1
LA BUONA NOVELLA
GIORNALE DELLA EVANGELIZZAZIONE ITALIANA
Seguendo U veiiu^ utílUourlU
EfEv IV. li.
Si dislrilluiscc ogni Venerdì. — Per caduu Numero cenlesimi 40. — Per caduna linea d’inserzione cenlesimi 20.
Condizioni d'AflMoriaztones
Per Tomso —■ Un Anno L. 4. — A domicilio L. i
Sei me«i . — . « »•
Tre mesi . — • • •»
Per Francia e Sriiiera franco a destinajione, e per l'Ingliilterra franco al confine lire » SO
per un anno, e lire » per sei mesi.________
— Pkovixcie L. « «o.
— . s >».
Lo Asnociazroni ai ricevono: in TiiniNO, an'linixlo il«*l UInrnnIi*, tia Valentino, l'usa
Bellora, N" 12, 3« piano; e liai l*lunrM lilirai, via B. V. degli Angeli, caj«a Ponili».
— A Genova, alla rnppollo » nlilc««*, mora di S- Cliinia.
Nelle provincie, presso lulti ((li U/ficii pestali per mezzo di Vaglia, elio dovranno osnere iiivinii
franto al Direttore della Ri oia Novell* e non allrinienti.
AU'ettero, ai scguenli indirizzi: I.oxnitA, dai sigK. .NÌKalictt 0 librai, 31 Rcrnert-Ktrcet ;
Parigi, dalla libreria C. Meyruci». me Tronchet, arNiKEs, dal sig. Peyrot-Tinel liln aio; Lkisiì,
dai ligg. Deni« et Pelit Pierre librai, me Neuve, 18; Gi.'IEVIia, dal Big. K. Heroud libraio;
LosA^riA, dal sig. Delafontaine libraio.
SOFIS.HI VESCOVILI
Domenica, 4 marzo, ebbe luogo, a detta delVAnnonia, nelI’Oratoriodi s. Francesco di Sales,
l’abiura di un ragazzo valdese dell’età di quindici
anni. Faceva la funzione monsignor Losanna
vescovo di Biella, e questi, dopo aver deplorato
« con viva commozione come tanti figliuoli della
a luce, lasciandosi pazzamente trascinare all’er« rore, ed abbagliati dall’idea di novità, abbracc ciano una religione senza autorità , senza sa
li cramenti, abbandonataal capriccio di ciascuno»
così proseguiva ; « Miei cari figli, credetemi, il
t protestantismo è una religione senza credo ,
«¡senza simbolo, perchè ciuscun protestante crede
« quel che vuole, e nel modo che vuole. Non si
« possono avere due paesi protestanti, nemmeno
c due famiglie, anzi neppure due individui della
« medesima famiglia i quali credano la mede
< sima cosa in fatto di religione t.
Ed è probabile che neil’oratorio di 8. Francesco di Sales, niuno si trovò per dire a Monsignore , che egli così parlando, anziché di un
pastore faceva la parte poco degna di un sofista,
che affastella parole allo scopo non già d’istruire
anzi (ii sorprendere la buona fede dei semplici
che l’ascoltano? Ma ciò che là non gli fu detto,
noi, con tutto il rispetto dovuto al suo ufficio,
glielo diremo sinceramente, desiderosi che si corregga di questo mal vezzo, così poco confacente
al carattere di chi si pretende ministro di Cristo.
Dice dunque Monsignor di Biella, la religione
evangelica una religione senza autorità. E perchè
senza autorità ? noi gli domandiamo. — Probabilmente perchè senza papa ! Come se non vi potesse essere autorità là ove manca il papa ! come
se l’autorità cessasse, ovunque cessa il dispotismo 1 Come se l’autorità esistesse in Russia soltanto, perchè retta a monarchia assoluta, e fosse
del tutto manomessa in Inghiltena, nel Belgio
od in Piemonte perchè retti questi paesi da governi costituzionali! Ma può darsi sofismo più
Sofistico di questo? — Monsignore prosegne e
chiamala religione evangelica, una religione sm30 sacramenti. Dite senza sacramenti di umana
invenzione, dite senza sacramenti adulterati ;
dite, se vi piace aggiungere questo, senza sacramenti , che se non si fanno pagare col danaro,
spesso si fanno pagare collo spergiuro; ma non
dite senza sacramenti, poiché se i vostri uditori
dell’oratorio di s. Francesco di Sales non lo
sanno, voi monsignore ben sapete al pari di
chiunque, che i sacramenti da Gesti Cristo istituiti, i soli quindi da ritenersi come tali, vale a
dire il Battesimo e la Gena, non solo esistono
nella Chiesa evangelica, ma vi sono amministrati
secondo la primitiva istituzione, e con tutto quel
rispetto e quella divozione che non saranno mal
superati nella celebrazione dei vostri riti in gran
parte imitati dal paganesimo.
Ma non solo, a detta di Monsignore di Biella,
la religione evangelica è senza autorità e senza
sacramenti, essa è di più religione « abbandonata
al capriccio di ciascuno », la rjualeaccusa, come
già l’abbiamo visto delle precedenti, non trae
qualche ombra di sussistenza che dal sofismo
che l’avvolge, e squarciato il quale, tutto .se ne
va in fumo. Infatti cosa ha voluto dire Monsignore con queste parole ? — Ciie sia iieiressciizu
della religione evangelica che ognuno possit fabbricarsi i dogmi da tredere, o scegliere fra le
verità scritturali quelle che ^iti gli talentano ,
non curando le altre, ovvero res))ingendoleV —
In tal caso niente di piti falso, di piti infondato
dell’accusa di monsignore, poiché egli sa quanto
noi, questo essere il perno della dottrina evangelica ; le cose tutte che appartengono alla salvazione contenersi nella Bibbia, e nulla doversi
cercare infuori di essa, come nulla doversi trascurare 0 rigettare di quanto insegna e comanda.
