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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
ANNO 3 - NUMERO 28
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IL SISTEMA POLITICO
CEOPOLITia
ITALIANA
PAOLO FABBRI
La geografia politica dei
vari paesi può essere
assimilata a una bussola lineare, con due soli poli e il centro
dove fa perno Tago. Nella
storia degli ultimi 50 anni nel
nostro paese, l’Est ha coinciso
con la sinistra marxista,
l’Ovest con la De e i suoi satelliti, collocati in una posizione di contrapposizione
frontale, che di fatto ha impedito la formazione di qualsiasi posizione di centro. Intendiamo in questo caso il
centro come una posizione diversa ma sostanzialmente non
alternativa mirante a far propendere uno dei partiti maggiori verso alcune posizioni
programmatiche rilevanti. Un
esempio significativo è stato
il partito liberale tedesco.
Il Psi, staccatosi nello stprico congresso del 1961 dal
fronte della sinistra, finiva
nell’orbita della De, prolungando una situazione anomala che il sociologo Galli in un
libro edito da II Mulino definiva «Bipartitismo imperfetto». Un’imperfezione dovuta al fatto che la contrapposizione avveniva su due
concezioni completamente
diverse della società, con la
conseguenza che da una parte, la sinistra, si concentravano tutte le istanze di miglioramento, di eliminazione delle
ingiustizie, di riscatto degli
emarginati e dei più deboli,
mentre dall’altra tutte le energie venivano dedicate alla,
conservazione dello statu
quo. La degenerazione del sistema politico e amministrativo con nuovi e inusitati livelli di corruzione e vecchi livelli di inefficienza dei pubblici servizi è cosa nota.
Vale la pena di richiamare
alla memoria il peso esercitato dalla Chiesa cattolica romana in questa contrapposizione, con una demonizzazione degli avversari marxisti
che incideva in profondità gli
animi della gente e creava
una lacerazione profonda
nell’anima dei cattolici più
aperti ai bisogni popolari.
Questa entrata in campo della
più rilevante organizzazione
religiosa italiana contribuiva
anche a rendere più velenosa
la polemica, con risultati anche nei comportamenti pratici: i marxisti discriminati sui
posti di lavoro, i democristiani trattati più benevolmente.
In mezzo secolo la società
è cambiata profondamente
ma, sia pure in forme diverse,
i problemi di equità si pongono ancora oggi. Il crollo del
muro di Berlino ha segnato
anche il crollo del programma politico marxista, ma non
la soluzione dei problemi di
giustizia sociale. La geografia politica di oggi si misura
dal modo in cui le forze politiche si pongono di fronte a
un sistema sociale che deve
contemperare l’efficienza e
l’occupazione, il rientro nello
Sme e pensioni accettabili, lo
sviluppo industriale e la
salvaguardia dell'ambiente.
Come si cerca di fare nei paesi più avanzati. Una geografia
politica tutta da ridisegnare in
cui destra e sinistra non sono
più identificabili con due punti cardinali e nemmeno con
generici riferimenti a conservazione (di che cosa?) e progresso (verso che cosa?). Il
centro, che non è mai esistito,
è tutto da inventare.
In questo scenario confuso
la voglia di riprodurre gli
schemi ormai desueti emerge
ancora con forza. La si nota
nel linguaggio: «comunisti»,
«fascisti», ma anche nell’intento, dichiarato o meno, di
ricostruire una nuova De, che
rispecchia una volontà non
sopita di presenza politica
monolitica di una parte significativa della Chiesa'cattolica. Finora i vescovi italiani
hanno tenuto formalmente un
atteggiamento distaccato: ci
auguriamo che alla forma
corrisponda la sostanza e che
dietro l'apparente «concessione di libertà» non faccia
capolino un «integralismo
ecumenico» destinato a imbrigliare e lacerare più di prima gli animi dei cattolici italiani e la libertà di azione degli altri, evangelici compresi.
La fede in Cristo ci spinge nella società perché facciamo le opere del Signore
Il caso non esiste: il Signore invece vive
GIORGIO BOUCHARD
«È per grazia che voi siete salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi: è
un dono di Dio.
Non è in virtù d’opere, affinché nessuno si glori perché noi siamo fattura di
lui, essendo stati creati in Cristo Gesù
per le buone opere, le quali Dio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo»
(Efesini 2, 1-10)
Questo testo comincia con uno dei più
famosi versetti dell’apostolo Paolo:
«È per grazia che siete salvati». Così
Paolo stabilisce, una volta per tutte, che
non si può trovare alcuna salvezza nella
storia umana. Paolo probabilmente pensa
alla storia religiosa di Israele: erano stati
dodici secoli di vitalità spirituale inesausta: dodici secoli in cui la Parola dell’Antico Patto si è lentamente espressa,
poi è stata raccolta nel Libro, infine
amorosamente custodita e trascritta. Ebbene, anche se storicamente parlando,
Gesù è nato nel cuore di quella storia
millenaria, egli non ne è il prodotto: Gesù non «emerge» dalla Storia, ma si immerge in essa, vi partecipa pienamente
da parte di Dio, e vi opera una rottura
decisiva: l’irruzione della Grazia, dell’amore infinito di Dio.
Questa presenza di Dio in Gesù Cristo
la si può percepire solo per fede. Ma co
me nasce la fede? Non si diventa credenti in un trasporto mistico, in una vertigine simile a quelle che certe droghe producono nei malcapitati (e mal consigliati) loro utenti; né si diventa credenti in
un supremo atto di coraggio «esistenzialistico», in base a una disperata «scommessa» in cui l’uomo si protende verso
Dio nella paradossale certezza che egli
sia e operi, in un certo senso, all’unisono
con noi. Tutti noi sappiamo bene come si
diventa credenti: pian piano, con una
consuetudine quotidiana con Gesù, come
i suoi discepoli, e nel dialogo con altri
credenti. Anche Paolo, che pure aveva
avuto una chiamata eccezionale, passò
tre anni in meditazione nel deserto (Galati 1, 17) e due settimane a discutere
con Pietro (Galati 'l, 18). Ebbene: proprio attraverso questo processo graduale
avviene in noi un’opera créativa da parte
del Signore: veniamo fatti «uomini»
nuovi in Cristo, per opera dello Spirito.
Il risultato di questo processo non è
uno stato di beatitudine, o di certezza assoluta, come vorrebbero tutti quelli a cui
piace essere cristiani senza portare la croce. Il risultato è semplicemente la fede,
cioè un rapporto cosciente, profondo, irrinunciabile con Dio attraverso la mediazione riconosciuta e confessata di Gesù
Cristo. Questa fede non tira fuori il credente dalle contraddizioni della storia:
anzi, lo rimanda nella storia, affinché egli
operi. Molti credenti si chiedono oggi
con inquietudine: quali sono le opere che
dobbiamo compiere? Il nostro testo contiene in proposito un’indicazione preziosa: «Le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo».
Come la fede non è creatura nostra, così
le opere non sono nostra invenzione: sono già preparate da Dio. Ogni generazione di credenti si trova davanti a un gruppo di occasioni di azione e testimonianza
che non emergono dal caos della storia,
ma dalla provvidenza di Dio: e la provvidenza di Dio ci guida rispettando pienamente la nostra libertà, anzi riempiendo
la nostra vita di novità creative: si tratta
semplicemente di vederle, e di non lasciar cadere le occasioni.
Chi di noi non è stato «salvato» da un
imprevisto proprio mentre l’opera sua
sembrava destinata a fallire? Chi di noi
non è stato ammonito da una salutare
sconfitta proprio mentre rischiava di rinchiudersi nei suoi progetti, nei suoi pregiudizi? Caso? Il caso non esiste: il Signore invece vive. Si tratta solo di capire che ogni nostro progetto fa parte di un
piano più ampio: un programma così
ampio da lasciare molto spazio alla nostra libertà, un programma che vuole
coinvolgere ogni creatura umana. Si
tratta soltanto di non chiudere gli occhi,
di non fermarci, di non tacere. Al resto
pensa il Signore.
16 luglio 1995
Preghiera
per la pace
Domenica 16 luglio tutte le
chiese cristiane del Pacifico
pregheranno perché la Francia
rinunci a riprendere gli esperimenti nucleari nell’atollo di
Mururoa, e invitano le chiese
di tutto il mondo a fare altrettanto. All’iniziativa, promossa
dalla Conferenza delle chiese
nel Pacifico (Ccp), hanno dato la loro adesione numerose
chiese e organismi cristiani di
tutto il mondo, fra cui anche
la Federazione 'della chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
La Ccp è un organismo ecumenico formato dalle principali chiese protestanti e dalle
diocesi cattoliche della regione del Pacifico.
I responsabili delle chiese
del Pacifico considerano la
ripresa degli esperimenti nucleari come «una profanazione del creato e un affronto
alla volontà espressa dai popoli del Pacifico». In occasione della giornata del 16
luglio, in tutte le chiese della
regione sarà letta una preghiera predisposta dalla Ccp.
In essa, i cristiani del Pacifico chiedono a Dio «il coraggio di levarci tutti insieme,
nonostante la nostra vasta dispersione sulle acque dell’
Oceano Pacifico, per condannare ogni potenza che attenta alla creazione di Dio...
per resistere alla tentazione
di essere complici dei piani
di distruzione dell’eredità
che ci è comune in quanto
popoli del Pacifico... per resistere all’invasione del consumismo che uccide la vita
semplice a contatto con la
natura, e che mina la, solidarietà con le famiglie che hanno sofferto e ancora soffrono
per gli esperimenti nucleari
sulle nostre isole».
«Nell’aderire all’iniziativa
- ha dichiarato il pastore Domenico Tomasetto, presidente
della Fcei - la Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia invita gli evangelici italiani a unirsi in preghiera con
i cristiani del Pacifico, a promuovere iniziative di sensibilizzazione e a partecipare alle
manifestazioni contro la ripresa dei test nucleari».
Ecumene
Norvegia: mille anni
di cristianesimo
pagina 2
La storia di Lea
pagina 6
Bioetica: ricerca
e orientamenti
2
PAG. 2 RIFORMA
Ecumene
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
Le celebrazioni del giubileo si sono svolte sull'isola di Moster dal T al 5 giugno scorso
Norvegia: mille anni di cristianesimo
MARIT SCHWEIKEB________
La Chiesa norvegese ha
festeggiato il suo giubileo: con una serie di celebrazioni sull’isola di Moster, dal
1° al 5 giugno, ha ricordato
gli inizi della cristianizzazione del paese, esattamente mille anni fa. Oltre 50.000 persone hanno preso parte ai festeggiamenti che comprendevano diversi culti, rappresentazioni teatrali, concerti, opere, mostre ecc. Presenti naturalmente il re Hara^d, capo
della Chiesa luterana di Norvegia, la presidente del Consiglio, Grò Harlem Brundtland, e vari ministri. Ci sono
state delegazioni dal Vaticano e dal Consiglio ecumenico
di Ginevra.
Gli inizi della cristianizzazione della Norvegia risalgono al 995, quando il capo vichingo Olaf Tryggvason si
fece battezzare in Inghilterra.
Ritornato in patria si stabilì
sull’isola di Moster e di lì cominciò a evangelizzare il paese. Il processo di cristianizzazione non fu sempre pacifico
e si intrecciò con le lotte politiche che portarono all’unificazione della Norvegia. Questa divenne uno stato unitario
solo nel 1030, l’anno in cui
morì il re Olaf Haraldsson,
che più tardi fu proclamato
santo. Il cristianesimo divenne la base religiosa e culturale dello stato: anche gli aspetti fondamentali dell’ordinamento giuridico derivavano
dal cristianesimo. Alla fine
del 13° secolo la Norvegia
contava circa 300.000 abitanti e aveva 1.200 chiese, 2.000
preti e moltissimi monaci.
La Riforma attecchì rapidamente in Norvegia: già nel
1525, pochi anni dopo le tesi
di Lutero, dalle città tedesche
della Lega anseatica le nuove
idee, passando attraverso la
filiale di Bergen, si propagarono nel paese. Quando nel
’■ fv. •
Norvegia: unà'delle chiese di legno costruite secondo tecniche uguali a quelle adoperate per le navi vichinghe. La costruzione della prima chiesa risale al 1020 d.C.
1536 il re di Danimarca Cristiano III, evangelico, salì al
trono anche il suo regno (del
quale la Norvegia faceva parte) divenne protestante. Nel
1539 l’ordinamento ecclesiastico luterano fu stabilito per
legge: la Norvegia ebbe una
chiesa di stato e il re ne divenne il capo.
Il sistema della chiesa di
stato fu accolto nella Costituzione del 1814, tuttora in vigore; la libertà religiosa per
tutte le chiese è garantita dalla Costituzione solo dal 1964.
La Norvegia, con i suoi 4,3
milioni di abitanti, è un paese
ancora oggi evangelico luterano a stragrande maggioranza. Le altre chiese evangeliche e la Chiesa cattolica numericamente non hanno peso.
La connessione fra la Chiesa
luterana e lo stato è cresciuta
nel corso dei secoli, ma non
sembra possa durare eternamente. La legalizzazione da
parte dello stato dell’interruzione della gravidanza, introdotta nel 1975, ha mutato notevolmente r autocomprensione della chiesa, che non si
sente più il fondamento spirituale dello stato ma quasi un
movimento di opinione accanto ad altri.
Il sistema che intreccia
chiesa e stato è tuttavia ancora in funzione e quest’ultimo
concede tuttora ad alcuni organi ecclesiastici privilegi
particolari e diritto di intervenire nella vita pubblica. Fino
al 1984 i dipendenti statali
dovevano essere membri della
Chiesa luterana, e quest’obbligo vale ancora oggi per gli
insegnanti. Anche la maggioranza dei ministri deve, secondo la Costituzione, far
parte della chiesa di stato; il
ministero per la Chiesa è responsabile diretto dell’amministrazione ecclesiastica; negli
undici vescovati, che contano
un totale di circa 600 parrocchie, vi sono oltre 1.100 pastori, che vengono pagati dallo stato come funzionari regi.
Non esiste una tassa ecclesiastica o una sorta di otto per
mille, perché i finanziamenti
della chiesa vengono direttamente dal bilancio dello stato.
Negli ultimi vent’anni molte persone hanno perso ogni
interesse per la chiesa. Nel
1970 fu lanciata una campagna per convincere la gente
ad abbandonare la chiesa, che
perse circa 60.000 membri.
Attualmente circa l’80% della
popolazione appartiene alla
chiesa di stato ma solo un decimo di queste persone frequenta regolarmente i culti
luterani. (epd)
Solo i protestanti mettono in dubbio l'autenticità del luogo in cui è stata eretta
La più vecchia chiesa della cristianità
_______MICHAEL KBUPP______
La chiesa del Santo Sepolcro in Gerusalemme, ricordo della crocifissione e
della risurrezione di Cristo, è
la più antica e venerata chiesa della cristianità. Molti pellegrini e visitatori hanno tuttavia difficoltà a muoversi
nel complesso dei suoi edifici: in realtà non ha affatto
l’aspetto di una chiesa, ma è
un complesso ingarbugliato
di sale, cappelle, caverne sotterranee e reliquie di vario
genere, alcune che cadono a
pezzi, altre di un kitsch incredibile.
Ben sei diverse comunità
cristiane si dividono la «signoria» sulla chiesa le cui
chiavi sono custodite da secoli da una famiglia musulmana. Monaci delle diverse
comunità sorvegliano con zelo che non vengano lesi i loro
diritti sulla parte della chiesa
di loro competenza. 1 «padroni» più importanti della Chiesa del Santo Sepolcro sono i
cattolici, i greci ortodossi e
gli armeni: essi si dividono
gli spazi più importanti della
chiesa e insieme ammiqistrano il vero e proprio sepolcro.
Un’influenza più limitata
l’hanno i siriaci, i copti e gli
etiopi: gli etiopi possiedono
solo il tetto della chiesa, sul
quale hanno costruito un monastero. Da diversi decenni
sono in lite con i copti a causa di due cappelle laterali,
delle cui chiavi si sono appropriati un giorno approfittando del fatto che i copti
erano immersi nelle preghiere di Pasqua.
I protestanti sono entrati
troppo tardi nella storia del
paese per poter mettere piede
nei luoghi santi della cristianità: per invidia o per dispetto hanno messo in dubbio
l’autenticità del luogo del
Santo Sepolcro. Nel secolo
scorso, facendo degli scavi
presso la porta di Damasco,
trovarono una tomba che dichiararono essere la vera
tomba di Gesù, co.sa che dal
punto di vista archeologico
non ha alcun senso.
In realtà è probabile che la
chiesa del Santo Sepolcro,
considerata anche la sua
estensione, si trovi sul luogo
o non lontano dal luogo dove
Gesù fu crocifisso, seppellito
e il terzo giorno, secondo la
fede cristiana, risuscitò. Ai
tempi di Gesù il luogo era
fuori le mura, in una cava di
pietre, ed era un cimitero, come testimoniano le diverse
«camere» mortuarie ancor
oggi visibili nella chiesa del
sepolcro. I cristiani lasciarono Gerusalemme, nel 68
d.C., e la città fu occupata dai
romani, che eressero in questo luogo un tempio ad Afrodite. Con la vittoria del cri
stianesimo ai tempi di Costantino comincia la storia
della costruzione della chiesa. Elena, la madre dell’imperatore, che visitò la città
nel 335, trovò in questo luogo, «miracolosamente», la
croce di Gesù e costruì una
chiesa sul luogo del ritrovamento e un’altra sul luogo
del Golgota. Le due chiese
furono unite tra loro al tempo
delle crociate. Anche l’aspetto esterno ricevette da loro
più o meno la forma attuale,
essendo le due chiese state
rase al suolo più volte dai
persiani e dai musulmani.
Ci furono poi anche incendi e catastrofi naturali. Ancora nel terremoto che nel 1927
colpì in particolare la Palestina, la chiesa subì notevoli
danni: i mori di sostegno erano pericolanti e la cupola minacciava di crollare; il portale della chiesa rimase puntellato per diversi decenni perché le autorità statali, cioè le
autorità inglesi che avevano
il mandato sul paese, e le
chiese principali non si trovavano d’accordo né sul tipo di
intervento da fare né su chi
dovesse sostenerne le spese.
Solo negli anni Cinquanta,
quando la zona apparteneva
alla Giordania, fu rimossa
l’orribile impalcatura che copriva il bel portale in stile
crociato. Qua e là ci sono ancora dei resti dei puntelli di
sostegno, ma in generale il
restauro della chiesa ha fatto
grandi progressi. Dopo-trattative fra le chiese durate decenni, si è anche riusciti a
raggiungere un consenso sulle riparazioni e la tinteggiatura della cupola che si trova
sul luogo indicato tradizionalmente come la tomba di
Gesù.
Sinora la cupola era rimasta fuori dalle trattative perché non si trovava l’accordo
sulla sua tinteggiatura. Gli
ortodossi volevano che sulla
volta venisse applicato un
mosaico con angeli su uno
sfondo azzurro, ma dai primi
progetti venne fuori che gli
angeli ortodossi, armeni e
cattolici erano completamente diversi gli uni dagli altri e
che nessuna delle parti accettava le immagini proposte
dalle altre parti. La cupola,
che è annerita dagli incendi
ed è percorsa da grosse crepe, sarà rimessa a posto; vi
saranno dipinte delle strisce
d’argento su uno sfondo
d’oro. Così almeno si dice,
perché in realtà i nuovi progetti non li ha ancora visti
nessuno, ma questo non ha
esaurito le liti e le dispute
sulla chiesa del Santo Sepolcro, che gli ortodossi chiamano chiesa della Risurrezione.
E poi ci sono sempre i monaci copti ed etiopi che litigano
sul tetto... (epd)
Francia: omaggio alla
memoria del cardinale Congar
PARIGI — Con un comunicato stampa pubblicato il 23 giugno scorso, la Eederazione protestante di Francia ha reso omaggio alla memoria del cardinale Yves Congar. Vi si legge tra l’altro: «La Federazione protestante di Francia tiene ad esprimere
la propria gratitudine per la persona e l’opera del cardinale Congar. La morte di padre Congar tocca non solo la Chiesa cattolica
romana ma tutte le chiese protestanti di Francia. La passione di
questo prete, che fu allo stesso tempo un grande teologo e un ricercatore paziente e ostinato, è stata la ricerca dell’unità della
Chiesa di Gesù Cristo. Fin dal 1937, cioè dieci anni dopo la
condanna pontificia del movimento ecumenico, egli sbloccò il
dialogo ecumenico con la pubblicazione del suo libro “Cristiani
disuniti, principio di un ecumenismo cattolico”. (...) Malgrado
remarginazione di cui fu vittima per qualche tempo per l’appoggio che aveva dato ai preti operai, fu uno dei principali
esperti del Concilio Vaticano II. (...) Ha sempre pensato che
l’ecclesiologia del protestantesimo non avesse tutti gli elementi
che egli riteneva essenziali, in compenso considerava la cristologia del protestantesimo come pienamente fondata». (hip)
La Cevaa invia un messaggio
al presidente Jacques Chirac
MBÒ-BAFOUSSAM (Camerún) — Il 25° Consiglio della
Cevaa (Comunità evangelica di azione apostolica), riunito a
Mbò-Bafoussam dal 19 giugno al 3 luglio, ha deciso di inviare
un messaggio al presidente Chirac per contestare la decisione
dello stato francese di riprendere gli esperimenti nucleari in Polinesia. Il Consiglio della Cevaa si associa alle chiese membro
della Cevaa, in particolare alla Chiesa evangelica della Polinesia francese che ha energicamente condannato la decisione del
presidente francese. Considerando che l’uso dell’arma nucleare
ha conseguenze nefaste per le future generazioni e comporta rischi per l’ambiente il Consiglio della Cevaa, che è una comunità di chiese che promuove la pace e il benessere della persona
umana, chiede al governo francese di rinunciare alla ripresa degli esperimenti nel nome di Cristo, Principe della pace. (Cevaa)
Cambia: chiese riconoscenti
per la visita di Konrad Raiser
BANJUL — Il pastore Konrad Raiser, segretario generale
del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha visitato, dal 3 al
14 giugno scorso, alcune chiese membro del Cec in Cambia,
Costa d’Avorio, Ghana e Camerún. La Cambia è un piccolo
paese anglofono di 11.300 kmq situato all’intemo del Senegai.
Su una popolazione totale stimata a oltre un milione, i musulmani rappresentano l’85%. I cristiani sono una piccolissima minoranza: ci sono cattolici romani, metodisti, anglicani e battisti,
e vivono essenzialmente nella zona costiera occidentale. Raiser
è il primo segretario generale del Cec ad averli visitati. (eni)
L'ecumenismo del Ghana
è un «modello» per l'Africa
ACCRA — Durante la sua visita in Ghana, dal 7 al 10 giugno scorso, il segretario generale del Cec, Konrad Raiser, si è
rallegrato per il dinamismo dell’ecumenismo ganaense, definendolo un «modello» per l’Africa. Il Ghana è prima di tutto
il paese del panafricanismo che alla fine degli anni ’50 ha incoraggiato la solidarietà politica dei popoli africani nella loro
lotta per l’indipendenza. Oggi le chiese di questo paese, per lo
più centenarie e il cui messaggio ha fortemente ispirato le idee
panafricaniste, portano avanti da circa 60 anni una preziosa
collaborazione ecumenica. Nel 1929 cinque chiese hanno
creato il Consiglio cristiano del Ghana. Attualmente ne fanno
parte 14 chiese protestanti di varie denominazioni e due organizzazioni indipendenti. Un dialogo tra il Consiglio cristiano e
la Conferenza episcopale cattolica ha favorito la realizzazione
di un quadro istituzionale comune che ha portato a prese di
posizione ecumeniche a volte coraggiose. Il Consiglio cristiano ha preso l’iniziativa di invitare i Consigli nazionali dei
paesi della zona a unire i loro sforzi per fare fronte alle molte
sfide. Così è nata l’Associazione dei Consigli cristiani
nell’Africa dell’Ovest. Vi hanno aderito i Consigli di Cambia,
Sierra Leone, Liberia, Togo, Nigeria e Ghana nonché la chiesa protestante del Senegal per promuovere la giustizia sociale
nell’Africa dell’Ovest. (eni)
Camerún: le chiese protestanti
sono ripiegate su se stesse
YAOUNDÉ — In occasione della visita di Konrad Raiser in
Camerún, è emerso che le chiese dovevano ridefinire il ruolo
della Federazione delle chiese e missioni evangeliche del Camerún (Femec). La Femec era stata fondata alla fine degli anni
’60 allo scopo di rafforzare la solidarietà tra le varie chiese e
missioni. Benché autonome, molte chiese protestanti del Camerún hanno mantenuto strettissimi legami con le loro «chiese
madri» dell’Occidente. Crisi economica, svalutazione del franco e arresto del processo democratico hanno creato una situazione molto pesante. Le chiese membro della Femec non riescono più a formare un fronte unito e a instaurare un dialogo
sociale col potere. Il pastore Emmanuel Mbangue Eboa, primo
vicepresidente della Femec, ha confermato questa situazione
dicendo che «le chiese protestanti del Camerún soffrono di dispersione e di ripiegamento su se stesse».
3
VENERDÌ 14 LUGUO 1995
„ -m* Vita Delle Chiese
Verso il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste a Torre Pellice - La diaconia
Le chiese nelle contraddizioni della società
PAG. 3 RIFORMA
MARCO TULLIO FLORIO
Un obiettivo ben chiaro da
perseguire in un contesto
estremamente fluido. E questa la situazione del lavoro
diaconale nellTtalia di oggi,
lavoro col quale si misura
quotidianamente la Commissione sinodale per la diaconia
(Csd), e nelle situazioni particolari anche le opere della
chiesa, nelle persone dei
membri dei comitati, dei direttori, e degli operatori.
L’obiettivo è l’obbedienza
al mandato di Gesù (Matteo
10, 8): si tratta di eseguire
questo mandato nelle condizioni in cui versa il mondo di
oggi, tenendo conto delle
molteplici nuove povertà ed
emarginazioni, in una società
che si pretende organizzata in
modo da rispondere a tutti i
bisogni, e che però ne c/ea
ogni giorno di nuovi, in rapporto alla diversa realtà della
famigli^, della città, di strutture e servizi come la scuola,
la sanità, le carceri e alle di^Yorse esigenze che il progresso ha reso evidenti.
L’obiettivo è comunque lo
.stesso che ha dovuto perseguire la chiesa primitiva in
una situazione sociale tanto
diversa: la colletta per i poveri di Gerusalemme (Romani
15, 25-27), il servizio diaconale nei confronti delle vedove e degli òrfani (Giacomo 1,
27) rispondono allo stesso
imperativo che spinge oggi la
chiesa alle opere sociali.
Tuttavia, se è chiaro l’obiettivo spesso lo è molto poco il contesto nel quale ci si
trova a lavorare. L’organizzazione della sanità in Italia
ne è un esempio evidente: per
quanto riguarda il finanzia
mento degli ospedali (sia
pubblici che privati), l’assistenza erogabile, le convenzioni ci troviamo di fronte a
nuove disposizioni di legge,
talvolta ancora di incerta interpretazione, e a nuovi amministratori pubblici, spesso
anch’essi un po’ incerti sull’
applicazione delle nuove norme. Un altro esempio è dato
dalle norme a cui si devono
adeguare le Case di riposo,
continuamente aggiornate in
questi anni. Una Casa certamente all’avanguardia nella
concezione edilizia e nell’organizzazione del lavoro come
l’Asilo di San Germano Chisone, non ha ancora la convenzione con la Regione Piemonte. Questo perché alcuni
requisiti, sui quali il progetto
edilizio era stato approvato
dalla Regione pochi anni fa,
oggi non sono più considerati
sufficienti (è intercorso soltanto il tempo necessario alla
costruzione!), richiedendo la
legge qualche cosa in più. Un
lavoro di per sé non facile diventa così ancora più difficile:
che dire delle sempre nuove
disposizioni di ordine fiscale?
o delle questioni inerenti la
personalità giuridica degli enti ecclesiastici?
