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LA BUONA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PREZZO DMSSOCIAZIO^E
(/< domicilio)
Torino, per un anno L. 0,00 L.7,00
— per sei mesi » ■4,00 » 4,SO
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
AIkSiùovth Si ivàyinr:
Seguendo la verità neJU carità
Efe9. IV.
L’Ufficio Jella BUONA NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberlo,
dirimpelto al CafTè Diiei.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
stesso Udìcio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria Biava.
I Cbufet>oTÌ di G. C. in Italia nel secolo XVl ; Pomponio Algieri. — Irreligione ostia
Boma i la morte. — Catechi>mo intorno al Protestanteiimo eoe. — Libertà dell'aomo c •ovranità di Diooiiia le dottrine riconciliate.—Not. relig. —Cron. polit.
I COWESSORl ni iu C. IN ITALIA MI SECOLO XVÌ
POlfPOlViO .%T4f3Ii;RI.
IV.
Tanto .«eiino, tanta dollrina e laida
fede in elà così verde, empiva di maraviglia tulli quelli, sì cattolici che
riformati, a’ quali giungeva notizia
di que.slo nuovo processo; in guisa
che il nome di Pomponio Algieri in
breve tempo divenne celebre in Italia
e fuori, segno d’imprecazione ed orrore, 0 di slima e pietà, a norma
deile diverse passioni da cui gli uomini erano governali.
Chi(i,‘;o il proce.«o, l’inquisito fu
tradotto a Venezia, dove i Senatori
avendo misericordia di sua giovinezza
e volendo conservare aU’Ilalia questo
giovane che prometteva grandi cose,
tentarono a tulla possa di salvarlo.
Ma base di sua salvazione esser dovea
il ritorno alle dottrine cattoliche; c
quanto lungi egli fosse dal fare la
benché minima concessione in materia di fede , risulta do una lettera
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scritta di suo pugno nelle venele prigioni a’ suoi condiicepoli ed amici
di Padova; letlera spirante iimnnnsa
pietà e nontojnuiii iprmeiza d’anifm),
ricca d’alti pensieri, di generose ali
negazioni, non inen clip di bellezze
letterarie.
•' Per alleviare, egli dice, il dolorp
die provate a mio riguardo, c »npUieri che vi metta a parte delle mie
consolazioni, onde poterci rallegrare
insieme, e renderne grazie al Signore.
Ho trovato, dii lo crederebbe ? ho
trovato il miele nelle fauci del leene,
un dolce ricetto nell’orrendo precipizio, la gioia nell’abisso, e nell’atro
soggiorno della morte le più ridenti
immagini della vita. Mentre altri,
piangono, io esulto , e mi sento pieno
di forza, (juaodo altri tremano; lo
stato più miserando mi ha colmato
di pure delizie, la solitudine mi ha
posto ili contatto col bene, ed i duri
‘ceppi mi han dato riposo. Il cieco
mondo, invece di credere a siffatte
meraviglie, con alto e voce compassionevole sarà forse disposto a domandarmi : « Come sosterrete i rimproveri e le minaccie degli nomini,
il fuoco, i rigori dell’inverno, e tulli
gli altri dolori inerenti alla vostra
situazione?Non ripensate voi al paese
natale, a’ beni, ayli amici, a’ piaceri,
agli onori? Potete scordare la gioia
degli studii, e le polenti di«!lt’az[oni
fihc fsji vi proourav^no ? Vorrete pefdert) cosi il frutto di tante fatiche e
veglie, e di quel lodevole desìo di
sapere cj/e sin dijiriqfanzia vi prese?
Non paventate questa morte che librasi sul vostro capo per piinirvi?
Uomo fuiiiitico ed insensato ! potreste con uu motto solo assicurarvi di
ogui beue ed evitare il supplizio, e
vi ostiuatjB a resistere! È beu selvaggia quesla fermezza per cui chiudete
l’orecchio a’ consigli, all’eBortazioni,
ed alle stesse preghiere di tanti augusti, pietosi e gaggi seualori !
« Ma uditemi, o ciechi del mondo:
v’ha cosa che bruci più del fuoco che
brucia per voi? v’ha cosa che sia più
fredda de’vostri cuori che vegetano
nelle tenebre e lungi dalla luce?
Qual vita si può dire più ributlanté,
più inquieta, più agitata che la vostra g, ditegli- v’ha un paese natale
più degno d’amore che il cielo, un
tesoro più prezioso che la vita-eterna?
Chi sono i noslri parenti se non coloro che ascoltano la parola di Dio ?
Ove trovare ricche/.ze più abbondanti
ed onori più magnifici se non in Cielo?
Dite, uomini insensati, le scienze non
ci sono state date forse per condurci
alla conoscenza di Pio ? e se noi noi
conosciamo, le nostre fatiche, le nostre veglie, tutti i nostri sforzi non
sono perduti ? La prigioné senza fallo
è dora pel colpevole j ma all’innocente
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è dolco, css/i distilla il netlare e la
niptiada ; è un luogo deserto c selvaggio, ma penne è una valle spaziosa,
il più delizioso luogo della torra.
Ascoltatemi, uomini sciaguiali, e giudicate se per me possa esservi al
mondo un prato più ridente. Qui mi
si schierano innanzi re e principi,
ciltà e nazioni, Qui contemplo la
sorte delle ballaglie, la di.sfatla degli
uni, la vitloria degli altri, la morte
di questi, il trionfo di quelli. Ecco la
montagna <li Sion, ecco iic.'elo. ficsù
Crislo apparisiie nelle prime fdu cinlo
di patriarchi, prufeti, evangelisti, aposloli ed altri servitori di I)io. Egli
mi abbraccia teneramente; gli uni mi
ispirano coraggio, mentre gii altri mi
invitano a gioire co’loro celesti canti.
Ciò poslo, pulrù dirsi che sia solo,
nel menlre un corteggio si numeroso
e nobile mi circonda? Agli occhi
miei si presentano, per infondermi
col loro esempio fermezza e coraggio,
alcuni marliri crocifissi o scannati,
ciltri lapidati o squartati, altri arrostiti 0 morti nell’olio bollente; questi
acciecati, quelli colla lingua strappata, altri ancora decapitati o mutilati, 0 gettati in ardenti fornaci, o
dati per pasto alle fiere ! Ah ! non
dovrò rimanere lungo tempo in questo soggiorno ; è in cielo che io cerco
la nuova Gerusalemme; già sono nel
cammino che cond uce ad essa, e son
corto di trovarvi ricchezze, onori,
parenli ed amici. Quaggiù sono stato
divorato dal caldo, ho tremato di
freddo, ho vegliato dì e notte, ed ora
tulli questi travagli sono al termine.
