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Aiiuu 111»
Venerdì IS geiiiinlo IV" 11
LA BUORIA NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
pRKgieO »’AWSOt-IAglOXE
(i domieilio)
Torino, per un anno L. 6,00 j L.7,00
— per sei mesi » 4,00 | » 4,30
Per le provincie e l’estero franco sino
ai conlìni, un anno . . L. 7,20
per sei mesi, » 5,20
A)-»;6eùovti; ¿è èv iyanj
Seguendo la verità Delta carità
Epes. IV. 15.
L’Ufficio della BUON.^ NOVELLA è in
Torino, presso la libreria Evangelica
di GIACOMO BIAVA, viaCarlo Alberto,
dirimpello al Caffè DIleì.
Le associazioni si ricevono in Torino allo
slesso UfBcio.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla libreria biava.
Il Tempio Valdese e le Chiese Evangeliche, — Le letture cattoliohe.
torno allo spirito religioso in Italia, — Lettera XV Carbonartsmo, clericale. — Notizie religiose. —• Gronochetta politica.
• Lettere in^
La stampa
Il TBiIPIO VALDESE li LE CHIESE EVANGELICHE
La Buona Novella ha con suo
dispiacere dovuto notare le menzogne,
le calunnie, e le minacce dei clericali
intorno all’apertura del nuovo tempio valdese avvenuta in Torino il 15
dello scorso dicembre: ora però vuol
notare come quello stesso avvenimento sia stato apprezzato dalle
chiese evangeliche. Lo spirito di carità, di pace, di amore che si nota
nelle lettere che ci hanno indirizzate
le chiese evangeliche fanno un contrasto colle espressioni acri, stizzose,
e anticristiane dei clericali, e dimostrano quella unità che i clericali
niegano alla chiesa evangelica, e
quella carità che non si trova se
non che nei veri discepoli di Gesù
Cristo.
Non appena giunse in Ginevra la
notizia che nel giorno 15 dicembre
si apriva in Torino il tempio valdese,
che i pastori della chiesa nazionale
che funzionavano in quel giorno
nelle chiese dell’uditorio, e della Fusteria, il lolzavano al divin Trono
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preghiere di azioni di grazie per un
tale avvenimento. Nè credano già i
clericali che quelle preghiere fossero
preghiere contro la Chiesa romana.
No, la Chiesa evangelica non ha mai
una preghiera d’imprecazione ; furon
preghiere di ringraziamento perchè
nella nostra patria si era innalzalo
un tempio evangelico ; preghiere perchè Dio lo benedicesse, onde la sua
parola si fosse annunziata pura. Noi
non abbiamo avuto notizie positive
che altrettanto sia stato fatto in Ginevra dai nostri cari fratelli della
chiesa libera ; ma siccome conosciamo quale è il loro affetto per noi,
e quale è l’interesse che nutrono
per la cara patria noslra, siamo certissimi che più volte nelle loro cappelle si è ringraziato Iddio per quelr avvenimento, e si è pregalo per
I
noi.
I giornali evangelici della lingua
francese , e della lingua inglese si
sono fatti l’organo di tutte le chiese
evangeliche del mondo per esprimere
ia gioia di tutte le chiese cristiane
per l’apertura del nuovo tempio in
Torino. I giornali stessi politici, quelli
che esprimono i sentimenti liberali
ed onesti,* non hanno potuto fare a
meno di applaudire ad un avvenimento che annulla di fatto le barbare leggi d’intolleranza che disonoravano il Piemonte, e segna un
Ora novella nella via della libertà
réligiosa. Quei giornali poi che esprimono i sentimenti dei retrogradi si
sono taciuti : i soli giornali clericali
hanno osato insultare, ma la pubblica opinione li ha giudicati.
I nostri lettori possono conoscere
chi più chi meno, come il giornalismo abbia apprezzato quell’ avvenimento; ma quello che non possono conoscere sono le espressioni
particolari che chiese ed individui
hanno espresse nelle lettere gratulatorie che ci hanno dirette in quella
occasione. Pochi brani di alcune di
quelle lettere andiamo a pubblicare
per la edificazione dei nostri leltori.
La Chiesa evangelica di Lione si
esprime cosi in una lettera in data
degli 11 dicembre diretta alla Chiesa
evangelica di Torino.
Amatissimi Fratelli,
« Allorché abbiam saputo che il
li) corrente avrà luogo l’apertura
del nuovo tempio in Torino, il nostro
primo movimento ci avrebbe spinto
a cercare qualcuno dei membri della
noslra chiesa che potesse portarsi
fra di voi per esprimervi i sentimenti
della noslra simpatia e del nostro
amore.
« Disgraziatamente però le nostre
circostanze non ci permettono di
venire fino a voi, in guisa che ci
siani ridotti a dovervi esprimere in
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questa i sentimenti della nostra viva
affezione, e la parte che noi prendiamo alia vostra allegrezza.
« L’apertura della vostra chiesa,
fràtelli carissimi, non è soltanto un
grande avvenimento per la chiesa
italiana, ma Io è altresì per tutta la
cristianità evangelica. Il Signore \i
aveva scelti per essere i testimonii
della sua grazia per tanti lunghi secoli di tenebre. Voi siete stati in
certa guisa siccome una lampana
che riluce in luogo tenebroso, e
molti sono venuti a rallegrarsi alia
vostra luce. Non è dunque tutta la
Chiesa del Salvatore cbe deve rallegrarsi con voi in questo giorno, e
lodare la bontà di Colui che opera
cose così meravigliose? Quanti beneficii accumulati gli uni sugli altri,
quale pazienza, quale fedeltà, quale
misericordia per i discendenti di coloro che vi opprimevano , verso i
quali ora v’invia il Signore per con^unicar loro quello stesso Vangelo
che i loro padri perseguitarono ! Che
i nostri cuori dunque si aprano innanzi a Lui in una umile adorazione!
« Però se avvi una chiesa !a quale
debba particolarmente simpatizzare
colla vosira allegrezza questa è la
Chiesa evangelica di Lione. Fuvvi
UQ tempo nel quale i poveri di Lione
ed i Valdesi del Piemonte erano
uniti per la medesima fede e le medesime sofferenze, e quindi era una
sola ed una stessa chiesa. A traverso
di molti secoli noi ora ci ritroviamo
uniti nelle stesse benedizioni, e nelle
stesse consolazioni. Il Signore fu la
sua opera a Torino, siccome la fa a
Lione; noi godiamo in queste due
città una eguale libertà, grazie alla
equità delle aulorità'che ci reggono,
eil il Signore può dire a quei di
Torino, ed a quei di Lione quello
che diceva alla Chiesa di Filadelfia;
Ecco io l'ho poslo la porla aperta
davanti ; la qual niuno può chiudere. Possano questi legami che ci
uniscono stringersi sempre più per
la preghiera, ed incoraggiamoci scanbievolmenté a combattere il buon
combattimento.
