacchetto ’’mondiali di calcio ’90” sarà concesso.
I costi sono nel frattempo lievitati, per cui sarà necessario reperire altri fondi ; la gestione della struttura coperta avverrà con
tutta probabilità sotto forma di
un consorzio fra più comuni della valle.
Intanto il Magistrato del Po,
per problemi di sicurezza vista
la vicinanza agli argini del torrente Pellice, ha chiesto una leggera mòdifica del progetto, cosa
che Comune e Comunità montana stanno approntando.
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Cantieri di lavoro
La Comunità montana valli
Chisone e Germanasca ha istituito un cantiere di lavoro, della
durata di 48 giorni, per l’esecuzione di lavori di pubblica utilità
quali ; pulizia di scarpate stradali
e sponde di torrenti, regolazione del deflusso delle acque lungo
la viabilità minore, ripulitura di
discariche abusive, sistemazione
di aree verdi attrezzate, interventi per il miglioramento del patrimonio boschivo e ripulitura di
sentieri alpini.
L’attività lavorativa prevede
un irnpegno di 7 ore al giorno
per cinque giornate alla settimar
na, con possibilità di partecipare alle chiamate pubbliche di collocamento.
Ai lavoratori avviati al can
tiere verrà corrisposta un’indennità lorda giornaliera di lire
50.0(», maggiorata degli assegni
familiari per le persone a caried.
Possono presentare domanda
di partecipazione al cantiere i lavoratori ^soccupati iscritti all’Ufficio di collocamento di Pinerolo, residenti nei Comuni compresi nella Comunità montana
valli Chisone Germanasca, che
abbiano compiuto il 18» anno di
età.
Quattro posti saranno riservati
a lavoratori disoccupati in possesso di ppticolare qualifica nel
settore edile e agroforestale. Le
domande devono essere redatte
su apposito modulo in distribuzione presso la Comunità montana e presentate entro il 31 luglio.
TAVOLA VALDESE
La pista e il forte
La Tavola valdese è stata interpellata dal Comune di Bobbio Pellice in
merito ai programma con cui la Sovrintendenza per i beni ambientali e
architettonici del Piemonte ha disposto la sospensione cautelativa dei lavori della pista del Pra giunti sotto
i ruderi del Forte Mirabouc. Tale fonogramma è stato infatti inviato alla
Tavola per conoscenza.
La Tavola — che non ha mai compiuto alcun intervento in merito alla
pista del Pra e al Forte Mirabouc —
ha appurato che il fonogramma le è
stato inviato in base ad un precedente errore che non era stato rettificato. Con lettera del 27 maggio 1989 la
Sovrintendenza per i beni ambientali
e architettonici notificava infatti il vincolo a cui era assoggettato il Forte
Mirabouc attribuendone erroneamente
la proprietà alla Tavola.
La Tavola è a conoscenza del vivace dibattito in corso nella vai Pellice in cui si scontrano opinioni opposte sulla pista dei Pra. in questo
dibattito, in cui la questione del Forte rischia di essere strumentalizzata
come un pretesto in opposizione alla
strada, la Tavola non ritiene di dovere
interveniie, trattandosi di una questione che riguarda la società civile che
si dà i propri organi decisionali e di
controllo.
Che il Forte di Mirabouc sia preservato è invece cosa che riguarda e
interessa la Tavola che in base alla
legge 449 è responsabile insieme agli
organi dello stato dell'istituzione di
una commissione mista a cui la legge affida il compito « [del]la tutela
e [del]la valorizzazione dei beni culturali afferenti al patrimonio storico,
morale e materiale delle chiese rappresentate dalla Tavola valdese » (art
17).
Tale commissione peraltro, malgrado
i ripetuti solleciti della Tavola al ministero dei Beni culturali e ambientali durante gli ultimi anni, non è ancora stata costituita.
Indipendentemente da ogni opinione
in merito alla pista del Pra, la Tavola caldeggia la preservazione e la
valorizzazione del Forte Mirabouc e
auspica che, qualunque intervento viario venga deciso e attuato, comprenda una deviazione atta a preservare
il Forte.
