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Abu« LXXIX - N. 11
I TORRE PELLICE, 25 Marzo 1948
ÿ Sp*4ipione in abbonamento postale • I Srnppo
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SETTIMANALE DELLA
Il corpo ^di Cristo
( ...se non (Hscerne il corpo del Signore »
(I Cor. XI: S»).
* . ■ ■' \
^iioieo» Vairdes
- / TQRf^
__Jyfi^ proposi di non saper altro fra voi,
fuorché^QesU Cristo e lui crocifisso,
Paolo,
VALDESI
CHIESA VALDESE
»
Che cosa sifinijiva diacernere il corpo del Signore? Significn avere Im /ìercezione, la visione di quello che fu ed è l'organo della presenzu del Signore, il suo mezzo ài manifestazione e di comunicazione agli
iti Itomi ni. L’Eixmgelo ci fa conoscere che def corpo di Cristo è stato ed
Éi' e possibile avere visioni diverse, che di esso è possibile discernere aÉi spalti diversi.
L’Evangelo parla, anzitutto, delia visione che i discepoli di Gesù
ebbero del suo corpo terrestre.
Allorché Dio, nel mistero e nella gloria della irvcarntnzione, si riV
” velò in Cristo, Egli si manifestò nel corpo terrestre^ che fu il corpo del}' l e sua umiliazione. Per mezzo di quel corpo il Signoré compiè il suo
iH- ministero fr(^ gli uomini, le sue mani toccarono gli infermi, ed essi fu. reno guariti; i suoi occhìi guardarono con tenerezza, con simpatia, con
indignazione, con dolore; le sue labbra proferirono pCrolé di verità 0
*f di grazia, le parole del sermone sid monte, le parole della Croce-. Ma
di ciò che sia stato il corpo terrestre del Signore nessun ricordo, nedsunti immagine ci è pervenuta. La visione di Gesù nel suo corpo ter-,
restre fu privilegio dei suoi discepoli e di pochi suoi contemporanei.
r‘ A noi ed a nessun altro mortale sarà mai data di contemplare Gesù,
(piale fu nei giorni della sua umiliazione.
L Evangelo ci parla, inoltre, del corpo celeste del Signore. La fede della chiesa, cristiana ha per oggetto non uno spirito sopravvissuto
- al corpo, ma il Signore risorto ed apparso ai discepoli, il Signore vi,i venie non più nel corpo della sua umiliazione, ma nel corpo della sua
; gloria. E’ questo il corpo spirituale, di cui parla S. Paolo, allorché di^ ^ *he vi è un corpo naíurdíe e vi è un corpo spirituale. Gesù risorto:
. è la primizia della messe di Dio dai campi della morte. Anche noi «a' remo mutati; nel giorno che Dio solo conosce, il Signore Gesù Cristo
trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo conforme al
corpo dell^ sua gloria. (FU. III. 21). E se, mentre viviamo nel corpo
^ terrestre, non ci è dato di contemplare il corpo celeste del Signore, alI loia, vedremo il Redentore qual è nello splendore e nella gloria’del*
„■ Sito corpo celeste.
.. L Evangelo ci paria, in terzo luogo,de/ corpo mistico del Sianore: la chiesa. Nei-la sua lettera agli efesini (I, 22, 23) Paolo affermala chiesa e il corpo di Cristo. La chiesa, cioè Puniversalità dei credenti in tristo, e il suo corpo. Per quesUA la chiesa è una, perchè tutti i
' credenti. benché abbiano doni diversi, compiano funzioni diierse, for
ninno un solo corpo, il corpo di Cristo. Per questo la chiésitì è «anta
perchè essa è il corpo di Cristo, in essa il Signore abita nella pienezza
della sua divinità.
E se la chiesa èJil corpo di Cristo, essa è Porgano delia sua attività per la rgdenrionà del mondo, io strumento per' mezzo di cui Egli
parla ed opera; essa è sopratutto, la manifestazione delPamore di Cristo.
L'Evangelo ci parla, ancora, del corpo del Signore che i credenti
discernona nel scoramento della Santa Cena.
Alllorchè Gesù, istituendo la Santa Cena disse: ((questo è il mio"
corpon. Egli affermò che, offrendoci ne' p(tne e nel vino il simbolo visibile, ci dona in pari tempo il s.;o corpo perche divenga cibo per Pacniina nostra- E sebbene tede esperienza del Signore non si compia unicameiite alla sua Mensa, tuttavia è sopratutto nella celebrazione della:
Eucarestia che i credenti discernono il corpo del Signore; è ivi che,
sopratuttoì ricordando il sacrificio del Redentore ed il suo corpo rotto
per noi, è dato a loro di discernere il carpo del Signore e di rinnovare
Pesperienza dolcissima della comunione con Lui.
Ed, infine, Gesù stesso ci invita ad un'altra visione che i credenti
possono avere del suo corpo.
Il corpo di Cristo non è possibile discerncrlo soltanto nella sua Chiesa o nel sacramento della Santa Cena.
Gesù si identificò con i più umili, con i poveri, con i sofferenti,
con gli oppressi- Il óorpo di Cristo non è solo nella sua chiesa o net
sarramerUo delPEucgr,estia; esso è ovunque sono degli infelici.
In essi i credenti sono chiamati a contemplare il corpo di Cristo.
E se la visione del corpo del Signore nella celebrazione del sacramento
della Cena desta nel cuore dei sentimenti di amore ardente per Colui
che ha immolato sè stesso per noi, la visione di Cristo stesso in tutti gli
umili e in tutti gli infelici d sospinge con forza irresistibile, a manifestare, coi fatti nelle opere di carità a favore dei nostri fratelli, Pamol
re che abbiamo per il nostro Redentore.
E in qual modo migliore potremmo manifesióre la nostra gioia e
la nostra riconoscenza al Signore, per la sua venuta nel mondo, òhe'
compiendo per amore di Lui opere di carità fraterna a favore di tuttU
gli umili e di tutti gU infelici? In quanto l'avete fatto ad uno dii queiti
minimi fratelli, dicé Gesù, voi Tavete fatto a me.
E. Tron ¡u.
LA SCUOLA TRA CHIESA E STATO
1 Lfi -.iluazione di lotta tra Chiesa
f e Stalo, che ahhianio dleseiilla nel^ 1 arli<x>lo precedente .pone un grave
^ prehlniui: questa lolla avviene sol^ tanto, o jirevaleiitemente tra gli Sta$ ti e la Chiesa Cattolica. Perchè?
Non si deve pensare che si tratti
ij chanto degli Stali comunisti al di
" là della cortina di ferro; abbiamo
J «VBto lotte simili proprio Tanno
j «¡»rso in Francia, nel Belgio, e un
f vivo al lai me persino nel paese per
della scuola libera, gli
Sbati Uniti; con la differenza, che
Ilà.questi Stati, la Chiosa è all’offenlÌI*’ là della cortina di
^Iwro è costretta alla difensiva.
Ferchè questa lotta? Non si può
' scuola pub.blica, negli
^ti che abbiamo citati, sia, in quelite metà del XX set olo, una scada
|;alna, irreligiosa, anticlericale, come
in Francia, alla fine'
' L ^ sooolo scorso. Ma non è una settocattolica, anzi, è una palestra di
'libertà; e si sa che la libertà dispia•• al Cattolicesimo ; questo basta a
^•piegare il conflitto.
V OiMrvatsrc romano
Hoiamiiia
Meditando su questo problema, il
Gabriele Pepe, in un recente
•itirolo sull’j^vonti, arrivava ad una
àJUclusionc molto interessante. Il
Pw. Pepe è uno spirito libero ed
•1 l«npo stesso fornito di sensibiiità
religiotta. Osservando che negli Stati prote,stanti il conflitto tra Chiesa
e Stato è cessato «senza che la coscienza religiosa si sia impoveritay>, egli
prospettava l’opportunità ohe i rappoiti Ira Chiesa e Stalo ricevano,
particolarmente nei paesi delTEuropa Orientale, una soluzione analoga a quella protestante; che gli
Stati, cioè, «favoriscano, senza persecuzione, le forme riformiate, o meglio la Chiesa nazionale, coma quella dei «vecchi cattolid-n, sciolta del
solo vincolo gerarchico a Ramai).
Badiamo bene: il Pepe non proponeva ne.ssuna forma di asservimento delle Chiese allo Stato: anzi
C8primi*Va eon pcrfelta chiarezza la
sua profonda ripugnanza per ogni
forma di «giurisdizionalismo», cioè
di ingerenza statale negli affari interni della Cliiesa. Egli dichiarava
con altrettanta chiarezza la sua avversione decisa per ogni forma di
anticlericalismo, o di «laicità» imposta dallo Slato: «Il socialismo è realismo^, scriveva «trova una società
religiosa; non sta ad indagare se questa sia religiosa o superstizione, perchè un’astrazione simile è pericolosa :
quando noi abbiamo creduto che in
Italia non ci sia altro che superstizione, potremo invece trovarci di
fronte ad un risveglio di religiosità
combattiva che non prevedevamo.