Ancora altre cose esigono
attenzione e impegnano la
Csd, e mi limito a citarne due:
la prima è la formazione. Formazione dei direttori e degli
operatori, dei membri dei comitati. Nell’anno ecclesiastico
che si sta chiudendo si è molto pensato al problema, pur
senza essere riusciti ancora a
realizzare un programma. La
fase di elaborazione teorica e
organizzativa è però quasi
conclusa, per cui si può pensare all’inizio della fase ope
L’Asilo dei vecchi «C. A. Tron» di San Germano Chisone
rativa già nel prossimo anno.
La seconda sono i rapporti internazionali. Nostri rappresentanti hanno partecipato a
conferenze e convegni all’
estero nell’anno passato: dallo
scambio di esperienze, dallo
studio e dall’impegno comune
possiamo trarre nuove possibilità e nuovo coraggio per
proseguire il lavoro. Quest’
anno il convegno annuale di
«Eurodiaconia» ha avuto luogo a Roma e l’organizzazione
è stata della Chiesa valdese.
La Csd si prepara a rimettere al Sinodo il suo mandato:
la diaconia proseguirà secondo le indicazioni del Sinodo.
Siamo coscienti dell’importanza del compito e della
scarsità dei mezzi, dell’impegno immane richiesto a tutta
la chiesa e della nostra insufficienza di poveri servitori.
Non ci è concesso di arrenderci, sapendo che chi ci
manda non ci lascerà soli nelle difficoltà; a lui sia la gloria
e la nostra riconoscenza.
La Chiesa valdese di Taranto aderisce all'Osservatorio contro la criminalità
La Puglia sta diventando una terra
di traffici criminali di ogni tipo
________ALBA MUROIA________
La Chiesa valdese di Taranto, insieme ad alcune
associazioni pacifiste, sta partecipando alla nascita dell’
Osservatorio pugliese contro
la criminalità per la legalità e
la nonviolenza. L’Osservatorio è un’associazione non
partitica che studia e combatte in modo nonviolento la
cultura mafiosa in Puglia e
che ha contribuito alla realizzazione di «Libera», associazione nazionale antimafia.
Per la presentazione dell’as.sociazione al grande pubblico, si è tenuta a Taranto una
conferenza sul tema «Mafia e
informazione in Puglia». Nella sala dell’Amministrazione
provinciale, gremita di partecipanti, Leandro Limoccia
(presidente dell’Osservatorio)
ha analizzato la parte riguardante l’informazione. Limoccia ha detto che i giornalisti
pugliesi presentano solo la
cronaca nuda e cruda, senza
presentare la storia dal di
dentro, le condizioni di vita
degli stessi carnefici-vittime.
Bisogna tornare al giornalismo di inchiesta, quello più
coraggioso, e per un’informazione come strumento di lotta
nonviolenta contro la criminalità bisogna attenersi a delle precise regole: diritto a comunicare; diritto al pluralismo (i media devono difendere le posizioni delle voci diverse); mettere la persona al
I clandestini albanesi sono fonte di guadagno per la malavita
centro della comunicazione;
proprietà dei media, punto
nodale, in cui si chiede più libertà e autonomia.
È intervenuto poi il giornalista Claudio Fava, direttore
de «I siciliani», fondato dal
padre Giuseppe, vittima della
mafia nel 1984, presentando il
suo ultimo libro «Sud: l’Italia
dimenticata dagli italiani».
«Quel Sud della prima Repubblica - si legge nel libro che aveva padrini e padroni,
quel Sud umiliato e ansioso di
essere saccheggiato, quel Sud
sempre in attesa di denaro che
era assistenza, baratto; mai
denaro nostro, comunque. Ora
non è più tempo di nuove
“cattedrali nel deserto”, i
grandi appalti sono fermi, i ladri di regime stanno in galera,
i loro galoppini negano. Eppure questo Sud non è ancora
terra liberata. Come se ci si
aspettasse da un momento
all’altro un nuovo esercito, un
altro conquistatore, eppure
questo Sud non ha più bottini
da offrire. Prima il Sud non
era ceduto, oggi sono in vendita le città di Taranto, Bari,
Calabria, Sicilia, a chi offre di
più o a chi spara per primo».
Il viaggio di Fava parte
proprio da Taranto, mito
dell’arretratezza del Sud, dove la più grande acciaieria
d’Europa, azienda statale del
Mezzogiorno a due passi dalla città, è diventata la più
grande azienda privata: «Taranto non è cambiata, neppure l’arrivo del “mazziere” Cito, sindaco boxer della città,
ha contribuito a una vera
svolta - continua Fava -. Cito
è infatti un fenomeno bizzarro, che ha incarnato la rabbia
sociale. Il problema reale è
un altro: chi prenderà il posto
dopo di lui?». Fava passa poi
a parlare del suo viaggio nella
città di Bari, anche questa lottizzata e violentata come Taranto, ieri appartenuta ad Aldo Moro, oggi alla destra di
Tatarella. Oggi a comandare
è lui, è il nuovo viceré assieme ai Divella, ai Lo Russo, ai
Natuzzi, ai Matarrese, ai Romanazzi.
Fava trova nel Sud anche la
dignità, quella di uomini e
donne che continuano a combattere, senza fare notizia. La
dottoressa Montanaro, sostituto procuratore del tribunale
di Taranto, è intervenuta dando un taglio infor'mativo e
spiegando che in Puglia non
c’è una mafia storica: in primo luogo si è trattato di microcriminalità; questa ha fatto
un salto di qualità, organizzandosi in grossa criminalità
locale. Tenendo conto che il
territorio è un punto di pas.saggio obbligato da Oriente a
Occidente per il traffico di armi e stupefacenti; che fino
agli anni ’70 la zona è stata
soggiorno obbligato per altri
malavitosi; che nelle carceri
pugliesi altri malavitosi hanno fatto proselitismo; tutto
questo ha contribuito al nascere della «Sacra corona
unita». In Puglia non c’è
però, secondo la Montanaro,
una cultura mafiosa. Bisogna
adoperarsi affinché si ricostituisca quel rapporto fiducioso
tra lo stato e il cittadino: ci
vuole una grande attività educativa per ribadire le regole e
per ricostruire il futuro.
Chiesa battista di Ferrara
La chiesa è ormai
multietnica
Al culto battesimale del 4
giugno si sonp riunite nella
chiesa di Ferrara un centinaio
di persone. Alla comunità di
Ferrara si è aggiunta la chiesa
consorella di Rovigo, ma rincontro ha avuto una dimensione universale: a parte quello
australiano, erano rappresentati tutti i continenti; c’erano
filippini, coreani, nigeriani,
americani e dall’Europa: greci
albanesi, inglesi e svizzeri.
Abbiamo ascoltato canti con
ritmi afroamericani, canti comunitari e assoli (una sorella
coreana è un magnifico soprano); il gruppo giovanile inoltre ci ha accompagnato in
canti moderni. Dalle testimonianze che i quattro giovani
catecumeni hanno condiviso
con la comunità si evidenziava la grande varietà dei percorsi di fede.
Marco Stori, di Rovigo,
proviene da famiglia cattolica,
ha fatto esperienza buddiste,
si è riavvicinato al cristianesimo attraverso la lettura di Lutero e il contatto con i battisti;
ha poi sciolto ogni dubbio
sulla sua scelta di fede.
Lulzim Shkreta viene dal
paese da lui stesso definito
«del sogno sconfitto, delle
energie perdute, che per cinque secoli ha sofferto l’oppressione ottomana e per venticinque anni quella atea dittatoriale: l’Albania. Ciò che ho
invano cercato nel mio paese
- ha aggiunto Lulzim - l’ho
trovato nel cristianesimo e in
particolare nei battisti: la libertà del regno di Dio».
Misiel Harzigie è greco-pa
lestinese, di origine ortodossa.
In seguito al contatto con la
Chiesa battista ha cominciato
a leggere la Bibbia e a rendersi conto della necessità di diventare cristiano. «Così ho incontrato Cristo - afferma - e
ho sperimentato l’amore di
Dio». Conclude la sua testimonianza recitando il Padre
Nostro in greco antico.
Gianni Cucinelli, di Ferrara,
ha ricevuto la sua formazione
scolastica in un seminario cattolico; incontrati i battisti ha
iniziato anche lui un travaglio
spirituale durato due anni e
mezzo. Alla fine ha deciso di
testimoniare la sua fede me^
diante il battesimo, che per lui
è anche una vocazione di servizio nella chiesa. «Ogni volta che un nuovo membro confessa la sua fede, anche se in
manierq problematica, è l’intera chiesa che testimonia una
volta di più la sua fiducia in
Cristo» ha affermato Gianni
nella sua testimonianza.
II pastore ha predicato su
Romani 6, 1-11, mettendo in
evidenza che questo testo si
può comprendere solo se si
pensa a un battesimo dei credenti e per immersione. Il
battesimo simboleggia la
morte del vecchio uomo, che
viveva rapporti distorti con
Dio e di conseguenza con se
stesso e con il mondo, e la
nascita in Cristo del nuovo
essere che vede la sua nuova
vita completamente orientata
da Cristo. Il battezzato non
deve più vivere per se stesso,
ma per colui che è morto e risorto per lui.
Facoltà valdese di teologia
Iscrizioni al corso di laurea
Per l’immatricolazione ài corso di laurea va presentata domanda alla segreteria entro il 15 settembre su
modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la
maturità classica o altro titolo di secondaria superiore
giudicato equipollente con l’obbligo di esami integrativi. Un anno di studio integrativo viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di scuola secondaria
superiore. La frequenza è obbligatoria,
il segretario è disponibile per un colloquio (vivamente
raccomandato) durante il Sinodo o in altro momento.
Anno accademico 1995-96
L’anno accademico 1995-96 inizierà sabato 14 ottobre ’95. La sessione d’esami di ottobre sì terrà nei
giorni 13 e 14.
Borse di studio
Per permettere la frequenza sono previste borse di
studio. La domanda per la borsa deve essere debitamente motivata. Informazioni più dettagliate sono reperibili presso la segreteria della Facoltà.
Tasse accademiche
Le tasse accademiche sono fissate, a partire dall’anno accademico 1994-95, nella seguente misura;
Corso di laurea:
- immatricolazione, £ 200.000
- frequenza per i quattro anni regolari, £ 150.000 a
semestre
- iscrizioni fuori corso, £150.000 l’anno.
Gli importi vanno versati sul ccp n. 40252009 intestato alia Facoltà.
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria.
Facoltà valdese di teologia, via Pietro Cossa 42 00193 Roma, tei. 06-^3210789 (segreteria telefonica),
fax 06-3201040. La segreteria resterà chiusa durante
i mesi di luglio e agosto; riaprirà a settembre.
Il segretario: prof. Ermanno Genre.
4
PAG. 4 RIFORMA
«I
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
Verso l'assise delle chiese battiste, metodiste e valdesi a Torre Pellice - 4
Non forzare la mano verso i battisti
SALVATORE BAPISARDA
Le chiese battiste del Lazio, della Puglia e Lucania e della Sicilia, nei mesi
scorsi, hanno tenuto convegni
sull’ecclesiologia. Prima ancora che venisse pubblicato il
Sesto documento bmv, questi
convegni discutevano di ecclesiologia battista in vista
dell’appuntamento del 1-3
settembre in cui l’Assemblea
generale battista e il Sinodo
delle chiese valdesi e metodiste si incontreranno a Torre
Pellice.
Il discorso sull’ecclesiologia in ambito battista è un discorso ricorrente. Per non andare troppo indietro nel tempo, basta ricordare il convegno sull’ecclesiologia del
1983, in cui le chiese dell’
Ucebi raccolsero l’eredità ecclesiologica del battismo italiano e gettarono le basi per
una continuazione del discorso libero da schematismi dogmatici e da modelli preconfezionati. Nel 1991 l’Assemblea generale dell’Ucebi approvava la Confessione di fede dei battisti italiani e l’attuale regolamento; in quella
del 1994 dava mandato in vista del riesame di alcuni
aspetti dell’attuale normativa.
Dunque i battisti italiani discutono di ecclesiologia da
diversi anni e a più livelli. Il
discorso ecclesiologico, tuttavia, non è limitato a definizioni di strutture ecclesiastiche, ma verte fondamentalmente sul senso dell’essere
battisti in Italia oggi. In questo senso la definizione delle
nostre strutture, della nostra
ecclesiologia, vuole essere
funzionale alla missione,
strumento per la predicazione
dell’Evangelo qui e ora.
Il Sesto documento bmv non
sembra cogliere questo obiettivo nel presentare l’ecclesiologia battista; è tutto concentrato sulla problematica dell’
autonomia, dell’indipendenza
e dell’autorità della chiesa locale e sul rapporto che questa
ha, o deve avere, con la struttura nazionale (l’Unione). A
questo riguardo vi si legge;
L’Assemblea battista del 1994
«La domanda che i battisti
non possono eludere oltre è:
rUnione e l’Assemblea generale sono strutture di carattere soltanto amministrativo
oppure, in forma diversa fra
loro e da quella primaria e
originale delle chiese locali,
hanno anche carattere ecclesiologico?» (p. 23). Dunque i
battisti sono posti sotto questa
pressante questione, anzi, poiché la questione appare estremamente pressante, si passa
alla soluzione preconfezionata. Nel paragrafo che parla
delle Convergenze si legge:
«Le chiese battiste, metodiste
e valdesi in Italia dichiarano
insieme (...) di concordare
nell’attribuire significato e
valore ecclesiologico alle relazioni tra la chiesa locale e
forme ed espressioni della
chiesa che superano il quadro
locale» (pp 41-42); il concetto
viene poi ripreso nella bozza
di ordine del giorno (p. 74).
Eppure a più riprese nel
documento viene affermato:
«Su questo punto la discussione è ancora aperta» (p.
22); «... non c’è accordo sul
valore ecclesiologico da riconoscere all’Assemblea generale: la questione è ancora
aperta» (pp 22-23); «La riflessione e la ricerca continuano» (p. 23).’
Se le cose stanno così, che
cosa impone ai battisti di dare
ora una risposta a una domanda per cui la discussione è ancora aperta? Forse che i battisti debbono impegnarsi in
una discussione ecclesiologica che li divide alla presenza
dei deputati metodisti e vaidesi? Forse che questi fratelli
e queste sorelle hanno voglia
di fare da spettatori e da spettatrici di un dibattito condotto
da altri? Forse che, e qui potrebbe essere la risposta, il reciproco riconoscimento non
può avvenire senza una risposta in linea con quanto proposto nel Documento?
La «vacanza» della Chiesa metodista di Bologna
Pensando a quelli che restano
_______GIOVANNI ANZIANI_______
In queste settimane diverse
nostre comunità chiudono
le proprie attività locali come
scuola domenicale, catechismo, studi biblici, incontri
quartierali. È tempo di vacanza e molte famiglie della
chiesa lasciano la città per
raggiungere località di riposo
e di svago. Questo avviene
anche nella nostra comunità
metodista, ma alcune attività
non chiudono «per ferie», anzi continuanó e si intensificano. Sono attività forse poco
conosciute, ma hanno un forte peso per caratterizzare la
vita del nostro essere chiesa.
Queste righe vogliono ricordare tali attività che restano,
nonostante le vacanze.
Gruppo narcotici anonimi.
Da alcuni anni ospitiamo il
gruppo bolognese dei narcotici anonimi (Na). È un gruppo
di circa 15 persone che opera
per il recupero di ex tossicodipendenti e per costruire insieme un cammino di speranza e di libertà dalle droghe.
La nostra comunità ha accolto que^sto gruppo dopo un
lungo e travagliato dibattito
in assemblea di chiesa. E
questo è stato un fatto positivo perché le nostre iniziative
non devono seguire solo il
fuocó dell’entusiasmo, ma
anche durare nel tempo. Domenica 25 giugno il gruppo
ha organizzato una festa in
una comunità cattolica cittadina per ricordare il «compleanno» di alcuni iscritti ormai liberi dalla droga.
Gruppo eritreo. Dallo scor
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so autunno un gruppo di
evangelici eritrei, circa 15
persone fra donne e uomini, si
riunisce nei nostri locali per
attività di studio, preghiera e
culto, due giorni alla settimana. Con piccoli passi siamo
riusciti a realizzare insieme
momenti’ di integrazione a livello di vita comunitaria: così
abbiamo insieme il culto di
Santa Cena una volta al mese
e varie iniziative comuni di
preghiera e di agape fraterna.
Assistenza. Durante l’estate
la città si svuota o si riempie
di turisti in cerca di momenti
di svago. Diverse persone in
questo periodo vengono un
po’ dimenticate e la loro giornata è riempita dalla solitudine. Sono le persone anziane e
malate della nostra comunità,
sono i nostri fratelli albanesi
in attesa del riconoscimento
di rifugiati, sono le diverse
persone alla ricerca di un luogo dove incontrare la parola
della vita e della speranza. Insieme al pastore alcuni fratelli e sorelle di chiesa si stanno
muovendo per manifestare
una fraternità vera e per essere chiesa nel tempo della sofferenza offrendo la speranza
che viene dall’Evangelo.
Se il reciproco riconoscimento può avvenire solo a
condizione che i battisti rispondano come auspicato dal
Documento, corriamo diversi
rischi. In primo luogo forziamo la mano ai delegati bàttisti perché nessuno, che io
sappia, ha voglia di fare un
passo indietro rispetto al
1990, quando il reciproco riconoscimento venne sancito a
livello di persone.
In secondo luogo facciamo
dipendere il reciproco riconoscimento degli ordinamenti
dalla loro specularità, più che
dalla loro validità intrinseca.
Con ciò dimostriamo scarsa
attenzione alle differenze e il
riconoscimento si riduce a ciò
che c’è di comune e di simile,
ma non abbraccia anche ciò
che c’è di diverso e di ugualmente positivo. In terzo luogo
il nome di battista, di metodista o di valdese diventa un guscio vuoto, valido per ricerche
storiografiche. Riteniamo, invece, che quei rispettivi patrimoni debbano essere valorizzati e attualizzati per arricchire e non impoverire le opzioni
evangeliche che offriamo ai
nostri contemporanei.
Nessuno può desiderare di
vedere l’appuntamento di settembre trasformato in momento di scontro e di lacerazioni. Al contrario, guardiamo
a queir assise come un luogo
in cui viene celebrato e ribadito il reciproco riconoscimento delle persone (sia
membri di chiesa che ministri) e dei reciproci ordinamenti, proprio nelle loro convergenze e divergenze, similitudini e diversità. Ma più che
questo guarderemo avanti.
Guarderemo al nostro lavoro
comune nelle chiese, sul territorio, nella Facoltà, negli
ospedali, nelle case di riposo,
nei centri evangelici. Ribadiremo il nostro comune sentire
e il nostro impegno per
l’evangelizzazione, per l’accoglienza, per la diaconia. Solo così l’appuntamento di settembre uscirà dalla gabbia
delle burocrazie ecclesiastiche
e acquisterà uno spirito propositivo e, anche, profetico.
Il tempio valdese di Ivrea ha 25 anni
La comunità cresce
GABRIELLA MARANGONI
Il 21 maggio la Chiesa valdese di Ivrea ha vissuto
una bella giornata comunitaria in occasione del 25° anniversario dell’inaugurazione
del tempio (24 ihaggio 1970).
Nella mattinata, durante il
culto presieduto dal pastore
Plescan, i bambini della scuola domenicale e la corale hanno proposto alcuni canti e il
pastore Giorgio Bouchard ha
salutato la comunità ricordando i momenti della costruzione del tempio; sono anche stati portati i saluti della signora
Elsa Bertolé Rostan che non
ha potuto essere presente.
Dopo il culto l’assemblea
di chiesa ha preso in esame la
relazione annua preparata dal
Consiglio di chiesa. È seguita
l’agape fraterna, alla fine della quale abbiamo assistito alla
proiezione di una serie di diapositive relative al viaggio
presso le chiese valdesi del
Rio de la Piata al quale ha
preso parte Paolo Turin. La
visione e il commento di Paolo hanno interessato e coin
volto tutti i presenti e ci hanno permesso di trascorrere un
piacevolissimo pomeriggio.
Il 28 maggio un clima decisamente estivo ha contribuito
alla riuscita della gita della
comunità a Locamo. Durante
il culto nella chiesa di Locarne Lago, il pastore Tognina
ha celebrato due battesimi,
mentre la predicazione è stata
tenuta dal nostro pastore. Un
ricco e buon pranzo ci è stato
offerto nella sala adiacente la
chiesa e, dopo una passeggiata nel centro cittadino, un’arrampicata (dapprima in cremagliera e poi ha piedi) ci ha
portati alla Casa Locamo,
luogo di soggiorno e incontro
ecumenico per pastori che
ospita in prevalenza sorelle e
fratelli dell’Est europeo. In
quella sede, dopo un gradito
rinfresco, abbiamo trascorso
alcuni piacevoli momenti
scambiando informazioni prima di ripartire.
Grazie ancora al pastore
Tognina, a sua moglie e a tutta la comunità elvetica che
speriamo di rivedere in futuro
a Ivrea.
La chiesa di Ivrea il giorno dell’Inaugurazione
Chiesa metodista di Asti
Per raccogliere
meglio tutte le forze
MARIA ROSA BOERIS
La recente alluvione, che
ha peggiorato il già precario stato dei locali del gruppo metodista di Asti, ha definitivamente convinto la comunità ad interrogarsi sull’
opportunità di continuare a
mantenere i locali stessi. La
comunità di Asti può contare
su un esiguo numero di membri e, di conseguenza, su una
insufficiente disponibilità di
denaro e di tempo che una sede inevitabilmente richiede:
si è deciso pertanto di disdire
il contratto di affitto e di
chiedere, per le nostre attività, ospitalità ad associazioni amiche. In tal senso, alcune associazioni hanno già dato la loro disponibilità.
La rinuncia ad avere dei locali propri non significa però
rinuncia alla nostra presenza
in città, che ogni giorno riceve sempre nuovi apprezzamenti dalle istituzioni pubbliche, dagli ambienti culturali e
sociali. Ritorniamo così nella
provvisorietà delle «chiese
domestiche» e investiremo le
energie disponibili (compreso
il risparmio dell’affitto) in un
nuovo entusiasmo nell’essere
chiesa di Gesù Cristo tra la
gente e per la gente. Il gruppo metodista di Asti ha raccolto l’eredità della Chiesa
cristiana ecumenica e intende
mantenere fede all’impegno
di dialogo e di reciproca
comprensione tra le diverse
denominazioni cristiane che
era alla base di quell’esperienza. Pertanto continuerà a
farsi promotore di ogni iniziativa volta in quel senso.
Nell’ambito dell’impegno
ecumenico rimane comunque
importante il lavoro di far conoscere i principi ispiratori
della Riforma protestante e la
vita delle chiese evangeliche
che da essa sono sorte.
Regala
un abbonamento
a
RIFORMA
Schede per
l'evangelizzazione
È pronta la seconda edizione delle schede di
evangelizzazione, edite
dal Coordinamento interdistrettuale delle chiese
valdesi e metodiste per
l’evangelizzazione.
Ogni scheda affronta
una questione specifica in
termini chiari e semplici.
I titoli disponibili sono i
seguenti: «Tradurre la
Bibbia, che cosa significa?»; «Che cosa credono i
protestanti?»; «Parlare
della propria fede»; «Ecco
un’idea (idee nuove per il
culto)»; «Gli apocrifi nel
canone dell’Antico Testamento»; .«Vita, morte e aldilà»; «Protestanti e cattolici a confronto»; «I Testimoni di Geova»; «Le divisioni nel mondo protestante»; «Una comunità che
evangelizza»; «L’Antico
Testamento».
Le schede costano 500
lire runa, 5.000 lire la serie completa, più le spese
di spedizione.
II materiale deve essere
richiesto al pastore Gregorio Plescan, Chiesa evangelica valdese, via Torino
217, 10015 Ivrea (To).
5
venerdì 14 LUGUO 1995
- Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
190 anni dell'opera metodista «Casa materna» a Portici
Un servìzio concreto ai bambini
CRISTIANO CAPUANO
asa materna» ha fe
steggiato 90 anni di
servizio per i bambini bisognosi domenica 11 giugno.
. Nell’occasione hanno avuto
luogo diversi eventi di carattere culturale diretti a dare il
giusto risalto al lavoro di
quest’opera metodista, che è
nata per un’ispirazione di fede e che con la forza di quella stessa fede continua il suo
servizio. Oggi Casa materna
ospita 60 bambini a convitto
e la sua scuola ne accoglie
circa 170; inoltre, nonostante
i profondi mutamenti che la
società ha subito nel corso
degli anni. Casa materna è
riuscita a conservare l’impostazione cristiana del suo servizio, adattando però le proprie strutture alle esigenze
dei tempi. Negli ultimi anni
infatti Casa materna ha intrapreso una collaborazione con
diverse associazioni che si
propongono il rilancio di
istanze culturali e civili da ormai troppo tempo trascurate
nella città di Portici. Così
Ogni giorno musica, teatro,
- ceramica, diventano momenti
di arricchimento per l’intera
comunità cittadina e lo spazio
che i portatori di handicap
hanno a Casa materna testimonia che ci sono molte strade da poter percorrere per andare incontro al prossimo.
¿ In questo quadro ampio e in
continua evoluzione, si è inserito il giubileo per i 90 anni
dell’opera: è stata questa
l’occasione per diffondere in
modo completo e immediato
il messaggio che l’opera quotidianamente propone. Nella
settimana tra il 4 e 1’ 11 giu
m
■
I giochi dei ragazzi ospiti di «Casa materna»
gno un programma di manifestazioni è stato realizzato per
celebrare questo giubileo, affiancato da un progetto di
raccolta di fondi per il rinnovo degli arredi della mensa e
delle aule della scuola, manifestazioni che hanno avuto
degna chiusura domenica 11
giugno: oltre alle consuete recite dei bambini della scuola,
associazioni che promuovono
danza e teatro, folclore e concerti, hanno dato vita a uno
spettacolo che si è protratto
fino a tarda sera, supportato
da un’incredibile partecipazione di pubblico.
Amici vecchi e nuovi, italiani e stranieri, uniti a persone che per la prima volta si
avvicinavano a Casa materna
hanno reso indimenticabile
questo anniversario, e naturalmente l’intera comunità evangelica è stata al fianco di questa sua opera per offrirle ancora una volta il suo sostegno.
Erano presenti ex alunni e sostenitori provenienti anche da
paesi lontani e la commozione
ha spesso pervaso l’atmosfera
gioiosa della festa. Spettacolo
e allegria sono state le cose
visibili deila manifestazione,
dietro alla quale c’è stato un
impegno totale di tutto lo staff
di Casa materna, che non ha
risparmiato energie.
Tamburini di «Casa materna»
negii anni ’50
Battisti siciliani
Verso
l'Assemblea
di Torre Pellice
______RAFFAELE VOLPE__
L? associazione battista siciliana (Abs) si è riunita a Fioridia (Sr) lo scorso 10
giugno per mettere a fuoco le
proprie idee sul documento
ecclesiologico, in vista dell’
Assemblea-Sinodo di settembre. Il pastore Rapisarda, segretario del Dipartimento di
teologia, e chi scrive hanno
introdotto il tema con delle
brevi relazioni. Rapisarda ha
posto l’accento su questo
lungo e opportuno cammino
delle chiese verso il reciproco riconoscimento e ha mostrato qualche perplessità circa il tentativo di chiudere alcune «questioni aperte» sull’
ecclesiólogia nell’ambito battista. Lo scrivente ha ricordato che la chiesa deve la sua
vita e la sua sostanza alla parola di Dio: è nella Parola infatti che la chiesa trova la sua
genesi e la sua funzione.
Alle due relazioni sono seguiti gli interventi dei fratelli
e delle sorelle che hanno discusso sulle questioni aperte
dpir ecclesiologia battista: del
valore ecclesiologico dell’assemblea, per esempio, ma si è
anche discusso del rapporto
autonomia-interdipendenza.
La sensazione emersa è che le
chiese siano sufficientemente
consapevoli dei problemi posti davanti a loro e sembrino
avere la calma e la lucidità necessarie per trovare delle soluzioni. Il presidente dell’Abs,
Nunzio Sciacca, ha concluso
rincontro evidenziando proprio questa sensazione.
I cappellani protestanti delle carceri si sono incontrati a Séte per la loro assemblea
Fui carcerato e mi visitaste...