Ecumene (Velletri), 3.7.1991
Ripetitori TV
FERRERÒ — Gli abitanti di
Ferrerò potranno ancora guardarsi in pace i loro programmi
preferiti: di fronte alla minaccia di staccare i ripetitori di Bovile e Grangette, il ripensamento è stato pressoché unanime e
le quote hanno cominciato ad
affluire nelle casse del comitatino di gestione.
Si è lanciata perciò la campagna per le quote dell’anno in
corso, di lire ventimila, che se
versate da tutti dovrebbero coprire le spese. Si cercherà anche, nell’ambito dei programmi
di RAITRE, di sostituire l’attuale TG regionale, che è quello della Lombardia, con il TG
del Piemonte, che avrebbe sicuramente ben altro interesse.
Teatro ’’povero”
ANGROGNA — Venerdì 5 luglio nella sala valdese di Angrogna e la sera dopo nella pista coperta a San Bartolomeo di Prarostino il Rogen Teater di Spo>rup, Danimarca, ha offerto gratuitamente due rappresentazioni
della storia mimo-musicale alla
maniera della commedia dell’arte « Rivolta nel bosco ».
Si è trattato di uno spettacolo
davvero emozionante. Questo
piccolo gruppo di artisti, dilef
tanti ma di livello prifessionistico, ha saputo infatti coinvolgere
tutti nella storia della lotta sostenuta dai legnaioli danesi di
inizio secolo per il miglioramento delle loro condizioni di vita,
superando più che brillantemente la barriera della lingua e facendo ricorso ad un materiale
« povero » davvero da commedia
dell’arte: una pedana, dei pali,
qualche filo e della stoffa.
La storia di questa « rivolta
nel bosco » è stata poi trasformata e attualizzata sino a diventare una parabola dell’etsr.no
conflitto tra i poveri e i potenti.
Un testo « impegnato » dunque
(non a caso la rappresentazione
si apre con un piccolo corteo al
suono di « Bandiera rossa ») e
dal finale amaro, ma ricco di
tutta una serie di « gag » e di
felici momenti musicali che lo
hanno reso anche estremamente
godibile.
Concerti
TORRE PELLICE — Venerdì 26 luglio, presso il tempio valdese, alle
ore 21, il duo pianistico Diego e Fabio Cordi presenterà un concerto con
musiche di Mozart, Fauré, Stravinskij.
VILIAR PELLICE — Sabato 27 luglio, alle ore 21, presso il tempio valdese, Il Coro alpino vai Pellice diretto
da Ugo Cismondi si esibirà in un concerto a favore della Casa per anziani
Miramonti,
Mostre
TORRE PELLICE — Sabato 27, ore
17, e domenica 28 luglio personale di
Cuy Rivoir nel parco del ristorante
Flipot,
Rassegne
TORRE PELLICE — Prende il via, sabato 27 luglio, l'ottava rassegna culturale torrese che, collegandosi alla
scorsa edizione, ha per tema: - La nostra terra, la montagna, tra passato
e futuro, I problemi attuali alle ore
21,15, presso i giardini di piazza Muston, il duo tedesco Jordan e Arias
presenterà lo spettacolo teatrale “ Vissi d'arte ».
7
26 luglio 1991
lettere
INTEGRAZIONE
Caro Direttore,
nel copiare gli appunti relativi all'intervista riiasciata dai prof. Pietro Bolognesi (n. 23 del 7.6.'9i), sono incorso in un errore, del resto abbastanza comune fra gli amanuensi: ho
saltato un’intera riga.
Pertanto l’elenco delle riviste di area
fondamentalista — proposto dal prof.
Bolognesi — va così integrato: « Credere e comprendere », « Il cristiano »,
« Lux biblica » (neofondamentalismo
dispensazionalista).
Chiedo scusa ai lettori, al prof. Bolognesi e alla redazione delle tre riviste per l’involontaria quanto ingiusta
omissione.
Fraterni saluti.
