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Anno 120 - n. 13
30 marzo 1984
L. 500
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Si g. PELÎ.FGRIHI Ello
Via Caduti Liberta’ 3
10066 TORRE PELLICE
delle valli valdesi
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«C’è ancora la classe operaia»:
questo il commento che più si
è sentito tra chi sfollava al termine della manifestazione. Nonostante le numerose inchieste
sociologiche, i vari servizi giornalistici e le previsioni di molti partiti politici, quel milione
di persone che è sfilato nella più
numerosa manifestazione politica del dopoguerra era lì a ricordare a tutti che l’epoca del
post industriale non è poi così
vicina.
C’erano un po’ tutti: membri
della CGIL, della CISL che
in aperto dissenso con la leadership della loro organizzazione avevano copricapi « islamici » e la tessera in mano, membri
della UIL che con striscioni ricordavano che il compito del
sindacato non è quello di governare ma di rappresentare gli
interessi dei lavoratori.
C’erano soprattutto i consigli di fabbrica che chiedono una
rivalutazione del loro ruolo unitario e fondamentale per il sindacato; c’erano comunisti e demoproletari che vedevano nella manifestazione un prolungamento della loro lotta di opposizione in parlamento; c’erano
anche socialisti e democristiani che chiedevano il rispetto di
alcune regole nel rapporto governo/sindacati e nei sindacati
stessi.
C’erano uomini e donne (moltissime), anziani, occupati e disoccupati. Mancavano però i giovani quasi a sottolineare la grar
ve crisi dell’occupazione.
C’è dunque una classe operaia che ha voglia di essere protagonista delta sua storia, capace di polemica, ma con una
grande volontà unitaria (pochi
in definitiva gli slogans contro
le organizzazioni sindacali che
non partecipavano alla manifestazione) e col desiderio di
aprire una discussione per fondare e stabilire nuove regole
per i rapporti democratici nei
sindacati e per la selezione dei
quadri e dei dirìgenti sindacali.
Non è stato certamente il solo decreto sulla contingenza che
ha portato in piazza un milione di persone, ma appunto questo rinnovato desiderio di identità, di dover contare, di sentirsi
protagonisti della vita del paese. Questo il dato politico interno alla manifestazione.
Sul piano più generale essa
pone alcuni problemi dalla cui
soluzione dipenderà molto del
futuro della società italiana. Innanzitutto il nesso partiti-sindacato: dopo il periodo dell’autonomia sindacale quale sarà il
nesso e quale unità permetterà?
Poi la questione delle relazioni industriali: se continuerà la
attuale divisione e centralizzazione è probabile che si organizzerà nelle fabbriche una conflittualità generalizzata, che influirà sulla politica del governo.
Ed infine il rapporto tra governo e controllo popolare. Si
è parlato di questa manifestazione come della piazza contro il
parlamento, e addirittura di
« marcia su Roma ». Non dimentichiamoci però che per la
nostra costituzione la sovranità appartiene al popolo e che
questo ha il diritto di manifestare democraticamente e pacificamente il suo pensiero. Com’è appunto avvenuto il Z4 marzo. Gioito Gardiol
LA TRAVAGLIATA VICENDA DEL PROGETTO DI RIFORMA SCOLASTICA IN FRANCIA
Compromesso allo francese
Le recenti manifestazioni hanno imposto un annacquamento del progetto originale che prevedeva la fusione della scuola privata con quella pubblica in un unico servizio nazionale
La « guerra scolastica » in
Francia sta per approdare ad
un « compromesso storico » alla
francese. « Compromesso » è il
termine usato dal ministro dell’Educazione Savary per definire
le sue ultime proposte che verramo presentate al Consiglio dei
ministri l’il aprile prossimo;
« storico » è l’aggettivo usato da
Mgr. Lustiger, arcivescovo di Parigi, il quale ha parlato di « opportunità storica » a proposito
della possibilità di giungere ad
un accordo che ponga fine alla
guerra scolastica.
E’ trascorso oltre un anno da
quando il ministro Savary presentò le sue prime proposte per
l'avvio di negoziati con i rappresentanti del settore privato e
del settore pubblico. Come riferivamo allora (18 febbraio ’83)
su questo giornale, in un momento in cui il dibattito d’oltralpe veniva del tutto ignorato
dai mass media nostrani, le reazioni immediate dei responsabili
dell’insegnamento cattolico erano state decisamente contrarie
ad intraprendere qualsiasi dialogo col governo, mentre i rappresentanti delle scuole e delle chiese protestanti avevano dichiarato la loro piena disponibilità.
Già allora, nel gennaio ’83, pochi
giorni dopo la presentazione del
progetto ministeriale, si erano
avute le prime manifestazioni di
piazza con alcune migliaia di
persone, specie in Bretagna, regione con un’altissima presenza
di scuole cattoliche (oltre il 40
per cmto); il che lasciava già
presagire una forte mobilitazione del mondo cattolico, ma nessuno poteva prevedere che si sarebbe giunti alle adunate oceaniche dei mesi scorsi fino alla
apoteosi di Versailles, con im
milione di manifestanti. Soprattutto, non si poteva prevedere
che i vescovi stessi avrebbero
preso la testa del movimento.
« Più cambia e
meno è laico »
Come spiegare tali sviluppi?
Intanto, c’è da tener presente
un fatto: è che, dopo il rifiuto
aprioristico ad avviare i negoziati, il Comitato nazionale dell’insegnamento cattolico ha finito per accettare il dialogo e l’esame concreto delle proposte
avanzate dal ministro. Queste,
però, nel frattempo — le prime
proposte erano del 20 dicembre
’82, le nuove del 15 ottobre '83 —
erano state sostanzialmente modificate in modo da non incontrare un nuovo rifiuto da parte
cattolica. « Primo cedimento del
governo », dicono i laici, in quanto non si parla più del « grande
servizio pubblico, imificato e
laico » iscritto nel programma
elettorale del candidato Mitterrand. Anzi, le nuove proposte
parlano di mantenere l’insegnamento privato « in un quadro
contrattuale e decentrato ». Per
cui, alla disponibilità a negoziare su alcuni punti, pur rifiutando « la globalità del metodo »,
espressa dal moderato abate
Guiberteau, si oppone questa
volta il « no » dei laici i quali
scendono in piazza: 25.000 a Yssingeaux il 20 novembre, 100.000
a Nantes il 27, 50.000 a Arpajon
il 3 dicembre. (E una nuova,
grande manifestazione nazionale
è prevista per il 25 aprile). Lo
slogan più gridato, basato su un
gioco di parole, dice: « Plus Savary, moins c’est laïque ». Si rischia l’impasse, tanto più che,
ovviamente, i più ardenti laicisti sono nelle file del partito socialista e del partito comunista,
i due partiti al governo.
Il 12 gennaio ’84, Savary presenta alle parti quattro testi che
devono servire come basi ai negoziati. Reazioni negative sia da
parte laica che cattolica. Il 5
febbraio, i cattolici presentano
contro-proposte. Intanto sono
già iniziate le grandi manifestazioni, sapientemente program
Il muro abbattuto
Nessuno nasce cristiano, ma
tutti nasciamo razzisti se è vero
che il razzismo è il rigetto di
quel che è differente e come tale ci disturba e ci fa paura.
E’ una legge biologica presente in ognuna delle cellule che
compongono il nostro corpo e
che distrugge ogni tessuto, organo o sostanza che gli sono
estranei (basta pensare al fallimento dei trapianti di cuore).
E’ una legge psicologica che
si manifesta fin dall’infanzia come possiamo vedere nei contrasti fra fratelli nella stessa famiglia e nella emarginazione di
cui è vittima, in un gruppo di
bambini, chiunque si fa sentire
"diverso" dalla maggioranza.
Tutto ciò che non si inquadra
nei nostri schemi psicologici,
mentali o emotivi ci disturba e
siamo tentati di farlo sparire in
qualche modo. Se abbiamo il
coraggio di osservarci realisticamente questa è anche la nostra
esperienza e chi è senza peccato lanci la prima pietra. « Non
sono razzista, ma... ». « Non sono contro i meridionali, né contro gli arabi o gli africani, ma
gli zingari... ». « Gli omosessuali... »!
Per questo non ci stupiamo di
trovare tracce di razzismo anche nell'A.T. Accanto a passi come Genesi \ e 2 o 9: 18 in cui è
proclamata un'origine unica ed
uguale per tutti gli uomini; accanto ad Isaia 2 che vede tutti i
popoli accolti nel patto di Dio
c'è, per es., il libro di Ester in
cui un popolo minacciato di distruzione sogna una rivincita di
tipo razzista, come, d’altronde,^
un cerio numero di scampati dei
lager nazisti e responsabili della attuale politica di Israele.
Per questa stessa ragione è'importante rileggere il passo classico di Efesini 2: 11-19 in cui un
ebreo di razza parla a degli ex
pagani, all’interno della comune
fede in Gesù Cristo.
Il tema trattato è quello del
tempo: la legge di Mosè che per
molti era diventata un « muro
di Berlino », la questione della
circoncisione che era diventata
una frontiera invalicabile.
Certamente, non è questo tema che ci interessa oggi, ma il
modo con cui Paolo lo affronta.
Egli dice: Gesù ha distrutto tutte le barriere esistenti fra gli
uomini. Esse non esistono più,
sono state spazzate via e questa
realtà è oggi accessibile per mezzo della fede_ in Lui.
Paolo esprime questa certezza per mezzo di due piccole parole che le nostre traduzioni rendono con « per mezzo di lui » ed
« in lui ».
« Per mezzo di lui » (v. 18),
«per mezzo della croce» (v. 16),
cioè per mezzo di quello che ha
detto, di quello che ha fatto, ha
sopportato, per mezzo di quel
fatto terribile e decisivo che è
stata la sua morte sulla croce e
mate, in difesa della « libertà
d’insegnamento ». Vanno in crescendo, fino all'imponente raduno di Versailles. La simbologia
del luogo scelto non sfugge a
nessimo, tanto meno ai partiti
di opposizione, dal RPR di Chirac, all’UDF di Giscard e fino al
PNF neo-fascista di Le Pen. I
tentativi di strumentalizzazione
politica in funzione anti-gòvemativa sono espliciti. Ma a guidare
la manifestazione non sono loro,
bensì i vescovi e in particolare
l’arcivescovo di Parigi, Mgr. Lustiger, il quale non usa affatto
toni da crociata; ma si dimostra molto conciliante col governo, « troppo conciliante » secondo la maggioranza dei manifestanti.
Versailles: chi sono
i manifestanti
EFESINI 2: 1M9
la sua resurrezione a Pasqua.
Tutti questi fatti, parole e avvenimenti hanno abbattuto le
barriere, distrutto l’odio, creato
una nuova relazione umana nella quale ogni uomo può riconoscere un fratello e non un disturbatore od un nemico.
« Per mezzo di lui » e non per
mezzo di noi stessi, della nostra
umanità, generosità o della nostra pietà religiosa.
Questa ultima affermazione è
ribadita dalla espressione "in
lui", in Cristo, nel suo sangue,
cioè nella sua morte. In lui, non
in noi possiamo oggi cercare la
possibilità di questa nuova relazione. E questo è la migliore
certezza e garanzia che possiamo avere perché la possibilità
di non essere razzisti oggi non si
fonda sulla nostra capacità di
vincere l’istinto che è in noi, ma
su quello che Lui ha fatto una
volta per tutte sulla croce, nel
suo amore per ogni uomo che
vive e vivrà sulla terra.
Ma l’espressione “in lui" ci fa
anche comprendere un’altra cosa: ciò che Cristo ha fatto non
ci è dato in modo automatico.
Non è un atto magico di Dio che
risolve i problemi che noi non
vogliamo affrontare. Non è una
vittoria attribuita a chi non vuol
combattere.
"In lui” vuole anche dire: in
Franco Davite,
(continua a pag. 6)
Nulla da stupirsi di tale reazione se si tiene conto della composizione sociologica e politica
dei manifestanti. .Secondo im
sondaggio realizzato dall’Istituto
Quotas e pubblicato su « Magazine Hebdo » del 9 marzo, risulta che il 31% erano «padroni,
comrnercianti e quadri superiori », il 27% « quadri intermedi
e impiegati », il 23% « studenti »,
il 15% « inattivi » e solo l’l%
« operai ». L’appartenenza politica risulta essere del 44,5% per
l’RPR. del 17% per l’UDF, del
9,6% per l’estrema destra.
Rimane il fatto, amaro per i
leaders dell’opposizione, che il
movimento è capeggiato dai vescovi e , dai responsabili dello
insegnamento cattolico e che
questi sono pronti a giungere ad
un compromesso col governo socialista, almeno su alcuni pimti
(due su quattro), a loro più vantaggiosi: 1) la mappa scolastica:
le scuole private verranno sottoposte alle stesse regole di quelle pubbliche in fatto di finanziamenti pubblici; 2) i finanziamenti per le spese di funzionamento
saranno a carico degli Enti locali (comuni, provincia, regioni)
a seconda del grado delle scuole
(elementari, media inferiore, media superiore). Invece, persiste
un rifiuto totale alle altre due
proposte (il « no » è stato nuovamente ribadito sabato 24 marzo): quella della creazione degli
EIP (Istituti di interesse pubblico), organismi amministrativi di
gruppi di scuole private, dove i
rappresentanti pubblici avrebbero la maggioranza; e quella della
possibilità di entrare nel ruolo
statale entro 6 anni per gli insegnanti del settore privato. (Questi due ultimi punti vengono infatti giudicati come xm primo
passo verso l’integrazione del
settore privato nel pubblico.
Stando così le cose, i rappresentanti degli organismi laici rifiutano di partecipare ai negoziati, in quanto il grande progetto
che mirava ad eliminare o quanto meno a ridurre il dualismo
scolastico in Francia, si limita in
sostanza a, garantire il finanziamento pubblico delle scuole cattoliche, nel nome del pluralismo
Jean-Jacqaes Peyronel
(continua a pag. 2)
2
2 fede e cultura
____________4 POSSIBILITÀ’ UGUALMENTE VALIDE PER UNA CONDIZIONE CHE NON E’ UN RUOLO
Mogli di pastore si interrogano
La vie protestante" ha pubblicato recentemente un articolo
che riferisce sulle conclusioni di un gruppo di lavoro di una
ventina di mogli di pastore svizzere. Ne riportiamo l'essenziale con un commento della traduttrice, Franca Long Geme,
giovane esponente della "parte in causa" al di qua delle Alpi.
Le trasformazioni della nostra
società, siano esse brusche o
progressive, non si fermano alle porte dei presbiteri, anche
se spesso ne oltrepassano la soglia con un po’ di ritardo. La
famiglia, la coppia pastorale che
qui abitano, il ’ruolo’ giocato
dalla moglie del pastore, si sono modificati contemporaneamente al venire meno degli stereotipi che hanno caratterizzato
e regolato, per molto tempo, i
rapporti familiari, di coppia ed
i ruoli femminili.
Liberatrici o mutilanti, perturbatrici o dispensatrici di im
nuovo equilibrio, queste modificazioni prevedono degli adattamenti. Ma quali?
Una ventina di mogli di pastore della Svizzera tedesca,
hanno dedicato molti mesi allo
studio di questi fenomeni ed
hanno raccolto le loro riflessioni in m documento di una decina di pagine, conciso e molto
significativo*. Scorrendolo, il lettore si rende subito conto dell’eccezionale sforzo di informazione e eh analisi compiuto dalle autrici, che si sono imposte
reciprocamente lucidità, franchezza e apertura. Bisoja aggiungere che queste donne erano notevolmente preparate per
il lavoro che desideravano intraprendere, disponendo di bagagli culturali molto vari (di insegnante, giurista, grafica, terapista, assistente sociale, segretaria, formatrice di adulti teologa).
Il passato genera
il presente
E’ stato necessario, all’inizio,
cercare di delineare e definire la
situazione attuale, che si presenta caratterizzata dalla scomparsa, o almeno dall’indebolimento,
del ruolo imposto alla moglie
di pastore dalla tradizione e dalle convenzioni. Questo cambiamento determina una positiva
molteplicità di possibilità nuove, ma anche un certo sentimento di insicurezza.
Tuttavia l’attesa dei fedeli e
delle ’autorità’ della chiesa, rispetto alle mogli dei pastori,
non è scomparsa; inoltre, le
strutture che favorirebbero l’evolversi della nuova situazione,
sono lontane dall’essere al loro
posto e ogni moglie di pastore
deve cercare il suo cammino da
sola, cosa non sempre facile né
sempre piacevole, tanto che
molte giovani donne non si sentono adatte ad affrontare tali
difficoltà. Per questo alcune addirittura, rinunciano a sposare
un teologo, mentre altre, dive
nendo mogli di pastore, rifiutano di impegnarsi nel lavoro della chiesa.
Il timore di essere costrette
a giocare un ruolo che non hanno scelto, ruolo mal definito, ad
un tempo contestato e carico
di attese inespresse, si coniuga
con la protesta contro l’impegno, spesso massiccio, che si impone un marito totalmente assorbito dalle sue mansioni ministeriali. Il conflitto che ne deriva moltiplica le tensioni nella coppia e nella famiglia del
pastore. La società dà oggi alla
donna spazi maggiori, diversi da
quelli di un tempo; questo cambia ancora molte cose. Rifiutando di essere definita per la professione del marito, la moglie
di pastore cessa di considerarsi come un suo ausiliario o come suo complemento; ella ritiene di avere una personalità autonoma che intende mantenere.
La formazione professionale,
di cui beneficia fortunatamente
un numero sempre crescente di
donne, consolida questa attitudine. Numerose sono al giorno
d’oggi, le donne che desiderano
continuare ad esercitare la professione per la quale si sono,
spesso, a lungo preparate. Non
è forse un mezzo per avvalorare i doni che hanno ricevuto?
Mentre l’immagine della donna si viene modificando, anche
il matrimonio attraversa una
trasformazione profonda; la donna che ci si impegna intende
consejare la sua autonomia e
libertà. Ella vuole scegliere da
sola le sue occupazioni, non
compierle perché le circostanze
glielo inipongono, e sostiene che
le mansioni domestiche e quelle relative all’educazione dei figli spettano in misura uguale
al rnarito e a lei. In più la famiglia nucleare di oggi, esige il
mantenimento di legami di unione e di amicizia; sono, tutti questi, obiettivi molto importanti e
di grande portata, per il raggiungimento dei quali sono necessari tempo, volontà e disponibilità da parte di tutti.
Le mogli di pastore
hanno delle esigenze
Quando un consiglio di chiesa
prende i contatti con un pastore per un posto vacante, dovrebbe parlare anche con la moglie per discutere gli impegni
che le si vogliono affidare; nonostante questo, il consiglio dovrà
tenere presente che impegna una
sola persona, cioè il titolare del
posto pastorale.
Quando la moglie collabora
con il marito in modo regolare,
il lavoro prodotto dalla coppia
Compromesso alla francese
(segue da pag. 1)
e della libertà d’insegnamento.
Secondo i comunisti e moltissimi
socialisti, il governo ha tradito
le aspettative oltreché le promesse elettorali deirsi. Da un altro
punto di vista, si può dire che il
governo socialista francese —
contrariamente a ciò che avviene
in Italia — non ha potuto non tener conto della volontà popolare
espressa nelle piazze del paese,
anche se non aveva nessuna difficoltà a far passare d’autorità il
progetto originale in Parlamento.
Da questa lunga « guerra », si
possono trarre, per ora, tre indicazioni; 1) la Francia rimane
pur sempre la « figlia maggiorenne della Chiesa cattolica » e l’autorità gerarchica ha ritrovato
tutto il suo potere; 2) dal punto
di vista sociologico e ideologico.
la maggioranza della popolazione
appare nettamente borghese; 3)
l’idea di libertà, ereditata sia dalla Rivoluzione del 1789 sia dalla
tradizione antistatalista cattolica, rimane profondamente radicata nella gente. Questo è probabilmente il senso ultimo delle
manifestazioni di piazza: al di là
della libertà d’insegnamento, veniva rivendicata la libertà « tout
court ». Cosa che la sinistra al
potere non può ignorare senza
sconfessare la propria storia e
identità. Da qui nasce l’incipiente « compromesso storico ». Ma
si tratta di un compromesso tra
istituzioni: governo e gerarchia
cattolica. Non sembra però che
la base dei due campi l’intenda
allo stesso modo. La « guerra di
cent’anni » non è ancora chiusa...
Jean-Jacques Peyronel
aumenta, senza che ci siano aumenti della retribuzione.
Al giorno d’oggi molte donne
criticano questa situazione; si
può infatti sostenere come cosa
logica che la moglie serva al pastore come collaboratrice volontaria (ma obbligata) e che sia,
in più, la factotum della comunità?
Dal momento che la comunità
ed il suo consiglio si aspettano
questo, è necessario che il lavoro della moglie del pastore sia
definito e che si precisino i diritti e i doveri delle due parti,
insomma, occorre che il Consiglio di Chiesa diventi il datore
di lavoro della moglie del pastore, con tutte le responsabilità
che questa funzione comporta.
Proposte di riforma
Quattro possono essere le ’posizioni’ tipo (se così ci si può
esprimere) della moglie di pastore. Vediamole insieme:
P Per ragioni personali, legittime, la moglie del pastore
può riservarsi la totalità della
sua vita privata, per esempio
per dedicarsi interamente ai figli, o perché non si sente portata per le attività pubbliche, o
ancora, per dedicarsi ad attività non ecclesiastiche, sociali, artistiche, culturali, politiche, secondo i suoi interessi.
2) Può darsi anche che la moglie del pastore accetti, come un
altro membro della comunità,
di dedicare il suo tempo ad attività aH’intemo della chiesa. In
questo caso tutte le spese che
comportano la sua formazione,
i suoi spostamenti e le sue attività comunitarie in generale, devono esserle rimborsate, come
a qualsiasi altro membro della
comunità.
3) La moglie di pastore può
essere impegnata a tempo parziale nella comunità. Un contratto di lavoro esplicito deve allora regolare i suoi rapporti con
il Consiglio di Chiesa che è il datore di lavoro di fronte al quale lei risponde di se stessa e delle sue attività (e non a suo marito). Beninteso: questo lavoro
che è professionale, è retribuito
e comporta il pagamento degli
oneri sociali.