Ogni giorno, ogni ora mi ha costalo
uno sforzo, ma il vero culto di Dio
è consolidalo nel mio cuore, ed il Signore mi colma di gioia e di pace.
E chi o.serà maledire la vita che io
Iracao, e rijìnUire infelici i miei giorni?...... Se colla morte comincierà
per me una vii.i ¡ivu'ntnro.-a, perchè
inai l'uoinn ribelle vorrà sgomentarmi
coH’idea dell.i morie? Oh come essa
è ridente ! soffrire come Gesù Cristo
ha soiì'erlo, non è il pegno più sicuro
della salule?...... 0 miei cari fratelli,
siale forti allorché le tentazioni vi
assalgono ; la vosira pazienza sia perfetta in ogni cosa; imperciocché la
sofferenza è la sorte che vi è deslinata in quesla vila; infatli sta scritto;
si avvicina il tempo iu cui chi vi
tormenterà , crederà di compiere la
volontà del Signore. Le tribulazioni
e la morte son dunque i segni d’elezione e della vita avvenire.
« In quanto a ciò che dicesi della
nobiltà veneziana e de’ Senatori rappresentati siccome uomini augusti,
saggi, giusti, pietosi, pacifici, dolali
del più nobile carattere, io apprezzo
lutto queslo nel più giuslo valore.
Ma l’Aposlolo c’insegna esser meglio
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obbedire a Dio che agli uomini ; e
noi non siamo obbligali d’obbedire
alle autorilà di queslo mondo che
dopo d’ avere connpito la legge di
Dio
Questa leltera della quale abbiamo
Iradono I principali brani, porla la
dala del 21 luglio 1555.
1 Senatori, coinecliè bramosi di
salvarlo, non polendo da lui ottenere
veruna concessione, nò trovando modo di colorire la loro clemenza , lo
condannarono alla galera. .Ma più
lardi, cedendo alle sollecilazioni del
Nunzio Apostolico, inviarono Algieri
a Roma come una vittima degna del
nuovo ponlefice Paolo IV, il quale lo
fece gettar vivo nelle damme in elà
di anni 34. La magnanimità cristiana
di cui diede esempio il giovine martire, spaventò gli stessi cardinali che
vollero assistere airorribile supplizio,
e comprese di meraviglia e terrore
r insensata moltitudine che vi era
accorsa come a piacevole spettacolo.
Pomponio Algieri era nato a Nola,
piccola e induslre città nel reame di
Napoli. Non v’ba documento cbe
faccia menzione della sua famiglia ;
ignoriamo s'ei fosse di chiari o bassi
natali; ma ciò non mena a conseguenza di sorta; a nulla giovando
un’origine illustre ; il suo ingegno per
altro e le sue virtù bastavano a nobilitare qualunque nome e nascimento.
IRRELIfilONR
ROMA H LA MORTE
Nel Cattolico di Genova del due
agosto leggiamo un primo arlicolo
che porta il lilolo di fìoma o la
morte.
Non intendiamo impegnare una
polemica con quel Giornale, sia perchè il suo articolo null’altro contiene
tranne la solila serie di recriminazioni di cui hanno tanta copia i giornali religiosi che difendono la dottrina di Roma, sia perchè divagando
esso sul terreno politico, ci è impossibile di seguirlo sopra una via la
quale ci farebbe discostare dai fini
ed abbandonare lo spirilo delle nostre discussioni.
« Roma 0 la morte » ecco il dilemma.
I nostri avversari han bene operato riducendo l’argomentazione ad
una cosi invidiabile semplicità; essi
con ciò hanno detto tutlo. In quel
motto sta ra'-cliiusa la loro dottrina,
la loro condotta, il loro volere. Ma
qual è lo spirilo di quella teoria?
Dove lo potremo noi riscontrare? Cpr.
to noi dobbiamo cercarlo ed abbiamo
diritto di ravvisarlo in lutto quel
corredo di fatti e di prove con cui
appoggiano l’assunto loro, il quale si
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trova espresso in quella ricisa alteruativa del fatale dilemma.
Se non die dopo aver percorso e
ponderato tutto quello che là entro
vi si discorre, doveinnio venire ad
una conclusione necessaria ed inevitabile, cbe lo spirito cioè di quella
dottrina è la irreligione. Di che parlano, di che si mostrano preoccupati?
•Non una .sola parola del Vangelo,
non della dipendenza dell’uomo da
Dio, non della morale di carità fratlellevole ; raa invece si muove lamento intorno alla aulorità della
Chiesa a cui non si presta una cieca
obbedienza, ed un culto di somraessione servile. Si accusa il Governo di
volere la guerra menlre si vanta di
cercare con falso ossequio la pace;
10 SI rimprovera di tollerare che allri
adorino e servano Iddio in modo diversodal loro.Si mette avanli lo spauracchio del socialismo, ossia, secondo
essi,delle rapine,delle uccisioni e della
guerra civile che dovrà germogliare
dalle mal a proposito consentite associazioni operaie. Si teme da essi che
i popoli scivolando su questo fatale
pendìo non giungano per prepotenza
di fatti, 0 per induzione di logica a
concludere con uno strano, ma questa volta conseguente scrittore, che
11 papa come monarca e come papa
sia loro nemico; quaniunque, a dir
vero, non sappiamo se a lale dubbio
non sieno di già addivenuti.
Quindi per salvare la socielà dal>
l'anarchia, dal terrore e dallo sfacelo
additano come mezzo supremo di
salute il ritorno a Homa, alla Chiesa
cattolica innestata a Uoma papale; o
Roma 0 la morte.
■Ma cou |tulti questi spellri di terrore che evocano a sgomentare le
menti popolari, con tanto rincrudire
di accuse a che mirano? Essi ce lo
hanno dello ; essi attendono a salvare l’ordine temporale del mondo,
la Roma papale; ossia un ordine di
cose che può essere a tutti dannoso,
ma che essendo ad essi grandemente
profittevole, sono interessali a sostenere e difendere con ogni sforzo c
con ogni più fino scaltri mento.
Dov’è per essi la religione ? Nun
un cenno dei veri inleressi del credente ; ma in quella vece uua difesa
degli inleressi della gerarchia, del
potere che il prete esercita iu questo
mondo sopra coloro che professano
la di lui doltrina, c che colla cieca
superstizione di che hanno ingombre
le menti, gli assicurano i godimenti
dell'agiatezza e di un’autorità illimilala che estende il suo dominio fino
sulle loro coscienze.
