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Alino II.
Veuei-tlì IO iliceiiafire 1^5«.
LA BUOIVA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PMKKXO D»AÌÌSÌ0CÌAK20.^E
(/I domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 1 L.7,00
— per sfi mesi » 4,00 ( » 4,il0
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, <> 3,20
A)>;0svovt£; Si iu iyxr. n
Scgutfiiiiu la verilù nella curii».
Efes. IV. 13.
La Direzione della BUONA NOVKIXA è
in Torino, ca.sa Bellora, a capo dii Viale
del Ite, N 12, piano 3 '.
Le associazioni si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SEnilA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
La Chiesa Evaogelìca ItaVatìa nei Grlgioci. — I Confessori di G. G. In Italia nel
secolo XVI. Criovcintli Mullio i. — Il Proselitismo religioso. — Schiarimenti
storici sui Matrimonii di Garlo Magno. — Fratellanza Evangelica.—La Campana.
— Notizie religiose : Francia — Ingliilterra—Svizzera—Turchia—Canada — Irlanda.
— Cronachetta politica.
lA CHIESA m^ìGELiCA ITALIANA NE! GUIGIONI
Al sud-est della Svizzera, sulla più
alta contrada delle Alpi, in mezzo alle
perpetue ghiacciaie, sono situate le
strette valli che fomiano l’antica Rezia, oggidì il paese dei Grigioni. Non
è del nostro Giornale il descrivere le
bellezze che l’Autore della natura ha
voluto prodigare su quelle altissime
■valli della Engadina: noi stando stretlamente al nostro tema religioso discorreremo brevemente di una chiesa
evangelica italiana che esiste colà, e
che poco è conosciuta dalla più parte
dei nostri lettori.
AllorMiè si fecero sentire anche in
Italia i moti di riforma religiosa nel
secolo XVI, la fazione clericale allora
potentissima mise lutto in opera acciò
la riforma evangelica non prendesse
piede. I generosi riformatori italiani
perseguitati ovunque, cercarono un
asilo in quelle valli, fra quei ghiacci
eterni, e alcuni di essi rifugiarono
neH’alta Engadina, nella viille di Dre-
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gaglia, é nel paese di Chiavenna.
Quei buoni alpigiani furono cortesi di
ospitalità ai perseguitati, i quali a loro
volta annunziarono la buona novella
ai loro albergatori.
Bartolomeo Maturo, già priore de’
frati domenicani a Cremona, fu il
primo cbe abbandonò la patria per
causa di religione. Nauseato dalla
poco evangelica condotta dei suoi confrati, e dai miracoli immaginari con
cui que’ frati dei suoi tempi ingannavano il popolo, e tratto dalle luminose verità che scorgeva nella parola di Dio, abbandonò il convento e
la patria per vivere in terra straniera
secondo le sue convinzioni religiose.
Giunto in Valtellina e ricevuto ospitalmente da que’ buoni paesani, senza
consultare la umana prudenza, che
tanto spesso rovina le opere di Dio,
si diè subito a predicare puro il Vangelo. La fazion clericale non poteva
soll'rire l’importuno banditore del Vangelo, tanto più che il popolo andava
in folla ad udirlo, e prestava attento
l'orecchio alla sua predicazione; lo
accusò come pubblico perturbatore
alla Dieta d’Ilantz nel 1529; e sebbene difendesse valentemente la sua
causa, la fazione prevalse, e Maturo
fu esiliato. Allora uno dei deputati
della Dieta il preso sotto la sua proiezione, e invitollo ad andar seco lui
iu Uregaglid per predicarvi il Vangelo.
Nel 1530, cioè alcuni mesi dopo, le
predicazioni di Maturo produssero tal
frutto, che in tre grossi villaggi della
Bregaglia fu abolita la messa, e proclamata solennemente la riforma religiosn in Vicosoprano, Borgonuovo e
Stampa.
La Bregaglia è una valle assai
stretta, e lunga 15 miglia italiane
(10 piemontesi): essa è circondata
dalle cime delle Alpi che impediscono
ueH’inverno ai villaggi posti nel fondo
di ricevere i raggi del sole. La valle
è formata dal monte Maloja (cattivo
alloggio) al nord) una catena di monti,
di cui ciascuno ha il suo nome, la
chiude all’fiAi, e fra questi spicca la
ghiacciaia di Bondasca, quasi perpendicolare sul villaggio di Bondo: alVovest è chiusa dalla catena del Settimer sul dorso del quale signoreggia
il pittoresco villaggio di Soglio: al sud
si discende iu Italia per Chiavenna.
La popolazione di tutta la valle è
di circa 1800 anime, è divisa in sei
villaggi, cioè Casaccia, Vicosoprano,
Stampa, Hondo, Soglio, e Castasegna.
In ciascuno di questi villaggi evvi una
chiesa ed un pastore evangelico. I prodotti di quel suolo sono le castagne,
ed in qualche luogo un poco più esposto al mezzogiorno, un poco di frumento. Frattanto il viaggiatore non
trova mai il nieschinello che gli tende
la mano a domandare elemosina. La
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lingua è un italiano alquanto corrotto,
ma sapendo tutti quei montagnardi
leggere, ed essendovi l’istruzione religiosa, le prediche, il canto, la lettura della Bibbia in buon italiauo,
non vi è chi non comprenda e non
parli con facilità la nostra bella lingua.
Prima della riforma la Bregaglia
era sotto il dominio spirituale di uu
prete chiamato Prevosto, il quale abitava la casa la piii magnifica della
valle, e riscuotendo inesorabilmente
le decime dai suoi figli spirituali, \ivea assai comodamente: sei preti sotto
i suoi ordini facevano a loro volta il
dover loro su quei buoni montagnardi, esigendo sen/.a pietà quello
che chiamavano loro diritto. Evvi ancora al giorno d’oggi una tradizione
nel paese sull’ amore vicendevole che
regnava tra quel Prevosto e quei paesani, che mentre tutte le altre chiese
furono trasferite al culto evangelico, la
chiesa e la casa del Prevosto furono
rase fino alle fondamenta. .Ma torniamo a Maturo.
