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Anno VII
numero 14
del 2 aprile 1999
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CARNE
E SANGUE
«Se non mangiate la carne del Figlio
dell’uomo e non bevete il suo sangue,
non avete vita in voi. Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue ha vita
eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno. Perché la mia carne è vero cibo
e il mio sangue è vera bevanda. Chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui»
Giovanni 6, 53-56
/discepoli che, tra gli altri, ascoltavano queste parole ne restano sconvolti Il testo riporta la loro prima impressione negativa: «Questo parlare è duro;
chi può ascoltarlo?» (v. 60). Questa affermazione di Cristo è decisamente un
pugno nello stomaco. Come non pensare a riti arcaici, a una sorta di antropofagia con motivazioni religiose? Anche oggi, duemila anni dopo, veniamo
a scoprire riti inaccettabili come quello dell’infibulazione. È dell’altro giorno la notizia di una bambina africana
di tre anni che ha rischiato di morire
per una grave infezione conseguente il
cruento intervento. Si tratta di una
fotma di violenza, di un’espressione di
pólffe e di dominio sadico sulle persone. Gesù Cristo non ci invita a strani
Mti esoterici o teofagici che conducono
^illuminazione interiore ma semplimmente vuole condurci a una comunione vera, concreta.
^^ARNE e sangue», per la cultura
\\ (.................
ebraica, indicano la persona
'umana nella sua interezza. L’immagine che Cristo usa va contro quei credenti ultraspiritualisti che vorrebbero
fare di Cristo l’ennesima fuga dalla
realtà. Certo, allora in termini diversi
da oggi, ma il problema di ridurre il
cristianesimo a una pia forma di religiosità che legittimi in qualche modo
il potere o lo divinizzi era già presente
con Cristo stesso. Il Messia sognato, invocato, atteso non corrisponde all'atteggiamento di Gesù. Anzi viene fuori
qualcuno di completamente diverso
da ciò che si immaginava. E proprio
per non creare illusioni, il linguaggio
duro, realistico dell’Evangelo contrappone al Messia glorioso il Cristo della
croce. La vita non sta neU’illusione di
un rito ma nella realtà della croce.
Non siamo invitati a credere per servire un idea o un personaggio mitico che
piomba dal cielo con la bacchetta magica per mettere tutto a posto.
.. f~^ARNE e sangue» perché si tratta
ts di entrare in profonda relazione con chi ha dato la sua vita per noi.
Questa compenetrazione tra i credenti
e Cristo è la stessa di Cristo con Dio
(17, 22). È indubbio che la comunità
delle origini abbia proiettato su questa
affermazione il senso stesso della cena
del Signore. Un ricordo, che si rinnova
periodicamente, della piena comunione con Cristo; non un ideale filosofico
nia una relazione fatta di carne e sangue con Cristo, con la sua persona.
Nlangiare e bere significa dimorare in
lui e lui in noi. È la nuova condizione
di vita in cui si viene a trovare il credente. La piena comunione con il Signore attraversa tutti i livelli dell’esistenza. Non siamo di fronte a un maestro lontano, inafferrabile ma vicino,
vicinissimo come un amico. Non sudditi ma amici di Dio. Questa carne e
questo sangue restano sul tavolo se
non interviene lo Spirito di Dio a farci
^comprendere come quella vita, quella
carne crocifissa e quel sangue versato
sul Golgota sono la nostra vita. Venite
® bere e mangiare: non mangiamo cer^tnente il Signore ma mangiamo con
ivi, ci nutriamo delle sue parole, del
suo esistere per noi e con noi. Intorno a
ciuel tavolo la nostra vita non crolla
perché è sostenuta da tante altre vite
che vogliono nutrirsi dello stesso cibo.
Giuseppe Platone
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
bombardamenti Nato sulla Serbia non fermano il massacro degli albanesi del Kosovo
Con le armi non si risolverà il conflitto
L'opinione pubblica europea è sempre più divisa suH'utilità e legittimità di un'azione militare
che non sta impedendo la pulizia etnica. I protestanti chiedono la ripresa immediata del dialogo
EUGENIO BERNARDINI
Mentre ì bombardamenti della Nato sulla Serbia continuano e si intensificano, cresce anche
la preoccupazione dei governi europei che, forse, avevano sperato in
un’azione più limitata, in un «primo
colpo» che avrebbe convinto Milosevic a tornare al tavolo della trattativa. Ma la lunga resistenza del regime iracheno di Saddam Hussein ad
analoghe azioni militari avrebbe
dovuto impedire tali speranze.
Cresce anche la preoccupazione
nell’opinione pubblica europea, divisa fin dal primo giorno sull’opportunità e sulla legittimità di
un’azione militare di «ingerenza
umanitaria» che, almeno nell’immediato, ha fallito l’obiettivo di
proteggere la popolazione albanese
del Kosovo. Anzi, i bombardamenti
hanno dato mano libera alle autorità serbe che, cacciati giornalisti,
volontari delle organizzazioni
umanitarie e ogni tipo di osservatore straniero, stanno massacrando
proprio quella popolazione che la
Nato vorrebbe difendere e stanno
procedendo a quella pulizia etnica
che la Nato vorrebbe impedire.
In questi giorni si sono moltiplicate le prese di posizione di chiese
evangeliche e istituzioni ecumeniche per fermare la guerra nei Balcani. Oltre alle dichiarazioni del
Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), della Conferenza delle Chiese europee (Kek) e del Comitato generale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) che
riportiamo in questa pagina, ci sono state anche altre prese di posizioni e iniziative.
In una dichiarazione congiunta,
rilasciata a bombardamenti appena iniziati, Valdo Benecchi, presidente dell’Opera per le chiese
evangeliche metodiste in Italia, Renato Maiocchi, presidente deO’Unione cristiana evangelica battista
d’Italia, Gianni Rostan, moderatore
della Tavola valdese e Domenico
Tomasetto, presidente della Fcei, si
sono detti «convinti che la guerra
non risolva i conflitti ma che anzi
Carri armati serbi a Pristina
sia solo capace di produrre distruzioni, sofferenze, morte; auspichiamo che sia colto ogni più piccolo
spiraglio di possibilità di dialogo
tra le parti coinvolte nel conflitto.
Preghiamo il Signore affinché l’Europa sappia mobilitarsi a favore
della pacifica convivenza fra i popoli». In una dichiarazione del 26
marzo del Consiglio della Federazione giovanile evangelica italiana
(Fgei) si ritiene che «le guerre non
siano strumenti politici che favoriscano i processi di pace, che il dispiegamento delle forze Nato abbia
ignorato il ruolo dell’Onu e non sia
una forza di interposizione, che
questa guerra sconvolga gli equilibri internazionali e non offra un’alternativa per i diritti della popolazione kosovara».
In varie città italiane, inoltre, le
chiese evangeliche hanno promosso o aderito a iniziative per la pace.
In particolare, le chiese evangeliche
della Puglia si stanno organizzando
per l’accoglienza dei profughi e sono già state contattate dalle autorità che contano di affidare la gestione di due campi profughi a volontari dell’agenzia awentista Adra
e della Federazione delle chiese
evangeliche di Puglia e Lucania.
L’andamento del conflitto, per
molti versi simile a quello iracheno, purtroppo lascia poche speranze alla ripresa dei negoziati. I bombardamenti della Nato che, come
preannunciato, sono effettivamente «pesanti e prolungati» hanno
esasperato la situazione in cui si
trovano tutti i contendenti tanto
che nessuno si fermerà prima di
avere raggiunto almeno un obiettivo importante. La Nato cerca l’indebolimento radicale se non il collasso del regime di Milosevic, Milosevic cerca di «ripulire» etnicamente in modo definitivo il Kosovo e
rafforzare il suo potere eliminando
fisicamente e politicamente ogni
alternativa moderata, l’Esercito di
liberazione del Kosovo (Uck) cerca
di sfruttare disperatamente la situazione per avere quella patria
che ha contribuito a distruggere, la
Russia cerca di rientrare in gioco
dopo avere sottovalutato la partita.
Incapaci di vedere al di là dei loro
interessi particolari, hanno già perso tutti e perderanno ancora di più
se qualcuno non si ravvede.
Le dichiarazioni del Cec e della Kek sulla situazione balcanica
La guerra porterà ulteriori distruzioni e sofferenze
Il segretario generale
del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), Konrad Raiser, ha inviato il
25 marzo scorso a bombardamenti iniziati, una
lettera pastorale alle chiese membro del Cec nella
Repubblica federale di Jugoslavia. Alla Chiesa ortodossa serba, alla Chiesa
cristiana riformata in Jugoslavia e alla Chiesa
evangelica slovacca della
Confessione augustana in
Jugoslavia, Raiser ha espresso «profondo turbamento e solidarietà».
«L’attacco - scrive Raiser rappresenta un’incapacità
di raggiungere un accordo
negoziato e un deterioramento dei rapporti umani. La guerra non può portare altro che ulteriore di
struzione e sofferenza
umana in una regione che
ha già provato tanto dolore, e aprirà nuove ferite e
inimicizie». Raiser ricorda
che in precedenti occasioni ha «condannato la violenza e l’intimidazione
sotto qualsiasi forma» ribadendo che «solo una
soluzione negoziata può
portare una pace giusta e
duratura», convinzione ribadita in un messaggio
inviato al Vertice dei Capi
religiosi del Kosovo a
Vienna, 16-18 marzo ’99,
dove era rappresentata la
Chiesa ortodossa serba.
«Vorrei assicurarvi - conclude Raiser - del pensieri
e delle preghiere delle
chiese membro della nostra comunità e dello staff
di Ginevra durante questo
momento critico. Il Cec
rimane a disposizione per
rispondere alle richieste e
ai bisogni dei suoi membri, e manterrà la sua assistenza nei confronti di
tutte le vittime della situazione, a prescindere dalla
loro origine».
Il 23 marzo, prima dell’inizio dei bombardamenti, a conclusione della riunione del Presidium
della Conferenza delle
chiese europee (Kek),
svoltasi a Barcellona, è
stata espressa la profonda preoccupazione delle
chiese protestanti e ortodosse europee. «Le voci
che preannunciano raid
aerei delle forze Nato
contro la Serbia - si legge
nella dichiarazione - porteranno disperazione a
innumerevoli persone
che hanno sperato e pregato che venisse trovata
una soluzione diplomatica». La Kek negli ultimi
mesi ha seguito da vicino
la situazione in Kosovo,
esprimendo «solidarietà
con coloro che credevano
che non ci fosse soluzione al problema del Kosovo percorrendo la via della violenza, da qualunque
parte provenga», e in particolare a «quei leader
della Chiesa ortodossa
serba nello stesso Kosovo, che hanno chiesto ai
dirigenti politici serbi di
imboccare la via del dialogo, della democratizzazione e del rispetto dei diritti umani per la gente di
tutte le comunità etniche
e confessioni religiose».
LA FCEI PER LA PACE
Il Comitato generale della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia, riunito a Roma il 27
marzo 1999,
- aderendo alle posizioni espresse
dal Consiglio ecumenico delle
chiese e dalla Conferenza delle
chiese europee in ordine alla situazione venutasi a creare in seguito agli inammissibili interventi
della Serbia nei confrónti della
popolazione di etnia albanese
nel Kosovo, al fallimento di soluzioni negoziali e ai conseguenti
bombardamenti della Nato,
- ribadisce la propria convinzione
che la guerra, la violenza e l'intimidazione non risolvono ì conflitti ma li approfondiscono e moltiplicano provocando ulteriori sofferenze, inimicizie e ingiustizie;
- sostiene e afferma che vanno
quindi promosse tutte le azioni
tese a ricercare una soluzione dei
conflitto che porti a una pace
giusta e duratura, fondata sul rispetto dei diritti umani e delle
identità etniche e religiose;
- chiede ai governi europei di
adoperarsi concretamente affinché le popolazioni oggi in fuga
dall'oppressione e dalla guerra
siano adeguatamente assistite nel
raggiungimento dei nostri paesi e
siano dignitosamente ospitate;
- invita a pregare il Signore affinché guidi i popoli dell'Europa a
ricercare con maggiore determinazione la pacifica convivenza
delle nazioni liberando tutti dalla tentazione di attribuire esclusivamente ai «nemici» di turno
ogni responsabilità per étti e fatti alla cui origine si pongono
azioni o omissioni a cui molti
hanno contribuito, perché «sulla
terra non c'è alcun uomo giusto
che faccia il bene e non pecchi
mai» (Ecclesiaste 7, 20).
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 2 APRIL^qo^
«Vi ricordo,
fratelli, il
vangelo che vi ho
annunziato, che
voi avete anche
ricevuto, nel
quale state
anche saldi,
mediante il
quale siete
salvati, purché
lo riteniate
quale ve Vho
annunziato;
a meno che non
abbiate creduto
invano.
Poiché vi ho
prima di tutto
trasmesso, come
Vho ricevuto
anch'io, che
Cristo morì per
i nostri peccati,
secondo le
Scritture; che fri
seppellito; che è
stato risuscitato
il terzo giorno,
secondo le
Scritture; che
apparve a Cefa,
poi ai dodici.
Poi apparve
a più di
cinquecento
fratelli in una
volta, dei quali
la maggior parte
rimane ancora
in vita e alcuni
sono morti.
Poi apparve a
Giacomo, poi a
tutti gli apostoli;
e, ultimo di tutti,
apparve anche a
me, come
all'aborto;
perché io sono
il minimo degli
apostoli, e non
sono degno di
essere chiamato
apostolo, perché
ho perseguitato
la chiesa di Dio.
Ma per la grazia
di Dio io sono
quello che sono;
e la grazia sua
verso di me non
è stata vana;
anzi, ho faticato
più di tutti loro;
non io però, ma
la grazia di Dio
che è con me.
Sia dunque
io o siano loro,
così noi
predichiamo,
e così voi avete
creduto»
(I Corinzi 15,1-11)
TESTIMONI DEL CRISTO RISORTO
La risurrezione non ha avuto testimoni:
importanza della risurrezione vengono
in questo brano polemico di Paolo sulla
menzionati i testimoni del Cristo vivente
BRUNO CORSAMI
Il capitolo 15 della lai Corinzi è
un sermone polemico sull’importanza della risurrezione di Gesù.
Un sermone polemico
COME tutti gli altri insegnamenti della 1 Corinzi, anche
questo rispondeva certamente a
una lacuna nella fede di quei
credenti (v. 12; «Alcuni dicono
che non v’è risurrezione dai
morti»). Non si sa se quelli che
parlavano così erano semplicemente degli scettici, oppure cercavano di sostituire la fede biblica nella risurrezione con l’idea
greca deU’immortalità dell’anima. Una terza ipotesi è che la
corrente degli «entusiasti» nella
comunità di Corinto ritenesse di
possedere già il dono dell’eternità e potesse quindi fare a meno della speranza in una risurrezione futura (cfr. quelli che in 11
Tim. 2, 18 sostenevano che «la
risurrezione è già avvenuta»).
Qualunque fosse il motivo che
suscitava le preoccupazioni e le
precisazioni di Paolo, è certo che
egli cerca di convincere i corinzi
con un discorso appassionato
che comprende la narrazione
dei w. 3-11, poi una dimostrazione nei vv. 12-28, un primo
appello o perorazione {i w. 2934), una confutazione delle teorie contrarie (w. 35-49), e un secondo appello o perorazione (w.
50-58). Noi ci soffermeremo solo
sui primi undici versetti che introducono l’argomento con un
riepilogo del fondamento cristologico della speranza cristiana
nella risurrezione dei morti.
Prima di essere l’esordio del
discorso sulla risurrezione, questi versetti devono avere avuto
un altro scopo: quello di ridimensionare il dissidio fra Paolo
e gli apostoli di Gerusalemme
sottolineando la loro unità nell’essenziale. Anche se avevano
punti di vista diversi sulla predicazione ai pagani, sulla necessità della circoncisione e dei
precetti alimentari della Legge
(come ci risulta da Calati 2 e da
Atti 15), erano uniti nell’essenziale: la centralità della morte e
della risurrezione di Gesù Cristo
secondo le Scritture. Questo è il
Vangelo che Paolo ha ricevuto
(v. 3), che ha annunciato (v. 1) o
trasmesso (v. 3) ai corinzi, che
questi hanno ricevuto e per
mezzo del quale sono stati salvati (v. 1). Sul contenuto di questo Vangelo sono tutti uniti: «Sia
dunque io, siano loro, così noi
predichiamo e così avete creduto» (v. 11). Le altre cose possono
dividere i credenti (Gal. 2, 1213), la croce e la risurrezione di
Gesù invece sono il fondamento
dell’unità. È come se Paolo dicesse: «Non è stata un’idea mia,
trasmettervi l’Evangelo con questa particolare punta... Io stesso
l’ho ricevuto così. L’Evangelo
della comunità primitiva non ha
un senso diverso dal mio Evangelo» (Barth).
L'Evangelo della risurrezione
Gli esperti di lingue bibliche
I
Preghiamo
Che i cieli si rallegrino. Esulti la terra. Tutti i mondi, visibili e invisibili, siano in festa: Cristo è risorto. Lui la gloria eterna.
Ieri, assieme a Te, o Cristo, ero sepolto. Oggi, con Te risuscitato, rivivo. Ieri, con Te, ero crocifisso. 0 Salvatore,
con Te glorificami nel Tuo Regno.
La Pasqua lieta, la Pasqua del Signore, Pastma, la Pasqua piena di venerazione, è sorta su di noi. E Pasqua,
abbracciamoci nella gioia!
Liturgia ortodossa di Pasqua
(tratto da Al di là delle barriere della Cevaa)
hanno notato, in questo
elenco di apparizioni, diverse espressioni che non sono tipiche
del linguaggio paolino, e hanno
concluso che qui Paolo cita veramente una confessione di fede
nel Cristo risorto ricevuta dalla
prima generazione cristiana. All’antica confessione di fede Paolo avrebbe aggiunto il v. 6 e quelli
che riguardano lui personalmente (v\'. 8-11) con la menzione della visione del Risorto sulla strada
che portava a Damasco (Atti 9,16; Gal. 1, 15-16), l’accenno all’indegnità (ho perseguitato la chiesa di Dio, V. 9), l’attribuzione di
ogni merito all’iniziativa della
grazia (v. 10: se Paolo è riuscito a
combinare qualcosa, il merito
non è suo, ma esclusivamente
della grazia di Dio). Non è che
Paolo rifiuti la qualifica di apostolo quando scrive al v. 9b: non
sono degno di essere chiamato
apostolo. Vuol solo dire che lo è
per grazia e non per meriti. Infine nel V. 11 ridimensiona i contrasti con gli apostoli della comunità palestinese: l’Evangelo
della risurrezione è la sostanza
della predicazione sua e degli altri apostoli, è la sostanza della fede dei suoi lettori.
I versetti 3c, 4, 5, 7 sono i più
antichi di questo brano: sono
proprio questi che Paolo deve
avere ricevuto e poi trasmesso ai
credenti delle sue chiese. Essi
hanno quella simmetria di contenuto che nel mondo ebraico
era costitutiva della poesia: il v.
4b corrisponde al v. 3c; il v. 7
corrisponde al v. 5. Il punto fondamentale di queste due parti
del nucleo centrale del nostro testo sono i verbi è morto, e fu risuscitato.
Nessuna traduzione, per quanto accurata, riuscirà mai a rendere la precisione delle sfumature contenute in questi due verbi
nella lingua greca. Il primo si
presenta nella forma usata per
gli eventi accaduti in modo
istantaneo e una volta per tutte
(l’Aoristo), e si dovrebbe tradurre: «morì». La morte di Cristo in
croce è un fatto unico e irripetibile, che ha tutto il suo significato in se stesso (forse per questo
in Giov. 19, 30 Gesù lo commenta dicendo: «È compiuto»). Il secondo verbo si esprime in un altro tempo (il Perfetto). Le forme
del Perfetto si riferiscono sì a un
evento del passato, ma sottolineano ancora di più la sua permanenza o i suoi effetti che durano nel presente. Dire che Cristo «è risuscitato» con un verbo
al Perfetto vuol dire mettere l’accento non sull’attimo della risurrezione, ma sulla permanenza
dei suoi risultati: Cristo vive, è
presente, è vicino ai suoi!
Le apparizioni del Risorto
IL V. 6 potrebbe indicare che ci
sono ancora molti testimoni
della risurrezione che possono
essere consultati. Ma questo sarebbe contrario allo spirito di
tutto il passo, che non vuole fornire delle «prove» della risurrezione. Oppure vuol essere una
critica indiretta all’entusiasmo
dei corinzi che pensavano di essere già rinati e liberati dalla
morte. Forse erano loro che dichiaravano di parlare le lingue
degli angeli (13,1). No, dice Paolo: neanche il fatto di aver visto
il Risorto esime dalla necessità
di morire. Ma il credente può affrontare quella prova avendo
per fede la certezza della risurrezione in Cristo.
È sorprendente che fra i testimoni del Cristo risorto non siano ricordate le donne che secondo i Vangeli andarono al sepolcro di Gesù il mattino di Pasqua. Se la formula di fede risale
alla comunità primitiva, non si
può dare a Paolo la colpa di
questo silenzio. Esso è probabilmente dovuto alla concisione
estrema di questo passo; ma
può anche aver influito il fatto
che nel giudaismo le donne non
erano considerate testimoni validi in un processo. È anche possibile che siano menzionati in ordine cronologico i leader della
comunità di Gerusalemme; v. 5;
Cefa e i Dodici, che furono i primi (cfr. i capitoli 1-12 degli Atti);
V. 7; Giacomo e tutti gli apostoli,
che presero la direzione della comunità in un secondo tempo
(cfr. la preminenza di Giacomo a
Gerusalemme da Atti 15, 13-21
fino alla fine del libro degli Atti e
anche in Gal. 2, 9 e 12).
Purtroppo i Vangeli e gli Atti
non ci raccontano i particolari e
le circostanze dell’apparizione
del Risorto a Cefa (Pietro) e a
Giacomo. Della prima è rimasta
una traccia lievissima in Luca 24,
34. L’apparizione a Giacomo potrebbe anche essere avvenuta
più avanti nel tempo (ma sempre
prima di quella concessa a Paolo). Dai vangeli sappiamo che i
fratelli di Gesù non credevano in
lui; la trasformazione di Giacomo in credente e (poi) in leader
della chiesa di Gerusalemme
presenta delle analogie con la
vocazione di Saulo grazie all’apparizione del Risorto sulla via di
Damasco. Paolo considera l’incontro col Risorto come l’evento
che legittimava la sua rivendicazione di essere apostolo (cfr. I
Cor 9, 1; «...Non sono io apostolo? Non ho veduto Gesù, il nostro
Signore?»). Non c’è dunque nulla
di strano se l’apparizione del Risorto veniva considerata anche
per gli altri leader un evento legittimante la loro autorità.
Egli vive
Spesso sì sente dire che questo passo è la lista dei testimoni della risurrezione. No, la risurrezione non ha avuto testimoni: qui sono menzionati i testimoni del Cristo risorto, del Cristo
vivente. Questo è il contenuto
dell’antica confessione di fede
del popolo cristiano. Per i primi
credenti. Cristo era ancora vivente. Proprio lui li guidava a proclamare la loro fede nella risurrezione. È istruttivo al riguardo l’esempio di Lutero: si racconta che
quando si sentiva depresso per
gli attacchi e le incomprensioni,
prendeva del gesso e scriveva sul
tavolo; Er lebt (Egli vive). E questo gli dava coraggio.
(Ultima di una serie
di quattro meditazioni)
Nella foto, Rembrandt: «I discepoli di Emmaus»
Note
omiletiche
La predicazione puòtr»
tare tutto il brano 15 ^,
questi due Peli,
intorno a
sieri: 1) la libertà
ci permette di avere
Cristian,
nioni diverse su tanti
opi
argo.
làV
Las
menti, specialmente orqi
nizzativi, come accedei
per Paolo e gli altri apostq
li; 2) ma c'è un fondami
to essenziale per tutti'
croce e la risurrezionej
Gesù. E questa la buon,
notizia trasmessa e ricevuti
(v. 1), che crea la fede!,
11; così avete credutoceli,
permette di essere salvain^ f
(v. 1b) purché sia conserva IJdai
ta fedelmente (v. 2).
Oppure, se è la domenlg
di Pasqua, si può lasciaredi
parte l'aspetto polemico,
concentrare il tutto sulla r|.
surrezione (vv. 4b-10). La
surrezione è attestata:
dalla Scrittura (i padri deli
chiesa rinviavano a Osea 6,
2; 2 Re 20, 5; Giona 2,1
ecc.); 2) dai testimoni '
apparizioni (vv. 5, 6 e 7); 3
dalle vocazioni all'apostóla.
to (perfino di un ex pers^
cutore, vv. 8-10, perché sono frutto della grazia e non
delle capacità o dei meriti
umani). Una terza possibilità è di concentrarsi suiw,
3-4, sviluppando i seguenti
pensieri: un'antichissima
confessione di fede insegna
che la fede cristiana è fondata su due fatti: la morte
e la risurrezione di Cristo,
a) Croce e risurrezione devono assolutamente essere
presenti nella fede personale e nella predicazione
della chiesa, b) Devono esserci assieme: non croce
senza risurrezione, e non risurrezione senza croce
(questo era il rischio dei corinzi). c) Croce e risurrezione devono occupare II posto centrale, e non essere
spiazzate dall'attivismo,0
dalla fede come emotività,
o da preoccupazioni eccle- |
siocentriche, o dal culto di .
Maria e dei santi. Tutto de- '
ve essere visto e centrato I
nella prospettiva della croce e della risurrezione.
Ecco ancora alcuni piccoli
chiarimenti: i dodtó I tutti
gli apostoli. La contrapposizione dei w. 5 e 7 impone
di prendere questi due 1
gruppi come non identici 1 ,..|
fra loro. I «dodici» si sa chi
sono. «Tutti gli apostoli»
deve indicare, probabilmente, i collaboratori della
missione. È noto che gli Atti
degli Apostoli non danno il
tìtolo di «apostolo» se non
ai Dodici, neppure a Paolo
(salvo due eccezioni). Ma
questa nozione restrittiva
dell'apostolato non era
condivisa da Paolo, che
chiamava «apostolo» anzitutto se stesso, poi anche
altre persone: Giacomo
(Gal. 1, 19), Andronicoe
Giunia (Rom. 16, 7), I «hbi
apostoli» (2 Cor. 11,13) ecc.
«Fu sepolto» sembra una
precisazione non indispensabile: la croce e la risurrezione appartengono al p'Ono di salvezza, ma il seppellimento non ha un suo autonomo significato. Tutta
più, può essere stato inteso
come conferma sia de
realtà della morte, sia delia
realtà della risurrezione.
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Fin
Per
approfondire
- K. Barth, La risurreHJ
ne dei morti [ed. origina
1924], Casale MonferraW'
Marietti, 1984.
- J. Kremer, La
nianza di I Cor. 15, 3-8J risurrezione di
Aa.vv., Dibattito sulla risu
rezione di Gesù,
Querìniana, '69, pp- 7
J. Pfammatter, La tes ,;
-Che
®nohi
aioqu
'Per
sai che
sili gioì
Un ceri
Occhia
No,
tato da
Che co
tonta.
monianza paolina della
surrezione, I Cor 15, 1-1 '..I
Ruckstuhl-Pfammatter,
Cr/sW I
risurrezione di Gesù
Roma, Ave, '71, 11-^^-. ^
-S. Vidal, Larisurref ^
di Gesù nelle lettere di
lo, Assisi, Cittadella,
pp. 181-218.
- W. Marxsen,
TorinO'
giorno risuscitò
Claudiana, 1993.
- B. Corsani,
ne al Nuovo TestamentOu
ediz.. Voi. Il
Voi. I (1991) p.
- B. Corsani, Testin della Verità: Matteo-M^‘J
Luca, Torino, Claudian,
1982, pp. 37-38.
3
LE 1995
che
^/fljERDÌ
2 APRILE 1999
Fede e
PAG. 3 RIFORMA
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perché so■azia e non
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di Cristo,
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hio dei corisurrezioDare il polon essere
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della eroione.
uni piccoli
òro I tutti I
ntrapposi7 impone
La Bibbia ci insegna a parlare di Dio con immagini, metafore e parabole
«lo aprirò una strada nel deserto»
[a vita è un cammino, anzi il cammino è una metafora classica per parlare della
yita. In questo cammino si può incontrare Gesù Cristo e, con lui, anche la libertà
La strada come luogo d'incontro con Dio e il prossimo
maria BONAFEDE
Da ragazza, sulla parete
davanti alla mia scrivania, avevo appeso un cartellone con questo versetto:
«Ecco, io stp per fare una cosaniiova; essa sta per germodiare; non la riconoscerete
voi? Sì, io aprirò una strada
nel deserto, farò scorrere dei
fiumi nella solitudine» (Isaia
43,18-19): quanta speranza e
quanta libertà mi davano
quelle parole, alimentavano
lamia fede giovane con una
forza straordinaria. L’avevo
scritto a caratteri grandi e
ben cacati per sottolineare il
potere d aprire la vita che att^uivo a Dio e quelle parole
(^.parlavano di lui.
lettura ingenua di una sedieenne tormentata? Può
dMà, eppure questo versetto
ba sempre avuto per me la
forza piena della speranza.
Ha accompagnato tutta la
mia vita, e mi è tornato alla
mente ogni volta che l'esìI stenza mi ha messo a cont tonto con situazioni di tota, le chiusura, di deserto spiriI tuale, di.sofferenza e di pauI ra alle quali non vedevo
' sbocco. Sia quando il male
I che invade la vita di ogni
I dormaedi ogni uomo, priI ma 0 poii'diventava improvI visantóntlìparte della mia
storrfo dèlia storia delle
persep che amo, o delle
moi/fiorelle e fratelli che
Dioniha dato di incontrare,
sia quando la realtà più
ffade portava alla luce doricorrenti sul senso
! <1^8sofferenza di popoli ini» si sa chi l'rinnendole talvolta alla
postoli» I fibbia impotente per storie
probabilatori della
, per volti impietriti
dagli eventi, sia quando ho
riconosciuto la mia personale partecipazione al male, la
mia capacità di pensarlo e di
rendermene complice: credo
si chiami peccato.
