1
DELLE
spétt.
Bibliotsca Valiese
ilQvXño)
!P0nH5:'?3UiIC!
Quindi ein al e
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quatt avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
________________________________________________________________¿ai ------------
/inno LXXXIV — Num. 2
Una capia I4. SSOI
ABBONAMENTI
£eo:^. 700 per Tinterao Me« € Lm Luce; Lf 4200. per Tinterno I Spedia. abb. poetale II Grappo
L. 1200 per reitero
L> 1800 pn l'oltero | Caaibio d’indiriaco Lire 40.—
TORRE PELLICE — 15 Gennaio 1954
Ammin. Claudiana Torre Pelliee -C.C.P. 2-17557
ha missione... una grazia
Nelle nostre chiese sono ancora
molti quelli che ignorano del tutto
o in parte l’opera missionaria. Se si
chiedesse loro: ’’Che cosa è la missione?” le loro risposte lascierebbero magari intendere che la considerano come una iniziativa di alcuni
fanatici, una avventura costosa, uno
sperpero di denaro e di vite che potrebbero, a loro avviso, esser meglio
utilizzati altrove.
Di fronte a questo disconoscimento non sarà inutile richiamarsi alla
testimonianza del primo grande missionario, l’apostolo Paolo, colui che
fin dalla via di Damasco, quando
senti la voce del Maestro dirgli:
”Vn, io ti manderò lontano, alle nazioni”, mise la sua vita intiera al
servìzio di quel maestro, senza riserve, fino al martirio.
Che cosa ci dice il prigioniero per
la causa dell’Evangelo? Come vedeva il compito missionario che gli costava la libertà, pr-ima di costargli
la vita stessa?
i( A me — diceva — è stata data
questa grazia di recare ai Gentili il
buon annunzio delle insondabili ricchezze di Cristo » (Ef. 3: 8).
La missione: una grazia; il privilegio di annunziare la salvezza in
Gesù Cristo, una grazia. Una grazia,
cioè, nel linguaggio del Nuovo Testamento, un dono di Dio, un dono
gratuito djd ^ugle. poltd -phe lo riqe<.
ve si nconosce il
inae
dine che le dava di andare e di évangelizzare le nazioni, doveva essare la condizione stessa del suo sviluppo e della sua vita. Che cosa sarebbe diventata questa povera piccola chiesa primitiva se il suo Maestro non avesse voluto ch’ella portasse V Evangelo al di fuori e oltre
i confini d’Israele? Intristita e rattrappita, chiusa in se stessa, ben
presta non sarebbe stata che una piccola setta, più o meno legata al giudàistno, destinata a sparire con la
generazione di quelli che avrebbero voluto tenere per sè soli la conoscenza della salvezza in Cristo.
La missione ha salvato la Chiesa.
L’ha salvata dal decadimento, salvandola dall’egoismo e, attraverso i
secoli della'storia, la Chiesa è stata
vivente nella mistura in coi è stata
missionaria ed in dai ha voluto spandere, fuori di lei,f^là ricchezza e il
seme di vita che f^pßsedetfa.
Per la Chiesa & missione è una
grazia. Lo è perì quelli che sono
chiamati a portaras^ pagani le ricchezze ùisondabilé «fi Cristo; lo è
per i genitori ai futt/t c chiesto di
lasciar partire i figlt; lo è per
tutti quelli at quält e concesso il privilegio di associarsi all’opera missionaria, di contrihìttrvi largamente,
generosamente, mgolarmente, in
modo degno di Dwi
Che noi possian^ non aver ricevuto la grazia di Dio invano.
ipi.
Domenica delle Missioni
Le lUtrattive personali sono una cosa po.
co importante, ma 1 .utilità della nostra
persona è cosa unpoitantissima. Solo co.
loro che hanno lo spirito rivolto ad altra
cosa airinfuori della propria ¡elicità sono
veramente ¡elici. > - - Orazio Mann
Come è noto, il Sinodo avendo invitato la Tavola Valdese a « inserire nella serie delle Domeniche e Collette speciali la ” Domenica delle
Missioni ” la Tavola ha fissato
per questo scopo la domenica 10 gennaio.
L’Eco delle Valli Valdesi nel recare il suo modesto contributo, con
un numero speciale consacrato alle
Missioni, rivolge un fraterno, cristiano saluto ai missionari valdesi: Vittoria Spelta (Tahiti - Oceania), Roberto Coisson e signora (Zambesi),
Graziella Jalla (Zambesi), Alessandro T'ron (Eritrea), Anita Gay (Gabon). Di quest’ultima pubblichiamo
in questo numero estratti di alcune
lettere che costituiscono un documento profondamente umano: la fotografia della giornata di un missionario.
A tutti ricordiamo che il pastore
E. Ayassot (Torre Pelliee) c.c.p. numero 2-30700, è Agente, per l’Italia,
della Società delle Missioni di Pari
gi
Ricordiamo pure le due pubblicazioni missionarie: Le Journal des
Missions (L. 860) e Le petit Messager, illustrato, per ragazzi (L. 400).
Per ulteriori informazioni rivolgersi al pastore E. Ayassot.
Red.
Popoli in rivolta e missioni in
gno.
Raccogliamo la testimonianza che
l’apostolo ci trasmette : « La missione. una grazia che m’è fatta... »
Persuadiamocene. Ripetiamocelo
ogni volta che siamo tentati di lasciarsi affievolire la visione che dobbiamo avere della grande crociata
intrapresa dai messaggeri della Chiesa di Cristo-; ogni volta che siamo
tentati di vedere la missione unicamente come una faccenda di denaro, di collette.
Per il cristiano non v’è che un modo di considerare e di comprendere
la missione: una grazia, un dono di
Cristo alla sua Chiesa. Gesù Cristo
sapeva che la sua Chiesa aveva bisogno di quel dono per vivere. L’or
Si parla poco delle « Missioni »
nella nostra Chiesa Valdese, oggi.
L’attività missionaria in terra pagano è vista ancora nella luce di 50 anni fa; si vive di ricordi e di tradfeione; i vecchi ricordano Coillard, Adolfo Jalla, Luigi Jalla, il missionario Coissqn, lo Zambesi; le società
sempre più piccolo nùmero di fedeli; in molte parrocchie le « Zambesia » sono morte. Il « problema »
missionario non è piùsentito. In questa domenica 10 gennaio, consacrata dalla nostra Chiesa alle Missioni,
desideriamo prospettare ai nostri lettori, in questa Pagina delle Missioni alcune osservazioni che ci sono
state suggerite dalla lettura di uno
studio di Gerard Rosenkzanz in Zeit
Wende (n. 7).
Si tratta di un’analisi profonda ed
obiettiva, tanto obiettiva che qualche lettore che vive ancora nell’atmosfera di un ottocento paradisiaco potrà perfino trovare scandalosa. L’argomento che viene affrontato dal
Rosenkzanz è quello dei movimenti
Libertà di coscienza
”La Tavola Valdese, avendo appreso che un docente universitario,
al quale con voto unanime era stato
conferito l’incarico di Storia del Cristianesimo nell’Università di Messina, veniva privato pochi giorni dopo
dell’incarico stesso, perchè di confessione valdese, in quanto il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia di quella Università, ritornando sulle sue decisioni, preferiva sopprimere il detto corso piuttosto che
confermarne l’insegnamento ad un
docente di confessione non cattolica;^
’’mentre deplora che simili atti di
intolleranza religiosa si manifestino
anche nel mondo della cultura;
’’eleva la più formale protesta per
tale aperta lesione dei principi sonciti dagli artt. 3 e 33 della Costituzione della Repubblica, che vogliono pari in dignità ed eguali davanti
alla legge i cittadini tutti senza discriminazioni di carattere religioso
e libero l’insegnamento di ogni materia;
”e denuncia alla pubblica opinione l’intollerabile accaduto che annulla di fatto quella libertà di ’’conseguire i gradi accademici”, riconosciuta ai Valdesi sin dal 1848 con la
Lettere Patenti di emancipazione del
17 Febbraio”.
’’La Presidenza del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, avendo appreso che nello scorso novembre il Comune e la Questura di Campobasso, nel rilasciare la
licenza di vendita ambulante ad un
evangelico, che ne aveva fatta richiesta sin dal mese di marzo, per esercitare il commercio di libri religiosi
sia cattolici che evangelici, gli consentivano la vendita ’’con esclusione
di libri attinenti alle confessioni religiose non cattoliche” ;
’’eleva pubblica protesta per questo nuovo atto di intolleranza religiosa, denunciando tale incomprendibile restrizione dei diritti dei cittadini per motivi confessionali, quasi che l’indice dei libri proibiti sia
divenuta norma per le autorità dello
Stato.
”Si apprende che la Presidenza
del Consiglio Federale della Chiese
Evangeliche ha inoltrata una nota
al Ministero dell’Interno perchè la
intollerante limitazione posta alle
attività commerciali dell’interessato
venga immediatamente rimossa, informandone allo stesso tempo il Presidente del Consiglio dei Ministri”.
di liberazione dei cosidetti popoli
coloniali. « Alta poUtica — mi accenna corrugando la fronte il solito
candido lettore - ; attenzione! »
Politica fin cae volete, ma le
Missioni ci sono dentro, volenti o nolenti. in questa politicai E forse
questo e un buon se^o!