Paolo T. Angeleri, Padova
FAZIOSITÀ’
Caro Direttore,
ho l’impressione che chi ha scritto:
• La verità sul massacro - Golfo: la
guerra continua » (n. 27) abbia trascurato qualcosa. Per esempio ha dimenticato i danni ecologici non ancora esattamente valutati, provocati dal
deliberato incencfio dei pozzi di petrolio e dalle irresponsabili inondazioni di greggio sulle coste del Golfo.
Ma, dimenticavo, questa situazione riguarda prevalentemente gli abitanti
del Kuwait, che hanno avuto il grosso torto di protestare di fronte al
mondo per l’occupazione militare decretata da Saddam. Ha ancora dimenticato le donne e i bambini curdi morti di fame e di stenti perché inseguiti dalle truppe del dittatore, anche
se sconfitto, e la distruzione, ancora
in corso, degli sciiti, asserragliati nelle paludi meridionali del paese e cir
condati dalle truppe regolari irachene.
Ha infine dimenticato le ammissioni,
a cui il dittatore sconfitto è stato costretto in questi giorni, circa i suoi
progetti per la realizzazione di un programma nucleare, in plateale contrasto con gli impegni da lui liberamente sottoscritti.
Ma tutto questo è stato volutamente ed intenzionalmente ignorato. E’
chiaro che l’articolista aveva l'unico
scopo di tentare di porre in cattiva
luce un grande paese, democraticissimo, di cultura protestante, nel quale
è consentito a tutti ì giornali di scrivere liberamente notizie più o meno
documentate ed a ogni cittadino di
effettuare indagini più o meno utili.
In tal modo cerca di sfogare il suo
mal represso livore nei confronti di
quanto, in qualsiasi maniera, può coinvolgere questa grande nazione che si
è sempre battuta per la libertà, ideale che l’articolista evidentemente apprezza assai poco.
Premesso che la guerra è sempre
un evento tremendo, che come cristiani dobbiamo fare di tutto per evitarla, anche se questo, purtroppo, non
è sempre possibile (per esempio il
grande Rientro e la Resistenza), a rno
sembra fazioso continuare ad accusare coloro che hanno avuto almeno II
coraggio di affrontare duramente, anche con loro personale rischio, una
situazione tremenda, senza accomunare in tali gravi responsabilità sia chi
ha dato arbitrariamente inizio alle ostilità, sia chi, con il proprio consenso
presso l’ONU, ha avallato che potesse compiersi l’operazione militare di
liberazione, che ha inteso certamente
punire chi ha aggredito senza motivo
e che rifiutava baldanzosamente ogni
trattativa (...).
Cordialmente.
Reto Bonifazi, Terni
Sono davvero spiacente per la reazione suscitata ma, dato il tono usato
dal lettore, non posso passare sotto silenzio almeno l’essenziale.
1) Non ho alcun « mal represso livore »: mi sono strettamente attenuto
alle notizie diffuse dalla stampa aparti
tica e da organizzazioni umanitarie
sulla condotta della guerra.
2) « USA di cultura protestante » :
invito il lettore a leggersi le varie prese di posizione sul conflitto delle chiese protestanti americane. Lo stesso
Bush, episcopale, non ha avuto l’appoggio del vescovo della sua chiesa,
Edmund Browning, ma ha dovuto ri
volgersi all’amico Billy Graham per
l’avallo alla guerra.
3) Il sig. Bonifazi non è stato molto attento nella lettura: ho infatti
espressamente accennato all’enorme numero di profughi, nonché ai massacri
da parte irachena dei curdi al nord e
degli sciiti al sud del paese. Circa la
situazione ambientale ho scritto che
essa impiegherà anni ed anni per tornare ad una situazione decente.
4) Per quanto concerne la questione nucleare, mentre scrivo queste
righe, la stessa e tutt’altro che chiarita a causa dell’atteggiamento del
dittatore iracheno. Fin da ora respingo
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
energia ambiente
maP£R L'mSl£NT£
Ciao,
sono solo una
piccola goccia
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco ai volte!
La strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare fino a
e è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!
