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TORRS FELLICi
DELLE VALLI VALDESI
Qníndicinale
della Chiesa Valdese
"Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXin — Num. 19
Una copia L. 2 0
ABBONAMENTI
{
Eco; L. 600 per
L. 1000 per resterò
l'interno Eco e La Luce; L. 1000 per l'interno | Spedis. abb. postale II Gruppo
Li. 16B0 per l'estero | Cambio d'indirizxo Lire 30. —
TORRE PELLICE, 11 Settembre 1953
Ammin. Claudiana Torre Pelliee -C.C.P. 2-17537
Le parole del Salmo, applicate alla vocazione di un pastore che inizia il suo ministero, possono essere
per lui il più bel programma ed il
migliore auspicio: una vocazione alimentata incessantemente, ujua vocazione seinpre feconda, sempre verdeggiante, sempre trionfante... non
è questa la più bella aspirazione per
un pastore?
L’aspirazione ad una simile vocazione può, deve trovar posto nell’animo di un giovane pastore: e quando
è la risposta sincera, fervente a Dio
dell’anima che a Lui si dona, su di
essa scendono sempre le grazie divine.
Tuttavia la vocazione, in quanto
inerente all’uomo, creatura terrena,
è soggetta all’azione del tempo e degli eventi, alle inevitabili azioili e
reazioni determinate dai suoi rapporti con gli uomini; per cui la realizzazione dell’ideale raffigurato dalle i>arole del Salmo non è nè semplice, nè facile.
Come si può pervenire a realizzare il più e il meglio possibile quell’ideale? La risposta ci viene dalle
parole da noi scelte nel Salmo I, da
cui possiamo dedurre appunto come
la vocazione può essere preservata
ed arricchita.
Un primo modo di preservare ed
arricchire la vocazione consiste nel
far sì che essa sia simile a un albero
piantato presso a rivi d’acqua.
Il senso spirituale dell’immagine
è chiaro: come l’albero in prossimità delle acque può trarre dal suolo
'ìin migliore e maggiore alimento e
rifornirsi di nuòva linfa, così la vocazione al servizio di Dio in vista
della redenzione umana può essere
alimentata dalle acque spirituali. Ciò
è sentito da chiunque si dedichi al
servizio di Dio; e ciascuno cerca le
acque spirituali presso le quali la
vocazione non soltanto non venga
meno, ma possa anche accrescersi.
Che cosa sono, in concreto, quelle acque?
(^luesta domanda riceve varie risposte. Le acque spirituali che alimentano la vocazione sono,, per alcuni, lo studio incessante della parola di Dio: quanto più nell’anima
risuona e vive il verbo divino, tanto
più essa è atta a servire con fedeltà
ed efficacia il Signore. Per altri le
acque spirituali consistono nella sana dottrina: il pastore non può esser buona guida del gregge se egli
stesso non distingue bene la via; ed
errando può smarrire la vocazione.
Per altri ancora le acque spirituali
soli date dalla pratica assidua, intensa della vita religiosa: vivendo la
vocazione la si preserva e la si accresce. Per altri ancora le acque spirituali consistono nel flusso da Alto
a cui bisogna schiudersi con la rinunzia a sè stesso, con l’ofiferta umile e fervente di sè a Colui senza
del quale non siamo nulla e nulla
possiamo fare.
Queste ed altre risposte che si potrebbero ricordare hanno tutte un
indubbio valore e un contenuto da
non trascurarsi e possono, se attuate
armonicamente, condurre al fine voluto: ma tutte sono altresì suscettibili di esser vane e sterili, se non
rispondono ad una condizione che
ci è additata da una parola del nostro versetto: se, cioè, oltreché esser
delle acque, non sono dei rivi di
acqua.
Troppo spesso le acque spirituali
anziché esser nell’animà umana dei
rivi sono degli stagni!
Perchè l’anima umana tende a
rendere statici anziché cinetici i fattori operanti in essa. E così la cristianità si trova disseminata di stagni dottrinali, formalistici, convenzionalistici, particolaristici, per cui
la sua vitalità si è affievolita ed essa
è costretta a ricercare oggi ancora
Egli sarà come un albero piantato presso a rivi d'acqua,
il quale dà il suo frutto nella sua stagione,
e la cui fronda non appassisce,
e tutto quello che fa prospererà,,.
il senso e la potenza della sua vocazione di fronte al mondo.
Fate, miei giovani colleghi e fratelli, fate sì che la vostra vocazione
si alimenti ad acque correnti, che
scorrono perchè vengono dall’alto;
il corso di quelle acque sia per noi
l’incessante rinnovarsi e vivificarsi
della visione, della comprensione,
dell’attuazione di quell’imperativo
che vi dona a Dio donandovi all’umanità; e da quel dono che si traduce in flusso di vita di Dio in voi
e per mezzo vostro negli uomini la
vostra vocazione sarà preservata ed
accresciuta.
Ho detto dono, flusso: il donarsi,
il fluire, oltre al ricevere, all’alimentarsi, è il carattere precipuo di
ciò che vive: perciò la vocazione,
simile ad un albero che si alimenta
ad acque correnti, deve essere altresì simile a un albero fruttuoso secondo la parola del Salmo: « ...il
quale dà il suo frutto nella sua stagione ».
La fecondità è, quindi, un secondo elemento di preservazione ed accrescimento della vocazione.
Di tale fecondità troviamo indicati i caratteri.
’ ’’’’‘L’àlbero dà' il sUÓ'~ fruttò : il^suo
frutto, cioè il dono tratto da sè, non
da altri, il dono della propria vita
alimentata alle acque correnti della
vita divina. Se vogliamo dare qualcosa che abbia efifettivo valore, che
renda fecondo il nostro ministero,
dobbiamo dare qualcosa di nostro,
qualcosa di noi stessi. Di nostro, espresso nel travaglio della nostra
mente e del nostro cuore, tratto dalla nostra coscienza nel suo anelito
verso Dio; nostra deve essere la parola che offriamo ai fratelli, vivente
della nostra vita così come il frutto
è vivo della vita della pianta; nostri, cioè scaturenti dal nostro amore, dalla nostra comunione con Dio
e con i fratelli devono essere i nostri atti. E, ricordiamolo, vi è un
intuito negli uomini che fa riconoscer loro se quel che offriamo è veramente nostro frutto, dono della
nostra vita, o se è qualcosa di cui
noi siamo soltanto i porgitori. Per
questa ragione un messaggio semplice ma fervente, una testimonianza di fede anche ingenua, ma vivente, un dono piccolo ma reale, sono
più apprezzati e fecondi fra le anime
degli elaborati discorsi, delle erudite dimostrazioni di fede, dei doni
vistosi nell’apparenza e poveri nella
sostanza.
L’albeio, ci dice ancora il salmo
additando i caratteri della fecondità, dà il frutto nella sua stagione.
Come si devono intendere queste
parole riferite alla vocazione? Che
la vocazione deve avere una fecondità periodica, intermittente?
Dicendo che l’albero reca il suo
frutto nella sua stagione s’intende
che ciascun albero fruttifica secondo
la sua specie nel tempo che gli è
proprio: e questo vale anche per la
vocazione.