E su questo proposito, noi ritorcendo l’acclisa
a chi ce l’ha vibrata, domanderemo a Monsignore : quale religione vi pare che possa con
maggior ragione dirsi abbandonata al capriccio
umano, l’Evangelica che non cessa di esclamare;
la Bibbia, tutta la Bibbia , niente che la Bibbia;
l’Evangelica che in riguardo alla salute si protesta di non voler nè proporre nè insegnar oggi
se non quello che proponevano ed insegnavano
gli stessi Apostoli, o la Romana che sempre
grida : tradizione, tradizione; e per i viventi dall’8 dicembre 18ò4 in poi fa dipendere la salvezza
dalla fede in un dogma, che non solo non era
mai venuto in mente agli Apostoli d’insegnare, e
di cui non si trova vestigio nei loro scritti, ma
che fino a quella data, e per 18 secoli e mezzo
da che esisteva il cristianesimo , si potea rigettare senza pericolo di dannazione? — Ovvero
ha voluto Monsignore , affermare questo : che
nella religione evangelica ogni credente, anziché
inibito è sollecitato di rendersi ragione della
sua credenza, e per proprio vantaggio, e i>er essere in grado di renderne ragione anche agli
altp? Ed in ({uesto senso noi non solo accettiamo
l’accusa, ma ci gloriamo di appartenere ad una
(Chiesa ove, il merito , se merito vi fosse, consiste piuttosto nella « ubbidienza ragionevole »
rationale obsequivm, raccomandato da s. Paolo
(Rom. 12), che non nella « ubbidienza cieca»
raccomandata da chi, dicendosi successore degli
Apostoli, si mostra cosi poco curante dei loro insegnamenti.
Se poi Monsignore insiste opiioneiidoci i mol
teplici inconvenienti che scaturiscono da (piesta facoltà lasciata al cristiano di rendersi ragione della sua s|ieranza, ed il gran numero
d’individui, che a nome del Vangelo, hanno insegnato ed insegnano dottrine tutt’altro che
evangeliche, noi nou negheremo niente di tutto
questo; solo domanderemo se i mali nati dal
metodo contrario, non sieno le cento volte pih
funesti ancora, e pregheremo .Monsignore a dirci
qnal sia quel buono di cui non abbia abusato, e
non abusi, anche stranamente, la malvagità
umana? E se tutto quello che diventa cagione di
abuso, cosi neiroriline lisico come neH’ordinc
spirituale, voi lo volete o interdetto o cancellato,
che vi resterà, che non liobbiate cancellare,
cominciando dal nome stesso di Dio, di cui nella
vostra setta e dai vostri giornali abusa tutto
di ed in modo i-osì stomachevole ?
¡.’ultima accusa vibrata da Monsignor diBiella
cijiitro la religione evangelica, si è questa: non
rinvenirsi « due paesi protestanti, nemmeno duo
famiglie, anzi neppure due individui della medesima famiglia i quali credano le medesime
cose in fatto di leligione ». Davvero che la riputazione che gode Monsignore di iromo di profonda dottrina, non d avrebbe indotti a sospettare ch’egli facesse mai sua ,()uesta frase
che credevamo tutta propria dei pappagalli del
cattolicismo. .Ma poiché con nostra meraviglia ci siamo ingannati di tanto, ci è giocoforza spendere anche intorno a questa accusa
alcune brevi spiegazioni.—Ed anzi tutto, noi
domanderemo a Monsignore : quella grande
varietà di credenze che (secondo la R. V. esiste
tra gli evangelici, talché non se ne possono trovare nemmeno dne che abbiano la medesima,
si aggira ella intorno ai punti fondarnentaH della
fede, a quei puntisi quali, ad onta dei vostri
distinguo, siete pure internamente obbligato a
convenire che sia attiiccata la nostra salvezza?
— In tal caso, ci dispiace dovervelo dire, o Monsignore, ma siete voi che vi ci costringete, non
v’ ha |)cr s])icgare la vostra asserzione che una
di (¡ueste alternative, fra le quali vi lasciamo libertà (li scegliere, o l’ignoranza piti crassa, o la
piti insigne mala fede ; poiché è cosa che tutti che
il vogliono possono benissimo sapere : la pia perfetta unità esistere non solo tra due membri di
una stes.sa famiglia quando ambedue sieno veramente cristiani, ma anche tra tutti i membri
viventi di una medesima Chiesa, e soggiungeremo
ancora fra tuttele Chiese veramente evangeliche
qualunque sia il nome con cui si chiamano e le
divergenze che le caratterizzano sui punti secondarii.