Lna premessa anzitutto, a puro
scopa ai.iaiiLai.zv a. ^I„ Aoia ed in Africa assistiamo oggi ad un prepotente risveglio di tutte le popolazioni indigene, insorgenti contro ogni
sorta di tutela delle grandi potenze
coloniali d’Europa; ribellione che
non è meno assoluta quando pur si
conservano le conquiste e i benefici
della cultura e deila tecnica della civiltà colonizzatrici.
In gennaio 1948' Birma proclamava la sua indipendenza; nel febbraio
dello stesso anno era la volta di Ceylon; il 27 dicembre 1949 l’Indonesia otteneva il riconoscimento giuridico della sua pièna ed assoluta indipendenza ; il 25 .gennaio è la data
di nascita ufficiale dell’India come
« repubblica democratica sovrana »,
che si allinea a quella del Pakistan.
Questo per l’Asia.
E in Africa? Nell’isola di Madagascar solo la feroce repressione militare del giovedì sànto del 1947 riesce a frenare il nùzionalismo insorgente. In Egitto, p>er contro, l’indipendentismo trionfa e si afferma nel
Sudan; nella Nigeria e nel Camerún
hanno luogo, nel 195L, le prime elezioni a suffragio universale; nella
Costa d’oro Kwam¿ Nkrumah, dopo
un periodo di carceae inglese, diventa primo ministro del suo paese; recentemente anzi, la capitale della
Costa d’Oro ha accolto i delegati di
varie nazionalità africane che si sono costituiti in una lega per l’indipendenza dell’Afriéa: l’inizio di un
movimento di liberazione d’incalcolabile portata. Ed ^ inutile accennare alla lotta dei Mao-Mao, poiché
essa è sufficientemente presente ai
nostri lettori, insieme con la situazione dei negri del Sud Africa, sotto
il regime d’oppressione del dott. Malan.
* * *
In tutti questi paesi, le Missioni
sono state, e sono tattora, all’opera.
Quali sono state le ripercussioni della universale sollevazione dei popoli
oppressi contro gli "oppressori? Perchè è evidente che pon si può dire :
Le Missioni non hanno svolto, o non
svolgono, p hanno svolto solo per riflesso un’azione politica, quando la
insurrezione non è contro uno spe
cifico metodo di lotta politica, ma
contro una manifestazione di civiltà :
nel nostro caso la cosidetta civiltà
cristiana.
Generalmente si parla di insorgente nazionalismo in Asia ed in Africa; si sottintende naturalmente
che esso porta con sè un rinnovamento. d«lle. pntìehe,. indigene forme, di
civiltà, cui, ovviamente, si connetterebbe una ripresa delle antiche religioni. Le Missioni dovrebbero quindi considerarsi come l’avamposto
della Chiesa nella lotta contro un
paganesimo risorgente. In realtà nulla sarebbe più pericoloso che una tale semplicistica analisi e conclusione.
In Asia ed in Africa siamo si di
fronte ad un prepotente paganesimo,
ma ad un neo-paganesimo: queUo
stesso che ha travagliato l’Europa e
minaccia ancor oggi la vita della
Chiesa. Si legga per esempio l’inno
del Partito Nazionale Democratico
delia Costa d’Oro, che viene cantato
in onore di Kwame Nkrumah, il laeder deU’indipendentismo africano :
« Io credo in Kwame Nkrumah, il
duce potente della nostra terra, il
fondatore delle nostre scuole, ed al
suo potente Partito Nazionale Popolare, il suo unico Partito.
Le antiche religioni sono morte nel
cuore di questi cantori! Purtroppo
anche il cristianesimo è per loro una
religione antica! Ma stiamo molto
meg.io in Europa? Non è forse giunto l’ora di procedere ad una revisione della nostra terminologia ecclesiastica? Tutto e tutti Chiesa; tutto
e tutti: Missione,
* *
Perchè la grande accusa che viene
rivolta alle Missioni non è forse la
stessa grande accusa che viene rivolta alle Chiese?
Asiatici ed Africani accusano le
Missioni di essere agenti, o per lo
meno di aver fatto il gioco coloniale
delle potente capitalistiche. Gli europei accusano le Chiese di essere agenti o per lo meno di aver fatto il
gioco del capitalismo borghese.
In realtà non si tratta di una reviviscenza di antichi riti, anche se ad
essi ricorrono i Mao-Mao per quel
tanto di simbolismo che è necessario
ad ogni movimento rivoluzionario.
Si tratta sempre della, stessa tragica
realtà, in Africa, in Asia, in Europa:
un ingiustizia sociale che ha raggiunto i limiti estremi. Le Caste in India
con i suoi intoccabili. I negri dell’Africa centrale, attirati dal miraggio
del salario delle miniere e della vita
nella città con la sua conclusione: tubercolosi.
E le Missioni?
Possiamo oggi riconòscerè onestamente che le Missioni, malgrado la
buona volontà e la fedeltà indiscutibile dei singoli missionari, hanno potuto prestare il fianco all’accusa dì
guardia di una pot
potenze imperialistiche; le giovani
Chiese indigene sopportano oggi le
conseguenze di quella politica e di
certe alleanze e di certa non disinteressata protezione.
* * *
Le giovani Chiese indigene: queste figlie delle Missioni devono oggi
sopportare un compito che sembra
troppo gravoso per le loro spalle; si
ha rimiiressìone che la loro indipendenza, imposta dalle circostanze polìtiche le trovi ancora in una fase di
assestamento. Esse sono comunque
la sola speranza di rinascita deU’opera missionaria ed hanno piena consapevolezza della loro responsabilità
nell'ora presente, senza pregiudiziali
nazionalistiche; si sentono Chiese
cristiane evangeliche in India, in Indonesia, ne/l’Africa, non ùeZrindia,
deZZ’Indonesia, iZeZZ’Africa. Perciò
guardano con speranza alla collaborazione dei Missionari della cristianità d’occidente, purché questa non
abbia da manifestarsi « dall’alto in
basso », ma « con spirito veramente
fraterno ».
Perciò, in una riunione delle Chiese Evangeliche in Asia, a Bangkog,
si sono affrontati i problemi senza
falsi pudori od esitazioni e si è potuto affermare la stretta interdipendenza del ministero profetico della
Chiesa e dell’ordine sociale e politico, in quanto essa (Chiesa) costituisce una associazione di uomini effettivamente fondata sulla parola di
Dio, cioè delle comunità in cui si
serve Dio con spirito comunitario ed
in cui vengono riconosciuti ed attuati la dignità ed i reciproci obblighi
delle creature umane. Perciò questa
solenne riunione non hà esitato a riconoscere che la Chiesa Cristiana deve salutare con gioia l’esigenza delle
creature umane ad una più decisa
partecipazione alla vita, riconoscendo nel prorompere del comuniSmo
un giudizio sopra le Chiese per esser venute meno alla loro responsabilità su questo punto,
E’ questo un linguaggio che può
anche stupire nel quadro delle nostre tradizionali riunioni missionarie
ma non è forse il più piccolo dei servizi che le Missioni hanno reso alle
Chiese. CZ.
2
2 —
.,-y-rs «s.»'.
L’ECO DELLE títíll VALDESI
CRonncn missionoRin drlhostro trripo
Dalle lettere della Missionaria, signorina Anita Gay, sorella del pastore
Carlo Gay, che è ritornata al suo lavoro, dopo un anno di vacanze trascorse in Italia.
Pubblichiamo alcuni brani di lettere scritte dalla signorina Anita Gay
alla mamma, Sig.ra C'oti’de Tron
Ved. Gay, con la speranza di fare cosa gradita ai lettori e di poter in tal
modo presentare una visione di quella che è la vita di un missionario al
giorno d’oggi nelle terre d’Africa e in
modo particolare nell’Africa Equatoriale Francese.
La Signorina Gay è missionaria infermiera o meglio missionaria levatrice ad Ovan (A. E. F.), a circa 450
Km. dalla costa, dove non esistono
strade vere e proprie, ma solo piste
per automezzi, che non sempre possono circolare a cagione delle piogge. Naturalmente il luogo e la scarsità di medici fissi e di infermiere obbligano il missionario a fare molte
cose che esulano dal suo lavoro specifico. ’
La vita di un missionario al giorno
d’oggi in Africa è certamente più facile di cinquanta e cento anni fa; è sempre però una vita di sacrificio per tutti quelli che la affrontano.
17-10-1953. Libreville.
Sono oramai vicina alla meta : ancora un’ora e mezzo d'aereo sopra la
foresta e 100 Km. in ca nion, sulla pista fra i giganteschi alberi equatoriali.
La nostalgia mi punge in modo particolare pensando che dovrò stare senza vostre notizie chissà per quanto
tempo: fino a Makokou c’è un regolare servizio aereo, ma da Makokou a
Ovan la corrispondenza ci sarà portata dai viaggiatori occasionali...