Quest’uomo pieno dello spirilo del
Signore iiou aveva appreso l’Evangelo
che nel santo libro di Dio: egli non
aveva giammai lette le opere dei riformatori alemanni o svizzeri, ma al
puro lume del Vangelo egli aveva conosciuta la verità, e questa verità tutta
pura, e scevra da ogni mescolanza di
dottrine umane, era la dottrina predicata da .Maturo a quegli alpigiani :
era nè più nè meno la predicazione
degli apostoli. Una tale predicazione
doveva produrre i suoi frutti, e li produsse. La riforma ai operò, ma senza
il menomo disordine: la messa fu abolita, le imagini furono tolte, ma senza
quei clamori che in (¡ualche luogo disonorarono la riforma : il prevosto
gridava, c lo si lasciava gridare; scomunicava, e lo si lasciava scomunicare; Pino a che vedendo che più non
gli si pagavano le decime, che non vi
era più da sperare emolumenti di sorta, abbandonò co’ suoi preti il paese.
¿Maturo allora vedendo le cose stabilite in Bregaglia , sali il Maloja e
andò a predicare il Vangelo nell’ alla
Engadina , ove il zelante Gallitz di
Coira aveva fatti quasi inutilmente i
suoi sforzi. Il buon Gallitz predicava
in italiano, ma era tedesco, e l’italiano fin d’allora non voleva sentire
una riforma religiosa che venisse dall’estero. La fazion clericale della Engadina conoscendo lu spirito italiano di quegli alpigiani lasciava che il
buon tedesco predicasse; ma non andò
così la bisogna quando si presentò
l’italiano Maturo: allora la fazione si
scagliò contro di lui, e si provò ad
eccitare il popolo fanatico contro il
servo di Dio. 3la Maturo aveva posta
la sua confidenza in Dio, e si rideva
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degli sforzi dei suoi nemici; la sua prudenza cristiana si era mauifestala di
già in Bregaglia ove operò la riforma
senza il menomo disordine, e questa
stessa prudenza manifestossi in Engadina. 11 consiglio supremo lo fe’ citare
sull’ istanza dei preti, ed egli fidato
nella parola del divino Mae.stro che
dice; « quando sarete menati davanti
ai rettori.....per cagion mia..... non
siale in sollecitudine come o che parlerete: perciocché in quella slessa ora
vi sarà dato ciò che avrete a parlare » (Matt. X, 18, 19); andovvi
sicuro, e sperimentò l’effetto della promessa divina: egli parlò e poscia attendeva la decisione iu preghiera nella
camera contigua; e quel consiglio raunato per esiliarlo, gli permise di predicar liberamente il Vangelo. Maturo
predicò, e la riforma fu stabilita in
Engadina : allora ei rimise l’Engadina
a Gallitz, e tornò nella sua cara Bregaglia, ove fu il primo pastore regolarmente stabilito a Vicosoprano, e vi
restò fino al 1547, anno nel quale
fu chiamato a stabilire la riforma in
Tomliasco, ed allora consegnò la
chiesa di Vicosoprano a Vergerlo.
Se a Dio piacerà ci tratterremo altra
volta su questo grande italiano ; per
ora ci basti dire che Pietro Paolo Vergerio era stato vescovo di Capo d’ Istria, ed uomo di così sublimi lalenli,
e di morale talmente pura, che il papa
lo avea fatto suo legato, e lo avea
mandato in Germania per traltare con
Lutero; ma egli era solito a dire col
Salmista: elegi abjectus esse iti domo
Dei mei, magis quam habitare in tabernaculis peccatorum: io eleggo piuttosto di essere l’ultimo nella casa del
mio Dio, che di abitare nei tabernacoli dei peccatori; e colui che avrebbe
potuto far splendida comparsa fra i
porporati di Roma, si eleggeva un
umile posto di pastore in uu villaggio.
Lo zelo di Vergerlo non gli permetteva di restare nel suo villaggio,
ma faceva delle frequenti escursioni
per annunziare il Vangelo: la sua statura alta, la sua presenza maestosa,
le alte cariche che aveva occupate, la
sua immacolata condotta, e l’onorevole povertà a cui si era ridotto per
Gesù Cristo, eran tutte cose che contribuivano a farlo ammirare, in guisa
che presentandosi egli in un qualche
villaggio il popolo accorreva per vederlo: egli sapeva ben profittare di
tali avantaggi per la gloria di Dio.
( Sarà COI di mudo).
l CONFESSORI DI G. CHISTO
li\ ITALIA
NEL SECOLO XVI.
Giovanm JIollio.
Quella fra le città d’Italia nostra
che prima delle allre apri gli occhi
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alle verità evangeliche fu Bologna. Celebre per la sua università, nella quale
si riuniva tutto quanto di più sublime
vi fosse in Europa iu fatto di scienze,
e lettere, non poteva non essere la
prima città a scuotere anche in materia religiosa le superstizioni del medio evo.
Giovanni Mollio, nativo di Monlalcino nel Senese, fu colui di cui Dio
servissi per annunciare prima di ogni
altro la verità evangelica in Bologna.
Giovinetto ancora imberbe, diede il
suo nome all’ordine dei frati minori ;
ma invece di consumare il suo tempo
nell’ozio, 0 di darsi a pratiche superstiziose come facevano d’ordinario i
suoi colleghi, il giovanetto si occupò
interamente nello studio delie belle
lettere e della teologia. La teologia
specialmente di que’ tempi era un impasto di tutte le stranezze che fossero
potute cadere in umana mente. Molilo ebbe la curiosità di leggere alcuno
opere de’riformatori; e nella idea di
confutarie consultò la Bibbia ; ma
quale fu la sua sorpresa alloraquando
nel leggere il libro di Dio, si avvide
che le dottrine de’ riformatori erano
quello stesse della divina parola! Allora anziché cercare la sua dottrina
nei zibaldoni teologici, si diede a cercarla nella Bibbia, ed il suo intelletto
ed il suo cuore fu rigenerato per la
parola di Dio, viva e permanente in
eterno (1. di S. Pietro 1,23). Non aveva però ancora rinunciato apertamente
alla religione nella quale era nato.
