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ABBONAMENTI: Interno ed Eritrea, anno L. 8; aemeetre L. 1,60.
Estero : anno h.b;— eemestre L. 3. — Per inoerxioni, prezzi da convenirsi
Dlpettope e AmmlnlstwtoFe : 6<ovcnuto Cilli, Via (Dagenta 11* 18, ROfllR
Koma, 22 Dicembre \910 * 2lnno ■ XI. 52
. Natale bianco — Betlemm« —
OllllilCÌllO . I Betlemiti— I Pastori di Betloininu—il primo culto di Natale — Amor di
madre — il nome di Gesù — Gesù è ii Cristo
— Settimana universale di preghiera — Maestri sassoni contro la Bibbia — La parola del Giorno
raccomandata dal Padre Bartoli —Un libro postumo
di Ernesto Martin — Contro i critici — L’antico testamento - L’Antico Testamento non iti tutto scritto In
ebraico — Kioonquistiamo la fede — Il Nuovo Testamento — Il regno di Dio — Memoria e caso — Fna
1 banditi — Come mori Lutero — Lo stecco nelta
carne — Il numero l.’ì e ii venerdì — L’incidentt
sassone e i tentativi d'unione — Spagna e spagnoli
— Fra i pagani e per i pagani — Da le antiche pro-i
vince — Cronachetta Romana — Alla Zambesia Ro-'
mana — Un solo giornale e una sola scuola di Teo-i
logia — Di palo in frasca — Sotto l’incubo!
Watalc biqifco
Còli mi appare sempre, nei lontaq^^ ricordi, questa "
cara festa del cuore, piena di poesia : una vasta distesa bianca su cui scendeva dal cielo una grande
pace e, nella vetusta chiesetta a piè dell’Alpi, un
albero verde scintillante di lumi e carico di frutti
d’oro. Codesta visione sola è rimasta viva nella memoria, come un sogno luminoso di più felice età ;
tutto il resto svanisce e si confonde nelle brume
del tempo.
Come la neve, era candida l'anima, e la speranza
aveva « fior del verde », mentre ora...
Allora si credeva che Gesù fosse nato proprio in
quel giorno e pareva di sentire nella notte voci
misteriose e di vedere angeli volanti pel cielo per
annunziare la « grande gioia » alla terra ; e c’era
nelle anime infantili, come c’è ancora, un’ansia fatta
di timore e di gaudio, una trepida attesa di chi sa
quali eventi, di qualcosa di nuovo. Quel mattino,
nello svegliarsi, pareva diverso dagli altri. L’alto
silenzio della campagna coperta di neve, era rotto
soltanto da qualche lontano abbaiare d’un cane o dal
suono di una campana; persino i consueti rumori
famigliari sembravano essersi attutiti. C’era nell’esistenza qualcosa di diverso ; nella sequela dei giorni
grigi, quella era un’alba più luminosa.
Ora sappiamo che Gesù non è nato il 25 dicembre ;
eppure, tanta è la forza della tradizione, delle impressioni prime e delle memorie, qualche cosa ancora rimane di quelle sensazioni dell’infanzia, qualche
illusione e qualche sogno ancora svolazzano nel cielo
di Natale, un po’ della sua pace bianca continua a
scendere sulla terra e nei cuori.
Da quei primi lontani, tanti Natali sono passati,
più 0 meno festosi, in terra straniera, in viaggio,
sui monti e nelle città, sovente lontano dalla famiglia ; ma l’incanto di quelli non l’ho provato più,
non ho avuto più la sensazione di quella gran pace
di Natale sotto la neve, in mezzo al silenzio della
cam{»gna, con la famiglia raccolta intoma alla tavola, sotto il mite chiarore della lampada.
Nelle città rumorose e fangose. Natale perde del
suo carattere, perde la sua mite intima poesia ; il
fango delle vie schizza lino nelle case. Badato che
quello che si avvicina, e che vi auguro di una calma
serenità, non ne rimanga contaminato, lettori cari.
Bnplao Rli/oiv«.
Betlemme
Il libro di Riit d invita a contemplare il soave idillio
camprestre di Booz e della Moabita, progenitori del capostipite della Casa reale d'Israele. I campi sottostanti
al villaggio moderno, situato in vetta al colle e dove
biondeggian l’orzo ed il frumento nella propria stagione, sono pur sempre quelli dai quali « Booz sali alla
porta » per riscattare il campo di Naomi e far sua Ruth
la Moabita.
Passerà quasi nu secolo avanti che si oda nuovamente
rammentare Betlemme. Obed, figlio di Booz e di Rut, è
diventato padre di Isai (o Jesse), il quale ha ora intorno a sè una corona di otto figliuoli, dei quali il più
^ giovane è David. Su quei poggi, oeiriotreccio di quelle
\convalli, egli pastura il gregge, compone cantici e modula canzoni ; afferra i leoni per la barbozza e li amlazza, bastona gli orsi e strappa loro la preda (l
lam. 17, 28). La conoscenza perfetta ch’egli acquista
ìi monti e delle valli, delle rupi e delle spelonche
cito circondan Betlemme e si estendono sopra tutta la
Gmdea, gli agevolerà le fughe e gli farà trovare gli
opMrtnni nascondimenti quando dovrà sottrarsi ai furori micidiali di Sanile. Allora, stanco di errare come
la i^rnice (1 Sam. 26, 13) su pei greppi, egli siederà
all’ofcbra della roccia, e rianderà i giorni della sua giovine^, esuberante di vita e pur calma, lieta e serena :
e ripenserà ai « paschi erbosi » e alle « acque chete »
ove sileva condurre la dodi greggia. (Sai. 23|2).
Quahdo fu re e fuggiasco dinanzi al ribelle .àb.salom,
Barzillki galaadita lo accol.se degnamente ; e quando la
rivolta fu sedata con la morte di Absalom, egli invitò
Barzillàl a seguirlo in Gerusalemme. Ottantenne, se ne
scnsò, e mandò in sua vece Ckim'ham sno figliuolo. Davide morente raccomandò costui a Salomone e Chim'ham
acquistò in Betlemme, o nei dintorni, un podere che
passò si tuoi discendenti e di cui menzione è fatta dal
profeta Otgemia (41, 17): Gherni Chim’ham « l’albergo
di Chim'him », che è vicin di Betlemme, e dove i Giudei
si adunarono < con intenzione di andarsene e di entrare in Egitto », dopo l’uccisione di Ghedalia che il
re di Babiltnia avea costituito sopra il paese (2 Re
25, 22-26).
Questo Giorni è desso il Khan, il caravanserraglio
di Betlemme ove sostavano i viandanti che dalla Siria
scendevano in’l^itto? — è desso « l'albergo » dove Maria
diede alla Incé il suo primogenito? — Ck)test’albergo di
Betlemme, per molto tempo dopo Davide, rimase conosciuto co^ nome di Chim’ham e dovette trovarsi necessariamente snl terreno trasmes.«© per eredità da Booz
ad Obed, ad Isai, a Davide ed a Chim barn sno figlinolo
adottivo. Cosi, il gran Figlio della progenie diretta di
David sarebbe venato a nascere sopra nn suolo che fa
dei suoi avi, di cai, a cosi dire, tornava a riprendere
possesso. Qui dunque e in questa maniera veniva a com
piersi di tutte le profezie messianiche la più esplicita
e maggiore : « 0 Betlemme Efrata, benché tu sii il mi« uimo dei migliai di Giuda, di te mi uscirà Colui che
» .sarà il Signore iu Israele, le cui uscite (origini) sono
€ ab antico, dai tempi eterni » (Micb. 5, 2).
»
• #
Alcuni hanno azzardata ropiuioiie che Gesù sia nato
a Detlemme-Cerieh, territorio di Zabnlou (Gios. 10, 15),
a breve distanza da Nazaret. Questa ipotesi, che non
ha fondamento, servirebbe però a conciliare 1 due racconti della Navità, secondo Matteo e secondo Luca. —
Matteo designa Betlemme di Giuda qual domicilio normale di Giuseppe e Maria, e non accenna a veruna residenza anteriore in Galilea; anzi, dopo il ritorno dall'Egitto, la Sacra Famiglia intende rincasare a Betlemme,
e non si spinge fino a Nazaret se non per rivelazion
di Dio e per sottrarsi ad Archelao. Matteo poi giustifica cop una profezia questo cambiamento di residenza
(Mat 2, 13, 15). — Luca invece ci trasporta di colpo
a Nazaret, ci fa assistere aH’Annunziazione e spiega
con la Rassegna di Cesare Angusto la di.scesa in
Betlemme. Egli tace dei Magi, quindi anche della fuga
in Egitto e del ritorno ; Ini che, pria di por mano al
sno Vangelo, dichiara di aver « dal capo rinvenuto ogni
cosa compiutamente! » (Lue. 1, 3). Da Betlemme egli riconduce a Nazaret la Sacra Famiglia, tosto ch'ebbe compiute in Gerusalemme tutte le prescrizioni legali.
Non v; è contraddizione fra i due racconti: quel che uno
tace non menoma quel che l’altro dice ; anzi uno colma
le lacune involontarie dell'altro. Nè Marco nè Giovanni accennano menomamente alla Nascita di Gesù
miracolosa, e uou vi alludono neppnr gli .\postoli. Essi
fondano la sua divinità unicamente sulla sua risurrezione ed ascensione.
Quanto al pa,so Giov. 41, 42; — « II Cristo verrà
egli di Galilea? la Scrittura non ha ella detto che il
Messia verrà della progenie di Davide e di Betlemme,
castello ove dimorò Dadide ?» — vuoisi osservare che
l’Evangelista raccoglie l’opinione delia moltitudine, che
era vera ; ma essa credeva che Gesù, venendo dalla Galilea, fosse nato colà. Dopo trent’anni -chi più si ricordava dell’arrivo dei Magi in Gerusalemme, del turbamento di Erode e di tutta la città con Ini ? Alcuni
non si peritavano di affermare ; «Noi sappiamo onde
costui è » — però non lo dicono I — « ma quando il
Cristo verrà ninno saprà ond’Egli sia » — e mostravano cosi la loro ignoranza della Scrittnra e di non
saper discernere in Gesù i « segni » messianici vaticinati dai profeti (Mat. li, 5; Isa. .35, 5-6; 61, 1-3).
Y.
I BETLEMITI
Gli abitanti di Betlemme sono diversi da qnelli della
rimanente Giudea ; l'enigma non è ancora stato sciolto.
Essi non hanno nnlla di semitico o di arabo : ricordano
piuttosto il tipo deintaliano settentrionale. Sono alti,
robusti, coloriti ; spesso hanno capelli lisci ed occhi
chiari. Vanno vestiti bene e con aspetto tra nobile e
fiero. Le fogge deirabbiglìamento sono pittoresche; i
colori dei panni non accesi nè stridenti ad nso arabo,
ma capi e caldi all’italiana. Tatti i viaggiatori cele
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LA LUCE
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braco la particolare impressione che sa di loro fa questa
varietà aristocratica della popolazione palestinese, e si
domandano : Come mai costoro sono capitati a Betlémme?
A giudicare dalla forma dei loro indumenti, dal loro
aspetto, dal loro contegno e dalla probabilità storica,
cotesti betlemiti debbono essere i pronipoti di qualche
manipolo di Lombardi, di Toscani o di Veneti rimasti
là dopo le Crociate, o andati là durante il periodo delle
Repubbliche italiane e dei dogi.
Le donne di Betlemme si ammantano con grazia e
godono fama di gran beltà come quelleìdi Nazaret ; viaggiatori ed artisti ne fanuo fede. Le loro fattezze sono
regolari e fine ; la carnagione rosea, l’incesso nobile e
grave, e non disdicono affatto il portamento semplice
e dignitoso attribuito alla Vergine, colla quale tutte
vautan qualche legame di parentela. Indossano lunghe
vesti d’un solo telo striato di rosso, di giallo o di verde ;
si adornano il collo di fini ricami e stringono il busto
in giubbetti color mattone con arabeschi gialli. L’acconciatura del capo non è meno peculiare : si compone di
una berrettina rossa cosparsa di monete d’argento, le
quali, coi monili, rappresentano la dote.
Immaginate una cotal figura, fatta per cosi dir vaporosa dal bianco velo che le scende dal vertice del
capo, incornicia il viso senza nasconderlo e si prolunga
in basso tanto da doversi panneggiar sul braccio : ed
avrete una seducente apparizione della donna betlemita.