Le mie radici_^^
sono forti, la liia
chioma è heh e
folta perché gli
operatori ecdoqici
di coNsoro
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smaltimento
rifiuti, lasciano il
mio ambiente
pulito!
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
deourazione
delle acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
La mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del ■
CONSORZIO e
dell'ACEA!
comunque l’idea che gli USA e coalizzati riprendano la via delle armi, in
base ai princìpi dell’ONU che esigono
che si privilegi sempre l’azione collettiva e pacifica a quella individuale e
bellica.
Roberto Peyrot
OTTO PER MILLE,
PARTECIPAZIONE,
TERZO MONDO
Caro Direttore,
la proposta di Tullio Vinay di spartire proporzionalmente l’8 per mille
delle entrate Irpef tra lo stato italiano e gli organismi che fanno assistenza sociale e aiuto al Terzo Mondo
apre la porta alla possibilità di un
finanziamento dello stato agli organismi non governativi.
Partecipazione già esistente oggi tramite le sovvenzioni statali, regionali,
provinciali alle opere della nostra chiesa.
Questa partecipazione (che dovrebbe
svilupparsi ancora) si rivelerà a lungo termine positiva per lo stato italiano.
Infatti i destinatari delle intese sull’8 per mille sono organismi che hanno dimostrato di avere una visione
dell’umanità più profonda di quella della media delle opere unicamente umane 0 non evangeliche.
La mia proposta è la seguente: visto che gli evangelici hanno la fede
e la speranza nel mondo nuovo promesso da Gesù, essi possono apportare (nell’attesa) delle proposte di miglior gestione e di servizi più efficienti per la popolazione, come testimonianza evangelica del servizio (o
diaconia) nel mondo presente; e questa testimonianza può essere data in
due modi;
a) come chiese evangeliche, nel
testimoniare anche della nostra vita
comunitaria e della nostra speranza
in Cristo, della nostra solidarietà fraterna;
b) in quanto cittadini elettori, nel
nostro diritto-dovere di vivere pienamente la vita pubblica, nel proporre
delle riflessioni e concezioni ispirate
dagli evangeli.
Non dico contestare ma proporre,
visto che oggi lo stato italiano è in
difficoltà e se ne rende conto.
Riassumendo: a livello di chiesa,
fondare delle opere e chiedere la compartecipazione statale nella misura in
cui queste opere non sono confessionali, ma di utilità pubblica; a livello
individuale, portare avanti una ricerca
politica che permetta di proporre delle riflessioni e delle azioni nei servizi e nella gestione della cosa pubblica ispirate da un’etica evangelica.
E per terminare, una riflessione sull’aiuto al Terzo Mondo; è importante
pensarci, quando sappiamo che il nostro benessere è fondato in parte sul
crollo dei prezzi delle materie importate da quei paesi; che le nostre scelte di vita hanno influenzato negativamente il loro mal sviluppo; che abbiamo loro venduto dei prodotti e del-,
le attrezzature che non sono adatti
al loro suolo ed al loro clima.
Ma non è con qualche briciola dell’8 per mille che si potranno alleviare
le sofferenze di milioni (se non di
miliardi) di uomini, donne e bambini
(con il rischio di darci buona coscienza), ci vorrebbe piuttosto un impegno
del popolo italiano (e del Parlamento)
per una percentuale del Pii; allora sì
che ci sarebbero i mezzi... ma ci sarebbero le buone volontà?
Roberto Bleynat, Losanna
ORGANI
AMMINISTRATIVI ED
EXTRACOMUNITARI
L’articolo di Massimo Aprile sul n.
25 del 21.6.’91 mi lascia perplessa.
Innanzitutto non riesco a capire su
cosa si fonda la fierezza di essere
meridionale. Non è la prima volta che
una zona del nostro paese si trova
a dover fronteggiare una gravissima
situazione non prevista e reagisce con
slancio e generosità. Se poi si intende affermare che con questo slancio
umanitario sono stati veramente risolti i problemi di quelle persone, mi
permetto di esprimere una perplessità ancora maggiore avendo visto per
esperienza diretta quanto sia difficile
trovare soluzioni adeguate in poco
tempo per migliaia di senzatetto extracomunitari.