Nominalo predicatore e professore
di teologia, insegnò dapprima nella
università di Brescia : di là passò a
Milano, quindi a Pavia; e nel 15ó5
fu elello professore nella celebre università di Bologna. Fu colà ch’egli incominciò a manifestare pubblicamenle
le sue convinzioni evangeliche, specialmente sulla giustificazione per la
fede. Cornelio, professore di metafisica nella stessa università, fidando
nelle sue sottigliezze, ebbe il coraggio
di chiamare Jlollio a pubblica disputa sui punti religiosi : ma le sottigliezze del metafisico non valsero nulla
contro i passi chiari ed evidenti della
parola di Dio; Cornelio fu sconfitto.
Ma Lale sconfitta produsse la vendetta: da emulo, Cornelio si fe’ accusatore, e denunciò Mollio all’ inquisizione siccome eretico dommatizzante ;
ed ecco che il coraggioso discepolo di
Gesù Cristo è condotto a Roma carico
di catene per essere giudicato.
Siedeva allora in Roma Paolo III,
il quale deputò dei giudici onde esasaminare le dottrine proposte dall’accusalo professore ; ma Mollio colla
sua eloquenza seppe cosi ben difendersi, che 1 suoi giudici si contentarono di riinandario assoluto dalfaccusa di eresia, ingiungendogli però
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precetto di non piii insegnare tali
dottrine, che sebbene, essi dicevano,
sieno vere secondo !a Bibbia, non so
no però tali da essere pubblicamenle
insegnate. Mollio non si credè obbligato aU’osservanza di un precello così
strano, che gli vietava d’insegnare
quelle dottrine che 1 suoi stessi avversari confessavano essere le dottrine
del Vangelo, e seguitò ad insegnarle :
allora il papa ordinò che fosse cacciato dalla università.
Scacciato da Bologna, Mollio andò
a Napoli e fu eletto predicatore e lettore nel convento di S. Lorenzo. Là si
unì con Valdès , Ochino , Pietro Martire Vermigli ed altri zelanti predicacalori del Vangelo, e la sua parte fu
di spiegare le lettere di S. Paolo insieme con Pietro Martire. Napoli allora era sotto la dominazione spagnuola ; il Viceré perseguitò i riformatori : Ochino e Pietro Martire si
salvarono colla fuga, Mollio rimase
ancora e solfrì persecuzioni e prigionie , dalle quali però la Provvidenza
lo aveva semprtó fatto evadere.
Ma montato sul trono di Roma
Giulio III fe’ ricercare con grande sollecitudine di Mollio , il quale cercava
nascondersi dal furore dei suoi nemici: ma trovato a Ravenna fu condotto a Roma carico di catene, e fu
gettalo in dura prigione. Il servo di
T>io sopportò la sua prigionia con
tale pazienza e rassegnazione, che i
suoi giudici lo crederono pentito, e
pronto a fare solenne ritrattazione di
sue doltrine ; una ritrattazione solenne di un uomo siccome Mollio
avrebbe prodotto un grande effetto
sull’ animo di coloro che in Roma
stessa propendevano per le dottrine
evangeliche. I cardinali si raunarono
a consiglio insiem col papa e si proposero di tutto mettere in opera acciò tale ritrattazione accadesse, e colla
maggiore possibile pubblicità. Ne fecero fare parola al prigioniero, il
quale conoscendo i loro disegni, rispose in modo da farli credere
che si sarebbe ritrattato , senza però
prometterlo; i cardinali fidarono nella
lusinga, e stabilirono il giorno 5 settembre 1534 per giudicare pubblicamente i rei d’eresia, fra i quali era
Mollio. Fu questa la prima e l’unica
volta che il tribunale dell’inquisizione
di Roma si raunasse pubblicamente ,
onde non sarà discaro ai nostri lettori se diamo una descrizione dell’apparato di quel giudizio inquisitoriale.
L’inquisizione allora era nel convento dei Domenicani detto la Minerva ■■ una vasta sala capace di circa
mille spettatori era il luogo destinalo
per tale spettacolo. Il trono del papa
era nel mezzo addossato alla parete
di fondo : il trono vi era non già perchè il papa volesse essere presente al
7
giudizio, ma sol per la forma, essendo il papa il presidente del terribile tribunale. Ai Iati del trono sorgevano su tre gradini due banchi ricoperti di damasco violaceo : erano i
banchi sui quali dovevano assidersi i
dodici cardinali grandi inquisitori.
A’ piedi dei gradini del trono papale
ai due lati eranvi due piccoli tavolini
con sgabello di legno coperti di setino violaceo, quello a destra per il
Revm® P. Commissario, e quello a
.sinistra per Monsignor Assessore. In
mezzo avanti il trono eravi un tavolino parato di lana nera sul quale era
una immagine di Gesù crocifisso di
metallo nero , ed un cartone bianco
sul quale erano stampali i primi 14
versetti del Vangelo di S. Giovanni.
Due lunghi banchi sorgevano dai lati
sopra un solo gradino , tutti parati di
lana violacea : quello a destra del
trono era destinalo ai consultori del
tribunale , quello a sinistra ai qualificatori. Sotto i banchi dei consultori
e de’quallficatori vi erano i banchi ed
i tavolini ricoperti di lana nera per i
notai, ed altri impiegali dcU’inquisizione. Chiudeva il quadrato il banco dei
testimoni, e dietro i testimoni erano i
prevenuti aspettando ciascuno la sua
volta di esser chiamalo : un cancello
custodito dalle guardie svizzere chiudeva l’entrata nel quadrato a chiunque non aveva luogo nel tribunale.
Una panchetta di legno ruvida nel
mezzo del quadrato indicava il luogo
ove doveva assidersi il prevenuto per
esser giudicato. Una galleria che circondava la sala era destinata alf aristocrazia romana , ed il resto della
sala al pubblico.