— È poi una scena delle più pittoresche il vederle discendere da Bet-saur, borgatella snl declivio del colle,
con le anfore su la spalla per andare ad attingere acqua
alla fonte, che è probabilmente « la cisterna alla porta di
Betlemme », della quale ebbe desiderio Davide « quando
i Filistei aveano guarnigione in Betlemme e nella valle
dei Rafei » (2 Sam. 23, .14-17).
Betlemme è il luogo di mercato dei contadini e dei
beduini dei dintorni. Da Betlemme le donne, con le
ceste sul capo, portan gli erbaggi a Gerusalemme, e
ciò significa che la piccola città continua ad esser come
l’orto della gran città ; tuttavia, la parte maggiore dell’attuale sua prosperità è da attribuirsi agli stabilimenti
religiosi che vi abbondano, ai pellegrini ed ai gitanti
che la visitano annualmente in gran numero, all’industria e allo smercio di croci, corone, rosari e oggetti
svariatissimi di devozione, in legno d’ulivo, in conchiglie, in madreperla, con sopra illustrazioni più o
meno artistiche di soggetti biblici. Oltre a ciò, B®tl®oim6
è tuttodì un centro industriale ed operaio, in cui si
agglomerano, per tacito convegno, muratori, scalpellini
e falegnami, aspettando d’essere chiamati a lavorare in
qualunque parte della Palestina. Giuseppe fu assai
probabilmente uno di questi.
Tradizioni e pitture ci rappresentano Gesù fanciullo
tra la sega e la pialla nell’officina di Giuseppe, e Maria
accanto al focolare nello sfondo del quadro, contemplando l'nno e l’altro. Ma Giuseppe fu egli veramente
falegname e lo fu Gesù? — Il vocabolo tektòn (Mat.
13, 55 ; Mar. 6, 3) significa propriamente * costruttor
di case » (un « architetto » direbbesi oggi): ora, in
Palestina, le case sou di pietra e non di legname ; e
sono costruite da muratori e non da carpentieri. Tutte
le immagini o parabole di Gesù — ed anche di Pietro
e di Paolo — tolte dall’arte di edificare, suppongono
sempre case di pietra. E’ dunque assai probabile che
Giuseppe abbia insegnato a Gesù — se a Gesù potevasi insegnar qualcosa — a maneggiar il mazzuolo e
la subbia anziché la pialla e la sega, a riquadrar pietre,
a scavar fondamenti su la roccia, a tirar su muri a fil
di piombo, a sagomar archi e vòlte, a formar tetti a
cupola 0 a terrazza, a calcolar la spesa di una torre_
Y.
I pastorMiiJ|eflemme
Otto chilomentri separavano Gerusalemme da Betlemme: qui nacque e là mori il Salvatore del mondo.
La strada è piana, agevole, deliziosa e giammai deserta.
Fra la grande e la piccola città è un quotidiano andare e tornar di gente, come in nessun altra parte
della Palestina. Su questo percorso havvi un caseggiato denominato « dei Pastori » {Beit Sahhàr) ed
havvi una torre detta c dei Mandriani » {Migdal Eder).
Nei tempi antichi era qui un vasto stabbio in cui le
pecore potevano « entrare ed uscire e trovar pastura »
Gio. IO, 9). Cotesto grande « ovile » era destinato ad
appartare, a « santificare » gli animali destinati agli
olocausti e ai sacrifizi. Qualunque bovino, ovino o caprino vi si fosse introdotto anche a caso, dovea su
bire il destino comune; se maschio essere offerto in
olocausto e in sacrifizio di prosperità e da render grazie;
se femmina, in sacrifizio per lo peccato (Lev. 1, 3; 4,
(32). Il proprietario di queste vittime involontarie era
in obbligo ancora di provvedere eziandio l’offerta e la
libazione prescritte dalla legge (Num. 15, 4-12).
Cotesto stabbio riservato estendevasi intorno a Migdal-Eder per un raggio eguale alla sua distanza da
Gerusalemme ed abbracciava quindi Betlemme e i suoi
dintorni. Vi erano là dei pastori i quali « dimoravano
fuori ai campi facendo le guardie della notte intorno
alla lor greggia » (Lue. 2, 8); e vi erano altresì più
greggi e più pastori. Il gregge sacro destinato all’altare aveva i suoi appositi guardiani, e cosi pure
i greggi dei privati. I guardiani del gregge sacro avevano per mansione di condurre le vittime dei sacrifizi
dallo stabbio riservato al cortile del Tempio, entrando
in città per la porta Proba tica, ossia « delle pecore »
(Gio. 2, 14 15); mentre i guardiani dei greggi privati
avevano interesse a impedire che qualche giovenco,
pecora o capra andasse a frammischiarsi con il bestiame appartato e si esponesse ed essere involontariamente sacrificato.
Non potrebbe ciò spiegare come, malgrado la stagion
rigida, dei mandriani accudissero di nottetempo al loro
bestiame, e come ad essi, vigilanti « sotto splendido
stellato » apparisse l’Angelo, Nunzio del grande Evento?
A quali di questi pastori diresse l’Angelo la parola: ai guardiani del gregge sacro — ovvero agli
altri? — ovvero ad essi tutti? A noi piace credere non
vi sia stata priorità nè parzialità, e che quanti erano
pastori fuori ai campi intorno a Betlemme in quella
notte serena, tutti udirono il grande annunzio: « Oggi,
nella città di Davide, vi è nato il Salvatore, il Cristo,
il Signore »; — tutti udirono una moltitudine dell’esercito celeste lodare Iddio dicendo: « Gloria a Dio nei
luoghi altissimi; pace in terra; benivoglienza inverso
gli uomini »; — tutti, come mossi da un medesimo
impulso e trasportati da un medesimo entusiasmo^
« dissero fra loro: Or passiamo fino in Betlemme e veggiamo questa cosa ch’e avvenuta, la quale il Signore
ci ha fatto assapere » (Lue. 2, 8-15).
I pastori trovarono Maria, Giuseppe, ed « il Fanciullino che giaceva nella mangiatoia ». Tale il segno del
riconoscimento. I pastori, vedutolo, « divulgarono ciò
ch’era stato lor detto di quel piccolo Fanciullo » —
divulgarono, vale a dire « fecero conoscere lontano, a
molti » la nascita del Salvatore, del Cristo, del Signore.
Essi, gli umili pastori, ne furono i primi ambasciatori
ai prossimi ed ai lontani, al popolo d’Israele e alle
Genti. Tutti coloro che gremivano il caravanserraglio
« gli udirono e si maravigliarono; e Maria conservava
in sé tutte le lor parole, conferendole insieme nel cuor
suo », ponendole cioè a confronto con quelle dettele dall’angelo Gabriele in Nazaret (Lue. 1, 26-38).
I pastori se ne tornarono ciascuno alla sua greggia,
« glorificando e lodando Iddio di tutte le cose ché
avevano udite e vedute, secondo ch’era stato loro parlato », Gli uni, alla -dimane, sin dall’alba, nel condurre
l’armento o il gregge ai pascoli, ne ragionarono con
la gente del contado di Betlemme; gli altri, nel cdn'
durre al Sacerdote gli agnelli per l’olocausto quotidiano, ne riferirono a quelli che salivano al tempio,
in su l’ora nona del profumo e dell’orazione; — e tutti,
con l’entusiasmo e la schiettezza del lor parlare, persuadevano gli ascoltatori della verità delle cose narrate. Y.
> Il primo culto di Hotoie
Leggete in Luca capo II dal versetto 8 al Versetto
14. Vi troverete la storia del primo culto di Natale.
È un culto molto mattutino; poiché è notte ancora.
Venite meco in ispirito nello vicinanze di Bétlemme,
la città di Davide, feconda di frumento e d| greggi.
Ecco un recinto, nell’aperta campagna, sottrf le stelle
che brillano limpidamente come fiaccole a ifluminare
una festa. Entriamo nel recinto. Ecco un »ranco di
pecore addormentate. Non vi sono agnelli I senza difetto nè macchia ». Gli agnelli « senza difelto nè macchia » sono stati portati — come tant’altn prima di
loro — a Gerusalemme e là su l’onormt altare davanti ai santuario, sul colle di Moria, (iranno immolati in sacrifizio per il peccato. Poveri agnelli !
Il vostro sangue scorrerà giù da l’altare e dal colle,
e anderà a confondersi con le acque imjpure del torrente Chedron; ma voi, poveri agnelli <senza difetto
nè macchia », non siete che un simbolo, e il nostro
pensiero vola su l’ali della fede al Giusto promesso,
al Signore, all’« Agnello di Dio che teglie il peccato
del mondo ». Quando nascerà? 1
Ecco nel recinto una torre. Il culto, il primo culto
di Natale ad ora si mattutina si tifine lì. Questo è
il tempio, la sala dell'adunanza. Varchiamone la soglia. Ohe splendore! che bagliorii La luce celeste, la
« gloria del Signore » riempie la torre. L’uditorio ne
è circonfuso. Da ohi è costituito l’uditorio? Da un
certo numero di pastori. Che umile assemblea! Nel
regno spirituale vige, tra le altre, questa legge: « I
primi saranno gli ultimi, e gli ultimi primi » Siamo
gli ultimi? Possiamo divenir* primi. Il contrasto tra
l’uditorio umile e il predicatore dà nell’occhio. Il predicatore è un angelo, un < angelo del Signore ». Al
primo culto di Natale presiede un angelo! Questo
angelo è il primo evangelista. Il discorso ch’egli proferisce è il primo discorso d’evangelizzazione. « Vi
annunzio » o, come si potrebbe tradurre letteralmente: « vi evangelizzo »! Così dice l’angelo predicatore. Qaasio primo culto di Natale è un culto d’evangelizzalione. E, come avviene nei nostri culti cristiani
dell’oggi, il canto vi ha una parte rilevante. E che
canto! All’improssivo da le « profondità invisibili •
che ci circondano da ogni lato, ecco una < moltitudine
dell’eaercito celeste », una moltitudine di angeli ohe
su su ferso i cieli si dispongono, come a dimostrare
che i cieli stanno per ricongiungersi alla terra; e
questo poro possente, più che alcun altro che abbia mai
cantato in terra, intona un inno, il più bell’inno che la
terra abbia mai udito: « Gloria a Dio nei luoghi altissimi! Pace in terrai Benevolenza verso gli uomini »!
Il ptimo culto di Natale è terminato. L’assemblea
si scioglie: gli angeli tornano al cielo; i pastori s’avviano a Betlemme, a « vedere la cosa avvenuta, la
quale i^ Signore ha fatto loro sapere ».
Abbiamo udito un sermone perfetto, li sermone
angeliqo ha un esordio. < Non temiate ». Quest’è
l’esordio; ed è un esordio perfetto, perchè suggerito
da lo stato d'animo dei pastori, cioè degli uditori. —
Dopo Pesordio, il corpo del discorso. E il corpo del
discorso comprende due parti — La prima parte è
un messaggio: « Ecco vi evangelizzo » dice l’angelo
« un’allegrezza grande, la quale tutto il popolo avrà:
che oggi nella città di Davide vi è nato il Salvatore,
che è il Cristo, il Signore ». Questa è la prima parte
del sermone. — La seconda contiene la prova del
messaggio: « E questo ve ne sarà il segno: voi troverete il fanciullino fasciato, coricato nella mangiatoia ». — Veramente, il sermone angelico manca di
conclusione, ossia di perorazione. L’angelo non conclude! Ma, dopo un discorso simile, la perorazione è
inutile. I migliori discorsi non hanno conclusione,
nop hanno perorazione; non ne abbisognano. La perorazione scaturisce spontanea da tutto il discorso e
si affaccia irresistibile all’anima degli uditori. « Non
t^iate; il Salvatore, rAgnello di Dio, è nato oggi a
Betlèmmé; lo rico^osceretè" a questo segno!... » Sottinteso: « Andate, andate presto; verificate, verificate
subito; divulgate la cosa, a vostra volta annunziate,
/evangelizzate, fatevi evangelisti, glorificando e lodando Iddio »! — « Andate, andate a Gesù, il Salvatore
che è il Cristo, il Signore» questa è la perorazione
sottintesa, la chiusa che balza fuori spontanea e potente dal primo sermone di evangelizzazione, proferito dal primo evangelista, da un angelo, nel primo
culto di Natale.
Resteremo noi freddi e impassibili? X.
/linor di madre
Io vi consolerò a guisa di fanciullo
che sua madre consola Isa, 66-73.