Makokou, 20-10-53.
Sono felicemente sbarcata all’aeroporto di Makokou. Speriamo che ci
siano molte occasioni per la posta. Ho
visto il dcttor Kopp, pastore protestante e medico: mi ha dato dei sulforù per i lebbrosi e del chinino per
eominclare la • pf9^assi tmtintedèanea
nelle scuole. Il dottor Krebbs, il giovane, arriverà ad Ovan a fine no.embre; nel frattempo avrò come vicino
un altro dottore che ha lasciato la
professione per diventare cercato:e di
oro. Ora è vicino alla stajone di Ovan
perchè la signora Meyer non sia sola
durante l’assenza del malto. Il signor
Meyer è ora qui a Makokou, di ritorno da una tournée a Mecambo. Faremo insieme il viaggio Makokou-Ovan.
Ovan, 20-10-53 {sera).
Ovan, 22-10-53.
Ovan, 24-10-53.
Stazione missionaria di Ovan: un
infermiere nero al
lavoro.
Ho ricevuto iniezioni di sulfoni ed
ho fatto richiamare i lebbrosi: avevo
dovuto sospendere le cure a tali ammalati per mancanza della specialità.
Ho seminato ieri i semi di fiori comprati a Torino: temo tuttavia per la
loro sorte dato che abbiamo del.e capre che rovinano sempre tutto.
come lavorano i negri; hanno fatto un
lavoro orribile e stamane ho dovuto
passare un’ora con loro per far fare
qualche cosa di decente: avevano dato il bianco solo dove pareva loro
sporco e non ti dico in che stato fossero il pavimento e i mobili.
Il signor Meyer sta meglio : ha solo
più 38,6 di febbre. Domani sarà giorno di Santa Cena: per fortuna abbiamo un pastore africano che se ne occupa.
Ovan, 17-11-53.
Ov'qn. 25-10-§3t;
Oggi c’è stata la festa di Santa Cena, inizia‘asi con cinque battesimi. Il
signor Meyer ha lasciato un momento il letto per allungarsi sopra una sedia a sdraio: è senza forze e il pastore
africano ha dovuto fare tutto da solo.
Un bianco di passaggio porterà domani la posta a Makokou.
Ovan, 2-11-53.
La posta è arrivata oggi, portata da
un amministratore. Ieri ho avuto una
giornata angosciosa a causa di un parto: c’era il dottore cercatore d’oro, ma
è stato ugualmente una cosa orribile:
il forcipe non è riuscito e si è dovuto
fare la craniotomia. Potete immajnare che cosa triste.
Piove parecchio, la giornata è grigia ed io SO..O sconsolata. Non vedo
l’ora che il dottor Krebbs arrivi per
non avere la responsabil.tà di tutti i
malati gravi. Il signor Meyer si è finalmente rimesso e partirà domani per
Makokoif. ha signora Mey^, m&grado il suo cagionevole stato di salute,
deve semp:-e lavorare molto con le sue
due bambine e i 200 ragazzi delle
scuole.
Ieri due parti: uno, il primo, difficile ma con esito puono, il secondo,
facile: era della moglie di un mil.ta e
nero che ha fatto là campagna d’Italia:
Napoli, Montecassmo, Roma, Firenze.
Egli sa alcune parole della nostra lingua: buongiorno, ^signora, signorina,
vino, acqua, niente. Quando ha saputo che sono italiana, cominciò a lodare gli italiani, dic&ido che non aveva
mai visto dei lavoratori come loro, e
ricordava il bel grano, il grano turco
e le cipolle: ”gro^ così” (mostrando
il suo polpaccio). É^i disse che dovevo
fargli un regalo poiché mi dava molti
’’frutti”, dato che partiva da Makokou
(100 km. di qui dove c’è ospedale e
dottore) per portarmi le sue mogli a
partorire. Infatti un’altra sua moglie
aveva avuto una bimba qui due o tre
anni fa. Che onore, vero? Approfittai
di queste buone disposizioni per fargli dare il bianco ^cula sala da par,o:
lo fece bene e volentieri, senza che avessi bisogno di sorvegliare ed esortare al lavoro.
Ovan, 7-12-53.
Questa settimana è stata carica di
storie: dispute e malintesi da aggiustare tra marito e moglie, tra maestri
indigeni e aU’internato. La sigi.ora
Meyer è stanca e scoraggiata: non dovrebbe occuparsi di nulla, ma è impossibile il disinteressamento qui,
quando ci sono 60 ragazze interne e
150 ragazzi, senza nessuno che se ne
occupi come si deve. Speriano molto
nell’arrivo del giovane dottore: per me
ad ogni modo sarà un grande sollievo.
Abbiamo dinuovo avuto un par.o con
forcipe e neonato morto. Da una settimana dorme a casa mia la moglie
del pastore africano: lunedì ha fatto
una crisi di nevrastenia in segu.to a
bisticci. Benché trovi giusto il proverbio — tra moglie e marito non mettere il dito —, ho dovuto occuparmi
anche di questo. Il marito è stato in
tournée ed ora che è di ritorno, cerchiamo di rappacificarli, con poca speranza però. Stassera un maestro dichiara che domani non farà scuola
perchè un suo collega I ha insal ato
davanti agli allievi. Domenica un gruppo di ragazze è uscito senza permesso
per recarsi in un villaggio vicino. Come vedete le cose poco piacevoli non
mancano neanche qua...
Ovan, 8-12-53.
La calma sembra essere tornata sulla stazione: la moglie del pastore ha
fatto la pace col manto, il maestro insultato è disposto a riprendere la scuola. Stamane ho avuto un parto normale: una bimba.
Siamo giunti a Ovan, dopo un viaggio di tre ore e mezzo sulla pista in
mezzo alla foresta: graje a Dio non
abbiamo avuto nessun incidente. La
notte scorsa il signor Meyer ha avuto
un accesso di malaria; malgrado la
febbre alta ha guidato il camion. Il
dottor Calmels che si occupa del dispensario è ammalato: speriamo che
la cosa non sia grave come altre volte.
Al mio arrivo gli allievi delle scuole, diretti da un maestro africano, mi
hanno cantato un inno di benvenuto.
Nelle scuole ci sono molti allievi: IfO
ragazzi e 60 ragazze; abbiamo però
un buon numero di maestri indigeni.
Scrivo una lettera questa sera perchè pare che debba passare un camion
domani. Il signor Meyer non sta meglio: di solito i suoi accessi di febbre
sono molto forti ma durano poco;
questa volta invece, dopo tre giorni,
ha ancora 39,6. Per fortuna il dottor
Calmels sta meglio: temevamo che,
come per il passato, la cosa diventasse grave. La signora Meyer, che ha
una salute delicata, non dovrebbe lavorare, ma naturalmente non può concedersi alcun riposo; ad ogni momento qualcuno la disturba. Il pastore africano e i maestri indigeni si occupano con me di parecchie cose, ma naturalmente non riusciamo a fare tutto
il necessario: con tanti ammalati tutto va avanti come può.
Fra i molti ricordi, o se preferite,
elementi della cultura storica geografica della nostra giovinezza, vi è
certamente per tutti l’India, la terra
di Budda, delle caste, e, per i ragazzi, della dea Kali. Un paese favoloso, sede di una millenaria civiltà che
sempre ci appariva come favolosa.
Ora anche questo elemento della nostra cultura si è precisato, dissolvendosi, e non parliamo più di India,
genericamente, ma di uno stato che
ha conservato questo nome: India,
e di un altro Stato: Pakistan.
Un interessante studio ha consacrato al Pakistan lo scrittore danese
Björn Hallström. Egli scrive, fra
Taltro:
« Qui, nel Pakistan si è realizzato
ciò che si poteva ritenere impossihi
le, ai giorni nostri: l’edificazione di
uno stato su hasi religiose. Il Paki
stan è diventato ormai lo Stato-gui
da a cui volgono gli occhi tutti i pae
si del mondo mussulmano, da Tan
geri a Surahaia (dall’Africa del nord,
alle isole della Sonda). Al viaggiatore che giunge a Karachi dopo una
visita ai paesi arahi, il Pakistan presenta un volto dell’Islam diverso da
quello tradizionale.
Comò è noto l’Islamismo ha le sue
tendenze e le sue sette così come il
Cristianesimo ha )e sue. E non è per
puro caso che, nel Pakistan, si trovano al comando quelle sette che più
si avvicinano al cristianesimo e si
sforzano di « ritrovare » il patrimonio comune delle tre grandi religioni : il Dio di Àbramo. Questo evidentemente dipende anche dal fatto
che il Pakistan ha stretti legami col
mondo occidentale ».
Come è noto, in seguito alla creazione di questo nuovo stato, ehhero
luogo trasferimenti di popolazioni,
dall’India al Pakistan, e viceversa.
Ora, osserva ancora il nostro scritto
re:
« Fra i profughi che dall’India
PROnSTAIVTESIMO
II.