Che specie di albero è la vocazione? Qual’è il suo tempo per fruttificare?
La vocazione è una pianta spirituale e il suo fruttificare è in rapporto alle alternative del nostro clima interiore, delle nostre stagioni
spirituali.
Quando Dio ci rivolge la sua vocazione è sempre primavera per la
nostra vita interiore, ma poi quella
primavera può mutarsi nell’autunno c nell’inverno s e quanto è triste,
penoso, il sentir di dovere offrire
dei fiori, dei frutti,, e non avere che
delle foglie ingiallite, dei nudi sterpi!
L’inverno viene quando i vapori
che salgono dalla terra si addensano
sul nostro cielo e quando i raggi del
sole spirituale non ci giungono direttamente. Quei vapori li sentirete
salire intorno a vm continuamente,
anche quando e dove non vi sembrerebbe possibile;’ e la tentazione
di disporvi obliquamente rispetto a
Dio vi insidierà più- volte.
Squarciate quetìa caligine con il
raggio, con l’ardore del sacrificio,
della rinuncia, disperdetela con il
soffio delle ispirazioni da Alto che
sempre accompagna il sacrificio;
sfuggite alle forze. deviatrici tenendovi sulla linea in cui esse non possono operare: l’obbedienza umile e
fedele a Dio, paga soltanto di servire: e la primaverà della vostra vocazione non passerà, ma recherà
frutti perenni, abbondanti e benedetti. .
La vocazione non è influenzata soltanto dalTambieute interiore, ma
anche da quello esterno poiché l’uomo, essere spirattmlb rivestito di materia, vive m due mondi, uno interno, l’altro esterno. Se il clima interiore è 11 fattore fondamentale che
determina la fecondità o la sterilità
della vocazione, l’ambiente esterno,
tuttavia, non è senza influsso su di
essa; e le parole del salmo: « La
cui fronda non appassisce » ci indicano, a questo proposito, un altro
fattore di preservazione e di accrescimento della vocazione.
Salmo 1, 3
La relazione attiva con l’ambiente circostante costituisce tale fattore.
Le foglie sono l’organo della respirazione, della relazione attiva della pianta con l’ambiente. Se quella
relazione è ostacolata da mancanza
di luce o da insufficiente, alterata
funzionalità, le foglie si scoloriscono, si avvizziscono, cadono.
Così la nostra vocazione. Bisogna
che su di essa giunga sempre la luce
della vita dal mondo esterno che la
circonda, che èssa liberi neU’ambiente l’ossigeno spirituale.
Ma quale luce, quale luce di vita,
potrebbe chiedere qualcuno, può
venire dal mondo esteriore che ci
circonda il quale è tanto simile ad
una tenebrosa bolgia infernale? A
quel tale si può rispondere: In questa bolgia infernale, in questo mondo, vi è vita, dunque vi è luce di
vita, perchè la vita è sempre, per
sua essenza, luce. Luce offuscata, occultata da molti strati di materia,
di peccato, vinta spesso dalle ' tenebre... Ma la virtù di chi è stato chiamato da Dio e va nel nome di Dio
in questo mondo è di saper scorgere, di saper trovare in esso ciò che
vi è perito. Se riusciamo a scorgere
un raggio divino da liberare, un’anima. dia salyare, da ama;r% anche
in un uomo abbrutito, in chi ci avversa e insidia, in chi ci ostacola e
amareggia con la sua incomprensione, se riusciamo a far questo anche
dopo essere scesi dal pulpito, se riusciamo a farlo senza venir meno, se
riusciamo a guardar sempre questo
mondo con amore perchè da esso ci
viene un richiamo dell’amore di Dio,
allora la nostra vocazione è vivificata dalla luce della vita.
E all’azione della luce della vita
la nostra vocazione deve rispondere
con la sua azione. Come le foglie,
nell’aria che le circonda, liberano
l’ossigeno combinato con altro elemento e reso inattivo, così la vocazione nostra deve concorrere a liberare, ad attivare la spiritualità nell’ambiente umano circostante. Quella spiritualità ci circonda dovimque,
poiché non è vero che questo sia
un mondo di materialità : è un mondo di spiritualità rivestita di materialità, spiritualità che aspetta la sua
liberazione che può esserle data da
Colui che ci ha chiamati e che ci
manda affinchè siamo tramiti e cooperatori suoi.
L’analogia tra le foglie e la vocazione ci dice qualche altra cosa. La
foglia, liberando l’ossigeno dell’aria,
si appropria il carbonio che diviene
per essa un alimento. Così la vocazione dal suo rapporto con l’ambiente umano riceve un alimento che la
fa verdeggiare: non ci accade mai
di andare ad attivare la spiritualità
in un’anima senza ricevere da essa
qualcosa che ci vivifica.
Se vi accorgete, cari giovani fratelli e colleghi, che la vostra vocazione accenna ad appassire, andate
da qualche anima ottenebrata o angosciata, cercate in essa la luce della
vita, rivelategliela; e nella misura
in cui farete ciò ritroverete la vostra
vocazione vivificata, rinverdita, arricchita di nuove foglie capaci di offrire a pellegrini erranti e stanchi
l’ombra ristoratrice della pace e dell’amore di Cristo.
Una vocazione che si alimenti a
rivi di acque spirituali, che fruttifichi in doni viventi, che rinverdisca alla luce della vita, è certamente una vocazione che, attraverso il
tempo e gli eventi, lungi dall’affievolirsi si rinnova e si accresce, una
vocazione su cui discende la benedizione divina.
(continua a pag. 4)
PROTESTAIVTI A COAiCRESSO
Ha avuto luogo dal 22 al 25 agosto
u. se. in Landau — accogliente citta
del Palatinato, nella Germania Occidentale — il Congresso della Gustav Adolfwerk, organizzazione ecclesiastica, prevalentemente laica,
che affianca l’opera della Chiesa Protestante tedesca, interessandosi in
modo particolare alle comunità della Diaspora protestante germanica
ed europea in generale.
La parola Werk, più che organizzazione, significa « Opera » e dà subito una indicazione del carattere e
degli scopi spirituali che ne contraddistinguono l’attività : il nome di
Gustavo Adolfo, il generoso re di
Svezia che accorse in aiuto dei Protestanti tedeschi impegnati nella lunga e sanguinosa guerra dei Trent’anni (1618-1648) e che cadde da prode
durante la battaglia di Liitzen, sta a
testimoniare la volontà dell’« Opera » di aiutare le comunità sorelle
delle Chiese Protestanti, senza riserve, con coraggio e fedeltà.
Non possiamo qui entrare nei particolari delle molteplici attività della Gustav Adolf Werk: ricordiamo
soltanto che da essa ricevono un aiuto prezioso, e spesso determinante
per la loro stessa esistenza, le comunità protestanti disseminate in zona
della Germania, prevalentemente
cattoliche — per esempio la Baviera — e di altre nazioni quali Ungheria, .Iugoslavia, Austria, Bulgaria,
Polonia e Italia.
Per la Chiesa Valdese il suo interessamento si concreta sopratutto nel
fornire borse di studio per i nostri
studenti e Pastori presso Facoltà teologiche tedesche e in aiuti finanziari.