I socialisti perchè vogliono che sia
rispettata la loro coscienza, rispet
tano quella degli altri; quindi professano la più ampia libertà di coscienza e di culto....)) . Le sue aspirazioni in materia religiosa sono
dunque assai modeste: egli non pretendle di imitare Lutero, riformando
la Qricsa; si contenterebbe di una
soluzione «vecchio cattolica», cioè
di chiese cattoliche dirette dai loro
episcopati nazionali, e sottratte olla
dittatura anche politica del papato
Figuriamoci lo scandalo! h’Osservalore Romano del 24 febbraio, in
un lungo articolo firmato F. Rossi,
fulmina il disgraziato, che osa considerare il «vincolo gerarchico con
Roma)) come un» piccola cosa; ed
esclama con accento patetico: «In
queste tre sillabe; «a Romav, ci par
di sentire tutta la bell'anima italiana e romana del prof. Pepe...y>. Evidentemente, il papato è una gloria
nazionale italiana, e non è di buon
gusto dimenticarlo! Ma questo è un
Tallo personale del Pl-of. Pepe, che
non ha bisogno dielle nostre condoglianze.
Contro la soluziona
protastanta
Piuttosto dobbiamo osservare, che
1 articolo dell’Osservatore non perde l’occasione per elevarsi con virtuosa indignazione contro quella cosa mostruosa che è la «soluzione protestante» dei rapporti tra Chiesa •
Stalo; ed esce con questa trovala,
davvero originale, che il protestantesimo ha semplificato i rapporti,
«sopprimendo semplicemente la società religiosa)) cioè I» Chiesa E cita, naturalmente: «Arrigo (egli intende Enrico VIIl)c/te si dichiara papa ed Elisabetta papessa.)).
Cita inoltre, le Chiese di Sialo
col «Cesare paganamente tornatif
pontefice)) e il principio sancito alla pace dii Augusta (1555) del «cuiua
regio eius religioy> (l’articiolista cita
erroneamente: «cuius natio»); cioè
il riconost‘imento concesso ai pritioi
pi tedeschi di conservare la Riforiti.a
nei loro Stati, in deroga al principio
cattolico, secondo cui tutti gli stati
«Cristiani» devono essere «cattolici» ;
il principio della «religione di Stato», è appunto tipicamente cattolico! E via di qneslo' passo.
La nostra risposta
La nostra risposta sarà breve.
1) Tutti sanno, e lo sa anche l’articolista, che le Chiese Evangeliche
sono ben lungi dall’essere tutte chic.
Se di Stato : ma è appunto tra le
Chiese libere c lo Stato, che regna
sovente la migliore, la più libera e
riguardosa armonia e comprensione,
come negli Stati Uniti d’America.
2) Nonostante la preferenza che
come Valdesi abbiamo nettissima
per le Chiese libere, è semplice giustizia affermare, che i rapporti tia
''Chiesa e Stato, proprio nelle grandi
Chiese di Stato come l’Anglicam,
la Luterana germanica fino a Hitler
la Luterana svedese, o le Chiese riformat^dei Cantoni svizzeri se non
sono, in linea di principio, perfette,
sono quasi sempre state, e sono oggi si può dire universalmente, ispirate ad un grado di libertà, di rispet-~
to reciproco, di comprensione della
sfera di competenza della Chiesa come quella dello Stato, che non si può
nemmeno sognare sul piano del cattolicesimo romano; tanto che possono considerarsi modelli sia di coBciesza ecclesiastica, sia di onestà
statale; e questo è tanto vero, che il
problema se sia preferibile una Chiesa di Stato o una Chiesa libera ha
perso molto dfel suo interesse, ad esempio nella Svizzera, ove era così
vivacemente discusso nel secolo scorso, e si è fatto acuto soltanto negli
Stati totalitari, come la Germania
sotto il nazismo: tanto è vei-o, che
il valore delle istituzioni dipende
sopralulto dal costume politico; e
un’altra prova è che proprio all’ombra delle Chiese di Stato, nate dalla
Riforma, è fiorila la grande e libera
cultura protestante, degli ultimi bagliori della quale - ma saranno proprio gli ultimi ? - ancor noi vivìaino.
Orbene, è appunto a motivo di
quella atmosfera di riguardosa libertà e di reciproco rispetto, che tutti
i problemi pendenti tra Chiesa e Stalo - aiuhe quello scolastico - sturo
più agevoli, meno drammatici, trovano più facilmente una buona soluzione sul piano del protestantesimo;
e che proprio sul piano della cultura
può esistere ed esiste tra Stato e
Chiesa una eocell«ite e proficua collaborazione. Ma questo, i nostri amici cattolici lo comprenderanno
mai? Giovanni Miegge.
JÎpropos du îfêarmemeni moral
Il est certain que, de tout temps, les chrétiens ont été tentés d’abandonner le sentier héroïque de l’obéissance au profit d’un double chemin plus facile. Souvent ils ont succombé.
Le premier de ces (dtemins est celui de la Connaissance; l’arhre
de la connaissance théologique qui se suffit à dle-même, qui h est plus
moyen mais fin ,-c’est le glissemmt de la foi obéissante sur le plan ’de>
l'intellectualité religieuse.
Le second chemin est celui <f’un Mysticisme désincarné, d’un piétisme qui ne màtd plus sur le réél : glissement de f obéissance de la foi
sur le plan de la sentimentdké pieuse. Dans Vun et Vautre cas, il y a
trahison. Drame des gens d’EgUsel C’est pourquoi la classe ouvrière p
veisé dans le marxisme, parce que les chrétiens n’ont pas vécu leur christianisme- . (Chrift. Social).
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fa illusioni :
ifutti oggi parlano di {«dleralisimo,
wa pochi «mo dei veri federalisti.
9a tutti si auspica un nuovo organo
intemazionale, quale paniantea contro il risorgere cronico delle guerre,
ma pochi hanno idee ciliare su ciò
che effetlivamente auspicano.
Che cosa s’intende quando si au^ spica l’avvento dS un nuovo ordine
intemazionale? Quali dovrehhero
«eeere le condizioni essenziali di mia
vera comunità di nazioni? Quale posto vi avrà l’attuale Stato nazionale?
Ecco dei problemi sui quali non
è mai ozioso ritornare, purché non
si faccia deiraccademia. In un primo
articolo abbiamo cercato di illustrare il punto di vista sul futuro della
comunità internazionale di duo eminenti personalità viventi rispettivamente di qua e di là della cosidetta
«cortina di ferro»), l’americano Dulle® ed' il cecoslovacco Hrornadka,
l’uno repuhhliclanlo e cOllahoralore
di Dewey, l’altro comunista, ma ambedue <’ristiani. Divergenti in tutto,
in politica, in economia, anche in
teologia, ma uniti nella comune fede in Cristo, da entrambi ritenuto il
Signore de| mondo e della Chiesa»Discordia coiicors» dicevamo, dove
il «concors» non è opera d’uomo,
«opus c-peratiim», ma dono di Dio,
opera della Grazia. Ecco qui il preciso significato del movimento ecumenico, ohe ha voluto ad Amsterdam,
l’estate scorsa, «fare il punto» sui
propri antecedieuti e sulle proprie
prospettive. Ad Amsterdam non “si
è soltanto parlato delFunione delle
Chiese c della comune opera di testimonianza cristiana, grossi problemi che investono di comuni responsabilità anche le due grandi chiese
ortodossa e romana non piesenti colà per i noti motivi; ma si sono anche affrontate le altrettanto gravi
questioni delle responsabilità dirette cd indirette della Chiesa sui terreni sociale e politico. Ritornando all'esanie degli studi più significativi
del IV volume di Amsterdam («Tlie
i^urch and thè international Disorder», London. 1948) già in parte esaminato nel nostro primo articolo,
soffermiamoci oggi sulle conclusioni del Barone Van Asbeck -docente
di diritto internazionale a I.cidu in
Olanda .il quale in quattro luridissimi capitoli espone il carattere e la
organizzazione attuali della società
moudiah' e lumeggia Palleggiamento. il compito e la parola della Chiesa rispetto all’auspicato nuovo ordin<' della comunità delle nazioni.
Xt cause dei disordine
mondiale
Per il Vau Asbeck i| «discordia
concors», operante nell’woiknmenc»,
non può valere per il mondo delle
«azioni. Due sono le cause del disordine del mondo: da una parte le
profonde differenze, esistenti tra le
civiltà, le intuizioni, i punti di vista
c gli scopi dei vari conglomerali umani che a prima vista sembrerebbero lina fatalità, ma che per il Nostro sono Peapressione del «peccato»
di un inondo secolarizzato, che ignora o ha voluto calpestare i comandamenti di Dio; dall’altra la sete di
guadagno e di potere, che si manifesta in una sovranità farisaica o in
un nazionalismo arrogante con i suoi
monopoli economici o spirituali, che
proseguono entrambi i loro fini senza riguardo agli interessi e alle rivenditazioni dei popoli e senza la
pieoi:ciipazione di una giustizia superiore. Per questa epidemia dell’egoismo collettivo non c’è altro rimedio che nel ritorno alPohbedienza dei comandamenti divini e, )ier
ciò che concerne l’ordine temporale
■ella rdificazione di un sistema sociale, economico e politico «giusto»,
che nella vita nazionale come nella
società intemazionale «ì appoggi
sulla «buona fede», il «mutuo rispelto» e la «solidarietà», (pp. 68*69),
Quale sarà codesto nuovo si-stenii ?