4) Infine la moglie del pastore può esercitare una professione che non ha rapporti con quella del marito.
Questi quattro ’modelli’, suscettibili di cambiamenti, coprono probabilmente tutte le eventualità che si possono verificare
nella pratica.
Le Chiese Riformate Svizzere
hanno introdotto il ministero
pastorale femminile. Alcune fra
queste donne-pastore sono sposate; il loro compagno non è
sempre definito come ’il marito
del pastore’ ed i membri della
comimità non pretendono di
avere dei diritti su di lui. Deve
essere la stessa cosa per le mogli di pastore e gli impegni che
si assumono devono sempre derivare da una loro libera scelta.
la situazione in cui la compagna
del pastore dedica spontaneamente un po’ del suo tempo alle attività comunitarie.
Per concludere, è importante,
a mio avviso, che le ’autorità’
della chiesa siano sensibili ed
attente alle diverse situazioni
pastorali e siano pronte ad intervenire in modo adeguato in
esse, mentre uno statuto che regoli e retribuisca in modo sistematico le ore di lavoro della moglie di pastore mi sembra aìlcora piuttosto lontano dalla nostra
ottica.
F. L. G.
Società
di Studi
Valdesi
* Arbeitsgememschaft deutschschweizrischer Pfarrfrauen, Mme Susanne
AltorferRatschiller, 3045 Meikirc'h.
Nella massima libertà
Sono d’accordo con le autrici
nel sostenere che non esiste ’IT
ruolo della moglie di pastore al
quale la donna che sposa un pastore si deve attenere per incontrare il favore della comunità. L’eventuale impegno che la
compagna del pastore vorrà offrire alla comunità non sarà mai
da considerare scontato, sarà invece sempre una scelta che la
donna dovrà compiere nella massima libertà. Questo mi sembra
il concetto più importante e soprattutto meno chiaro all’interno delle nostre comunità, nelle
quali sarebbe importante iniziare a discutere questo argomento in modo aperto e costruttivo.
Rispetto all’esigenza di definire da un punto di vista economico il lavoro della moglie di
pastore alTintemo della chiesa,
(su cui nell’articolo si pone un
forte accento) non dobbiamo dimenticare che le Chiese Riformate Svizzere differiscono dalla
nostra chiesa per diversi elementi: mentalità, impostazione
del lavoro, situazione finanziaria (!)... Mi riesce difficile immaginare l’applicazione pratica
della proposta espressa nell’articolo, nella nostra chiesa e ritengo comunque che provvedimenti finanziari vadano presi in
modo adeguato quando le mansioni svolte dalla moglie del pastore costituiscono un incarico
che costringerebbe la chiesa ad
assumere appositamente una
persona dall’esterno.
Mi sembra invece molto lontano il discorso ’retribuzione’ dal
Chanforan
1532
Segnaliamo ai lettori che è
uscito l’ultimo numero del bollettino della società, n. 154. Questo numero contiene due relazioni presentate al Convegno di
studi tenuto nelTagosto ’82 a
Torre Pellice, concernenti il Sinodo di Chanforan del 1532.
Nella prima G. Gönnet ripercorre le tappe della storiografia
valdese da Scipione Lentolo a E.
Comba, mettendo in luce come
questo momento fondamentale
sia stato sottovalutato e visto come uno dei tanti episodi della
storia valdese, fino al XIX secolo, quando ricerche storiche più
accurate permisero di valutarne
la reale portata. Nella seconda
relazione G. Audisio affronta il
problema del ruolo di Chanforan come punto di continuità o
di rottura tra medioevo e riforma, sia da un punto di vista religioso-dogmatico, sia nella vita
di tutti i giorni.
Alle due relazioni seguono un
articolo di V. Carola sull’opera
degli evangelici a Napoli e le loro connessioni coi movimenti
democratici nel 1860-65, e in particolare l’opera di Vincenzo Aibarella d’Afflitto; e un articolo
di D. Bocassini che riesamina la
storia del massacro dei Valdesi
in Provenza attraverso le pagine
del libro di J. Aubéry del 1551,
recentemente ripubblicato dalla
« Association d’Etudes Vaudoises et Historiques du Lubéron ».
A. B.
LUTERO PRESENTATO AD ALESSANDRIA
Attualità inesauribile
« Successo di partecipazione e
di dibattito presso il salone del
la Camera di Commercio di Ales
sandria venerdì 4 febbraio, per
la conferenza sulTattualità di
Martin Lutero — riferisce il bi
settimanale alessandrino ’’Giset
te” — illustrata dallo storico
Domenico Maselli, delTUniversi
tà di Firenze, e da Giuseppe Pia
tone, pastore valdese ».
Gli oratori, entrambi originar
di Alessandria, si sono scambia
ti i ruoli: lo storico ha soprat
tutto ripercorso Titinerario teo
logico e di fede dei riformati a
lessandrini dai tempi di Pietroco
la Rossetti, il pastore ha traccia
to un ritratto storico del grande
Riformatore.
Gian Luca Veronesi, assessore
alla cultura del Comune di Alessandria, aveva aperto la serata
dimostrando im vivo interesse
per le tematiche legate alla Riforma cinquecentesca: « oggi ancora in gran parte ignorata nel
Tltalia degli anni 80 ». Interesse
che è serpeggiato anche in mezzo al pubblico e che si è manifestato attraverso alcune domande che hanno tenuto incollate le
oltre duecento persone al dibattito: dal rapporto tra Valdesi e
Lutero al tema della violenza,
della pace, della giustizia. Il dibattito ha messo in luce accanto
alTinesauribile attualità del Riformatore di Wittenberg la presenza di un evangelismo locale,
vivo, propositivo. Metodisti, Fratelli, Liberi e qualche Valdese
hanno sostenuto la importante
serata peraltro organizzata in
proprio dalla amministrazione civica, trasformandola anche in un
rnomento di testimonianza alla
città. Bisognerà moltiplicare simili iniziative — ha detto chiaramente Barbanotti del centro evangelico di Pra vernar a (Valenza) — perché gli evangelici hanno delle cose da dire e non solo
sul piano della storia.
Nell’ingresso del salone era
stata allestita un’ampia rassegna
di letteratura evangelica che ha
attratto l’attenzione del pubblico
e per alcuni è stata forse la prima occasione di acquistare saggi
ed opuscoli sul protestantesimo.
Sere priiha nello stesso salone
si era tenuto un incontro dibattito con Umberto Eco, alessandrino, sul suo best-seller « Il nome della Rosa ». A questo proposito si è appreso — e la cosa è
stata registrata anche da un periodico della città — che Umberto Eco si sarebbe ispirato per
scrivere il famoso romanzo a
letture di ricerche storiche medioevali curate dallo stesso Maselli. Ne fa fede un biglietto che
Eco scrisse al nostro storico al
momento dell’uscita del libro.
Ciò spiega l’atmosfera alla Fra
Dolcino che affei ra il lettore dalla prima all’ultima pagina del
famoso ’’giallo” dell’abbazia.
G. Spiotta
3
30 marzo 1984
fede e cultura 3
UN CONVEGNO SU CONCORDATO E INTESA ORGANIZZATO A TORINO DALLE DONNE DEL PSI
Stato e confessioni religiose
L abbinamento di Concordato e Intesa ha un vantaggio: aiuta a sottolineare le differenze
che corrispondono a due concezioni profondamente diverse del modo di essere chiesa
La firma del Concordato e dell’Intesa sta suscitando un’ondata di interesse sia riguardo ai
rapporti tra Stato e Chiese in generale, sia, in particolare, nei
confronti della chiesa valdese. Infatti la tanto criticata firma dell’Intesa, avvenuta a pochi giorni
da quella del Concordato, ha avuto almeno un merito, per altro
forse insperato: non si può parlare dell’uno senza ricordare anche l'altra.
Così anche le donne del partito socialista italiano, per ovvie
ragioni ancora più motivate a
sottolineare i fasti della Presidenza del Consiglio, hanno indetto a Torino un convegno su
« Culti e culture — diversità nell’uguaglianza 1929-1984. Conferenza dibattito sul nuovo Concordato e le Intese ». A questa conferenza erano stati chiamati a
parlare un valdese, un ebreo e
un cattolico, con un’introduzione
dell’on. Valdo Spini e le conclusioni delTon. Giuliano Amato.
Per un contrattempo, i due onorevoli si sono scambiati i ruoli,
il che, in definitiva, non è noi risultato uno svantaggio per il
pubblico.
L’apertura
del dibattito
Infatti ben si addicevano all’apertura di un dibattito le considerazioni dell’on. Amato sull’impegno del suo partito per
attuare una norma della Costituzione, e per la regolamentazione dei rapporti tra Stato e Chiese a mezzo degli strumenti più
adatti a ciascuna confessione. Al
lo stesso modo, solo come introduzione si poteva affermare che
ogni chiesa ha una propria storia particolare alle spalle, che influenza — o impone — certi comportamenti, e che Concordato e
Intesa sono praticamente identici per contenuto, sì da esser quasi la stessa cosa, anche se definita con termini diversi. Infatti
questa tesi ha suscitato la reazione del pastore Giuliana Gandolfo, che la ha definita « trionfaliiStica », sia pure tra le scontate
proteste dell’on. Amato. Proprio
in questa linea. Giuliana Gandolfo ha illustrato le tappe della storia della legislazione sui Valdesi,
a partire dalle restrizioni del
« ghetto » fino alla legislazione
del 1929, attraverso l’illustrazione delle « Lettere patenti » del
1848 e la spiegazione del rilievo
di anno in anno riservato alla ricorrenza del 17 febbraio, « Festa
della Libertà ». Basandosi sul raffronto tra il contenuto di quelle
leggi e la loro applicazione, ha
poi sostenuto come la vera attuazione del dettato costituzionale si
abbia con la firma dell’Intesa, ma
soprattutto con la traduzione del
testo in realtà di comportamento,
perché le affermazioni di libertà
e uguaglianza si concretino in
norma del vivere comune.
Gli interventi dell’aw. Fubini
per gli ebrei e di don Carrù per i
cattolici sono stati soprattutto
una presentazione pura e semplice delle proprie posizioni. Fubini
ha illustrato i principi che stanno
alla base delle intèse in corso di
preparazione tra Stato e Consiglio delle Comunità israelitiche,
riassumibili in sostanza nella sua
espressione, mutuata dalla con
trattualistica internazionale, del
« trattamento della confessione
più favorita ». Alovme sue affermazioni su certe disparità di trattamento tra ebrei e appartenenti
alla confessione religiosa maggioritaria in Italia hanno strappato gli applausi del pubblico,
forse scontati, data la forte connotazione anti-clericale, ma certamente condivisibili.
Don Carrù si è limitato ad
esporre i pregi del nuovo Concordato, sottolineandone in particolare la rispondenza allo spirito
del Concilio Vaticano II.
Un duplice aspetto
L’intervento dell’on. Spini, e le
sue successive risposte alle domande del pubblico, haimo mostrato im duplice asnetto. Da un
lato c’è stata l’illustrazione delle
scelte obbligate che si erano noste a chi voleva regolare in modo diverso i rapnorti tra Stato e
confessioni religiose nel rispetto
della Costituzione, e quindi si è
trattato delTintervento del politico che sostiene la linea e Toperato del suo partito. Ma c’è stato,
inframmezzato al primo, anche il
discorso del valdese dichiarato,
che sottolinea apertamente le differenze tra Concordato e Intesa,
tra privilegi e rinuncia a qualsiasi vantaggio.
L’auspicio e l’impegno a far sì
che la legge di attuazione déll’Intesa venga votata al più presto
hanno concluso l’intervento dell’on. Spini ed il convegno stesso.
Se una conclusione si deve trarre, essa è un invito a saper sfruttare la notorietà cui sii avvenimenti recenti ci hanno portato:
“E voi,
« E voi chi dite che io sia? ».
Con la lettura di queste parole
rivolte da Gesù ai suoi discepoli
si è aperto nel pomeriggio di sabato 3 marzo a Casa Materna il
seminario teologico organizzato
dal XIII Circuito al fine di effettuare una comune riflessione sulla cristologia e sulla prassi cristiana. I lavori hanno avuto come canovaccio di riflessione due
relazioni del prof. Sergio Bostagno.
Nella prima relazione è stata
illustrata la figura del Cristo nella storia mettendo in evidenza
le interpretazioni che le correnti fllosoflche e teologiche hanno
dato della persona di Gesù in
quattro grosse fasce secolari così suddivise:
antica imperniata sulla dialettica relativa alle due nature: umana e divina di Gesù; disputa
intesa a determinare quale preponderanza avesse Tuna sull’altra;
medioevale che pur continuando sugli stessi binari dell’antica
si caratterizza per la ricerca di
dare una motivazione a questa
doppia natura. In quest’epoca
sorgono e si affermano i Valdesi
accusati di seguire nudi un Dio
nudo;
moderna nella quale si colloca
la Riforma che in Lutero trova
l’assertore della esistenza contemporanea delle due nature in
un lieto sposalizio tra Cristo e
l’uomo, ed in Calvino quello della triplice funzione del Cristo e
cioè Profeta perché parla alla
gente e dice la verità; Sacerdote
perché porta i nostri peccati; Re
perché regna sull’esistente del
dite che io sia?”
credente;
contemporanea che avendo rilevato la pochezza della ricerca
storica corre ai ripari pur nella
difficoltà della sua attuazione a
causa della limitatezza delle fonti. ’Tutte le cristologie di questo
secolo comunque, partono dal
Gesù storico, la cui personalità
è garanzia del suo annuncio. Tutta la vita di Gesù spesa nelTamore e in contrasto con le leggi
e le consuetudini dell’epoca è la
esemplificazione del rapporto fra
uomo e Dio.
Dopo scambi di opinioni e richieste di chiarimenti che hanno
consentito di evidenziare più e
meglio l’importanza della croce
sia nella ricerca storica che nell’unica teologia valida ai giorni
nostri e cioè quella di riuscire
a capire che cos’è Gesù oggi per
Tindividuo, si è conclusa la prima parte del seminario.
Fede in Cristo
e prassi cristiana
Fede in Cristo e prassi cristiana è stato il tema della seconda
parte nel corso della quale ci si
è raccolti, insieme alla comunità di Portici, attorno al tavolo
della Santa Cena.
Nella relazione introduttiva il
prof. Bostagno. dopo una panoramica sul modo di conc^ire il
rapporto con il mondo dei primi
cristiani influenzato anche dalle
correnti fllosofìiche del tempo e
cioè « carpe diem » o « eremitaggio » ha sottolineato come la teologia del servizio sia cattolica
infatti, se Concordato e Intesa
vengono abbinati dal punto di vista temporale, questo non vuol
dire che lo siano dal punto di vista del contenuto. Perciò occorre
parlarne, perché questo aiuta a
sottolineare le differenze, che rispondono a due concezioni profondamente diverse del modo di
essere chiesa. Noi rifiutiamo il
giurisdizionalismo esasperato così come rifiutiamo una ingerenza
della Chiesa nelle faccende dello
Stato. L’Intesa è una attuazione
della Costituzione, l’abbiamo voluta nel rispetto della Costituzione, l’abbiamo per anni faticosamente elaborata, dissipando dubbi, chiarendo alla controparte le
nostre posizioni, richiamandoci
all’umiltà del servizio evangelico
che non vuol essere agevolato nella sua opera, ma vuole solo la tutela delle libertà proprie come
delle libertà degli altri.
I modi e i tempi della firma
dell’Intesa rientrano nella logica
della politica: a noi interessa solo, attraverso essa, attuare la logica dell’Evangelo, che è predicazione di una Parola per tutti i
tempi, in tutti i modi, alla sola
gloria di Dio.
Danielle Jouvenal
COLLETTIVO BIBLICO LIGURE
Fede e sessualità
SEMINARIO TEOLOGICO NEL XIII CIRCUITO - CAMPANIA
che protestante sia identica (Ora
et Labora).
La Riforma ha messo in luce
la scissione dei piani dell’« ora
et labora » che ner il cattolicesimo sono confusi insieme perché
supporto al concetto di partecipazione alla salvezza tramite le
opere, mentre per il protestantesimo le linee cartesiane di Fede = rapporto con Dio e Agape =
rapporto con il prossimo, soggiacciono su piani diversi, ma intersecantesi tra di loro.
Nella riflessione dell’attuale
modo di concepire il servizio del
credente evangelico nel mondo
Sergio Bostagno ha evidenziato
la necessità che esso sia espressione del « mi faccio carico, mi
addosso il problema » nella speranza del ritorno di Cristo cioè
Fede, Agace, Speranza (Romani 8).
Come nella chiesa primitiva il
ritorno di Cristo era considerato temporalmente vicino oggi esso è impellente e questa speranza è la molla che può trasformare TAgàpe della Riforma in qualcosa di più cioè nel cambiamento radicale delle cose.
Gli interventi hanno consentito
di approfondire il concetto di servizio che oggi come chiese facciamo e cioè sempre più tendente alla costruzione del Regno di
Dio in quanto azione accompagnatrice di predicazione, ma in
un concetto modificato di evangelizzazione che, quale espressione della Fede nella Speranza
d3l Regno, pimta sulla trasformazione dell’uomo più che sul
riempimento delle chiese.
Mirella Scorsonelli
Nella casa valdese di Borgio
Verezzi si è recentemente svolto un collettivo teologico sul
tema ’sessualità e fede cristiana’ che ha preso le mosse da
una relazione della candidata in
teologia Erica Tomassone. La
relatrice — così riferisce la relazione dei gruppi FGEI liguri —
dopo aver distinto l’identificazione del sesso con il peccato
dalla comprensione della sessualità intesa come dono di Dio
che ’va gestito bene’ ha proposto la visione di un’etica escatologica : « orientiamoci — ha detto la Tomassone — non verso
il passato ma verso i valori nuovi che devono nascere quando
si riveste l’uomo nuovo portato
da Gesù (Efesini 4; 20-24). La
nostra sessualità dev’essere vissuta in modo fedele non alle regole sociali ma alla conversione ». La relatrice ha rivisitato
criticamente l’idea che l’eros
(’la dimensione della nostra vita’) possa risolversi nell’agape
(’l’amore di Dio’), quasi che come creature potessimo vivere
pienamente quell’agape che appartiene a Dio soltanto. Poi il
discorso è passato all’esame dell’etica che viene mediamente insegnata nelle famiglie protestanti. Nel dibattito che si è sviluppato su quest’ultimo punto è
emerso che nelle nostre famiglie c’è sì una buona informazione medico-fisica sulle funzioni della sessualità ma questo
non basta. Mancherebbe ancora
quella «comunicazione del fatto
che la sessualità è anche un piacere che va vissuto con gioia e
che trova la sua ragion d’essere
non solo nel rapporto stabile
con un’altra persona».
Alcuni temi, dopo questo avvio, sono stati ripresi, approfonditi in piccoli gruppi di studio.
Vediamone alcuni. Un gruppo,
per esempio, ha dibattuto il tema del servizio e del sacrificio.
Qui, tra l’altro, si è notato che
« dietro l’etica del servizio si
nasconde a volte la ricerca di
gratificazione di se stesso. E’ necessario perciò smascherare le
motivazioni reali del servizio; il
senso di masochismo, il ricat
La libertà
del cristiano
In cJlaborazione con la FGEI regionale, il Consiglio delI’VIiI oircuito, Emilia Romagna, organizza per domenica
8 aprile un Convegno sul tema « La
libertà del cristiano ». Relatori saranno Giuliana Gandolfo, pastore valdese
a Torino e Giuseppe Caputo, professore di diritto canonico all’Università
di Bologna.
Il Convegno si svolgerà nei locali
della Chiesa metodista di Mezzano inferiore (Parma) con Inizio ore 10 e chiusura ore 17.
M sabato precedente si svolgerà nella stessa sede II convegno regionale
EGEI.
to affettivo perché l’amore umano non è mai disinteressato».
Un altro gruppo ha dibattuto le
due dimensioni della sessualità:
quella della vita — il piacere di
amare e di essere amati — e
quella della morte che si esprime nell’aggressività, nella sopraffazione e nel possesso dell’altro. C’è vera comunicazione
solo quando le due dimensioni
interagiscono tra loro. Se manca questa comunicazione il rapporto d’amore diviene fragile e
l’infedeltà può farsi strada.
Omosessualità
Nella cronaca del convegno —
di cui qui riferiamo molto parzialmente degli spunti e delle
’piste’ di ricerca emerse — merita segnalare anche la riflessione sul tema dell’omosessualità,
che come sappiamo è un tema
sempre più di interesse generale.
Dal gruppo che se n’è occupato
sono soprattutto sorte molte domande, più che risposte definitive ; cosa vuol dire essere uomo
o donna? Qual è la vera realtà
delle persone al di là delle convenzioni sociali? C’è nel racconto della creazione una fondazione del rapporto eterosessuale?
Se c’è, è un elemento costitutivo della nostra etica? Chiedere
la conversione ad una persona
omosessuale non è in definitiva
un censurare il suo modo di comunicare, non è un atto di repressione nei confronti del suo
’specifico’? Non si crea forse un
isolamento intorno all’omosessuale, una sorta di divisione, di
allontanamento dalla comunità
dei ’normali’? I convegnisti hanno concluso il loro incontro di
studio in im clima di ricerca.
Così conclude il documento
FGEI riassuntivo dei lavori;
«Di fatto noi ci troviamo di
fronte ad un numero crescente
di credenti omosessuali e questo
fatto provoca la nostra riflessione: dobbiamo riconoscere che la
fede in Gesù è un dono di Dio
tanto per loro quanto per noi.
Ricordiamo che gli incontri di
Gesù sono tutti nel segno della
comprensione, dell’ascolto, della
accettazione, del perdono quindi della vita. Il giudizio cade su
chi cerca la sua giustizia, su chi
crea la norma per il rifiuto, su
chi si appella ad una legge per
usarla contro il suo prossimo.
Il nostro punto di riferimento
è l’avvenimento della riconciliazione, che ci manda avanti verso
il mondo in cui Dio fa ogni cosa
nuova ed in cui cadono le barriere sessiste e razziste fra gli
uomini (Gal. 3: 28). Nella riconciliazione compiuta da Gesù, non
esiste un ponte che vada dall’uomo a Dio, ma solo l’azione di
Dio che scende verso l’uomo in
Cristo. Perciò vogliamo riflettere sulla conversione personale
non in riferimento a criteri etici
provvisori ma al comandamento dell’amore reciproco ».