«Sì, io aprirò una strada nel
deserto, farò scorrere dei fiumi nella solitudine». Un cammino aperto, che si apre 0 che
si riapre davanti a me: così
molte volte ho pensato a Dio,
un cammino che non inizia
con me e non finisce con me,
ma nel quale mi trovo, sono
posta, incontro altre persone
e con esse riprendo speranza.
Una strada è movimento, significa andare e venire, significa anche fare pezzi di strada, costruire rapporti, crescere, e il cammino è anche il
luogo in cui ci si incontra, ci
si viene incontro. Ho un’amica con la quale non mi riesco
ad incontrare che raramente
e con la quale abbiamo un
sogno ricorrente: incontrarci
a metà strada, in una città
che non è casa per nessuna
delle due, per passare un pomeriggio insieme. Non abbiamo ancora mai trovato il tempo e il modo, ma pensarlo e
aspettarlo ci dà allegria.
Ecco, Dio apre la vita e fa
crescere, apre prospettive
perché si possa crescere in libertà. Ma anche la vita è un
cammino, anzi il cammino è
una metafora classica per
parlare della vita. Spesso un
sentiero stretto e in salita in
cima al quale si può immaginare la luce e una visione
aperta e nitida; a volte un
percorso pieno di confusione e di impedimenti, come
quando in automobile l’onda
del traffico, l’incertezza di un
attimo, ti costringono a de
viazioni impreviste che ti
portano, impotente, lontana
dalla meta; qualche volta una
strada ampia e profumata di
pini a ombrello, che avanza
senza sbalzi e ci promette, in
fondo ad essa, il mare.
Ogni persona ha il proprio
cammino, la propria vita di
cui nessuno conosce il segreto e nemmeno la fine, ma
nella fede questo cammino
si apre a uno nuovo che ne è
insieme l’inizio e la fine.
Quella strada nel deserto,
quell’incontro «che scorre
nella solitudine» e che si può
pensare come un fiume perché porta la vita come la
porta l’acqua al terreno seccato, è una promessa, ma è
anche, come ogni promessa,
prefigurazione dell’adempimento. Perché rincontro è
avvenuto, la promessa è data, il cammino è aperto.
«Io sono la via» dice Gesù
ai discepoli giustamente
confusi. Loro non riuscivano
a seguirlo quando parlava
del suo andare e tornare e
del suo accoglierli e del fatto
che loro conoscevano la
strada di questo viaggio che
ai loro occhi appariva misterioso (Giovanni 14, 3-5). «Signore, non sappiamo dove
vai, come possiamo conoscere la strada?», «Io, sono la
via». L’inizio e la conclusione del cammino è lì davanti
a loro, è quell’incontro che
apre e disvela, che accoglie
non per un giorno o per una
stagione soltanto, non per
l’emozione forte di un istante di felicità o di disperazione, ma per sempre. «Fiumi
nella solitudine», appunto.
In Gesù diventa ancora più
chiaro che non si tratta di fa
re un lungo cammino per
trovare la libertà e la vita, ma
di un incontro fondamentale
che apre la vita, che la libera
e che la mette in condizione
di camminare. L’incontro col
Signore, in quest’immagine
della via, è quindi anche movimento, la verità è in quel
cammino, il viandante scopre che la verità e la vita sono
lì, in quell’incontro, in quei
passi incerti, in quell’incontro che precede e accompagna lunghi anni di ricerca e di
deserto, le molte vicende della nostra esistenza, la libertà
e l'impegno, la leggerezza di
tante nostre affermazioni e la
serietà dei nostri patti. Tutto
si ridefinisce lì, in quel cammino che si apre, in quella
speranza che si offre per essere colta. Una speranza che
non solo fa camminare, ma
mette le ali ai piedi
C’è una bellissima immagine, ancora in Isaia, che dà
l’idea della forza della speranza che sostiene chi incontra Dio, che paria di un cammino in cui corre, e addirittura vola, anche chi è spossato, anche chi è stanco, anche
chi non è più giovane e non
riesce più a correre; «Il Signore dà forza allo stanco,
accresce vigore a colui che è
spossato. I giovani si affaticano e si stancano... ma quelli
che sperano nel Signore acquistano nuove forze, s’alzano a volo come aquile; corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano»
(Isaia 40, 29-31). Nella Scrittura che parla nella nostra vita è tutto un aprirsi di strade,
tutto un invito a seguire, ad
andare, a venire, a camminare, a volare, e ... a rimanere.
Un secchio dimenticato: la traccia di un percorso
ANNA MAFFEI
mdire
risurreziO'
originali
jnferraW'
iP£S(/, viandante stanco su
\Ium strada di Samaria: una
un incontro, un secchio
icato... Come un segno,
una traccia. Dalla traccia
mata sulla strada, un'altra
®sia, un altro incontro, una opf>^nità per riprendere il carneo in modo nuovo. Da fede a
W Fino a noi.
'Che strano, guarda, qualha dimenticato un seclio qui, vicino al pozzo.
[•Perché dici questo? Non
*jbche cosa è accaduto po® giorni fa proprio qui? In
H'i certo senso quel vecchio
òcchio ha portato una rivoluzione.
No, non lo so. Sono mangio dal paese per tre giorni,
becosa è accaduto? RacOnta. Di chi è questo sec
chio lasciato incustodito?
- Di Gael.
- Di chi?
- Gael, quella che fu moglie
di Hebel, e poi di Hiel, Jubal,
Nahat e Bildad e che ora sta
con Elimelec.
- Ah sì, sì, ho capito di chi
parli. E chi non la conosce. E
allora cosa le è accaduto? Si è
sentita male per strada e
l’hanno portata via?
- No, no, sta benissimo.
Mai stata così bene.
- E allora? Mi fai stare sulle
spine. Che cosa è successo?
- È accaduto solo due giorni fa, ma sembra un secolo.
Ha incontrato il messia.
- Il messia? Ma non dire
sciocchezze. Chissà cosa si è
inventata. E voi creduloni...
magari venisse finalmente il
messia a visitare noi samaritani! Anche per dimostrare
ifroduziu'
38) P- 7
1, nota 3'j
testez
una volta per tutte a quei
presuntuosi giudei che il
nuovo Mosè viene da noi e
non da loro che credono di
essere gli unici depositari
della verità.
- Vedi lohiachin, la tua maniera di parlare dimostra già
che anche se sei mancato solo qualche giorno, in realtà è
come se non fossi più dei nostri. Ma non ti preoccupare,
ora ti racconto. Era circa
mezzogiorno e Gael si trovava sola sulla strada. Chissà
perché era andata ad attingere acqua a quell’ora, prendendosi tutto il caldo della
giornata. Comunque, arrivata
proprio qui dove siamo noi
ora, ha incontrato un uomo,
un uomo accaldato e stanco,
almeno a lei era parso così in
un primo momento. Dal dialetto ha capito subito che si
trattava di un giudeo.
- Dal dialetto? Ma perché,
lui le ha parlato?
- Sì, sì, anche lei in verità si
è meravigliata molto che lui,
giudeo e uomo per di più, le
avesse rivolto la parola. Noi
non ci parliamo normalmente e non ci sogniamo proprio
di rivolgere la parola a una
donna sola.
- Che strano personaggio.
E che cosa le ha detto?
- Ma, niente di speciale, le
ha chiesto dell’acqua in un
primo momento, niente di
più. Ma poi la conversazione,
per come ci ha raccontato lei,
ha preso una piega strana e
intrigante. E lei tutta confusa
non ha neppure più pensato
di dargli dell’acqua perché
poi lui le ha detto che in realtà
era lui a dovergliene chiedere.
- Ma che pasticcio! Cosa
stai dicendo? Lui era stanco e
assetato, lei era lì con il suo
secchio. E lui prima le chiede
dell’acqua e poi dice di non
averne più bisogno e che anzi
lui poteva dargliene. Mah!
- È stata esattamente questa anche la reazione di Gael.
Se lui non aveva da attingere,
cosa in realtà voleva dire? Anche Giacobbe aveva attinto
acqua per la sua famiglia e il
suo gregge, e proprio qui. Era
forse quell’uomo più grande
di Giacobbe?
- Beh, continua. Allora,
l’uomo non aveva più sete...
- Non so se non avesse più
sete, di certo parlava di qualcos’altro quando parlava di
acqua. Le sue parole me le ricordo bene, le ho sentite già
cento volte dal racconto di
Gael. Le disse, vediamo, le
disse: «Chiunque beve di
quest’acqua avrà sete di nuovo, ma chi beve dell’acqua
che io gli darò diventerà in
lui - disse proprio così - diventerà in lui una fonte di acqua che scaturisce in vita
eterna». Capisci?
- Veramente non ho capito
niente. Una fonte che scaturisce da una persona? Ma che
vuol dire?
- Non so se Gael avesse capito più di quanto hai capito
tu in questo momento. Ha
però intuito che c’era qualcosa, qualcosa di speciale in
quell’uomo, anche perché
quell’uomo era come sapesse
tutto di lei, eppure non l’aveva mai incontrata prima.
- E cosa sapeva, quello che
sappiamo tutti in paese, che
ha avuto tanti uomini e che
non ha una grande reputazione...
- Beh, sì, sapeva anche questo, ma della reputazione non
All'incrocio delle strade
Signore, avrei un gran bisogno del tuo aiuto,
perché il pericolo appare grande.
Ecco perché mi sono fermato alTincrocio delle strade
e guardo con apprensione quanto succede:
mi sento sollevato dalla preghiera
e posso proseguire il mio cammino.
Ci incontreremo lungo la via.
Signore.
Juan Marco Rivera- Porto Rico
sembrava gliene importasse
granché, anzi. Parlava con lei
come se stesse parlando con
un rabbi, non con quella donna semplice e un po’ discussa
che noi conosciamo.
- E lei?
- Lei ha tirato fuori tutto
quello che sapeva, che noi
adoriamo Dio qui su questo
monte, mentre i giudei dicono che il vero culto è a Gerusalemme.
- E il vostro profeta che ha
risposto?
- Strano, anche Gael ha
pensato che quello che aveva
davanti era proprio un profeta. Lui le ha detto che dai giudei viene la salvezza...
- Visto? Tutti uguali questi
giudei!
- Ha detto così, ma poi ha
anche aggiunto che oggi è
proprio il tempo in cui il culto a Dio non avrà bisogno di
nessun luogo particolare,
perché Dio lo si adora in Spirito e verità.
- Cioè né qui né a Gerusalemme?
- Sì, ha detto così. Allora
Gael ha avuto come un’intuizione improvvisa e ha parlato
del messia. «È lui - ha detto che ci annuncerà ogni cosa».
E sai cosa gli ha risposto lui?
- Cosa?
- Che era lui il messia.
- Finito?
- Sì, finito.
- E voi le avete creduto.
Avete creduto a tutto quello
che vi ha raccontato.
- Lei ha lasciato il suo secchio qui ed è corsa a raccontarci tutto. Era emozionata,
ma non aveva dimenticato
neppure una parola che lui le
aveva detto. «Venite - ci diceva - c’è un uomo che mi ha
detto tutto quello che ho fatto. Non potrebbe essere lui il
messia?».
- E voi le avete creduto.
- No, non le abbiamo creduto affatto, anzi c’era chi la
derideva. Però anche per curiosità qualcuno è venuto fin
qui per capirci qualcosa. E poi
sono arrivati gli altri. E poi
tutti. E proprio qui sulla strada l’abbiamo udito per la prima volta, e ti assicuro, è veramente colui che aspettavamo,
il nuovo Mosè, l’unto di Dio.
- Il tuo racconto, la tua sicurezza mi incuriosiscono.
Dunque non è stata Gael a
convincervi?
- No, no, lo abbiamo incontrato noi, e lui si è fermato qui
con noi. Per ore l’abbiamo
ascoltato, non ci stancavamo
mai. Capisci, abbiamo incontrato il prescelto da Dio. Ma
se non fosse stato per lei...
ARCHIVIO STORICO
DELLA TAVOLA VALDESE
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martedì, mercoledì, venerdì ore 9-13 - 14-18
Tel. 0121-91603 fax 0121-91604
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PAG. 4
RIFORMA
VENERDÌ 2 APRILE loa !
Intervista al past. Claudio Pasquet, membro del Comitato europeo dell'Arm
Essere riformati oggi in Europa
Il Comitato europeo dell'Alleanza riformata mondiale, riunito a Torre Pellice dal 19
al 21 marzo, ha affrontato varie questioni, dal Giubileo di Roma a «Giubileo 2000»
PIERVALDO ROSTAN
Circa 200 chiese sparse in
quasi tutto il mondo, 75
milioni di membri adulti:
queste sole cifre bastano a
dare la dimensione dell’Allenza riformata mondiale
(Arm), l’insieme cristiano più
diffuso al mondo dopo la
chiesa cattolica. Ogni 6-7 anni l’Arm si riunisce in una
grande assemblea generale, il
Consiglio mondiale, la cui ultima riunione si è tenuta
l’anno scorso in Ungheria.
Ma l’Alleanza riformata mondiale lavora anche su ambiti
geografici più ridotti, generalmente a livello di continenti: e nei giorni scorsi si sono incontrati a Torre Pellice i
rappresentanti delle chiese
europee eletti nel Comitato
europeo: 20 persone, in parte
laici e in parte pastori provenienti da paesi storicamente
riformati, come la Germania,
e altri dove le chiese protestanti sono fortemente minoritarie e spesso ancora prive
di una completa libertà di
espressione. «Il comitato ha
un ruolo duplice - spiega il
pastore Claudio Pasquet, dal
1995 membro in rappresentanza delle chiese italiane -:
da un lato di proposta, dall’altro di collegamento».
- Quali sono stati i temi più
significativi affrontati nei tre
giorni a Torre Pellice?
«Innanzitutto abbiamo esaminato il progetto di un libro che uscirà l’anno prossimo, scritto e curato dal sottocomitato teologico, dal titolo "Essere riformati oggi”:
si tratta di fare il punto sulla
riflessione teologica ed etica
oggi in Europa. Un altro tema che si sta affrontando è la
questione posta soprattutto
dalle chiese del Terzo Mondo
sul ruolo dell’economia nella
nostra vita, partendo da fenomeni quali la globalizza
pa. Mentre eravamo in riunione è arrivata la presa di
posizione ufficiale del segretario dell’Arm, Milan Opocenskij, con cui egli scriveva
al card. Cassidy dicendo che
noi saremmo usciti dal comitato di preparazione del giubileo romano. I membri del
comitato europeo si sono trovati sostanzialmente d’accordo: dietro il giubileo proposto
dal papa cogliamo la riproposizione del meccanismo delle
indulgenze e nello stesso
tempo ci pare ritorni la antica
teoria secondo la quale l’ecumenismo si fa sostanzialmente recandosi a Roma».
Il pastore Claudio Pasquet
zione, l’accentuazione del libero mercato, il depauperamento dell’ambiente. In sostanza, ci siamo detti, non
possiamo dimenticare la solidarietà e il rispetto della integrità del creato. In questa
prospettiva TArm, così come
sono entrate le nostre chiese
in Italia, è entrata nel progetto denominato “Giubileo
2000”, una iniziativa essenzialmente delle chiese protestanti e che vuole essere una
campagna per la cancellazione dei debiti del Terzo Mondo. L’incontro del comitato
europeo dell’Arm ha fatto anche il punto su alcune situazioni particolari nei nostro
continente: dall’Irlanda del
Nord dove nel giro di poche
settimane si avranno alcuni momenti molto delicati,
alla questione jugoslava: un
membro del Comitato proviene dalla Vojvodina e fa
parte di quella minoranza
riformata ungherese sparsa
in diverse nazioni dell’Est
europeo. Sempre sul fronte
dell’Est europeo altre situazioni sono state affrontate,
dalle gravi carestie che hanno colpito in conseguenza di
inondazioni, le chiese di lingua ungherese in Ucraina, ai
problemi di libertà per alcune chiese riformate fortemente minoritarie: i romeni
di lingua ungherese della
Transilvania sono fra i più
colpiti dal nazionalismo: situazione analoga vivono i
riformati di lingua ungherese
in Slovacchia».
- Sempre fra le chiese minoritarie ci sono, ovviamente
quelle dei paesi dell'Europa
latina...
«Davanti a noi è costantemente il confronto con il cattolicesimo romano: a questo
proposito va segnalata una
certa univocità nei confronti
del giubileo promosso dal pa
- Fra i temi «caldi» nel nostro paese come in altre nazioni europee, c’è indubbiamente quello della bioetica;
c’è, e se ne è parlato a Torre
Pellice, un confronto in atto
fra le diverse chiese riformate
su questo tema?
«Certamente; ci siamo occupati della donazione di organi partendo da un’accordo
europeo in materia, sottoscritto da Francia e Italia e
non dalla Germania: i tedeschi hanno spiegato questo
con la vicenda dei campi di
concentramento dove le persone venivano usate per degli
esperimenti. Certo sarebbe
una cosa diversa ma la sensibilità è più forte che altrove.
Sulle manipolazioni genetiche la posizione è questa: attenzione a che non diventi,
anche in questo caso, sovrano il mercato. Bisogna porre
dei limiti precisi ed uno di
questi potremmo definirlo
con la “integrità” dell’essere
umano e con la sua felicità: sì
ad interventi suH’embrione
ad esempio per evitare malattie ereditarie, no alla selezione di una razza particolare. Su questo l’Arm organizzerà un seminario per mettere a confronto scienziati, teologi e medici protestanti».
XII Colloquio del Gruppo Orsay insieme al Gruppo donne della Cepple
Come incontrare l'altro da sé nella società multiculturale?
ANTONELLA VISINTIN
. .T TIVERE insieme in cul\\ V ture plurali». Questo il
tema del XII Colloquio promosso dal Gruppo Orsay,
motore di ricerca, rete di reti
di donne protestanti francesi
apertosi nel tempo alle cattoliche e alle musulmane e,
quest’anno, allargato al Collettivo donne della Cepple
(Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa: Belgio francofono, Italia, Francia, Portogallo, Spagna, Svizzera francese e italiana), con la presenza della
copresidente del Forum ecumenico delle donne cristiane
in Europa. Numerosa la presenza italiana (Maria Chiarelli, Vanda Tourn, Marina Bertin, Elena Chines, MarieFrance Coïsson, Mariuccia
Grill e la scrivente).
In un convento francescano nei dintorni di Parigi, dunque, dal 12 al 14 marzo, circa
90 donne, fra cui alcune pastore, dai 30 anni in su, vivaci
nella partecipazione e nel
pensiero, ancora una volta si
sono domandate su quali basi
incontrare l’altro da sé, lontane da una lettura di genere e
nutrite di una ricerca biblica
e teologica orientata al confronto, situate in società che
riconoscono il cristianesimo
come una delle tante componenti della cultura e dell’identità dei propri cittadini/e.
Il tutto giocato sul piano della
Un gruppo di richiedenti asilo in Francia
narrazione di esperienze e
tessuto sul filo di una metafora: della frutta da cogliere, assaggiare e condividere, frutta
che ogni partecipante è stata
richiesta di portare per comporre un grande cesto.
«Tre donne, tre culture, tre
esperienze» hanno aperto il
Colloquio. Tre donne che in
vari modi hanno attraversato
culture differenti (e fra di loro
Marie-France Maurin Coïsson) seguite il giorno dopo da
altre 4, fra cui Elena Chines.
Donne diverse nelle esperienze e nelle speranze di
comporre anche con la propria una cultura plurale in
cui stare con agio, alcune in
atteggiamento di attesa di essere accolte, altre più determinate ad integrarsi. Certo,
molto dipende dalla predisposizione individuale, ma
anche dal sentire di essere
portatrici di una cultura i cui
valori meritano la trasmissione e dal non farsi condizionare in un confronto fra culture con differente potere, in
tutti i sensi. Efficace la scelta
di rinforzare questa sezione
con una selezione di canzoni
spesso graffianti.
Ad un uomo, Jean-Claude
Basset di Ginevra, teologo
esperto di dialogo interreligioso, il compito di una relazione in cattedra, su «La fede
nell’incrocio di culture e di
religioni». Al centro del suo
intervento il tema della verità
come concetto dinamico,
non più assoluto né relativo
ma relazionale. Per cui i dog
mi diventano convinzioni e la
nostra via a Dio una delle
tante possibili ma non per
questo meno assoluta per
ciascuna. Nuovamente seminariale il successivo lavoro in
gruppi: sui testi fondanti della fede, sui gesti (familiari e di
espressione religiosa), sulla
violenza, sulle culture di origine e la cittadinanza e sul
posto delle donne nella società di oggi.
La dorhenica mattina abbiamo partecipato a un culto
a due voci sul passo della
donna sirofenicia (Marco 7,
34-30), seguito da una discussione sul testo a cui tutte
partecipavano con interventi
puntuali, fatto che ha stupito
noi italiane provenienti da
esperienze misere e stentate
sulle nostre comunità. A
chiudere rincontro è stata
un’altra tavola rotonda nella
quale è stato chiesto alle relatrici di riprendere il tema del
Colloquio a partire da quattro antinomie: urgenze-pazienza, cose ricevute-cose
trasmesse, elementi della tradizione-elementi di innovazione e di invenzione, fede
ereditata-fede «in corso».
È stata sicuramente un’esperienza fertile, che fra l’altro prosegue per alcune una
riflessione avviata su questi
temi dalle Unioni femminili,
su cui torneremo nel prossimo inserto Fdei e sulle pagine della circolare delle Unioni femminili.
Chiesa evangelica della Renania
controllare il rendimento dei pastori
SAARBRÜCKEN — La Chiesa evangelica della Renani^
arrende al principio del rendimento: il Sinodo territoriale!
infatti stabüito recentemente che i 2.034 pastori e pastore J
operano tra Aquisgrana e Saarbrücken dovranno essere so
toposti a controlli che ne vaiutino l’attitudine ad esercitare
loro servizio e le capacità. Il servizio in una chiesa sarà ini
turo limitato nel tempo e il lavoro effettuato sottoposto'
esame ogni dieci anni. Entro il 2001 la chiesa dovrà indiJ
duare una serie di criteri sulla cui base valutare il rendimej
dei pastori. Un membro del Sinodo ha affermato che si è aj
vati a questa decisione a causa della scarsa attitudine di mo
pastori ad esercitare la propria professione. (RefPres,
I battisti in Uzbekistan
TASKENT — L’Unione delle chiese degli evangelici cristiai
battisti dell’Uzbekistan è stata registrata ufficialmente dal»
verno uzbeko il 25 gennaio scorso. La registrazione conce^
10 comunità in otto regioni del paese: la nuova legge sulle u
ligioni richiede infatti, per il riconoscimento, la presenza di|
meno 8 congregazioni in otto diverse zone. La legge promiil
gata nel maggio del 1998 risulta motto restrittiva in fatto dii
bertà religiosa e a suo tempo i battisti di tutto il mondo aveva
no rivolto al governo uzbeco diverse proteste in proposito. Pa
vel A. Peychev, presidente dell’Ucecbu, ha espresso la gratin
dine dei battisti uzbechi per il sostegno ricevuto da ogni pa*
del mondo in questo processo: «Senza il sostegno degli amia
di tutto il mondo - scrive in una lettera in cui annuncia raw»
nuta registrazione - non avremmo potuto raggiungere questi
traguardo. Siamo riconoscenti al Signore e a tutti coloro ched
sono stati vicini in questi momenti difficili». (
llpri
biso,
FF
S
0N(
piu
d
Deceduto il presidente
dell'Unione battista tedesca
BERLINO — Walther Zeschky, presidente deU’Unione del?
chiese battiste di Germania, è morto il 14 febbraio all’età dj
70 anni. Zeschky non era pastore, ma aveva ricoperto ruoli di,
grande importanza all’interno dell’Unione (i battisti in Germania sono oltre 150.000). Già nel 1969 era stato eletto^
nell’esecutivo, dal 1975 al 1981 presidente, rieletto nuova-1
mente a questa carica nel 1989. Per molti anni era stato an- j
che presidente dell’Ordine deile diaconesse di Bethel (Berli- ¡
no), il più antico fra gli ordini battisti di diaconato in Germa- j
nia, che serve in venti settori diversi e impiega 1.800 persone,
Per il suo grande impegno profuso nell’opera di riconciliazione sostenuta dai battisti tedeschi con l’ex Unione Sovietica,la'
Polonia e altri paesi dell’Est europeo era stato anche insignito
di varie onorificenze statali ed ecclesiastiche. L’attuale vicepresidente dell’Unione battista tedesca, Wolfgang Intera,Ira |
assunto la presidenza pro tempore in attesa della regolare
elezione che avrà luo^o in maggio. (ebpsj
devano
da che
una di'
tutti gli
ti, proci
cessità
tocotn’
nulla di
to caler
da gua'
tutto il:
sarao c
la radie
no vi si
ca dell
sfrutta
mente
un’etic
Tautorf
viduo,
jeitólei
munis
prodott
una ser
micie :
foriere
Sé qua
che leg
no qua
chiara!
altri, cc
gnus E
noche
Mante
a scuoi
èelp
Urrà
lasca
carsit
tan^
anal
Nigeria: le chiese chiedono al paese di |,
accettare l'elezione del nuovo Presidente i
LAGOS — Le chiese della Nigeria hanno chiesto al paese di
accettare l’elezione alla presidenza del generale OlusegunObasanjo senza ulteriori conflitti, «che non fanno altro che acuitela
miseria del nostro paese». Obasanjo, che è membro della chiesa
battista, entrerà in carica il 29 maggio e ha chiesto al paese «un j
risveglio spirituale che investa ogni aspetto politico, economico j
e sociale della vita nazionale». Il presidente dell’Associazione f
cristiana della Nigeria, il metodista Sunday Mbang, ha definito
l’elezione del nuovo presidente ii risultato del volere democh;
fico del popolo e «un segno del volere di Dio». (nevleM
Ungheria: una proposta di legge
configura nuove restrizioni religiose
PECEL— li 16 febbraio scorso alla televisione ungherese sià
svolta una discussione su una proposta di legge riguardante H
libertà religiosa. A causa delle leggi attuali, estremamente pef'
missive in materia di libertà religiosa, sono sorte in Unghc®
100 nuove chiese, incluso un elevato numero di società biote
rapiche costituitesi solo a scopo di lucro. Il rappresentante della Chiesa cristiana awentista era il fr. Jozsef Szilvasi, president
della Chiesa ungherese. Jozsef Lajer, vicepresidente del CoiiU'
tato per le minoranze e diritti civili del Parlamento ungheresi
ha proposto dei controlli più severi. «Le condizioni per esset«
riconosciuti come chiesa dovrebbeto essere riviste - ha detto-Al momento attuale per aprire una chiesa bastano solo '
membri. Questa è la condizione che la legge richiede perpot®/^
"esenzione dalle tasse». Szilvasi ha commentato^
ottenere ________________ ......................
«la legge attuale dello stato stabilisce che lo stato non
trare nei meriti del credo e dell’insegnamento delle chiosoquindi è estremamente difficile fare una differenza fra le ^.
chiese e le chiese che non rappresentano una vera e ptop
realtà religiosa». Il rappresentante degli Hare Krishna
pstai
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espresso i suoi timori per le nuove proposte contenute n
legge in discussione. In base a queste infatti un’organizz
;azioD®
religiosa che vuole essere riconósciuta tale deve provare di
re almeno 10.000 membri tra le sue file o 100 anni di vhua |
oFr\1-ÌQ riol naoco Olliacfo \nnrm Ì3. cn
storia del paese. Questa nuova legge non Pf®t)ccupa
awentista che in campo mondiale conta 10.000.000 di
e che è esistente sul territorio ungherese dal 1898.
Comitato congiunto del Ccee e della Kek
GUERNESEY - Dal 4 al 7 marzo l’isola di Guernesey^^,
ospitato l’incontro annuale del comitato congiunto ¡¡a
glio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) e della o« jj
renza delle chiese europee (Kek): un momento
confronto tra la Chiesa cattolica romana e le circa -pie(protestanti, anglicane, vecchio cattoliche e ortodosse)
sentate dalla Kek. Al centro dell’incontro il tentativo
rare una «carta comune» che definisca i diritti e i dove
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chiese nei rapporti ecumenici; un progetto
so dell’incontro ecumenico di Graz nel 1997
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5
2 APRILE 1999
PAG. 5 RIFORMA
1848 è stato anche l'anno del «Manifesto del Partito comunista»
«Proletari di tutto il mondo unitevi»
¡¡principio di Marx «da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi
bisogni» resta, nonostante le legittime critiche, la grande aspirazione dell'umanità
mAWCO CAMPANELLI
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'Ssere sj
sercitate
saràinj ^qNO trascorsi 150 anni,
opostoi Spiti 0 meno lo stesso peda quando i valdesi veindimeiiij sanciti i loro diritti,
da che un uomo, aspirando a
ana diversa liberazione di
tutti gli oppressi e gli sfruttati, proclamava per loro la necétóità di una Rivolta, convinto com’era che «...non hanno
nulla da perdere tranne le loro catene. E hanno un mondo
daguadagnare. Proletari di
tutto il mondo unitevi!»'. Possiamo ora ben chiederci se alla radice del pensiero marxiano vi sia stata una critica etica dell’ingiustizia e dello
sfruttamento, inscindibilmente unita alla proposta di
un’etica della libertà e dell'auioreallzzazione dell’individuo,, oppure se lo stesso
¡lensiero, realizzando il comuniSmo, abbia soltanto
prodotto, nel presente secolo,
una serie di fallimenti economici e impersonato dittature
foriere di morte e di terrore;
Se qualcuno può sostenere
che leggendo Marx si scorgono qua e là nient’altro che dichiarazioni di immoralismo
altri, come lo scrittore H. MaI gnus Enzensberger, afferma
----—. I no che: «Le vibranti frasi di
ito eletto» Marx e Engels continueranno
le sièan
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a scuotere e a illuminare anèeilprossimo secolo».