La sala era gremita di popolo ; un
solo passaggio nel mezzo era a malapena tenuto sgombro ; tutti erano in
aspettazione , allorché si sente da lungi sotto le volte dei lunghi corridoi
rimbombare un canto lugubre; le rauche voci dei frati del Guzmano cantavano alternativamente il salmo Miserere ; atroce insulto alia divinità ;
invocare la infinita misericordia di
Dio , mentre in suo nome si esercita
la più orribile barbarie ! Ma il funesto corteggio si avanza.
{Sarìi continuato.)
IL PUOSELITISMO IIELIGIOSO
La Presse Rèligicuse pubblica il
seguente articolo sotto il titolo di
Proselitismo religioso.
« Il proselitismo religioso è egli un
delitto? Una lale questione fu risoluta
sono già 1800 anni da Caifa e da Filalo; e poscia dagli imperatori romani
contro i martiri cristiani. É stata ai nostri tempi risoluta nello stesso senso
in alcuni stati cristiani. La corte suprema di Toscana ha difatti emanata
8
una sentenza , ;nella quale leggiantio
espressamente che il proselitismo è
nn delitto; delitto civilmente punibile. In conseguenza, i coniugi Madiai
sono stati condannati a più anni di
prigionia pt'r accusa di proselitismo.
I Stati protestanti dal canto loro perseguitano, proscrivono e puniscono il
proselitismo cattolico (1). Tutti gli uomini religiosi si rammentano del pittore svedese IVilson, il quale condannalo dai tribunali della sua patria per
essere divenuto cattolico, andò a morire in uno spedale di Copenaghen.
La Svezia anche nell’ anno scorso fu
il teatro di una simile persecuzione.
L’istruzione criminale cadde questa
volta su di una donna: i giornali levarono fortemente la loro voce.
« Noi protestiamo altamente contro simiglianli sentenze le quali violano e sconvolgono tutte le vere nozioni cristiane ; e che se voglionsi ritenere per giuste, debbonsi per tali
anche ritenere le condanne di quei
milioni di martiri, degli apostoli, e,
oseremo dirio, delio stesso Divin noslro Maestro, morto per la redenzione
del mondo, e per la propagazione del
cristianesimo. Noi protestiamo a no>
(1) La Svezia è a nostra cognizione l'unico paese protestante che d’a ancor l’esempio di lale enormilh, e confidiamo che
anche là il sacro principio della libertà di
coscienza si» vicino a trionfare. (Red).
me della giustizia e della morale eterna ; noi protestiamo a nome della
ragione, della libertà e della dignità
umana, alle quali il proselitismo rende omaggio, presentandosi ad esse per
essere accettato secondo le intenzioni
del Creatore, il quale ci ha dato l’intelligenza e la volontà. A nome dei
nostri fratelli d’Inghilterra, d’irlandaj
a nome dei proscritti cattolici di Svezia e di Polonia, di Grecia e di Russia; a nome dei generosi missionari
della Cina e del Giappone; a nome dei
martiri della fede cattolica in tutti i
tempi ed in tutti i luoghi, noi protestiamo con tutte le forze di una giusta
e profonda indignazione contro principi e regole che servono d’istrumento
alla persecuzione.
Il II proselitismo un delitto ! ma
egli invece è la gloria dell’ uomo, ed
il più certo dei suoi titoli avanti a Dio.
Se ci si mostra nel passato una qualche
legislazione che abbia punito l’errore
involoutario, la convinzione che può
ingannarsi, ma che è profonda e sincera; in una parola 1’ uomo di buona
fede, l’uomo di buona volontà, noi
risponderemo, d’accordo colla legge
divina e colla coscienza umana, che
non vi è stato in quella legislazione
che un’opera d’intolleranza, d’ingiustizia e di arbitrio. È il proselitismo
che r apostolo prendeva cura di giustifì^iare, e per cosi dire di consacrare
9
allorquando rispondeva alla iniquità
del giudice che voleva vietargli di predicare; « Giudicale voi s' egli è giusto
nel cospetto di Dio' d’ ubbidire a voi
anziché a Dio? » (MU IV). Il proselitismo non è un delitto. Il proselitismo
è un dovere, uua virtù ».
Domandiamo al CaiVtlico: cosa risponde egli a questo suo confratello
che domanda la libertà di proselitismo
per i cattolici? Noi sottoscriviamo ben
volonlieri aU'arlicolo della Presse fièli gì eusc.
SCHIARIMENTI .STORICI
sti
MATÌIIMOM DI CAI'.L» MAfiXO
-Caro amico
Voi mi parlate di non so qual clericale che stampò non vero il ripudio
di Ermengarda fatto da Carlo Magno,
secondo ogni apparenza con beneplacito dei papa. Leggete di grazia il seguente brano di lettera scritta a Carlo
Magno da papa Stefano III, e poi ragioneremo in.sieme.
« L’indegna alleanza coi Longobardi da
le proposta è un empioediatmlico miscuglio. E per quale acciecamenlo potresti
ncconsentir* a macchiare il sangue dell’illustre schiatta dei Franchi immischiandolo con quello del popolo Longobardo,
popolo perfido e fetente, che ha dilTuso
sulla terra l’infame plaga della lebbra ?
Sarebbe queslo un congiungere la fede
alla miscredenza ed i lumi alle tenebre.