4
4 vita delle chiese
30 marzo 1984
COPPIE INTERCONFESSIONALI
r DISTRETTO
La doppia appartenenza
Riunione dei
« Baoporto tra le coppie interconfessionali e le chiese locali »;
onesto rargomento base dell’incontro di domenica 18 marzo sul
tema dei matrimoni interconfessionali, imo dei tanti che si sono
svolti periodicamente a Pinerolo.
Le chiese locali erano rappresentate da un numero at>bastanza
esiguo di pastori e parroci, mentre le coppie interconfessionali
hanno avuto come eloquenti portavoce i coniugi Myriam e Gianni Marcheselli di Milano.
Sia nella prima relazione, tenuta da Gianni Marcheselli, sia
nella successiva, presentata da
Bruno Rostagno, il termine proposto alla riflessione della « doppia appartenenza » ad una chiesa e aU’altra è stato esaminato
con spirito critico e in conclusione abbandonato. Non apparte
niamo a nessuna chiesa — è stato affermato — ma ogni chiesa è
la forma visibile attraverso la
quale manifestiamo la nostra appartenenza a Gesù Cristo.
Ma quando i coniugi si trovano
in due chiese diverse, è possibile
testimoniare la propria fede in
entrambe? Secondo i coniugi
Marcheselli è non solo possibile,
ma anche legittimo, a condizione tuttavia che i rispettivi organismi ecclesiastici abbandonino
chiusure e preconcetti.
Bruno Rostagno si è invece
soffermato ampiamente sulle
possibilità che dà l’inserimento
in una chiesa evangelica di comprendere e apprezzare realtà
anche assai differenti. Nella preghiera, e particolarmente nel
« Padre nostro » vi sono indicazioni per una riflessione e' an
che per un’azione sociale, che
indichi la comune appartenenza
a Gesù Cristo.
Nella discussione sono state
riprese molte di queste affermazioni, ripetendo la necessità
di eliminare le ingiustizie nelle
reciproche posizioni e di accettare le differenze facendo sì che
un matrimonio interconfessionale diventi l’inizio di una nuova
vita di fede.
Programmando il prossimo incontro, che avrà luogo il 6 maggio, Bruno Rostagno ha chiesto che si proseguisse con la presentazione parallela di che cosa vuol dire manifestare l’appartenenza a Cristo nella chiesa cattolica, per dare alla riflessione comune completezza ed approfondimento.
L. V.
confermandi
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Riflessioni su pace e disarmo
ai lavori della Conferenza Distrettuale.
E' iniziato da alcuni mesi il lavoro della Commissione pace e
disarmo del 1° Distretto.
Dal programma di questa commissione segnaliamo una serie di
incontri-dibattito, organizzati in
collaborazione con la EGEI. L'ultimo si è svolto mercoledì 28
marzo a Pinerolo, nei locali della
chiesa valdese di via dei Mille, 1.
Si è esaminato il tema dell’ofciezione fiscale e l’assemblea nazionale dei comitati per la pace, che
si è svolta a Roma nei giorni 2325 marzo.
La commissione sta anche organizzando una serie di incontri
con le varie comunità del distretto per affrontare il tema dei rischi di guerra oggi, della costruzione della pace e dell’impegno
delle nostre chiese, secondo gli
ordini del giorno dell’ultimo Sinodo. A tale scopo ha inviato una
lettera a tutti i concistori delle
valli.
modo da completare ed approfondire l’informazione ed il dibattito.
• Domenica 18 al centro e ai
Coppieri si sono tenuti culti presieduti da membri della PGEI
con la collaborazione di alcuni
giovani della nostra chiesa. Questi fratelli si sono poi incontrati al centro con i catecumeni di
IV anno, ai quali è stato presentato il lavoro della FGEI. E’ stata anche lanciata la proposta,
da parte di alcuni giovani, di
formare un gruppo giovanile al
centro, che affianchi l’attività del
gruppo dei Coppieri.
L’Unione dei Coppieri prosegue la sua attività ogni sabato
sera con l’elaborazione di una
inchiesta sull’occupazione dei
giovani della nostra comunità.
la perché, è stato detto, ci si
vuole muovere secondo le indicazioni date dalla Conferenza distrettuale e ricordate su queste colonne da Claudio Tron nel
niñero 11/3.84. A seguito della
discussione è stato votato un
ordine del giorno in cui, dopo
aver notato come « l’istituto dell’autonomia sia oggi poco funzionale ad una adeguata sistemazione del campo di lavoro pastorale», si invita il Sinodo a
« riconsiderare la regolamentazione relativa alla ’provvista delle chiese’ e a riformularla in modo più funzionale e più consono
alla solidarietà tra le chiese ».
• In occasione della serata
promossa dal Circuito ed animata dalla nostra Corale, domenica
1° aprile alle ore 20,30, a favore
della diaspora abruzzese, è prevista una « merenda sinoira » alle ore 19 nei locali della Sala Albarin.
Chi desidera partecipare è pregato di prenotarsi presso il pastore entro la giornata di giovedì.
Visita a Cremona
Denuciearizzazione
del territorio
• Domenica 25 marzo è stato
ammesso in chiesa il fratello
Paolo Cerreto, che ne aveva fatta domanda al Concistoro. La
comunità si rallegra di accogliere questo fratello e gli augura
di poter esprimere i propri doni
al servizio della chiesa.
• Mercoledì 14 marzo si è tenuto il funerale di Poet Enrichetta, di anni 97. Era la decana
della nostra comunità e con tristezza l’abbiamo accompagnata
al cimitero, pur confidando nelle promesse di Dio.
Riunioni quartierali
TORRE PELLICE — Si è tenuta sabato 17 im’Assemblea di
chiesa straordinaria, che, sulla
base di im documento elaborato
dalla Commissione concistoriale
per la pace e il disarmo, ha discusso la questione della denuclearizzazione del territorio. Tenuto conto della scarsa partecipazione da parte dei membri di
chiesa, l’assemblea ha deliberato
di far proprio il documento e di
farlo pervenire a tutte le famiglie della chiesa, affinché la comunità sia informata del contenuto, nel quale è evidenziato
il contrasto tra la Costituzione
italiana e la politica di installazione dei missili. Vi si auspica
anche che le competenti autorità dichiarino la nostra zona «libera da armi nucleari». Sarà
dunque necessario che l’argomento venga ripreso in una
prossima assemblea di chiesa in
• La comunità esprime la sua
solidarietà fraterna alle famiglie
colpite dalla scomparsa di Aldo
Eynard, Rosa Balma, MadHaiP.
na Stalé ved. Boretto, Clementina Pia Polizzy Falchi.
ANGROGNA — Le prossime
riunioni, il 2 al Capoluogo, il 3
al Martel, il 4 al Prassuit-Verné,
il 5 agli Odin-Bertot inizieranno
alle ore 21 e saranno presiedute
dal nostro gruppo giovanile.
Assemblea di chiesa
SAN SECONDO — L’assemblea di chiesa si terrà l’8 aprile
(culto ore 10). Ordine del giorno:
relazione finanziaria, elezione anziani, elezioni denutati al Sinodo
e alla conferenza distrettuale, varie.
POMARETTO — Ricordiamo
le date delle ultime riunioni
quartierali di questo turno : a
Porosa Argentina : venerdì 30
marzo alle ore 20.30; ai Maurini: martedì 3 aprile alle ore
20.30; ai Pons: mercoledì 4 aprile alle ore 20.
Appuntamenti
• L’8 aprile avremo un’altra
riunione dell’Unione Femminile
con le sorelle di Angrogna.
• Sabato 31 marzo avremo un
pomeriggio per i catecumeni organizzato dal gruppo pace di S.
Secondo e Prarostino.
PRALI — L’Unione Femminile si ritroverà giovedì 29 alle ore
13.30.
CERCASI
La Comunità evangelica di
Bergamo cerca per la direzione della nuova casa di riposo
di Gorle (Bergamo) persona
qualificata di media età. Possibilità di ospitare anche un
familiare. Rivolgersi al pastore Neri Giampiccoli, via Malj
Tabajani 4, 24100 Bergamo, tei.
035/232.159.
• Siamo vicini a tutti i fratelli
e le sorelle nella sofferenza, in
particolare a Renata Fornerone
per la perdita della mamma.
• Ringraziamo il fratello Aldo
Garrone per il culto del 25 marzo.
• L’incontro delle monitrici
sarà sempre giovedì 29, ma alle
ore 18: esaminererho insieme
le sezioni 4, 5 e 6 della rivista.
• Il culto di domenica 1° aprile avrà inizio alle ore 10 e vedrà
la partecipazione dei confermandi delle valli, che trascorreranno insieme la giornata ad Agape.
Elezioni di deputati
Autonomia della
chiesa
PERRERO - MANIGLIA —
Domenica 11 marzo si è tenuta a Ferrerò l’Assemblea di
chiesa per decidere come agire,
dopo la designazione da parte
della Tavola del pastore iWbet
alla chiesa di S. Germano. L’Assemblea sì è rimessa alla Tavo
LUSERNA S. GIOVANNI —
L’Assemblea di Chiesa, convocata domenica scorsa per la nomina delle denutazioni alla Conferenza Distrettuale ed al Sinodo,
ha avuto luogo con una scarsa
partecipazione dei membri elettori.
Fabrizio Malan e Silvio Tourn
sono stati eletti deputati al Sinodo. Enrico Fratini, Niny Boer e
Alberto Bellora parteciperanno
BOBBIO PELLICE — Una
comunità che va in gita non è
di per sé una cosa che fa notizia e non ne avremmo dato che
sommaria menzione se la nostra comunità quest’anno non
avesse deciso di fare una gita a
Cremona non col solo scopo turistico aggregativo, ma anche
per incontrare un’altra comunità
evangelica. Così è stato infatti
e domenica 18 marzo siamo partiti da Bobbio per andare a trovare i fratelli e le sorelle della
comunità metodista di Cremona. Dire che l’accoglienza riservataci è stata superiore alle nostre aspettative è dire poco, abbiamo sentito fin dal nostro arrivo quel calore e quella simpatia che solo possono provare
dei fratelli che si incontrano per
spartire una giornata insieme.
Non solo questo però, abbiamo anche imparato molto da
quella giornata passata a Cremona. Innanzitutto il culto in
comune, nella piccola chiesa
riempita fino all’ultimo posto
« in piedi », culto che ci sarà
difficile dimenticare, come ci sarà difficile dimenticare le parole che il past. Adamo ha pronunziato nel sermone su Apocalisse 2: 12-17. Poi rincontro con
la chiesa, una comunità di diaspora, piccola, se rapportata alle dimensioni delle chiese delle
valli, ma vivace e impegnata su
molti fronti; una comunità che
cerca di testimoniare la sua fede nei mille problemi della dispersione e della secolarizzazione, una comunità dove si è evangelici per scelta e non per nascita e anche questo è un grande insegnamento per chi viene
dalle valli. Poi il pasto in comune ed anche qui abbiamo notato il grande impegno di questa comunità che si è davvero
fatta in quattro nell’accoglienza.
Dopo il momento « turistico »,
la visita della città, di Busseto,
di Piacenza, sempre accompagnati dal pastore Adamo e da
alcuni fratelli della comunità di
Cremona. Ci siamo lasciati dopo
aver sperimentato la fratellanza.
Un grazie di cuore ai fratelli
e alle sorelle di Cremona, per il
tempo e l’impegno dedicato e
per l’insegnamento che abbiamo
ricevuto dall’incontro.
Giovedì 29 marzo
Organizzato dal 1° distretto si
tiene domenica 1° aprile l’annuale appuntamento dei confermandi delle chiese delle valli valdesi.
Il programma prevede:
ore 10: culto con la comunità
di Prali;
ore 11,30: arrivo ad Agape, presentazione e suddivisione in
gruppi;
ore 14,30: attività dei gruppi
che sul tema generale « il significato del culto » con varie tecniche (teatro, disegno, canto, scritto) illustreranno le loro riflessioni;
ore 16: messa in comune dei vari lavori;
ore 17,30: chiusura dell’incontro.
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi alle chiese locali.
□ COLLETTIVO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45
presso il Centro di incontro riunione
del Collettivo Ecumenico sul tema della predestinazione. Interviene Giorgio
Tourn.
Venerdì 30 marzo
□ DIBATTITO SU
BATTESIMO,
EUCARESTIA
E MINISTERI
PINEROLO — Agape in collaborazione col CESP, e il Consiglio Presbiterale
della Diocesi di Pinerolo organizza alle
ore 20.45 presso la Biblioteca Bonetto
(via Trieste 22) del Seminario un dibattito pubblico di valutazione del documento di Lima.
Introducono don Guido Cereti e il
past. Paolo Ricca.
Sabato 31 marzo
□ DIPARTIMENTO
DIACONALE
TOCnE PELLICE — Alle 21 presso
la Casa Unionista incontro aperto sul
nuovo progetto di Dipartimento Diaconale. Introdurranno due membri della
CIOV. Tutti sono invitati, in particolare i delegati delle chiese e gli operatori degli Istituti. Organizza II 1“ Circuito.
n TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione “ Confrontiamoci con l'Evangelo »
[a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 1° aprile
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
□ PROGETTO SAN SALVO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Presso
la Sala Albarin alle 20.30 si terrà un
incontro aperto a tutti per illustrare il
progetto San Salvo sostenuto dal Sinodo. Sono previste diapositive, testimonianze dei pastori Bertin e Bellion,
canti della corale di Luserna San Giovanni, Alle chiese del r Circuito è
stato chiesto di devolvere la colletta
di domenica 1“ aprile al progetto.
Domenica 8 aprile
□ STUDI STORICI
La seduta della Società di Studi Vaidesi preannunziata per la giornata di
domenica 8 avrà luogo presso la Casa
Unionista di Torre Pellice con inizio alle ore 15.
Il programma è il seguente:
Relazione del Seggio e prospettive
di attività future.
Relazioni di studio: Renato Bertot:
L’architettura rurale di Angrogna (con
diapositive); Maria Grazia Caffaro: L'istruzione vaidese in vai Peilice nel
XIX secolo; Marco Pasquet: La legislazione ginevrina del XVII-XVIII sec.; Lucilla Pellenco: La storiografia valdese
medievale.
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30 marzo 1984
Vita delle cliiese i 5
ATTIVITÀ’ DEI PREDICATORI LOCALI
Come si prepara un sermone
L’interesse e il frutto dell’incontro dei Predicatori Locali del
VI Circuito emergono dalle proposte che, alla fine di una giornata che ci ha visto tutti parte
attiva, sono state formulate dai
presenti; Corsi di Storia e di
Introduzione, di Teologia biblica e di predicazioni continuate su testi concordati nelle chiese del circuito.
Al Consiglio di vagliarle e valutare quali di esse sono fattibili. Tutti d’accordo nel rivederci ad ottobre, non essendo
riusciti a trovare una data più
vicina che permettesse di continuare il discorso iniziato questo
sabato 10 marzo.
Il pastore Bruno Rostagno
seguendo a grandi linee la guida alla predicazione — fresca di
stampa — « La fede nasce dall’ascolto ». e pubblicata dalla
Claudiana, ci ha coinvolti in una
riflessione stimolante partendo
daU’interro?ativo: perché scegliamo un testo biblico e cosa
ci guida nella scelta dello stesso. Abbiamo anche parlato di
strumenti, di destinatari, di studio del testo (esegesi) ma poi
ci siamo dovuti fermare. Ad ottobre continueremo il discorso
sull’articolazione e sulla comunicazione della predicazione, facendo anche un laboratorio di
predicazione; per tutto ciò non
basteranno alcune ore di un
sabato ma c’è bisogno di programmare un fine settimana.
Ma è "ale il profitto e la gioia
che si sono avuti da questo incontro che di certo si supereranno
le difficoltà che si presenteranno
per poter partecipare.
Ancora due cose prima di
chiudere queste note di cronaca. Un grazie al sovrintendente.
Pino Bernardini, che ha presieduto rincontro, ed al Consiglio;
un grazie anche ai pastori che
sono stati con noi sabato. La
seconda cosa è un appello alla
nostra editrice Claudiana: possiamo avere per ottobre il Dizionario Biblico? Noi ci speriamo.
In attesa della prossima convocazione, noi continueremo ad
attendere alle predicazioni domenicali sapendo qualcosa di
oiù e ricordando che la preparazione al sermone è « una preparazione continua »: mai smettere di prepararsi a predicare.
V. G.
IV Circuito
Col mese di marzo sono riprese a Ivrea le riunioni mensili
organizzate dal IV Circuito per
sostenere la preparazione dei
candidati predicatori locali. Le
riunioni sono dedicate in questa
seconda parte dell’anno ad im
approfondimento del programma di introduzione all’Antico
Testamento e di storia della
chiesa. L’attività è strutturata
in modo da permettere l’inserimento di nuovi candidati.
La riunione di febbraio ha
avuto luogo a Torino ed è stata
una sessione di esame. Come negli anni precedenti la Commissione permanente studi ha accettato di inviare un suo membro per la sessione di febbraio
anziché spostare a Roma i candidati. Abbiamo così, avuto il
piacere di ricevere la visita del
prof. Sergio Rostagno che ha
tenuto il culto in C.so Oddone
domenica 12 febbraio e nel pomeriggio ha esaminato i candidati, con risultati complessivamente soddisfacenti, che presentavano un corso di omiletica teorica e uno sulla fede evangelica
( sulla base della « Libertà del
cristiano» di Lutero).
La riunione di marzo è stata
preceduta al mattino da una riunione per pastori e predicatori
locali in attività di servizio de)
circuito dedicata ad un aggiornamento omiletico; sul testo del
giorno indicato da « Per l’ora
che passa» (Ger. 18), ognuno
aveva preparato uno schema di
predicazione. Il confronto e la
discussione hanno dato utili elementi di riflessione ai partecipanti.
Vili Circuito
L’VIII circuito, Emilia Romagna, annuncia per il mese di maggio due seminari di studio per
predicatori locali e per quanti
altri siano interessati. Il primo
si svolgerà domenica 1“ aprile,
sarà condotto dal past. Domehico Tommasetto e avrà per tema « I miracoli di Marco »; il secondo si svolgerà domenica 29 aprile, sarà condotto dal past. Antonio Adamo e avrà per tema
« Barmen 1934-1984: una valutazione teologica della Chiesa confessante sotto il nazismo ». Ambedue i seminari si svolgeranno
presso la Chiesa metodista di
Bologna, orario 9-17.
U.P.L.
L’Unione Predicatori Locali
ha inviato ai suoi membri, alle
chiese e ai circuiti, la propria
relazione annua 1983-84. Da essa
risulta che sono 140 i predicar
tori iscritti a ruolo e 32 i candidati iscritti al corso della
Commissione permanente studi.
Per facilitare la conoscenza di
questa forma di servizio nella
chiesa l’UPL ha predisposto un
volantino illustrativo che è messo a disposizione delle chiese
Un’indagine è stata inoltre svolta presso i predicatori locali e i
risultati saranno elaborati e resi
noti a cura dell’UPL,
CORRISPONDENZE
Nuovo impulso per la chiesa di Pisa
Con l’arrivo del pastore S.
Briante e signora la comunità
valdese di Pisa (la quale aveva
ben sostenuta la prova di « autogestione per sede vacante »
mercé Timnegno fedele di un
Duon nucleo di laici, ai quali
va un rinnovato ringraziamento)
ha preso nuovo impulso sotto
tutti gli aspetti della sua attività. Desideriamo segnalare in modo speciale l’iniziativa di alcune
sorelle che, stimolate ed incoraggiate dalla moglie del pastore,
hanno voluto radunarsi quindicinalmente per conversazioni bibliche, per esaminare insieme
problemi della vita della comuni,
tà con particolare riferimento all’impegno delle donne in essa. Si
tratta di un ’’gruppo” liberamente riunitosi e che intende continuare a farlo senza vincoli... legalistici d’alcun genere. Gruppo
animato da buona volontà di lavorare per l’accrfescimento della
conoscenza e fraternità tra le nostre sorelle; ner la ricerca della
soluzione di alcuni problemi pratici di più spiccata competenza
delle donne della comunità.
Sin dal primo incontro, lo scorso novembre, il pastore ci guida
in brevi studi su ”la donna nella
Bibbia .
L’il novembre u.s. il gruppo
ha organizzato un riuscitissimo
« pomeriggio comunitario » che
ha ottenuto un risultato veramente insperato sia per la partecipazione di fratelli ed amici,
sia per la somma che ci ha permesso di raccogliere in vista delle non poche necessità finanziarie
per la soluzione di diversi problemi concernenti la sistemazione futura di locali in vista -di una
migliore e più intensa attività
proiettata verso l’esterno, oltre
che a favorire una migliore fratemizzazione tra tutti i membri
della comunità stessa.
Il ’’gruppo” ha curato la buona riuscita delle « agapi » con
scadenza quasi mensile, come,
del resto, le sorelle avevano sem.
pre fatto. Giovedì, 8 marzo abbiamo celebrato la Giornata Mondiale di Preghiera. La sorella
Briante ha fatto una breve meditazione sul tema suggerito dalle
donne scandinave: « acqua viva
che viene da Cristo, nostra speranza »; le altre partecipanti han.
no fatto le varie letture ed elevato preghiere. La colletta, raccolta seduta stante in favore dei
profughi del Salvador, ha largamente superato ogni possibile
aspettativa.
Ebenezer! Fin qui il Signore
ci ha benedette e, siamo certe ci
benedirà ancora nel nostro impegno per l’Opera Sua.
Ponente ligure
SANREMO — La storica data del XVII Febbraio è stata
ricordata domenica 19 con il
culto al mattino, l’agape a mezzogiorno ed un pomeriggio comunitario nel corso del quale il
Pastore ha fatto una rievocazione storica sui motivi e le forze
che indussero il re Carlo Alberto, nel 1848, a concedere l’editto
di emancipazione dei Valdesi. Erano presenti anche fratelli e sorelle della comunità di Bordighera-Vallecrosia ed altri evangelici in soggiorno stagionale
nella nostra regione.