ODOARDO LUPI
Il tema della cappellania
nelle carceri è purtroppo
alquanto negletto nelle nostre
chiese. Le comunità non si
sentono coinvolte e responsabilizzate nell’assistenza spirituale ai carcerati che l’art. 8
delle Intese con lo Stato (legge 449/1984) contempla mediante il servizio di ministri/e
di culto iscritti a ruolo che la
Tavola valdese notifica alle
autorità competenti.
D’altra parte questi ministri/e intervengono solo su richiesta di un carcerato o di
una carcerata o della sua famglia e quasi mai per propria
iniziativa. Così questo servizio che non è mai a pieno
tempo né a tempo parziale,
ma solo occasionale, non è rivolto a quei detenuti che potrebbero essere interessati ad
incontrare un cappellano o
una cappellana di confessione
diversa da quella cattolica.
Non va dimenticato infatti
che non pochi sono i detenuti/e stranieri i quali in prigione sono veramente soli.
Nel 1994 le nostre carceri
hanno stipato ben 54.000 detenuti in strutture che ne potevano accogliere al massimo
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preventivi a richiesta
trasporti per
qualsiasi destinazione
attrezzatura con autoscala
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36.000. Il loro sciopero della
fame di domenica e lunedì di
Pasqua 1995, per protestare
contro questa situazione, è
passato tra l’indifferenza generale. I problemi della detenzione sono moltissimi: tra
i più gravi c’è quello di coloro che sono in attesa di giudizio o di quelli che sono gravemente ammalati (non pochi
di Aids). Il carcere diviene
sempre più un luogo non di
rieducazione ma di segregazione e di raccolta di coloro
che sono considerati la feccia
della società.
Il detenuto è prima di ogni
altra cosa una persone che ha
degli umani diritti, troppo
spesso disattesi se non infranti, ed è una persona alla
quale Dio, in Gesù Cristo,
vuole sia annunciata la redenzione e la speranza. Purtroppo invece la prigione diviene un luogo di tormento,
specie per coloro che sono
deboli e soli. Non stupisce
dunque la realtà della disperazione che nel 1994 ha fatto cercare la morte a ben 74
persone. Come dire che in
Italia esiste ancora la pena di
morte per autodistruzione.
Dove è possibile e quando è
possibile è dunque necessario
prendere l’iniziativa di visitare sistematicamente le carceri
fornendo quell’assistenza fraterna di cui molti detenuti/e
sentono la necessità nell’isolamento. In questo servizio i
ministri non dovrebbero essere soli, ma dovrebbero avere
la solidarietà concreta delle
comunità oltre alla loro necessaria intercessione.
In campo internazionale
occidentale vi sono situazioni
diverse. Nel Regno Unito
nelle carceri lavorano fianco
a fianco, spesso collaborando, cappellani/e di varie confessioni. In Inghilterra ho potuto constatare anche il servizio di un volontario senza
una particolare confessione
che era per di più straniero
(americano) e di razza nera.
In Spagna la cappellania protestante è generalmente ben
accolta negli istituti di pena
sia a tempo parziale sia a
tempo pieno. In Grecia invece sono molte le difficoltà
per le confessioni minoritarie
per il massiccio potere ortodosso. In Italia dovremmo
prendere contatto con la cappellania generale cattolica di
Roma per discutere i problemi e tentare di avviare un lavoro ecumenico, ma è necessario che i pastori e le pastore
che hanno esperienza di cappellania inviino alla Tavola
valdese, o direttamente al
sottoscritto, resoconti concer.nenti le problematiche, le difficoltà, le necessità e anche
dei suggerimenti in vista di
un dibattito più ampio per
sensibilizzare le chiese. Il
problema carcerario non può
essere solo dei detenuti o delle loro famiglie: deve essere
il problema di tutti e dei credenti in particolare.
Per favorire lo scambio di
informazioni e per stimolare
degli incontri anche a carattere formativo è nata da alcuni
anni in Europa l’Associazione intemazionale dei cappellani di prigione (Ipca) che è
la sezione europea dell’omonima Associazione interna
zionale. Fino ad oggi vi sono
state due assemblee: nel 1992
a Strasburgo (Francia), nel
1994 a Rugby (Inghilterra).
La prossima assemblea avrà
luogo nel 1997. L’assemblea
di Rugby ha stilato dieci punti fondamentali molto importanti (vedi scheda Ipca). In
uno di questi (il terzo) si incoraggiano gli scambi di sostegno tra cappellanie di paesi vicini per lingua o cultura.
Anche per questo dal 6 all’8
giugno scorsi si è tenuto a Séte (Francia) un incontro di
dialogo e formazione per cappellani dell’Europa mediterranea. Quest’incontro è stato
organizzato dalla commissione giustizia e cappellania delle prigioni, della Federazione
protestante di Francia. Una
quindicina di cappellani/e
provenienti da Francia, Svizzera e Italia si sono incontrati
con un’altra quindicina provenienti dall’Hérault (il dipartimento di Montpellier),
per seguire le relazioni di teologi, psichiatri, psicologi e
magistrati sul tema dei crimini a sfondo sessuale, spesso
seguiti da delitto, che sono un
po’ ovunque in aumento.
L’importanza di questo incontro non è stata solo per il
tema, ma anche per la fraternità, gli scambi, il dibattito
teologico e il clima di preghiera. Forse il prossimo incontro potremmo organizzarlo da noi in Italia, ma da qui
al prossimo anno dovremo
prima parlarne un po’ tra noi.
Un’occasione potrà essere
quella delle sedute del prossimo corpo pastorale a Torre
Pellice.
CONTRAPPUNTO
L'UNITA
NEI SANTI?
LUCIANO DEODATO
APresov, in Slovacchia,
in piedi sotto la pioggia battente, il papa sosta
davanti al monumento che
ricorda i 24 «ribelli» calvinisti uccisi dagli imperiali
cattolici nel 1687, i cui corpi furono fatti a pezzi e inchiodati alle porte della
città. Poi, insieme al vescovo luterano Jan Mjdriak recita il Pater noster. Poche
ore prima il papa aveva
beatificato tre martiri cattolici uccisi dai protestanti a
Kosice nel 1619.
Il gesto ha suscitato
un’ampia eco favorevole e
negli ambienti protestanti e
su tutta la stampa. Sull’Avvenire del 4 luglio Jiirg
Kleemann, pastore luterano
di Firenze, dice: «...questo
papa non ha mancato di sorprenderci. È un uomo che
sa “colpire” la civiltà televisiva, che sa trasmettere
emozioni». E su questo credo che possiamo essere tutti
d’accordo, Così come siamo d’accordo che si è trattato di un gesto clamoroso,
non programmato, imprevedibile e perciò ancora
più eclatante.
Una «prima volta» che
ha sorpreso tutti, in primo
luogo i protestanti slovacchi, tanto che Mjdriak ha
detto: «Mai avremmopensato che sarebbe successo
qualche cosa del genere».
Torna alla memoria un’immagine di alcuni decenni
fa, quando il cancelliere tedesco Willy Brandt si inginocchiò muto, travolto
dall’orrore, dalla commozione e dalla vergogna nel
ghetto di Varsavia. Gesti
che pesano, segnano una
svolta, si imprimono nella
storia. Forse la Chiesa cattolica sta finalmente uscendo dal suo settarismo.
C’è però in fondo un problema. Come si sa è in preparazione, per il giubileo
del 20(30 un elenco ecumenico dei martiri della fede.
Leggo snWAvvenire del 4
luglio; «È nel dolore che
^li uomini si ritrovano più
uniti, è nel sacrificio in nome della fede che i credenti
possono tornare ad abbracciarsi».
Jean Fischer ebbe a dichiarare, in occasione della
beatificazione di Sàrkander. «Abbiamo bisogno di
santi che ci uniscono, non
che ci dividano». Non ne
sono sicuro. Una cosa, doverosa, è riconoscere gh errori del passato. Ma l’unità
e l’abbraccio dei cristiani
non avviene nel nome dei
martiri né dei santi.
L’Evangelo è chiaro:
«Voi tutti siete uno in Cristo Gesù» (Galati 3,28).
BARI — Il 15 giugno presso l’Oasi di S. Fara hanno avuto luogo le elezioni del nuovo presidente del gmppo ecumenico di
Bari, a seguito della decisione di Anna Portoghese di essere
esonerata daH’incarico per motivi personali. La sorella Portoghese per oltre 11 anni ha svolto le sue mansioni in maniera mirabile profondendo abnegazione, capacità e competenza teologica: le ripetiamo il nostro grazie riconoscente.
Nuovo presidente è risultato eletto Francesco Megli, docente della Facoltà di biologia presso l’Università di Bari.
SUSA — La Chiesa valdese di Susa è in realtà una piccola
diaspora, sparsa in tutta la valle lungo un nastro di 90 chilometri; è quindi continuamente minacciata da un senso di
isolamento e di dispersione. Tanto più gradite, dunque, sono le visite che ogni tanto ci giungono da comunità più
forti: a maggio sono venute le unioni femminili di Pomaretto e San (Termano, il 2 luglio è venuta la corale evangelica di Torino, che ha gremito il nostro piccolo tempio e ci
ha dato un culto pieno di musica e di profondità. Nel pomeriggio la stessa corale ha eseguito in pubblico uno
splendido concerto di musica classica protestante, di complaintes valdesi (e di qualche civettuola «pavane»...): per
l’occasione erano presenti numerosi fratelli battisti di Susa, Meana, Bussoleno, Sant’Antonino: li abbiamo rivisti
con vero piacere. Da una comunità battista torinese ci era
anche giunta, la domenica prima, un’autentica sorpresa: la
signora Cocumelli Monti, cantante del Regio, accompagnata dalla sua famiglia, aveva condotto i nostri inni in un
modo indimenticabile. A tutti questi amici che vengono a
visitarci possiamo però offrire qualcosa: un’agape preparata dalla nostra agguerrita Unione femminile e una «visita
guidata» alle numerose bellezze storico-archeolgiche della
città e della zona (l’arco di Augusto, l’arena romana, la
cattedrale di Sàn Giusto, l’abbazia della Novalesa).
• Una nota triste viene invece dalla dipartita della sorella
Maria Vindrola: ferma da sette anni su di una sedia a rotelle, amorosamente seguita dal marito. Maria si è spenta a
metà giugno. Siamo grati a «Villa Grazialma» per l’assistenza prestata durante la malattia.
Per 1 vostri acquisti, per gli abbonamenti ai periodici evangelici
Librerie CLAUDIANA
MILANO: TORINO:
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6
PAG. 6 RIFORMA
All’Ascolto Della
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
LA STORIA DI LLA
FULVIO FERRARIO
La vecchia Lea non si riteneva particolarmente
esperta nell’interpretazione
della Scrittura, ma la tradizione in cui era cresciuta e aveva
vissuto le aveva fornito una
buona conoscenza della Torah e dei profeti; tante e tante
volte aveva sentito raccontare
le grandi storie dei padri,
quelle gloriose come quelle
tragiche. Da tempo ormai apparteneva ad uno di quei
gruppi di ebrei che si richiamavano a Gesù di Nazaret, il
profeta ucciso a Gerusalemme, che Dio (così, appunto,
dicevano questi gruppi) aveva
risuscitato. Come gli altri
ebrei legati alla memoria del
Nazareno, non vedeva nessuna frattura tra l’eredità religiosa ricevuta e il,messaggio
di Gesù; piuttosto, i racconti
che riguardavano il grande
predicatore andavano ad aggiungersi a quelli dei patriarchi, di Mosè e Giosuè, di Davide e Salomone. Con una
differenza: che lei, Lea, era
stata testimone diretta di di-*
versi episodi importanti della
vicenda di Gesù, episodi che
avevano segnato la sua vita in
modo indelebile.
almente importanti su Dio e
sulla fede, a cominciare da
quelle che lei stessa, abbastailza spesso, si poneva, Lea
rispondeva ricordando delle
storie. Così fece anche stavolta: si trattava, in questo
caso, della sua storia insieme
a Gesù, e la raccontò cominciando quasi dalla fine, dalla
sua disperazione, dopo l’assassinio del predicatore di
Nazaret.
«Ero senza parole, con la
testa pesante e vuota. La
morte di Gesù, due giorni
prima, era stata come un pugno violento, che stordisce.
Quell’uomo, buono, forte e
simpatico, era morto abbandonato da Dio. Con lui, anche
il mio sogno era finito. A dire
il vero, io stessa non avrei saputo dire con precisione che
cosa mi aspettassi da Gesù:
lo ascoltavo, riflettevo sulle
sue parole, mi sentivo portata
a guardare il mondo e la fede,
i buoni e i cattivi, i farisei e
le persone poco religiose, con
gli occhi di questo singolare
individuo, il che mi rendeva,
agli occhi di molti, un po’
originale, 'incline ad andare
controcorrente.
«Poi, prese con sé i dodici, e disse loro: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e saranno
compiute riguardo al Figlio dell’uomo tutte le
cose scritte dai profeti; perché egli sarà consegnato ai pagani, e sarà schernito e oltraggiato
e gli sputeranno addosso; e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà”. Ed essi non capirono nulla di tutto questo; quel discorso era per loro oscuro, e non capivano ciò che Gesù voleva dire. Com’egli si
avvicinava a Gerico, un cieco che sedeva presso la strada, mendicando, udì la folla che passava, e domandò che cosa fosse. Gli fecero sapere che passava Gesù il Nazareno.
Allora, egli gridò: “Gesù, Figlio di Davide,
abbi pietà di me!”. E quelli che precedevano, lo
sgridavano perché tacesse; ma lui gridava più
forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù, fermatosi, comandò che il cieco fosse condotto a lui; e, quando gli fu vicino, gli domandò: “Che vuoi che io ti faccia?”. Egli disse: “Signore, che io ricuperi la vista”. Gesù gli
disse: “Ricupera la vista; la tua fede ti ha salvato”. Nello stesso momento ricuperò la vista, e
lo seguiva glorificando Dio; e tutto il popolo,
visto ciò, diede lode a Dio»
(Luca 18, 31-43)
li.:.- T'V'A
Miriam, la giovane nipote
di Lea, era più che perplessa
su questa faccenda di Gesù:
le appariva una stravaganza,
che mal si adattava alla solidità e al buon senso che improntavano la personalità delia nonna. Per quel che ne sapeva, Gesù era stato una via
di mezzo tra un fanatico, un
sempliciotto e un predicatore
da strapazzo; la sua uccisione, ad opera dei romani, che
10 avevano preso per un effettivo 0 potenziale ribelle, era
stata la fine tragica di una
storia più che altro grottesca.
11 rispetto per la nonna impediva a Miriam di esprimersi,
con lei, in questi termini; alla
fine, si limitò a chiederle, con
apparente indifferenza; «Perché, in fin dei conti, questa
faccenda di Gesù ti interessa
ancora tanto?».
Da tempo Lea aspettava
quella domanda ma, strano a
dirsi, non s’era preparata la
risposta. Non fu un problema
grave; a tutte le domande re
Dopo la catastrofe
Non era da molto che simpatizzavo per Gesù; abitando a Gerico, avevo sentito
parlare di lui solo in un secondo tempo. Quando era capitato nei paraggi ero andata ad
ascoltarlo, e da allora avevo
cercato di seguirlo, nella marcia verso Gerusalemme.
Nella città santa avevo una
cugina, tua zia Sara, da cui mi
ero fatta ospitare, ed avevo
assistito, esterefatta, alla vicenda iniziatasi con l’arrivo
trionfale di Gesù, e proseguita
in modo sempre più drammatico, dapprima con uno scontro nel tempio, poi con l’arresto, il processo, le violenze e
l’esecuzione. Potevo ben dire
di aver vissuto intensamente il
finale: con altre donne avevo
seguito Gesù lungo la via verso il luogo del supplizio, e
quelle scene di tortura e di
violenza non mi lasciavano un
secondo. Perché Gesù fosse
stato ucciso, non mi era chia
ro: chi diceva che fosse un
sovversivo, chi un miscredente, chi un ciarlatano.'Le accuse mi sembravano assai strane, ed anzi incredibili, ma io
stessa non avrei saputo dire
chi fosse Gesù. Fu a quel punto che riandai col pensiero a
quel giorno, appena fuori dalla città di Gerico.
Quel giorno, a Gerico
Gesù sembrava il condottiero di un bizzarro esercito disarmato: si avvicinava
alla città, con alcuni dei suoi,
circondato da molta gente,
quasi tutta spinta dalla curiosità: si diceva che questa specie di maestro fosse anche un
guaritore, e che in Galilea
avesse fatto cose mai viste
prima. Chissà che non si esibisse anche a Gerico, lo ero
una di questi curiosi: seguivo
il gruppo, ma a causa della
folla ero rimasta un po’ lontana da Gesù. Ad un tratto, mi
sono sentita prendere per il
vestito, e poi una voce ansiosa: “Che succede?’’ Era Shemuel, il cieco che abitualmente mendicava vicino all’ingresso della città. “È Gesù di
Nazaret”, risposi. A quelle parole, Shemuel sembrò morso
da una tarantola, e prese a
spintonare e sgomitare, facendosi largo tra la folla, senza
saper bene dove andava, dato
che appunto non ci vedeva, e
urlando: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Si
trovò a precedere Gesù, ma fu
bloccato da alcuni del suo
gruppo: “Non vedi che il
maestro sta parlando? Fatti da
parte”. E Shemuel gridava àncora di più: “Figlio di Davide,
abbi pietà di me!”. Quando si
rese conto della sua presenza,
Gesù bloccò quanti volevano
spingere via il cieco, e chiese
che lo lasciassero giungere sino a lui. Nel frattempo ero
riuscita ad avvicinarmi, e assistetti alla scena da vicino.
Più di ogni cosa, mi colpirono
lo sguardo e la voce di Gesù:
pieni di affetto e di solidarietà, ma non di commiserazione nei confronti del “povero cieco”. “Che vuoi che io ti
faccia?”, chiese il Nazareno;
Shemuel ansimava, ma il suo
fu un altro grido: “Signore,
che io recuperi la vista!”. E
Gesù gli disse: “Ricupera la
vista, la tua fede ti ha salvato”. Quello che accadde in
quell’istante non è descrivibile. Shemuel prese a gridare
parole incomprensibili, a
piangere di gioia, a coprirsi
gli occhi con le mani, e poi a
toglierle, incredulo. Ci vedeva. La folla, resasi conto dell’accaduto, sembrava a sua
volta impazzita, chi correva a
Gerico a dare la notizia, chi si
inginocchiava come in estasi,
rendendo grazie a Dio.
Quella sera, avevo convinto
mia cugina ad ospitare un
gruppo di quelli che avevano
seguito Gesù dalla Galilea, e
mi ero fatta raccontare di lui:
alcune cose già le sapevo, altre erano per me nuove; in
ogni caso, sarei stata a sentire
quei racconti per settimane intere. Con sorpresa, mi dissero
che tra i discepoli del Nazareno, quella sera, non si parlava
tanto della faccenda del cieco,
quanto di uno strano discorso
che Gesù aveva fatto ai dodici
amici a lui più vicini, e che in
breve si era risaputo: “Ecco,
noi saliamo a Gerusalemme, e
saranno compiute riguardo al
Figlio dell’uomo tutte le cose
scritte dai profeti; perché egli
sarà consegnato ai pagani, e
sarà schernito, e oltraggiato, e
gli sputeranno addosso; e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà”. Nulla era chiaro di
questa storia: chi era il Figlio
dell’uomo? Forse Gesù stesso? Ma allora perché non si
esprimeva più chiaramente? E
perché sarebbe stato ucciso?
Se temeva per la sua vita, perché non si teneva alla larga da
Gerusalemme? Anche l’accenno alla risurrezione era alquanto misterioso: si risuscita
alla fine dei tempi, almeno su
questo Gesù era d’accordo
con tutte le persone con la testa sul collo. Che significa “il
terzo giorno”?
Il nuovo inizio
Quel discorso oscuro si
impadronì anche di me.
Spesso mi tornava in mente,
mentre ascoltavo Gesù, o lo
vedevo in azione. Ricordo
che oppresse il mio cuore, come un presagio oscuro, mentre entrava in Gerusalemme,
tra le acclamazioni; e poi, naturalmente, mi rimbombava
nella testa mentre arrancavo,
dietro a lui, verso il luogo
dell’esecuzione: in qualche
modo, certo, Gesù sapeva.
Ma, allora, perché, perché
non è fuggito? E perché Dio,
l’Iddio dei nostri padri di cui
egli, con le sue parabole, sapeva raccontare così bene,
non è intervenuto in sua difesa? Ora che Gesù era morto,
queste domande erano, se
possibile, ancora più inutili di
prima. Sia come sia, ripetevo,
cercando di convincermi, tutto è finito.
Fu, me lo ricordo bene,
questione di un attimo. Mentre ero preda di questi pensie-.
ri, vidi Simon Pietro, che era
un po’ il capo dei discepoli di
Gesù, passare di corsa. Come
colta da un presentimento,
andai a chiedere al gruppo di
Gesù, che era barricato in casa, se fosse successo qualcosa. “Nulla, mi dissero. Solo,
alcune donne hanno avuto
un’allucinazione, dicono di
aver visto Gesù”. Il vecchio
cieco Shemuel, a Gerico, doveva aver vissuto un’esperienza del genere: di colpo,
quanto era oscuro diventò
chiaro; come Shemuel, come
la gente di Gerico, non sapevo se gridare, piangere, ride
re; vedevo che gli amici di
Gesù mi guardavano perplessi, pensando che anch’io
avessi avuto un’allucinazione. Invece avevo capito. Senza che mi apparisse, sapevo
che le donne avevano visto
bene, Gesù era vivo: il senso
delle oscure parole di quel
giorno era ora chiarissimo.
Dio, Dio stesso aveva parlato
in lui, Dio stesso aveva accettato, con libertà, la sofferenza
e la morte, vivendo con ciò
fino in fondo la propria amicizia, la propria solidarietà,
per coloro che sulla terra sono sconfitti. Come avevo fatto a non rendermene conto?
Molto semplicemente, non ci
vedevo. Ad un certo punto,
come al vecchio Shemuel, mi
si sono aperti gli occhi, e Gesù ha cessato di essere il maestro ucciso da rimpiangere,
diventando il Signore risorto
e vivente da cui attendo, per
me e per gli altri, amore,
gioia e futuro eterno».
Figlio di Davide
abbi pietà di me
Miriam sapeva che Lea
non era il tipo da parlare a vanvera, e aveva seguito
l’intero racconto con grande
interesse e partecipazione.
Dopo un lungo silenzio, disse: «Dici che è stato come per
il cieco Shemuel, gli occhi ti
si sono aperti e quasi il mondo intero ha assunto un altro
aspetto...». «Proprio così»,
confermò Lea. Con espressione molto seria, Miriam chiese: «E come posso fare, perché anche a me si aprano gli
occhi?» Lea sorrise leggermente, annuendo: «Non è cosa che dipenda da te, non credo che esistano tecniche per
ottenere questo risultato. Una
cosa però ti posso dire: a volte, nel corso della mia lunga
vita, mi è sembrato di tornare
indietro, di essere nuovamente cieca, il ricordo di Gesù si
è di nuovo trasformato in nostalgia, e le sue parole mi sono parse ancora una volta
oscure...». «E come hai fatto
a ritrovare la vista della fede?», interruppe Miriam, «Di
nuovo, non l’ho ritrovata io,
mi è stata donata. Tutto quello che ho fattd, a volte con
serenità, a volte invece con
grande angoscia, è stato di rivedere nella mia mente la
scena di Gerico, e di ripetere
le parole del vecchio Shemuel: Gesù, Figlio di Davide,
abbi pietà di me».
Preghiera
Maestro della vita,
in te vediamo che cosa significa
essere una creatura umana.
Attraverso il tuo volto
vediamo l’immagine di Dio.
In tua presenza si trasforma il mondo.
Trasforma anche noi:
fa ’ di noi delle persone.
Signore, noi crediamo.
Vieni in soccorso alla nostra incredulità.
Zórg Zink
(tratto da Come pregare, Claudiana, p. 133)
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In caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
L’Editore si impegna a corrispondere
il diritto di resa.
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Torre Pellice, Casa delle diaconesse: nei giorni scorsi si è svoita
una serie di manifestazioni a sostegno deiia Casa, con spettacoli, concerti, mostre e vendite di beneficienza
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VENERDÌ 14 LUGLIO 1995 ANNO 131 - N. 28 LIRE 2000
Qualcuno mi ha fatto notare che il resoconto sul recente convegno dedicato al
recupero delle borgate era un
po’ difficile. Poiché ritengo
che l’argomento non riguardi
solo gli specialisti, direi molto semplicemente che, se vogliamo che le risorse della nostra valle siano valorizzate e
non rovinate, anche per quanto riguarda le case tradizionali, c’è prima di tutto una questione di mentalità. Bisogna
cioè convincersi che si può
fare qualcosa di positivo anche individualmente senza
aspettare sempre che le eose,
o i soldi, arrivino dall’alto.
Certo, c’è una insopportabile burocrazia, ci sono leggi
fatte apposta per scoraggiare
chi vuol fare: e qui bisogila
RESPONSABILITÀ PERSONALE
BORGATE
MARCO ROSTAN
cambiare molto e presto: nel
convegno lo abbiamo detto
chiaramente. Ma, se la nostra
valle ha un futuro, anche come posti di lavoro soprattutto
per le cose belle che offre,
dalla natura agli itinerari,
all’agricoltura, alle occasioni
di incontro e di cultura, ai
luoghi storici, se è vero che
può offrire numerose proposte per quel turismo che si
chiama «dolce» (il contrario
cioè delle masse domenicali
che invadono i prati) allora
devono certamente darsi da
fare i sindaci, i Comuni, la
Comunità montana, la Regione e la Provincia, ma bisogna
anche smetterla di lamentarsi
sempre dei «politici» e cercare di fare, nel quotidiano,
quello che già si può fare.
Per esempio: ricordarsi che
la nostra casa ha una parte interna, dove ci possiamo per
Pinerolo
Un piano
regolatore
più attuale
Pinerolo ha un nuovo piano
regolatore. Dopo 18 anni il
vecchio piano regolatore redatto dall’architetto Ognibene è andato in pensione;
adesso c’è n’è uno tutto nuovo redatto dagli architetti
Sutti e Cellino. Tra i due piani sono passati tre lustri di
«cultura urbanistica». Il vecchio piano pretendeva di normare tutto: per ogni parte della città vi erano le destinazioni d’uso, le tipologie costruttive, le aree da assegnare a
servizi pubblici, le strade da
costruire. È merito del vecchio piano se la città si è evoluta, tutto sommato, ordinatamente senza troppi obbrobri
architettonici, ma anche senza progetti degni di finire su
un annuario di architettura.
Nonostante l’errore di valutazione circa l’aumento degli
abitanti della città che dovevano raddoppiare in 10 anni e
quindi della sovrastima dell’
espansione della città, il piano ha tenuto conto anche delle numerose «varianti» che le
amministrazioni legate al
boom edilizio degli anni ’80
avevano deciso e attuato.
Il nuovo piano è più attento
alle dimensioni (sono previsti
10.000 nuovi vani in 10 anni
e solo due aree di espansione)
ma è legato ai «progetti» e
non solo all’area di insediamento. Ciò ha comportato numerosi «errori» in fase di stesura del piano e alcuni dei
quali sono stati corretti nelle
ultime riunioni direttamente
in Consiglio per iniziativa del
«gruppo per l’alternativa»
che ha condotto un’opposizione puntuale a tutte le proposte «esagerate» del nuovo
piano, che è stato così molto
ridimensionato nei numeri,
ma non nelle ambizioni architettoniche. Se la «filosofia»
del nuovo piano verrà rispettata dovremo avere tra alcuni
anni una città «con maggiore
qualità» architettonica.
Passa da Torre Pellice «Camminaitalia '95», il trekking più lungo d'Europa
Camminare per conoscere la montagna
PIERVALDO ROSTAN
Dal 12 febbraio un piccolo gruppo di persone,
giornalisti, fotoreporter,
amanti della natura, sono in
cammino per i sentieri d’Italia; con tutto il rispetto dovuto alle grandi città d’arte il
gruppo non ha toccato né
Roma o Firenze, né raggiungerà Venezia. I camminatori
di «Camminaitalia ’95» sono
partiti da Santa Teresa di
Gallura, in Sardegna e a piedi, dopo 6.000 km, raggiungeranno Trieste. Durante un
breve saluto con autorità locali ed esponenti del CaiUget Valpellice abbiamo incontrato uno degli organizzatori, Giancarlo Corbellini,
geografo e giornalista che ci
racconta come, dopo aver attraversato la Sardegna, la Sicilia e gh Appennini, i partecipanti a Camminaitalia sono
arrivati in Piemonte.