« Se non che , fratelli carissimi,
quello che noi domandiamo si per
voi come per noi è di essere conservati nella noslra piccolezza, e nella
umiltà: le grandi benedizioni alle
volte ci lusingano, ed allora è difficile di rendere a Dio intatta tutta
la gloria che gli appartiene : noi
ne rileiiianio uua porzione che nascondiamo nel fondo del nostro
cuore , come Acan aveva nascosto
l’interdetto nella sua tenda. Noi riguardiamo questi belli edifici! che
ci è stato concesso di fabbricare, e
rischiamo di dire nel nostro cuore
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- m —
come Nabucco « Non è forse questa
la grande città che io ho fabbricata ?» Noi mostriamo ai nostri
fratelli le anime che per nostro
mezzo hanno conosciuta la verilà ,
le moltitudini che frequentano le
nostre predicazioni, come Ezechia
mostrava agli ambasciadori Caldei
i tesori della sua casa reale. Allora
il Signore ferma il suo braccio, e
ritira le sue benedizioni. Iddio ci
guardi dall’appropriarci la menoma
parte dei suoi favori, ma ci conceda
di riceverli prostrati, e nel sentimento della più umile dipendenza,
ed egli verifichi su di noi quella
Parola ; a chiunque ha sarà dato,
ed egli soprabbonderà.
« Ricevete infine, fratelli amatissimi, l’assicurazione ripetuta del nostro amore nel Signore Gesù, ed i
nostri voli ch'Egli sia grandemente
glorificato nel tempio che gli consacrate.
« In nome della Chiesa evangelica
di Lione
G. Fisca, Pastore.
Questa lettera piena di sentimenti
così cristiani, letta la sera del 15 dicembre nell’ assemblea trasse dagli
occhi di molti lacrime di tenerezza, e
noi siamo ben lieti di poter esprimere
pubblicamente ai cari fratelli di Lione
la nostra gratitudine.
La chiesa Scozzese di Genova, per
mezzo del suo pastore, mandò parimente le sue cristiane congratulazioni; « Noi riguardiamo quest’inaugurazione come un avvenimento felice
per la fede protestante.....Vi presentiamo i nostri rallegramenti cristiani
insieme con tutti gli amici d’Inghilterra e di tutto il mondo per tutto
quello che Dio ha fatto per voi, e preghiamo Dio con tulio il nostro cuore
affinchè il suo glorioso Evangelo sia
glorificato fra di noi ».
Dodici ministri della chiesa episcopale inglese dimoranti a Nizza si
unirono per esprimere in una lettera
piena dì affezione cristiana le loro
simpatie verso la chiesa evangelica
di Torino.
« Noi ringraziamo Iddio dall’ intimo del cuor nostro, dicono quei pastori, imperciocché Egli ha accordato
alle chiese delle Valli il privilegio di
rendere pubblica testimonianza all’fivangelo della sua grazia nella metropoli degli Stati Sardi, e di poter celebrare in essa un culto cristiano senza
mescolanza di superstizioni.
« L’istoria delle vostre chiese e la
posizione nella quale esse trovansi
attualmente è tale da renderci persuasi che Dio le chiama in una maniera particolare a lavorare in questi
paesi per l’avanzamento della vtTità
tale quale essa è in Gesù Cristo.
« In questa ferma persuasione noi
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possiamo assicurarvi della noslra più
cordiale cooperazione , e delle preghiere che indirizziamo al Signore
affuichè si degni di sollevarvi fino
ali’altezza di un’opera così vasta e
cosi importante. Noi invochiamo sopra le vostre chiese quella presenza
continua del Santo Spirito che solo
può farle atte a rendere, per mezzo
dei loro pastori, e di tutti i loro membri, una testimonianza chiara e decisa all’unico mediatore Gesù Cristo,
e di onorare la dottrina delle sante
Scritture con una vita santa e feconda
in buone opere.
« Noi domandiamo al padrone della
messe che voglia far sorgere in mezzo
di voi molti operai per coltivare il
campo immenso ch’Egli vi ha aperto
dinanzi.....di far brillare da qui innanzi nella prosperità di uno splendore sempre puro e sempre crescente
questa lampana delle valli ch’Egli ha
fatto brillare per lo passato in mezzo
all’avversità, e che tante tempeste
non hanno potuto estinguere.
« Gradite ecc.
[sieguono le firme)
Tali testimonianze di affetto fraterno esternateci dai cristiani di varie
denominazioni che si uniscono con
noi nell’uiiico vincolo di unità, nel Salvatore nostro divino, ci hanno riempiuti di gioia. Sarebbe cosa assai lunga
se volessimo dare il ragRuaslio di
tutte le altre testimonianze di cristano
affetto che ci sono state indirizzate in
questa circostanza : ma non possiamo
dispensarci dal comunicare ancora
ai nostri lettori un frammento di una
letlera che ci dirigeva un padre di
famiglia, di una di quelle molte famiglie cristiane evangeliche che sono
sparse nella Liguria.
« Ricevo in questo momento il
supplemento della Buona Novella, in
cui con vero trasporto leggo la consecrazione che domani avrà luogo per
la prima volta in Torino della casa
di orazione al nostro Padre de’ cieli.
Oh! se avessi le ali, o fossi in libertà,
con quale avidità verrei a partecipare
con voi della lieta sacra ceremonia, e
consacrarmi di bel nuovo al servigio
del nostro Iddio nella sincerità di
cuore con tanti nostri fratelli. Non
avendolo permesso le mie circostanze,
e sapendo che in Dio viviamo, ci
muoviamo, e siamo; e che dovunque
sono due o tre adunati in nome di
Cristo, egli è in mezzo di loro; domani alle dieci mattutine mi radunerò colla mia famiglia, e tutti pregheremo nello stesso spirito, e porgeremo veri ringraziamenti al Signore
delle concesse beneficenze , e tante
misericordie accordate a noi suoi fedeli. È il primo pubblico tempio che
nel Piemonte, dopo tanti secoli di servitù e di persecuzioni, s’innalza e si
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consacra onde adorarvi Iddio in ispirilo e verità. Benedetto sia Egli ora
ed in eterno, amen.