Tu devi, sull’esempio dei più illustri re
di:l tuo paese, scegliere le spose Ira la
nobile|nazione dei Franchi, e risrrbare ad
esse sole tutto il tuo amore. .Non l’è permesso di confondere il tuo sangue con
quello degli stranieri: glaniinai nessuno
de’tiini parenti, nè l’avo, nè il bisavolo,
nè il padre tuo, cercarono donne nelle
contrade straniere alla Francia. Io li scongiuro di non dimenticare che nel momento
che l’imperatore Costantino si sforzava di
persuadere al re Pipino, di gloriosa memoria, di dare al suo figlio Leone la mano
dell’ilkistre sorella tua Gizella, rispose
che voi non potevate congiungervi a donne
straniere, nè stringere un tal nodo contrario alla volonlii dc’Pontefici dell'apostolica sede. Se, a malgrado delle vostre
preghiere e de’nnstri consigli, alcuno di
voi pretendesse di contraddire ai nostri
avvertimenti, ai nostri voti, sappia, che
per l’autorità dell’alto signore san Pietro
principe degli Apostoli, cadrà ne’ceppi
deH’anatema, si vedrà sbandito dal regno di Dio, e sari condannalo all’eterno
fuoco del demone infernale con lutti
gli altri empii schiavi delle funeste
pompe; mentre quegli che pieghevole alle
nostre esortazioni terrà presenti ed eseguirà i nostri precelti, verrà illustrato
dalle benedizioni di Dio, e parteciperà all’elerna gioia delle celesti ricompense con
tutti i Banti e con tutti gli eletti del Signore ! ! ))
Cosi scriveva con più passion che decoro al re Carlo Magno il romano pontefice per dissuaderlo, non già dal divorzio della prima moglie, ma sibbene dalle
nuove nozze con Ermengarda, non perchè fossero illecite e adulterine, ma per-
10
che mescolavano il sangue de’Fraiichì con
quello de’Longobardi.
A chi conosce le difflcollà infinite che
ineontra la critica nell’appurare i falli di
que’lempi oscurissimi, non fa meraviglia
se allri neghi che Carlo Magno fosse legittimamente ammogliato prima di contrarre le nozze con Ermengarda. L’autore
più degno di fede che noi abbiamo di
que’tempi, è appunto il cancelliere Eginardo che scrisse la vila del suo principe
e padrone Carlo Magno. Or egli parla di
Ermengarda come moglie di Carlo Magno;
ecco le sue parole: « Cum matris horialu
filiam Desidera regis Longobardorum
duxissel uxorem ecc. «
11 papa, come abbiam veduto, cerca
dissuadere non un concubinato ma un
matrimonio; non importa che lo dissuada
con parole da trebbio, anziché col linguaggio della ragione. Altri autori che
c’informino meglio della vera condizione
delle cose d'allora, noi non ne abbiamo.
D’ altra parte è certissimo che Carlo Magno si crede comunemente che fosse ammogliato prima di sposare Ermengarda.
Qual delle due ipotesi tra il sì e il no credete Toi che sia la più accettevole per
onore del papa ? lo crederei che quella
del no; perciocché, se egli era veramente
ammogliato, qual ragione più bella potea
darsi pel papa a sconsigliarlo da allre
nozze? In luogo di aiutarsi con improperi
cosi ignobili e plebei contro la razza de’
Longobardi, e di appoggiarsi alla passione
dell’orgoglio de’Franchi, non avrebbe un
ministro ecclesiastico dovuto far uso delle
ragioni che gli potea somministrare l’innocenza, la virtù, il diritto della prima
moglie ? Se non l’ha fatto è assai presumibile che non avesse ragione di farlo, e
di conseguenza è da credere che veramente Carlo Magno non fosse ammogliato,
ma forse vivesse in concubinato, come
portava il mal vezzo de’tempi, e la sua
stessa indole sfrenata quale confessano
tutti gli storici che di lui scrissero.
Dovendosi dunque secondo ogni dettame di critica riguardare per sua moglie
legittima Ermengarda sposata contro la
volontà del ponteHce, conviene riguardarne come iniquo il ripudio che di lì a
un anno fece, il suo storico non sa perchè=mceriu)w qua de causa, post annum
repudiavit, = ma i falli posteriori, a chi
non è cieco, dimostrano che Io fece se
non per compiacere al pontefice, certo
almeno col pieno di lui consenso. Perciocché non é vero che ripudiata Ermengarda, tornasse alla donna che prima
aveva, come asserì quel clericale di cui
parlate, ma tolse in moglie Ildegarda che
discendeva dalla illusile prosapia della
Svevia. = Et Uildegardam de gente Suavoru7n praicipuw nobilitaiis feminam in
matrimonium accepii.
L’anno appresso di questo secondo mairimonio andò colla novella sposa ai Limini dei SS. Apostoli in Roma, e vi fu
con tulli gli onori accolto da papa Adriano, segno evidente che quelle seconde
nozze erano accette in Vaticano.
Se poi desiderate altra prova che Ermengarda fu moglie legittima di Carlo
Magno, pigliatela dal Muratori, cbe all’anno 771 vi narra, che il cugino di Carlo
Magno, S. Adelardo, vedendo con dolore
dell’animo il ripudio dell’innocente Ermengarda, e il successivo illecito connubio con Ildegarda, si fece monaco = Gemebat puer beaiif indoUs quod.....rex
11
inlicito uteretw thoro propria, sine ullo
crimine, reprobata uxore.
Dopo ciò vedete le carole che piaDlano
i clericali in fallo di storia ecclesiastica,
e con quale impudenza cambiano le mogli In concubine, e fanno dei papi i sostenitori dei drilli coniugali anche là dove
più apertamente ne permisero o ne tollerarono 0 dissimularono se non ne cagionarono (come fanno credere le parole sucitale di Stefano Ili e le summentovate
accoglienze di Adriano I) la violazione.
Ciò v’ impari una volta per tutte, che
prender lite con gente di simile risma a
galantuomini non conviene, perocché essa
è capace di,lutto, e nega, e afferma, e
disdice, 8 sogna, e inventa , e spaccia
lutto che può giovare alla setta cui appartiene, senza curarsi di dir vero o falso.
A lei importa d’imporre ai gonzi, e non
cerca alTatlo d’avere l’approvazione dei
buoni, chè le bastano i gonzi che pagano. Non mi parlate più mai di simil gente
e addio.
FRATELLANZA EVANGELICA
Leggesi nelle Memorie Ecclesiastiche
dell’AIcmagna, che un pastor luterano a
Catbus in Prussia ricevette un giorno,
durante la guerra dei sette anni, la visita
di un croato, che gli manifestò il vivo
desiderio di ricevere dalle sue mani la
Sacra Cena.
