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Anno 121 - n. 12
22 marzo 1985
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedirr
a; casella postale - lOOfifi Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
UN PRIMO COMMENTO ALLA PROPOSTA DI LEGGE FORTUNA
Dolce morte: uno bella parola
per una triste realtà
In un testo non privo di ambiguità ed esitazioni che sembra occuparsi più del medico che
del morente, si rischia di raccogliere un’esigenza giusta in un modo sostanzialmente sbagliato
Lo scorso agosto il nostro sìnodo ha preso una posizione
molto netta e dura nei confronti
del « doppio binario » che si profilava all’orizzonte della scuola
pubblica italiana col tentativo
di abbinare aU’insegnamentO‘ rebgioso confessionale riconfermato dal nuovo Concordato, un
insegnamento religioso aconfessionale. Se dovesse andare in
porto la « conoscenza dei fatti
religiosi » come materia obbligatoria nelle elementari e venisse
istituita una cattedra di cidtura
religiosa obbligatoria nelle nuove secondarie superiori — diceva in pratica il sinodo — noi
valdesi e metodisti ci vedremmo
costretti a sfoderare il vecchio
brando, rugginoso ma ancor valido, dell’esonero per combattere
contro quest’imposizione.
A distanza di sei mesi, il capitolo « conoscenza dei fatti religiosi » è scomparso dai Nuovi
Programmi partoriti in proprio
dal ministro Falcucci. E poco
dopo, nel corso dell’interminabile gestazione — già abortita più
volte — della riforma delle secondarie superiori, un ordine del
giorno approvato in aula dal
Senato ha escluso che nell’area
comune possa essere introdotta
una materia di cultura religiosa
a sé stante, collocando invece
nelle materie esistenti il eonfronto col latto religioso.
Sarebbe ingenuo oltreché presuntuoso pensare che in queste
vicende abbia giocato un ruolo
rilevante la nostra posizione.
Se così fosse, essa avrebbe dovuto essere per lo meno ascoltata anziché strumentalizzata.
E invece, ne abbiamo riferito
la settimana scorsa, una frase
della legge di approvazione dell’Intesa — tolta dal suo contesto dì rifiuto di attribuire alla
scuola pubblica compiti di educazione e formazione religiosa
— è stata inserita nel programma dell’insegnamento religioso delle elementari a far da
spalla al Concordato e a imbellettare di pluralismo il cerone culturale che copre oggi lo
insegnamento religioso concordatario.
E allora perché questa rinuncia al doppio binario? Avanzata della linea GEI che punta
tutto sulla mobilitazione generale per la massima tenuta delrinsegnamento religioso concordatario? Rafforzamento dell’area laica che non sembra disposta ad andare al di là dei
traguardi già raggiunti col nuovo Concordato? Non è possibile dare una risposta univoca.
Piuttosto è necessario aver chiara la complessità del quadro
che comprende almeno altri
due elementi allo stadio di progetto o eventualità: l’ultima
proposta di legge democristiana per il finanziamento indiretto della scuola privata — un
chiodo che il papa stesso ha recentemente ribattuto — e la
possibilità che domani le disposizioni attuative del nuovo Concordato, accogliendo le sollecitazioni della GEI di « auspicabili sapienti normative », relativizzino o svuotino il principio
della facoltatività dell’insegnamento religioso.
Il gioco dell’osmosi chiesastato è portato avanti su diversi tavoli ed è bene, per contrastarlo, non perderne di vista
nessuno. F. Giampiccoli
Cerchiamo di leggere, senza
pre-giudizi, il testo della proposta di legge d’iniziativa dei deputati Fortuna ed altri, presentata
il 19 dicembre 1984, « Norme
sulla tutela della dignità della
vita e disciplina della eutanasia
passiva ». Senza pregiudizi, ma
non senza una riflessione. Pensiamo al testo del Sinodo 1982
(Atto n. 70), che, sul tema «Diritti dei malati e dei morenti »,
afferma: « Il Sinodo,... presi ih
esame i problemi connessi coi
diritti dei malati e dei morenti,
cui si riferiscono la Racc. 779
(1976) e la Risoluzione 613 (1976)
dell’Assemblea Parlamentare del
Consiglio d’Europa... sollecita
dal Governo Italiano i’aggiornamento della nostra legislazione
[nostra di chi? la chiesa valdese
è una chiesa italiana? nota dello
scrivente] (secondo quanto richiesto daH’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa)
con la presentazione al Parlamento di adeguati disegni di legge sui seguenti punti...:
2) Sospensione delle cure nei
casi di sopravvivenza vegetativa
legata all’uso di mezzi tecnologici sofisticati e, più in generale, problema dell’eutanasia passiva... ».
E così non possiamo scordarci che negli ultimi anni varie
istanze si sono pronunziate sul
tema, anche nel nostro « piccolo
mondo » valdese metodista, o
protestante italiano: il prime
«breve studio» della collana della Facoltà valdese di teologia,
pubblicato dalla Claudiana nel
’78, intitolato «Il cristiano davanti alla morte», di Paolo Ricca; e,
sempre della Claudiana, il « dossier » n. 12, di Alfredo Berlendis,
dal titolo « L’eutanasia », sottotitolo « il diritto a vivere dignitosamente la propria morte » (’81).
O ancora, un dibattito iniziato
su Com Nuovi Tempi dallo stesso Berlendis, il 21 ottobre 1984,
su « Saper vivere e saper morire», continuato con interventi
di Filippo Gentiioni (2 dicembre
1984, « Due motivi per "frenare”»), e di Umberto Brancìa
(3 marzo 19C5, « Non ci sono
vite inutili »), se non dimentichiamo altri interventi recenti.
Senza pre-giudizi dunque, no.
Ma cerchiamo di evitare la tentazione di risolvere ì problemi
dando semplicemente indicazioni
bibliografiche.
Che cosa pensiamo della eutanasia?
Oggi, penso che sia contro la
dignità dell’uomo quello che si
definisce tecnicamente lo « accanimento terapeutico »: insistere
con terapie che non possono più
« curare », guarire, ma solo prolungare illimitatamente uno stadio preagonico che a viste umane non può essere ribaltato. Ma
domani, approssimandosi la mia
morte, non potrei capovolgere
la mia opinione?
Perché di questo si tratta: coscientemente o no, ingenuamente o no, quando si parla della
morte, si parla, anche e soprattutto, della propria morte. E si
ha coscienza del fatto che la
prossimità della morte può cambiare la « personalità » di una
persona. Il coraggioso può vacillare, il credente diventare incredulo, l’ateo cercare il suo
Dio. Né possiamo speculare sulla morte e pensare che la vicinanza della morte ci riveli, di
per se stessa, la verità sull’uomo: l’uomo è quello che è, nel
complesso dèlia sua vita e della
sua morte, e nelTavvicinarsi ad
essa.
Anche come credente, posso
certo fare mie le parole di Paolo: « non sono più io, ma è Cristo che vive in me » (Gal. 2:
20); ma dove comincia e finisce
la mia vita, e la vita « in Cristo »? Posso, come credente, buttare il peso della mia vita sulla
morte di Cristo, e viceversa buttare il peso della mia morte
sulla vita — resurrezione — di
TEMPO DI PASSIONE
Cristo è morto per
Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi in quanto
che, mentre eravamo ancora peccatori. Cristo è morto per noi.
(Rom. 5: 8).
noi?
Quando avevo l’incarico di una
comunità locale, preso come
tutti i pastori da un vortice continuo di impegni, non c’era mai
tempo di fare delle domande
troppo impegnative, che pur
emergevano nello svolgimento
del ministero pastorale, né di
tentare qualche risposta, se non
quelle strettamente necessarie
al lavoro pastorale ordinario.
Ora che il Comitato Esecutivo
deirUCEBI mi ha affidato un incarico ecclesiastico senza cura
di una comunità locale particolare, ho un po’ pili di tempo per
far emergere quelle domande e
tentare qualche risposta. Niente
di definitivo, ben s’intende; altri penseranno al futuro e ad un
sistema completo e armonico;
a me è sufficiente confrontarmi
con il presenie e ne ho più che
a sufficienza.
Uno dei problemi che mi tormenta è quello relativo al linguaggio (e non solo al linguaggio!) usato per la proclamazione
dell’evangeló, nella predicazione
domenicale e in tutte le altre
forme di annuncio. La domanda
che spesso mi si presenta davanti con tutta evidenza è questa:
ci deve essere corrispondenza
semantica fra il linguaggio teologico/ecclesiastico che usiamo,
il contenuto deH’evangelo e il
mondo culturale nel quale viviamo? E questa, me ne rendo
perfettamente conto, è la domanda che ogni predicatore si pone
tutte le volte che è chiamato a
parlare dell’evangelo. Detto in
altra forma: poiché ogni espressione linguistica nasce in un
contesto storico/culturale ben
preciso, è possibile che parole
e concetti che 2.000 anni fa avevano riscontri concreti e comprensibili da tutti, possano essere ripetuti anche quando questi riferimenti sono ormai scomparsi o del tutto superati?
Per non rimanere nel campo
deU’astrazione vorrei subito
scendere con i piedi per terra.
Ci avviciniamo al periodo dell’anno in cui la chiesa cristiana
ricorda la passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo e sicuramente dovremo parlare del
significato della morte di Gesù
per noi. Ad evitare malintesi ed
essere chiaro fin dall’inizio preciso che non sto assolutamente
mettendo in discussione la real
tà teologica dell'argomento (che
poi è il vero centro di tutto l'evangelo!), ma mi pongo degli
interrogativi sulle espressioni
linguistiche usate più comunemente che, se si giustificavano
nel passato, con il loro riferimento immediato e comprensibile, ora mi sembra che abbiano
perso il loro smalto e la loro
carica semantica, perché staccate da quel riferimento originario, così da apparire depotenziate.
Chiedo al benevolo lettore di
farmi credito se dico di conoscere buona parte delle teorie
soteriologiche, di spiegazione
della salvezza, elaborate nel corso di venti secoli di riflessione
teologica della chiesa. Proprio
per questo ne vedo alcune che
mi fanno sorgere quegli interrogativi di cui parlavo sopra. Mi
riferisco in particolare alla categoria teologica del sacrificio,
utilizzata come chiave di lettura
per comprendere il significato
salvifico per noi della morte di
Cristo. Ogni volta che il Nuovo
Testamento usa espressioni del
tipo: « Gesù Cristo è morto per
noi », oppure « il suo sangue ci
purifica da ogni peccato » e alDomenlco Tomasetto
(contìnua a pag. 6)
Cristo; ma nondimeno, la mia
morte e la mia vita restano, empiricamente, mie, anche là dove
avessi risolto tutti i miei problemi di fede.
Resta dunque un problema,
forse insolubile per una legge,
ma che non posso eludere come credente, o semplicemente
come creatura umana. Dove inizia una agonia « naturale » o una
agonia « innaturale »? O, in termini già più giuridici, fin dove
una eutanasia è « passiva » e
dove comincia ad essere « attiva »?
Ma non addentriamoci in cavilli o casistiche, e torniamo alla proposta di legge.
Ci trova consenzienti il tentativo di tutelare la dignità della
vita e di disciplinare la eutanasia passiva.
Ciò detto ci pare che la proposta di legge (riportata a p.
12, ndr), come è scritta, sia
mal scritta.
La proposta di legge
Negli otto articoli di cui si
compone, si coglie il tentativo
di depenalizzare la eutanasia
passiva, cioè di non ritenere colpevole di omicidio il medico che
non ritenga di dover prolungare
artificialmente la vita di un uomo, salvo che vi sia una richiesta personale e consapevole in
questo senso. Ma quali punti non
ci sembrano chiariti?
In primo luogo, nonostante il
titolo promettente, ci pare che
la preoccupazione principale della legge sia quella di tutelare
non la dignità della vita, ma la
posizione del medico. E’ giusto
non scaricare sul medico tutta
la responsabilità della decisione
ultima; ma la proposta di legge
sembra scritta da medici per
medici, non da esseri umani soggetti alla morte per altri esseri umani soggetti alla morte.
In secondo luogo, ci pare che
la proposta di legge giochi sulle
parole, in un campo dove non è
lecito giocare.
Valga un solo esempio per
tutti. L’art. 4 spiega che « l’accertamento delle condizioni terminali non dispensa il medico
che l’abbia in cura dal dovere
di assistere Tinfermo ».
Da un lato, si tratta di richiamare il medico alle più elementari regole della sua deontologia (senso del dovere in campo
professionale, non escluso un
senso morale del proprio dovere): ed è gratuito supporre, per
legge, che un medico questo senso del dovere non ce l’abbia;
dall’altrc, sembra che si riapra
qui dalla finestra quello che si
è voluto chiudere dalla porta:
riportare l’ultima decisione in
una questione così delicata alla
responsabilità personale del medico, che vede con questo paragrafo riaprirsi la strada ad in
Sergio Ribet
(continua a pag. 5)
2
2 fede e cultura
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22 marzo 1985
TEOLOGIA PROTESTANTE E MINISTERI
Nella chiesa ministri
sono tutti I battezzati
Varietà e ricchezza dei ministeri e stabilità dei ministeri ordinati in
una concezione che non è esente da pericoli, ma è responsabile
E’ evidente dalla lettura di
Bonhoeffer e di gran parte della
teologia protestante contemporanea: la riflessione sulla chiesa e
in particolare sui ministeri è stata determinata dalla situazione
della Chiesa confessante, è cioè
da considerarsi come uno sviluppo di quella presa di coscienza
che ha trovato espressione nella
Confessione di Barmen del 1934,
in cui, per esempio, nella tesi IV
si dice: « I diversi ministeri nella chiesa non legittimano alcuna
supremazia degli imi sugli altri,
bensì sono alla base dell’esercizio del servizio affidato e comandato a tutta la comunità ».
L’esperienza della fraternità
evangelica, la lotta contro le tendenze totalitarie che tentavano
di infiltrarsi nella chiesa, la debolezza e il cedimento di quasi
tutte le dirigenze ecclesiastiche
di fronte alle stesse tendenze,
hanno indubbiamente contribuito a un ripensamento di tutta
l’ecclesiologia. Nel 1938, nel Theologisches Wörterbuch (tr. it.
Grande Lessico del Nuovo Testamento, Paideia Brescia), esce
il fondamentale articolo di Karl
Ludwig Schmidt sulla chiesa,
mentre la ricerca sui ministeri
produce tutta una serie di pubblicazioni che usciranno nel dopoguerra. L’elenco sarebbe troppo lungo; mi limito a fare due
nomi, quelli di Ernst Kaesemann
e Eduard Schweizer. Nell'opera
e nella produzione di Kaesemann, la cui tesi di laurea pubblicata nel 1933 trattava della
chiesa come corpo di Cristo, la
ricerca sui ministeri rappresenta
uno dei filoni principali. Schweizer inizia nel 1946 una serie di
pubblicazioni sullo stesso argomento che culmina in un'opera
di sintesi del 1959 (tr. it. La comunità e il suo ordinamento nel
Nuovo Testamento, Gribaudi Torino 1971).
Indebite restrizioni
campi. Ed i sacerdoti che celebrano questo culto sono commercianti e cameriere, infermiere e capitani d’industria. Ed i
templi sono la sala di riunione
del consiglio d’amministrazione
dove il credente conduce una lotta accanita a favore della giustizia contro il puro profitto, e nella bettola dove l’ubriaco può
aprire il suo animo.
Per questo Paolo ripete sei,
sette volte, che il dono dello Spirito è dato a tutti. Non tutti sanno predicare, non tutti pregare.
Non tutti sanno cantare inni di
lode. E non tutti sono capaci di
rimanere incrollabili in una situazione dove non si può cedere
in nulla. E non tutti sanno ascoltare con pazienza, soprattutto se
l’altro è ubriaco, così come non
tutti sono capaci di ridere con
allegria contagiosa » (p. 80).
Due indicazioni
L’articolo forse più importante
di Kaesemann sull’ argomento.
« Ministero e comunità nel Nuovo Testamento », è stato pubblicato nel 1960, ma è la rielaborazione di una conferenza del 1949.
Per Kaesemann, riconoscere che
il dono dello Spirito è dato a tutti porta a vedere delle conse^enze importanti in due direzioni.
Primo, l’etica cristiana ha il
suo punto di partenza nel ministero. Se il servizio del cristiano
si svolge nei diversi ambiti della
vita, tutta la vita è vissuta come
servizio; costruire un’etica cristiana significa chiedersi in che
modo, nelle situazioni concrete,
è possibile servire, con il dono
che si è ricevuto. Secondo, l’ordinamento della chiesa si sviluppa
sulla base del servizio reciproco.
Kaesemann indica tre criteri
centrali in base ai quali dev’essere stabilito l’ordinamento della
chiesa: innanzitutto, la manifestazione dello Spirito è data a
ciascuno (I Cor. 12: 7): non vi
può essere un livellamento delle
persone; i cristiani non sono tutti fatti nello stesso modo come
INTERROGATIVI ETICI A IVREA
La sessualità
Nelle nostre chiese, quando si
parla di ministeri, generalmente
si pensa a poche persone, quando non addirittura a una soltanto: il pastore, il ministro che ha
ricevuto la « consacrazione ».
Kaesemann polemicamente dice:
« Ministri sono tutti i battezzati ». Il dono di Dio, il « carisma »,
che è alla base del ministero, è
il dono della vita in Cristo (Rom.
6: 23): « Per Paolo avere un carisma significa aver partecipazione alla vita, alla grazia, allo Spirito, perché il carisma è la specifica partecipazione del singolo
alla sovranità e alla gloria di Cristo, e questa partecipazione specifica si dimostra attraverso uno
specifico servizio e una specifica
vocazione ».
Un’altra indebita restrizione
che spesso si fa è di considerare
il ministero come un’attività che
si svolge esclusivamente nelTambito ecclesiastico interno. Kaesemann osserva (riaffermando
energicamente la scoperta di Lutero) che la vocazione si attua in
tutti i campi della vita. Per dirla
con Schweizer (in una conferenza sulla chiesa al Kirchentag del
1967, che tutti possono leggere
con profitto nella pubblicazione
« Cristo fra noi », Claudiana
1970): «Culto, servizio religioso
e liturgia vengono effettuati, secondo il Nuovo Testamento, soprattutto sui cantieri e nelle botteghe, negli uffici e all’aperto sui
Venerdì 22 febbraio ha avuto
luogo la conferenza « Verso una
nuova concezione cristiana della
sessualità », secondo incontro organizzato dal locale Centro Evangelico di cultura. Oratori: il past.
Alfredo Berlendis e don Gianni
Piana, professore di teologia pastorale nei seminari di Torino e
Novara.
Ha iniziato il past. Berlendis
tracciando a grandi linee il cammino all’interno del Cristianesimo dell’etica sessuale, un’etica
del dispiacere e del rinvio della
gratificazione (da Agostino ad
Erasmo) e ne ha precisato gli
aspetti più tipici: negazione del
piacere sessuale soprattutto nei
confronti della donna; importanza assoluta della procreazione,
spinta verso l’ascetismo, consacrazione a Dio come anticipazione del Regno. Egli ha poi esaminato la concezione del piacere
sessuale nella Bibbia, soffermandosi in particolare su alcuni testi biblici (Genesi 2, Cantico dei
Cantici, 1° Cor. 7). Ha concluso
con un richiamo all’importanza
della globalità dell’amore, fatto di
eros e di agàpe che soltanto così
uniti possono escludere qualsiasi
forma di violenza e di prevaricazione. Nel N.T. infatti Dio colloca il piacere umano in una sfera
in cui non è più un fatto arbitrario (ed arbitrariamente esaudibile) ma è strettamente collegato al piacere dell’altro, nel rispetto e nella libertà deH’individuo.
Don Piana, all’inizio del suo
intervento, ha ribadito l’indicazione normativa della morale
cattolica per una sessualità conforme al disegno di Dio pur nel
contesto socio-culturale di oggi,
con particolare attenzione al pericolo della permissività consumistica. Si è poi soffermato sulla
nuova concezione personalistica
della sessualità umana nella sua
globalità (sessualità vista come
sorgente e linguaggio di comunione e di comunicazione) e ne
ha esaminato le conseguenze eti
i pezzi di una fabbrica. Il secondo criterio è che la diversità dei
doni si attua in un impegno degli
uni per gli altri (I Cor. 12: 25):
la diversità non dev’essere coltivata come un privilegio personale; l’esercizio del ministero ha
come scopo il fratello. Il terzo
criterio è quindi la sottomissione reciproca (Rom. 12: 10; Ef.
5: 21): «Anche il fratello cristiano ha ricevuto il suo dono, la
sua libertà, la sua responsabilità; nel posto che è il suo, egli è
perciò rappresentante del Signore ». Si noti: non alcuni ministri,
ma tutti i credenti, nell’esercizio
del loro ministero, sono rappresentanti del Signore.
Si potrebbe obiettare che in
questo modo nella chiesa verrebbe a regnare l’anarchia, lo spontaneismo più sfrenato. A questa
preoccupazione si è risposto
con l’istituzione di ministeri « ordinati ». Per certi servizi, per certe azioni di particolare importanza per resistenza e la testimonianza della chiesa nel suo insieme, i credenti devono sapere
a chi rivolgersi, devono sapere
chi è il responsabile. Tuttavia
l’istituzione di questi ministeri ci
espone a due pericoli: si tende
facilmente a confondere il carattere pubblico di un ministero
(come quello del pastore) con
una dignità speciale; il ministro ordinato finisce per essere
considerato come un cristiano
superiore agli altri, dotato di poteri particolari. L’altro pericolo è che si tende a considerare
ristituzione di questi ministeri
come definitiva, valida per tutti
i tempi e tutti i luoghi. Ora, le
funzioni e il modo di svolgerle
possono cambiare; il pastorato
come era esercitato nella Ginevra del XVI secolo può non essere il più adatto ad affrontare i
problemi della predicazione nell’era postindustriale. La distinzione di determinati ministeri
« ordinati » va dunque fatta in
base a ragioni pratiche, legate
alle necessità del momento, e
non in base a ragioni teologiche.