Essi non perorano più la causa
del cielo ; essa entra lanlo poco nei
loro fini che giungono ad obbliarla
per perorare uuicanientc quella della
terra.
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È forse uua obbedienza alle leggi
di Dio illuminala e ragionevole che
essi richiedono, o che mirano ad otlenere? No: essi si preoccupano di
una ligia adesione dei Governi alla
polesià ed alle decisioni di Roma;
poiché questa è la loro divinità ed il
loro altare. È forse l’umana fratellanza in uu vincolo di carità, di comune benevolenza e di reciproco aiuto
cbe essi desiderano ? Oh, non mai;
l’associazione benevola essi la temono,
e già ne’ loro sospettosi timori intravedono che un seiilimélitD di cristiana fralelliiaza faccia rivolgere le
¡ricche offerte a sollievo della miseria,
dell’ ignoranza, della sofferenza, anziché a mantener lauta e copiosa la
mensa di quelli che della verità eterna
si fanno un arme od un mezzo per
acquistare ricchezza e potere terreno.
Infine si levano essi alla difesa del
Regno di Cristo? No , essi vedono
vacillante un trono, ma di Re terreno, che cercò un più saldo appoggio a se stesso in una onesta e pacifica libertà, che non in una sommessione a coloro che un zelo così male
mascherato dispiegano per la salvezza
di lui, che certo uon soffre da veruna parte nè pressura, nè minaccia.
Queste dottrine sono dunque essenzialmente lerrene, ossia terreni i
mezzi, i desiderii ed i fini; per cui
giustamente asseri mmo che esse sono
da giudicarsi un sistema di imlt
gione.
Non faremo appello alle nostre
credenze, uon ricorreremo per giustificare il nostro dire alla suprema
fonte d’ogni vero, ossia al Vangelo ;
in esso trovasi in ogui linea la condanna esplicita della teoria religiosa
del romanesimo. Per dimostrare la
verilà di quanto, da noi si sostiene,
basta appellarci al lestiinonio umano,
ed al parere comune di tulli gl’ingegni che si cousecrarono alle grandi
speculaiibni Intorlio ai dBiliui delrubmó.
Il consenso univeisàle e l’illùminala ragione concorsero nel vedere
in ogni religione un rapporto di dipendenza dell’uomo dalla divinità, ed
un certo numero di obblighi che nascono in quello iu forza di un tale
legame.
Or dov'è questo rapporto del cattolico romano con Dio? Quella teorica noi dice; il suo rapporto egli lo
ha con Roma; questa è la tavola di
salvezza, questa la fonie legitliuia dei
suoi doveri. Egli non può cercare altrove il vero, non può sperare altrove
salvezza, uon può aprirsi la via del
tielo che per la sommessione a Roma,
che sola può guidarlo , illuminarlo,
porsi intermediaria fra lui e Dio, a
cui seni’essa non giungerebbe la sua
voce, nè potrebbe scendergli sopra
7
felicilà 0 benediiioue. Roma dunque
è una religione.
Siamo forse esagerati ? No ; lanto
è vero che Roma si ritiene tale, che
essa non riconosce Iri-ittima azione
veruna in terra, fosse quella di Dio
medesimo, se non dipende dal di lei
volere e comando, poiché essa sola
ne è l’arbitra e la depositaria. Se essa
tiene questo mandato da Dio, ne viene
che il rapporto fra l’uomo e Dio è
immaginario, poiché il rapporto reale
è fra il credente e Roma; questa solo
conosce ed ha un rapporto con Dio.
Ne discende ancora che avendo
essa sola il deposito del vero, potrà
condannare chiunque non pensa come
essa, e non si sobbarca alle sue decisioni. E come nell’errore è la rovina,
cosi chiunque non aderirà alle sue
dottrine ed ingiunzioni, trascinerà sè
eia società a perdizione; quindi i tumulti, le depredazioni, le guerre. E
non si vede come ella crederassi anche autorizzata a valersi della spada
e del rogo, se a seconda delle sue
promesse potrà inferire che da ogni
deviazione dalle sne dottrine origina
lo sconvolgimento sociale ed uu regresso allo stato selvaggio?
Ma da tutto questo appare pure
ad evidenza, che Roma sostituendo
sé alla vera Chiesa di Cristo, e rompendo il diretto rapporto che-esiste
fra l’uomo e Dio, essa diventa CDsa
aiiatto terrena, cou fini terreni, che
iu una parola diventa la irreligione.
Invece che lìoma o la morte si,
scorge la giustezza della nostra epi(irafe homa è la moile.
CATECHISMO
INTORNO AL PROTESTANTESIMO
AD uso DEI. POPOLO
por Giovanui Perrone D. C. IK G.
Non rrfriano i nnslri lettori che trasiTivtn'Jo a (‘j(io di questo articolo il
titolo di uo tal libro, già uoslra intenzione
di imprenderne una confulazione. No, per
fermo ) si/Tutlo libro essendo di quelli
che nou si eonfutano per più molivi, fra
i quali l’impossibilità, per il lettore alquanto spregiudicato, di amnietlere cbe
chi li scrisse vi abbia adoprata la minima buona fede.
■ Soltanto (e ciò facciamo specialmente
iu vista di quei nostri leltori, che vivendo
in paesi evangelici, si fanno del roinanesimo un’idea tutta diversa dal vero, e a
stento possono comprendere a quale punlo
d’impudenza e di sfacciatagine nel mentire giungano al di qua dei monti gli apologisti di quel sistema), noi ci proponiamo di dare un’analisi del sovra accennata opuscolo, avvenendo ¡ler so|)prapiù
ch’esso non è opera di qualche prete oscuro, nè che si possa tacciare d’ignoranza
nelle cose di cui discorre, ma sibbene
del gesuita rerroni’, il più gran teologo
ai di nostri della Chiesa romana, il di cui
nome, sotto la peuna dei clericali, non va
quasi mai disgiunto da quelli di Bussuet
e di Bellarmino.
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(.’opuscolo è diviso in 16 lezioni per
domande e risposte, trattando sedici diversi argomenti, luUi liferentisi al proieslautesìmo. Lo termina uu’ appendice sui Barbetti o l'afciesi, e lo precede
una prefazione in c\ii l’autore ci ainmonisce, che per salvare l’ilalia dalla rovina
che le prepara il Protestantesimo, egli ha
divisato « di esporre in modo di cateohiismo popolare la natura, l'origine, gli
efTetli del medesimo, assicurandoci che
in esso (catechismo) non si affermerà cosa
alcuna c/w non sia pagijiata sul vero, o
di cui non si possono all’uopo arrecare le
prove pili irrefragabili ». Dietro (juesti
dati imprendiamo l’analisi cbe ti siamo
proposta.