Umberto Eco suggerisce alla socieft^apitalista di vendicarsi dei &tidi passati, adottanti Manifesto per farlo
anaKare «religiosamente
nrfefcole per pubblicitari»,
fasff'essendo la formidabile
tfadtà di persuasione delIfitOre. Dunque, che peso
luper noi, oggi, l’eredità del
psiero marxiano? Tenterò
un bilancio imparziale. Giungendo a comparare il comunismo staliniano al nazionalsocialismo hitleriano, sulla
scia di un improponibile processo di revisione, condotto
da eminenti studiosi tedeschi
del calibro di Ernst Nolte,
una impietosa, recente ricerca storica" vuole farci intendere che non è stato l’Olocausto l’unico simbolo dell’orrore e del male assoluto
del XX secolo.
Sulla scia di giudizi negativi, lo storico sovietico ultranovantenne Dmitrij Likhaciov, testimone della Rivoluzione d’ottobre, in un’intervista a «La Repubblica», così
sentenzia: «L’idea comunista
è nefasta sin dalle radici. Ricordiamo la celebre formula
di Marx: “L’essere determina
la coscienza”. Significa che
nulla dipende dall’individuo,
è tutto ciò che lo circonda a
determinare la sua coscienza.
Ovvero, è inutile resistere,
devi nuotare seguendo la
corrente. In realtà, è vero
l’opposto: “La coscienza determina Tessere”. Lo afferma
già la Bibbia: “In principio
era il verbo”. La costruzione
della casa inizia con un’idea,
un progetto, un disegno: la
casa viene dopo»".
Dalla parte di quelli che
hanno compreso positivamente le istanze marxiane è
da annoverare il teologo protestante Paul Tillich. Egli ci
stupisce con queste considerazioni: «Voglio presentarvi
qui la teologia del più fortunato di tutti i teologi dall’epoca della Riforma, vale a dire
Karl Marx»L Poiché l’uomo
non è un bene di necessità,
ma l’intimo telos di tutto ciò
che si fa, afferma: «Quando
Marx nel Manifesto comunista parlò della liberazione
delle masse dalle loro catene,
queste catene erano le forze
di disumanizzazione prodotte dalle condizioni di lavoro
della società capitalista. Conseguentemente si perde il carattere essenziale dell’uomo.
L’uomo, da qualunque parte
si trovi nel conflitto di classe,
è distorto dalle condizioni di
esistenza. Solo se si eliminano queste condizioni, possiamo conoscere quello che
l’uomo veramente è. La teologia cristiana dice che possiamo conoscere quello che
l’uomo essenzialmente è,
perché l’uomo essenziale è
apparso nelle condizioni di
esistenza nel Cristo».
A tracciare una sintesi definitiva della critica alle estreme conseguenze del pensiero
di Marx, provvede l’ottimo,
recente libro di Frank E. Manuel, professore emerito della New York University". A
sentire lui, anche i più tardi
epigoni non mancano di clamorose «deviazioni». Gramsci in Italia, seguito da Togliatti, prolungarono la vita
del marxismo introducendo
concezioni accessorie, velate
di intenti fìnalistico-strategici; finendo per inventare uno
stolido trasformismo, utile a
sottoscrivere irriferibili compromessi (si confronti la magistrale opera di Enzo Bettiza,
I fantasmi di Mosca, Mondadori, 1993). Come riferimento attuale, Manuel ci propone: «Al momento il destino di
Marx nella politica mondiale
è altrettanto imprevedibile
che quello di altri redentori
dell’umanità». Nella terra in
cui vide la luce II capitale
Tony Blair, premier laburista.
ha rinnegato energicamente
qualunque rapporto con
Marx: «Credere nella società.
Lavorare insieme. Solidarietà. Cooperazione e Partnership. Queste sono le nostre parole d’ordine. Questo è
il mio socialismo. Non è il socialismo di Marx o del controllo statale» {pag. 301).
Ma la storia non sarà avara
di sorprese e, forse, in futuro
non si negherà dal tutto la vis
profetica del Marx pensatore: «Per le sofferenze patite
dall’esule Marx possiamo
provare compassione - scrive ancora Manuel per il
suo complesso sistema teorico, un dubbio benevolo e
forse un’approvazione selettiva: per le abominevoli pratiche istituite in suo nome,
totale disprezzo. Un requiem
per Karl Marx non può ignorare le iniquità commesse in
suo nome; profeti e messia
devono condividere la vergogna per gli eccessi dei loro
seguaci ma la bandiera che
Marx ha sventolato non deve
essere seppellita con le sue
spoglie. Anche un utopista
scettico come me può ancora credere nella nobiltà del
principio ispiratore: da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi
bisogni» (pag. 303).
(1) K. Marx-F. Engels: Manifesto del Partito comunista. Milano, Rizzoli, 1998.
(2) S. CouRTOis et ahi; Il libro
nero del comuniSmo. Milano,
Mondadori, 1998.
(3) Intervista di E. Franceschini
a D. S. Likhaciov del 7 ottobre ’97.
(4) P. Tillich; Umanesimo cristiano nel XIX e XX secolo. Roma, Ubaldini, pag. 181,1865.
(5) Frank E. Manuel: Requiem
per Carlo Marx. Bologna, 11 mulino, 1998.
Varietà di stimolo nel dramma di Pirandello in tournée per l'Italia
Ènrico IV sovrano espropriato della propria vita
PAOLO FABBRI
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Estate messo opportunamente in evidenza nel
itogramma di sala che la
®mponente autobiografica
nell’Enrico IV di Pirandello è
stolto forte, soprattutto la
doglie pazza col corredo di
Ssentimento per l’avversione
Sei confronti del coniuge,
spesso si accompagna alle varie forme di squilibrio
■sentale. 11 caso ha voluto
®e negli stessi giorni fosse in
Wogrammazione presso un
^0 teatro milanese lo Zoo
vetro, altro capolavoro
■Sarcatamente autobiografi■» di un autore di estrazione
■»rnpletamente diversa co®e Tennessee Williams, che
pure qualche riferimento a
® mondo interiore sconnessa quello reale lo presenta
'aratnente, per l’influsso
di una moglie ma di una
sia a * puzza. Stupisce come
o d drammaturgo siciliano
ne quello americano siano
j. suiti a superare la vicenda
- sonale evocando una va
gamma di echi nel■mo dello spettatore,
jy Fofagonista delTEnrico
. ’. ne per una caduta da ca
vallo
perde la memoria e si
l/fllr I personaggio delTimKeK 1 e atore germanim
■neseyi'
ielCon^
llaConfj
30 chi^
3) rapp^.
iverid^
oneK^“
(nevlf'^'
leUnr’' germanico vissuto
blg^.’soeolo, con i suoi proda lu* umiliazione subiti
H05.„^dlde di Toscana a Caè ® papa Gregorio VII,
profondamente
■utellio^*^'*^® tna anche molto
Il sun ® molto sensibile.
quanH,y®i° dramma inizia
Itluf,- ’ °npo 12 anni vissuti
Sua villa attorniato da
servi travestiti da personaggi
dell’epoca, ben preparati sulle vicende storiche del sovrano, riprende la ragione, si
rende conto che la sua vita è
stata vissuta da un altro e che
il mondo in cui si risveglia è
retto da convenzioni che imbrigliano tenacemente ogni
persona, lasciandole soltanto
l’illusione di essere libera,
mentre i sentimenti come
l’amore tra uomo e donna e
l’amicizia, che dovrebbero
formare la base dei rapporti
umani, cadono miseramente
di fronte alle difficoltà. Infatti
gli amici si sono defilati, la
donna amata ha sposato
quello che era il suo rivale,
che forse la sua caduta da cavallo è stata provocata dal rivale stesso.
La decisione di continuare
a fingersi pazzo invece di rivelare la sua guarigione è appunto la decisione di un egocentrico, che sceglie di prendere in giro il mondo. Una
decisione non priva di grandezza, la cui origine ultima
non sta nell’amore, la chiave
recondita del dramma, una
chiave mai espressamente rivelata, che aleggia lungo tutta la tragedia. Ne scaturisce
un uomo in bilico tra lucidità
e follia, tanto fragile da ritrarsi in se stesso lasciando da
parte il mondo, ma anche
tanto determinato da uccidere il suo ex rivale rifugiandosi
nuovamente nella pazzia (vera o finta?), votandosi a terminare la sua vita nell’eremo
dorato non tanto di una sontuosa villa di sua proprietà
quanto di una parte, di un
personaggio vissuto 800 anni
Glauco Mauri in «Enrico IV»
prima sotto la stessa luna
impassibile, che pure ha subito pesanti umiliazioni. E tutto
ciò nella consapevolezza che
in qualche modo sono gli altri
a essere pazzi, è il mondo che
è pazzo nel vivere una vita innaturale. Il mondo che il protagonista trova al suo rientro
nel pieno possesso delle sue
facoltà è troppo lontano da lui
per tentare di gettare un ponte e raggiungerlo e allora non
resta che il proprio mondo,
finto certamente ma consueto
e accettabile.
Forse la difficoltà che questo imperatore di 800 anni
prima trova a gettare un ponte fra sé e la gente che lo circonda non è poi tanto diversa da quella che trova un
qualunque credente in Gesù
Cristo e il proprio prossimo,
difficoltà da parte del prossimo ad accettare il ponte e da
parte del credente a gettarlo
(non dice Gesù che la fede in
lui è pazzia per il mondo?).
Glauco Mauri è un Enrico IV
(foto Le Pera)
assolutamente straordinario,
nel contesto di regia di Maurizio Scaparro scarna e essenziale ma efficacissima. Mauri
riesce nel difficilissimo intento di restare sempre in bilico
tra follia e sanità mentale, tra
cmdeltà e delicatezza di sentimenti, tra verità e finzione,
tra vita e non vita, rendendo
stupendamente vera la finzione nella finzione pensata
da Pirandello, insinuando il
dubbio se sia più degna di essere vissuta la vita reale o
quella interpretata per finzione. La grande semplicità della scenografia di Mauro Garosi si sposa bene con la regia
tesa a evidenziare soprattutto
la parola e il personaggio. La
fine recitazione di Magda
Mercatali, a cui si accompagnano un incisivo Gianni De
Lellis e un equilibrato Pino
Michienzi, completano uno
spettacolo basato su una interpretazione che non esito a
definire memorabile.
Milano, Teatro Nuovo
Karl Marx
Un libro della teologa Lytta Basset
«lo non giudico nessuno»
un'indicazione per le chiese
MARIE-FRAMCE MAUBIN
IN una chiesa come la nostra, dove la coerenza evangelica si vive nelle assemblee nelle quali ogni anno si
rimette in questione il lavoro
svolto senza risparmiare le
critiche che si vogliono costruttive, è bene diffondere
riflessioni che ci fanno entrare in profondità in noi stessi.
Un’occasione ci è data dal libro di recente pubblicazione
della teologa Lytta Bassef*,
Moi je ne juge personne, secondo la frase di Gesù in Giovanni 8, 15, «Io non giudico
nessuno»..
Pochi flash tratti dalle pagine di questo libro possono
darci la voglia di saperne di
più: «Se la realtà ci costringe
sempre a cambiare giudizio,
se uno stesso avvenimento
può indurre giudizi diametralmente opposti, se i nostri
giudizi variano molto secondo le nostre esperienze di vita, non bisognerebbe riconoscere nella realtà una ricchezza di senso che eccede
sempre le capacità del pensiero?» A questa domanda se
ne può aggiungerne un’altra:
«Questo bisogno persistente
di eliminare altrui a colpi di
giudizi ci indica una realtà di
cui non siamo sempre pronti
a tener conto: siamo andati
fino in fondo alla nostra paura degli altri e delle altre?» (la
paura è la prima emozione a
apparire nella Bibbia).
La prima parte del libro
cerca di chiarire questi tipi di
interrogativi invitando a svelare il bisogno di giudicare
che nasconde la propria paura («questi giudizi taciti diventino in noi una seconda
natura») e a capire come Cristo ha combattuto la violenza
dei suoi sentimenti per vederci chiaro prima di penetrare in quelli degli altri e delle altre per aiutarli. L’episodio
della donna adultera, con la
quale Gesù si identifica e dove tutti sono in preda alla
paura (Gesù compreso per
ché si sente minacciato, forse
di lapidazione, secondo alcuni accenni degli evangelisti)
serve di traccia a questi approfondimenti. Un’altra parte
del libro analizza, sempre in
Giovanni, le 7 volte in cui Gesù ha pronunciato «Io sono»
(senza attributi), che, lo radicava in Dio, la roccia sulla
quale costruiva la propria vita. «Io sono colui che ti parla»
da un luogo sicuro (alla samaritana). Niente più paura
quando si è autenticamente
se stessi. Così siamo incoraggiati a investirci nella nostra
lettura della storia di Cristo.
«Gli uomini al potere, politici
e capi religiosi, non perdonavano a Gesù la sua libertà interiore». Erano gelosi perché
poco sicuri del loro essere,
malgrado le apparenze. E noi
«non desideriamo giudicare
nel momento in cui lo facciamo a nostra insaputa... La variante più diffusa del bisogno
di giudicare è il bisogno di
cambiare altrui. L’energia che
sviluppiamo a voler che gli altri cambino è l’indizio della
nostra impotenza a cambiarci
noi stessi». La nostra cecità ci
impedisce di riconoscere in
noi la paura e la sofferenza di
essere giudicati. Prendere atto del bisogno che si ha di
condannare altrui per esistere; poi attraverso Cristo vivere
liberati dal sentimento di essere giudicati.
«Come vostro Padre non vi
condanna ma vi accoglie tale
quale siete nel vostro malessere con questo spirito di giudizio di cui soffrite, nello
stesso modo diverrete progressivamente accoglienti e
misericordiosi verso questi
altri che vi rassomigliano».
Gesù ci è riuscito, per rendercene capaci anche noi, fino
ad «accedere al più grande
dei poteri umani, il potere di
perdonare». Un libro che merita la traduzione in italiano.
(*) Lytta Basset: Moi je ne juge
personne. L’évangile au-delà de
la morale. Albin Michel, Labor et
fides, 1998.
La Casa balneare
valdese
di Borgio Verezzi
(Savona)
ricerca personale volontario che abbia compiuto il
18° anno di età per l'animazione e la cura dei ragazzi e ragazze del soggiorno marino per i seguenti periodi:
Bs-1° turno: dal 14 al 26 giugno, età 7-9 anni;
Bs- 2° turno: dal 26 giugno alT8 luglio, età 10-12 anni.
Le persone interessate devono fare domanda entro il 15 aprile alla Commissione per la Casa balneare valdese di Borgio Verezzi, presso la Chiesa valdese di Torino, via San Pio V 15, tei. 011-6692838.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 2 APRILE iQo,
^7W717"^lvvT7~lSBfe
Spedii
art.2<
Oggi è impossibile concepire il mondo secondo punti di vista unitari
In cas
«imiti
L’EdiK
L^educazione interculturale nella scuola
Le visioni del mondo sono tante quanto i popoli che si affacciano all'universo
comunicativo nel quale viviamo. Si tratta di una sfida nuova per la scuola italiana
Il ruolo dei vari attori nella rifondazione dei saperi
LAURA OPERTI
PRATICARE l’educazione
interculturale a scuola significa primariamente convincere gli studenti italiani e
gli studenti stranieri che oggi
è impossibile concepire la
storia e il mondo secondo
punti di vista unitari. I punti
di vista, le visioni del mondo
sono tanti quanti i popoli che
vivono nel nostro paese o più
in generale che si affacciano
all’universo comunicativo
generalizzato. Il discorso
dunque è calato in una realtà
percorsa da flussi migratori
destinati a durare nel tempo,
che provocheranno mutamenti e trasformazioni nel vivere di tutti, volenti o nolenti.
La sfida dell’interculturalità
presenta una complessità di
problematiche che naturalmente non può essere affrontata in poche righe. Per questo indicherò soltanto alcuni
nodi concettuali che possono
fare da sfondo a ogni intervento educativo e didattico
in questo settore.
Innanzitutto va detto che
l’intervento della scuola può
risultare poco efficace se non
è sostenuto dall’agire degli
altri attori impegnati in questo processo di rifondazione
dei saperi: a partire dalle università, dai centri di ricerca
degli enti locali, dalle associazioni del volontariato e così via. Il rapporto sinergico
tra istituzioni, tra scuola e extrascuola, assume un’importanza decisiva, al fine che ciò
che viene detto nelle aule
non si disperda e si vanifichi
nel contatto col mondo esterno il che purtroppo spesso
avviene per l’uso scorretto,
superficiale o sensazionalistico che viene fatto dai media
su temi quali immigrazione,
diritti di cittadinanza, identità culturale. Per questo un
capitolo importante, a mio
avviso, dell’educazione interculturale dovrebbe riguardare la didattica dell’immagine,
sviluppandola in tre direzioni: la prima, volta a fornire
agli studenti gli strumenti critici per smascherare il potere
manipolatorio dei media.
La seconda, attraverso l’esame di qualificati e «selezionati» prodotti visivi, quali documentari antropologici e
film appartenenti alle cinematografie dei paesi di provenienza degli stranieri, per
entrare nel «cuore» di un’altra cultura, per correggere il
nostro «immaginario» spesso
errato o impreciso su realtà
un tempo lontane e ora a noi
molto vicine, in sintesi per allargare in modo netto, talvolta vibrante le nostre conoscenze: la terza, proponendo
questo tipo di film a studenti
Per i yostri acquisti,
per gii abbonamenti
ai periodici evangeiici
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02/76021518
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ROMA:
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
stranieri appartenenti alla
stessa area culturale per
rafforzare in loro l’Identità,
per rinvigorirli psicologicamente, per indurli a diventare loro medesimi narratori
della loro storia, delle loro radici... e dunque nostri maestri. «Noi» e gii « altri» in questo modo tentiamo di mettere in atto quel principio troppo spesso velleitariamente
sbandierato della «reciprocità», in cui realmente si giochi un ruolo interscambiabile
di maestro e di allievo, di attore e pubblico o anche di osservatore e di osservato, volendo usare il linguaggio dell’antropologia.
Queste esperienze che in
varie forme, con il cinema ma
anche con la fotografia, con
la musica, con la letteratura
si stanno diffondendo nelle
scuole dove è alta la presenza
di bambini e adulti stranieri
devono però avere ben chiara
un’altra idea: la valorizzazione del patrimonio culturale
degli immigrati non significa
congelamento di modelli di
comportamento, staticità,
ancoramento al passato. La
categoria del mutamento,
della trasformazione, e quindi deU’ibrido e del sincrético,
va sempre utilizzata in ogni
operazione di analisi della
realtà e non solo contemporanea. Come dice l’antropologo inglese Edmund Leach,
«Un sistema culturale senza
mutamento sarebbe un’assoluta anomalia». Il percorso sicuramente è accidentato, le
possibilità di cadere in contraddizione sia per «noi» che
per «loro» sono infinite. E anche alla luce di questi pensieri si può ben dire che il lavoro
interculturale, che sicuramente non è fatto tecnico ma
prevalentemente «atteggiamento», ha tempi lunghi,
procede per piccoli passi, per
graduale accomodamento di
prospettive, per dubbi, per
ascolti, per improvvise aperture di orizzonti in cui si
scorgono elementi di una
storia comune, fatta di somiglianze, fili, interconnessioni.
La durezza del conflitto che
è imprescindibile in una società multietnica, in questi
momenti si stempera in una
sottile complicità. Forse abbiamo molte cose in comune... e qui si tocca un altro
punto importante del percorso interculturale: confrontarsi
con altre culture può anche
indurre a ripensare noi stessi,
le nostre relazioni, la nostra
traiettoria di vita. Quella dello
straniero è sicuramente un
«paradigma della modernità».
in quanto lo straniero è in
possesso di una «unità policentrica» (Bruno Buccoli) è
«in viaggio» e questo lo rende
più vicino air«uomo nuovo»
della società europea, quale si
vuole realizzare. Per una volta, mettendo tra parentesi la
crudeltà di un destino che per
cause economiche o politiche
«costringe» un uomo a lasciare la sua terra, a partire, consideriamo la nuova idea di
«felicità degli stranieri»: «Tra
fugace origine: un limite fragile, un’omeostasi provvisoria.
Affermata, presente, a volte
incerta, questa felicità sa tuttavia di essere in transito, come il fuoco che brilla solo
perché consuma. La strana
felicità dello straniero sta nel
mantenere questa eternità in
fuga o questo transitorio perpetuo» Clulia Kristeva).
Se a scuola si riuscisse a
cogliere e a consolidare questa «qualità esistenziale» di
chi è ancora straniero alla
nostra società e alla nostra
cultura, ma non per questo
perdente, disperato, vittima o
delinquente, molto sarebbe
già fatto per dare un senso e
una peculiare concretezza
all’espressione tutto sommato ancora controversa e talvolta retorica di «educazione
interculturale».
Viaggio di un non-italiano
nel nostro sistema scolastico
FRANCO CALVETTI
VEDIAMO da vicino la situazione tipo di un bambino extracomunitario che
approda con la sua famiglia
nel sistema scolastico italiano: neoscolaro italiano, dovrà vivere dentro di sé oltre
all’esperienza del cambiamento di paese (caratteristiche di luogo e di clima) an
Il contributo protestante all'educazione interculturale
ALBERTO CORSANI
SUI temi dell’educazione
interculturale e del possibile contributo protestante in
materia abbiamo parlato con
Elena Bein, insegnante di
Storia e filosofia nelle scuole
medie superiori, membro
della Commissione ministeriale di studio per l’educazione interculturale.
- In che modo una moderna società democratica e multiculturale deve tentare di
conciliare l’universalismo dei
diritti e il rispetto delle singole culture?
«La grande idea da cui è
nata la democrazia, questa
vera e propria "invenzione"
dell’Europa moderna, è quella àeW universalismo della
cittadinanza, basato sulla
uguaglianza di tutti gli individui-cittadini davanti alla legge e sul riconoscimento della
loro pari dignità, in quanto
caratterizzati dai medesimi
diritti e doveri, indipendentemente da dove provengano, da quali credenze essi abbiano e di che colore o genere siano. Uno dei pericoli che
oggi minacciano la stabilità
dei vincoli di cittadinanza
democratica è rintracciabile
nella tendenza, sempre più
marcata, a chiudersi nelle
"piccole patrie" e a rivendicare in modo quasi ossessivo
il valore della propria differenza e dei diritti che ne conseguono. Se prevalesse questa logica identitaria particolaristica, in base alla quale le
norme legislative dovrebbero
variare a seconda delle esigenze culturali, etniche e religiose dei diversi gruppi presenti sul territorio nazionale,
verrebbe cancellato lo spazio
pubblico della condivisione
politica e il tessuto sociale si
frantumerebbe in una molteplicità di comunità chiuse e
antagoniste. Per rispondere
alla sfida di Babele e far sì
che il pluralismo delle differenze non degeneri in forma
di neotribalismo ma sia occasione di arricchimento per
tutti, occorre far valere quel
l’idea forza, scaturita dall’intreccio tra la modernità e il
protestantesimo, di un patto
laico come contratto tra cittadini, i quali si accordano
sui principi basilari dell’ordinamento politico per rendere possibile un progetto stabile di vita collettiva. Tale
patto permette di raggiungere un punto di equilibrio tra
le esigenze del pluralismo e
dell’universalismo: ogni individuo è portatore di determinate credenze che gli derivano dalla sua collocazione co
munitaria, ma in quanto cittadino deve affiancare a questo suo specifico punto di vista una visione più generale,
pubblica, accettando di condividere con gli altri un insieme di regole vincolanti per
tutti».
- Si può dire, quindi, che
siamo al cuore del problema
della democrazia?
«Sì, questo significa fare
della sfera pubblica un ambito di partecipazione che supera, senza negarle, le appartenenze particolari e istituire
uno spazio di confronto dialettico in cui ognuno possa
far interagire il patrimonio
culturale di cui è intessuta la
sua identità con quella degli
altri, allo scopo di trovare un
terreno comune di intesa laica su quei valori fondanti
della convivenza democratica che trovano nell’universa
lità dei diritti e nel rispetto
dell’autonomia personale il
parametro di riferimento irrinunciabile. 11 criterio della
condivisione segna la linea di
confine tra i valori che possono essere accettati e quelli (si
pensi, per limitarci a un solo
esempio, alla pratica dell’infibulazione) che invece vanno respinti perché in contrasto con le norme dello stato
di diritto definite nel Patto
costituzionale. Il confronto
interculturale così inteso ci
pare la via per evitare da un
lato di cadere in una forma di
"métissage”, di mescolanza
omologante che cancellerebbe la specificità delle differenze e dall’altro nel relativismo multiculturale e nell’indifferentismo, dove ogni posizione è equiparata a ogni
altra secondo la facile retorica del "tutto va bene’’».
- Come dovrebbe attrezzarsi la scuola per impostare un
discorso di questo tipo?
«In un momento storico
come l’attuale, in cui la società diventa sempre più
multiculturale, multietnica e
multireligiosa e la presenza di
studenti stranieri, ai vari livelli di istruzione, è in costante
aumento, la scuola non può
sottrarsi alla sfida ardua di
elaborare un progetto formativo avente come nodo centrale rincontro tra le diverse
culture. Proprio a questo sco
po è stata istituita nel 1997
una commissione ministeriale di studio per l’educazione
interculturale, di cui faccio
parte. L’educazione all’interculturalità si intreccia strettamente con l’educazione alla
democrazia, cbe è veramente tale se sa conciliare, come
si diceva, l’universalismo della cittadinanza con il pluralismo delle differenze. La
scuola può e deve svolgere un
ruolo decisivo nella formazione di questa cultura della cittadinanza democratica e del
suo esercizio concreto. Innanzitutto, proprio perché
costituisce il primo spazio
pubblico in cui il pluralismo
si rende visibile, la scuola può
diventare il luogo privilegiato
in cui si impara a discutere, a
confrontarsi e anche a scontrarsi con altre tradizioni e altre visioni del mondo, così
che l’identità di ciascuno non
sia vissuta come una "fortezza", ma come una frontiera
aperta. Parallelamente, la
scuola è anche il luogo in cui
individui caratterizzati da diverse collocazioni identitarie
imparano a diventare cittadini, cioè a acquisire il senso di
appartenenza comune alla
società politica in termini di
diritti, di doveri e di leggi validi per chiunque e vincolanti
per tutti, indipendentemente
dalle idee politiche, etiche e
religiose di ciascuno».
che quella del cambiamento di abitudini (caratteristiche del vestire, dell’alimentazione...) ma l’esperienza
nuova più traumatizzante
sarà senz’altro quella della
nuova lingua (l’italiano) e del j
suo apprendimento. Se pensiamo che tutto il nostro in
segnamento poggia su questa abilità (il codice verbale
nonostante i nuovi programmi della scuola elementare,
che invocano l’alfabetizza-1
zione in tutti i codici non,
verbali, è dominante) ci dovremmo rendere conto del
l’estremo disagio vissuto dd
bambino extracomumUno:
oltre a dover conciliare dentro di sé i conflitti suscitati
dal cambiamento di spazi fisici, culturali e familiari egli
dovrà assumere un’identità
linguistica che non gli è né
naturale né connaturata.
Fortunatamente il bambino extracomunitario è come
tutti gli altri bambini con il
suo bisogno di giocare, di
stabilire rapporti di amicizia
con gli altri, di sperimentare
le novità e ciò che la scuola
non riesce a fare riusciràa
farlo lui con l’aiuto di unoo
più compagni. Ma vi è un altro aspetto da non sottovalutare: l’esigenza che noi inse'
gnanti, preposti all’accoglienza di questi alunni, acquisiamo il più in fretta possibile la consapevolezza che
dobbiamo superare le nosW
resistenze nei confronti della
diversità considerata da noi
come disturbante. Il superamento delle nostre resistenze
si ottiene riconoscendo coJ
serena autocritica i nostri limiti e compiendo un
so di ricerca e di decifrazion
dei propri vissuti da rnettej
in reciprocità con la diversi
degli altri. Una diversità®
a poco a poco diventerà ""
Pt
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mente differenza da consid
tarsi come tratto stimolali
e ricco per il nostro conviv
re democratico.
Elena Bein Ricco
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per l’anno 1998-99
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Coedizione in a.p. 45%
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Fondato nel 1848
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C’E CHI DICE NO — L’ Italia ripudia la guerra come
strumento per dirimere le questioni intemazionali; la sintesi
dell’articolo 11 della Costituzione repubblicana è stata ricordata dall’ordine del giorno approvato airunanimità dal
Consiglio comunale di Torre Pellice venerdì scorso sulla
guerra nei Balcani. Il documento chiede la cessazioe immediata delle azioni di guerra e la contestuale riapertura del
■riialogo e in subordine l’indisponibilità delle basi, dei mezzi
e degli uomini italiani nel proseguimento delle operazioni
belliche. Domenica 28 il comitato per il no alla guerra ha
promosso una manifestazione a Pinerolo, partendo da piazza Facta, a cui ha partecipato quasi un migliaio di persone.
Scrivo queste parole mentre fervono i preparativi
per le confermazioni e per la
settimana di Pasqua. Ma la
gioia di questi eventi è turbata
profondamente dalle notizie
che giungono dalla Jugoslavia. L’ultima Pasqua del millennio ci riporta alla memoria
tante altre Pasque analoghe:
profughi, villaggi incendiati,
sofferenza, dolore. Lasciamo
ai politici e alle nostre convinzioni personali il giudizio
sull’opportunità di questo intervento, ma come cristiani
che si preparano a celebrare la
Pasqua del Signore non possiamo che essere profondamente e intimamente rattristati. I bagliori delle devastazioni prodotte dalle bombe, che
la televisione porta nelle no
1 CREDENTI E LA GUERRA
VERSO PASQUA
CLAUDIO PASQUET
stre case, evocano due sole
parole: morte e distruzione.