« Nella comune preghiera e nel
fervore dei cristiani torinesi, vi supplico di non dimenticarvi della disgraziata Liguria, divorata dal sacerdozio della superstizione e della menzogna. Pregate per questa provincia
infelice, e fate pure pregare per me..»
Sì, torniamo a ripeterlo, la consecrazione del tempio di Torino è stata
una vera festa di famiglia in tutta la
Chiesa evangelica sparsa su tutta la
terra: una è slata la voce che si è
levala, voce di lode e di ringraziamento. Tutte le chiese di ogni denominazione si sono unite spontaneamente con noi, ci hanno espresso
sentimenti di unità e di fratellanza ;
prova parlante che nella Chiesa evangelica esiste quella vera unità nella
diversità che è il carallere proprio di
un corpo vivente; assai diversa da
quella uniformità che si trova nei
sepolcri, e che è propria dei cadaveri.
LE LETTURE CATTOLICHE
Credevamo che i clericali avessero compreso il magnifico fiasco che hao falto con
i loro fascicoli delle Letture Cattoliche.
Sebbene cerchino a regalarle, non trovano
neppure chi voglia prenderleaquel prezzo.
Una camera piena di quei fascicoli in via
Bogino, rende testimonianza dell’esito
favorevole di quei libretti. La pubblicazione di tali fascicoli è stata sospesa per
alcun tempo, e VArmonia, per rendere
ragione di tale sospensione, diceva che
si studiava per preparare cose migliori.
Dopo tale promessa noi avevamo dritto
di credere che qualche valente teologo
fosse entrato invece del Bosco e con qualche elaborato scritto avesse sostenuto la
Dottrina cattolica. Ma dopo tanto aspettare, torna di nuovo in iscena il Bosco,
ed invece di un buon trattato serio, pubblica, indovinate che cosa? Una commedia.
Una commedia per sostenere il Cattolicismo contro i Protestanti! Una commedia col titolo di Lettura cattolica, raccomandata dair^^rmom'a, approvata dalla
revisione ecclesiastica !
Noi, poveri Evangelici, discepoli della
Bibbia, che prendiamo la Religione sul
serio, siamo fortemente scandolezzati di
questi preti che mettono la loro Religione
sul teatro e ne fanno oggetto di commedia, e perciò non si aspetti da noi il sig.
D. Bosco che noi scendiamo alla confutazione della sua commedia. Quando i
difensori di una religione si avviliscono a
tanto, sono abbastanza confutati dal loro
stesso avvilimento. Non vogliamo però
defraudare i nostri lettori dal fargli conoscere questa operetta. Noi ci siamo impegnati nel nostro programma di seguire
le pubblicazioni delle Letture cattoliche e
vogliamo mantenere la promessa.
Il titolo di quel libretto è il seguente
DRAMMà : Una disputa tra un avvocato
ed un ministro protestante. Non vogliamo
interessarci punto intorno al merito letterario del dramma del sacerdote Bosco
Giovanni. Se fosse stata una predica ne
avretBmo potuto dire qualche cosa, ma
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siccome noi rè freqiieniiamo il teatro, nè
perdiamo il nostro tempo nella lettura di
commedie, lasciamo chele approvino qiiei
preti che le annunziano, le distribuiscono
siccome necessarie alla difesa della Religipne.
Kella prefazione al lettore sembra che
D. Bosco voglia farla recitare in teatro,
imperciocché dice che giù l'ha falta provare dai figli che intervengono aU’oralorio
diS. Francescofit Sales. Questi figli vanno
a quelToratorio e sono affidati al D. Bosco
per l’istruzione religiosa, e D. Bosco scrive
per loro commedie, e loro insegna a recitarle. Ma se i Valdesi facessero tali cose,
non direbbero i preti che la loro Religione
è religione da teatro? Non direbl)ero che
mettono in ridicolo la Religione, che la
rendono un’apparenza, una menzogna,
un’ipocrisia?
11 dramma è in due atti: gl’interlocutori sono nientemeno che imdici ; il principale di essi cheè senqire in iscena è un
ciabattino; vi è un avvocato che con i
raggiri del foro sostiene la parte caitolica :
vi è un ministro protestante e due viceministri. Ci farebbe grazia il signor don
Bosco a dirci chi sono nella religione Protestante i vice-ministri? Noi uon abbiamo
nevicarli, nè vice-parrochi, nè sudiaconi,
nè accoliti, nè esorcisti, ecc. ecc. ed in
conseguenza non possiamo comprendere
cosa sieno questi vice-ministri.-Il primo
atto del dramma si rappresenta dentro un
portone avanti il banchetto del ciabattino
Testadora. Uu tale Ales.'andro Piatelli,
l’uomo il più debosciato, il più immorale
che possa immaginarsi, va furibondo in
cerca del suo figlio Luigi, ragazzo di quattordici anni, e dà commissione a Testadoro
di trovarlo e di rimandarlo a casa. .■Andato
via .Messandro, vengono il signor Ferdinando ed il sig. Isidoro e si mettono a
parlare col ciabattino; in questo entra
precipitoso Luigi, si getta in ginocchio
innanzi a quei due sconosciuti e dice che
il padre vuole ucciderlo perchè non si
vuol fare protestante. Testadoro nasconde
il ragazzo sotto al deschetto e lo copre
col suo cappotto. Torna Alessandro furibondo per uccidere il figlio, domanda a
quei due signori se lo hanno veduto, ed
il nobile sig. Ferdinando risponde con una
bugia. Sia detto qui tra parentesi, caro
sig. D. Bosco, la bugia è un'iniquitil, è
una immoralità, e voi la insegnate ai fanciulli. E poi ardite dire che i Protestanti
insegnano la immoralità?
D0|)0 questo, Alessandro incomincia a
raccontare a quei signori che non conosceva nè punto nè poco tutta la sua storia,
dice che per la pessima sua condotla si
era ridotto in miseria, che per rimediarli
alla sua miseria e continuare nei suoi vizii
si era fatto protestante, che i Protestanti
non gli lasciavano mancare più nulla, ma
che esigevano che tutta la sua famiglia
fosse protestante come lui. Dice che non
aveva potuto indurre nè la moglie, nè i
figli a tal passo e che perciò, dopo di aver
lasciata come morta la moglie per un gran
colpo, correva dietro al figlio per ucc1deflo.