Nella prima lezione intitolata : Del
nome e dell'origine del Protestantesimo,
l’autore dopo aver accennato all’origine
sferica di questa parola, cosi risponde
alla domanda fattagli : « qual sia il senso
in cui ora si adopera la parola di protestante e di proteslantesimo? I) — « Ora
questo nome.....viene adoperato a significare fa ribellione di tutte le moderne
sette contro la Chiesa Cattolica fondata
da Gesù Cristo, ovvero ciò che riesce al
medesimo (ammirate l’ingenuilà di queslo
ovvero) la ribellione degli uomini orgogliosi contro Gesù Crislo fondatore della
medesima Chiesfl (pag 7J. Riguardo alla
cagione di quel gran movimento che
scosse tutta Europa, e si gran passo fece
fare alla civiltà, nello stesso lempo che
alla religione, l’autore non sa scoprirne
altra che la gelosia di Lutero « mosso a
ribellarsi, perché ai padri Domenicani e
non al suo Ordine ii papa Leone X avea
commessa la pubblicazione (pubblicuiione
invece di vendita!) delle indulgenze con
cedute a chi concorresse alle spese delia
fabbricazione di s, Pietro in Roma «
(pag. 8). Ed insistendo il catechizzato, se
gli abusi allora gravissimi oella Cbiesa
non sieno quelli cbe diedero orìgine a
questa riforma —A'o di certo —risponde
il catechista .... gli abusi non furono che
il pretesto di cui si servirono i perversi
per proclamare la libertà della carne e
far selta » (pag.9).
La seconda lezione è intitolata ■. Della
natura del protestantesimo, il quale, secondo l’autore consiste nella piena ed
assoluta indipendenza della ragione di
ciascuno (sempre quel vezzo comodo di
confondere l’uso e l’abuso della ragione,
vale a dire il protestantesimo ed il razionalismo) da ogni autorità in materie religiose 0 di fede, ed in altri termini consiste nella libertà deU’esame (pag. IO).
La quale definizione, come ognun vede,
porgendo all’autore facile l’occasione di
dimostrare che per i Protestanti la Bibbia non esiste, egli si fa poi fare questa
domanda: « Perchè dunque spargono
le Bibbie in mezzo ai Cai (oliai? » (come
se le spargessero solo fra i cattolici e
non (ancora infra i proprii addetti, ed
infra i pagani fino alle estremità del
mondo) — « È questa » risponde il catechisla ( e sì che questa risposta è degna
di essere ammirata come modello di
ragionare gesuitico!) è questa una delle
lante imposture delle quali si servono i
Protestanti per gettare polvere negli occhi
degli ignoranti, ciò essi fanuo prevalendosi della fede dei caltolici nella sacra
Scrittura (fede nella sacra Scrittura quando in Italia specialmente , sede della
Chiesa romana, appena se ue trova u/io su
cento cbe ne abbia sentito parlare!) dando
9
però ad essi la Bibbia troncata e corrotta
a modo loro, come si danno i fantocci in
mano ai fanciulli, perché con essi si
trastullino !! (p. 13).
Colla terza lezione noi arriviamo ad
uii nuovo ed imporlanlissimo argomento:
delle doitrine. del Proteslantesimo, le quali
sono dall’ autore presentate sollo un tal
aspetto e con tali colori, che di necessità il
catechizzato deve prorompere in questa
esclamazione: il vostroProtestantenimo mi
pare una vera Babele\ E a ciò che risponde
l’autore?— «Poco sarebbe se fosse soltanto
una Babele; il peggio si è che esso contiene una dottrina orribile in teoria ed immorale i.N PRATICA, cioè una doltrina oltraggiosa A Dio, OLTKACtiosA all’uomo,
dannosa alla società e contraria al
BUON sesso ed al PUDORE.' (p.l8).<'C0SÌ
atroce accusa richiede prove; il catechizzalo le domanda. —Volonlierissimo,
dice l’altro. « Basta cbe apriate le 0|>ere
di Lutero, di Zuinglio e di Calvino, che
sono siati i capi riformatori, e fondatori
del Protestantesimo, per trovarvi ad ogni
piè sospinto che Dio è l’autore del peccalo; che Dio sforza l’uomo a peccare per
poi punirlo; che Dio ha predestinato
una gran parte degli uomini all'eterna
dannazione, senza la previsione di alcun
loro demerito. Vi si trova che chi ha
fede, per quante enormità commetta, non
vessa di piacere a Dio ; che gli eletti per
quanlo pecchino non possono dannarsi ;
che non è necessario ben vivere per salvarsi ; che l'uomo pel peccalo originale é
divenuto una macchina priva del libero
arbitrio -, che opera lanto il bene quanlo
il male per una vera necessità. Si trova
che è lecito ribellarsi contro i Sovrani
che st oppongano a tali dottrine, le quali
essi chiamano del puro Vangelo. Si trovano insomma mille altri simiglianti
spropositi » (p. 18, 19).
Figuratevi il senso che debba provare il
povero catechizzato da una tale esposizione!—oQiieste dottrine, esclama egli (e
non gliene facciamo un rimprovero, lutl’allro}, queste dottrine mi fanno orrore. Non
sono esse in qualche senso peggiori di
quelle dei pagani?« — »Voi avete ragione, riprende gongolanle il catechista,
nè i Pagani, nè i Turchi non sono mai
GIUNTI A TANTA EMPIETÀ DI DOTTRINA »
(pag. l'J).
Che ne dicono i nostri lettori di tati
amenità del gesuita Perrone , ditFuse
nelle nostre campagne a migliaia e migliaia di copie conlro gli evangelici e le
dottrine da loro professate? Ebbene gli
avvertiamo cbe siamo solo al principio,
e che si preparino a sentirne delle più
yen'iiicfte ancora ! (Continua).
LIBtRT.4 DELL’IMO E SOVRA.MIÀ DI DIO
ossu
LE DOTTRINE RICONCILIATE (1).
Le pagine che qui do conlengono il
racconto della conversione di uno dei
iiienibri della mia Chiesa, scritlo da lui
stesso in una leltera in cui me ne rammentava le circoslanze che io aveva intieramente dimenticate.
« Allorché per l’influenza del Santo
Spìrito, io fui condotto ad occuparmi seriamente di Dio e deirelernilà nei loro
rapporti con me stesso, trovai, neH’esaininare più da vicino le dotlrine bibliche,
(t| Tolto dai Recti» Àméricaint ecc. <esle jiukblicati a PArigi per cura del Rev. L. Bridel.