Qui occorre sgombrare il terreno dal
poricolo di un troppo facile parallelismo tra la «oikumene» e l’atispi
calo nuovo ordine intemazionale. l.,a
Chiesa, l’«Unu Saincta», è una comunità sopra-nazionale per eccellenza;
non è stata creata dall'uomo, ma dall’intervento di Dio nelPeconomia
terrestre. Lo Stato non è fine a sè
stesso nò può stabilire la propria
legge, non è ohe lo strumento di Dio
per stabilire e mantenere un ordine
legale così nella vita nazionale come
nella società internazionale. Ciò non
vuol diire che, attuando questo compito, Io Stato possa dirsi cristiano:
per il Van As.beck non ci sono stali
«cristiani», nò S. d. N. o O. N- TJ.
«cristiano». Per il Nostro l’unico
fondamento di una società mondiale
risiede in Dio Signore di tutte le nazioni: qui non o’è posto per una so"
vranità autonoma, non v’è autorità
che meviiante la grazia di Dio. Lo
Stato non ha altro compito che mantenere l’ordine per proteggere la vita e la dignità delPuomo. La Chiesa
non può che ricordare ciò allo .Stato e lottare perchè gli Stati riconoscano m questa loro comune dipendenza dalla volontà di Dio e in queslo loro comune obbligo di difesa della dignità iinianu quel «(piid» prelegale che è la «conditio sine qua
non» di un ordine internazionale effettivo e operante (pp. 69-70).
Condizioni essenziali
Tre sono infatti per il Van Asbeck
le condizioni essenziali di una vera
comunità di nazioni ;primo, una
do ai fini e le condizioni; secondo,
una ferma somiglianza di seopi. di
alteggiaiiienti e di comportamenti
che trascendono gli interessi nr,/ionaii; terzo, una autorità cogente che
presa di posizione pre-legale riguaresprima questa solidarietà- Oggi queste condizioni essenziali non si sono
ancora avverate. Esistevano forse
nel «corpus christianum» mediorvale. Oggi assistiamo al fenomeno di
una giiusiappOfiziDm
.- • tra i quali non esf
che Itt'-reciproca dii
mime paura di mia
lettiva per via ati
11 Van Asbeck non
il mondo degli stati mondo duro e iraipersonale. si eawnpone di stati
nazionali impeis.,naU:'''idie si preocnipa&o irnanzì lutto dei propri in-^
tcrcssi. Essi però hanno.tm compito
magnifico e pieno di; responsabilità,
ma per adempierlo sivdevono mettere al servizio di cna^i^elà più estesa e, per servire inle^resei più elevati e più duraturi, d^yono cooperare
insieme in un sislc.iB*-alla cui bastvi siano ordine e h^j^Üta: ciò non
pu() avvenire che* m,UBa orgaiiizzüzione giuridico-istituzionale fendala
su un principio federativo. Una Federazione di stati, dpnqne, non mio
slato mondiale unitario .nuovo «leviathan» che schiacserebbe i piccoli stati e dislnig!?('rebbe tutto ci<) che
vi è di prezioso nella vita dei piccoli come dei grandi s^ati (p.57)Tutto ciò presuppone una ri.loirna
profonda del iliritto" inter-statale.
Il diritto internazionale come si jiresenta oggi non è l'espressione di lina coscienza comimevlormulala da lina autorità superiore,iUa riforma non
avverrà che a gradli|',parallelamente
al passaggio jirogressivo dallo stadio
attuale, puramente confederale, ad
lino stadio di lederalismo più aecenluato, dove eifeitifvameule gli stati vi partecipino solo alla'condizione
di'aver rinuncialo a parte delle i>rerogative dello stato nazionale, sovrano ed inilipcrdcnlc,,:^ Questa rinunzia. in nome di che cosa si efielluerà? Qui ritorniamo al punto centrale della questione. Quell’ordine picIc.galc, quel «quii!» anteriore o soggiacente o supci ioretalla vita degli
stati, che tutti amméttono come dato necessario alla vita della nuova
comunità delle nazióni quaPè realmente? “
La risposta che ei^ ha dato il \an
Asbeck è quella di un cristiano. Che
cosa ci dicono i non qristiani, liberali o marxisti ? .ValiiT« pena di indagare. v:ié
Giovanni Gönnet.
TIHTIiiti
D'im confrère fmnçuis :
Je me troutMiis chez un nmrehand d appareils de T. S- F. lorsque
une jeune femme est arriver et u dit un fxilron :
— Mon poste ne marche plus. Hier i! s'est arrite, pile, le suis catastrophée, car mon poste c'est mu vie.
Elle expliqua que. seule, elle écoutait la radio du nuitin au soir,
San s cette distrurtion sa vie serait intenable...
Comme le marchand répondait que lu réparation ne pourrait se
faire avant quinze jours, elle s'écria:
—Mais prêtez-moi, en attendant, un vieil appareil, pourvu qu’il
la.«»e du bruit.
aPourvii qu’il fasse du bruitlm Echo révélateur de nos temps barbares ou le bruit est sacré roi parce qu'on a souvent peur de. se trouver
en face de soi-même.
Ce n’eit pas la première fois que je me demande;
— Mai* pniuqiioi a-t-on tellement peur de se retrouver en face
de soi-même }
Est-ce pour ne pas entendre de.s reproches, pour ne pas voir le»
conséquences de nos fautes?
Morale par tro]) austère. Il ne faut pourtant pas cxagé'rer. Comme
tonies le» obsessions, même celle du «péché» peut ■être nuisible. Après
tout, nous ne sommes pas - pour la plupart - des fieffée» canailles, des
grands coupables, d'affreux criminels! Et ceux qui pensent ainsi ne
sont pas - de ce fait - meilleurs que les autres. Ils fatiguent inutilement
la grâce divine.
Je crois plutôt que nous n’aimons pas demeurer longtemps à tête
avec, nous-mêmes parce que cela nous ennuie, parce que nous n’avons
pas grand cho«e à nous dire, parce que notre existence est passablement
monotone, parce que, en un mol, nous sommes affreusement pauvres
d’enthousiasme et vides d'idral. *
Nous ne regardons pas en nous mêmes parce que nous n’avons
plus d’illusions, parce que nous sommes fatigués de vivre, parce que
nous n’aimon» plus la Vie.
Pour non» délivrer de la «hruitomanie», il nous faut utiliser non
seulement nos vacances et nos heures de détente du labeur quotidienNous aocéférerons le rythme de la «machine», nous nous efforcerons,
n<»n seulement, mais nous nous forcerons nous-mêmes; nous nous conlieindroiis (la chose est possible même en pleine mêlée) à la solitude et
au silène«!...
Alors - alors seulement, mais alors infailliblement nous rciicontrelOii» tout au fond de notre être un mystérieux personnage - éperdu,
troublé, pitoyable, ayant faim et soi# de justice et d’amour; nous retrouvefofls cl nous rahitnerone notre personnalité foncière qui - toujours, malgré tout et quand même - est à la reeherebe de la Vie svipe
lieur« et gowit dans l’attente de la présence de Dieu. , „ »* ,„
. , , , . , f. Henry Meule.
---- ...........--- -........
Quelques souyeuirs sur les Clos
et la vallée de Saint Martin
Nous avons publié, il ya quelques
semaines, des détails intéressants sur
4 Vaudois qui, plus d’un demi siècle
passé avaient eu leurs aventures pendant les guerres coloniales des Etats
Unis
Mais la lettre qui nous a com'mun:’qué ces événement contenait d’autres
souvenirs qu’il nous parait utile et
intéressant de pub;ier. Car nous so-mmes convaincus qu’il f^ut raviver la
flamme du souvenir entre les Vaudois
des Vallées et ceux de l’Etranger et de
resserrer les liens de fraternité spirituelle qui doivent toujours plus unir,
malgré la diversiîc peut-être de nos opinions politiques et sociales, et malgré, -hélas! la diversité des langues, qui
est plus nuisible qu’utile à maintenir
et à renouveler l’union des coeurs.
Et à notre 'avis, un des meilleurs
moyens qui soient -encore aujourd'hui
à notre disposition dans ce but, est -celui de donner la parole à nos journaux,
le plus souvent possible, des deux côtés
de l’Atlantique, pour qu'ils donnent,
des nouvelles qui puissent intéresser
toute la famille vaudoise.
Aujourd’hui le français, est encore
lu et compris, d’un côté et de l’autre
de rOcéan. au mo'ns par la génération la p.us âgée. Qu'en sera-t-il demain? L’avenir n’est à personne: sachons donc profiter du présent et des
occasions qu ils nous offre. A demain
pourvoir,! l’Eternel.
Vers la fin du siècle passé
En .sortant de la Pérouse, le vieux
chemin de la Vallée de S-t Martin passait le Ciuson sur le pont de S.t Nicolas qui était alors en, bois, et tournait
ersuite à droite, jusqu'au Rian, derrière la fabrique de pâtes de M. Long.