Cosa ne dicono i nostri lettori della ingenuità di Alessandro? Il Bosco si era
forse avveduto di averla detta troppo
grossa, e per farla credere, aggiunge in
una nota che n il racconto di questo padre è realmente storico , ed avvenuto
colle medesime circostanze. » Noi sfidiamo formalmente il D. Bosco a dire
pui)blicamente il nome di questo padre,
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il paese ove il fatto è accaduto, e il nome
0 i Domi di quei Protestanti che hanno
falto tali cose. Se il D. Bosco non risponde
a questa sfida formale, si prenda fin da
ora il titolo di menzognero, d’impostore,
di calunniatore, e come tale sia segnato
ni dispregio di lutti gli onesti.
Il signor Ferdinando, per compensare
la confessione di Alessandro, gli recita
quattro belliisimi versi che meritano di
essere qui trascritti.
Ma vi prego, date calma
Allo sdegno, ai vostri affanni.
Altrimenti gravi danni
Saran pena del furor.
Poscia lo conducono in casa del sig.
Ferdinando. Dopo ciò accade una scena
fra il ciabattino e Luigi, il quale dice
cose orrende dei Protestanti, che confessa di non conoscere. Allora viene il
signor Isidoro, e in una scena col ciabattino narra come si era combinata una
disputa con un ministro protestante. Qui
sieguono varie altre scene nelle quali si
combinano le condizioni della disputa;
una di queste è, che il ministro protestante non vuole disputare con preti, e
in uua nota il D. Bosco ne dà la ragione,
dicendo che nell’anuo scorso in Ginevra
si rifiutarono di disputare coll’abate Combalot. Bisogna dire che D. Bosco legga
1 libri al rovescio per riportare i fatti
tutto al contrario di quello che sono avvenuti. Uo avvocato assume l’iucarico di
disputare per la parte caltolica, e tutto
questo accade dentro al portone innanzi
al deschetto del ciabattino.
Il secondo atto del dramma si rappresenta in una sala. Dopo alcuni ridicoli
preliminari, di «ui il protagonista è Testadoro, incomincia la disputa. Noi non
vogliamo degradarci ad analizzare una
dispula religiosa di commedia : il bello
è, che con alcuni argomenti ai quali risponderebbe vittoriosamente il più ignoninle fra gli Evangelici, l’avvocato riduce
al silenzio prima il ministro, poi i due
vice-mini stri, quindi convertequella buona
lana di Alessandro, e il dramma finisce
fra gli abbracciamenti ed i baci.
Quei nostri lettori che s'intendono di
teatri e di drammi potranno giudicare del
valore teatrale di D. Bosco: per quello
che riguarda noi diciamo, che se abbiamo
dispregiato gli altri fascicoli delle Letture
caltolioìic, di questo ne siamo altamente
sdegnati. Se il signor D. Bosco vuole discutere lo faccia, ma lo faccia seriamente.
Chi avvilisce la Religione fino a quel
punto di ridicolo, è segno che non la
crede. Chi trascina il nome adorabile del
nostro Salvatore Gesù Cristo sui teatri,
noi lo riteniamo per un sacrilego.
In quanto poi a quello che asserisce
nella sua prefazione intorno alla verità
dei fatti esposti nel suo dramma, noi lo
attendiamo a darcene le prove; ma siccome prevediamo che lo attenderemo inutilmente, fin da ora lo denunciamo siccome calunniatore, a meno cbe non provi
ciò ehe ha avanzato.
Ecco cosa spacciano i clericali per Letture cattoliche ; ecco quali sono i libri
religiosi che essi regalano, quali sono
gli scritti che approva la Curia arcivescovile; e poi ardiranno domandare rispetto
e venerazione per quella Religione che
essi stessi vilipendono?
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LETTERE
ISTORIO ALLO SPIRITO RELIGIOSO
IN ITALIA.
lettera XV.
Carbonarismo.
Qualora si mirasse unicamente all’ aipello esteriore delle cose senza ricercarvi più addenlro alcuni fatti ialiini, i
quali possono fornir soli la materia di
un sano giudizio, si dovrebbe concludere
che r Italia in questo secolo cnoiinuò a
frequentare le sue chiese, a solennizzare
le sue feste, ad alternare le pie divozioni,
senza che sotto a tanta quiete di coscienza
si fosse celato il germe di ud religioso
fermento. Ma una maniera di osservare
cosi superficiale nun sarebbe bastante nè
a farci conoscere quella opposizione che
di Decpssiià incontra ogni principio sul
terreno ove si atteggia, nè ci darebbe una
idea delle condizioni in cui versa quello
stesso principio, e dei modi in cui per le
quotidiane sue manifestazioni esso si traduce Conviene studiarne i due lati opposti; mettere io chiaro gli errori di coloro
che sorsero ad impugnarlo, e disvelare le
arti ed i mezzi di coloro che combatterono per la difesa.
L’opposizione più radicale e violenta
che il papato nel presente secolo abbia
incontrata in Italia, gli venne suscitata
dalla Carboneria.
È inutile cbe io qui ripeta come la setta
dei Carbonari sia stata portata in Italia
dalla conquista fnincese, come vi abbia
conservato l’organismo e le forme, quantunque si modificasse nello spirito e mutasse di scopo. Essa trovò numerosi proseliti ed ovunque diffusi, e vasta era per
modo al cadere della fortuna di Francia,
che non solo potè prolungare la propria
esistenza, ma formare disegni e preparare
que’ moti che si doveano risolvere negli
avvenimenti sfortunati deH’anno ventuno.
Lasciando da partejla storia, si volga la
ricerca a quello che ci può riguardare,
ossia allo spirilo religioso e credenze di
questa sella.
Il cattolicismo romano era il fondo della
sua fede, e ad esserne convinti basterà osservare: che la Carboneria era posta sotto
la protezione di S. Tibaldo. e che i suoi
afiìgliali dai gradi inferiori dell’iDiziazìone
venivano ammessi all’ultimo grado prestando un giuramento con una mano sul
fendente del coltello, e coiralira sul Crocefisso. Non dirò nemmeno, siccome cosa
estranea, su qiiiil piano fosse delineata la
futura repubblica Ausonia, che era lo scopo delle opere e dei tentativi della setta,
ma questa repubblica, parto di cervelli
malati, doveva avere la sua religione.