Direzione e Redazione: Vìa Pietro Cossa 42
Roma
Fede e Costituzione: La nosTa unità in
Cristo e la divisione delle nostre chiese.
L’evangelizzazione: La missione della Chiesa verso Pestemo.
Numero IV - 1953 - Quaderno speciale
VERSO LA SECONDA ASSEMHLEA DEL
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
EVANSTON 1,54
Problemi sociali: Una società responsabile
sul piano mondiale.
Problemi internazionali: I rr's'.iani nella
lotta per una comunità mondiale.
Documenti preparatori e commenti
Sommario:
Relazioni tra gruppi etnici e razziali: La
chiesa e le tensioni etniche e razziali.
I.
Nessun camion è passato per ritirare la posta. Ieri e oggi ho lavorato
ai dispensa lo, ma non ho fatto nulla
di speciale. Avevo messo dei manovali per dare il bianco alle pareti della casa che ho intenzione di abitare,
con la speranza che non ci fosse bisogno dì .sorvegliarli; avevo dimenticato
G. Miecce - Presentazione.
G. Girardet - Storia ed escatologia nell’Antico Testamento.
N. Gumpiccoli - La speranza nel Nuovo
Testamento.
S. NEtLL - Evanston 1954.
G. Miecge - Valore presente della escatologia.
C. Gay - La speranza del Regno e le utopie contemporanee.
T. 'si sulla speranza cristiana e la vocazione.
Il laicato: Il cristiano nella sua vocazione
professionale.
Come partecipare agli studi preparatori delPAs^emblea.
Per ordinazioni delle Chi' se rivolgersi alla
Tavola Valdese - Via IV Novembre, 107
Roma
Per ordinazioni singole rivolgersi alla Libreria di Cultura Rel giosa - P.za Cavour, 32
Rtfma
L’ex militare nero che ha partecipato alla campagna
d’Italia insieme a
una delle sue mo~glì efiS ha' recentemente partorito nella infermeria della
stazione missionaria
di Ovan.
Miracolo di tolleranza... ma non cristiano
Tra i molti figli di Santa Romana
Chiesa, ben cresciuti, prodigiosamente mo’tiplicati, i Gesuiti non sono secondi a nessuno, ed ha oggi, fra
tutte le missioni in terra pagana, un
posto di prim’ordine la missione
U.S.A. Da un rendiconto de’.l’attività missionaria svo’ta dai Gesuiti degli Stali Uniti d’America negli ultimi 2-5 anni, ci sia concesso di stralciare alcuni dati non privi di significato. 25 anni fa vi erano solo 175
Gesuiti americani in servizio nel
campo delle missioni, essi sono oggi
1022.
25 anni fa il campo missionario
di competenza dei Gesuiti americani
si limitava assenzialmente all’Alaska. aH’America centrale ed ai Parchi nazionali per la j)rot?zione degli
Indiani; oggi questo campo si è ampliato e comprende il Giappone, le
Filippine, le Caroline, Ceylon, il Nepal, l’India, la Cina e l’Irak. I Gesuiti americani sono subentrati in
province, preesdentemente amministrate da ordini europei, come le Filippine e Ceylon. mentre altri campi missionari come le Scuole Superiori del Nepal non erano stati recentemente campo di lavoro di altre
Missioni cattoliche. Fra questi 1022
missionari si contano fra l’altro un
arcivescovo, 7 vescovi e 610 sacerdoti.
L’educazione in genere, l’istruzione in modo specifico, sono un campo
di attività in cui i Gesuiti americani
si sono spcciatizzati. Così non ci s!u
giunsero nel Pakistan, si trovavano
anche molti cristiani che vi si rifugiavano perchè si ripromettevano di
godere di ima libertà religiosa maggiore in uno Stato che poggia su fondamenta religiose, che non nello stato laico dell’India. E questi cristiani
vennero cordialmente accolti come
« popolo de’la Bibbia ». La stessa
minoranza ebraica gode, nel Pakistan, di una tolleranza maggiore che
in qualsiasi altro stato mussulmano.
Anche le relazioni tra gli Indù ed
i Mussulmani che hanno provocato
quella tensione religiosa che, trasportata nel piano politico, ha provocato
la scissione e la creazione del nuovo
stato mussulmano, sono molto più
serene che altrove.
« Agli Indù è riservato, in Karaki,
la capitale, un quartiere, nelle cui
strade « le sacre vacche » circolano
liberamente, anche recando intralci
alla libera circolazione dei veicoli.
Naturalmente questa concessione è
contenuta entro i limiti del quartiere indù, poiché essa non sarebbe tollerabile nel resto della città, completamente mussulmana e non legata, per motivi religiosi, al rispetto
del'e « sacre vacche ».
Una dimostrazione pratica di questo spirito di tolleranza dei mussulmani del Pakistan è data dal fatto
che, mentre in un primo tempo gli
Indù residenti nel nuovo Stato si affrettavano ad abbandonarlo per stabilirsi nell’India, oggi si assiste ad
un flusso nel senso inverso: mo’ti Indù ritornano ai luoghi d’origine e
riprendono la loro attività commerciale lieti di essere considerati come
minoranza religiosa in un paese mussulmano.
E si noti bene che non si tratta di
uno Stato in miniatura, ma di uno
Stato che ha una superfice più grande di qualsiasi Stato europeo, Russia
esclusa. lector
piremo che nei loro vari cam])i di
lavoro essi abbiano fondalo 15 Scuole Superiori e Università e 23 istituti
di Istruzione Media. Consci come essi sono della necessità di formare una classe dirigente che possa, in un
domani più o meno prossimo, as.sumersi tutte le responsabilità di una
amministrazione anche politica cristiana, i Gesuiti americani jirevedono un potenziamento di quest’attività missionaria e prevedono l’apertura di altre 66 Scuole Superiori e
di 249 scuole e'emenlari.
Istruzione, dicevamo, ed educa'zione: due termini che i Gesuiti americani non disgiimgono; per jovvíiare ai
pericoli di un’istruzione tecnica puramente, cioè laica in potenza e fertile terreno di fermenti nazionalistici, ribelli alla così detta civiltà cristiana occidentale, i Gesuiti banno
fondato 5 seminari in cui si preparano i missionari indigeni. Un a tro
lato interessante di quest’attività
missionaria ci è offerto dal crescente
interesse che i Gesuiti americani dimostrano per i problemi sociali. Così in Giamaica i Padri Sullivan e
Kampel hanno organizzato delle cooperative fra pescatori e contadini,
vere mutue nel senso più ampio della parola, che hanno avuto uno sviluppo notevo’e e dato un aiuto prezioso ai loro soci. Possiamo così ancora notare che esistono ben 5 Scuole di avviamento al lavoro in India
e nelle Filippine; e non dimenticare che, uscendo dalla scuola per passare all’azione, i dirigenti Gesuiti
hanno preso nettamente posizione
contro gli industriali in occasione di
uno sciopero dei portuali, nelle Filippine.
Un sintomo dell’ampiezza di questo sviluppo-crescente ci è dato dalla
diffusione dell’organo missionario
Gesuita: 3000 copie nel 1927; oggi:
136.000.
a;, y.
Un libro per i ragazzi
Chi' non l’ha conosciuto quesio Franco,
soprannominata Mezza ira (Iran, o = Una
Lira), ed i suoi amici: Macché!, una lira:
mezza lira, soltanto!? Lino di quei ragazzi
che studiano tutto l’anno, in città, nella
pianura, con il miraggio delle, vacanze in
montagna, nelle Valli Valdesi!
« Studia...; se no, quest’anno, niente Framollo ».
E Franco, pardon, Mezzal'ra, arriva di
nuovo a Pramollo e ritrova i suoi amici:
primo, un cane: che cane! e che coda! e
che corse e che avventure!
Avventure nelle Valli Va dosi? Banditi a
Pramollo? Eh! già; perchè se si tratta di
un libro per ragazzi, ci devono pur esser
di mezzo i banditi! Ebbene, le avventure
ci sono, c’è anche un incendio, un personaggio misterioso ed un au ent co mis'ero:
una grotta ed un tesoro. Nel quadro sereno
del quieto villaggio valdese, la vicenda si
snoda tenendo desio Finte' e se del lettore
che imparerà perfino un po’ di storia valdese arti ticamente futa ne Io sviluppo del
racconto. Siamo certi che Mczzalira avrà
molti amici. x. y.
Penna Nera: Le vacanze di Mezzalira. (Ed. Claudiana - 1 volume riccamente
'(Uustrato).
3
1
L’ECO DELLE VALU VAU)ESI
— 5
^-í» TÏ - •* Vi
Le nostre filodramrnatiche
Dico le nostre, riferendomi alle Filodrammatiche che sono una emanazione dei Gruppi giovanili evangelici: F.U.V., ecc. '
Siccome codesti Gruppi giovanili
sono al'a loro volta una emanazione
della Chiesa, sarebbe logico che essi
costituissero sempre un elemento uti'e alla Chiesa, un valido contributo alla sua vitalità, in tutte le loro
attività, compresa que’la filodrammatica. Ne deriva di conseguenza
che le nostre Filodrammatiche dovrebbero distinguersi da tutte le altre esistenti fuori della Chiesa, avendo esse un finé particolare, cui
dovrebbero corrispondere speciali
caratteristiche.