E’ una organizzazione molto attiva e influente, che conta milioni di
aderenti talché, non è esagerato affermare che i suoi dirigenti sono
personalità di primo piano nella vita della Nazione tedesca; in questo
momento poi, in cui la Germania è
politicamente divisa in due, e in cui
le comunicazioni coi paesi della Europa Orientale sono difficili, l’opera
da essa svolta è particolarmente efficace e preziosa.
Il Congresso si è svolto in una
atmosfera molto buona, profondamente cristiana e con la partecipazione di larghe masse di popolo alle
sedute pubbliche e ai culti; l’importanza delle riunioni è stata sottolineata dalla presenza di numerosi
ministri del Governo del Palatinato
e anche di quello Federale della
Germania Occidentale.
La nostra Chiesa Valdese - pur
non avendo organismi direttamente
collegati con la Gustav Adolf Werk
- era stata invitata a inviare ben due
delegati; un pastore, il prof. Valdo
Vinay della Facoltà di Teologia di
Roma, e un laico, il dott. Gustavo
Ribet membro della V. Tavola.
Nel corso del Congresso essi hanno avuto occasione di rivolgere due
messaggi, in forma ufficiale, il prof.
Vinay intrattenendosi in modo particolare sui problemi della gioventù
italiana e il dott. Ribet sulla situazione generale della Chiesa Valdese
dopo la guerra. Il prof. Vinay ha
ancora parlato durante un incontro
a carattere più familiare. Entrambi
i nostri delegati sono rimasti commossi e riconoscenti nel constatare
in quale considerazione è tenuta tra
le Chiese Protestanti Tedesche la
nostra piccola Chiesa Valdese.
I suoi delegati che, in fondo, rappresentavano poche decine di migliaia di fedeli sono stati posti sullo
stesso piano dei rappresentanti di
organizzazioni che raccolgono milioni di aderenti: il presidente del1’« Opera » dott. Lau professore
nell’Università di Lipsia, in un suo
discorso, ha voluto ricordare in modo particolare la Chiesa Valdese,
precorritrice della Riforma.
Ma questa stima, questa considerazione di cui è circondata all’Estero la nostra Chiesa, se fanno del bene al nostro cuore di Valdesi, devono essere d’altra parte un serio richiamo per i molti che sono Valdesi solo di nome, che troppo si disinteressano della Chiesa e che vivono
sul « capitale di meriti » accumulato dai nostri Padri nei secoli passati.
In complesso un incontro serenamente « cristiano » e certamente benefico per tutti i partecipanti; molti di essi, provenienti da paesi or
non sono molti anni in guerra fra
loro, hanno potuto vivere l’esperienza che sotto lo sguardo di Dio è possibile realizzare la frateUanza di
uomini di diversissima provenienza;
incoraggiante auspicio - pur tra le
non facili condizioni di vita del tempo presente - per un mondo in cui
tutti i popoli sappiano essere fratelli.
2
2 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
La sessione smodale 1953 ha avuto
inizio Domenica 30 Agosto con un
culto presieduto dal pastore Antonio Miscia. Nel corso del culto sono
stati consacrati al Santo Ministero i
candidati theol. Mario Musacchio e
Severino Zotta.
Il seggio è stato così costituito: pastore E. Eynard, presidente; prof.
B. Revel, Vice presidente; pastore
Aldo Sbaffi, segretario; Mario Musacchio e Severino Zotta, pastori,
vice segretari; Signori Celli e G. G.
Geymonat assessori.
* * *
In seguito alle dimissioni del Vice
Moderatore E. Rostan, che, per ragioni di salute, comunica di non poter accettare una eventuale rielezione, la Tavola viene eletta come segue: Moderatore: pastore Achille
Deodato; Vice Moderatore pastore
Alberto Ribet; sovrintendenti: pastori R. Nisbet, A. Ricca, G. Mathieu; membri laici: ing. Vittorio
Ravazzini, dott. Gustavo Ribet.
Gioventù
Nella sua relazione al Sinodo, il
Segretario generale della F.U.V. fa
im’ analisi deUa ” situazione della
gioventù ” ” che sembra esser caratterizzata da una forte instabilità
ed incertezza nel cairipo dèlia fede;
gli stessi giovani lo riconoscono e si
sentono in una situazione di ricerca
Se, localmente, bisogna riconoscere che le singole Unioni svolgono
un buon lavoro, la relazione lamenta l’assenza di mordente in questo
lavoro e la scarsa efficacia delle attività collettive dei Gruppi, in alcune regioni,
II problema dei Cadetti, fonte di
viva preoccupazione per il passato,
sembra ora in via di progressiva soluzione; si possono già contare 18
unioni cadette.
Gioventù Evangelica diventa sempre più e sempre meglio il giornale
della Gioventù.
Il Consiglio della Gioventù ha
svolto una preziosa attività « di collegamento tra i vari movimenti giovanili delle Chiese ».
Agàpe, al termine del " suo primo
anno ufficiale di attività presenta mi
bilancio imponente per la mole del
lavoro svolto. I Campi e le Conferenze si sono succeduti a ritmo serrato esigendo un impegno senza tregua da parte del direttore di Agàpe, pastore Tullio Vinay e dei suoi
volonterosi collaboratori volontari.
Abblaiuo contato 21 campi e se si
pensa aÙa mole di lavoro che la lo'
rp organizzazitme comporta, non s
può non essere riconoscenti per que
sto prezioso strumento di testimo
nianza della potenza del Vangelo
« Se la nostra vocazione è dal Signore, — conclude la relazione — Egli
ci guiderà nel futuro che Lui e non
noi abbiamo nelle mani. Egli non
permetterà che l’opera che per Lui
abbiamo iniziata, rimanga a metà
via, ma Egli stesso la renderà efficiente, manifestando la sua misericordia e la sua potenza nella pochezza della nostra strumentalità umana ».
La controrelazione dichiara esplicitamente di non soffermarsi, quest’anno, in modo particolare sul problema giovanile, non perchè non ne
senta tutta l’importanza, ma perchè
esso è già stato oggetto di ampi dibattiti nei sinodi precedenti e non
rileva motivo che giustifichi un nuovo dibattito. Mentre si raUegra per
quanto si è fatto raccomanda, in modo particolare ad Agàpe, di evitare
i pericoli della specializzazione.
Nella discussione che segue vengono messi in rilievo alcuni punti
della relazione. Dopoché il segretario generàle F. Sommani ha comunicato al Sinodo le conclusioni dei
lavori del Congresso giovanile in merito all’unione con la Chiesa Metodista, alla istituzione di un campo
biblico èd alla colletta prò Spagna,
rispondendo ad una richiesta di G.
Comba, il pastore T. Vinay chiarisce che Agàpe non, è fine a sè stessa
e che predica anch’essa il Regno;
insiste sulla necessità di una maggior
collaborazione, specie dai pastori, il
cui contributo, in determinati casi
può rivelarsi insostituibile.