Io non conosco al mondo spettacolo più bello di
quel che ci presenta una madre col suo figliuoletto in
braccio. Ammiro con gli altri le sublimi profondità
del cielo, la maestà dei monti, la vastità del mare; la
magnificenza delle ricche pianure e perfino il silenzio
dei deserti immensi; — ma se l’occhio mio s’incontra
in una madre che stringa al petto il suo pargolo, gli
sorrida, gli favelli, io mi sento affascinato, e un’onda
di soavi pensieri pervade l'anima mia.
Se io alzo gli occhi al firmamento e ne contemplo
l’azzurro tempestato di stelle, se fiso gli occhi alle
cime nevose delle Alpi, se li giro intorno sulla terra
tutta cosparsa di maraviglie, io esalto la potenza, la
sapienza e la bontà di Dio creator di tutte le cose;
— ma se contemplo sulla terra una madre col figlio
nell’atto che essa lo accarezza ed effonde tutta la
piena del suo affetto, io non riesco a togliermi da
quell’inoanto, imperocché mi trovo davanti alla vivente immagine dell’Amore.
Io mi trasporto con la mente nel tempo antico, allora quando cotesto spettacolo era raro ancora sulla
terra- Veggo la madre dei Viventi accogliere giuliva
un figliuoletto che volle chiamare Acquisto-. * Io ho
acquistato un uomo col Signore ». Chi sa, pensò Èva,
se non sarà costui quella mia progenie promessa dal
Signore, la quale schiaccerà il capo al serpente seduttore?
Oimè, Èva errava grandemente! quell’« Acquisto »
era Caino! e Caino non era « la Progenie » della
donna, bensì dell’uomo. Nondimeno — donne e madri
osservate! — Èva amò Caino come ogni madre ama
il frutto delle sue viscere, lo circonda delle sue cure
%
3
LA .LUCE
più affettuose, e non cerea di sapere qual sorte gli
riserba l’avvenire... L’amor materno non va soggetto
a condizione alcuna: esso vive nel presente e bene
spera nel futuro. Quante furon di poi le madri ch’ebbero il dolore atroce di vedere un loro figliuolo’ incamminarsi per la via storta, e giammai non rimpiansero le cure prodigategli mentre era negli anuj
dell’innocenza! « Dimenticherà la donna il suo figliuol
lino che poppa per non aver pietà del figliuol delle
sue viscere? Ma avvegnaché le madri dimenticassero
i lor figliuoli, non però ti dimenticherò io — dice il
Signore > (Isa. 49-15).
Io mi trasporto ora in altra età remota, eppur vicina, e veggo con gli occhi della mente un’altra donna
che tutte le età proclamano beata, la quale eziandio
stringe un Pargoletto al seno. Dessa è Maria, la Vergine di Nazaret-, — desso è Gesù, il Salvatore.
Ecco « la Donna » — ed ecco * la sua Progenie ••
< Iddio ha tanto amato il mondo, che Egli ha dato
l’Unigenito suo Figliuolo, acciocché chiunque crede
in Lui non perisca, ma abbia vita eterna ».— Ma come
l’ha Egli mandato l’Unigenito suo? — Per mezzo della
Donna, della Donna unicamente, secondo la promessa
fatta ad Èva. Non é ella una cosa maravigliosa che
l’aurora della salute si presenti agli occhi dell’umanità nella forma di una madre che tien in braccio
il figlio? Poteva l’amor di Dio Padre scegliere una
immagine più dolce e più soave —più umana e più
divina? Se Èva peccò, sedótta dal serpente e fu cagione anche della trasgressione di Adamo — ora, la
Vergine di Nazaret, aombrata dallo Spirito di Dio
è quella « donna » la cui * Progenie • divina dovrà
schiacciare il capo al serpente seduttore.
A noi non fa maraviglia che il cattolicismo abbia
afferrata questa immagine, l’abbia dipinta, sotto forme
diverse in migliaia di quadri e modellata in un numero infinito di statue d’ogni materia e grandezza,
e n’abbia fatto il centro del suo culto, della sua dottrina e del suo insegnamento. Poiché l’amor di Dio
Padre si presenta a noi in aspetto di materno amore,
qual cosa più naturale che quella di renderlo visibile,
sensibile, mirabile agli occhi nostri, e commovente al
cuore? — Se non ché l’amor di Dio non si contiene
tutto in Gesù Bambino, ma ancora in Gesù-Uomo, e
sopra tutto in Gesù-Crocifisso, morto e risuscitato. La
Vergine col Figlio é c l’aurora »; ma deve schiarire
« il giorno » in cui si opera e ai lavora >; poi dee
venir « la sera » l’ora delle tenebre, in cui l'uomo
stanco si riposa delle sue fatiche; finalmente rispuntare « il gran giorno » che non avrà tramonto.,. « Io
ti ho amata d’un amor eterno... O Vergine d’Israele »!
*
* *
L’amor di Dio ha le sue espansioni; ma la sua giustizia ha le sue esigenze. La « donna » potea vestir di
carne il Salvatore e allevarlo Pargoletto; ma non
potea di più. Ecco perché la figura di Cristo, man
mano che giganteggia, si lascia indietro quella della
Madre, come la »pianta novella abbandona sotterra la
spoglia che conteneva, proteggeva, alimentava il germe
vitale da cui essa nacque, — Parimente l’amor di Dio
comincia a manifestarsi in Nazaret ed in Betlemme,
nell’atto di incarnarne il Verbo eterno, e di farlo
€ crescere in sapienza ed in grazia »; ma questo amore
si va sviluppando traverso tutto il ministero di Cristo; ministero composto di parole divine e di opere
soprannaturali, ad insegnamento e beneficio dell’umanità, fino a raggiungere il suo apogèo, il suo grado
supremo; il sacrificio del Golgota. — Ed ora, « colui
che non ha risparmiato il proprio figliuolo, anzi l’ha
dato per tutti noi, come non ci donerebbe egli ancora tutte le cose con Lui »?
Sebbene adunque la nostra salute sia stata compiuta da Cristo solamente, e da Cristo sulla croce;
— sebbene a Lui solo, risorto e seduto alla destra
del Padre dobblam riguardar con fedo e con supplicazione — nondimeno lo spettacolo di una madre
amorosa verso il suo figliuolo non cesserà di commoverci e di sembrarci sopra ogni altro sublime.
Qual é quel roseo bambino, tal fu il nostro Signore.
Egli, nascendo come nascono le umane creature, ha
voluto santificare sul suo passaggio tutti gli stadii
della nostra esistenza. In Lui acquista innocenza la
fanciullezza; in lui s’indiano i baci materni. Ebbe
sorrisi come noi; e, come noi, a sua madre sorrise.
In Luì, la divinità e la umanità si guardano, sì attraggono, si coihpQnetrano; un fàscino misterioso le
attira e le unisce!..
Oh benedetto sia Iddio che nell’amor materno ci
rappresenta costante e rinnovato di generazione in
generazione, l’amor divino! < Io vi consolerò a guisa
di fanciullo che sua madre consola »1
Per abbona
Siizzera, Eermania, Scaadinavia menti alla
Zwce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, LUGANO.
IL NOME DI GESÙ»
Leggiamo anzitutto,
perciocché egli salverà
cati ». (Matteo,!, 21).
I. Da chi furono proft
un messaggero celeste, p(
come un consìglio di fam
al mondo un bambino :
gli. In questo caso è il
nome : » Gesù », cioè « s
Gesù ».
II. Per ehi furono pr\
Per il € suo popolo ». * S
Maria e Giuseppe solarne:
Non il popolo d’Israele,
del genere umano solami
III. Che cosa prometti
« Salverà il suo popolo
strage morale e material
nel mondo. Quanto bisog:
d’un salvatore che lì
primente e rovinosa ! M
fedo e giubilo nel cuore
'erite queste parole? — Da
er parte di Dio. Si aduna
iglia tutte le volte che viene
si discute sul nome da darPadre celeste che indica il
alvatore ». < Gli porrai nome
oferite le parole del testo? —
alverà il suo popolo ». Non
nte, ma il < suo popolo ».
non questa o quella parte
ute ; ma tutti gli uomini.
ono le parole del testo? —
dai peccati ». Pensate alle
e che il peccato tuttora mena
no hanno tutti gli uomini
ri da tanta schiavitù opa il Salvatore è nato ! Sia
di tutti.
(Da Karl Gerok).
Gesù è
Quìi
in
L’Oriente stesso, come
deva un dominatore giu
Perfino tra il popolo di
simo avvento del Messia
Simeone aveva appreso,
morrebbe prima d’aver
vezza procedente da Dio
le prove più convincenti
messo al suo popolo,
attenzione su di Lui, se
come Cristo, cioè come
dell’ impressione ch'Egll
Annunziato da l’angelp
seppe, la sua nascita è
che l’annunziano ai pasin
magi d’Oriente. Nonostii
loro semplicità, e quant
riconosciuto e proclamati
giore dei profeti », Gesti
prodigi nè a questa testi
pone sopra ì profeti, s
precursore « il più gran
donna » è — com’Egli c
Dio ». Gesù ha ricevuto
fatti consapevole d’essei
Dio », » Colui che solo
ch’è da alto », « Colui
care e a salvare ciò eh’
non era solo interiore d
medesimo ; il suggello s
mini che lo oircondavan
di gloria, d’una gloria
d’una gloria « come dell
dre ».
Al programma per la s
sentanti della Chiesa
versi premettevano le
zione è del Sig. V. A.
nuta del Signore alla su
chiamata a ciascun di n
Tu gli porrai nome Gesù,
suo popolo dai suoi pec
il Cristo
l’Impero tutto quanto, attendeo che regnasse sul mondo.
Samaria sì pensava al pros; mentre in Gerusalemme un
per rivelazione, che « non
visto co’ propri occhi la sal>. Ma non sono questi fatti
che Gesù sia il Cristo prostì fatti attirano' la nostra
plicemente. Lo riconosciamo
l^essia e Salvatore, in grazia
produce in noi.
prima a Maria, poi a GiuCelebrata da gli spiriti celesti
ori, e la stella la rivela ai
nte questi fatti sublimi nella
iinque più tardi Egli sia stato
0 da colui ch’era < il magnon si appella mai nè a quei
imonianza umana. Ciò che lo
ppra Giovanni Battista, suo
de tra coloro che son nati di
ice — * la testimonianza di
il suggello di Dio. Era ine « il Santo », « il Figliol di
conosce il Padre », « Colui
è disceso dal Cielo a cerperito ». Ma questo suggello
non concerneva solo Gesù
assisteva anche per gli uoo. Ai quali appariva rivestito
piena di grazia e di verità »
Unigenito proceduto dal Pa(Da Cesare Malan).
ohe
Szltimana aniatrsalz di pregfiierà
ettimana di preghiera (dal
1 al 7 gennaio) da noi già pubblicato, i rappre
Cristiana di cento paesi diseguenti parole. La traduCostabel.
A quanti, in ogni luoèo, invocano il nome di Gesù
Cristo, il loro e nostro Signore.
Diletti fratelli.
Siccome ogni anno ché passa ci ricorda che la ve(a Chiesa, come pure la sua
loi, si fanno sempre più vicine, l’Alleanza Evangelica vi rivolge nuovamente,
ma con sempre più profondo sentimento di responsabilità, un invito ad ul irvi in comune intercessioneCon ogni nuova occasio ne di preghiere speciali, cresce l’urgenza del bisogno di perseverare, nell’orazione, a questo stesso vigliando con rendimento di
grazie.
Perciocché, siccome ogni preghiera esaudita suscita
rinnovate lodi, essa cost ituisce pure un appello a servire e particolarmente a quel mìnisterio che spinge
ogni credente al trono della grazia.
Ma, tengasi in mente che lo scopo della preghiera
non consiste solo nella soddisfazione dei bisogni della
di questa vita. Queste cose
hanno il loro posto legìiitimo nelle nostre petizioni,
ma molto più in alto stiinno quei nobili ideali, ohe
ripetutamente ci vennero proposti dal Signore tanto
col suo insegnamento che col suo esempio.
Vengano in prima la isantificazione del Nome, l'avvento del Regno, l’uniolie della terra col cielo nel
unica volontà; e solo dopo
queste cose le particolaiji necessità che si riferiscono
a questa vita transitoria.
vJ'
Tale è pure la grande promessa del Maestro ch’egli
concederebbe quanto i suoi discepoli chiedessero nel
suo nome, * acciocché il Padre sia glorificato nel
Figliuolo » lo stesso ideale supremo Ch’Egli ricercò
nelle sue proprie preghiere. (Gic.v. XII 28; XVII 1).