L’entusiasmo e la vaglia di fare non
bastano, ci si accorge che cercare di
aiutare il prossimo è tanto, tanto difficile e ci si accorge anche che le
nostre comunità non vogliono tanto difendere la propria condizione di ricchezza e privilegio (non ne hanno!)
quanto non vogliono avere grane.
Talvolta il culto domenicale è tutto quello che sanno esprimere. E purtroppo ho dovuto constatare che spesso sono i nostri stessi organi amministrativi a consigliare di non ospitare gli extraoomunitarì perché poi « non
si riesce più a mandarli via ».
E’ inutile allora riempirsi la bocca
con certi slogan come « visione profetica » quando si è ridotti solo a fare conti di bottega.
Rossella Saccomani, La Spezia
Non mi risulta che gli « organi amministrativi » abbiano l’atteggiamento
denunciato dalla lettrice. Più di una
nostra opera sta accogliendo stranieri
senza le paure denunciate.
G. G.
GRUPPO PER
L’ALTERNATIVA:
PRECISAZIONI
Nelle ultime settimane sono apparse in articoli o lettere pubblicati da
alcuni giornali delle informazioni non
vere riguardanti il Gruppo per l’alternativa in riferimento al movimento la
Rete (di Orlando, Novelli, ecc.).
Precisiamo pertanto che il Gruppo
per l’alternativa non è la Rete.
Manteniamo con essa, come pure
con altri gruppi, rapporti di dialogo e
di collaborazione; alcuni tra di noi hanno aderito, a livello personale, alla
Rete, ma, il Gruppo non si identifica
con questo movimento.
Inoltre attualmente nessun gruppo
politico organizzato ha rinnovato o dato l’adesione al Gruppo per l’alternativa.
Da parecchi mesi abbiamo ripreso
Il lavoro, per mezzo di riunioni plenarie e di apposite commissioni che
lavorano su temi specifici, con l’intento di approntare un programma ed
una lista di candidati per le prossime
elezioni comunali di Pinerolo.
Il Gruppo riconferma la sua apertura a chiunque voglia collaborare o
lavorare con esso o in esso.
Il nostro recapito è in piazza S. Donato, 8 - Pinerolo.
Il Gruppo per l'alternativa, Pinerolo
RINGRAZIAIUENTO
La mogRe e i figli di
Alfredo Baret
profondamente commossi e riconoscenti
per la dimostrazione di solidarietà e di
affetto, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro
che sono stati loro vicini in questa
circostanza.
Un grazie sentito al pastore Paolo
Ribet e al dott. Andrea Gualtiero,
S. Germano Chisone, 18 luglio 1991.
AVVISI ECONOMICI
SIGNORA disponibile tempo libero c
locali ospiterebbe persone sole an,ziane bisognose di trovare ambiente
familiare.
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
ACQUISTIAMO mobili vecchi, oggetti, quadri d’epoca. Telefonare allo
011/9407243.
VENDESI rustico ristrutturabile frazione di Pomaretto. Tel. 0121/81626.
l’eco
delle villi valdesi
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
EDITORE: A.l.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - ccp 20936100 - tei.
011/655278.
Consiglio di amministrazione; Roberto Peyrot (presidente), Silvio Revel (vicepresidente). Paolo Gay,
Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
FONDO DI SOLIDARIETÀ'; cop n.
11234101 intestato a « La luce •
via Pio V, 15 - 10125 Torino.
Stampa; Coop. Subalpina Torre Pellica.