Sono continuati gli incontri
di studio biblico del mercoledì
pomeriggio. In questo periodo
viene letto e commentato il libro dell’Apocalisse. La partecipazione di elementi cattolici ha
registrato un lieve calo a causa
delle solite malattie stagionali.
Largamente pubblicizzata con
manifesti, annunzi stampa, radio e televisione locali, venerdì
24 febbraio il prof. Paolo Ricca
della Facoltà Valdese di Teologia ha tenuto nella grande sala
delle attività una conferenza sul
tema : « Lutero, un giovane di
500 anni ». Il pubblico assai numeroso, costituito principalmente da cattolici, ha ascoltato con
grande partecipazione la chiara
esposizione del prof. Ricca. E’
seguito un nutrito dibattito su
alcuni punti della tematica.
ALASSIO — Le attività comunitarie della piccola chiesa di
Alessio si concentrano soprattutto su una riunione mensile di
studio biblico (lettera ai Gelati) e un culto esso pure mensile
(l’ultima domenica), con celebrazione della Santa Cena a mesi alterni. Le attività si svolgono presso la Chiesa inglese, che
gentilmente ci ospita.
BORDIGHERA - VAIXECRO
SIA — L’emancipazione dei Vaidesi è stata ricordata domenica
12 febbraio con il culto al mattino, un’agape fraterna consumata nei locali della Casa Valdese di Vallecrosia ed un pomeriggio vario. Vi hanno preso parte, oltre ai membri della comunità locale, numerosi fratelli, e
sorelle in soggiorno stagionale
nella nostra regione, tra cui gli
ospiti della Casa Valdese.
Buona la partecipazione alle
riunioni di studio biblico, che
hanno luogo il martedì sera alla
Casa Valdese di Vallecrosia. Viene letta e commentata la lettera
ai Galati.
La comunità di BordigheraVallecrosia (unitamente a quelle di Sanremo, Imperia ed Alessio) ha preso viva parte al dolore della famiglia Nisbet per la
dipartenza della loro cara, la signora Alice, mancata il 6 febbraio mentre si trovava a Vallecrosia presso il figlio Sergio per
un periodo di riposo. Un breve
servizio è stato tenuto nella cappella annessa alla Casa Valdese
martedì sera, cui hanno preso
parte i membri della comunità
locale e di quelle di Sanremo
e Imperia.
Libertà
NEW YORK — La celebrazione del 17 febbraio, la domenica
19. ha visto quest’anno una assemblea di una settantina di persone; graditi ospiti, il prof, e la
signora Alberto Soggin di Roma
di ritorno da un corso di lezioni
date alla Scuola Teologica ed al
Seminario di Berkeley in California.
Il prof. Soggin predicò sul testo: « L’Eterno non fermò questo
patto solo coi nostri padri ma
con noi » Deut. 5: 3, mettendo
in risalto come la testimonianza
per l'evangelizzazione oggi, si esplica in un modo alquanto diverso dal passato per adeguarsi
alle nuove circostanze ed ai nuovi tempi.
Ricco di spunti storici e di esemplificazioni attuali il messaggio del prof. Soggin fu quanto
mai interessante ed apprezzato.
Desideriamo rinnovare all’oratore d nostri sentiti ringraziamenti.
I pastori Frank Gibson e Laura Jervis deila Waldensian Aid
Society, seguendo lo schema di
un documento distribuito al pubblico illustrarono successivamente il significato della storica dichiarazione teologica di Barmen
(1934) e poi la protesta di Martin Luther King e la testimonianza a prò degli oppressi nel
Salvador del vescovo Oscar Remerò, tre capisaldi in tema di
libertà che contribuirono ad ampliare la visuale della nostra celebrazione.
Altri messaggi con notizie e saluti da parte di diversi oratori,
furono ancora uditi durante l’agape fraterna, che ebbe luogo,
dopo il culto, in un vicino ristorante piemontese.
Siamo profondamente grati ai
nostri amici ed ai membri della
nostra chiesa per aver contribuito al successo di una memorabile occasione.
Dipartenze
E’ deceduto in Florida lo scorso autunno il sig. Daniel Geymonat originario di Bobbio Pellice.
All’età di 93 anni è deceduto il
nostro ex anziano Jean Pierre Alilo originario del Villar.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo Tespressione della nostra
fraterna simpatia.
La circolare accompagnatoria
indica il programma provvisorio
della prossima assemblea annuale dell’UPL che si svolgerà a Ecumene il 28-29 aprile con la
partecipazione dei proff. Paolo
Ricca (« La pietà dopo la critica alla religione ») e Bnmo Corsani (« La nozione biblica di Parola »).
CONGRESSI
Verso
un unico
movimento
femminiie
evangeiico ?
Superate parecchie difficoltà
per trovare data e luogo convenienti per tutte, i congressi femminili evangelici avranno luogo
a Ecumene dal 27 al 30 settembre ’84. Così è stato deciso sabato 10 marzo durante la seduta
congiunta dei comitati nazionali
della Federazione donne evangeliche italiane (FDEI), della Federazione femminile valdese e
metodista (FFVM) e di quella
battista. In un prossimo futuro
viene appoggiata la possibilità
di farlo al Nord. La novità di
questo congresso sarà la presenza di 2 delegate spagnole e 2 portoghesi (forse 2 greche) invitate
come rappresentanti dell’Europa
del sud del Forum Ecumenico
di donne cristiane di cui la FDEI
fa parte. Inoltre si sta cercando
di invitare straniere che lavorano in Italia: Eritree, Filippine...
Il tema è : « Donne evangeliche
che agiscono in situazioni di minaccia ma nella speranza della
pace e della giustizia», con tre
punti particolari di riflessione;
la pace (la FDEI sta diffondendo im volantino « Donne per la
pace »), la fame con un riferimento speciale ai problemi dell’alimentazione, e il lavoro femminile in un momento di crisi
che influisce sulle più deboli
(emigrate, madri, pensionate...).
Per il congresso viene richiesto un sistema di « giustizia distributiva » o di comunione dei
beni, per le spese di viaggio delle congressiste, come avviene già
fra le battiate.
Per informazioni e iscrizioni
rivolgersi a Graziella Pornerone. Via Stefano Fer 35, 10064 Pinerolo, e a Maria Chiarelli, Via
Urbania 154, 00184 Roma.
Venendo a conoscenza che il
lavoro al Sud viene svolto senza
tener conto delle denominazioni, uno scambio di idee è stato
avviato sull’opportunità di rivedere le nostre strutture per cercarne una più unificante, in un
paese come l’Italia, dove povertà e configurazione geografica
portano ad evitare strutture e
spostamenti costosi, e dove le
donne evangeliche sono poche
ed hanno bisogno di un grande
affiatamento per la loro testimonianza (ad es. un comitato nazionale e tre organismi regionali potenziati; sud, centro, nord).
M.F.M.C.
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30 marzo 1984
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IN MARGINE ALL’8 MARZO
Le donne dell’Evangelo
Alcuni pensieri di France Quéré possono contribuire a
situare meglio le donne al tempo della redazione degli evangeli e nei loro incontri con Gesìi^.
Quando l'Evangelo mette fianco a fianco un uomo e una donna, si può scommettere che la
fine del racconto invertirà le dignità implicate aH’inizio. Per
mezzo delle donne, Gesù rafforza
la sua critica del mondo farisaico, doppiamente maschile, per
il sesso e per il potere.
La donna non è mai percepita come una fazione. Non la si
vede cospirare. E’ sola, a parte
U fragile corteo che segue Gesù, e farà sui pendìi del Golgota
la prova della sua impotenza.
La donna è inadatta a formare
dei corpi costituiti. La donna
adultera davanti ai farisei, quella ammalata di. emorroidi, persa
ha mezzo alla folla, la Cananea
di fronte ai discepoli irritati, la
donna curva tra i preti della sinagoga, la vedova il cui figlio è
appena deceduto, e anche Maria
alla mangiatoia, meditabonda
tra gli strepitìi dei suoi visitatori, tutte queste donne esistono in una solitudine che si staglia sulla complicità maschile.
Da un lato si danno da fare i
pastori dell'adorazione, i mer
canti del tempio, il corpo sacerdotale di Gerusalemme le folle,
i discepoli, il corteo dei rabbi
o dei magistrati, la soldatesca,
dall’ialtra le donne, incontrate
una a una, incomprese, vulnerabili nella loro solitudine. Ma la
distretta non è la sola responsabile del loro isolamento. La
loro fede le stacca dal gruppo e
le innalza come profetesse. Una
intrepida convinzione le fa risaltare su chi è loro vicino, e le
destina alla persecuzione, che è
la sorte inevitabile del profeta...
con uno spirito di libertà che
sorprende Cristo stesso.
Egli accorda loro perdono o
guaritone, ma quasi sempre le
ha prima ammirate, a causa di
un’intelligenza immediata, di una
adorazione veemente, di uno
sguardo acuto sulla sua verità
messianica. Sarebbe snaturare
la sua carità se si volesse slegarla da questo suo stupore che,
precisamente, la provoca. Gesù
non considera la loro triste condizione, che tanti si compiacciono di descrivere. Porta su di loro, come su ogni altro, un giu
dizio esatto che non manca di
provocare alcune sorprese... La
donna dell'evangelo rivela il rovesciamento delle beatitudini.
Povera è detta ricca; debole, potente; ignara, ecco che profetizza; colpevole, ecco che ha i gesti della santità; ribelle, crede.
Cristo non ha operato in lei una
metamorfosi, egli ha semplicemente resa la verità più forte
dell’apparenza.
farisei, non sono riconosciute
nella loro verità. Gesù solo scruta il loro sorprendente segreto,
e la grazia segue... Come capire
allora il discredito ininterrotto
applicato alle donne? La teologia ha continuato il pregiudizio
antico, esattamente come se l’Evangelo non fosse esistito... e la
donna è diventata l’alibi di tutti
i mali, compresi quelli di cui è
la prima vittima. Non si vede
nell’evangelo, che siano passive,
molli, irresponsabili, ridotte all’oscuro servizio della vita. Hanno grandi ruoli, prendono iniziative non aspettando, come si dice sempre, che Gesù per primo
le chiami... M. F. M. C.
Il muro
(segue da pag. 1)
La grazia di Dio non si limita
a cancellare la colpa. Opera principalmente un lavoro di identificazione, puntando il dito sull’ultima e rispettabile realtà dell’essere: la fiducia per la donna
ammalata di emorroidi, la sete di
Dio nella Samaritana, l’intelligenza delle cose divine nella peccatrice di Luca. E’ questo sicuro
intuito che l’Evangelo fa risaltare con una strana precisione,
come se importasse allora meno di mostrare la grazia di Dio
che il coraggio e la libertà di
certe creature...
* France Quéré, Les femmes
de l’Evangile, Seuil, Paris, 1982.
contatto, in comunione con lui,
il suo Spirito, la sua Parola.
Quando accettiamo di vivere in
questa comunione, quando lasciarno che la sua Parola fondi e
guidi la nostra esistenza quotidiana, allora la sua vittoria diventa anche la nostra e la nostra
relazione con il prossimo ci fa
scoprire non solo persone che
Egli ha creato ma che ama e che
da lui ricevono la stessa dignità e la stessa vocazione alla salvezza che abbiamo ricevuto anche noi.
Gesù vede nell’umanità del
suo tempo tm vero partner; la
tratta con la libertà e gli umori
che sono propri delle relazioni
tra uguale e uguale. Cioè ne
aspetta molto... Le donne che
non sono amate dalle folle o dai
Franco Davlte
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GIOBBE - 4
EPPURE...!
GIOBBE 19
Sembra, nel cap. 19, che la durezza di
Giobbe s’incrini. Per un momento cerca
la pietà (v. 21) di quegli uomini che, anche se si comportano con lui in modo
così disumano, sono pur sempre i suoi
amici, i soli che gli siano rimasti. Ma
questo movimento ricade, vano. Poi prova ad alzare gli occhi e a guardare più
lontano, oltre il presente senza uscita:
se non questa, almeno le generazioni avvenire capiranno la ’’ingiustizia” tormentosa della sua sofferenza; perciò il suo
lamento e la sua protesta siano incisi
nel bronzo e nel granito, « a futura memoria » perenne, e almeno la sua memoria sia, un giorno, riabilitata. Ma anche questa è ben mediocre soddisfazione...
Ed ecco Giobbe tornare alla ricerca
di Dio, il solo che può placarlo, ’’soddisfarlo”; e si sventura nel mondo inesplorato della vita oltre la morte. Ricordiamo, troppo brevemente, che mentre
per molti ^oli Israele non ha avuto alcuna fede in una esistenza oltre la morte, dall’epoca della dispersione, in sedilo ai contatti con altre culture e religiosità, ha subito influssi anche in questo campo e vi sono, nel concetto di
«soggiorno dei morti» (shèol), tracce
di concezioni pagane; si tratta comunque sempre di vane apparenze, di ombre,
sostanzialmente di non-vita, perché lo
shéol è il ’’luogo” (inesistente? il nulla,
il vuoto?) dell’assenza del Dio vivente
e vivificante.
a cura di Gino Conte
spfferema, all’ingiustizia ^tita, agli enigmi dolorosi dele collettiva, chi crede in una divinità la considera o il grande
^tnbutore/C^tigatore (di questo tipo sono gii amici di Giobbe) o il grande Sag^atore che, tormentatore/nparatore, ci sottopone ora a prove anche durissime e
giorno — quando, in quale vago aldilà? — ripagherà a seconda della nostra
resistei^ (venature di questa concezione di una «sofferenza pedagogica» si trovano nei mscorsi di Elihu, un quarto amico che compare inopinatamente al cap. 32 del
poema, forse un mserto secondario). Ma Giobbe, proprio U Giobbe di cui dobbiamo
ascoltare le parole di un tormento desolato e senza requie (si leggano, ad es., i cap.
¿’ 7’ 9, 14, 19), erompe m quest affermazione che attribuisce a Dio tutt’altra figura«Eppure IO so che il mio vindice vive...! ». ugui...
Il vindice del sangue
lo so
Giobbe brancola nel buio, balbetta;
non ’’vede” nulla, non ”sa” nulla — ma ec.
co prorompere la sua confessione di fede, forse la più alta dell’Antico Testamento: «EPPURE — malgrado e contro tutto,
anche e soprattutto contro questo volto
nascosto di Dio, contro questa sua pesantissima e imperscrutabile apparenza
contraria — io SO che il mio Vindice vive; e lo vedrò, io, con i miei occhi; dall’impazienza, non resisto! ». Lo desideravo, mi struggevo, ma ora so: è la certezza della fede — quella fede che « uno
non si può dare », ma che aU’improwiso, senza spiegazioni (e senza liquidare
dubbi e tormenti), ci è data.
G. P. Haendel, non a caso, nel suo
splendido oratorio «H Messia», nell’ultima parte annunciante la promessa e
la speranza cristiana (tutta l’opera, sostanziata coni’è di testi biblici, è una
vera predicazione, che la musica serve
splendidamente), ha dedicato a questo
testo di Giobbe una delle sue arie più
intense e pure: « Io so che il mio Redentore vive... ».
Per la sua confessione di fede, Giobbe si serve di una parola molto caratteristica: go’èl, in ebraico, è il « vindice
del sangue», cioè del sangue versato in
un assassinio (v. ad es. 2 Sam. 14: 11);
è anche l’erede, di solito il parente più
prossimo, che ha diritto di riscattare i
beni di un uomo deceduto e il diritto-dovere di generargli ’’vicariamente” una
progenie (v. Deut. 25: 5-10, e la poetica
storia di Ruth: 2: 20; 3: 9; 4: 4). Per
estensione, poi, è il difensore degli oppressi e dei miseri (Prov. 23: 10-11), e
soprattutto il Difensore per eccellenza,
Dio (S. Terrien, Job).
Questo vindice del sangue di Giobbe
non è una persona umana: i figli sono
morti, parenti prossimi e amici intimi
lo hanno abbandonato, ostili. Sta per
morire. Ma il suo Vindice, il Redentore
della sua vita sopravviverà alla sua morte: vive. E un giorno, lo sa, lo vedrà:
come, non lo sa; ma lo vedrà, questo
lo sa.^
Questo Vindice « si leverà », altra espressione caratteristica che indicava il
manifestarsi di Dio, della sua gloriosa
opera redentrice (è quello che infatti si
avrà, sia pure in modo paradossale, alla
fine del poema, dal cap. 38 in poi). Si
leverà sulla polvere, su questa nostra,
mia misera realtà umana. E che verrà
a fare? Verrà come il Vindice del nostro, del mio sangue, della mia vita sconciata e distrutta, difenderà il mio onore,
restaurerà il mio « nome », la mia persona.
quale del resto ha già parlato, invocandolo come 1’« arbitro », il « mediatore »
(9: 33), come « il mio Testimone in cielo », « il mio Garante nei cieli altissimi »
(16: 19: e ha appena gridato, come Abele: « terra, non coprire il mio sangue! »,
16: 18); o ancora: « O Dio, dà un pegno, sii tu il mio mallevadore presso
di te» (17: 3)‘.
Dunque, nota S. Terrien, nella sua angoscia Giobbe ha cominciato ad abbandonare il desiderio di « giustificarsi » da
sé, pur restando convinto della propria
innocenza. Abbandonato dagli uomini e
da Dio, si aggrappa con tutta la sua
speranza a ima sorta di « doppio » di
Dio (non vi sono qui i presentimenti
anticotestamentari di quella realtà divina che la teologia cristiana cercherà di
indicare elaborando la dottrina trinitaria?): questi, in assenza di un figlio o
di un parente prossimo, si rizzerà sulla
sua tomba e sarà il suo vendicatore,
redentore, protettore, difensore. E non
sarà, questa, magra consolazione, perché — come, non so — « SO che dalla
mia carne vedrò Dio », e me lo vedrò favorevole, infine!
Attenti alla traduzione
Da Dio a Dio
Com’è possibile che Giobbe, che ha
sentito — e ricominoerà a sentire! —
Dio come avversario, trovi ora in lui il
suo Redentore? Parla di Dio in persona, oppure di un essere distinto, in qualche modo, da Dio? E’ la figura della
La Riveduta, come molte traduzioni
in cui affiorano tendenze spiritualistiche,
traduce qui « senza la mia carne... ». La
traduzione è, anche grammaticalmente,
dubbia, perché la preposizione qui usata, con i verbi di percezione, indica sempre, nell’A.T., il punto di osservazione;
quindi: « dalla mia carne ». Inoltre quella
traduzione è impossibile nel contesto
del pensiero ebraico: per Giobbe, come
per ogni israelita, è inconcepibile una vita che non sia fisica. Non è un greco che
sogni la sua anima, scintilla divina, ricongiunta al mondo superiore dello spirito; è un israelita che sa il dono divino
del « corpo » (creato, dunque non divinizzato), in tutte le sue funzioni fisiche e
psichiche. E anela con fede al momento
in cui lui, proprio lui, « in carne e ossa » vedrà Dio; e come potrebbe vederlo, se non dalla sua carne? ^
Sulla soglia della fossa, conscio che
sta per ridiventare polvere, da cui il
Soffio di Dio lo aveva tratto, Giobbe ha
un baleno di fede certa che vedrà Dio
« in una forma concreta di percezione,
di sentimento, di pensiero, di volontà,
che descrive con l’espressione: dalla mia
carne» (S. Terrien). Non è dunque la
credenza in un’immortalità deH’anima,
in qualunque forma; e non è ancora la
fede giudaica, poi cristiana nella risurrezione dei corpi, della carne, alla fine dei
tempi, nel Giudizio: ma è un segno premonitore di quest'ultima, uno dei più
vividi dell’A.T. Non è detto nulla sulla
durata (eterna? definitiva?) di questo
incontro, né sul contenuto (lo troveremo adombrato nelle « risposte dell’Eterno », dal cap. 38). Giobbe è semplicemente sicuro — « SO » — che quest’incontro
avrà luogo, e sarà un incontro vero, da
persona a persona viva; egli vi avrà vitalità piena, fisica, non l’inconsistenza
evanescente del « soggiorno dei morti ».
Io, insomma, nella pienezza della mia
persona, vedrò Dio (« Beati i puri di
cuore, perché essi vedranno Iddio! », Mat.
5). E finalmente non mi apparirà più nemico, ma amico.
Con finezza psicologica e con lucidità
teologica il dubbio, l’angoscia e il dibattito con gli amici « fin troppo religiosi » e
la contestazione con il Dio nascosto e incomprensibile continueranno. Ma qui si
è raggiunto il culmine, o uno dei due
culmini, di questo poema appassionato
della fede nuda, denudata di ogni appoggio e di ogni ragione o movente umani.
Giobbe, il credente, malgrado tutto, si
appella a Dio contro Dio, cerca riparo
dal Dio duramente incomprensibile presso il Dio della sua speranza indistruttibile, che fiorisce nel deserto di un’esistenza
devastata, anche sulla polvere di una fossa.
Per fede Giobbe sa che Dio NON è il
grande Retributore/Castigatore, e neanche il grande Saggiatore che ci immerge nelle prove più svariate e raffinate. No,
nella sua realtà profonda e ultima, nel
suo mistero insondabile, lo so che Dio è
il mio Vindice, il mio Redentore, l’onnipotente e benigno Difensore della mia vita.
Vive; e si leverà sulla polvere; e lo vedrò, io.
Gino Conte
‘ Sono, anche, tutti termini che ricordano l'aspetto « giuridico » dei rapporto con Dio, che due
settimane fa abbiamo notato essere marcato nel
poema.
^ « Dada mia carne »: più fedeie, come in tanti
casi si può riscontrare, aii'originaie, pur nell’arcaicità del linguaggio, la Diodati traduce correttamente; e cosi tante altre traduzioni, così quella
di cui si è servito Haendel per il testo della sua
citata aria de « ii Messia ».
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7
30 marzo 1984
otí^tívo aperto 7
UNA INDAGINE DELLA CEE
I'
La povertà: problema
di un italiano ogni dieci
1 drammatici dati relativi al fenomeno impongono scelte politiche
non nel campo assistenziale ma in quello economico produttivo
« A metà de^li anni 70 vi erano
almeno 30 milioni di poveri nei
paesi della Comunità Economica Europea (esclusa la Grecia) »,
così afferma un rapporto elaborato nel 1981 da un gruppo di
esperti per conto della Cee, coordinati dal prof. Brian Abel-Smith
della London School of Economics.