Ricordatevi altresì di quell’altra parola di grazia
che fa del conseutimento « intorno a qualunque cosa
chiederanno » la condizione alla quale anche i due
o tre adunati nel suo Nome, possono invocare una
risposta dal Padre loro che è nei cieli.
Sia questo lo scopo, sia questo il carattere delle
petizioni offerte nella settimana di preghiera e la
chiesa vedrà e godrà quelle * cose maggiori » la cui
grandezza sopravanza ogni intendimento (Giov. 1.50;
XIV, 12).
Voglia il Signore ohe il nostro « Amen » risponda
al suo (Apocalisse XXII, 20), e le settimane di preghiera si trasformeranno in una eternità di esultanza.
Vostri fratelli nella comunione dell’Evangelo e
nella speranza della potenza e dell’avvento del Signor nostro Gesù Cristo.
Maestri passoni contro la fibbia
Certi maestri elementari di Sassonia propongono
che si escludano dai libri che vanno per le mani dei
loro scolaretti versetti biblici, come quello famoso :
« Iddio ha tanto amato il mondo ecc. » Notevole l’opposizione di altri maestri di maggiore buon senso ;
notevole specialmente il giudìzio proferito da l’autorevole giornale Volksbote. * Questo sapere da saccenti »
esso scrive < dimentica completamente che le verità
religiose non sono per l’uomo altro che presentiinenti
e ch’egli non.le intende se non quando giunga ad esperimentarle ; perciò le parole piene di saviezza contenute nella S. Scrittura, penetrate che sieno nella memoria, ci vivono silenziosamente fino a tanto che ne
scaturisce luce e forza nei giorni della prova o della
tentazione; effetto questo che non producono, certo,
nè i sillabari nè i soliti raccontini senza sapore dei
soliti libri di lettura ».
£a Parola boi (5iorno
raccomandata dal F*adre Etartoli
Abbiamo già raccomandato ai Lettori la Parola del
Giorno pel 1911 edita da la signora Ilda Padelletti
Zumpt di Montalcino (Siena), presso la quale il volumetto è in vendita per il tenue prezzo di 40 centesimi. ^ piace ora riportare per intero la bella Pre/'aaiojte dovuta alla penna dell’ex Padre Giorgio Bartoli. ^
La « Parola del Giorno » è la lettura quotidiana
»della Sacra Scrittura, distribuita per tutti i giorni
dell’anno. Nella forma come essa è al presente, viene
dai Fratelli Moravi; nella sostanza è antica quanto il
cristianesimo.
Poiché, non conviene dimenticare che non appena
il Messaggio di Gesù venne consegnato allo scritto, i
Vangeli insieme all’antico Testamento diventarono
pei primi cristiani letteralmente la Parola del Giorno.
Il Messaggio di Gesù ha fondato la Chiesa, e il Messaggio di Gesù l’ha mantenuta in vita ed in fiore
fino al presente. In quelle Chiese dove il Messaggio
di Gesù viene negletto e trasandato, la vita Cristiana
vien meno e muore; dove esso fiorisce, anche il cristianesimo vive di una vita rigogliosa e possente.
Così avviene per le anime. La Parola del Giorno
è il pane spirituale che Gesù c’insegna a domandare
quotidianamente al nostro Padre Celeste. Finché i
Cristiani non mangeranno ogni giorno di questo pane
celeste, non potranno mai sperare dì vivere conforme
alla legge che professano e al nome che portano. Un
vero cristiano è un uomo o una donna che vivono
secondo la Parola dì Dio.
Nel cristianesimo primitivo, la Sacra Scrittura era
ogni cosa pel cristiano: era il suo codice morale; il
suo buon consiglio nelle ansietà e turbamenti di spirito; il testo di teologia per coloro che si davano al
ministero della Parola; il libro liturgico nelle Chiese
e nei sacri riti, e finalmente era il suo libro di divozione.
Quando l’anima del cristiano aspirava, come il cervo
assetato, ai rivi dello acque correnti, ricorreva alla
Sacra Scrittura. Nei salmi trovava la laude di Dio,
il grido di dolore di un cuore pentito, il santo sdegno
contro ì peccatori, l’accento d’ira contro i violatori
della legge di Dio, la supplica, il ringraziamento, l'effusione del cuore, l’abbandono dell’anima, l’estasi
d’amore. Nelle profezie trovava l’istrùzioné, il rimprovero contro la sua vita men buouà, la minaccia
del castigo, la promessa del premio. Nei vangeli era
la lettura dolce, affascinante, che correggeva la sua
vita, illumipava la sua intelligenza, e lo conduoeva
ai piedi del Salvatore. Nelle lettere apostoliche leggeva il commento spirituale del Vangelo, l’applicazione del codice di Gesù applicato dagli stessi Apo-
4
LA LUCE
oli ai bisogni della Chiesa Nascente. E nell’Apocalissi guardava fidente ai misteri deiravvenire, avvolti
nella caligine delia profezia, ed illuminati dalla luce
fosca insieme ed abbagliante deH’immaglne grandiosa
di un mondo peccatore che vien distrutto dalla collera di Dio e di un mondo nuovo che sorge dalle
tenebre e dal caos nella chiarezza della visione di
Dio.
Lettor gentile e dolce fratello in Gesù Cristo. Vuoi
conseguire la pace dell’anima, la felicità del cuore,
l’amore di Dio? Leggi ogni giorno e medita un brano
della Parola di Dio. Pasciuto dal pane di vita eterna,
tu non morrai. E a questo pascolo divino ti sia scorta
fedele la Parola del Giorno dei Fratelli Moravi che
messa in veste italiana ti offre la signora Hilda Padelletti Zumpt. Vale.
Prof. Giorgio Bartoli.
......Il» li» POSlio DI tMESTO MMlil
Del rimpianto professore di esegesi greca alPUniversità di Ginevra, rettore dal 1900 al 1902 di quella
medesima università, modesto quanto dotto, pio quanto
erudito, è uscito or ora, coi tipi del Foyer Solidariste, un volume di 326 p., contenente i migliori tra i
pochi scritti lasciati dal Martin, che fu un grafofobo,
e intitolato Expérience chrétienne. Lo raccomandiamo
vivamente ai nostri Lettori ; poiché il Martin rappresenta, come il Francke, come il Malan, come il Frommel, come il Berguer, quella preziosa tendenza teolologica moderna, che si fonda su Vesperienza. Il Martin fu un modello di professore di teologia : col suo
collega Frommel, docente di dommatica, pregava intensamente per gli studenti, futuri banditori dell’ Evangelo. Il Martin e il Frommel ricordano, in questa
loro attitudine, gli apostoli di Gesù Cristo e i grandi
risvegliatori religiosi delia fine del secolo XVIII e
del principio del XIX. Essi hanno scavato in molte
anime un solco profondo. Da uomini come questi di.
pende l’avvenire dell’evangelizzazione del mondo. Dio
voglia suscitarne molti tra i giovani pastori, tra i discepoli d’ogni età e condizione.
Contro i Cri tici
Per certuni, la Bibbia non è che un soggetto di
studio critico, e il loro studio è diventato una specie
di passatempo serio, un vero sport... Manca loro l’equilibrio ; il loro piede non poggia sul suolo deH’esperienza cristiana. (Da Ernesto Martin).
L’Antico Testamento *'
Un attento esame dei libri dell’Antico Testamento
potrà condurci a una storia d’Israele abbastanza differente da quella che si insegnava un cinquaht’anni
fa, senza tuttavia che la realtà del regno di Dio-'e della
rivelazione storica ne venga diminuita. (Ernesto Martin, che fu professore e rettore dell’Università di Ginevra).
L’Antico Testamento non fu tutto scritto in ebraico
Secondo il Christianiame, il più antico manoscritto
della Bibbia che si possegga sarebbe quello del Pentateuco conservato nel British Museum : risalirebbe al
464. Se non che adesso nello stesso British Museum,
un abate francese, Eugenio Tisserand, avrebbe scoperto un manoscritto di qualche anno più antico e
contenente un brano importante d’ una versione siriaca del libro del profeta Isaia.
Generalmente sì crede che la lingua in cui furono
scritti i libri dell'Antico Testamento sia l’ebraico. Il
prof. Sayce dell’Università di Oxford la pensa diversamente. Egli sostiene che tanto in Fenicia quanto
nel paese di Canaan la lingua scritta sin verso i tempi
del re Davide fosse l’assira con alfabeto cuneiforme;
tanto vero - egli dice — che gli Annali di Tiro tradotti in greco da Monandro e da altri cominciano
soltanto da Abibal e dal costui figlio Hiram fondatori di una nuova dinastia. A leggere questi Annali,
si direbbe che Tiro non avesse avuto storia prima di
quei due sovrani. Ce l’ebbero, ma negli Annali non
se ne tratta, perchè la storia precedente dovette essere scritta in lingua assirobabilonese (cuneiforme)
ignota ai Greci traduttori. Con la nuova dinastia invece si sarebbe soppressa la scrittura straniera e inauguratosi l’uso d’una lingua letteraria nazionale.
Orbene, secondo il prof. Sayce, in certi libri dell’Antico Testamento sono tracce di assirobabilonese.
Questi libri sarebbero stati scritti primieramente
in questa lingua ; poi tradotti in ebraico. Il testo
ebraico non sarebbe che una versione. Quei libri
dunque — non essendo stati scritti nella lingua nazionale inaugurata anche in Palestina verso il tempo
Davide — devono essere anteriori a Davide, e quindi
più antichi assai che l’Ipercritica non creda. Da la
scoperta del dotto professore di Oxford verrebbe un
colpo tremendo alla Critica negativa e demolitrice.
Avviso imporfanfìssìino
Come l’anno scorso, il Comitato proprietario del
periodico offre a tutti gli abbonati, che pagheranno il loro abbonamento non più tardi del 31
dicembre, una riduzione sul prezzo : L. 2,50 invece di L. 3. Dopo quella data l’abbonamento costerà L. 3. Affrettatevi dnnqne a inviarci cartolina vaglia da L. 2,50, indicando chiaramente sul
taffilando il vostro nome, cognome e indirizzo
preciso. Abbiate anche la bontà di dirci se siete
nuovi abbonati e per quale anno pagate. Preghiamo tutti quelli che non ci avessero ancora
inviato le TRE lire per il 1910, di unirle alle
L. 2,50 pel loro abbonamento 1911.
Inoltre annunziamo che, per accordi fatti col
valoroso periodico settimanale jL*JLRA.LiDO^
che si pubblica a Brooklyn (Stati Uniti d’America), siamo in grado di offrire, per l’anno 1911,
LZjCE e A.RA.L1DO per L. 8 in Italia, e per
dollari 1,60 negli Stati Uniti.
L’abbonamento alla sola LiUOEper l’estero rimane di lire italiane cinque.
Riconquistiamo la fede
Ci preme riconquistare la fede ; accingiamoci a
questo intento con tutte le nostre forze..... Ci abbisogna una fede intera, senza scoria e senza titubanze;
per ottenerla, non c’è che un mezzo : stringersi all’ogr
getto di essa, cioè a Gesù Cristo (Ernesto Martin
in » Expérience chrétienne »).
Il Daovo Testarpento
Le considerazioni seguenti sono desunte da l’aureo libretto La volear da Nouveuu Testament del
prof. Ernesto Martin.
Il Nuovo Testamento è la pittura del primo apparire, nel mondo, della fede che ha per oggetto
Gesù Cristo : pittura dovuta al pennello di coloro
che, per i primi, attinsero in Gesù una vita morale novella. Ecco quanto la fede può affermare
altamente, in mezzo alle incertezze e alle obiezioni
dei semplici curiosi ; poiché ella sola ritrova in
questi scritti la sua stessa storia, la sua stessa
imagine, a tratti pien di vigore e di originalità.
La descrizione spontanea contenuta nel Nuovo
Testamento è il mezzo più; acconcio a suscitar
la fede di generazione in generazione e di secolo
in secolo. La fede nasce nel punto che Ja coscienza
si congiunge con Gesù Cristo ; se non che non è
dato a nessuno di inventare Gesù Cristo : bisogna
essere guidati a Lui da coloro i quali lo conobbero
prima di noi e che ne rendono testimonianza; tra
i contemporanei nostri, molti sarebbero in grado
di parlarci di Lui e di mostrare ch’essi in Lui vivono, ma nessun di loro si illuderebbe a segno da
credere di potercelo dipinger meglio che abbiano
fatto gli autori del Nuovo Testamento.