Sull’imponenza del lavoro svolto
ad Agàpe, sull’opportunità unica di
testimonianza offertaci, insistono vari oratori fra cui i prof. G. Miegge,
V. Vinay ed il Moderatore, che incitano i pastori delle Valli Valdesi ad
uscire dal loro assenteismo; troppi
i pastori assenti alla Settimana teològica, troppo pochi i professori presenti al Congresso dell’Aice.
Un’esortazione del prof. Jouvènal
ad un più efficace inserimento degli
agapini nelle attività parrocchiali;
un i intervento del pastore E. Geymet per ottenere l’iscrizione di cc assenza giustificata » per i pastori che
devono lavorare anche in estate; e
la discussione è chiusa con una parola d’incoraggiamento del prof. G.
Miegge : bisogna aver fiducia nei giovani e nello spirito che anima Agàpe.
N
Relazioni con la Chiesa Metodista
Come forse i lettori dell’Eco ricorderanno, già nel 1942, si iniziavano
trattative con la Chiesa Metodista,
per addivenire ad una unione delle
Chiese Valdesi e‘ Metodista fVeslelana. Interrotte una prima volta per
ragioni contingenti, vennero riprese
nell’immediato dopo guerra e interrotte nel 1948, in quanto si era verificato un fatto nuovo: l’unione dei
due rami della Chiesa Metodista. La
Chiesa risultante di questa unione,
la Chiesa Metodista d’Italia, sospese le trattative in quanto si rendeva
necessario un certo periodo di assestamento, dal punto di vista istituzionale, da parte della Chiesa Metodista, onde poter condurre trattative ufficiaU, con qualche probabilità di successo, ^on la Chiesa Valdese. ^
Il Sinodo Valdese del 1948, informato della mutata situazione, espresse il suo rincrescimento, in quanto
aveva l’impressiohe che questo periodo di assestamento ritenuto necessario dai dirigenti della Chiesa
Metodista d’Italia, concretantesi, nel
campo delle relazioni tra le’ due
Chiese, in uno « stato di indeterminata sospensione*» dovesse riuscire
nocivo allo sforzo in vista della unificazione delle forze evangeliche in
Italia.
Così il Sinodo Valdese del 1948
votava il seguente o.d.g. : « Il Sino
do, presa visione della dichiarazio
ne del Sinodo della Chiesa Metodi
sta d’Italia del maggio scorso consi
dorando che, in forza di questa di
chiarazione le trattative per l’unio
ne delle Chiese Metodista e Val de
se devono ritenersi sospese, ne pren
de atto e, in attesa di veder riprese
le trattative, auspica una feconda
collaborazione in vista del potenziamento dell’opera’’èvangelistica in Italia ».
Lo storico fatiti dirà quanto di
questa fecgnda collaborazione sia
stata attuata e se, in seno al Consiglio Federale, ed in quale misura,
sia stato possibile di realizzare accordi fraterni, in vista di una più
razionale e fraterna sistemazione del
Campo di lavoro delle due Chiese
interessate. A noi interessa solo ri
Intenso è stato il lavoro dinante
l’anno 1952-53. La relazione del Consiglio della Facoltà ricorda la prolusione del decano su « Ernesto Buonaiuti e la Riforma Luterana », una
missione del prof. E. Eynard che
ha tenuto corsi di storia della riforma in Italia nel seminario teologico di Deca tur. La nostra Facoltà
diventa sempre più un centro di raccolta di illustri maestri di altre Facoltà straniere: Cecil Thompson (Decatur), W. D. Chamberlain (Louisvrille), F. Heiler (Marburgo), Oscar
Cullmann (Basilea-Parigi). Il prof.
G. Pidoux (Losanna) ha dato un contributo particolarmente apprezzato,
con un regolare corso di esegesi e
di teologia biblica dell’Antico Testamento.
Gli studenti regolari sono stati,
nei 4 anni, 19 a cui si aggiungono
5 studenti provenienti dall’estero (fra
questi Rolando Daly Perrachon delle nostre comunità dell’Uruguay),
10 studenti esterni; 4 sono stati i
candidati all’estero e 6 quelli all’opera in Italia.
Un anno, abbiamo già detto, di
lavoro intenso e proficuo, anche se
i risultati non hanno sempre corrisposto alle speranze. Tre candidati:
Renzo Bertalot, Mario Musacchio,
Severino Zotta hanno presentato le
loro tesi di Licenza. Hanno conseguito la licenza teologica i Candidati Alberto Soggin, Mario Musacchio,
Severino Zotta.
Le relazioni con le Facoltà teologiche di Università estere sono state
particolarmente cordiali: il New
College di Edimburgo, il Westminster College di Cambridge, l’Università di Basilea, l’Università di Gottniga accoglieranno, nel prossimo anno, i nostri studenti.
Anche la nostra Facoltà di Roma
ha potuto offrire due borse a favore
di studenti di Facoltà sorelle.
Facoltà di Teologia
Tutti i corsi hanno avuto un regolare svolgimento, tranne quello di
Storia Valdese per l’assenza da Roma del prof. G. Gönnet, incaricato
del corso stesso. L’insegnamento del
prof. G. Miegge è stato « vivamente
apprezzato ».
La Biblioteca si è rivelata un prezioso strumento ai fini della manifestazione di una operante presenza
protestante nella cultura, a Roma.
La relazione conclude con una nota malinconica: il contributo finanziario delle comunità Valdesi « non
è stato secondo le nostre aspettative ».
La controrelazione della Commissione d’esame letta dal pastore U.
Ben riferisce al Sinodo, con spirito
equilibrato, facendo rilievi, prospettando soluzioni nuove e la discussione che ne segue si mantiene sul piano di un sereno dibattito.
La controrelazione insiste in modo particolare perchè il perfezionamento degli studi dei nostri studenti all’estero non venga orientato in
modo troppo prevalente verso le facoltà di lingua tedesca. Se infatti è
innegabile che il tedesco costituisce
uno strumento prezioso per la specializzazione teologica, non è meno
vero che non dobbiamo trascurare la
importanza dell’apporto anglosassone
al nostro mondo evangelico. Inoltre
è assolutamente indispensabile, come precisano il relatore U. Bert ed
il prof. A. Rollier che si conservi
un’apertura nel mondo delle Facoltà teologiche di lingua francese, sia
per evidenti esigenze di potenziamento della bilinguità delle Chiese
del I Distretto, sia per l’importanza del francese ai fini di una elevata
ferire qui, su questo specifico argomento, che la Chiesa Metodista di
Italia riprese poi, per suo conto, lo
studio di un progetto di unione con
la Chiesa Vacíese; sostanzialmerue
si è trattato sempre del progetto che
già era stato formulato nella prima
fase delle trattative e che, da parte
Valdese, si aveva ragione di ritenere
in alcuni punti, superato già nella
seconda fase delle trattative.
Arriviamo così al Sinodo Metodista del febbraio 1953, in cui una
Commissione ad hoc riferisce in merito alle conclusioni dei suoi studi,
conclusioni concentrate in un o. d.
g., dal presidente Emanuele Sbaffi
comunicato al Moderatore della Tavola Valdese.