10
una grande difficollà ad accordarle fra
loro. Prese separatamente, csfe non subcilavano in me alciina obitiezione ; ma
allorché io cercava a scuoprire il loro
legame, mille diilìcoltà sorgevano nel mio
spirito.
« Mentre io era in questo stalo d'unimo, litio de' miei ninici m’impegnò forlcinente a vedere un paslore, uomo di
grande esperienza e di profonda eriidiiione. Lo feci, e fui ricevalo nella sua
stani» di studio con molla cordlalilà; esao
ni’invitò a parleciparpli i miei diilihii,
promettendomi di rispondervi come meglio poteva, lo gli domandai allora come
poteva essere che Dio fosse presente dappertutto, dirigendo gii uvveuimi-nii ed iocliufliido i cuori, e die al tempo slesso
l’uomo rimanesse libero e re.«ponsaliile
delle proprie azioni. Il mio interlocutore
mi rispose ch’egli sperava di appianare
le mie dilTieollà, e cominciò un ragionamento in cui II mio ^pi^i((), di una laglia
poco metafisica, si perdè ben tosto come
in un labirinto. Allorché egli mi domandò
se io comprendeva, fui obbligato a confessai'gli che no, ed egli mi fece intendere, sebbene cou molla civiltà, che io
non era in islato di tener dietro ad una
deduzione logica. Io mi rilirai un puco
morliGcato, e non sapondo Iroppo se la
mia mancanza di comprensione dipendeva
da me, dal Soggetto in se stesso o dal ragionamento che io aveva allora inteso.
<1 Qualche tempo dopo andai a vedere
un altro paslore assai conosciuto, e gii
domandai sé poteva darmi la spiegazione
tanto desiderala. Dopo aver riilelluto per
un istante, egli mi rispose : No, nessun
uomo vivente poirebbe.farlo, e chiunque
pretende iwtere spicgsr queste cose, dite
quello che non è ». Quesla breve e brusca
risposta produsse su di me un notevole
elleltò. Il senlimento dell’invesiigabile
profondità di Dio mi occupò potentisjimanienle. Le dottrine in queslione mi apparvero come facienti parte di quelle vie
che sono Iroppo elevale per noi, e mi
sembrò che una mano potente mi au'Sie
trasportato e p'>slo al di là dell'osi.icolrt
che si opponeva alla mia fede: (|uellpdo!trine che mi avrebbero arrestalo, non
erano più per me cho gli oggetii di ammirazione.
« Dopo un istiuile quel pastore mi disse
ehe sperava poler dimostrarmi la verilà
di quelle due dotlrine prese scpiiralamenie, e cominciò a svilupparmi in modo
chiaro l’intiera sovranilà di Dio mi tiiUe
le sue opere; (piindi mi l'eco vedere, cou
non meno evidenza, che l’uomo è libero
e risponsabile. Poi facendo allu.'k'ne a
queslo assioine, che la verilà nou può
essere opposta a se stessa, nè due verilà
fra loro; abbandonò quelsoggetloalle mie
riflessioni.
«lo non saprei giudicare in mudo assoluto della saggezza relatira di (|Hesie
due maniere di procedere; uia per quello
che mi riguarda sono convinto cho nessun ragionamento avrebbe avuto Su di
me lo slesso elTelto che quesla semplice
asserzione.
n Quantunque siano trascorsi degli «nm
da quel giorno in cui ebbe luogo ipiesla
conversazione , essa è sempre rimusla
presente al mio spirito, ed oggi ancora
io vi iiovo la soi'a soluzione possibile a
molle diflicollà.
« Le cose nascoslesono per Dio, le cose
rivelate sono per noi ». Non si guudiigua
niente a voler penetrare i misteri di Dio,
11
- ftSl
ippiire lutti gii uomini lo Icntann: lal’è
la natura umana. Lo spirito snlTre di riniauere nei liiniti che gli sono asspgnati,
ma invano lenta di svincolarsene.
« La gran ragione per cui iiui non possiamo saper lutto, si è che non siamo Dio.
Questi tentalivi non hanno altra ulilità
che di umiliarci, di l'an;l sentire la noslra
piccoleiiza, e di forzarci a lasciare a Dio
il poslo cha gli appartiene.
«Se io non m’ins.inno, questi uomini,
questi teologi chc cercano con Ionio ardore di piusliticare agli occhi dei loro simili le cose di Dio, abbassano le idee che
noi ci facciamo di Lui assai più di quello
che essi illumioinoil nosiro iiiteiidancuto.
Essi avvicinano Dio all’uomo, e allorché
sono riusciti ad abbassarlo al loro livello,
b’iminaHinan» di avere sparso il lume
sulle cose nascoste. Qijesta via è più propria a condurci all’orgoglio che all’uinillà V'ha qui un tristo risultalo; slova
meglio il farci sentire die Dio è Dio, per
conseguenza ininvesligabile.
(I Queslo giovine voleva riconciliare due
dottrine che nun si escludono aDutlo. Egli
è evidente che Dio c padroue di tulto,
cd altrettanto evidente che l’uomo è libero e rispoilsabile. Ciascuna di quesle
verilà è facile a provarsi ; che imporla il
resto? Ma dal momi’nto cbe si pretende
scuoprire per qnal punto si tocchino, la
luce chc le inondava ei estingue, e l’unmo cerca la verilà nelle tenebre.
nlln peccatore nou convertilo non è riconcilialo con Dio, e non può, per consiegueuza, esserlo con le dottrine di Lui. lo
penso che si dovrebbe sempre presentare
queste ultime nei loro rapporti con Dio,
in Tuamera che rigettandole il peccatore
non (lossa farsi illusione, ma Sappia ch’è
Dio stesso ch’egli rigetta; ciò gh' a|)rirà
forse gli occhi sulla corruzione del proprio cuore. Si riconcilii col Signore, e le
dottrine di Lui non gli presenteranno alcuna dillioolià; ma si riconcilii con Dio
lai quale egli é, pieno (Ji mistero, allo,
elevato ed abitante l’eternilà Se non acl'etla Dio tal quale Egli è, tutta la sua
religione corre pericolo di esser falsa. Un
Dio che si comprendesse intieramente,
non farebbe Rio; ciò che si comprende in
quella guisa, non è icfinito. Si guardino
gli nomini « dal p'irre il piè nelle coSe
che non hanno vedute, essendo lemeràriaiiicDte gonfi dalla mente della loro
carne «.
ronzili UKUiilOSK
Toktno — Secondo ave>amo iinnlinziato, il rev, Nap. Roussel ha predicato il
giorno di domenica e la sera del lunedi
e del martedì, nel tempio Valdese, e
davanti ad un uumeroso uditorio, in gran
parte composto di cattolici roniani, tre
cooftreuze le quali, riferendoci al giudicio
di uomini dotti ed inqiarziali, hanno pienaniente glustiricalo l’opinione chesi aveva di lui come oratore crisliano, che alla
fiicondia nell’ esprimere i suoi coucetti
associa quella unzione rristiana «he
areerlachechi ti parla ha fallo egli «lesSo
l'esperienza deirellicacità del rimfcdio cbe
consiglia agli altri.