A chi osserva senza passione la serie di
questi falli sembra che il dominio religioso esercitalo da un’autorità sterminata,
qual è quella dei romani pontefici, abbia
sviluppala in Italia una certa ferocia individuale, la quale toglie che si possa concepire In libertà, sia di coscienza o civile,
se non per la via del servaggio. Que’cospiralori volevano redenta e libera la loro
patria ; ma qual fondamento davano essi
a sì vasto e generoso disegno? Una religione dello Stato i ossia uua religione avviluppala in tulli gl’interessi sociali; mentre la religione in Italia non d’altro abbi, sogna che di esser falla libera da questi
terreni ostacoli che la infestano, onde il
seme vitale della Parola celeste si svolga
in rigoglioso germoglio.
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Lii religione sarà la Cristiana, dicevano
i Carbonari, raa per riporre in seggio la
religione del Cristo, essi stimavano sufficiente il fare rieleggere e confermare dal
popolo la religione della maggioranza dall’Ausonia sognala. Essi stimavano che un
colpo di mano od un voto delle nioltitiidini fosse bastante a rovesciare il papato;
dannoso errore, poiché questo, lo ripeterò
ancora, è una slessa cosa colle sue dottrine.
Il vuoto formalismo della religione romana ha fatto perdere agli Italiani perfino
il concetto del senso religioso, per cui non
farà maraviglia l’osservare come sì grave
argomento si trattasse sempre con tanta
leggerezza, e come si credesse di far
dipendere la possibilità di una riforma
religiosa da un gioco di combinazioni
e di forme. Che stabiliva infiliti quella
sella? Essa anticipando avvenimenti
che dovevano esserle fatali, decretava:
Che questa religione della niagcioranza
avrebbe goduto del privilegio ili esercitare pubblicamente le sue cerimonie
religiose, comechè si dovesse ]>rofessare
tolleranza per tutti i culti. Il potere religioso non si sarebbe piìi conferilo al papa,
ma ad un concilio, il quale eleggerebbe
un p.itriarca per l’Ausonia.Gli arcivescovi
sarebbero prescelti dalle assemblee provinciali, ed essi avrebbero poi nominati
i prebendati caltolici, i vicarii ed altri impiegati negli ecclesiastici antichi.
Così, uomini i quali cospiravano, insorgevano in nome di un libero principio,
cominciavano dal compromettere l’opera
propria dandole a fondamento il privilegio,
e, quello che più monta, il privilegio in
favore di ùn ordine di verilà ehe lo e.‘'cludono di loro natura; poiché la parola di
vita fu dal Cristo annunciata al mondo
senza accettazione d’individui o di maggioranze. Essi mantenevano intilto l’antico
edificio, nel quale null’altro operavasi cbe
uno spostamento insignificante di persone.
Gl’Italiani si mostrano in ogni cosa tanto
dominali dal fatali.smo romano, che non
sanno far meglio che copiare la Roma papale, anche quando pretendono svincolarsi
da essa e rovesciarne l’invisa signoria.
Non si sapeva allora, come non si sa
oggi pure, concepire la religione senza il
capo e la gerarchia. La troppo a torto derisa cecità degli Ebrei, la quale fa loro
riguardare il Messia che essi aspettano
come il restauratore del santo regno di
Gerusalemme, fu in ogni sua parte e spiritualmente abbracciata dagli Italiani. E
che? vi è forse alcun molo nazionale, alcuna impresa patria, a cui non abbiano
preteso d’immischiare la religione? 11
giuramento della setta de’Carbonari palesa la strana confusione che essi facevano della religione colla politica. Lo riprodurrò onde il lettore possa di per sè
giudicare.
't Io cittadino libero d’Ausonia, riunito
sotto lo stesso governo e le medesime
leggi popolari cbe io mi consacro a stabilire, dovesse costarmene tutto il mio
sangue, io giuro in presenza del Gran
Maestro dell’Universo, e del grand’Elelto
buon cugino d’impiegare tutti i momenti
della mia esistenza a far trionfare i principii di libertà, d’eguaglianza, d’odio alla
tirannia che sono l’anima di tutte leazioui
segrete e pubbliche della rispettabile Carboneria. Io prometto di propagare l’amore
dell’eguaglianza in lutte le anime, sulle
quali mi .«larà possibile di ristabilire il re-
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girne di libertà senza combattere, di farlo
sino alla morte.
« lo consento, se ho la disgrazia di diventare spergiuro ai miei giuramenti, ad
essere immolalo dai miei buoni cugini
grnnd’eletli nella maniera la più tormentosa. lo mi oiTro ad essere crocefisso nel
seno di una grotta o d’una camera d’onore, nudo, coronato d i spine e del la stessa
maniera come fu il nostro buon cugino il
Cristo nostro redentore e nostro modello.
“ lo consento di più che il mio ventre
sia squarciato, che il mio cuore e le mie
viscere sieno strappate e bruciale, che
le mie membra sieno tagliate e disperse
e al mio corpo negala la sepoltura. »
Per tal modo si faceva del Cristo un
complice della congiura, un setiario, il
modello anzi e l’anima della setta, da che
si credeva che coi fini di quella convenis.se la di lui doltrina. Era lo stesso pervertimento religioso che tre secoli prima
aveva traiti i Fiorenlini a dichiarar Cristo
re delja loro citlà ; l’inganno è tradizionale quanto i danni patiti.
I.e sventure dell’anno ventuno, cui fin
da prima accennai, dispersero quella setta
ma non ne estinsero lo spirito. Questo
rivisse in altre sette, e divenne l’anima di
una fra le altre famosa, screditata oggi,
ma viva ancora e torbida agitatrice della
Penisola. Più mistica della setta Carbonaria, essa contribuì a porne in maggior rilievo gli errori politici, ed insieme gli errori religiosi, e fra tutti quello più caratterislico negli Italiani, di fare cioè della
fede religiosa una cosa pieghevole e subordinala agli imiani interessi. Il rappresentante di quella sella può essere un
eretico per il papa; ma egli ed il papa, e
con essi la generalità degli Italiani sono in
questo concordi, di fare della religione la
citlà terrena. Infatti il Jlazzim avversò il
papa, propose transazioni al papa, e come
triumviro della romana repubblicE ordinò
l’esposizione del Sacramento.
« K qup!)to sìa suQgel die ogni uomo sganoì. »
LA STAMPA CLESÌICALE
Il Ministro di grazia e giustizia ha presentato alla Camera un progetto di legge
per la riforma del Codice Penale. I primi
clni|ue articoli riguardano la religione ed
i suoi ministri.
<1 Art. ì. I reati contemplati negli art.
164,1G”) del Codice Penale (i reati di offesa
alla religione) se commessi con mezzi diversi da quelli di cui all’arl. ¡>rimo della
Legge 20 marzo -1818 ( la Legge sulla
stampa), saranno puniti cogli arresti ccon
multa estensibile a lire cinquecento.