«Si tratta del trekking più
lungo d’Europa, a cui possono partecipare tutti gli amanti
della natura; infatti, accanto
al nucleo che compirà tutto il
percorso, abbiamo quotidianamente delle persone che si
uniscono a noi anche solo per
una tappa. L’iniziativa è del
Cai nazionale e ha per motto
“camminare per conoscere”
cioè non si vuole semplicemente fare attività fisica ma
anche mettersi in relazione
con le popolazioni che incontriamo, con l’ambiente, con la
cultura del luogo».
- Avete in programma iniziative specifiche quando
arrivate al posto tappa giornaliero?
«Possiamo quasi dire che
quando smettiamo di camminare inizia la parte più significativa della nostra giornata:
vogliamo incontrare le persone che ci circondano, gli
enti, a cominciare dalle sezioni locali del Cai (a Torre
Pellice non è mancata la visita
al museo valdese, ndr). Importante è per noi l’attività
pubblicistica che darà vita a
uh volume su questo viaggio,
e a una videocassetta girata da
un operatore della sede Rai di
Torino, Renato Andomo».
- Libro e videocassetta
racconteranno perciò della
vita montanara, dei progetti e
delle speranze, delle piccole
attività artigianali e agricole
che rischiano di sparire...
«La filosofia di Camminaitalia ci porta all’incontro con
le persone: la montagna non
può vivere senza quell’umanità che l’ha costruita e plasmata. Perciò spesso siamo in
quota ma ridiscendiamo nei
fondovalle per gli incontri
pubblici».
-Al momento siete praticamente a metà percorso; che
cosa portate della prima parte della vostra esperienza?
«Ci siamo accorti che proporre nel Centro-Sud una
camminata come la nostra è
abbastanza nuovo; l’esperienza è stata assai arricchente; abbiamo ad esempio scoperto che attività come quella dei carbonai sono ancora
diffuse anche nel mondo giovanile. Il problema ovunque
è quello dell’invecchiamento
della popolazione montana.
Mi sembra che proporre T
escursionismo come alternativa al turismo tradizionale
possa anche comportare un’
occasione economica per la
gente di montagna mantenendo in funzione vecchi sentieri che in numerosi casi rischiano di scomparire per lasciar posto alle strade».
La Chiesa valdese di San Secondo si è
costituita dopo un lungo periodo di
incubazione. Se ne parlava già nel volume Cento anni di storia valdese: «La necessità di intensificare la cura pastorale
nelle parrocchie più grandi, che nel corso dell 'ultimo secolo hanno visto aumentare considerevolmente le loro attività,
fece pensare alla opportunità di creare
una nuova parrocchia con centro a San
Secondo. Questa parrocchia avrebbe
staccato da Prarostino alcuni quartieri
della parte bassa. Fin dal 1882 la Tavola
informa il Sinodo che ‘‘per un momento
gli abitanti di S. Secondo e dei dintorni
sembrarono disposti a fare i grandi .sacrifici per assicurare il ministero d’un
secondo pastore, che li avrebbe dispensati di salire a S. Bartolomeo o scendere
a Pinerolo per assistere al culto. Ma di
tutto il chiasso fatto durante alcuni mesi,
non è risultato nulla". Il Sinodo del 1943
votava un ordine del giorno, nel quale si
invitava la Commissione e la Conferenza
IL FILO DEI GIORNI
UN TEMPIO
AS. SECONDO
VITO GARDIOL
del 1 Distretto a studiare l’opportunità di
istituire una nuova parrocchia».
Dal 1948 in poi sono diverse le occasioni in cui si ritorna a parlare dell’opportunità di dare vita a una chiesa in San Secondo; l’argomento viene affrontato più
volte nei verbali delle due chiese di Prarostino e Pinerolo e nella Conferenza del
1956 ottiene l’attenzione dovuta. lÌ tema
è sottolineato da un accalorato intervento
del signor G. Vicino «che è tutt’altro che
soddisfatto del modo in cui procedono le
cose in quel di S. Secondo. Sembra infatti
che le cose non procedano affatto: la Tavola non risponde alle lettere degli interessati; i progetti non si vedono...».
È grazie all’animosità dei futuri membri di chiesa e del past. Ermanno Rostan
che Tanno seguente vedrà sorgere la
nuova chiesa di S. Secondo e poi la costruzione del suo tempio «su un terreno
donato dalla generosità di Medina, Elisabetta e Maria Cardon». Il pastore Rostan osservava; «Riteniamo utile edificare un Terripio a S. Secondo; a condizione
che non ci si preoccupi di costruire una
casa, con spirito di parte, tanto per dire:
abbiamo un nuovo tempio anche noi.
Poiché la vera chiesa è fatta di credenti
e di servitori di Dio (...) nel Tempio, nella famiglia e nei campi» e si augurava
che la vita ecclesiastica delle tre chiese
interessate anziché chiusa in se stessa e
soddisfatta di se stessa, crescesse aperta
a una fraterna collaborazione.
mettere tutte le comodità, e
una esterna che comunica con
gli altri, e di cui gli altri godono o soffrono la vista. In
molte valli alpine si presta
grande attenzione a questo;
balconi con fiori, pulizia, ordine alle cataste di legna, fontane, recinzioni, garage, finestre: niente plastica o brutte
lamiere per le tettoie, possibilmente niente tegole rosse
dove c’erano lose, ecc.
Guardiamoci intorno, con
amore verso chi ha lavorato e
abitato prima di noi. Oggi si
parla molto di ambiente e di
parchi: ma è il territorio nel
suo complesso che va curato.
Certo ci vogliono anche i soldi, ma i soldi senza una mentalità diversa non bastano, anzi a volte rovinano di più...
¡N Questo
Numero
Ambiente e sviluppo
Turismo, agricoltura e
cultura sono le tre aree sulle quali è imperniato il piano di ecosviluppo proposto
dalla Comunità montana
vai Pellice. Ne ha discusso
l’assessore provinciale
Beppe Gamba, che ha insistito sulla necessità di
creare una «rete» per collegare in un quadro organico le iniziative esistenti.
Pagina II
San Secondo
Lavorare a contatto con i
cittadini è l’imperativo numero uno per il nuovo sindaco, Luciano Martinat.
Con lui abbiamo parlato
dei principali problemi del
Comune e delle possibilità
di porvi rimedio.
Pagina II
Ricettività
Le strutture destinate
all’accoglienza dei turisti
sembrano essere troppo
poche e insufficienti nella
zona delle valli valdesi. Ne
abbiamo parlato con alcuni
gestori e proprietari.
Pagina III
Centraline
Il Comune di Villar Pellice ha sospeso la concessione di licenze edilizie
per la costruzione di impianti idroelettrici. Vi sono
infatti difficoltà legate alla
richiesta d’acqua per usi
agricoli, in particolare nel
periodo estivo.
Pagina IH
Giunta regionale
Il presidente Enzo Ghigo
ha presentato il programma della propria giunta. Il
testo, che ha Tappoggio
dei 33 consiglieri di maggioranza, espone le linee
generali su cui dovrà basarsi Tattività dell’ente per
questa legislatura.
Pagina IV
12
PAG. Il
E Eco Delle ^lli \àldesi
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
¡i; r Í
ARTISTI NELL’ISOLA PEDONALE — Con l’inizio del
mese di luglio l’amministrazione comunale di Torre Pellice
ha deciso di istituire, nel tratto di via Repubblica antistante
il municipio, un’isola pedonale che sostanzialmente collega
altri due tratti da tempo esistenti. Limitatamente al periodo
estivo, su richiesta di alcuni artisti locali, via Cavour è stata
individuata come strada a traffico limitato al sabato pomeriggio e la domenica; così dallo scorso fine settimana un
buon numero di artisti ha esposto, o realizzato sul posto, le
proprie opere d’arte ai turisti già abbastanza numerosi.
PINEROLO PRESENTA IL DIPLOMA UNIVERSITARIO — H 3 luglio scorso il Consiglio comunale di Piuerolo ha approvato la bozza di statuto per la costituzione di un
consorzio per l’istituzione in Piiierolo di un corso di diploma universitario in Economia e Amministrazione delle imprese. Sono inizialmente previsti 50 posti per indirizzo.
Giovedì 13, alle 16,30 al municipio, l’iniziativa verrà presentata ufficialmente.
VALLI CHISONE E GERMANASCA: IL PIANO REGOLATORE TORNA IN CONSIGLIO — Una seduta straordinaria durata sì e no mezz’ora ha riunito a Perosa Argentina
una trentina di consiglieri della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca, molti dei quali si ritenevano già fuori servizio. Erano all’ordine del giorno due modifiche alle
varianti del piano regolatore intercomunale, varianti già approvate lo scorso 8 marzo e rispedite dalla Regione per l’approvazione da parte del Consiglio. Si trattava unicamente
della suddivisione in più parti di alcuni allegati con altri
punti di ancor più scarsa rilevanza, ma sufficienti a bloccare
l’iter di una documentazione che va per le lunghe ormai da
parecchi anni. L’approvazione c’è stata ed è anche stata resa
immediatamente esecutiva, ma alcuni consiglieri hanno parlato di intenti persecutori da parte della Regione Piemonte
che fa ricadere sugli enti locali la propria inefficienza. Sarà
compito del prossimo Consiglio, che non potrà essere convocato prima di settembre, seguire le sorti di questo importante strumento urbanistico che dovrebbe fornire le indicazioni valide su tutto il territorio della Comunità montana.
PEROSA: UN MUTUO PER L’ACQUEDOTTO — Rinvia
ta durante il precedente Consiglio comunale, nel corso della
seduta del 6 luglio è stata assunta la decisione di contrarre
un mutuo di 75 milioni per lavori di costruzione di opere
acquedottistiche in borgata Briera di Meano. Durante lo
stesso Consiglio comunale è stata rinnovata la convenzione
per la gestione dell’asilo nido di Perosa che viene utilizzato
da famiglie di Pomaretto, Inverso e Pinasca oltre che del capoluogo. Non è stato ancora verificata l’ipotesi, avanzata
dall’amministrazione comunale, di estendere la con\fenzione anche ad altri Comuni vicini.
DA CAVOUR UNA PROTESTA PER LA SITUAZIONE
DEI TORRENTI — L’ amministrazione comunale di Cavour è da tempo impegnata per affrontare la situazione
dell’assetto idrogeologico del Pellice e del Chisone che più
volte hanno creato seri problemi fino ai morti del 1977.
«Siamo convinti - dice il sindaco Piergiorgio Bertone - che
i problemi dei nostri torrenti potranno essere completamente risolti soltanto quando sarà messa a regime una sistematica opera di manutenzione e di regolarizzazione dell'alveo.
Noi chiediamo per altro che vengano compiuti immediatamente degli interventi su parti particolarmente delicati in
moda da rappresentare un primo passo verso un piano di intervento idraulico forestale sull’intera asta fluviale». 11 sindaco di Cavour, che nel tempo ha dato vita al «Comitato cavourese per i problemi del Pellice» ha organizzato, con le
amministrazioni degli altri Comuni interessati dal corso del
torrente, una manifestazione per il giorno 17 luglio, ore 11,
presso il municipio di Cavour.
ESTATE IN MONTAGNA PER I RAGAZZI — L’iniziativa
si ripete per la sesta volta: la Comunità montana delle valli
Chisone e Germanasca, in collaborazione col gruppo delle
guardie ecologiche organizza una serie di periodi di vacanza
in montagna per vivere la natura e conoscere l’ambiente. Gli
incontri partono da Pramollo dal 17 al 21 luglio, per spostarsi a Fenestrelle, Pragelato, Perrero e Prati, ogni volta una
settimana. Verranno proposte attività di gioco, animazione e
ricerca ambientale per ragazzi dal 7 ai 14 anni: giocare e vivere la montagna, è lo slogan di queste esperienze che puntano sia a far conoscere la montagna sia a far maturare una
cultura del rispetto in contrapposizione col saccheggio che
spesso viene perpetrato. L’intervento delle guardie ecologiche sarà quanto mai prezioso sotto questo punto di vista.
Il Consiglio comunale di Torre Pellice ha ridefinito il bilancio
Opere pubbliche e burocrazia
ADRIANO LONGO
Il Consiglio comunale di
Torre Pellice, riunitosi venerdì scorso, ha ridefinito il
proprio bilancio in virtù dell’
applicazione dell’avanzo di
amministrazione che, al 31 dicembre del ’94 segnava una
cifra disponibile di 361 milioni di lire, frutto sia di spese risultate inferiori rispetto alle
previsioni (60 milioni erano
stati accantonati nel tempo per
far fronte a un adeguamento
del contratto dei lavoratori del
pubblico impiego che invece è
stato in misura più ridotta), sia
di maggiori entrate.
Con l’applicazione dell’
avanzo di amministrazione
saranno possibili interventi
per ulteriori 80 milioni alla
Galleria d’arte contemporanea; 75 milioni sono stati aggiunti per la sistemazione di
strade e piazze, 50 per i giardini di piazza Muston, 30 per
i consorzi irrigui o di acquedotti dell’Inverso, dei Rossenghi e del Bescheis, 17 per
acquisto di cassonetti per i rifiuti e per la raccolta differenziata.
«Sono tutti interventi importanti - ha sottolineato il
consigliere di minoranza Sergio Hertel - ma quando si vedranno le realizzazioni di queste opere? C’è una grande lentezza nell’agire del Comune».
Nella replica il sindaco ha ri
cordato come, a causa di leggi
al limite dell’assurdo, per ogni intervento di opere pubbliche si sia costretti ad espletare
troppe pratiche burocratiche
che rallentano enormemente i
tempi di intervento.
Il Consiglio ha poi provveduto alla nomina del nuovo
difensore civico; il dott. Roberto Peyrot, a cui sono giunti
apprezzamenti dalla maggioranza e dalla minoranza per il
servizio svolto, si era dimesso
dopo le elezioni amministrative e al suo posto è stato nominato il dott. Emanuele Bosio.
: Anche la commissione Agricoltura è stata rinominata; oltre ai rappresentanti delle associazioni di categoria saranno presenti il sindaco, l’assessore Rostan e Sergio Hertel
per la minoranza.
Di un certo interèsse anche
r interrogazione presentata
dalla minoranza sui lavori
che rallentano la circolazione
sul ponte dell’Angrogna all’
ingresso di Torre Pellice.
L’inizio dei lavori era stato
autorizzato a partire da gennaio ma il cantiere è stato aperto solo a maggio creando
così notevole disagio proprio
nella stagione turistica; la circolazione a senso unico alternato durerà almeno fino a fine luglio (questo hanno detto
i tecnici della Provincia)
mentre l’ultimazione dell’ampliamento del ponte sarà pos
sibile solo in autunno. Nel
frattempo la giunta ha chiesto
precise indicazioni e interventi alla ditta che sta lavorando, dal miglioramento della segnaletica all’inserimento
di un semaforo pedonale per
consentire l’attraversamento
a piedi di corso Matteotti.
In chiusura il Consiglio ha
approvato all’unanimità e non
senza discussione un ordine
del giorno illustrato dall’assessore Rostan contro la ripresa degli esperimenti nucleari nel Pacifico da parte
della Francia. Il documento,
che sarà inviato al console di
Francia a Torino e al Comune
francese di Guillestre, gemellato con Torre Pellice, si
esprime contro la logica della
dissuasione nucleare che sta
alla base della scelta del presidente francese Chirac, e ricorda «con profondo rispetto
le centinaia di migliaia di vittime di Hiroshima e di Cemobil e le immense e catastrofiche conseguenze ambientali che tutt’ora sono davanti a
noi»; sulla base di queste
considerazioni il Consiglio
comunale «manifesta la propria contrarietà e chiede al
presidente della Repubblica
francese di annullare senza
indugio la decisione annunciata». Su proposta del consigliere Hertel il documento
verrà affisso come manifesto
per le vie della città.
Incontro a Luserna con l'assessore provinciale Beppe Gamba
Ambiente e piani di sviluppo
Sotto il sole di luglio a volte
fioriscono anche i dibattiti politici; nell’ambito della festa
de l’Unità di Luserna San
Giovanni un gruppo di amministratori locati si è trovato sabato scorso a confrontarsi con
l’assessore all’Ambiente della
Provincia di Torino, Beppe
Gamba. Il tema indicato dagli
organizzatori «Città-periferia:
progettare insieme l’utilizzo
delle risorse» si è dimostrato
di grande interesse, a dispetto
del numero limitato di amministratori presenti. Bruna Peyrot, consigliere di minoranza a
Luserna San Giovanni e fra i
candidati a ricoprire un incarico nella futura giunta della
Comunità montana vai Pellice
e il presidente della Comunità
montana stessa, Giorgio Cotta
Mórandini, hanno ricordato la
redazione del Piano di ecosviluppo come momento di partenza per nuovi progetti capaci di coniugare turismo, agricoltura e cultura. «Sono - ha
detto Peyrot - tre settori che
rappresentano una grande potenzialità per il territorio; ci
sono dei limiti ma questi stessi limiti possono diventare dei
valori da offrire a chi viene da
fuori e possono anche contribuire a ricreare un’identità
nella gente». Come questo
piano potrà dare delle risposte
concrete e far nascere dei progetti è una delle sfide; insieme occorrerà riscoprire delle
idee forti capaci di guidare
l’attività politica degli amministratori e di essere nel contempo credibili e realizzabili
per ìa gente.
La cultura del turismo è relativamente nuova e sicuramente non patrimonio della
sinistra storica; l’idea dell’
ecosviluppo, dello sviluppo
compatibile che metta in relazione uomini, territorio, risorse storiche e culturali è, secondo Peyrot, «un’idea forte», e fra i progetti concreti
l’avv. Cotta Mórandini ha ri
cordato quello di un centro di
vendita dei prodotti agricoli di
valle da destinare ai turisti ma
anche ai cittadini residenti.
Tre i concetti che il neoassessore all’Ambiente Beppe
Gamba ha voluto sottolineare
come primi momenti di sviluppo: risorse, messa in rete e
progettualità. «Il discorso di
un piano di ecosviluppo è
molto importante - ha detto
Gamba - e si trova in totale
sintonia con le scelte provinciali; noi vogliamo che la tutela dell’ambiente crei occasioni per uno sviluppo diverso. Finora tutte le dinamiche,
dallo sviluppo industriale in
poi, sono state quasi sempre
subite e mai governate: se
non ci muoviamo secondo
criteri di progettualità rischiamo ancora una volta di inseguire i processi di trasformazione piuttosto che di gestirti
e governarli. La Provincia intende muoversi nella trasformazione dei vincoli in occasioni di crescita ma occorrerà
essere molto concreti almeno
su due livelli: tutte le nostre
zone montane sono assai ricche di iniziative, di gruppi
culturali, di esperienze turistiche ed economiche ma molte
iniziative rischiano di perdersi in un “rumore di fondo’’
che impedisce di valorizzare
quanto si è costruito».
Qual è una possibile soluzione per dare ad ogni progetto la sua vera valenza? Secondo Gamba «mettere in rete quanto si sta facendo; questo è la prima cosa da fare.
Collegare, riunire in progetti
complessivi quanto già si sta
facendo diventa una vera e
propria ricchezza; dotare determinati settori di specifici
servizi in modo che le iniziative possano camminare con
le proprie gambe è un modo
di uscire da quel sistema di
finanziamenti a pioggia fuori
da ogni programmazione o da
quel sistema di contributi legati alla maggiore o minore
presenza di consiglieri da una
determinata area geografica».
La capacità di proporre
idee e progetti sarà il banco
di prova sia dell’amministrazione provinciale, sia degli
enti locati, primi interlocutori
diretti della nuova giunta.
San Secondo
Il programma
del sindaco
Martinat
ERICA BONANSEA
San Secondo è uno dei Comuni del Pinerolese in
cui, con le elezioni amministrative di aprile, si è rinnovato il Consiglio comunale, capeggiato dal nuovo sindaco
Luciano Martinat. Alla domanda su quali siano stati i
motivi che hanno portato alla
vittoria elettorale la sua lista,
il neosindaco risponde: «Innanzitutto il programma e il
fatto che nella nostra lista ci
fossero nomi di persone con
provata esperienza amministrativa alle spalle. La lista
che forma l’attuale minoranza oltretutto non contava nessun valdese tra i suoi candidati. Nella nostra lista, su
cinque candidati valdesi ne
sono stati eletti quattro».
Luciano Martinat prosegue
spiegando quali sono i punti
del loro programma che stanno cercando di attuare: innanzitutto trasparenza e chia-1
rezza, anche se è difficile rispettare una burocrazia sempre più macchinosa e allo
stesso tempo venire incontro
ai problemi della gente. «Durante l’amministrazione Ronco - spiega il sindaco - avevo
preso distanza dalla maggioranza proprio perché mi sembrava che le cose venissero
decise troppo “a tavolino”
senza consultare sufficientemente i cittadini. Con questa
nuova gestione vorremmo lavorare più a contatto con gli
elettori».
Altri punti importanti del
programma sono il tentativo
di risolvere l’annoso problema delle fognature e l’esigenza di dare un servizio adeguato a tutti. La nuova amministrazione cercherà anche di
migliorare la viabilità del Comune iniziando a consultare
la Provincia per un progetto
di circonvallazione. Anche il
piano regolatore necessita di
uno snellimento e soprattutto
è urgente il recupero di quello
che già esiste. L’ex scuola di
Miradolo verrà trasformata in
una caserma della Guardia di
finanza? «Sì - risponde il sindaco Martinat - la Guardia di
finanza cercava una sede e
così le abbiamo affittato le
scuola in disuso di Miradolo.
La presenza dei militari servirà a dare una mano ai vigili, che su un territorio vasto
come quello del nostro Comune non riescono più a
svolgere tranquillamente il
loro lavoro».
Chiediamo infine a Luciano
Martinat se il progetto di riattivare la stazione ferroviaria
verrà portato avanti. «Si sta
cercando di riprendere in
mano il progetto per rimettere in funzione la stazione
ferroviaria della Bima, nella
località Airali - conclude il
sindaco -. In questo modo i
sansecondesi non sarebbero
più obbligati a recarsi in auto
fino a Pinerolo per prendere
il treno per Torino; al proposito abbiamo già sentito un
funzionario delle Ferrovie,
che però ha pronosticato
tempi molto lunghi per l’attivazione del progetto».
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13
venerdì 14 LUGLIO 1995
'msFr-' ■ ■
E Eco Delle Yalli %ldesi
PAG. Ili
Albergatori ed esercenti parlano delle prospettive della nuova stagione turistica
Non bastano le attuali strutture ricettive
CARMELINA MAURIZIO
Non solo il caldo afoso
degli ultimi giorni, ma
anche lo sciamare di turisti
vecchi e nuovi per le strade
dei centri valligiani ci ricordano che siamo oramai nel
pieno della stagione turistica
1995. Abbiamo chiesto ad alcuni tra gli operatori turistici
e responsabili di alcune strutture ricettive delle valli del
Pinerolese di fare un primo
bilancio dell’estate, indicando
quelli che secondo loro sono
anche i limiti e i problemi più
urgenti del turismo di zona,
«Dalle nostre parti il pieno
della stagione si fa proprio
nei mesi di luglio e agosto;
guai se non lavorassimo in
questo periodo! - dice Mario
Malan, da circa due anni direttore dell’hôtel «Du parc» a
“Torre Pellice Nel mio caso
non vedo particolari novità
rispetto alla scorsa stagione,
infatti qui al “Du parc" i turisti sono prevalentemente
coppie di anziani, che si fer■ Ornano in media per due, tre
' ma anche più settimane.
Semmai quello che noto da
quando gestisco l’albergo è
■J che in giro c’è l’esigenza di
trovare soluzioni per singoli
o famiglie per periodi non
lunghi e mancano del tutto o
quasi strutture adeguate, al
di fuori degli alberghi (non
sono comunque molti in termini di posti letto) e di centri
ecclesiastici per vacanze.
Non c’è, secondo me, la mentalità dell’affitto breve, delle
case private per vacanze non
stagionali e le strutture esistenti si rivelano spesso insufficienti».
Un’analisi abbastanza simile viene fatta anche da Luigi
: _ Castagna, milanese, da qual¿;-"che tempo alla direzione
dell’unico albergo di Villar
. ■ Perosa. «Nella nostra zona
noi siamo la struttura più
grande - sottolinea Castagna
- che però al momento lavora
prevalentemente su viaggi
d’affari e sullo sport, con i ritiri delle squadre di calcio.
Tuttavia credo che si possa
tentare un rilancio della
struttura come luogo dove
trascorrere un periodo di vacanza, proponendo al turista
estivo delle iniziative legate
alla ricca storia e cultura di
: questo territorio. Credo infatti che le strutture ricettive
esistenti siano insufficienti e
spesso inadeguate rispetto al
II «Castagneto» di Villar Pellice
le richieste. Sarebbe interessante fare un censimento delle risorse abitative eventualmente disponibili per turismo
e indispensabile secondo me
collegarsi tra operatori turistici di zona».
Facendo un rapido conto,
attualmente le strutture alberghiere delle valli Chisone e
Germanasca e della vai Pellice possono fornire circa 600
posti letto, tra pensioni, locande e hôtel. Il costo della pensione completa va da un minimo di 47.000 lire, nel caso
delle locande dei piccoli centri, alle 170.000 lire di strutture d’élite come per esempio il
«Gilly» di Torre Pellice; mediamente quindi chi decide di
trascorrere una settimana in
pensione o albergo nelle valli
spenderà circa mezzo milione
in alta stagione (ma i posti rimasti sono quelli più cari), risparmierà circa il 20% in bassa quando troverà molta più
disponibilità.
Il panorama delle strutture
ricettive di valle non è tuttavia completo se non si tiene
conto delle case per vacanze
o foresterie, che pur essendo
aperte a tutti sono ad impronta ecclesiastica. Un caso singolare e significativo è quello
del «Castagneto», nei pressi
di Villar Pellice, casa per ferie, situata in mezzo al verde,
con piscina e locali per il culto e varie attività, gestita da
oltre trent’anni dalla famiglia
del pastore valdese Albert
Lazier. «Qui da noi possono
far vacanze solo gruppi organizzati - spiega Cristian Lazier, il direttore del Castagneto - e di solito abbiamo gruppi che provengono dalla Germania e che trascorrono le
vacanze da noi da moltissimi
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata
LA PRIMA IN PINEROLO
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PINEROLO
anni. Questo significa che di
anno in anno i nostri circa 60
posti letto sono praticamente
sempre occupati, anzi possiamo dire che da qui al 1998
abbiamo già il tutto esaurito
per i mesi di luglio e agosto».
Diversa è la situazione della Foresteria valdese di Torre
Pellice, da anni diretta dalla
famiglia Longo, che lavora
con gruppi ma anche con le
famiglie. «Nonostante si avverta un po’ di crisi e il
calendario non sia stato del
tutto favorevole - dice Adriano Longo - abbiamo il pieno
sino alla fine di agosto, tenendo anche conto che il costo per persona per pensione
completa qui da noi è mediamente più basso che in altre
strutture e si aggira intorno
alle 45.000 lire».
Maggiore disponibilità, anche se ridotta nei mesi di luglio e agosto, c’è presso la
«Casa per ferie» gestita dall’
Esercito della Salvezza a
Bobbio Pellice. La struttura
offre minialloggi per gruppi e
famiglie, per week-end, settimane o periodi più lunghi ma
lavora anche per campi di
giovani, colonie estive dell’
Esercito della Salvezza ed è
aperto per varie iniziative:
«Esclusi luglio e agosto,
quando praticamente ogni
anno abbiamo il pieno - afferma la responsabile della
Casa per ferie - negli altri
mesi e per tutto l’anno è possibile con circa 20.000 a persona trascorrere periodi brevi o lunghi di vacanza e relax
presso il nostro centro».