Gk.nova. — Ai noslri letiori au.siosi di
sapere che ne sia, in mezzo alla presente
calamità, dei nostri fralelli i cristiani evangelici di Genova, crediamo far cosa grata
trascrivendo loro i seguenti brani di una
I lettera che serivea rIciuiì «ioiui or sono Sd
12
un nostro amico, il pastore di delta chiesa,
il rev. Geymonat; « Il mio servitore ini
« è sluto realmente to!lo in 24 ore. Do« menica sera egli sentivasi un po’didiar
I rea; ma siccome io pure ne ero stato
« afflitto per due giorni , dopo arer« gii ministrato il mio rimedio, mi posi
II in lello senza apprensione. Tullavia alit zatomi nella notte per vederdi lui come
i< stesse, lo trovai piuttosto male. Corsi
« ripetutamente alla farmacia e io curai
11 fino allo spuntar del dì che chiamai deli gli amici. Ebbe alcuni buoni momenti,
« e fino alla fine la sua presenza di spirito;
« ma nel cadere del gioruo egli ci ha lati sciali, e si è addormentato in pace;
it egli era nella fede, ed ho piena fiducia
" ch’egli è presso al Signore. Per non
(1 rimaner solo in casa soii venuto da .M.
« ...i il primo cbe mi abbia invitalo. Allri
« inviti numerosi mi sono giunti immon<1 Unente dopo; ma grazia a Dio sono
" yttiinarnenfe dal nostro amico.....
n Non potendo avere accesso agli ospe
II dali, abbiamo chiesto ed ottenuto la fan colià di mettere quattro o cinque letti
• nella nostra scuola, sala vasta e molto
« ariosa. Ivi riceviamo quelli che uon
a sarebbero bene accuditi in casa. A lale
n scopo ognuno ha concorso secondo i
It suoi mezzi, chi con materassa, cbi con
'1 lenzuola, chi con co|)erte, chi con dati uaro. La biancheria è quella che ci fa
« pili difetto di ogni altra cosa. Inoltre
Il abbiamo organizzalo un servizio regoli lare per l’assistenza degli ammalati,
n Una decina di fralelli vi attendono con
It UDO zelo che non può essere ispiralo
f da! tenuestipendio che ricevono madulla
« grazia di Dio. Un modico è incaricato
• delle visite. Alcune donne servono vo
1 lonlariaoiente con quella divozione tutt ta loro propria. Il signor e la signora
C....losi spendono ammirabilmente a
pro di lutti. V’ba una commissione di
; sorveglianza, ed un membro trovasi
I sempre di picchetto alla cappella. Siamo convinti che nulla ci mancherà pei
quesla buona opera. Abbiamo già perse
: Ire toscani e due piemontesi. Inoltre tr(
Í dei noslri fralelli hanno perduto le lorc
' mogli, una delle quali, curala dal sue
! marito, è giuntaallafedenegl’ullimi suoi
I istanti. Siamo tranquilli intorno a quell
t che ci han lasciali:, quelli che rinian'
I gono sono edificami. Il nostro caro M.
I .....la avendo assistito un fratello iitor
1 lo ieri, trovavasi ieri sera abbastanza
' male; ma con pronti soccorsi ed ur
I abbondaute traspirazione lulta la notte,
I egli si è rimesso. Solo converrà badar«
i a non lasciarlo uscire cosi presto. In
I tanlo conviene, ad ogni evento, che v
1 faccia parlecipe delle ultime sue volon
1 là s’ei ci lascia e eh’ io pure me ne va
I da......Iddio voglia che non ab
I biamo niente da eseguire di tulio que^
I sto! Iddio voglia conservarci quesl’u< peraio , queslo fratello , quest’ amict
t cosi prezioso! In quanto a me, i mie:
t afTari sono sistemati. L’anima mia è ir
I pace. Gesù ha pagato i miei debiti. Imr ploro la benedizione di Dio sui mie
I diletti, ecco l'unico bene veramenle de
I gno di stima. Del rimanente mi seulc
! forte; credo che vivrò, e fino ad ut
; certo punto lo bramo per la mia moglie
ed il min bambino; ma Iddio c’ insegnerà cosi agli uni cbe agli allri a dire come il Maestro: « Non ciò ch’io voglio,
0 Signore, ma ciò che lu vuoi ».....
Addio caro fratello ! Vi abbraccio di
13
« cuore. Noi ci ieniamo pronti ma tran« quilìi in Gesù. Salutate ve ne prego tutti
n gli amici».
— Il fratello di cui è parlato più sopra
l'i scrivea alla sua volta: « Giovedì a sera
Il fui colpito dai sintomi che sono proli dromo del choléra : diarrea violentissi
II ma e freddezza crescente ai piedi. Presi
Il subito il rimedio contro la diarrea. Av
II ventiiratamente B. . ti mi venne ap
II presso e tanto fece che giunse a svilup
II parrai il calore nelle estremità, onde
<1 sudai tutta una notte che mai cosi. Sof
II fersi mollo oella notte del giovedì al veli nerdi j ma Gesù era con me : che comu« nione ne ho senlilo allora! Sono ancora
Il a casa per necessità , chè altrimenti
Il quale scrupolo ne avrei ! 1 nostri sono
II benissimo assistili: ne abbiamo perduti
« set, gli allri migliorano. M ...ni e B...IÌ
« lavorano molto: ione giubilo. Il buon
ii-G.....mirabile per pazienza, abnegali zione e zelo, sla bene, comunque af
II faticato. Nella uoslra cappella abbiamo
Il un ospedaletto ove gli ammalati sono
Il trattali con un amore fraterno eh’ io
Il vorrei poler esercitare ... Il sig. C...I0
n ha sviluppato un tesoro mirabile di cali rilà . . . Anche B......0 che tu conosci
II perchè è stato costi quasi un mese, agi
li sce instancabilmente, e così altri ....
" T’abbraccio ».
N. B. —Noi ili fiuon (¡rado riceveremo
al nostro Uffizio i doni destinati a venire
in aiuto ai membri della chiesa di Genova
nelle luttuose atliiaìi circostanze.