Questi ci additano i momenti vari per cui la fede
in Gesù Cristo è nata storicamente; e, ciò facendo,
ci ricordano che anche in noi la fede ha da avere
un principio. Come ci fu un giorno nel quale per la
prima volta sorsero dei cristiani tra gli nomini; e
cosi ci ha da essere un giorno nel quale noi si divenga cristiani. Un uomo — onesto 0 deliquente, cinico od entusiasta — divien cristiano allorché si risolve a compiere certi atti interiori per cui egli congiunga la propria vita a quella d’un essere invisibile ma potente, Gesù Cristo.
Il Nuovo Testamento non é la storia d’una conversione; racchiude ricchezze assai maggiori, ch’esse va
dispensandoci a poco per volta e in più modi.
Noi non abbiamo sufficientemente l’abitudine di
distinguere gli uni da gli altri i vari libri che lo costituiscono ; e però ci priviamo dell’edncazione progressiva che il Nuovo Testamento é destinato a
conferire. 1) Primieramente ci é mestieri d'esser
posti nella condizione stessa di coloro che videro e udirono Gesù,qnand’Egli viveva su la terra; la sua vita allora era del tutto simile alla nostra, eccezione fatta del
carattere proprio della sua personalità. Egli non andava circonfuso se non dello splendore della sua
santità e del suo costante amore, posti entrambi a servizio degli uomini ; splendore più fulgido di quello
d’un’aureola, ma poco notato da esseri simili a noi.
Molti s’affollano d’intorno a Lui per ascoltarlo 0
per chiedergli una guarigione; ma i capi del po
polo diffidano di Lui, non tardano a sentirsi irritati e vanno sino agli ultimi estremi a cui l’odio
possa condurre ; la vita terrena di Lui é violentemente spezzata da la morte ch’essi gli infliggono.
E quest’é quanto ci narrano i tre primi Vangeli,
tra i quali é grande analogia ; sono architettati conforme a un disegno press’a poco eguale, onde portano il nome di Sinottici. — 2) Non ostante la detta
catastrofe apparente, la fede erompe ben tosto dipoi
con tanto vigore, come mai mentre Gesù viveva ;
attraverso a cimenti replicati, ch’essa, mediante lo
Spirito Santo, sa convertire in altrettanti impulsi
verso ulteriori progressi, si assoda, si rafforza e si
dà con coraggio e pazienza a conquistare il mondo
giudaico e pagano ; contemporaneamente la fede non
esita a stender la mano per impadronirsi della vita
futura, in un balzo di speranza salda e limpida.
Ed ecco gli Atti degli Apostoli e VApocalisse.
3) La- fede non si svolge solamente nello spazio e
nel tempo ; si sprofonda del pari nel suo proprio
oggetto, stringe il Cristo e tutti i doni ch’Egli le
arreca, riedificando per tal modo la vita interiore
dell’uomo in tutta la sua ricchezza. Ed ecco le
Epistole, quelle di Paolo specialmente. 4) Compiuta questa feconda conquista, la fede ritorna al
proprio oggetto — prima disconosciuto, poi còlto
(saisi) e adorato — e ci ritorna, per rendergli una
testimonianza magnifica {éclatant). Ed ecco \Evangelo di Giovanni.
In che consiste il valore del Nuovo Testamento ?
Bisposta: Il Nuovo Testamento ha un valore senza
pari, perché contiene Gesù Cristo. Queste due ultime
parole, che vanno cosi spesso insieme, non sono un
semplice nome ; ma esprimono un giudizio intorno
a Gesù, il risultato d’una esperienza della quale
Egli é l’oggetto. La lettura di quel libro ci fa vedere come i contemporanei del Figlio di Maria siano
passati da Gesù al Cristo ; cioè come in quest’essere straorditario, male accolto, respinto, alcuni abbiano riconosciuto ITnviato di Dio, il fondatore della
vera umanità, il distruggitore del male e colui che
riconcilia la creatura col Creatore : in somma, il
Salvatore.
Sono io assurto da la conoscenza lontana, vaporosa, generale di Gesù alla fede nel Cristo ? Quest'é
la domanda che Ernesto Martin vuole che ciascuno
di noi faccia a sé stesso. E, secondo lui, questa domanda si affaccerà vie più insistente alla nostra coscienza, se sapremo studiare 0 almeno leggere convenientemente le pagine del Nuovo Testamento. A
tal fine il Martin propone questo bel
Disegno per la lettura del Nuovo Testamento :
I Vangeli sinottici
Marco
Matteo
I. — L’oggetto della fede
proposto alla coscienza — Gesù.
II. — La fede considerata nella sua azione
esteriore :
La conquista del mondo.
Appropriazione della vita eterna.
III. — La fede nelle sue
esperienze costitutive
ossia \e dottrine della
fede.
IV. — La fede in quanto
rende testimonianza
al suo oggetto dopo
essersene impadronita. — Il Cristo.
Luca
Gli Atti
L’Apocalisse
Le Epistole
Paolo: I e II Tessalonicesi. (2.0 viaggio)
Galati (3.» viaggio)
I e II Corinti
(3. viaggio)
Romani »
Colossesi (Cattività)
Filemone »
Efèsi »
Filippesi »
I Timoteo (Pastor.)
Tito »
II Timoteo »
1, II, III Giovanni
I Pietro
Ebrei
Giuda
II Pietro
Giacomo
Il Vangelo di Giovanni.
Dgli Umici d’America: lirpó'i:‘.‘Up.g»?u
loro abbonamento (un dollaro) al prof. A Clot, 86 Romejrn St. Rochester N. Y. — Preghiamo tutti quei nostri fedeli Lettori e Amici di procurarci ciascuno un
nuovo abbonato per l’anno 1911.
5
LA LUCE
V
IL REGMO PI DIO
Dio regna mediante la sua legge; Egli esercita un
diritto sovrano. A noi cristiani spetta il còmpito di
render testimonianza al regno di Dio ; e il regno di
Dio non consiste solamente in un comandamento
espresso; no, ma s’incorpora nell’Evangelo, in Gesù
il quale ci ia sentire un’obbligazione, e ce la fa sentire in modo diverso da quello del comandamento,
ma in modo non meno assoluto : Gesù ci fa sentire
Tobbligazlone alla gratitudine, al sacrifizio, all’amore,
alla fede. (Da Ernesto Martin).
MEMOTim E ßPiSO
Miracolo meraviglioso ! Il cervello e nel cervello la
memoria ! Pensate al prodigioso accumularsi in essa
di fatti, di sensazioni, di impressioni, di idee, di parole, di numeri e d’imagini, e (se si tratti d’un maestro che diriga, senza musica davanti, una sinfonia) di
suoni, di accordi e di armonie ; e pensate all’ordine
che regna in quei tesori accumulati. Pensate: in così
piccolo spazio, divisioni e localizzazioni ; poiché quest’uomo ha una data memoria, e quell’altro, una data
altra. Pensate inoltre che la memoria è al tempo stesso
biblioteca e bibliotecario ; galleria di imagini e conservatore; e che in un attimo, per mezzo di un incomprensibile meccanismo, fornisce idee, parole, simboli, richiesti dal pensiero, dal padrone, il quale li
ottiene subito con la prestezza del lampo ; e che passano con la stessa prestezza agli organi della parola.
Se in tutto questo non c e finalità, che c’è dunque p
Quale operazione-del Caso avrebbe potuto creare un
tale ordine, un tale e così preciso strumento, impossibile a riprodursi mai ?
("Da la Vie Nouvelle). Dottor Gamlis
FT{f{ / "B A INDITI
Or sono molti anni, David F... buon vecchio cri
stiano abitante nella Carolina del Nord, viaggiava
sui confini del Missuri e del Nebraska, regione infestata a quell’epoca da ladroni. Prima della sua partenza, i suoi amici gli fecero premura di procurarsi
un paio di rivoltelle. Egli preferì prendere una Bibbia
tascabile e partì. Passando al Nord del Misauri, egli
s’avvicinava ai quartieri ove « lavorava » un famoso
bandito, chiamato Jim Stephens, allorché incontrò un
viaggiatore che, fin lì, era scampato ai predoni^ e, che
domandò al vecchio David :
— Siete voi armato?
— Sì, rispose il nostro uomo, mostrando la sua
Bibbia.
Il viaggiatore, ch’era carico di pugnali e di pistole,
rise della sua follia e gli disse :
— Se questa è tutta la difesa che voi avete, farete
bene a dire subito la vostra ultima preghiera. 11 covo
di Jim Stephens è a circa 15 chilometri di qui, voi
ci arriverete al calar della notte; della Bibbia Jim
se ne infischia.
I due viaggiatori si dissero i rispettivi nomi e si
separarono.
Al calar della notte, David vide una luce nella
macchia, a breve distanza dalla strada. Non v’era
dubbio, essa veniva dal covo del bandito ; ma faceva
freddo, egli aveva bisogno d’un ricovero, e si diresse
coraggiosamente verso quella luce. Si fermò presso
la porta della capanna, e fu salutato bruscamente da
brutti ceffi, i quali però l’invitarono a scendere di
cavallo. Entrando, egli comprese subito con chi aveva
a che fare: era proprio capitato nel quartier generalo
dei malandrini. Senza commoversi, accettò il sedile
che gli si offriva, domandò di mangiare, e intavolò
una conversazione, che si protrasse molto in là nella
notte.
Allora il capitano, Jim Stephens in persona, gli si
fece innanzi accompagnato da due altri briganti. Avvicinandosi a David gli disse con tono beffardo.
— Ebbene ! compare, non hai paura di viaggiare in
questo paese, fra i ladri, solo e senz’armi P
— No, rispose David, traendo di tasca la sua Bibbia,
Ecco un'arma difensiva. Ne leggo sempre un capitolo prima di fare la mia preghiera della sera. Io so chi
voi siete, ma questo non m’impedirà di leggere e di
pregare questa sera, e voi vi unirete a me.
Un immenso scroscio di risa accolse queste parole,
ma ciò non sconcertò David, che incominciò a leggere
la Bibbia ad alta voce. A poco a poco tutti quegli uo
mini divennero silenziosi, e quando egli si pose in ginocchio per pregare, tutti si scoprirono. Era ben strano
lo spettacolo di questi uomini micidiali, che ascoltavano con attenzione e con rispetto la preghiera che
un servo di Dio, dal fondo del suo cuore, offriva per
essi. Quend’ebbe finito, lo si condusse ad un letto molto
duro, sul quale il nostro uomo gustò il sonno del
giusto, senza fastidi e senza timori.
Venne il mattino; David si alzò, lesse ancora la sua
Bibbia e pregò. I suoi ospiti rifiutarono ogni paga
mento, e lo ringraziarono dell’interesse ch’egli pren
deva alla loro salute. Egli infine li lasciò e riprese il suo viaggio, pieno di fede e benedicendo
Iddio.
11 vecchio David ritornò a casa sua sano e salvo, e
dopo molti anni egli si compiaceva di raccontare ai
suoi nipotini le sue avventure fra i ladroni. Egli aggiungeva: . La mia Bibbia paralizzò le loro braccia,
ammollì il loro cuore, e fece loro piegare il ginocchio. Figliuoli,'voi non avete da temere i pericoli della
vita, purchè,voi crediate alla Bibbia, alle sue promesse
e alla protezione di Dio ».
,rr. , . Spurgeon.
(Traduzione di G. A. Ugon).
Come
Un abate francese, scrivendo ad un pastore evangelico, rifriggeva or ora la vecchia calunnia del suicidio di Lutero o press’a poco.
Gli risponde da par suo nel Ghristianisme il prof.
Emilio Doumergue di Montauban, l’illustre specialista di storia della Riforma e particolarmente di quella
ginevrina. Ne riassumiamo in poche parole l’importante articolo : 1) La morte di Lutero, come quella di
Calvino, ha servito di pretesto ad abominevoli calunnie. Lo storico Janssen ha fatto morir Lutero disperato. Lo storico dott. Manjunthe ha rinfrescata la
leggenda, parlando di suicidio. Janssen, il fondatore
della nuova scuola storico-romana, lo storico che ha
attaccato la Riforma tedesca con maggior corredo di
scienza apparente e di vero astio, ha avuto un continuatore nel Pastor. Costui ha pubblicato una . biblioteca >, a complemento degli studi del Janssen.
Il primo volume di questa biblioteca porta per titolo :
La morte di Lutero, ed è dovuto alla penna del dottor Nikolaus Paulus. — 2) Orbene, a detta del cattolici stessi, tra cui Giovanni Michele Ralch canonico
della cattedrale di Magonza, consigliere ecclesiastico,
il Paulus è il primo storico cattolico di Germania,
per ciò che concerne il secolo XVI specialmente. Se
non che il Paulus nega il suicidio di Lutero, e ammette ch’egli sia morto in presenza di più persone.