Ovvero la vostra asserzione, o Monsignore, si
restringe ella ad asserire, che nei punti di so-
2
condai'ia importanza in riguardo alla salute,
regna fra le varie Chiese evangeliche e anche
fra i credenti di mia medesima Chiesa quella
stessa diversità che ritroviamo dappertutto nelle
opere di Dio, quella diversità che lungi dal contraddire all’?</iitó, la pone in rilievo e la glorifica, distinguendola éà\\’vnifor>nità (unico risultato , e risultato quanto meschino altrettanto
Innesto , cui col sistema romano si possa arrivare)? È questo, o Monsignore, il significato che
devesi attribuire alle vostre parole? — In tal
caso ricevete i nostri ringraziamenti per avere
(anche non volendolo) posto in evidenza uno dei
punti in cui la tendenza evangelica si contraddistingue cosi vantaggiosamente dalla romana,
nella stessa guisa che la vita naturale dalla artificiale , un essere pensante da un aiitoma ; e
credete che sono molli ormai nel nostro Piemonte, che la vostra unità tanto vantata cominciano ad apprezzarla al suo giusto valore, e si
sentono mossi a ribrezzo scorgendo ognor più
chiaramente quali e quanti sagrifizii, tutti ini'ruttileri e più che iufruttileri funestissimi, siansi
dalle successive generazioni ollerti a quest’idolo.
RISPOSTA ALLA RAGIONE
I>a Ragione (n. 21)' gentilmente ricorda alla
Buona Novella la promessa che non ha mantenuto, di scioglie», cioè, questo problema: «quah
sarebbero gli effetti che produrrebbe in Italia la
« diffusione delle dottrine evangeliche? » — Il nostro giornale avendo subito qualche mutamento
al principio dell’anno, ha abbracciato altre varie
quistioni che ci hanno allontanati da quell’interessante argomento, il quale è e sarà pur sempre nelle nòstre pi eoccupazioni, se non in teoria,
bensì nella pratica.
Intanto ci conceda la Ragione alcune spiegazioni sui due punti in cui la Buona Novella
nel n” 50 dell’anno scorso, ha posta la distinzione fondamentale tra la dottrina evangelica e
la romana : la salvazione per la sola fede, e la
libera interpretazione della Bibbia.
Salvazione per la fede, salvazione per le opere;
per dir il vero, questa è una antitesi un po’ paradossale nella sua nudità, e che ci sembra
fatta per dare facile vittoria ai romanisti, lasciando supporre una contraddizione colla dottrine della rigenerazione, della santifìciizione che
pur la Scrittura dice necessarie alla salvezza. Fan
dunque d’uopo alcuni schiarimenti affinchè non
vengano mal intese le nostre parole da coloro che
non son poi tanto familiari colle Sacre Scritture,
e sono avvezzi a prendere i termini religiosi nel
senso romano. Noi siamo grati alla Ragione di
avercelo fatto sentire. Ci piace che dalla Ragione
vengano discusse queste alte e per certo non indifferenti quistioni ; ma, affincliè la sua discussione sia giusta, bisogna che non raccapezzi parole e sentenze isolate soltanto, ma che entri nel
merito dell’argomento, o se non vuole farsi teologica, che si compiaccia tuttavia di tener conto
dei dati teologico-evangelici che siamo pronti a
somministrarle.
Trattasi di una giustificazione ; cioè del mezzo
di comparire giusti davanti a Dio, sia presentemente nella nosti-a coscienza, sia poi al giorno
del giudizio. Quel mezzo sarà la fede, o saranno
le opere? Non possiamo essere in pari tempo
giustificati e condannati ; — quindi se siamo peccatori, se andiamo in giudizio per opere che
meritano condannazione, e se conformemente
alla divina sentenza « è maledetto chiunque non
« persevera in tutte le cose scritte nel libi'o della
« legge per farle », niuno certiimente sarà giustificato per le opere, tutti avendo peccalo, o
commesse opere su cui è pronunciata la sentenza
di condanna. — Dunque, dice s. Paolo t niuna
carne sarà giustificata dinanzi a Dio per l’opere
della legge » : dbco la sua chiara e precisa dottrina
[Rom. IH). — Saremo noi allora giustificati per
la fede? -r- Si,-die« l’apostolo: la fede stessa
sarà imputata a giustizia, « e la giustizia di Dio
« è per tutti-ed inverso tutti i credenti ». — Ma
di quale fede trattasi? Come è intesa la fede dall’apostolo ? È ella forse una Vana opinione, una
sterile credenza?—Tùtt’altro: «lafede, dic’egli,
è una sussistenza delle cose che si sperano, ed
una dimostrazione delle cose che non si veggono»
[Ebr., XI, 1 ). Lii fede è adunque piena del suo oggetto, ne è la realizzazione nell’am'ma. — Ed in
falli, siccome precipuo oggetto della fede è Gesti
Cristo; secondo l’apostolo, aver fede in (iesti
Cristo è lo stesso che aver Cristo in cuore. « Proti vale voi stessi se siete nella fede : fate spe« rienza di voi stessi : non vi riconoscete voi
u stessi che Gesti Cristo è in voi? » (2 Cor.
XIII, 5). Non si tema quindi che taje fede non
porti ad oj^erar bene ; ella è di sua natura, per
essenza, operante in carità. — intanto mentre
per la fede siamo inclinati a far ogni opera buona,
pt'r essa ancora non compaiamo piìi nudi e macchiali davanti a Dio; ma Gesù Cristo il quale
non avendo conoscitiXo peccalo tiiórì giusto per
gl’ingiusti,ci òuópre de’sudi meriti, della sua
giustizia, ^‘ Dio in Qoi guarda il «uo diletto Figliuolo che abbiamo -ricevuto, e trattaci per amor
di lui come figli difetti, come avendoci adottati
in esso, non rammentando la nostra iniquità,
anzi dichiarandoci gitjsti. — Perchè giusti? Per
opera nostraCertamente nò , ma per opera di
Cristo. Ecco la dottrina di san Paolo, come ognun
di leggieri può coii'viijcersene leggendo una qualunque delle sue Epistole, specialmente quella
ai Romani, o quella ai Calati. E che ha quella
dottrina di ripugnante, di contrario alla ragione ?
