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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Sig.a
LONGO SELiiA
Casa Valdese
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e latevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 49
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TORRE PELLICE - 12 dicembre 1958
Ammin. Claudiana Torre PeUice ■ C.C.P. 2-17557
I diritti delPuomo
Dieci anni dopo la loro «dichiarazione» universale, sono rispettati nella vita delle nazioni ?
„ 10 dicembre j948, in .seduta plenaria, l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite approvava con 48 voti favorevoli e 8 astensioni (Unione
foovietica, Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ucraina, Bielorussia,
bud Africa, Arabia Saudita) la Dichiarazione universale dei diritti del1 uomo. Posti i fondamenti di una nuova società umana? Dieci anni
.sono pochi per valutare le conseguenze pratiche di questa Dichiarazioaccettata, o comunque non contraddetta — nella
vita delle Nazioni e nei loro rapporti reciproci. Molti elementi della
Dichiarazione tendono soltanto, faticosamente, ad uscire dalla formulazione giuridica per trovare attuazione reale Non sarà però inutile
forse, cercare di valutare proprio la formulazione giuridica che i rappresentanti delle nazioni, u,scenti da un atroce periodo di violenza
hanno cercato di dare insieme dei diritti dell’uomo.
Pur nella nudità scarna delle sue
formulazioni, la Dichiarazione, nei
suoi vari articoli, mostra in modo
trasparente come non si tratti di una
accademica esercitazione giuridica,
tendente a produrre im « bel » documento, ricco di verità generali; al
contrario, dietro ogni articolo — che
si tratti dell’affermazione del diritto
alla libertà individuale, di movimento, di pensiero e di informazione, del
diritto di cittadinanza, del libero esercizio dei diritti politici, del diritto
alla assistenza sociale, all’istruzione
— noi vediamo fin troppo bene profilarsi il triste volto della realtà odierna, con tutte le sue discriminazioni politiche, razziali, religiose, con
i suoi continui attentati, spesso violenti e crudeli, alla libertà degli uomini di credere, di pensare ciò che
vogliono, di dire ciò che pensano, di
spostarsi come le necessità della loro vita glielo, im^ngcno, senza per ¿
questo rischiare di passare nella mas' ‘
sa triste degli apolidi, senza patria;
con le difficoltà o la pratica impotenza a pesare veramente sulla vita
politica del proprio paese e del consorzio umano; con i gravi problemi
della scuola e delTinformazione (mezzi per educare individui coscienti o
per plasmare robot in serie?); con
l’inquieta ricerca di una reale e giusta tutela dei diritti sociali di ogni
classe e di ogni individuo...
Questo merito va riconosciuto, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; essa ha voluto riso
lutamente affrontare i reali mali del
nostro tempo, le forme reali che il
male riveste nella nostra società odierna. Nella loro serietà limpida e
netta, le sue espressioni risultano veramente il frutto sofferto della dolorosa esperienza umana della violenza, delToppressione, della dittatura — qualunque forma assuma, violenta o paternalistica —, della discriminazione; manifestano la vo
lontà generosa di lottarvi contro con
tutte le forze, secondo giustizia e verità. Ha una colorazione politica di
parte, questo documento così importante? In altre parole, nella grande
tensione post-bellica « Occidente Oriente », si presenta esso come « occidentale » o come « orientale »? La
domanda ha già la sua risposta nelle significative astensioni succitate.
La Dichiarazione è una netta affermazione dell’assoluta preminenza di
valore della persona umana; quasi
tutti i 30 articoli nei quali è formulata iniziano ; « Ogni individuo ha il
diritto... ». Ed evidentemente, di fronte ad una società in cui i totalitan.smi statali (e sappiamo bene che
non sono un’esclusiva «orientale»),
religiosi, razziali, economici tendono ad asservire la persona umana,
riducendola a mezzo per raggiungere
i propri fini « superiori », per il « bene » della Nazione, del Popiolo, della
Razza, del Partito, e magari « a maggior gloria del Signore » — di fronte a
questa società tendenzialmente totalitaria e collettivista, i rappresentanti delle Nazioni Unite hanno voluto
riaffermare solennemente che «l’uomo è misura di tutte le cose », ogni
singolo uomo nella sua individualità.
E hanno fatto bene. Certo, da un
punto di vista cristiano si devono fa
re molte riserve sul carattere quasi
religioso di questa fede nella persona umana, sul principio che «l’uomo è misura di tutte le cose », principio che può diventare affermazione di orgogliosa empietà nei confronti del Creatore e Signore che ha dato
all’uomo nella Sua rivelazione la misura di tutte le cose. Ma era pur sempre necessario correre il rischio della»
libertà, ed affermare che il quadro so
cíale è al servizio dell’uomo, e non
viceversa; anche se, evidentemente,
accanto alla Dichiarazione universa
le dei diritti delTuomo manca ancora, e lo si sente, quella dei suoi do
veri; se, cioè, questa bella affermazione del valore della persona umana
non è ancora abbastanza completata
Uion limitata) da un’altrettanto net
la affermazione della corresponsabilità di queste persone coscienti e responsabili, nelTambito della società
crie insieme formano.
Veniamo^ cioè ana triste constatazione cne questa affermazione di diritti, e quindi di liberta ,non è anco
ra uscita aODastanza aalie aule dell’O.iN.U. Dieci anni sono pochi, per
uare un’impronta al monao; eppure
non ci *i aeve dar pace, proprio in
seno a questa Orgaiuzzazione delle
Inazioni Unite di cui la Dichiarazione
è solenne espressione, che le firme
appostevi siano cosi spesso firme senza senso; non ci si aeve dar pace
perene da quel 10 dicembre 1948, che
facciamo bene a ricordare, è stato
possiDue il dissanguamento dell’Intìoema e della Corea lo stillicidio angoscioso dei profughi, a milioni, il doloroso ascesso algerino e quella simile, anche se ben più ridotto, di Cipro, le repressioni di Berlino, di Poz
nan, di Budapest, le « purghe » sovietiche e il «processo» i\agy, gii episodi di discriminazione razziale negli
U.S.A. e la politica di discriminazione razziale nell’Africa del Sud, la
« crisi » d’Israele e di Suez, il ricor.so
così frequente alla tortura, Tanalfabetismo, la fame. Solo qualche esempio,
fra i più tragici e appariscenti.
Perciò, contro l’ottimismo che spesso domina gli ambienti dell’O.N.U.,
mosso pure da alcune innegabili realizzazioni — ma quanto parziali! —
penso che si debba levf,re più forte
che mai l’esigenza che ciò che si è proclamato vero e giusto sia effettiva^
mente riconosciuto e se ne ricerchi
sinceramente e con zelo l’attuazione
iiegii effettivi rapporti umani, pur
senza disconoscere le gravissime difficoltà dei problemi da affrontare. Ma
proprio perchè è una visione.del monao centrata suU’insostituibile valore
della persona umana, questo movimento di rinnovamento potrà portare
frutti nella vita delle nazioni solò se
comincerà a germogliare nei cuori di
ognuno di noi.
E noi, cui è stata donata la fede nel
Signor Gesù Cristo, l’Uomo, il nuovo
Adamo che vive la sua vocazione umana in modo perfettamente conforme
alla volontà del Padre, noi sappiamo
che questo rinnovaìiiento può germogliare davvero solo nei cuori di coloro
che Lo hanno conosciuto: di coloro
che non pretendono di potersi mettere al Suo posto, rinnovando la faccia
della terra e della società ma che veaono il centro e 1» speranza salda
della vita ilei rinnovamento da Lui
operato, da Lui introdotto nella ingiusta e falsa società umana, e che di
questa nuova visione delle cose sono
chiamati a dare dei segni concreti,
segni che non sono «soluzioni» dei
pfoblemi ma che additano la grande
soluzione, quella del Signore. Può
sembrare poco. Ma è un « poco » più
realista e più reale di tanti grandi
programmi. Perciò per noi la Dichiarazione imiversale dei diritti dell’uomo non ha senso — generosa illusione! — senza il Signor Gesù Cristo,
avulsa dalla Sua opera d’amore redentore, dal Suo comandamento di
amare nel Suo nome; ma alla luce di
Cristo ogiii espressione di questo
grande documento si fa viva, porta ad
umiliata confessione, spinge a rinnovato impegno, in ima grande speranza. Gino Conte
Notre Seigneur,
UN JUIF
Per tutto il mese...
)
...questo giornale sarà inviato gratuitamente in omaggio ad un buon
numero di personal conoscenti ed
amici, o somplicétfnent»- {catelli -di
chiesa, che non lo conoscono, o ne
conoscono soltanto il nome, per udito
dire.