Va detto infine che oltre
alle strutture agrituristiche
presenti sul territorio e che
lavorano prevalentemente
per gruppi e per le scuole durante l’anno, cominciano a
spuntare alcuni privati che
mettono a disposizione appartamenti ammobiliati per
vacanze e week-end. «Siamo
al quarto anno di lavoro spiega Silvana Marchetti,
che insieme al marito affitta
alloggi per l’estate a Ferrerò
in frazione Maniglia - e i risultati sono del tutto incoraggianti. Per ora disponiamo di
dieci posti letto, ovvero abbiamo due alloggi da quattro
e sei posti e sono prenotati
da turisti italiani e tedeschi
fino a settembre. Nel periodo
estivo vengono organizzate
gite a piedi e a cavallo avvalendosi del maneggio di Massello, serate musicali, incontri culturali assai apprezzati
dai turisti. Iniziative simili si
stanno diffondendo anche altrove nella valle, a Frali e a
Salza per esempio. L’esigenza da parte dei turisti è molto
forte, speriamo che altri come noi si lancino in questa
esperienza, a nostro avviso
molto valida».
L'albergo «Delle Alpi» a Prall
Estate al Centro di educazione ambientale
Soggiorni e corsi
a Pracatinat
Il Laboratorio didattico
sull’ambiente situato presso il
centro di «Pracatinat» a Fenestrelle organizza nei suoi locali soggiorni dalla fine di
giugno all’inizio di settembre
che si rivolgono a adulti, famiglie e gruppi che intendono
trascorrere giornate di relax in
montagna con escursioni alpinistiche e in mountain-bike,
visite alle borgate, utilizzo di
impianti e servizio di guide.
Per i bambini di 7-14 anni
sono previsti soggiorni «a moduli» (7 0 15 giorni) con attività sportive ed escursioni. Le
tariffe per gruppi (25-30 persone, minimo 7 giorni e sistemazione in camere a 3-4 posti
letto) sono di £ 41.000 giornaliere a persona. Per le famiglie le tariffe sono applicabili
a partire da un minimo di tre
giorni. Le tariffe variano dalle
100.000 lire (pensione completa per due persone in stanza doppia con bagno) a 54.000
(pensione completa per una
persona in stanza singola senza bagno); bambini (3-7 anni)
pensione completa a £ 36.000
giornaliere.
Il Centro propone anche
corsi rivolti a insegnanti ed
educatori volti alla costruzione di modelli di interpretazione del rapporto uomo-ambiente, nei periodi 24-29 lùglio e 21-26 agosto (pensione
completa in camere da 3-4
posti e partecipazione al corso
£ 600.0(X) Iva inclusa); iscrizioni entro il 15 luglio e il 12
agosto. Informazioni al 012183880 e fax 0121-83711.
Prelievo idrico e agricoltura
Una moratoria
per le centraline?
Da quando, nel 1991, lo
stato italiano decise di incentivare le fonti energetiche alternative sostenendole nelle
zone montane del Piemonte,
si è assistito alla crescita costante di richieste di concessioni per derivazioni di acque
fluviali allo scopo di ottenerne energia idroelettrica; in
molti casi sono sorte forti polemiche fra ditte specializzate
del settore, ambientalisti, associazioni dei pescatori: eccessivi prelievi,'talvolta anche sullo stesso torrente, finiscono per impoverire notevolmente il corso d’acqua.
Malgrado recenti leggi abbiano introdotto il concetto di
deflusso minimo vitale, obbligando cioè i proprietari
delle centraline a lasciare comunque una certa quantità di
acqua necessaria alla vita del
torrente, diversi problemi sono emersi; fra l’altro i prelievi d’acqua finiscono per indebolire le capacità dei torrenti di autodepurarsi a fronte
degli scarichi animali e antropici che vanno in acqua.
La stessa sopravvivenza della
fauna ittica, a determinate
condizioni, potrebbe essere
messa in dubbio.
Alla Regione compete l’autorizzazione alla derivazione
delle acque mentre ai Comuni la sola concessione edilizia
prevista per legge; ma, soprattutto di fronte alle nume
rosissime richieste di prelievi
è stata da più parti prospettata una moratoria nelle concessioni in attesa che la Regione riesca a redigere un
piano di bacino, in cui, censite tutte le risorse, si stabilisca
a quanto può ammontare il
prelievo idrico, tenuto conto
che alle centrali va aggiunto
l’utilizzo agricolo molto diffuso in pianura. Proprio le
pratiche di irrigazione agricola portano regolarmente fiumi e torrenti quasi a sparire
nel periodo estivo.
Per quanto riguarda le concessioni edilizie per le centrali va segnalata l’iniziativa
del Comune di Villar Pellice,
che proprio sul finire della
scorsa tornata amministrativa
ha assunto una deliberazione
in cui «viene sospeso il rilascio di nuove concessioni
edilizie per costruzione di
impianti idroelettrici ih attesa
che venga predisposto dalla
Regione Piemonte o da altri
enti deputati il piano di bacino per l’uso razionale delle
risorse idriche».
Con gli effetti di questa deliberazione hanno dovuto fare
i conti nelle scorse settimane
i promotori di nuove centraline, in particolare nella Comba della Liussa, che hanno
dovuto prendere atto delle
mutate condizioni; altri Comuni seguiranno l’esempio di
Villar Pellice?
Quinta rassegna a Torre Pellice
Le potenzialità
del coro maschile
FERRUCCIO CORSARI
Bella serata quella del 1°
luglio al cinema Trento
di Torre Pellice. La quinta
rassegna di canto popolare
organizzata dal Coro alpino
Valpellice con il patrocinio
del Comune ha soddisfatto il
pubblico che riempiva totalmente la sala, tanto chi vede
nel canto un motivo di divertimento, quanto le persone interessate al canto popolare in
genere, quanto gli intenditori
di musica corale; e infine, è
lecito pensare, anche gli esecutori, che per bocca di uno
dei presentatori si sono detti
lieti sia per l’accoglienza in
Torre sia per la sostenuta attenzione del pubblico e sia
per gli applausi, spontanei e
cordialissimi.
Dai programmi e dallo stile
delle esecuzioni sono emerse
da un lato le diverse caratteristiche dei cori e dall’altro un
comune denominatore: la varietà di argomenti e di fonti
corali verso cui si dirigono
oggi gli interessi dei complessi; eravamo abituati, 40 o
50 anni fa, alla Sat e al «canto di montagna»; sono poi venute le più minuziose ricerche di etnomusicologia, e le
canzoni, dopo la primitiva e
un po’ ingenua esaltazione
della montagna, hanno preso
a tracciare precisi quadri
d’ambiente; oggi si è tornati
in un certo senso a esecuzioni
dove è la musica, e con essa
il gusto dell’esecuzione, ad
avere il posto d’onore.
Gli argomenti dei canti
possono esprimere realtà e
problemi comuni a tutti, i
paesaggi e ambienti sono i
più disparati, i richiami storici vicini o lontani; gli stili
vanno dal classico del XVIII
secolo a quello afroamericano
o ai canti dei contadini pugliesi con le loro caratteristiche «scale arabe».
In ognuno dei tre programmi ci sono stati momenti particolarmente interessanti; i
due canti della Resistenza opportunamente inseriti dal
«Eric Boucle» accanto al noto Te Deum di Charpentier
(sigla dell’Eurovisione) e la
vetta di pura poesia di Oh
montagne! Due canti di autentico ambiente paesano,
eseguiti con levità e arguzia
dal Coro folcloristico «Fossalta» accanto a una Condoliera dall’armonizzazione descrittiva e sognante. Infine il
profondo Sud d’Italia che penetra con le sue antiche tradizioni e con i moderni problemi di lavoro e di solitudine
nel repertorio dei nostri cori
settentrionali.
• Direi che specialmente il
coro «Rio Fontano» di Tavagnasco, ottimamente impostato come intonazione e come
pronunzia sillabica, ha mostrato in modo netto i nuovi
orientamenti dei cori maschili
d’oggi, che non si sa se chiamare ancora cori poplolari o
non piuttosto, in senso lato,
«madrigalistici». Ad ogni
modo, come si notava più sopra, il tutto si è svolto con viva soddisfazione sia del pubblico, assai composito per età
e cultura musiche, sia dei direttori. Ottima l’organizzazione del Coro Valpellice, che
ha introdotto la serata con i
saluti d’uso e con tre apprezzate esecuzioni.
14
PAG. IV
E Eco Delle mLi moEsi
venerdì 14 LUGLIO 1995
Mobilitazione a Pinerolo
Un progetto per
Í bambini di CernobiI
Sport
L’incontro casuale di tre
amiche, la sosta al bar per
una tazzina di caffè, due
chiacchiere e un’occhiata al
settimanale appena acquistato. L’attenzione cade sulle
piccole inconsapevoli vittime
che il tremendo disastro di
CernobiI, a 9 anni di distanza, continua a mietere; sul rischio altissimo che i bambini
nati all’epoca della tragedia
portano in sé di contrarre
atroci malattie; sulle difficili
condizioni di vita in territori
in cui l’inquinamento ha provocato il blocco di un’economia essenzialmente agricola,
tanto più grave nel contesto ;
di crisi economica generale |
dell’ex Urss; sui movimenti
nati in alcuni paesi occidentali per ospitare bambini di '
quelle regioni per brevi periodi di vacanza, perché buona alimentazione e vita all’ !
aria aperta consentono di irrobustire i loro sistemi di difesa e di accrescere la loro
speranza di vita.
«Non potremmo fare qual- '
cosa anche noi?». La domanda non è retorica, il passag- |
gio all’atto quasi immediato.
Informazioni, contatti con associazioni che anche qui da
noi si occupano di questo
problema: un accordo di collaborazione con l’associazione «Tresanti», tramite Andrea Ribet, rincontro con
Sergio Borroni, fisico nucleare che conosce, anche per
averci soggiornato personalmente, il villaggio della Bielomssia da cui proverranno i j
piccoli futuri ospiti.
Poi ci si attacca al telefono .
e nel giro di pochi giorni, per :
semplice passaparola, si trovano 18 famiglie disposte ad
accogliere altrettanti bambini.
L'idea è diventata progetto.
All’inizio del prossimo autunno i 18 bambini provenienti da Rowkowci, fra gli 8
e i 12 anni, accompagnati da
un maestro e da un interprete, ,
trascorreranno un mese a Pinerolo. La scuola elementare
«Giovanni XXIII» ha già dato la disponibilità di un'aula
in cui i bambini faranno scuola con il loro insegnante.
L'assessore Barbero si è impegnato affinché il Comune
metta gratuitamente a disposizione la mensa scolastica, il
materiale didattico occorrente
e, nel caso di qualche uscita
nei dintorni, uno scuolabus.
Gli accompagnatori verranno
ospitati presso la Casa valdese di via dei Mille.
Le famiglie, che provvederanno pure al pagamento delle spese di viaggio (circa
mezzo milione a bambino), si
stanno nel frattempo preparando molto seriamente: dopo
un incontro con il medico nucleare Valerio Podio, che ha
illustrato alcuni aspetti scientifici e fugato eventuali timori, è previsto il confronto sui
temi molto concreti della vita
quotidiana con persone che
hanno già fatto questa esperienza in Piemonte. Inoltre, in
alcune serate con Anna Covacich, le famiglie impareranno
a leggere in cirillico e a familiarizzare con alcune espressioni della lingua parlata di
uso corrente. Questo è il progetto per quest’anno: altre famiglie nel frattempo si sono
dette interessate, e vi sono
persone disposte a dare una
mano in tanti modi.
Per proseguire e magari
ampliare il progetto servono
aiuti organizzativi ed economici, meglio ancora se di associazioni e gruppi. Si è già
provveduto a costituire un
fondo per far fronte aUe svariate necessità: spese per gli
accompagnatori, per momenti collettivi di tempo libero,
per fornire ai bambini, che
arrivano sprovvisti di tutto,
un guardaroba almeno sufficiente; in prospettiva, per da-,
re un supporto alle famiglie
ospitanti che si trovino in difficoltà a sostenere anche le
spese di viaggio.
Il gruppo garantisce la massima serietà e trasparenza nella gestione dei fondi raccolti,
impegnandosi a darne periodicamente conto attraverso
gli organi di informazione.
Chi intende fin d’ora collaborare al progetto può effettuare
il versamento sul cc 107154
intestato a Bruno-Marocco,
depositato presso l’Istituto
bancario S. Paolo di Torino,
agenzia di Pinerolo, con la
causale «Progetto CernobiI».
Dal 19 luglio a Torre Pel lice
VI seminario
di tecnica musicale
Inizia il 19 luglio a Torre
Pellice il VI Seminario di
tecnica e interpretazione musicale, organizzato dal Centro
culturale valdese e dal Collegio valdese. Il corso, che si
articola in due sezioni (violino e musica da camera per
archi e pianoforte) è diretto
dal m.o Daniele Gay, professore di violino al conservatorio G. Verdi di Milano, con
l’assistenza del professor Antonio Capuano.
Il corso si propone di verificare, attraverso un’immer
sione completa in un momento libero dagli impegni scolastici o di lavoro, il rapporto
fra l’allievo, lo strumento e la
musica in genere. Ogni allievo, o gruppo di allievi, lavorerà su un programma specifico concordato con l’insegnante e potrà confrontare il
suo studio con gli altri. Accanto al corso vero e proprio
sono previste serate di saggio
e concerti che culmineranno
la sera del 4 agosto con il
concerto finale al tempio di
Torre Pellice.
Per la pubblicità su
L’Eco
DELLE 'LALLI VALDESI
tei. 011-655278, fax 011-657542
Le linee del governo regionale
La giunta di Ghigo
espone il programma
Un documento di 52 cartelle è stato sottoposto dalla
maggioranza al Consiglio regionale. Il documento, redatto
dal presidente Enzo Ghigo e
dai dodici assessori, porta le
firme dei 33 consiglieri facenti capo alle cinque forze di
maggioranza. II testo inizia
con una premessa generale
Il presidente Ghigo
che affronta il quadro regionale in rapporto al contesto
nazionale e internazionale;
seguono i riferimenti ai condizionamenti esterni nella determinazione delle politiche
regionali (finanza pubblica
restrittiva, congiuntura e tendenze economiche e monetarie, riforma in senso federale
dello stato).
Il testo prosegue con le opzioni e i principi di fondo per
l’azione della Regione: sburocratizzazione, partnerariato,
organizzazione degli uffici e
ANGROGNA — Domenica 16 luglio, durante
il culto, verrà presentata la
relazione dei deputati alla
Conferenza distrettuale.
TORRE PELLICE —
Domenica 16 luglio, alle
15, si svolgerà una riunione quartierale all’aperto
all’Inverso Roland!.
POMARETTO — Domenica 16 luglio, alle 15,
si svolgerà la tradizionale
riunione estiva ai Paure.
ATTIVITÀ CANOISTICA — L’associazione 3S, in collaborazione con la Comunità montana vai Pellice, ha organizzato
un’attività canoistica rivolta ai ragazzi delle scuole elementari e
medie di Torre Pellice e Lusema San Giovanni. L’attività sportiva, inserita all’interno di «Estate ragazzi», si svolge presso il
laghetto di Bobbio Pellice e coinvolge decine di giovanissimi.
TORNEO NOTTURNO DI CALCIO — Si concluderà venerdì 14 luglio con le due finali il 14° torneo di calcio in notturna di Cavour. La formula ha visto impegnate dieci formazioni
suddivise in due gironi con in campo 7 giocatori. Le finali iniziano alle 20,30 e alle 21,45.
CONCLUSO IL TORNEO DI GREEN VOLLEY A
COPPIE — Freddo e pioggia non hanno impedito lo svolgimento della terza e ultima tappa del «Cariplo tour», torneo di
green volley a coppie organizzato dal 3S Lusema e dall’Antares Magic Pinerolo. Nell’ultima tappa sui campi sportivi di
Torre Pellice il 4 e 5 luglio Imbriani e Bonansea hanno superato Fabi e Vignetta fra gli Amatori maschile mentre Bauducco e
Ricchiardi hanno vinto su Fabi e Vignetta negli Atleti; nelle categorie femminili Chauvie e Bonetto hanno superato Mensa e
Resiale fra gli Amatori e Caracciolo-Griotti hanno superato
Fassone-Lantelme fra le Ariete.
La classifica finale dopo le tre tappe previste ha visto le seguenti classifiche. Amatori maschile: 1° Fabi-Vignetta, 2° Imbriani-Bonansea, 3° Camia-Turinetto; Atleti maschile: 1° Bau*
ducco-Ricchiardi; 2° Fabi-Vignetta; 3° Genesio-Bonifetto.
Fra le donne, nella categoria Amatori T Mensa-Resiale, 2^
Caracciolo-Serra, 3“ Chauvie-Bonetto; nella categoria Ariete:
r Fassone-Lantelme, 2“ Caracciolo-Griotti, 3“ Tesio-Bmno e
Toselli-De Stefanis.
PICCOLI HOCKEISTI IN CANADA — Mentre non si
hanno ancora certezze circa la riapertura del palazzo del ghiaccio di Torre Pellice, i cui lavori di ristmtturazione per quanto riguarda tribune e spogliatoi stanno procedendo con una certa alacrità, l’HC Valpellice ha deciso di inviare alcuni fra i più promettenti piccoli atleti a seguire alcuni stages estivi di formazione in Canada e in Francia. Nelle prossime settimane la società
dovrà comunque decidere se iscrivere la squadra al campionato.
dei servizi, accordi di programma, rapporti con gli enti
locali basati sul principio della delega, razionale utilizzo
degli enti strumentali e delle
società a partecipazione regionale. Buona parte del documento è dedicata al buon
governo e alla questione morale, alla fiscalità e alla finanza regionale e alla politica regionale comunitaria per il razionale utilizzo dei fondi
strutturali; si parla inoltre della politica dei servizi, che dovrà essere efficace e razionale
a vantaggio delle imprese e
delle famiglie.
14 luglio, venerdì — PINEROLO: Alle 21,15 nel
cortile di Palazzo Vinone, il
Tartgram teatro propone
«Stravaganze», di Dacia Maraini, per la regia di Ivana
Fiori. Ingresso lire 8.000.
14 luglio, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 15
presso l’hôtel GiÌly premiazione del concorso per il marchio interreg «Queyras-Val
Pellice»; nell’occasione verrà
presentata la mostra fotografica «Meraviglie dello stambecco» di Roby Janavel.
14 luglio, venerdì —
RORÀ: Alle ore 21, presso il
Parco montano, serata in amicizia in compagnia degli amici del coro alpino Valpellice.
14 luglio, venerdì — US
SEAX: Alle 21,30 inizia
«Musiche sul lago del Laux»,
una serata di jazz dixie con
«Jambalaia six», repertorio
tradizionale e blues.
14,15 e 16 luglio — TORRE PELLICE: Per «Festa
d'estate», venerdì alle 21 serata occitana presso i giardini
di piazza Muston con «Lou
Magnaut Big Band»; sabato,
sempre alle 21, serata danzante con gli Emmp liscio e
altro; domenica alle 10,30
nella piazzetta del municipio
«La grande stima», oggetti
grandi e piccoli da valutare,
stimare e riconoscere, alle
15.30 premiazione di «Balconi fioriti» e alle 16,45 esibizione del «Panda club» di
Bricherasio.
15 luglio, sabato — SALZA DI PINEROLO: Alle
21.30 si esibisce il cantautore
milanese Eugenio Finardi; ingresso lire 20.000.
15-16 luglio — PRAROSTINO: La Pro Loco promuove due giorni di incontri,
concerti, gare alle bocce e serata danzante per due giorni
«fioriti» dedicati alla gente e
ai fiori di Prarostino.
15 luglio, sabato — TORRE PELLICE: Elena Deodato Comba espone i suoi oli
nell’atrio del palazzo comunale; fine esposizione il 21
luglio.
16 luglio, domenica —
SAN SECONDO: La Pro
Loco organizza la «Festa
campagnola» a Cappella San
Sebastiano con la biciclettata
allò 9 per le strade del capoluogo, percorso di -circa 10
chilometri; alle 12,30 pranzo
campagnolo; alle 16,30 musica in compagnia della banda
di Coldimosso.
16 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: Si apre,
presso la galleria d’arte contemporanea in via D’Azeglio,
una mostra dal titolo «Luoghi. Una generazione di artisti torinesi». La mostra resterà aperta fino al 20 agosto.
16 luglio, domenica —
TORRE PELLICE: A partire dalle 14, presso la Foresteria valdese, si svolge un bazar estivo della Lega nazionale per la difesa del cane i
cui proventi andranno a favore della ristrutturazione del
canile di Bibiana.
18 luglio, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
ore 21, nel tempio, concerto
di Igor Riva, violino, e Davide Cabassi, pianoforte, per
l’inaugurazione del VI seminario di tecnica e interpretazione musicale.
22 luglio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Prenotazioni e iscrizioni per
la «Corridavis», rassegna di
dilettanti giunta alla seconda
edizione, nell’ambito della
tradizionale festa sociale
dell’Associazione volontari
italiani donatori di sangue,
che si svolgerà il 29 luglio.
Iscrizioni ai numeri telefonici
0121-902441 e 909632.
Servizi
CHISONE - OERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 16 LUGLIO
Perosa Argentina: Farmacia
Bagliani - Piazza Marconi 6,
tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 16 LUGLIO
Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
tei. 91374
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 91996
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO INFERMIERISTICO
dalle ore 8 alle 17, presso le
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma venerdì, ore 20,30, il
cartone animato Asterix conquista rAmerica; sabato, ore
20 e 22,10, Viva San Isidoro! con Diego Abbatantuono;
domenica, ore 20 e 22,10 e
lunedì, ore 21,15 Morti di
salute, di Alan Parker.
FROSSASCO — Per la
rassegna «Quattro porte su cinema e musica», presso i
giardini della scuola materna,
alle 21,30 viene proiettato
S.P.Q.R. 2.000 e 1/2 anni fa
con Cristian De Sica e Massimo Boldi.
BARGE — Il cinema Comunale è chiuso per ferie.
Economici
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti
vari: tei 0121-40181.
SABATO 22 LUGLIO
MASSELLO
Alle 15,30, presso la
scuola Beckwith di
Campolasalsa, inaugu*
razione della settima
mostra dedicata alla figura del prof. Teofilo
Pons, di cui ricorre il
primo centenario della
nascita. La mostra resterà aperta fino alla
fine di settembre.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via Pio V, 15-10125 Torino
Tel. 011/655278
Via Repubblica, 6 - 10066
Torre Pellice (TO)
tel/fax 0121/932166
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. Franco Giampiccoii
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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A/ENERDÌ 14 LUGLIO 1995
PAG. 7 RIFORMA
Cinquant'anni fa veniva sganciata la.prima bomba atomica
«Dìo mìo, che cosa abbiamo fatto!»
ROBERTO PEYROT
O iamo sull’obiettivo,
sgancia!». Erano le
8,15 del 6 agosto 1945, cinquant’anni fa. Robert Lewis,
il secondo pilota seduto accanto al comandante Tibbets
sul bombardiere americano
Enola Gay (era questo il nome della madre di Tibbets)
dopo una rapida virata, quando vide il gigantesco fungo
atomico che aveva distrutto
Hiroshima, gridò: «Dio mio.
che cosa abbiamo fatto!». Dimessosi poi dall'aeronautica.
Lewis dedicò le sue energie
alla causa del disarmo nucleare e della pace. Tibbets, a
sua volta, ebbe una crisi spirituale e si fece prete, dedicandosi alla gioventù difficile
;e alla campagna per la moratoria nucleare.
La loro scelta fu certamente motivata. Nel fungo atomico la temperatura raggiunse i 600 gradi, che al suolo si
«<rìdussero» a seimila, tali da
distruggere e fondere tutto
/nel raggio di due chilometri e
^mezzo. Gli edifici spazzati
via furono oltre 65.000. Dopo
un’ora si mise a piovere, malgrado la giornata di sole, ma
le gocce erano nere e grosse
come biglie, gonfie di polvere
e di scorie radioattive che il
- «fungo» aveva portato a undicimila metri di altezza, e che
avrebbero contribuito a completare il massacro. Fra gli
abitanti, 75.000 morirono bruciati all’istante e altri 90.000
cessarono di vivere prima che
scendesse la notte. Al termine
di quell’anno, e cioè entro i
cinque mesi successivi, ne
morirono altri 140.000.
Ancora oggi chi non è stato
nel frattempo ucciso dalla
leucemia, muore in proporzione doppia rispetto agli altri
giapponesi per cancro al seno, al fegato e ai polmoni.
Sono gli «hibakusha», i superstiti deir atomica (loro e i
loro discendenti) ai quali è riservato tutt’oggi un ospedale
di 350 posti letto sempre occupati, e dove i suicidi sono
numerosissimi.
Tre giorni dopo, il 9 agosto, un’altra bomba (questa
volta al plutonio, mentre la
prima era all’uranio) distmg
Una veduta aerea di Hiroshima ii giorno dopo ia bomba
geva Nagasaki, causando
80.000 morti. Uno dei piloti,
Paul Bergman, a distanza
esatta di 40 anni, nell’agosto
del 1985, si è impiccato, consunto dal rimorso.
Se il mondo salutò con sollievo la conseguente, immediata fine della guerra più
sanguinosa e distruttiva mai
combattuta, con ecatombi di
civili, non mancarono accese
polemiche suU’uso di queste
bombe. Da un lato si diceva
che esse avevano evitato la
morte di ulteriori 100.000
soldati americani in Giappone; dall’altro si affermava che
le due bombe erano state militarmente inutili in quanto la
Germania nazista era già stata
sconfitta e il Giappone aveva
chiesto la resa. Si disse anche
che il vero motivo del loro
impiego voleva raggiungere
un duplice risultato: da un lato ottenere la resa senza condizioni da parte del Giappone, dall’altro dimostrare
all’alleato sovietico la ormai
piena disponibilità americana
deH’arma nucleare.
Probabilmente c’è un po’ di
vero in ognuna di queste ipotesi: resta comunque il fatto,
se si vuol dire la verità essen
ziale, che questi bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki costituiscono il più grande crimine concentrato e immediato fin qui commesso
dall’uomo. Perché, invece,
questo avvenimento non suscita in genere nell’opinione
pubblica gli stessi sentimenti
di orrore e di colpa dei campi
di concentramento, dei gulag.
delle campagne militari di
Grecia e di Russia?
Oggi, una bomba H (all’idrogeno) ha una potenza mille volte superiore alla sua
«antenata». Di queste bombe
c’è ancora grande abbondanza, malgrado gli accordi di
disarmo Usa-Russia. Si calcola che le cinque potenze
nucleari ufficiali (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e
Cina) ne detengano in cifra
tonda 50.000. Alcune sono ospitate anche in Italia: secondo la denuncia di Greenpeace
(e con ammissione da Roma)
120 di questi ordigni sono
nelle tre basi dei caccia bombardieri FI6 e Tornado di
Aviano, Ghedi e Rimini.
Per contro, anziché affrontare seriamente la questione
della messa al bando delle armi nucleari, alcuni paesi proseguiranno le loro esplosioni sotterranee: l’annuncio del
presidente francese Chirac è
noto, ma anche la Cina continuerà a sperimentare due esplosioni l’anno fino a tutto il
1996. Gli Stati Uniti, tramite
alcuni capi militari hanno richiesto al presidente Clinton
la ripresa degli esperimenti
«per salvaguardare vitali (!)
componenti dell’armamento
nucleare». Ma a questi signori, e agli altri padroni della
bomba, il grido angosciato di
Robert Lewié non dice proprio nulla?
Il rapporto tra i giovani e il lavoro
SCHEDA
I test nucleari
Dal 1950 al ’62, 450 bombe nucleari americane, sovietiche, francesi, inglesi e cinesi sono state fatte esplodere, a
fini sperimentali, nell’atmosfera: dal deserto del Nevada alla Siberia, dall’Africa alla Polinesia. I frammenti radioattivi
formati duranti le esplosioni hanno contaminato il mare, i
vegetali, gli animali, i corpi umani: in parte sono ancora in
circolazione. Gli scienziati denunciarono, in quegli anni, le
conseguenze devastanti di tale follia: la paura planetaria alla fine fu così grande che americani e sovietici firmarono,
nel ’63, il trattato che vietava le esplosioni di bombe nucleari nell’atmosfera.