« Le disposizioni degli stessi articoli
non saranno applicabili agli alti spellanti
all’esercicio pubblico de’ culti tollerati.
« Art. 2. I ministri de’ culti che nell’esercizio del loro ministero pronuncino
in pubblica adunanza un discorso contenente censura delle instituzioni e delle
Leggi dello Stato, saranno puniti col carcere da tre mesi a due anni.
« La pena sarà del carcere da sei mesi
a tre anni, se la censura siasi fatta per
mezzo di scritti, d’istruzioni odi altri documenti di qualsivoglia forma , letti in
pubblica adunanza, od altrimenti pubblicali.
<fln lutti i casi dal presente articolo contemplali, ulla pena del carcere sarà aggiunta una multa che potrà estendersi a
lire duemila.
« Art. 5. Se il discor.'io o lo scrino men-
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^ovati nell’articolo prenedenle conlengono
provocazioDe alla disobbedienza alle Leggi
dello Slato, o ad altri atti della pubblica
autorità, la pepa sarà del carcere non
minore di tre anni, e di una multa non
minore di lire 2 mila.
«Ove la provocazione siasusseguitada
sedizione o rivolta, l’autore della provocazione sarà considerato e punito come
complice.
* Art. 4. Non varranno di scusa al colpevole dei reali previsti nei due articoli
precedenti, nè la stampa non incriminata
del discorso a dello scritto, tiè Tordine
del suo superiore, sia esso nello Sialo od
all’estero.
Il Art. 5. Qualunque contravvenzione alle
regole vigenti sopra la tiecessiià dell’assenso del governo per la pubblicazione
od esecuzione di provvedimenli relativi
all’esercizii) de’culli sarà punila col carcere estensibile a sei. mesi e con multa
estensibile a lire cinquecento secondo i
casi II.
Il Cattolico di lunedi mena grande rumore per un tale progetto di Legge, ed
accusa I Ministri piemontesi di non intendere lo StulutP; etutto questo rumore
perchè? perchè teme che il progello di
Legge passi e cbe cosi vi sia un principio,
un’ombra di libertà di coscienza. I clericali temono tanto la llberlà di coscienza,
che non v'è cosa che gli faccia più paura
di quella. « I ministri falsano lo Stalulo,
dice il Cattolico, ogniqualvolta alla liberlà
che lo Slatiito ci accorda vogliono sostituire la liberlà religiosa e di coscienza. »
Se bene si ricordano i nostri lettori
allorché noi abbiamo accusali i clericali
di odiare la liberlà di coscienza, essi ci
hanno dello che noi mentivamo, e che
essi la desideravano quanto noi e meglio
di noi. Ebbene, mentre ora il Governo
presenta un progello di Legge non per
abolire, ma per modificare alcuni articoli intolleranti del Codice Penale, i clericali sono fuori di loro per la smania. Il
Cattolico definisce la libertà religiosa e di
coscienza uno sistematica indiff'eren-a,
un puro ateismo. Ma questa indifferenza
e questo ateismo han saputo reclamarlo
per loro iu Inghilterra allorché non lo
avevano; lo reclamano attualmente in 0landa ed in alcuni paesi di Alemagna.
Allorché questa liberlà è in favor loro, è
cosa santa, ma diviene ateismo allorché
essi non possono perseguitare. Secondo
il Ca?fo/ico è una libertà turpe, inonesta,
illogica, forsennata : è uua tirannia contra il cattolicismo. Ove i clericali non
possono perseguitare, si dicono tiranneggiati.
Il Catlolico pretenderebbe che secondo
il primo articolo dello Statuto, la sola
religione dello Sialo avesse il suo cullo
autorizzato e pubblico : e la tolleranza
che il primo arlicolo dello Statuto accorda
agli all ri culti, nella logica del Catlolico
vorrebbe che l’esercizio dei culli tollerati
fosse assolutamente vietato. E noi poveri
ignoranli che crediamo che lo Statuto tollerando il nostro cullo, non possa vietarlo,
siamo illogici e forsennati. Invidiabile logica clericale! Ebbe ragione la buonanima di papa Gregorio di vietare che nelle
universilà del suo Stato si insegnasse la
logica !
Lo slesso giornale esprime la sua rabbia, perchè il Governo non restringa il
pubblico esercizio del culto evangelico
alle sole Valli Pinerolesi; e poscia applicando la non invidiabile sua logica alla
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interpretazione del primo articolo del progetto di Lepge dice, che se quel progetto
passerà, allora Piemontesi ed Emigrati, e
quanti altri sono i nemici giurali della
Chiesa Cattolica potranno aprire chiede e
saie, e vomitare tutto il loro fiele non
solo contro i vescoai e contro il papa, ma
contro le pratiche e i dommi della religione
dello Stato. Tali cose il Cattolico suppone dedursi dal primo artieolu del progetto; ma non vi vuole che una fantasia
malata per vederveie.
Non si può poi esprimere la rabbia dei
clericali per il secondo arlicolo del progetto. Il Cattolico dice chiaramente che
in quei ministri dei culti non si hanno
di mira che i sacerdoti caltolici. Noi raccogliamo questa preziosa confessione, per
la quale si concede che soltanto i preti
cattolici abusano co.'l del loro ministero,
da farne un istroniento di politica rivoluzionaria ; i soli preti cattolici in Piemonte,
secondo la confessione del Catlolico, abusano del loro ministero per censurare le
istituzioni e le leggi dello Stato, per
provocare i popoli alla disobbedienza alle
leggi, ed agli atti della pubblica autorilà. Tale era la rabbia del Cattolico nello
scrivere quell’articolo che non si è avveduto di avere colla sua confessione appoggialo mirabilmente il progello di legge
che credeva impugnare.
L’Armonia di martedì ha un primo articolo intitolalo la politica di Erode. Noi
non rileveremo quanto vi ha di cinico,
d’insultante, e forse peggio in quell’articolo per la parte politica ; rileveremo soltanto Ja teologia del pio giornale.
Per farsi strada ad un’allusione maligna
manonielle tutte le nozioni del Vangelo e
della storia, e dice che Erode fece la strage
dei fanciulli innocenti per conservare la
indipendenza del suo potere civile : quindi
secondo l’>Jn)!onia sono allrettanti Erodi
quei governi che corcano di tutelare la
indipendenza del potere civile. Il papa,
secondo ¡’Armonia, è quello che era Gesù
Cristo, i clericali sono i fanciulli innocenti perseguitati, ed il governo che si
oppone alle loro usurpazioni è Erode.