L'Amministrazione del giornale spera che l'omaggio sarà comunque gradito, non costituendo esso per chi lo
riceve impegno di sorta. Tuttavia, a
lettura avvenuta, coloro che avranno
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avranno gradito il contenuto, sono
pregati di non por tempo in mezzo,
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Ainsi, notre Seigneur est Juif.
Devenir un enfant, c’est déjà pour
Dieu une fameuse descente dans
l humanité. Mais enfin, autour de
sa crèche, ou ne lui demande pas
ses papiers. C’est Jésus qui tient à
nous les montrer dans son attachement à son peuple, dans sa conformité au Dieu d’Abraham, d’Isaac et
de Jacob, tlans sa fidélité aüx prophètes d’Israël, dans l’accomplissement des Ecritures. C’est lui qui refuse de passer les frontières, d’abandonner son peuple et sa patrie, de
mourir ailleurs qu’à Jérusalem. C’est
lui qui déclare à la face de Pilate
qu’il est le roi des Juifs — et Pilate
i indiquera sur la Croix. Même
quand on ne lui demande rien, il
brandit son passeport israélite. En
inscrivant ses pas exclusivement sut
la terre de Palestine, son nom sur
les registres de Bethléhem, ses pa1 oies, ses gestes et ses actes dans le
coeur, l’esprit et la vie de ses com
patriotes, Jésus a montré que l’incarnation de Dieu passait par le chemin commun d’une terre, d’une race et d’un peuple. Une terre qui atteint le point le plus bas du globe,
une nation méprisée, livrée au pouvoir de r occupant, sans éclat entre
.4thènes et Rome, entre l’Orient et
l’Occident, (fiel âhàîssëmént!
Jésus de Nazareth est Juif, de cet
Israël des patriarches, des rois et
des prophètes — des disciples et des
apôtres, mais aussi de l’Israël dispersé, persécuté depuis deux mille
ans. Juif de Palestine, de Pologne
ou d’Amérique, Juif de chez nous,
Juif errant ou Sioniste, Juif sous Hitler et les antisémites, dans les ghettos et les camps de concentration.
Israélite, Israélien, dans l’attente
que les Juifs eux-mêmes — mais par
quelle grâce. Seigneur? par quelle
illuminationl — s’écrient: ” JésusMessie! ” et deviennent chrétiens.
” Le salut vient des Juifs ” (Jean
4: 22). Ce n’est pas parce que Jé
sus était juif (comme par hasard!J
que le salut vient des Juifs. C’est
parce que le salut vient des Juif::
que Jésus-Christ est juif. Des Juifs
de l’Ancien et du Nouveau Testament, mais aussi du peuple d’Israël
d’aujourd’hui, dont la conversionest liée au salut final du monde.
Avec quelle espérance regardonsnous du côté d’Israël au nom du Li
vre que nous partageons avec lui. El
en lui nous saluons toutes les nations
opprimées de la terre, celles qui ont
disparu sous l’étreinte des puissances, celles qui défendent leur droit à
r existence et à la liberté, celles qui
sont peut-être à naître. Celles qui
savent et celles qui ne savent pas
qu’elles appartiennent au Royaume
(le Dieu, à la nouvelle Jérusalem qui
brillera de la gloire et des richesses
de toute les nations.
En célébrant bientôt Noël — la
première venue du Messie — comment ne pas attendre le retour de
Jésus-Christ avec la ferveur qui permettait aux Juifs d’il y a quinze ans
d’entrer dans les ” chambres de la
mort ” en chantant;
” Que ferons-nous quand Messie
viendra?
— Nous nous réjouirons quand
Messie viendra.
Qui (Janséfif pour nous quand Messie viendra?
— David, notre roi, dansera poui
nous.
Et nous nous réjouirons quand
Messie viendra.
Qui lira la loi quand Messie viendra?
— Moïse, notre rabbin, lira la loi
pour nous.
David, notre roi, dansera pour
nous.
Et nous nous réjouirons quand
Messie viendra ”,
” Viens, Seigneur Jésus! ” Viens
bientôt...
Jean Vivien.
(LA VIE PROTEISTANTE).
82-°' STRADA - MADISON AVENUE
Impressioni di una New^York cristiana in tempo di Avvento
11 Pastore Janavel mi aveva pregato d sostituirlo per la penultima
domenica di Avvento, ed io raggiunsi così il tempio Valdese in un Ireddo pomeriggio ventoso, dopo aver
attraversato il centro delia città, pieno di negozi illuminati dalie vetrine sovraccariche, di gente gaia e indaffarata, di rossi Papà Natale co.i
grossi cartelli pubblicitari sulle spalle, nell atmosiera tenorile nella campagna degli acquisti natalizi.
Il tempio Vatuese di xVew Vor*.
non dà certo nell occhio: sembra
anzi essersi nascosto modesta.i.eaie
tra le altre case deli’ti2ma atra.-» ■
in un tranquillo quartiere residen-.
ziale quasi del tutto privo di negozi
e di insegne luminose. L’interno è
co.stituito da un locale modesto ma
ben tenuto, mi poco stretto e allungato, con una ventina di banchi nuovi di legno chiaro divisi da una corsia centrale che finisce di fronte al
tavolo della Santa Cena e al piccolo
pulpito poggiato su di un basso piedistallo. Mi accolse una signorina
che parlando in francese mi diede
alcune informazioni sulla Cliiesa e
sulla liturgia del culto. Seppi che
era l’organista e che pur compren
dendo l’italiano non parlava che inglese o francese, intanto arrivava
gente e mentre indossavo la toga m
un locale adiacente sentivo paxlaro
iraiicese e patoìs.
11 culto SI svolse esattamente come in qualsiasi Cniesa Valdese dette V alli e mentre parlavo, in italiano, a quei trenta o quaranta Valdesi, enm la sensazione di essere in
uno strano mondo senza eia. Inori
dal tempo ed estraneo alla rumorosa
e fredda metropoli. Alla ime del cu
to, salutando alla porta i membri
di Cliiesa, quasi tutti anziani, che s;
liresentavano e mi spiegavano sorridendo con nostalgia da dove venivano e da quanto tempo si trovava
no in America, questa sensazione s
i»ctenuò e mi parve di esser tome:
a casa: Tron, Pons, f*eyrot... Massello, Pramollo, Torre Pellice...
Conobbi il Dr. Nino Jervis che
mi invitò ad accompagnarlo alla
Madison Avenue Presbyt. Church
dove si svolgeva quel giorno la
festa di Natale della Scuola Uomeriicale, a cui partecipavano i suoi
bambini. Dopo gli ultimi saluti salii
in macchina con lui e lentamente in
mezzo al traffico riattraversamnic
la città.
L’interno della Chiesa Presbiteriana della Madison Avenue, una
delle più grandi e più centrali ciiieso di New York, è un esempio caratteristico delle chiese americane
di città della fine del secolo scorso,
die sembravano essere state costruite quasi come si costruisce un teatro. E’ molto larga, quasi quadrata,
lia una grande galleria che sovrasta
tre lati della chiesa, banchi scuri ricoperti da cuscini rossi e disposti
leggermente a semicerchio, e in fondo una vasta piattaforma cop due
piccoli pulpiti ai lati e gli alti scanni di legno intagliato del coro nello
sfondo.
Un usciere mi indicò uno dei po
chi posti liberi mentre il Dr. Jervis
saliva in galleria a cercare la Signora. Per quasi un’ora contemplai cosi la rappresentazione degli avvenimenti della notte di Natale, recitata con gesti lenti e precisi da decine
e decine di bambini e ragazzi e commentata dalla lettura di passi biblici alternati dai canti della corale.
(Segue in 3« pag.)
Franco Giampiccou
2
2 —
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
Rìcordaudo il cinquantenario
iml.";fËrremotô di Messina
'-’' HO"
Ricordiamo. AI mattino del 28 Dicembre
1908, s’udì a Messina un terrificante boato.
Eà*ano le cinque e minuti ventuno. Dopo
pochi secondi, la città era distrutta!... Molte migliaia di vittime nella zona di Messina
e di Reggio Calabria.
Al ricordo dell’immane sciagura, la Gazzetta del Papaia del 7 corr. ha dedicato
un’intera pagina, con due fotografie impressionanti. Altri giornali certamente ne
parleranno.