Da allora i test sono continuati nel sottosuolo: altre 1.500
esplosioni, spesso con sfiato di sostanze radioattive
nelTaria e contaminazione dei mari. Da anni viene chiesto
un divieto totale delle esplosioni nucleari; da oltre cinque
anni la distensione fra Oriente e Occidente rende assurda la
prosecuzione di tali esperimenti. Il risultato; due recenti
esplosioni di bombe nucleari cinesi, l’annuncio francese di
riprendere gli esperimenti in Polinesia, quello americano di
altre esplosioni.
Nessun progresso è stato fatto verso il disarmo nucleare,
pure imposto daH’articolo 6 del Trattato per la non proliferazione delle armi nucleari; nessuna decisione per fare finalmente cessare tutti i test con bombe nucleari anzi, gli arsenali delle potenze nucleari contengono ancora 50.000
bombe nucleari con una potenza distruttiva equivalente a
quella di oltre 2.000 milioni di tonnellate di tritolo. Il complesso militare-industriale-nucleare continua a produrre
materiali fissili, plutonio, trizio, scorie radioattive; le esplosioni continuano a contaminare la biosfera. Questa follia
può cessare solo se l’uso, la costruzione e la sperimentazione delle armi nucleari saranno dichiarati illegali come lo
sono le armi chimiche, biologiche, e batteriologiche. Presso
la Corte intemazionale di giustizia dell’Aia è in corso un
processo sulla legalità delle armi nucleari.
Le qualìfiche e la
flessibilità del lavoro
La flessibilità è una variabile dipendente dal livello sociale. È quanto emerge da
un’indagine deH’Ufficio studi
dell’Unione industriale di Torino sui rapporti tra i giovani
e il lavoro. La ricerca sfata tra
l’altro alcune convinzioni radicate sulla scarsa disponibilità dei giovani ad accettare
occupazioni che comportino
spostamenti o che non offrano
garanzie di durata. «Un terzo
dei giovani - spiega Mauro
Zangola, direttore delTUfficio
studi - è disponibile a muoversi su tutto il territorio nazionale; e l’ll% andrebbe a
vivere e lavorare all’estero».
Ma occorre tener presente le
modalità dell’indagine prima
di generalizzare le conclusioni. La ricerca è stata infatti
condotta tra giovani di buona
famiglia, con studi superiori.
La disponibilità alla mobilità
aumenta con il crescere degli
investimenti in istruzione: un
dato che non stupisce poiché
chi e più attrezzato, economicamente o culturalmente, ha
meno problemi per affrontare
nuove realtà.
Zangola aggiunge che, prevedibilmente, le donne dimostrano meno disponibilità
nell’accettare trasferimenti.
Quanto ai tipi di contratto,
più del 50% dei giovani accetterebbe «senza condizioni» forme di assunzione con
contratti di lavoro a tempo
parziale e a tempo determinato. Un ulteriore 15-20% acconsentirebbe solo in cambio
di condizioni più favorevoli
di remunerazione e prospettive. Non piacciono, invece, gli
orari di lavoro atipici come il
week-end o gli orari serali.
Un terzo dei ragazzi li accetterebbe comunque e un altro
terzo richiederebbe, in cambio, «soddisfacenti compen
sazioni». Sono invece state
confermate le aspettative riguardo alla scarsa propensione dei giovani nei confronti
di lavori manuali.
Tra le aree di lavoro preferite figurano infatti al primo
posto le pubbliche relazioni e
la comunicazione, seguite dal
settore del personale, dall’organizzazione e dall’area commerciale marketing. Scarso
l’interesse verso le aree della
produzione della finanza e
dell’elaborazione dati. Quanto alle mansioni preferite, si
spazia dal professionista, al
dirigente, al quadro: scartato
l’insegnamento. La maggior
parte delle risposte indica
una particolare attenzione alla qualità della vita; d’altronde più della metà degli intervistati considera la crescita
delle proprie capacita come
la qualità più importante del
lavoro mentre circa il 25%
indica come prioritarie le
prospettive di carriera e i
contenuti della mansione.
Solo nel 14% dei casi si segnala al primo posto il reddito, ma questa visione del
mondo del lavoro si scontra
con una realtà nella quale un
quinto dei giovani si dichiara
disoccupato: «La ricerca del
lavoro - conclude Zangola dura in media 8 mesi. Si va
da un minimo di 3-4 mesi per
i laureati in informatica e ingegneria a un massimo di 12
mesi per i diplomati degli
istituti tecnici e professionali.
I laureati in economia e commercio impiegano, in media,
5 mesi; quelli delle facoltà
umanistiche 7 e i laureati ip
legge 9». Ma va sottolineato
che per quasi tutti il lavoro è
la conseguenza di relazioni
personali mentre il ruolo del
collocamento è assolutamente marginale.
Ricerca deH'lstat sulle grandi città
Gli squilìbri
tra Nord e Sud
Le città del Nord invecchiano, seguendo una tendenza demografica che ha fatto
dell’Italia il paese europeo in
testa alla graduatoria della
denatalità, mentre al Sud i
giovani non sono ancora una
rarità. Insomma, molti anzia■ e pochi giovani a Genova
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Bologna e Firenze, più giovani e meno anziani a Napoli,
Bari e Catania, occupazione a
livelli europei a Bologna, Verona e Milano, disoccupazione record a Palermo, Napoli e
Catania; strutture scolastiche
pubbliche sufficienti a Bologna, Venezia e Milano, scarse
a Bari, Palermo e Catania; case affollate a Napoli, Bari e
Catania, abitazioni spaziose a
Genova, Torino e Venezia.
Sono questi alcuni tra i dati
più interessanti che emergono
dai fascicoli dedicati ai dodici
grandi Comuni che verranno
diffusi nelle prossime settimane dalTIstat. Sembra quasi
che le grandi città italiane,
vere e proprio «isole» metropolitane, abbiano come unico
denominatore comune una
popolazione superiore a
250.000 residenti: ma la loro
realtà, dalla qualità della vita
all’accessibilità dei servizi,
dalla situazione degli alloggi
alla mobilità quotidiana, presenta caratteristiche complesse e variegate, un «mosaico»
che ricalca la tradizionale
«spaccatura» tra Nord e Sud.
Dieci milioni di italiani,
uno su sei, vivono nei dodici
grandi Comuni; Roma, Milano e Napoli sono le uniche
città italiane che hanno più di
un milione di residenti e Roma, la prima per popolazione
in assoluto, ha circa il doppio
degli abitanti di Milano (2 milioni e 775.000 contro 1 milione e 369.000). C’è però da
osservare che l’area «metropolitana» di Milano è la più
estesa in assoluto (la provincia di Milano ha 3 milioni e
923.000 abitanti, contro i 3
milioni e 761.000 della provincia di Roma). In tutti i
grandi Comuni la popolazione
nel corso del decennio 19811991, è diminuita, anche se
con ritmi molto differenziati:
intensamente a Milano e Torino, che hanno perso circa il
15% dei residenti, solo di poco a Roma e Palermo, dove la
flessione non arriva al 2%.
L’andamento della dinamica demografica e sociale nelle grandi città riflette e accentua le tendenze che si registrano a livello nazionale. Così le percentuali più elevate di
popolazione anziana (65 anni
e oltre) si riscontrano a Genova (21,2%), Bologna (23,4%)
e Firenze (22%), dove è anche più elevata l’incidenza di
famiglie unipersonali, prevalentemente composte da anziani soli. Speculare la situazione delle grandi città del
Mezzogiorno: Napoli e Palermo, ma anche Bari e Catania,
sono le città più «giovani» e
quelle con una più elevata
presenza di famiglie numerose, con un’ampiezza media
che varia da 3 a 3,4 componenti, contro una media di 2,8
a livello nazionale.
Le contraddizioni esistenti
tra Centro-Nord e il Mezzogiorno riguardano non solo
aspetti di natura demografica
ma anche, e soprattutto, quelli socio-economici. Le sperequazioni esistenti nella situazione del mercato del lavoro
determinano un tasso di attività (rapporto tra le forze di
lavoro e la popolazione) che
oscilla dal 45% di Bologna al
37% di Catania. Il tasso di
disoccupazione, che in alcuni
quartieri di Bologna e allineato ai migliori livelli europei
(poco più del 5%), raggiunge
a Napoli picchi addirittura
drammatici: nei quartieri di
Secondigliano il tasso tocca,
rispettivamente, il 55,7 e il
61,7 per cento.
Anche sul fronte della casa
gli squilibri, di cui la dinamica demografica è una delle
principali responsabili, sono
piuttosto sensibili. L’affollamento medio di un’abitazione
occupata varia dai 2,4 occupanti per abitazione delle
grandi città padane, ai 3,2-3,4
di Bari, Palermo e Napoli. I
35 metri quadrati a disposizione di un cittadino di Bologna e Firenze si riducono a
24 a Napoli con, addirittura,
un minimo di 20,1 nel quartiere di Poggioreale.
Gli squilibri non mancano
sul versante dell’istruzione;
Milano e Bologna, Firenze e
Roma fanno registrare le frequenze più elevate a corsi di
istruzione superiori che al
contrario risultano minime a
Napoli, Catania e Palermo.
Se poi si considera l’istruzione complessiva, si «scopre»
che nel quartiere Colli di Bologna ci sono 29 analfabeti e
2.047 laureati su 8.228 residenti di 26 anni e più, mentre
a Napoli nel quartiere Ponticelli su 47.354 residenti ci sono ben 1.972 analfabeti e appena 612 laureati.
Il problema degli immigrati. Roma, Milano e Firenze
sono le città che «attraggono»
maggiormente gli stranieri,
sia residenti che temporaneamente presenti. C’è comunque da sottolineare che in
quasi tutte le grandi città la
maggior parte degli stranieri
è caratterizzata da una presenza mobile e precaria, mentre Venezia, Firenze, Roma e
Milano sono città che risentono sia del flusso turistico che
di quello legato alla loro natura di importanti «poli» di
attività economiche.
Una delle principali caratteristiche della nostra società è
quella della crescente mobilità giornaliera della popolazione, ovvero l’aumento degli
spostamenti pendolari quotidiani per motivi di lavoro e di
studio. Il fenomeno caratterizza in particolar modo i
grandi Comuni, sia per gli
spostamenti che avvengono
all’interno delle città sia per
la capacità di attrazi'bne che
le città stesse esercitano.
Nei dodici grandi Comuni
circa la metà della popolazione si sposta quotidianamente
per lavoro o per studio. Ad
«uscire» non sono comunque
mólti: ad esempio a Roma
sono circa 37.0()0, a Milano
96.000 e a Napoli 32.000. La
maggior parte della popolazione si muove invece all’interno delle città: circa 1 milione e 382.000 a Roma, circa 620.000 a Milano e altri
418.000 a Napoli.
A questi si aggiungono i
pendolari che risiedono nei
Comuni vicini, che si spostano quotidianamente verso il
Comune centro dell’area. Su
Milano, ad esempio, gravitano circa 470.000 persone al
giorno, su Napoli 207.000,
su Torino 203.000 e su Roma 192.000. Sono cifre molto consistenti, tanto che si
calcola che la popolazione
diurna in spostamento per
motivi di lavoro o studio raggiunge a Roma gli 1,5 milioni di unità, sfiora il milione a
Milano e supera il mezzo milione a Napoli e Torino.
ÌÌk
18
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 14 LUGUO 1995
Roger Leenhardt nel 1936
Un valdese a Parigi negli anni '30
Valéry Jahier critico
cinematografico
ALBERTO CORSANI
ITALO PONS
Nell’anno che celebra il
primo centenario dall’invenzione del cinematografo
vale la pena di parlarè di una
figura che, nata nell’ambiente
evangelico italiano, proprio
con la «settima arte» ha avuto
a che fare. Non sono in molti,
per la verità, neanche nelle
valli valdesi, a ricordare
Valéry Jahier, che fu per un
breve (ma a quanto pare intenso) periodo critico cinematografico a Parigi, il che equivale a dire in quella che allora
era forse la capitale della celluloide (Hollywood stava nascendo proprio in quegli anni,
grazie anche all’apporto artistico, tecnico e produttivo di
registi, attori, sceneggiatori,
operatori ma anche produttori
e finanzieri costretti a lasciare
la Germania nazista).
Il nome di Valéry Jahier
compare nelle pagine introduttive di una raccolta di
scritti cinematografici di Roger Leenhardt (Chroniques de
cinéma, Parigi, ed. Cahiers du
cinéma, 1986). Quest’ultimo,
protestante, nato nel 1903 e
scomparso nel 1985, fu essenzialmente documentarista
(ma realizzò anche alcuni
film di finzione), produttore e
critico presso la rivista Esprit,
fondata nel 1932 dal filosofo
cattolico Emmanuel Mounier.
Questi, a sua volta formatosi
sotto l’influenza di Charles
Péguy e Jacques Maritain,
aveva dato vita alla pubblicazione con l’intento di «diffondere una versione cattolica e
umanistica del socialismo,
una “terza forza” che andava
al di là (...) del capitalismo e
del comuniSmo» (H. R. Lottman. La Rive Gauche, Milano, Ed. di Comunità, 1983).
Nella rivista, il cui fondatore
si riconosceva in alcuni degli
accenti più radicali del «cristianesimo sociale» asserendo
la necessità di coniugare
Marx e Kierkegaard, e che
vedrà il massimo fulgore negli anni ’50 (vi si troverà la
firma di Albert Camus) avrà
ampio spazio il cinema a
fianco della letteratura.
Leenhardt racconta esplicitamente di essere stato introdotto a Esprit proprio da
Valéry Jahier che vi teneva la
rubrica delle critiche cinematografiche; «Questo francoitaliano delle valli valdesi,
straripante di cultura e di ta
lento, si occupava di cinema
anche presso VIstituto di cooperazione intellettuale (una
sorta di pre-Unesco parigina)». Cercando di ripercorrere
la sua formazione, si raccolgono solo poche notizie:
Jahier doveva essere nato intorno al 1914, e dopo aver
frequentato il Collegio valdese a Torre Pellice pare avesse
avuto l’intenzione di iscriversi alla Facoltà di teologia; fatto sta che lo ritroviamo a Parigi, e nel n. 22 di Esprit (luglio-novembre 1934) appaiono due suoi articoli, dedicati il
primo a due film poco noti
(La Belle de nuit, di un certo
Louis Valray e Cessez le feu
tratto presumibilmente da
Marivaux).
I film in questione non sono
dunque opere che consentano
una valutazione odierna
dell’approccio di Jahier al cinema, ma si trova in questi articoli (gli unici reperiti dagli
archivi stessi della rivista,
giacché in molte biblioteche,
anche parigine. Esprit è presente solo a partire dagli anni
’50: vergogna!) una conferma
a quanto sostiene Roger
Leenhardt: il nostro Valéry
spaziava nelle citazioni e nei
rimandi, non solo cinematografici: fa riferimento all’opera di René Clair, allora
all’apice della carriera, ma
anche alle ricerche figurative
e ideologiche di Ejzenstejn,
alle proposizioni di Louis
Delluc (uno dei maggiori teorici dell’avanguardia cinematografica degli anni ’20, oltre
che «scenarista»), e si mostra
attento anche alla materialità
delle condizioni produttive,
aspetto per niente scontato
neanche oggi. Se poi si tiene
presente che alla scuola di
Emmanuel Mounier si formerà negli anni ’40 anche
André Bazin, che poi fonderà
i Cahiers du cinéma dove
scriveranno negli anni ’50
Godard, Truffaut, Chabrol e
tutti i principali registi della
«Nouvelle vague», si capisce
che Jahier era entrato in un
vero e proprio «circolo» specialistico e prestigioso.
Una figura multiforme,
quindi, di intellettuale non
astratto, su cui varrebbe la
pena di fare altri studi, solo
che si trovassero altre tracce.
Per questo ogni collaborazione o informazione potrebbe
risultare preziosa, e potrebbe
essere inviata direttamente alla redazione di Riforma.
Un «quaderno di Diakonia» affronta le piccole frustazioni quotidiane delle chiese
Vivere la fede insieme e tutti i giorni
_______BRUNO ROSTAONO_______
La chiesa vive per testimoniare l’Evangelo. Comunità di credenti, la chiesa
agisce nella fraternità, con la
piena partecipazione dei suoi
membri. Ne siamo convinti.
Quando però si tratta di vivere nella pratica questa convinzione, ci accorgiamo che
la realtà è meno bella della
teoria. Quando un Consiglio
di chiesa o Concistoro deve
constatare che un’iniziativa
non ha dato i risultati attesi,
quando un’assemblea di chiesa deve prendere una decisione importante ma il numero
dei presenti è poco rappresentativo, allora si deve riconoscere che la realtà della chiesa è umana, troppo umana.
Claudio Tron si propone di
aiutare a uscire dal senso di
crisi, di rabbia o di frustrazione che queste e infinite altre
situazioni possono provocare
in chi sente responsabilità per
la vita della chiesa*. Il compito della chiesa è chiaramente
tracciato dal progetto del Signore ma essa lo svolge in un
modo che è determinato dalla
sua realtà umana. La chiesa è
anche un gruppo che, nel suo
funzionamento, si comporta
come altri gruppi umani. È
bene essere coscienti di questo fatto proprio perché, riflettendo sui nostri comportamenti, analizzandoli, possia-’
mo comprendere meglio in
che cosà consista la caratteristica specifica della^ chiesa, la
sua vocazione. È quanto
Claudio Tron ci invita a fare,
con l’aiuto delle scienze del
linguaggio e della comunicazione, delle scienze sociali e
dell ’ amministrazione.
All’uscita da un culto a Pramollo
Prendiamo il caso della cura pastorale: in un rapporto
personale normalmente ci si
dovrebbe comportare da adulto ma si può sempre avere
la tendenza a comportarsi da
genitore, oppure a rifugiarsi
nella posizione del bambino.
Che cosa accade se il pastore
assume l’atteggiamento del
genitore, mentre il suo interlocutore si sente adulto?
Questo probabilmente rifiuterà l’aiuto del pastore, giudicandolo paternalistico, ma
può anche accadere che il pastore assuma correttamente la
posizione dell’adulto e abbia
a che fare con una persona
che nei suoi confronti trovi
più confortevole la posizione
del bambino; in questo caso
il rapporto rischia facilmente
di degenerare verso la dipen
Un dossier preparato a Torino
Donne e uomini per
un cammino comune
SIMONA PIOVANO
La figura della donna nell’ambito della chiesa
molte volte è stata sottovalutata ingiustamente; essa si è
vista negare quel ruolo fondamentale che, invece, ha sempre ricoperto. Il dossier della
«Commissione donne e uomini» di Torino è nato da un’esigenza concreta, ovvero la necessità di valorizzare le donne
all’interno della Chiesa valdese del capoluogo piemontese
(la comunità di Torino sembra
essere stata l’unica in Italia ad
aver accettato l’invito del
Consiglio ecumenico delle
chiese). Un gruppo di donne,
guidate dalla pastora Teodora
Tosatti, ha preparato un culto
e successivamente il Concistoro ha nominato una commissione di donne e di uomini: Graziella Coïsson, Anna
D’Ursi, Pino Faro, Nora Rapini, Laura Gelso Tomassòne.
Nel 1988 veniva indetto dal
Cec il «decennio ecumenico»,
intitolato «Solidarietà delle
chiese con le donne», tuttora
in corso, il cui scopo era ed è
da una parte di analizzare la
situazione delle donne nella
chiesa e dall’altra l’impegno
delle chiese al fine di migliorare la posizione della donna
anche nella società. Per far
ciò la commissione ha svolto
un’inchiesta al fine di conoscere quali siano i bisogni e
le priorità della donna, in modo tale da poter individuare
delle mete precise.
All’interno del dossier vi
sono molti interrogativi interessanti ai quali si è cercato di
dare una risposta; per esempio: «Come ogni comunità,
circuito, distretto, può incoraggiare le donne a una maggiore “leadership”?»; o anche:
«Come far emergere la potenzialità delle donne anziché i
loro ruoli tradizionali?», e altri quesiti ancora. Questo dossier vuole essere una raccolta
di vari documenti circa il lavoro svolto, in una prospettiva di rilancio della figura
femminile nella chiesa in una
visuale più ampia (che è il
Cec) sia nella Chiesa valdese
di Torino che a livello nazionale. Si è cercato di dare alla
donna gli strumenti per contrastare l’oppressione nei paesi e nelle varie chiese; di affermare, soprattutto attraverso
la teologia, il contributo decisivo che la donna ha apportato alle chiese e infine cercare
di liberare le chiese dal classismo e dal sessismo. Il ventaglio degli argomenti trattati è
molto ampio e va dagli antefatti del decennio, che risalgono a prima dell’88, fino agli
ultimi lavori svolti che si
svolgono nel ’94. Le tematiche illustrate sono tutte molto
interessanti e convincenti, tuttavia è da segnalare la parte
riguardante gli antefatti, la genealogia e l’articolo tratto da
«Gioventù evangelica» ivi
contenuto, intitolato «Se disprezzassimo i nostri successi?», di Klaus Langeneck.
(foto G. Girardon)
denza. Queste e altre cose ci
insegna il metodo deìVanalisi
transazionale. Prendere coscienza di questi meccanismi
è piuttosto importante. Nella
cura pastorale si deve dunque
cercare di realizzare un rapporto da adulto a adulto.
Questo è solo un esempio
preso nella ricchissima serie
di analisi, di tecniche, di metodi che Claudio Tron presenta nel suo libro; oltre che della
cura pastorale, egli parla della
predicazione, della catechesi,
della parenesi (l’esortazione
tendente a coinvolgere una
persona e a motivarla), dell’
evangelizzazione; per ognuno
di questi campi presenta metodi e tecniche appropriati.
Nella seconda parte del libro
il discorso si allarga all’organizzazione della chiesa, alle
strutture, alla situazione di
minoranza, ai processi decisionali e all’elaborazione delle strategie, ai campi insomma in cui la dimensione umana della chiesa è più evidente.
Certo, ognuno dei metodi di
cui Tron presenta le possibili
applicazioni può essere oggetto di un apposito corso di formazione ma anche una visione panoramica come quella
offerta dal libro ha la sua utilità, fa capire che nella vita
pratica della chiesa tutto può
essere reso più efficace, le risorse disponibili possono essere meglio utilizzate, anche
il tempo può essere meglio
sfruttato. Con tutto questo il
discorso non si fa mai aridamente tecnico, perché è continuamente ravvivato dalle riflessioni dettate dalla ormai
lunga esperienza didattica ed
ecclesiastica dell’autore.
Il libro può essere utilizzato in incontri specializzati (è
nato infatti dalle presentazioni fatte dall’autore in incontri
pastorali e nel corso di aggiornamento per diaconi) ma
si presta anche benissimo alla lettura personale da parte
di coloro che sentono responsabilità per la vita della
chiesa. Seguendo la nota
classificazione fatta da Giorgio Tourn, a cui Claudio
Tron fa spesso riferimento,
potremmo dire che i «valdesi
per tradizione» ne avranno
un beneficio indiretto, se i
«riformati» e i «confessanti»
lo leggeranno a fondo.
(*) Claudio Tron: Progetto
chiesa. Teologia pratica e
scienze sociali nel servizio della
comunità dei credenti. «Quaderni di Diakonia» n. 9, Roma,
1995, pp 74, £ 10.000.
Gli atti della Sessione 1994 del Sae
Verso la comunione
dei popoli
EMMANUELE PASCHETTO
Pubblicato, come avviene
ormai da undici anni, dalle Edizioni Dehoniane di Roma, è uscito di recente il ponderoso volume che contiene
gli Atti della XXXII Sessione
di formazione ecumenica organizzata dal Segretariato attività ecumeniche (Sae) al
Passo della Mendola (Tn), dal
23 al 31 luglio 1994*.
Il tema della Sessione:
«Riempiti di Spirito Santo si
misero a parlare in altre lingue», che si riferisce ovviamente al racconto del cap. 2
del libro degli Atti degli Apostoli, porta come sottotitolo la
frase: «Verso la comunione
dei popoli» ed è il completamento di un ciclo di cinque
sessioni dedicate alle diverse
persone della Trinità.
Il testo si apre con l’intervento della presidente del
Sae, prof.ssa Maria Vingiani,
che ricorda i trent’anni del
decreto sull’ecumenismo
emanato dal Concilio Vaticano II, dal titolo «Unitatis redintegratio» e traccia un profilo del pastore battista Glenn
Williams (deceduto nella
primavera del ’94) già segretario generale della Conferenza delle chiese europee
(Kek), assiduo frequentatore
della Mendola. Segue una
breve presentazione della
Sessione di mons. Luigi Sartori, consulente cattolico del
Sae, e quindi si snocciolano i
testi delle conferenze e delle
tavole rotonde, delle testimonianze e delle meditazioni
mattutine, delle omelie ai vari culti e delle dichiarazioni
conclusive dei gruppi di lavoro. Il volume termina con
l’intervento conclusivo di
mons. Sartori e le mozioni
votate in Assemblea.
Come al solito si tratta di
una antologia ricchissima e
stimolante che pur focalizzata sul tema dell’azione dello
Spirito Santo (e per la profondità e competenza di alcuni contributi il volume si
raccomanda da solo a chi volesse approfondire l’argomento) si allarga a toccare i
temi più vari relativi alla comunione fra i popoli, evidenziando anche alcuni nodi di
carattere politico, economico, etico ed esaminando l’atteggiamento delle grandi religioni sulla questione dei
rapporti reciproci.
I contributi di 40 autori italiani e stranieri non solo cattolici, protestanti e ortodossi
ma anche ebrei, musulmani,
buddisti e induisti creano un
vero e proprio mosaico composito, dove le affermazioni
di principio si affiancano ai
quesiti che si presentano a
chi si pone in dialogo, le
profonde riflessioni bibliche
alle tensioni dell’apertura
verso l’intera ecumene.
(*) AA.VV.:«Riempiti di
Spirito Santo si misero a parlare in altre lingue», a cura del
Sae, Edizioni Dehoniane, Roma,
pp 480, £ 40.000.
19
venerdì 14 LUGLI01995
PAG. 9 RIFORMA
Il libro di Krister Stendahl offre un'interpretazione che fa discutere
Paolo fra legge e vocazione all'apostolato
If
Ti
'f
Û ' '
RUGGERO MAHCHETTI
¥" Tn teologo con i suoi
\( C/ difetti specifici», rispetto al quale altri autori del
Nuovo Testamento «tendono
meno alì’elitarismo». Queste
affermazioni rendono certamente conto della provocatorietà dei testi di Krister Stendahl*: non è cosa di tutti i
giorni sentire un pastore protestante (per di più luterano)
definire così nientemeno che
l’apostolo Paolo.
■. Non si tratta solo di definizioni provocatorie. Stendahl
contesta decisamente che al
centro dell’insegnamento di
j-Paolo vi sia la dottrina della
■ giustificazione per sola grazia
mediante la fede e sostiene
che la lettura paolina di Lutero e della Riforma sia viziata
da una incomprensione di
fondo. Non meraviglia che
Ernst Kasemann, reagendo
all’articolo «L’apostolo Paolo
e la coscienza introspettiva
dell’Occidente» che, uscito
:nel 1963^ è il primo dei due
saggi del volume, abbia potuto definirne l’autore un «ex
luterano».
Stendahl afferma che l’attenzione di Paolo, in particotoe nella lettera ai Romani, è
tutta incentrata a sostenere la
futura salvezza di Israele e
che la dottrina della giustificazione è da lui formulata in
funzione di questa tesi. Ciò
spiegherebbe perché, mutati
poi i rapporti fra la chiesa e
Israele nel senso di una estraneità sempre più netta fra
queste realtà, e venuto perciò
meno l’interesse per il popolo
ebraico. Paolo sia stato accantonato nei primi secoli del
cristianesimo e ricuperato solo nel V da Agostino, ma in
chiave esistenziale e individuale e non più storica.
Stendahl precisò poi il suo
pensiero nell’altro e più corposo saggio, che dà nome al
libro: qui individua nei capp.