8
8 villaggio globale
26 luglio 1991
UN’INIZIATIVA DEL CONSIGLIO ECUMENICO
MOBILITAZIONE
In cooperativa
per lo sviluppo
Un’agenzia per avviare iniziative autonome nel Terzo Mondo - Contrastare i presupposti che l’arretratezza sia provocata dall’incapacità
Presso la Casa valdese di via
Francesco Sforza, a Milano, si è
svolto un incontro fra membri
delle chiese evangeliche e rappresentanti dell’Associazione sudtirolese per la promozione della
società cooperativa ecumenica
per lo sviluppo (di seguito abbreviata come EDCS). All’incontro
erano presenti circa quindici
persone fra cui due rappresentanti della chiesa di Genova e
simpatizzanti della Comune di
Cinisello. Per l’Associazione sudtirolese erano presenti il presidente ed il segretario. L’incontro
ci ha permesso di prendere coiioscenza di un’interessante iniziativa del Consiglio ecumenico delle chiese.
Gli scopi
dell’organizzazione
L’EDCS è stata fondata nel
1975 dal CEC. Nei suoi primi 15
anni di vita l’EDCS ha assunto
un ruolo significativo nel supportare un cerio numero di persone
svantaggiate, soprattutto dei paesi in via di sviluppo, nel loro
sforzo di realizzare un’economia
più giusta. L’EDCS offre una
possibilità unica di investimento
per i capitali a disposizione delle chiese e dei privati per la
creazione di imprese produttive.
L’EDCS mette quindi a disposizione prestiti a piccoli gruppi di
persone (generalmente organizzate in forma cooperativa) che
non hanno accesso a fonti di
capitali che permettano loro di
avviare iniziative capaci di sopprawivere e di produrre un reddito tale da renderli indipendenti. Infatti molto spesso le fonti
di finanziamento locali sono decisamente speculative e non permettono il decollo di iniziative
cooperative (analogamente a
quanto capitava in Europa nel
secolo scorso). L’EDCS offre pertanto alle chiese la possibilità
d’investimenti in sviluppi produttivi; si tenga presente che sono
necessari in media 4.000 dollari
per creare un posto di lavoro.
Promozione
di cooperative
•Anche se le dimensioni finanziarie dell’EDCS sono modeste
essa ranpresenta un’occasione
unica e fondamentale per le persone che l’EDCS riesce a finanziare. Infatti fino ad ogei (aprile
1991) sono stati creati 6.000 posti
di lavoro con i prestiti concessi.
I finanziamenti sono stati rivolti
principalmente ad opere di irrigazione, costruzioni di case,
cooperative minerarie ed agricole, imprese artigianali e di produzione. In generale le iniziative
nascono da cooperative che nella maggior parte dei casi non
hanno nessun’altra forma di finanziamento in quanto sono^
possedute da persone senza mezzi economici e da queste devono
essere gestite.
Le cooperative che hanno ricevuto finanziamenti diretti dall'EDCS contano complessivamente più di 400.000 membri. L’esempio della cooperativa di latticini
Chom-Bung in Thailandia è significativo per illustrare le funzioni dell’EDCS. Questo progetto, sorto in seguito ad un programma di trasferimento rurale, è stato promosso e gestito
principalmente da donne ed è
stato realizzato; il prestito è stato completamente restituito, la
cooperativa si è resa autosuffi
unci
degli scopi della cooperazione è favorire le iniziative produttive nei paesi in via di sviluppo.
ciente garantendo un posto di
lavoro stabile ed un reddito
decente ai propri rnembri. Inoltre questa cooperativa è d’esempio ad altre iniziative del genere
nelle Filippine.
Una sfida al
sottosviluppo
L’EDCS lavora con i poveri
e gli svantaggi ati promuovendo
le loro iniziative, idee e progetti,
è particolarmente sensibile al
ruolo delle donne nel processo
di sviluppo, si impegna particolarmente nelle rivendicazioni di
partecipazione delle donne ai
processi decisionali ed alla gestione delle attività imprenditoriali. Ovviamente anche all’interno della propria organizzazione
il potere gestionale delTEDCS è
distribuito pariteticamente, ogni
membro ha pari diritti indipendentemente dalla quota investita; inoltre è utile tener presente
che due terzi dei membri del
consiglio di amministrazione provengono da paesi in via di sviluppo.