E’ da tempo ch’io stavo pensando che sarebbe bene che le nostre Comunità evangeliche esprimessero un pensiero d’affettuosa fraterna simpatia alla Comunità di Messina ed alle famiglie delle vittime. Ed è
anche bene ricordare gli ammonimenti che
ci vengono dalle grandi sciagure. Non dimentichiamo! Noi anziani che frememmo
nell’apprendere la dolorosa notizia non
possiamo dimenticare, e non possiamo non
ricordare alte nuove generazioni la fragilità
della vita sia individuale che collettiva.
D’onde la necessità d’esser sempre pronti,
in comunione con Dio.
Fra le tante vittime, v’è un nome che
dobbiamo ricordare: il nome del Pastore
Adalfa Chauvie, sepolto sotto le macerie
con la giovane moglie Marcella Eynard ed
il loro figlioletto. Io ricordo commosso il
caro Amico. E vorrei che molti conoscessero l’esempio ^li fede e di ardente zelo
evangelistico lasciatoci dal suo breve ministerio. Molti dovrebbero leggere il buon
opuscolo commemorativo uscito dalla penna e dal cuore di Giovanni E. Meille e
pubblicato dalla Claudiana. In esso è ricordato l’animo buono di Adolfo Chauvie,
la sua intelligenza, la sua eloquenza, e soprattutto la sua completa dedizione al com
pito altamente spirituale ch’era divenuto la
sua ragion di vivere.
Già come giovane Coadiutore nella chie
sa di Palermo, seppe attrarre tanti uditori
alle sue conferenze, che mentre i culti se
cali della Domenica e del Giovedì sì face
vano prima in una cappella attigua alla
chiesa, fu necessario abbandonare la cap
pella e passare nella chiesa, tanta era l’af
fluenza degli uditori.
Grande successo anche nel breve mini
sterio di Catania. Poi, a Messina. L’opu
scolo di Meille, basato su dei dati di fatto,
riferisce i grandi successi ottenuti dalla
predicazione di Adolfo Chauvie. Siamo costretti a limitarci a pochi brevi accenni. Anzi, riferiamo soltanto un periodo della chiusa della sua magnifica efficace conferenza
« La Religiane dell’Avvenire » che ebbe favorevole e vasta risonanza in tutta la città
di Messina:
« Signori, nell’ora in cui tace il frastuono della vita materiale e mondana; nell’ora
in cui proviamo il malinconico bisogno di
esser buoni e di amare; in cui si quetano
i nostri odii; in cui l’anima vive un poco
dì vita propria ripiegandosi quasi su sè
stessa; non sentiste mai la cocente nostal
già di un qualcosa d’indefinito che vi at
tirava come un ricordo e come uno speran
za? Se non ci fu mai nel corso della vo
stra vita un’ora cotale, io piango per voi
vi manca l’essenza dell’umanità. Ma, se
quell’ora ci fu, io vi dico: Dio ha picchia
to alla porta del vostro cuore. Non gli vor
rete voi rispondere? Le religioni del pas
salo sono state altrettante risposte; ma la
porta è rimasta chiusa... Perciò andiamo a
quel Gesù che nel suo Evangelo ne addita
la via,* la vera Religione dell’Avvenire, sen
za misteri e senza' paure, senza dissidi con
niuna parte dì noi stessi, anti integrante
le nostre speranze ed i nostri ideali... ».
Siamo tentati di chiedere: «Perchè?»
Perchè un giovane messaggero dell’Evangelo ricco di doti d’intelletto e di cuore
è caduto mentre ' avrebbe potuto rendere
preziosissimi servigi alla Chiesa e soprattutto alla gloria dì Dio? Bando ai « perchè ». Noi abbiamo le preziosa certezza che
il Signore gli ha affidato una ancor più elevata missione. E mentre commemoriamo il
nostro carissimo Amico, facciamo l’augurio
che molti giovani si inspirino al suo nobile
esempio, e che tuyi gli operai della Chiesa
abbiano sempre l’animo acceso dall’entusiasmo che caratterizzava l’attività di Adolfo Chauvie, e la rendeva così efficace.
Alla cara Chiesa di Messina vogliamo
esprimere il nostro compiacimento perchè,
nella città risorta * a novella vita, è risorta
la nostra Chiesa, ed oggi essa è fiorente.
E’ con gioia che leggiamo nell’ultimo Rapporto al Sinodo, fra gli altri, questi due
passi : « Alta la percentuale dei membri
presenti ai culti; rilevante il numero dei
simpatizzanti attivi e puntuali; molto ben
frequentate perciò le assemblee domenicali e festive; soddisfacente altresì la partecipazione allo studio della Parola del mercoledì... ». « Ci sembra questo un periodo
di rinnovamento nei quadri della comunità: le famiglie di- sperimentata tradizione
evangelica rimangono stabili e fedeli come
ceppi, su cui molti nuovi rami vengono
innestati... ».
Cari fratelli di Messina, quest’ora di mesti ricordi è anche un’ora di lieta speranza. Vi benedica Iddio.
G. Bertinatti
ADOLFO CHAUVIE
1877-1908
Anche quest’anno, in molte città
olandesi, migliaia di persone canteranno in pubblico inni natalizi, la
vigilia di Natale. L’iniziativa, presa
cinque anni fa da un negoziante, si
è così diffusa che questi cori pubblici
in cui protestanti e cattolici sono
fianco a fianco, sono ormai una tradizione.
Lasciamo i fanciulli
andare a Gesù
Sulle nostre
« Feste di Natale »
Mi pare si possa essere grati a L.
D. Rochat che, con il suo « Le tradizioni sono sempre una forza? »
(ved. n. 47), ha voluto puntualizzare
con suggerimenti pratici la possibilità di realizzare concretamente un
ripensamento che da anni sta dibattendosi in diverse nostre Comunità.
Una vecchia idea non può essere
considerata cattiva soltanto perchè è
vecchia; come un’idea nuova non è
necessariamente buona per il solo
fatto di essere nuova e quindi innovatrice. Ma è certo che, e come genitori e come monitori, troppo spesso
ci sentiamo perplessi sul modo assai
poco biblico che ormai da tempo adottiamo per far intendere ai nostri
bambini il significato del Natale, affinchè questo sia verace.
E’ strano e fuori luogo questo disagio? Non ci siamo ormai resi conto che per i grandi ^— e tanto più
per i piccoli — il Natale è gioia, sì,
ma soltanto più gioia pei i regali,
per il senso di... sorpresa nel darli
Ü nel riceverli, per la festa familiare, per l’albero, per il Papà Natale,
ecc.? E che i nostri bambini sono felici soltanto per tutte queste cose?
Tutti i sistemi tradizionali finora
adottati non possono servire ad altro
scopo che a far veder loro un Gesù
troppo artificiosamente creato a nostra — e a loro — immagine e somiglianza. Poiché il Natale si è trasformalo solamente in una festa mondana, la gioia della riconoscenza a
Dio per il vero dono non esiste più
o tutt’al più acquista un valore molto, anzi troppo, marginale.
La rivelazione di Cristo, così com’è, nella sua semplicità, non è una
possibilità inaccessibile ai bambini.
11 problema è quello del loro impegno, fin dalla loro più tenera età. E
del nostro impegno di portarli direttamente a Gesù, senza ricorrere a
particolari situazioni di forma e credendo invece fermamente che Lui li
sa accogliere.
Non ci sarà più bisogno degli schemi tradizionali se anche per loro (o
almeno per loro) noi useremo sol
tante la Parola, il che porterà sicu
ramente a non provocare delle inter
prelazioni e delle visioni spiritual
errate nell’attribuzione del Natale
F, chissà, fra qualche lustro, vedre
mo almeno questi nostri figli — di
ventati adulti e personalmente re
sponsabili — non andare in Chiesa
una volta sola all’anno — per il cui
to di Natale — facendo sfoggio di
un nuovo capo di vestiario ricevuto
come « dono di Natale »!
Non è giusto pretendere che anche attraverso il regalo si possa giungere a « educare spiritualmente » i
piccoli sul significato del Natale. Se
proprio intendiamo non privare i
nostri bambini dei pochi o molti regali, non diamoli il giorno di Natale; diamoli prima o in altre occasioni! Così i genitori nell’intimità familiare o i monitori alla Scuola Domenicale, passata l’euforia dei giocattoli, avranno modo e il tempo in
quel giorno di spiegare la vera sostanza del Natale e soltanto questo.
lì frutto sarà una sicura azione dell’amore di Cristo in loro, con continuità e non a epoche fisse.
Ci porremo cioè sulla buona strada non propriamente della... riforma, ma semplicemente in quella dell’insegnamento biblico che ci dice
attraverso le parole stesse di Gesù:
(, Lasciate i piccoli fanciulli e non
vietate loro di venire a me» (Matteo 19-14).