Da qualche tempo appaiono di fre<(uente nei giornali evangelici d’oltr’alpe dei resoconti di recite o rapjìresentazioni organizzate da Gruppi
giovanili su dei temi storico-religiosi, talvolta prettamente biblici. E la
stampa evangelica addita codeste
rappresentazioni come un efficace
contributo alla vita delle Comunità,
e come un mezzo di testimonianza
e di risveglio. Per lo più, le produzioni sceniche che hanno un notevole valore intrinseco, ed i giovani attori le inter|)retano con impegno e
comunicativo convincimento.
Perchè non si farebbe altrettanto
da noi?
Pf'rchè?... Io temo molto che non
ci rendiamo conto del compilo affidato alle nostre Unioni giovanili e
delhi nobile e bella azione ch’esse
son chiamai“ a svolgere.
novrebb’essere oggetto d’accurata,
meditazione i' recente articolo del
Pastore Bouchard., dal titolo: Le Viii< ai Valdesi alla sbarra. Lo stesso
Pletore ebbe a dir? nella Conferenza di Biclaretto: « C’è neha nostra
gioventù molla ¡>erj)lessità, disorientaniento e ])OCo impegno. Ma non sarà forse il segno che nel'e nostre
Coiiiunilà e non solo nella Unione
Giovanile, abbiamo perso quello che
( ! unisce e ci spinge ad impegnarci?
li segno che la vivente Parola di Dio
è solo più in teoria alla base de'la
nostra vita e della nostra fede? »
i(dEco' ‘lfr"d)v 1^'«•ti;*- *
Purtropjro, il nostro popolo ch’è
stato chiamato « il pojiolo della Bibbia » non conosce più abbastanza la
Bibbia, L’istruzione religiosa del'e
nuove generazioni diviene sempre
più difficile ed incompleta. Ond’è
che le rappresentazioni d’argomento biblico, o comunque religioso, sarebbero utilissime per gli stessi attori e per le nostre Comunità.
V’è poi un punto particolare che
deve attirare la nostra attenzione:
le tradizionali serate che si organizzano pel XVII Febbraio. E’ questo
il niomento di rivolgere a tutte le
nostre Filodrammatiche un caldo
appello perchè si ricordino dèi significato della nostra festa valdese.
Lo so, non è facile trovare sempre
una produzione scenica di soggetto
valdese. La nostra Storia e le nostre
Valli, per quanto ci sien care, sono
Scuola Domenicale
L’antico Manuale si presenta ai
suoi lettori con veste nuova, il che
sarebbe poco; con una impostazione
nuova, ed è questo che conta, diventato una <f rivista » agile, coraggiosa,
in cui i problemi vengono affrontati
senza falso pudore, anche se con grande carità: ottima pratica dimostrazione che l’amore del prossimo e l’amore per i nostri ragazzi non si identificano necessariamente con una
certa tradizione di generico moralismo senza riferimento alla vita di
tutti i giorni. Vorremmo che questa
rivista « La Scuola Domenicale », entrasse in tutte le famiglie; poiché
essa può diventare uno strumento
prezioso per l’educazione dei nostri
ragazzi; accanto all’esposizione delle
lezioni che vengono impartite nelle
Scuo'e Domenicali, i gsnitori potranno trovare varie rubriche. Red.
un campo troppo ristretto per inspirare frequenti opere notevoli. A tal
carenza si può supplire col tradurre
preg3voli lavori sulla Storia Ugonotta così affine alla nostra. Ci risulta
che il Comitato Centrale del'a F. U.
V. ha già un certo numero di produzioni religiose, di cui, purtroppo,
non tutti si curano. Non sarebbe poi
difficile procurarsi alcune delle produzioni suaccennate, rappresentate
in Francia e Svizzera, traducendole.
Comunque, è assolutamente necessario ricordare che il XVII Febbraio ha un significato principalmente
religioso.
Non è ammissibile che il programma della serata sia soltanto questo:
una qualsiasi commedia (che vien
ripetuta da altre Filodrammatiche di
ben altri ambienti), ed una farsa. Mi
correggo: gli atti della commedia
sono intermezzati da Inni religiosi,
quali il Rimpatio (o Padre nostro...
il Gioire au Dieu d’Israël ed il Giuro di Sibaoud. Peggio che mai! Ciò
che è profondamente jreligioso serve
così di contorno al (4ò che è prettamente profano... 1 .
E’ vero, va trtivato-posto anche
per la pura e schietta ricreMÌone.
Una buona risata fa del bene. Anche quella ci vuole. Ma ogni cosa
a suo posto. Ritertgo che i due primi terzi della seraffa dovrebbero essere occupati da u^ prodìizione storico-religiosa, coi sfùddetti canti quali intermezzi. Poi-'una terza parte
con una buona farsa, hriDante e divertente quant’è .possibile. . Serata
giovanile che giov'fi^bhe a tutti.
Per le altre ree i«e,''oon sarà molto
difficile provvederci^ .yèdo con piacere che la Claudiai% ha bandito un
concorso per « unfii^ra teatrale di
ispirazione evangelieà ». Mettiamoci
su questa via e le cose andranno me
Lo ripeto: le nostre FBodrammatichc, emanazione della Chiesa, non
devono essere come tutte le altre.
Con grande amore per la mia Chiesa e per i Giovani della mia Chiesa,
io auguro che la seraM del XVII Febbraio prossimo sia' dovunque degna
della grande ricorrenza.
G. Bertinatti
La voce
Luserna San Gioiranni
Incontro di uomini. Domen*ea 20 i componenti la E. Arnand di Torre Pelliee sono scesi in buon numero per stab Tre- roatatti ufficiali con gli uomini della nosBi
parrocchia, che li hanno accolti calorosamente, anche se non troppo numerosi. Dopo una interessante e garòa'a causerie del
prof. Augusto Armand-Hujon sulle origini
storiche del tradizionale campinilismo Torre.se lo Lusernino) (o S. Gianin) la seduta
si è trasformata in una fr-Urna conv.rsazione su vari problemi, d’indole non specificatamente ecc'esiasfca, ma che interessano comunque la vita di una comunità
che è chiamata a dare la sua testimonianza
in tutti i campi deL’altivItà sociale.
Natale. 1 culti di Natale, di Fine d’Anno e, in minor misura, di Capodanno hanno visto la consueta affluenza dì fedeli. La
Corale, in netta ripresa, ha recato il suo
apprezzato contributo con l’esecuz’one di
un coro e di un inno sotto la direzione del
Signor G. Albarin.
1 bambini hanno salutato con un entusiasmo che non si affievolisce l’Albero di
Natale, il 25 dicembre, nel Tempio; poesie e canti hanno riempito di gioia il cuore
dei piccoli e dei grandi. Siamo grati al
diacono U. Rovara che ci ha dato la sua
LA RIFORMA E’ VALIDA ANCOR OGGI?
La Scuola Domenicale (Manuale per i Monitori ed i genitori isola i). Direttore LSant ni [V allecrosia. Impera) - Ammnistraùjne:. G. Comba (Via IV Novembre
107 - Roma) - Un numero L. 100.^
Sommario del n. 2 (Gennaio-Febbraio):
Tempo di edificare — Chiesa, Educa ¡ione, Famiglia — Ottavo: non rubare
Speranza cristiana ed educaz one —_ Ragazzi nel tempo — Vi,ere la mifSiOM.
Rubro he: Notiziario A.I.C.E., Italia Nostra, Dittamondo, Libri ricevuti. Posta da
Casa.
E’ la Riforma protestante valida ancora oggi? Questa domanda non viene, ovviamente, formulata dagli avversarii della Riforma. Per costoro, evidentemente, la Riforma non è stata
mai valida. E’ s afa niente meno e
niente più che una orgogliosa ribellione del frate agostiniano Martin Lutero (fare in pace il porco in terra,
diceva di lui Giovanni Papini; ma
« habent sua fata libelli »!).
Per altri, per molti altri, la Riforma è stata valida per un certo tempo:
ed oggi non lo è più. Infatti, costoro
hanno giustificato l’avvento della Riforma (essi dicono più volentieri lo
« scoppio » della Riforma) :
a) con delle ragioni storiche (il Rinascimento e l’Umanesimo);
b) con delle ragioni politiche (il sorgere delle nazionalità europee in autonomia da Roma);
cessità di combattere la di’agante corruttela del clero cinquecentesco).
Oggi, in buona parie, quelle ragioni non sussistono più. Il Rinascimento è un movimento di pensiero del
passato; la lotta per,le naz.onalità autonome è da tempo conclusa; il clero
cattolico si è moralmente migliorato.
La Riforma non sarebbe dunque
più valida oggigiorno? Cessate le cause che l’hanno provocata, non sarebbe
altro che un fenomeno morale e religioso oggi superato? Ed infatti, a suffragare questa ipotesi, si può osservare;
1) che in realtà il Cristianesimo si
riforma da se ogni volta che esso ne
prova il bisogno. La religione di Gesù
non è dunque ne può essere legata ad
alcuna epoca, ad alcun movimento storico.