— Che ha di contrario all’obbligo delle buone
opere? Dobbiamo noi operare soltanto come mercenarii, non mai come figh? Occorre assolutamente un prezzo fisso pel nostro operare? —Se
l’apostolo insegna che non siamo giustificati per
le opere, è perchè queste sono insufficienti di
gran lunga, perchè per esse, in sostanza, siamo
in debito e sotto pena.
Ma san Jacobo insegna invece che siamo giustificati per l’opere e non per la fede soltanto :
non havvi contraddizione manifesta? — No, la
non è che apparente. Se non se ne fa quistione
di parole, anzi se queste s’intendono dal punta
divista dei due apostoli, ai ravviserà l’armonia:
uno completa l’altro, non gli contraddice. —L’epistola di san Jacobo è più morale che dommatica; e mentre san Paolo scriveva a’cristiani convertiti dal paganesimo, e conturbati da’dottori
giudaizzanti, che volevano sottoporli all’osservanza dell’antica legge, quasi ne dipendesse in
parte la loro salvazione, e perciò dovea convincerli che basta la fede in Cristo a giustificarli , s. Jacobo scrive a’ cristiani e<.lucati nel
giudaismo , e propensi ad immaginarsi che
purché credessero che Gesii era il Messia, sarebbero giustificati , sebbene non mutassero
altrimenti condotta, ed alla fede nuova non
corrispondesse nuova vita. Ed ecco spiegata la
difTerenza che notasi nel linguaggio dei due
apostoli, — San Jacobo parla dunque di fede
nel senso come quelli l’intendevano, cioè di
mera adesione doirintelletto. Egli la dice morta
quella fede .... non è dunque la vera; chè se
vera fosse, sarebbe pur operante, ed egli allora senza alcun dubbio vi direbbe giustificati
per essa, appunto come insegna san Paolo.
doppia nozione della parola fede cagiona molta
confusione in questa controversia. Non ci fa maraviglia se considerandola indipendentemente
dal suo oggetto , dalla sua sostanza , dalla sua
virtù uno non riesca ad ammettere nè manco a
concepire la giustificazione per la sola fede. Or
eglièappnnto il caso dei teologi romani, secondo
i quali la fede è così disgiunta dal suo vero oggetto , che si riduce ad essere non altro che la
disjwsizione della mente ad accettare quell’oggelto qualunque che le è proposto, ossia tutto
quanto insegna la Chiesa. Ed anche noi diciamo
che sarebbe.assurdità il pretendere, o giustificazione, 0 salvazione per quella fede soltanto, o per una che le somigli. Ausonio Franchi giudica della quistione prendendo la fede
nel senso romano, o almeno in un senso non
totalmente diverso. Perciò nella sna imparzialità ei dà piuttosto ragione ai suoi antichi maestri, non avendo abbastanza dimenticato la loro
sofistica lezione, e colla sua male prevenuta critica egli mette arditamente in contraddizione la
dottrina di due apostoli che stanno benissimo
insieme.
Ausonio Franchi c’invita al tribunale della filosofia , questa, secondo la sua idea, dovendo
conciliare meglio le cose. Ma ci permetta di
fargli osservare che qui la filosofia non è poi
mica tanto ragionevole, nè savia nel suo giudizio; e noi volontieri ne appelliamo alla sua
Ragione meglio informata. La dottrina evangelica esclude ella le opere? anzi la fede, quale
viepe intesa da questa dottrina, le abbraccia, le
richiede, le produce ; solo stimiamo che non la
speranza di un premio né il timore della pena,
ma il puro amor del bene, l’amor di Dio e del
prossimo sia il principio delle opere veramente
biKjne. Seguendo all’incontro la dottrina romana della giustificazione per le opere, che ne
avviene? Fra quelli che sentono profondo il
bisogno di giustificazione, chi si farà frate,
chi monaca; questi si flagelleranno, altri andranno in pellegrinaggio, altri ogni giorno saranno in confessionale , e non contenti di far
dir molle messe in vita, lascieranno per testamento che se ne dicano dopo morte; ed a favore
dellepovere anime del purgatorio che subiscono
la pena per non essere state appieno giustificaie
per la f(^e in Gesù Cristo, quante messe non si
dovranno dire! Il prete così diviene, colle sue
messe, vostro Redentore, vostro liberatore, come
se Cristo non avesse [loluto o non potesse liberarvi senza scendere in mani di quell’uomo. E
credete voi che impunemente si tenga in cosi
poco cale l’opera di G, C.? Dei suoi meriti infiniti per quelle anime angustiate si tace: invece vengono fuori i meriti dei santi, che il papa
3
tiene in un suo srigno; ed egli ve li dispensa, ma
a patto di varie opere di digiuni, di osservanza
di feste abusive, di preghiere vanamente ripetute
a mo’ dei pagani, come dice Cristo, e qualche
volta, sì non di rado, a patto di opere malvagie,
come delle crociate contro a chiunque non ammetta l’autorità papale, e contro agli evangelici,
contro a’cristiani come contro a’Musulmani. —
Veramente il priircipio della giustitìcazioiie per
le opere è coronato da bei frutti, porta belle conseguenze! Nè dicasi che non son conseguenze
del principio! — Noi non crediamo che tutti
vadano in convento per amor di ozio, o per disinganni amari; siamo certi che più d’uno ci van
per vera abnegazione, sebbene per falso giudizio;
come àncora non crediamo che il papato fosse
stato capace di taiite atrocità, o avesse potuto
eseguirle per mano dei popoli e dei principi, se
il mondo non fosse stato dominato dal pregiudizio che l’uomo possa farsi un merito presso Dio.