Detto o. d. g. se è esplicito nei
suoi richiami ai valori ecumenici, è
per contro molto vago in quanto a
riferimenti concreti alle esigenze di
ordine pratico della unione, per cui,
come orientamento, bisogna rifarsi
ad una lettera interpretativa del
Comitato Permanente della Chiesa
Metodista d’Italia, che precisa i desiderata e le esigenze della Chiesa
Metodista:
1) Esigenza ecumenica. Questa esigenza, secondo la lettera del presidente Sbaffi, dovrebbe concretarsi
in un’organica fusione dei due organismi ecclesiastici (Valdese e Metodista ) manifestantesi nella Costituzione di una Chiesa Unita, con l’appellativo denominazionale di Chiesa
Cristiana Evangelica. Il Comitato
permanente della Chiesa Metodista
mentre mette in rilievo di esser
pronto, serenamente, alla rinunzia
all’ aggettivazione denominazionale
(I metodista », si sente spinto a richiedere ancora, come già nel passato, la rinunzia all’aggettivazione
(( valdese », non per un malinteso
senso di equiparazione denominazipnale in j^na comune rìnunzia,^ ma
ai fini di una obbedienza totale alla
esigenza ecumenica.
Poiché vi sono tuttavia delle realtà, nel campo della storia e, della
geografia, che non si possono ignorare, il C. P. Metodista si dichiara
fin d’ora disposto ad accettare che
« in seno alla Chiesa Cristiana Evan- '
media preparazione culturale dei
giovani pastori.
Sotto questo diverso orientamento
...linguistico, sembra ad alcuni oratori che s’abbia da vedere il sempre
risorgente problema della specializzazione degli studenti della nostra
Facoltà, il cui compito non è di formare degli (o troppi) specialisti, ma
di elevare sempre più il livello culturale della preparazione dei futuri
pastori.
Il decano risponde in modo esauriente, facendo osservare che si sono ristabiliti i rapporti col mondoanglosassone, spiegando le ragioni
che consigliano a non trascurare le
relazioni con la Chiesa Evangelica
tedesca; assicura che si terranno in
dovuto contro i rapporti con le Facoltà di lingua francese.
In riferimento all’opportunità di
istituire un corso di pedagogia e psicologia, di cui la Signorina E. Pons
ed il pastore E. Ayassot, oltre al relatore, sottolineano Fimportanza, il
decano spiega le difficoltà che ns
hanno impedito finora l’altuazione;
sia il prof. V. Vinay che il prof. V.
Subilia danno però assicurazione che
questo desiderio della Commissione
d’esame e del Sinodo, di cui riconoscono la piena legittimità, sarà oggetto di studio in vista di una sua
pronta realizzazione.
In merito ad alcune osservazioni
del prof. F. Lo Bue che auspica una
maggior apertura della rivista Protestantesimo verso problemi non esclusivamente di tecnica teologica, il
direttore risponde dando chiarimenti sui tentativi fatti in quel senso e
sulla scarsa risposta della collaborazione laica.
Anche la discussione mette in evidenza la nota malinconica della
relazione. Troppe Chiese rispondono in modo inadeguato, versando
contributi irrisori ! Alcune Chiese
non versano nulla! Sembra perfino
che qualche Chiesa abbia dimenticato la Domenica della Facoltà. Colpa di tutti! Forse anche della Facoltà che non si fa sentire con ostinata insistenza?
Una nota lieta per finire. Il Sinodo ha, con votazione plebiscitaria
(75 si, su 81 votanti) dato la sua approvazione alla nomina del prof. G.
Miegge alle Cattedre di Teologia esegetica dell’Antico e del Nuovo Testamento. Con un caldo applauso il
Sinodo accoglie le commosse parole
del neo eletto e gli esprime la sua
riconoscenza ed il suo augurio.
Nel corso della discussione ed a
suo coronamento sono stati votati
un o.d.g. di ringraziamento al prof.
G. Pidoux, xm altro di approvazione per l’operato del Consiglio di Fa.
coltà ed un terzo in merito all’apertura sul mondo teologico e linguistico della Facoltà di Teologia di lingua francese.
Offerte Pro Borse di Stùdio
( III» elenco)
Ermanno Rostan (Pinerolo) 1000; Frida
Gardiol (Trieste) 1000; Edina Ribet (Torino) 500; Fina Ghelfi Cardone (Vercelli)
300; Albina Tourn (Rorà) 700; Davide
Bouchard (Torino) 1000; Emilio Ostorero
(Torino) 1000; Ugo Rivoiro PeUegrini (Torino) 10.000; M. F. (Torino) 5000; Marcella e Giulio Giacomelli (Torino) 3000;
Cléanthe Rivoiro Pellegrini (Torino)
10.000; Alessandro Gönnet (Torino) 2000;
Guido Botturi (Torino) 5000; Desiderata
Clot (Perrero) 500; Federico Avondetto
(Torino) 1000; due signorine svizzere 1500;
Liliana Ribet (Torino) 500; Angela Borsalino (Como) 1000; Igino Monti (Lusernà San Giovanni) 500; un amico di New
York (a mezzo di Jvonne Gardiol) 12.500;
Unione Giovanile Valdese di Ginevra,
fr. sv. 40.
gelìca d’Italia •— tra gli altri Distretti — sia conservato un ’’distretto delle Valli Valdesi” con l’attuale
sua circoscrizione ».
La determinazione «. d’Italia »!, avverte poi la succitata lettera, ha da
intendersi puramente in senso di
« iìvdicazione geografica » e non ha
alcun deprecato e deprecabile sottinteso « nazionale o — peggio ancora — nazionalistico ».
2) Esigenza organizzativa. Il C. P.
Metodista ritiene che non dovrebbero sussistere grandi difficoltà, in questo campo, data la somiglianza « delle rispettive Discipline e regolamenti ».
3) Per quanto sì riferisce invece alla Confessione di fede, il C. P. Metodista ritiene « utile ed opportuno
che si addivenga, di comune accordo, alla formulazione di una nuova
Confessione di fede da proporre all’approvazione finale dei Sinodo unito ».
4) Organico e finanze. Il C. P. Metodista ritiene che non dovrebbe esser difficile di giungere ad un accordo su questi due punti ed illustra
qual’è la situazione amministrativa
e finanziaria della Chiesa Metodista.
Mentre la relazione della Tavola si
limita alla pura presentazione dei
fatti per lasciare il Sinodo perfettamente libero nelle sue decisioni, la
Commissione d’esame, adempiendo
al suo preciso dovere, prende posizione in merito, consacrando alla
storia delle trattative ed ai suoi attuali sviluppi una parte importante
della sua trattazione. E’ una esposizione completa, che non lascia m
ombra alcun particolare, appassionata rievocazione, forse, a tratti, troppo appassionata nel giudicare e valutare uomini e cose di questo passato.
Poiché da taluno si é parlato di
” eccessiva durezza ” nel tono -della
controrelazione, a questo proposito,
il relatore pastore E. Ayassot desi
dera chiarire che se di ” durezza ’
si può parlare, questa ” durezza ’
non deve volersi riscontrare nella sostanza; é una relativa durezza di
forma che non deve far velo al prò
fondo e sentito spirito di compren
sione che anima tutta la controrela
zione in questo capitolo così impor
tante. E’ una ” durezza ” che è nata dalla esposizione dei fatti, perché
la Commissione d’esame ha trovato
strano il silenzio ufficiale del Sinodo
Metodista sulla risposta e precisazioni del Sinodo Valdese del 1947, su
cui si erano sospese, non rotte, le
trattative.