Oggi la situazione, stante la
generale crisi deireconomia,
non è certo migliorata. Si calcola infatti che almeno 6/7 milioni di famiglie devono affidarsi all’assistenza pubblica e privata per poter vivere durante
la maggior parte dell’anno, e che
almeno 2 milioni di famiglie,
pur avendo diritto alla assistenza pubblica, non ne fanno uso
per mancanza di informazione.
I dati sono impietosi: il 3%
delle famiglie europee non dispone di abitazioni con acqua
corrente, una famiglia su sei
non ha il gabinetto in casa, due
milioni di famiglie sono costrette alla coabitazione, almeno due milioni di persone vivono in bidonvilles, baracche, ospizi per poveri.
In questi dati si può vedere
l’altra faccia del benessere, il
cosiddetto quarto mondo, che
vive nei ghetti diffusi delle periferie e dei centri storici delle
metropoli delle città industriali
europee e nelle campagne povere.
Una situazione a molti sconosciuta nelle sue dimensioni, ma
il peggio —dicono tutti gli esperti — deve ancora ventre.
Esaminiamo dunque il rapporto degli esperti della Cee.
La povertà
La definizione di povertà è in
termini relativi: « Persone colpite dalla povertà = individui o
famiglie con risorse così ridotte
da non raggiungere il livello minimo accettabile di sussistenza
dello stato nel quale vivono.
Risorse = beni, reddito in
contanti, più servizi provenienti
da fonti pubbliche e private».
II livello assoluto varia dunque da paese a paese ed è in relazione col reddito reale medio
degli abitanti.
La situazione
italiana
Per quanto riguarda l’Italia il
rapporto (redatto dal prof. Giovanni Serpellon, della Università di Venezia) rileva che all’inizio degli anni '80 pur essendo
profondamente mutato il tenore di vita generale della popolazione, lo sviluppo disordinato,
squilibrato e discontinuo del nostro paese ha generato vere e
proprie situazioni di povertà che
hanno rilevanti dimensioni. Disoccupazione, mancanza di disponibilità di alloggi a basso
canone, carenza di infrastrutture
civili (trasporti, scuole, ospedali), inadeguatezza delle pensioni
sono tutti fattori che hanno generato queste situazioni.
Secondo il rapporto « per la
mancanza di capacità o volontà
di controllo (sia nel prevedere
le possibili conseguenze che, soprattutto, nel dominare processi
impetuosi come l'esodo agricolo
e l’urbanesimo e, infine, nel far
fronte alle conseguenti esigenze
di adeguamento delle strutture
amministrative e sociali) lo sviluppo è stato più disordinato di
quanto fosse giustificato attendersi. Ma lo sviluppo c’è stato...
Eppure, se ci si interroga sulla
povertà occorre riconoscere che
molto cammino rimane da percorrere. La povertà che un tempo era diffusa, che era esperienza di un tempo, è ora circoscritta ».
L’Italia non è più un paese povero perché il reddito medio per
abitante negli ultimi 30 anni è
aumentato di tre volte e mezza.
Nonostante questo nel 1978,
2.590.000 famiglie, pari al 15%
delle famiglie italiane possono
essere definite povere. Di queste
1.625.000 famiglie vivono ai di
sotto della linea della miseria
(5.021.500 persone).
1.625.000 famiglie sono nella
miseria (LPl) e 965.000 sono nell’indigenza e cioè non hanno
redditi che permettono di avere
sufficienti mezzi di sussistenza
(LP2).
Se si rapporta il reddito di
queste famiglie a quella che era
la spesa media mensile (SMM)
di una famiglia italiana corrispondente (vedi tabella) si vede che le famiglie « misere »
hanno una spesa che raggiunge
al massimo il 3749% delle famiglie italiane di corrispondente
ampiezza. Mentre quelle povere
hanno una spesa che raggiunge
al massimo il 48-65% della spesa media.
Tab. 1 - Linea della miseria (LPl) e linea della povertà (LP2).
Ampiezza
della
famiglia
SMM LPl
LPl LP2 migl.--------
LP2
di lire SMM SMM
100 130 270,2 37,0 48,1
175 235 441,3 39,7 53,3
235 315 626,5 37,5 50,3
275 ____ 698,0 39,4
1 pers.
2 pers.
3 pers.
4 pers.
5 pers.
6 e più pers. 385 500 775,7 49,6 64,5
315 743,7 42,4
Media
222 303 575,0 38,6 52,7
Tab. 2 - Graduatoria delle regioni italiane
Famiglie misere Famiglie povere Consumi familiari Consumi i pro^cap(incidenza % sul tot. delle famiglie) (importi mensili in migliaia di lire)
Friuli-V.G. 3,3 Friuli-V.G. 9,1 Emilia^R. 659 Emilia-R. 218
Lazio 3,6 Toscana 9,9 Toscana 652 Friuli-V.G. 217
Marche 3,8 Lazio 10,2 Lombardia 646 Lombardia 215
Emilia R. 4,1 Emilia R. 11,8 Marche 645 Toscana 210
Toscana 4,8 Lombardia 12,5 Veneto 644 Piemonte 207
Lombardia 5,1 Marche 12,8 Friuli-V.G. 628 Liguria 203
Veneto 5,4 Veneto 14,7 Trentino-A.A. 626 Marche 189
Liguria 5,9 Liguria 15,7 Lazio 599 Veneto 188
Trentino A.A. 6,7 Trentino A.A. 17,0 Piemonte 579 V. Aosta 188
Piemonte 7,6 Piemonte 18,2 Umbria 573 Trentino A.A. 186
V. Aosta 9,8 V. Aosta 21,0 Liguria 536 Lazio ■182
Sardegna 10,1 Umbria 23,7 Molise 528 Umbria 174
Umbria 11,3 Sardegna 27,6 Sardegna 526 Molise 164
Campania 14,2 Campania 31,9 V. Aosta 518 Abruzzo 150
Puglia 15,5 Abruzzo 33,3 Abruzzo 508 Sicilia 139
Abruzzo 17,7 Puglia 33,5 Campania 492 Sardegna 139
Sicilia 18,5 Molise 38,2 Puglia 471 Puglia 132
Molise 20,7 Sicilia 39,3 Sicilia 466 Campania 131
Basilicata 27,3 Basilicata 42,3 Basilicata 447 Basilicata 128
Calabria 35,1 Calabria 55,2 Calabria 379 Calabria 106
I fattori
di povertà
I fattori di povertà sono l’inadeguatezza dei redditi da lavoro,
la disoccupazione e il basso ammontare delle pensioni.
I tre fattori hanno importanza variabile tra di loro e secondo le zone di residenza. Mentre
la disoccupazione di tutti i membri della famiglia svolge un ruolo molto limitato nella spiegazione della povertà (1,2% nel
Centro-Nord e 2% nel Mezzogiorno), l’inadeguatezza dei redditi da lavoro contribuisce a spiegare la povertà nel 52,2% delle
famiglie del Centro-Nord e nel
60% delle famiglie povere del
Mezzogiorno, mostrando così di
essere la principale causa di povertà.
II basso ammontare delle pen
Ovviamente esistono differenziazioni geografiche e il rapporto considera povere le famiglie
che residenti nel Mezzogiorno
hanno una spesa media mensile
(se composte di due persone) di
175.000 lire e se residenti nel
Centro-Nord di 235.000.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica il 38% delle
famiglie povere vive nel CentroNord e il 62% nel Mezzogiorno.
Ma nel Mezzogiorno ci sono più
famiglie che nel Centro-Nord al
di sotto della linea della miseria.
La diffusione delle famiglie povere appare però diversificata
nelle varie aree geografiche come si può vedere dalla tabella.
è stimato in 40 per ogni 100.000
per le famiglie povere e 74 ogni
100.000 per le famiglie misere.
La connessione tra povertà e
grado di istruzione è anch’essa
evidente. La riuscita scolastica
dei ragazzi delle famiglie povere è di molto inferiore a quella
dei ragazzi delle famiglie medie.
Inoltre questi ragazzi a 14 anni
nella generalità dei casi hanno
poche aspettative di ulteriore
formazione scolastica e professionale.
Per quanto riguarda l’abitazione, le famiglie misere vivono
in condizioni di affollamento superiore alla media, con maggiore carenza di servizi. Ma nonostante queste condizioni devono
sopportare una incidenza per le
spese di affitto sulla spesa totale più alta delle altre famiglie,
cumulando così im doppio svantaggio. Inoltre il periodo di permanenza nello stesso alloggio di
queste famiglie è molto superiore a quello delle altre e ciò fa
pensare che gli alloggi non vengano ristrutturati e siano soggetti quindi a maggiore degrado.
Dall’insieme degli studi effettuati risulta dunque evidente che
la povertà ha ancora un peso
nella società italiana e rilevante (15%!) e che essa è contemporaneamente presente nei settori
economico, sanitario e abitativo.
La povertà è un fenomeno globale che investe la pluralità degli aspetti del Advere sociale, cosa del resto confermata da molte « storie di vita ».
Le nuove
povertà
Il rapporto mette poi in rilievo il fatto che si stanno delineando nuove povertà la cui causa non è sempre e solo economica. Isolamento degli anziani,
marginalizzazione degli handicappati, il rifiuto sociale verso
gli ex carcerati, i tossicodipendenti, gli omosessuali, l’abbandono dei minori: tutte cause queste che possono dare origine a
nuove situazioni di povertà.
Il confine tra povertà e sofferenza sociale oggi non è più così
netto, ma si sbaglierebbe se si
volesse intervenire con eguale
metodo per vecchie e nuove povertà.
Una politica contro ia povertà
sioni provoca invece la povertà
del 43,6% dei casi nel CentroNord e nel 38% dei casi nel Mezzogiorno.
La povertà è dunque un fenomeno legato da un lato alla
struttura produttiva e dall’altra
al sistema redistributivo del reddito.
Nel corso dell’indagine sono stati esaminati anche altri 3 aspetti
della povertà: salute istruzione
e abitazione cercandone correlazioni con la povertà economica.
Per quanto riguarda la salute
il rapporto constata che le famiglie misere hanno una spesa per
igiene e salute che varia da un
quarto ad un ottavo di quella
media della famiglia italiana,
mentre il numero dei bambini
nati morti o morti in età infantile è rispettivamente il 23 e il
38 per mille dei nati vivi (il doppio della media italiana). Sempre in queste famiglie il numero
di decessi per cause « evitabili »
DaH’analisi fatta nel rapporto
appaiono evidenti alcune caratteristiche della povertà che è necessario tenere presenti se si vogliono risolvere i problemi che
essa pone.
1) E’ la società stessa, in particolare il suo sistema produttivo, che crea e riproduce la diseguaglianza e la sua conseguenza estrema, la povertà. I poveri,
proprio perché senza forza contrattuale, sono esclusi dalle dinamiche sociali e non portano
avanti i loro interessi. La domanda da farsi non è dunque come si genera la povertà, ma perché si tolleri e si mantenga la
povertà. Una risposta può essere
trovata nel fatto che la presenza del 15% di famiglie povere
è funzionale a mantenere un certo grado di flessibilità al mercato del lavoro, si può così attingere al mercato del lavoro nero
e precario garantendo una flessibilità produttiva a tutto il sistema.
2) Finora le politiche sociali
non si sono poste il problema
di eliminare la povertà, perché
non c’è stato interesse ad eliminarla. Impedire la povertà comporta dei costi, non solo economici, che non si ritiene utile affrontare, perché ciò significherebbe una riforma profonda del
sistema produttivo e distributivo del nostro paese che intaccherebbe gli equilibri di potere fin
qui raggiunti. Si preferisce perciò una politica sociale di assistenza che, forse, consuma solo
importanti risorse, senza risolvere il problema.
Il rapporto perciò non auspica uno sviluppo di politica assistenziale per combattere la povertà ma l’adozione di politiche
per la riduzione delle inegua
glianze sociali attraverso:
a) contenimento della disoccupazione;
b) miglioramento delle capacità produttive e del sistema
delle remunerazioni;
c) ampliamento e potenziamento del sistema di sicurezza
sociale a tutela delle condizioni
di inadeguatezza o mancanza di
reddito;
d) fornitura di beni e servizi
a quelle persone che non sono
in grado di provvedere autonomamente ai loro bisogni e per
questo sono soggette a forme di
emarginazione.
Il rapporto sollecita quindi
una politica che sia allo stesso
tempo sociale ed economica. Occorre affrontare nello stesso momento i due termini della questione. Non ha senso infatti agire solo sul livello redistributivo
del reddito quando si rinuncia
ad intervenire sui meccanismi
che creano distorsioni nel modello di produzione dei redditi.
Una politica per la occupazione
e le retribuzioni può essere ah
trettanto, se non più efficace, di
una corretta riforma del servizio di assistenza sociale e del
sistema pensionistico.
In pratica si tratta di reperire
risorse per investimenti aggiuntivi che siano finalizzati all’occupazione, e creare alternative nel- ■
le spese sociali, razionalizzando
l’uso delle risorse e dando efficacia alla spesa pubblica. Una
politica che abbia im obiettivo:
l’autosufficienza del povero.
Ma queste importanti considerazioni di un rapporto ufficiale
della Cee in che considerazione
sono tenute dalla stessa Cee e
dai vari governi nazionali?
a cura di Giorgio Gardiol
8
8 ecumenismo
1
30 marzo 1984^
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
L'Intesa e il Concordato
Echi dal mondo
cristiano
La firma dell’Intesa e quella
del Concordato hanno occupato
in l^go e in largo tutta la stampa italiana. Qualche informazione sui commenti della stampa
piu qualificata è già stata data
dal nostro giornale. Una più ampia impressione si ricava da molte letture; in primo luogo che
da pochi è stata compresa la sostanziale importanza dell’Intesa, ricavabile solo da un serio
confronto con il Concordato. Un
quotidiano, come Repubblica, è
addirittura arrivato a definire
l’Intesa come «Concordato con
i Valdesi»; e questa infelice titolazione, parzialmente corretta in successive interviste al moderatore, è solo un segno di
quanto poco si sia compresa la
realtà delle cose. Si può dire
che, per il lettore avvertito, sono stati più i commenti al Concprdato che non quelli all’Intesa a chiarire le differenze.
_ Per l’Intesa abbiamo trovato,
in genere, scarso rilievo a quello che è uno dei punti più qualificanti, ossia l’abolizione delle
leggi del che, per le chiese
non cattoliche, prevedevano pesanti interventi delle autorità
nella loro vita. Quelle leggi avevano uno spirito nettamente
«concordatario», sia pure non
concordato ma imposto, definendo la pesantezza e i limiti
un intervento statale, concettualmente molto simile a quello, sia pure concordato e non
imposto, che animava il Concordato con i cattolici. Intervenendo con tali leggi nella vita delle
nostre chiese, applicavano lo stesso principio interventista sancito dal Concordato, ovviamente
sostituendo i « privilegi » riconosciuti alla Chiesa cattolica,
con le vessazioni (talvolta ipocritamente protettive, come per
quanto si riferisce aH’amministrazione del patrimònio) riser-'
vate alle altre religioni « ammesse ». Pare questo il segno
più importante di quella riacquistata libertà religiosa, che
l’Intesa ha acquisito anche per
tutte le altre confessioni non
cattoliche. A parte questa lacuna, solo in parte riempita da interviste ad uomini nostri, il tono generale dei commenti alla
Intesa è, anche nella stampa
cattolica, favorevole, sia da parte dei pochi che ne hanno inteso il valore sostanziale, sia dei
molti che si sono limitati agli
aspetti formali.
Nei commenti al Concordato
va innanzitutto rilevata un’area
abbastanza estesa di opinioni
contrarie al principio stesso del
Concordato : area assai variegata in cui si trovano valide obiezioni di principio, assieme ad
opinioni riferite solo a noti fatti
flnaMiari, o ad altre che tengono più ad ostilità al governo che
le ha firmate che non al fatto in
sé. Apprezzabile, tra questi oppositori, l’articolo di A. Galante
Garrone su La Stampa. E c’è
naturalmente anche chi sostiene la tesi opposta: esemplare
una inserzione sul Giornale di
un Centro Culturale Lepanto che
invoca la necessità di riaffermare la «cattolicità» dello stato
italiano. La maggior parte dei
commenti critici si appunta sugli aspetti finanziari; e non manca chi contrappone le 7.(W0 Lit.
annue cui i Valdesi hanno rinunciato, ai 270 miliardi annui
di congrue che lo Stato continua
a distribuire a circa 35.000 sacerdoti cattolici (cui vanno aggiunti gli stipendi degli insegnanti di religione). Italia Nostra si è anche preoccupata del
problema, e dei costi relativi,
della coriservazione delle bellezze artistiche, che costituiscono
così, larga parte del patrimonio
ecclesiastico.
Le perplessità maggiori, da
tutte le parti, vengono tuttavia
dal modo stesso con cui il nuovo
testo è stato concepito come
Legge quadro, che determina alcuni principi, ma non ne concretizza l’attuazione come faceva il testo del ’29.
C’è chi, come il prof. p. Pro
di in Mondo Economico, considera il nuovo testo come un passo concreto verso lo svuotamento, e forse l’abolizione, dell’istituto concordatario ; l’autorità
conferita alla C.E.I. per l’attuazione di tali principi e la commissione mista per il regolamento dei rapporti economici,
fiscali e finanziari, ne riportano
infatti la concreta attuazione a
contatti diretti tra Stato e chiesa nazionale (non più universale), diminuendo il potere pattizio del Vaticano e dando per
il futuro una maggiore elasticità a tutto il contesto. Se ne sono resi conto, del resto, anche
i vescovi della C.E.I. che non
hanno mancato di esprimere
pubblicamente qualche perplessità, in quanto non si sentono
più coperti in molti importanti
problemi (insegnamento religioso, aspetti economici, atteggiamento verso aborto e divorzio
e via dicendo) dalla autorità del
Vaticano, ma esposti ad una responsabilità diretta nei rapporti con i vari livelli della autorità civile. Per dirla con uno slogan, all’interno del generico Concordato, dovranno definire con
lo Stato le loro Intese. E’ una
delle conseguenze, e non la minore, della impostazione data al
problema concordatario nell’ultirna fase delle trattative. E possiamo forse aggiungere, anche
delle conseguenze che hanno
probabilmente avuto i principi
sanciti dalla nostra Intesa. Se
poi, nei fatti, si conserveranno
in queste Intese da regolare a
livello esecutivo maggiori o minori privilegi alla chiesa cattolica, è una ipotesi che si potrà
verificare solo nei fatti.
E per finire, va ricordata l’iniziativa del Gazzettino che ha
ripubblicato, a fianco delle notizie sul nuovo Concordato, l’intera pagina della sua edizione
del 12 febbraio ’29 che riferiva
del Concordato Mussolini-Gasparri.
a cura di Renato Oofsaon
Camerún: tornano a
casa alcuni lebbrosi
(SPE) — In occasione dell’inaugurazione di una nuova ala
dell’ospedale di Manyemen della
Chiesa Presbiteriana del Camerún 11 pazienti colpiti da lebbra
del Centro anseatico e di riabilitazione sono stati « trasferiti »
alle proprie case. Alcuni idi loro
erano nel centro da oltre 5 anni e DUT non essendo guariti si
trovavano però in condizione da
continuare le cure nei propri domicili con controlli ambulatoriali regolari, in modo da potersi
reintegrare nella società. Il Moderatore nel corso di questa commovente cerimonia ha chiesto
all’assemblea di ringraziare Dio
per il suo inesprimibile dono
dell’amore e della guarigione.
Sempre nella stessa chiesa sono stati consacrati 19 pastori.
Rivolgendosi loro nel suo sermone il Moderatore ha ricordato che essi venivano inviati come pecore in mezzo ai lupi. Ha
poi domandato loro: « Sapete
perché Gesù ha inviato i discepoli due a due? ». « No! » ha risposto l’assemblea in coro. «Perché voleva che imparassero gli
uni dagli altri ». Poi Citando un
proverbio camerunese ha detto
che la ragione iper cui un ruscello non scorre mai in linea diritta
è perché cammina da solo e non
ha nessuno per avvertirlo. I 19
pastori hanno una età che va
dai 35 ai 55 anni.
Dalla Svizzera
al Madagascar
Niso De Michelis
(SPP) — Giunto al termine
del proprio mandato come rettore dell’Università di Losanna,
il prof. Claude Bridel è partito
per il Madagascar. Impiegherà
a cura di Sergio Ribet
Alleanza Evangelica Italiana
Riceviamo dal comitato esecutivo dell’A.E.I. (Alleanza Evangelica Italiana) un comunicato
stampa che riportiamo integralmente.
In occasione del decimo anniversario delta sua fondazione,
/’Alleanza Evangelica Italiana il
25 aprile, dalle 10,30 alle 17,30,
terrà l'Assemblea annuale 1984
nella Sala Verde del Palazzo dei
Congressi di Firenze.
L’oratore ospite sarà il dr. Michael Griffiths, presidente del
London Bible College, che parlerà sul tema: «L’unità dei credenti evangelici ».
Saranno presenti anche alcuni
rappresentanti delle altre Alleanze Evangeliche Europee.
Contribuire a sviluppare la
« comunione nell'Evangelo » dei
credenti evangelici italiani, è uno
degli obiettivi del servizio dell’A.E.I. L’Assemblea Annuale è
una significativa manifestazione
di questo impegno.
I credenti evangelici italiani
sono pertanto cordialmente invitati a partecipare all’incontro.
Riprendiamo alcune « informazioni utili » che ricaviamo da
« Idea », il servizio informazioni
della A.E.I. L’ingresso di Piazza Adua del Palazzo dei Congressi è prospiciente l’uscita della
stazione S.M.N. di Firenze; l’edi
ficio del palazzo si trova nel centro del giardino, la Sala Verde è
al primo piano. La quota di registrazione è di L. 10.000.
Ricordiamo che nel 1983 l’assemblea annuale non aveva avuto luogo, per decisione del Comitato esecutivo, che dalla Vili
assemblea dell’A.E.I. aveva ricevuto il mandato di « esaminare
la situazione » e di « prendere i
provvedimenti necessari » ad una
riorganizzazione nell’ambito della vita associativa e della gestione del notiziario (Idea, gennaiomarzo 1983, p. 24).