Invece di quel principio romano pongasi che
l’uomo è giustificato pienamente per l’opera di
Cristo unendoglisi in fede, e tutto muta aspetto;
in cuore v’è pace, contentezza, gratitudine illimitata verso Iddio ¡)er la sua immensa bontà, ed
amore e stima per gli uomini, tutte sue creature,
qualunque sieno le loro credenze: e ad un tratto
va in sfacelo tutto il sistema romano, (x>me accadde quando Lutero cominciò a predicare quella
dottrina, che sarebbe assai più efliìcace della
legge Rattazzi sui conventi, e di tutte le piccole
riformo che l’autorità civile porta sugli abusi
della Chiesa, qualora potesse risplendere in mezzo
a noi nella sua purezza.
La Ragione rimprovera al cattolicismo di non
essersi abbastanza opposto alla Tlottrina evangelica, di non aver puramente e semplicemente
contraposto alla fede le opere... Anche noi la troviamo ragionevole questa cosa. Per la parte che
è toccata alla fede ed alla grazia nel sistema papale, in cui è tutto profitto d’un dominio assoluto sulle coscienze, sarebbe stato meglio che
non vi avessero che fare ; forse le opere sarebbero state migliori o meno cattive; forse molte
vittime dell’inquisizione sarebbero state risparmiate ; forse il mondo avrebbe goduto qualche
poco più di pace, di libertà.-Ma no, senza la fede
non v’è [speranza ; colla fede v’è sempre il nome
del Salvatore, v’è sempre qualche scintilla della
sua carità; e ci piace mirarle perfin nelle tenebre
del papismo. È uu fatto che la fede cristianaba
spiegato potente virtù d’incivilimento, e che non
ba fruttato despotismo, barbarie se non per essere divenuto monopolio mondano e materiale.
Non più fede, ma opere, dice la Ragione, ma
ciò vuol dire, suo malgrado, non più alberi, ma
frutti ! ~ Non più grazia divina, ma l’umana natura sol tanto : eche è questa natura per sottrarsi
così ri.solutamente all’opera graziosa e benevola
|lell’Iddio vivente che si è rivelato tutto amore
■n ì;c8ìi Cristo? lii grazia di Dio in Cristo frutta
'•ta d’animo e di cuore, nobili divisamenti e puri
affetti; che produrrà la natura da per sè co’suoi
•stinti d’egoismo e di carnale godimento, colle
®ue inclinazioni piir sempre più forti e più potenti della ragione, se questa non è divinamente
corrolwrata ?
Ma troppo ci dilungheremmo volendo esaurire
questo argomento. Ci resterebbe a dare al<-*une semplici e pur necessarie spiegazioni sul
l’altro principio dell’autorità della Stirittura
conciliata colla libera interpretazione ; e se la
Ragione si compiacerà di discutere tali rilevanti
quistioni, noi con ogni rispetto esporremo i fatti
e le verità della fede su cui imploriamo senza timore il suo esame ed il suo giudizio.
LA FESTA DI NATALE
sotto le mura di Sebastopoli
Un alemanno che serve nell’armata inglese in
Crimea, ha scritto alla sua famiglia che non
avendo potuto egli ed i suoi compagni celebrar
la festa del S. Natale, entro le mura di Sebastopoli , come speravano , risolvettero di celebrarla alla buona e come si pratica nel loro paese
nativo, nella trincea ch’è sempre aperta davanti
alla formidabile fortezza. Con una modesta circolare furono invitati alla sacra cerimonia, per
la sera del 24 dicembre, i fedeli alemanni che
servono sotto la bandiera inglese ; e tutti quelli
che non erano quella notte di servizio si riunirono.
c Noi ci trovammo, dice il bravo soldato , in
un larghissimo fossato : v'era grande oscurità.
Ci eravamo procurati un piccolo ramo di pin*
cui rischiarammo con parecchi lampioncini di
carta a colore che avevamo fabbricato in un tal
quale modo artisfisco. Inoltre appendemmo all'a2hero i regali che ci eravamo destinati scambievolmente ; e consistevano in alcune porzioni di
biscotta e di carne salata e fiaschettini di liquore
che avevamo messo da parte per la festa, imponendoci da circa una settimana qaalche privazione di più. Il maggiore di questi lotti consisteva in una coscia d’oca arrostita che, tassandoci, avevamo comperato'sei franclfi. Il segnale
è dato; l’albero brilla di tanti lumicini; noi siamo pieni di gioia, e la facciamo prorompere
come fanno i figli felici di padre avventuroso.
Ma bentosto questo slancio di allegrezza cede
il posto a sentimenti di gravità. Noi pensiamo
alla casa dei nostri cari, pensiamo agli stessi ben
amati che in pari tempo forse ricordavansi di
noi con amore , ed ahi! con dolore. Ed ecco il
nostro bravo sergente Newman che prende la
parola. Ciò ch’egli dice, lo dice senz’arte, ma di
un tuono commovente e col sentimento d’un’anima cristiana. Egli ci parla dèi passato, dej
presente, con tutte le minaccie ed i pericoli che
lo circondano, e dell'avvenire—dell’Eternità alla
quale bisogna prepararci, con estrema sollecitudine, a causa di queste minaccie e di questi pericoli. Ci parla di Colui che, dal seno della beatitudine eterna è venuto nel mondo per cercare
e salvare ciò che è perduto ; dice che come la di
lui venuta di grazia fu annunziata davanti a Betlemme , a poveri pastori , che dormivano nei
campi , cos'i essa è annunziata in questo momento a un pugno di poveri soldati sulle rive
inospitali del mar Nero ; e termina con una fervida preghiera.