(Tif.n.J.
Nizza. Leggiamo nell’A'pnir de Nice
quanto segue: u Venerdì e sabbato passalo
la noslra ciltà è stata testimone di scene
di una brutalità e di un barbarismo lale,
che ci è bisognato, per credervi, vederli
coi nostri proprii occhi,
Il li primo giorno, nella sera i protestami della no.stra cillà procedevano pacificamente alla lumulazione di uno dei
loro correligionari, morto nel vicolo dì
san Martino.
« Al momento in cui gli amici del defunto
ed il ministro della Chiesa Valdese erano
riuniti nella casa mortuaria e si preparavano per dirigersi verso il cimitero, una
folla couipatta, composta per la maggior
parte di donne e di ragazzi, ingombrò ii
vicinato della casa. Quando il corteggio
si mise in cammino, gridi, 0 per usare la
parola propria, schiamazzi si fecero sentire, e lo seguitarono fino agli sboechi del
cimitero. Per lutto il lempo cbe durò questo scandalo, cioè quasi un’ora e in tulio
il tragitto dal vicolo san Martino al cimilero, nemmeno un agente della forza pubblica intervenne. Ognuno pensava che una
tale scena non potesse rinnovarsi, e che
l'autorità, avvertita dalla voce pubblica,
avrebbe cura da lì innanzi di proteggere,
nell’adem|>imento dei pii doveri che essi
rendono ai loro fralelli trapassali, i noslri
concittadini proteslanli.
II Noi abbiamo il rammarico di essere
costretti a dire che non èstatocosì. Sabato
sera i protestanti erano di nuovo chiamati al Porlo per accompagnare at campo
del riposo una venerabile donna di ottantaoinque anni. Al loro arrivo, gli amici
della defunta trovarono la sua abitazione
attorniata da una moltitudine di donne,
di uomini e di ragazzi, in numero di cinque 0 seicento almeno, la di cui impazienza, grida e risate strepitose fecero loro
prevedere il ritorno delle scene della vigilia. Infatti, appena il corteggio, prere-
14
dillo quesla volla dai due minislri Valdesi,
si fu messo in cammino, che si feccro
sentire urli assordanli, soliiamazzi, fischi,
grida ripetute di abbasso i protestanti!
Beoloslo non si limitarono più alle grida,
e dei proiellili furono lanciati. Frulla
marcile ed anche pietre colsero alcune
persone del corteggiu ; il feretro fu sporcato d’immondizie gettate da quella folla
sfrenala e sempre più minacciante. Quesla volla ancora l’orribile scandalo non
ce.ssò che alla ¡lorla del cimitero riserlmlo
ai proteslanli.
•t Krco i falli. chi ne riviene la re.“ponsiihiiiià ? <',l)i ha alibrnlilo, fanatizzalo il popolaccio del Porlo? Per quali
predicazioni, per quali sorde mene è stala
ammulinala conlro cittadini pacifici una
folla ignorante? Non appartiene a noi il
dirlo. Molto tempo avanti la sepoltura di
sabbaio, degli emi.«sarii percorrevano Je
vie vicine al Porlo, annunziando che ciò
sarebbe per sei ore. L'na perquisizione,
cbe si dice incominciala dall’autorità,
mostrerà forse da chi quegli emissarii
erano mandati e pagati.
« Senza alcun dubbio le nostre autorità, come lutte le persone dabbene di
tutte le opinioni, deplorano profondamente i fatti che abbiamo riferiti. Non
possiamo raltenerci peridtro dall’csprimere il nosiro stupore e il nostro rammarico che nissun agente dell’autorilà sia
intervenuto nè venerdì pè sabbuto, per
far rientrare nel silenzio i miserabili i
quali non sanno mostrare il loro zelo per
la religione che coll’insultare ciò che v’ha
di più sacro, il dolore, il duolo, e la
morte stessa !
« Si dice cbe i no&tri concittadini protestaDli, fedeli ai loro principii evangelici,
ricusano di perseguitare coloro che li
hanno oltraggiati. A noi piace credere
che l'aulorilà ricercherà essa i promotori
dello scandalo.
« Se simili scene dovessero ripetersi,
Nizza potrebbe a buon dritto essere ¡losla
in bando dalla civilizzazione. L’interesíe
materiale di Nizza, non meno che il suo
onore, è qui compromesso.
Il I prolestanti cosi numerosi che vengono ogni inverno ad abitare nelle nostra
mura, fuggirebbero bentosto un luogo ove
non potrebbero più professare il loro culto
p seppellire in paco i loro morti ».
Fi.NL.ixni.v. liitoììeranza Itus-n. Il giornale ,=vedpfc, Nort!ioltens-l‘u!:te7i-, pubblica, nel suo numero del 13 luglio, una
leltera di Finlandia, contenente quanto
segue:
Il Da poco lempo in qua si sforzano I
luterani di Finlandia ad assistere ai Te
Deum che si cantano nelle chiese grecorusse per l’opera del Signore che l'impe'ralor Nicolò ba intrapresa di esterminara
i pagr.ni e di pro])agare la fede greca,
fuori della quale non v’è salute».
Belgio. — 11 marchese d’Aoust. — Un
propagatore attivo della noslra fede, il
marchese d’Aousl, nato caltolico, ma da
molto tempo protestante zelantissimo, è
poco fa morto luli’eià di 94 anni. Egli aveva introdotto il proteslantesimo e fabbricato un tempio in Leers-Fosleau, sotto
le cui vòlte i suoi resti mortali sono siati
deposti il 13 giugno passato; 4 pastori e
le deputazioni di 5 chiese belgiche hanno
assistito ai suoi funerali.
Lngiiiltebiia. — il pastore di Muple
durham. — 11 14 del mese passato è
morto, nell’ età di quarantanove anni,
dopo una malattia di due giorni, lord Au-
15
«usto Filz ClarBiice, paslore di Mopledtiiharn. Egli fifa il più giovine dei figli dei
lu re Giiglielino IV. Amnioglialosi nel
18i5 con Sarah, figlia maggiore di Inrd
Henry GorJon, friitello del rriiirchese atlnaip di Hiinliy, lia lasc.iala una numerosa
fiiniigliu. Non è r.iro di vedere le funzioni
di vescovo 0 quelle di ¡»astore riempite
nella Chiesa anglicana «la uomini la cui
posizione nel mondo è elevatissima. Lori!
Auckland, pari d’Inghilterra, è sialo recenlemenle nominato vescovo di Balh e
Welly; egli lo era precedentenfienle di
Sodor e Man. Il rev. lord Wriotliesley
Rus.sell ha poco fa ricusato un decanato
come io ha f.itlo molte volle (vcr dei vescovadi. (Le Lien).