A, G. Garrone
Concordo col dr. Rochat nel temere
certe tradizioni, nel nostro caso particolare quelle della festa di Natale delle Scuole Domenicali e nel dovere che
abbiamo di rivolere le tradizioni, di
ripensarle perchl continuino a restare
espressioni vive della fede.
Molti di noi sóitono ora un disagio,
di fronte áUa^ílÉsCt di Natale della
Scuola Domènidale : soprattutto gli organizzatori, poiché la « vita frebbrile »
che tutti lamentiamo, impedisce quel
raccoglimento e ¡quella distensione necessaria per la péeparazione di qualunque cosa, specialmente in campo spirituale. In altri casi il disagio è più radicale e investe il contenuto della festa.
Volere o no in questi anni siamo
passati da una religiosità centrata in
gran parte sul sentimento — valori dell’uomo, ottimisfio nei riguardi del
mondo creato, fede intesa come consolazione del cuore ecc. — a una ricerca di Dio che ci sembra porre il
suo giudizio su quelli che non vediamo più come nostri valori, che redime il mondo creato, il quale di per
sè non ci dà nessuna rivelazione di
Lui, che vuole essere servito oltre che
consolarci, che è il protagonista nell’opera della salvezza mentre non lo è
mai la creatura umana.
Ma ho rimprcjssione che còn le nostre feste di Na^le siamo ancora in
piena religiosità i del sentimento. Pensate alle poesie ¡che nelle nostre sale
o nei nostri templi escono a Natale
dalle labbra emozionate dei bambini,
per dire che cosa? la speranza che papà Natale arrivi carico, per dire che
le stelle brillano più del solito, che,
d’ora in poi, loro — i recitanti — saranno sempre più buoni, per dire che
U focolare è dolp nella notte di Natale. Seguono i dialoghi e in maggior
parte anch’essi inneggiano alla bontà
del cuore umano o traducono in mo
Le due grandi confessioni del Cristianesimo sono divise da un baratro
che sembra approfondirsi in questi
ultimi anni, specialmente a causa
dell’ accentuarsi da parte cattolica
di alcuni principi e dogmi che VEvangelismo ripudia. Ma in parecchie occasioni uomini di buona volontà hanno cercato di gettare dei
ponti attraverso tale biratro. Disgraziatamente per questi ponti non
fu costruita che una sola spalla, di
modo che essi non poterono reggere, e generalmente l’unica spalla
costruita fu dalla parte nostra. Ma
V ultimo ponte recentemente iniziato sembra fornito di tutte due le
spalle. E’ una modesta passerella
p 0T Î
molto fragile, ma vogliamo accoglierlo come un lieto auspicio di
una maggiore comprensione avvenire. ..
Alludo al premio Nòbel conferito
al domenicano Georges Piré, istitutore dei villaggi per profughi. Il
premio Nòbel non è subordinato a
pregiudiziali religiose o politiche;
ma è istituzione protestante, amministralj da un paese eminentemente prótesia.ite ed è stato attribuito
altre volte a persone anche non cri
stiane, ma credo che questa sia la
prima volta che va ad un sacerdote
cattolico. E questi getta subito le
fondamenta dell’ altra spalla del
ponte con V annunziare che un suo
villaggio sarà intitolato ad Alberto
Schweitzer. Padre Pire non ignora
certamente a differenza della stampa italiana che lo Schweitzer è un
missionario evangelico. Un altro villaggio si intitolerà all’ israelita Anna Frank. Siamo grati al domenicano di questo suo voler significare,
l’universalità del comandamento di
amore dato dal Cristo, al disopra di
ogni barriera razziale o religiosa,
augurando che l’esempio sia seguito.
M. Exnard
do così poetico il fatto della natività
che a stento ne riconosciamo il senso.
Molte cose sono state rivedute nella
Chiesa, molte posizioni sono cambiate: per i bambini, in questo campo,
siamo fermi e non perchè lo vogliamo, ma perchè è molto difficile sostituire al vecchio materiale adatto a loro, ma che rispondeva ad altre idee,
del materiale nuovo.
Mi pare che la forma delle nostre
feste di Natale possa variare a seconda
del grado di « febbrilità » delle zone
in cui vengono celebrate; che debbano essere apportate le modifiche che
il dr. Rochat propone, per quanto mi
sembrino più psicologiche che spirituali (sono d’accordo che i bambini devono imparare presto la parabola del
dare, ma può anche darsi che imparino a conoscere l’amore di Dio attraverso la parabola del ricevere). Ma dove vedo una vera necessità di revisione è nel contenuto di quello che la
festa esprime. A Natale « la Parola è
stata fatta carne » è un messaggio
grandioso che noi non possiamo dire
a dei bambini in questi termini difficili per loro da afferrare, ma è un messaggio che devono conoscere, un avvenimento che devono celebrare ed un
messaggio gioioso non da dirsi in modo arido e scarno, ma lieto, per cui,
in fondo, « la festa » è forse ancora il
modo più chiaro che abbiamo a disposizione per esprimere in un linguaggio
infantile un concetto così grande. Per
questo mi sembra utile continuare a
fare una festa che esprima il messaggio di Natale nel modo che loro capiscano e sentano, e che contenga il chiaro messaggio di Natale: non la notizia più o meno vera che a Natale si
è più buoni e che i fiocchi di neve sono più bianchi, ma che Cristo è nato.
Non so bene come sostituirei le vecchie poesie che non ci piacciono più
tanto e qualche volta ci fanno venire
un po’ di brividi o certe scene che sono di gusto discutibile anche dal punto di vista estetico, o addirittura vuote; forse nessuno ancora lo sa, resta
un problema aperto per noi in Italia
Del resto le tradizioni non si improvvisano, vengono avanti piano piano col
maturarsi del pensiero. Del pensiero
biblico, nel nostro caso.
Dobbiamo ripensare come possiamo
cantare con i nostri bambini il « gloria
a Dio e pace in terra » nel modo vero in cui l’hanno cantato gli angeli,
nel modo semplice in cui l’hanno potuto capire i pastori della Giudea. Bisogna che i bambini escano dalla festa di Natale con la gioia che si ha
quando si è ricevuto al culto l’annuncio di « una grandissima allegrezza ».
Berta SubìUa
Ici, notre bon
vieux français!
18. L'évangile de la pierre.
L’évangile de la pierre est une bande cinématographique documentaire,
sur paroles de Daniel-Rops. Prenant
comme texte les sculptures et les basreliefs d’une de ces splendides cathédrales de France, qui ont été construites au cours des siècles par un peuple
d’artistes anonymes, cette bande de
grand intérêt raconte la vie de Jésus:
de sa naissance à sa mort. C’est l’évangile de la pierre. On se souvient de
l’apostrophe du Sauveur : « je vous
le dis. si ceux-ci se taisent, les pierres parleront! ».
La pierre au service de l’évangile:
une pierre anonyme, froide, une sculpture primitive, peut-être même grotesque, du grès qui a défié les siècles,
et les a vaincus, car ces derniers ont
passé, et la pierre est restée, témoin
silencieux d’une foi qui n’est plus celle d’aujourd’hui. Càr la foi d’aujourd’hui n’ose certainement plus dire à
cette montagne de pierre « toi, transporte-toi là-bas » et à cette autre
« toi, viens ici »...
Ce témoignage muet, mais concret,
est le seul que des chrétiens responsables puissent concéder aux pierres;
et c’est aussi la seule parole qui, par
la volonté de Dieu, ait de la valeur.
Le reste a bien peu d’importance. Le
reste, c’est de la « monumentomanie »,
c’est souvent de l’émulation (du sport,
toujours du sport!), c’est de l’enthousiasme en surface. L’Art et la Foi
y sont absents.
C’est pourquoi, tout évangile de la
pierre — fût-il un évangile borné à
un seul mot tiré de la Bible... — ne
pouvait être reconnu vrai qu’après
des siècles: ces siècles le long desquels quelques uns ont perdu leur foi,
et d’autres l’ont recouvrée. Nous ne
connaissons pas les noms de ces héros de la foi, mais leurs oeuvres spirituelles, dont les pierres parlent, ont
permis que nous aussi, leurs descendants spirituels, devenions des témoins. Chers jeunes gens des Coppiers, était-il vraiment nécessaire d’apprendre vos noms? Dans 200 ans, et
peut-être un peu moins que cela, votre évangile de la pierre sera un témoin inattaquable: pour ou contre.
19. Jeunes gens.
— Alors, c’est qu’on ne veut pas
de nous?