Anche i ministri non « ordinati » sono ministri nel senso pieno del termine.
Bruno Rostagno
LA SCOMPARSA DI UN AMICO
Heinrich Heilstem
Il 23 dicembre u.s., quarta domenica di Avvento, il Pastore
Hellstern, all’età di 82 anni, è
deceduto nella sua casa sull’orIc del bosco di Gockhausen (Zurigo) assistito dalla moglie Lidia, dai figli, dai parenti, dagli
amici. Gravemente ammalato e
sofferente, pochi giorni prima di
morire, aveva scritto nel suo diario: « Vedo una luce che brilla
nelle tenebre ».
ZI»"-
che: ricupero della centralità
dell’amore nel rapporto a due;
ridimensionamento della sopravvalutazione della procreazione;
elemento di servizio della coppia
nei confronti della società. Egli
ha poi affrontato i limiti della visione cattolica: disattenzione alla dimensione del piacere; disattenzione alla dimensione sociale
della sessualità; difficoltà di passare dalle enunciazioni di principio abbastanza aperte alle applicazioni concrete ancora fortemente restrittive; contraddizione
tra la normativa di rigidi valori
assoluti e l’indulgenza richiesta
nelle singole situazioni personali. Ha anch’egli concluso con
un richiamo al rispetto della persona umana accennando anche
brevemente al problema dell’omosessualità.
Il pubblico numeroso (circa
150 persone) ha dato vita ad un
vivace ed interessante dibattito
con interventi e richieste di chiarimento nel corso dei quali sono
emerse problematiche nuove e
sono stati ribaditi i concetti già
esposti.
A conclusione della serata il
past. Berlendis ha sottolineato, a
mio parere molto giustamente, la
differenza fondamentale tra etica
cattolica ed etica protestante:
da una parte l’esigenza di normative di orientamento per il
comportamento concreto, dall’altra la rinuncia ad indicazioni
di carattere normativo per la libertà di autodeterminazione e
per la responsabilità individuale.
I prossimi incontri avranno
luogo sempre alle ore 21 nei locali della chiesa:
Venerdì 22 marzo: « Credenti
di fronte alla .sofferenza » con il
pastore Franco Giampiccoli c
don Arrigo Miglio, vicario generale della Diocesi di Ivrea.
Venerdì 19 aprile: « Trasgressione e riconciliazione » con il
pastore Ermanno Genre e l’ing.
Ettore Morezzi, membro del Sinodo diocesano di Ivrea.
A Brugg dove era nato, e poi
a Basilea, aveva trascorso gli
anni della sua infanzia e della
sua giovinezza. Grande influenza sulla sua formazione spirituale aveva esercitato la madre costretta a lavorare per mantenerlo agli_ studi. _____________
Consacrato pastore nella cattedrale di Basilea, dal 1927 al 1945
esercitò il suo ministero pastorale in diverse comunità svizzere.
Cinzia Vitali Garugati
Fondatore e direttore dello
HEKS dal 1945 al 1968, anno
della sua emeritazione, fu anche
fra i fondatori dell’azione: « Brot
für Brüder », pane per il prossimo e del Centro di formazione
e di studio di Bolden.
Per la sua forte personalità, le
sue doti d’intelligenza, i suoi
interessi per i problemi sociali
e politici, in ima Europa sconvolta dalle ideologie naziste e
poi dalla guerra, si distinse come un uomo impegnato sulla
frontiera tra chiesa e mondo,
capace di costruire ponti, di oltrepassare senza paura barriere
di frontiere e di confini, fece forte pressione presso il governo
elvetico affinché fossero ospitati in Svizzera perseguitati del
nazismo e profughi di guerra.
Fu in molte occasioni ambasciatore di pace e di amore cristiano.
Non gli mancarono gli avversari, ma neppure gli amici fra
cui K. Barth, E. Brunner, M.
Niemoeller. Ebbe anche molti
segni di stima e di apprezzamento. Nel 1953 gli fu conferita la
laurea h.c. dall’Università di
Bonn e nel 1967 dal Collegio Teologico di Debrecen (Ungheria).
Esercitò per molti anni la sua
esperienza e le sue doti di pubblicista, dirigendo il giornale della gioventù evangelica delle Chiese svizzere: « Die Junge Kirche »
la giovane Chiesa, dal 1933 al
1945, in un momento assai drammatico della storia d’Europa.
Seppe parlare ai giovani, seppe
interpretarne i sentimenti e denunciare le tentazioni politiche
del nazismo imperante che metteva in gioco l’Evangelo e il futuro della Chiesa. Anche nella
redazione di « Laben und Glauben », Vita e Fede, continuò la
sua lotta per alleviare la miseria, il disordine internazionale.
per promuovere la causa della
pace e della giustizia.
Attraverso lo HEKS, il Pasto
re Hellstern si adoperò, nell’immediato dopoguerra, alla ricostruzione, in Germania, nei Paesi
socialisti dell’Europa Orientale,
in Olanda, in Norvegia, in Grecia. Ma ben presto la sua azione
si estese oltre l’Europa, in Algeria ove attuò un progetto di
rimboschimento, nello Zaire, in
India...
Nella primavera del 1961, con
un gruppo di pastori e laici impegnati nello HEKS, venne in
Sicilia, interessato dall’azione
intrapresa da Danilo Dolci a Partinico. Ma fu impressionato anche dalla modesta opera appena iniziata dalla Chiesa valdese
di Palermo nel quartiere popolare della Noce per i fanciulli della strada e di Cortile Cascino.
Da allora il suo grande amore
per i bambini siciliani e per il
Centro Diaconale che fece conoscere alle Chiese della Svizzera coi mezzi di informazione di
cui disponeva, lo accompagnò
per tutta la sua vita. Ma il suo
amore non aveva confini, era
anche per i profughi, per i rifugiati, per i senzatetto, per le
vittime della guerra, per le popolazioni del terzo mondo.
Dopo la sua emeritazione se
ne stette tutt’altro che in disparte. Continuò a fare parte del Comitato generale del Centro diaconale di Palermo, del Comitato dell’Ospedale A. Schweitzer di
Lambaréné, fu vice-presidente
della Commissione cristiana per
la pace di Praga...
Ma io ritengo, infine, che più
che sulla carta, quello che il
Pastore Hellstern è stato e ha
fatto, rimane meglio scritto e a
caratteri più indelebili, nel cuore e nel ricordo di quanti lo abbiamo conosciuto, stimato ed
amato.
Pietro Valdo Panasela
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22 marzo 1985
fede e cultura 3
UN LIBRO STIMOLANTE E INTELLIGENTE
La riscoperta di Dio
Dal XVIII secolo il pensiero scientifico moderno nega l’esistenza di
Dio, oggi la nuova conoscenza scientifica della realtà la ipotizza
Nonostante la titolatura piuttosto becera ( « A questo stato
della scienza un uomo intelligente può ancora essere ateo? »),
certo non addebitabile all’autore, di cui è nota l’eleganza intellettuale, La riscoperta di Dio di
G. Barbiellini Amidei ^ è un libro
decisamente stimolante e intelligente.
Esso ha infatti il pregio di affrontare con lucidità e rigore
uno dei punti nodali, un passaggio obbligato che porta la fede
ad un confronto diretto con la
scienza contemporanea.
Anche se consideriamo la fede a! di fuori di una dimensione meramente intellettuale, in
termini invece più propriamente
teologici ed esistenziali, come
« chiamata » da parte di Dio e
« risposta » da parte dell’uomo,
resta il fatto che tale risposta finisce per rimanere pesantemente condizionata dal contesto culturale nel quale l’uomo si trova
calato.
Se cioè la Scienza, il Sapere
dell’epoca (inteso come luogo
della Verità) dà della fede una
valutazione aprioristicamente negativa, riducendola ad espressione patologica, a devianza, in
quanto nega l’oggetto stesso cui
essa fa riferimento, è chiaro che
1’« ipotesi fede » come uno degli
elementi alternativi che si pongono alla scelta dell’uomo, finisce per cadere, addirittura per
non esistere.
E’ questo un dato di fatto che
di solito non viene adeguatamente considerato quando si riflette
sull’atteggiamento deH’uomo contemporaneo nei confronti della
fede, atteggiamento che certamente è basato su un modo diverso di vivere rispetto al passato, ma anche su un modo diverso
di pensare.
La grande svolta
La grande svolta, che ha condizionato massicciamente tale atteggiamento, risale al XVIII secolo. Da quell’epoca praticamente
si sviluppa il pensiero scientifico
moderno, con tutte le sue valenze positive e le sue capacità liberatorie, ma anche con i suoi angusti schematismi e con la sua
violenza sopralTaltrice.
Ciò è vero, più che con l’Illuminismo, con il successivo Positivismo ottocentesco, caratterizzato da un ottimismo ingenuo
verso un « Progresso » senza limiti: un’epoca in cui vi era l’orgogliosa certezza che la scienza
avrebbe dato ragione e spiegazione di tutto e illuminato di sapienza e di giudizio il mondo (il
che, come ben sappiamo, non è
avvenuto). Dal Settecento alla
metà del Novecento è prevalso un
assioma di questo genere: il progresso scicnlilico, che gradata»
mente c incessantemente illumina il mondo, ci dimostra che ciò
che non è verificabile non esiste
e quanto sfugge a una «prova»
non merita attenzione. Vi è stata
cioè la pretesa di espellere dalla
sfera della dignità intellettuale il
non-visibile. il non-verificabile (e
questa pretesa, osserva Barbiellini, ha finito con Pimmiserire la
libertà umana): da ciò è nata
una cultura senza cosmologie e
senza escatologie.
L’acme di questo pensiero è
rappresentato da Marx, il quale
preconizza un umanesimo pieno
e ateo, che dovrebbe portare alla
scomparsa del bisogno stesso di
un ordinatore esterno (Dio), una
volta conseguita la totale realizzazione dell’uomo (per la verità
sappiamo bene che il marxismo
finisce esso stesso per avere una
sua dimensione chiaramente escatologica e «religiosa»).
La cultura dell’Ottocento, facendo ricorso alle scienze umane
(si veda soprattutto Comte e la
sua sociologia) si affanna anche
a cercare spiegazioni meccaniche
e psicologiche sul perché l’uomo
creda e cerchi Dio, individuandole nel tentativo, da parte dell’uomo stesso, di rimuovere le
sue paure e di proiettare le proprie situazioni psicologiche:
quindi nient’altro che una labilità, una fantasticheria, una stravaganza mentale, una debolezza
sentimentale.
Dalla indimostrabilità del bisogno scaturisce, per questo tipo
di ragionamento, l’inesistenza
dell’oggetto, secondo un metodo
logico altamente scorretto.
Questo procedimento, osserva
per inciso Barbiellini, è stato
applicato solo alla religione; non
al bisogno di amore, di giustizia.
di felicità (ma tutto, in questo
campo, è da ridiscutere: la stessa riduzione dei bisogni alla loro
storia e alla loro psicologia appare oggi piuttosto arbitraria).
Nuove frontiere
Le nuove frontiere della scienza ci pongono di fronte a una
svolta. Da un lato le scienze psicologiche, con le loro affermazioni materialistiche, si sono dimostrate insufficienti; non hanno diminuito, ma accentuato
quel senso di vuoto, di assurdo,
quell’insorgenza di nuovi perché.
Dall’altro lato lo stato attuale
della conoscenza, secondo l’autore, consente di presòindere da
un’opzione fideistica per un sì o
per un no a proposito dell’esistenza di Dio. Vi fu un momento,
nella storia della scienza, in cui
parve possibile recuperare la definitiva prova dell’inesistenza di
Dio. La prova però non venne:
anzi, la pretesa stessa di una verità data per sempre è oggi
esclusa dal modo stesso di fare
scienza. Questa rinvia a nuovi
punti neri; il sapere non esaurisce alcun definitivo perché ma
rimanda ad altri dubbi. Di più:
ogni scienza, oggi, sembra possedere dei cardini metafisici.
Parlare ad esempio del cosmo
come di un orologio, o come di
una nube di particelle e campi
di forze è fare metafisica in modo diverso: « Quando si comincia una strada c’è una convinzione non dimostrata né dimostrabile, allo stato delle cose, c’è
la scelta di un assioma, la frequenza per una metafora, la costruzione di un metodo ».
Certamente la cultura scientifica si trova di fronte all’insoluta dimensione dell’infinito.
Oggi le scienze offrono sterminati spazi di conoscenza e anche
di perplessità, e un permesso intellettuale che non urta il rigore
scientifico: al di là di ciò che
può essere verificato, è legittimo,
da un punto di vista razionale,
ipotizzare Dio. « A partire da
questa ipotesi di lavoro molte cose inspiegate si spiegano, e quelle già sperimentate non vengono
contraddette. Di tutto ciò che la
scienza ha acquisito in due secoli, ed è molto, nulla urta con
questa ipotesi di lavoro ».
A molti scienziati l’ipotesi dell’esistenza di Dio pare oggi più
attendibile proprio a partire dalla nuova conoscenza della realtà
che le loro ricerche e i loro esperimenti forniscono. « L’ uomo
moderno ha riscoperto che ci sono molti modi di sperimentare,
molti livelli di sapienza e molti
livelli di realtà... All’uomo religioso possono essere restituiti
tutti gli spazi di meditazione perfino dentro l’orizzonte culturale
più laico e più estraneo a ogni
sacralità ».
Pensare Dio non è dunque resa
all’incomprensibile, ma recupero
extra-scientifico (non anti-scientifico!) deH’inverificato e del trascendente.
Qccorre a questo punto guardarsi da un rischio ambiguo di
segno opposto: quello di cercare
nella scienza ciò che essa non
può dare, cioè una prova, seppure indiretta, dell’esistenza di Dio.
Il pensiero religioso può attingere dal lavoro scientifico elementi di legittimazione, allo stesso modo in cui lo può il pensiero ateo; in questo senso l'uomo
religioso ha già vinto la sua partita, che non è di potenza.
Il pensiero religioso, dice l’autore, si. legittima nella possibilità
di porsi, non nell’inevitabilità di
porsi.
Aurelio Penna
1 G. Barbiellini Amidei, La riscoperta di Dio, Rizzoli 1984, pp. 138,
L. 13.000.
FINANZIAMENTO ECCLESIASTICO
Interrogarsi
come cittadini
Avendo la Chiesa cattolica e
l’Unione ebraica fatto le loro
scelte in tema di finanziamento,
gli altri — cioè i credenti delle
altre confessioni religiose e coloro che non ne professano alcuna — dovrarmo pur pronunciarsi sull’argomento. Stimo che
costoro dovranno valutare la
questione anzitutto quali contribuenti e cittadini della Repubblica, Giova pertanto valutare il
probiema da questo punto di
vista.
Il punto più qualificante del
nuovo sistema di finanziamento pubblico previsto per la Chiesa romana dal disegno di legge
2337, ora all’esame della Camera, è che, mentre il vecchio sistema era centrato sull’estaorso
di somme versate dallo Stato
alla Chiesa o ai suoi dipendenti,
il nuovo sistema prevede invece
una diminuzione nel gettito delle imposte statali distraendone
un’aliquota a favore delle casse
ecclesiastiche. Tra l’attuale « danno emergente » ed il futuro « lucro cessante », per la spesa pubblica la musica non cambierà
molto. La sola differenza sarà
ohe del precedente finanziamento diretto poteva preventivarsi
l’incidenza globale annua, mentre non sarà previamente nota
la perdita annua causata dal
nuovo finanziamento indiretto.
Ciò che caratterizza invece la
controproposta ebraica è che
con essa il gettito globale delriRPEF rimarrebbe di pertinenza dello Stato e solo l’8 per
mille della quota IRPEF di quei
contribuenti che lo manifestino
espressamente nel mod. 740, verreiibe devoluto alla confessione
religiosa da ciascuno di essi prescelta, ove questa avesse convenuto con lo Stato di volersi avvalere di tale sistema di finanziamento.
Come ho già detto la volta
scorsa, nei due casi si tratta
pur sempre di un finanziamento ecclesiastico operato col denaro dello Stato; con la proposta ebraica però non si sfrutterebbe un consenso passivo ed
obbligato, ma si ricercherebbe
solo il consenso attivo ed il libe
ro aiuto finanziario da parte di
coloro che vogliono favorire una
confessione religiosa.
Ciò posto mi sembra che coloro che non si sentono legati
ad alcuna confessione religiosa,
potranno comunque compilare
il mod. 740 in modo da conservare alla gestione dello Stato
anche quell’S per mille dell’IRPEF che il Governo intende destinare a « scopi umanitari ».
I credenti dovrebbero valutare invece se gli organi delle loro
rispettive confessioni religiose
debbano o meno inclinare ad
uno dei predetti sistemi di finanziamento e concordare con
il Governo le intese del caso. Si
tratta di chiedersi — come cittadini — se sia giusto far gravare sulla spesa pubblica anche il
costo dei servizi religiosi e delle attività dei propri enti ecclesiastici.
Un nuovo principio
Col disegno di legge 2337 viene
introdotto nel sistema tributario italiano un nuovo principio.
Che lo Stato possa istituire una
imposta a fini speciali, è pacifico; e penso sia incontestabile
che per legge si possa stabilire
che una aliquota di una data
imposta — ad es. l’8 per mille
dell’IRPEF — venga destinato
«per interventi straordinari per
fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, con■servazione di beni culturali », o
ad altri « scopi di interesse sociale o di carattere umanitario »,
come precisano rispettivamente
gli artt. 48 e 47 del citato disegno di legge. Quello che mi lascia perplesso è che i governanti abbiano avuto bisogno di un
accordo con la S. Sede per destinare una quota d’imposta ai
fini suddetti riservandosene la
gestione, come se non si trattasse di cose di loro piena disponibilità. Il Parlamento potrebbe chiedersi se la sovranità
e l’indipendenza dell’ordine dello Stato di cui all’art. 7 della
Costituzione lo consentono.
Col disegno di legge in paro
la viene poi a crearsi un precedente, in quanto con esso viene introdotto il principio del
libero orientamento da parte
dei contribuenti quanto alla destinazione del gettito di una
percentuale di imposta. Infatti
è il contribuente che decide se
T8 per mille dell’IRPEF verrà
gestito dallo Stato o dalla Chiesa. Giochiamo a fidarsi, come
ha rilevato un contribuente (La
Stampa ; Specchio dei tempi,
23.11.’84). Introdotto il principio
dell’orientamento in materia fiscale da parte dei contribuenti
se ne può prevedere la logica e
legittima estensione ad altri settori. V’è già chi ha sollevato la
questione circa le spese per l’armamento. Si tratterebbe di un
avvio verso una più incisiva
partecipazione dei singoli alla
vita pubblica ed all’esercizio del
potere. Lo Stato siamo tutti noi!
Non siamo più ai tempi di quel
Luigi di Francia che diceva ;
«Lo Stato sono io»! Nessun governante oggi si azzarderebbe a
dir tanto ; sanno di essere al
servizio della popolazione, anche se spesso non se ne ricordano quando maneggiano la spesa pubblica.
Una libera scelta in ordine all’orientamento della destinazione
delle imposte non potrebbe mai
allontanarsi però dalle destinazioni che rientrano nei fini istituzionali dello Stato. Ma « le esigenze di culto della popolazione, il sostentamento del clero »
che l’art. 43 del disegno di legge
indica come destinazione di quell’8 per mille del gettito globale
dell’IRPEF, da devolversi alla
Chiesa cattolica, non rientrano,
né potrebbero oggi rientrare
per nessun verso, nel novero dei
fini dello Stato. E parimenti gli
« interventi caritativi a favore
della collettività nazionale o di
Paesi del terzo mondo » che il
citato art. 48 indica quale altra
destinazione del predetto gettito IRPEF da gestirsi dalla Chiesa romana, rientrano in quegli
« scopi di carattere umanitario »
a cui il Governo intende destinare il predetto gettito d’imposta. Non si vede la ragione per
cui lo Stato debba abdicare ad
un suo fine proprio e farsi surrogare dalla Chiesa romana.
Una Chiesa che vuol esser di
Cristo può esercitare la carità
con denaro che essa non ha raccolto? Non è questa la carità di
cui la Scrittura esalta la sovrana eccellenza ed indica come la
più grande delle tre cose che
durano unitamente alla fede ed
alla speranza (I Cor. 13: 13).
Quanto alla proposta ebraica
occorre riflettere che essa si àncora al concetto della « decima », tipico istituto ebraico, e
pertanto si può comprendere
che l’ebraismo — che non è solo
una confessione religiosa, ma un
complesso di vita ancorato a
criteri culturali ed etnici — possa valersi della strumentalità
dello Stato per riscuotere dagli
stessi ebrei quanto le sue strutture organizzative necessitano
sul piano finanziario, anche a
mezzo di un finanziamento indiretto. Se lo Stato non intende
gestire una parte delle imposte
riscosse destinata a fini non disdicevoli, consentendo che altri
la gestisca in sua vece, allora
non potrebbero le strutture del
gruppo ebraico italiano gestire
loro tali fondi?