Il dibattito sinodale è stato ampio,
esauriente, sereno anche se, a tratti,
appassionato. Il Sinodo ha sentito
tutta la serietà del problema e la necessità di affrontarlo a cuore aperto,
anche se una discussione dei vari
punti prospettati dalla lettera del
presidente Sbaffi risultava prematura per l’impreparazione dell’assemblea. Il lettore sarebbe ora in diritto
di esigere dal reporter un resoconto
completo e preciso di questo dibattito; ma il reporter deve chiedere scusa al lettore, perché egli ha dovuto
constatare troppo tardi che questo
compito era superiore alle sue forze.
Per riferire adeguatamente di certi
interventi, bisognerebbe essere uno
storico della filosofia; di altri, solo
un competente in giurisprudenza potrebbe riferire con precisione di terminologia; un teologo soltanto potrebbe riempire l’ordito di certi interventi.
Il lettore dovrà pertanto contentarsi di pochi cenni illustrativi.
Iju discussione prende le mosse da
un O. d. G. presentato dalla Commissione d’esame, che, sostanzialmente riconosce un valore nórmativo alvo. d. G. del Sinodo Valdese
del 1947 e ad esso si richiama e richiama la Chiesa Metodista. Il pastore Neri Giampiccoli si domanda,
in via preliminare, se sia saggia norma di dialogo, il richiamarsi ad un
documento che, formalmente, é, oggi, in parte superato dagli avvenimenti; ritiene pure infondato l’accenno alla ” ignoranza metodista ”
dell’atto sinodale Valdese del 1947;
3
I
L’ECO DELLE VALLI VAIDESl
V A L D E
E
si tratta in realtà di un silenzio ufficiale, ma, una risposta ufficiosa Vabbiamo nella lettera esplicativa del
presidente Sbaffi. Esaminando poi i
vari punti dell’O. d. G. sinodale
Valdese del 1947, approvato allora
all’unanimità, il pastore Neri Giampiccoli osserva che l’affermata validità della conservazione dell’aggettivazione denominazionale valdese deve essere altrimenti giustificata che
col ricordo della protesta pre-rifornia; vi è un significato nel nome per
il suo contenuto vocazionale e teologico. Così pure, sempre secondo lo
stesso oratore, non basta limitarsi,
come ha fatto la Commissione d’esame, a sottolineare il diverso, non
giustificato mutato atteggiamento
metodista nei confronti della Confessione di fede Valdese; bisogna
porre le premesse per l’apertura di
un dialogo teologico.
Su questi due punti si polarizza,
praticamente, tutta la discussione sinodale : Confessione di fede e permanente validità deWaggettivaziom'
valdese, poiché una cosa è evidente,
come osserva il sovrinteudente A. Ribet : Questo matrimonio s’ha da
tan^
Così pure, per quanto si riferisce
alV aggettivazione denominazionale,
tutti consentono con l’osservazione
del sovrintendente A. Ribet, che,
nella luce e nella gloria della Croce
di Cristo, impallidiscono tutte le sud
dette aggettivazioni; d’altra parte è
inevitabile, come osserva lo stesso o
ra/ore, che una aggettivazione si im
ponga sempre, per la nostra limita
lezza umana. Si tratta quindi di esa
minare o riesaminare la validità di
SITUAZIONE
DEI DISTRETTI
^L’esame dell’attività ecclesiastica
frCt^iilgòlt dlstrettÌ’è''pfocèdutà quest’anno con inconsueta sollecitudine.
Merito di una più efficace attività
delle Conferenze distrettuali? Colpa della gravità di alcuni probleini
all’o.d.g. dei lavori della presente
sessione sinodale?
Nel I Distresso non vi è da ricordare che l’intervento di alcuni oratori a proposito' della Istituzione di
Asili iafantili. La S.na E. Pons insiste affinchè le parrocchie delle Valli considerino Vintportanza fondamentale di queste scuole che dovrehbero aprirsi almeno in tutte le comunità del fondo valle.
11 Moderatore è preoccupato dalla scarsa frequentazione dei culti e
raccomanda ai Concistori di farne lo
oggetto di studio approfondito nelle
riunioni quartierali.
Passando al II Distretto il prof.
B. Revel esprime la riconoscenza alla comunità per la costruzione del
nuovo tempio e dello stabile annesso. Il pastore F. Girardet^ttolinea
l’urgenza di iniziare un’opera fra i
numerosi siùipatizzanti isolati di
Radio Trieste e ricorda a questo proposito un o.d.g. votato dalla Conferenza del II Distretto. Il prof. V.
Vinay sottolinea l’importanza sociale, nella luce dell’amore di Cristo,
dell’opera svolta a Vallecrosia dal
pastore Santini.
Nel IV Distretto è sempre all’o.
d. g. il problema dei locali di culto. Particolarmente a Bari la situazione si presenta con particolari di
estrema gravità. Il pastore D. Cielo
prospetta al Sinodo il problema nella sua grave complessità. Il Moderatore espone quanto la Tavola ha
fatto e quanto intende fare, ma ha
bisogno di sentire ehe tutta la Chiesa è compresa della necessità di affrontare questo problema. Il Sinodo
appoggia una proposta del pastore
Girardet di lanciare, dopo il XVII
Febbraio, una coUetta speciale per
dare un inizio di soluzione del problema.
Il candidato Daly Perrachon passa quindi in rassegna, in modo esauriente ed interessante, tutte le attività del Distretto rio-platense; sottolinea la necessità che la Chiesa
Madre sovvenga nell’attuale carenza di pastori.
questa nostra^, aggettivazione : valdese.
Ad alcune osservazioni rivolte in
sede di discussione dal pastore R.
Comba, che domanda un passo in avanti, non l’irrigidim&ito su formule d,el passato; del candidato Daly
Perrachon che accenna alla collaborazione Valdese-Metodista in Uruguay, risponde il dott. G. Peyrot ri' chiamando il Sinodo alla urgenza di
procedere ad un indagine interiore
che permetta di specificare che cosa
è oggi la Chiesa Valdese, qual’è la
sua vocazione, che egli ritiene di poter individuare oggi concretamente
nella difesa della protesta della Ri
forma; ricorda la prowidenzia
lità di certi strumenti, come Cinedi
pendenza del nostro sistema giundi
co; denuncia i pericoli dei blocchi
confessionali e nazionali. Il dibattito
si allarga così, quasi a rendere più
consapevole l’assemblea sinodale della complessità dei problemi da affrontare, ma anche della urgenza di
farlo; anche l’unione di queste due
piccole frazioni dell’Evangelismo è
gravido di risonanze ecumeniche.
Il prof. M. Rollier analizza infatti
il concetto di ecumenismo soggiacente alla disamina, fatta dalla controrelazione, dei rapporti ValdesiMetodisti. » E’ un approfondimento
che si rende necessario per evitare
gli equivoci che hanno reso sterile il
movimento pancristiano ; potrebbe
esser, questa, un’occasione provvidenziale per riproporre al mondo
protestante il problema che è sorto
col sorgere del protestantesimo: la
pesante eredità che nasce dal sorgere,
contemporaneo dalla Protesta religiosa di Calvino, Lutero, Zwingli e
delle società nazionali.