L’EDCS intende contrastare
l’idea tradizionale, ma purtroppo
ancora troppo accettata, che una
delle cause dell’arretratezza della parte novera del mondo sia
dovuta all’incapacità di gestire
attività imprenditoriali. L’EDCS
Ila dimostrato praticamente che
anche gli svantaggiati, a condizione di avere accesso a equi
sistemi di finanziamento, possono diventare attivi ed affidabili
imprenditori in organismi cooperativi.
Gli strumenti
operativi
AH’intemo delle chiese esistono notevoli mezzi economici che
attualmente non sono utilizzati
per la promozione di una economia equamente distribuita e rispettosa della giustizia. Nei paesi
in via di sviluppo esiste e continua ad aumentare un’urgente
necessità di creare posti di lavoro dignitosi. Già soltanto una
piccola parte del patrimonio delle chiese (stimato in centinaia
di milioni di dollari) potrebbe
dare un incredibile impulso per
la creazione di posti di lavoro
e creazione di attività indipendenti e quindi condizioni di vita
Liberiamo gli
obiettori greci
La Grecia è il solo paese che non riconosce
l’obiezione di coscienza - I paesi dell’Est
migliori per migliaia di nostre
sorelle e fratelli poveri.
Gli investimenti presso l’EDCS
avvengono in forma di quote obbligazionarie del valore di 500
fiorini olandesi (circa 300.000 lire)
con un. rendimento di circa il
2% tramite una chiesa membro
del CEC oppure di un’associazione di promozione dell’EDCS.
Per ulteriori informazioni potete rivolgervi a:
Associazione sudtirolese per la
promozione dell’EDCS
Stefano Kirchler
I 39030 San Giovanni in Val
Aurina (Bolzano)
Tel. (0474) 652139
che è la prima associazione italiana di promozione dell’EDCS;
essa è sorta in Alto Adige da
gruppi cristiani e laici di aiuto
al Terzo Mondo.
Altre informazioni possono essere ottenute dalla sede centrale:
Ecumenical Development Cooperative Society (EDCS)
Douglas V. Brunson
P. C. Hooftlaan 3
NL-3818 HG Amersfoort (Olanda).
Sergio Broflerio
Era di passaggio a Torino, in
questi giorni, Sam Biesemans,
uno dei responsabili deirufflcio
europeo per l’obiezione di coscienza, di Bruxelles, che è impegnato da qualche mese in una
vasta campagna per la liberazione degli obiettori greci e al quale abbiamo posto alcune domande.
— Siete mobilitati, in questo
momento, in una campagna a
favore della liberazione degli
obiettori di coscienza greci. Di
che cosa si tratta?
— Abbiamo deciso, a livello
di vari paesi europei, di lanciare una campagna per la liberazione degli obiettori greci e per
chiedere una legge per l’obiezione di coscienza in Grecia. La
Grecia, infatti, è l’unico paese
della Comunità europea che non
ha ancora riconosciuto il diritto
all’obiezione, malgrado l’invito
che più volte le è stato rivolto
da parte dei vari organismi europei: il Parlamento europeo, il
Consiglio d’Europa, la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Anche l’ONU,
di recente, ha chiesto ai paesi
membro di riconoscere tale diritto.
Attualmente, in Grecia, sono
incarcerati più di 400 obiettori,
in condizioni molto diffìcili: cattivo trattamento, malattie dovute alla detenzione, direttori di
carcere nominati durante il regime dei colonnelli e che sono
personaggi che non hanno alcun
rispetto dei diritti del prigioniero. Ciò malgrado la Grecia vuole dimostrare di essere uno stato moderno ed europeo, rispettoso dei diritti dell’uomo e quindi anche di quello dell’obiezione di coscienza. Intanto, però,
molti giovani greci che non vogliono fare il servizio militare
fuggono all’estero, come se fossero rifugiati politici. Altri rischiano l’arresto in qualsiasi
momento; non solo Testimoni di
Geova, ma anche ortodossi e altri. Questi giovani stanno facendo un grosso lavoro per cercare di convincere il governo greco a riconoscere il diritte all’obiezione.
— Vi sono proposte di legge
da parte dei partiti?