De là il reprenait la direction vers l’ouest, tournant derrière le cimetière et
ensuite devant l’Eglise vaudoise du
Pomaret. Longeant un peu plus loin la
bâtisse de l’Hôpital, la maison des Professeurs et l’Ecole latine, :V traversait
tout le village, ramassé au pied de la
colline du Peui, jusqu à la grande maison de M. Coucourde, à l'extrémité
occidentale du bourg
Du Pomaret jusqu’au Malpâ, le tracé
ancien été suivi par la route actuelle,
dominée par les vignobles jadis célèbres des Ramie aujourd’hui détruits
par le phil'oxéra et -envahis par les ronces, l’absmthe et les orties.
Un vieil après le faux-pont, la route
se dirigeait, en montant légèrement,
au village de la Lauso. passait entre les
maisons et les rochers par lequel elles
sont abritées et protégées, et se portait
droit an pont de Batril. entre des vignobles il droite et les prés du bas de
la vallée à gauche.
La porte de la Vallée
kl la route traversait le torrent pour
suivre, comme elle fait encore de nos
jours, la droite de la Germanasca, jusqu’au grandiose défilé qui est comme
la porte de la Vallée ; limité à gauche
par le tertre du fort Louis et à droite
par la niajeusteuse paroi de la Bâtie,
qui surplombe le torrent là où la route traverse le pont Rissut.
Les deux tertres imposants on été
fortifiés dans le passé, parce qu’ils protègent et défendent toute la vallée de
S.t Martin. Le fort Louis est très ancien et remonte au XVI siècle- Il .'-'.va-t
été bâti, comme les autres forts des
Vallées, un-îquement dans le but de
contenir les Vaudois dans leurs montagnes et de les y surveiller ; quelquefois même de les y harceler.
Le fort Louis est à la droite du torrent,
la tour de la Bâtie à gauche ; ensemble
ils constituent effectivement les deux
gonds sur lesquels s'ouvre la porte de
la Vallée de S.t Martin : vallée qu’un
bel esprit, ou plutôt un méchant esprit,
vaux qui ont été faits pour assainir le
terrain. Ce qui pourrait faire supposer
que l’endroit ail pu être'jadis un petit
lac, dont l’écoulement complet ries
eaux s’esi rendu difficile. 50 ans passés on y chassait encore des bécasses
et d’autres oiseaux aquatiques, de nos
jours complètement disparus
Le pont “ Raut„
Des Echassiers la route continuait
jusqu’au pont Raut que d'aucuns disent avoir était construit par ordre de
Napoléon- Le pont était une curiosité, car il était remarquablement plus
élevé au centre, ce qui explique sa
dénomination, qui serait autrement
inexplicable. Quand l’on construisit le
pont actuel, vers 1888 ou 1889, on mina le vieux. Mais jl était si solidement
bâti, qu’il fallut y placer trois mines
abondantes et produire leur déflagration presque simultanée. A la troisième explosion seuJement la vieille mais
solide cc-nstruction précipita presque
entière dans le lit de la Germanasca :
elle dût être successivement détruit®
à coups de mines pour débarrasser le
cours du fleuve
La charpente du nouveau pont avait
été préparée et mise en oeuvre par un
Gédéon Rourious, de Combegarin, qui
avait travaillé plusieurs année-s à de
travaux semblables en France.
Les Clos d’en bas
Après quelques tro s ou quatre cents
mètres, la route s’éloignait un peu du
torrent et traversait le petit village des
Clos d'aval, où depuis des siècles s’étalent établis les Vinay, desquels sont
issus tous les professeurs et les pasteuri
qui ont illustré chez nous, dans ce dernier demi siècle, ce nom de famille, et
dont un représéntant, expulsé des
Vallées à la su’-te de la révocation de
PEdit de Nantes, passa en Suisse et s’y
établit avec sa famille, de laquelle est
sorti, comme il est désormais notoire
à nos lecteurs, l’illustre écrivain suisse et le grand chrétien qu’a été Alexandre Vinet
Outre que par deux familles Vinay,
le village ¿tait habité, 50 ans passés,
par des Malanot. Les autres bâtisse«
étaient ae simples ciahot. qui servaient
d’habitation temporaire aux habitants
de la haute montagne, propriétaire«
des vignobles de la région : pendant le
temps qu’ils travaillaient à leurs vigne»
ou qu’ils transportaient leur vin, avec
des outres, du bas de la vallée à leurs
demeures ■ aux Frais, à Kodoret, aux
Fontaines, à Salse, a Massel, à Maneille.etc-,.
A peine dépassés les Clos inférieurs,
la route arriva t au Set du moulin, passant devant le ciahot d un 1 ton de Salse ■ le père de M.r Barthélejni Tron,
qui fur r<indant plusieurs lus'tres pasteur des Vaudois de New York et qui
est mort il V a quelques années seinement.
La Bouteille
Avant d'arriver aux Clos d'amaunt.
on laissait à gauche les maisons ou
plutôt les ciabot de la Botiteillo, avee
un gros pressoir cominun, et ensuite
le pré de la cure qui permettait au pasteur Jalla (qui desservit cette Eglise
depuis 1849 jusqu à 1873) de tenir
une vache pendant toute 1 année- Son
écurie était la plus propre et la plus
spacieuse des Clos, et réunissait s<>uvent, pendant les longues soirées d’hi- •
ver, toute la jeunesse du village ; îea
Menusan les Ferrier -et les Jachia;
juifs ces derniers; mais dont la maman
était une Feyronel, Us avaient à-peuprès tous le même âge que les fils du
pasteur Jalla, un desquels. César, ouvrit plus fard une horlogerie à Marse llet tandis qu'un autre. Joseph, s’expatria lui- aussi dans la même ville,
a dit ressembler à un vieille femme qui r niais sans aucun métier et avec i>eu
^ .K a»»« MAf* en ' J ^ ^ 1a 4»nA»rA,i‘1 T A TAt*À fin
se défend facilement par sa laideur.
Mais laissons là le rustre calomnia
teur de notre pittoresque vallée, même si un peu sauvage, et retournons
sur la grande route, au pied du fort
Louis,
Sorti du défilé, le chemin conduisait,
et conduit encore aujourd’hui en suivant à-peu-près le même tracé de Panoienne route, à la grange des Eiciassie, sjse sur une roche solitaire dominant les, prairie« avoisinantes. Le pré
au sud du chemin est encore aujourd’hui très marécageux, malgré les tra
d’entram pour le travail. Le pré du
presbytère était orné de deux gigantesques noyers, qui constituaient le repaire favori des herthes une espèce Je
geai aujourd'hui complètement disparue
de la vallée de S.t Martin.
Dans les souvenirs de M.r Peyronel,
ces oiseaux abandonnèrent les Clos après que ces deux énormes noyers, lors
d’un vent très violent, «'écrasèrent
l’un su,' Pauirc avec un fracas épouvantable, un dimanche matin, pendant
que le pasteur tenait Pécole du dimanche au Temple des Clos. p. p.
3
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LEiCO DELLE VALU V^ALDEiSi
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LI DI A POET
Anche i gioriudi quotiduini lianno segnalato <ti primi di questo mese la sua scomparsa: ormm novantaquattrenne. Lidia Pfoet, viveva da
lunghi anni nella quieta solitudhnc di Diomo Marina; ma nel passetto era
stata una figura di targa notorietà.
Era stata irw/lffliti, in Italia, la prima donna italiana che aveva ottenuto ¡la lemrea in legge, aH’Università di Torino, eÌopo studi hrillofir
ti e ciò sin dui Giugno 1881- Si presentò edlora il problema detti’inserimento nell’albo e nel 1883 il Consiglio dell’ordine accolse alla unanimità la sua domcàida, ma avendo il Procuratore Generale fatto ricorso
eontro questa novità òhe permetteva alla donna di indossare la toga.
In Corte di Appello: proclamò l'inesistenza del diritto per le dorme di
essere iscritte M’cdbo degli avvocati, e questa tendenza fu riconfermata dalla Cassazione hà quSe, però prese atto che giornalismo e riviste'
tecniche e personalità del mondo giuridico avevajio appoggiato quella
iscrizione, quale segno di progresso e riconoscimento dei diritti delld
donna. Ma fu solo nel 1920 che finalmente la méta fu raggiunta.
ógni opera benefica l'interessò e sopratutto nella guerra 1914-.18
essa si prodigò, con un lavoro cosi intenso' da risentirne nella saiute,!
per l’opera di assistenza ai militari, ed ai Colpiti dalla guerra. Ed in
questa opera benefica ella fu ispirata sopratutto dal canto della Carità
che PApostolo Paolo scrisse nella sua prima epistola ai Corinti l^cup.
XII) c che essa amava rileggere e sentire rileggere, specialmente in questi ultimi tempi della sua vita. Per lunga consuetudine essa metteva
da parte ogni mese ima data somma che p<n impiegava-in. beneficetvza,
per lo più anonima, perchè essa ricordava che Gém aveva detto die Ut
sinistra deve ignorare quello che, nel cmnpo della carità, compie la
mano destra. ■ -'iv!.