— Naturellement, c’est la vieille
histoire. Des brimades, c’est le seul
cadeau que les anciens nous fassent!
— Toujours tort, toujours fausse
route! Ont-ils oublié qu’ils ont été
jeunes, eux aussi, comme nous?
La jeünesse se plaint. Cela se comprend. On leur a fait voir l’autre côté
de la lune. Dieu sait si ils sont à plaindre (et tout le monde avec eux).
Le fait est que ce complexe de la
victime n’a rien d’étrange, rien de
nouveau. C’est dans la nature des
jeunes de se sentir isolés, traqués de
toutes parts, considérés avec méfiance. Mais ils 'ne sont pas plus seuls
que nous l’étions dans notre jeune
âge. Seulement aujourd’hui, dans notre âge avancé, nous comprenons que
ces doutes, ces reproches, ces coups
de barre avaient uniquement le but
de nous redresser et de nous faire téndre nos voiles au vent le plus favorable, vers l’horizon le plus clair.
20. Tout savoir
rien savoir
J’ai lu avec intérêt les remarques
de G. Tourn sur le caractère des italiens, par rapport au travail. Les italiens, dit-il, considèrent le travail
comme un pis aller, comme un « ripiego » pour vivre. De là, une conception déshônorante du travail: en
oeuvrant le moins possible, ils se proposent de gagner le plus possible.
C’est l’attitude typique des fourbes,
des paresseux, des exploiteurs.
Cette conception a une origine clairement dogmatique (catholique): le
travail étant considéré, d’après la Genèse, comme une malédiction, il va
de soi que l’homme s’efforcera de ne
pas en être... frappé! De plus, cette
conception est méditerranéenne et levantine: et il faut reconnaître que les
italiens, particulièrement ceux du midi, sont bien placés pour élaborer une
philosophie de la fainéantise!
(à suivre a pag. 3)
3
L'ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
TORRE PELLICE
Dìbcì secoli di storia e di vicende
Bene ha fatto il Sindaco di Torre
Penice., prof. A. Armand Hugon, di
dare alle stampe questa sua vivace e
— lo si sente — limgamente lavorata
opera, proprio in questi giorni in cui
la nostra piccola capitale valligiana
ha il sue quarto d’ora di notorietà a
causa dell’inaugurazione del bell’edificio della nuova Casa del Comune.
Ma sarebbe fare torto al valore della pubblicazione limitarne l’importanza a questa contingente «attualità».
Abbiamo in quest’opera uno studio
accurato, obiettivo anche se uscito
dalla penna non di im freddo ed
estraneo cronista ma di un affezionato cittadino che ricerca ed espone la
storia del suo paese: si potrebbe fargliene torto? In ogni caso mi pare del
tutto ingiusta la nota che G. Mercol,
sull’ultimo numero dell’Eco del Chisone, fa a questa pubblicazione, che
sarebbe non la storia di Torre Penice
ma dei Valdesi di Torre Pellice. Certamente, per molti secoli (le statistiche lo mostrano), la grande maggio
ranza dei cittadini di Torre fu valdese, ed è naturale che furono questi a
dare l’impronta alla vita comunale,
mentre spesso quella dal di fuori fu
una dura impronta di violenza e di
oppresMone: sono fatti che nessuno,
neppure l’Autore vuole rimuginare
con rancore, ma che non si possono
cancellare dalla storia. D’altra parte,
man mano che la popolazione cattoli
ca si accresce, negli ultimi anni, cresce pure la trattazione che viene fatta
del loro apporto alla vita comunale,
ed in complesso mi pare che l’Armand
Hugon possa Con cuore tranquillo ripetere ciò che dice nella sua premessa : « Un merito solo vorrei rivendica
re: cioè quello di essermi ispirato ad
assoluta obiettività, oltre nei dati, anche nei giudizi, e di aver cercato la
visione più sincera e genuina dei tempi andati ».
La storia di questi dieci secoli (almeno tanti ne conta il nostro Comune) é seguita di tappa in tappa dagli
inizi del piccolo' borgo accentrato attorno al castello dei signori di Luser
na, e al forte, innumeri volte distrut
to e ricostruito: assistiamo al lento
sforzo di progressivo affrancamento
dalla servitù della gleba e dalle tirannie feudali, mentre il Comune acquista gradualmente responsabilità civica; ai tristi tempi delle guerre di religione e alle conseguenze dell’oscil
lare di queste zone alpine fra Francia
e i Savoia ; all’ondata di libertà «giacobina», alla reazione legittimista,
al tripudio per l’Emancipazione, mentre la cittadina si sviluppa in ogni
senso ; al sorgere delle prime industrie
e delle conseguenti lotte sociali, e via
via fino al duro periodo della guerra
1915-18, all’avvento del fascismo, alla
seconda guerra mondiale e alla Resi
stenza parti^ana. Infine, gli ultimi
capitoli, i più ricchi (evidentemente,
1 documenti comunali non sono stati
conservati, specie nel lontano passa
to, con la cura gelosa di oggi!) espongono la storia e la situazione di Torre
Pellice ai nostri gioml, sotto ogni
aspetto della sua vita comimale.
L’A. ha scelto il metodo di esporre
la storia del singoli aspetti della vita
e della topografia comimale, uno dopo l’altro : esso si presenta talvolta un
po’ faticoso per il frequente ritornare
a momenti storici già presentati da
altro punto di vista e rende talvolta
meno chiara la visione d’insieme di
un dato periodo. D’altra parte si ac
quista una visione completa di un
dato problema o di un elemento particolare (luoghi pubblici, di culto, cimiteri, strade, ecc.).
L’opera è scientificamente docu
mentata, e pur nella sua forma piacevole alla lettura e riccamente illustrar
ta, rappresenta ima preziosa fonte di
dati di ogni genere che non solo in
teresserà i Valdesi affezionati alle cose patrie, ma che trova degnamente il
suo posto nella nostra storiografia
valdese. E di questo molti saranno
grati all’Autore. g. c.
UN LIBRO: il dono di Natale
VI
raccomanda le seguenti pubblicazioni, adatte per
La Claudiana
regalo :
DE BOER, Aux carrefours du monde (viaggi) L. 1.900
ARMAND-HUGON, Torre Pellice (dieci secoli di storia) » 900
WAGNER, L'ami (colloqui spirituali) » 900
S. H. HORN, Pietre che parlano (le recenti scoperte archeologiche raccontate da un credente) » 1.000
GOLLOMB, Schweitzer, il genio della giungla » 2.000
SCHWEITZER, I popoli devono sapere (contro la guerra) » 400
M. RAY, S'aimer » 1.200
K. BARTH, Avent (meditazioni) » 600
ORNAWAY, Seminando la Parola in Cina » 400
B. VALLOTTON, La terre que j'aime » 1.200
J. GREEN, Leviathan (romanzo) » 350
Almanach Hachette per 1959 » 350
MALPLACH, La Ceinture de Camées, romanzo » 550
A. ARMAND HUGON - Torre Pellice
Dieci secoli di storia e di vicende Torre Pellice 1958, pp. 183, Lire 900.
Anche presso la Claudiana.
Dalle nostre Comunità
TORBE REUICE
Domenica 30 novembre il Past. Emilio Ganz ha presieduto il culto in
francese nel Tempio del centro. Gli
esprimiamo la nostra gratitudine.
Domenica 7 dicembre, nel pomeriggio, mentre i loro uomini si recavano
ad assistere all’inaugurazione della
nuova Casa comunale, un folto nume
ro_di sorelle si è raccolto nella sala
dell’Asilo per ascoltare l’interessante
conversazione che il Past. Bruno Corsani ha tenuto, con l’efficace ausilio
di belle diapositive, sul suo viaggio di
quest’estate nel Giappone: impressioni sulla Convenzione Mondiale delle
Scuole Domenicali, e sul volto odierno
del Giappone. Lé intervenute sono
state vivamente ribonoscenti all’oratore, che teniamo ancora a ringraziare.
Ancora nei locali dell’Asiio, lunedì
8 u. s. ha avuto luogo con successo,
l’annuo bazar prò Missioni, preparato sempre con zelo e grande cura, ed
anche quest’anno ben frequentato.
PRdMOLLO
Domenica 7 dicembre è stata inaugurata a Torre Pellice la nuova Casa del Comune, con la partecipazione di
autorità locali e della Provincia, e con l’intervento del Sen.