Geii.ma.nia. — Breslau. — Un vivissimo
alterco è poco fa scoppialo fra l’arcivescovo di lìresiau ed il padre Lotario, provinciale (lei Francescani inSilesia. I giornali sposano con unu certa |)assione In
causa di questi due combattenti. 11 Giornale Ecclesiastico di Silesia (Schlesische
Kirchenblalt) aveva pubblicalo un arlicolo
del canonico Heide, assai offensivo ]ier il
padre (>olario, e cbe terminava
" Noi prendiamo parie, come figli fedeli
della Chie.sa, al profondo dolore che l’alliludine dei figli di san Francesco, nella
stampa, dinanzi ai nemici della (’.hicsa,
deve cagionare al cuore del nostro |iastore
snpr.'mo, e noi preghiamo Dio che ci pre.servi da tali uomini che disprezzano e
oltraggiano il loro vescovo, e non temono,
a fcandalo di tutti i buoni catlolici, di
fnr mostra nei polthlia fogli del tow disprezzo perii loro paslore e di appellarne
al giudizio dei protestanti e dei giudei i>.
Su queslo il padre Lotario ha replicalo
con vigore : « Il dottore Heide può far
poco caso dei giudei e dei proteslanli; io
non seguo il suo esempio, e dichiaro aperlamenle e liheranienle al cospetto di tulio
il mondo, che ho una sincera affezione
pei giudei ed i protestami, come figli di
un comun l^adre, pei quali Gesù ha soffurlo cd c morlo. Dichiaro che apprezzo
le loro preghiere, e icngo per eretici tutli
coloro che, come cattolici, s’imaginano e
pretendonp che Dio non intenda che le
preghiere dei cattolici e che sia sordo
alle supplicazioni cd alle preghiere dei
cristiani di altre denominazioni ».
Principati D.vNDiUA.Nr. La Chiesa evangelica tende a prendere estensione in
queste provincie. Noi abbiaino falto menzione nell’anno pii.'saln della costruzione
di un lempio a ISnkarest. l’n paslore è
sialo poco fa collocato a Belgrado (Serviaj
per le cure della Società di GustavoAdolfo, e le Hiitnrilà turche hanno accordato nn terreno nei dintorni della cilladella per la coslnizione di una chiesa. 1
riformati stahiliti a Galatz (Valachia),
hanno pure deciso recentemente di chiamare un pastore. La ciltà di Jasy, capitale della Moldavia, contiene circa 600
protestanti, e possiede un tempio, di cui
è debiirice alla genernsili\ di un generale
ni.?so morto in quella ciltùnel 1812. Oggi
la ciimunilà fu i passi necessarii per fabbrii:are nn nuovo tempio in una posizione
più ccntriile. (Sumnine lìeligieuse).
OiiiRNTE. Si legge in una lettera del
vescovo protestanle di Gibilterra, indiriizaia il 22 maggio da Pera, ad una Societù
cristi-ma di Liindrti:
n Ieri (domenica; abbiamo celebrala la
Cena del Signore nel campo di Scolari. 1
comunicanti erano in numero di tre o
quattrocento, la macgior parte ufliziali.
16
Molti prendevano parte alla Cena del Signore per la prima volta, e molti, probabilissimamente, per l’ultima. Allorché
alla noe del servizio s’iDginocchiarono
rutti sulla terra, i generali ed i principali
ulTiziali in capo, io ebbi bisogao di superare la mia emozione per poter pronunciare la benedizione ».
(-RO^ACnETTA POLITICA
ToRi.No. Una notificanza del Sindaco,
affissa ieri alle cantonale, porta lo sparlimento della città in 10 sezioni, ad ognuna
delle quali presiede una Commissione
composta di 2 membri del Municipio e di
tre altri cittadini, all’efTelto di venire iu
aiuto giorno e notte agli affelli di cholera.
Un proclama firmato dal medesimo invita
la popolazione alla calma, e anon lasciarsi
ingannare dalle male arti dei raggiratori,
€he cercano di spingerla a degli eccessi
con racconti senza ombra di fondamento.
Genova, 8 a</osio. ~Continua la declinazione del morbo in modo soddisfacente ; oggi si nota una nuova diminuzione
di '¿C) casi dairultinio bollettino.
Nello scopo di dileguare le assurde voci
che circolano, cbe cioè i colpiti dall’epidemia curati negli spedali speciali soccombono pressoché tulti, dicesi verrà
pubblicalo lo stalo nominalivo dei guariti, da cui credo risulterà che le guarigioni sono relaiivamente più numerose in
delti spedali, di quelle dei curati a domicilio, per la ragione che in quelli il malato trova pronti rimedii, mentre in quesle le classi meoo agiate difettano sovenle
delle cose più necessarie.
Gazi, del popnlo.
Stati romani —Il choléra si è sviluppalo anche nei dominii del papa. Nello
spedale di S. Spirito miete vittime ogni
giorno.
Il terrore si è impadronito dei ricchi, i
quali non avendo alcuna fede nelle reliquie pontificie, per salvar la pelle fuggonu in massa all’aperto.
Napoli , 2 agosto. — Dal 15 luglio al
1° agosto pili di 85|m. persone avevano
lascialo Napoli. È un st salvi chi può generale.
I liollettini sanitari uffìziali trasmessi
in data del 4 correnle dal Console sardo
residente in quesla cillà alla Direzione
generale della sanità marittima in Genova
recano :
Nel giorno 51 scorso luglio, decessi
constaliiti per cholera-morbus N" 226
Nel 1“ del corrente agosto, decessi .......» 285
Nel giorno 2 .successivo, decessi ■» 314
Nel 3 successivo, decessi . . » 304
II gioruo 4 del corrente si trovavano
in cura negli spedali, N" -1605 cholerosi.
Londra.— Il Times annuncia che il
Parlamento sarà prorogato iH2 correnle.
Mar lÌALTico. — Secondo un dispaccio di Copenaghen, i Francesi avrebbero
occupalo il 3 agosto una delle isole di
Aland.
Mar Nero. — Il Times io termini perentori conferma che la Crimea quanto
prima sarà invasa dalle truppe alleate.
Nel tempo stesso soggiunge che Sebastopoli sarà bloccata per mare, e presa
per fame quando non si possa altrimenti
espugnare quella fortezza.
Secondo lo Standard, la forza spedizionaria è composla di 80,000 Francesi,
28,000 Inglesi, e 25,000 Turchi.
Direttore P. G. MEILLE.
Grosso Domenico gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS S COMP.