L impossibilità di darsi interamente allo prófessione di avvocato'
non allontanò, però, la dottoressa dagli studi giuridici e dòli’attività
legale; essa continuò a collaborare col fratello, avvocato a Pinerolo, e
sopratutto si interessò ¡dei problemi di criminologia e di tutti i problemi riguardanti la donna- Fu dtiamata continuamente a partecipare a
congressi giuridici e penali, sia in Italia che all’estero, molte volte iA
fu relatrice ed a varie riprese rappresentò in essi ùìfficialmente il governo Italiano. E questa sua funzione ricordò il Consiglio dell’ordine- degli avvocali e procuratori di Tori-no quando, all’annunzio della jskt«
morte, votò all’unanimità un indirizzo in cui «ricorda con reverente
runpianto la dbcana del Collegio avvocatessa Lidia Poet, insigne inlerprele della rivendicazione della donna nella missione professionale
( nelle riforme giuridiche e sociali».
In questi idtirni temfn, ormai sofferente e grandemente indebolita
nel fisico, ma perfettamente lucida nella mente {fino olle ultime settimane ella continuò a ''Scrivere con la sua calligrafia perfettamente pitida e sicura, e conMnUò a leggere ed a scrivere senza occhiali) ella infermava di poter guardare serenamente alla sua dipartenza poiché da
lunga tempo aveva IproiMdo la sua pace in due versetti che aveva impaA
rato quando andava idla scuola di quartiere a Traverse, nelle Valli Vaidesi, e citava le parola del Salmo 124 : «il nostro aiuto è nel nome dell’Eterno che ha fatto i oieli e la terra» e le parole di promessa divina
che Paolo ricorda nel cap. XII della II ai Corinti : «La mia grazia ti
basta...». E spesso rit-omava col ricordo al tempo passato nel suo villaggio di origine a Traiierse di Ferrerò, nel cui cimitero ha voluto ritomtve per essere, tumulata nella tomba di famiglia.
E alle Valli e alla Chiesa Valdese è sempre stata affezionata anche
se buona parte della sua vita essa trascorse fu)ori delle Valli, spésso irli
nmhienti in cui molti avrebbero facilmente dimenticato Ut laro origine. Anche se, lontana da una comunità Valdese essa viveva naturvlmente un pò alla periferia della vita ecclesiastica, hta però sempre voluto continuare ad essere iscritta alla Chiesa di Pinerolo e a Diano -e dovunque ella visse sarà ricordata a lungo da Coloro che l’hanno^
conosciuta, perchè istintivamente Hanno appreso ad apprezzarla e ad,
untarla. , , ' A. R.
Còrsi esli¥i di lingiié
• cultura Italiana
forestieri ' ^
I€SI
Caraslla di Bibbie
Messaggio
ai Fraielii separali
I cattolici tedeschi, riuniti a Magonza in OvCgsione della 72“ assemblea geserale, .^i sentono spinti a rivolgere un
messaggio ai fratelli separati. L’oppresÌf «ione sofferta in comune, ha fatto na^"«cere fa d; noi un sentimento di,solidanetà che ci riempie di gio.a e di spe'",.ranza. Si è così formata una nuova atmosfera di fratellanza.
Vicini gl; uni agli altri nell’opporci
- .alle potenze che vogliono distruggere
nelluoiiK. l'immagine di Dio, ci sentia...mo uniti dal v.'ncolo dell'amore, che è
^pronto a ricevere Cristo .stesso nei polveri. nei senza patria, nei derelitti. La
.nostra volontà e la nostra speranza sono sostenute dalla colaborazione di tutti i¡Cristian; responsabili nel lavoro di
tiotigani/zazione sociale del nostro popolo e nel lavoro della Carità. L’amo, ™ di Cristo ci costringe.
Pensiamo particolarmente ai soccor
ricevuti nelle regioni della nostra
,-patria, un tempo quasi esclusiv.ìmente
.■protestanti, ed in cui, in seguito al mo.^..Timento di popolazione del dopo-guef, Ta, si è formata una forte diaspora cat'' tolica. I cristiani evangelici, pastori e
laici, hanno messo spontaneamente a
.nostra disposizione chiese e luoghi di
culto e d’istruzione, non solo, ma. con
: numerosi servizi personali, hanno an. die sostenuto i preti cattolic nel loro
^ticoso compito.
Perciò oggi vorremmo ringraziarli
ni tutto cuore e pregarti anche di non
. Wancars; di questo fratorn i se'vizio
Pregniamo per poter sostenere la
■' prava della testimonianza di Cristo ai
^rni nostri, affinchè ci sia concessa
la grazia di veder spa-ire la scissione
ndlt fede, fonte di tante tentazioni e
disgrazie per il nostro popolo, in Gesù
Cristo, nostro Signore, che ha voluto
t che fossimo tutti Uno nella sua santa
i.Chiesa. (Réforme - trad. L. M.
Di recente alcuni geologi hanno affermata e provata, l'esistenza, in pieno
Sahara, di uno strato d'acqua sotterraneo, profondo . e inestinguibile, che
potrebbe portare vita e abbondanza a
molte contrade deserte.
Noi cristiani, siamo simili ai nomadi
che vivono di stenti fra sassi e rovi. Ci
basterebbe scavare abbastanza profondamente la asorgenie sotterranea)) dell'amore cristiano e dell’Unità, che non
conosce frontiere e alla quale tutti i popoli della terra hanno diritto di attingere largamente e abbondantemente.
Lo ripetiamo ancora ■. il grande compito dei cristiani non sta nel costruire,
con difficoltà, una Unità irrisoria, ma
nel riconoscere pienamente la realtà
di questa Unità e (^manifestarla al mondo))- Soltanto nel segno dell'Unità, tutti riconosceranno che siamo veramente
i discepoli di Gesù Cristo. (Giovanni
IX - 35).
(Christi au XX siècle trad. L. M.)
Per milioni di uomin:, l’unica possibilità di conoscere Gesù Cristo, consiste nel leggere la sua storia, dove lo
si incontra faccia a faccia.
Uno dei maggiori compìfi che s’i'mpone al Protestantesimo mondiale, sia
esso volente o nolente,* è di portare
a tutti i popoK della terra Tiivangelo
nella loro lingua materna^ un Evangelo che «non sappia di:Europa)). L’esempio fu dato dalla pipcpk e intrepida chiesa morava : ,1732, dieci
anni dopo la sua fondazione, i primi
due missionari, un vasaip ed un falegname, erano all’opera'fra gli schiavi
negri di San 'Tomaso nelle Antille.
Quindici anni più tardi ¡'Moravi avevano attaccati il tntìndo'pagano su diciotto punti in una sola volta ; 18 paesi,
18 lingue! ' ‘
.Ai giorni nostri, la Bibbia è tradotta e pubblicata mter-ame «e o in parte, in 1095 lingue. (La iBibbia per intero in 185 Ingue 1 Nuwo Testamento in 241 gli Evangeli in 669).
Le società bibiche hanno diffuso più
di un miliardo d esemplar
Non è poSvSibile descrivere in poche
parole il lavoro faticoso ed enorme che
rappresenta una sola delle 1095 traduzioni. Si rimane meravigliati di fronte a tanta scienza e tanto ardore, di
fronte ad una così autentica sollecitudine di ubbidire a Cristo.
Oggi le Sacre Scritture giungono,
nelle loro lingue tanto agli Esquimesi
delle terre artiche, quanto a; Maori
della Nuova Zelanda o ai Peruviani.
I colportori percorrono le pianure
della Cina, salgono f pendìi dell Immalaia, attraversano la giungla dell’India, i deserti africani o le foreste bagnate dal Rio delie Amazzoni. Ovunque essi sono all’opera.
(La Vie Prot. trad. L. M.)
Libreria Evangelica di Torino
Si comunica, all© Unioni Giovanili
ohe ixifcrehbero avervi interesse, ohe
la Libreria Evangelica di Torino (via
Pirincipe. Tommaso, 1) spedisce, contro
versamento del preazo «di copertina,
in L. 150, ili dramma «La torre nel
pollaio», di Vittorio Oalviino. Inviare
rimporto su] C. C. P. 2/34841, intestato a T. Balma.
La, stessa iLibreiia~è depaisitairia per
ITtal a della rivista teologica detta
((di Straslburgo.)), lìcvne d’histoire et
de phiìnsnphie religieuse.. Prezzo di o/
gnj copia, L, 300. Ablionamento per
pa.stori e studenti («per l’anno 1947,
J’ultmo in corso di pubblicazione),
L, 600 annue.
m ^1^^ ^11^11^ m
P: INISBET; Ala il Vangelo non dice
COSI (Catechismo polemico) e in vendita
presso l’autore o alla Claudiana.
Il CrlBllanl
-W' /I
'Cattolici e protestanti, serviamo lo
flesso Maestro. La stessa Parola è letta
,helU nostre case e nelle nostre chiese.
'^Adoriamo lo stesso Dio e Padre.