« No, mai un servizio di Natale ci avea profondamente toccati come questo; calde e dolci laprime
irrigarono le nostre guancie irrigidite dal freddo
e dalle fatiche. Noi dimentichiamo che il grado
e la credenza ci separa; e ciascuno serra la
mano dell' uomo che gli sta vicino, ed il sentimento che ci anima è quello d’una viva affezione
nella santa e cordiale carità del Redentore.
« La nostra illuminazione si spegno: il fuoco
che avevamo avuto permesso di accendere e pel
quale avevamo risparmiato per otto giorni le
nostre piccole porzioni di legna. estinguesi
anch’esso: noi vi pettiamo il nostro arhoKcello di
Natale, poi ceniamo insieme, cantando a voce
bassa un religioso inno di guerra.
« In fine i fiaschetti fanno il giro della compagnia — noi beviamo alla salute della nostra
cara patria — ad una fedele amicizia— al trionfo
delle nostre armi — e ad una pace gloriosa.
« Il nostro fuoco piìi non brilla; ma le nuvole
che oscuravano il cielo si dileguano e al di sopra delle nostre teste scintillano migliaia di
stelle. Noi ci serriamo un’altra volta la mano,
ci auguriamo una buona notte; ciascuno ritorna
al suo quartiere. — Cammin facendo, uno di coloro che era stato con noi è ferito a morte, in
seguito allo scoppio d'una bomba lanciata dalle
mura di .Sebastopoli nel campo degli alleati... ^
/'Dalla Semaine Réligioute).
LE COSIDETTE SCUOLE DEI CENCIOSI
Nel num. 8 del nostro giornale noi parlammo
d’una scuola stabilita a Ginevra da circa un anno,
il cui scopo è quello di istruire delle ])0vere fanciulle, facendo loro guadagnare il vitto giornaliero e moralizzandole col lavoro — opera, come
ognun vede , eminentemente cristiana : adesso
siam lieti di porre sotto gli occhi de’ nostri lettori
ciò che sifain Inghilterra pe'giovanetti poveri. —
— Togliamo queste notizie dalla Vie Chretiènne,
Esistono a Londra quattro società le quali si
occupano de’poveri fanciulli, come sarebbero gli
allustra-stivali. Istruirli, moralizzarli, metterli
nel caso di esercitar bene il loro mestiere, o
per conseguenza far si che ciascuno provveda
col lavoro alla propria sussistenza; — ecco il
nobile e santo scopo di queste società. Mercé
le loro cure, il numero degli allustra-stivali s’ò
raddoppiato nella cittì di Londra. Ogni fanciullo
guadagna, nella media, fr. 13 50 per settimana,
e 1« quattro società trovansi in uno stato cosi
prospero che se ne van formando delle altre.
Nella sera dell'll febbraio tutti questi fanciulli,
nel numero di oltre 130, erano riuniti in una
sala di {¡xter-Halle, ed essendo tutti in costume
rosso, turchino, giallo e bleu-nero, presentavano
un bel colpo d’occhio. La sala era decorata con
lusso di banderuole ed altri ornamenti, e bentosto fu gremita d’un gran numero di signori e
dame. Presiedeva il conte di Shafsterbury. Egli
espose in un discorso i vantaggi di questo istituzioni; ed alle sue parole davano conferma l’aria
di salute e di contentezza che brillava ne’ volti
de’ fanciulli. Furono cantati a coro parecchi inni
coH’accompagnamentodell’organo; indi parecchi
amici di quest'opera cristiana pronunziarono
parole d’incoraggiamento; e finalmente la prima
e più antica fra le quattro società (quella dogli
abiti rossi) feee omaggio al suo direttore d'una
canna con pomo d'argento, che gli stessi fanciulli
presenlavangli in testimonianza della loro riconoscenza. Dopo ciò si ritirarono con bandiera
spiegata e cantando, e la folla degli astanti defilò
soddisfatta e convinta che gli sforzi tentati per
dare a que’ poveri fanciulli abbandonati un’educazione morale e religiosa, non che una vocazione
industriale, sono stati coronati da un completo
successo.
NOTIZIE RELIGIOSE.
Torino. — I preti, come facilmente si comprende, si danno gran moto onde far giungere
al Senato il maggior numero possibile di petizioni contro la legge per la soppressione di alcuni
conventi. Da Mondovl-Breo nc fu sporta una con
800 firme ! Ma ecco venir fuori una protesta le-
4
galizzata dal Sindaco e firmata da parecchi padri
di famiglia, i quali mettono sott'occhio al Senato
come fra queste ottocento sottoscrizioni si trovino quelle di tutti quanti gli allievi delle scuole
comunali dalli sette atti dodici anni! Qual prova
più evidente di questa che la massima che « il
fine giustifica i mezzi » trova ancora molti partitanti nelle file del clero piemontese?
— La discussione del progetto di legge per
la soppressione di alcune comunità religiose
ha cominciato nella Camera dei Senatori. Tre
sono in quest’aula i punti di vista relativamente
a tale progetto. Uno è quello di quei Senatori
che ne chieggono l’approvazione pura e semplice ; l’altro, affatto opposto al primo, è proprio dei Senatori detti cattolici, che vogliono respinto il progetto per « tante ragioni, dice ì’Ar
< mania, ma in ispecie per una, che oggidì do« mina tutta la quistione, ed è la sentenza irre« formabile del papa, che ha giudicato e con« dannato il progetto ». Nel terzo punto di vista
convengono quei Senatori che vorrebbero bensì
l’approvazione del progetto, ma con importantissimi emendamenti.