Altri oratori intervengono nel dibattito. Il ¡¡astore Neri Giampiccoli
analizza il rapporto Unionismo e Ecumenismo; ricorda gli equivoci del
momento unionista; fa la storia del
movimento ecumenico che, dopo
Lund, sembra esser giunto ad una
stasi, nel processo evolutivo rtel senso auspicato da M. A. Rollier, per
cui riprendono tutto il loro valore le
istanze di unione sul piano nazionale; unione organica, non assorbimento.
Il pastore Santini auspica che nelle trattative non s’abbiano riflessi di
pregiudiziali farisaiche di giudizi di
valore puramente tradizionali; il pastore C. Gay invita a rum dimenticare la validità dei carismi della
Chiesa Metodista. ^
Il prof. Giovanni Miegge cerca di
fare il punto della discussione finora avvenuta. Se vi è stata una eccessiva rigidezza nella relazione della
Commissione, questa è stata largamente equilibrata dalla discussione;
e d’altra parte si deve riconoscere
che la situazione è quella descritta
dalla Commissione. La Tavola, nelle sue trattative, seguirà evidentemente le linee proposte sia dalla
controrelazione, sia dalla discussione sinodale. Personalmente egli ritiene che la rigidezza riformata della
Commissiono con il suo richiamo alla confessione di fede sia stata persino eccessiva. D’altra parte il nostro tempo non è adatto alla formulazione di nuove confessioni di fede:
i vari tentativi compiuti sotto l’egida
del liberalismo teologico hanno dato
frutti incolori, nessuno dei quali
passerà alla posterità. E tale sarà
anche la sorte delle confessioni della
Chiesa germanica durante la guerra.
Non si deve sopravvalutare la necessità di formulare la fede in una confessione. La chiesa quando è viva,
vive la sua fede, e non la formula
se non per necessità polemiche. Meglio dunque conservare la nostra
storica confessione riformata, che
è un chiaro orientamento per la nostra fede, senza farne uno strumento legalistico. Nessun obbligo dovrà
esser fatto ai pastori metodisti di
firmare la nostra confessione di fede; essi dovranno essere accolti con
Ü loro carisma pastorale, senza domandarne altro.
L’altro problema sollevato dalle
trattative è quello del nome. Esso
va esaminato oggettivamente, pensando soltanto al bene della causa
evangelica in Italia. Noi vogliamo
costituire una Chiesa unica, perchè
vogliamo che sia una forza, e non
una debolezza. Ora, dobbiamo ammettere, oggettivamente, che il nome valdese è un elem&Uo di forza.
Nella grande debolezza del protestantesimo italiano, esigua minoranza numerica in terra cattolica, nessun elemento di forza pud essere trascurato, e noi non abbiamo il diritto di trascurarlo. Nella nostra storia
recente, una delle poche cose forti,
che in un secolo si sono un poco
per volta imposte all’attenzione, al
rispetto del nostro paese, è la Chiesa Valdese, nella concretezza della
sua struttura riformata., del suo pastorato, della sua cultura, della sua
tradizione, del suo nome. Nessuno
di questi elementi può essere sprecato. Non vi sarebbe nessun vantaggio per nessuno, se questa Chiesa
fosse snumtellata, per dure luogo ad
un organismo nuovo, jU cui non si
sa ancora che cosa sarebbe.
La questione del nome ha un aspetto sentim&Uale. Essa implica, o
può implicafe un sacrificio, per i
metodisti o per noi. Ma per quanto
sia delicato pronunciarsi in questa
questione, dobbiamo domandarci oggettivamentec chi deve fare questo
sacrificio? I Metodisti o noi? Dobbiamo domandarlo pensando soltanto all’interesse generale, all’interesse della causa. A chi Coverebbe la
nostra rinuncia al nome Valdese? A
nessimo! Tutto dice che per il vantaggio della nostra causa questo nome lieve essere mantenuto. Ed allora, rivolgendosi ai fratelli Metodisti,
domanda loro: Scendete in voi stessi, domandatevi sinceramente: per
quali ragioni insistete perchè rinunciamo a questo nome? Se vi fossero
ragioni molto comprensibili, psicologicamente, ma non di natura elevata, domandate a Dio di dissipare
queste motivazioni umane, in noi ed
in voi, affinchè ogni cosa sia decisa
soltanto pensando al bene dellu causa evangelica, per la quale viviamo.
Il Moderatore esprime la sua soddisfazione per Ift discussione levata e fraterna, dalla quale sorgono
elementi interessanti di orientamento; e domanda ai membri del Sinodo di comunicare alla Tavola tutti
quegli elementi che ritengano interessanti per definire TcUteggiamento
della Chiesa Valdese in queste trattative.
Il Sinodo approva quindi un o. d.
g. con cui viene dato mandato alla
Tavola di iniziare trattative con la
Chiesa Metodista d’Italia, tenendo
conto delle conclusioni della C. d. E.
e della attuale discussione.
L’o. d. g. è evidentemente scarno;
taluno avrebbe desiderato una- più
ampia formulazione, una più solenne esposizione di principi. Ma Tandamento della discussione sinodale
rendeva difficile la prima cosa, inutile la seconda; esso è auspicio e garanzia.
Commissione Istituti Ospitalieri|Valdesi
Anche quest’anno la discussione
della relazione della C.I.O.V. si è
svolta di fronte ad una assemblea sinodale di proporzioni alquanto ridotte. E’ strano che si abbiano delle
assemblee numerose 'quando si discute, per esempio, deUa necessità
di tradurre sul piano scoiale il messaggio dell’Evangelo; (quanti bei
discorsi abbiamo ascoltato a questo
proposito neU’aula sinodale!); ma
quando si tratta proprio di un esempio concreto di questa attività, ecco
il solito disinteresse! Eppure Ospedali, Rifugi, Asili per i Vecchi, Scuola d’Agricoltura dovrebbero imporsi
aR’attenzione d’un’assemblea compatta. E’ bensì vero che essi svolgono la loro attività in una circoscrizione territoriale ben delimitata, ma
la loro influenza e la loro utilità sono generali ed i problemi che la loro attività solleva sono, pur sempre
d’ordine universale.
Ricca di dati, scevra di vana retorica, la relazion^,;^Ua Ciov al Sinodo illustra l’attiviìà svolta nei vari istituti durante il decorso anno.
Poiché viviamo ed operiamo in
una nazione ricca fli tradizioni giuridiche, il lettore non si stupirà se
la relazione accemii ripetutamente
a difficoltà d’ordine burocratico che
appesantiscono il normale svolgimento delle pratiche. La costituzione in Ente Morale che i nostri padri avevano concepito come ima tutela e garanzia e con seguimento di
determinati vantaggi, si presenta oggi come una pesante bardatura che
non contribuisce sempre a snellire
la amministrazione dei nostri Istituti.