Organo dell’AEI è il servizio
informazioni « Idea » (casella oostale 680, Firenze), bimestrale diretto da Guido Moretti, direttore responsabile Elio Milazzo, che
si avvale delle più moderne tecnologie (l’indirizzario degli abbonati di Idea e dei soci dell’A.E.I.
sono immagazzinati in computer
— Idea anno 8, n. 1, d. 17 —, molta attenzione è data ai nuovi strumenti di evangelizzazione — musicassette, audiovisivi, seminari
per evangelisti, ecc. sono costantemente all’attenzione del servizio informazioni —).
Notiziario e associazione rappresentano l’area organizzata degli « evangelicals » italiani, snesso in polemica con la Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia e con il protestantesimo
storico italiano («sale che non
sala più », « contro la putredine
dell’immoralità della società del
nostro tempo» — Idea ottobredicembre 1982).
Particolarmente contestati ai
« protestanti storici » le questioni relative alla tolleranza verso
l’omosessualità, recumenismo, il
fatto che i protestanti storici
non crederebbero alla resurrezione corporale di Cristo, all’esistenza del Diavolo e dell’inferno,
(Idea VIII/1, pn. 26-27), alla nascita (verginale) di Cristo (Idea
VIII/3, pp.3, 4> il fatto che dal
« Sola Scriptura » si sarebbe passati ad una scrittura non più
«sola» (Idea VIII/3, p. 27). In
politica, se nella lettera del presidente dell'A.E.I. a Panorama, riportata in Idea VIII/4 pp. 13-14,
ci si chiede « come si può pensare che un evangelico italiano possa votare MSI o DC » per contestare un giudizio del giornale,
che vede « spesso conservatori in
politica » gli ambienti « evangelical », non manca però la pubblicazione di un’altra lettera, di
Enrico Rossetti (Idea VIII/2, p.
26) con le consuete accuse ai vaidesi tra i quali tutte le « cariche »
sarebbero state prese « da comunisti o socialisti di sinistra ». Lo
stesso numero (p. 8), dà un
« elenco incompleto » di candidati evangelici alle elezioni del
26 giugno, di candidati presentatisi nel PRI, nel PSI, nel PSDI,
nel PCI (indipendenti): una
sola di queste candidature si dice « è stata duramente criticata
airinterno della sua chiesa ». La
notizia è, ritengo, esatta; il messaggio che si dà forse non è obiettivo come sembra.
Spunti di dialogo con l’ambiente della FCEI sono qua e là
presenti: una intervista a Domenico Maselli (Idea VIII/3, pp.
2-6), una intervista con G. Wutrich, responsabile editoriale della Società biblica di Ginevra, sulla revisione ’82 della Riveduta,
condotta da questa società cui si
è associata TABU (Alleanza Biblica Universale), con un giudizio
non negativo sulla edizione TILC
(Idea VIII/4, pp. 4-6); un esame
critico degli articoli comparsi sul
ns. giornale su « Fede evangelica
e rapporti interpersonali », a cura di F. Giampiccoli e E. Rivoir
(Idea VIII/3 pp. 43-48): la conclusione rileva « un unico grano
di sale in mezzo a tanta ghiaia »,
nella proposta di morale evangelica che F. G. suggerisce sul tema dell’adulterio.
Del nostro ambiente è abitualmente citato quanto espresso dalla TEV. Rispetto alle altre Alleanze Evangeliche (in Europa e nel
mondo), è interessante notare
che l’AEI si è nel 1980 dissociata
dalla Alleanza Evangelica Mondiale, perché troppo ecumenica:
nella nota « Gli USA nominano
un ambasciatore in Vaticano...
ma gli « evangelicals » americani
tacciono» (Idea IX/1, pp. 20-21)
si riferisce delle reazioni delle
chiese protestanti storiche a onesto avvenimento, e si denuncia
« il graduale ottundimento nei
confronti del cattolicesimo romano subito in questi ultimi due
decenni dagli ambienti evangelici
biblici americani.
il proprio congedo al servizio
della Facoltà di Teologia Protestante di Tananarive per sei mesi. Questa facoltà, creata 4 anni
fa offre per la prima volta ima
formazione a livello accademico
ai pastori malgasci.
La Facoltà è ospitata nel terreno dell’antico tempio di Faravohitra, dove furono perseguitati i primi cristiani, a metà del
secolo scorso, per ordine della
regina Ranavalona prima.
Nel Madagascar ci sono oggi
4 milioni di cristiani, cioè circa
la metà della popolazione.
Il past. Bridel è stato invitato come professore visitante. La
sua esperienza nell’insegnamento della teologia e nella amministrazione dell’Università saranno molto utili, così si è
espresso il decano malgascio
Michel Fety.
Troppi pastori nella
Germania dell’est?
(Soepi) — Da tempo gli istituti di formazione ecclesiastica
della Repubblica Democratica
Tedesca ricevono più domande
di candidatura di quante ne possano accogliere. La stessa cosa
si ripete nei tre istituti di teologia della Chiesa, che possono
accettare solo un candidato su
due. Sono 992 i giovani che si sono iscritti per studiare teologia
nelle università statali, gli istituti di teologia e le scuole per
predicatori. Il settimanale ’Glaube und Heimat’ della Chiesa Evangelica della Turingia ha ricevuto, per il semestre estivo
1983, 80 candidature per 11 posti disponibili.
Non c’è però ancora inflazione
di pastori. Secondo lo stesso
settimanale vi sarebbero circa
lOO posti pastorali vacanti in
questa chiesa.
Battesimo civile
in Svezia
(Soepi) — Il Consiglio Comunale di Gàvle, città industriale
della Svezia, ha introdotto un
« battesimo civile » per quei genitori che vogliono manifestare
la gioia di avere un figlio senza
per questo passare per il battesimo nella chiesa evangelica
luterana. Quando è nata Jenny
Kristina Sundvall i genitori hanno voluto festeggiare con i numerosi parenti la sua nascita. La
cerimonia ha avuto luogo senza
il pastore e senza aspersione di
acqua. Un funzionario ha letto
un testo che ricorda la responsabilità dei genitori nell’educazione e nella cura dei figli. I presenti hanno allora cantato un
canto popolare intitolato « Quando la bambina è venuta al mondo ». Per finire tutti si sono ritrovati in famiglia per festeggiare Tavvenimento.
SOEPI ha
50 anni
(SPP) — Il Servizio Ecumenico di stampa ed informazione
(Soepi), pubblicato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese
(CEO di Ginevra viene stampato da 50 anni, il Consiglio Ecumenico del Cristianesimo pratico e l’Alleanza universale per
l’amicizia internazionale fra le
chiese, l’hanno infatti creato nel
settembre 1933, cioè 15 anni prima della fondazione ufficiale del
CEC. Uno dei primi numeri conteneva un articolo sulla situazione ecclesiastica in Germania.
Soepi viene pubblicato regolarmente in inglese, francese e spagnolo.
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30 marzo 1984
cronaca delle Yalli 9
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TORRE PELLICE: SEMINARIO SUI MASS-MEDIA
VAL PELLICE
Bravi
ma non
basta
Il mio interlocutore è un giovane dirigente della nostra zona
che mi illustra la situazione occupazionale (o disoccupazionale
si dovrebbe dire) di cui ha una
certa esperienza. «Bisogna rendersi conto » mi dice « che tutto
è cambiato rispetto ad alcuni anni fa, quando io ho cominciato a
lavorare bastava avere un diploma ed un po’ di buona volontà,
l'azienda era una struttura sicura, stabile, e quando uno c'era entrato poteva stare tranquillo.
Nessuno ti sbatteva fuori se lavoravi con un minimo di impegno. Al giorno d'oggi una situazione del genere uno se la sogna.
Vale solo per gli impieghi statali.
Nel lavoro oggi bisogna darsi
da fare, essere pronti, osare assumere responsabilità, prendere
iniziative, chi non sta al passo è
fatto fuori. E non basta più essere bravi, volenterosi, bisogna
darsi da fare. Ciò che conta oggi
non è solo la buona volontà e la
competenza non è il diploma ma
il bagaglio di studio e di esperienza che uno si è fatto lavorando e lavorando sodo ».
Le conclusioni di questo discor.so ognuno le può trarre: il
posto di lavoro diventerà sempre
più raro non solo ma sempre piu
difficile da conquistare e mantenere, la battaglia e la concorrenza si faranno sempre più spietate. la selezione diventerà sempre
più rigorosa, aumenterà la violenza nei rapporti personali.
Il più capace si farà strada, il
piti debole soccomberà. E' insomma la vittoria della società americana tecnocratica, spietata, dominata dal mito della produzione, del successo nella vecchia società italiana a carattere ancora
quasi agrario degli anni 60, tra il
paternalismo e l’avventuroso.
Sarà proprio così? Lo vedremo
negli anni prossimi. A me veniva però da chiedermi se anche
nella chiesa, a livello generale e
ri ella vita della comunità non accadrà e già stia accadendo qualcosa di analogo. Non bastano più
la buona volontà, le buone intenzioni, occorre gente qualificata, che cosa significa questo
a livello di pastori, di membri
dei concistori, di catechisti, di
predicatori dovremo dirlo nei
prossimi anni. Può la chiesa assumere il solo criterio dell’efficienza? Certo no, ma può assumere il criterio opposto del pressapoco? Neppure. Può valutare
stdla base della sola produttività? No, ma neppure può trasformarsi in comunità assistenziale,
rifugio di persone in crisi.
L'apostolo non è un manager
perché i suoi criteri di « produzione » sono diversi da quelli
aziendali, sono l'annunzio della
grazia e dell’Evangelo (usiamo
questi termini inadatti per necessità di confronto) ma non può
essere non qualificato o uno sfaticato. »
L’istituto moralmente aberrante della cassa integrazione, quella sorta di purgatorio che non finisce mai non può esistere nella
chiesa, la buona volontà non
basta.
Giorgio Toum
Lobiettività non esiste 1900 bilioni
da spendere
Avvincente serie di lezioni ed esercitazioni pratiche su ’’Evangelici e
mass-media” realizzata dalla Federazione per il Collegio valdese
Non capita certo tutti i giorni di svolgere una esercitazione
giornalistica avendo come capo
redattore nientemeno che Gregorio Donato del GR 1, oppure
di preparare un breve documentario-inchiesta (con tanto di telecamere) sotto la guida di un
affermato regista TV quale Gabriele Palmieri.
E’ successo dal 19 al 23 marzo, durante un avvincente seminario intitolato « Evangelici e
mass media», organizzato dal
Collegio Valdese e realizzato dal
Servizio Stampa Radio e Televisione della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia, cui
hanno partecipato più di trenta
allievi del Liceo Classico e Linguistico Valdese di Torre Penice e dellTstituto Tecnico « Buniva » di Lusema. Cinque giorni
intensi di conferenze (la mattina) e di esercitazioni pratiche
(il pomeriggio), in cui gli studenti si sono addentrati in prima
persona nel complesso mondo
dei mezzi di comunicazione di
massa (questo significa il termine « mass media » ormai entrato nell’uso della nostra lingua),
venendo anche a diretta conoscenza di struttura, funzioni e
staff dei vari servizi « giornalistici» della FCEI: la rubrica televisiva Protestantesimo, il Culto Evangelico alla radio, l’agenzia di stampa Nev.
Chiese e mass-media
Il seminario ha preso le mosse con una lezione introduttiva
di Fulvio Rocco, capo redattore
della Rete 2 Rai e responsabile
del Servizio Stampa FCEI, nonché impareggiabile animatore
del seminario; quindi Giorgio
Girardet, direttore dell’agenzia
Nev, ha rivolto lo sguardo ai
rapporti Chiesa/mass media,
parlando delle difficoltà e delle
potenzialità dell’utilizzo del mezzo radio-televisivo. Vi sono Chiese (soprattutto negli USA) che
agiscono solo attraverso i media, ma che di fatto non esistono come comimità di credenti;
esiste la Chiesa Romana che,
specie nei viaggi del Papa, tende a porsi in maniera divistica
e pubblicitaria ; obiettivo delle
Chiese Evangeliche in Italia deve essere invece una presenza significativa e critica, che informi della realtà storica e spirituale del Protestantesimo, ma
non si banalizzi alla stregua di
triti programmi di pubblicità.
verso l’esplicitezza del mezzo :
la voce per la radio o l'immagine alla televisione. Se annuncio una notizia con tono ironico, il messaggio muterà di significato ; se manipolo l’immagine di una folla immensa inquadrando solo i pochi spazi
vuoti, 0 se al contrario — con
inquadrature dal basso — faccio
apparire folla uno sparuto drappello di 2-300 persone, anche in
questo caso fornirò un messaggio che appare obiettivo (la gente sembra dire: ma cosa c’è di
più obiettivo di una ripresa televisiva, specie se in diretta?),
ma è invece totalmente falso e
tendenzioso. Gregorio Donato
ha messo in guardia l’uditorio da
questi « trucchi » dei mass media (siano essi voluti o semplicemente casuali), in quanto sono
i più « condizionanti » proprio
perché sembrano più « veri ». E
la manipolazione politica delle
notizie non passa attraverso i
giornali di partito, le rubriche
autogestite, le tribune stampa o
le conferenze politiche, ma attraverso le più banali notizie di
cronaca ed i più apparentemente « innocui » reportages radiotelevisivi. Se nel primo caso l’ascoltatore/telespettatore è come
premunito, « vaccinato », nel secondo assimila e assume per vere notizie e immagini che vere
non sono affatto.
Preferito il mimo
Parimenti denso di rifiessioni
è risultato l’intervento di Sergio
Arlotti (regista del «Lutero» televisivo del Teatro Angrogna) e
di Gabriele Palmieri, introdotto
dalla visione di un drammatico
documentario-inchiesta girato da
quest’ultimo per la Rete 3 sulla
condizione dei malati dopo la
riapertura degli ospedali psichiatrici. Di notevole interesse è risultata infine la riproposizione
di alcune trasmissioni di Protestantesimo ove, nella tipologia
di quattro differenti programmi presentati (rievocazione storica, studio biblico condotto in
forma non tradizionale, mimo,
attualità) i giovani spettatori
hanno preferito di gran lunga lo
spettacolo del'mimo (che, identificando metaforicamente Gesù
con un clown in un circo, suscitò un anno fa violente polemiche
anche su questo giornale) e lo
studio biblico. Risultato inatteso di un seminario seguito con
estrema attenzione ed entusiasmo e che ha ribadito, qualora
ve ne fosse ancora bisogno, la
difficoltà di utilizzo dei mezzi di
comunicazione e l’imprevedibilità dei risultati e delle reazioni
di una platea d’ascolto, pur sempre estremamente composita.
Roberto Giacone
UNA PAGINA DI STORIA
Pontevecchio 1944
I ’’trucchi”
dei mass-media
« Nel giornalismo l’obiettività
non esiste ». E generalmente vi
sono due schiere contrapposte
di giornalisti; quelli che lo riconoscono e quelli invece che dicono non è vero. Questa ed altre
rifiessioni molto stimolanti sono
state pronunciate in una densissima lezione da Gregorio Donato, uno tra i giornalisti radio
più in auge attualmente. L’obiettività è un tentativo, rappresenta semmai l’onestà intellettuale di chi parla o scrive, ma
per una serie infinita di ragioni è praticamente irraggiungibile. Ad esempio; ogni giorno al
GR 1 arrivano dalle agenzie di
stampa 250/300 notizie importanti da trasmettere. Ma lo spazio di tempo concesso ad un
giornale radio, non consente di
presentarne più di 25-30. E la
scelta è di per sé già « soggettiva » ; peggio poi se è canalizzata
da « veline » di governo, lottizzazioni di partito o da poteri di
qualunque titolo. La manipolazione può inoltre passare attra
Sobrietà organizzativa e buona
partecipazione hanno caratterizzato gli incontri del 24 e 25 marzo per il 40° anniversario della
battaglia di Pontevecchio in cui
vennero massacrati, il 21 marzo
del 1944, 9 partigiani.
Nei luoghi che videro lo scontro mortale sabato scorso si sono
dati appuntamento i superstiti
della Brigata d’assalto « 105 »
Garibaldi. Pochi i discorsi. Del
resto la retorica non si addice —
ha detto Giulio Giordano presidente dell’ANPI di Torre Penice — alle manifestazioni intorno
alla Resistenza. « Nel 1945 — ha
aggiunto Giordano — credevamo
di essere alle soglie di un mondo
nuovo, credevamo fosse finalmente giunta l’ora di spezzare i
fucili. Oggi ci rendiamo conto che
la battaglia per la giustizia e la
pace non è ancora conclusa ».
Edgardo Paschetto ha ricordato il valore che la pagina della
Resistenza può avere sui banchi
di scuola. Purtroppo non sempre
gli insegnanti valorizzano questo
periodo storico nella sua giusta
luce.
Nei locali comunali di Luserna
San Giovanni, il giorno dopo,
Pompeo Colaianni — « Barbato »
era il suo nome di battaglia all’epoca dei fatti ricordati —
dopo un breve schizzo di quella
che fu la battaglia, ha espresso
una grande fiducia nelle giovani
generazioni per costruire una
umanità più giusta in una ideale continuità con i valori della
Resistenza. Sempre Colajanni ha
sottolineato il fatto che non sempre alle donne, e non solo quelle
combattenti, viene riconosciuto
il grande ruolo che ebbero nello
svolgersi della Resistenza. La
conclusione della giornata è stata
affidata ad uno spettacolo musicale che si è tenuto presso l’Auditorium di Luserna San Giovanni a cura del Grunno Teatro Angrogna. Una vasta rassegna di
canti, in un lungo percorso che
dal 1915 alla Resistenza arriva
sino ad oggi ha coinvolto il numeroso pubblico che, con attenzione, ha seguito lo sviluppo del
messaggio politico e di speranza espresso dal Teatro Angrogna.
Intanto sulla battaglia di Pontevecchio è uscita una pubblicazione destinata soprattutto alle
scuole. Ci ritorneremo sopra volentieri. Anche perché la lezione
di libertà per la quale molti giovani sono stati uccisi tra queste
montagne è un’eredità che non
va sciupata, dimenticata ma approfondita e migliorata.
G. P.
In ogni amministrazione pubblica l’esame del bilancio preventivo e la sua
approvazione coincidono con il momento
in cui si pongono di fronte alle forze
politiche ed al cittadini le scelte del
responsabili del l’Ente.
Per la Comunità Montana Val iPellice,
che già nel decorso esercizio ha dovuto
superare difficoltosamente molteplici
problemi con poche risorse finanziarie
'e con personale inadeguato alle sue
funzioni per i limiti posti dalla legge
finanziaria del 1983, l’impianto del 'Bilancio 1984 non è stato agevole tenuto conto del ridotti finanziamenti e dei
tagli di bilancio operati Indiscriminatamente che colpiscono le aree da sempre più emarginate.
La Giunta è stata almeno confortata
nella fase preparatoria del documento
contabile dal contributo dei Sindaci e
dèlie forze politiche della Valle per cui
non hanno avuto grande valenza politica le critiche rivolte dalla minoranza
nella seduta del Consiglio del 20 marzo.
Il Bilancio 1984, che pareggia intorno
a L, 1.900 milioni, è stato approvato
con il solo voto della maggioranza avendo la minoranza espresso una posizione negativa.
Per la maggioranza, l’unico a prendere la parola è stato il capogruppo
del P.S.I. il quale, come già In altre occasioni, ha voluto ricordare la finalità
- sovracomunale » déH’Ente per cui non
vi dovrebbero sorgere difese di « campanile » se la Comunità Montana persegue veramente una linea direttiva di
interesse generale e di programmazione. Non è mancato il rinnovato invito
a convocare un convegno degli amministratori locali e dei rappresentanti le
forze politiche della Val Pellice per verificare se vi è la convergenza univoca
su questo obiettivo.
La richiesta è stata accolta favorevolmente dal Presidente della C.M. il
quale ha anche motivato gli impedimenti frapposti finora all’or.ganizzazione di
questo auspicato incontro.
Per la prima volta quest’anno, il Presidente ha inteso di allegare al bilancio preventivo 1n discussione una sua
relazione letta in Consiglio. Dal suo
contenuto, ricca di cifre e di riferimenti a scelte operative, ancorché frenate dagli scarsi finanziamenti dello
Stato, e completata da una puntualizzata e precisa cronistoria del lavoro
compiuto o Iniziato nel corso del 1983,
non si può affatto affermare — strumentalmente o no — ohe la Comunità
non ha avuto riguardo all’interesse generale della Valle o che ha fatto scelte discriminanti fra Comuni della bassa
0 alta Valle. In questa ottica, è bene
rilevare, si è mossa anche la Provincia
con 11 concorso di suoi finanziamenti
— non a pioggia — a sostegno della
collettività di valle.
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10
10 cronaca delleValli
30 marzo 1984
A PROPOSITO DELLA « DICHIARAZIONE DI CHIVASSO »
Quale autonomia?
SPIGOLATURE DI STORIA VALDESE
J stranom
Sebbene con molto ritardo,
vorrei fare alcune osservazioni
sulla tavola rotonda che 1’« EcoLuce» del 16 dicembre 1983 ha
dedicato alla dichiarazione di
Chivasso, con cui il 19 dicembre 1943 esponenti valdesi e valdostani denimciarono il malgoverno e l’oppressione fascista
nelle vallate alpine e rivendicar
rono per queste una piena autonomia amministrativa e culturale ed un rilancio economico,
nell’ambito di imo stato su base federale.