Ferruccio Parri. La cerimonia è stata assai semplice, senza
alcuna retorica, e di questo va dato atto con vivo compiacimento. L’opera compiuta è veramente riuscita, sobria ed
elegante, e sarà una dignitosa « Casa » per tutti i cittadini
di Torre^ Pellice, oltre che degna sede del Consiglio di
Valle. L’augurio, formulato nel corso della cerimonia, e
che ognuno sottoscrive, è che questo bello strumento sia
al servizio di una vita civica intensa e responsabile sia dei
rappresentanti della cittadinanza, sia dei cittadini stessi.
Con semplici parole il Sindaco, Prof. A. Armand Hugon,
ha illustrato la progettazione e l’attuazione dell’opera, che
ha dato un nuovo aspetto al centro di Torre e che offre locali più degni per la Pretura, mentre al pianterreno saranno installati i principali servizi pubblici. La spesa — 55 milioni — se l’è accollata da solo il Comune, con un prestito
statale. Il discorso inaugurale è stato tenuto dal Sen. Ferruccio Parri, ex Capo del Governo, di cui è nota l’affezione
per le nostre Valli. Gli siamo grati di aver voluto partecipare alla cerimonia, ma proprio per questo ci sia permesso
di dire che è con un po’ di delusione che abbiamo seguito
il suo discorso: è stata una simpatica scorsa alla storia
plurisecolare di Torre Pellice, con note cordiali ma non
partigiane per la presenza valdese; ma confessiamo che ci
si aspettava qualcosa di più solido. L’accenno finale alla
necessità della difesa e dell’esercizio delle autonomie comunali contro il centralismo (ripresa nei successivi interventi, con sfumature forse un po’ demagogiche) poteva
utilmente essere approfondito: comprendiamo la delicatezza della situazione, e molto tatto ha mostrato l’oratore,
evitando ogni discorso « di parte »; ma non è possibile affrontare un problema civile e politico senza parlarne in
modo partigiano?
L’On. Ferruccio Parri celebra l’inaugurazione del
nuovo Palazzo del Común e. Alla sua sinistra, U Sin
(Foto Pellegrini
Ici, notre bon
vieux français!
(suite de la pag. 2)
Mais il y a un aspect plus typique
ancore du problème, qui mérite d’être
souligné. Celui de savoir tout, alors
qu’on ne sait rien.
— Que sais-tu faire? — demande
l’officier américain d’occupation au
civil qui le supplie pour un travail.
— Un peu de tout, monsieur — répond ce dernier.
— C’est à dire, que tu ne sais rien
faire. Ceux qui savent tout, ne savent
rien, repartit l’officier.
Que de fois j’ai entendu ce dialogue! Et j’ai saisi que c’était là le défaut principal de l’italien: celui de
vouloir et savoir tout faire, de ne pas
vouloir reconnaître ses faiblesses, son
ignorance, son incompétence. Car prétendre de savoir faire un peu de tout,
n’est sûrement pas, de nos temps, une
qualité. C’est de l’impromptitude, de
la folle présomption. Petit Valdo
iitanijia indi... pendente
Ci sono i giornali di partito, e ci sono i giornali indipendenti. Molti preferiscono questi perchè appunto essi
non dipendono da un partito, non seguono le « veline » dei « padroni ».
In realtà, almeno per l’Italia, una
stampa veramente indipendente, non
esiste. La stampa che si fregia di quel
l’epiteto, è stampa che aspetta pericolosamente di... pendere da una parte,
quando addirittura non penda già, sia
pure nel segreto, verso più o meno
confessabili interessi
Lettore, il giornale che hai fra le
mani, è uno dei rari fogli uscente nella penisola, che cerchi di essere veramente indipendente. Religioso senza
bacchettoneria, attuale senza politicantismi, al servizio di un ideale morale e spirituale inconfondibile, perchè porta l’impronta del cristianesimo
evangelico, questo giornale può essere
il tuo, se lo leggi, lo diffondi, lo sostieni. Sicuro, anche se lo sostieni:
con il tuo abbonamento, ed anche — è poi tanto difficile? — col procurare qualche altro abbonamento in
sieme al tuo!
Illustrare
la Bibbia
Gran problema, illustrare la Bibbia ! Un concorso su questo tema, anni fa, diede in Svizzera delle strane,
originali, e qualche volta sconcertanti risposte, da parte di disegnatori,
pittori non privi d'estro e neppure di
fede cristiana...
La Chiesa cattolica è maestra nell'illustrare la Bibbia, o piuttosto antologie della Bibbia. Le edizioni si
susseguono alle edizioni, e sono opere d'arte, libri per fanciulli, manuali
di cultura... Bisogna saper scegliere.
E noi proponiamo questi libri, che
abbiam scelto per i vostri ragazzi :
SCHORR, L'Histoire Sainte L. 1.200
HOURTICQ, Au commencement » 1.200
DANIEL-ROPS, Saint Paul » 750
DANIEL-ROPS, La Sacra Bibbia illustrata » 2.500
Inviare ordinazioni alla Claudiana,
C. C. P. 2/17557.
E’ stata chiamata ad una vita di
più alto servizio Jahier Alessandrina
Ved., della Ruata. L’appello le è giunto all’alba del 4 dicembre, dopo ima,
lunga vita trascorsa nel lavoro e nella fede. Essa si è spenta serenamente,
simile a lume che cessa di ardere per
mancanza di olio. Aveva da poco iniziato il suo 83o anno. Il grande numero di persone accorse al suo funerale
ha testimoniato della grande considerazione in cui era tenuta.
Ai figli, alle figlie e ai numerosi parenti esprimiamo la nostra viva simpatia e la nostra solidarietà cristiana.
Benché non ancora ufficialmente
incominciato, l’invemo si è già fatto
sentire anche da noi e in maniera abbastanza viva. Anche i più spavaldi,
che si vantano di non temere « la brino», harmo dovuto arrendersi a fare
ricorso alle maglie e maglioni di lana. A principio del mese infatti il termometro è sceso parecchi gradi sotto
zero e abbiamo avuto la prima visita
della neve: cinque centimetri, circa,
che però si sono dileguati al ritorno
del sole. Negli « envers » però il bianco strato è rimasto e, a meno di qualche ondata di vento sciroccale, difficilmente scomparirà prima di marzo.
Intanto, approfittando del bel sole
splendente e prima di un’altra nevicata i Pramollini si stanno dando da
fare per raccogliere il «gias» indispensabile per il bestiame nel periodo
invernale.
Qualche giorno fa alcuni Pramollini (14, per essere precisi) si davano
conve^o la mattina di buon’ora ai
Tournin. Nessuno sapeva il perchè di
simile riimione. Il mistero veniva sve
, I lato qualche ora più tardi quando tuti !ti e quattordici giungevano a casa
I conducendo ognuno un bel vitello di
•pura razza valdostana, acquistato direttamente presso un allevamento di
Torino. I vitelli erano stati trasporta
ti la sera prima, in camion, ai Tournin e scaricati nella stalla di uno dei
quattordici.
L’iniziativa, che ha per scopo im
miglioramento della razza, tanto dal
punto di vista della qualità che della
rendita, merita di essere segnalata.
Un plauso dunque ai promotori e, spe
riamo presto, ...qualche altra inizia
tiva.
Esercito della Salvezza
Attività Natalizie 1958
Ci è particolarmente gradito porta
re a conoscenza del pubblico della
Valle il seguente programma di attività e festività natalizie e di fine
d’anno, certi che ognuno ne vorrà
prendere buona nota.
23 Dicembre - Ore 21:
INAUGURAZIONE NUOVA SALA
DI ADUNANZE con la presidenza
del Ten. Col. Vinti, Segr. Gen. —
Viale Mazzini (angolo Piazza Muston).
Giovedì 25 dicembre - Ore 10:
GIOIA DI NATALE. - Nella nuova
sala di Adunanze.
Mercoledì 31 dieembre - Ore 21^0:
MEZZANOTTE DI PREGHIERA. Tranquille ore di preghiera e di comunione fraterna. Al Foyer Salutista di Corso Fiume. — Una tazza
di te.
Martedì 6 gennaio 1959:
FESTA DELL’ALBERO. - Con la
partecipazione dei giovani della
Coorte Salutista del Corpo di Torino. - Visioni di Natale. - La vocazione dei Magi.
Fin da ora auguriamo a tutti i gentili
lettori BUON NATALE, e nella gioia
di vederci a queste annunciate riimioni, vi salutiamo di cuore.