Come sono lontane queste
due realtà da ciò che noi credenti celebreremo a Pasqua:
la vittoria della vita sulla
morte e la proposta di una vita costruita sulla consapevolezza dell’amore e del perdono di Cristo. Quel che più
turba molti di noi è la terribile sensazione di impotenza di
fronte a queste cose: che cosa
puoi fare quando in campo ci
sono aerei che costano, ognuno, migliaia di miliardi? Che
cosa puoi fare di fronte alla
testardaggine umana che non
vuole trattare, che è disposta
ad affrontare mille dolori pur
di non cedere? Ricordiamoci
che è Pasqua! Anche allora di
fronte alla croce e alla tomba
di Gesù tutto sembrava perduto, la morte trionfava, i discepoli perdevano la speran
za. Ma la Resurrezione rimetteva tutto in gioco, cambiava
ciò che sembrava inarrestabile: la vita, dopotutto, non era
sconfitta.
Con i colleghi pastori della
vai Pellice abbiamo sentito di
non poter cominciare la settimana di Pasqua senza fare
nulla. Abbiamo deciso di ritrovarci il lunedì sera nel tempio di Torre Pellice per un incontro di preghiera. La Domenica delle Palme le nostre
chiese sono zeppe: è un’occasione per coinvolgere un maggior numero di fratelli e sorelle. Non c’è altro al momento
che possiamo fare, ma riunirci
come credenti chiedendo a
Dio di farci diventare facitori
di pace non è poco, e Dio riaccenderà le nostre speranze.
Regione Piemonte
Sv^uppo delle
lee turistiche
'rromuovere lo sviluppo so■ stenibile di nuove aree turisti= cie, rivitalizzare quelle at‘taalmente in declino, mantenere il grado di attrazione
'delle zone turistiche forti pianificando risorse e infrastrutture: questi sono gli obiettivi
di un recente disegno di legge
approvato dalla giunta regionale che prevede 200 miliardi
di investimenti nei prossimi 5
anni. «I progetti finanziabili ha dichiarato l’assessore al
Turismo, Ettore Racchelli sono diversi: trasporti e infrastrutture per la fruizione di
circuiti, aree di sosta attrezzate e per parcheggi, opere di
riqualificazione ambientale e
urbana, strutture per il tempo
libero, impianti di risalita, piste da sci alpino e di fondo,
centri congressi. Per portarli a
termine abbiamo individuato
due strade: nelle aree che beneficeranno dei finanziamenti
stmtturali europei daremo vita a un fondo di rotazione che
vedrà la Regione anticipare le
' somme destinate ai progetti
3tnniessi; nelle altre zone interverremo direttamente.
In questo modo sarà possibile promuovere in egual misura l’intero territorio pietnontese e contribuire validaritente alla creazione di nuovi
posti di lavoro». Un ruolo
strategico nelle intenzioni
della Regione sarà giocato
{^gli enti locali, che avranno
ri compito di coordinare le
varie realtà, indirizzarle e go'’ername i progetti di sviluppo nell’ottica della salvaguardia dell’ambiente e del
patrimonio socioculturale. Il
disegno di legge stabilisce
®be gli interventi dovranno
essere attuati secondo una
pianificazione che garantisca
® compatibilità tra ambiente,
®9^ietà e economia locale. La
Siunta ogni anno definirà un
P*^®gramma di intervento con
La polemica sui ricoveri in ospedale a Torre Pellice
Sanità pubblica: guardiamo
oltre la riduzione delle spese
MASSIMO GNOME
rali
priorità, le linee procedu. '1 e i termini di presentatone dei progetti. La gestiocontributi sarà curata
da Fi
inpiemonte.
Un fulmine a del sereno, o
quasi. E come a un fulmine si è reagito alle parole
dell’assessore regionale alla
sanità Antonio D’ambrosio riportate dal quotidiano «La
Stampa» del 20 marzo. Secondo l’assessore, all’ospedale di Torre Pellice, «cento ricoveri su cento» sarebbero
«inutili». «Il primo sentimento è stato di incredulità - afferma Franca Coisson, presidente della Commissione istituti ospedalieri valdesi - perché l’assessore conosce i servizi dei nostri ospedali: ricordo un incontro con, fra gli altri, l’assessore stesso, il presidente Ghigo e il moderatore
Rostan in cui si era evidenziato l’apprezzamento della Regione per l’operato degli
ospedali valdesi ed era stata
data una buona disponibilità».
In seguito l’assessore ha
smentito le sue dichiarazioni
e, interpellato dal consigliere
regionale Marco Bellion martedì 23 in Consiglio, ha dichiarato che il riferimento era
ai day-hospital e non ai ricoveri in genere. «C’è da precisare - spiega Franca Coisson che nel 1997 su 260.000 ricoveri in day hospital in Piemonte, 200.000 sono stati dichiarati impropri: successivamente questo tipo di ricovero
è stato contenuto del 25% anche nelle nostre strutture».
La disputa non finisce qui:
ci sono, secondo la Regione,
un gran numero di ricoveri
inappropriati che potrebbero
essere sostituiti da altri interventi ambulatoriali con un
conseguente abbattimento dei
costi per la sanità: «Una parte
di, questi ricoveri - dice ancora Franca Coisson - può essere contenuta e tramutata in
letti di riabilitazione o di lungo degenza, ma la maggioranza di essi è comunque necessaria alla popolazione del territorio». La deliberazione della giunta regionale va a toccare particolarmente l’ambito
della medicina generale e gli
ospedali di Torre Pellice e Pomaretto sono impegnati quasi
esclusivamente su questo versante. Le ripercussioni sulle
strutture sarebbero quindi indubbiamente pesanti. Mercoledì 24 si è tenuto a Torre Pellice un incontro fra la direzione dell’Asl 10, i sindaci e la
Ciov: «Questa prima riunione
- afferma il sindaco di Torre
Pellice, Marco Armand Hugon - seppur positiva, è stata
decisamente interlocutoria».
Nel corso dell’Incontro è stata
fatta una prima valutazione
della questione.
La Regione ha conteggiato
3.408 ricoveri per il territorio
dell’Asl 10, dato poi contestato da una lettera firmata dal
direttore generale delTAsl,
Ferruccio Massa, che ha individuato in 4.303 il numero dei
ricoveri attesi in medicina generale. «Questa cifra - dice
Marco Armand Hugon - comporterebbe comunque una pesante riduzione di ricoveri per
quanto riguarda gli ospedali
valdesi e anche per l’ospedale
civile di Pinerolo, con un deficit di servizi e conseguentemente di posti di lavoro». Rilancia ancora Franca Coisson:
«Simili dati vanno rivisti. Teniamo conto che sono oltre
L’accesso all’Ospedale valdese di Torre Pellice
4.000 i ricoveri negli ospedali
di Torre Pellice e Pomaretto:
significherebbe una diminuzione del 50%; una situazione
che non può essere accettata».
La Ciov e l’Asl 10 si incontreranno al più presto per dare un
quadro alle amministrazioni
locali un quadro più preciso,
considerando la parzialità delle indicazioni riportate. «Bisogna procedere con rigore, metodo e determinatezza per evitare facili allarmismi», sottolinea Marco Armand Hugon.
Appare quanto mai evidente
la necessità di un dibattito più
ampio intorno al tema della
sanità che sappia fare chiarezza e rispondere con una programmazione precisa. L’assistenza sanitaria domiciliare
La Disciplina generale della Chiesa
stabilisce, come abbiamo visto, l’ordinamento comune a valdesi e metodisti
italiani e ai valdesi del Rio de la Piata.
Consta di 46 articoli divisi in 9 capitoli.
11 primo capitolo definisce la «chiesa di
chiese» come il Patto di Integrazione.
Questo corpo eccle.siastico riconosce come unico capo il Signore Gesù Cristo e
professa le dottrine contenute nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Il Sinodo
precisa i modi e tempi di comunione con
le altre chiese cristiane. La chiesa si regge da sé; non consente a ingerenze nel
suo ordinamento da parte del potere civile e non richiede nessun privilegio. Le
forme e i testi da usare nel culto pubblico
devono essere conformi all’insegnamento biblico e agli usi della chiesa primitiva. La chiesa è retta da assemblee locali,
regionali e sinodali, ordinate con competenze diverse in modo «gerarchico». Si
IL FILO DEI GIORNI
REGOLAMENTI
__________a cura di CLAUDIO TRON_______
intende che non è accettata, invece, una
gerarchia di persone singole.
Gli altri capitoli sono meglio precisati
nei Regolamenti di applicazione. Questi
sono i testi che regolano in modo più
dettagliato la vita delle chiese in applicazione della Disciplina generale. Sono
validi solo per la zona italiana e sono indicati con la sigla RO (Regolamento organico), seguito da un numero il quale
indica il capitolo della Disciplina generale che il singolo regolamento intende
applicare. La corrispondenza è la se
guente Le persone (cap. II della Disciplina, n. R02 del Regolamento; I ministeri
(cap. Ili, R03); Le chiese locali (cap.
IV, R04; cap. IV, R04M - per le chiese
metodiste); Gli organi regionali (cap. V,
R05); Il Sinodo (cap. VI, Regolamento
generale del Sinodo; Regolamento del
Sinodo per la zona italiana); Gli organismi settoriali (cap. VII, Regolamenti
delle attività giovanili, femminili e
dell’Unione dei predicatori locali);
L’Amministrazione (cap. Vili, R08).
Come si vede, la salvaguardia dei caratteri propri delle chiese metodiste è assicurata mediante un apposito regolamento per le chiese locali. Il funzionamento
del Sinodo è regolato da norme generali
comuni anche alla zona del Rio de la
Piata e da un regolamento più dettagliato
che riguarda solo la sessione italiana. La
zona rioplatense ha un suo regolamento
di zona leggermente diverso dal nostro.
potrebbe essere una possibile
risposta ma, come afferma ancora il sindaco Armand Hugon, «i tempi non possono essere così stretti: i tagli netti
possono soltanto portare a situazioni gravi a livello territoriale». «I calcoli fatti - dice
Franca Coisson - sono soprattutto miranti a una riduzione
della spesa, ma il dibattito va
fatto a livello politico. Non
credo che il Consiglio regionale, nella discussione fatta
intorno alla sanità, fosse cosciente della reale situazione;
mi auspico quindi che vengano apportati dei correttivi.
Credo che debbano essere
previsti dei provvedimenti a
carattere finanziario per attivare il budget della sanità piemontese; non si può risparmiare senza tenere conto della
qualità dei servizi offerti».
Una risposta politica, quindi, per una questione, quella
della sanità, che coinvolge le
amministrazioni locali e tutti i
cittadini. Gli ospedali valdesi
restano importanti per il territorio e molti sono coloro che
arrivano da lontano per usufruire dei loro servizi, segno
evidente della peculiarità e
della qualità dimostrata. «Da
un primo calcolo della Ciov,
tenendo conto delle direttive
regionali e dei dati dell’Asl
10 - denuncia ancora Franca
Coisson - risulterebbe che
agli ospedali di Pomaretto e
Torre verrebbero a mancare
oltre cinque miliardi rispetto
all’attuale budget: una vera
minaccia per il futuro delle
nostre strutture».
8
PAG. Il
i E Eco Delle Vai.i.t ^ldesi
venerdì 2 APRILE I9
L'orchestra del Teatro Regio
(foto di Alberto Ramella)
CONCERTI DI PRIMAVERA — L’Associazione musicale
«Divertimento» propone due concerti nell’ambito dell’iniziativa «Concerti di primavera». Il primo si svolgerà a Torre Pellice al teatro del Forte giovedì 1° aprile alle 21: si
tratta dell’ensemble di archi e corni del Teatro Regio di
Torino, che eseguirà musiche di Mozart; il secondo concerto si svolgerà mercoledì 7 aprile nella palestra comunale di
Luserna San Giovanni, proposto dall’Orchestra sinfonica
del Teatro Regio di Torino: musiche di Haydn, von Weber,
Prokof ev. Il primo concerto è inserito nel programma «Il
Regio itinerante», rassegna di musica da camera con gli
strumentisti dell’orchestra del Regio.
LUSERNA: NASCE IL GRUPPO CIVICO DI SINISTRA
— Nella futura contesa elettorale lusemese la sinistra vuole
contare e farsi sentire, a partire dai punti programmatici. Così al termine di una riunione svoltasi venerdì scorso, in cui
esponenti dei Verdi e di Rifondazione comunista, ma anche
semplici cittadini «di sinistra», si sono confrontati sulle
priorità per Luserna. E stato costituito un gruppo di lavoro:
«Andremo al confronto con le altre forze dell’Ulivo, a partire dal Ppi e dai Ds sulla base di alcuni punti programmatici
- spiega Roberto Charbonnier, consigliere uscente vogliamo impegni precisi in materia di viabilità, urbanistica, servizi sociali, ambiente e qualità della vita in genere». La delegazione che incontrerà le altre forze politiche sarà composta
da Erica Malan, segretaria dei Verdi, e dagli ex consiglieri
Paolo GardioI, Roberto Charbonnier e Danilo Mourglia.
INFORMAGIOVANI A LUSERNA — L’ufficio Informagiovani di Luserna San Giovanni si è trasferito in viale De
Amicis mantenendo gli stessi orari di apertura, vale a dire
tutti i pomeriggi dalle 14 alle 17 ed il venerdì anche dalle
10 alle 12. Il numero di telefono è 0121-902070.
PARTO IN ACQUA: ORA SI PUÒ ANCHE A PINERO
LO — Proprio mentre si inaugurava la nuova pediatria,
l’Asl 10 si dotava anche di una «vasca» per il parto in acqua. Questa pratica è già sperimentata con successo da
qualche anno ma solo in pochi ospedali. «In acqua, prima
ancora del parto inizierà il travaglio - spiega il nuovo primario, dr. Galletto, che ha sostituito il compianto prof.
Trompeo -: l’immersione in acqua riduce i tempi del travaglio, il dolore e predispone la paziente a portare a termine
il parto .senza problemi di sofferenza fetale». La nuova vasca è costata circa 34 milioni.
TRAGICO WEEK-END SULLE STRADE DELLA VAL
PELLICE — Due persone uccise in altrettanti incidenti stradali: è questo il tragico bilancio di due incidenti stradali avvenuti lungo la provinciale della vai Pellice nell’ultimo fine
settimana. Venerdì scorso, in piena notte, un 43enne di Pinerolo, Ezio Manini, è stato investito da un’auto condotta da
Fabio Ramonda, 27 anni, di Osasco. L’incidente è avvenuto
nel territorio di Bricherasio poco oltre la discoteca Mary;
l’automobilista ha chiamato i carabinieri ma per Manini non
c’era più nulla da fare. Sabato sera invece, in viale De Amicis a Luserna, un’anziana donna di 75 anni. Maria Giovo, è
stata travolta e uccisa da un'auto condotta dal 25enne Ezio
Alberto, abitante a Torre Pellice. In entrambi gli incidenti,
oltre alla scarsa visibilità dovuta all’ora notturna, può esserci
fra le cause anche l’asfalto reso viscido dalla pioggia.
«PAR CONDICIO» AL CIVILE PER I SERVIZI FUNEBRI — Ogni anno all’ospedale Civile muoiono circa 500
persone; per favorire la libera concorrenza e il confronto
fra tariffe e servizi il direttore dell’Asl ha emanato nuove
norme per i servizi funebri: i dipendenti non potranno più
fare segnalazioni di ditte alle famiglie ma nell’ospedale saranno indicati i riferimenti di tutte le ditte di onoranze funebri presenti nei 47 comuni dell’Asl 10.
PRESTO APPARECCHI TELEFONICI PER NON
UDENTI NELLE ASL — La giunta regionale ha recentemente approvato una delibera che permetterà l’installazione di due dispositivi telefonici per non udenti (un apparecchio che permette ai sordomuti l’utilizzo del telefono, sostituendo al messaggio verbale quello scritto e visivo) in
ogni azienda sanitaria piemontese. Le apparecchiature tecniche verranno acquistati da ogni azienda sanitaria e dovranno essere installati negli Uffici relazioni con il pubblico (Urp) e nei Centri unificati di prenotazione (Cup).
AGNELLI: UN NUOVO PRIMARIO A FISIATRIA —
Anche Fisiatria e riabilitazione dell’ospedale Agnelli ha
un nuovo primario, il dottor Pietro Cetani. Il nuovo primario ha lavorato all’isituzione del Centro diagnosi dei disturbi cranio-cervico-mandibolari e del Centro per le patologia deH'età evolutiva, ambulatorio scoliosi presso l’Università di Torino; ha inoltre lavorato in fisiatria al Maria
Adelaide, al Cto. alle Molinette e agli ospedali di Saluzzo
e San Luigi di Orbassano. Intanto l’AsI ha deciso di avviare dei corsi sull’igiene e sicurezza del lavoro rivolti alle
aziende pinerolesi; verrà chiesta una quota di partecipazione per coprire i costi vivi della realizzazione dei corsi.
Si è svolto a Pinerolo un convegno per indicare nuove strategie
Sviluppare il turismo rurale
FEDERICA TOURN
LO sviluppo del turismo
rurale è stato al centro
del percorso di formazione
sviluppato dal Collegio di
Torre Pellice e dal «Greta»
delle Alpi dell’Haute Provence di Digne-Les-Bains (un organismo di- formazione continua per adulti che opera in diversi campi, tra cui il turismo,
e dipende dal ministero dell’Educazione francese) nell’
ambito dell’iniziativa comunitaria «Interreg lì» sul patrimonio e il turismo transfrontaliero. Si è trattato di una
collaborazione portata avanti
negli anni che è sfociata in un
seminario intensivo, tenuto
tra Francia e Italia nell’autunno scorso, un utile lavoro di
confronto a cui hanno partecipato operatori professionali
del settore dell’uno e dell’altro versante delle Alpi.
Un confronto fruttuoso: durante il convegno su «Turismo
rurale e risorse culturali e ambientali», organizzato dai corsisti a Pinerolo il 26 marzo
per presentare i risultati e le
proposte formulate durante il
seminario, sono infatti emerse
delle considerazioni precise
sulla situazione turistica della
nostra zona, in parte già note,
ma in ogni caso arricchite dal
confronto con la situazione
francese. «Rispetto alla Francia, dove esiste un quadro legislativo più definito, in Italia
manca una direttiva comune e
chiara sul turismo - ha spiegato Nicoletta Favout, studentessa all’Università di Pinerolo - ma questa confusione può
diventare un punto a favore se
' ^ X
A Torre Pellice
Un salone per
conferenze
È di 7 miliardi e 615 milioni il bilancio 1999 del Comune di Torre Pellice: lo ha approvato, col voto negativo dei
due consiglieri di minoranza
presenti, il Consiglio comunale di venerdì scorso. In
apertura è stato commemorato il capogruppo dell’opposizione, Giorgio Mazza, scomparso nei giorni precedenti.
Fra le entrate spiccano i contributi statali (1.338 milioni),
Liei (oltre I miliardo) e i
contributi regionali.
A «gonfiare» il bilancio
’99 concorrono in modo non
secondario gli 869 milioni
del regolamento Cee 2081/93
da utilizzarsi per il recupero
di una parte dell’ex Stamperia dove sorgerà, oltre ad alloggi a spazi commerciali e
artigianali, anche una sala
polivalente. Mentre la giunta,
per pareggiare i conti, ha deciso di applicare allo 0.2%
l’addizionale Irpef, la minoranza ha criticato questa scelta, chiedendo una applicazione più «Soft» e una riduzione
suli'Ici per le seconde case
oggi al 7%o però con una riduzione, da quest’anno, al
5,5%f per le pertinenze.
Tra le opere più significative sono stati chiesti contributi
alla Regione per la sostituzione dei serramenti, obsoleti,
della scuola media, alla Provincia per la realizzazione di
un’area conferimento di legname di scarto da «cippare»,
verde pubblico, frigo e copertoni nella vecchia area Italgas
(co.sto 125 milioni). Nel corso
del Consiglio è stato poi deciso di addivenire a un gemellaggio con la cittadina tedesca di Morfelden-Walldorf.
I musei hanno un ruolo importante nella promozione del turismo
utilizzata nel senso di una
maggiore libertà di movimento». Creatività quindi è la parola d’obbligo per impostare
bene una politica di turismo
rurale, in un territorio che non
può avvalersi di «grandi attrattori», come le città d’arte,
ma deve imparare a valorizzare le risorse disponibili come
per esempio le borgate, i lavori tradizionali, le produzioni
artigianali, le incisioni rupestri. Sul modello dell’analisi
del patrimonio francese, sarebbero queste le prime cose
da registrare in un censimento
delle risorse che non privilegiasse tanto le ricchezze storico-artistiche quanto le qualità
peculiari della zona.
Ta le provocazioni emerse,
la mancanza in Italia di una
cultura dell’accoglienza che
affronti seriamente la questione della formazione degli
operatori turistici. Di qui anche la preoccupazione per
l’attuale precarietà delle professioni turistiche: «In Pie
monte sono sospesi gli esami
di abilitazione delle guide turistiche e la formazione degli
accompagnatori naturalistici
viene spesso affrontata con
troppa leggerezza», ha detto
l’accompagnatrice naturalistica Silvana Romagnollo; senza
contare l’alta percentuale di
disoccupati nel settore (dovuta anche al largo impiego di
volontari e obiettori di coscienza) e la mancanza di comunicazione fra l’amministrazione e gli operatori turistici,
che lamentano di non essere
consultati al momento delle
decisioni in materia.
Il lavoro cominciato con il
seminario non è comunque finito: sarà portato avanti, in
Italia, da un gruppo di lavoro
che ha intenzione di riunirsi
periodicamente, coinvolgendo gli operatori turistici della
zona, per continuare a costruire strategie per lo sviluppo rurale, sul modello della
«formazione continua» sperimentata in Francia.
Dopo la legge Galli
L'acqua sarà
più cara?
Anche il sindacato confederale ha voluto intervenire, con
un confronto pubblico a Pinerolo sabato scorso, nel dibattito sulla gestione delle acque, un dibattito che nel momento dell’entrata in vigore
della legge Galli si è acce,so
con prese di posizione diverse e talvolta in contrasto fra
enti pubblici. La Provincia ha
fatto da coordinatrice nel momento della costituzione dei
cosiddetti «ambiti ottimali».
Alcuni Comuni, specie in vai
Chisone, hanno deciso di non
aderire all’autorità d’ambito.
«Noi riusciamo a gestire bene
l’acquedotto, senza sprechi e
senza far pagare ai cittadini
tariffe troppo elevate; dall’acqua deriva una valida risorsa
per il nostro bilancio; è una
delle poche risorse che ci sono restate»; sono queste alcune considerazioni che sentiamo fare da quegli amministratori che hanno detto no alla nuova organizzazione.
Ma non basta: di fronte alla nascita di ambiti esageratamente ampi, si è pensato di
dar vita ai subambiti ma, come è emerso anche nell’incontro di sabato, l’Acea
potrebbe, malgrado il buon
livello tecnico raggiunto, non
essere abbastanza grande per
gestire la partita. «Finirà che
alle gare per la gestione degli
ambiti parteciperanno solo
due o tre società, magari straniere» ha ammonito l’ingegner Daviero che ha aggiunto: «Bisognerebbe imporre
alla Regione, se darà l’ok ai
subambiti, di considerare
globalmente la capacità tecnica e il fatturato totale dei
candidati alla gestione».
Consiglio a Perrero
La scuola
di Bovile
LILIANA VIGLIELMO
Il Comune di Ferrerò ha
venduto la scuola di Bovile, chiusa da anni e adattata a
uso turistico, per la somma di
41 milioni, una cifra assai inferiore alla stima precedente,
che era di 65 milioni. Nella
seduta del Consiglio del 23
marzo si è ritenuto tuttavia di
accettare l’offerta, che perveniva dopo due aste deserte,
perché i costi di manutenzione dell’immobile avrebbero
gravato inutilmente sull’ente
proprietario.
È stato anche approvato il
bilancio di previsione per
l’anno 1999, che prevede poco più di 900 milioni per le
entrate correnti, con un lieve
avanzo. Le spese aumenteranno a causa della legge
Bassanini sul pubblico impiego, che richiede maggiori responsabilità da parte di dipendenti qualificati e perciò
pagati di più. Aumenta anche
il costo dei pasti alla mensa
scolastica di Ferrerò, che sale
a 10.(X)0 lire, 5.000 per le famiglie. L’Ici rimane al 6 per
mille ma viene tolta da garage, legnaie e cantine e compensata con l’addizionale Irpef dello 0,2 per cento in più.
Riprenderanno i lavori per
la metanizzazione e la loro
conclusione è prevista per
l’autunno prossimo. I lavori
per il rifacimento dei marciapiedi del capoluogo si faranno quando saranno completati
gli allacciamenti. Infine il
Comune di Roure ha chiesto
di associarsi a Ferrerò per il
servizio di segreteria, che è
già a metà con Fenestrelle,
per un giorno la settimana.
Cooperative
La gestione
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arredi urbani, garantendo cir.
ca 4.000 i posti di lavoro.
La Regione Piemonte e li
Provincia di Torino hanno
organizzatci^quattro seminari,
che si svolgeranno a Pinero,
lo. Susa, Chieri e Ivrea, intitolati «Gestire i .servizi pubblici locali con le cooperative
sociali» rivolti soprattutto
Comuni e enti locali, ma anche al pubblico più vasto, che
vedranno la partecipazione di
alcuni rappresentanti delle
cooperative che interverranno per presentare le iniziative
attualmente in atto.
«Questi seminari - ha spiegato l’assessore regionale all’
Assistenza, Antonio D’Ambrosio - ci permettono di far
conoscere l’importanza della
cooperazione sociale, quale
protagonista diretta delle politiche attive del lavoro perle
fasce marginali e di promnovere un maggior ricorso alla
stessa sul territorio». A Pinerolo il seminario si terrà venerdì 9 aprile, alle ore 9, nei
locali dell’istitulo Marie Curie, in via dei Rochis 12.
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Bobbio Pellice
Perplessità
sul trenino
Un Consiglio comunale dimezzato ha approvato la scorsa settimana il bilancio di previsione ’99 a Bobbio Pellice;
ben quattro assenti nella maggioranza e due nella minoranza. Si è deliberato grazie alla
collaborazione dell’opposizione: se Attilio Sibille e Alida
Meynel avessero abbandonato
la seduta sarebbe mancatoli
numero legale. La relazione
che il sindaco. Aldo Charbonnier. ha accompagnato alla
presentazione del bilancio
densa di elementi critici, su
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ilHÆRPi 2 APRILE 1999
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PAG. Ill
Comunità valli Chisone e Germanasca
Il piano di sviluppo
LILIAMA VIGLIELMO
Presentato dal presidente
della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca,
grfflinio Ribet, è stato approvato nella seduta del 22 marro U piano pluriennale di sviluppo socio-economico, articolato nei vari settori di intervento, che coprono più o meao tatto ciò che si progetta, si
[ualizza e si spende nell’ambito di influenza della Comunità montana.
Parlare di sviluppo è forse
nn po’ ottimistico, più che albo si cerca di non lasciar perdere quello che c’è: ne è un
segnale la vistosa crisi della
vaiijermanasca, dove l’unica
fonte di reddito sicuro, la miniera, è diventata un museo,
mentre un inverno senza neve
ba messo a zero il turismo
stagionale. Sono in difficoltà
anche le scuole di montagna a
causa dello spopolamento e si
jensa a un progetto che unisca l’informatica all’insegnanento tradizionale, per rispanniare sui costi.
Certamente oggi si può
contare su maggiori contributirispetto al passato, come dimostrano le numerose opere
in corso di realizzazione oppure progettate e finanziate
; nelle quali prevale l’investij mento pubblico, ma molti
I problemi rimangono da risolI vere; nel campo della viabilità, la precaria situazione
della ^le 23, che forse si
^ avvia a una sistemazione e la
I proviacfaTe della vai GermaI nascàche a detta dei tecnici
dellj^vincia è messa a dunella sua stabilità dal
taffico intenso degli autocarndella miniera. Su questo
finto il sindaco di Frali,
1 ìmco Grill, si è domandato
iove fossero finiti i progetti
perle circonvallazioni di
CKotti e Ferrerò. Sul tema
distruzione è intervenuto
ilconsigliere Fiergiuseppe
Nero, il quale ha ricordato
gge che prolunga di un
anno l’obbligo scolastico, ritenendo più che necessario un
biennio di scuola superiore in
valle, per evitare lo spostamento delle famiglie verso
Finerolo. Altri interventi hanno toccato il tema delle aree
destinate all’artigianato e alle
piccole industrie. Dopo quella di Villar Ferosa, è stata individuata una zona idonea nel
territorio di Finasca ma anche
qui, secondo il sindaco, Sergio Fera, le difficoltà ci sono:
gli spazi migliori sono già occupati, i proprietari dei terreni
non vogliono vendere, i vincoli sono eccessivi. Ma il piano di sviluppo prevede anche
delle revisioni periodiche,
nelle quali saranno apportate
le modifiche necessarie.
1 punti successivi hanno riguardato ancora la parte finanziaria con l’approvazione
del conto consuntivo 1998,
che si è chiuso con un avanzo
di 422 milioni, più elevato del
previsto a causa di finanziamenti giunti in ritardo. L’avanzo è stato trasferito sul bilancio ’99. È stato poi presentato l’elenco delle opere pubbliche che comprendono in
primo luogo la costruzione di
un bocciodromo a Ferosa Argentina per un costo di 1 miliardo e 300 milioni e la sistemazione di una parte della
miniera Gianna per il completamento del percorso di visita
tramite un collegamento interno, con un finanziamento previsto di 2 miliardi; seguono la
sistemazione di versanti franosi a Salza e a Lfsseaux, 81 e
89 milioni, e interventi per
mezzo miliardo sui corsi d’acqua di cui si parlerà ancora.