— Alcune proposte sono state fatte ma la politica greca è
dominata — e non da oggi —
dalla menzogna e dalla disinfor
Rorà: un paese per tutte le stagioni
MINI-MARKET
Alimentari - Tabacchi
APEETO LA DOMENICA
Ttel. 93.144 - RORA
ALBERGO - RISTORANTE
COLLE DI PIAMPRÀ -m. 1150
CUCINA CASALINGA
Iti. (0121) 93.101
Bar - Ristorante KOLIBA.
NEL PARCO MONTANO
Servizio Ristorante su prenot.
Tfcl. (0121) 93.139
A 8 km da Lusema S. G. si estende fino ai piedi del monte
Frioland. Centro della resistenza dei Valdesi guidati da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Frioland - Comour - Rif. Valanza
■ Cave di pietra - Pianprà - Rocca Bera.
Da visitare il museo che contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato.
Nel Rtreo Montano vi sono un ristorante, un’area attrezzata per il campeggio ed un anello di fondo di 12 km.
mazione sistematica. Alle promesse non succedono mai i fatti. E si continua ad arrestare i
giovani. L’unico modo per costringere il governo a riconoscere questo diritto fondamentale è
la pressione esterna degli altri
paesi della Comunità europea.
Del resto è significativo l’interesse che la stampa greca sta
manifestando per il movimento
e per la campagna lanciata a livello europeo, per cui è estremamente importante che in ogni
paese europeo ci sia una mobilitazione a tutti i livelli per spedire un massimo di cartoline
alle autorità greche per chiedere sia la liberazione degli obiettori in carcere sia il riconoscimento del diritto all’obiezione.
— Come sta andando la campagna nei vari paesi europei?
— Molto bene. Avevamo fatto
stampare 12.000 cartoline che sono state distribuite in meno di
due settimane. Abbiamo dovuto
fare una ristampa. Siamo ora a
20.000 cartoline. C’è molta richiesta. Anche in Unione Sovietica si sta estendendo il movimento, grazie alla perestrojka
che fa sì che la gente può manifestare liberamente le proprie
opinioni; e la gente è molto sensibile a queste questioni. Anche
in URSS sono state presentate
proposte di legge a favore dell’obiezione di coscienza. Anche là
vi è interesse per la sorte degli
obiettori greci.
— E negli altri paesi dell’Est
come si presenta la situazione?
— L’Ungheria e la Cecoslovacchia si sono impegnate a fondo
per il riconoscimento del diritto all’obiezione. Anche questi
paesi quindi sono stati coinvolti nella campagna, che sta andando molto bene in Belgio, in
Lussemburgo, in Gran Bretagna
e in Germania. In Italia sta iniziando. Si sta sviluppando in
Spagna e in Francia. Settimana dopo settimana, il movimento si sta ampliando in tutta l’Europa.
— Avete presentato una proposta al Parlamento europeo
per un servizio civile comunitario. Ce la può illustrare?
— Per noi è molto importante che il servizio civile non si
faccia solo a livello nazionale.
Essere obiettore vuole anche dire avere una visione mondiale
delle cose, per cui è giusto che
il servizio civile alternativo superi i confini nazionali. Siamo
dunque per un servizio civile internazionale. Intanto cominciamo dall’Europa, come primo
passo verso l’internazionalizzazione del servizio civile. L’idea
è già stata presa in considerazione dal Parlamento europeo.
Il problema è la ristrettezza
mentale delle istituzioni europee
centrate solo sulle questioni economiche e commerciali. Occorre una cooperazione politica
molto stretta tra i paesi europei disposti ad attuare questa
possibilità. Per cominciare proponiamo che il 10% di obiettori possano fare il loro servizio
civile in altri paesi europei. Questo permetterà loro di scoprire altre culture, altri modi di
pensare, altre lingue, ecc... Sarà
un primo passo per uscire dai
confini della propria cultura.
a cura di
Jean-Jacques Peyronel
P. S. Lettere e cartoline vanno spedite al seguente indirizzo: Prime Minister Konstantinos Mitsotakis - Parliament Building - 2 Vas. Sofias str. 10674 - Athens - Greece.