Un prete francese, L. Cristiani, che ha scritto nella
€ nuova biblioteca storica » un volume dal titolo :
Luther et le Luthéranisme, dottore in teologia, professore di dommatica all’Istituto Dreux Brézé, è imbevuto di tutti i preconcetti dei Janssen e dei Denifle; eppure in quel volume presentato al pubblico
sotto gli auspicii del vescovo di Mouliné e di monsignor Baudrillart, rettore dell’Istituto cattolico di
Parigi, si rimetto, per quanto riguarda la morte di
Lutero, al suddetto parere del Paulus. — 3) Il prof.
Doumergue conclude riportando le parole proferite
da Lutero morente nella sua pacifica cameretta e raccolte dai testimoni auricolari : c Mio signor Gesù
Cristo, te ne supplico: ricevi la povera anima mia.
O Padre celeste, quantunque io debba lasciar questo
corpo e questa vita, son certo che vivrò eternamente
presso di te e che nessuno potrà strapparmi di mano
tua ». Ripetè quindi il versetto di S. Giovanni (III,
16): • Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il
suo unigenito Figliuolo, affinchè chiunque crede in
Lui non perisca ma abbia la vita eterna ». Dopo di
che soggiunse : « Noi abbiamo un Dio salvatore e un
Signore che ci mena attraverso la morte ».
Lo stcccojncl^a carne
In II Cor. XII. V. 7 l’Apostolo dice: affinchè
l’eccellenza di quelle rivelazioni non mi facesse inorgoglire mi fu posto uno stecco (Skolops —- scheggia
aguzza, spina, e al figurato, dolore che trafigge) nella
carne, un angelo di Satana per schiaffeggiarmi ».
Che cosa sia quella spina nella carne del grande
apostolo è quistione cui nessuno mai potrà dare risposta definitiva, per quanto molti ci sf siano provati. Non andremo errati so ci atterremo alla spiegazione di Ch. Kling: c il più verosimile è che ai tratti
di un dolore fisico, corporale, oltremodo grave ed
acuto, che però non gl’impediva di dedicarsi a lavori
così faticosi e a sopportare tante privazioni ».
Fra le varie supposizioni temicrania, ipocondria,
male agli occhi ecc...l la più peregrina è quella im
maginata nel 1804 dal Teologo Ziegler, e ripetuta
ogni tanto sino al Wernle e al Farrar, che farebbe
di San Paolo niente meno che un epilettico.
Ora un illustre Professore di Psichiatria il Geheimrat
Dottor Adolfo Seeligmùller dell’università di Halle ha
pubblicato un opuscolo (1) nel quale, in meno di cento
pagine, ei condensa un lavoro di osservazione di ben
cinquant'anni nella cura degli epilettici e delie malattie affini e giunge alla conclusione che nessuna
ipotesi più assurda si potrebbe sostenere di quella
che fa di S. Paolo un epilettico. Lo Skolops, la spina
che faceva soffrire il grande Apostolo era un dolor
(1) D.r Adolf Seeligmüller, Geheimrat & Professor
an der Universitaet Halle: War Paulus Epileptiker?
Leipzig, Hinrichs 1910.
fisico (En Sarki, nella carne), altro non sappiamo nè
probabilmente mai potremo sapere.
Ci sia lecito rammentare alcune parole di Neander:
« Senz’alcun dubbio, se Paolo l’avesse voluto, avrebbe
potuto brillare in prima fila fra i sapienti e gli oratori di tutti i secoli, nè avrebbe dovuto cedere il passo
a qualsiasi dei maestri del pensiero e della parola
dei quali l’antica Grecia ha potuto menar vanto ».
Potrebbe dirsi altrettanto di un epilettico ?
Paolo Calvino.
IL HUMEHO 13 E J VENEfiQi
Il Figaro racconta che a Parigi, cervello del mondo
quando il 13 del mese cade in venerdì, molte persone'
non s arrischiano a mettersi in viaggio ; cosicché in
quel giorno gl’introiti della Società degli omnibus
scemano di 10 mila franchi, quelli della strade ferrate
del Nord di altri 10 mila, quelli delle strada ferrate
meridionali di 15 mila e quelle dei carrozzoni-letto di
12 mila. Il venerdì 13 marzo 1885, i teatri incassarono
14 mila franchi meno del giorno avanti.
L’inciileDte sassone e i tentatiyi d’unione
È scoppiata una nuova bomba. Nel periodico Soma
e l Oriente, nato da poco a Grottaferrata (periodico
che pare si proponga per iscopo l’unione della Chiesa
Greca scismatica o Ortodossa con la Chiesa Cattolica
romana) è apparso un articolo del sacerdote cattolico,
principe Massimiliano, fratello del re di Sassonia.
L’abate principe si professa buon cattolico e al tempo
stesso amico entusiasta della Chiesa Greca. Il suo
sogno sarebbe appunto la conciliazione di questa con
la Chiesa papale a cui egli appartiene. Orbene nell’articolo, scritto con questo intento, il principe Max
ha menato un nuovo colpo alle pretese del Papismo,
sostenendo in sostanza questi punti: 1) L’unione è
desiderabile — 2) Unione non significa nè sottomissione nè servitù. — 3) S’ha da accogliere la Chiesa
greca, ma senz’imporle la credenza in dommi ch’essa
non professa e non professava — s’intende — neppure all’epoca in cui avvenne lo scisma. — 4) La colpa
dello scisma e del suo perdurare non fu del patriarca
Fozio solamente, ma anche dei Papi (Leone IX, Nicolo I, Innocenzo HI, specialmente).
« Sotto il pretesto di unione — dichiara l’autore
dell’articolo — la Chiesa di Roma si è sempre sforzato
di imporre alle Chiese orientali una sottomissione
completa, una specie di servitù. Ora, l’unione non
può evirarsi fra le Chiese che sul piede di una perfett^-aia^aglianza ».
S’imagini il turbamento in Vaticano, e per contraccolpo alla cattolica corte di Sassonia, già indispettita
per l’enciclica contro i Riformatori gloriosi del popolo ev^gelico di tutta Germania. Il re di Sassonia
discende da un principe che per ottenere la signoria
sopra la Polonia rinunziò come Enrico IV alI’Evangelo e andò a messa; ma non è improbabile che il
regnante re di Sassonia non si risenta nelle vene un
po’ di quel sangue generoso de’ suoi antenati della
Riforma. Per questo fatto e pel fatto che il popolo
suo è evaugelico o protestante, che dir si voglia il
re di Sassonia non può che provare irritazione al
pensiero che il suo stesso fratello, divoto per quanto
fiero cattolico, venga malmenato per l’articolo di cui
ei tratta, e forse condannato da l'Indice.
L’abate di Grottaferrata, direttore di Roma e l’Oriente, ha già sconfessato (incredibile a dirsi!) nelVOsservatore romano il proprio illustre collaboratore!
Curioso modo di procedere di un direttor di giornale, ohe avrebbe potuto o non pubblicare o pubblicare con una nota opportuna. Ma tant’è, la franchezza non è la più spiccata dote dei seguaci di
Roma.
Staremo a vedere che piega prenderanno le cose.
Il risultato pratico di questo nuovo incidente, se
non sarà una rottura maggiore con la corte Sassone,
a completare l’opera di dissensione che Pio X e Merry
del Val sono andati facendo nel loro stesso mondo
cattolico; sarà, certo, un più reciso distacco della
Chiesa greca da la Chiesa cattolica; cioè sarà l’opposto di ciò che Pio X desidererebbe. Bisogna proprio riconoscere che questo papa non è solo inetto,
ma anche sfortunato. Non una delle ciambelle gli è
mai riescila col buco.
L'articoletto precedente era già composto, quando
ci giunsero voci di sottomissione per parte del principe- abate. Che sia morto il carattere nel mondo
d’oggi ? !
Spagna c spagnoli
Il Vangelo venduto in pubblico. — 42000 preti e il
resto. — Centomila voci chiedono libertà. — Alfonso XIII e la morale.
E’ avvenuto un fatto fin qui unico nella storia di
Spagna. Alla fiera di San Sebastiano ei è esposto al
pubblico per la prima volta da che la Spagna è
Spagna — una libreria evangelica. I clericali fecero
6
6
„!
di tutto per impedire lo... scandalo ; non essendoci
riusciti, avrebbero voluto suscitare baccani e ’ tumulti, invano! dovettero accontentarsi di appostar
sentinelle per tener lontani i compratori. Ne nacquero' non poche dispute. Un deputato alle Cortes, cattolico, si fece a render omaggio al contegno dei venditori e a confutare le calunnie seminate contro di
essi. Un vecchio, ohe aveva comprato un vangelo,
rispose a un seminarista — che gli domandava : « Sa
Lei che cos'abbia comprato? » — * Sicuro che lo so e
meglio di Lei, signore. Senz’essere protestante, voglio libertà per tutti e i fanatici intransigenti mi
ripugnano •. Si vendettero molti Nuovi Testamenti
a persone d’ogni condizione e perfino a un certo numero di signore, che non si peritarono poi di difendere pubblicamente l’Evangelo.
«
• •
In Spagna (leggiamo ancora nel Témoignage) ci sono
42000 preti, e monaci e monaehe in maggior numero.
Il clero regolare (cioè i monaci) esercitano più autorità che il clero secolare ; perchè posseggono maggiori ricchezze. I nobili favoriscono gli ordini religiosi, perchè in buona parte furon creati nobili da
la Curia romana. La classe media ha poca simpatia
per le congregazioni che fan concorrenza spietata al
suo commercio. Molti tra il popolino odiano i monaci. A Madrid stessa gli ecclesiastici di rado ardiscono mostrarsi fuori, in abito clericale, dopo il cader del sole. In certi luoghi il clero fu insultato.
*
_________________^ LA LUCE______________________
nelle leggi statutarie del Regno la completa libertà
dei culti, o abolendo almeno quelle vigenti disposizioni che urtano contro così sacrosanto principio.
Favore questo che s’aspettano di ottenere dal retto
procedere delle Signorie Loro, alle quali augurano prolungamento di vita politica per la prosperità della Patria, e guida dell’Onnipotente nell’esercizio dei loro poteri sovrani ».
*
Prima ancora che il noto Congresso contro la tratta
delle bianche, o * delle donne », come adesso s’ha a
chiamare, si adunasse a Madrid, Alfonso XIII re i
Spagna aveva firmato il decreto di abolizione progressiva di luoghi innominabili.
FRA 1 PAGANI E PER I PAGANI
Ecco il testo della petizione, che, accompagnata da
quattro grossi volumi pieni di firme e artisticamente legati, fu presentata in principio di questo
mese alle Cortes da una speciale Commissione. La
petizione fu pubblicata da la Revista Cristiana di
Madrid, nel suo ultimo numero.
. I sottoscritti, cittadini spagnoli, stabiliti in dif
ferenti punti della Penisola, e in pieno uso dei loro
diritti civili e politici, rispettosi come si addice a
persone conscie del dovere morale, devoti al potere
civile e amatori sinceri del regime costituzionale,
gloria della Spagna odierna, con tutti i riguardi di
cui è degna l’alta Rappresentanza Nazionale, si ascri
vono ad onore di far pervenire alle Cortes spagnole
il suono delle loro vooi patriottiche, ispirate da incrollabile amore per la cultura e per il progresso
della Nazione.
Le pagine più attraenti d^la nosti»-4e|Mi^aono
— secondo l’umile parere dei firmatari —ìfiflle da
le quali rifulge il rispetto e la reciproca tolleranza
per ciò che concerne il pensiero religioso, rispetto e
tolleranza palesati da la convivenza dì popolazioni
appartenenti ad assai distinte confessioni.
L’ideale religioso possiede un santuario tfSl quale
non deve giungere la mano dell’uomo, e la storia
con evidenza proclama che alla violazione della coscienza religiosa ha sempre infallantementq tenuto
dietro la glorificazione d’un martire o la decapitazione morale d’un popolo.
Al cozzo delle idee tien dietro un fervore, sempre
crescente, il qual mira a rafforzarle per via di indagini e di studio, segni questi di cultura, forieri di
concordia collettiva. Rinnovar sé stessi è vivere, e in
una incessante rinnovazione han da vivere i popoli
che non si rassegnino alla parte di semplici spettatori della più nobile fra le battaglie : la lotta incruenta pel regno dell’amore, che è pace e benessere.