In ultimo, su richiesta delle
associazioni di donatori di organi e di midollo osseo, è stato approvato un ordine del
giorno di sostegno alla campagna di informazione promossa da queste associazioni
e all'azione che svolgono per
la sollecita approvazione in
Farlamento della legge per la
donazione degli organi.
ATTIVITÀ SCOUTISTICHE
»contro del gruppo di Fomaretto sabato 10 aprile alle
30. Il gruppo di Finerolo si troverà sempre sabato 10, dal16,30 ¿Ile 18, nei locali della chiesa in via dei Mille.
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Dinamismo
ille Valli
^oncordo con Giorgio
quando scrive (L’eco
^«vaHidel 12 marzo ’99)
“Pinerolese e valli hanno
“to in passato momenti di
Rionale dinamismo. Do, ’ .^848 afflui.scono nella
® ^prenditori e capitali
favoriti dalle relazio^^ropee dei valdesi. Una
L °P®re progettate e rea5oH contribuiscono in
lii^ “tcrniiname allo svi6el territorio è la co¡JJ^pne della ferrovia Tori,|;'nerolo nel 1854, per
“ella ditta Edward
Londra. L’opera,
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nel periodo
a ''^el 1880 si protranvia
costruite dalla
società svizzera Sim di Winterthur. Gli svizzeri Greinicher e Trog, insieme al banchiere G. Malan, finanziano
il cotonificio di Fralafera, poi
acquistato dai fratelli Mazzonis che lo dotano di macchinari tecnicamente più evoluti.
1 Mazzonis, dopo aver dato
impulso a Fralafera, progettano uno stabilimento anche in
vai Chisone: la località scelta
è San Germano. Si costruisce
e si affida la direzione del
nuovo impianto allo svizzero
Enrico Theiler. La scelta si
rivela indovinata. Nel 1877
presidente del Consiglio è
Agostino Depretis. Il re Vittorio Emanuele II, in considerazione di particolari benemerenze, nomina Enrico
Theiler industriale a San Germano Chisone Cavaliere della corona d’Italia.
L’azienda cresce e pro.spera
fino al 1892, l’anno dell’incendio che in una notte riduce
in cenere il fiorente stabilimento, togliendo il lavoro a
più di 700 persone. Come il
fuoco si sia sviluppato ed
esteso non è mai stato chiarito. Morto Enrico Theiler, la
ricostruzione della fabbrica
passa alla ditta alsaziana Widemann. Enrico Theiler non
fu fortunato ma ebbe il merito
di essere stato in vai Fellice e
in vai Chisone un pioniere
Da un articolo di un quotidiano tedesco
Dalla Germania
fino alla vai Maira
Il tèsto che segue è tratto da
un lungo articolo del giornale di
Francoforte Frankfurter Rundschau del IO ottobre scorso, sul
turismo «Soft» nelle valli occitane, recentemente scoperte dagli
escursionisti tedeschi.
Il sentiero è ben preservato
e riconoscibile da lontano. In
passato era una delle arterie di
collegamento principale della
valle, all’epoca nella quale
ogni particella di terreno era
sfruttata e i pendii erano ancora pieni di mucche e capre.
Questo è passato ormai da
tempo. Da quando l’economia
agricola dei piccoli appezzamenti di terreno non è più
concorrenziale, la vai Maira
registra dei dati di emigrazione record. A partire da inizio
secolo nove abitanti su dieci
si trasferirono da diversi comuni nelle zone industriali
della pianura del Fo o in Francia e oltreoceano. Sono rimaste le molte mulattiere sulle
quali si potevano raggiungere
le varie comunità scendere
nella valle principale.
Denominate mulattiere in
italiano, l’importanza di tali
sentieri a misura d’uomo è
stata riconosciuta in vai Maira. Su un tracciato circolare
con tredici tappe si può ora
conoscere l’intera valle e trovare tutto ciò che non esiste
più da lungo tempo nelle regioni alpine meglio conosciute: paesaggio intatto, villaggi
cresciuti senza collegamenti
d’asfalto e pace infinita. Il
cartello indicante la località
di Elva porta scritto: minoranco provencalo. Non siamo
dunque nella «vera» Italia,
ma nel campo gravitazionale
di una minoranza etnica. La
valle Maira appartiene allo
spazio culturale occitano, che
un tempo andava dal Sud della Francia al Fiemonte, dove
le Alpi Cozie digradano nella
pianura del Fo.
Fer questo la passeggiata
non si chiama semplicemente
«giro della vai Maira», ma
bensì «percorsi occitani». Nonostante il grandioso scenario
montano, il percorso fa conoscere in primo luogo la com
che con competenza, coraggio e sudore si dedicò all’industria, aprendo ad altri nuove vie e nuovi orizzonti.
Carlo Alberto Theiler
Abbadia Alpina
Oltre il
paesaggio
Ho letto con attenzione e
qualche perplessità l’articolo
di Emanuele Fiume «Roba da
museo», apparso sul n. 12 de
L'eco delle valli del 19 marzo. Il futuro pastore afferma:
«II rischio per le Valli è che
una località di montagna si
trasformi, per fini turistici, in
un alienante zoo umano». Sono convinta che Frali non corra questo rischio e credo invece che al turismo si debba
pensare come a un bene sul
quale investire proprio per
non diventare una «riserva indiana». Certo dobbiamo sentire di più l’orgoglio del territorio, l’importanza dell’appartenenza e quindi l’importanza
della conoscenza del nostro
patrimonio culturale e ambientale. Saper migliorare in
ogni senso la ricettività, la
qualità dei servizi, il tratto
umano dell’ospitalità, difendere il passato ma nello stesso
ponente umana e guida coerentemente anche attraverso i
villaggi. Qui in fattorie disabitate o edifici scolastici sono
stati allestiti semplici bivacchi, per i quali ci si deve procurare la chiave. Quasi dappertutto c’è ancora una piccola trattoria proprio nelle vicinanze, dove si può cenare. Il
concetto è quello di uno sviluppo turistico decentrato rispettoso dell’ambiente e della
società. Essendo l’ospitalità
gestita esclusivamente da abitanti del luogo, viene assicurata la permanenza delle entrate in valle. Queste devono
procurare un’ulteriore fonte di
sostentamento ai montanari
accanto all’agricoltura, alla
pensione e a attività secondarie per motivarli a rimanere, e
di conseguenza per rafforzare
l’identità culturale.
Gli ospiti che si fermavano
di più di un fine settimana andavano solo da Andreas e
Maria Schneider, gli iniziatori del percorso della vai Maira. La coppia tedesco-austriaca aveva acquistato negli Anni 80 alcune case nel piccolo
villaggio spopolato di San
Martino e le aveva trasformate in un centro culturale con
possibilità di pernottamento e
mezza pensione. Impressionato dal successo della casa
per vacanze degli Schneider,
il presidente della Comunità
montana si fece convincere
dall’esperimento di un percorso di valle e procurò fondi
e sponsor, mentre la Frovincia di Cuneo si occupò di pulire i sentieri. I percorsi occitani hanno un successo immediato. Molti posti tappa
hanno da 200 a 300 pernottamenti l’anno, quello di San
Martino addirittura 500. Ma
ecco la novità: il 98% degli
escursionisti è tedesco. Sono
specialisti in viaggi in paesi
lontani che hanno scoperto
questo sogno alpestre dimenticato, queste atmosfere di
«catastrofe», di abbandono;
«il mondo dei vinti», come lo
scrittore Nuto Revelli aveva
definito in modo calzante le
zone montane piemontesi.
tempo usare il presente per
costruire il futuro. L’intelligenza di noi valligiani, mi insegnò il pastore Giorgio
Tourn, è di creare il paesaggio
che i turista «deve vedere»,
aiutarlo a penetrare in questo
mondo per riuscire a vedere
ciò che sta al di là: cercando
di evocare la storia, mostrando i musei ma anche i luoghi
in cui il turista, osservando un
particolare scorcio di paesaggio, intuisca le intense esperienze vissute dai suoi abitanti. Il tutto con grande immaginazione e forte emozione.
Ferché esiste il dovere di conservare il proprio patrimonio
quindi la memoria storica, i
musei, ecc. ma resta anche il
dovere di promuovere sviluppo attivando le risorse esistenti e il turismo è una di queste.
Mentre, per quanto riguarda
il rischi rappresentati, come
scrive Fiume, da privati imprenditori legati al «mondo
cattolico», sono convinta che
nella comunità di Frali debba
prevalere uno spirito nuovo di
tolleranza e collaborazione.
Ferché ci deve essere una volontà di realizzare un’effettiva
comprensione fra tutti, per
mettere le basi di un fattibile
progresso umano, civile ed
economico dei nostro paese.
Marina Zancanaro - Frali
^ Nelle
^ Chiese Valdesi
CULTO ALL'OSPEDALE — Giovedì 1° aprile alle 16,30
culto all'ospedale di Torre Pellice a cura della chiesa di Bobbio Pellice.
ANGROGNA — Giovedì 1° aprile, alle 20,45, culto a Pradeltorno con cena del Signore con la partecipazione della
scuola domenicale, del precatechismo e del catechismo. Venerdi 2 aprile alle 20,45 culto al Serre presieduto dalla corale con cena del Signore. Domenica 4 aprile alle 10 culto al
capoluogo con battesimo di Cristina Benech, Patrick Bertalot, Sara Gardiol.
BOBBIO PELLICE — Venerdì 2 aprile alle 21 culto nel
tempio con Santa Cena. Domenica 4 aprile Pasqua alle 10
culto nel tempio con Santa Cena.
LUSERNA SAN GIOVANNI — L'Unione femminile visiterà il Rifugio giovedì 1° aprile. Giovedì 1° aprile, alle 21
culto, di commemorazione dell'ultima cena nel tempio; venerdì 2 aprile culto liturgico alle 21 nel tempio. Domenica
di Pasqua, alle 9, culto agli Airali con Santa Cena, alle 10
culto con Santa Cena nel tempio, alle 11 culto con Santa
Cena a Bricherasio.
MASSELLO — Venerdì 2 aprile alle 11,15 culto liturgico;
domenica 4 aprile culto con Santa Cena presieduto dal predicatore locale Flavio Micol. Riunione quartierale a Porte
giovedì 8 aprile alle 14.
PERRERO — Giovedì 1° aprile culto liturgico a Perrero alle 20,30; domenica 4 aprile culto unico a Maniglia alle 10
con Santa Cena.
PINEROLO — Giovedì 1° aprile, alle 20,45, culto del giovedì santo a cura dell'Unione femminile; venerdì 2 aprile,
alle 20,45, culto del venerdì santo a cura della corale. Domenica 4 aprile Pasqua alle 10 culto con la celebrazione
della cena del Signore.
POMARETTO — Giovedì 1° aprile culto di giovedì santo
a Pomaretto alle 20,30; venerdì 2 aprile culto del venerdì
santo a Inverso Clot alle 20,30 con Santa Cena. Domenica
di Pasqua alle 9 culto all'ospedale con Santa Cena, seguito
dal canto della corale; culto nel tempio di Pomaretto alle
10 con Santa Cena e corale. Riunione dell'Unione femminile mercoledì 7 aprile. Culto al Centro anziani di Perosa
venerdì 9 aprile. Riunioni quartierali: giovedì 1° aprile alle
15 all'Inverso Paiola, lunedì 5 alle 20 a Masselli, mercoledì
7 alle 20 ai Pons.
PRALI — Venerdì 2 aprile, alle 10,30 battesimo di Federico Baud e Stefania Martinat e confermazione di Fabrizio
Grill e Susy Pascal; interverrà la corale. A Pasqua, alle 10,30,
culto con Santa Cena.
PRAROSTINO — Giovedì 1° aprile culto liturgico del giovedì santo al tempio di San Bartolomeo con Santa Cena e
partecipazione dei giovani. Venerdì 2 aprile alle 10 culto
con Santa Cena al Roc, alle 15 culto a Roccapiatta. Domenica 4 aprile alle 10 culto al tempio di San Bartolomeo con
Santa Cena e partecipazione della corale.
RODORETTO-FONTANE — Domenica 11 aprile, alle 10,
culto del periodo pasquale con la partecipazione della corale di Villasecca.
RORÀ — Venerdì 2 aprile, alle 21, nel tempio, avrà luogo
la lettura della Passione secondo Matteo intercalata da musiche di Bach e da un gruppo di gitani e la lettura in quattro lingue del testo della crocifissione. È invece rimandata a
data da destinarsi la recita del gruppo teatro.
SAN SECONDO — Giovedì 1° aprile culto liturgico alle
20,30; venerdì 2 aprile culto alle 10 alla Casa di riposo «Turina». Domenica 4 aprile culto alle 10 con Santa Cena e
partecipazione della corale. Mercoledì 7 aprile alle 20,30,
nella sala delle attività, riunione aperta della Filodrammatica per tutti coloro che sono interessati o pensano di interessarsi di teatro.
TORRE PELLICE — Giovedì 1° aprile alle 21 culto con
Santa Cena nel tempio del centro con la partecipazione della corale. Venerdì 2 aprile alle 10,30 culto con Santa Cena
nella cappella degli Appiotti, alle 21 culto con Santa Cena
nel ternpio dei Coppieri con la partecipazione del coretto.
Domenica 4 aprile, alle 10, culto con Santa Cena nel tempio
del centro con la partecipazione della corale. Riunione
quartierale alla Ravadera venerdì 9 aprile.
VILLASECCA — Riunioni quartierali mercoledì 7 aprile alle
20 a Trussan, giovedì 8 aprile alle 20 a Pian Faetto.
Approvato dall'ultimo Consiglio comunale
Angrogna risana il bilancio
Fassare dal rischio del dissesto a un bilancio in pareggio, avendo messo mano a un
rigoroso piano di risanamento
proiettato anche sui prossimi
anni, è indubbiamente un risultato importante per la
giunta del Comune di Angrogna, tanto più che quest’anno
bisognava fronteggiare anche
la maggior spesa dovuta al
nuovo contratto di lavoro dei
dipendenti. Il bilancio, di poco più di 1,6 miliardi, è dunque stato approvato, nonostante le critiche e il voto
contrario della minoranza che
per altro non ha saputo indicare valide alternative. Nei
prossimi anni saranno vagliati
in particolare il servizio di
mensa e quello dell’autolinea
per trovare delle soluzioni più
economiche.Non è mancata.
nella riunione del 25 marzo,
qualche notizia positiva, come
l’arrivo di un contributo di
120 milioni dalla Regione per
la fognatura del Frassuit (i privati ne hanno messo 62) c la
possibilità di avviare i lavori
di quella delle Bruere. Dopo
una trafila incredibile, che comincia nel ’94, il Consiglio ha
altresì approvato la variante al
Fiano regolatore, accettando
molte osservazioni fatte dalla
Regione; sempre con il voto
contrario della minoranza sono stati approvati i regolamenti sulla disciplina delle entrate
comunali e dell’lci, che quest’anno è rimasta invariata dopo l’aumento deciso durante il
commissariamento del Comune. Approvazione unanime
dell’indennità per sindaco e
assessori, ridotta di un terzo.
14
PAG. IV
E ECD Delle Vai.o ^ldesi
CONTRIBUTI CONI 1999 — L’anno scorso il Coni provinciale mise a disposizione delle 2.030 società affiliate 380 milioni; ne furono assegnati «soltanto» 284 a causa delle poche domande presentate: nel Pinerolese arrivarono circa 33 milioni.
Venerdì scorso il Consiglio provinciale del Coni ha approvato i
criteri per la ripartizione dei fondi 1999. La cifra totale a disposizione è di 266 milioni, con un taglio del 30% a causa dei minori proventi del Totocalcio. «Le istanze - ricorda Eros Gonin,
neocomponente la giunta provinciale - devono essere presentate
su carta intestata dell’associazione seguendo i fac simili che sono in distribuzione nei comitati provinciali delle federazioni. La
scadenza è fissata al 30 aprile e riguarda l’attività del 1998».
PALLAVOLO — Risultati altalenanti per le squadre del 3S
Nova Siria: le allieve sono state battute dal Rivarolo in casa per
3-0, in 3“ divisione femminile il 3S ha invece superato la Piscinese per 3-0; secca la sconfitta del 3S in 3° divisione maschile:
opposti al Cruento i pinerolesi hanno perso per 3-0. La junior B
maschile invece ha vinto 3-1 sul Pino e 3-2 sul Vinovo.
Un'iniziativa di «Nonsoloteatro»
Nuovi laboratori
per giovani creativi
CARMELINA MAURIZIO
HOCKEY GHIACCIO — Positivo quinto posto per l’under
12 del Valpellice, in rappresentanza del Piemonte, che nello
scorso fine settimana ha partecipato ad Aosta al «Trofeo Topolino». Ha vinto la Lombardia, davanti all’Alto Adigee.
TENNIS TAVOLO — Chiusura col botto per le squadre
della Valpellice impegnate i serie CI e C2. In CI la squadra di
Torre Pedice a chiuso con un netto 5-2 sul Tt Galliate piazzandosi al 2° posto che da diritto alla fase finale nazionale per la
promozione in serie B: Gay, Rosso e Malano hanno dunque
raggiunto un obiettivo quasi insperato a inizio stagione. Ma anche in C2 si sono raggiunte le finali: grazie a un girone di ritorno con 7 vittorie su 7 incontri i valligiani si sono qualificati davanti a Torino, Ivrea e Moncalieri con cui dividevano, prima
dell’ultima giornata, il primo posto. Nel confronto decisivo col
Moncalieri, grande rimonta dal 2-4 al 5-4 grazie ai successi di
Migliore, Giorgio Ghiri e Piras. Le finali di C2 si giocheranno
in maggio; saranno valide per la promozione in CI e per il titolo regionale. Contemporaneamente ci saranno le finali di CI ad
eliminazione diretta fra 32 squadre. Nella DI dominata dal Pinasca la Valpellice ha chiuso al 7° posto, ottenendo comunque
la salvezza. I valligiani hanno poi perso col Ciriè per 2-5.
PRIVATO acquista mobili vecchi-antichi e oggetti vari: telefonare allo 0121-40181.
MANIGLIA in vai Germanasca si affittano case vacanze a
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Tel. 1021-91224 oppure 0338-5061282.
Quello tra i giovani e la
cultura è un rapporto conflittuale, aperto, in crescita,
sicuramente da tener presente
per chi giovane lo è stato fino
a poco tempo fa, ed è importante per chi fa e produce cultura oggi. Da questi presupposti nasce il progetto «Futura ha vent’anni» elaborato,
promosso e curato da «Nonsoloteatro», con il supporto
del Comune di Pinerolo,
dell’Arci Nuova Associazione e del Gruppo Alzani. Ecco
di che cosa si tratta: i ragazzi
e le ragazze tra i 16 e i 25 anni nella fase iniziale potranno
partecipare gratuitamente a
un laboratorio teatrale di confronto e di elaborazione espressiva, con l’obiettivo di
elaborare materiali scritti e
registrati. Il gruppo secondo
l’intenzione degli ideatori del
progetto sarà aperto a tutti,
indipendentemente dall’etnia
o dall’appartenenza o meno a
gruppi religiosi e la sua conduzione verrà affidata a due
attori giovani della compagnia Nonsoloteatro.
Successivamente tutti gli
stimoli e le esigenze emerse
verranno trasformati in comunicazioni espressive attraverso i «laboratori del fare»,
condotti da esperti di teatro,
danza, fotografia, video e
musica; a conclusione di questa seconda fase ci sarà quin
I Luoghi Della Memoria
a cura di Marco Rostan
Luogo: Abríes
Data: 1583
Luogo: Villar Pellice
Data: settembre 1629
Grande battaglia sostenuta da truppe valdesi guidate dal capitano Brache di Angrogna
in soccorso a quelli del Delfinato (prima in
Val di Susa, poi nel Queyras). L’aiuto prosegue fino a quando il Lesdiguières occupa
Chateau Queyras e i riformati possono esercitare liberamente la religione.
Luogo: borgata Appia ( San Giovanni)
Data: marzo 1596
Nel contesto della «missione» dei gesuiti
alle Valli, si svolge una famosa disputa tra il
gesuita Giovan Battista Rossetti (Rousset) e il
pastore Daniel Chanforan sul tema: la chiesa
romana è la sola vera chiesa e al di fuori di essa non c’è salvezza. Sempre agli Appia, nel
1602 (?) altra disputa tra il pastore Agostino
Grosso e Antonio Marchesi, rettore dei gesuiti
a Torino, sulla messa. Grosso sostiene che la
messa può essere accettabile se la si purga di
tutto quello che non è stato istituito da Gesù.
Luogo: Massello, tempio
Data: 1596 (?)
Si tiene l’ultimo Sinodo prima della peste
del 1630. Gilles riporta i nomi:Antoine
Bonjour ministro a Bobbio a riposo per la
vecchiaia, Daniel Rozel, pastore a Bobbio,
Jean Vignaux, pastore a Villar, Pierre Gilles
a Torre, Jean Brunerol a Rorà, Joseph Gros a
San Giovanni, Barthèlemi Appia ad Angrogna, Jacques Gay a Roccapiatta, Barnabas
Gay suo figlio a Praviglielmo, Joseph
Chanforan a San Germano, Jean Barthèlemi
a Pramollo, David Javel a Pina.sca, Jean Berton a Perosa e Meano, Valére Gros a San
Martino, Laurens Ioli a Massello e Maniglia,
Bernardin Jaquet a Prali e Rodoretto. Non si
sarebbero mai più rivisti tutti insieme; nel
corso dell’estate perirono ben 13 pastori; i
superstiti, Pietro Gillio, Valerio Grosso e
Giovanni Barthèlemi, il 7 ottobre 1630 si riunirono a Angrogna per prendere provvedimenti. Arrivò il pastore Brunet dalla Svizzera, in quattro ressero come poterono tutte le
chiese durante l'inverno. Successivamente
sarebbero giunti pastori dalla Francia e da
Ginevra: questo spiega l’introduzione del
francese nel culto .
Dopo l’accordo di Cavour i valdesi di Massello si riunivano probabilmente nella chiesa
cattolica di Ciaberso, abbandonata da anni.
I cappuccini reclamarono la chiesa nel 1595,
senza per altro utilizzarla, e il primo tempio
valdese fu costruito probabilmente nel 1596,
un centinaio di metri sotto la chiesa. Appena
cessò l’obbligo di portare i morti a San Martino. si fece attorno al tempio il cimitero. Fu distrutto nel 1686, ricostruito in parte dopo il
Rimpatrio e completamente nel 1722 con una
parte dei soldi già destinati al presbiterio di
Maniglia. Quando in vai Pragelato fu definitivamente vietato il culto riformato, non pochi
valdesi varcavano il Colle del Pis per venire
al culto a Massello (fin verso il 1730). Una lapide ricorda i restauri del 1842; nel 1876 si
tenne a Massello la prima Conferenz.a libera
della vai San Martino, che in seguito diventerà la Conferenza distrettuale. Intorno agli
Anni 20 il pulpito fu spostato in fondo al centro: si tratta dell’ultimo caso per i templi delle
valli, dato che i massellini si opposero a lungo
contro le «novità».
Luogo: Brícberasio
Data: ottobre-novembre 1592
Le truppe francesi al comando di Lesdiguières, dopo aver sorpreso Perosa, si accampano a Bricherasio il 2 ottobre. Il Lesdiguières ordina a tutti gli abitanti delle Valli
di giurare davanti a lui, il 1” novembre, fedeltà al re di Francia. Dopo alcuni tentativi
per convincere il Lesdiguières a non chiedere
il giuramento ma soltanto dei contributi, dato
che volevano mantenere la fedeltà al loro legittimo sovrano, tutti (valdesi e cattolici) sono co.stretti a giurare per il re di Francia.
Luogo: Villaretto
Data: fine maggio 1567
Il Sinodo riunito a Villaretto ordina un digiuno generale come .supplica a Dio per tenere lontano Farmata spagnola del Duca d’Alba che si avvicina per recarsi nelle Fiandre e
minaccia di essere impiegata contro i valdesi.
di una rappresentazione teatrale, integrata dai filmati del
gruppo video, dai movimenti
del gruppo danza, dalle musiche, oltre all’esposizione dei
lavori fotografici realizzati e
per la fine del 1999 è prevista
anche l’uscita della pubblicazione «Futura ha vent’anni,
sogni, desideri e contraddizioni dei ragazzi alle soglie
del terzo millennio», edito da
Alzani. Infine nell’anno 2000
«Nonsoloteatro» farà una sintesi drammaturgica di tutti i
materiali emersi con lo scopo
di allestire uno spettacolo teatrale, esportabile anche all’estero, in quanto alla base di
tutto il progetto vi è proprio
nell’intenzione di Guido Castiglia, che ne è l’anima e il
coordinatore, la volontà di
usare linguaggi fruibili dalla
maggior parte dei giovani come il linguaggio gestuale e
espressivo, la lingua italiana,
inglese, francese, tedesca,
araba e un mix di lingue, di
frasi e frammenti di un futuro
prossimo a vemre.
Verso il telelavoro
Corsi
di gestione
per le donne
La Scuola di amministrazione aziendale di Torino e
rUsas, il Consorzio per la
consulenza e la formazione,
in conformità con i programmi della Comunità europea in
materia di formazione professionale finalizzata alla lotta
alla disoccupazione, attivano
nel mese di aprile un corso
per «esperta di telelavoro in
azienda». L’obiettivo del corso è formare nuove figure
professionali in grado di
sfruttare i nuovi scenari tecnologici, lavorando a casa
propria in modo autonomo,
personale e flessibile. Al termine del corso 1’«esperta di
telelavoro in azienda» sarà in
grado di intervenire nelle problematiche legate al settore
all’interno dell’azienda e di
attivare iniziative imprenditoriali come la creazione di telecentri, o la consulenza a imprese che intendano introdurre il telelavoro.
L’iniziativa è rivolta a 15
donne laureate o diplomate,
residenti in Piemonte, con significative esperienze di lavoro, in cerca di occupazione o
che si ripresentano sul mercato del lavoro dopo un periodo
di pausa. Il corso si articola in
700 ore di attività teorica (con
un programma che spazia dalla gestione aziendale con l’applicazione dell’informatica alle più avanzate tecniche di organizzazione della teleinformazione) e 300 ore di stage da
svolgere presso aziende o enti;
le lezioni si svolgeranno a
tempo pieno (8 ore al giorno)
con frequenza obbligatoria dal
lunedì al venerdì presso 1’
«Environment Park» di via Livorno 60 a Torino. A conclusione del corso sarà rilasciato
un attestato di frequenza con
giudizio di merito. È prevista
una selezione scritta con test
psico-attitudinale e successivo
colloquio. Per ulteriori informazioni e per poter accedere
alle selezioni del corso, rivolgersi alla segreteria organizzativa, via Livorno 60, Torino
(tei. 011-2257230).
VENERDÌ 2 APRILE 1999
1“ aprile, giovedì
VILLAR PELLICE: Al
Centro vacanze «Il castagneto» fino al 5 aprile «4° incontro di musica e danza tradizionale di Pasqua 1999». Per
informazioni telef. allo 0114368611o011-3913174.
PINEROLO: Dalle 20,
all’Hótel dei Cavalieri, i Testimoni di Geova di Pinerolo
e vai Chisone ricordano la
morte di Gesù Cristo.
PEROSA ARGENTINA:
Dalle 20,30 alle 23,30 incontro di aggiornamento su «Problematiche inerenti all’allevamento di bestiame» nella sala
della Comunità montana.
2 aprile, venerdì
RADIO BECKWITH (fm
91.200 e 96.550): Per il programma «Pensiamo alla nostra salute» in collaborazione
con l’Asl 10, alle 16,30 il dott.
Giovanni Mathieu interverrà
sul tema: «(Obesità, domande
e risposte». È possibile rivolgere domande in diretta telefonica allo 0121-954194.
3 aprile, sabato
PRAGELATO: Fino al 5
aprile nella sala mostre «Fiori, fiori, fiori», orario di visita
dalle 10 alle 12,30 e dalle
14,30 alle 19.
SESTRIERE: Ore 17,30,
sala polivalente, presentazione
del libro «Lous éscartons»,
storia, cultura e tradizione delle valli Chisone e Oulx.
5 aprile, lunedì
TORRE PELLICE: Per le
vie del centro si svolge la fiera di Pasquetta con esposizione di merci varie e il mercatino di prodotti naturali.
8 aprile, giovedì
TORRE PELLICE: Alle
15,30, alla biblioteca della
Casa valdese, per l’Unitrè,
conferenza su «Gli splendori
del Rinascimento a Mantova»
a cura della dott.ssa Albani.
9 aprile, venerdì
ANGROGNA: Alle 21, nel
tempio del Serre, dibattito su
«Le cure palliative, queste
sconosciute», con il pastore
Alberto Taccia e operatori e
volontari dell'associazione
«Mai soli»; modera il pastore
Franco Taglierò.
PINEROLO: Alle 20,45,
nel salone dei Cavalieri, incontro su «I referendum e i
sistemi elettorali» con Gustavo Zagrebelsky.
PINEROLO: Nella chiesa
di San Giuseppe, alle 21, concerto con il sestetto vocale
«L’una e cinque».
PINEROLO: Alle 20,45,
nella sala valdese di via dei
Mille, conferenza dibattito su
«Quale giubileo? I credenti si
interrogano», con il pastore
valdese Giuseppe Platone.
VALU
CHISONE - germanasca
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 4 APRILE
Pinasca: Farmacia Bertorello
- V. Nazionale 22, tei. 800707
LUNEDÌ 5 APRILE
Perosa Argentina: Bagllani Piazza Marconi 6, tei. 81261
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VALPELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 4 APRILE
Torre Pellice: Internazionale
- Via Arnaud 8, tei. 91374
LUNEDÌ 5 APRILE
Torre Pellice: Muston - Via
Repubblica 22, tei. 91328
Ambulanze;
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-233111
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
TORRE PELLICE - Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 1“ aprile,
venerdì 2, ore 21,15, sabato
3, ore 22,10 e domenica 4,
ore 20,10 e 22,10, Svegliati
Ned di Kirk Jones; sabato 3,
ore 20,30, domenica 4, ore 16
e 18 e lunedì 5, ore 16 e 18 A
bug’s life; lunedì 5, ore 20,10
e 22,10 e martedì 6, ore 21,15
Nemicheamiche.