Nizza. — Leggesi nell’ydrcmV de Nice ■
« Ieri furono fatte visite domiciliari presso
diverse persone, e specialmente presso i signori
Leon Pilatte e A. Gay pastori valdesi della nostra città. L’oggetto di queste visite era di sequestrare le Bibbie ed i Nuovi Testamenti, che
si trovavano presso [questi signori, come altresì
un certo numero di altre opere religiose ». Mancandoci altri particolari ci limitiamo a riferire
questa notizia, che altamente ci sorprende, e che
speriamo ancora sia erronea.
S. PiBR d'Arexa. — ler l’altro giungeva alla
direzione del nostro giornale, unitamente ad una
somma* di 25 franchi, la lettera commovente che
trascriviamo qui appresso. Chi mandava l’una e
l’altra era la piccola e povera comunità evangelica
di S. Pier d’Arena, la quale avendo inteso a parlare
delle grandi strettezze in cui versano in quest’anno
parecchie famiglie fra inostri fratelli delle Valli,
si era affrettata di mandare loro l’obolo della sua
carità. Non occorre che diciamo a qual seguo
questo soave scambio tra que’ nuovi convertiti
all’Evangelo, e coloro che sono stati stromenti
nelle mani di Dio perchè fosse loro annunziato,
ci ha commossi, sovratutto a fronte di altre bea
diverse manifestazioni. Si abbiano i Cristiani di
S. Pier d’Arena i nostri più vivi ringraziamenti,
e per la loro carità, e per questo motivo, soggiungeremo coll'apostolo, che ci han dato di gloriarci di loro davanti agli altri, e voglia il Signore « supplire ogni loro bisogno , secondo le
sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù ». (Filip.,
IV, 19).
Fratelli in Cristo Gesù, nostro amore!
Il grido della vostra indigenza giunse straziante ai nostri cuori, i quali sentono con voi
tutta l’angoscia della sventura di cui siete colpiti.
Egli è perciò che ci siamo radunati nella scorsa
domenica per concorrere col nostro obolo a sovvenire ai bisogni dei santi.
La somma di Ln. 25 che abbiamo raccolto e
che vi spediamo è un nonnulla per tutti voi,
come è al disotto dei nostri desiderii, ma è dessa
però la tenue moneta della povera vedova, se
considerate che ancor piccola èia nascente nostra
Chiesa, e composta di soli poveri, giacché secondo il detto di Cristo « i poveri sono evange
li lizzati ».
Ricevete l’umile offerta come un attestato del
fraterno amore ohe a voi ci unisce, e voglia Dio
che essa serva a sospendere almeno per qualche
giorno le lagrime di una famiglia.
I Voi più di noi siete posti a dUta necessità, affinchè abbiate maggior motivo di provare a Dio
la vostra fedeltà o la vostra virtù. Consolatevi,
perciocché il nostro Maestro ci disse: » che noi
« siamo da più degli uccelli del cielo e dei fiori
c del campo»; così che se quelli senza seminare
e raccogliere nei granai sono nutriti, se questi
senza filare e tessere sono splendidamente vestiti,
tanto più il nostro Padre celeste nutrirà e vestirà
noi che gli siamo doppiamente figliuoli. Perseveriamo a cercare il suo regno e la sua giustizia,
chè egli, fedele alle pl'omesse, ci darà tutto ciò
di che abbisogniamo per sopragiunta.
Certa è questa parola, che è la parola della
nostra vita; e mandandovi il saluto fraterno invochiamo che la carità di Dio padre per Gesù
Cristo sia diffiisa compiutamente nei nostri cuori.
Amen.
S. Pier d’Arena li 19 marzo 1855.
Per la Chiesa
F. Noceto Evangelista \
G. B. Priano ( Deputati
G. B. Vacci )
Genova. — La vendita che annunziammo tempo
fa, ed il cui prodotto dovea servire allo stabilimento d’un dispensario ad uso dei poveri evangelici , ove possano procacciarsi abiti e biancheria a tenue prezzo, ha fruttato la cospicua
somma di lire 1,600, mercè lo zelo veramente
cristiano delle gentili signore che concorsero
a quest’opera pietosa.
Francia. — Ecco un fatto che dimostra come
i sdldati e gli ulfiziali francesi siano accessibili
alla verità:
Un povero vecchio della Chiesa evangelica
aveva ottenuto .da un colonnello di andare a
mangiar la zuppa in caserma co’ soldati ; egli
profittò di questa circostanza per dare alcuni
trattati. Pochi giorni appresso seppe che i suoi
trattati erano caduti nel e mani del colonnello,
che n’era rimasto contentissimo. Quindici giorni
dopo egli |tornò a fare distribuzione di trattati.
Ecco il buon vecchio, dissero i soldati nel vederlo ; e tutti gli corsero in contro e vollero
averne. 11 colonnello, vedendo il povero vecchio,
lo condusse al quartiere dove era riunito lo stato
maggiore, ed avendo gli ufficiali esaminato i 3uoi
libri, rassicuraronlo, invitandolo a ritornare a
suo bell’agio per la zuppa.
Ma questo è poco in confronto delle facilitazioni di cui possono profittare gli evangelici per
propagare la parola di Dio jji mezzo all’armata.