A dimostrare un lai fatto, Ì'Armonia
apostrofa cosi i ministri ; « Che cosa temete voi, 0 ministri, dal potere religioso
del papa? Egli entra negli Stati che voi
governate, come Cristo Redentore è venuto
nel mondo». Questa proposizione secondo
la teologia evangelica è una orribile bestemmia, ma secondo i teologi dell’.lrmonia è una verilà romana cbe in altri
tempi avrebbe fruttato un’abbazia a chi
l’ha delta. » Il papa, sieguono a dire,
entra negli Siali per portarvi la pazienza,
la rassegnazione, la carità, l’eroismo : vi
entra per predicare ai vostri sudditi la
sottomissione.... vi entra con in mano
le chiavi delle porte dei cieli, e chi è padrone delTeterna città non vuole certo
rubarvi un raeschino dominio temporale ».
L’/lrtrionio è dottissima in falto di storia : essa legge la storia al rovescio, abilità che noi poveri ignoranti non abbiamo:
e.ssa che Irova nella storia che il s. Bartolomeo è stato fatto dai protestanti, che la
strage di Merindol è un’opera dei protestanti, può colla stessa facilità trovare
nella storia che il papa entra negli Stati
altrui per portarvi la pazienza, la rassegnazione, la carità, l’eroismo. Noi però
che leggiamo la storia siccome sta scritta,
troviamo che ove in uno Stalo è enlralo
il papa e si è lasciato fare, là è entrata
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la discordia, la guerra civile, le ribellioni,
le stragi: i figli sono stali eccitati a ribellarsi contro il padre, ed i cittadini sono
stati con benedizioni, indulgenze ed assoluzioni, incitati a scannarsi a vicenda.
Questo noi leggiamo nella storia; questo
noi vediamo coll’esperienza.
In quanlo poi a quello che VArmonia
dice il papa essere il padrone deU'eterrìa
citta, noi eccitiamo VArmonia a ritrattare
questa sua proposizione. Il padrone della
eterna città è solo Iddio, e chiunque si
dicesse padrone dell'eterna città, s’innalzerebbe sopra chiunque è chiamato Dio o
divinità , siederebbe nel tempio di Dio
come Dio, mostrando se stesso, e dicendo
ch’egli é Dio. Ora questo tale sanno i teologi dell’.lmoni'a chi è ? leggano il secondo capitolo delia seconda lettera di
s. Paolo ili Tessalonicesi e lo sapranno.
IVOTISIE RELIGIOSE
Novara. Viride Novarese, foglio uiTiciale della Divisione di Novara, racconta
cbe monsignor Gentile vescovo di quella
diocesi ha minacciato la scomunica al sacerdote Ü. Giovanni Patoia parroco della
cattedrale, ed al reverendo Gaetano Vismara, parroco della collegiata di s. Gaudenzio. Qual è la causa di que.sta minaccia? è forse la morale loro condotta non
concorde coll’abiio religioso cbe li copre?
no certo. Forse la noncuranza nell’adempiere ai sacri loro doveri ? neppure. Dunque? quei due parroci hanno fallo citare
lo stesso vescovo davanti ai tribunali civili.
Ecco infatti il riassunto della declaratoria loro falla;
Il Ai delti duo parroci dal vicario Brac
« chi, di speciale incarico del Vescovo e
« D’ORDINE DELLA S. SEDE, fu inlin mala per mezzo dell’usciere della curia
« la declaratoria formale che essi sono
« incorsi in tutte le censure canoniche,
« per avere tratto il vescovo slesso in« nanzi al tribunale laico in materia es« elusivamente ecclesiastica. Però prima
« di provvedere come di diritto, fa loro
« le tre monizioni con termine perentorio
» di trenta giorni a desistere dalie liti ;
« trascorsi i quali procederà a rigore di
« giure canonico ».
E dopo la lettura di siiiatte parole non
sarà lecito dire che monsignor Gentile
congiura contro le leggi dello Stato e che
è ribelle alle medesime ?
Toscana. La intolleranza del cattolico
Gran Duca continua a manifestarsi. I magistrati stessi che in un governo dispotico
debbono essere ligii al potere, si mostrano
avversi alla sovrana intolleranza.
Un giovane per nome Roggeri, circa un
anno fa, parlando académicamente con un
suo vicino, aveva detto che la confessione
era una cosa inutile ; che essa era un
mezzo di spionaggio, e che aiutava mollissimo ia polizia. Aveva detto che il papa
non rappresenta Dio sulla terra, perché
Dio non ba bisogno di essere rappresentato. Aveva detto che il purgatorio è una
invenzione dei preti per accumulare beni,
ed osservava che tutti i beni ecclesiaslici,
gli attuali almeno, sono eredilà o legati
lasciati sulla credenza del purgatorio.
Giunta la Pasqua l'interlocutore del
Roggeri andò a confessarsi, e poco dopo
il Ruggeri fu incarcerato. Dopo otto mesi
di prigionia preventiva, il Ruggeri fu rimandato assoluto.
Appena però questa vittima è stala li-
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berata, è stato arrestato un garzone muratore chiamato Marassi per sospetto di
aver letto la Bibbia, ed è stato dai gendarmi condotto alle prigioni del bargello.
Tìaden. L’Arcivescovo di Friburgo ha
indirizzato una circolare ai parroci della
sua diocesi, nella quale li obbliga perire
donienicbe consecutive di parlare ai loro
parrocchiani non già del Vangelo, ma
della sua questione col governo. Il governo ha risposto a questa letlera col seguente decreto :
« 11 governo venne informato che l’Arcivescovo di Friburgo ha ordinalo ai parrochi della sua diocesi di spiegare ai fedeli, per tre domeniche consecutive, il
dissapore avvenuto tra l’Episcopato ed il
potere temporale. Il governo non intende
in modo alcuno di opporsi a queste spiegazioni, purché sieno date in modo calmo
e grave. Ma se alcuni ecclesiastici osassero, come già sventuratamente è avvenuto, profanare le chiese, cercando eccitare i fedeli contro il governo c le autorità!, sia alterando la verità, sia 'con
menzogne, con termini di disprezzo, ecc.,
il gastigo da loro meritato sarebbe loro
iufallantemente inililto».