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 2,
ore 21,15, Barbara; sabato 3,
ore 21,15, Kiss; domenica,
Lost in space ore 16,30, 19,
21,15; lunedì, ore 15,15,
17,15, 19,15, 21,15. martedì e
giovedì, ore 21,15, Svitati.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
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non può essere venduto separatamente
Reg, Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
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2 APRILE 1999
Vita Delle Chiese
Ancora un ricordo del pastore metodista mancato il 23 dicembre scorso
Sessanf anni di ministero di Sergio Carile
Da/ suoi studi teologici e scientifici a Ginevra, Roma e Pavia al suo lungo e
quàlificato impegno nella chiesa. Numerosissimi i suoi scritti sui temi più diversi
PAG. 7 RIFORMA
^EBECAVAZZUTTI ROSSI
PER qualche cenno sulla
storia di circa sessant’an0Ì di ministero pastorale di
Sergio Carile, che il Padre ha
chianato a sé il 23 dicembre
1998, è utile risalire al nonno,
guséppe Carile (1837-1883),
professore di Belle Lettere alfuniversità di Napoli e capitanogaribaldino.
Dopo l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno
Jltalianel 1860, si convertì al
protestantesimo nella chiesa
metodista wesleyana di Napoli; abbandonò l’insegnaniento, studiò teologia e divenne pastore. La sua conversione provocò grande
scandalo nella famiglia che lo
cancellò dalla propria memoria e lo estromise dall’asse
ereditario. Giuseppe Carile fu
tra i primi, preziosi collabotatori di Enrico Piggott, il
fondatore del metodismo wesleyano in Italia, e la sua passione per l’Evangelo e per
Tuomo fu raccolta pienamente e degnamente dal nipote, Sergio, che liberamente
scelse il metodismo quale
strada efficace per servire fedelmente il suo Signore.
1 Nato a Lugano nei 1910,
I Sergio Carile completò i suoi
studi teologici all’Università
dlGinevra, dove studiò anche
* medidna, antropologia e psiI colo^t a Roma studiò storia
I delle nS^ni e a Pavia giuri( spiudfflà Nel corso del suo
minii|iro pastorale fu per 20
Un ritratto di Enrico Piggot
anni membro del Comitato
permanente, per 24 anni segretario generale della Commissione permanente per gli
studi, per 13 anni segretario
generale della Commissione
permanente per la disciplina,
per 7 anni segretario generale
delle scuole domenicali. Fu
anche fondatore e direttore
per 5 anni del primo periodico interdenominazionale evangelico italiano e il Cec
(Consiglio ecumenico delle
chiese) lo chiamò a essere
membro della Conferenza
mondiale di Montreal (Canada) su «Fede e costituzione».
Impossibile dare conto in
breve di tutti i suoi scritti, ma
possiamo ricordarne aicuni;
Pane, amore e follia (poesie),
Studio sul cervello del Pitecantropo (1946), Il Sentiero.
Annali di istruzione religiosa
(1950), L’atteggiamento del
metodismo verso il problema
della guerra (1958), Il dipinto
spontaneo infantile (1961), Il
movimento modernista cattolico italiano all’inizio del secolo (1970), Sommario di Storia del metodismo, sec. XIX
(1972), Martin Luther King
(1976), Introduzione alla visita di un museo egizio (1993);
e poi la trilogia sul metodismo: Attualità del pensiero
teologico metodista (1971), Il
metodismo (1984), e I metodisti nell’Inghilterra della rivoluzione industriale (1989). 11
suo contributo all’ecumenismo è in tre opere: Il pregiudizio confessionale (1976), Il
battesimo (1982), e i due manuali Per una catechesi ecumenica (1991).
Se ai suoi studi in campi
scientifici diversi aggiungiamo la sua padronanza delle
lingue antiche (ebraico, greco e latino) e moderne (oltre
alle occidentali, francese, inglese, tedesco, spagnolo e altre, negli ultimi anni si era
dedicato con successo all’apprendimento del cinese scritto e parlato), e in più una lucida capacità di realizzazione, egli avrebbe potuto abbracciare una qualche professione nel mondo raccogliendone onori e potere. Ma
egli reputò luce vera dell’intelletto l’Evangelo di Cristo e
sommo onore esserne servo e
pastore, così che molti poterono silenziosamente attin
gere alla sua viva fede e al suo
sapere, spesso in modo determinante per la propria vita
e la salvezza della persona.
Quale fosse la pratica del suo
servizio è detto con le sue
stesse parole nel momento
buio dello scoppio dell’ultima guerra mondiale: «La
possibilità di scelta era: fare o
non fare. Lasciare passivamente che il bene e il male
transitassero sui mio capo...
oppure immergermi voiontariamente e spericolatamente
nel gorgo buio e sconosciuto
nel quale saremmo stati travolti. Una cosa era certa, lo
scopo della mia condotta,
qualunque cosa fosse stata
per avvenire, non avrebbe
più potuto essere soltanto
quello di predicare dal pulpito l’Evangelo. Mi parve così
che la più semplice, la più
comprensiva soluzione dovesse essere quella di fare in
qualsiasi momento quella
qualsiasi cosa, spirituale o
materiale, che chiunque in
quel dato momento avesse
avuto bisogno che qualcuno
facesse». Carile non si pentì
mai di quella decisione, anche se gli costò risvolti non
sempre prevedibili, né praticabili a poco prezzo.
Le comunità metodiste di
Padova e Vicenza lo ricordano loro pastore negli anni politicamente e socialmente
difficili fra il 1968 e il 1976,
insieme alla sua preziosa e
indimenticabile compagna
della vita, Elmina.
Torino: la festa voluta dal l'Ospedale evangelico nel quartiere San Salvario
(in invito a riappropriarsi dei molti spazi della città
flutti a far festa!»: questo
l'invito insolito per un quarta, quello di San Saivario a
lotino, spesso alla ribalta
Iella cronaca per tutt’altro
;itóuna manifestazione festini luogo di conflitti interetni4di evidente microcriminaItà, ma anche di altrettanto
Adente «cavalcare la tigre»
tó legittimo bisogno di legafeda parte di chi vuol dargli
feece il segno politico di un
preciso razzismo. «Banmajorettes, torte, bailo al
l^chetto, saltimbanchi, muta e fiori»: questi gli ingredi una allegra domeni
ca pomeriggio, ii 21 marzo, di
«Primavera a San Salvario».
Da parte di chi veniva questo
invito? Un grande striscione
bianco lo diceva a chiare lettere: era il Comitato promotore per la ristrutturazione e
l’ampliamento dell’ospedale
evangelico vaidese di Torino,
che proprio nel quartiere ha i
suoi edifìci, e la cui presenza
costituisce un importante
luogo di solidarietà e testimonianza di fede. Così come
lo sono i luoghi di culto in
questo quartiere, unico forse
in Italia, perché raduna a pochi isolati di distanza l’uno
UAsilo dei Vecchi
di San Germano Chisone
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ùn/una infermiere/a professionale
da inserire nel proprio organico
a tempo indeterminato.
prega di inviare curriculum dettagliato entro il 30
optile 1999 al seguente indirizzo:
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10065 - San Germano Chisone (To)
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igq^^°'^amento ordinario costa 105.000 lire (invariato dal
I ); se il tuo reddito familiare non te lo consente, puoi utite liberamente l'abbonamento ridotto di 55.000 lire,
'P^o\ fare un abbonamento semestrale che costa
l'aW) ^ hai qualche risorsa in più, aiutaci con
qu |°^®^®tito sostenitore di 200.000 lire o inviandoci una
Iris^^' dono: aiuterai chi non se lo può permettere.
®ono diversi modi per non rinunciare a
Gli
di
.^^k’onamenti
decorrono, per dodici o sei mesi, dal giorno
della prima copia del giornale.
dall’altro la sinagoga, il tempio valdese,la parrocchia
cattolica e la moschea; tutti i
luoghi di preghiera delle «religioni del Libro».
E certamente era singolare,
mentre giovanissime majorettes dai rossi costumini
danzavano accompagnate
dalla banda di Torre Pellice
(tutti calati insieme dalle valli valdesi per dare concreta e
commovente solidarietà a
un’opera della chiesa in un
quartiere tanto martoriato),
vedere passare a frotte donne velate nei vestiti islamici,
forse dirette tutte insieme al
loro culto e alla loro preghiera. Ma la vera gioia era dei
bambini: bambini di varie etnie, bambini multicolori che
hanno sfrenatamente danzato sulla pedana del «ballo al
palchetto», che hanno gonfiato palloncini, che hanno
giocato coi giovani trampolieri degli artisti di strada
«Qui-Quo-Qua», anch’essi
operanti nel quartiere, che
hanno trascinato mamme e
papà a comperare golosissime torte preparate dalle signore del comitato, mentre
ferveva la pesca di beneficenza e i papà potevano regalare alle mamme i primi
fiori di primavera, esposti come delle aiuole multicolori sui tanti banchetti. E anche
i nonni, timidamente all’inizio, poi più sciolti hanno potuto danzare al suono
di qualche mazurka o valzer
viennese nell’intrattenimento di «Radio Veronica»: dai
balconi intorno chi non era
sceso in strada segnava il
tempo con le mani e coi piedi. Insomma, una bella festa,
una vera «festa di Primavera»
sotto le tettoie del mercato,
una festa da ripetere perché
segna il desiderio di riappropriarci degli spazi della città,
per le cose belle, le cose aggreganti, le cose che, come i
bambini che danzano e gioiscono tutti insieme, danno
speranza per il futuro. fp.e.J
Il Rifiugio
Re Carlo Alberto
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un/una infermiere/a professionale
da inserire nel proprio organico
Inviare la domanda con dettagliato curriculum vitae a: Rifugio Re Carlo Alberto
loc. Musset 1 - 10062 Lusema S. Giovanni tel.012G909070
LA FACOLTA VALDESE INFORMA
Alcune novità
nell'iter formativo
Il Consiglio di facoltà e il
Collegio accademico hanno
assunto alcune importanti
decisioni che desiderano
segnalare alle chiese insieme ad altre informazioni di
carattere generale.
Le iscrizioni (entro il 31
maggio 1999). La novità più
significativa, arrivata dopo
alcuni anni di riflessioni,
concerne le modalità di
iscrizione in Facoltà. Sin da
questo prossimo anno accademico, chiunque intenda seguire degli studi di
teologia in vista del pastorato, oltre a fornire un dossier di presentazione più articolato che nel passato,
avrà un colloquio con un’
apposita commissione di
tre persone (una pastora,
una psicoioga, un esperto
del mondo del lavoro). Con
quali finalità? La commissione dei tre ha lo scopo di
chiarire, nel dialogo con
lo/a studente, eventuali
questioni di orientamento
(esistono altri percorsi vocazionali e di studio, accanto al pastorato), valutare i
diversi elementi che hanno
portato lo/a studente a
questa scelta, in modo da
trasmettere al Consiglio di
facoltà ulteriori elementi
(oltre a quelli provenienti
dalle chiese di appartenenza) in vista dell’immatricolazione. La commissione
non ha alcun potere selettivo, essa svolgerà, questo è
l’auspiCio, un servizio prezioso non soltanto per il
Consiglio di facoltà a cui
trasmetterà le sue valutazioni, ma anche per lo/a studente, ai fini di chiarire e
approfondire le motivazioni
che lo hanno indirizzato alla
Facoltà. La stessa commissione sarà ancora a disposizione degli studenti per l’intero arco del primo biennio,
qualora vi siano delle richieste esplicite di confronto e
di verifica. Il Consiglio di facoltà, da parte sua, continuerà ad avere, tramite il
decano e il segretario, tutte
le relazioni e i colloqui con
gli/le studenti secondo la
prassi tradizionale.
L’iter formativo. Una seconda innovazione concerne l’iter della formazione
nel suo complesso. La nostra situazione di diaspora e
di minoranza richiede delle
verifiche più puntuali sui
tempi della formazione perché essa sia coordinata anche alle esigenze delle chiese. Nel momento in cui si è
creata la possibilità di laurearsi prima di svolgere
l’anno all’estero, si rende
necessaria una più attenta
pianificazione dei tempi,
sia per gli studenti sia per
chi, nelle chiese, ha responsabilità di programmazione
del lavoro. La Tavola da un
lato e il Comitato esecutivo
dell’Ucebi dall’altro hanno
bisogno, soprattutto nel
momento in cui gli studenti
hanno terminato la frequenza in facoltà, di sapere
«se» e «quando» essi saranno disponibili per iniziare il
loro tirocinio pastorale. In
questa prospettiva il Collegio accademico e il Consiglio hanno rivisitato l’intero
arco della formazione, inserendo alcuni momenti precisi di verifica del piano di
studio e delle intenzioni degli studenti. Nel secondo
biennio tutti gli studenti e
studentesse avranno pertanto degli incontri sia con
la Commissione permanente per la formazione pastorale (Cpfp) che organizza il
tirocinio pastorale (18 mesi), sia con la Tavola e il Comitato esecutivo dell’Ucebi
per una più oculata verifica
delle disponibilità e per una
migliore programmazione
del campo di lavoro. Una
relazione dinamica tra Facoltà e chiese è dunque indispensabile per una visione globale dei problemi.
Le finanze. Quest’ultimo
accenno ci permette anche
di ricordare alle chiese il loro impegno finanziario verso la Facoltà. Lo scorso anno la Facoltà ha inviato a
tutte le chiese valdesi e metodiste una lettera in cui si
faceva presente sia la diminuzione complessiva dei
doni, sia l’incostanza delle
contribuzioni annuali, invitando ad una più puntuale
solidarietà. L’anno 1998 vede una ulteriore diminuzione dei doni delle chiese e se
ci si poteva aspettare qualche piccolo dono da parte
delle chiese battiste, anche
questa speranza è venuta
meno. La situazione generale è preoccupante e la
contraddizione fin troppo
evidente: nascono delle vocazioni ma le chiese non
sono più in grado di far
fronte alle spese della formazione teologica e la Facoltà deve cercare altrove le
risorse necessarie. L’educazione al dono, alla contribuzione regolare per la vita
delle chiese e della Facoltà
sta diventando uno dei nodi
centrali del protestantesimo italiano: la si potrà ancora ignorare?
Il decano
prof. Ermanno Genre
Chiesa battista di Gioia Del Colle
L'impegno solenne a educare
un bambino nella fede
Il 14 febbraio nella chiesa
battista di Gioia del Colle Rosy e Giuseppe Milano hanno
presentato al Signore il loro
piccolo secondogenito Marco. La comunità intera ha
partecipato con gioia e con
commozione a questo particolare momento, specialmente durante l’atto della
presentazione. Il conduttore,
Edoardo Arcidiacono, ha
spiegato ai presenti il significato essenziale della presentazione dei bambini al Signore riflettendo su alcuni passi
biblici (Marco 10, 13-16; Deuteronomio 6, 4; Salmo 127, 3).
Il pastore David MacFarlane,
che ha predicato sul brano di
Matteo 19, 13-15, ha messo in
risalto che la presentazione è
un momento in cui i genitori
prendono un impegno solenne a educare il loro piccolo
alla fede, a sostenerlo nella
crescita spirituale e a indirizzarlo nelle vie del Signore fino a quando, raggiunta la
maturità, possa egli stesso
decidere di seguire Gesù Cristo. Voglia il Signore benedire
il piccolo Marco e aiutare i
suoi genitori, affinché possano insieme alla comunità
dargli buona testimonianza.
m mmiKOiem
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax Oli-6504394
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
venerdì 2 APRILE 19Qq
XVII Febbraio alla Waldensian Presbyterian Church in Carolina del Nord
L'eredità valdese al di là dell'Oceano
Una data che viene ricordata con solennità anche nella cittadina americana
dove i gruppi partiti dalle Valli giunsero alla fine del secolo scorso
ROLAND JOURDAN
IN occasione del XVII Febbraio, come studente in
teologia in servizio pastorale
a Savona e Imperia, ho fatto
una visita alla Waldensian
Presbyterian Church di Valdese (Carolina del Nord): provenendo dall’antica Chiesa
valdese di Walldorf (Assia),
ho visto crearsi un collegamento tra due comunità emigrate dalla valli valdesi che
ancora oggi mantengono vivo
il ricordo delle loro origini sia
etniche sia spirituali.
Il comune ricordo della
concessione dei diritti politici
e civili ai valdesi, il 17 febbraio 1848, collega ancora oggi le chiese al di qua e al di là
dell’Atlantico. Nella cittadina
di Valdese la data viene ricordata con solennità: essa fu
fondata nel 1893 da emigranti
che partirono sperando di
migliorare le loro condizioni
di vita nel Nuovo Mondo. Al
culto del 21 febbraio scorso, il
pastore T. Feild Russel ha
predicato sul Cantico di Anna
(I Samuele 2, 4-5): «L’arco dei
potenti è spezzato e i deboli
son cinti di forza: chi aveva
cibo a sazietà ora deve lavorare per un pezzo di pane, chi
invece offriva la fame ora non
deve più faticare...», ritrovando quella stessa speranza di
trasformazioni sociali che
spinse i valdesi a emigrare
dalle Valli alle immense pianure americane confidando
nel Signore. Così si avviò nell’inverno del 1892-93 un primo gruppo di circa 30 anime,
fra loro 13 bambini, con il pastore Charles Albert Tron, per
raggiungere all’inizio dell’estate, dopo un faticoso viaggio in nave e in treno, i terreni
assegnati: il gruppo fu se^ito
nello stesso anno da altri due
di circa 200 persone.
Ma perché le famiglie vaidesi si indirizzarono proprio
nella Carolina del Nord? A
Pittsburgh, Pennsylvania, un
uomo d’affari americano,
Marvin F. Scaife, aveva conosciuto il pastore Teofilo Gay
in una conferenza sui valdesi
del Piemonte, sulla loro organizzazione ecclesiastica, sulla
loro fede secolare, sul lavoro
di evangelizzazione in Italia,
ma anche sulla loro povertà e
sulla necessità di un efficace
sostegno finanziario. Toccato
da questo appello Scaife venne in Europa nel 1891 e presentò alla Tavola valdese un
La «Old Rock School»
progetto di insediamento in
Carolina del Nord, che fu esaminato dal pastore Gay e approvato e offerto alle comunità delle Valli. Il primo periodo di ambientamento fu
molto duro ma la tenacia e
l’adattabilità dei nuovi arrivati consentì loro di sistemarsi
definitivamente. Iniziarono
persino la viticoltura, incancellabile retaggio italico, e oggi c’è ancora a Valdese un
piccolo negozio di ricordi vaidesi, curato da volontari della
comunità. Anche il dialetto, il
patuà, è rimasto come lingua
parlata fino a pochi decenni
fa: i più anziani lo intendono
ancora oggi.
L’aspetto attuale della cittadina risente dell’iniziale insediamento, quando le case
coloniche erano sistemate in
mezzo ai campi coltivati, distanti Luna dall’altra, e il centro cittadino assomiglia più a
un rassemblement di strade di
periferia. Valdese ha oggi cir
ca 5.000 abitanti: il Comune
dispone di un’amministrazione con polizia e vigili del fuoco propri, di un proprio ospedale e di un liceo con grande stadio di football. L’antica «Old Rock School» (scuola
della pietra antica), con la sua
sala spaziosa e il palscoscenico, viene utilizzata come casa
popolare per diverse associazioni, con esibizioni teatrali e
musicali. Inaspettatamente
alta è per noi, protestanti europei, la presenza di più chiese evangeliche, con parecchie
centinaia di membri ciascuna: la comunità valdese ne ha
circa 700, poi ci sono due comunità metodiste e una mezza dozzina di battista di provenienza diversa, che si preoccupano «del corpo e dell’anima» dei concittadini.
Valdese negli ultimi cento
anni ha raggiunto un certo
benessere e i membri di
chiesa sono in grado di finanziare bene le loro chiese.
Occorre tener presente che
negli Usa esiste una netta separazione tra stato e chiese
che non conosce nessun sistema di tasse ecclesiastiche
assimilabile a quello tedesco
o all’otto per mille: malgrado ciò le contribuzioni dei
membri di chiesa americani
sono in proporzione maggiori di quelle degli europei.
Alla Waldensian Presbyterian Church appartiene il
grande tempio per 200 persone, molto bello internamente,
con un terreno aperto, curato
a parco, un museo storico, un
centro amministrativo, la sala
per le feste dove si incontrano i vari gruppi di attività. La
cura pastorale è affidata a
una giovane coppia di pastori
e in questi mesi è impegnata
anche una giovane pastora
per il suo anno di prova. Una
associazione locale di storia,
che si dedica alla ricerca e al
sostegno dell’eredità valdese,
si adopera in modo commovente anche per i contatti,
che sono in continua crescita,
con i valdesi italiani e tedeschi. Negli ultimi anni essa ha
costruito, in un ampio spazio
cittadino, il «Trial of Faith»
(sentieri della fede), riproducendo in scala ridotta tutti i
luoghi storici delle Valli: un
museo all’aperto che attira visitatori vicini e lontani, classi
di studenti e perfino studenti
in teologia. Un modo didatticamente piacevole per raccontare la nostra storia e la
nostra comune eredità valdese ai concittadini del continente americano.
Un lutto per la comunità metodista di Terni
La scomparsa del fratello Leonello Galli
ARCANGELO PINO
Leonello Galli, solerte e
fedele membro della giovane Chiesa metodista di
Terni, che vide sorgere per
l’appassionata opera del pastore Mario Sbaffi ci ha lasciati. Per il tempo che la salute lo ha assistito Leonello fu
impegnato e attivo nella vita
della sua chiesa. Vigile urbano al Comune di Terni, legato al proprio dovere, per il
poco tempo del suo servizio
attivo, Leonello indossò la divisa con consapevole dignità
e decoro. Presto iniziò tutto
un precipitoso processo che
minò gravemente la sua salute: docile e remissivo a tali
tristi eventi, ma soprattutto a
quello che Dio disponeva,
egli non si scoraggiò mai.
Per il lungo tempo di complicanze fisiche, la sua amata
sposa Gian Franca gli leggeva la Bibbia: egli ascoltava
con ammirevole e piena attenzione e insieme ne traevano forza e coraggio per
guardare avanti. A seguito di
delicati e ripetuti interventi
al capo, sono venute meno
in Leonello le facoltà mentali, e il suo precario stato fisico ha impegnato per lungo
tempo Gian Franca, i figli
Elisabetta e Luciano, altri familiari e persone sempre
pronti ad assisterlo e accudirlo. Leonello è venuto meno, si è spento come un lumicino fumante, lasciando
dolore e cordoglio alla moglie, ai figli, a quanti lo hanno conosciuto e amato. Ora
il Signore ha posto Leonello
nella giusta dimensione del
suo amore, perché egli celebri e canti le lodi di Dio.
Per godersi i privilegi della terza età
‘‘Mia madre si è r^sa
la sua libertà
Gianmano S.
34 anni
imprenditore
Quando mia madre mi ha detto che si
annoiava a vivere in casa sola tutto il giorno, io le ho suggerito
una soluzione residenziale.1^
Ixi cercava un posto dove stare con persone
della sua ètà, io le ho trovato una bella vUla confortevole con
1 parco facilmente raggiungibile dalla città.^
uni
Lei voleva mantenere la sua indipendenza
e le sue abitudini e io ho provveduto ad assicurarle insieme,
anche un servizio qualificato e un'assistenza continua
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di stare così bene insieme ogni volta che ci vediamo. ^
la^esM
lenza
CC a
3
Via P. Lazzari, 25 numero u .2 ■§
21046 Malnate (Va) cortesia
Fax 03.12 86 10 72 Tel. 0332 42 61 01 ÍÜ,
Chiesa valdese di Villasecca
Momenti e progetti che
segnano la vita della comunità
Nella seduta di gennaio
l’Unione femminile ha avuto
il piacere di ricevere la visita
dell’Unione di Pomaretto. In
quella occasione la prof. Bmna Peyrot ci ha parlato delle
donne ugonotte prigioniere
della Torre di Costanza. In
febbraio Laura Justet Dalmas,
insieme alla signora Cabrerà,
ci ha presentato la vita delle
nostre chiese del Rio de la
Piata. In marzo Liliana Viglielmo ha accompagnato idealmente l’Unione nella terra e
nelTawentura spirituale dei
Cereghino nell’entroterra ligure. Grazie a tutte. Ringraziamo anche tutti coloro che
hanno presieduto i nostri culti negli ultimi mesi: Miguel
Angel Cabrerà, Franco Davite,
Flavio Micol, Sergio Rostagno,
Sergio Turtulici. Grazie in
particolare ai coniugi Davite e
al moderatore Gianni Rostan
e signora per la visita in occasione del XVII Febbraio.
• Domenica 21 febbraio è
stato battezzato il piccolo Federico di Mario Alberto Mateus Esteves e Piera Clot. Stefano Tron e Raffaella Giordanìno si sono uniti in matrimonio il 27 febbraio nel
municipio di Massello. Mercoledì 10 marzo è nato Matteo, di Dario Guglielmet e
Valentina Ghigo. Il 18 marzo
Enrico Massel e Rina Peyronel hanno compiuto sessant’anni di vita coniugale.
Auguri alle varie famiglie che
hanno avuto questi momenti
di gioia. Un augurio particolare a quelle che, pur con
questi momenti, stanno attraversando un periodo di®.
Cile di prova.
• L’Assemblea finanziaria
che ha avuto luogo il 31 gen.
naio ha approvato il rendiconto del cassiere e il preventivo 1999. Oltre a questo ha
anche provveduto a una revisione della struttura in quartieri accorpando i più piccoli
in modo da averne adesso
quattro in totale, i cui nomi e
consistenza sono così ripartiti: Chiotti (persone 104, famiglie 55): Faetto-Trossieri (persone 67, famiglie 32): Riclaretto (persone 51, famiglie
32): Villasecca-Bovile (persone 43, famiglie 29). Ovviamente questa nuova struttura
non muta nulla per quanto riguarda i membri del Concistoro di riferimento né per la
localizzazione e il numero
delle riunioni quartierali. Attenua soltanto un po’ la sproporzione precedente fra il
quartiere dei Chiotti, di oltre
cinquanta famiglie, e, per
esempio, quello di Bovile, di
sole otto famiglie, per non
parlare di Albarea che da anni
contava l’iscrizione di sole
due persone.
• È deceduta il 4 febbraio la
sorella Enrichetta Peyronel
ved. Genre, di Bovile, che da
alcuni mesi era ospite dell’Asilo dei vecchi di San Germano. Il 15 febbraio, tragicamente, ci ha lasciato Letizia
Bertocchio, dei Chiotti Inferiori. Le ricordiamo con fraterna simpatia, nell’attesa
della resurrezione.
vener
CAMPOBASSO — Il 10 marzo, nella Chiesa della Riconciliazione, si è costituito il Consiglio ecumenico pastoraie cittadino. Ne fanno parte il francescano Aldo Broccato, vicario
episcopale per l’ecumenismo dell’arcidiocesi di Campobasso, il pastore Franco Bosio della Chiesa cristiana della Riconciliazione, il pastore emerito Salvatore Carco della Chiesa valdese, conduttore responsabile per le chiese battista e
valdese di Campobasso e valdese di Pescolanciano. Gli
obiettivi individuati dal Consiglio per il futuro lavoro sono
di far conoscere alla città la presenza e l’opera di altre realtà
cristiane, di camminare nella franchezza, nella chiarezza,
nel rispetto e nell’amore del Signore, guidati nella sua verità, di camminare verso la comunione e il dialogo fraterni
per «conoscersi e riconoscersi» reciprocamente per rendere
testimonianza al comune Signore usando i doni ricevuti dal
Signore per il bene della città e alla sola gloria di Dio.
MILANO — L’assemblea della Chiesa valdese, riunita dornerica 21 marzo, dopo aver ascoltato la relazione finanziaria ha
approvato il consuntivo 1998 e il conto preventivo 1999 che
prevede un impegno verso la cassa centrale di 252 milioni;
L’assemblea ha inoltre proceduto all’elezione dei propri
deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo: alla Conferenza parteciperanno Etta Pascal, Giorgio Bleynat e
Maurizio Sens, mentre per il Sinodo sono stati eletti Luigi
Ranzani e Miriam Marcheselli.
RODORETTO — Ci hanno lasciato le nostre sorelle Giovanna
Lina Breuza ved. Pascal, deceduta all’Asilo di San Gerrnan
il 1° febbraio all’età di 92 anni, e Iolanda Meytre ved. Lego ’
deceduta a Fontane il 10 marzo all’età di 81 anni. Le rico
diamo con affetto nella speranza che viene dall'Evangelo
ANGROGNA — La chiesa di Angrogna accoglie tradizional
mente i nuovi membri di chiesa la domenica di Pasqu .
quest’anno saranno battezzati i tre giovani che
minato il corso di istruzione catechetica. Essi sono: Cn
naBenech, PatrikBertaloteSaraGardiol. , „
• Durante l’ultima riunione quartierale del Prassuit e s
battezzata SimonaBertin, di Albino e ElenaBertot. ,
• Sono deceduti Amato Roman, da anni ospite de"
vecchi di Luserna San Giovanni, e Eli Monnet: quest ul i
si trovava da qualche tempo in ospedale a Briançon,
famiglie la comunità esprime la sua solidarietà fraterna.