Il pastore, che era un degnissimo servo
di Dio, avea qualche scrupolo a comunicare un callolico romanista, qual era il
croato. Ma questi insisteva dicendo: Io
credo in N. S. Gesù Cristo, e lo amo da
anni assai, ma con queste continue mar
cie e contromarcle del mio reggimento
non ho avuto più tempo nè occasione di
avvicinarmi alla sua mensa per nutrirmi
del suo corpo e abbeverarmi del suo
sangue. Se voi adesso ricusate di satisfare
il mio desiderio, ne dovrete rendere conto
a Dio.
Il ministro non ebbe cuore di resistere
a cosi pressanti sollecitazioni, e rispose
che era pronto ad appagare le brame del
pio soldato. Il quale si gitta subito in
ginocchio, cd in cattivo tedesco pronuncia una preghiera, e fa a Dio la confessione de’-suui peccali con tanto fervore,
che il ministro assicurò di non averne
intesa mai altra cosi piena d’aiTetto e di
pietà. Ricevette in seguito la Sacra Cena
sotto le due specie, e terminata la sacramentai cerimonia ringraziò con molle
lagrime il pastore, e partendo gli disse :
Io amo assai il mio Signor Gesù Cristo, e
voi purejl’amale, io credo. — Sì, certo,
rispose il pastore, è queslo il dovere, anzi
questa la vita del cristiano che ha fede. —
Ebbene, allor conchiuse il croato, noi
dunque siamo fratelli, e come tale vi riconosco, benché voi sale luterano ed io cattolico. Noi saremo salvi entrambi per
Gesù Cristo, e ci rivedremo entrambi in
cielo. (Arch. Evang).
LA CAMPANA
È da qualche tempo che la fazione
clericale sparge la calunnia che i Vaidesi facciano propaganda religiosa,
promettendo danaro a chi va ad ascriversi alla loro chiesa : il disinganno
dei molti, che mandati dai preti,
12
erano andati per iscriversi e prendere
il danaro, non ha gioValo per far lacere gl’impostori ; anzi si è giunto a
tale che la Campana nel suo numero
di ieri dice chiaramente che nel regio arsenale di Torino si sente lutto
giorno ripetere: = Fatti protestante,
scrivi il tuo nome su questa lista, ed
eccoti cento franchi. = Dice che nello
stesso arsenale un tal G... fa lucicare
agli occhi dei poveri ragazzi le monete d’oro per adescarli ad iscriversi
nella lista. Noi ferrai nei noslro proponimento di non entrare giammai in
polemica con tale giornale, che è il
disonore della libera stampa piemontese, diciamo soltanto ch’egli mentisce
sfaceitttamenic.
Per quello che riguarda le deduzioni che trae da alcune male citate
espressioni della Buona Novella, non
lo crediamo degno di risposta. Per
gl’insulti personali alla direzione del
sig. Bert, questi saprà farsene render
ragione se crederà del suo decoro di
tanto abbassarsi fino ad entrare in
lizza colla Campana.
nrOTlZIE REIiICiIO§E
FiuNciA, Mentre la fazion clericale
esalta fino alle stelle i progressi del cattolicismo in Francia, sicché a sentire essi,
ti sembrerebbe non esservi j)iù restato un
protestante; i protestanti pacificamente
costruiscono ogni giorno nuovi tempii,
non essendo più sufficienti gli antichi.
Nel mese di agosto sono stati dedicati
due nuovi tempii evangelici. In questo
momento un altro magnifico tempio è in
costruzione as. Sulpizio, vicino a Royan
(Charente inférieure). 11 sig. 0. Cuvier
ha indirizzato un appello agli evangelici
per la costruzione di un altro tempio in
Ars-sur-Moselle, a 9 liilom. da Metz. Sono ora ÌO anni che questo comune non
contava neppure un protestante; attualmente ve ne sono i 20 ammessi alla comunione. Fino ad ora questi cristiani evangelici tenevano le loro riunioni religiose in casa di un operaio, ma era impossibile di più continuare in tal guisa.
Domandarono al Maire l’uso d’una delle
sale del comune, ma questi siccome
cattolico zelante, respinse con orrore la
domanda; allora quei cristiani, perla più
parte operai e poveri, si videro costretti
a pensare alla fabbrica di un tempio, hnmediataniente fu loro otferto un terreno
gratuitamente; i loro confratelli son concorsi coi loro doni, ed ora non manca
loro che la tenue somma di 2,000 franchi
per compiere la fabbrica. Ecco come
muore il protestantismo in Francia !
iNcnii.TERRA. Martedì 9 novembre a
l.iverpool sette persone hanno solennemente abiurato il cattolicismo nella chiesa di s. Giovanni, e sono state ricevute
nella comunione protestante.
Svizzera. 11 consiglio di Stato di Soletta, seguendo l'esempio del Cantone
Ticino propone al gran consiglio la soppressione del convento delle cappuccine.
Lo stesso Governo intimò al capitolo della
cattedrale che lo avrebbe quanto prima
riorganizzato,
13
— I religiosi dcH’ordine dei Minimi
dovranno sgombrare dal Cantone di i’riburgo per mancanza di mezzi di sussistenza, essendosi disseccate le fonti delle
anticbe oblazioni e limosine.
Tuhcmia. 1 Greci non hanno più voluto
concedere posto nel santo sepolcro ai
l^^tini, perchè questi appoggiati dal Papa
jiretendevano che dovesse esclusivamente
appartenere a loro, l.a commissione (juindi adunata sotto la protezione del console
francese per comporre (juesta faccenda è
stata sciolta senza veruna conclusione.