Maggiori
Perside e Leone Calzi
Esercito della Salvezza
Torre Pellice
$2oia Strada • Madison Avenuo
(segue da pag. 1)
Costumi accurati e studiati, da quelli poveri e dimessi dei pastori a
quelli eterei degli angeli; riflettori
che dai bracci estremi della galleria
illuminavano la scena dosando le
varie luci colorate; accompagnamento musicale sommesso eppur vi
goroso: tutti i più moderni effetti
tecnici erano stati utilizzati da una
regia minuziosa ed esperta. Un po’
troppo teatrale, pensai. Eppure non
vi era aria di spettacolo, ma piuttosto un’atmosfera di raccoglimento di
fronte ad una vivida rievocazione,
più rappresentata che non parlata
ma noii per questo meno viva e significativa. Mi parve di vedere come l’espressione di questo raccoglimento in ima bambina ebe stava
ritta vicino a me, in fondo ad una
delle corsie laterali, tenendo in mano un lumino che le rischiarava il
volto assorto, consapevole, forse più
di quanto non pensassi, di quanto
avveniva intorno a lei.
All’uscita mi trovai in mezzo .i
centinaia di persone sorridenti che
uscivano nel buio della sera illuminato dalle luci del centro. Mi chiesi
Se erano i volti sorridenti di gente
che esce da un teatro dopo uno spettacolo ben riuscito o i volti felici di
gente che esce da una chiesa dopo
aver meditato su di una predicazione visiva e recitata anziché parlata.
Mi pareva di dover scuotere il capo
con un gesto di superiorità e di insoddisfazione; eppure sapevo che
dietro a riflettori e costumi c’era
qualche cosa di più profondo, che la
gente che dalla fine della guerra affolla sempre più le chiese in America è attirata non da una patina dì
modernità, ma da una sete spirituale, talvolta modesta e talvolta tormentosa, che costituisce im lento e
graduale risveglio.
Mentre il Dr. Jervis mi accompagnava in macchina alla stazione pensavo all’82ma Strada e alla Madison
Avenue. L’una un po’ fuori dal tempo e dal mondo, l’altra immersa nel
tempo e nel mondo, talvolta, forse,
perfino un po’ troppo. Due mondi,
diversi e lontani, con i loro pregi ed
i loro difetti.
Franco Giampiccoli
Sotto gli auspici della CIMADE, del
C.E.C., deiraPER e di altri enti assistenziali si è aperta a S. Raphaël (Còte d’Azur) una casa per rifugiati russi d’età. Ne è in progetto una seconda, nei pressi.
Si è tenuta a Düsseldorf (Ruhr)
un’esposizione di opere del pittore
Chagall, intitolata: «La Bibbia a colori ».
La famiglia della compianta
Alessandrina Jahier, ved.
(di anni 82, della Ruata)
nella impossibilità di farlo personalmente, ringrazia tutti coloro che, o
con scritti o con la loro presenza al
funerale della sua cara, le hanno testimoniato la loro simpatia ed il loro
fraterno affetto nel lutto' che l’ha colpita.
Un ringraziamento particolare rivolge al Pastore E. Micol i>er le sue
parole di conforto, al Dott. Bertolino
per le cure prestate ed a tutti coloro
che le sono stati vicini durante la degenza della Scomparsa.
Pramollo (Ruata), 4 die. 1958.
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Sarà Lui che recherà la pace.
Sarà chiamato Principe della
pace.
Mich. 5: 4; Is. 9: 5.
L'Eco delle Valli Valdesi
Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo. Beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5:1; Matt. 5: 9.
I lettori ci scrivono...
^ESTË~
Caro Direttore,
Segno con grande interessamento la discussione circa le vacanze coatte delle nostre scuole, e trovo che forse si drammatizza troppo. Al Geymet che fa un confronto con cinquant’anni fa, vorrei ricordare che il nostro Ginnasio Liceo fu pareggiato oltre sessant’anni fa, e che anche
allora si era tenuti a far vacanza per motivi
estranei alla nostra sensibilità e ai nostri
principi. E’ vero che allora molte festività
cattoliche non comportavano vacanza scolastica: S. Giuseppe, per esempio, non era
festa comandata e S. Pietro coincideva con
la fine dell’anno scolastico (allora si affrontavano i calori di giugno); ma v’era il
Corpus Domini e qualche altra solennità religiosa. Vi erano allora anche le ricorrenze dinastiche, vennero poi quelle fasciste;
ora allievi ed insegnanti hanno i... santi
che li aiutano. In ogni caso le scuole italiane continuano ad essere seconde solo alle spagnuole nel numero dei giorni di vacanza! ! !
Non potendo seguire un calendario scolastico diverso da quello ufficiale, noi, che
siamo una « trascurabile minoranza » dobbiamo comportarci come i cristiani in terra
infidelium e rassegnarci a celebrare solennità che ci sono indifferenti. Chi scrive ha
dovuto, in un periodo della sua vita, prender parte a festività... buddiste, senza che
ciò significasse altro che espressione di cortesia verso il paese che gli offriva una ospitalità che oggi posso riconoscere generosa;
del resto era concesso ai cristiani di celebrare la Domenica. Si potrebbe, d’altra parte, seguire l’esempio dei padri che, dovendo celebrare, pena la prigione, la festa dell’Assunzione, che allora aveva ancora quel
carattere religioso che oggi ha perso, istituirono il nostro 15 Agosto. Capisco che il
rimedio non funziona, per i casi imprevisti.
Ma come si è ottenuto di sostituire localmente la festa del Santo Patrono (ma, credo, non nel commercio e nell’industria),
con il 17 Febbraio, così si potrebbe ottenere qualche altra sostituzione. L’essenziale
è di non perdere nessuna vacanza, perchè
guai a fare qualche giornata di vacanza in
meno!!! Non lo perdonerebbero gli studenti (e forse qualche insegnante), il Provveditorato, il Ministero!!!
Gli studenti hanno risolto la questione
per conto loro: godersi la vacanza o metterla a profitto, senza preoccuparsi del motivo di essa. Soluzione superficiale finché
si vuole; ma nell’ordinamento scolastico
italiano la superficialità non è forse la regola?
M. Eynard
Cambiameniì dì indirizzo
Si avvertono i Sigg. Abbonati che, per il cambiamento dell'indirizzo a cui viene spedito il giornale, bisogna attenersi alle seguenti
norme :
1 ) inviare il ritaglio del giornale su cui è stampigliato l'indirizzo
dell'abbonato (o quanto meno, per chi non vuol ritagliare il foglio,
comunicare esattamente e per esteso il vecchio indirizzo) ;
2) accompagnare la notifica del cambiamento di indirizzo con la
somma di Lire 50 (anche in francobolli).
Non si darà corso ad alcuna notifica di cambiamento di indirizzo
che non sia accompagnata da quanto sopra. Con dicembre entrerà in
funzione una nuova stampigliatrice elettrica, che l'Amministrazione del
giornale ha acquistato allo scopo di eliminare gli inconvenienti verificatisi nel recapito dei giornali. Tale macchina, molto costosa, è stata
acquistata con sacrifìcio. La targhettatura degli indirizzi per cambiamento non può, ovviamente, esser fatta gravare dai Sigg. Abbonati
sulle spese dell'Amministrazione.
Le copie che ci perverranno di ritorno dalla posta, con la dicitura
« sconosciuto al portalettere », o « trasferito », o « partito », e simili,
vengono tenute a disposizione degli interessati per 2 numeri consecutivi ; indi l'abbonamento è sospeso. L'abbonato che rion riceve regolarmente il giornale è pregato di informare immediatamente l'Amministrazione.
IN VAL D’ANGROGNA
Procedono i lavori
per la rete stradale
Da tempo si andava dicendo che tra breve il capoluogo di Angrogna sarebbe stato
collegato ai comuni di fondovalle mediante
una comoda e larga strada carrozzabile fatta a regola d’arte. Tali voci erano state confermate dalla visita fatta ad Angrogna tempo fa da un Consigliere Provinciale il quale, in una riunione pubblica aveva assicurato l’interessamento al riguardo, della Provincia. Ma, benché fosse stato allora addirittura dato in visione il piano dei lavori,
perdurava lo scetticismo se non in merito
ai lavori stessi, in merito alla data del loro
inizio! Invece, da qualche tempo i lavori
sono iniziati in grande stile: una grossa
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Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Kditrice Claudiana
Torre Pellice • c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a.