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A Grosseto l'Assemblea della Missione evangelica contro la lebbra
Ridare dignità agli ammalati
L'azione di assistenza non si limita a cercare la guarigione fisica, ma tende a
reinserire le persone colpite dalla malattia nella società e nel mondo del lavoro
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PEOOY BERTOLINO-GOULD
Sabato 20 marzo, nell’accogliente Centro della
Chiesa apostolica a Grosseto,
si è tenuta l’assemblea della
Missione evangelica contro la
lebbra. Vi hanno partecipato
persone di ben 8 denominazioni provenienti da Roma,
Terni, Firenze, Poggibonsi,
Torino, Bologna, e Aversa. La
giornata si è aperta con una
meditazione biblica, fatta dal
pastore Roberto Mazzeschi
della Chiesa apostolica di
Grosseto.
Particolare risalto ha avuto
la presentazione del lavoro
della Missione nel mondo
fatto da Debra Chand, venuta da Londra, nella sua qualifica di responsabile del Dipartimento sviluppo e sostegno della Missione interna^onale contro la lebbra (Timi). Con delle diapositive
Debra ha spiegato non solo
alcuni aspetti della malattia,
ma anche il grande sviluppo
del lavoro della Missione nei
suoi 125 anni di vita. Dalla
compassione si è passati alla
dignità di persone ben accette; dalla mentalità «paternalistica, missionaria» deH’Ottocento, si è passati al coinvolgimento diretto delle persone affette da lebbra nella
programmazione del lavoro,
dalla dipendenza caritativa al
raggiungimento dell’indi' pendenza economica, dali’assenzatotale di cure mediche alla polichemioterapia,
^le deformazioni terribili
üa chirurgia ricostruttiva, e
^’isolamento in lebbrosari
e ospedali specializzati alla
cura in ambulatori nei villaggi dove gli ammalati sono incoraggiati a vivere una vita
normale. Domande varie sono poi state poste dai partecipanti che hanno ricevuto
.esaurienti risposte.
Padre e figlio ammalati e curati in casa propria
il- Si tiene a Villar Pellice l'assemblea annuale del l'Associazione evangelica
Il volontariato come espressione di un ideale etico
t e
stata
Altra grande novità della
conferenza è stata la presentazione in prima visione del
primo video in italiano sul lavoro della Missione. Il video
dura 20 minuti e comunica
tante informazioni sia sulla
malattia sia su vari aspetti del
lavoro in India. È a disposizione di gruppi e chiese che
lo richiedano: le ordinazioni
vanno indirizzate al pastore
Elia Landi, via del Commendane 35,58100 Grosseto.
Nel pomeriggio, dopo un
ottimo pranzo offerto dal
Centro e preparato da alcune
sorelle della Chiesa apostolica, il pastore Remo Cristallo,
della Chiesa Nuova Pentecoste ha parlato del lavoro di
evangelizzazione nel Napoletano e assicurato l’apporto
della sua chiesa all’opera che
la Missione lebbra svolge. Poi
il segretario, pastore Archimede Bertolino, ha presentato il lavoro in Italia: il Notiziario, trimestrale, è spedito a
2.700 indirizzi di singoli e
chiese. Esso è apprezzato per
la ricchezza di notizie che dà
in breve. Quanto al Calendario, molti, dopo averlo ricevuto, hanno inviato un’offerta e scritto di averlo gradito.
L’uno e l’altro sono opera
principalmente del pastore
Elia Landi, e quest’anno abbiamo ricevuto i complimenti da Londra perché essi li
considerano tra i migliori
esempi di stampa fatta dai
vari comitati nazionali. Per
venire alle finanze, nel 1998,
anche grazie alla Chiesa valdese che ha contribuito con
61 milioni 300.000 lire e alle
Assemblee di Dio in Italia,
con 20 milioni, dall’8%0, abbiamo potuto inviare alla sede centrale oltre 201 milioni.
Anche quest’anno abbiamo
già presentato alla Tavola
valdese dei progetti di lavoro
in Africa.
È seguito un utile scambio
di idee, e sono stati dati dei
suggerimenti : a) Farsi conoscere attraverso la stampa
evangelica: b) Avere un sito
Internet; c) Organizzare bazar, concerti, altro; d) Contatti personali: cercare inviti
presso le comunità per il segretario, ben disposto a andarci; e) Avere dei responsabili locali: f) Sul Notiziario
pubblicare gli indirizzi dei
missionari di cui si parla in
modo che chi vuole può scrivere loro e non solo pregare.
Infine è stato distribuito un
questionario ed è risultato
che tutti hanno considerato
utile l’incontro e ben organizzato. Per la prossima Assemblea è stato suggerito che
possibilmente si tenga in
un’altra città dell’Italia centrale per incontrare altre comunità. E infine alcuni si sono impegnati a far conoscere
meglio il lavoro della Missione nella propria comunità,
altri a diffondere degli opuscoli della Missione, altri ancora a raccogliere delle offerte. Tutti, insomma, ci siamo
impegnati a lavorare di più
per la Missione. Da quest’inverno si è costituito un «Comitato Centro-Italia» oltre a
quello del Nord, e ci auguriamo che sia efficiente e possa
fare conoscere maggiormente l’opera della Missione. La
giornata si è conclusa con
una preghiera di lode e ringraziamento al Signore per
tutti i doni che ci ha concesso, e con il canto dell’inno
«Com’è dolce al tuo servizio
vivere o Salvator».
Asilo àé
¡t’ultiifO
;on. All^
rna.
L’associazionismo e il volontariato sono termini che
sono diventati di uso comune
negli ultimi anni. Con questi
due parole si intende tutto
ciò che volontariamente viene fatto 0 organizzato al fine
di migliorare la qualità della
'ita della popolazione, tramite l’offerta di servizi mirati alte esigenze delle persone. 11
'volontariato è stato, e può
incora essere, un’occasione
por riflettere sul senso della
^ta in quanto in grado di individuare le nuove povertà o
mettere a fuoco necessità
emergenti in tutti i campi
della vita associata. Pensando al volontariato si fa sempre di più riferimento alla sua
carica etica, ritenendo che
Possa cogliere l’obiettivo di
I mnanizzare i rapporti fra le
persone. Le comunità dei
credenti sono state storicamente una nicchia importante in cui il volontariato si è
espresso in tantissime forme;
dai progetti di diaconia «leggera» sino all’appoggio alle
strutture più impegnative di
diaconia «pesante» gli istituti
che noi conosciamo, ai quali
molti dedicano energie e
tempo a vario titolo.
Da quindici anni una parte
di questa importante disponibilità, in particolare quella
giovanile, ha trovato un suo
canale di inipegno nell’Associazione evangelica di volontariato, sorta per essere di
supporto all’opera che le
strutture evangeliche stanno
compiendo in Italia nei settori ospedaliero, socio-assistenziale, di accoglienza e di
Associazione evangelica di volontariato
Villar Pellice - Il Castagneto
Assemblea annuale dei soci
Programma
Ore 10 Culto con la comunità di Villar Pellice (in lin
gua francese); al termine breve presentazione e
saluto.
11,20 Visita alla casa di riposo «Miramonti».
Ore 12,30 Pranzo al Castagneto.
Ore 14,30 Assemblea (in seconda convocazione).
Ore 16,15 Piccolo break.
Ore 18 Chiusura lavori, commiato e partenze.
Volontari e ospiti all'Asilo dei vecchi di San Germano Chisone
formazione per i giovani.
Domenica 11 aprile, nell’annuale assemblea dei soci al
Castagneto di Villar Pellice
(vedere programma nel riquadro qui di finaco) che
vuole essere aperta con voce
consultiva anche alle persone che ne sono interessate,
ci sarà l’occasione per fare il
punto su questo percorso.
Nuove aperture e nuove forme di utilizzo del volontariato si sono già concretizzate
nell’ultimo anno, e inoltre
nuovi servizi sono sorti in
questi mesi sotto l’egida della Federazione delle chiese
evangeliche (l’Anno diaconale italiano e l’accesso ai
programmi e ai finanziamenti previsti per il Volonta
riato europeo): una gamma
quindi di possibilità che può
e deve esprimere tutta la sua
potenzialità nell’ambito dell’orientamento e della formazione per i giovani.
L’avvio dell’Europa unita è
ancora di più uno stimolo per.
rafforzare l’utilizzo di queste
possibilità di scambio. Anche
se spesso non se ne percepisce ancora l’intera portata innovativa, queste opportunità
ora esistono ed è importante
che vengano pubblicizzate,
fatte conoscere e utilizzate.
L’Assemblea sarà appunto
l’occasione per riflettere sui
percorsi fatti, sulle trasformazioni avvenute e sulle
nuove sfide con le quali saremo chiamati a confrontarci.
Agenda
FRALI (To) — Con inizio con la cena, si svolge a Agape il
campo donne Pasqua, sul tema: «Orfeo ed Euridice». Per
informazioni, tei. 0121-807514; fax: 0121-807690; e-mail:
agape@perosa.alpcom.it.
3
NAPOLI — A partire dalle ore 16, nella chiesa battista di
Arzano (via Pecchia - parco San Michele), si tiene un incontro di animazione teologica per gruppi giovanili sul tema: «Chiesa, chiesa delle mie brame...», promosso dalle
chiese battiste napoletane (Aben). Per ulteriori informazioni rivolgersi a Marta D’Auria, tei. 081-2203051.
5 aprile
I
OLBIA — Alle ore 11, in via Tenente Fiorio 8, si tiene il culto
di inaugurazione dei nuovi locali del gruppo evangelico
battista, con i pastori Giuseppe Miglio e Herbert Anders.
•i.
MU
I
PALERMO — Alle ore 17,30, al Centro evangelico di cultura «G. Bonelli» (via Spezio 43), per il ciclo di incontri su «Il
Giubileo: occasione o inciampo sul cammino ecumenico?», il pastore Franco Giampiccoli parla sul tema: «Protestantesimo e Giubileo: le ragioni di un dissenso».
FIRENZE — A partire dalle 9 di sabato 10, presso il Centro
La Pira, si tiene il convegno «Primo: gli ultimi. Il Vangelo
della pace nella riflessione e nell’azione di Giorgio La Pira,
Lorenzo Milani e Ernesto Balducci» organizzato da Pax Christi e da «Testimonianze». Per informazioni: Casa per la
pace, tei./fax: 055-2374505, e-mail: pxitalia@diana.it.
lQ-17 aDfile
CEFALÙ — A partire dalle 9,30 di sabato 10, presso il Centro ecumenico aconfessionale «La palma» (via Giudecca),
si tiene la IV Settimana cefaludese per l’ecumenismo sul
tema: «L’ebraismo: religione-vita-cultura». Relazioni di Luciano Caro, Lia Levi, Luciano Tas. Sono previsti una mostra
sullo stesso tema e, sabato 17, alle ore 17,30, un concerto di
canti della tradizione ebraica di Manuela Sorani.
11 aprile
ROMA — Alle ore 16, presso la sede di via Giusti 12, il
Gruppo Sae, nell’ambito del ciclo «Ritorno eil Padre, tappe
di un cammino ecumenico di conversione e riconciliazione», Carmine Di Sante e il past. Eugenio Rivoir intervengono sul tema: «Giustizia, pace, condivisione e comunione».
TORINO — Alle ore 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, per la stagione organistica. Guido Donati esegue musiche di Ilebourgh, Buchner, Praetorius,
Scheidemann, Tunder, Buxtehude, Bòhm, Bmhns.
UDINE — Alle ore 18, nella sala della Chiesa metodista
(piazzale D’Annunzio 9), il pastore Arrigo Bonnes tiene
una conferenza sul tema: «La Rivoluzione dei santi».
^^8
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 4 aprile andrà in ond^a (replica il 12 aprile): «L’eredità
dell’apartheid. Il processo di riconciliazione nel Sud Africa
dilaniato dalla violenza e dalla povertà».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Le
feste
ebraiche
edizioni coiti nuovi tempi
a cura di
Pupa Garribba
«Mentri esci dal presente verso il passalo e il futuro, esci
anche da te stesso. La festa li fa uscire da casa.
È sempre Pesach, passaggio alla libertà, alla novità.
E sempre inaugurazione, come Chanukkà»
dalla postfazione di
Filippo Gentiioni
lire 16.000
per richieste e prenotazioni:
CNT - via Firenze 38 - 00184 Roma
tei. n. 06-4820503; fax n. 06-4827901
18
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
venerdì 2 APRILE 199q
0ERDÌ
«
Riforma
Prodi europeo
lean-Jacques Peyronel
La designazione unanime di Romano Prodi alla presidenza della Commissione europea rappresenta un riconoscimento lusinghiero delle qualità politiche dello statista
italiano. A Prodi, che è già passato alla storia come colui
che è riuscito a vincere la scommessa di far entrare l’Italia
nell’Europa dell’euro, vengono oggi affidate le redini del
«governo» europeo in un momento in cui la salute politico-amministrativa dell’Unione europea non appare molto
migliore di quella dello stato italiano di tre anni or sono.
Lo scandalo che ha portato alle dimissioni in blocco della
Commissione ha infatti evidenziato una gravissima lacuna
di questo organo centrale dell’Unione europea: quella del
cosiddetto «deficit democratico». La Commissione infatti,
istituita nel lontano 1959 come organo tecnico dell’Europa
dei 6, si è via via trasformata in un’istanza sempre più tecnocratica fino a diventare, negli ultimi anni, un vero e proprio centro di potere politico-burocratico, molto più potente dell’altro ramo dell’esecutivo della Ue, il Consiglio
europeo, ma senza essere tenuta a rispondere delle sue
scelte e della sua gestione al Parlamento di Strasburgo, vera sede della legittimità democratica delle istituzioni europee. La crisi di Bruxelles, determinata dalla volontà del
Parlamento europeo di contare di più e di esercitare un
reale potere di indirizzo e di controllo, potrebbe dunque
rivelarsi salutare per il futmo dell’Europa, soprattutto nel
momento in cui essa si appresta ad allargarsi ad Est.
Romano Prodi giunge quindi alla presidenza della Commissione in un momento cruciale. Egli avrà il compito
prioritario di presiedere alle grandi riforme delle istituzioni europi, ormai auspicate da più parti e già contemplate
dal Trattato di Amsterdam che fra breve entrerà in vigore,
integrando in più punti quello di Maastricht. Il nuovo
Trattato prevede più poteri al nuovo Parlamento europeo
che verrà eletto il 18 giugno prossimo, che dovrà fi'a l’altro
ratificare la nomina del nuovo presidente della Commissione e davanti al quale quest’ultimo dovrà presentare il
suo programma. Fatta la nuova Commissione, nella cui
composizione il presidente avrà per la prima volta voce in
capitolo, questa dovrà ricevere l’investitura del nuovo Parlamento. Prevede altresì più poteri al nuovo presidente
della Commissione che avrà il compito di garantire
«l’unità e l’efficacia del Collegio dei commissari» e che dovrà stabilire gli orientamenti politici della Commissione.
Con il nuovo Trattato, la Commissione avrà inoltre nuove
competenze, in particolare la facoltà di introdurre nuove
disposizioni in campo sociale e in materia di occupazione,
di asilo, di immigrazione e di cooperazione giudiziaria. Insomma, un cambiamento che va nella direzione auspicata
a suo tempo dall’ex presidente Jacques Delors, e che tende
a trasformare la Commissione in un vero e proprio governo dell’Europa, così come tende a trasformare l’Assemblea
di Strasburgo in un effettivo Penlamento dell’Europa.
In un’intervista rilasciata nel febbraio scorso alla rivista
«Il Regno», Prodi affermava tra l’altro: «lo sono fermamente convinto che ricondurre oggi la politica europea allo
schema ideologico socialisti-conservatori, corrisponde a
qualcosa di vecchio e di bioccante lo sviluppo politico della
nuova Europa». Ora, sappiamo che una deile gremdi sfide
che la nuova Europa ha davanti a sé è di non sacrificare
l’Europa sociale, l’Europa del cittadini, sull’altare del dlomercato globalizzato. Di questa sfida, Delors era molto
consapevole e la sua visione politica dell’Europa era tesa a
salvaguardtne, rinnovandolo, lo specifico modello europeo
occidentale, estendendolo ad Est. Nel panorama politico
europeo. Prodi è probabilmente l’uomo che più si a\Mcina
a Delors: hanno lo stesso retroterra politico, la stessa ispirazione cristiana (cattolica), gli stessi riferimenti culturali (il
Personalismo di Mounier e di Maritain). Ma mentre Delors
ha scelto da tempo il campo socialista. Prodi cerca un punto
d’incontro strategico tra la cultura del cattolicesimo sociale
e quella della nuova socialdemocrazia europea, oggi fra l’atro espressa da tre leader di formazione protestante: Blair,
Jospin e Schroeder. Auguriamoci che un tale incontro, se si
realizzerà, possa dare un impulso decisivo alla costruzione
di un’Europa fondata sui valori della democrazia, della trasparenza, e di un dinamismo economico compatibile con le
esigenze di giustizia, pace e integrità del creato.
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani. Marta D'Auria, Emmanuele Paschetto. Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli) Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi. Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce. Paolo Fabbri, Fulvio Ferrario, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio. Luca Negro.
Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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1998
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1* gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 13 del 26 marzo 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 24 marzo 1999.
Nel Kosovo sempre più vicina un'altra bonifica etnica
La guerra legittima gli arroganti
La diplomazia può fare ancora molto nei Balcani, l'opinione
pubblica deve sostenere tutti i «ponti» di comunicazione
AUGUSTA DE PIERO
Nel rispetto di un’arcaica
tradizione, l’inizio della
buona stagione coincide con
lo scoppio di una guerra ma,
a differenza di quanto accadeva in tempi lontani, ora la
guerra per essere conosciuta
non ha bisogno di postume
elaborazioni storiche o artistiche, diventa immediatamente spettacolo. Così ogni
abiezione può venirci proposta in tempo reale, senza limiti, senza pudore, come se
stessimo osservando un formicaio. Le informazioni inutili abbondano (e sono probabilmente anche le più facili
da organizzare e trasmettere). Un esempio? Nel primo
giorno di guerra qualcuno ha
scovato il bar dove si incontrerebbero i «serbi profughi»
a Trieste ed è andato a chiedere, per proporcele, le loro
impressioni. Certamente l’esibizione non è servita alla
pace... e gli interrogati come
avrebbero potuto rispondere,
svelando inutilmente il luogo
di origine, le legami cari che
forse in quel momento non
era opportuno esibire?
Probabilmente l’insicurezza di una situazione generava
in loro paura, quella paura
che è uno dei pochi sentimenti sani in tutte le guerre e
che rappresenta un antidoto
certo alla devastazione. Se il
capitano Ashby avesse avuto
paura di un volo inutilmente
spericolato, se chi aveva responsabilità gerarchica avesse avuto paura dell’incoscienza di ragazzetti eccitati,
se chi doveva controllare il
tutto non avesse avuto paura
di pretendere di conoscere
(come suo dovere) i piani di
volo... non avremmo avuto i
20 morti della funivia del Cermis. E la paura che può essere tanto utile in pace, potrebbe essere utile a prevenire la
guerra e dovrebbe in ogni caso essere rispettata quando la
guerra si combatte, (juei «serbi», impudicamente esibiti alla nostra curiosità, erano evidentemente fuggiti da una
guerra precedente: perché?
Fondamentalmente per paura e per necessità, ma forse la
loro paura era nata dalla volontà di non combattere per
non farsi massacratori di irriconoscibili nemici, prima da
qualcuno inventati e poi resi
obbligatori (il Medioevo sapeva collegare i quattro cavalieri dell’apocalisse: guerra,
fame, peste e morte; ci riproviamo, magari aggiornando la
terminologia?).
Nel corso della precedente
guerra balcanica abbiamo
cacciato profughi (ora ci pensano prima di noi, per coloro
che fuggono via terra verso il
Nord, gli stati sovrani di Slo
venia e Croazia), quando arrivavano li abbiamo ammucchiati nei campi, luoghi definitivi di sosta e non di transito (Cervignano, Porgessimo),
talvolta li abbiamo accolti più
o meno dignitosamente ma,
anche quando l’impegno ammirevole di alcuni ha creato
situazioni di grande dignità,
non è stata data loro voce
perché potessero farsi soggetti politici. Quando una guerra
incombe, l’espressione di desideri, per quanto alti, non
basta. Occorre fare del desiderio di pace un obiettivo politico: non basta l’intenzione
di chi le pronuncia a dare politicità alle parole, per quanto
nobili siano: occorre che si
crei una rete di relazioni consapevoli, che voglia e sappia
fare delle parole un ponte per
creare quei legami fra i popoli
che sono il primo antidoto al
raggiungimento dell’obiettivo
primario di ogni guerra che,
quando non è la conquista di
un territorio, è la bonifica etnica. Un popolo, a cui si fa
credere di essere «omogeneo»
e per cui si rende l’odio del
nemico un obbligo, è più facile da manovrare: la libertà è
necessaria alla democrazia e
non è compatibile con l’ottusità mentale e morale.
Tanto non è a-vvenuto: invece le guerre hanno dato dignità alla perversione dei dominatori. L’ex mostro Saddam Hussein dopo la guerra
del Golfo è stato legittimato
come interlocutore internazionale obbligato, l’arrogante
Tudjman, il furbo Izetbegovic
e quanti nei Balcani esercitano un dominio hanno acquistato un’inattendibile, ma rispettata, soggettività politica
da quando l’armistizio di
Dayton ha ratificato confini
nati con le trincee, di qua e di
là dei quali sono state disposte popolazioni divise dall’etnia (proviamo finalmente a
dirci i vari «perché» i profughi bosniaci non possono
tornare nelle loro case, neppure quando ci sono).
Che cosa si può fare ora
che l’irrimediabile è accaduto per non cadere silenziosi
nella trappola di una nuova
ratifica di un’altra bonifica
etnica (a cui la guerra offre
tanta più credibilità quanto
più è feroce). La diplomazia
molto, i normali cittadini, le
piccole associazioni poco,
ma il poco è meglio del nulla.
Le associazioni che hanno
ormai consolidati rapporti
con chi esercita pubblici poteri potrebbero vigilare perché le convenzioni internazionali (per lo più leggi per lo
stato italiano) siano applicate
con correttezza. Altri potrebbero creare ponti perché chi
■vive da noi possa avere informazioni sui parenti, le persone care, i luoghi abbandonati
con la fuga. In questo le istituzioni potrebbero farsi corresponsabili e i media potrebbero offrire, nel comune
intento di tagliare le radici
della bonifica etnica e quindi
delle ragioni della guerra in
corso, sostegno di esperienze
e tecnologia.
Quello che non dovremmo
fare è concentrare risorse ed
energie per mandare aiuti,
finché ij conflitto è in atto, là
dove non giungerebbero alle
vittime ma sarebbero o sprecati o fatti oggetto di qualche
mercato di accaparratori che
in ogni conflitto esercitano la
loro ripugnante abilità. Poco?
Sì, perché poco ormai si può,
ma sarebbe pur sempre un
piccolo ostacolo sulla strada
del successo della politica di
Milosevic, da grigio burocrate a capo di uno stato prima
della guerra in corso, a prevedibile, ascoltato interlocutore
dei potenti del mondo dopo.
Culto dì Pasqua in eurovisione
Sarà trasmesso dalla chiesa metodista Jubiiè de Cocody
di Abidjan in Costa D'Avorio dalle ore 10,5 fino alle ore
10,50 su Raidue.
Predicazione a cura dei pastori: Benjamin Boni, Isaac Bogro, Isaac Bodjè, André Essoh Ake.
Partecipano le corali della chiesa Jubiiè de Cocody, diretta da N^rtin Lepri, dell'Unione femminile protestante della
Costa D'Avorio, diretta da Sylvie Sob e Mei Pauline e del
gruppo di giovani studenti della Chiesa Jubiiè de Cocody.
La busta, appena aperta,
contiene materiale vario.
Una foto di Maria Teresa di
Calcutta (e, sul retro, una
poesia che comincia con le
parole: «Donate le vostre mani per servire e il vostro cuore
per amare»), un foglietto con
la minuscola immagine della
famiglia di Gesù (un quadro
di un certo Malatesta dipinto
nel 1868) e, sul retro, di nuovo
una poesia, che comincia con
le parole «Piccolo fanciullo di
Nazareth che vivi nel silenzio
della pace, nell’umiltà, scendi
in me e dammi la dolcezza il
silenzio la pace e l’umiltà», un
disegno del crocifisso e alcune parole dell’arcivescovo di
Pisa, e infine una lettera che
comincia con queste parole:
«Poveri fratelli ingannati, siete
a Roma e non vi siete accorti
Affronta
EUGENIO RIVOIR
che c’è il Papa, successore di
Pietro per esplicito incarico di
Gesù: non vi siete ancora accorti che siete fuori della vera
chiesa, che siete chiesa falsa,
senza autorità, senza sacerdoti, senza eucarestia, senza altri sacramenti».
Due pagine piene di insulti,
uniti a inviti al ritorno. Finite
queste due pagine non mi è
rimasto che rimettere tutto
Credenti e politica
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Sai piatto
Claudia Mancina sul numero di marzo commenta il
disegno di legge sulla fecondazione assistita. «L’aula si è
divisa - scrive - non lungo la
distinzione tra centro-sinistra e centro-destra {...), ma
lungo una distinzione tra laici e cattolici (...). anch’io sarei
d’accordo nel dire che la concezione della libertà individuale, del ruolo della legge,
dei compiti dello stato, ecc,
sia più importante di qualunque schieramento (...). Ciò
che mi inquieta è che si determini ancora una volta una
situazione nella quale il criterio differenziale non è se si è
liberali o illiberali, pluralisti o
integralisti, ma cattolici o
non cattolici, ovvero non credenti, secondo un’equazione
insensata che ha corso solo
in Italia». E più avanti si chiede: «I valdesi e gli ebrei, che
non sono contrari alla procreazione assistita, sono non
credenti? E perché non po
irebbero essere laici anche
cattolici?». E ancora: «...la fragilità del sistema politico oggi
ha anche quest’effetto: che
nessuno dei partiti che si
ispirano al cattolicesimo ha il
coraggio di scommettere su
una identità veramente laica
e cristiano-liberale, che probabilmente assicurerebbe
più consensi di quelli che garantiscono i vescovi».
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Liturgie riformate
Parlando di liturgie riformate Riccardo Maccioni (Avvenire del 3 marzo) raccoglie
il parere di Paolo Ricca e di
don Stefano Rosso, docerite
di liturgia presso TUniversità
salesiana, il quale dice: «“La
liturgia valdese è estremamente sobria, rigorosissima,
tutta imperniata sulla centralità della Parola e sul ruolo affidato al pastore (.••)■
Manca il movimento, la ritualità cattolica. Quando ci
si incontra è giusto tenerne
conto”». Maccioni osserva
anche che invece la tradizione luterana «ha conservato
molti elementi del rito romano», mentre quella riformata
si concentra «soprattutto
sulla predicazione della Parola e il canto dei Salmo’i
mentre don Rosso afferma
ancora che «“il confronto, i
dialogo ecumenico, possa favorire qualche cambiarnen'
to’’». Naturalmente, chios
Maccioni, «senza cedere a
inutili forzature».
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nella busta, scuotere un po’ il
capo e leggere l’indirizzo del
mittente. Lì la sorpresa: la lettera viene dal prete di una
grande parrocchia in via Duomo di una grande città italiana. Nella stessa via, a pochi
metri dalla casa del prete, c’è
una bella chiesa dove si riunisce una comunità evangelica.
E allora penso alla stranezza della comunicazione. Il
messaggio di questo pre ’
così ostile alla predicazm
evangelica, compie chilome
e chilometri di sdada, pO’
attraverso i microfoni de
radio, per raggiungere, P
cercare di raggiungere,J
denti che vivono a pochi
tri di distanza. Mi ..g
pensare che forse non d ,
di un caso isolato. È dif
cercare di confrontarsi
coloro che accanto a noi p
sano, parlano, si
agiscono in modo j;,
noi. È difficile affrontare la a*
versità: è molto P'ù faeil
gere un muro. E noi, eh
ciamo?
(Rubrica «Parliamone
me» della trasmissione «
evangelico» curata „ 2$
andata in onda domenica
marzo).
T
A,
19
1999
yENERDÌ
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PAG. 1 1 RIFORMA
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)Ossa fa)iamen, chiosa
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acile eriche fa®'
7tie in^f'
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¡Occorre più
^prudenza
j*li riferisco alla pag. 11 di
%rma del 19 marzo, richiajjndo l’attenzione a «Un
yieato prepotente», titolo ujto per inquadrare la lettera
jiGiovanni Visco Gilardi.
juando ognuno di noi vuole
^ere l’ago della bilancia e
^ere abbassata la gravità
jjl piatto di destra e di siniiW, poco importa la consemenza per la giustizia umai,però quando si fa appello
ja «Parola» e quindi ci si
gole riferire alla giustizia di,ina, inviterei cortesemente,
¡¡apure da semplice laico, a
[¡sere più cauti. Riconosciamo infatti che il giudizio in
jgnso assoluto è solo divino,
ma l’agire dell’essere umano
lesta relativo.
Pertanto, pazienza e sottomissione si fronteggiano e
¡ebbene la prudenza e la prepotenza nel mondo ancora
(oabitano, si esige comunancora riservatezza quattadini europei e rispetto
achiha la potenza (Usa),
notizie imprecise ma
¿solutive nel loro insieme
anergono da una fonte riserlatae di carattere quasi invalabile, cioè riguardanti ser¿tù militari e loro rispettive
(Nato) dislocate in Italie altrove.
iiqrpiamo come talvolta si
Iffllgono le cose, specie se
scadute in determinate zolemontagnose, sperdute,
iipervie, non percorribili e
|ntrollabili, quasi inaccessii e difficilmente raggiungii dai soccorsi e anche dagli
¡petticon mezzi e cose, spe£ se site in avvallamenti riaitì in piccoli comuni itaeriferici, comprendenti
^ di interesse civile e turilio, ove però vige anche un
flusivo diritto militare di
pine strategico. Certo la
Igistratura ha la possibilità
Kora di fare rilevare e di di|orre eventuali verifiche e
»alisi da parte di commisti specialistiche, per
llanto sinora forse non trop
tsia stato accertato e conicato.
n tacere su qualcosa e metSein evidenza altro può tallita far ritenere che il «boolerang» a sua volta ci colpiaeperciò cerchiamo di evite in proprio possibilmente
lalsiasi scandalo italiano...
toppo spesso, su qualsiasi
Otizia scabrosa, come apBito quella verificatasi per
decente sciagura del Cerasa Cavalese, ci lasciamo
tldare «unilateralmente»
^1 apparenti rilievi positivi
*begativi espressi semplice
mente a difesa di una certa
convenienza e non certezza
da parte dei giornalisti incaricati, che gestiscono l’informazione e che a torto o a ragione complicano, indirizzano e esasperano situazioni
delicate e per ciò si possono
poi ritrovare pareri discordi o
poco convincenti.