Premetto che sono convinto
che l’iniziativa fosse coraggiosa
e lungimirante e non intendo in
alcun modo diminuirne il valore morale e l’importanza, anzi
ribadisco il mio rispetto e la
mia ammirazione per tutti i
partecipanti. Nessuna riserva
perciò verso quello che fu detto e scritto nel dicembre 1943,
qualche osservazione invece sull’utilizzazione che ne possiamo
fare oggi. Molto sinteticamente:
a) l’autonomia politica, amministrativa, economica delle
Valli non è mai stata una richiesta dei valdesi (chiesa e popolo),
sia prima sia dopo la- seconda
guerra mondiale, per evidenti
ragioni geografiche (le Valli sono troppo piccole e aperte alla
pianura per poter essere staccate dal Pinerolese, e infatti tutti i centri di fondovalle sono
confessionalmente misti), ma
prima ancora perché tutta la
tradizione valdese ha sempre
cercato nelle istituzioni di uno
stato centralizzato una difesa
dalla pressione cattolica. Questi
# Hanno collaborato a questo
numero: Alessandro Bottazzi,
Bruno Gabrielli, Vittoria Galli,
Dino Gardìol, Alfred Janavel,
Antonio Kovacs, Franca Long
Genre, Luigi Marchetti, Marie
France Cóisson, Claudio Pasquet,
Giovanni Peyrot, Volodia Scorsonelli. Franco Taglierò, Erica Tomassone, Dario Tron.
problemi sono oggi felicemente
superati : ma nei secoli e decermi scorsi, era meglio dipendere da Torino e da Roma che
da Pinerolo, e non certo per provincialismo, ma perché le autorità torinesi e romane avevano
minore difficoltà a contrastare
le prevaricazioni cattoliche. Inoltre sotto il fascismo i valdesi,
chiesa e popolo, rivendicarono
fortemente il loro carattere ’nazionale’ (fino a mancare di solidarietà con le altre chiese
evangeliche di origine ’estera’)
contro chi accusava i protestanti di incrinare l’unità dell’Italia
cattolica e fascista. Assai diversa la posizione dei valdostani,
per i quali l’autonomia aveva ragioni profonde; ma nelle Valli
il federalismo non aveva allora
passato né base, tanto che lo
stesso Mario Rollier militò nel
dopoguerra in im partito che
combatteva le autonomie locali;
b) la giusta difesa del francese non deve farci dimenticare
che nelle Valli (a differenza che
in vai d’Aosta) il francese non
era lingua locale, ma esclusivamente ecclesiastica, tradizionalmente rifiutata dai cattolici e
già in crisi prima che il fascismo ne proibisse brutalmente
insegnamento e diffusione. Imporre il bilinguismo nelle Valli
avrebbe voluto dire discriminare la minoranza cattolica ;
c) nella dichiarazione manca
ogni accenno alla libertà di religione, che il fascismo aveva attaccato e ridotto: evidentemente non erano Mario Rollier ed
i suoi amici che potevano sottovalutare il problema, forse dato
per scontato dinanzi ad altri più
gravi. Mi sembra però che sia
possibile rivendicare im’autonomia culturale valdese come chiesa, su una base vocazionale, e
non come territorio valdese, anche qui con una radicale differenza con la valle d’Aosta.
Ripeto che non intendo affatto sminuire la scelta coraggiosa
di apertura e di civiltà di Rollier e dei suoi amici. Dobbiamo
però avere presente che la dichiarazione di Chivasso conserva una piena attualità per i valdostani, non per noi valdesi,
che dobbiamo distinguere tra
piano politico e piano vocazionale, tra chiesa e territorio, tra
impegno generoso di un’avanguardia, tradizione e realtà. Rimane sicuramente la validità di
una battaglia per un’autonomia
intesa come appello alla responsabilità dei singoli, questa si
nella tradizione protestante, e
per un’economia nazionale capace di salvaguardare l’alta montagna senza sacrificare i suoi
abitanti. Giorgio Rochat
Quando, dal primitivo gruppo tribale, gli uomini si sono
organizzati in una società più
complessa, ne è nata la necessità di distinguere gli individui
non con un solo nome, ma aggiungendo quello della tribù, del
clan o della fami^ia di appar-,
tenenza. Si perfeziona presso i
romani dove l’individuo ha un
praenomen, im nomen, che è
quello della gens e un cognomen: Caius Julius Caesar.
L’anagrafe moderna, almeno
nelle nazioni europee ed americane è stabilizzata su : nome
(che può facoltativamente essere seguito da altri, ma legalmente quello che vale è il primo) e il cognome. Ogni indivi
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Défaillancenella
maggioranza
PEROSA ARGENTINA — Per
due voti in meno, 23 invece dei
25 necessari, il consigliere della
Comunità Montana Valli Chisone
e Germanasca Raimondo Amato
non ha potuto entrare nella giunta, istituendo Bruno Nevache,
dimissionario da alcuni mesi.
Questa mancata elezione, già rinviata dal precedente Consiglio, è
un altro segnale di crisi di un organismo che non riesce mai a
mettere su una maggioranza stabile, neppure quando si tratta
di decisioni rilevanti.
Una parziale spiegazione di questo scarso impegno dei consiglieri la si può forse trovare nel discorso amareggiato con il quale
il presidente Daviero ha commentato la presentazione del bilancio
PINEROLO
Musiche in contemporanea
A poche centinaia di metri
l’uno dall’altro, nel Duomo di S.
Donato e nel Tempio Valdese, la
stessi sera due cori hanno dato
un sa??io del loro repertorio.
Concorrenza? Certamente no,
la data dei concerti era stata fissata da tempo, all’insaputa l’uno
dell’altro. Ma la sera del 24 marzo, potendo, avrei voluto avere
un orecchio in una chiesa e l’altro nell’altra. Non essendo questo possibile, e non avendo il
dono dell’ubiquità, ho seguito
uno spezzone di concerto per
parte.
I due cori, pur con stile, repertorio diversi tra loro, hanno in
fondo una matrice comune: operano entrambi nell’ambito di ima
chiesa (cattolica l’uno, valdese
l’altro) e sono formati entrambi da persone che si trovano insieme per celebrare la lode del
Signore con il canto.
II coro della Cattedrale di S.
Donato ha presentato un programma di musica religiosa, spaziando dal Palestrina ai contemporanei don Lorenzo Perosi e
don Simone Bonansea (questi
è anche il direttore del coro).
E’ questo un coro a tre voci
(soprano, tenore, basso) che ha il
suo punto di forza in un nutrito gruppo di voci maschili, che
sovrastano perfino il registro
femminile dei coro, formato da
giovani ragazze e bambine.
In mezzo a diversi brani in latino. due melodie ben conosciute: il « Celebriamo il Signore »
che è riportato nel nostro « Innario cristiano » al n. 178, ed il
corale « O Capo insanguinato »
dalla Passione secondo Matteo
di J. S. Bach. Le parole erano
un po’ diverse da quelle a me familiari, ma la musica era la stessa: sembrava di sentire cantare
una delle nostre corali, la musica aveva infranto le barriere con
fessionali.
Il programma della Corale valdese era un po’ più vario: accanto ad una serie di inni e canti
religiosi (anche qui il nome di
Bach del quale sono stati eseguiti due corali) sono state presentate alcune melodie popolari. I due giovani direttori (Anna
Èva Jahier e Claudio Morbo)
avevano uno stile più vivace di
condurre il canto che non quello di don Bonansea: ma appunto di stili diversi si tratta, e
non di qualità.
Una proposta: perché i direttori dei due cori non si incontrano ed organizzano insieme
un concerto? Il Collettivo biblico TCumenico da alcuni anni organizza un incontro comune tra
i membri delle due comunità,
cattolica e valdese, per il giorno di Pentecoste: perché non
cogliere l’occasione?
Paolo Gay
di previsione 1984, molto misero
e ben al di sotto delle possibilità
degli scarsi anni. Non è infatti
fuori luogo supporre che l’interesse delle persone sia proporzionale ai soldi da spartire, anche
se non mancano altri motivi di
contenuto più politico.
Approvato il bilancio, che pareggia sul miliardo, si è preso in
esame il programma di interventi nel settore agricolo, che può
contare sulla non cospicua cifra
di 38 milioni per il 1984: tra le
voci più importanti, l’acquisto di
carburante per uso agricolo, i
contributi per la riattivazione dei
canali di irrigazione dei prati e
per il miglioramento dei pascoli,
altri contributi per dotare le stalle di infrastrutture più moderne.
Somme minori sono state stanziate per iniziative nel settore
dell’ecologia, con un programma
destinato alle scuole, e per aiutare i Comuni di Fenestrelle, Porosa Argentina e Pinasca nell’acquisto di nuovi scuolabus.
Il Consiglio ha inoltre approvato le dimissioni presentate da
Giorgio Baret, che va a dirigere
l’Asilo valdese di S. Germano: a
questo proposito è stato espresso
un vivo apprezzamento per il lavoro svolto da Giorgio Baret nel- .
l’ambito della Comunità Montana a favore delle cooperative
agricole delle Valli Chisone e
Germanasca.
All’inizio della seduta, è stata
discussa ancora una volta la situazione dell’occupazione in Val
Chisone, sonrattutto alla Fiat di
Villar Perosa, dove gli amministratori della Comunità Montana sono stati finora presenti accanto ai vari sindaci della valle.
La j^oposta di sistemare apprendisti presso gli artigiani locali
non ha avuto ancora una concreta attuazione, però è stata inoltrata la pratica per ottenere un
finanziamento regionale, che dovrà servire per il rimborso delle
spese sostenute dagli artigiani e
delle ore dedicate alle lezioni.
L. V.
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duo che nasce (salvo che sia un
trovatello) è già automaticamente classificato con un cognome,,
poi qualcuno (in genere il padre e/o la madre) si preoccupa
di dargli uno (o più) nomi e cosi il neonato si trova, involontariamente, classificato con nome e cognome. La legge prevede che egli, quando sarà cosciente, possa anche cambiarli, ma
con una procedura piuttosto
complicata cui ben pochi ricorrono, mentre la stragrande maggioranza si contenta di quello
che gli è stato imposto, che gli
piaccia o meno.
Ma col crescere il bambino^
comincia a frequentare i suoi
simili ed ha inizio un altro fenomeno: prima o poi all’individuo viene appioppato un soprannome, talvolta già in famiglia,
molto spesso a scuola, talvolta
più tardi, e, a parte gli atti e documenti ufficiali, la persona finisce coll’esser più conosciuta,
nel suo ambiente, col suo soprannome che col suo nome ufficiale. C’è chi ne è fiero e chi
se n’ha a male. Ma l’usanza del
soprarmome ha già dei secoli
(Caio Muzio diventa Scevola,
per il fatto di Cartagine). Nelle
popolazioni primitive, dove l’anagrafe non esiste, l’uomo si conquista il nome con degli atti di
valore (come nelle tribù indiane).
Ma veniamo a noi.
In un ambiente chiuso come
quello delle Valli nei secoli scorsi, dove i matrimoni avvenivano
per lo più fra persone dello stesso villaggio o dei villaggi vicini;
le famiglie con lo stesso cognome si moltiplicano e per distinguerle va aggiunto qualcos’altro,
oppure si abbinano due cognomi ; Armand-Bosc, Armand-Hugon, ma poi anche le famiglie
col doppio cognome si moltiplicano, e per distinguerle vi è una
ulteriore aggiunta: Armand-Hugon la Copeite, Armand-HugonPaillas, e, ancora: Armand-Hugon-PaiUas detto Bosc.
I Bertin, famiglie molto numerose, diventano : B.-Vemé, B.Angrognin, B.-Passel, B.-Maghit,
che poi diventa un cognome a
sé :_ Maghit, come nel caso di un
Coisson detto Stringato, diventato poi cognome di famiglia.
Già nei secoli scorsi si registrano soprannomi; Ruban per
due famiglie Ghanforan, Fea per
Charbonnier, BaricciarMarchini
per delle famiglie Clot. Dal soprannome di talune famiglie Gignous derivano i Gay, Barolin,
Janavel.
Soprannomi di una famiglia
Girardet (ora estinta) sono stati Artus e Lantaré, e cosi via.
Attualmente sono ancora numerosissimi i soprannomi e interesserebbe farne una ricerca
sistematica (come ha già fatto
il gruppo Da Pare ’n Fieul di
Bagnolo, nel suo 3” voi., pp. 8081,
per i soprannomi dei cavatori
di pietra di Luserna, registrandone ben 146), classificandoli sia
per comuni sia per derivazione;
da storpiatura del nome, da patronimici, da difetti fisici, da
mestieri, dal luogo di origine,
ecc.
Può essere una ricerca interessante per la storia del costume.
Per finire, ecco alcuni esempi
di soprannomi, raccolti a caso,
in alcuni comuni della Val Pellice:
Torre Pellice: Tabacher, Leura, Stevoulot, Toppia, Pinèla,
Garablin, Ribata Oounvert, Cut,
Sciancoun, Trantadaive, Vessa.
Luserna S. Giovanni: Beute'e
Coussot, Pltre, Vessa, Ciaparat,
Angrogna: Burerc, Gian d’ia
Stala.
Bobbio Pellice; Cieciella, Luba, Cica, Poulat.
Í ,
* I
fi
'■>
Osvaldo Coissoit
11
30 marzo 1984
cronaca delleValli 11
¥
il
SUSANNA AGNELLI
E LA CRISI
DELLE VALLI
Quale destino per la Val Chisone e
'Germanasca e tutto II Pinerolese?
Sono trascorsi! circa nove mesi dalle
elezioni politiche, ove si è assistito
alla caccia ai voti, da parte dei' candi■dati del Piineroiese. i|i| più accanito
fu il partito repubblicano, con capoJista Susanna Agnelli che fece tante
promesse, al suo paese II Pinerolese,
gli elettori le hanno dato un largo successo in valle, togliendo così il voto
ad altri partiti, che sempre si sono
battuti per l'interesse dei lavoratori.
Il senatore Susanna Agnelli nella sua
intervista all'Eco del Chisone del 10
novembre 1983 n. 43, disse: Ignoro
quasi tutto della fiat, ma i miei fratelli
la rimetteranno bene in piedi, interpellata come eletta dalla gente nostrana,
sui 13.000 pendolari, 6.000 disoccupati. 5.000 cassaintegrati, rispose che dovremmo essere verso la fine del tun-nel. Ma quale tunnel se il Pinerolese e
le Valli vanno verso la disoccupazione
totale? 'Dal 1961 al 1981 si sono persi
4148 posti' di lavoro. Poi ad un certo
punto dice: Ho scelto il collegio di Pinerolo, paese dì casa mia. il Pinerolese sarà privilegiato.
Ora che Agnelli vuole a tutti i costi
smantellare lo stabilimento FIAT di Vrllar Perosa, procurando un'altra forte
disoccupazione in valle e in tutto II Pinerolese, il senatore Susanna Agnelli
non viene a rendersi conto 'di cosa succede davanti ai cancelli della fabbrica,
ove il picchettaggio soffre il freddo e
l'angoscia per salvare il posto di lavoro. ove tutti uniti operai, amministratori, Comunità religiose, Comunità montane, soffrono per l'occupazione della
fabbrica, per II pezzo di pane ohe a
tutti appartiene, braccati da eserciti di
carabinieri mandati dai padroni dell'azienda. Senatore Susanna Agnelli, le
manciate di miele che hanno addolcito
il suo voto, oramai sono prosciugate, In
appena nove mesi dalle elezioni politiche, i cittadini hanno capito, ma di nuovo in ritardo.
Cari operai in lotta, dalle mie vecchie esperienze per le rivendicazioni
operaie, non lasciatevi prendere dallo
scoraggiamento, non date ascolto alle
promesse aziendali, alle forze politiche
di maggioranza, ohe cercano di disunire
le forze sindacali, per poi arrivare a
disunire le forze lavoratrici; questo è
io scopo della Confindustria appoggiata dalle forze di maggioranza dei nostri
governi. Al contrario dietro a tutte queste manovre, dimostrate di essere sempre più uniti, il patrimonio nazionale
non è solo degli imprenditori, e delle
forze del potere, ma è di tutto lil popolo italìanol Ricordiamoci sempre che
l'unione fa la forza.
Grazie per l'ospitalità
Pensionato Carlo Ferrerò, Pomaretto
DIFESA
DELLA DIGNITÀ’
Nella nostra Valle stanno accadendo
delle cose che non possono lasciare indifferenti coloro che amano fa dignità
umana, e gli operai della FIAT Willar
con la loro dimostrazione stanno lottando per questa dignità.
Il lavoro nobilita l'uomo e lo fa emergere al di sopra di ogni situazione che
non sia meno che chiara e lampante,
la lotta che questi 380 dipendenti stanno portando avanti è una voce limpida
e chiara che grida a tutti l'ingiustizia
sociale che a loro è stata fatta, acco
muna linsieme a loro altri operai, altri
uomini colpevoli di chiedere solo che
non sia loro tolto il mezzo per continuare a far parte della società dignitosamiente.
E' imipossibile per ogni madre, padre, fratello, per ogni essere umano
che creda neirinsegnamento che iDio
ha dpto all'uomo, restare indifferente
ad àttendere l'esito degli eventi, sarebbe come stare al capezzale di un
moribondo ed attendere che esso esafi
l'ultiimo respiro, ma questi operai sono
uomini vivi, sono parte di tutti noi, sono nostri fratelli, come sono nostri fratelli tutti gli uomini, perché Dio ci ha
amati per primo, e noi tutti, dobbiamo
essere uniti a questi operai, donne, uomini, giovani, pensionati, dobbiamo dire a queste 380 persone, a questi nostri fratelli, « Coraggio, noi vi siamo
vicini, combattiamo la vostra stessa
battaglia, non siete soli, anche se non
potete vederci tutti, noi siamo con il
pensiero vicino a voi, per aiutarvi a
sopportare questo triste momento ».
E così è, perché solo tutti insieme,
si può e si deve lottare per salvare la
dignità degli esseri umani.
Come la siituazione delia FIAT Villar
sta entrando nelle nostre case, in ognuno che senta suo il problema del iavoro, di qualunque onesto lavoro, come io sentono quegli operai; lì, sopra
ogni cosa terrena, si presenta in tutta
la sua forza e iimpidezza la dignità
umana.
Carla 'Bortuzzo, RIclaretto
PIU’ FEDE
MENO ESTERIORITÀ’
Non posso fare a meno di manifestare
tutto il mio incondizionato consenso a
quanto afferma il pastore Platone a
pag. 9 del n. 10 del giornale. I nostri
funerali non sono sempre una chiara
testimonianza di fede. Sono, in .generale, una testimonianza di stima e dì
affetto per il defunto e per I suoi parenti. Cosa lecita, ed anche lodevole.
Ma perché deve farsi « presente cadavere »? Il corpo, diventato inutile, deve
essere tolto di mezzo al più presto, e
senza cerimonie —- al massimo, un breve discorso ed una preghiera prima
deli'inumazione —. Al fratello od alia
sorella scomparsi si dedichino poi, non
necessariamente nello stesso giorno,
tutte quelle manifestazioni di ricordo
e dì amore che vengano spontanee da
parte della chiesa e degli amici. Come
voleva John Knox. Insomma, più fede
e meno esteriorità mondane.
Fraterni saluti.
Lino de Nicola, Sanremo
CONTRIBUZIONI
Alcuni giorni fa mi è stata consegnata, in quanto cassiere, una contribuzione per 'la chiesa con una somma considerevole. Alle mìe osservazioni sulla
sua generosità la persona interessata
mi ha risposto che sulla bustina c'era
scritto: « Settimana di riconoscenza ».
Questa persona aveva parecchi motivi
per sentirsi riconoscente. Innanzitutto
un po' di salute e poi un lavoro (ma
il suo stipendio è assai modesto) e altri motivi che non sto qui ad elencare.
Sono fatti incoraggianti che vorrei 'portare alla riflessione di tutti, in particolare considerare il lavoro non un sacrificio ma una attività di cui essere
riconoscenti (non come alcuni che affermano che non vanno a lavorare per
dare dei soldi alla chiesa) e la salute
che non è una cosa dovuta ma un dono di cui essere lieti ed agire di conseguenza. Mi spiace soltanto che sia
Foto BONARDO
• Matrimoni
• Battesimi
• Cerimonie e Partecipazioni
VIA SILVIO PELLICO, 3 - 10064 PINEROLO
TEL. (0121 ) 75086
no così poche, nella nostra chiesa, le
persone che ragionano in questo modo.
Nelìa mia attività sono sovente deluso
dalle frequenti mancate contribuzioni di
molti, troppi, membri di chiesa, iMa
poi arrivano casi di questo genere che
ridanno fiducia. E fanno riscoprire il
senso della generosità evangelica senza la quale la chiesa sarebbe spiritualmente 'più povera.
Leo Coisson, Angrogna
Segnalazioni
Il Gruppo di (Danza Contemporanea
Bella Hutter e il Gruppo della Rocca,
nell'ambito del « Progetto Teatrale Val
Penice », presenteranno martedì 3 aprile alle ore 20.30 presso la Palestra Comunale di Luserna San Giovanni il risultato finale di un laboratorio interno
ed effettueranno una dimostrazione di
metodo sull'attività seminariale che si
sta svolgendo in questo .[teriodo a Torre Pellice rivolta ai Gruppi teatrali 'locali, sul tema: « il linguaggio teatrale
del corpo ».
Obiettivo di questo seminario è quello di assicurare al movimento del corpo #1 massimo di espressività. Non si
mira quindi ad insegnare « figure », bensì a sollecitare processi espressivi.
Comitati per la pace
PINEROLO — Il Comitato per la pace e il disarmo si riunirà venerdì 30
marzo, alle 20.45, (presso la Camera
del Lavoro (via Demo, 8).
Durante la riunione i nostri rappresentanti airassemblea (nazionale dei comitati per la pace del 23-24 e 25 scorso relazioneranno su dì essa.
TORRE PELLICE — Lunedi 2 aprile,
alle ore 21, presso il Centro d'incontro
(Via Repubblica 1), si terrà un incontro dei comitato pace e disarmo Val
Pellice per discutere sui contenuti e
•sulle proposte emersi dall'assemblea
nazionale dei Comitati 'italiani, tenutasi
ad Ariccìa il 23-24-25 marzo.
L. 70.000: Sohel'lembaum W. e J., Genova.
L. 50.000: Martinat Fernando e Carmen, in mem. 'della mamma Martinat
Luigia, Pomaretto; Calvetti Franco, Giovanna e Elena, Pomaretto; Menusan
Gianni e Mitzi, Ferrerò; 'In mem. Costantino Margherita, le figlie; In (mem.
dot Ida, un'amica; Ernesto e Marcella Giaiero, Pomaretto, in mem. Florence,
Irma e Temicou; Chiesa Valdese tJI
Coazze; Alìmonda Rita, Genova; in
mem. Peyrot Giovanni Enrico, la moglie, Villasecoa; (n mem. nostri cari'.