Torre Pellice (Torino)
draga ed una pala meccanica funzionano a
pieno ritmo nella zona Giovo-Bruere sbancando costoni e ripe, mentre le mine si incaricano di spezzare la roccia. Il profilo e
la sede della nuova strada appaiono già all’occhio stupito dei passanti: la strada sarà
larga almeno 6 metri e saranno eliminate
curve strette e pendenze assurde. Il primo
stadio dei lavori per questo esercizio dovrebbe giungere sino alla brutta e pericolosa curva delle Bruere che ci augureremmo di vedere al più presto eliminata. Mentre ringraziamo, a nome dei Valligiani tutti, l’Amministrazione Provinciale per il
suo benevolo interessamento e per avere
promosso celermente i lavori, osiamo raccomandare agli incaricati di far si che la
viabilità (pensiamo in modo speciale agli
operai motorizzati i quali in ogni tempo
ed ora percorrono la strada) sia costantemente assicurata.
Intanto la strada del fondovalle Torre
Pellice-Pradeltorno è stata convenientemente sistemata e cilindrata ed essa è percorribile da . qualsiasi auto o motoveicolo sino
alla frazione Ghionira.
In attesa che si riapra il cantiere scuola
Capoluogo-Serre, un altro se ne è aperto,
il quale congiungerà il Capoluogo alla frazione Prassnit. Peccato che anche qui non
ci sia una draga ed una pala meccanica, ma
solo una perforatrice!: Comunque un buon
lavoro è già stato fattq e speriamo che prosegua fino al punto previsto, il più celermente possibile.
Non possiamo terminare il capitolo
« Strade» senza menzionare la strada consorziale del Martel che, opportunamente
inghiaiata a suo tempo, è ora quasi sempre
percorribile dai numerosi motorizzati della
zona. Ed un plauso vogliamo pure rivolgere alla nostra Amministrazione Comunale per la sistemazione della piazza del Capo
luogo, che, è ora percorribile anche dopo
giorni e giorni di pioggia, mentre prima,
per attraversarla, si guazzava nel fango!
* * *
Domenica 30 novembre nella sala Unionista del Capoluogo, presenti le Autorità
civili e religiose, una rappresentanza delle
Insegnanti e dei bambini ed un folto pubblico, il Sindaco di Angrogna ha consegnato
a nome dell’Amministrazione Comunale e
della popolazione tutta alla signora Miegge
Erma vedova Gamba una medaglia d’oro.
Tale medaglia vuol essere il meritato riconoscimento di tanti anni (esattamente 47)
che la signora Gamba ha dato volonterosamente e fedelmente alFinsegnamento, nel
suo Comune d’origine, di ben tre generazioni. Dopo opportune parole pronunziate
dal Sindaco, rispondeva la festeggiata, ringraziando commossa. Alcune bimbe esternavano i sentimenti della scolaresca col recitare alcune opportune poesie e con l’offrire alla sig.ra Gamba un omaggio floreale.
Successivamente, al Municipio, un rinfresco offerto alla festeggiata ed alle Autorità
presenti chiudeva la cerimonia semplice eppure suggestiva e commovente.
Desideriamo noi pure ringraziare ancora
la signora Gamba per il lavoro svolto per
tanti anni e con tanta abnegazione, seppur
non sempre in condizioni facili, a favore
dei bambini di Angrogna e le auguriamo un
periodo di riposo lungo, sereno, benedetto.
e. a.
ANGROGNA - Capoluogo
L’attività ecclesiastica
nella nostra comunità
Le nostre varie attività ecclesiastiche hanno preso l’avvio la domenica
2 novembre con tm culto al quale numerosa ha partecipato la fratellanza.
Nel corso (h qu^to culto abbiamo
ripensato insieme il profondo e sempre attuale significato della riforma
della Chiesa che ci invita a prendere
coscienza viva della nostra vocazione di credenti in Cristo ed a condurci come membri responsabili della
Comunità nel servizio reso gioiosamente a Dio ed ai fratelli. Non la tradizione, non l’abitudine, non il tanto
lodato senso del dovere ci spingano
ad essere mernbri fedeli della Chiesa; bensì lo spirito di una autentica
e sempre rinnovata riconoscenza verso Colui^che è e dimora il nostro unico Signore e Salvatore : riconoscenza
che non si limita a belle parole, ma
che si traduce in una quanto mai seria e concreta obbedienza, nelle piccole come nelle grandi cose, alla volontà del Signore al quale di fatto
apparteniamo perchè Egli ci ha fatti
suoi comprandoci a prezzo. Se abbiamo inteso a qual prezzo Egli ci ha
fatti suoi, non potremo fare a meno
di essergli sempre maggiormente
consacrati in ogni attimo della nostra vita. La totalità dei presenti ha
partecipato alla celebrazione della S.
Cena. ,
Le nostre tre Scuole Domenicali
hanno pure avuto inizio la domenica
2 novembre con una riunione in comune al Capoluogo. In seguito, mentre quella del Capoluogo è diretta dal
Pastore coadiuvato da 3 monitrici,
quelle dei quartieri del Martel e dei
Jcurdans si svolgono sotto la direzio
ne delle Insegnanti. Notiamo con tristezza la diminuzione, che di anno in
anno si accentua, del numero dei
bambini.
- Abbiamo già effettuato ormai due
turni di riunioni quartierali quindicinali in 4 dei nostri quartieri. Esse sono state assai bene frequentate. In
tre quartieri, dopo la riunione, ha
luogo l’Unione Giovanile: le nostre
tre Unioni, eletto il seggio, si sono
messe al lavoro e tutto lascia bene
sperare nei loro riguardi. A loro il
nostro vivo incoraggiamento a perseverare con fedeltà e con spirito di
amore nella via intrapresa.
Nella dolorosa dipartita della cara
Maddalena Pastre
Madlenin
le famiglie Avondet, Pastre, Cardon
ed i parenti tutti ringraziano a nome
della cara estinta, come da lei richie
sto nei suoi ultimi istanti, tutti coloro che a lei furono vicini nella sua
dolorosa malattia.
In particolare ringraziano per le
amorevoli cure prestate, i Sigg. medici Alfano, Ross e Gardiol; la Direttrice e il personale del Rifugio Carlo
Alberto; i Pastori Bertinatti e Peyrot.
Prarostino, 3-12-1958.
« Questa è la promessa che
Gesù ci ha fatto. la vita
eterna » (I Giov. 2: 25)
Il 7 c. m. in Genova Pegli improvvisamente ha chiuso la sua serena esistenza
Giulia Malanot
ved. Puppo
Addolorati ne danno il triste annuncio : il figlio Vittorio ; la nuora Alma Bozie con i figli Paolo, Agostino,
Enrico e Mario ; la sorella Ida e i fratelli William e Gustavo; i nipoti e pa
renti tutti.
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-195.5
La nostra Corale ha pure ripreso
le sue riunioni ogni domenica sera.
Lamentiamo qui purtroppo alcune defezioni: ma grazie all’apporto di alcune voci nuove e grazie alla fedeltà
di coloro che amano il canto, la nostra Corale ha potuto riprendere ancora quest’anno. E pensare che se ci
fosse maggior spirito di impegno e
di .servizio essa potrebbe annoverare
un numero almeno doppio di parteci
panti !
Anche le altre attività della Chiesa
hanno avuto un buon inizio: così i
Consi di studio della Sacra Scrittura
e del Catechismo in ragione di 6 ore
settimanali e 2 domenicali; il IV anno ha già avuto pur esso due riunioni in cui insieme abbiamo confrontato la dottrina cattolico-romana e
la dottrina evangelica. Ed anche il
nucleo fedele delle sorelle di Chiesa
si raduna regolarmente la prima do
menica d’ogni mese per uno studio
biblico e per alcune ore di conversazione in cui si gettano le basi del lavoro da svolgersi durante l’anno. Percato che anche in questo caso la par
tecipazione a dette riunioni non sia
totalitaria!
Abbiamo dunque quello che si de
nomina comunemente un « quadro
completo delle attività ecclesiastiche » : si tratta ora per noi di non
soltanto compiacercene rimanendo
nella comoda posizione di spettatori
che approvano o che criticano: al
contrario, siamo chiamati a sentirci
tutti seria,mente ed insieme gioiosamente impegnati nella nostra Comunità non paghi se, come si dice «tutto va bene », ma badando bene allo
spirito che ci anima ed allo: scopo verso cui tendiamo: perchè questo è veramente l’essenziale più che il nostro
accumulare attività ed il nostro agitarci: l’operare con spirito di fedeltà,
di amore, di servizio e il compiere
ogni cosa alla sola gloria di Dio.
Ringraziamo l’UGV di-Luserna S.
Giovanni (Centro) per la sua gradita
visita di sabato: 1» novembre e l’Unione Giovanile di Prarostino per la fraterna accoglienza data sabato 29 novembre alla UGV di Prassuìt-Vernet.
Le nostre Unioni saranno sempre liete di ricevere le consorelle Unioni
Valdesi. e. a.
da
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