Giovanni Gandolfo
Trieste
Lettera aperta
al pastore
Piero Bensì
Carissimo pastore,
abbiamo letto il suo scritto
pubblicato sul n. 12 di Riforma e non le nascondiamo
che ci ha profondamente toccati, causandoci un senso di
incontenibile commozione e
tristezza. Non ci ha minimamente scandalizzati, anzi, come lei si augurava, ha provocato in noi una seria riflessione e molteplici reazioni: positive però.
«A che cosa è servita la mia
vita?» lei si chiede, pensando
al suo mezzo secolo di fedele
militanza evangelica, costellata da traslochi, da sofferenze, da delusioni, il tutto condiviso con i suoi familiari.
Sempre che possa consolarla,
vorremmo dare la nostra testimonianza, per ciò che ci
concerne. Pensiamo che sia
un «piccolo fiore» collocato
in un «immenso giardino».
Riteniamo sia una delle innumerevoli risposte che riceverà alla domanda che si è
posto. Grazie a lei e alla sua
signora, quando il Signore
nel lontano 1952 ci diede la
grande gioia di incontrarvi,
mia moglie conobbe l’Evangelo, facendo un paio d’anni
più tardi, col rientro a Bordighera, la Confermazione. Ci
nacque il primo figlio, Yvan,
nel 1953 e venne «presentato» nella chiesa battista di
Cagliari di cui lei era pastore.
Erano momenti difficili per
noi: non ci avete mai fatto
mancare il vostro affetto e il
vostro calore umano, facendoci sentire meno soli e lontani dai nostri.
Vogliamo farle sapere che
facciamo parte di quel «covone», frutto della sua semina e
che certamente non sarà il
solo. La nascita della comunità di Carhonia (dove andava a portare la Parola) e di
Iglesias è dovuta alla sua copiosa buona semente, non
tutta caduta sulla roccia o su
un terreno arido. 11 nostro
augurio, come siamo certi,
quello di tutto il mondo evangelico, che ella per lunghi
anni ha rappresentato, è che
possa continuare il suo lavoro «con l’entusiasmo e la
Nella «Piccola collana moderna» è uscito il n. 81
Samuel Amsler ^ ‘
f II segreto
delle nostre origini
La singolare attualità di Genesi 1-11
pp. 92, L. 12.000, E. 6,19, COd. 306
.primi 11 capitoli della Genesi
ha ragione, la scienza o la BibLa scienza cerca di spiegare
^frie” sono accadute le cose, la
^hia ci fa capire i “perché” delwverso e quale vocazione di
^ rivolge all’essere umano, suo
INrdiano. Una preziosa riflessioJj®.sul senso della vita: sapere da
viene vuol dire sapere dove
*sche cosa significhi.
m mmediMco
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO. 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valtle88/claucliaii.Mm
Tra il 2000 e il 2001 vincerà probabilmente il 2000, ma tutto e relativo
Quando comincerà ¡1 terzo millennio?
Non senza stupore per la provenienza dell’asserzione, leggo
sul numero 11 di Riforma (12 marzo scorso) a pag. 4, («Il Congresso della Federazione battista europea»), che il 1999 sia Tultimo anno del secondo millennio. Assodato che l’era cristiana
è iniziata dall’anno 1 (uno) e che l’anno zero non esiste, il
compimento di due millenni non può avvenire se non il 31 dicembre 2000, e pertanto il 1999 è incontrovertibilmente il penultimo anno del secondo millennio. Semplici esempi: un car
net dì venti biglietti dell’autobus sono numerati dall’uno al
venti e non dallo zero al diciannove; un carnei di dieci assegni
bancari li riporta numerati dall'uno al dieci e non dallo zero al
nove. Pertanto il prossimo secolo come il prossimo millennio
inizieranno dal 1° gennaio 2001. Quindi il 2000 appartiene al
secolo ventesimo e al secondo millennio. Tanto per chiarire
qualcosa che, mi permetto di dire, è già chiarissimo in sé.
Carlo Bertonelli-Genova
Della questione sollevata dal nostro
lettore si è già discusso ampiamente su
Riforma nella primavera del 1996. Ora,
in prossimità del 2000, non intendiamo
riaprire il dibattito ospitando altre lettere sull’argomento, anche perché il professor Valdo Risi, della Chiesa valdese di
Torino, già docente di Fisica generale
(elettromagnetismo) presso la facoltà di
Scienze matematiche, fisiche e naturali
di Torino, associato all’Istituto nazionale di fisica nucleare, propone una soluzione ragionevole per tutti.
In un precedente intervento su Riforma (n. 26 del 28 giùgno 1996) avevo indicato qualche motivo tecnico per il
quale si possa convenzionalmente considerare inizio del terzo millennio l’anno 2000 invece del 2001. Vorrei qui brevemente riassumere e aggiungere qualche considerazione. Il calendario del
r«era cristiana» èimpreciso perché, pur
contando a ritroso gli anni prima della
nascita di Cristo, non contiene un anno
denominato «zero», che eviterebbe la
discontinuità nel passaggio dall’anno 1
a.C. all’anno 1 d.C. In conseguenza di
ciò, il primo anno di ogni secolo e di
ogni millennio è 1 (uno) e non 0 (zero):
ne segue che il XX secolo, e il II millennio, comprendono tutto Tanno 2000 e il
III millennio inizia il primo gennaio
2001. Ciò nonostante la suggestione
(«millenarismo»? «superstizione»?) della
cifra contenente tre zeri farà probabilmente si che il trapasso sia solennizzato
nel 2000 anziché nel 2001.
D’altra parte, l’evento (nascita di Cristo) dal quale prende inizio il nostro calendario giuliano, riformato dopo complicate vicende da papa Gregorio XIII
nel 1582, è tutt’altro che ben definito
temporalmente: gli studiosi lo colloca
no, per lo più, tra 4 e 10 anni in anticipo
rispetto all’inizio convenzionale dell’era
cristiana, quindi il prossimo 2000 dovrebbe essere in realtà denominato
1996 o 1993 ... In questa situazione mi
sembra di poter definire poco rilevante
la scelta del 2000 piuttosto che del 2001
come inizio del III millennio.
In conclusione, una proposta: perché
non limitarci a chiamare gli anni con il
loro nome (1999, 2000, 2001...) senza
preoccuparci se corrispondono o no
all’inizio di qualche millennio o secolo o
lustro 0 qualsivoglia altro raggruppamento? Importa veramente a qualcuno
che il millennio cambi fra 8 mesi piuttosto che fra 20? Nel mio piccolo mi sembra di avvertire, via via che il tempo passa, il peso degli anni, ma dei secoli e dei
millenni il mio orologio biologico sembra non preoccuparsi affatto.
Valdo Bis!
gioia» che sempre lo ha contraddistinto: «Corriamo con
perseveranza la gara che ci è
proposta...».
Condivido il suo pensiero
conclusivo sulla insensibilità
religiosa dei nostri concittadini, d’altra parte come dice il
Salmo 81,11: «Il mio popolo
non ha ascoltato la mia voce».
Mariangela e Ennio Sasso
Arenzano (Ce)
é' Errata
corrige
Nella mia piccola corrispondenza sulla Giornata
mondiale di preghiera organizzata dalle donne di Milano (n. 12 del 19 marzo) ho
fornito un dato inesatto: la
colletta raccolta è stata di lire
1.424.000 e non «sopra £
1.500.000» da me comunicata. (Paolo Spana)
Nell’articolo di Piera Egidi
«Minoranze e libertà nell’Italia repubblicana» (p. 5 del
numero 13), un refuso ha
pregiudicato la comprensibilità del testo. AlTinizio della
seconda colonna, in luogo di
«tra i due diversi “occhi”...»,
leggasi: «tra i due diversi
“blocchi”...».
Sul numero 13 del 26 marzo l’articolo a paina. 8 dal titolo «Salvati per grazia. Il
cuore delTEvangelo» appare
firmato da Daniele Del Priore, mentre l’autore è invecePasquale lacobino.
festeggiamenti sono previsti nei giorni 24 e 25 aprile
Il Centro diaconale «La Noce» di Palermo e
i suoi primi quarantanni di servizio alla città
Si terranno i giorni sabato
24 e domenica 25 aprile i festeggiamenti per i quarant’
anni di servizio nella città di
Palermo del Centro diaconale La Noce. Nella giornata del
sabato, a partire dalle ore 10,
sono previsti un «Incontro
con il Centro diaconale»
(presentazione delle attività
con traduzione per gli ospiti
stranieri, visita ai locali, incontri con i bambini, mostra
fotografica), il buffet e, nel
pomeriggio, la prosecuzione
delle visite.
Alle 17, con la presidenza
del moderatore della Tavola
valdese, Gianni Rostan, e Tintroduzione dell’avv. Piero
Trotta, vicepresidente del
Centro, si tiene un incontro
sul tema: «Continuità nella
varietà: le scelte del Centro
diaconale in 40 anni di servizio». Le conclusioni, alle 19,
vedranno la partecipazione
del ministro per la Solidarietà
Sociale, Livia Turco.
La domenica si tiene invece
un Convegno delle chiese battiste, metodiste e valdesi della
Sicilia, che si apre alle 10 con
canto delle corali e conferenza del prof. Paolo Ricca su:
«La diaconia evangelica, motivazioni e prospettive». Alle
C.I.O.V.
Commissione Istituti Ospitalieri Valdesi
È indetta, ai sensi delTart. 21 comma 1 lettera b)
della legge 11.2.1994 n. 109, così come modificata
e integrata dalla legge 18.11.1998 n. 415, una gara
d'appalto da esprimersi mediante licitazione privata per la realizzazione dei lavori di completamento
e ristrutturazione dell'Ospedale Valdese di Torre
Pellice. Importo a base d'asta L. 3.403.243.484 + IVA,
somme a disposizione delTamministrazione e spese
tecniche tutte escluse; è richiesta l'iscrizione
alTA.N.C. - cat. n. 2 classe 7 fino a L. 6.000 milioni. Il
bando integrale di gara e gli atti relativi sono in visione presso l'ufficio tecnico della C.I.O.V. La domanda di partecipazione, in carta da bollo da L.
20.000, dovrà essere redatta in lingua italiana e dovrà essere corredata dai documenti richiesti nel
bando integrale di gara; essa dovrà pervenire alla
C.I.O.V. entro le ore 12.00 del 20.04.1999. La richiesta d'invito non vincola l'Ente appaltante.
Torre Pellice, lì 23.03.1999
Il presidente
Dr. Franca COÌSSON
13 agape fraterna. Alle 15 si
tiene il culto con predicazione
di Domenico Maselli e partecipazione delle corali di Catania, Lentini, Pachino, Paler
mo (via Spezio e Noce), Riesi,
Siracusa, Trapani. Per informazioni tei. 091-6817941; fax:
091-6820118; e-mail: c.d.lanoce@mclink.it.
Palermo La Noce: alcuni bambini con una volontaria del Centro
LA GUERRA NEI BALCANI
Mentre stiamo per mandare in stampa questo numero del
giornale, ci stanno giungendo diverse lettere sulla guerra in
corso nei Balcani. Le pubblicheremo sul prossimo numero.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Signore, rimani con noi
perché si fa sera»
Luca 24, 29
I cugini e nipoti di
Eglantina Martinat
ringraziano di cuore i’Asilo valdese di Luserna San Giovanni, ia signora Balbiano e i direttori Gobeiio e Parise e tutto il personale, i
pastori Berutti e Pasquet.
Luserna San Giovanni
25 marzo 1999
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Emilio Avondetto
di anni 90
ringraziano tutti coloro che hanno
preso parte al loro dolore. Un ringraziamento particolare al dott. Alberto Rolfo e al past. Vito Cardiol.
Miradolo, 20 marzo 1999
RINGRAZIAMENTO
«Ho pazientemente
aspettato il Signore:
egli si è chinato su di me e ha
ascoltato il mio lamento»
Salmo 40, 1
I figli e i nipoti di
Pierina Berger ved. Re
ringraziano quanti in questi anni
sono stati vicini alla loro cara nella
malattia e quanti in questi giorni
hanno partecipato al loro dolore.
Abbadia Alpina, 2 aprile 1999
«La fede è certezza
di cose che si sperano»
Ebrei 11,1
Gli amministratori, i redattori e i
collaboratori di Riforma partecipano al dolore del collega Davide
Rosso e della sua famiglia per la
scomparsa della nonna
Pierina Berger ved. Re
Torino, 2 aprile 1999
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RIFORMA
Lo chiede il segretario della Commissione chiesa e società della Kek
Le chiese devono esigere più «responsabilità democratica»
all'interno delle istituzioni dell'Unione europea
In seguito alle dimissioni in
blocco della Commissione
europea, un rappresentante
della Conferenza delle chiese
europee (Kek) ha invitato le
chiese ad esigere una maggiore «responsabilità democratica» in seno aH’Unione stessa.
L’Unione europea (Ue), che
attualmente comprende 15
paesi membri, si è trovata immersa in una grave crisi quando la sua Commissione esecutiva, composta di 20 membri, si è dimessa in blocco dopo la pubblicazione, il 15
marzo scorso, del rapporto di
un comitato di esperti indipendenti che accusava le autorità pubbliche di avere «perso il controllo sull’amministrazione». Gli esperti erano
stati incaricati di indagare su
casi di «frode, di cattiva gestione o di nepotismo» all’interno della Commissione.
Le dimissioni della Commissione sono sopraggiunte
in un momento particolarmente delicato: l’Ue infatti
sta discutendo la riforma del
proprio finanziamento ed ha
appena avviato negoziati con
vari paesi d’Europa centrale e
orientale che desiderano entrare a far parte dell’Unione.
Keith Jenkins, segretario della Commissione chiesa e società (Eeccs) della Kek, ha dichiarato all’agenzia Eni che
le chiese europee devono
«esigere apertura, trasparenza e responsabilità democratica» all’interno della Ue ed
esaminare i modi di introdurre una «dimensione etica»
La sede del Parlamento europeo a Strasburgo
nel processo decisionale
dell’Unione, «non solo l’onestà e la rettitudine ma anche
le questioni di giustizia e di
solidarietà... la democrazia e
la trasparenza».
Ma, secondo Jenkins, non
bisogna fare della Commissione europea un capro espiatorio per i fallimenti dell’
Unione europea: la Commissione infatti non ha sempre
ottenuto le risorse necessarie
per intraprendere i compiti
che le erano stati affidati. Il
segretario dell’Eeccs ha fatto
notare che l’inchiesta ufficiale non ha accusato in particolare uno dei 20 membri
della Commissione di avere
usufhiito personalmente della frode o della corruzione.
C’è stata però «una mancan
za di supervisione e di responsabilità di fronte alla frode e agli abusi nei servizi»
[della Commissione].
Jenkins ha aggiunto di «capire bene» i sentimenti di
«stupore, di rabbia e di delusione» di fronte a questa situazione. La delusione, ha
detto, sarà ancora più forte
fra coloro che credevano
profondamente «all’idea deli’Unione europea come mezzo per promuovere la giustizia e la solidarietà in Europa». È urgente e necessario,
ha sottolineato Jenkins, «ricostruire la fiducia» in seno
all’Ue, compito nel quale le
chiese possono giocare un
grande ruolo.
La Commissione europea
gestisce gli affari dell’Unione,
propone leggi, vigila sulla loro applicazione, e rappresenta il governo dell’Unione nei
negoziati commerciali internazionali. 1 suoi 20 membri
sono nominati dai governi
degli stati membri e hanno la
supervisione di 12.000 funzionari. Tuttavia, in base ad
un dispositivo istituzionale
complesso, la Commissione
partecipa al processo di approvazione della legislazione
insieme al Parlamento europeo i cui membri vengono
eletti direttamente dai cittadini dell’Ue, e con il Consiglio dei ministri, che raggmppa i ministri dei governi dei
15 stati membri. Da tempo,
molti membri del Parlamento europeo fanno campagna
affinché ci sia un maggior
controllo sulla Commissione
e sul Consiglio dei ministri, e
dicono che vi è un «deficit
democratico» nel modo in
cui rue viene gestita.
Si potrebbe dire, ba sottolineato Jenkins, cbe il Parlamento europeo «dovrebbe
avere un ruolo più attivo nel
controllo degli affari della Ue
di quanto non abbia avuto
finora». Ma le chiese devono
anche fare pressione affinché il Parlamento europeo
«rimetta ordine nella casa»,
ha aggiunto, menzionando
«la lentezza del Parlamento
nel reagire» sulla questione
delle spese pagate ai membri
per la loro partecipazione alle sessioni parlamentari,
spese ritenute eccessive da
parte di alcuni. (eni)
sm
Cinquantesima sessione della Commissione dei diritti umani dell'Onu
I molti punti all'ordine del giorno del Consiglio ecumenico
Durante la 50® sessione della Commissione dei diritti
umani dell’Onu, il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
intende affrontare un certo
numero di temi. Secondo
Clement John, segretario del
Cec incaricato delle questioni
internazionali, l’intolleranza
e la discriminazione religiose
continueranno ad avere un
posto centrale. Insieme all’Alleanza riformata mondiale (Arm), Franciscain International e i Domenicani, il
Cec ha sottoposto una dichiarazione scritta concernente la legge sulla bestemmia e sulla crescente intolleranza religiosa in Pakistan.
Lo scorso anno il Cec, la
Conferenza delle chiese europee (Kek), l’Arm e la Federazione luterana mondiale
(Firn) erano già intervenuti
oralmente sulla questione
dell’intolleranza e della discriminazione religiose: è previsto di fare altrettanto quest’
anno. 11 Cec intende così attirare l’attenzione, tra l’altro,
sulle situazioni di tensione in
Europa orientale e centrale e
in Asia, e sollecitare una visita
del relatore speciale.
Fra gli altri punti all’ordine
del giorno del Cec, ci sono i
rifugiati e i migranti, i bambini soldati, le preoccupazioni
dei popoli autoctoni, e l’impunità. Con i rappresentanti
dei popoli autoctoni, il Cec
insisterà per la creazione di
un Forum permanente dei
popoli nell’ambito dell’Onu,
e appoggerà l’esame del progetto di Dichiarazione sui diritti delle popolazioni autoctone. Sulla questione dell’impunità, il Cec continuerà a
sostenere le chiese che cercano di affrontare i problemi
che essa pone dai punto di
vista delle vittime, e di instaurare una cultura della responsabilità e della giustizia.
Altro tema di preoccupazione: la situazione delle mino
ranze cristiane nei paesi musulmani. Secondo Clement
John, si sono intensificate le
violazioni dei diritti della
persona contro i cristiani in
Pakistan, in Indonesia, in Sudan, in India e altrove. Ha citato ad esempio la legge sulla
bestemmia e la legislazione
elettorale in Pakistan, i casi
di persecuzione di cristiani
in Nepal, e la situazione dei
Dalit in India.
Due altre questioni saranno oggetto dell’attenzione
del Cec: la situazione del popolo ogoni in Nigeria e le
sanzioni economiche contro
l’Iraq. Il Cec segue inoltre da
vicino l’evoluzione della situazione in Indonesia. Una
delegazione composta di
rappresentanti del Cec e della Conferenza cristiana del
l’Asia (Cca), che ha visitato il
paese all’inizio dell’anno, ha
esortato il governo indonesiano a identificare e a processare le persone colpevoli
di avere incendiato e distrutto chiese, e di avere fomentato esplosioni di violenza tra
cristiani e musulmani nonché atti di violenza contro
membri della minoranza etnica cinese del paese.
Il Cec aspetta con vivo interesse il rapporto del relatore
speciale sulla situazione in
Sudan. Finora il Consiglio
ecumenico si è astenuto da
ogni intervento presso la
Commissione dei diritti umani, preferendo lavorare in collaborazione con le chiese e i
Consigli di chiese sudanesi a
favore della pace e del rispetto dei diritti della persona.
Infine, il Cec continua a seguire con preoccupazione la
situazione dei dritti umani in
Guatemala e in Colombia.
Per quanto riguarda il Guatemala, la prima preoccupazione del Cec è di fare in modo
cbe il paese non venga dimenticato dalla comunità internazionale. Per quanto attiene alla Colombia, esso lancerà un appello alla Commissione affinché essa esorti il
governo colombiano a garantire la sicurezza dei difensori dei diritti umani, a portare avanti un esame critico
delle strutture legali esistenti
e delle operazioni dei servizi
di sicurezza, e ad adottare
misure concrete che permettano di esercitare un controllo efficace e adeguato su questi servizi dello stato. (eni)
Lo ha detto a Londra ¡1 primate della Chiesa di Svezia
La separazione tra chiesa e stato è inevitabile
Secondo il primate della
Chiesa di Svezia (luterana),
l’arcivescovo di Uppsala, K.
G. Hammar, la cui chiesa cesserà di essere il prossimo anno organo ufficiale dello stato, la separazione tra chiesa e
stato è «inevitabile» nei paesi
occidentali avanzati.
In un’intervista concessa
all’agenzia Eni il 13 marzo
scorso a Londra, l’arcivescovo
ha sottolineato che lo status
attuale di Chiesa ufficiale reca
solo «svantaggi». Dal tempo
della Riforma luterana in Svezia nel ’600, il re è capo della
Chiesa di Svezia, il Parlamento promulga la base confessionale e legale della Chiesa e
i vescovi vengono nominati
dal governo. A partire dal
prossimo anno, la Chiesa avrà
nuovamente la responsabilità
di scegliere i propri responsa
bili e di promulgare le proprie
disposizioni legislative. L’arcivescovo Hammar si è dichiarato molto «entusiasta»
all’idea di far parte di questo
cambiamento storico. «Questo ci spinge a stabilire relazioni di un nuovo tipo con la
gente. Anziché dirle ciò che
deve fare, dobbiamo ascoltare e, se ascoltiamo, possiamo
scoprire che abbiamo qualcosa da condividere con loro», ha dichiarato.
Nonostante la separazione
tra chiesa e stato, l’arcivescovo ha precisato che gli introiti
della chiesa dovrebbero essere assicurati. 11 governo infatti
continuerà a raccogliere una
tassa ecclesiastica obbligatoria. Anche se i non membri di
chiesa non dovranno più pagare la tassa (attualmente
versano i tre quarti della som
ma pagata dai membri), la
Chiesa occupa un posto dominante nel paese. Secondo
l’arcivescovo, il 75% dei bambini vengono battezzati e il
45% confermati: «Abbiamo
avuto una forte opposizione
[alla separazione tra chiesa e
stato] negli Anni 80 - ha spiegato -. Eppure la decisione finale ha ottenuto il voto favorevole del 95% del Sinodo
della chiesa».
L’augurio più forte dell’arcivescovo Hammar è che tale separazione «permetta di
risolvere la contraddizione
esistente tra potere e fede
cristiana fondata sull’amore». L’arcivescovo è convinto
che la separazione favorirà
lo sviluppo dell’ecumenismo:
«Sarà più facile stabilire nuove relazioni, in particolare
con le chiese libere».
Sud Africa: campagna Jubilee 2000
Chiesto un risarcimento alle
banche svizzere e tedesche
Le istituzioni bancarie che
hanno sostenuto nel passato
il regime dell’apartheid dovrebbero provvedere a un risarcimento economico per il
Sud Africa: la richiesta proviene da diverse chiese e organizzazioni sudafricane,
aH’indomani della pubblicazione di un rapporto della
coalizione «Jubilee 2000», che
si batte per la cancellazione
del debito internazionale, sul
ruolo giocato dalle banche
svizzere e tedesche nel sostegno economico del regime
segregazionista. «Le banche
svizzere e tedesche dovrebbero offrire un risarcimento ha affermato l’arcivescovo
anglicano di Città del Capo,
mons. Njongonkulu Ndungane, promotore della campagna «Jubilee 2000» in Sud
Africa -, in quanto sono state
complici di un crimine contro l’umanità».
Secondo il rapporto, commissionato dal movimento
«Jubilee 2000» tedesco e svizzero, il 90% dei debiti a lungo
termine del Sud Africa sono
dovuti a quattro paesi creditori del regime dell’apar
theid: Usa, Germania, Sviz
zera e Inghilterra. Il risarei,
mento potrebbe avvenire at.
traverso finanziamenti di*
progetti di sviluppo, per la.
creazione di posti di lavoro e (
a favore dell’educazione: a [
causa della situazione finanziaria ereditata dal regime
segregazionista, infatti, il go.
verno di Nelson Mandela
non è in grado di sostenere]
necessari sforzi per la rico.l
struzione nazionale.
Secondo Mascha Madorin,
economista svizzera, autrice
di una sezione del rapporto,
«dopo la seconda guerra
mondiale le relazioni fra il governo svizzero e il regime dell’apartheid avevano un enorme peso». Fra il 1985 e il 1993,
spiega Madorin, gli investimenti economici indiretti in
Sud Africa procurarono alla
Svizzera 300 milioni di dollari è
l’anno di interessi e dividendi. Il governo svizzero ha già
donato 500.000 franchi svizzeri alla Commissione per la
verità e la riconciliazione del
Sud Africa, somma che il rapporto definisce «un contributo molto modesto». (nev)
Premio Templeton per la religione
Un sostenitore del dialogo
tra scienza e religione
lan Barbour, professore in
un «college» americano e promotore del dialogo tra scienziati e teologi, ha ottenuto il
Premio Templeton 1999 per il
progresso in religione. Con
questo Premio, di 1,24 milioni
di dollari, lan Barbour viene
ad aggiungersi a un lungo
elenco di laureati fra i quali
troviamo l’evangelista americano Billy Graham, lo scrittore russo Alexander Solgenitsin
e madre Teresa di Calcutta.
Barbour ha già dichiarato che
verserà gran parte del denaro del Premio alle organizzazioni che gli hanno arricchito
la carriera e la vita spirituale.
Nell’annuncio fatto il 10
marzo scorso nel corso di
una conferenza stampa a
New York, la Fondazione
Templeton ha ripreso le parole di uno dei colleghi di
Barbour, il quale aveva sottolineato che nessuno «come
lan Barbour ha contribuito
così fortemente e così durevolmente, e con una tale originalità, aU’avvicinamento
tra le conoscenze e i valori
scientifici e religiosi». Intervistato dall’agenzia Eni, Barbour si è dichiarato molto
sorpreso di avere ottenuto
quello che è forse il premio
più prestigioso in campo religioso. «Cercare di riassumere
il lavoro di tutta una vita non
è facile», ha detto. lan Barbour, professore onorario al
Carleton College a Northfield
(Minnesota) e membro della
Chiesa unita del Cristo, è
molto noto per avere pubblicato, nel 1965, il libro «Issues
in Science and Religion», diventato presto un testo di riferimento nel mondo della
scienza e della religione.
Barbour, che ha insegnato
fisica e teologia, afferma che
ci sono quattro tipi di relazioni tra scienza e religione. Una
è conflittuale, in particolare
tra gli specialisti delle scienze
bibliche e i materialisti scientifici: l’altra è di considerarle
come settori separati senza
alcun rapporto tra di loro: una
terza via, «le dimensioni religiose della scienza», consente
un certo dialogo tra le due in
campi come le implicazioni
religiose dell’ordine naturale
o delle matematiche ma, per
Barbour, in questa terza via
Dio è assente: la quarta via è a
suo parere la più fruttuosa: un
autentico dialogo tra scienza
e religione nel quale ambedue
vengono riconosciute e utilizzate per il miglioramento dei
bene comune.
«Possiamo partire da una
tradizione religiosa particolare e chiederci come i suoi
concetti possano essere riformulati alla luce della scienza
senza abbandonare le convinzioni essenziali - sottolinea Barbour in una dichiarazione redatta prima del 10
marzo -. Gli autori della Genesi credevano che la morte
era presente molto tempo
prima dell’arrivo degli esseri
umani, e che questo era una
caratteristica necessaria di un
processo di evoluzione nel
quale nuove forme di vita sarebbero apparse. Possiamo
prendere la Bibbia sul serio
senza prenderla in senso letterale». lan Barbour, che è titolare di un dottorato in fìsica
dell’Università di Chicago e
di una licenza in teologia della Scuola di teologia dell’Università di Yale, ha ricordato
che all’inizio della sua carriera, cercava un modo di «conciliare questi due ambiti».
Mentre la scienza del XX secolo «pone questioni etiche
alle quali non può rispondere», ha detto, ci sono problemi etici per i quali «non ci sono dichiarazioni dirette» date
dai testi religiosi. «Così ad
esempio non è scritto nelld
Bibbia: "Tu clonerai” o ,'d
non clonerai”. Ma la tradiziO"
ne biblica cristiana e le altre
tradizioni religiose contengo;
no vedute utili sui rappom
umani, sulla storia, sui con;
flirti morali ed etici». Per cui'
potete chiedere: «In quali circostanze bisogna effettuar
una clonazione? Quali sono^
motivazioni della gente.*Questo dibattito deve esser
portato sulla piazza pubbhc >
e nessuna comunità può ®
frontare questa questione
da
sola». La consegna del Prerd
avverrà durante una cerili
nia privata a Buckingham *
lace a Londra TU rndSe’
prossimo e nel corso di n
cerimonia pubblica al Crein
no a Mosca il 17 maggio.
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