Ma con questa domanda interviene un diverso fattore di
valutazione. Siamo fuori dalla
semplice condizione di cittadino, in quanto si fa avanti un
fattore di valutazione nettamente confessionale e specifico. E’
quindi il singolo che deve valutare la situazione in libertà di
coscienza.
E noi?
Certamente può darsi che anche appartenenti ad altre confessioni religiose non si facciano scrupolo di fronte alla possibilità loro offerta — perché
l’offerta c’è da parte del Governo — di dare una sistemata
ai bilanci delle proprie strutture ecclesiastiche pattuendo una
intesa a carico della spesa pubblica.
In particolare noi che diamo
vita alle Chiese che agiscono
nell’ambito dell’ordinamento valdese; noi credenti in Cristo Gesù, che cerchiamo di condurre
la nostra vita terrena, come singoli e come Chiese, nelle linee
del)’Evangelo, abbiamo espresso
e vissuto nel tempo criteri che
ci hanno guidati nell’assumere
la nosf’-a pos'z’'»ne nella società civile e. ove il caso, di fronte allo Stato, Tali criteri si possono riassumere nei termini di
un doppio lealismo. Vedremo
una prossima volta cosa deriva
per noi da tale posizione circa
il problema del finanziamento
pubblico delle Chiese che si pone pur anco davanti a noi come
credenti oltre che come cittadini.
Giorgio Peyrot
4
4 vita delle chiese
22 marzo 1985
PROGETTO CULTURA DELLA PACE DEL 1° DISTRETTO
In discussione i’obiezione fiscaie
Il progetto «Cultura della pace e protestanti nel Pinerolese »
ha superato la metà del suo primo anno di attività ed è giimto
quindi il momento di fare un
primo bilancio del lavoro sin qui
svolto. E' quanto abbiamo cercato di fare nella riunione di coordinamento del progetto svoltasi
recentemente; le valutazioni hanno riguardato soprattutto quella parte di attività che ha visto
il contatto diretto con le comunità delle valli e cioè le riunioni
quartierali ed il lavoro di Gisela,
la ragazza svedese, volontaria,
che è con noi dall’autunno ’84.
Per quanto riguarda le riunioni quartierali ne abbiamo svolte
fino ad ora 44, nelle chiese di Villasecca, Villar Penice, Pomaretto, Bobbio Penice, Rorà, Pinerolo, Luserna San Giovanni,
Prali; altre 15 si stanno svolgendo o sono programmate nelle
chiese di Angrogna e Torre Pellice. In altre comunità, come Prarostino, abbiamo organizzato assemblee rivolte a tutti i membri
di chiesa o riunioni con i gruppi
giovanili, come a San Secondo.
E’ nostra intenzione raggiungere
tutte le comunità entro la fine
dell’anno ecclesiastico.
Molto intenso ed apprezzato è
stato in questi mesi il lavoro di Gisela che, dopo un primo e necessario momento di ambientamento, si è pienamente inserita nelle
molteplici attività del progetto
ed è intervenuta in un settore
molto ampio che va dalle scuole
domenicali, al catechismo, alle
unioni femminili, alle stesse riunioni quartierali per quanto riguarda alcune comunità; finora
la sua attività si è svolta soprattutto nel II e III circuito, ma
pensiamo di estenderla prossimamente anche al I circuito.
Tutte le riunioni quartierali sin
qui svolte, e molti degli altri incontri, sono stati introdotti o dal
videotape « Profezia » (sui terribili effetti delle bombe atomiche
di Hiroshima e Nagasaki), o dalTaudiovisivo « ... E la chiamano
pace » (sulla storia delle strategie delle superpotenze nel dopoguerra e sullo sviluppo dell’industria bellica), o dall’audiovisivo di
fecente produzione « Il fronte
Sud » (sul ruolo dell’Italia nelle
nuove strategie della Nato nel
Mediterraneo e nel Medio Oriente).
Quest’iniziativa, di portare delle immagini come contributo al
la discussione, ci è parsa interessante ed apprezzata sia perché
può essere di notevole stimolo
al dibattito, sia perché lascia in
chi le ha viste un ricordo molto
più intenso di quello dovuto alle
sole parole. E’ una forma di animazione delle riunioni che vorremmo suggerire alle chiese anche per altri argomenti.
Ma veniamo ad alcune considerazioni che abbiamo fatto dopo
questo primo turno di riunioni
quartierali. Esse rappresentano
un momento molto importante
di contatto con la « base » delle
nostre chiese; la gente è molto
attenta, anche se non interviene
spesso. La domanda che più frequentemente ci viene posta è:
« Che cosa possiamo fare noi, visto che il potere di decidere è
in mano ai potenti, così lontani
ed irraggiungibili? ». A questa
domanda è certamente difficile
rispondere, perché ci rendiamo
tutti conto delle difficoltà nel far
sentire la nostra parola, nonostante le manifestazioni, i dibattiti, le raccolte di firme, ecc. Una
cosa però bisogna dire ed è che
una buona fetta del potere delle
superpotenze e dei nostri stessi
governanti in materia è dovuta
alla disinformazione della gente
ed all’ informazione volutamente falsa prodotta dai mass media
(come per esempio sta avvenendo su tutto il problema delle cosiddette « guerre stellari »). Il solo fatto di informarsi e di controinformare è già xm passo per
mettere in questione il consenso
sul quale senza dubbio contano
coloro che si ritengono padroni
del mondo, sia all’Est che all’Ovest.
Certamente però è importante
che tutti possano fare qualcosa
di concreto nella direzione della
pace e della giustizia; è per questo che nelle riunioni abbiamo
ribadito le nostre proposte fatte nella lettera alle comunità
dell’autunno scorso, e cioè la denuclearizzazione delle chiese, i
rapporti bilaterali con credenti
e chiese dell’Est e del Sud del
mondo (proposti dalla EGEI), i
gemellaggi con chiese americane
(proposti dal Sinodo).
Una proposta interessante che
è comparsa in alcune riunioni, e
che riprende un dibattito sinodale di due anni fa, è quella dell’obiezione fiscale alle spese militari, cioè del rifiuto di pagare
una parte delle tasse al fisco (la
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Chiese contro l’apartheid
Alcune chiese delle valli, aderendo all’invito della Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia, hanno lanciato alcune iniziative a sostegno della mobilitazione popolare contro il regime dell’apartheid nel quale sono
costretti gli abitanti di colore
dell’Africa del Sud. A Pinerolo
i membri di chiesa sono stati
richiesti di inviare una cartolina
del Tempio di Pinerolo all’Ambasciata dell’Africa del Sud in
cui esprimono la loro opposizione al razzismo insito nella
idea dell’apartheid. Ad Angrogna il concistoro ha predisposto
una petizione popolare che sta
circolando tra le famiglie della
chiesa e tra la popolazione.
sione nel pomeriggio ; la Confessione di fede. Quattro gruppi
hanno esaminato altrettante confessioni di tede, tentandone poi
una attualizzazione.
Catecumeni
ad Agape
Deuteronomio 26 (l’arameo errante), Filippesi 2, Confessione
di fede valdese del 1655 e Confessione di Barmen hanno suscitato interessanti discussioni
sfociate poi nella produzione di
cartelloni e drammatizzazioni
molto pertinenti e puntuali.
Non è mai facile dare una valutazione di quanto un incontro
di questo tipo incida sui giovani che si apprestano alla ammissione in chiesa, tuttavia la
esperienza dell’incontro tra giovani coetanei provenienti da
chiese diverse è già di per sé
formativa ed arricchente. Bene
fa perciò la CED del I Distretto a proporre annualmente questa occasione di incontro.
mi legati alla condizione giovanile oggi. <
« Una folla numerosa si è raccolta nel Tempio del Capoluogo, giovedì 14, per i funerali di
Alessandro Ricca (Giovo), di 24
anni, deceduto a Termoli dove
si trovava in trasferta per ragioni di lavoro. La morte improvvisa del giovane ha gettato
nello sconforto i genitori, il fratello e i parenti.
Ai familiari rinnoviamo l’espressione della solidarietà fondata sul Signore della vita.
16, al presbiterio, i membri del
concistoro si incontreranno con
i catecumeni confermandi; Daniele Long, Paola Menusan, Erik Noffke e Norma Peyronel.
Sulla sessualità
Assemblea di chiesa
Si è svolto ad Agape, domenica 17 marzo, il tradizionale incontro dei catecumeni di 4° anno del I Distretto. Più di cento
giovani provenienti da quasi tutte le comunità delle Valli hanno
trascorso la giornata insieme,
partecipando al mattino al culto con la comunità di Prali. La
predicazione del past. E. Tomassone ha introdotto adeguatamente l’argomento in discus
Condizìone
giovanile
LUSERNA SAN GIOVANNI
— L’Assemblea di chiesa, convocata domenica mattina dopo
il culto, ha eletto quali deputati al prossimo Sinodo Marco
Pasquet e Fabrizio Malati. Erminia Correnti, Paolo Gardìol e
Paolo Gay sono stati eletti delegati alla Conferenza Distrettuale.
ANGROGNA — Mercoledì 27
i giovani del gruppo FGEI del
Prassuit-Verné si incontrano al
Presbiterio per organizzare il
prossimo giro di riunioni quartierali di aprile dedicato ai te
Studio biblico
IL 4985 ha portato nella libreria
di via Montebello \\ a Pinerolo i libri della
K mmeditrice
Claudiana
Annunaandolo ricordiamo le nostre specializzazioni
ÀEccuuoEfo
adoncbfoé^
giochi educativi e libri
per bambini e ragazzi
montagna, natura,
agricoltura
PRAMOLLO — Il culto di domenica 17 marzo è stato particolare, diverso dal solito, perché
la predicazione tradizionale è
stata sostituita da uno studio
biblico. Essendo la prima volta
che questo succede, non siamo
preparati a partecipare in modo più attivo, ma può essere
molto utile per aiutare tutti a
cercare di capire meglio e ad
imparare davvero qualcosa dalla lettura della Bibbia.
• Sabato 23 marzo, alle ore
Radiovideo
di Maccari Felice
Vendita e Riparazione
RADIO TV HI-FI
Centro Assistenza
GRUNDIG
VIA 2 GIUGNO, 4 . ‘S 0121/51032
VILLAR PEROSA
parte destinata appunto alle spese militari) e di devolverla invece a programmi ed opere di pace. Si tratta di una forma di disubbidienza civile già praticata
in alcuni settori del movimento
per la pace italiano, sulla quale
stiamo riflettendo perché se da
una parte ci pone indubbiamente dei problemi come protestanti, dall’altra potrebbe avere delle
grosse potenzialità come forma
di lotta contro la proliferazione
degli armamenti, non solo quelli
nucleari.
Nel concentrare il nostro lavoro sulle riunioni quartierali
abbiamo necessariamente dovuto rallentare il nostro impegno
verso altri settori delle comunità, quali i gruppi pace
o i gruppi giovanili. Ci pareva però necessario arrivare
nel modo più capillare possibile
per poter parlare e discutere
con « tutti ». Nel prossimo anno,
se questo lavoro sarà confortato
dalla comprensione e dalla solidarietà attiva delle comunità,
cercheremo di raggiungere altri
livelli.
Naturalmente questo, dell’informazione alle comunità, è sol
tanto uno dei settori di intervento, anche se quello per ncìi
ora fondamentale. Prosegue anche il lavoro di ricerca e di elaborazione sugli altri temi propo
sti nel progetto e cioè sull’educa
zione alla pace, sulla rifiessione
teologica, sul nostro rapport
con la cultura della disubbidier
za civile; ed è iniziato un lavoro:
di archivio e di documentazione
nei locali del Cesp a Pinerolo.
Aldo Ferrerò
• La prossima assemblea di
chiesa, per l’elezione di due deputati alla Conferenza Distrettuale e di uno al Sinodo, nonché per l’elezione di un nuovo
anziano per il quartiere Bosi,
è fissata per la domenica 21 aprile, nel corso del culto.
Giovedì 21 marzo
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
TORRE PELLICE — Nella
cronaca della nostra chiesa del
numero scorso, in riferimento
all’assemblea di chiesa sulla sessualità è stato omesso che il documento preparato dal gruppo
di studio è stato fatto proprio
dall’Assemblea, con una votazione a larga maggioranza, con soli 7 astenuti. L’esame degli ordini del giorno è stato rinviato.
PINEROLO — Con inizio aiie ore ; “
e termine alle ore 22 si tiene presso
locali della chiesa valdese (via de
Mille 1) l’Incontro mensile dei collaboratori dell'Eco delle Valli Valdesi
Cena in comune. Annunciare la parte
cipazione al past. Giuseppe Piatone,
tei. 944144.
Domenica 24 marzo
□ ASSEMBLEA TEV
• E’ deceduto il fratello Luigi Bertalot. La comunità esprime cristiana solidarietà alla famiglia.
TORRE PELLICE — Presso la Casa
Unionista con inizio alle ore 15 si tiene l'assemblea mensile della TEV. La
riunione è aperta a tutti gli interessati.
VASTA PRODUZIONE
croci
ugonotte
m
oro e argento
da
Oreficeria BORNO
di TESI e DELMASTRO
Via Trieste, 24 - PINEROLO - Telefono 3117
e presso le Librerie ’’Claudiana”
5
r
22 marzo 1985
vita delle chiese 5
CONVEGNO DEL S.A.S. A MONTEFORTE IRPINO
Capire il dopo terremoto
Il 16-17 marzo scorso una ottantina di persone hanno partecipato al convegno, organizzato
dal Servizio d’Azione Sociale
della PCEI, presso il Villaggio
23 novembre a Monteforte Irpino (Av), sul tema « Dalla ricostruzione alla trasformazione:
il ruolo del Villaggio nel futuro
deH’avellinese ».
L’occasione deirincontro è
stata offerta dall’esigenza di discutere il significato di ciò che
è stato l’intervento della FCEI
nelle zone terremotate, ma anche per iniziare a prospettare
le linee attraverso le quali tale
intervento potrà svilupparsi nel
prossimo futuro.
Il dibattito è stato introdotto
da Augusto Della Sala, presidente delle Adi irpinesi, da Ugo
Santinelli, della Facoltà di Sociologia di Salerno e Giorgio
Bouchard, Moderatore della Tavola Valdese.
Augusto Della Sala si è soffermato sull’analisi e sulla presentazione di alcune caratteristiche del cattolicesimo locale. « Di
fronte ai problemi della società
irpina i credenti non possono
assumere un atteggiamento neutrale. Per i cristiani è possibile
pensare alla ricostruzione delle
zone terremotate in termini di
trasformazione sociale ed economica, ma è allora necessario essere radicati nella realtà della
società irpinese del dopo terremoto ed in essa assumere le proprie responsabilità ».
Dopo aver sottolineato Tiniportanza e l’impatto positivo avuto dagli interventi della Charitas e dal SAS, Della Sala ha
ricordato che essi hanno avuto
un valore particolare, riassumibile nella capacità di sollecitare una dinamica di trasformazione della realtà della società
avellinese; nell’opera di scandagliamento delle possibilità di
realizzazione di un inizio e di
un impegno per la trasformazione di una società in cui si rischia di vedere l’occasione della
ricostruzione come ritorno al
passato.
Il nodo culturale
« Il volontariato — ha continuato Della Sala — vissuto spesso come dimensione ed espressione di un ’’servizio”, ha portato al sorgere di nuove forme di
militanza, in cui l’elemento della concretezza dell’azione nel sociale assume un’importanza fondamentale. Ma il vero problema
per un’opera di trasformazione
della società avellinese è costituito dalla necessità di attuare
un cambiamento profondo della
cultura sia dei credenti irpini,
sia della Chiesa ufficiale che a
tutt’oggi mantiene sulla società
avellinese una grande influenza».
E’ sul nodo del cambiamento
della cultura e della mentalità
degli irpinesi, inteso come recupero di ima mentalità critica
nei confronti dei processi stimolati dalla ricostruzione e come
conservazione di una identità
culturale, che si gioca la possibilità di lavorare per la trasformazione della società irpinese,
partendo dall’occasione storica
della ricostruzione.
Ugo Santinelli ha affrontato
il problema della presenza della
Democrazia Cristiana nelTIrpinia, sottolineando in particolare il suo modello d’insediamento
nelle amministrazioni pubbliche.
Su 119 comuni della provincia
di Avellino più di una settantina sono in mano alla DC, una
ventina al PSI ed una decina al
PCI. Le altre amministrazioni
comunali sono governate o da
liste civiche o da coalizioni che
vedono la DC collaborare con il
PSI. In questo modo la DC governa il 71% della popolazione
residente nella provincia, cioè
430.000 abitanti circa (censimento del 1981). L’altro pilastro
del potere democristiano è rappresentato dalle 7 comunità
montane e dalle 4 USSL che sono ugualmente governate dalla
DC. « La storia della DC irpina
ed avellinese — ha proseguito
Santinelli — è particolare: tradizionalmente la provincia di
Avellino si è caratterizzata per
una presenza liberale, solo nel
dopoguerra, tramite l’Azione
Cattolica, ed in particolare Pierluigi Sullo, la DC recupera spazio. Sullo lavora per ima DC
costruita sui ’’galantuomini”.
personaggi significativi nel contesto sociale avellinese, ma non
quadri di partito. Con De Mita si avvia una fase di modernizzazione: non si punta più
solo al potere per il potere,
ma si lavora piuttosto per essere il partito delle mediazioni.
Il modello politico demitiano
punta al contenimento delle
spinte democratiche più che alla sua espansione: il fine è esercitare un controllo sulla società spingendola verso una obbligata e prevista cmogenizzazione sociale. In questo senso
il modello demitiano è un modello obsoleto, anche per l’avellinese ».
Giorgio Bouchard, dopo aver
ricordato, da una parte la storia della presenza evangelica
nel mezzogiorno, dalTaltra parte l’impegno assunto dalla FCEI
nelle zone terremotate, ha sostenuto che rispetto alla questione meridionale la sinistra
in generale è sulla difensiva.
« Si sta portando avanti una
battaglia difensiva che non bisogna considerare in termini
disonorevoli, ma il nostro problema in questa feise è definire
una strategia della resistenza
rispetto a quelle soluzioni globali che vorrebbero estinguere
la questione meridionale. Il solidarismo cattolico non può
essere considerato la soluzione
dei problemi sociali. Nel sud
esiste un potenziale schieramen
CORRISPONDENZE
Da Rimini aiie Valli Valdesi
Un gruppo della nostra Comunità condotto dal pastore Leibbrand, ha visitato le Valli Vaidesi dal 15 al 19 febbraio, ospiti
della Foresteria di Villar Perosa.
Siamo arrivati nel pomeriggio
del 15 dove eravamo attesi alla
Foresteria dal pastore Rostagno,
dalla signora Katharina e da un
gruppo dell’Unione Femminile
che ci aveva preparato un ricco
thè. La sera abbiamo potuto
prender parte alla interessantissima conferenza-dibattito sul
tema della settimana della libertà : « Lo straniero dentro le
nostre porte » che si è tenuto a
Pinerolo.
Sabato 16: visita a Torre Pellice. Il pastore Tourn ci ha guidato nella visita al Tempio, alla
Casa Valdese ed al Museo, riepilogando per noi, in modo
estremamente efficace, i fatti
più salienti della storia valdese.
TORINO — Martedì 26 marzo, ore
21, nel Tempio di C.so Vittorio, 4“ e
ultimo concerto della Corale evangelica
di Torino nel 3" centenario della nascita
di Bach: « I corali dell’Istruzione religiosa e della Morte », Ingresso L. 6.000.
SANTA SEVERA — Al Villaggio della Gioventù sabato e domenica 20-21
aprile (inizio ore 9, termine ore 13) si
svolgerà un Convegno su cristianesimo
e varie forme di obiezione di coscienza. Il mattino del sabato sarà dedicato a riflessioni bibliche, il pomeriggio
a tre relazioni sulle obiezioni di coscienza al servizio militare, alle spese
militari e al lavoro nell'industria bellica. Seguiranno gruppi di lavoro e, la
domenica mattina, comunicazioni dei
gruppi e movimenti aderenti.
Il Convegno, promosso dal Movimento Internazionale della Riconciliazione,
ha chiesto l’adesione di altri gruppi e
movimenti pacifisti e cristiani.
Abbiamo avuto il piacere di salutare anche il pastore Zotta
che è stato conduttore della nostra Comunità per 17 anni.
Nel pomeriggio un piccolo
gruppo è rimasto a Torre ed ha
visitato la città e la Casa di Riposo di Luserna S. Giovanni; la
maggioranza era attesa ad Agape dove ha ricevuto una cara
accoglienza ed ha potuto visitare il centro nonché la chiesa ed
il museo di Frali.
La sera, di ritorno a Villar Perosa, eravamo attesi presso alcune famiglie per assistere da
vicino all’accensione dei falò,
spettacolo per noi nuovo reso,
forse, più suggestivo dall’abbondante nevicata che si univa alle
fiamme e ai fuochi di artificio.
Finalmente il 17 febbraio :
corteo a Pomaretto, culto a Villar Perosa e pranzo con questa
cara Comunità con brindisi, discorsi e reciproco scambio di
esperienze ed informazioni.
Il 18 eravamo attesi a Torino dal Dr. Papini che ci ha illustrato l’attività della Claudiana
e ci ha guidati anche nella visita al Tempio di Corso Vittorio
e locali annessi. Poi il ritorno
a casa, con un po’ di nostalgia
come sempre quando si lasciano
degli amici.