9-11 il centro dell’epistola e
pone il problema dei rapporti
tra ebrei e cristiani all’attenzione degli studiosi. Nella sua
prospettiva «israelocentrica»
rileva una sostanziale continuità fra Saulo il fariseo e
Paolo l’apostolo e suggerisce
di non parlare più di conversione sulla via di Damasco,
ma di vocazione: «Paolo in
Krister Su'etlaiil
Paolo
tra ebrei
pagani
fatti non era un peccatore angosciato dalla sua incapacità
ad obbedire alla legge di Mose, ma (...) "un ebreo figlio
d’ebrei” [Filippesi 3, 5-7],quanto alla legge, fariseo;
quanto allo zelo, persecutore
della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile (...). Il Messia di
Dio gli chiede, come ebreo,
di portare il messaggio divino ai pagani» (p. 55).
È allora chiaro che «l’usuale schema di conversione, che
vede l’ebreo Paolo abbandonare la sua fede precedente
per diventare cristiano, non è
uno schema paolino, ma nostro» (p. 57). Ed è solo la sua
vocazióne all’apostolato che
«lo porta a una nuova comprensione della legge che, altrimenti, sarebbe d’ostacolo
ai pagani. Il suo ministero è
basato sulla convinzione precisa che i pagani diventeranno parte del popolo di Dio
senza dover passare attraverso l’ubbidienza alla legge»
(id.). Di qui il suo insegnamento sulla giustificazione,
come chiave di risoluzione
del problema fondamentale di
«come difendere la collocazione dei pagani nel regno di
Dio» (p. 81).
Ecco perché la maggior
parte dei testi sulla giustificazione si trova nella lettera ai
Romani che tratta fondamentalmente «del progetto di Dio
per il mondo e di come la
missione di Paolo ai pagani
Una conferenza di Salvatore Rapisarda a Grosseto
Etica e spiritualità in Bonhoeffer
stimolo ai credenti di oggi
CLAUDIA ANGELETTI
SERGIO TATTOLI
%
Un pubblico non molto
numeroso ma attento e
composto ha seguito venerdì
16 giugno a Grosseto una
conferenza del pastore Salvatore Rapisarda sul tema «Etica, politica e spiritualità di
Dietrich Bonhoeffer». Il pastore della locale comunità
battista, Sergio Tattoli, in
una breve introduzione ha reso ragione del titolo della
conferenza, sottolineando come questi tre aspetti, in un’
ottica protestante, si presentano strettamente legati tra
loro, in quanto non si concepisce contrasto tra spirito e
materia.
In questa cornice, il segretario del dipartimento di teologia deirUcebi, pastore Rapisarda, ha presentato Dietrich Bonhoeffer come un «enfant-prodige» della Chiesa
luterana, precocissimo non
solo nel concludere i suoi
^studi di teologia, ma anche
nel percepire la negatività
: del nazionalsocialismo, denunciato immediatamente ai
suoi esordi mediante una
conferenza radiofonica il 2
febbraio 1933 (Hitler era di. ventato cancelliere il 30 gennaio). In quel discorso, che
; significativamente fu inter: rotto, Bonhoeffer evidenzia^ va Tideologizzazione del ca; po della nazione, che innescava il circolo vizioso di
una dipendenza del popolo
che sarebbe inevitabilmente
sfociata nell’aberrazione
deU’idolatria dell’uomo eletto, della guida.
L’opposizione di Bonhoeffer al nazismo, concretizzatasi da ultimo nella partecipa
zione attiva all’attentato contro Hitler, non nacque senza
traumi: il teologo dovette infatti rinunciare alla dottrina
luterana dei due regni, che
sosteneva la separazione della sfera di azione dello stato
da quella della chiesa. Bonhoeffer invece intuì che la
chiesa deve interferire nelle
vicende politiche per esercitare il suo ruolo di coscienza
critica. Così, contro il movimento filonazista dei cristiano-tedeschi, che addirittura
seguì il modello del nazismo
anche nella sua organizzazione interna, Bonhoeffer (assieme a Karl Barth, Martin
Niemòller e altri testimoni e
martiri) dette vita alla Chiesa
confessante, una chiesa di opposizione al regime che tornava ad essere una «chiesa
che confessa la sua fede».
Una fede che unisce tutti i
battezzati, anche gli ebrei
convertiti che invece il nazismo perseguitava alla pari
degli altri ebrei. Alla confessione della propria fede
esclusiva nella Parola di Dio
si coniuga strettamente in
Dietrich Bonhoeffer l’idea
della necessità dell’ubbidienza e del doinvolgimento diretto in un discepolato che significa assumersi responsabilmente impegni individuali
e collettivi anche gravosi richiesti dal momento storico,
per concretizzare la sequela
di Cristo. La grazia di Dio è,
insomma, 'una grazia che costa e spinge ognuno di noi ad
un’etica radicale.
L’Evangelo, sostiene Bonhoeffer, non è religiosità tesa
a soddisfare il proprio personale bisogno di salvezza,
bensì è un messaggio «mondano», in tutto e per tutto
parte del mondo e della storia, che spinge i cristiani non
religiosi a correre il rischio
profetico di parlare e agire
contro le potenze sataniche
all’opera nel mondo. A partire da queste riflessioni teològiche Dietrich Bonhoeffer,
che nel 1939 si trovava negli
Stati Uniti, decise coraggiosamente di rientrare in Germania e di lottare per la
sconfitta della Germania,
poiché questo avrebbe salvato la nazione dalla follia distruttrice del nazismo. Questa decisione costò al teologo
luterano l’incarcerazione per
ventidue mesi e l’impiccagione a Flossenburg, a soli
trentanove anni.
L’attualità di Dietrich Bonhoeffer è emersa anche dal
dibattito che ha consentito di
chiarire i motivi della legittimità di azioni anche violente
contro una violenza (come
quella nazista) esercitata contro un numero grandissimo di
vittime: se congiurare e collocare una bomba, è stato
detto, è peccato, anche stare
zitti è peccato, è un comportamento irenico che può trasformarsi in connivenza. Non
solo non esistono situazioni
senza rischio di sporcarsi le
mani, ma proprio la libertà
che Cristo dà ai suoi seguaci
ci espone al rischio. In un
mondo maturo in cui la
scienza ha risposto ai quesiti
che in precedenza venivano
risolti col riferimento al divino e in cui l’uomo ha relegato Dio ai margini, il contributo di pensiero e azione di
Bonhoeffer alla storia del suo
tenlpo dimostra inconfutabilmente come invece Dio sia al
centro della nostra vita, incarnato e sofferente.
»
si inserisca in questo progetto» (id.). Il cuore della lettera
sta perciò nei capp. 9-11, di
cui i precedenti sarebbero una
prefazione: in questo «cuore»
Paolo spiega come mai sia
stato chiamato a predicare
Cristo fra i pagani: «E stato
l’attuale “no” del popolo
giudaico, la loro non accettazione del Messia che ha aperto la possibilità di dire "sì”,
da parte dei pagani (...) alla
fine, quando la totalità dei
pagani sarà diventato popolo
di Dio, allora “per gelosia ”
anche il popolo di Israele
sarà salvato» (p; 82).
Che cosa pensare? Io personalmente mi sento molto
più vicino al pensiero di Kasemann: nonostante tutto mi
sembra che l’insegnamento
della giustificazione sia al
cuore di Paolo e del Nuovo
Testamento. Si può comunque consigliare a tutti di leggere questo libro e a ognuno
di trarre poi le proprie conclusioni. Si tratta di un testo
stimolante e piacevole: una
cosa che colpisce è senz’altro
lo stile scorrevole e brillante
(e niente affatto «togato»)
del volumetto; merito certo
anche della traduzione di Domenico Tomasetto che, nonostante il contenuto impq' guarivo, si lascia però leggere da tutti. .
(*) Krister Stendahl: Paolo
tra ebrei e pagani. Torino,
Claudiana, 1995, pp 165, lire
19.000.
Nuova direzione
«Gioventù
evangelica
L’ultimo numero di «Gioventù evangèlica»* è in realtà
il primo di una nuova serie
che si propone molti cambiamenti: la nuova direzione, dopo quella di Francesca Spano,
è affidata a Giorgio Guelmani
e Michele Rostan; la periodicità diventa trimestrale e vengono previsti alcuni inserti in
ciascun numero della rivista.
A partire da questo numero si
trovano infatti «Theologica» e
«Judaica», inserti di segnalazioni di novità librarie di teologia, esegesi biblica e storia
del cristianesimo ad opera
della libreria Claudiana di Milano, che verranno pubblicate
a numeri alterni, e una rubrica
di appuntamenti, posta alla fine della rivista. Questo numero ha come tema centrale la
predicazione a confronto con
l’assemblea, ma anche le difficoltà che essa incontra con
l’avvento dell’era televisiva. I
mass media hanno modificato
sicuramente il nostro modo di
recepire i messaggi, creando
una nuova sensibilità sia individuale che collettiva, in cui
«la spettacolarizzazione diventa più importante della
realtà»; si privilegiano così
l’immagine e il «rumore» a
scapito dèlia parola.
Il cristiano contemporaneo
quindi, durante la predicazione< sarà indotto a posare più
facilmente la sua attenzione
dove la televisione stessa gli
insegna, ovvero sulle persone
e sull’ambiente che lo circonda che sul culto. Questa interessante riflessione si può trovare nell’articolo «La predicazione protestante nell’era
della televisione», di Bernard
Reymond, docente di Teologia a Losanna.
(*) Gioventù evangelica: n.
151. Milano, via P. Lambertenghi 28. Abbonamento annuo (4
numeri) £ 40.000.
Restauri al cimitero ebraico di Praga
Libri
Attimi di sospensione
Frammenti di tempo* è un caso a parte nell’ambito, ricco, dei
libri dedicati ai pogrom, alla deportazione, allo sterminio degli
ebrei ad opera del nazismo e all’antisemitismo nei paesi
dell’Est europeo. L’autrice, Ida Fink, hata in Polonia nel 1921,
fuggita nel 1942 e rimasta nascosta fino alla fine della guerra,
precisa che si tratta di racconti derivati tutti da vicende realmente vissute o ascoltate dai protagonisti. Questi ultimi sono
essenzialmente ebrei nascosti o «scovati» dai nazisti e dai collaborazionisti. Le circostanze sono retate, rastrellamenti («azioni» le chiamavano in gergo le Ss), esecuzioni sommarie, suicidi
o disperati tentativi di fuga ma ciò che più conta non è tanto il
momento finale, il culmine del dramma. L’attenzione della
scrittura di Ida Fink si sofferma piuttosto su quegli istanti
(frammenti, appunto) in cui il corso degli eventi sembra sospendersi, stare sul culmine dei diversi possibili sviluppi: il più
delle volte gli eventi precipiteranno, ma è in quell’attimo di sospensione. Allora è come se uno rivedesse tutta la sua vita, trovasse un senso a tutta la propria esperienza, anche e proprio lì,
dove senso non c’era o, al contrario, smarrisse ogni coordinata
e punto di riferimento. «Ultimamente gli era capitato spesso:
era una sorta di immersione meditabonda o di torpore, delle lacune che si aprivano alla sua coscienza, un’impotenza del pensiero cui invariabilmente si accompagnava anche l’inerzia fisica (...) Si veniva a creare il deserto, il vuoto, e lui, Józef, di colpo perdeva peso e con la leggerezza di una piuma restava sospeso in quel vuoto...». Oltre al valore della testimonianza, c’è
dunque nel libro anche il lavorio del rivivere l’esperienza, del
decantarne le sensazioni, dell’assumere uno sguardo «critico» e
analitico per coglierne tutta la geometrica assurdità.
(*) Ida Fink: Frammenti di tempo. Milano, Feltrinelli, 1995, pp
165, £25.000.
L'utopia agricola
Knut Hamsun è conosciuto in Italia soprattutto per il romanzo
Fame (Adelphi), che propone l’itinerario disperato di un giovane che tenta le sorti nel campo della scrittura, dal giornalismo di
second’ordine a ambizioni più elevate, e deve fare i conti con la
miseria più nera e la progressiva degradazione. Fra le opere più
mature di questo autore autodidatta (Premio Nobel nel 1920)
spicca invece una trilogia dedicata al «viandante» (altro tema,
come il precedente, che si richiama a certa tradizione romantica), che si inaugura con Sotto la .nella d’autunno*. Il protagonista è facilmente identificabile con l’autore stesso, e anzi ne porta il vero nome: Knut Pedersen. È un uomo di città, stimato, che
però lascia l’ambiente urbano per la vita agricola e i valori arcaici della campagna. Qui passerà attraverso una serie di avventure sentimentali e di insoddisfazioni interiori: lo scacco arriverà con l’irrealizzabilità del suo progetto di una sega per boscaioli che, oltretutto, sarebbe proprio un prodotto della tecnologia più moderna che egli cercava di fuggire. L’esilio volontario,
in definitiva, fallisce o resta almeno una meta irraggiungibile.
Comportamenti estremi (tipici dell’autore) e personaggi caratteristici della letteratura nordica (c’è anche la giovane figlia del
pastore) si snodano nella fluidità della tecnica di Hamsun.
(*) Knut Hamsun: Sotto la stella d’autunno. Milano, Iperborea,
1995, pp 168, £ 20.000.
IVISTE
»
Viaggio a «Valdesiland
Il mondo dei valdesi delle Valli è al centro di un reportage di
Giampiero Comolli (scrittore e giornalista che già sull'Unità,
nei mesi scorsi, aveva scritto una pagina dedicata alla Chiesa
valdese) pubblicato dal n. 4 della rivista Liberal*, che intende
porsi come strumento di dialogo tra cattolici e laici. Il servizio,
corredato da ottime e inusuali foto, ricostruisce a grandi linee
ma con accuratezza la vicenda storica del popolo valdese, e
punta al cuore del problema: come far sì che l’eredità del movimento prima e della chiesa che aderisce alla Riforma poi
mantenga la propria vocazione confessante senza rinunciare
alla caratteristica di «chiesa di popolo»; come coinvolgere, in
altri termini, la cultura italiana a questo progetto di vita nella
fede che, non privo delle proprie contraddizioni, rimane isolato nel nostro paese.
(*) Liberal n. 4 (luglio 1995). £ 10.000. Abbonamento annuo
£ 100.000. Ccp n. 5231 intestato a Arnoldo Mondadori Editore, Ufficio abbonamenti.
20
PAG. 10 RIFORMA
Agenda
CHIAVAR! T— La Chiesa battista organizza un concerto di musiche Georg Ph. Telèmann eseguito dal duo di flauti dolci Daniele Braghetti e Seiko Tanaka. Introduce il
dott. Gianni Long. L’appuntamento è per le
ore 21, nella chiesa di corso Garibaldi 54.
Informazioni tel.0185-321762.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza una rassegna
culturale sul tema «Le culture e la cultura»: in questo quadro, alle ore 17 nella chiesa di via Matteotti, si tiene un dibattito sul tema «1945-1995: dalla dittatura fascista alla
democrazia fragile»; intervengono l’on. Magda Negri,
l’avv. Guido Fubini, la prof. Marcella Gay. Per ulteriori
informazioni telefonare allo 011-6508970.
PIEDICAVALLO (Biella) — Iniziano le manifestazioni
per il centenario del tempio dei «picapere» (scalpellini)
con, alle ore 17, l’inaugurazione della mostra «I valdesi e
il Biellese» e, alle ore 21, con un concerto della corale valdese di Torre Pellice. La mostra rimarrà aperta fino 30 luglio dalle ore 16 alle 19, dal giovedì alla domenica. Per ulteriori iinformazioni telefonare allo 015-590112.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura»: in questo quadro, alle ore 17
ni locali della chiesa di via Matteotti, si tiene una conversazione sul tema «La chiesa
evangelica in Ghana e in Nigeria» a cura
della Christian Fellowship della Chiesa valdese di Torino.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6508970.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura». In questo quadro, alle ore 17
nella chiesa di via Matteotti, si tiene una
conversazione sul tema: «Verso il pluraUsmo etnico e culturale». Intervengono Alessandro Zanetti e Giorgio Gardiol. Per ulteriori informazioni telefonare allo 011-6508970.
COURMAYEUR — La Chiesa valdese organizza una conferenza pubblica sul tema «Il senso deUa vita». Relaziona il
pastore Ruggero Marchetti: ore 21, presso la Chiesa valdese
in piazza Petigaz 1. Per informazioni tei. 0165-44345.
COAZZE — La Chiesa valdese organizza
una rassegna culturale sul tema «Le culture
e la cultura». In questo quadro, alle ore 17
nella chiesa di via Matteotti, si inaugura
una mostra su fra Dolcino, aperta fino al 15
agosto. Per informazioni tei. 011-6508970.
LA MENDOLA — Inizia la 32° sessione
di formazione ecumenica del Segretariato
attività ecumeniche (Sae). Il tema di quest’anno è: «Urgenze della storia e profezia
ecumenica». Per ottenere ulteriori informazioni e il programma dettagliato ci si può
rivolgere al Sae, via Cava Aurelia 8/3, 00185 Roma, telefonando allo 06-6374033 (dalle 10,30 alle 13,30).
PIEDICAVALLO (Biella) — Nel quadro
delle manifestazioni per il centenario del
tempio dei «picapere» il pastore Giorgio
Toum parlerà sul tema «I valdesi e l’Europa»: ore 21, nel tempio valdese. Per ulteriori informazioni telefonare allo 015-590112.
ASSEMBLEA UCEBI: È convocata per venerdì 1° settembre in sessione congiunta con il Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste. Affronterà e delibererà su materie comuni alle chiese quali la collaborazione territoriale, il settimanale Riforma, e soprattutto affronterà il tema dell’ordinamento ecclesiologico delle tre denominazioni. Per informazioni: Ucebi tei. 06-6876127, fax 06-6876187.
SINODO VALDESE: Si aprirà a Torre Pellice con un culto presieduto dal pastore Bruno Rostagno domenica 27
agosto alle ore 15,30 il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste. I lavori proseguiranno fino a venerdì 1“ settembre
quando il Sinodo si riunirà in sessione congiunta con l’Assemblea dell’Unione battista. L’assise di battisti metodisti
e valdesi si concluderà domenica 3 settembre.
ASSEMBLEA DELLA SOCIETÀ DI STUDI VALDESI — L’annuale Assemblea della Società di studi valdesi si
terrà a Torre Pellice il 27 agosto, alle ore 16,30, nell’Aula
sinodale. Per informazioni 0121-932179.
STORIA ERETICALE E ANTIERETICA DEL MEDIOEVO: È il tema del XXXV convegno di studi organizzato dalla Società di studi valdesi. Il convegno, sotto la direzione scientifica del prof. Grado G. Merlo, si terrà presso
la Casa valdese di Torre Pellice dal 4 al 6 settembre. Per
informazioni rivolgersi alla Società di studi valdesi, via
Beckwith 3, 10066 Torre Pellice, tei. 0121-932179.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,30 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
\ / PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva realizzata dalla Federazione delle chieI □ se evangeliche in Italia, trasmessa a domeI RAIDUE U niche alterne da Raidue alle 23,30 circa e,
i ^ in replica, il lunedì della settimana seguente alle 8. Domenica 16 luglio (replica
lunedì 24 luglio ore 8): «Il futuro in valigia (novità librarie), evangelici e democrazia».
Vita Quotidiana
VENERDÌ 14 LUGLIO I995
Verso previsioni meteorologiche più esatte
La cubatura della sfera
Tempo di vacanze, di gite,
di bagni. In questi giorni tutti
noi guardiamo con più attenzione le previsioni meteorologiche prima di effettuare la
nostra gita 0 la nostra vacanza. Vorremo un barometro
che segni bello stabile, ma le
previsioni «azzeccano» poco:
nei prossimi anni però saranno (quasi) infallibili.
Si chiama infatti «cubo-sfera» il nuovo metodo di simulazione per le previsioni meteorologiche dell’Enea (Ente
nazionale per l’energia e
l’ambiente). La Terra sferica
viene rappresentata sui sei lati
di un cubo, permettendo di disegnare degìi scenari climatici
più attendibili e di «zoomare»
su regioni limitate di grande
interesse. I calcoli matematici
sono lunghi e complessi, ma
vengono affidati ai supercalcolatori paralleli Quadriés. Il
programma dell’Enea ha come primo obiettivo la modellistica del sistema climatico
planetario, con particolare riferimento all’area mediterranea, per lo studio del clima e
della sua futura evoluzione, in
funzione soprattutto delle perturbazioni introdotte dalle at
tività umane.
La grande sfida
Questa grande sfida tecnico-scientifica sulla quale 1’
Enea punta molto per rilanciare il proprio prestigio poteva
essere affrontata in modo adeguato solo disponendo di strumenti di calcolo sofisticati e
potenti, come i supercalcolatori Quadrics di recente acquisizione, che raggiungono
la straordinaria potenza di 100
miliardi di operazioni al secondo. La questione della previsione del clima del futuro è
all’ordine del giorno da quando ci si è cominciati a rendere
conto, verso la fine degli Anni
’60, che l’impatto delle attività umane, in particolare attraverso l’impatto dei gas serra nell’atmosfera, poteva modificare il sistema climatico.
Lo strumento principale dei
tentativi di prevedere il clima
del futuro sono i modelli climatici, vere e proprie «sfere
di cristallo» di alta tecnologia,
gestiti attraverso elaboratori
sempre più veloci. La modellizzazione, o simulazione matematica, del clima è un compito estremamente arduo: si
tratta di simulare e risolvere
l’evoluzione delle diverse
componenti del sistema clima
(atmosfera, oceanosfera, criosfera, litosfera, biosfera, antroposfera), nonché deU’intricato sistema di azioni, reazioni e controreazioni di tutte le
variabili in gioco, in funzione
dello spazio e del tempo,
sull’intero pianeta. Per rende
re più agevole il lavoro i calcoli vengono eseguiti per punti discreti, in una versione
semplificata del mondo reale.
Nei modelli più complessi
(modelli di circolazione generale) l’atmosfera è rappresentata come una griglia tridiniensionale, viene suddivisa
cioè in «scatole», comunemente dette celle, i cui lati sono definiti da spaziature medie dell’ordine di centinaia di
chilometri (che ricalcano il
reticolo dei meridiani e paralleli) in senso orizzontale, e
dell’ordine di chilometri in
senso verticale.
Il clima viene calcolato in
corrispondenza delle intersezioni delle linee di griglia
(cioè agli angoli delle scatole), a intervalli di tempo ravvicinati, compatibilmente con
la velocità di calcolo degli
elaboratori: la stessa operazione si ripete per tutto il periodo di tempo al quale si
vuole riferire la simulazione.
«Punto di griglia»
Oltre al metodo sommaria
mente descritto, detto «del
punto di griglia», ne esiste un
altro, detto «spettrale», più
accurato ma più complicato,
perché richiede un numero di
operazioni molto più elevato.
D’altra parte anche il metodo
«del punto di griglia» presenta un grave inconveniente, legato al fatto che usa un grigliato longitudine-latitudine a
passo costante. L’efficienza e
l’accuratezza del metodo è
compromessa dal fatto che
l’area dei trapezi sferici delimitata da meridiani e paralleli
diminuisce dall’equatore ai
poli, con la conseguenza che
la risoluzione spaziale è fortemente disomogenea, essendo maggiore proprio nelle regioni polari, dove meno ce ne
sarebbe bisogno.
L’idea del «cubo-sfera» è
maturata nell’ambito dell’
unità modellistica numerica
dell’Enea, che ha adottato una
particolare proiezione per sviluppo che consente di rappresentare la Terra sferica sui sei
lati di un cubo. In questo modo il reticolo geografico che
coprè la superficie terrestre
viene ad avere maglie pressoché uniformi, e si eliminano
altresì numerosi problemi
connessi alla geometria sferica, con conseguente enorme
semplificazione dei calcoli.
In Italia
Questo metodo rende quindi in linea di principio realizzabili simulazioni con una risoluzione spaziale dell’ordine
di pochi chilometri e, all’occorrenza, permette di «zoomare» su regioni geograficamente limitate ma di grande
interesse, per esempio il bacino mediterraneo o l’Italia. Per
il territorio italiano il dettaglio è fondamentale, sia per
tenere nel debito conto l’influenza che l’orografia esercita sulla dinamica delle masse
d’aria a livello locale, sia per
azzardare previsioni sul futuro comportamento del clima,
che nel nostro paese si prospettano particolarmente
complesse, per via della collocazione dell’Italia tra due
regioni caratterizzate da marcati contrasti climatici: l’Europa centro-settentrionale,
con un Clima che sembra avviato' verso un’umidità crescente, e l’area nordafricana
sulla quale incombe la minaccia di desertificazione.
Attualmente il modello di
circolazione globale più comunemente usato ha alle nostre latitudini una risoluzione
di 200 km (cioè un reticolo di
200 km di lato), e il territorio
italiano sta a cavallo di tre o
quattro celle. Con il metodo
del cubo-sfera si potrebbe andare a una risoluzione selettiva dell’ordine di 10 chilometri. In questo caso i tempi di
calcolo aumenterebbero a dismisura, ma non è il caso di
preoccuparsi: il metodo della
cubo-sfera è particolarmente
congeniale ai supercalcolatori
paralleli del tipo Quadrics, le
cui prestazioni possono raggiungere livelli elevatissimi.
Le nuove frontiere
Tuttavia già si intravedono
nuove frontiere: entro il 2000
la capacità di calcolo dei supercomputer paralleli dovrebbe aumentare di altre 100 volte, raggiungendo velocità di
elaborazione dell’ordine dei
Teraflop (1.000 miliardi di
operazioni al secondo). Allora la fantasia dei modellisti
potrà veramente sbizzarrirsi;
si arriverà a delineare scenari
climatici futuri sempre più attendibili, e avranno finalmente risposta scientifica gli interrogativi sulle conseguenze
a scala regionale dei cambiamenti climatici e sulle relative azioni nazionali o intemazionali da intraprendere.
)^mmm
LA MISSIONE
EVANGELICA
CONTRO LA lebbra
via Rismondo 10. 05100 Terni
comunica che il nuovo
numero di ccp è
12278057
Per la vita
di Numia Abu-Jamal
Su invito della Commissione per i diritti umani dell’
Unione battista e della Comunità di Bruderhof abbiamo
proposto ai nostri lettori un’
azione nonviolenta contro la
pena di morte e per la sospensione della condanna a
morte del giornalista Numia
Abu-Jamal. Alcuni lettori ci
hanno chiesto un facsimile
del messaggio da inviare. Ecco quello diffuso dal Comitato italiano:
Mrs Attorney General Janet Reno, We write to urge
you to use your power as Attorney General to commute
the death sentence imposed
upon Mr. Mumia Abu-Jamal,
to stop the execution and in
addition to allow a retrial of
his case.
We ask for your reconsideration of the sentence that
has been imposed, so that he
be removed from death row
and allowed to appeal this
judgement. We thank you for
your consideration on this
matter.
Yours sincerely (seguono le
firme di più persone).
(Traduzione: Signora Ministro della Giustizia, Janet
Reno. Le scriviamo per chiederle di usare il suo potere,
come ministro della Giustìzia, per modificare la sentenza di condanna a morte contro il signor Mumia Abu-Jamal, per fermare l’esecuzione e inoltre per consentire un I
nuovo processo. Le chiediamo di rivedere la sentenza
che è stata emessa, di farlo i
trasferire dal braccio della
morte e di consentirgli di ’
presentare appello. La ringraziamo per la sua attenzione. *
Sinceramente suoi...).
Questo appello va inviato
tramite fax al n. 001-2025140468. Ricordiamo anche i
numeri di fax per altri appelli:
al governatore della Pennsylvapia, Thomas Ridge, fax
001-717-7723155; al giudice
Albert Sabo, fax 001- 2156862865; al quotidiano The
Philadelphia Daily news, fax
001-215-8545691.
A tutti questi indirizzi basta scrivere un messaggio
molto semplice «Pleas do not
kill Mumia Abu-Jamal»
(«Per favore non uccidete
Mumia Abu-Jamal»). Messaggi di sostegno possono essere inviati direttamente a
Mumia Abu-Jamal, AM8335 SCI Greene, 1040 East
Roy Furman Highway, Waynesburg, Pennsylvania, Usa
15370-8090.
Copia dei messaggi vanno
inviati anche a Laura Carlodalatri. Dipartimento evangelizzazione Ucebi, via di Bella
Villa 32, 00131 Roma. Ulteriori informazioni sulla campagna contro la pena di morte
possono essere richieste sempre a Laura Carlodalatri, telefono e fax 06-808364.