Fra lutti quelli che amano Gesù Cri..¡Mo e vogliono servirlo, l'Unità esiste,
profondità ed in potenza. Noi dobbiamo dunque soltanto «costruire» questa unità Ci è stata data, una volta per
'Sèmpre, da Gesù Cristo, il nostro compito sta nel renderci pienamente conio
'^éUa sua «realtà)) malgrado ogni ap'Ptrenza contraria. malgrado tutti gli
tffori teologici t i maiintesi storici,
blalgrado anche le nostre critiche e il
pOstro orgoglio intellettuale, quest» Uesiste, intensa, profonda, fra tutti
i cristiani che si sforzano d’essere fedéli a Gesù Cristo.
Nel ^(.assato' la nostra st irii|va fu
ricca di opere polemiche; basti rioocrdarela «eriedi monografie del De Sane
tis, i libri del Gay, del Riibetti, del
Moreno e«c. senza contare quelli del
Gavazzi, dolio Scianelli, del Beniatto,
che elrbero forte influenza anche nei
«ostri ambienti. Poi per lunghi anni la polemica fu in ribasso, solo alcune opere antiche furono ristampate,
ma peir lunghi anni mancaffono le produzioni nuove. Da qualche tempo si fe
risvegli.ito Pinteresse per la polemica
e sono state pubblicate in questi ultiwi: anni alcune brevi monografie, di
c,«irat(ere speoi a luiente pofxrlare, anche se non prive di valore, come opere culi tur a li'
Un nuovo volumetto si aggiunge a
questi, opera del Pastore Nisbet che
ha avuto .la,ge,nia]e idea di presentare
la sua discussione polemica sotto for
ma invaka nei catechismi, cioè quella
della domanda e risposta. Lo «cope
preciso dii que^rto opusooilo è quello dì
dan'e. agii e'vangelici un manuale »«iipliee © pratico che possa essere messo
anche nell© mani dei catecumeni. E lo
scxrpo c stato ottenuto In una serie
di <17 piccoli capitoletti sono trattati i
principali punti di controversia fra
il protestantesimo ©d' il cattolicesimo.
La forma semplice, seriamente documentata fanno di questo piccolo catechismo un ottimo mezzo per far
conoscere i punti deboli del cattolioesimo romano, per pi’ecisare di fronte
ad essi la nostra posizione protéstente. L’autore giustamente precisa che
il suo lavoro non è espressione di sterile anticlericalismo; si demolisce solo quello ohe è suiperstruttui a allogena
del Oristianesirao e ohe quindi diven
ta un ingombro allo sviluppo di una
»ama vita spirituale; si giudicano 1«
dottrine e si oonibattono quando si
consideoano ea’rate, sempre rispetto
agli uoimini che le accettano.
Avremo volute forse vedere trittafi
con maggiore anipiezza certi punti
forni,cimentali del cattolicesimo, per esoinpio la dottrina sulla Chiesa : forse, »are!)>l)ero state utili citazioni ui'ficiali di fonte cattolica pei' convalidare rc«atle.zza del riferimento (poteva
<s)«ere font© molto sfruttata in questo
senso a «Dottrina Clristiana» pubblicata per ondine di Pio X) ; ma pensiamo' eh© questo potrà essere fatto
nella sfionda edizione, poiché il volumetto merita dj essere molto diffuso,
e non tolo nelle Oh ©se di Evangolizzazione, ma an<4ie alle Valli. Auguriamo quindi che presto il Pastore Nisbet
possa riveder« il suo lavoro ìb ristia d*l
la .sua ristampa. J. M.
LE CATHARISME: Déodat Roché ,
Toulouse - Institut d’Etndes Occitanes.
11 R.UC Fermât, 1 vol. in 16’, 208 pair.
200 fr.
Un© des pages les plus émouvantes
de l'histoire du Christianisme est, certes, ceille d© là «d;sparitioiX)>, nous
dirions aujourd'hui de ((l’épuratâon))
des Albigeois, uri des nombreux ap.pellatifs que les Cathares ont pris dans
le développeme'iit de leur mouvement,
dans la France méridionale. Lear
sort est trop connu dans nos Vallées
où mainte «chanson ancienne», if y ,i
quelque 50 ans, rappelait les gestes
effroyables de Sim.on de. Monfort, pour
qu’il soit néeessadre d’entrer dans quai
ques détails. Qqant à leur rapport
avec les Vaudois, depuis qu’Emile
Comba a fait I© point de la situation,
toute confusion entre les deux mouvements semblé bien être impossible.
La bas© doctrinale du mouvement cathare avec ses typiques caractères manichéist© n© peut se confondre avec
l’aotion pratiq^ié, fondàmentaleiment
biblique 'des 'Vaiutdois. Un rigide dualisme de dérivation manichéenn© en
effet est, le fondement dé la doctrine
cathare; la morale la plus rigide en
est une logique conséquence avec je
mépr s, disons mieux avec la haine du
monde, qui va jusqu’au suiciide vol m•
taire, «endura», particulièrement répandue parmi les Albigeois. La division «ntre «parfait«,) et «croyants» permettait une strict© (^ervauoe des régies, et réservait le « consol Mnemtum)),
le don du Baptême de l’Esprit, seulement an yéritabtle croyant.
Que BOU* apporte 4» nouveau, dga*
0« doMaiae, 1© livre d* M. D. Roehél
dotto gli auspici dei Collegi* V«l--’
dese di Torre Pollice, l’antico y ■*•
to Istituto di cultura delle Valli Val» ';
desi, sarà organizzata in Torre. Pellicé, durante il pfoaaìino, mese d’agosto, uióa seri© di Corsi Estivi H
Lingua e di Cultura Italiana per Forestieri, che intendono impratichirsi^
nella lingua e-nella cultura italiana. ’
I Corsi naturalmente acquìsterana*
un «arattere particolare deirambcente delle Valli Valdiesi, l’unico ad essere nello stesso tempo profondametté
te italiano e nettamente protestante,
armonizzando elementi essenziali di
civiltà italiana e ispirazioni e tradizioni evan,geliche radicate e formate in 8 secoli di storia gloriosa.
I Corsi si riferiranno ai seguenti
argomenti : Lingua ludiana (lezioni
elementari preparatorie e lezioni di
perfezionammto) Cultura letterarim.
Cultura geografica e stòrica. Cultura
artistica. Cultura Musicale, Cultura
religiosa storica-filosofica, riguardali,
te le correnti e le attitudini religiose
in Italia.
I Corsi, impartiti da Inseganti
competenti nelle singole materie, p*r
tranno essere svolti in italiano, in
francese, in inglese, secondo le conoscenze e possibilità linguistiche degli allievi. Esse si svolgeranno durante quattro settimme, tra il 1 ed,
il 28 agosto. Nelle serate avrana*
luogo Concerti, Letture letterarie.
Proiezioni luminose artistiche. ©gni mercoli^i saranno organinzat*
gite ed escursioni sia nelle Valli Val»
diesi, sia a Torino, nella Valle d’Aosta eoo. Saranno messe a disposizione degli iscritti un’ampia Sala di lettura e di studio, fornita di libri di ¡
consultazione, giornali, rivide nelle varie lingjie, e le due ricche Bir
blioteche, in orario da stabilirsi.
Naturalmente ai Corsi, alle escursioni ed ai trattenimenti serali potranno essere ammessi villeggianti c
cittadini del luogo.
Alla fine dei Corsi verrà .rilascia- ■
to «n diploma di frequenza ed even»
tüálmente saranno fissati esami di
lingua e cultura con relativi daplomi.
A richiesta degli interessati, sarà
provveduto all’aZioggio ed alla pensione completa in Toitc Pellice.
Per qualsiasi informazione circa i
Corsi (programmi, orari, tassa d’iscrizione eco) e circa le condizioni '
dell’alloggio e della pensione, oc- '
corre rivolgersi aìVVfficio amministrativo dei Corsi di Cultura - orrss*
la Libreria Claudiana - Piazza dellà
Libertà - Torre Pellice.
Attilio Jtdla
Disons tout de suit© qu© c© livre »’esk
pas uine «histoire» du mouveniienfc ç»r
thar© ou des Albigeois. O’est plutôt, ’
noua semble-t-il, une interiprétatio»
spiritualisté, riche <d’intérêt, qui a
souvent l’allure d’un plaidoyer en défense des glorieux martyrs: c’est à
dire une lectur© intéreasante.
M. Roché a voulu réhafojlitea' le*
Albigeois, si l’on peut ainsi s’eixprimer, des noirs soupçorm qu© les inquisiteurs ont répandu sur eux,dans le® procès - verbaux des interrogatoires,
qu© les archivistes ont conservé pour
la plus grande joie des historicars.
C’est ainsi que notre auteur s’efforo«
de démontrer qu© l’«endura)) et certaines pratiques quelque peu outrée» î
n’étaient pas aùiwi répandues qu’o«
l’a «ru jusqu’ici; il s’efforce d© présenter le oathariaroe, dans son essenos,
brutalement, ootnin© organisme, mais
toujours vivant dans la pensé© chrécomme un pur christianisme, détruit
tienne: “W. Monod? Schpréî eco.