Desideriamo esprimere tutta
la nostra gratitudine al pastore
Rostagno e alla Comunità di
Villar Perosa e a tutte le care
persone che ci hanno circondato di tante fraterne premure
durante il nostro troppo breve
soggiorno. Molto ancora resta
da vedere per cui ci riproponiamo di tornare con maggior tempo a disposizione e un gruppo
più numeroso.
Ponente ligure
SANREMO — Proseguono le
riunioni di studio biblico, che
vedono presenti, oltre ad un certo numero di membri di chiesa, anche alcuni simpatizzanti.
Verranno esaminati prossima
mente i Salmi didattici e i Salmi profetici-messianici.
Domenica 17 febbraio è stata
ricordata la storica data dell’editto di emancipazione dei
Valdesi: dopo la celebrazione
del culto si è avuta un’agape fraterna a cui hanno partecipato
una quarantina di persone. Erano presenti anche alcuni fratelli e sorelle di Diano Marina, Imperia, Ventimiglia e Vallecrosia.
L’incontro è proseguito con
un pomeriggio comunitario, durante il quale la sorella Laura
Miscia Fresa ha eseguito alcuni
brani musicali al pianoforte ed
il pastore Peyrot ha proiettato
un certo numero di diapositive
sul riformatore Zwingli. La piacevole giornata si è conclusa
con un thè, offerto dalle sorelle
della comunità.
Ringraziamo il Signore per averci dato la possibilità di ritrovarci insieme fraternamente
ed in buona armonia.
BORDIGHERA - VALLECRO
SIA — Sono riprese le riunioni
di studio biblico del martedì sera alle ore 2C presso la Casa
Valdese, Oggetto dello studio
sono quest’anno i Salmi.
La data del XVII febbraio è
stata ricordata domenica 10: al
culto hanno partecipato oltre
ai membri di chiesa locali, molti fratelli e sorelle ospiti della
Casa Valdese di Vallecrosia. E’
seguita un’agape fraterna con la
partecipazione di un centinaio
di commensali. Nel pomeriggio
i ragazzi della scuola domenicale
hanno presentato una serie di
canti e scenette; sono state poi
proiettate alcune diapositive sul
riformatore Zwingli. Sempre in
occasione del XVII febbraio, la
Unione Femminile ha allestito
una vendita di beneficenza, a cui
hanno collaborato numerose sorelle ospiti della Casa Valdese o
in soggiorno nella zona.
La Casa Valdese è stata riaperta il 15 gennaio ed ha ospitato, tra l’altro, per un fine settimana, guidati dal pastore Re
nato Coisson e dalTanimatore
Dario Tron un gruppo di adolescenti di Pomaretto, qui riunitisi per un momento di riflessione sulle responsabilità che si
assumeranno davanti al Signore in occasione della loro Confermazione.
Si rende noto il nuovo numero telefonico della Casa Valdese
di Vallecrosia: 29 55 51.
IMPERIA —- Gli incontri di
studio biblico del mercoledì pomeriggio riguardano la Santa
Cena, esaminata attraverso un
confronto fra come è presentata nella Bibbia e come è praticata nelle nostre chiese.
La comunità ha partecipato
ad una manifestazione sulla teologia della liberazione, attuatasi sotto l’egida del « Comitato
per la pace » locale. Verrà organizzata prossimamente una tavola rotonda sul tema « Diritti
dei malati e dei morenti nella
prospettiva evangelica ».
to riformatore che non corrisponde ai partiti, il quale può
operare e rivendicare uno spazio d’azione per alcune aree
specifiche da cui fare partire
un progetto di trasformazione
della società meridionale. Il piccolo protestantesimo italiano —
ha concluso Bouchard — con il
suo peso culturale può collaborare e far parte in modo significativo di questo schieramento.
Per questo il popolo protestante il 23 novembre del 1981 ha
deciso di giocare le sue carte
al Sud ».
Mauro Pons
Dolce morte
I segue da pag. 1)
finite obiezioni e contro-obiezioni di coscienza.
Questa impressione si accentua, leggende la presentazione
del progetto di legge, colma di
bilanciamenti, di dire e non dire,
di compromessi, specie dove si
accenna a possibili riflessi che
accelererebbero la morte nel caso di somministrazione di antidolorifici, dove di fatto non si
spiega ma si lascia capire che
il medico potrebbe somministrare farmaci che anticipano la
morte se si tratta di evitare dolori al paziente in stato preagonico.
Ultima ma non piccola critica, quella che ci pare doverosa
al testo delTart. 6, primo comma: « Sono legittimati a preporre opposizione (alla interruzione della terapia), i conviventi... ovvero, in mancanza di
essi, un ministro del culto cui
appartiene, anche presumibilmente, l’infermo ».
La presentazione della proposta di legge peggiora, se possibile, il testo già infelice della
proposta stessa.
Leggiamo infatti; « L’indicazione di un ministre del culto è
fatta in previsione della non rara
ipotesi di terapia su persona
che viva o sia sola ». La lettura
non ipocrita di questa precisazione sarebbe: la legge non si
applica per tutti i ricoverati in
istituti cattolici. E la spiegazione continua: « E poiché non è
sempre possibile stabilire il culto di appartenenza (si pensi ad
un pedone privo di documenti
che sia stato investito o versi
in fin di vita) si è fatto ricorso
ad una presunzione di appartenenza ». A parte il fatto che nessun documento di identità specifica la appartenenza ad un culto (salvo che uno si definisca
sulla patente pastore evangelico
o si chiami Muhamad All, ma
potrebbe essersi convertito alTinduismo), è ovvio che per certi laici ogni persona « deve » appartenere ad un culto (non si
può essere atei), e, in mancanza
di meglio, si presumerà che un
italiano sia cattolico.
Questa impostazione denota,
a mio avviso, una posizione di
laicismo non convinto e perciò,
giustamente, perdente.
Sergio Ribet
NOVITÀ’
Nella collana « nostro tempo », il n. 40:
RENATO PIGLIACAMPO
Una «giornata con me
Vita di un insegnante sordo
pp. 136, L. 7.500
Un « sordo profondo » — colto e attivo nella società come insegnante — ci conduce con sé in una sua giornata
qualunque alla scoperta di una condizione di vita insospettata
e di una società ostile, indifferente o distratta. Un librodenuncia che è anche un atto d’amore verso tutti coloro
che desiderano realmente capire Thandicappato.
La giornata di un uomo vivo, tenace e coraggioso che
lotta per spezzare le catene di una « esclusione » cui è condannato dalla nostra società.
CLAUDIANA
Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINt
6
6 prospettive bìbliche
22 marzo 1985
LA FEDE INTERROGA
María, madre di Dio
Morto per noi?
Chiunque può indirizzare a questa rubrica una breve domanda su un
problema di fede che gli sta a cuore, ricevendo una risposta da un
collaboratore del giornale. Domanda e risposta saranno anonime perché
risulti maggiormente il contenuto del dialogo della fede
L’espressione « Maria, madre
di Dio » mi risulta incomprensibile. In che modo deve intenderla un orecchio riformato? E se
Maria è la madre di Dio — e
non solo del nostro Signore Gesù Cristo — in nome del cielo,
chi sono i suoi genitori?
Quando un’espressione si presta a malinteso, il buon senso
consiglierebbe di evitare di farne uso. Ma ecco: la tradizione
teologica, laminata da secoli di
controversie, può presentare i
peggiori inconvenienti, si preferisce non essere compresi piuttosto che consentire all’abbandono di un vocabolario tradizionale, ma ermetico.
Grosso modo, la Chiesa antica
ha dovuto risolvere due problemi per poter testimoniare in
ambito pagano: essa ha scartato ogni sospetto di politeismo
nel proclamare « un Dio unico
in tre persone (la Trinità) »; poi
ha dovuto chiarire il mistero della personalità di Gesù Cristo.
L’antico paganesimo è pieno
di taumaturghi e di eroi senùdivini i quali rivestono saltuariamente una figura umana. 'Toccava quindi al cristianesimo affermare che Gesù è un vero uomo (se no quale solidarietà potrebbe stabilire con l’umanità?)
e che, nello stesso tempo, egli è
realmente Dio (se no di quale
potere disporrebbe per salvare i
peccatori?). Questo problema
cristologico ha ricevuto la soluzione seguente: in Cristo vi sono
due « nature », una umana, l’altra divina. Le loro proprietà rispettive sono salvaguardate e si
incontrano in una persona unica « senza confusione, senza
cambiamento, senza divisione,
senza separazione », per riprendere i termini del concilio di
Calcedonia (451).
Stabilito questo, ci si poteva
chiedere da quale istante la natura divina è presente nell’unica
persona di Gesù Cristo. E’ diventato Dio secondo im processo evolutivo? In questo caso, bisognerebbe ammettere che egli
era più divino in certi momenti
che in altri... E’ proprio la preoccupazione di affermare con
uguale forza la divinità e l’umanità di Cristo che ha portato il
concilio di Efeso (431) a porre
il più indietro possibile nel tempo, cioè fin dal concepimento,
la presenza di Dio in Gesù Cristo. Questo ragionamento (che
ha una sua logica) ha portato a
dire di Maria che è « madre di
Dio» (in greco: theotokos), vale a dire che Gesù, fin dall’incarnazione, è immediatamente e
pienamente vero Dio e vero uomo e non cessa da allora di esserlo. Così, in origine, il titolo
di « madre di Dio » non riguarda Maria, bensì Gesù. Serve ad
affermare la piena divinità di
colui che il Nuovo Testamento
chiama il Figlio di Dio.
A questo proposito, Karl Barth
scrive: « L’espressione "madre
di Dio” applicata a Maria è buona, giusta, legittima e necessaria nella cristologia, a condizione di darle un ruolo ausiliario...
Ciò che importa — ed è qui un
indizio che si è saputo interpretare rettamente l’incarnazione —
è che il cristiano o il teologo
evangelico riconoscano senza riserve che il titolo di « madre di
Dio » applicato a Maria si giustifica pienamente in cristologia,
nonostante gli abusi della mariologia cattolica romana » (Dogmatica 1/2 p. 127).
Non ci saiebbe null’altro da
dire se le cose fossero rimaste
a questo punto, e le orecchie
più ortodossamente riformate
potrebbero sentire questa espressione senza problemi.
Purtroppo le cose non sono
rimaste a questo punto e gli
« abusi della mariolo^a cattolica romana » denunciati da Barth
sono una realtà. Occorre incriminare lo spirito di speculazione? Sospettare l’immaginazione
dei primi monaci, affascinati dal
personaggio di Maria? Oppure
ricordare che Efeso, dove si
svolgeva il concilio, aveva un
culto naturista femminile che
aveva già dato filo da torcere
all’apostolo Paolo (Atti 19)? Il
fatto è che la formula « Maria,
madre di Dio », la quale è legittima in una prospettiva strettamente cristologica, si è mutata
in formula mariana. Tutti i dogmi mariani del cattolicesimo romano e, in parte, dell’ortodossia
orientale: la verginità perpetua
di Maria, la sua esenzione dal
peccato originale e da ogni peccato, la sua mediazione, la sua
immacolata concezione e la sua
assunzione, dogmi circa i quali
il meno che si possa dire è che
non sono esplicitamente insegnati dal Nuovo Testamento, hanno
la loro origine ne) titolo, ambiguo da tanfi punti di vista, di
«madre di Dio» attribuito a
Maria dal concilio di Efeso..
Si capisce riallora che Barth
scriva: « Nulla nella, testimonianza biblica della rivelazione
ci autorizza ad attribuire a Maria anche solo un’indipendenza
o un’importanza relativa, suscettibile di fornire una base al dogma mariano... I® altri terminii.e
secondo me, cir troviamo qui in
presenza di una eresia. La mariologia è un’escrescenza maligna, Un ramo goloso della rL
flessione teologica. Qra, i rami
golosi devono essere potati »
(Dogmatica, idem).
HAI RINNOVATO"
L’ABBONAMENTO?
(segue da pag. 1)
tre simili, di fatto si sta utilizzando un linguaggio teologico
che si richiama al sacrificio. Tutti i lettori della Bibbia conoscono esattamente il riferimento
ai sacrifici dell’A. T. e in particolare il collegamento con quanto avveniva il gran giorno della
espiazione annuale (Levitico 16X
per cui possono ricostruire il significato di quelle espressioni.
Ma il problèma nasce quando
utilizziamo questa categoria cultuale di ieri per annunciare l’evangelo oggi a persone che non
conoscono quel collegamento vetero-testamentario.
Qggi, infatti, quello schema
interpretativo non funziona più,
non è più immediatamente comprensibile. Tutti i popoli hanno
alla base del proprio ordinamento giuridico la « personalizzazione » per cui colpa e pena sono
sempre e soltanto personali, indivisibili e ncn-delegabili. Certo,
può capitare che uno commetta
un reato e un altro sconti la pena; ma questo diventa automaticamente un errore giudiziario.
Questa pena, anche se interamente scontata, non estingue il
reato commesso dalla prima
persona, che pertanto resta perseguibile, salvo condoni e amnistie intervenuti nel frattempo.
La « titolarietà » personale della
colpa e della pena non ammette
eccezioni di nessuna sorta.
Ebbene, quando diciamo che
« Cristo è morto per noi », noi
stiamo utilizzando una terminologia biblica che, di fatto, è incomprensibile agli uomini della
nostra generazione, i quali vivono con la nuova consapevolezza giuridica. Usare oggi il linguaggio biblico del sacrificio per
parlare della salvezza, presentataci nell'evangelo, significa dire
che noi siamo salvati in base
ad un errore giudiziario. Il che
non corrisponde certo a ciò che
l’evangelo propone. Qui ci troviamo di fronte al classico caso
in cui ripetere una formula evangelica, esatta nel passato, significa tradirne il contenuto, contribuire a renderlo ancor più
incomprensibiie e irrilevante...
salvo poi meravigliarsi dell’indiffqrenza che incontra l’annuncio dell’evangelo.
L’espressione del N. T. « per
noi », collegata alla morte di
Cristo, significa due cose fondamentali: che Cristo è morto
al nostro posto e che Cristo è
morto a nostro vantaggio. Come si vede siamo proprio al
centro deH’evangelo e non possiamo permetterci di essere ambigui, imprecisi e incompresi
proprio su questo punto. Certo,
potremmo utilizzare altre categorie teologiche, altri linguaggi
pur presenti nel N.T. e così evitare problemi imbarazzanti. Ma
penso che sia nostro dovere tentare di comprendere esattamente la terminologia usata nel N.T.
relativamente alla salvezza in
modo da poterla usare consapevolmente, in modo preciso e
comprensibile per l’uomo di oggi. Anche questa è parte della
nostra responsabilità di credenti chiamati a « rendere ragione
della speranza che è in noi », e
a predicare l’evangelo ad ogni
creatura del nostro tempo, in
modo a lui comprensibile.
Nella formula « per noi » sono
compresi e indicati due momenti distinti ma strettamente col
legati:
— Cristo è morto al nostro posto (qui c’è l’idea della sostituzione e espiazione vicaria),
— Cristo è morto a nostro vantaggio (qui c’è l’idea che i benefici ottenuti dalla morte di
Cristo sono disponibili per
noi).
Come si vede, c’è un doppio
movimento: dall’uomo a Cristo
e da Cristo al l’uomo ; il nostro
peccato passa da noi a Cristo e
poi i benefici ottenuti passano
da Cristo a noi. Il problema è
tutto qui, in questo doppio movimento, in questa dinamica fra
peccato e salvezza, in questo
scambio così strano e incongruo.
E, lo si vede facilmente, non si
tratta soltanto di questione terminologica.
Aver puntualizzato l’argomento e averne precisati i contorni
è già un momento importante
che ci permette di prospettare
le linee di ricerca entro le quali
tentare una risposta al nostro
interrogativo iniziale. Ma per
questo ci risentiremo al prossimo intervento,
Domenico Tomasetto
FANTASIA
PER LA VITA - 2
Si tratta, ora, di sviluppare la fantasia in vista della vita. E per cominciare,
osserviamo che fantasia non vuol dire
effervescenza entusiastica: essa esige, all’opposto, estrema sobrietà e concretezza.
In questo senso svilupperemo in cinque
direzioni la fantasia in vista della vita,
quale ci è insegnata dalla Bibbia, anzi,
da Dio stesso. Fantasia per la vita non
vuol dire impegnarsi per una vita di sogno, ma 1) rendere possibile, 2) proteggere, 3) umanizzare, 4) motivare, 5) porre sotto il segno della grazia la semplice
vita quotidiana, in modo molto concreto
e sobrio.
Rendere possibile la vita
1. Avere fantasia in vista della vita vuol
dire, anzitutto, semplicemente, procurare
ad ogni uomo il pane quotidiano. « Non
di solo pane vive l’ucmo » (Mat. 4: 4)
significa che egli vive, per cominciare, di
pane. E’ estremamente significativo che
nel Padre nostro la prima richiesta relativa agli uomini è « dacci oggi il nostro
pane quotidiano ». La richiesta del pane
precede la richiesta del perdono. Gesù
stesso dà la precedenza al pane, e lo mostra anche nella moltiplicazione dei pani — un avvenimento centrale nella storia di Gesù e nella rivelazione di Dio, forse il più importante di tutti i miracoli
di Gesù, l’unico comunque che è stato
narrato da tutti e quattro gli evangelisti.
La particolarità di questo miracolo consiste nel fatto che la moltiplicazione avviene per condivisione. La vera moltiplicazione è la condivisione, il pane è moltiplicato nell’atto di essere condiviso.
Avere fantasia per la vita significa avere
fantasia nel condividere il pane. Si è invece sempre in contraddizione con questo
quando si approva, con fervore, la mol
a cura di GINO CONTE
Nella prima parte di uno studio presentato di recente a una sessione del Gustav Adolf Werk della Renania (l’abbiamo pubblicata la scorsa settimana) il prof.
Paolo Ricca notava che « specialità di Dio » è la fantasia creatrice di vita, mentre
l’uomo, anche se non ignora sprazzi di questa fantasia, appare però dotato di una
orribile fantasia per la morte, a livello personale e collettivo, fisica e spirituale,
dall’assassinio huUviduale a quello legale, alla morte atomica, alimentare, ecologica, socioiogica. Di fronte a quest’uomo che vive « nell’ombra della morte », Dio si
presenta dotato di una meravigliosa unilateralità, tutto volto a creare e difendere e
ri-creare la vita: e Gesù lo ha rivelato in modo pieno, con la sua attività di gpiaritore, prima, poi e in modo perfetto, nella sua risurrezione: « in essa viene attestato
che Dio non abbandona MAI la vita», nemmeno quella ammalata, tanto meno
quella morta. Pubblichiamo in questa e nella prossima puntata la parte propositiva dello studio del prof. Ricca.
tiplicazione del pane, ma si rifiuta di
condividerlo. Tuffai più si può condividere il pane degli altri, non il mio. Moltiplicare il pane senza condividerlo: questa è la nostra soluzione. Ma Gesù mostra invece con tutta chiarezza che così
non è possibile, senza condividerlo non
è possibile moltiplicare il pane. In questo contesto è significativo che, di fronte
alla prima tentazione, Gesù non ha trasformato le pietre in pane. Perché?
Non sono le pietre che egli vuol trasformare, ma noi. Vuole trasformarci, in modo da fare di noi, uomini che mangiano
il pane quotidiano, uomini che lo condividono. Vuole muovere la nostra fantasia, in modo che essa metta in movimento la condivisione del nostro pane.
Proteggere la vita
2. In secondo luogo, avere fantasia in
vista della vita significa proteggerla. Oggi infatti la vita è — come abbiamo ac
cennato prima — seriamente minacciata
da ogni parte: perciò bisogna incessantemente lottare in sua difesa. La vita ha
innumerevoli nemici — più che amici.
Tuttavia l’attacco alla vita è diventato
oggi così sfrenato da mettere in questione non soltanto la vita, ma la sopravvivenza deH’umanità. Fantasia per la vita
significa oggi, letteralmente, fantasia per
sopravvivere! E questa fantasia per sopravvivere dove deve condurci, se non a
volgerci con decisione irriducibile alla
fantasia per la pace? La pace, infatti, è
oggi la condizione prima, indispensabile per la sopravvivenza deH’umanità. Lo
hanno riconosciuto molti contemporanei,
e fra loro molti cristiani. Veramente, i
cristiani avrebbero dovuto farlo prima, e
per primi. Per diventare facitori di pace
non avrebbero dovuto aspettare che l’umanità venisse a trovarsi in una situazione angosciosa come l’attuale, una situazione in cui la pace è diventata anche
una dura esigenza, una necessità assoluta, una scelta ineludibile. Siamo per così
dire forzati alla pace. Nella Bibbia, invece, siamo liberati per la pace. Lì la pace
non è una legge (né morale né storica),
ma è anzitutto e essenzialmente grazia,
dono, miracolo. Da sempre i cristiani
lo hanno saputo, ma hanno dimenticato o
interiorizzato questo dono, cioè lo hanno in un modo c nell’altro immiserito
e vanificato. Il messaggio della Bibbia
era comunque inequivoco: essa è il messaggio di una profonda inversione o conversione di Die (se così possiamo esprimerci): il «Signore Sebaot » (cioè il Signore degli eserciti), che « arma un esercito per la battaglia » (Is. 13; 4) e che
usava « scendere in campo con il nostro
esercito» (Sai. 60: 12) è diventato il Dio
crocifisso. Non porta più la spada, porta
la croce; questa è la via del Dio biblico,
la via della sua conversione. Ad essa
corrisponde la sperata conversione dell’uomo, descritta nel modo più impressionante con il destino del legionario romano, secondo Efesini 6: 10-20. Li il
legionario romano, il vero creatore del
gigantesco impero romano, il soldato invincibile è completamente spogliato dall’apostolo Paolo, e poi rivestito. Tutta la
sua armatura corazzata viene trasformata, il legionario è trasfigurato; porta
ancora armi, ma tutfaltre; riceve di nuovo corazza, scudo, elmo, spada, ma sono
armi completamente nuove. L’antico legionario scompare, ne appare uno nuovo, con un armamento del tutto nuovo.