Canada. 11 Seminatore del Canadá,
giornale settimanale che si pubblica a
Montreal, nella data del i novembre pubblica un sensato articolo sulla teocrazia
nel Canada. L’occasione di un tale articolo è una tassa di 3,000 L. che la Camera
ha imposta sopra i cattolici per la erezione della loro cattedrale. Quel giornale
si lagna perchè il governo ritorni sulle
vie del medio evo; volgendosi poscia al
clero cattolico dice così;
« Ed ora in quanto al clero romano gli
diremo che avendo dovuto ricorrere alle
vie di coazione per la erezione di una
chiesa, o per la sua .sussistenza, egli fa
con (piesto fatto confessione di sua debolezza che tosto 0 tardi debbe ess'ergli fatale. Im tal fatto dice evidentemente
ch’egli è impotente in faccia al suo gregge anche per le cósele più necessarie per
sostenere il culto. Un tal fatto dimostra
che non gli basta più la sua potenza spirituale, che la sua influenza è finita, e
che ha bisogno per sostenersi della forza
materiale, »
Lo stesso giornale nello stesso numero
dà un eccellente articolo intitolato; il lin(juaggio di Dio ed il linguaggio del Pa¡ia,
ove mettendo in confronto la parola di
Dio siccome è nel Vangelo, colla parola
del Papa siccome è nelle sue bolle, e nei
suoi decreti ne fa vedere la op^Kisizione.
Iki,a.mia. Missioni evangeliche infra i
cattolici ramarli : A coloro cbe leggendo
dei meravigliosi progressi che sta facendo
r Evangelo in quell’isola , si sentirono
spinti a ringraziarne Iddio, non riusciranno discari i seguenti particolari, che
togliamo dal BuUetin-Echo sui primordii
di questa opera interessante, nella parte
occidentale del paese. Il rev. Dallas della
Chiesa anglicana avea visitato l'irlanda
nel 1813 e I8ii, e da questi due viaggi,
sopra tutto dairultimo, ne avea riportalo
la convinzione che vi era possibilità di
giungere alla co.scicnza cd al cuore degli
Irlandesi. Egli stava meditando sul modo
d’imprendere qualche cosa, quando gli
pervenne una lettera di un amico , col
quale altre volle avea conferito su questo
argomento, offrendogli la sua coopcrazione. Incoraggiati l’uno daH'altro ed ambedue dal S gnore, i due amici si misero
all’opera, ad onta che molli Irlandesi, ai
quali aveano partecipato il loro progetto
facessero di lutto per mostrarne l’assurdità. Prima loro cura si fu, per mezzo di
uomini intclligenli ecri.«tianl, di fare indagini sul vero stalo della popolazione e di
registrare con ogni possibile esattezza i
nomi di tutti i massari cattolici romani
godenti fama di persone ri.<pettabili. Cosi
fu formala una lista di 30,DUO massari,
fra i quali nemmeno uno protestante.
Fecero allora stampare due lettere intitolate : .< Una voce del Cielo all'Irlanda» e
Uno sguardo dall’Irlanda all' Alemagna■>.
In due varie occasioni furono impostate
50,000 copie di queste lettere dirette ad
14
allrcttanti callolici romani d’Irlanda.
L’eiTelto che sortirono fu straordinario;
gran numero di persone si recarono dagli
ispettori della Società Irlandese, onde
avere spiegazioni ; i preti fecero quanto
poterono per impossessarsi di queste lettere; in certe occasioni vi riuscirono, ma
il più delle volte il popolo non volle abliandonarle. Poco dopo e col medesimo mezzo
mandarono una terza lettera intitolata:
it n diruto di un Irlandese», all’effettp di
dimostrare che un Irlandese ha diritto di
leggere le S. Scritture .... L’attenzione
così destata, si fece scelta di otto eccellenti
cristiani, uomini sagaci, prudenti, e associando un gran coraggio ad una squisita
benevolenza, i quali furono diretti sui
vari punti d’Irlanda , coll’indicazione
della via che ciascun di loro dovea battere, assolutamente come avrebbe fatto
un generale per la marcia di un’armata.
Aveano questi per missione d’indagare
quale fosse l’effelto sortito nel popolo
dalle lettere che erano state mandate. I
loro rapporti, ehe contenevano racconti
interessantissimi, si trovarono confermare
quanto si era previsto qualch’anno prima.
I due amici sempre più persuasi che il
momento di operare era vomito, ebbero
un nuovo abbncoamento, e dopo aver pregato e ripregato col massimo fervore, decisero la fondazione della Missione. 1 frulli
stupendi ottenuti in poi:hi anni sono la
prova che poche preghiere sono state
così abbondantemente esaudite.
CROXACIIETTA POLITICA
Tori’so. Da tutte le provincie sono
giunte alla capitale coperte di firme le
petizioni per l’incameramento dei beni
ecclesiastici. Oggi che le nazioni libere
decretano col voto de’ loro deputati le
liste civili degli imperadori e dei re, ninno crede più possibile che la possano
ragionevolmente non accettare anche i
signori vescovi. Se servono il pubblico da
ministri di religione, il pubblico saprà
stipendiarli, ma nella civiltà presente non
può i)ii't permettere die sieno fuori di circolazione valori immensi perchè amministrati dalle mani morte. Questa idea
così giusta e ragionevole regnava in pressoché tutte le petizioni, e pare che un
giorno 0 l’altro dovrà anehe trionfare
nelle Camere.
— Martedì p. p. è partito un corriere
di Gabinetto alla volta di Parigi, recando
al marchese di Villamarina, i dispatci
relativi al riconoscimento di sua Maestà
l’imperatore Napoleone III, e le nuove
credenziali al sig. di Villamarina, già inviato straordinario e minisiro plenipotenziario colà di S. M. Vittorio Emanuele
nostro Augusto Sovrano.
— VArmonia è terribilmente in collera
con im certo sig. P. Very del Belgio,
perché ha stampato che il papa dovrebbe
permettere il matrimonio dei preti.
Camera dei deputati. Il 6 dicembre
fu approvata la legge di riforma sui diritti
di gabella con iO'ì voti favorevoli e 53
contrari.
Nella seduta del 7 venne approvata alla
maggioranza di voti 94 contro 25 la legge
provvisoria d’amministrazione generale
in un solo articolo, che a cominciare dal
1“ gennaio I8S3 conferisce ai primi ufficiali deirinterno, di grazia e giustizia,
e d’istruzion pubblica le attribuzioni
istesse degli intendenti generali d'azien-
15
— l)ä —
da, per ciò che spetta ramministrazioiie
dei bilanci dei rispettivi dicasteri.