2) che del resto la Riforma rispecchia un mondo di pens ero lontano
dall’ attuale. Il mondo della trascendenza di Dio è stato oggi sostituito,
da una parte da un panteismo idealistico (nel dramma « Lazzaro », di A.
G. Borgese, il protagonista prende coscienza che Dio è in lui per il semplice fatto che ogni mattina egli sente la
vita fisica fluire nelle sue vene!). E
dall’altra da messianismi sociali, che
assicurano all’umanità dolorante un
paradiso in terra entro i prossimi duecento anni.
3) che, inflne, la Riforma, che ha
dato ai suoi tempi dei notevoli frutti,
è oggi un albero esausto ed incapace
di darne altri.
4: «
Di fronte a questa posizione, noi evangelici e discepoli della Riforma affermiamo la posizione opposta: La
Riforma protestante è valida tuttora,
è attuale oggi per ogni uomo che crede.
Infatti :
A) trascurando pure nella Riforma
il fatto storico, bisogna riconoscere che
la Riforma esprime una esigenza fondamentale e permanente del pensiero
umano: la incessante ricerca della
realtà di Dio, che ispira i nostri alti,
che ci domina con la sua santità, che
ci giudica!
Davanti a Dio onnipossente, impossibile dire: «Ti ho trovato» e adagiarsi subito nella sonnolenza! Ma una
forza misteriosa e rea’e ci costringe
a dire : « Ti ho trovato, e perciò Ti
Schema per una sintesi
cerco ancora. Ti cerco Sempre di
più! ».
B) trascurando pure le particolari istituzioni che la Riforma ha creato,
e gli istituti morali e giuridici che ne
derivano, bisogna riconoscere che la
RUorma costituisce un modo originale di concepire la religione in genere.
E qui — avvertiamo ■— originale non
vale pazzesco, o pa:fòdossale, o che
so io. Significa « di realtà che risale
alle origini delle co.sfe », « ai loro principii primi ».
Ci sono due modi di concepire la
religione : quello che fa della rehgio- <
ne una tutela e quello che fa della
religione « la buona;, compagnia che
l’uom francheggia ».isQuefla che met
te l’anima^, bat.,;
tre* per divezzárlo
sibile.
Ora, è chiaro chi
ella, che .Io flu’^u^sto pos
Dgni iMte/a è provvisoria (anche se %ualcuno._ si sforza
di dire che è... eterna, per il D.quà e
per il Dilà!), ed è destinata a far luogo
ad una consapevole maturità. In questo senso, giustamente Marm Vergme
è la Somma Patroife. e protettrme del
cattolicesimo-romano ; e protettrice
anche del Cristo, ossia del EanciuJino ancor cullato daLe braccia materne (così amano raffigurarlo!)...
Ma le religioni che pongono l’uomo
sotto tutela sono ^estmate a perjre!
Quanto alla Rifonfia, non è certo essa a volersi porre come oggetto della
fede dell’uomo. Essa addita la mèta;
è un indice teso verso l’eterno!
C) Trascurando infine le particolarità ecclesiastiche ed ecclesiologiche,
affermiamo che la lUmrma costituisce
una autentica espréssione di cattolicicità. Vorremmo dire: la sola!
Intendiamoci SuUvalore da dare alla « cattolicità ». La Chiesa romana ha
saputo impadronirsi del concetto e se
lo è affibbiato comè un cappello. Ma
la cattolicità è ben* altro!
Infatti, si ha cattolicità positiva e
cattolicità negativa.*
Cattolicità positi-^a è Tesser sempre
uguale a se stèssof Divina è questa
virtù, non umana. D/o solo è cattolico, cioè universale, perchè è UNO.
Ora, la Chiesa non può certo pretendere a questa cattolicità: altrimenti,
essa si fa Dio : si conTrontino le profezie di Daniele!
E v’ha una cattòlicità negativa. E’
l’unanime, universale riconoscimento
della propria umanità, ossia della propria terrestrità, ossia della propria decadenza e decezione umana. Irrimediabilmente! Cioè:-, un’aspirazione umana, una insoddisfazione perenne.
Lo stesso dicasi » dell’epiteto « cristiano ». I cristiani non sono dei « cristiani piazzati », dei « cristiani raggiunti », degli esseri « cristianizzati ».
Questo poteva andare per i tempi di
Carlomagno, che cristianizzava i barbari con la punta della spada... I veri
cristiani sono gente che vuol esser
cristiana e NON IGNORA le difficoltà di una simile reàlizzazione. E’ una
tensione dinamica!
Ora, la Riforma è espressione di
cattolicità, appunto perchè è un anelito, una brama di raggiungere l’universale, e questo non già come il fan-.
ciullo che allunga la mano verso il
magnifico frutto che pende dall’albero, ma come una mèta divina, che CI
E’ DATO dalla misericordia del Padre di SCORGERE atiraverso la pesante caligine del nostro peccalo, del
nostro individualismo, delle nostre infermità morali e spirituali.
Talché diremo; io sono cattolico,
non già perchè io voglia fregiarmi, ad
imitazione dei fratelli che seguono il
pontefice romano, del nome di cattolico (che cattolicesimo è mai quello di
coloro che si rifiutano di chiamare
« fratelli in Cristo » trecento e più milioni di altri cristiani?) — io sono cattolico, perchè riconosco che la mia
terrestrità dev’essere giustificata e redenta, questa terra, questo humus che
io sono (non sono io umano?) dev’essere trasfigurato e vivificato nella universalità dell’amore del Padre.
■* tJir’ cattolrcièsiffio di' feiT Città nóh
ha gerarchie umane create sullo schema delle potenze del mondo; non porta in seno la possibilità di scomuniche come antidoto alla gloriosa libertà che è destinata ad ogni figliuolo di
Dio; non si ritiene, ed esso solo, la
perfezione, l’infallibilità, Tincamazione del divino. Ma trova la sua garanzia in colui che è veramente Uno ed
Universale: Dio in Cristo Gesù Redentore.
* * *
Che diremo a conclusione?
Impegnarsi più a fondo nella azione cristiana! Mentre il mondo formicola di gente che crede suo triste
privilegio l’insegnar bene e il vivere
male, la Riforma mostri ancora — essa lo può! — d’essere davvero una
« riforma », ossia una « nuova forma »
del vivere, individuale e sociale, una
« nuova formazione » fondata sulla
carità e sull’amore!
Teod. Balma.
Egregio Direttore,
L’animini strazione del giornale
sente il dovere di comunicarLe la situazione finanziaria in cui è venuta
a trovarsi, affinchè, se lo crede, la
porti a conoscenza dei suoi lettori.
Alla fine di Dicembre l’Eco delle
Valli presentava un deficit di Lire
507.246, che, aggiunto al deficit di
L. 796.874 del èonfratello « La Luce », porta a L. 1.304.120 il deficit
della nostra stampa.
Il deficit comincia ora a diminuire
per il rinnovo degli abbonamenti,
ma questi affluiscano così lentamente e irregolarmente, da giustificare
le nostre più serie preoccupazioni.
Alcuni abbonati 'ci inviano un dono supplementare, tanto più gradito quanto spontaneo, ed a loro va
tutta la nostra riconoscenza, ma d’altro lato molti, invece di 700 lire,
ne inviano solo 600 o anche 500.
preziosa collaborazione nella direzione del
canto dei bambini.
A Mnreins buona assemblea intorno all’Albero di Natale, domenica 3 gennaio.
Gioventù. Accan’o alla sua normale attività, la nostra gioventù ha organizzato il
tradizionale incontro di Fine d’anno. Una
buona assemblea di giovani e meno giovani ha aspettato nella Sala Albarin il fatidico scoccar di mezzanotte. Un’orig'nale,
garbaU rivista di A. e A. Amoulet, in cui
si intrecciavano finemente motivi parodistici, romantici e satirici ha avuto in A.
Long, R. Jalla, E. Rivoìra, A. ReveL A.
Arnoulet,. O. Beux, P. Rostagno, interpreti
arguti. In riferimento aRe interpretazioni
astronomiche di Arturo Arnoulet diremo
solo che hanno riscosso l’unanime consenso: se saran viole, fioriranno!
Infanzia. Il nostro Giardino d’infanzia,
sotto la direzione animatrice della Sig.na
Bessone, ha dato ai genitori ed amici del
Giardino stesso una riuscitissima celebrazione nataUzia.
Visite. In occasione del tradiz-'onale
« scambio di pulpito » la nostra comunità
ha avuto il piacere di ascoltare un messaggio del pastore E. Ayassot. ^
Concistoro. Varia e complessa l’attività
del nostro Conc’s:oro. Ancora e sempre la
attività ammin'strativa è al primo piano,
per l’inderogabile necessità di affrontare e
risolvere il « problema » deUa manutenzione degli stabili, con riparazioni che non
si possono procrastinare. Si è cosi de^nitivamente sistemato il rifornimento idrico
del Presbiterio e delia Sala Albarin, in
modo razionale ed economico. Siamo grati
aU’ing. Ravazzini per i suoi preziosi suggerimenti, agli artigiani ed ai collaboralorì
che hanno predato la loro op.ra, in modo
da contenere la spesa nei più s.retti limiti
possibi i.