Massai Amedeo e Laura, Villasecoa.
L. 46.000: Peyronel Maria ved. Verse, Villasecca.
L. 40.000: Poèt-Peyrot Emma, Ferrerò.
L, 35.000: Colletta quartiere Brusiti,
S. Secondo.
L. 30.000: Patrone Bisio Elisa, Genova; dot Alberto e Giovanna, Villasecca; Clot-Vaìrzìa, Giraud, Massel, in
mem. Menusan Luigi.
i. 25.000: Ida e Vitale Jahler, 'Pomaretto; Fam. CouGourde Nino, in mem.
Coucourde Vittorio, Pomaretto; Biglione
Enrica, Genova; Schenone Emma e 'Pisani Noemi, lin m. Federico Schenone,
Genova; Avondetto Bruno e Aurora, in
mem. loro cari; Paschetto Liliana e
fam., Prarostino.
iL. 20.000: Paschetto ide e Anita, S.
Secondo; Elda, Aima Forneron e la
cugina Margherita in mem. loro cari,
S. Germano; Colletta quartiere Miradolo, S. Secondo; Ghidoni Luciana, 'Pomaretto, In mem. Coucourde Vittorio; In
miem. Grill Onorato, la moglie. Pomaretto; in mem. Long Enrico, 'la moglie.
Franco, Livio, ìlda, Pomaretto.
L. 15.000: Rostagno Arturo, (Pomaretto; Rostagno Arturo, in mem. Irma Rostan in Rostagno, Pomaretto.
L. 10.000: Ri'bet Giosuè, Susanna e
Pierino, Pomaretto; Meytre Marisa ved.
Peyran, in mem. suoi cari, Pomairetto;
Tron Enrico, Villasecoa; Bertalot Enrico,
Villasecoa; Conte Gino, Genova; Falchi
Velia, Genova; Schenone Emma, Genova.
L. 5.000: (Peyronel Elena e Lisa, Villasecca; Ferrerò Carlo e Enrichetta,
Pomaretto.
Pervenuti nel mese di febbraio 1984
L. 973.000: Direzione e Maestranze
Riv-Skf, in occasione del 17 febbraio,
Viiiar Perosa.
L. 687.000: Chiesa Valdese Villar Perosa.
L. 225.000: Lega Femm. Valdese, Milano.
L. 140.000: Comitato Zurigo.
L. 100.000: Chiesa Valdese di Biella;
Unione Femm. p. Cavour, Roma; E. Avondetto, in mem. del padre Ferruccio
Avondetto, Roma.
L. 50.000: Chiesa Ev. dei Fratelli, Collegno; Mamma e papà, in mem. Robertino Soapin; Vera Michelangeli, in mem.
suo caro padre, Roma; Comune di Prarostino.
L. 49.320: Sergio Gottardi, Toronto
Canada.
L. 30.000: ! nonni ringraziando il Signore per la nascita di Bounous Valentina, S. Germano; N. N., in mem. cara
Sig. Colla.
L. 20,000: Marangoni Caterina, Pavone Canavese.
L. 15.000: Bertarione Bice, Pavone
Asilo dei Vecchi
di San Germano
Pervenuti nel mese di gennaio 1984
L. 590.000: Chiesa Valdese PerreroManiglia.
L. 400.000: Riv-Skf Villar Perosa.
L. 200.000: Unione Femm. Genova;
Coucourde Silvio, Pomaretto.
L. 150.000: Ristorante « Malan », Inverso Porte.
L. 116.000: Lions Club Pinerolo, in
mem. del padre di Roberto Vinçon.
L. 100.000: Rosanda Elena, in mem. di
Silvio; Clot Albertina e Enrichetta, in
mem. sorella Ida; Castagno Luigi e
Ines, In mem. Elena Rostan Castagno.
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un fiore rie. Florence; Fam. Baret, S.
Germano, in mem. Griot Liliana; La
moglie, in mem. Paschetto Ernesto, S.
Germano.
L. 8.000: Canale Aldo, Pavone Canavese.
L. 5.000: Li'lia Malacrida, Como;
Fam. Zaninettl, In mem. dott. (Martini;
Fam. Zaninetti, in mem. suoi cari.
« Questa è la volontà del Padre
mio; che chiunque contempla
il Figliuolo e crede in lui abbia
vita eterna; ed io lo risusciterò
nell’ultimo giorno ».
(Giovanni 6: 40)
L’il marzo è mancata all’afiFetto dei
suoi cari
Marta Macchierò n. Corak
A tumulazione avvenuta ne danno
Tannunzio a quanti, la eonobbero e ne
apprezzarono le doti: ì fìgli, la nuora,
il genero ed i nipoti.
Roma-Trìeste, 11 marzo 1984
RINGRAZIAMENTO
a Uanima mia si acquieta in Te,
Signore »
E’ entrata nella casa del Padre, che
sempre ha tanto amato
Pia Polizzy Falchi
Riconoscenti al Signore per averla
avuta moglie, mamma e maestra di
vita, ne daimo notizia il marito Franco con i figli Mario e Marina, la sorella Maria con il figlio Marcello, la
cognata Lea, d cugini e cugine Bruno,
Velia, Ada, Comelio-Falchi, Jeannette
con H nipote pastore Giuseppe Platone,
le cugine Fanny, Noemi, Dora a Buenos Aires, e la famiglia Craviotto.
Essa riposa ora nella tomba di famiglia a Torre Pellice.
Un ringraziamento del tutto particolare al personale medico e paramedico
dell’Ospedale Valdese.
Torre Pellice, 20 marzo 1984
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi
destinazione, preventivi a richiesta:
Sala Giulio, via Belfiore 83 - Nichelino - tei. (Oli) 6270463 - 6272322.
ANGROGNA vendesi casetta completamente ristrutturata, cucina, camera, cantina, servizi, acqua, luce e
strada. Tel. 0121/91150, ore 18-20.
TORRE PELLICE vendesi appartamento, cucina, salone, due camere,
cantina, posto macchina. Tel. 0121/
91150, ore 18,20.
USL 42 • VALLI
CHI80NE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 1” APRILE 1984
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
ISL 43 • VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei 932433 (Ospedale Valdese)
Pretestiva-testiva: tei 90884 (Ospedale MaU'iziaiiol
Guardia Farmaceutica;
DOMENICA r APRILE 1984
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
1/la Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
<t:í
12 uomo e socktà
30 marzo 1984
LETTERA APERTA DI INTELLETTUALI E RELIGIOSI KAMPUCIANI
Un paese risale dall’abisso
Un appello allopinlone pubblica mondiale amante della libertà, giustizia e pace a esigere l’espulsione del « governo » Khmer dall’O.N.U.
Nel gennaio _ scorso la Repubblica popolare di Kampucnea (o Cambogia) ha iniziato il suo sesto anno di vita. Com’è
la situazione di questo Paese, che sotto la precedente sanguinosa dittatura di Poi Pot ha visto la sua popolazione quasi
dimezzata. Il pastore Tullio Vinay ci ha inviato a tal proposito un nurnero speciale" del bollettino dell'ambasciata del
Vietnam in Italia dedicato alla Cambogia. Vinay ci precisa
che questa fonte — m^grado sia di parte — è degna di fede,
rawio piu che le notizie ivi riportate gli sono state anticipate
dalla corrispondenza che intrattiene con un’amica cattolica che
risiede nella capitale Phnóm Penh.
Estraiamo dal suddetto bollettino e pubblichiamo qui
appresso alcuni dati, nonché una « lettera aperta di intellettuali e religiosi » (depurandola dai toni più propagandistici e
retorici) che ci pare diano un quadro aggiornato su come si
presenta oggi la situazione cambogiana, dopo il suo recente
tragico passato.
r. p.
L’Assemblea nazionale della
Repubblica popolare di Kampuohea ha adottato una mozione
sui crimini commessi durante il
periodo 1975-78 dalla cricca di
Poi Pot contro il popolo.
Questa cricca ha causato lo
sterminio di 3.314.768 persone, la
vedovanza di centinaia di migliaia di donne ed ha lasciato oltre
200 mila orfani. Bisogna aggiungere decine di migliaia di stranieri assassinati in modo selvaggio. Sul piano materiale, 5.857
scuole,^796 ospedali e installazioni sanitarie, 1.968 pagode, 108
moschee, numerose sale per spettacoli sono stati distrutti. Peggio
ancora, sono state soppresse tutte le attività educative, religiose,
culturali, sociali, artistiche, finanziarie e commerciali.
Anche intellettuali e religiosi
non furono risparmiati: trovarono la morte 25.168 bonzi, 594 medici, farmacisti e dentisti, 657
professori, 18.000 istitutori, 10.550
studenti, 191 giornalisti, 1.120 artisti. Più di mille intellettuali
rientrati dall’estero fra il 1975 e
il 1978, animati dal desiderio di
contribuire alla ricostruzione del
Paese che aveva riottenuto la sua
indipendenza ne furono anch’essi vittime e se ne contano solo
85 superstiti.
-------------------------------------
• L’Eco delle Valli Valdesi •: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Valdo Benecchi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adriano Longo, Claudio H. Martelli,
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Direttore RmpdiMabUe:
FRANCO GIAMPICCOLI
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Intestato a < La Luce: fondo di solidarietà». Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
Essendo vittime e testimoni
delle disgrazie dei nostri compatrioti sotto il regime di Poi
Pot, ma sfuggiti per un soffio
alla morte sia cambiando identità e sia facendo i sordomuti, approviamo la mozione dell’Assemblea nazionale e stimiamo sia nostro dovere adottare la presente lettera aperta affinché l’opinione mondiale sia illuminata su
quanto segue:
— La cricca di Poi Pot, oltre
a distruggere l’uomo fisicamente
ha distrutto i suoi pensieri, i
suoi sentimenti, le relazioni fra
sposi e parenti. Ha anche distrutto la struttura sociale, la cultura
tradizionale che ha creato i celebri templi di Angkor, le basi
materiali e tecniche dell’economia e le basi potenziali multiple
del Paese. Si tratta di un crimine di genocidio non semplicemente contro la propria nazione, ma anche contro una parte
deH’umanità, contro la coscienza del genere umano.
— Dopo la vittoria del gennaio
1979 il nostro Paese è risuscitato grazie agli enormi sforzi del
nostro popolo aiutato considerevolmente dai nostri paesi fratelli ed amici e da diverse organizzazioni mondiali. Sono stati ristabiliti la pace, la libertà, la giustizia sociale, i diritti dell’uomo.
Maestri, bonzi, alunni, medici
hanno ripreso le loro attività. I
trasporti e le comunicazioni funzionano di nuovo. Pubblicazioni
periodiche, libri scolastici sono
di nuovo largamente pubblicati.
La carestia è stata arginata. I
matrimoni e le feste tradizionali
sono di nuovo celebrati. Le istituzioni di Stato a tutti i livelli
sono state instaurate su base democratica. Tuttavia, le conseguenze del regime di Poi Pot restano molto pesanti, soprattutto
l’impatto morale che durerà ancora su parecchie generazioni.
I circoli dirigenti reazionari
della Cina, istigatori dei crimini
summenzionati haimo radunato i
criminali quando essi fuggivano
in Tailandia per mantenerli ed
utilizzarli contro la rinascita di
Kampuchea. Dopo consecutivi
fallimenti questi circoli, venendo
a patti con gli imperialisti americani hanno messo al mondo il
sedicente governo di unione democratica comprendente Sihanuk ed altri. Questo « governo »
non rappresenta alcun kampuciano onesto. La conferenza dei
Paesi non allineati, tenutasi a
Nuova Delhi, ha preso una giusta decisione vietando l’accesso
ai rappresentanti di questo « governo ».
— Pienamente coscienti delle
nostre responsabilità e auspicando che nessun’ultra nazione del
nostro pianeta debba subire la
dolorosa esperienza kampuciana, noi, intellettuali e religiosi
chiamiamo l’opinione amante di
libertà, di giustizia e di pace
nel mondo a condannare ancora
più vigorosamente questi crimini
orribili, le forze della reazione
che continuano a mantenere Poi
Pot e gli altri khmer reazionari,
ed a esigere l’espulsione dei polpotisti dalTONU.
— Noi sappiamo che TONU è
una grande organizzazione chiamata a difendere la pace, la vita
e i diritti dell’uomo. Che non
comprometta il suo prestigio accettando la presenza di criminali!
— Noi speriamo che gli intellettuali, i religiosi ed i popoli
di tutti i paesi vittime del flagello fascista e tutte le organizzazioni internazionali la cui vocazione è quella di lottare per la
pace e la giustizia sostengano la
nostra giusta causa.
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 9.<X)0
Vicobone Ghisio: Valenti Paolo —
Campobasso; Pailadino Giov. — Bologna: Fiorini Adriana — Occhieppo Sup.:
Morel Vittorio — Firenze; Zilli Gay ines.
Santini Marco — Milano: Remelli Giuseppe, Tescari Cecilia — Chàtillon: Birago Maria — Como: Lupo Graziella —
Porte: Fornerone Guido — La Spezia:
Lo Brano Pietro — Piombino: Banchetti Giuseppe — Matrice; Coletta Antonio — Ivrea: Marangoni Ferdinando, Perini Daniele — Pinerolo: Grill Bonjour
AttMia, Canal Brunet Pasquale — Torino: Coisson Adriano, Fam. Schieda, Romussi Ines, Riehie Riccardo, Bertin Albertina, Visca Alda — Mad. di Tirano:
Papacella Carlo — Como: Di Toro Achille — Roma: Cirino Giuseppe — Ravenna: Colizzi Antonio — Cusano Milanlno: Ranzani Luigi — Bruino: Menusan
Aldo — Venezia; VIvenzI Paolo.
DONI SOSTENITORI
Torino: Vinay Lea, Codino Costantino Ivonne, Pagliani M. Piera, Desana
Mario, Bottazzi Emarvuele, Cianci Aldo
— Roma: Angiollilo ReveI Lucia, Anglollllo Zannino Gioia — Sarre: Henriet
Oriana — San Remo: Musso Rolando,
Sibille May Nora, De Nicola Lino —
Palermo: PasquinI Filippo — Pordenone:
Chiesa Ev. Battista — Chiavari: Gay
Elvira — Pomaretto: Laetsch Giovanni
— Venezia; Scorzon Ernesta, Urban Elda. Fara Ada — Firenze: Rossi Olimpia, Chiesa Ev. Valdese, Scuola G. Barberi — Torre Pellice: Giordan Roberto,
SCHEDA
Cambogia ieri e oggi
Già Stato autonomo nell’ambito dell’Unione francese
dal 1949, la Cambogia viene
proclamata indipendente nel
1966 a seguito degli accordi
di Ginevra che sanzionano il
ritiro delle truppe straniere
dal Paese.
Nel marzo 1970 viene ab
tuato un colpo di stato filoamericano che dà origine ad
un’aspra guerra civile da cui
nasce nel dicembre 1975 lo
Stato democratico di Cambogia proclamato dal Fronte
unito nazionale Khmer. In
meno di due anni, sotto il governo di Poi Pot, si registrano le vaste stragi che vedono il massacro di tre milioni
di persone su una popolazione di sette milioni e mezzo
di abitanti. Successivamente
Poi Pot viene rovesciato dal
« Nuovo fronte unito nazionale per la salvezza della
Cambogia», colTaiuto e l’intervento militare del Vietnam.
Viene così proclamata nel
gennaio 1979 la Repubblica
popolare di Cambogia. Ciò
nonostante, e sotto la piena
responsabilità di Cina e USA
(ma anche della maggioranza
delle nazioni occidentali), la
Cambogia all’ONU è ancora
rappresentata da Poi Pot.
Politicamente, il Paese ha
optato per la via socialista;
fa parte del gruppo dei « non
allineati » e desidera instaurare rapporti di buon vicina
to coi Paesi del Sud Est asiatico. Secondo la Costituzione,
le attività religiose « conformi alle leggi » vengono garantite dallo Stato.
Per quanto riguarda la situazione interna, vi è ancora
una presenza militare vietnamita, dopo due ritiri di truppe effettuate nel 1982 e nel
1983, motivata dal fatto di
proteggere la nascente repubblica dalle mire cinesi nonché dai fuorusciti cambogiani rifugiati in Tailandia, che
comprendono i resti dell’esercito di Poi Pot, l’ex primo ministro ed il principe
Sihanuk.
L’economia risulta essere in
netta ripresa: l’agricoltura in
tre anni ha raddoppiato in
estensione e più che triplicato la quantità dei prodotti; i prodotti della pesca e
degli allevamenti di bestiame
sono più che raddoppiati. Anche la produzione industriale
(tessiture, carta, tabacco, juta, birra, elettricità, ecc.) si
sta riassestando. La lotta contro l’analfabetismo è in corso: nel 1983 sono state alfabetizzate 480 mila persone,
mentre grossi sforzi vengono
pure compiuti in campo sanitario sia come ricettività
ospedaliera e sia nel campo
della lotta alla tubercolosi ed
alla malaria, generalizzata ormai in tutte le provincie.
SICILIA
Azioni per la pace
Pinardi Daniele — -Busto Arslzio: Fornerone Attillo — S. Fedele Intelvi:
Baiocchi Tina — Gerle: Zavaritt Enrica
— Asti: Cendola Leonardo — Inverso
Rinasca: Leger Enrico — Bologna; Gaspari Paolo — St. Christophe: Gönnet
Arturo — Trieste; Bertin Umberto,
Cassano Tito, Carrari Laura — Verona:
Mica Ruggero — Como; Malacrida
Giorgio — Vercelli: Trogliotti Eulalia
— Pinerolo; Godine Sergio — Napoli:
Olivieri Paolo — S. Salvo: Corbe Luigia — Riclaretto: Massel Francesco —
Crema: Artus Martinelli Susetta — Savona: Ghelll Giovanni — Svizzera:
Kunzier -Bertin Ester — Opera: Incerti
Curio — Mestre: Colonna Romano Roberta — Pisa: Giorgi Eco — Malnate:
Rosselli Denise — Milano: Vldossich
Bona, Marcheselli Myriam, Gay Franco, flostan Max, Gay Sergio, Rollier
Caroline, Rochat Giorgio, Bassignana
Marina, Cerrina Peroni Orietta, Plnardi Ezio, Gu-ldbrausen Ester, Rochat Renata — Mirabello: Zarotti Luca — Cavo: Acinelll Erica — Pavia: Sgorbiai
Michele — Pordenone: Cognonato Edda — Padova: Passini Danilo — Cannerò: Fonio Bianca — Rivoli: Pavarin -Rita — Luino: Perego Lidia — Bergamo:
Bottoni Pietro, Eyn-ard Elena, Steiner
Zavaritt Matilde, Tosi Giuseppe, Frizzonl Sandra, Rostain Zavaritt Carla —
Vicenza: Weller -Fornasa Lina — Rodano: Durand Piervaldo — Coreico: Masnada Giorgio — Sesto S. Giov.: VIsco
GilardI Giovanni — CinIsello Balsamo;
Modenesi Umberto.
Quella che doveva essere una
« pausa di riflessione » do-po l’arrivo -dei primi missili in Sicilia si
è trasformata nel più lungo periodo di crisi d’iniziativa del movimento per la pace siciliano. Ciò
nonostante l’ossatura organizzativa del movimento, i comitati
costituiti sulla base di adesioni
individuali, sembra sostanzialmente reggere la prova.
A Trapani, nel più isolato capoluogo di provincia siciliano, il
piccolo comitato per la pace locale ha dato vita, dal 3 all’ll
marzo, a una « Settimana per la
pace » fatta di incontri, di dibattiti, di diffusione di materiali informativi sul tema, esponendo
per tutta la durata dell’iniziativa
la mostra fotografica « Obiettivo
Comiso », allestita dal Centro di
Documentazione « Impastato » di
Palermo.
Nella provincia di Agrigento,
grazie al censimento in vista dell’Assemblea Costituente si è venuti a conoscenza di una serie
di gruppi per la pace grandi e
piccoli, alcuni dei quali stabilmente attivi nella propria realtà.
A Catania il Comitato per la
pace e il disarmo — forte di 164
adesioni, che ne fanno di gran
lunga il più numeroso dell’Isola
— ha potuto sfruttare un piccolo
fatto di cronaca per far conoscere a nr.olti giovani la possibilità di scegliere il servizio sostitutivo civile al posto del servizio militare. La mattina del 12
marzo sei membri del Comitato,
fra i quali tre giovani evangelici,
sono stati identificati e prelevati
dai Carabinieri davanti a una caserma dove si stavano svolgendo
le visite di leva, perché distribuivano un volantino che illustrava
la legge sull’obiezione di coscienza e invitava a servirsene. La
stampa locale, preventivamente
avvisata dal Comitato poiché un
fatto analogo si era già verifica
to due mesi prima, ha dato grande risalto all’accaduto, con un
lungo articolo sul quotidiano del
pomeriggio e con l’invito -ad una
rubrica televisiva tra le più seguite.
A Vittoria la locale Amministrazione comunale — i cui membri hanno dato vita a un comitato per la pace « sui generis », rivendicando il proprio diritto a
preoccuparsi della salvaguardia
dei cittadini anche opponendosi
alTinstallazione di missili nucleari, i Cruise di Comiso, a soli 5
km. di distanza — ha organizzato un incontro nazionale dei comuni e degli altri enti locali dichiaratisi zona denuclearizzata
(10 marzo). Uno degli interventi
più limpidi, nel corso di un convegno scarsamente partecipato e
fortemente targato PCI, è stato
quello del Presidente del Comitato di Vittoria, il pastore valdese
Enrico Trobia, unico fra gli oratori ufficiali a non avere « rimosso » le azioni dirette nonviolente
della scorsa estate e a sottolineare Timpegno per la pace « non come concettualità astratta, ma
come impegno quotidiano che
costruisce la pace».
L’8 marzo, infine, anche in Sicilia, come nel resto d’Italia, le
donne sono scese in piazza a manifestare per la pace. B. G.
SOLLECITO
Parte in questi giorni una
ietterà di sollecito agli abbonati che non hanno ancora
rinnovato Tabbonamento per
il 1984. Ai ritardatari chiediamo di provvedere al più presto al pagamento per eidtare le noiose e costose procedure dei pi^amento a mezzo
di spedizione di un numero
in contrassegno.
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