Questo legionario non può continuare a
fare la guerra, la sua armatura non vi
è adatta. Certo, può combattere: per
questo ha ricevute un armamento nuovo, « Abbiamo da combattere... » (Ef. 6:
12). Le nuove armi consentono però soltanto lotte non violente, che non minacciano la vita. La comunità cristiana deve
diventare scuola di pace, dove si può
imparare come condurre lotte non violente. Avere fantasia per la pace vuol
dunque dire avere fantasia per la lotta
non violenta.
Paolo Ricca
7
22 marzo 1985
obiettivo aperto 7
UN CONFRONTO CHE PROSEGUE OLTRE LE ELEZIONI PRESIDENZIALI DELLO SCORSO NOVEMBRE
RELIGIONE E POLITICA NEGLI USA
Mescolare religione e politica può significare
molte cose diverse.
Può significare che si
rivendica uno stato teocratico.
Non son certe io a farlo. Una
tale mescolanza di religione e
politica è altrettanto lontana
dalla mia posizione quanto il suo
opposto e cioè un sistema politico come il comunismo che
reprime la religione, reprime il
pensiero religioso e la sua espressione.
Io credo fermamente che sia
un dovere religioso essere un
buon cittadino. E’ il dovere di
ciascuno in quanto buon cittadino di partecipare alla vita politica ma non sarò fedele né al
mio paese né al mio Dio se separerò le mie convinzioni religiose dalle mie visuali politiche.
Se io devo essere un tutto unico, in accordo con me stesso e
con Dio, devo infondere nella
mia vita in quanto essere politico le credenze che io ho imparato dall’Essere Divino. Questa
non è teoria cristiana radicale
e fondamentalista. E’ la convinzione basilare che per prima
condusse i Padri Pellegrini a
sbarcare sulle nostre spiagge e
in seguito ispirò i Padri Fondatori a proclamare la nostra indipendenza dalla Gran Bretagna « con una ferma fiducia nella protezione della Divina Provvidenza ». E’ la nozione che ha
permeato il movimento antischiavista del XIX secolo e alla quale il pastore Martin Luther King ha ispirato il suo
messaggio di armonia razziale.
Perché non dovremmo permettere ai valori morali di influenzare il nostro pensiero a
proposito di importanti problemi contemporanei? Dire che i
valori spirituali o la moralità
sono al cuore della nostra società non significa stabilire una
religione di stato. Lungi da questo. Significa solo dire con la
Costituzione che noi garantiamo il diritto fondamentale del
libero esercizio per tutte le religioni nella nostra società.
Eppure recentemente la Corte
suprema del Connecticut ha colpito una legge che cercava di
proteggere il diritto degli impiegati ad osservare il loro Sabato. La Corte ha ritenuto la
legge incostituzionale in base alla clausola delle religioni costituite. Sicuramente questo rappresenta un fraintendimento della regola costituzionale dello stabilimento della religione e nello stesso tempo un allontanarsi
dalla garanzia del Primo Emendamento a proposito del libero
esercizio della religione.
Votando secondo
coscienza
A maggior ragione non si deve negare ai valori morali della
tradizione giudeo-cristiana, che
hanno ispirato ed elevato la democrazia americana fin daH’inizio, la possibilità di esprimersi
nell’esercizio dei nostri diritti
democratici. La grandezza del
nostro sistema politico consiste
nel fatto che esso non solo ci
garantisce libertà di coscienza
ma anche ci permette di votare
secondo coscienza. Quando dei
gruDpi di pressione a favore dell’aborto chiedono a membri del
Congresso di sostenere il finanziamento federale degli aborti,
quando dei teologi premono per
la moratoria nucleare, esercitano i loro diritti democratici. Come può essere allora che quando altri, come io stesso, appoggiano candidati che rivendicano
la protezione dei bambini non
ancora nati o la preghiera volontaria nelle nostre scuole pubbliche, siamo messi all’indice
come non americani o peggio?
Quando quelli che chiamano
se stessi liberali persuadono
nuovi votanti a iscriversi per
La tradizionale separazione tra stato e organizzazioni religdose negli Stati Uniti è stata messa
in questione non nei principi ma nei fatti durante
l’ultima campagna elettorale da disinvolte iniziative poUtico-ecclesiastiche. Come esempio della
discussione vivacissima che ne è scaturita, presentiamo una sintesi deUe due principali posizioni
impersonate da Jerry Palwell e da Edward Ken
nedy che in febbraio si sono scontrati in un acceso dibattito televisivo.
Oltre a questi due interventi, che rappre^ntano
in generale la posizione della « Moral Majority »
e quella delle Chiese storiche, pubblicheremo sul
prossimo numero un articolo di Jim Wallis che
rappresenta una «terza via» che potrebbe essere
definita degli « Evangelicals progressisti ».
poter partecipare alle elezioni
si dice che hanno allargato il
processo democratico. E tuttavia quando io e i miei compa^
trioti sollecitiamo dei fratelli in
fede a votare siamo condannati
perché mescoiiamo chiesa e stato. Non potete avere le due cose. A meno di non essere intellettualmente disonesti.
La mia posizione — e credo
sia la posizione della maggioranza degli americani oggi cosi
come lo è stata per 200 anni —
è che non soltanto è legittimo
rivendicare valori religiosi fondamentali nell’arena politica, ma
è assolutamente essenziale per
la salute della nostra repubblica
che credenti partecipino al dibattito politico dei nostri giorni.
E’ questo che ho detto recentemente ai giovani della Harvard University. Ho detto la
stessa cosa ai giovani della Georgetown University e lo sto dicendo dappertutto nel paese e
i giovani ci credono. Stanno
coinvolgendosi e buone cose
stanno accadendo.
La condizione dell’America oggi è il risultato della letargia
spirituale passata della chiesa.
Se ora l’America sta facendo
dietro front e andando nella giusta direzione per la prima volta
dopo molto tempo — e credo
che questo stia avvenendo — è
perché una chiesa si è alzata in
piedi, questo gigante addormentato di credenti nati di nuovo
si sta alzando e facendo la conta.
Appello alla preghiera
e aH’azione
Neemia ascoltò il rapporto di
una terribile condizione della
sua patria e del suo popolo :
« com’ebbi udite queste parole,
mi posi a sedere, piansi, feci
cordoglio per parecchi giorni, e
digiunai e pregai dinanzi all’Iddio del cielo» (Neemia 1: 4).
Quanto tempo passerà prima
che voi abbiate un cuore rotto
per il vostro paese? Quanto tempo passerà prima che voi piangiate per i non nati che sono
distrutti nelle camere operatorie abortive in questo paese?
Quanto tempo passerà prima
che voi abbiate un cuore rotto
per i giovani sedotti dalla droga, che vivono in modo immorale e distruggono la loro mente, il loro corpo fino a morire
a venti o a trent’anni?
In Neemia 1: 5-11 Neemia pregò : « siano le tue orecchie attente, i tuoi occhi aperti ed
ascolta la preghiera del tuo ser
vo, la quale io fo adesso dinanzi a te, giorno e notte, per i figlioli d’Israele, tuoi servi, confessando i peccati dei figlioli di ‘
Israele: peccati che noi abbiam
commessi contro di te ». Neemia non era colpevole ma identificò se stesso con la sua nazione. Confessò i peccati della
sua nazione, digiunò e pregò e si
pentì in rappresentanza della
sua nazione. Noi dobbiamo identificarci con questo paese, noi
cristiani dobbiamo digiunare e
pregare. Se pregate abbastanza,
Dio metterà il suo dito su di voi
per usarvi come parte della soluzione.
Neemia aveva bisogno di aiuto politico e andò dal re con la
faccia lunga, rattristato. Quando
il re chiese perché egli fosse così triste Neemia disse; «Come
potrebbe il mio aspetto non essere triste? La mia città è distrutta e il mio popolo è umiliato ». E il re gli permise di
prendere dei provvedimenti.
Ma quando egli arrivò alla
città incontrò l’opposizione di
Samballat e di Tobia. Opposizione per che cosa? Perché qualcuno era venuto ad aiutare i
figli
oggi noi cerchiamo il benessere dei figli; di fermare gli
aborti. Ecco perché l’Unione Americana per le libertà civili
(ACLU) ce l’ha con noi. I nostri
Samballat e Tobia oggi sono
l’Aclu, il Popolo per la via americana, la Norman Lear, la Associazione Nazionale di Educazione, l’Organizzazione Nazionale delle donne, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, la Pianificazione familiare, gli abortisti, i
pornografi, i politici liberali.
Queste sono le persone che sono contro ciò che noi facciamo.
Qualcuno è venuto ora a cercare il benessere dei figli.
Questo non vuol dire fare della legislazione morale. Questa è
la riscossa responsabile e sincera di una nazione. Risveglio.
Io credo che abbiamo bisogno
di alcuni marines spirituali per
aiutare questa riscossa come li
ebbe Neemia ; « Mi levai di notte, presi pochi uomini con me »
(Neemia 2; 12). Il paese può
essere rimesso insieme. La meta
ultima di Dio per l’Evangelo è
l’evangelizzazione mondiale e solo se noi restiamo liberi possiamo far penetrare l’Evangelo nel
mondo. Dobbiamo avere risveglio per sopravvivere. « Leviamoci, e mettiamoci a costruire! »
(Neemia 2: 18).
Jerry Falwell
La questione che è stata sollevata nel 1984 durerà ben
più a lungo di una stagione politica: qual é la giusta relazione tra chiesa e stato,
tra i valori religiosi e le decisioni nazionali? Il problema è vecchio quanto le prime origini della fede e del governo, è al centro
della nostra Costituzione e della
nostra Dichiarazione dei diritti,
e nel passato decennio è diventato sempre più importante per
il dibattito pubblico poiché rappresentanti religiosi hanno parlato sempre più di problemi pub.
blici.
In breve il problema non è
nuovo ma ha raggiunto una
nuova urgenza. Poiché ora sembriamo sempre più distanti dalla speranza che ho espresso anni fa in un discorso al Liberty
Baptist College, speranza « di
un’America in cui il potere della
fede brucerà sempre vivido ma
in cui nessima moderna inquisizione di nessun genere accende
rà mai i fuochi della paura, della coercizione e della divisione
intollerante ».
Per fermare la reciproca intolleranza è necessario prima di
tutto riconoscere che il nostro
processo politico è propriamente un’area di disaccordo e dissenso tra gente di buona volontà, ma non è un’arena di combattimento tra le forze della luce e le forze delle tenebre. La
scelta che noi abbiamo è tra democratici e repubblicani, non
tra bene e male.
Uno degli avvertimenti più
chiari della storia, un avvertimento che portò i fondatori
al Primo Emendamento, è che
se le differenze religiose diventano centrali nella società, troppo facilmente si trasformano in
guerre religiose. La Gran Bretagna perseguitò i Quaccheri, i
Puritani, i Cattolici e per un tempo perfino gli Anglicani. Gli Ebrei sono stati ingiuriati ed esiliati e oppressi ovunque. E così
i primi americani crearono un
sistema in cui la religione era
libera dallo stato e in cui non
c’era una religione di stato. Coloro che vogliono muoversi in
un’altra direzione, anche solo di
un poco, dovrebbero ricordarsi
quanto scivoloso può diventare
il pendio. Thomas More, degnissima persona che morì martire
quando la sua società cambiò
da una forma di intolleranza ad
un’altra, poteva scrivere approvando le più terribili persecuzioni del suo giorno dicendo che
« bruciare gli eretici è cosa legale, necessaria e ben fatta, e
non è il clero che lo procura
ma solo il buon provvedimento
pubblico del potere temporale ».
Un tempo per parlare
Questo non vuol dire che la
fede deve stare in silenzio, c
che chiunque ha convinzioni morali, anche chi sia al di fuori
della fede tradizionale, debba
star zitto di fronte ai problemi
etici. Capi e rappresentanti ecclesiastici hanno l’obbligo di
parlare in questo caso poiché
questa è la loro vocazione. Ma
la religione non ha il diritto di
mettere le briglie al governo, di
imporre un singolo punto di vista in un’area in cui il governo
non dovrebbe intervenire del
tutto. In breve, gran parte della
presente discussione manca il
punto centrale. Ciò che è in gioco non è il limitare l’espressione religiosa, ma i limiti dell’azione pubblica stessa. I capi e i
rappresentanti religiosi possono
dire qualsiasi cosa si sentono in
dovere di dire in coscienza, ma
non possono domandare al governo di fare qualcosa che esso non può fare nell’ambito della
Costituzione o nell’ambito del
contratto sociale di una società
pluralistica. Là dove le decisioni
sono propriamente decisioni individuali o nei casi in cui noi
siamo profondamente divisi sul
fatto se esse sono tali, i credenti non dovrebbero invocare il
potere dello stato per decidere
ciò che ciascuno può credere o
pensare o leggere o fare. In questi casi — casi come l’aborto o
la preghiera o il proibizionismo
o l’identità sessuale — il ruolo
proprio della religione è di rivolgersi alla libera coscienza di
ogni persona, non di invocare
il ruolo coercitivo della legge
secolare.
Alcuni critici rispondono affermando che molti di quelli
che professano questa convinzione sono incoerenti, e cioè che
noi neghiamo alla chiesa la possibilità di considerare l’aborto
come una questione pubblica
mentre permettiamo e anzi promuoviamo l’attivismo religioso
su problemi come le armi nucleari. Ma è invece giusto distinguere poiché si tratta una volta
ancora del giusto ruolo del governo. Problemi come le armi
nucleari sono per loro natura di
carattere pubblico; dobbiamo
decidere su di essi insieme come
nazione e qui la religione e i
valori religiosi devono fare appello alla nostra coscienza comune e alla decisione del governo stesso. La chiesa può persuadere un individuo a non abortire; ma la chiesa non può persuadere un individuo ad astenersi dalla corsa all’armamento
nucleare. Per sua stessa natura
questa è una scelta che appartiene allo stato e non ai diversi
e indipendenti giudizi di ciascun
cittadino. Per dare forza ai valori morali della loro convinzione e del loro credo, rabbini, vescovi cattolici e pastori protestanti come il past. Billy Graham,
hanno ogni diritto di prendere
posizione per la moratoria nucleare come scelta pubblica per
tutta la nostra società, e il pastore Jerry Falwell ha ogni diritto di prendere posizione contro di essa.
Moralità e
diritto pubblico
Inoltre sentiamo l’obiezione,
in una recente dichiarazione dei
vescovi cattolici, che non è « logicamente sostenibile » separare
la morale personale e l’organizzazione pubblica. Ma questo non
può significare che ogni comandamento morale debba essere
scritto nella legge, che i cattolici in America debbano cercare
di rendere illegale il controllo
delle nascite; che gli ebrei ortodossi debbano cercare di proibire gli affari il giorno di sabato; che i fondamentalisti debbano cercare di proibire l’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole pubbliche. Non possiamo lasciare che questa nostra società
pluralista scada ad un insieme
di gruppi inaspriti che si fan
guerra gli uni gli altri. Non possiamo essere al sicuro nella nostra libertà se il governo diventa un agente della religione,
pronto a trasgredire i limiti dell’autorità pubblica a causa di un
comandamento religioso non importa quanto fervidamente esso
sia sentito. Non possiamo essere Un paese tollerante se le chiese benedicono alcuni candidati
come candidati di Dio, e mettono su altri il marchio dell’empietà e dell’immoralità.
Ogni credo ha un mandato a
predicare e insegnare, a trasforEdward M. Kennedy
(continua a pag. 12)
8
8 ecumenismo
22 marzo 1985
DIBATTITO CON LA CHIESA CATTOLICA
Il prezzo deH'unità
Un prezzo da pagare e un prezzo da incassare per arrivare ad un incontro dei cristiani di ogni confessione intorno al tavolo della S. Cena
Tra le voci autorevoli, che
hanno recentemente tentato un
bilancio complessivo dell’attuale
stagione ecumenica, va segnalata quella del teologo riformato
Roger Mehl. Nel quadro dei
« Rencontres protestants » ginevrini della « Société évangélique » egli ha tentato di definire
il prezzo che bisognerà pagare
per giungere all’unità dei cristiani. Dopo avere precisato che
oggi il tema dirompente della
giustificazione per sola Grazia
non sarebbe più — come invece
10 è stato ai tempi di Lutero —
motivo di rottura, Mehl ritiene
che il dibattito con la chiesa di
Roma si sia spostato sul piano
dell’ecclesiologia e della dottrina
dei ministeri.
Si tratta di vedere se i protestanti sono disposti ad accettare
11 prezzo che richiedono i cattolici. Un prezzo troppo alto. Infatti è improbabile che i protestanti accettino la concezione
cattolica romana della chiesa:
gerarchica e, per un preteso diritto divino e apostolico, identica al corpo di Cristo. Tanto
più che la chiesa di Roma considera le altre chiese semplicemente come « comunità ecclesiali ».
Né è probabile che il protestantesimo accetti l’idea di trasmissione di potere da im vescovo
ad un altro o ai sacerdoti.
Il potere di trasformare le
specie dell’eucarestia, il potere
di accordare l’assoluzicne dei
peccati e in generale l’idea di
una gerarchia che detiene un
potere divino è, e continua ad
essere, estranea al protestantesimo che vede nella chiesa un
solo potere: quello di Gesù Cristo. Sicché tra il sacerdote cattolico e il pastore protestante
permane un abisso: il primo,
con un potere indelebile, si considera, per natura, diverso da
un laico; il secondo si assume
la responsabilità di annunziare
TEvangelo della Greizia, ma è
uno tra gli altri. Insamma rimane un laico. Si spiega così il
fatto che Roma non consideri
valida la Santa Cena protestante.
Essa infatti non è celebrata da
un sacerdote inserito nella successione apostolica.
Stando così le cose (rapidamente schizzate) Mehl, ai cattolici, chiede tre cose: riconoscere
che i ministeri della chiesa riformata sono autentici ministeri;
riconoscere che la Santa Cena
celebrata nelle chiese riformate
è memoria, riattualizzazione del
pasto del Signore; riconoscere
le chiese evangeliche come vere
chiese e non sottovalutarle con
il termine di « comunità ecclesiali ».
Ma — dice Mehl — i protestanti non possono limitarsi ad
attendere di incassare questo
prezzo. Debbono essere disposti,
a loro volta, a pagare un prezzo nella contrattazione ecumenica, Quale?
Innanzitutto, dice Mehl, si
tratta di lavorare per il superamento delle divisioni tra protestanti stessi. Divisioni, forse, accettabili nel protestantesimo, ma
incomprensibili ai cattolici. E
incomprensibili anche ai cristiani dell’Asia, dell’Africa, dell’India. Nel protestantesimo si è
finora accuratamente evitato di
lavorare per l’unità delle denominazioni. Possiamo — si chiede Mehl — chiedere alla chiesa
cattolica di pagare il prezzo dell’unità quando noi non siamo
disposti a pagare il prezzo dell’unità del protestantesimo?
Un altro punto riguarda Tiperindividualismo protestante.
Molti protestanti — spiega Mehl
— hanno la pretesa di ritenersi
tali pur restando fuori dalla chie’
sa. Anche questo, nel dialogo
con i cattolici, è da rivedere. E,
aggiunge Mehl, dai cattolici occorrerebbe cogliere — senza lasciarsi affascinare dalla prospettiva di un pastore universale —
il senso di un ministero dell’unità ai diversi livelli di organizzazione ecclesiastica.
Infine — ammette Mehl — i
protestanti volentieri affermano
che « la chiesa riformata è sem
pre da riformare », ma la realtà
ecclesiastica è molto distante da
questa antica parola d’ordine dei
Riformatori. Se Riforma vuol
dire, oggi, nuovo dinamismo nel
campo della missione e dell’evangelizzazione, allora si è fatto
molto poco.
Quali conclusioni trarre?
Precisato che l’unità non è
uno scopo in sé, né un accordo
diplomatico, ma una ricerca di
fedeltà al Cristo, Mehl rilancia
l’idea che tutte le chiese che si
richiamano a Gesù Cristo Signore e Salvatore, prendano la decisione coraggiosa di riunirsi
in un autentico concilio ecumenico. E da qui lanciare una parola di speranza all’uomo di oggi. Ma questa parola può avere
forza solo se sarà pronunziata,
da tutti i cristiani, al tavolo del
Signore, nel ricordo della sua
morte e della sua risurrezione.
Utopia? Secondo Mehl un crescente numero di teologi, di responsabili ecclesiastici, di laici
teologicamente formati ritengono possibile un incontro di tutte le chiese cristiane intorno
al tavolo della Santa Cena.
Da parte nostra ci rallegriamo
che questa prospettiva conciliare ecumenica, messa ultimamente in sordina, torni di attualità.