Al sagace e profondo giudizio dei degni Rappresentanti nelle Cortes lasciano i sottoscritti il sublime
intento di scoprire il modo, onde possa con sicurezza
la nostra amatissima Patria trovar un posto al medesimo livello spirituale oggi conseguito da le nazioni che han proclamata la libertà dei culti come
dogma fondamentale della democrazia moderna.
Un’intensa campagna, or ora combattuta nelle principali metropoli del Regno, ha dimostrato alla Commissione Evangelica, iniziatrice di questa sottoscrizione, le vivaci simpatie che il popolo spagnolo prova
per tutti quei provvedimenti atti ad agevolare la libera manifestazione della coscienza e la cui espressione pratica si estendo da la neutralità dello Stato
in fatto d’insegnamento fino alia laicizzazione dei
cimiteri.
I sottoscritti che per i primi han firmato, spagnoli evangelici, hanno l’onore di trasmettere alle
Signorie Vostre i qui uniti documenti, i quali recano più di 100000 firme, non solo di correligionari
loro, bensì anche di molt’altri connazionali che, senza
professare le medesime idee religiose, si associano
con loro e con loro sentono la principale necessità
dello spirito, la quale consìste nella completa e perfetta
libertà di esso.
Benemerite della Patria sarebbero le Cortes liberali, se alle nobilissime aspirazioni verso la libertà
dello spirito, espresse da questo plebescito, i degni
Bappresentanti di quelle rispondessero consacrando
Come vanno le cose allo Zambesi — L’ultima Conferenza dei Missionari — Un’occhiata alle varie StazioTii — Il R& dlld CoTifcTenzd.
La diciasettesima Conferenza dei Missionari dello
Zambesi si riunì a Sefula verso la fine di luglio.
Dalla relazione redatta, pel Comitato delle Missioni
Evangeliche di Parigi dal Missionario Valdese cav.
Luigi Jalla, vice-presidente della Conferenza, stralciamo alcuni ragguagli sull’ordinamento dell’opera.
Sefula stessa, fondata da Coillard, ventiquattro anni
or sono, trovasi ora completamente trasformata, materialmente parlando; tutto vi segna notevolissimi
progressi, ed anche dal punto di vista essenziale, che
è lo spirituale, vi è progresso, e già vi esiste un gruppo
di cristiani fedeli ; non sono però ancora che pri
™A LeaZwy, capitale del Regno, dove esiste un’altra
stazione fondata dal Coillard, diretta poi da Adolfo
Jalla il punto più luminoso è la Scuola ben frequentata dai suoi cento e più alunni. La Chiesa però patisce
di marasma e d’indifferenza, quantunque vi sieno cristiani viventi, come il primo ministro e la sua fa
A Mabumbu, diretta da un altro Valdese, Giorgio
Volla, sempre profondo è il lutto cagionato dalla morte
del dottor De Prosch. La Scuola vi ha 68 alunni ed
ai culti della domenica sono talvolta fino a 170 gli
uditori ; ma pochi ancora, una ventina, i dichiara,
tisi cristiani. Ivi era la sede della scuola Normale
oh’è diretta da un altro nostro connazionale, AuguI sto Coisson-Nisbet; ora è stata trasferita con lui a.
! Sefula. .
A Lukona, situata al di là del fiume verso ponente,
■ l’opera è nel suo primo slancio ancora. Da quattro
• anni, sono raddoppiati gli alunni della scuola, la quale
ne conta ora una media di 99 regolari ; molte richieste per essere convittori dovettero rimanere inesaudite ; una media di 165 persone, uomini e donne,
frequentano i culti ; ovunque bene accolto è il missionario, anche dai pagani, e 23 sono i catecumeni.
Scenden........-J»e, si arriva Nalolo, dove a capo
della Missione è un altro Valde? , Alberto Lageard,
e che è attualmente la più fior* te delle stazioni. I
culti vi sono stati frequentati tai .cita da 500 persone,
le conversioni continuano e, indizio notevole, le popolazioni visitate dal Lageard, nelle sue gite di evangelizzazione, gli dimostrano la loro gioia e gratitudine col ricolmarlo di doni in natura.
Quella stazione, così promettente, richiederebbe un
secondo missionario ed invece la mancanza di personale ha obbligato la Conferenza di lasciare pr' visoriamente alle cure di un semplice evangelista indigeno la stazione di Senaaga situata più a valle sul
fiume, ad una gran distanza dalla precedente.
Scendendo ancora lo Zambesi la bagattella di circa
dugento venticinque chilometri si sbarca, sulla sponda
sinistra, a Sescieke, anch’essa una delle prime stazioni
fondate, anzi la prima fondata da Coillard, ed un tempo
centro importante dell’opera, ma che le vicende politiche, le circostanze demografiche e, non ultima causa,
la cattiva condotta di un evangelista indigeno, hanno
ridotto a poco liete condizioni. A rialzarne le sorti vi
fu collocato, per un anno, il missionario Adolfo Jalla.
Vi benedica Iddio la sua esperienza e la sua attlvità!
Facciamo sullo Zambesi, col pensiero, un ultimo
tratto di circa centotrentacinque chilometri in piroga,
ed eccoci alla staziono di Livingstone, con a capo di
essa l’altro fratello Jalla, Luigi. Qui stiamo, da un
lato, alle porte della barbarie, e dall’altro a quello
della cosidetta civiltà, essendo Livingstone, così chiamata in memoria del gran missionario esploratore che
scoprì lo Zambesi, la capitale inglese della regione
zambesiana e stazione della ferrovia che andrà dal
Capo al Cairo.
A Livingstone il lavoro del missionario è complicatissimo, dovendo egli occuparsi, oltre a tante altre cose,
del transito di tutti i bagagli, delle provviste ecc. destinate ai vari missionari dello Zambesi, e fare un’ope
ra missionaria in città, ed un culto inglese per i giovani indigeni di varie chiese dell’Africa centrale che non
intendono il sesuto; e tutto ciò oltre all’opera, principalmente scolastica, della stazione stessa. Completamentesolo ora, per il trasloco di un suo aiuto indigeno, per
la morte dell’ottimo evangelista indigeno Petrose e il
ritorno in Europa, per motivi 4i salute, della sua consorte, Luigi Jalla è nell’impossibilità di attendere,
come converrebbe, all'opera missionaria propriamente,
detta, pur compiendo un lavoro che oltrepassa la forza
di un uomo. Intanto che gli arrivi l’aiuto umano, lo
sorregga Iddio, come pure sorregga Egli l’amico Lageard e tutti gli altri per i quali troppo grande è
il peso.
In conclusione, grande è stato il lavoro che già s e
compiuto allo Zambesi e grande è quello che tuttora
vi si va compiendo ; insufficienti però, come m tanti
altri campi, i mezzi di azione, e meschini ancora i
risultati, in quanto ad accrescimento della chiesa cristiana. Eppure, se si pensa al suolo dal quale sono venuti fuori quei frutti, invece di scoraggimento, sono
la lode al Signore e la gratitudine verso gli operai
che devono prorompere dai nostri cuori.
Ma v’ha di più. Se si considera i risultati ottenuti
come trasformazione generale di quel popolo nel suo
vivere, nei suoi costumi, nelle sue leggi ed in quan o
a vero incivilimento, non c’è che una parola che valga
ad esprimerli : Miracolo ! . „ ^ x
A provarlo, basti qui il riferire un solo fatto, ed è
che la Conferenza dei missionari ebbe l’onore di ricevere la visita, in forma ufficiale, del Re Lewanika,
evento, fino ad ora, non mai verificatosi ancora. Il
Re vi giunse dalla capitale con numeroso seguito, composto del suo primo ministro, di molti capi e dignitari e di molti suoi sudditi con parte della sua orchestra. Col suo primo ministro, già cristiano come
dicemmo, fu per tre giorni ospite della Conferenz
e con esso fu dalla Conferenza solennemente ricevuto nella sua seduta antimeridiana delli 19 luglio.
Con essi vennero, in Conferenza, trattati argo
menti importanti pel progresso dell opera e della tr bù ; ed, all’indomani, fu il Re che ricevette, '
cìnto per lui costrutto ad uso di corte, i membri della
Conferenza e che presiedette
sero parte anche 25 dei principali capi di Lealuy e
di Natolo, per proseguire e terminare il trattamento
E‘^penLre''?¿!*quando Lewanika venne a contatto
con Coillard. egli era uno dei più barbari, ignoranti
principi-africani l.Non sono questi veri
trionfi dell’Evangelo? Weitzecker
Missionario Onorario.
J)a le antiche province
Demente. - (Cuneensis). La conferenza data la sera
della Domenica 11 uvea per titolo; . Religione ed incredulità ». L’uditorio non era molto numeroso, ma
se aveva perduto in numero — probabilmente a causa
del tempaccio - aveva però guadagnato in intimità.
Dono la Conferenza parecchie persone presero la parola esprimendo la loro opinione personale. Si vede
che parecchie persone hanno dei bisogni reliposi,
ma non sanno venire ad una decisione personale.
Plnerolo. - Con vivo piacere abbiam
Tanterna Pinerolese il resoconto delle conferenze
tenute da l’egregio professore del nostro Ginnasio
’ We di Pomato (Valli Valdesi) sig. Attilio
Jalla. ParticolarmeT^^^Ì?“« di nota quella apologetica intorno alla » p^ona e
sto » « Fu (dice la Lanterna) ascoltata da tutti col
più vivo interesse e molti espressero il desiderio di
vederla quanto prima pubblicata ». L’ultima conferenza, proferita il 16 corrente, aveva per titolo: - La
religione degli Italiani.
©ronachettBjRoinana
Dnmnnica scorsa alle 17 e mezzo, nel nostro tempio
di w" lo3. 106, Il .Ig, Davide ‘¡-ttò O“»
Sto tema: « Roma alla vigilia del primo Natale ». As
Bisjtóim principiando con l’8 gennaio
D V il sig Giovanni Rostagno, professore di teoloaia nella Facoltà fiorentina, terrà per alcune domeniche nel tempio suddetto, alte 17 e mezzo, una sene
di conferenze, che riusciranno certamente assai gra
All’Associazione della Gioventù Cristiana domenica passata, alle 21, il s\g- Giuseppe Frasca Denaro,
che . spande di parlar sì largo fiume », dèUe una
conférera su la catastrofe messinese,
dola. Molta gente. Applausi. Parecchie persone andarono a congratularsi con l’oratore.
Distinta famigiia Vaidese riceve giovani in pen
i sione. - Rivolgersi al Signor E. Giampiccoli - pa^
ore. — Via Pio Quinto, 15. TOKINU
7
Zambcsía Romaína
Care Signore ed amiche,
iissendosi formata in Roma una società Missionaria
« Zambesia » la Sig.ra Nina Jalla, missionaria allo
Zambesi e presentemente in riposo per qualche tempo
a Torino, scrisse nel mese d’Ottobre alla . Zambesia •
di Roma una bella lettera di ringraziamento e di incoraggiamento, dalla quale stralciamo alcuni brani
nella speranza che molti altri amici, s’interessino
all’opera santa e si uniscano alla « Zambesia » nel
suo lavoro.
€ Sono stata molto felice nel sentire la Sig.ra Filippini e la Sig.na Morgan parlarmi di Roma e della Zarobesia » nuovamente formata, e di tutto cuore faccio i
più vivi auguri:, affinchè essa possa continuare ad essere vivente sorgente di benedizioni speciali per ogni
membro.
Mi permettano pure di esprimere il desiderio di venire una volta a Roma a conoscere personalmente
chi lavora con noi e per noi. E’ sempre una sorgente
di gioia il sapere che vi sono amiche e cooperatrici
del nostro lavoro, che si compie lontano dalla patria,
ma pur sempre col ricordo vivo di essa e di chi si
lasciò, partendo.
La nostra vita missionaria è una vita felice, che
ha un fascino speciale e nella quale Dio sembra voler mettere Lui, colla sua mano divina, ciò che i nostri cari non possono più darci. E’ una vita che vai
la pena di essere vissuta, vita che tanti giudicano
piena di sacrifizi e di dolori e che noi, sulle sponde
dello Zambesi, troviamo bella ed amiamo con tutto
il cuore; di cui abbiamo la nostalgia quando ne siamo lontani e che soddisfa tante aspirazioni, calma
tanti pensieri e preoccupazioni, che sono frutto della
vita moderna sociale.