Senato. Nella seduta del 6 il signor
De-Marpherita relatore della commissione
incaricata di esaminare la legge del matrimonio civile ba dc|>osto sul banco della
presidenza il nuovo progetto di legge come fu modificato dalla commissione. Il
Senato ne ha decretato subito la stampa
e la distribuzione, e ne incoraincierà la
discus.sione mercoledì 13 corrente. ,
Covsir.i.io Co.'iUN4i.E. Nella seduta del
6 fu proposta una commissione da nominarsi perchè suggerisca i miglioramenti
da introdursi nelle abitazioni della classe
indigente, e vegga se uon siamo nel caso
di doverne coslnirre a bella posta, come
si fece con molto vantaggio dell’igiene
pubblica in altri paesi.
— 11 Ministro deH’lnterno ha diramato
agli intendenti una circolare perchè sorveglino coloro che da fiualche tempo intrapresero a far commercio di vini alterati, falsificati c guasti, delitto imperdonabile in ogni paese come dannoso alla
siihite, ma più imperdonabile in un paese
V inicolo come il Piemonte.
Genova. Il consiglio generale del nostro municipio, adunatosi la sera del G
corrente ha deliberato di essere pronto a
comperare la darsena ajipena il Governo
si decida a sgombrarla dalla marina
militare; ed ha in pari tempo ordinalo
che vengano continuati gli studi sulla
scelta della località più opportuna alla
costruzione del Dock.
Parigi. L’ambasciatore inglese si è recalo iu gran pompa alle Tuilleries la mattina del 6 dicembre, ed ha presentato a
Sua Maestà Napoleone IH Imperatore dei
Francesi, le lettere credenziali con cui il
suo Governo lo accredita presso questa
imperiai corte.
—,A dì i dicembre aveva adempito alle
stesse formalilà il sig. barone Antonini
per piirte di S. .W. il re delle due Sicilie,
in (jnalità d’inviato straordinario e ministro plenipotenziario.
—•Sono conliniie le amnistie concesse
ai compromessi politici. Un decreto imperiale del 5 libera da ogni pena i disertori della marinu militare.
— Leggiamo nel Monileur: Solamenle
dopo che la giustizia raccolse tutte lo indicazioni atte ad illuminarla, e dopo l’apertura fatta dal giudice d’ istruzione
della letteradel vescovo di Luiondirelt.T al
conle di Chnnibord come a Ile di Francia, ebbe effetto la perquisizione iu casa
del prelato. Questa disposizione si compì
regolarmente, e il Governo può rendere
teslimonianza al magistrali che la dovettero eseguire, che si sono condotti con
tutta la delicatezza che rickiedevasi dal
loro incarico.
Altri giornali affermnno che la polizia
non riusci a trovar nulla nella perquisizione fatta a quel vescovo benché fosse
comprovata la sua corrispondenza con
certo sig. lìrodu, gerente del foglio legittimista intitolato: Espérancedu Peuple,
e distributore di proclami e di proteste
del partito legittimista contro l’impero.
Inchilteura. —Il signor D’israeli cancelliere dello scacchiere ha esposto il 5
dicembre il suo programma di riforma
finanziaria in un discorso alla Camera dei
Comuni, che durò cinque ore. Conchiuse
di diminuire :
i" La tassa sulla birra;
2" La percezione dei diritti sulle
biade ;
16
5" L’ìnconie/ax (tassa sulle rendite}
proveniente da professioni, mestieri e
industrie. •
Per far fronte a queste diminiiiìioni
propose di estendere l’mcoìnetax sui fondi
pubblici, e d’imporre una gabella sulle
case fino alle pigioni di dieci lire sterline
in ragione d’uno scellino per ogni lira
sterlina. Finalmente dimandò un aumento
di credito sul bilancio per 1j somma di15
milioni di lire sterline per la difesa nazionale.
Spagna. — Un dispaccio telegrafico arrivato a Paiigi il 6 dicembre annunziava
che erano state dlsclolle le Cortes. Pare
che ne sia stato pretesto al ministero reazionario la nomina del presidente caduta
sopra il candidalo dell’opposizione ch’era
il signor .Martinez della Rosa.
Dioesi che la regina, ossia il ministero
reazionario che la dirige, riformerà la costituzione restringendo il numero degli
elettori e degli eleggibili, e non concedendo slla (’amera elettiva, che di stabilire una volla per tulte il bilancio del
regno. Le discussioni poi non sarebbero
fatte che a porte chiuse. Se ciò accade è
chiaro che la reazione mira a sopprimere
i governi parlamentari, e quindi agitar
quei semi di malcontento, cbe tardi o
(osto frutteranno la rivoluzione, 11 decreto
di scioglimento delle Cortes le riconvocava
pel 1" di marzo del 1853. Forse in queslo intervallo poirà la reazione organizzare il premeditalo colpo di Stalo.
SvizzEnA. — Una corrispondenza dei
fogli clericali annunzia che il gabinetto di
Vienna non avrà piii ministro residente
appresso le autorità federali, come non
l'hanno più da lungo tempo la Russia e
la Prussia.
ANNUNZI.
Presso Giacomo Serra Libraio.
REGULA FIDEI
Un bel Volumetto in-8" piccolo
ili liRgiiie 944.
Prezzo Ln. 1 25.
LUCILLA
ossia
LA lETTlRA DFJJ A lilBBIA
1 Voi. in-8" di 268 pag.
I*re**o: li. 1, eeiif. 50.
ALCUNE LETTERE
PARTE
TRADOTTE iVlOVillEME D.11 yilSO
DI
91.4 uc,'ei a .%'io
Lellerato del secolo XVI
PUBBLICATE 6 DEDICATE
ALLA GIOVENTÙ’ ITALIANA
DA
si»soKA
CON CENNI BIOGRAFICI
del medesimo.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.