21
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Ultima ora: il Consiglio comunale di Riesi assegna parte dell'uliveto ad alcune cooperative edilizie
Scempio edilizio? No, è soltanto un «atto dovuto»
GIUSEPPE DI LEGAMI*
Il 5 luglio si è riunito il
Consiglio comunale di Riesi, in seduta straordinaria e urgente, e ha deliberato l’assegnazione delle ultime aree
della 167, ricadenti in quella
parte del terreno coltivato ad
uliveto, di proprietà del Servizio cristiano di Riesi.
L’anno scorso si era riusciti
a bloccare tale assegnazione,
destinata a distruggere un uliveto di 110 piante su di un
terreno in discesa e geologicamente inadatto alla costruzione, grazie all'azione tempestiva e spontanea di molti
ainici ed estimatori del Servizio cristiano sia in Italia che
all’estero. Centinaia di lettere
di protesta sono arrivate
nell’ufficio di segreteria del
Comune di Riesi, da parte di
Università italiane e straniere,
• enti morali, comunità religio; se', comuni cittadini. A Riesi
stessa si sono raccolte, in pochi giorni, centinaia di firme,
i interpellanze di deputati di
diversi gruppi sono state presentate alla Camera dei depu. tati. La documentazione di
questa vasta protesta intema, zionale è a disposizione di
tutti. D Servizio cristiano non
è nuovo a questi atti di solidarietà. Negli anni ’70, con il
-' pastore Tullio Vinay, si impedi che il Centro valdese ve; risse sventrato dal passaggio
delUammodernamento della
strada statale 190, con tutto
quello che avrebbe comportato riguardo all’impatto ambientale e' architettonico. Du
L'area dell’uliveto interessata all’esproprio
rante l’ultima campagna elettorale amministrativa lo
scempio edilizio a danno del
villaggio del Servizio cristiano fu uno degli argomenti di
dibattito e uno dei punti programmatici di quasi tutte le
forze politiche in campo, nel
tentativo di salvare l’uliveto
dalla cementificazione.
«Impediremo che si deturpi
uno dei Centri più significativi del protestantesimo nazionale e punto di riferimento di
quello europeo. Le varie costruzioni del villaggio del
Monte degli Ulivi di Riesi
ideate dal noto architetto
Leonardo Ricci, sono oggetto
di studio di alcune Facoltà di
architettura. Riesi non può
volutamente danneggiare
quanto ha di più bello...».
Queste cose si dicevano in
quei giorni ripensando al pastore Tullio Vinay, fondatore
del Servizio cristiano, e a come Riesi, paesone di solfatati
e contadini del profondo Sud,
sia stata catapultata, grazie
anche al lavoro del Servizio
cristiano, alla ribalta dei più
avanzati dibattiti culturali,
politici, religiosi.
Gli architetti redattori del
nuovo piano regolatore generale di Riesi rimasero esterrefatti anche loro dallo scempio
urbanistico che minacciava di
compiersi con l’insediamento
di nuove case di cooperative
edilizie tutte uguali a ridosso
delle costruzioni del Servizio
cristiano (a quest’ultimo pro. posito, si è mai chiesto il sindaco come mai la progettazione di queste palazzine tutte
uguali escono quasi tutte dallo
stesso studio tècnico?), al
punto che essi stessi sono stati
tra i firmatari deH’appello lanciato dal Servizio cristiano.
Finita la campagna elettorale, insediato il nuovo sindaco
progressista Lino Carrubba
(sostenuto da Rete e Pds), a
tutti appariva chiaro l’impegno dell’amministrazione a
risolvere il problema in modo
positivo, come ripetutamente
promesso in sedi diverse. Sono così trascorsi undici mesi
da quando il sindaco, dalla
solenne tribuna dei Sinodo
valdese di Torre Pellice, dichiarava che avrebbe fatto di
tutto per evitare che l’insediamento al Monte degli Ulivi
della Tavola valdese venisse
deturpato da una cementificazione assurda.
Ebbene, nella seduta consigliare serale del 5 luglio scorso, il sindaco non si è presentato e ha fatto sapere per bocca del vicesindaco (a seguito
dell’interrogazione di un consigliere del Ppi che chiedeva
quale fosse la posizione ufficiale del sindaco in merito alla questione) che «a seguito
della diffida presentata dai
presidenti delle cooperative
interessate, non può fare a '
meno di considerare l’assegnazione delle aree un “atto
dovuto”, frutto di atti effettuati da precedenti amministrazióni per cui non si sente
moralmente responsabile».
Mi sembra inconcepibile
che un amministratore continui a trincerarsi dietro il comodo alibi dell’«atto dovuto».
Non è forse doveroso che un
amministratore della cosa
pubblica si spenda per l’affermazione del principio della
salvaguardia dell’ambiente?
Dando per scontato che le
precedenti amministrazioni
erano rette da maggioranze
che hanno privilegiato la speculazione edilizia, gli affari e
il malcostume amministrati
vo... e che le minoranze sono
state incortipetenti, negligenti,
«consociative» ecc., il «nuovo» non può oggi nascondersi
dietro T«atto dovuto» deliberato da precedenti amministratori corrotti e clientelari.
Ci sono situazioni, e questa
è una di quelle, in cui bisogna avere il coraggio di rompere con il passato, di interrompere un iter burocratico
sostanzialmente ingiusto. Ci
sono situazioni in cui occorre
manifestare il proprio coraggio. È sì prerogativa del Consiglio comunale deliberare
sulla materia in questione ma
è il sindaco che ha tutti gli
strumenti amministrativi e
politici per attivare determinate iniziative politiche. La
verità è che al di là delle buone intenzioni dichiarate non
si è fatto nulla da un anno a
questa parte.
Forte di tutto quel moto di
opinione nazionale e intemazionale che ha manifestato atti di solidarietà verso il Servizio cristiano il sindaco avrebbe dovuto investire la stampa,
il governo regionale, il prefetto, le forze politiche nazionali, i cittadini di Riesi (molti
dei quali amano il Servizio
cristiano perché hanno studiato nelle sue scuole oppure vi
lavorano), per arrivare a una
giusta soluzione. Ma sulle vere questioni di fondo c’è
un’assenza preoccupante.
Tutto cambia perché resti come prima. Anzi peggio.
* del Comitato esecutivo
del Servizio cristiano
di Riesi
i Posta
Alex Langer
All’inizio della guerra, dopo i giorni della Slovenia, nel
luglio 1991, avevamo deciso
di andare immediatamente in
missione di pace nell'allora
ancora territorio jugoslavo, e
avevamo chiesto ad Alexander Langer, in qualità di eurodeputato, di accompagnarci,
ma non era riuscito fino
all’ultimo giorno a garantirci
la sua presenza. Alle due del
mattino del 23 luglio mi telefonò da una stazione per
dirmi che arrivava anche lui e
Riforma
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Cirica, Alberto Coreani, Avernino Di Croce, Piera Egidi, Fulvio Ferrano,
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176
del 1® gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli, Le modifiche sono state registrate
con ordinanza in data 5 marzo 1993.
Il numero 27 del 7 luglio 1995 è stato consegnato per l’inoltro postale all’Ufficio CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 5 luglio 1995,
W
É-</]l4 .i
che sarebbe stato alla frontiera italiana. Alex era questo,
irraggiungibile ma poi sempre presente, i suoi incontri,
le sue telefonate sempre fugaci e frettolose riuscivano a
piantare radici profondissime
con tutti quelli che incontrava, a cui parlava. Non si
dimenticava degli amici e
delle amiche a cui magari inviava bigliettini durante le attese in aeroporto o sui voli, o
telefonava in ore incredibili;
non aveva tempo ma facevamo parte di lui.
La sua vita, vissuta minuto
per minuto per le cause più
difficili, si è frantumata a poco a poco insieme alle granate di Sarajevo e al genocidio nell’ex Jugoslavia. Ad
Alex non si poteva chiedere
di più di quello che ha fatto, e
troppe volte non è stato capito e apprezzato, così come
non è stata capita la sua solitudine politica. Ora tutti lo
amano e lo ricordano anche
chi, come lui ha detto, ha aggravato i suoi problemi. Un
uomo che non aveva fatto
della politica il suo mestiere
ma la sua stessa vita: ha donato se stesso per poi rimanere ucciso da questa scelta. Il
versetto di Matteo (11, 28) da
lui citato ci resterà nella memoria come messaggio di fede e di speranza. Tante volte
lui citava frasi del Vangelo,
tante volte ha scritto «sono
onerato, vorrei chiudere senza fare troppi danni», e soltanto ora, rileggendo^ i suoi
fax e i bigliettini, mi accorgo
di non aver capito, come tutti
gli altri, che la sua vita era attaccata a un filo.
Nessuno, neanche i più vicini, hanno capito il pericolo
che correva Alex. Ora saremo
più soli senza di lui, così come sarà più lontana la pace.
Da quando è iniziata la guerra
nell’ex Jugoslavia non si è
fermato un attimo; con il
«Verona Forum» aveva creato una catena incredibile di
solidarietà anche in quelle
terre di guerra e di odi etnici.
Correva da una parte all’altra
del mondo sempre per cercare soluzioni, con silenziosa
solitudine e sofferenza perché
tanti lo osteggiavano, non lo
sorreggevano: ma lui non si
scoraggiava, credeva e aveva
fede, e non si fermava mai.
Chissà perché ora non è più
qui con noi.
Antonella Caroli - Trieste
Gli evangelici
nelle Marche
Su Riforma del 2 giugno
Mario Cignoni afferma che
«le Marche, come tutti sanno
(...) sono prive di chiese riformate». In realtà questa affermazione è inesatta. In effetti è
vero che le Marche sono la regione italiana in cui la presenza delle chiese evangeliche
storiche è, in assoluto, più debole. Tuttavia da anni esiste a
Fermo (Ascoli Piceno) un
gruppo metodista, che appartiene formalmente alla Chiesa
metodista di Palombaro e Pescara, e che raccoglie una
quindicina fra membri e simpatizzanti stabili (come me)
provenienti prevalentemente
dalla provincia di Ascoli Piceno e, in qualche caso, da quelle di Macerata e di Ancona.
Si tratta di un gruppo attivo
e compatto, che si riunisce
con regolarità, nonostante le
difficoltà causate dalla ridotta
consistenza ijumerica e dalle
distanze, che complicano siq
la frequenza alle riunioni (la
maggior parte di noi vive a
qualche decina di chilometri
da Fermo), sia la cura pastorale. Peraltro la condizione di
relativo isolamento nella quale ci troviamo e la lontananza
da altre comunità evangeliche
non ci impediscono di prendere parte attiva alla vita della nostra chiesa, a livello sia
di circuito, sia di distretto, sia
di Sinodo.
Non è per pignoleria clfe
faccio queste precisazioni. Mi
ci sono voluti circa dieci anni
prima di entrare in contatto,
circa un anno e mezzo fa, con
una comunità evangelica,
perché ero convinto che non
ce ne fossero nelle Marche.
Per esperienza personale posso dire che il mio caso è
tutt’altro che unico; ne conosco diversi altri di persone
che sono venute a sapere
dell’esistenza di un gruppo
metodista a Fermo quasi solo
per caso. Non sappiamo
quante altre, anche se interessate, non sono mai entrate in
contatto con gruppi di evangelici, in realtà di provincia
come quella marchigiana,
semplicemente perché non
sanno della loro esistenza.
Quanto a me, sono stato
fortunato. Sono venuto a sapere che c’era un gruppo a
Fermo tre anni fa, proprio
grazie alla lettura della stampa protestante e alla pubblicazione sulla Luce, a cui mi ero
appena abbonato, di una corrispondenza da Fermo. Per
me è stato l’inizio di un percorso di uscita dall’isolamento. Ma un nuovo abbonato a
Riforma che si trovasse nella
situazione in cui mi sono trovato per tanti anni e che leggesse l’articolo di Cignoni
continuerebbe a rimanere isolato, ed è per questo che, alla
fine, mi sono deciso a scrivere questa lettera.
Stefano Valenti
Treia (Me)
Il mio
procuratore
Mi sono sempre astenuto
dallo scrivere qualcosa del
mio procuratore, non mi sentivo così importante, avevo
l’impressione di sminuire la
sua figura, io semplice dattilografo della sua Procura. Ma
l’impressione che tutti coloro
che fino a qualche anno fa
scrivevano di lui cominciassero a dimenticare, o peggio a
allontanare il suo ricordo dalla gente, mi ha portato a mettere su carta almeno quello
che mi ha lasciato come uomo. Io semplice impiegato, di
religione protestante, lui uomo di grande cultura e cattolico, spesso ci siamo ritrovati
a parlare di questa mia fede
per lui così strana: mi chiedeva spesso come si svolgevano
i nostri «riti religiosi».
Ricordo in particolare che
una volta chiese come si svolgeva la «Comunione-Santa
Cena», e quando spiegai come avveniva, lui con espressione estasiata esclamò;
«Certo deve essere una sensazione bellissima, spezzare il
pane e distribuirlo agli altri e
passarsi il calice, riportando
gli stessi gesti dell’ultima cena, certamente non un ricordo
negativo di morte, come invece succede nella mia religione; ho l’impressione di ricevere la comunione come simbolo del perdono, mentre fatto in questo modo sento che il
senso è diverso». Certamente
aveva capito più di me della
differenza che c’è tra la comunione cattolica e la nostra
Santa Cena.
Si aveva sempre tempo per
parlare con tutti e non solo di
lavoro, la sua porta era sem^
pre aperta, conosceva di noi i
nostri umori, si accorgeva se
c’era malumore tra il personale, intuiva se vi erano problemi e ci aiutava a risolverli,
parlandoci e consigliandoci,
riuscendo a unirci intorno a
lui, fungendo da catalizzatore
tra di noi, formando così quel
muro invisibile di protezione,
invalicabile per gli altri, diventando noi stessi scorta
personale permanente, anche
quando non era vicino, cercando di portare fuori, al cit, ladino comune che non lo conosceva, quello che lui era,
uomo sincero e affidabile,
perché la sua immagine non
fosse Confusa con quèlla
dell’inquisitore, colui che
cerca soltanto la colpevolezza
dell’individuo.
Come uomo, sono certo,
era contento di dimostrare il
contrario: la giustizia era la
sua ricerca continua. E la giustizia non è solo la ricerca del
colpevole: è quello che io ho
imparato da lui, dal «mio procuratore» Paolo Borsellino.
Rosario Caradonna
Marsala
«Colui che non ha conosciuto
peccato, Egli l'ha fatto
essere peccato per noi,
affinché noi diventassimo
giustizia di Dio In lui»
. Il Corinzi 5, 21
A funerali avvenuti la sorella
Amilda, i nipoti Susanna, llda,
Ines, Rachele, Paola, Marco,
Stefano, Daniele e Maurizio, con
le rispettive famiglie, la cognata
Elsa Bertolé, la cugina Lilllna Bert
e i parenti tutti comunicano la
scomparsa di
Nelly Rostan
di anni 84
avveduta il § luglio 1995 a San
Germano Cliisone e ringraziano
coloro che le sono stati vicino. In
particolare ringraziano il direttore
e il personale deH'Asll.o valdese
di San Germano e la signora Emma Durand.
San Germano, 14 luglio 1995
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RIFORMA
Globale
VENERDÌ 14 LUGLIO 1995
Hanno organizzato un'enorme manifestazione davanti al Parlamento di Città del Capo
I pentecostali sudafricani: no allo stato laico
Il 30 maggio scorso il centro di Città del Capo è stato
completamente paralizzato da
una manifestazione popolare.
10.000 cristiani erano diretti
verso il Parlamento per protestare contro le proposte miranti a fare del Suda Africa,
secondo la nuova Costituzione democratica del paese, uno
stato laico. La maggioranza
dei cristiani che hanno partecipato alla manifestazione
erano membri delle chiese
pentecostali e fondamentaliste. Le chiese anglicana, cattolica romana e metodista
non hanno preso parte alla
manifestazione. Sotto il vecchio regime dell'apartheid, e
secondo la Costituzione della
Repubblica sudafricana allora
in vigore, il cristianesimo
aveva il posto d'onore: il
nuovo governo ritiene che la
nuova Costituzione, attualmente in corso di redazione,
come in tutti i paesi democratici, non dovrebbe dare un
posto particolare a una sola
religione. Nel corso della
màrcia di protesta, una delle
più importanti manifestazioni
cristiane mai organizzate a
Città del Capo, i partecipanti
hanno chiesto una Costituzione «fondata sulla Bibbia».
Secondo uno degli organizzatori, il pastore Willie Viljoen, i manifestanti protestavano contro il progetto di fare
del Sud Africa uno stato laico, «nel quale le attività della
Chiesa e dello Stato sarebbero totalmente separate». Cyril Ramaphosa, membro del
Congresso nazionale africano (Anc) e presidente dell’
Assemblea costituzionale incaricata di redigere la nuova
Costituzione, si è rivolto ai
Sud Africa: in fila ordinata per le prime elezioni interraziali dell’aprile 1994
manifestanti riuniti davanti al
Parlamento: «Dire che il Sud
Africa diventerà uno stato laico non vuol dire che Dio o
Gesù ne saranno esclusi».
Con la Bibbia in mano, Ramaphosa ha proseguito: «La
gente ha Timpressione che
con la redazione della nuova
Costituzione vogliamo fare
del Sud Africa un paese ateo.
Voglio rassicurarvi che questo non è vero». E inoltre:
«Come molti di voi, anch’io
ho una Bibbia a casa mia e
molti sono i parlamentari die
portano le parole della Bibbia
scolpite nel loro cuore».
Un portavoce di Desmond
Tutu, l’arcivescovo anglicano
di Città del Capo, ha assicurato che la Chiesa anglicana
rispetta la libertà di espressione dei manifestanti, ma che la
sua chiesa è a favore di uno
stato laico. Citando un documento che riassumeva il filo
conduttore della nuova Costituzione, il portavoce ha aggiunto: «Lo Stato dovrebbe
essere laico e sostenere le
persone di confessioni differenti e le persone senza religione. Ognuno dovrebbe avere la libertà di propagare la
propria fede finché essa non
ne opprime un’altra».
Sean O’Leary, segretario
della sezione «Giustizia e pace» della Conferenza dei vescovi cattolici romani dell’
Africa australe (Sacbc) ha dichiarato che è giunta l’ora
per la sua chiesa di accettare
il fatto che il Sud Africa sia
uno stato multiconfesssionale: «La Costituzione - ha detto - non dovrebbe essere la
“proprietà” di una sola religione. Dovrebbe trattare tutte
le religioni in modo equo».
Sotto il governo dell’apartheid, i cristiani occupavano
un posto di rilievo. La «South
African Broadcasting Corporation» (società radiotelevisiva sudafricana) ha già adottato una politica religiosa meno
parziale. In passato soltanto i
cristiani partecipavano alle
trasmissioni e ai servizi religiosi televisivi; oggi le ore di
ascolto sono state ridistribuite
in modo da accogliere le altre
grandi confessioni e le religioni africane tradizionali».
Il 4 luglio scorso, la signora Sadako Ogata ha ricevuto la «Liberty Medal» di Filadelfia
Premiato l'Alto Commissario per i rifugiati
La signora Sadako Ogata,
Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha
ricevuto la «Liberty Medal»
di Filadelfia m,artedì 4 luglio,
per il suo lavoro a favore dei
rifugiati di tutto il mondo.
«Questo riconoscimento ha
per me un immenso valore
simbolico - ha dichiarato la
Ogata -. La popolazione degli
Stati Uniti è composta da persone che hanno lasciato altri
paesi in cerca di libertà e di
opportunità. I rifugiati hanno
lasciato le proprie case perché
costretti dalla persecuzione e
dalla guerra e aspirano, anch’essi, a quelle libertà».
La «Liberty Medal» è un riconoscimento destinato a coloro che hanno dimostrato
«capacità di essere un leader e
grande acume nel perseguire
la libertà di coscienza o la libertà dall’oppressione, dall’
ignoranza e dalla privazione».
Tra coloro a cui è stato negli
ultimi tempi attribuito il premio vi sono i presidenti Nelson Mandela e Fretleric W. de
Klerk, del Sud Africa, e il
presidente della Repubblica
ceca. Vaclav Havel. Sadako
Ogata, che è giapponese, è la
prima donna a ricevere il riconoscimento e anche la prima
asiatica. Dalla sua istituzione,
più di 40 anni fa, l’Acnur ha
aiutato decine di milioni di rifugiati e ricevuto due Premi
Nobel per la pace, diventando
una delle più importanti organizzazioni umanitarie del
mondo.
Attualmente, l’Acnur aiuta
oltre 27 milioni di persone
che hanno cercato rifugio dalla persecuzione o dalle guer
re, o che stanno ritornando
alle loro case. Sadako Ogata
è stata eletta Alto Commissario per i rifugiati dall’Assemblea generale dell’Onu e ha
assunto il suo incarico nel
febbraio 1991, solo poche
settimane prima che si verificasse la crisi curda nell’Iraq
del Nord. Da allora, l’Acnur
si è trovato di fronte a un susseguirsi di emergenze umanitarie. quali l’esodo catastrofico di 2 milioni di persone dal
Ruanda nel 1994, la crisi nella ex Jugoslavia, dove l’Acnur coordina gli sforzi umanitari deirOnu; l’esodo in
cessante di migliaia di persone in fuga dalla Liberia e dalla Sierra Leone.
Sadako Ogata, 67 anni, è
sposata e ha due figli. È stata
preside della Facoltà di studi
internazionali alla «Sophia
University» di Tokyo. È stata anche esperto indipendente della Commissione dell’
Onu per i diritti umani, incaricata di verificare il rispetto
dei diritti umani nel Myanmar, ex Birmania, nel 1990.
Dal 1982 al 1985, ha rappresentato il Giappone presso la
Commissione dell’Onu per i
diritti umani.
Avverrà nei prossimi 30 mesi e costerà 44 milioni di dollari
Il rimpatrio di 300.000 angolani
La signora Sadako Ogata
L’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i rifugiati
ha informato che deve reperire 44 milioni di dollari per finanziare il rimpatrio volontario di circa 300.000 angolani
nei prossimi 30 mesi. Ci sono
circa 200.(XX) rifugiati angolani in Zaire, 96.000 in Zambia,
12.000 nel Congo e 1.000 in
Namibia; altri 15.000 sono rifugiati in altri 32 paesi.
Circa 5.500 persone hanno
già fatto ritorno spontaneamente in Angola dopo la firma del trattato di pace lo
scorso novembre. L'accordo
ha posto fine a 20 anni di
guerra civile, che ha causato
circa 600.000 morti e 3 milioni di sfollati interni. Nei
campi profughi dove risiedono gli angolani è in atto un
programma di sensibilizzazione sul pericolo rappresentato da circa 10 milioni di
mine terrestri, sparse in tutto
il paese devastato dalla lunga
guerra civile.
Mentre la maggioranza dei
rifugiati dovrebbe rientrare
spontaneamente, il ritmo dei
rimpatri dipenderà dalla rapidità con la quale sarà attuato
l’accordo di pace. Nell’ambito del programma della durata di 30 mesi, iniziato il 1° luglio 1995, l’Acnur ha bisogno
di 7,1 milioni di dollari per
quest’anno, 28,3 milioni per
il prossimo anno, e 8,5 milioni nel 1997. La spesa più con
sistente (15 milioni di dollari)
sarà quella per il trasporto e
la logistica; 6,8 milioni saranno spesi per assistenza medica e nutrizione; 2,7 milioni
per fabbisogno domestico;
1,9 milioni per servizi comunitari; 1,2 per produzione di
raccolti; 1,5 per l’istruzione;
980.000 dollari per approvvigionamento idrico.
Il rimpatrio dei rifugiati angolani è la seconda operazione condotta dall’Acnur nell’
Africa australe nell’ambito di
iniziative mirate a consolidare
la pace. Segue il rimpatrio,
completato con successo lo
scorso mese di giugno, di un
milione 700.000 rifugiati mozambicani. (Acnur)
Nicaragua: si è dimesso il genero
della presidente Violeta Chamorro
MANAGUA — Antonio Lacayo, uomo forte del governo
della presidente Violeta Chamorro, di cui è genero, si è dimesso per «lavorare nel campo politico». Lacayo si batte
contro una riforma costituzionale che gli impedirebbe, in
quanto parente del capo dello stato, di presentarsi all’elezione presidenziale di novembre 1996.
Belgio: 180” anniversario di Waterloo
WATERLOO — Il 180“ anniversario della battaglia di
Waterloo, avvenuta il 18 giugno 1815 alle porte di Bruxelles, è stato commemorato il 18 giugno scorso con una ricostituzione seguita da 50.000 spettatori. 3.000 soldati dilettanti giunti da tutto il mondo, vestiti in costumi d’epoca, fra
cui 200 cavalieri, hanno replicato le fasi decisive della battaglia, che aveva fatto allora 53.000 morti e feriti. La parte
di Napoleone era interpretata da un maestro elementare belga pensionato di sessant’anni, Philippe Sclaubas, che ha dovuto essere sostituito durante lo spettacolo perché vittima di
un disagio cardiaco.
Svizzera: due ditte sospettate di violare
l'embargo contro l'ex jugoslavia
ZURIGO — Sono in corso indagini nei confronti di due
imprese svizzere sospettate di violare l'embargo contro l’ex
Jugoslavia. 36 casi di infrazioni alle sanzioni imposte nel
1992 alla Serbia e al Montenegro implicherebbero imprese
svizzere. Per ora, soltanto due ditte sono sotto inchiesta.
Gran Bretagna: proseguono
i negoziati con il Sinn Fein
LONDRA — Il governo britannico ha affermato che i negoziati con il Sinn Fein (ala politica dell’Ira) proseguono,
smentendo così Gerry Adams che aveva detto che «per il
Sinn Fein, le discussioni esplorative sono concluse» e che il
processo «sta andando diritto verso una crisi».
Usa: le proposte di Pat Buchanan
WASHINGTON — Il repubblicano Pat Buchanan, candidato all’elezione presidenziale del 1996, si augura che gli
Usa sospendano progressivamente le loro contribuzioni al
Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale nonché «ogni aiuto finanziario destinato all’estero». Col denaro
«risparmiato», Pat Buchanan propone di sopprimere le tasse
che gravano sulle piccole e medie imprese americane.
Uganda: rinviato il pluralismo politico
RAMPALA — Dopo quattro giorni di dibattito. 1"assemblea costituente ha respinto un ritorno immediato al pluralismo politico. La maggioranza dei deputati si è pronunciata
per ii mantenimento del sistema in vigore dal 1986, con
l’arrivo al potere di Yoweri Museveni. L’Uganda si sforza
di redigere una nuova Costituzione prima delle elezioni parlamentari e presidenziale previste per il prossimo dicembre.
Pakistan: arrestati mille islamici
ISLAMABAD — Circa mille islamici sono stati arrestati
il 19 e 20 giugno scorsi nel nord del paese dove si sono verificati violenti scontri tra le forze dell’ordine e i militanti di
un piccolo partito clericale, il «Tehrik-E-Nifaz». sostenitore
della «sharia» (legge islamica). I disordini hanno fatto una
dozzina di morti.
Germania: cala il deficit pubblico
BONN — Nel 1995, il deficit pubblico dovrebbe tornare
al 2% del prodotto interno lordo, contro il 2,5% nel 1994. È
quanto emerge dai dati provvisori pubblicati dalla Bundesbank nel suo rapporto mensile di giugno. Tale risultato è
dovuto essenzialmente al rialzo delle imposte sulle assicurazioni e sulla proprietà, nonché all’imposta di solidarietà.
Polonia: cresce la produzione industriale
VARSAVIA ■— La produzione industriale è aumentata
del 12,9% durante i primi Cinque mesi dell’anno 1995, rispetto allo stesso periodo dell’anno 1994. Lo indicano i dati
dell’Ufficio centrale delle statistiche pubblicate a Varsavia
il 19 giugno scorso.
Svezia: cala la disoccupazione
STOCCOLMA — Il tasso di disoccupazione è calato al
6.8% della popolazione attiva nel maggio 1995, contro il
7,2% in aprile e il 7,1% nel maggio 1994.
India: oltre 500 morti per il caldo
NEW DELHI — Oltre 500 persone sono morte di caldo
nello scorso mese di giugno. Per tre giorni consecutivi la
temperatura del subcontinente asiatico ha raggiunto i 48,5
gradi nelle pianure del Nord.