Uno de’pastori della Chiesa evangelica, avendo
inteso che alcuni distaccamenti di parecchi reggimenti della guarnigione dovevano partire per
i’Orionte, fu incaricato dal Comitato evangelico
di domandare alla Società bibblica inglese 2,000
Nuovi-Testamenti per distribuirli a loro. La Società rispose a questo appello colla usata sua generosità. Non si può descrivere l’entusiasmo e la
gioia che i soldati provarono nel ricevere qupl
santo libro che dovevano portar seco loro partendo
per una guerra così micidiale. Fra tante migliaia di
soldati non se ne videro che due soli prendersi a
gabbo questa offerta, ed uno di essi poco dopo
ritornò umiliato a farne domanda. Pochi giorni
prima i preti cattolici eran passati per le caserme
onde distribuire a’ soldati le medaglie della,Vergine. — Ecco le due chiese a fronte I una di esse
diffonde la parola della vita, e l'altra un pezzettino di ramel
Oriente. — Abbiamo già parlato del bel-<
l'esempio di coraggio e di carità dato al mondo
da parecchie nobilissime signore del RegnoUnito, ed in ispecie di miss Nightingale e miss
Stanley, le quali hanno lasciato la loro patria,
la famiglia, i comodi e le delizie della vita per
recarsi in Oriente ed ivi dedicarsi alla cura ed al
sollievo de' poveri ammalati ; e bisognerebbe leggere ciò che dice il Times , delle generose abnegazioni e delle pesanti fatiche alle quali codeste
nobili signore si sono volontariamente sottoposte.
In prova del loro zelo e della riconoscenza da
esse professata da’poveri feriti, riproduciamo la
seguente lettera inviata alle gentili infermiere di
Terapia da' marinai feriti:
a Io era ammalato e mi visitaste ».
« Noi ammalati e feriti di questo ospedale de
« sideriamo presentare i nostri ringraziamenti
« alla signorina .... e a tutte le signore che si
« son benignate di curarci con tanta benevolenza.
« Voi venite ogni giorno al nostro capezzale; ci
0 parlate con bontà e scrivete per noi a' nostri
«parenti; voi consolate i morenti, e vi riuscite,
« voi che avete attraversato un mare tempestoso
« per venire fino a noi, durando il mal del mare
0 ed ogni sorta di rigori, mentre potevate rima« nervene nelle vostre comode dimore. Come
« potremmo considerare tutto ciò senza dir nulla?
« Vogliate dunque, buone signore, accettare l’e« spressione della nostra gratitudine. Noi bene^
« diciamo al buon Dio per avervi ispirato il desit derio di venire. Ch’Egli sia il vostro protettore,
« e che vi conceda forza e salute per potere con« tinuare lungo tempo la vostra opera santa presso
« gli ammalati, i feriti ed i morenti. '
€ A nome degli ammalati e dei feriti
« W. Platfair ».
BOLLETMO POLITICO.
La conferenza di Vienna è stata aperta; il
conte Buoi plenipotenziario austriaco vi ha tenuto un discorso pacifico. — La Prussia non è
rappresentata in quelle conferenze. — Il 16 i
plenipotenziarii russi dichiararono verbalmente
di accettare l'interpretazione dei quattro punti,
e pel 17 si doveva stendere e sottoscrivere un
protocollo ; ma nulla ci ha recato di nuovo il
telegrafo. .
1/imperatore Alessandro II ha pronunciato
un’allocuzione al corpo diplomatico, nella quale
dichiara d'esser disposto ad accordare la pace
all’Europa, quante volte saranno esibite alla
Russia condizioni onorevoli.
Intanto il grande arruolamento forzoso prescritto da Nicola procede con grandissimo rigore
in Polonia; le forze che devono difendere le coste russe del Baltico saranno portate a 140 mila
uomini, e già sono in marcia per la loro destinazione; parecchi altri legni della flotta russa
sono stati affondati davanti il porto e le baie di
Sebastopoli, per impedirne l’ingresso alle forze
combinate.
L’imperatore francese ha rinunciato, al suo
viaggio per la Crimea. Il governo francese ne ha
fatto la comunicazione all'ambasciatore Bourqueney, allegando che l’imperatore non vuole
col suo viaggio turbare le trattative di pace che
s’intavolano a Vienna.
La crisi ministeriale nel Belgio è al suo termine. — È stato ricostituito il nuovo ministero
con elementi favorevoli al partito clericale.
A Londra la commissione d'inchiesta continua
i suoi lavori.
In Ispagna è stata respinta la proposta del signor Otzaga che ammetteva una sola camera.
In Prussia la prima camera si occupa della
legge sul divorzio. La maggior parte degli oratori si sono serviti di argomenti tratti dalla
Bibbia. — I motivi del divorzio cavati dalla
pazzia , 'anche furiosa, dalle disposizioni litigiose e dalle imputazioni scientemente false sono
stati aboliti. — Al contrario, i motivi tratti da
un mestiere vituperoso, esercitato da uno degli
sposi, e dal cambiamento di religione sono stati
mantenuti.
Groano Bome
L'Ai DE LA mum
Ottimo giornaletto cui faranno bene di associarsi quei genitori bramosi di procacciare ai
loro figli ancora giovani letture, che, mentre gli
istruiscano e gli divertano, sieno scevre della
benché minima influenza non consentita dai
principii del cristianesimo e della più severa
moralità. Il giornale viene alla luce il secondo
e quarto giovedì d’ogni mese, a fasoicoletti di
otto pagine, in-4®, in due colonne, e adorno di
bellissime incisioni. — Prezzo per gli Steiti Sardi,
4 franchi all'anno. Le associazioni si ricevono
aWUfficio della Buona Novella.
Torino. — Sttmperit delTUnioDe Upotraco-Mitrie*.