Solo cogliendo l’importanza
e l’urgenza della prospettiva
conciliare sarà possibile un ecumenismo nuovo, che non si misura con la bilancia del farmacista ma che si realizza al dì là
dei nostri dosaggi e compromessi. Se nessuna chiesa può pretendere di esaurire o di avere
l’esclusiva della ricchezza della
Grazia di Dio, e se ogni tradizione ecclesiastica ha in sé aspetti validi sotto il profilo della testimonianza a Cristo, allora
ogni mossa sulla scacchiera ecumenica — intesa a valorizzare l’unità nella diversità — non
può essere che una mossa vincente. Ma la partita è appena
iniziata.
Giuseppe Platone
AL SINODO DELLA CHIESA EV. TEDESCA
Barmen: autocritica
in Germania
L’8 maggio 1985 l’Europa festeggerà il 40" anniversario della fine della II Guerra Mondiale. Ma se alcuni parleranno forzatamente e solo di vittoria, la
posizione di altri sarà più complessa.
Attraverso quali lenti, come
uomini e come cristiani, giudichiamo oggi il non lontano passato? E la nostra rilettura è in
chiave critica o autogiustificativa?
Nella Germania Ovest il dibattito è già particolarmente vivo, appassionato e controverso.
In un recente Sinodo della Chiesa Evangelica Tedesca, tenutosi
a Travemünde (presso Lubecca), si è discusso sul significato
politico della Confessione di
Barmen. Ne dà notizia il numero di febbraio 1985 del Mensile
SOEPÌ.
Gli interventi sono stati molteplici e discordi. A volte antitetici. Vediamo i più significativi.
Il vescovo luterano Hans-Gernot Jung di Kassel, nella sua relazione su « Barmen e la via della cristianità evangelica in Germania », ha ricordato le lacune
politiche della Dichiarazione di
Barmen. Essa avrebbe descritto
— secondo Jung — i rapporti
tra Chiesa e Stato in termini
convenzionali, se non addirittura conservatori, seguendo la
classica dottrina luterana dei
due regni. Ne era perciò derivato un documento che non può
essere considerato « di resistenza politica », in quanto passa sotto silenzio la questione ebraica,
il problema della perdita della
democrazia e dei diritti dell’uomo. « Tant’è vero che nel 1945
i suoi autori hanno riconosciuto nella Confessione di Stoccarda Terrore di questo silenzio ».
L’intervento del prof. Theodor
Ebert di Berlino ha suscitato le
reazioni più vivaci ed appassionate: segno che le voci di critica ed autocritica sono in pieno fermento. « Vorrei porvi una
domanda personale — ha esordito —. Ciò che mi ha più scosso a proposito della Dichiarazio
Rally Parigi-Dakar,
schiaffo airAfrica
(BIP) — Ne hanno parlato i
telegiornali di mezzo mondo di
questa corsa pazza e costosissima; ne hanno parlato, ma sempre per lodare la competizione
i giornali e la radio. In Francia,
invece si è levata una voce di
dissenso; la CIMADE (servizio
ecumenico eli aiuto reciproco)
ha Dubblicato un documento
che qui riportiamo : « La Cimade, organismo che da più di 25
anni appoggia gli sforzi di sviluppo dei paesi africani, si indigna per le conseguenze negative
del Rally Parigi-Dakar e fa delle proposte concrete per riparare i danni subiti dai paesi del
Sahel.
La Parigi-Dakar è un giocattolino di lusso per l’alta società
parigina, ma è altresì una calamità supplementare per il Sahel.
Lo si giudichi; la carovana dei
500 veicoli massacra le piste sulle quali le auto passano a gran
velocità. Se si conoscono i problemi di trasporto africani si sa
che la degradazione delle piste
è un grave danno alle regioni
attraversate. Inoltre in un Sahel
distrutto dalla fame e dalla sete
passa il rullo compressore di
questa prova fondata sul lusso
e sullo spreco... 30 medici seguono i 560 equipaggi del rally.
Quale schiaffo alla miseria se
si pensa che nell’altopiano Dagon del Mali c’è un solo medico
per 160.000 abitanti ».
La Cimade ha proposto come
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
azioni pratiche ;
1. Che alla fine di ogni rally
una commissione internazionale
valuti il danno che è stato procurato alle piste e costringa il
comitato organizzatore del rally
a rifondere i danni.
2. Che la metà della tassa di
iscrizione al rally sia devoluta
alla lotta contro la carestia nei
paesi del Sahel ; « Non è decente lo spendere milioni per un
gioco sterile, quando l’ammontare di una sola tassa d’iscrizione ( 24.500 franchi, circa 5 milioni di lire) permetterebbe di
scavare un pozzo che assicurerebbe la sopravvivenza di centinaia di persone ».
Succede a D. Tutu un
bianco anti-apartheid
(SPP) — E’ un autentico Afrikaner bianco, il pastore Beyers
Naude, il successore di Desmond
Tutu come segretario generale
del Consiglio sudafricano delle
chiese. Nato nel 1915, Beyers
Naude cominciò ad esercitare il
suo ministero pastorale in una
chiesa appa: tenente alla Chiesa
riformata boera, che fu uno dei
bastioni della politica dell’apartheid per anni. Egli era a quei
tempi persino membro influente
del Broederbond, una potente
società segreta bianca, possiamo quindi dire che egli fu per
anni un accanito bianco nazionalista. Ma nel 1960, nel momento degli avvenimenti di Shaperville quando vennero uccisi 69
neri e ne vennero feriti altri
180, egli realizzò dove stesse conducendo la politica razzista del
suo paese, e divenne uno dei
campioni della lotta contro l’apartheid.
Beyers Naude partecipò alla
creazione dell’Istituto Cristiano
(nel 1963) dove gli uomini e le
donne di qualsiasi razza o confessione potevano incontrarsi.
Questo istituto pubblicava mensilmente un bollettino che analizzava il significato dell’essere
credenti in una società razzista.
Nel 1977 il governo sudafricano proibì la continuazione
delle pubblicazioni e chiuse l’Istituto d’autorità. Il pastore
Naude venne « bandito ». Secondo questa procedura penale del
Sud Africa questo significava che
gli era proibito di lasciare il di
stretto di Johannesburg dove viveva, di ricevere a casa sua più
di una persona per volta, di entrare in un’università, di partecipare a riunioni politiche, culturali o ecclesiastiche, di parlare in pubblico. Inoltre non poteva essere invitato da alcuno a
tenere un discorso, scrivere un
articolo, firmare una petizione
e, ultima cosa, doveva presentarsi ogni settimana al posto di
polizia.
Dopo 7 anni di « bando » il
7 ottobre 1984 il past. Naude ha
riavuto la libertà di movimento.
E questo uomo coraggioso, ammirato da molti, ma anche molto odiato da coloro che lo considerano un traditore della sua
razza, è stato nominato successore del Nobel per la pace Desmond Tutu, quale segretario del
Consiglio Sudafricano delle chiese! Questo Cr’-iriglio raggruppa
quasi tutte le chiese cristiane
del Sud Africa, eccezion fatta
per quelle di tradizione boera.
Spagna: non cattolici
in televisione
(BSS) — Nel quadro di un
programma intitolato « Tempi
per credere », la televisione spagnola darà, per la prima volta,
la parola alla comunità ebraica
locale. Pare che ben presto anche ai protestanti verrà garantito il diritto d’accesso alle trasmissioni, mentre non è stata
ancora presa alcuna decisione
per quanto concerne i musulmani.
ne di Barmen, è che essa non
sembra aver incitato i cristiani,
in Germania, a rifiutare di servire durante la guerra nell’esercito di Hitler... E non solo essi
si sono adattati e rassegnati, ma
sono diventati degli assassini in
quell’esercito. Questa domanda
me la pongo ancora oggi, adattandola ai nostri tempi e mi dico: la Confessione di Barmeri
concerne anche noi. In cosa ci
adattiamo? Dove collaboriamo?... Penso che i nostri figli s.
confrontino oggi con lo stesser
problema, e misurino le confes
sioni alle azioni... La verità sto
rica è che i pastori e gli altn
membri della Chiesa confessarrte si sono battuti nell’esercito
di Hitler. E allora mi pongo ia
domanda: come la partecipazione a questa guerra, che non rispondeva a nessun criterio di
’guerra giusta’, si accorda con
la seconda tesi di Barmen che
parla di gioiosa liberazione e di
servizio riconoscente verso ie
creature di Dio? ».
Alcuni presenti harmo reagito
a queste parole, rilevando che il
termine « assassini » non è appropriato per chi comunque ha
servito la patria durante Tullimo conflitto mondiale, e il prof.
Ebert si è scusato per il termine forse troppo crudo.
Ma a parte la terminologia,
quasi tutti gli interventi si sono
schierati sulla linea dei dubbi
espressi dal prof. Ebert.
Helmut Hild di Darmstadt,
presidente di Chiesa, ha esordito dicendo : « Appartengo alla
generazione che era già sotto
le armi da un anno, quando la
guerra scoppiò. Non dotobiame
dimenticarci che abbiamo ucciso, e che le nostre coscienze non
sono sempre rimaste turbile
quando abbiamo ucciso..., anzi
in alcune circostanze abbiano
addirittura provato soddisfa icone e fierezza. Ho bisogno eli
perdono per questi miei sbagli,
anche se so che essi sono stati
dettati dalle circostanze ». Anch’egli si stupisce come le affermazioni di Barmen, di portata fondamentale sul piano politico, non abbiano poi esercitato alcuna influenza al riguardo.
Il past. Karl Zeiss di Langgöns ha riconosciuto il valore
essenziale della Dichiarazione
teologica di Barmen, ricordando anche che il cammino verso
la confessione fu tutt’altro che
facile. « Oggi ci rimproverano in
continuazione il nostro sbaglio.
Accetto il rimprovero. Ma fatevi interrogare 20 volte dalla Gestapo!... Certo, oggi, decine di
anni dopo, è facile dire che dovevamo fare questo e quello. Ma
allora era un momento terribile ed il nostro popolo era imbevuto di ideologia. Non si poteva
parlare che con poche persone ».
E giunge al tasto forse più doloroso e sofferto ; « Il peggio era
che molti pastori hanno alzato
ben alte le mani contro di noi
ed hanno sospettato che chi era
nella Chiesa confessante non fosse altro che un mascalzone ed
un criminale ».
La difficoltà maggiore, in quegli anni, fu — come ha detto il
prof. D. Goldschmidt di Berli
no — di trovarsi costantemente
combattuti tra messaggio biblico e lealtà verso il governo nazionale. Segni premonitori, quali la persecuzione degli Ebrei,
non furono percepiti nella loro
gravità, E l’illusione di poter
essere ora cristiani, ora cittadini prese il sopravvento. « Ma si
è sempre e soltanto una persona. ad un tempo cristiana e cittadina, dotata di un giudizio politico. Rimaniamo sempre coscienti di questa indissociabilità, propria di ogni essere umano ».
R. G.
9
22 marzo 1985
cronaca delle Valli 9
PERRERO
Una centrale idroelettrica
Diaconia in Val Gemianasca?
Uno stato moderno necessita
di una serie di servizi rivolti
alla popolazione di tutte le età
per migliorarne la qualità della
vita. La frontiera fra impegno
dello stato e impegno della comunità dei credenti non è così
netto. Vi sono sempre maggiori
rapporti di collaborazione; dove
maggiore è il dialogo e l'integrazione, migliori sono i risultati.
In questa prospettiva, come i
nostri lettori sapranno, si è presa la decisione di rinnovare parecchie delle nostre opere (Asili,
Ospedali ecc.) per poter rispondere in modo adeguato alle mutate esigenze ed alle nuove leggi
e normative. Il problema però
non è solo di avere delle strutture e delle attrezzature più funzionali. Di pari passo con la
ristrutturazione fisica, deve proseguire l’opera di coinvolgimento e di coscientizzazione
di chi in queste opere presta il
suo servizio e delle comunità che
sono il terreno da cui queste
strutture hanno avuto origine.
Per questo il Sinodo '84 approvava il progetto della costituzione dei Dipartimenti Diaconali
(D.D.) avanzato dalla precedente
Commissione per la diaconia. Essi
vogliono essere lo spazio organizzativo che permetta di rilanciare
il dibattito ed il collegamento su
questa tematiche fra tutte le
■opere di un determinato distretto (es. le Valli), e fra quelle di
altri distretti.
In quest’ottica nel 1° distretto, dove vi è una concentrazione
di strutture socio-medico-assistenziali, già da qualche tempo
di svolgono periodici incontri in
cui il personale di vari istituti,
insieme, discute e confronta a
partire dalle proprie esperienze
quotidiane, le tematiche relative
al proprio impegno, con l’aiuto
saltuario di esperti del settore.
Contemporaneamente, sul fronte tecnico ed economico, vi sono
stati altri incontri sui temi degli
acquisii e deU’affidabilità delle
attrezzature, iniziando così un lavoro di organizzaz.ione e consultazione a .scadenza ravvicinata.
Sempre in questo quadro di riferimento, anche i responsabili
degli i.'.tituti e dei comitati si
sono trovati a confrontare le loro posizioni ed esperienze. Le
nuove leggi e normative impongono nel presente decisioni e
scelte soppesate, le norme fiscali
del lavoro, della prevenzione impongono un costante aggiornamento. Ma ciò che dovrà caratterizzare tutta questa serie di ricerche, al di là della professionalità che giustamente deve essere raggiunta, sarà la riscoperta
di un significato nuovo alla diaconia che andremo ad esprimere.
hlegli anni in cui ogni ente
pubblico è erogatore di servizi
e purtroppo attraverso questi
vediamo emergere nuove forme
di spartizione del potere che affossa lo spirito delle riforme,
proprio in questi anni in cui la
parola « servizio » mostra le sue
ambiguità, dobbiamo insieme
scoprire una teologia del servizio che risponda al nostro tempo. Senza questo confronto biblico che può anche mettere in
discussione le nostre sicurezze e
le convinzioni che ci siamo fatti,
non possiamo pensare di proporre un vero rilancio.
Entrare nel progetto globale
della diaconia del Cristo e comprenderlo è quindi essenziale. Lo
spazio di ricerca offerto dai Dipartimenti Diaconali è quindi
un’occasione da non lasciar cadere. Adriano Longo
L’Enel sta predisponendo il progetto per una centrale che cambierà
il volto della valle - La necessità di coinvolgere la popolazione
Tra gli aspetti collaterali della
decisione di costruire una centrale elettronucleare a Trino Vercellese vi è un finanziamento all'Enel piemontese per la costruzione e la riattivazione di centrali ad energia rinnovabile, quali l’acqua, il vento, il sole.
I tecnici dell’Enel hanno perciò ripescato un vecchio progetto di una centrale idroelettrica
in Val Germanasca e stanno ora
stilando un progetto per la sua
realizzazione.
Secondo i primi studi la cen
trale dovrebbe essere costruita
nel comune di Ferrerò mentre la
diga sul Germanasca sorgerebbe
a 1.240 di altezza in località Gardiola. Non sarebbero solo interessate le acque del Germanasca
ma anche quelle dei suoi affluenti, i torrenti di Massello e di Salza, che verrebbero canalizzate in
gallerie verso la diga. Questa
centrale avrebbe una potenza di
31,1 MW {megawatt) e una produzione media annua di 86 GWh
(gigawattora). La capacità della
diga sarebbe di 60.000 metri cubi
PINEROLESE
Una possibilità di impiego
per i disoccupati
Secondo uno studio del Comprensorio di Pinerclo sono 490 i
posti vacanti negli enti pubblici
del pinerolese (comuni, comunità montane, USSL). A fronte dei
quasi 8.000 tra disoccupati e cassaintegrati strutturali (destinati
cioè a non ritornare più in fabbrica) è poca cosa, ma rappresenta pur sempre una possibilità di lavoro per molti giovani
diplomati o laureati che in questo periodo attendono un lavoro.
Le difficoltà al loro impiego
risiedono da una parte nelle difficoltà finanziarie degli enti, che
a causa della legge finanziaria
non possono assumerne che una
quota e dall’altra nella volontà
politica di molte amministrazioni che non intendono nemmeno
assumere la quota loro concessa dalla legge.
Di fronte a questa situazione
i sindacati hanno più volte chiesto incontri con le amministrazioni e coi sindaci per quantificare le assunzioni da fare in ogni anno. Senza risultati però.
Alla convocazione di 46 sindaci
del comprensorio per discutere
il problema erano presenti solo i sindaci di Bricherasio, Massello, ed Angrogna e la presidente della Comunità Montana
Val Penice.
Sarà stata l’ora della riunione, ma una maggiore attenzione
ai problemi occupazionali concreti potrebbe essere fatta altrimenti ne va la credibilità degli ordini del giorno sull’occupazione che tutti i comuni hanno votato.
I sindacati chiedono inoltre
che le assunzioni vengano fatte
per i tre più bassi livelli di qualifica direttamente attraverso
l’ufficio di collocamento e non
per concorso come avviene ora.
Il consorziamento dei comuni per ottenere fondi dalla CEE
per la forestazione e la tutela
del suolo è poi necessaria per
creare altri posti di lavoro in
questo settore.
La formazione professionale
(scuola per infermieri, scuola
professionale ex RIV, altre
scuole da creare nel campo dell’edilizia) è poi indispensabile
per far fronte alle nuove necessità di qualificazione dei lavoratori.
Come si vede un programma
realistico che però non trova
per ora gli interlocutori pubblici sperati.
G. G.
Posti in organico
vacanti
Airasca 1; Angrogna 0; Bibiana 2;
Bobbio Pellica 0; Bricherasio 2; Buriasco 2; Campiglione 0; Cantalupa 0;
Cavour 16; Cercenasco 1; Cumiana 4;
Fenestrelle 2; Frossasco 3; Garzigiiana 0; inverso Rinasca 0; Luserna San
Giovanni 18; Lusernetta 1; Macello 2;
Massello 0; Osasco 1; Perosa 3; Perrero 1; Rinasca 3; Pineroio 104; Piscina 2; Pomaretto 2; Porte 2; Pragelato
0; Praii 1; Pramoiio 1; Prarostino 0;
Reietto 0; Rorà 1; Roure 0; San Germano Chisone 3; San Pietro V. L. 0;
San Secondo 6; Scalenghe 1; Torre
Peliice 5: Usseaux 0; Vigone 9; Villafranca 5; Villar Peliice 0; Villar Perosa 8; Virle Piemonte 3 — Totale
Comuni 215 — USSL 42 (Val Chisone)
119; USSL 43 (Val Peliice) 9; USSL
44 (Pineroio) 119 — Totale USSL 247.
Comunità Montana Val Peliice 10; Comunità Montana Chisone e Germanasca 7; Comunità Pinerolese Pedemontano 1 — Totale Comunità Montane
18 — Totale posti vacanti 490.
Mobilificio
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
di acqua e il salto necessario
per la produzione di energia elettrica sarebbe di 440 metri.
Il costo complessivo delle opere è stimato in circa 100 miliardi
di lire che sarebbero spesi in 4
anni. L’occupazione nel periodo
della costruzione sarebbe di 150
lavoratori, molti dei quali, minatori, per i lavori in galleria, sarebbero reperiti in loco anche
tra la manodopera in eccedenza
della Talco e Grafite, azienda che
attualmente attraversa un periodo di crisi di mercato che ha costretto la direzione a varare un
piano di ristrutturazione che prevede una drastica diminuzione di
personale.
Al termine dei lavori l’occupazione della centrale dovrebbe
permettere l’assorbimento di 2530 persone.
Il progetto è attualmente in fase di elaborazione e ci vorrà circa un anno per la sua ultimazione, un altro anno è previsto come tempo tecnico per l’approvazione da parte del Ministero dei
Lavori Pubblici prima e della Regione poi, quindi i lavori, ben
che vada, non dovrebbero cominciare prima della primavera 1987.
Di questa centrale e degli altri
problemi energetici si discuterà
nella riunione del Comprensorio
di Pineroio prevista per l’inizio
di aprile.
Si tratta come si vede di un
progetto che potrà cambiare il
volto della vai Germanasca, stupisce perciò che le popolazioni
interessate non siano ancora state interpellate direttamente. E’
vero infatti che i rappresentanti
istituzionali delle popolazioni sono a conoscenza dell’idea del progetto perché sono stati informati in riunioni della Comunità
Montana e in riunioni del comprensorio, ma ancora nulla è stato fatto per coinvolgere direttamente gli abitanti di Frali, Massello, Salza, Ferrerò e Pomaretto. E’ opportuno che queste riunioni si facciano presto per evitare che si elabori un progetto
che poi trovi l’opposizione della
gente, come è successo in vai di
Gesso dove è stata costruita una
centrale che utilizzava analoghe
tecnologie.
La captazione forzata delle acque nei valloni di Rodoretto, Salza e Massello potrebbe provocare problemi aH’agricoltura che
già si trova a vivere in condizio^
ni difficili. Inoltre i problemi dì
sicurezza delle popolazioni a valle della diga vanno discussi chiaramente.
L’idea di una centrale coi benefici che potrebbe portare ai comuni è certamente positiva, ma
questi benefici vanno correttamente valutati con una valutazione di impatto ambientale, che
dovrà essere fatta coinvolgendo
innanzitutto gli interessati.
Giorgio Gardiol
In breve
Handicap e scuola
PINEROLO — Sono 102 i ragazzi handicappati inseriti nelle scuole dell’obbligo del Pinerolese pedemontano. Rappresentano l’l,74% dell’intera popolazione scolastica. Il rapporto tra
questi e gli insegnanti di appoggio è di 1 insegnante ogni tre
handicappati, di 1 personale (fi
appoggio ogni 4,5 handicappati.