Cerusai.emmf. Per lo instancabile zelo
del vescovo anglicano Gobat è stala ¡fondata in Gerusalemme una scuola con cinque professori , ove sono ricevuti fanciulli di tutte le classi; cristani evangelici,
cattolici, greci, armeni, isdraeliti, niaoniettani, tutti ricevono in quella scuola
istruzione gratuita. Oltre a ciò quaranta
giovani sono in convitto. Al monte Sion
il vescovo Gobat ba stabilito un’altra
scuola per la quale ha sborsato 1000 lire
sterline (25,000). Nella antica citlà di
Sicar 200 individui sono istruiti nel cri
stianesimo evangelico. A Nazaret, a Gialla
ed a Betlemme si sono stabilite communità evangeliche numerose che prosperano molto.
Mèssico. Vi scrissi non ha guari che
camminavamo verso l’impero, e cosi è.
Vi trascrivo dei fattarelli per corroborare
le prime asserzioni. I gesuiti hanno trovalo fra noi un ordine religioso antagonista, cioè i filippini che ingelositi hanno
aperto un collegio per istruire la gioventù
a buon prezzo, ciò cbe non fecero dianzi.
Ma i figli di Loiola non si spaventano ed
hanno già ammessi nel loro noviziato
molti giovani di lalento ed appartenenti a
famigbe ricche. 11 vescovo di Ourango ha
gettata via la mitra’,ed indossato il cappellone da gesuita ; anch’egli è fra i novizii.
Un gioinale apostolico annuncia che in
breve avremo un tribunale arcivescovile
per giudicare i delitti d’eresia! Si scaglia
contro i fogli piemontesi perchè insistettero che le salme di Paganini fossero sepolte nel cimitero di Nizza. Frattanto il
dittatore Sant’Anna ha decretato che tutti
i militari abbiano a recitare il rosario ogni
sera nelle loro caserme e che seguano
annali il viatico nelle pubbliche vie.
Fu pubblicato il decreto cbe stabilisce
la decorazione dell’ordine di Guadalupa:
tre magistrati avendo ricusato di riceverla furono dimessi dai loro impieghi e
condannali a cinque anni di carcere!
Nuova Yoiik. Domenica 11 dicembre,
il sindaco di Nuova York fece arrestare
un predicatore perchè parlava contro il
papa ed il papato. Immediatamente sei
mila americani presentatisi da un giudice
competente, ottennero suH’istante la libertà del prigioniero ; ed il mercoledì
sera ebbe luogo nel Park una riunione di
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10.000 persone per priitesfare contro il
sindaco e citarlo in giiidi/.io, per avere
voluto impedire ad uu cittadino la libertà
della parola.
La domenica seguente lo stesso predicatore trattò lo slesso tema, e circa
20.000 persone erano raunaie per attendere a difendere il diritto di libertà religiosa, contro gli arbitrii di un sindaco
ìnnuenzato dai clericali: ma tutto si passò
pacificamente.
CRONACHETTA POLITICA
Toriso. — Ieri S. M. ha presieduto il
Consiglio dei Ministri.
— Domenica 8 corrente gennaio alle
ore H 1|2 aniim., il barone Cuaiiz presentò a S. M. il Re, le lettere che lo accreditano in qualità d’inviato straordinario e ministro pleDÌpoleoziario di S. M,
il Re di Prussia presso la Reai Corte di
Sardegna.
Stati RoMANr, Bologna 3 gennaio. —
Nello scorso mese di dicembre non abbiamo avuto che 6 fucilali, e 5 decapilaii
di quelli che chiamano assassioi. Olire
il pane ed il vino di cui soffriartio grande
penuria, il prezzo del .siale, del riso, e
persino del crémor di turiaro è aumentato del doppio. Il Ricovero dei poveri
non ne prende più : negli ospedali non si
entra che con impegni siraordinarii : migliaia di poveri (non è esugerazinne}
riempiono le strade, e questo straordinario aumento deriva dai vergognosi, i
quali per la diS|(prazione, come fa il lupo,
hanno vinto il rossore e chiedono pane
in modo compassionevole che lacera il
cuore..... aggiungete a tutto questo una
neve ed un gelo che da molti anni non
erano comparsi, e fatevi un’idea di Bologna e degli Siati Pontificii.
(La Stampa).
Londra.—La Pres.se di Londra dice che
UD vascello inglese ed un altro francese si
recheranno come parlatrieniari a Sebastopoli per avvertire l’ammiraglio russo cbe
le ostilità sarebbero aperte contro di lui
quando si -azzardasse ad uscire dal porto.
— Anche in Inghilterra parlasi seri.imente di un aumento delle forze militari.
— Sappiamo, scrive il Time'i, essere
iptenzione del governo di elevare a 53,000
uomini il numero dei marinari e dei soldati di marina. L’.'imrienlo sulle forze del
1852 sarebbe di ISiOOO uomini. La lista
poi di tulle le forze mnriilime di cui dispone ringbilterra, pubblicata dallo sle.sso
Times, non è fatta per lasciar tranquillo
10 czar.
PiiussiA.—Siannunzia essere intenzione
del governo prussiano di mobilizzare tutto
11 suo esercito. Il if'anderer deplora questa misura, come quella cbe renderà nece.s.cario un impresiito.
Russia —Il Times annunzia che il clero
russo ha offerto allo czar la somma di
venti milioni di rubli per coutribuire alle
spese della guerra.
Dispaccio Elettrico.
Parici, 12 gennaio, ore 10, m. 30 ani.
La neonata iiifantediSpagnamorì il giorno
8 a mezzogiorno.
COSTANTISOI'OLI, 2 gennaio. — È stato
pubblicato VIradé che accetta le proposte
della conferenza di Vienna.
— Le flotte stavano ancora nel Bosforo.
Direttore C. P. MEILLE.
Giuseppe Mibapel gerente.
Un povero padre di famiglia per
nome Vieca Antonio e Maria di lui
moglie nella mattina del 28 ora scorso
novembre, nel mentre che erano fuori
di casa a lavorare per guadagnarsi
onestamente il vitto, venne loro derubato il valore di L. 160 (totale ed
unico patrimonio di questi infelici)
Ira effetti e danari che aveano adunati per pagare mesi tre di pigione
della loro abitazione, e mesi due di
baliaggio di un pargoletto. Tale furto
per questi sventurati si è l’origine di
loro perpetua rovina e miseria. Per
rialzarli dall'abisso di tauto infortunio
ci vorrebbe un cuore generoso ed
eroico, avvezzo ad azioni magnanime.
Abitano questi sventurati in casa
deU’avvocato Dalmazzo, porta N° 2,
soffitta N'’ 4, via delle Rosine.
TIP. soc. DI A. PONS B COMP.