Il serait tout au moins hasardé d*
dire que M, Roché ait réussi à résoudre Ce grand problème; mai* il a sa
le présenter avec Chaleur et avec un*
documentation' presque toujours d*
première main ainsi qu© 1« témoignent les nombreux documents et. oosffl'
mental res qui conatituent, à esux seuls,
à peu. près les deux tiers du livré.
Qu’il nous soit donc permis de souhaiter à çe volume un bon suooés, car
il est bon, aujourd’hui pkiB que jamais, de ne pas laisser s’éteindre Is
souvenir d© ceux qui ont su saorifier
l.eur vie pour être fidèle à leur idéal.
m..
4
L’ECO DELLE VALU VALDËiSi
■ A
La voce delle Comunità
àNÓROGNà (Capoluogo)
Domenica 13 corir. la mostra Qoanu»ità ha avuto il privilegio di i-ioevore
la visita di Ohiesa da pari©"del Capodistretto Pastore Alberto Riipoa- iEgli
àa rivolto Un messaggio ai bimbi della Semola Domemiéaiie' del Oapoluogo; m seguito ha preaieduto il cmlto
spiegando in modo vivo ed attuale la
parola «A ciascuno è data la mani
feetatzione dello Sp.rito in vista deirm
tóle ©oamine» (I Corinzi 12; 7).
Dopo la predicaizione è ©tata dichiarata aperta l’asBemlblea di Chiesa re'
golarmente oomivoeata *e si è avuto uno
•cambio di idee sull’importantissime
argomento della collaborazione laica
nella Comunità. Hanno preso la paro
lia un membro di 'Chiesa eul il Pastore
locale.
Esaurito in tal modo l’argomento,
l’assembilea passa alla nomina di tre
Anzian:. Venivano rieletti rispettiva
menit© per i quartieri dei Joundacs e
del Capoluogo gli Anziani sigg. Lui
g' Malsn (Ciabae) ed Alessio Rivoira
(iStringats) ; per il quartiere dei Pons
veniva eletto il signor Giovanni Gay
dou ( Pons) ; tutti queeti Anziani venivano eletti con buona votazione. Ci
Tallegriamo di poter contare sulla loro fattiva collaborazione.
Nel nomenggio ebbe luogo una fraterna riunione al 'Oapoluogo con la
■ partec pazione del Concistoro de] Capoluogo e di una rajppresentamza dei
Concistori del Serre e di PcadeJtorno; in questa riunione si esaniiuò la
'nuova s tuaaone creatasi in seguito
al mancato invio di un Pastore al Serre e si auspioò ohe questa 'ituazione
«on si iprobraesse oltre il prossimo Sinodo.
Ringrs«ij;no il n^istrc Cap'-distretto per la sua visita e ci auguriamo che
il messaggio rivoltoci laia da noi seriamente meditato e predicato.
Il nuovo Anidano dei Pons è stato
insediato ne] corso del nostro culto
del SO marso. «. n.
MASSELLO
Si è spenta a Brualacomba, in età
di 79 anni, Tron Emilia nata Mieoi.
Vedova da molto tempo, cessa aveva
eoo oora^io affrontato le prove deQia vita, poi,\lopo una lunga malatt'a,
•e n’è an-data presso il Signore, sorretta 'dalla fede dei credenti provati
ma trionfanti.
Ci giunge notizia da Anti'bes (Francia) della, morte improvvisa di Tron
Giorgio^ dj Giovanni, nella fresca
di 19 anni, lasciando un dolce ricordo
della sua giovanile affabilità e del suo
buon sorriso.
A tutte le famiglie colpite da quesM lutti, noi esprimiamo il nostro .simpatizzante affetto, affermando le spe.
ranae eterne dèi credenti.
PINEROLO
ha, nostra 'Chiesa ha avuto la gioia
«d il beneficio di essere visitata ultimamente da due Pastori venuti da
fuori; il Past. Paolo Baine) da Brescia
sd il Sovrintendente Alberto Ricca, da
Torre Pellioe. E Dio ci 'ha concesso di
contemplare più volte nel nostro temp*e delle belle, nu'mercse ed attente
awwmbl'ee.
Il 20 marzo, il Past. Sosia ha iniziato il «uo lavoro in mezzo a noi rivclgendosi agli alunni della Scuola Domeni’cale; ha poi rivoCIto un forte, in•isivo messaggio alla ioomunità raccolta nel tempio e, nel pomeriggio, ha
asueora parlato ®on profondi accenti
¿i fede c oon giovanile enitusiasiM« ab
la gi-oventù della Chiesa, riunita«! a
Pinerolo. Infine, lunedi aera, 21 marzo, egli ha fatto una oonferenza su
questo argomento : nAl di là del siparion. L’attualità del titolo, annunziato
oon manifesti 'nella città, e Vinitcresse
delbaTgomentó hanno fatto affluir*
nel tempio,-oltre ai Valdesii, una vera
folla 'di estranei i quali hanno letteralmente stipato il tempio- ed hanno
ascoltato la solenne proclamazione del
la vit» «oltre il sipario», iin virtù della fede in Gesù Cristo, vincitore della morte.
La visita del Pastore Paolo ®osio
sarà da tutti ricordata con riconoscen
Il 00 marzo, la comunità ha avuto la
«visita di chiesa». 11 Sovriu-tendentè
del I Distrétto, Pasta?-e A. Ricca, ha
rivolto ia sua 'parola innanzi tutto
alila Scuola Dewnenicale; nel culto, il
suo messaggio oristinno ha posto Taooento sulla responsabilità di tutti, nel'
la Ohi-eaa, in vieta «dell’utile comune»
ed è stato seguito da un caldo messaggio del Dott. Italo Mathieu, Vice Presidente 'della Gammiasione Distrettuale. Nel corso di una riunione pomeridiana 'del Concistoro, il Pastore, l’anziamo E. Bahna, il diiacono E. Godino, hanno offerto al Sovrintendente
una visione della vita ■della comunità,
nel campo spirituale e finanziario; ed
infine, alle ore 16, il Fasi. Ricca rivolgeva un buon messaggio di riconoacenza e di faioitamento ad una cin
quantina 'di «responsabili» nella vità
- del)]« Chiesa, convocati in fraterna e
luìnefica riunione.
Martedì sera, 22 marzo, il Sovristendente ha aaTOora presieduto la riuliiouc a S, Secondo.
Ringraziamo Di© d’aveic. dato queste giornate benedette e ripetiamo ora
l’esortazione apostolica:- uState saldi,
incrolluhili, abbondanti all’opera del
Signore, sapendo che 'la nostra fatica
non è vana nel Signore».
Un lungo corteo ha accompagnato
nel cimitero- 'di Brioherasio la salma
di Geymonat Luigi, deceduto in tragiche circostanze, alla Gio-ietta, iil 1
■marzo.
Alla famiglia colpita dal lutto diciamo ili nostro cristiano incoraggiamente.
E’ stata presentata a] battesi'ino :
Belli Serenella .I/?>iodi Giovanni e di
Gaeta Mirella, il 8 marzo.
«Lasciate i piccoli venire a me» ka
detto Gesù. 1
Tipografia Alpina
L’adunanza 'dei aottosorittori azionisti e simpatizzanti -della nuova Tipografia Alpina, ohe era stata fissata per domenica prossima, è stata l'imandata ailia domenica seguente, 3 a'
prile, alle ore 15, nella Casa Unionista. Tutti gli inter«sati vi sono cordialmente invitala. Coloro 'che, intendono ancora versare le loro quote di
L. 10000, partecipando a questa iniziativa, sono pregati di farlo al più
presto presso il cassiere eig. Abele
Geymonat, direttore della (Banca To^•ineae a Torre iPellice.
MI
LIBRERIA CLAUDIANA
Un fratello ha risposto al neutro
invito di voler precisare quali libri si
vedrebbero volentieri editi dalla Claudiana ed ha proposto—ia ripubblicazione del grande dizionario Biblico
dello Sebaff modernizzato. Prendiamo
in considerazione questa proposta ned
senso -di studiare le difficoltà inerenti alla pubblicazione d’un opera di così gran mole: oeortamente che se fosse
già costituita queir Associ azione di
Amici della Claudiana che ¡1 nostro
fratello propone (mediante sottoscrizioni di azioni i cui interessi verrebbero pagati con pubbliicaaioni della
Olaudiana) le difficoltà finanziarie
sarebbero dij gran lunga inferiori. Vo'
gliamo anche rassicurar© il nostro
fratello per quel ohe riguarda la vetrina; essa sarà guaini-ta nel limite
del jm^ibile, e Io sarà sopratutto nel
perioda estivo ohe è quello che venendo a Torre Pellioe più gente permette
anche maggior smercio: non mi pare
però che sia il caso di riempire la vetrina di bibbi© non solo er/angeliche
ma anche cattdli'ohe, perchè ricordiamoci che il nostro maggior mercato si
svolge per oorrispondenza con le chiese ed i fedéli sparsi su tutta Italia i
quali, se vogliono una bibbi© cattolica, possono più facilmente trovarla
anche a portata di mano mentre purtroppo così non è per il libro evangelico. A questo proposito ricordi-amo il
«Più presso a Te, Signor» del prof.