Di questa situazione e dei
problemi che comporta per la
scuola e per le famiglie si discuterà venerdì 22 marzo alle
ore 20.39 presso il Centro Sociale di Via Lequlo su iniziativa del
Comitato di Base Handicappati.
Interverranno Francesca Ragazzo, psichiatra, e G. Bonansea,
psicopedagogista.
Il taglio
dei boschi
TORINO — La Giunta della
Regione Piemonte ha assunto il
19 febbraio scorso una deliberazione che consente, in deroga al
decreto Galasso, il taglio dei
boschi semplici, composti e da
capitozza senza dover attendere
le necessarie autorizzazioni regionali della sovraintendenza ai
beni ambientali e artistici,
Condannati
gli amministratori
PINEROLO — Il Tribunale
ha condannato ad 8 mesi di reclusione con la condizionale e
ad un anno di interdizione dai
pubblici uffici il presidente della USSL 44, Giuseppe Chiomio,
il consigliere anziano del comitato di gestione Sergio Eynard,
ed il coordinatore amministrativo Alex Berton.
L’imputazione per la quale sono stati condannati è il «falso
ideologico » : infatti il tribunale
li ha ritenuti colpevoli di aver
sottoscritto erroneamente la verbalizzazione di una decisione del
comitato di gestione che escludeva cinque imprese di pulizia
dall’ammissione ad un appalto.
Secondo il tiibimale —- che aveva sentito anche gli altri componenti del comitato di gestione
anche loro imputati, ma tutti
assolti — questa decisione non
era stata formalmente presa
nonostante se ne fosse parlato
nella riunione. Di qui la condanna.
L’episodio giunto al giudizio
del tribunale è la punta dell’iceberg di una situazione confiittuale tra i componenti del comitato di gestione e tra i dirigenti della USSL 44 che è andata avanti a colpi di dimissioni
dall’ufficio di direzione, denunce alla magistratura, lettere
anonime fatte pervenire anche
ai periodici locali.
La condanna del presidente
comporterà quasi certamente
una situazione di crisi politica
nella maggioranza che regge la
USSL ed avrà gravi conseguenze sulla già precaria efficienza di
gestione della stessa.
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Vasto assortimento
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10
10 cronaca delle Valli
22 marzo 1985
MUTO REVELLl A TORRE PELLICE
L’anello forte
Ho iniziato la lettura ponendomi il titolo come domanda. Perché mai intitolare « L'anello forte questa raccolta di testimonianze, quando le storie di donne sono sempre la prova di una
debolezza storicamente determinata, assunta come dato naturale? Per confermare tal pessimismo basterebbe dare una veloce occhiata alle intestazioni
delle interviste: « Ero come una
statua di marmo », « Dove c’era
la ferita è rimasta la cicatrice »,
« Avessi da dire tutto, guai »,
« Mi hanno affittata in Francia »,
« Sono senza gioventù »... Oppure
leggere attentamente le confessioni che le donne fanno a Muto
Revelli... storie di vita contadina,
intrecci di lavoro, miseria, religione, guerra, figli a non finire e
poi, se restava tempo, un po' di
amore e di ballo. Ma dietro questa sequela, quasi per tutte uguale, di fatti incatenanti, si scorge la sostanza dell’« anello forte ». La donna contadina è serva,
ma anche maga, guaritrice, ostetrica, cuoca, momenti e occasioni in cui trasforma qualcosa,
crea nonostante lo spazio asfittico e ristretto che le è riservato e
pensa, è consapevole del suo destino, seppur fortemente rassegnata. Pochi i tentativi di « ribellione » aH’ambiente; la storia
di Sonia (p. 61), sposa ad un giovane trapezista del circo, capitato nel suo paese e che forse impersona un po’ i sogni dell’« andar via »; o il farsi suora, perché
è un modo di sottrarsi al destino
di moglie, casalinga e contadina.
I racconti prendono, coinvolgono, mi fanno nrofondamente
identificare in quella corrente di
solidarietà che sempre scatta nel
sentire i destini delle donne. Affiorano temi in chiaroscuro, che
si vorrebbero affrontare e conoscere meglio: l’ambiguità del rapporto suocera-nuora, sul quale
a ragione, sono sorti tanti stereotipi; il ruolo del prete e della
chiesa, oppressivi nella loro os
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 24 marzo alle ore 16 l'ANPI
e la Pro Loco organizzano presso la
palestra comunale del centro sportivo
un concerto corale di canti partigiani
con la partecipazione del coro Tre Valli
di Saluzzo. Nel corso della riunione
verrà presentato il disco « La battaglia di Pontevecchio ».
SAN GERMANO — Alle ore 21 di
sabato 30 marzo presso il Tempio Valdese si terrà un concerto del gruppo
polifonico « Turba Concinens Ensemble
strumentale Haendel ». Offerte a favore dell'Asilo dei vecchi di San Germano.
Dibattiti
PINEROLO — L'assessorato alla cultura del Comune organizza per giovedì 28 marzo alle ore 20.30 presso il
centro sociale di via Lequio 36 una
conferenza dibattito sul tema « Esperienze monastiche nel pinerolese medioevale ». Interventi dei proff. Marina Coppa, Grado Merlo e dello storico
Pier Carlo Pazé.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Il gruppo in formazione Val Pellice di Amnesty International organizza per sabato 30 marzo
alle ore 20.45 presso il Tempio Valdese un concerto prò Amnesty. Intervengono all’organo il maestro Ferruccio Corsani, al flauto traverso Paolo
Pronello, organo accompagnatore Renato Pizzardi. Appello per Amnesty
di Elena Corsani Ravazzini.
Ingresso lìbero.
sessionante richiesta di nrocreazione e liberanti per le poche, anzi laiche possibilità di ritrovarsi
insieme che offrivano, in particolare alle donne. Infatti, andare al
vespro, star sedute alla messa
era prendere un po' di respiro in
una giornata lavorativa, a volte
lunga più di 20 ore.
Ma torniamo, con ordine, alla
struttura del libro. Le 260 interviste sono precedute da una premessa metodologica e una lunga
introduzione nella quale Nuto
Revelli precisa il suo paziente,
esteso e faticoso lavoro di sette
anni, un nuovo sentiero della sua
ormai ventennale esperienza di
ricerca « dentro » le case contadine di « collina », « montagna »
e delle « Langhe », una divisione
geografica che corrisponde ad altrettante fasce economiche. Se
lungo la fascia della collina pedemontana l’agricoltura si spegno, la montagna è spacciata. Solo l’alta Langa resiste, grazie anche ai « matrimoni misti », contratti con donne del sud, calabresi. Basta una foto, un’amica già
al nord, il tramenzane o il bacialé (mediatori) e lo sposalizio si
combina. Queste giovani donne
destinate a uomini in genere più
anziani di loro che non trovavano
più moglie nei propri paesi, hanno sfatato il razzismo, hanno
portato pulizia ed ordine. Ma no
nostante la loro leggera emancipazione, sono il segno della tragedia del sud e quella macchina
da cucire che tutte fanno spedire
come ultimo oggetto della casa
materna, non serve a rammendare il lacerante strappo di una
identità e di un dialetto perduto
per un briciolo di libertà in più.
L’autore ci dà, ancora una
volta, un esempio di storia orale, confermando il suo posto nel
solco della tradizione iniziata da
Dolci, Bosio, Montaldi e altri. Da
un punto di vista metodologico
si ripropongono le problematiche
tipiche delle fonti orali. Penso che
il vero Revelli sia riassumibile in
un pepo della sua autorappresentazione: « Ormai il paesaggio
10 leggo sempre e soltanto attraverso il filtro delle testimonianze. Sono le testimonianze che
mi condizionano, che mi impongono un confronto continuo tra
11 passato lontano ed il presente. « Vedo » il mosaico antico
delle colture e dei colori anche
dove è subentrato il gerbido, dove ha vinto la brughiera; « vedo »
le borgate piene di gente, e non
in rovina, anche dove si è spenta la vita! » (p. XLIII).
Bruna Peyrot
^ Nuto Revelli, L’anello forte, Einaudi 1985, pp. 502, L. 18.000.
POMARETTO
La cultura
musicale valdese
La bufera di neve e grandine
che ha imperversato la sera di
sabato 9.3, non ha scoraggiato il pubblico che ha affollato il
tempio di Pomaretto per il concerto offerto dalla Camerata corale « La Grangia » di Torino a
favore della ristrutturazione dell’Asilo di S. Germano.
La cultura musicale valdese,
o addirittura protestante, è stata oggetto di ricerca da parte di
questo gruppo corale — uno dei
più quotati nell’Italia settentrionale — che ha raccolto « complaintes » nel lontano Luberon,
dove i valdesi di Provenza furono sterminati.
La prima parte del concerto
è stata appunto dedicata a canti religiosi di vario tipo, dal ce
lebre salmo « Que Dieu se mentre seulement », a melodie più
recenti raccolte in vai Pellice.
La seconda parte, invece, ha presentato canti più scherzosi, tipici della cultura popolare piemontese, non privi di una loro
semplice ma arguta filosofìa
paesana.
Il pubblico ha espresso il suo
apprezzamento con molti applausi ai cantori e al loro direttore
Angelo Agazzani e ringraziando
anche di cuore Italo Refourn,
al quale si deve il successo dell’iniziativa. L’apprezzamento si
è poi tradotto in moneta sonante nella colletta a favore dell’Asilo di S. Germano, che ha superato i due milioni di lire.
R. C.
COLLETTIVO ECUMENICO DI PINEROLO
La questione
del sacerdozio
Il sacerdozio non esiste nella
chiesa dei tempi di Paolo, confortata dalla presenza dei testimoni diretti della predicazione e
della resurrezione di Gesù. Soltanto la terza generazione, quella
a cui risale il testo degli Atti e
delle Pastorali comincia a sentire l’esigenza di un ministero ordinato, per mantenere l’ordine
nelle assemblee e la purezza della dottrina evangelica. Due sono
i fattori esterni che influiscono
in questa trasformazione: la
sensazione che il ritorno di Cristo si allontana nel tempo, e
quindi la necessità di organizzarsi in qualche modo, ed in secondo luogo il proliferare di dottrine ed interpretazioni più diverse. Così, con l’andare dei secoli il ministerio acquista sempre maggiore autorità ed assume funzioni analoghe a quelle
(degli antichi sacerdbti.
Questo, in sintesi, quanto ci ha
detto Severino Dianich, parroco
di Caprona, ma più noto al pubblico italiano per essere l’autore
di studi sul problema del sacerdozio ed il vice-presidente dell’ATI (Associazione teologi italiani). Il suo intervento, svoltosi
a Pinerolo nella serata del 14
marzo, si inseriva nello studio
che il « Collettivo Ecumenico »
conduce sul BEM. L’esposizione
sollevava alcune domande. Si de
ve parlare di continuità tra le
maggiori epistole di Paolo e le Pastorali, o non di un salto? Anche
in scritti già « cattolici », come
le lettere di Ignazio d’Antiochia
(inizio II secolo) la figura del vescovo appare ancora come una
figura carismatica; solo verso il
1000 il sacerdozio riceverà un tipo di configurazione simile a
quella che conosciamo oggi. Interrogativi questi ed altri ancora
che dimostrano come la nosira
indagine sui testi biblici non sia
ancora compiuta e necessiti ai
un lungo lavoro di studio e ii
analisi. E bisogna poi, ci ricijrc.,va Dianich, far sì che le ricerdie
dei teologi diventino patrimonio comune delle chiese, ancora
abbarbicate alle proprie tiaoizioni.
Tutto questo ha una sua incidenza per quanto riguarda l'c.ccoglienza del testo del BEM. f .el
dibattito è emerso il dispiac.re
di continuare a cercare lìei
testi elaborati in comune quanio
vi sia di « cattolico » o di « p : otestante » e il disagio di me Iti
(cattolici e valdesi) di fronte a
certi passi del BEM che appaiono piuttosto un comprome-so
che un superamento delle secolari differenze tra le varie conf-'Ssioni. Lo studio prosegue, ed il
prossimo appuntamento sarà er
ni aprile. M.G. e L.D.
PINEROLO
Donne in musica
Ben sette giovani artiste si sono esibite nel Tempio valdese
di Pinerolo, domenica 17 marzo,
dando vita al concerto delle
« Donne in musica ».
Si è trattato di un concerto
quanto mai vario per organici e
musica presentata.
Roberta Rista (violino) e Stefania Brun (pianoforte) hanno
aperto l’incontro musicale con
il primo tempo della sonata « La
primavera » di Beethoven, seguite poi da un altro duetto, Nadia
Tonda-Roch (flauto) ed Elena
Buttiero (pianoforte), che ha
presentato brani di Quantz, J. S.
Bach e G. Fauré.
La Phantasiestucke op. 12 « In
der Nacht » di R. Schumann è
stata eseguita dalla pianista Isabella Ponso.
La Rista, la Tonda-Roch e la
Buttiero si sono poi costiiuiie
in trio, ed h.anno proposto na
brillante esecuzione di una Petite suite » di A. Honeggei cd
una piccola miniatura di D.
Sciostakovic («Duett»), p. ticolarmente apprezzata (lai [ ubblico.
Il concerto si è concluso ton
alcune arie da opere di V’eidi,
Gounod, Rossini e Puccini, cantate con bravura e virtuosismo
dal soprano Gabriella Morigi,
accompagnata al pianoforte da
Francesca Lanfranco.
E’ ormai una piacevole trad'zione che la primavera sia annunziata a Pinerolo con il concerto delle « Donne in musica ».
La colletta è andata a favore
dell’Associazione per la ricerca
contro il cancro.
P. G.
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11
1
22 marzo 1985
cronaca delle Valli 11
re capaci di nuove conquiste. Oggi
potrebbe essere i'ultima occasione per
predicare t'Evangelo di Gesù, perciò
impegniamoci per evangeiizzare ».
Lettera firmata, Villar Pellice
RINGRAZIAMENTO
L’ALTERNATIVA
EVANGELICA
L'altro giorno mi è caduto tra le mani un libretto di « Idea » del 1980. VI
ho letto un interessante articolo del
prof. Peter Beyerhaus che ho trovato
Interessante, attuale e certamente ispirato dalla Parola di Dio. Ho pensato
quindi di sottoporre ai lettori dell'Eco
alcune delle sue affermazioni più importanti.
« ...molti sono presi da un senso di
allarme e scrivono manifesti in difesa
della fede. Sono stati costretti a scrivere in una posizione di difesa anche
per via di certe nuove teologie... Nuove forze stanno avanzando con la pretesa di dominare l’umanità. Sono forze
che pretenderebbero anche di spazzar
via la chiesa, se essa non si atterrà
fermamente al solido fondamento della immutabile confessione di fede in
Gesù Cristo, come Dio ed unico salvatore (,..). Anche la teologia cristiana '.'iene trasformata in una teologia
antropocentrica invece che teocentrica {.. ), Vi è un aspetto positivo in
questo perché ci induce a preoccupar
ci deH’uomo e delle sue sofferenze,
ma questo interesse è spesso accoppiato ad un'assoluta mancanza di amore nei confronti di Dio e della sua
Parola. Senza l’autorità trascendente
della volontà di Dio, l’uomo perde il
senso dei suoi limiti e del suo destino, soggiace ai propri istinti, alle proprie passioni, in altre parole dà luogo
alla bestialità (...). Nel '73 nella conferenza missionaria di Bangkok il dr.
Emilio Castro ha affermato; "ci troviamo alla fine dell’era missionaria,
ma anche all’inizio della missione del
mondo".
Missione del mondo significa la totale partecipazione delle chiese in
tutti i programmi politici, economici,
sociali e culturali del mondo. Dov’è
che il CEC trova l’appoggio per questa nuova interpretazione dell’attività
missionaria? (...).
L’unica risposta viene dall’affermazione "noi abbiamo una visione”. Ci
sono però visioni vere e visioni false.
(...) Sono false le visioni che fanno
intravedere l’ideale di un governo
mondiaie che l’uomo crea con le proprie mani. L’uomo ha la presunzione
di fare da sé quello che Dio ha pro
messo di donarci con la seconda venuta di nostro Signore Gesù Cristo.
(...) E’ facile capire che tutte le teologie che si ispirano a questa visione
(della liberazione, teologia negra ecc.)
trovano la loro ispirazione nella teoria di Carlo Marx e di Lenin (...). Altro aspetto di questa teologia è l’unità: tutte le barriere che ci dividono
dovranno essere abbattute (...).
L’alternativa evangelica invece sono i tre imperativi "Essere uniti,
essere armati, essere vigilanti”. La
mancanza di vigilanza è oggi molto
preoccupante e molti pastori non si
rendono conto dei pericoli che corre
la fede. Per questo in varie parti del
mondo si sono fondate nuove facoltà
teologiche per contrastare queste mode teologiche.
Il nostro amore per la Bibbia deve
essere anche impegno per una vita
spirituale attiva, occasione di riesame
della nostra vita, di richiesta di essere purificati.
Essere uniti significa ricercare l’unità con quei credenti fedeli ed onesti
contro la via larga imboccata oggi da
molti credenti.
Essere armati significa anche esse
IL XVII FEBBRAIO
ALLA RIV-SKF
DI VILLAR PEROSA
« In pace mi coricherò, in pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurtà »
(Salmo 4: 8)
Il giorno 22 febbraio si è spenta
Leonilde Fava wed» Seta
Come ogni anno, in occasione del
XVII febbraio, alla RIV-SKF di Villar
Perosa viene fatta una sottoscrizione
a favore degli Istituti di Assistenza
Valdesi.
La somma raccolta è stata dì lire
3.195.000 dì cui: Direzione Generale
L. 250.000, Maestranze L. 2.924.000,
Ditta Pellegrini L. 21.000.
L’importo è stato così distribuito:
Rifugio Carlo Alberto L. 450.000, Asilo Valdese di Luserna San Giovanni
L. 365.000, Convitto Femminile di
Torre Pellice L. 450.000, Convitto Maschile di Pomaretto L. 480.000, Asilo
dei Vecchi di S. Germano Chisone L.
1.450.000.
i dipendenti valdesi, a nome degli
Enti beneficati, esprimono la più
commossa riconoscenza a tutti i generosi donatori e collaboratori, cattolici e valdesi, per questo segno così
tangibile di amore cristiano.
Dipendenti valdesi
della RIV-SKF
I figli Bianca e Dante ringraziano
commossi tutti coloro che con affettuosa partecipazione sono stati loro vicim
in questa triste circostanza.
Padova, 8 marzo 1985.
Pro Asilo Valdese
di San Germano Chisone
FONDO DI RISTRUTTURAZIONE
L. 10.000.000: Glraud Edoardo e Miranda. Pinerolo.
i. 5.000.000; N. N., Pinerolo; Ist. Bancario S. Paolo di Torino.
L. 2.000.000: Giraud Erica, Pinerolo.
L. 1.000.000; C. L.; Coucourde Ida e
Ernesto; Plavan Maddalena e Eli; Theiler Ive e Carlo Alberto, in memoria
della mamma Balmas Theiler Jenny;
Renato e Maria Tamietti; In memoria
di Giulio Menusan la moglie Ida Tron,
la figlia Ada e Iris con il marito Alfonso Aigotti, Pinerolo; Vanda e Gino Long,
Pramollo; Massel Ettore e Poèt Lidia,
RIclaretto; N. N., Perosa Arg.; Avondet
Franco e genitori, S. Germano; Long
Enrico, Ospedaletti; Chiesa Valdese,
Rodoretto; Masse! Aldo, Ferrerò; Assely Coisson v. Chantre, Perosa Arg.
L. 811.000; Provento concerto Corale
di S. Germano e Pinerolo.
L. 760.000: Montaldo, USA
L. 600.000: N. N. « Massello », Pinerolo.
L. 592.000: Unione Femminile Rupperf
shofen.
L. 556.000; Colletta serata 17 febbraio Corale Valdese e Banda Musicale, Pomaretto.
L. 500.000: Alice e Elena Salma;
Ivonne Costantino Codino, In ricordo
di Sigfrido Codino e Giorgio Prochet,
Torino; Conferenza Parrocchiale di S.
Vincenzo, Villar Perosa; Borno Irene e
Emanuele; Grill Attilio e Beniamino;
Vola Fiorella e Silvio; Blanc Giulio;
Bleynat Pina e Manlio; Famiglia Griva,
Pinerolo; Long Gino e Vilma, Inverso
Pinasca; Chiesa Valdese Vallecrosia
Bordighera; Grill Aldo, S. Secondo:
Codino Vanda e Sergio, Pinerolo; La
famiglia in memoria di Simondi Giovarmi; I fratelli Reynaud, in memoria
del padre, S. Germano.
L. 400.000: Long Florelisa e Giorgio,
Pinerolo.
L. 300.000; Roccione Davide e Cogito Albertina; G. Virgilio e Franco;
Malan Franca e Sergio, Pinerolo; Famiglia Barai Albina, Inverso Pinasca;
Franco Sommani, Roma: F. M.; Valetti
Mitzi e Claudio, Ferrerò; Pascal Alber
to Adele e Sergio, Pomaretto; Balmas
Germana, S. Germano. ■
L. 250.000: Azzario Giorgina e Sergio; Codino Ercole e Lilia, Pinerolo;
Adele e Eli Vinçon, in memoria della
sorella llda e Giorgio Prochet, S. Germano.
L. 210.000: Fratelli, sorelle, cognata
e nipoti, un fiore in mem. della loro
cara Disma Pastre v, Baret.