Anche alla scuoletta dei Peyrot si sono
rese necessarie urgenti riparazioni; siamo
grati al Comune per il suo intervento.
I Sangianin della diaspora sappiano che
un loro dono per questi lavori sarà sempre
gradito.
Nel corso di una delle sue ultime sedute
è stato rivolto un fraterno saluto a', diacono
Guido Mourglia, in procinto di partire per
TAmirica del Sud. Lo accompagnano i nostri auguri e le nostre preghiere.
I nostri lutti. Il 1» dicembre hanno avuto luogo i funerali di Besson Elisa vedova
Jalla, di anni 78 (ai Jalla); il 5 dicembre
i funerali di Coucourde Eleonora in Re,
di anni 57 (Airali); l’8 dicembre, i funerali di Rivoira Cleante ved. Grill, di anni
75 (Croce), originaria di Rorà; il 9 dicembre, Arduino Margherita ved. Comba, di
anni 71; il 17 dicembre, i innerali di Giusiano Valentina in Mourglia (Ospedale
Mauri»ianie>y il 2>g«iaaiu„ i tuncKali di Giacomo Jahier, dì anni- 83, originarlo di Pramollo, per lunghi anni risiedente a Torre
Pelliee, dove svolse una apprezzata attività
in vari rami della vita cittadina, particolarmente in connessione con T Ufficio timistico,
(deceduto al Rifugio Carlo Alberto).
A tutte le famiglie provate dal lutto, esprimiamo la nos.ra cr.stiana simpatia.
Nozze. Il 19 dicembre si univano in matrimonio Caffaratti Giuseppe e Melli Costanza.
II 9 gennaio, nel Tempio di Torre Pellice è stato celebrato il matrimonio del
nostro unionista Lino Jalla con la signorina Emma Albarin.
Benedica il Signore questi nuovi focolari cristiani.
Battesimi. Domenica 10 gennaio è stato
impartito il Battesimo a Giusiano Marina
dì Aventino e Malan Silvia.
La grazia del Signore sia colla bimba e
coi genitori.
F dodrammatica. Domenica 10 gennaio,
un buon pubblico ba vivamente applaudito
i giovani artisti del gruppo filodrammatico della nostra U.G.E. A. Mura nelle vesti della moglie di papà, F. Benech nella
parte delTing. A. Berzani hanno confermato già apprezzate doti artistiche; li han.
no efficacemente coadiuvati anziani già esperti nella pratica dell’arte: A. Revel, E.
Bounous, G. Roman, M. Mura, e giovani
speranze: S. Gay, R. Chauvie, E. Rivoira,
M. Manina. E. Jourdan. A tutti, e non
dimenliclii.imo la commissione filodrammaiic-i e il sugge.rilore. la nostra riconosienza per la bella serata.
La Corale, diretta dal signor G. Albarin, ba riempito gli intervalli con la gradita esecuzione di alcuni applauditi canti
popolari.
Torino ( Corso Oddone )
La stagione mite ci ha permesso di festeggiare Natale a ranghi completi.
Negli Ospedali psi< hìatrici della Provincia abbiamo potuto tenere tre Cui i, grazie
al cortese interessamento della Direzione
degli Ospeda'i. A Col egno sono stati riuniti, il 21 Dicembre, circa quaranta ricoverati degli Ospedali di Grugliasco, Regina
MargherTa e Collegno: alla Savone~a, ' il
22 Dicembre, un bel gruppo di ricoverate
ha preso parte al Culto; come pure a Via
Giulio, a Torino.
Una novità molto apprezzata è stato l’Albero di Natale che è stato acceso in tutte
queste riunioni, con grande gioia dei ricoverati ì quali hanno cantato attorno all’albero, con voce tremante, gl’inni di Natale,
n Pastore P. Bosìò ha presieduto ì vari
Culti ed è stato accompagnato dall’Anziano C. A. Ba’.mas e da un gruppo di sorelle della Società d’Assistenza, le quali
hanno offerto ad ogni ricoverata un bel
pacco dì dolci, con un Nuovo Te tam nto,
e con la cartolina del centenario del Tempio di Torino.
Ci permettiamo di raccomandare alle famiglie dei ricoverati di scrivere spesso ai
loro congiunti per dar loro le notizie del
paese, che li interessano vivamente. Cum-
4
4 —
L'ECO BELLE ITALLI VALDESI
prendiamo che sia difficile p» molti di venirli a trovare, date le dùtanze: ma lett^
più frequenti e qualche pacchetto di viveri
del paese saranno assai apprezzati da questi fratelli che la malattia travag'ia dtiramente.
— 11 giorno di Natale la Chiesa si è riempita, per il Culto solenne, in ogni sua parte, fino nelle corsie, rendendo difficile l'accesso alla saera Mensa dove oltre 260 comunicanti hah voluto partecipare alla Santa Cena.
— L’Àlbero di Natale è stato acceso il
26 Dicembre nella Chiesa di Corso P. Oddone e la Comunità ha circondato, in folla,
con grande affetto, i novanta bambini della Scuola Domenicale i qnaii hanno svolto
un accurato programma di canti e recito.
Notevole la delicata pastorale del Moschetti: « Presso la cuna del pargo'o divino»; nonché le vivaci Scene Natalizie in
costume e la rappresentazione della parabola della perla di gran prezzo. Anche le scene musicali: « Le stelle » e « Madame la
neige » (in francese) sono state accolte da
molti applausi.
— La Scuola Domenicale si sta sviluppando sempre più e adempie al suo indispensabile compito a prò’ dei fanciulli, con
grande amore. Nessuna famiglia valdese residente a Torino dovrebbe disinteressarsi di
una Scuola che può avere influenza decisiva sulla formazione del carattere dei fanciulli. Raccomandiamo ài fra elli delle ValR di chiedere a tutti i loro congiunti che
si sono stabiliti a Torino, se compiono il
loro dovere sacrosanto verso i loro piccoU.
G non diciamo altro! A buon intendi or...
(vox)
l’opuscDlD del 17 Febbraio
Come già è stato annunziato, l’Opuscolo
commemorativo per il 17 Febbraio tratterà il seguente argomento: I Valdesi a Torino cento anni fa - in occasione del primo centenario del loro Tempio; argomento estremamente interessante, come la prima grande affermazione della libertà religiosa fuori delle Valli e dell’esigenza della
missione evangelica in Italia. L’opuscolo,
riccamente illustrato, sarà venduto al pubblico al prezzo di L. 40. Per i signori Pastori che lie prenoteranno almeno 20 copie entro il 24 corr. esso sarà ridotto a sole
L. 28 la copia. Si prega di affrettare le
prenotazioni.
Torino (corso Vittorio)
— Sta per uscire un numero speciale del
Piccolo Messaggero con la cronaca delle
celebrazioni del Centenario.
Fra i culti del Centenario e i culti di
Natale e Capodanno, abbiamo avuto un
perìodo di grazia nel quale abbiamo sentita la realtà della presenza del Signore;
possa la chiesa rimanere sempre in ascolto
della voce del suo Capo celeste, ed essere
sempre pronta al suo servizio!
' tempio, e il Pastore Bertin hanno rappresentato la chiesa alle esequie.
Battesimi: 6 settembre- Pisani Myriam
di Vittorio e di Nicolai Ebnilia; 13 settembre: Sappi Dario di Luigi e di Cassetti Teresa; 2S ottobre: Catalin Daniele
di Stefano 6 di Gönnet Susanna.
MatrimoiAì 12 settembre: Garrone Aldo
e Tron Geneviève; 12 settembre: Pocaterra Luigife GìrUfdi Graziella; 13 settembre:
Pilota Lttciàno e Muzio Mirella; 19 noMier Franco e Giacomelli Car
— Il Piccolo Messaggero di Natale reca
il discorso pronunziato dal Moderatore Pastore A. Deodato al culto commemorativo
del Centenario. Chi desidera avere questo
numero lo chieda alla segreteria della Chiesa Valdese, Via Pio V, 15.
R o r à
Lutto. Recentemente il diacono Tourn
Gentile ha perduto la sua diletta compagna: Tourn Amahile. Nel fiore degli anni, dopo aver dato alla luce una bella creatura, decedeva poche ore dopo, lasciando
il suo sposo e la sua famìglia nella profonda angoscia. Il servizio funebre, celebratosi alla presmiza d’un cospicuo numero di amici e familiari, è stato un mezzo
di viva testimonianza. Al nostro caro collaboratore nell’opera, fiducioso nelle promesse del Signore ed ai parenti tutti esprìmiamo la nostra simpatia più viva.