G. Roetagno non è stato pubbliicato a
91'iizzico ma ne è appena uscita la nuova edizione in brossura, in tela ed in
carta indiana per 1500 copie. Quanto
prima tutte le chiese valdesi riceveranno una circolare della Claudiana ohe
le inviterà a costituire una piccola
libreria di vendita sottoponendo loro
le particolari concessioni che la Olau
diana è disposta a fare per incrementarle: questa iniziativa ed il lavoro di
rappresentanza e vendita che parecchi evangelici in vœti di colportori
hanno iniziato ci fa berne sperare perla diffusione del libro evangelico-; non
sono solo i prezzi che -fan sì che t nostir; lettori comperino a pizzico ma è
a volte carenza di vita spirituale : per'
ciò salutiamo oon molto piacere l’opéra di. testimonianza oltreché di ven'
dita che colportori a Perugia ed a
Reggio Emilia compiono. In questo
senso vo endo favorire il loro lavoro e
sicuri anche di giovare alle chiese nel
la toro opera di evanigélizzazione stiamo studiando la stampa di alcuni ©
puscoli e foglietti di apologetica, polemica e sempliioe presentazione del
messaggio cristiano : su di essi daremo maggiori dettagli alle singole chiese. Avvisiamo però i sigg. pastori che
abbiamo a loro disposizione ancora
circa un milgiaio .di copie dell’opuBoolo di G. Miegg© «'Chi sono i cristiani
evangelici» Lire 15; «I Protestanti»,
spiegazioni e difese Lire 20 e «Chi sono i Valdesiλ opuscolo di 15 pagine
L: re 5,
Per ordinazioni superioi'i alile 100
copie possiamo praticare i seguenti
prezzi ; Chi sono i cristian’ evangelici
Lire 10; I ProtesLanti, spiegazioni e
difese Lire 5; Chi sono i Valdesi ? Lire 1.
Tm-miniamo questa nostr-i cronaca
libraria attirando l’attenzione dei nostri Jett-ori sul piccolo catechismo
polemico ohe il ipastore R. Nisibet ha
testé pubblicato ed intiteflato «Ma l’Evangelo non dice così -> ; esso viene a
colmar© una lacuna della ncs-tra produzione polemiica: lo trovereb- alla
Claudiana ai prezzo di 00 lire.
TCSSUT/D/CRMCMSSE
1
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Dal 27 Marzo 1949 riceve in
Luserna S. Giovanni viale dei
tigli, 5 ogni martedì e renerà
di dalle ore 10 alle 12^ e
dalle 14 alle 17 — Domeni/
ca dalle ore 10 elle 13.
Negli altri giorni riceve a
Torino corso G. Cesare, 116 dalle
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Telefoni: studio n. 24203, abitazione n, 33377.
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riceve in Torre Pellicc
(viale Mazzini num. 10)
Lunedi e venerdì dalle
ore 10 alle 12
a Torino riceve gii altri
giorni, dalle ore 14,3(1 alle
ore 16,30, in via Bertbollet. 36 (ospedale evangelico)
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TORINO
Via Berthollet n. 13 (1 piano) * T«l. 60.455
Dir. Resp. Ermanno Rostan
Arti GraJ. «L’Alpina» - Torr© Pelli«»
il
ORARIO FERROVIARIO-TRAMVIARIO-AUTOMOBILISTl CO PEL PINEROLESE
TORINO-PlNEROLO-TORRE PELLICE e viceversa
Torino 5 1 1 6,25 1 7,55 I 1 1 12,28 1 13,05 1 17,05 1 1 18,20 1 I 18,30 121,35
Airaaca 5,401 1 7.13 1 8.46 1 1 1 1 13,52 1 17,51 1 1 18,46 1 I 19,16 1 22,14
Pinerolo I 1 7,38 1 9,08 1 1 1 13,07 1 14,20 118,17 1 1 1 1,01 1 19,43 1 22,35
Brichtraaio 1 6.38 1 8,05 1 9,26 1 9.35 1 12,48 1 1 14,4? 1 18,45 1 18..52 1 19,18 1 20,02 | 22,55
Torre Pellice 1 6,531 8,25 1 1 9,50 1 13,02 1 1 15,03 1 1 19,07 1 19,35 1 20,24 1 23,13
Torre Pellice 1 4,35 1 1 5,58 1 6,10 1 7,05 1 9,05 1 12,20 1 1 1 16,30 1 19,42 1
Sricheraslo 1 4,50 1 1 6.11 1 6,30 1 7,20 1 9,19 1 12.31 1 12,40 1 116,46)19,58 1
Pinerolo 1 5,18 1 1 6,27 1 6,51 1 7,36 1 I 1 13,04 1 13,40 1 17,07 | 20,22 |
Airaaca 1 5,43 1 6,13 1 6.52 1 7,16 1 7,55 1 1 1 13.32 1 1 17,33 1 20,45 1
Torino _ 1 6,30 1 8,45 1 7,35 1 8,10 1 8,30 1 I 1 14,20 1 14,30 1 18,20 | 21,35 1
¿ - - BRiCHERASIO-BAROE e viceversa
Bricher. 5.16 1 9.30 1 13,35 1 14,55 1 18,.50 i 20,15 Barge 4,25 1 6,08 1 12,22 1 14 08 1 16,20 1 19,32
Barge 5,36 i 9,50 1 13,54 1 15,14 1 19,10 1 20,3B Brieher. 4*47 1 6.30 1 12,40 1 14,381 16,40 | 19,.52
TRAMVIA PINEROLO-VILLAR-PEROSA ARGENTINA e viceversa
Mneroio 4,25 1 5,45 1 6,45 1 8, ¡51 10,15 1 11,30 1 12,40 1 14,40 117.20119,15 1 1 1 1
P*ro»a 9.451 6,37 1 7,40 i 10 1 11,20 1 12,25 1 14 1 15,40 1 18,25 1 20,101 | l i
Peroaa 4,45 1 5,55 1 7 1 8,20 1 9,401 11,45 1 13 1 16,05 1 17,40 1 18,50 1 1 1
Pincroio 6 1 6.45 1 7,55 1 9,10 1 10,40 1 12,53 1 14,15 | 17 1 18,35 1 19,45 1 1 1
Autoservìzio e tramvia
PI NEROLO-OR6ASSANO TORINO e Vicev.
(I) (2)
Pinerolo 6,15 | 8,20 |
Orbass. 7 19
Torino 7,40 | 9,38
(1) (2) (I) (1) (2)
11,25 I 12,50 I 13,35 | 18,10 | 18,45
12,05 I 13,30 I 14,15 | 18,50 | 19.30
12,43 I 14,08 I 14,51 I 19,37 | 20,08
Torino 6,20 | 8,25 | 11,30 | 14,25 |
Orbas. 7,03 | 9,04 | 12,08 | 15,01 |
Pinerolo 7,43 | 9,44 I 12,48 | 15,41
(I) Feriale — (2) Fes'ivo
14,55 I 18,15 I 18,55
15,33 I 18.59 I 19,35
16,13 I 19,39 I 20,15
Linea Automobilistica
TOaRE-BOBBIO PELLICE e viceversa
Torre Pelile*
Bobbio Penice
8,35
9,05
(I)
I 11,30 I
I 12 I
19,15
19,45
Autoservizio Sapav-SattI
PEROSA AROENriNA-PINEROLO-AIRASCA-TORINO e viceversa
Orario giorni feriali Sapav-Satti
Salti Sapav Sotti Sapav
7 I 11,50 1 17 118,40
7,31 I 12,21 I 17,31 I 19,11
7,45 I 12,35 I 17,45 | 19,25
Pinerolo
Airaaca
Torino
Torino
Airaaca
Pinerolo
Pinerolo
Airaaca
Torino
Sapav Satti Sapav Satii
7,40! 11,40 I 13,45 I 19
7,54 I 11,54 I 13,591 IB,I4
8,25 I 12,25 I 14,30 | 19,45
Orario giorni festivi
Torino
Airaaca
Pinerolo
7,40 I 8,303
8,44
8,25 1 9,15
13,10
13,24
13,55
19,50
20,04
20,38
7,20
7.51
8.051
I 12,16 I
I 12,46 I
I 13 I
18,25 I 23,55
18,56 19,10 I 0,35
Peroaa
Feneatrclle
Prafclato
Seatrìere
9,25
10,15
10,55
11,45
Auto
(I)
20,20
21,10
21,50
PEROSA ALTE VALLI
(2)
Seatrìere
Pragelato
Peneatrelle
Peroaa
5.50
6,10
6.50
(3)
14,10
14,35
15
15,45
(4)
16,50
17,15
17,40
18,25
Bobbio Penice 6,05
Torre PelMce 6,S5
(1) Solo li Venerdì
(1)
9
9,30
15,30
16
(I) Da Fenestrelle a Pragelalojolo tl venerdì e saltala
solo al sabato t domenica — (3) Periate — (4) Festivo —
servizio si effettua soltanto al martedì, giovedì e festivi.
N.
(2) Da
B. Fra
Pragelato
Pragelato
a Fenestrelle
e Sestrtere it
Pero«*
Perrero
9,20
9,50
20,20
20,50
Perrero
Peroae
6.20
6,45
15,20
15,45