L. 200.000; Cardon Delfina, in mem.
del caro marito; Manavella Laura e
Francesco, in ricordo del caro babbo;
N. N.; Rostagno Ines e Sorrento; Antonio F. Parisi, in memoria di mio fratello; Bor Silvia e Paolo; Griot Fiorella
e Ferruccio, Pinerolo; Gruppo colportaggio, Pomaretto; Peyronel Emilio e
Famiglia, Riclaretto; Comunità Valdese
Sampierdarena; Pons Margherita, Perrero; Viola e Lami Coïsson, Pomaretto; Bouchard Levi e Nerina, in mem.
dei genitori e del cugino Livio, Inverso P.
L. 150.000: G. N. N., Pinerolo.
L. 125.000: Rostan Amedeo, Bruno e
famiglia. Riclaretto.
L. 118.050: Bustine Scuole domenicali Inverso Pin. e Pomaretto.
L. 100.000: Lisetta Alliaud, ricordando
la cara cugina Olga ReveI v. Giacone;
Pastre llda v. Monnet; Mary e Anita
per ricordare i compleanni dei genitori; Emma Balmas, in mem. di mio
marito Canone Fernando; Alma Pastre,
S. Germano; Durand Livietta, in mem.
del marito; Long Pittavìno Silvia; Ortali Giancarlo; Bosio llda e Ettore, Pinerolo; Maurin Jeanne; Ester Sola Bosco; Paimira Bounous ReveI, in mem.
dei mìei cari; Reynaud Cristina; A. e
G. Prandini, in mem. del genero Vaiter Voiat; Grill Ines, in mem. di Grill
Onorato, Pomaretto; La moglie e la
figlia, in m. di Viglielmo Alberto; Alina
Genre Peyrot; Peyrot Luigi; Oreste
Poët e fam., in m. degli zil Massel
Francesco e Poët Enrichetta; Montesanto Giorgio, Jolanda e Luca, Ferrerò; lise Seidenschnur v. Gruener, Cantalupa; Elsa e Gustavo Bouchard; Elvira Gay Bouchard, Sampierdarena;
Brun Riccardo e signora, Roure; Bert
Fornerone Elsi, Pragelato; Bruno Tron,
Sanremo; Long Galliano Ernestina,
Pramollo,
L. 97.760: Diaconesse della Matterhaus Ruppur, Karlsruhe.
L. 95.000: Sig. Nieish, USA.
L. 83.000: in mem. dì Milone Teresa, le compagne del reparto macerazione di Nella, Perosa Argentina.
L. 80.000: Coucourde Umberto, Odet
ta e Lia, Inverso Pinasca.
L. 60.000: Elsy Peyronel, S. Germano; Coucourde Umberto Odetta e Lia,
Inverso Pinasca.
L. 53.000: Colletta dei falò delle borgate Garde e Clampetti, in mem. di
Reynaud Alberto, S. Germano.
L. 50.000: Famiglia Boero, Coazze;
Bertalot Alma e Emilio; Comba llda;
Comba Mario; Durand Aldo; Forneron
llda Cécile; Griot Margherita e Alfredo; Italo Podio; Clot Irma llda e Jacumin; Genre Giosuè; N. N., un mattone da un’amica nel 65° matr.; E. e M.
Plavan, Pinerolo; Gianni e Magda Jahier, in memoria della mamma; Julie Peyrot Ribet; Grill Margherita v.
Massel; La moglie Adelina e i figli
Piero e Renzo, in mem. di Menusan
Luigi, Ferrerò; Flora e Arturo Bernard,
in mem. di Massel Francesco, Pomaretto; Tron Gay Matilde, Luserna S.
Giov,; Bertin Renato e Elda, Villar
Perosa: Ivonne Costantino Codino, in
ricordo di Paolina Bleynat, Torino;
Renata e Doriana Comba, ricordando
Il caro marito e papà; 21.2.78-17.2.85
Mamma sei con noi, Ada e Ina, S.
Germano.
L. 40.000: Sorella, cognato, figlioccio Costabel, in mem. di Guido Jahier, S. Germano.
L. 30.000: Vinçon Luigi e Emma, Inverso Pinasca.
L. 20.000: Artus Susanna, Ferrerò.
L. 15.000: Tron Enrico, Ferrerò.
L. 10.000: Peyronel Elena e Lisa;
Poët Emma e Marcello, Ferrerò.
Totale al 28 febbraio L. 58,275.810
Totale precedente L. 289.345.930
L. 170.000: Carla Navone e Tamis, in
memoria di Arturo Basso.
L. 100.000: Durand; Dalla Comunità
Metodista di Padova, in mem. del fratello A. Lascala; Zunino Laura e Silvia, in mem. di Arturo Basso.
L. 70.000: Dott. G. Peyrot e fam.
L. 50.000: Chiesa Valdese, Imperia;
Anita, in mem. M. E.; B.E.S., in mem.
di E.M.
L. 20.000: In ricordo della cara mamma Bertalot Amalia ved. Bounous, la
famiglia.
L. 10.000: Fulvio Abbruzzesa, Roma;
Malacrida Lilia.
AVVISI ECONOMICI
Totale L. 347.621.740
Per altri impegni sottoscritti e non ancora versati 55.720.000
Elenco nuovi impegni:
L. 1.000.000: Costantin Guido e Ernestina, S. Germano.
L. 500.000: Piero Rostagno, Catania.
Pro Rifugio Re Carlo Alberto
Pervenuti direttamente al Rifugio nel
¡mese di febbraio 1985
L. 10.000.000: Senesi Nella.
L. 1.000.000: Corale Valdese di Torre Pellice.
L. 450.000: Direzione e Maestranze
RIV-SKF di Villar Perosa in occasione
del 17 febbraio '85,
L. 300.000: Gruppo Femminile della
Chiesa Metodista di Padova.
L. 200.000: Malacrida Telma; Fam. Biliour, Bordighera; Lega Femminile Valdese di Milano; Unione Femminile di
Piazza Cavour, Roma.
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RINORAZIAMENTO
a Siate sempre allegri »
(I Tess. 5; 16)
Il Signore ha richiamato a sé nel
suo 93° anno di età
Renata Turin ved. Jalla
La ricordano con aiFetto e rimpianto
^ « a. -«V Y TY - JT ir
uà ri'ULUAAaxi*.» - — 1.
i figli IMarceHa ved. Bertolé e Ferruccio con la moglie Mirella Paséhetto, i
nipoti Bertolé e JaUa con le rispettive
famiglie. .
Un vivo ringraziamento a tutti gU
operatori delTAsilo valdese e in particolare al Direttore Livio Gohello.
San Giovanni, 17 marzo 1985.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Valter Long
neR’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano sentitamente tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro dolore.
S. Germano Chisone, 15 marzo 1985
RINGRAZIAMENTO
<( Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede »
(Il Timoteo 4: 7)
IL CENTRO ECUMENICO di Agape
è alla ricerca di una persona in grado di svolgere mansioni di contabilità a partire dal mese di novembre
1985. Al tempo stesso è alla ricerca di un cuoco, a partire dal mese
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I familiari tutti di
Attilio Bounous
riconoscenti per l’attestazione di simpatia ricevuta alle di lui esequie, esprimono sentita gratitudine alle persone
intervenute, ai conoseenti, al Pastore
C. Pasquet, alle Sezioni locali della
Soc. Operaia di M.S., della C.R.I., dell’A.N.G.E.T., agli Amici de « Il PeL
lice » e de « L’Eco del Chisone ».
Eventuali offerte in memoria po
Iranno essere devolute a favore del
l’Asilo dei Vecchi di Luserna S. G.
dei lavori all’Ospedale Valdese di Tor
yc Pellice o all’Asilo di S. Germano
Luserna S. Giovanni, 10 marzo 1985
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica :
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BAGLIANl - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza :
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k
12
12 uomo e società
22 marzo 1985
NICARAGUA
TERAPIE IN CONDIZIONI TERMINALI
Dialogo tra rivoluzione Proposta di legge
sandinista e Miskitos
Il vostro giornale ha pubblicato diversi articoli sul Nicaragua,
alcuni dei quali a proposito delle minoranze etniche della costa
atlantica. Ritengo che alcuni articoli abbiano fornito ai lettori un
quadro confuso della situazione, basandosi su notizie poco attendibili e facilmente strumentalizzabili. Con questo intervento non
intendo, né mai ho inteso, fare l'avvocato difensore dei « compagni
che sbagliano », infatti anche a me interessa la sorte delle minoranze etniche in Nicaragua, ma mi sta a cuore anche la sorte di
una rivoluzione che con le minoranze si sta confrontando. Per questi motivi mi sono nuovamente recato in Nicaragua, la scorsa estate, dove ho raccolto materiale molto interessante, tra cui l’intervista ad AGUSTIN BAMBOLA, padre cappuccino, ^arifono (un'etnia
con idioma e caratteri culturali propri, che proviene da gruppi dschiavi negri delle colonie francesi dei Caraibi). Bambola, nato e
cresciuto in costa atlantica, ne conosce profondamente il complesso mosaico etnico e le sue conseguenti problematiche, poiché da 8
anni lavora in Zelaya collaborando alla realizzazione dei progetti
di sviluppo della costa atlantica. Negli ultimi anni ha vissuto negli
«asentamientos» (insediamenti di recente costruzione) di Tasba
Fri,
— Quale lavoro sta svolgendo in costa atlantica?
— Il mio compito non è facile, conduco un’opera di sensibilizzazione tra i fratelli, contrastando la propaganda delle radio che trasmettono dall’Honduras. Sto lavorando assieme ai
Moravi e ai Protestanti anche
in vista delle elezioni... Organizzo inoltre dei corsi per catechisti, delegati della Parola, rappresentanti delle comunità contadine: Miskitos e non. Per me
il problema non è il contadino
o il Miskito, ma 1’« uomo nuovo » : non mi metto a parlare di
religione, ma dell’« uomo »... Stiamo lavorando per il futuro: è
necessario che i fratelli della costa vedano un po’ più in là del
loro presente. Dal punto di vista culturale e politico il nostro
lavoro è solo agli inizi, anche
se ci sono forti spinte in questo senso, invece dal punto di
vista economico qualche risultato lo abbiamo già ottenuto.
— In che condizioni vivono
ora i Miskitos di Tasba Pri?
— Vi è stato un notevole miglioramento delle condizioni di
vita negli « asentamientos ». A
partire dal 1983 è aumentata di
molto la produzione di alimenti
« basici » ( che sono cioè alla base dell’alimentazione: riso, yucca, plátanos. Yucca è una radice commestibile. Plátanos sono
banane verdi che si mangiano
bollite o fritte).
L’autosufficienza dal punto di
vista alimentare è stata una
grossa conquista. Ora infatti
non è più il Governo che fornisce i generi di prima necessità. Attualmente abbiamo cibo
sufficiente per tutta la zona (Zelaya nord) fino al prossimo ottobre. Le condizioni di vita sono
migliorate anche perché è sorta
una cooperativa per l’allevamento di bovini, gestita dagli stessi
Miskitos. Gli interessi comuni
hanno creato una maggiore unità tra gli abitanti degli insediamenti.
Ultimamente a Wahminona
sono arrivate 200 famiglie di Miskitos che si dedicano alla ricerca dell’oro. In tutti gli insediamenti ogni famiglia dispone
di una casa ; solo a Columbus
ci sono ancora delle difficoltà...
— Per chi vive negli « asentamientos » di ’lasba Pri ci sono
possibilità di lavorare all’esterno?
— Si, hanno la possibilità di
lavorare nelle miniere di Siuna
e di Bonanza e a Rosita, dove
si sta ultimando un aeroporto.
Nei dintorni di Tasba Pri vi sono nuove piantagioni di cacao
che interessano già 10 ettari, a
Rosita invece sono stati piantati 10.000 alberi di tek e ci sono
oltre 70 ettari pronti per altre
piante... Il nostro obiettivo è di
riuscire a dare a ciascuno un
lavoro adeguato alle proprie capacità ed aspettative.
— Abbiamo letto su « Barricada » ( quotidiano del Fronte
Sandinista) del 24 luglio, la notizia della fondazione di una
nuova organizzazione miskita,
vorremmo saperne di più...
— « MISATAN », cioè « MISKITO, ASLATAKANKA NICARAGUARA » ( = Organizzazione dei Miskitos in Nicaragua), è la risposta alle necessi
tà del popolo miskito: di organizzarsi, di far sentire la sua
voce, di essere rappresentato
culturalmente e socialmente...
Uno degli obiettivi fondamentali di questa organizzazione è di
far sì che il programma di educazione bilingue diventi al più
presto una realtà generalizzata
ed estesa anche all’inglese-criollo. Le prime sperimentazioni sono già in atto a Sumubila e a
Puerto Cabezas...
— Chi ha voluto che si costituisse «MISATAN»?
— E' stata una necessità nata
dalla base stessa: si sono ritrovate a P.to Cabezas circa 300
persone in rappresentanza dell’80% delle comunità. Molti non
hanno potuto partecipare per
mancanza di mezza di trasporto
e per le azioni di guerriglia della «contras («contra»=gruppi
controrivoluzionari armati che
compiono azioni di guerriglia in
territorio nicaraguense e trovano rifugio in Honduras dove
hanno i loro campi di addestramento e dove ricevono armamenti e denaro). «MISATAN»
è un’organizzazione popolare che
deve svilupparsi e portare avanti gli interessi di coloro che
l’hanno voluta, dimostrando di
non essere venduta ai Sandinisti.
Finora tutte le responsabilità
per il mancato approvvigionamento, per le perdite di vite
umane e per le distruzioni, sono
ricadute sul Governo di Managua. se in futuro la gestione della Zelaya sarà in mano ai Miskitos, si renderanno conto della funzione disgregatrice della
« contra ì> e raggiungeranno un
livello di coscienza che ne renderà vana l’azione.
— Vi state occupando ormai
da tempo della questione misldta, come pensate di rispondere
alle^ critiche dei giornalisti, degli intellettuali e di tutti coloro
che attaccano la politica sandinista in Zelaya?
— La risposta migliore è invitare i compagni a visitare gli
« asentamientos » per vedere e
per parlare con la gente. Molti
non si rendono conto di ciò che
sta succedendo : non si può essere così parziali da esprimere
pareri senza fare un’analisi globale della situazione... Stiamo
cercando di costruire « ruorrio
nuovo » partendo dalle culture :
negra, miskita, india...
— In un’intervista rilasciata lo
scorso anno ad una giornalista
dell’Istituto Historico Centro Americano, hai detto che « l’uomo
nuovo » è come un bambino che
sta nascendo...
— Sta nascendo, si vedono i
segni..., ma deve nascere con
tutto il suo odore, con tutto il
suo aspetto etnico, con tutta la
sua vitalità... E’ bello partecipare a questo processo, si sente
che c’è vita, c’è futuro, anche
se resta ancora molto da fare
per poter realizzare uno sviluppo culturale e politico... Se uno
ha paura non cresce...
Nota — Il 5 gennaio ’85 è stata costituita una Commissione
Nazionale che ha preparato un
progetto di Statuto per garantire l’autonomia ai gruppi etnici
(Miskitos, Sumus, Ramas, Meticci, Garifoni e Criollos). In
questo periodo il contenuto dello Statuto viene sottoposto al
giudizio degli abitanti della costa, se verrà approvato passerà
all’esame dell’Assemblea Legislativa e quindi sarà incorporato alla Costituzione. (Notizie
tratte dai Telex n. 51 e n. 54
dell’I.H.C.A. di Managua).
Enrico Costantino
Art. 1.
(Dispensa dal prestare terapie di sostenimento vitale a chi versi in condizioni
terminali).
I medici sono dispensati dal sottoporre a terapie di sostenimento vitale
qualsiasi persona ohe versi in condizioni terminali, salvo che la stessa vi
abbia comunqne personalmente e consapevolmente consentito.
Art. 2.
(Nozione di condizioni terminali).
Per condizioni terminali s’intende
rineurabile stato patologico, cagionato
da lesione o da malattia e dal quale,
secondo le cognizioni della scienza medica, consegue la inevitabilità della
morte, il cui momento sarebbe soltanto ritardato ove si facesse ricorso a terapie di sostenimento vitale.
Art. 3.
(Nozione di terapia di sostenimento
vitale).
Per terapia di sostenimento vitale si
intende principalmente ogni mezzo od
intervento medico ehe utilizzi tecniche meramente rianimative nonché
apparecchiature meccaniche o artificiali per sostenere, riattivare o sostituire
una naturale funzione vitale.
Art. 4.
(Accertamento delle condizioni terminali ).
L’accertamento delle condizioni terminali viene effettuato da un medico
competente nelle tecniche di rianimazione designato dalla unità sanitaria
locale del luogo di degenza delPinfermo, su concorde parere del primario
anestesiologo della stessa unità, direttamente o su richiesta di altro medico, ove questi abbia in cura Pinfermo.
L’accertamento delle condizioni terminali non dispensa il medico che l’abbia in cura dal dovere di assistere l’infermo.
Art. S.
(Interruzione della terapia).
II medico che ha effettuato l’accertamento ne comunica, anche verbalmente, i risuhati alle persone indicate dall’articolo 6, primo comma, che siano
agevolmente reperibili. Se non gli consti alcuna opposizione, dispone per
iscritto la interruzione della terapia.
La interruzione della terapia non di
USA
(segue da pag. 7)
mare i cuori e a guadagnare le
anime. Ma c’è una differenza
essenziale, che non dobbiamo
oscurare, tra la coercizione e la
conversione, tra fanatismo e fede. In definitiva, scelte personali come l’aborto dovrebbero essere oggetto di un pubblico dibattito, ma alla fine le risposte
non possono riguardare la decisione pubblica. I problemi devono essere discussi davanti al
più vasto uditorio ma non possono essere risolti se non nel
profondo della coscienza di ogni
individuo. C’è una divisione, una
linea logica di separazione tra
la moralità privata e l’organizzazione pubblica ed è la linea
tra il ruolo del governo e il ruolo dei diritti dell’individuo.
Nessuna linea di divisione è
perfetta; nessun muro di separazione tra chiesa e stato sarà
senza aperture. Ma il fondamento del nostro pluralismo è che
il governo non determinerà mai
quale religione è giusta e la religione non metterà il suo imprimatur su una parte degli uomini politici condannando gli altri
a causa delle loro posizioni politiche.
Sopra ogni altra cosa, dobbiamo trattarci reciprocamente
con quella civiltà che sola rende possibile in America sia la
democrazia che la diversità. Per
quanto forte sia la nostra fede,
quando noi siamo impegnati in
un dialogo pubblico non possiamo pretendere il monopolio della verità o dell’infallibilità della
nostra visuale.
Edward M. Kennedy
spensa dallo apprestare quelle cure
che, senza incidere direttamente sull’esito naturale della infermità, siano
intese ad alleviarne le sofferenze.
Per interruzione della terapia deve
intendersi anche il mancato inizio della terapia.
Art. 6.
(Soggetti legittimati a proporre
opposizione ).
Sono legittimati a proporre opposizione i conviventi di età non inferiore
a sedici anni, ovvero, in mancanza di
essi, un ministro del culto cui appartiene, anche presumibilmente, l iiitermo.
Sono altresì legittimati gli a.scc;:denti ed i discendenti in linea dire'.la
ed i parenti collaterali, entro il secondo grado, dell’infermo, che siano
di età non inferiore a sedici anni.
Art. 7.
(Procedimento di opposizione).
L’opposizione, comunicata anche
verbalmente al medico della unità -anitaria locale di cui all’articolo 4. comma primo, va proposta, senza formalità, e comunque non oltre dodici me
dalla comunicazione, al presidente del
tribunale della circoscrizione del lue 2:0
di degenza dell’infermo. Se più seno
le comunicazioni, il termine decorre
dalla prima comunicazione.
Il presidente del tribunale, seniiti
l’opponente ed un collegio meiLeo
composto dalle persone indicate dall articolo 5, primo comma, della legge 2 licembre 1975, n. 644, convalida, se .lei
caso, l’accertamento ed autorizza chi lo
ha effettuato a disporre l’interruzii ne
della terapia.
Il medico della unità sanitaria lc>cale, decorse dodici ore dalla commi icazione di cui al primo comma, accerta
se l’opposizione sia stata proposta. Ove
ciò non risulti, dispone l’interruzioiie
della terapia.
Art. 8.
(Coordinatore sanitario. Vigilanza).
Il coordinatore sanitario di cui all’articolo 8 del decreto del Presidente
della Repubblica 20 dicembre 191 n n.
761, vigila sulla applicazione della p esente legge e ne segnala le eveni":iìi
infrazioni agli organi competenti.
• L'Eco delle Valli Valdesi »:■ Rea.
Tribunale di Pinerolo N. 17,5.
Redattori: Giorgio GardioI, Roberto Giacone, Adriano Longo, Mauro
Pons, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Paolo Fiorio, Bruno
Gabrielli, Marcella Gay, Claudio H.
Martelli, Roberto Peyrot, Massimo
Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - tei. 011,
655.278.
Redazione l'Eco delle Valli Valdesi:
Via Arnaud, 23 . 10066 Torre Pellice.
Editore: AIP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
R.-gistm nazionale della Stampa n
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1985: Annuo L. 24.000:
Semestrale 13,000: Estero 50,000 (posta aerea 74.000): Sostenit. 50.000.
Decorrenza 1° genn. e 1° luglio (semestrale) da versare esclusivamente sul c.c.p, 327106 intestato ■ L'Eco
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nitostato a • L.I Luce: fondo di solidarietà • , Via Pio V. 15 • Torino.
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