Dunque a noi tutte, sorelle vostre, non vada un
pensiero di rimpianto, ma vada un augurio, anzi una
fervida preghiera, perchè l’opera tanto amata possa
essere proseguita, vada l’aiuto potente della simpatia
umana ad incoraggiare, rinfrancare quelle che, da
lontano, pensano ai cuori fedeli, che non dimenticano. E a Dio, il fedele e potente Padre nostro, salga
un profumo di riconoscenza da parte di noi missionarie, per averci chiamate ad una vita così bella e
ricca, in cui Egli ci sostiene; da parte di loro, caro
amiche, un atto di adorazione per le grandi cose
Ch’Egli ha già compiute e ohe Egli vuol compiere an
cora nell’Africa tenebrosa e per la quale è necessario
il concorso di tutti i suoi figli, di tutti coloro la cui
fede non viene meno, anche nelle ore d’oscurità.
Ci sarà fatto secondo la nostra fede e il nostro coraggio; non lasciamo venir meno nè l’una nè l’altro
e verrà il giorno benedetto in cui Colui che amiamo
trionferà.
Con vivo affetto Jiina Jalla.
sero studiato nei seminari o nelle facoltà teologiche
della loro propria chiesa. Perciò non posso che esprimere l’augurio che questa scuola prosperi sempre
più e ohe il Signore colmi delle sue benedizioni colui
che con tanto amore e abnegazione la dirige ».
Un solo giornale e una sola scuola di Teologia
La • Casa per gli studenti italiani » di New York
fondata da la benemerita Mrs Potter e diretta dal
dottor White, la quale ha a professori i signori dottor Pirazzini e il pastore Griglio ebbe il bene di ricevere gradite visite: prima quella del . venerando
senatore Pierantoni professore di diritto internazionaie nella Università di Roma . e poi quelle del dottor Burt e del dott. Wright. Il aig. Pietro Griglio
ne dà conto in uno degli ultimi numeri dell’Amido
di Brooklyn riassumendo i discorsi importanti dei
due ultimi visitatori e quelli del dott. Wright degli
studenti Pace e di Nardo e di Mrs Potterl Ci piace
riportare il riassunto del discorso proferito dal signor Griglio stesso, perchè racchiude due idee specialmente concernenti l’Italia, le quali anche noi vivamente caldeggiamo.
Il prof. Griglio dopo aver accennato al movimento
religioso che da qualche tempo sì va delineando in
Italia, movimento dovuto in massima parte all’influsso e all’esempio degli evangelici, disse che molti
maggiori successi avremmo ottenuto ed otterremmo
sa fossimo maggiormente uniti, se sapessimo concentrare i nostri sforzi in uno scopo comune. « Supponete che avessimo un solo grande giornale, una sola
rivista, una sola scuola di teologia... che bànefici immensi non ne deriverebbero! Ebbene io mi rallegro
che qui, in questa grande metropoli, ci sia una scuola
teologica senza carattere confessionale, una scuola
che riceve ed ospita chi, a qualunque denominazione
appartenga, desideri di prepararsi per il servizio
del Maestro. Nel solo ramo italiano sono rappresentate, quest’anno, cinque denominazioni. E’ impossibile che gli studenti della * Bible School -, dopo aver
passato tre, quattro, cinque anni insieme nello studio
della Parola di Dio e nella preghiera, non si separino per i loro rispettivi campi di lavoro con delle idee
piu larghe < confessionalmente parlando > che se aves
Di palo in frasca
Si dice (ma si stenta proprio a credere, poiché la
cosa è tanto mai marchiana) che la torre delle Milizie in Roma, detta anche, quantunque per errore,
la torre di Nerone, sia monumento nazionale e d’altra parte non possa visitarsi senza un permesso del
Cardinal vicario, perchè la torre è nel recinto d’un
convento di monachelle!!
— Nino Berrini fa rappresentare al teatro Argentina una sua commedia intitolata, All’Indice, ove
il modernismo è messo in bella vista, con sodisfazione
degli spettatori che applaudono. Ecco un’altra botta
pel Vaticano.
— Corre voce che a Rìvarolo (Canavese) prima e
poi Cuorgnè aiansi dati o si voglian dare spettacoli
barbarici, alla maniera spagnola. A Cuorgnè (se
siamo bene informati, ma diamo la notizia con ogni
riserva, perchè ci par troppo straordinaria) il Consiglio comunale avrebbe offerto il cortile stesso del
municipio per i combattimenti del tori!
Togliamo dal Corriere'. — « La Camera francese
conta due sacerdoti, uno conservatore e l’altro democratico, l’abate Lemire, il quale per le sue idee
politiche è vivamente combattuto dai clericali del
suo collegio. Ultimamente l’abate Lemire pronunziò
ad un banchetto un caloroso brindisi al presidente
della Repubblica, e in seguito a ciò da vari giorni
corre voce ohe il Papa abbia deciso d'infliggergli la
scomunica ».
— I vescovi bavaresi adunati in Conferenza nella città
il Freìsing hanno deliberato di non sottoporre il
loro clero al giuramento antimodernista e di lasciare
al criterio dei rettori dei seminari la scelta dei libri
e dei giornali, da permettersi ai chierici.
(Continua).
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Margfaera 2, Roma.
Siotto VinouBo!
Proprietà riserrata^ BiproduEione proibita
Ah ! ah ! Bene ! bene ! — esclamò il Cardinale. —
Volevo ben dire io! — E sferzò il frate con un’occhiata di fuoco.
Il piccolo notaio, dagli occhietti furbi e dalla bocca
sempre ridente, ripose con cura meticolosa nel portafoglii il prezioso documento e dichiarò che era tempo
per lui di prender congedo. Fece un monte d’inchini,
di scuse, di complimenti. Il prelato lo accompagnò
fin sull’usolo.
— Siamo intesi allora, caro Masetti ? — gli disse
battendogli amichevolmente una mano sulla spalla.
— Intesissimi, Eminenza, non dubiti.
— E mi raccomando, non agisca senza consultarmi.
Intanto io non mi dimenticherò di Lei.
— Obbligato, obbligatissimo. Eminenza.
— E se gli avvenimenti saranno quali il mio cuore
li desidera, stia pur certo che il buon notaio Masetti
non avrà da pentirsi per avermi aiutato a compiere
una buona azione. ,
La risposta dell’allegro vecchietto andò perduta,
perchè proprio in quel punto egli fu preso all’improvviso da una tal serie di piccoli colpi di tosse
secca ed insistente, che gli bisognò fuggirsene via in
gran fretta per non dar disturbo a Sua Eminenza.
Tossiva ancora mentre scendeva, lesto come un ragazzino, giù per lo scalone di marmo; ma fra un colpo
di tosse e l'altro ritrovava fiato per esclamare : —Una
buona azione, una buona azione 1 Um I um ! staremo
a vedere, staremo a vedere !
Giunto sulla via, egli si volse a guardare ^1 gran
palazzo scuro, chiazzato più qua e più là di grandi
macchie di umido, sgretolato in vari punti, sui cornicioni, sugli sporti delle finestre, per il lavorio del
tempo ; poi se ne andò scrollando il capo e seguitando
a brontolare fra sè e sè : — Vecchia tana, vecchia
volpe ! Qualche grosso imbroglio, qualche grosso guadagno !... Carità cristiana ?... zelo religioso ?.,.*elle parole, belle parole... polvere negli occhi 1 Ah i ahi Ma
vedremo, vedremo, vedremo... Brutta, brutta faccenda
per quel povero fraticello... ahi, ahi, ahi, ahi !...
E cosi seguitò per un pezzo, sgambettando sotto la
pioggia per le vie fangose, impillaccherandosi fino
a mezza gamba, senza badare alla gente che gli veniva
incontro, nè a quella che gli era alle spalle, spingendo
innanzi gli unì, sospinto indietro dagli altri, fra la
folla affaccendata del Corso, finché in Piazza Venezia
riuscì a salire in un tram, che doveva portarlo alla
stazione. Ma anche nel tram, con grande meraviglia
dei suoi compagni di viaggio, il piccolo vecchietto impillaccherato e sorridente non cessò di gesticolare e
di borbottare fra i denti, € Vedremo, vedremo, vedremo... ahi, ahi, ahi ! ». E forse continuò cosi fino a
Lucca, dove la non meno minuscola nè meno grinzosa
signora Masetti lo attendeva, impaziente di sapere
perchè mai il Cardinale Vergati avesse chiamato a
Roma, con tanta segretezza e premura, il degno consorte suo.
E fu brutta faccenda davvero per l’infelice Padre
Francesco da Cortona !
Tornato dinanzi alla scrivania dopo la partenza del
notaio, e assunto un fare imperioso e sprezzante, il
Cardinale gli disse a bruciapelo;
— L’avverto che il suo servizio non fa assolutamente
più per me. Il suo posto da segretario è già occupato
da altri. Può ritirarsi nell’attesa di ordini del suo Generale.
— Eminenza — osò balbettare il poveretto — non mi
condanni per aver creduto... Siccome i fatti, quali sono
in realtà, le erano noti... lo supponevo...
Il Cardinale alzò le spalle e lo interruppe bruscamente :
— Ma ohe mi va farfugliando, caro Signor mio ?
La sua apologia non le viene richiesta e sarebbe poi
del tutto inutile. Risparmi il fiato per migliori occasioni. È chiaro che Lei non ha ancora imparato in eh#
cosa debba consistere l’ubbidienza dovuta ai superiori ; intendo l’ubbidienza cieca incondizionata, assoluta di coloro che, non avendo responsabilità, non
devono nè giudicare, nè indagare le azioni e gli scopi
di chi comanda. Imparerà in avvenire. Alcuni anni
di villeggiatura e di esercizi spirituali le son necessari, perchè il suo cervello ritrovi l’equilibrio. Ammenoché — proseguì cambiando tono e passando, con
arte sopraffina, dal rimprovero al sarcasmo — ammenoché il Reverendo Padre non preferisca un vescovado... Gliel’avevo promesso in passato, se non mi
sbaglio... La diocesi di Monsignor Betti è vacante e
farebbe per Lei. Bella residenza, e comoda per il Reverendo Padre Francesco da Cortona, al quale, da quella
sede, non mancherebbero mille mezzi e mille occasioni
pre fare le sue tenere, le sue intime confidenze al buon
prete l^n Bernabei! Lasci fare. Reverendo, chè ci penserò». appoggerò la sua candidatura, non dubiti. In-‘
tanto..K;jy^
Col gesto imperioso d’un despota indicò la porta,
e il mii^ro frate, fremente di collera, tremante di
paura, avvilito, annientato, la varcò in silenzio e per
l’ultima volta.
L’Et^nentlssimo Cardinale Vergati, vedendolo andarsene curvo, come se il saio gli fosse divenuto
d’un tratto oltremodo pesante, vedendolo urtare goffamente melle seggiole e nei mobili, quasi che la vista
gli si fosse d’un subito annebbiata, abbozzò un sorriso di commiserazione. Ah! che figura grottesca!
Che fare ridicolo di brutto cane frustato! E s’era inteso di cacciargli dei bastoni fra le ruote... a lui...
quel losco pigmeo!... — Bah! — concluse rimettendosi
a sedere in poltrona — sono stato uno sciocco a
fidarmi, c Guardatevi dai mille segnati > dice il proverbio, ed ha ragione. Ma gliela faremo scontare,
gliela faremo scontare al bel signorino...
Così, messo in pace il proprio spirito, il Cardinslo,
calmo éfsodlsfatto di sè> suonò il campanello e diede
ordini per la ripresa delle udienze.
XVI.
A mezza costa, sopra un piccolo poggio della campagna lucchese, sorge ancora oggi un vecchio casone
a due plani, scuro, tetro, quasi diroccato. A destra,
a sinistra, di dietro son macchie di alberi nani, fitte,
intricato, impenetrabili; dinanzi boschi d’olivi giganteschi dalle braccia contorte, dalle tinto pallide. Intorno, per tutto dove rocchio può spaziare, altri
poggi ed altri poggi ancora, che si toccano, che s’inseguono, che si sorpassano, e macchie e macchie d’arbusti che s’inerpicano sulle cime, e distese e distese
d’oliveti che dilagano giù verso il piano.
Contro le muraglie di quella vecchia casa solitaria
si scagliava 11 vento e batteva con furia la pioggia
una sera del mese di marzo. Dentro, penetrati attraverso le innumerevoli fenditure degli usci e delle
finestre, giravano a turbine soffi d’aria gelata; correvano via per le sale, per le soffitte, per gli anditi
bui, salivano e scendevano in su e in giù, in giù e
in su pe^e.scale, sibilando, ululando, gemendo. Triste nottei^e triste casa!
(52)
(ConWÌ9a).
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