Battesimi. Nel tempio dì Rorà è stato
celebrato il battesimo di Marisa Pavarin
di Giacomo. Siamo lieti di rivedere le famiglie al completo nel giorno della presentazione e del battesimo dei loro cari
perchè possano avvertire sempre più insi.stente l’urgenza di vìvere neUa comunione
col Signore. Alla famiglia ed alla piccola
Marisa inviamo l’augurio d’una perenne
assistenza dall’Alto.
Nella scuola dei Mourcious il Pastore
Pascal ha benedetto il battesimo di Rivoira Olga di Enrico. Il collega Pascal ha accettato gioiosamente di compiere il rito
per la famiglia della sua antica parrocchia,
alla quale lo lega un ricordo d’un opera
compiuta con fedeltà e amore.
Festività. L’intenso lavoro del periodo
natalizio è stato caratterizzato da buoni
culti celebratisi in intimo raccoglimento,
da una ottima preparazione di serate, con
un fondo morale e spirituale, per quanto
si ril'eiisce ai programmi degli alberi di
Natale e della sezione cadetta. La gioventù ha allestito due serate al centro ed
alle Fucine e condotte a termine con molto impegno e disciplina. Il culto del 3
gennaio è stato presieduto dall’anziano Aldo Tourn; egli ci ha rivolto un messaggio vivo ed attuale per l’anno in cui siamo entrati. Siamo lieti di aver incontrato
un buon numerò di rorenghi lontani, accorsi al natio villaggio per le feste. Abbiamo ricevuto i saluti ed auguri da molti
amici villeggianti, ai quali ricambiamo di
cuore il loro caro ricordo.
Prarostino
^ Ringraziamo vivamente i Pastori che
in questi ùltimi mesi hanno rivolto il messaggio della buona novella; In ordine dì
tempo: Ed. Aime, S. Colueci, P. Marauda,
prof. V. Subilia, R. Nisbet, A. Lebet, L.
Marauda, A. Sbaffi, T. Vinay, R. Nisbet,
P. Bosio. Siamo particolarmente riconoscenti al Pastore E. Ayassot per la bella
serie di omelìe, ai culti del giovedì. La
serie di conferenze: « Esiste l’Inferno, il
Purgatorio, il Paradiso » ha attratto uditori quali da tempo non vedevamo più ai
culti della domenica pomeriggio.
Dipartenze: 2 ottobre: Rostan Giovanni, di anni 57, di Frali; 3 ottobre: Rivoìra Maria n. Stefenino, di anni 44; 29 dicembre: Peyrot Elia, di anni 61, di Perrero.
— Luigi Berutti, il simpatico costruttore d’organi, non è più. Egli amava e sapeva far amare la sua arte nella quale era
maestro. Da più di 40 anni serviva la Ghie,
sa Valdese e particolarmente quella di To. |
rino. 11 prof. Mario Ferrerò, organista del
La ripresa autunnale ha segnato per noi
non soltanto un fatto di ordinaria routine
ma il proposito di servire il Signore con
un nuovo impegno nella decisione della
nostra fede e nella comunione della Chiesa.
Tra le attività di questo periodo, segnaliamo una serie dì cc riunioni quartierali »
nelle quali abbiamo trattato del « denaro
nella comunità della Chiesa ». Il denaro,
si sa, è un dato di fatto e un segno deUa
nostra vita umana e terrena; cosi è per
la Chiesa, perchè i templi, gli Asili, i Rifugi, gli Orfanotrofi non si costruiscono
con parole soltanto, nè con la sola fede...
e l’Evangelo con ci è annunziato dagli angeli... Per questo la Chiesa, come anche
noi individui, ha bisogno di mezzi materiali quali il denaro, che poi è una parte
di quei beni e di quei doni che Dio ci
concede. Ora, poiché Dio manifesta verso
di noi in tanti modi la sua misericordia,
non ultimo quello di averci chiamati alla
fede e associati alla Chiesa, dobbiamo essere pronti a servire il Signore con tutta
la nostra vita compreso il nostro denaro.
A questo serve il denaro nella comunità
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della Chiesa: servire il Signore. Se questo
fosse da tutti i mentori di chiesa giustamente compreso, la chiesa avreoòe sempre
in misura sumciente i mezzi occorrenti per
compiere la sua opera e non dovrenbe del
continuo tar risuonare la sua voce per
a appelli » e « campagne » finanziarie, che
sono segni di avarizia ed anche di poca
ricoscenza nostra verso il Signore.
Nel corso di novemhre è stata fatta nella Comunità la colletta in riatwra a favore
degli istituti Uspitalieri Valdesi. 11 risultato è stato buono: 425 litri di vino; 17
quintali di patate; 1 quintale di castagne;
1 quintale di mele; [l quintale di rape;
altri generi vari.
Le ricorrenze di Natale e di Capodanno
hanno richiamato, come al solito, grandi
assemtilee. A INatale ci è stato recato il
messaggio della allegrezza, non quella
chiassosa ed euimera di un giorno che spesso è solo stordimento o finzione, ma l'allegrezza continua, perenne cne sgorga dalla tede e daua parola del Signore. La corale, sotto la direzione della aig.ra Peyrot
ha cantato un Inno. £’ seguita la celeorazìone della S. Cena.
A Capodanno, mentre l’abituditae rivolge a prolusione i suoi auguri, spesso vuoti
di signiucato, la predicazione uèa’hvange
10 si rivolge a noi con potenza nell’annunzio che e. la grai|a del Signor nostro
Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Ispirilo » saranno con noi tutti
ancora nell'anno nuovo e cosi tutti i giorni
che il Signore ci darà. La inorale ha contribuito alia solennità con un coro; il culto è stato seguito dalla S. Cena.
La testa aeil’Alneco ha avuto luogo il
pomeriggio deUa domenica 27. Molte recite da parte dei bambini (egregiamente
preparati dagli insegnanti di religione);
mona gioia sul loro volto per l’Albero
scintillante (donato da Sorrento l^ostan,
che ringraziamo ancora) e per il piccolo
pacchettino che è stato l’espreosione di tut.
ta la Comunità verso i suoi bambini. Vogliamo ancora ringraziare tutte le persone
che hanno contribuito per la colletta per
l’albero e il nostro aX.ele » per il trasporto gratuito di tutta la mercanzìa distribuita
as bambini.
La sera deirultimo dell’Anno la nostra
filodrammatica ci ha offerto una bella serata (ripetuta la domenica 3 gennaio). Anche u questi nostri giovani attori un grazie e un incoraggiamento a proseguire sempre sereni e attivi.
Due nuovi Anziani sono stati eletti dalla
Assemblea di Chiesa: essi sono Bertalot
Daniele per il quartiere del Collaretto e
Malati Aldo per queRo di Roccapiatta.
Mentre il Concistoro porge ad essi il suo
benvenuto, la Chiesg. li raccomanda alla
grazia del Signore onde possano adempiere ai loro dovere con onore e dignità.
Per iniziativa dei IrateRi del quartiere
della Grotta, la scuola « Beckwith » di
quella parte della Chiesa è stata radicalmente restaurata; le spese per i lavori e
11 materiale in legno sono state quasi completamente coperte da una sottoscrizione
fatta nel quartiere siesso. Li ringraziamo
e additiamo il loro ^esempio.
Nella Casa del Padre. Rostan Maria Enrichetta (Pagnun), o.iginarìa di Frali, deceduta, dopo alcuni giorni di infermità, il
31 ottobre all’età di 57 anni. Rostagno Silvia ved. Paschetto (Ciabot Grotta) deceduta quasi senza sofferenze il 5 novembre all’età di 86 anni. Codino Emilio (Nida) deceduto il 12 novembre, all’età di 49 anni,
per un male inesorabile. Codino Bartolomeo (Ciudana) deceduto il 10 dicembre
all’età di 75 anni, dopo un mese di infermità. Plavan Teofilo (S. Bartolomeo) deceduto il 12 dicembre all’età di 78 anni,
dopo un non lungo periodo di malattia.
Rivoiro G. Daniele (Roc) deceduto il 22
dicembre all’età di 81 anni, dopo molte
sofferenze.
A quanti piangono i loro cari diciamo:
« Il vostro cuore non sia turbato, abbiate
,Ìede in Dio... ».
CASA VALDESE DELLE DIACONESSE
1. M. di Augusto Jahier: I nipoti Evelina, Roberto e Mario L. 30.000.
I Direzione e Redazione: Past. Frmanno
Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo •
Telef. 2009.
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo, con decreto del 27Xl-1950.
Tipografia Subalpina S. o. A.
Torre PeUice (Torino)
SIGNORINA Evangelica, dispone di camera ammobigLata, preferibi.mente a studentessa o impiegata. Telefonare 681339,
Torino.
La famiglia della Compianta
Caterina Bleynat
ved. Lageard
SflRTORm CQPPDRO
esprime un vivo ringraziamento a tutti coloro che con la loro presenza ai funerali o
con scritti hanno manijestalo la loro simpatia in occasione del grave lutto che l'ha
colpita.
Lln particolare ringraziamento al pastore
sig. P. Marauda per le sue buone parole di
grande conforto.
Pomaretto, 30 Dicembre 1953.
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