Mentre l’attrezzatura igienico-sanitaria dell’Istitutd di Pomaretto è
stata perfezionata don l’installazione
di un ottimo apparecchio per radiografia, con la messa in opera di locali separati « per il governo delle
stoviglie degli ammalati infettivi e
comuni » è stata pure sistemata una
cucina economica.
L’ospedale di Torre Pellice è stato dotato di im moderno apparecchio per narcosi ed è stato decisa la
trasformazione deU’impianto di riscaldamento da carbone a nafta, che
permetterà di realizzare una notevole economia nella spesa del combustibile. E’ stato istituito un servizio di cardiologia a cura del dott.
Guido Bonnet, uno di oculistica, a
cura del dott. Borsello, mentre al
reparto radiologico è stata assicurata la consulenza e. supervisione del
prof. Bellion. Il reparto maternità
ha ricevuto un contributo notevole
con l’istituzione di sei posti gratuiti
per altrettante partorienti in condizioni disagiate.
Attività rilevante, forse ancora
troppo poco conosciuta dalla Chiesa
stessa e dalla popolazione delle Valli.
Orfanotrofio femminile. Nulla di
nuovo da segnalaré; esso ha continuato a svolgere una attività preziosa con spirito di consacrazione e umana comprensione da parte della
direttrice e delle sue collaboratrici.
L’orfanotrofio costituisce veramente
una grande famiglia, dove, con il
minimo di spese, si ottiene il massimo di rendimento. Nessun timore
per lo stato di salute, che è stato
ottimo in linea generale. Un problema grave è presentato dal deficit
che grava su questo istituto. Come
osserva il presidente della Ciov, è
veramente strano che l’opinione
jtubblica che sente l’amore cristiano degli ospedali, dei Rifugi, degli
Asili, non senta maggiormente il richiamo degli orfanotrofi, di questo
di Torre Pellice che è veramente
fiorente con le sue 40 bambine, presenti sempre in tutta la vita della
Chiesa.
Al Rifugio Carlo Alberto, accanto alle note liete : il dono di una
cucina economica regalata dalla par
rocchia di Altestetten, una nota
preoccupante che ritorna con una
monotonia angosciosa: l’assoluta insufficienza del personale, che determina una situazione spesso dolorosa, per l’impossibilità di accogliere, in via d’urgenza, casi gravi.
Un problema che è pure di notevole importanza-'-è poi soHevato dalla necessità di prendere in esame la
sistemazione di profughi richiesta
dal Consiglio Ecumenico; la risposta a questa domanda non poteva,
ovviamente, che essere positiva, sia
sul piano della solidarietà cristiana
che su quello delle relazioni ecumeniche. La sua attuazione pratica
coinvolge perii molteplici problemi,
fra cui quello dell’ampliamento dei
DÉgali ielle [hleie seielle
A gruppi, a varie riprese furono
ascoltati nell’aula sinodale i delegati
delle Chiese sorelle in Italia e al
l’estero:
Pastore Charles Atger, della Chic
sa Riformata Evangelica Indipen
dente di Francia.
Past. Benjamin Heràs, della Chie
sa Evangelica in Ispagna.
Prof. R. D. Whitehom, dell’Uni
versità di Cambridge, ex-Moderato
re della Chiesa Presbiteriana d’In
ghilterra, rappresentante dell’Allean
za Riformata Mondiale.
Rev. Gordon Jackson, pastore del
la Chiesa Anglicana, e rappresentan
te della Waldensian Church Mission
Rev. Guido Miegge, rappresentan
te della Società Biblica Britannica
e Forestiera.
Past. Emanuele Sbaffi, presidente
della Chiesa Metodista d’Italia.
Past. Pierre Rosier, Vice presidente del Consiglio Sinodale della Chiesa Riformata di Francia.
Past. Charles Ingold, rappresentante della Chiesa Libera del Cantone di Vaud e deUa Federazione delle Chiese Evangeliche svizzere.
Past. Jacques Meyer, della Chiesa
di Marsiglia, rappresentante del Sinodo regionale della Provenza.
Past. Enrico Paschetto, Sovrintendente della Missione della Spezia.
Past. Bruno Saccomanni, rappresentante dell’Opera Battista in Italia.
Past. Abel Mascaux, direttore del
settimanale « Paix et Liberté » rappresentante della Eglise Chrétienne
Missionnaire Belge.
Past. Rodolfo Hardmeyer, rappresentante della Chiesa Evangelica del
Cantone di Argovia.
PadigUone Arnaud: è una grande
responsabilità cui deve far fronte la
Ciov; ma essa ritiene giustamente
di poterla e doverla affrontare contando sulla piena solidarietà della
Chiesa.
Il problema del personale è all’o.
d.g. anche aR’Asilo dei Vecchi di
San Germano Chisone. Ed anche
qui, note liete e note tristi.
Note Rete: la collaborazione volontaria, nello spirito di Cristo, di
alcune giovani svizzere, che vengono a prestare la loro opera per alcuni mesi; la risposta volonterosa
di giovani meridionali.
Note tristi: il silenzio completo,
l’assenteismo deRe giovani deUe Valli. DaìVorfanotrofio maschile di Pomaretto buone notizie suR’andamento dell’Istituto; la coUaborazione con
il Convitto ha dato buoni frutti. Il
presidente deRa Ciov rivolge un saluto augurale ed affettuoso aUa direttrice, neR’ora deRa distretta fisica che l’ha colpita.,...........
La Scuola d’Agricoltura e d’economia domestica ha avuto 8 aRievi
che hanno felicemente superato i loro esami finaR. Dal punto di vista
dell’andamento tecnico, l’annata è
stata buona. La cascina si è svRuppata in modo fiorente in tutte le sue
specializzazioni e meritato appare il
plauso che la relazione rivolge al
direttore ed ai suoi coRaboratori,
Anche qui però una nota sempre
più preoccupante: il reclutamento
degli allievi. Come osserva R presidente della Ciov, l’aiuto degR amici svizzeri ha fornito aRa Chiesa
Valdese imo strumento prezioso, insostituibile; è possibRe che la popolazione valdese non voglia o non
sappia approfittarne? Non si rendono conto i Valdesi deRo scopo di
questa scuola, che trascende il quadro di una semplice speciaRzzazione tecnica, anche se di per sè molto preziosa.
Lo sviluppo della discussione permette di mettere in risalto che detta
scuola non è solo aperta agli elementi vaRigiani, ma ai giovani evangelici senza discriminazione.
Il Moderatore ed il prof. Micol
suggeriscono la diffusione di un foglio che non sia solo propagandistico, ma informando degli svRuppi
della tecnica.
Nel corso della discussione, si ode
la controrelazione letta dal pastore
G. Bouchard che solleva alcuni pròblemi: quello della istituzione di
una Mutua tra i Valdesi che non
possono allo stato attuale, usufruire
delle provvidenze di alcuna Mutua.
L’argomento dà origine ad un ampio dibattito, in quanto alcuni membri del Sinodo ritengono che la Mutua debba considerarsi come una
manifestazione commerciale, estranea . allo spirito deRa carità della
Chiesa, mentre altri, come R pastore E. Aime sottolineano Taltissimo
valore umano e cristiano di una attività del genere, con cui si potrebbe affermare la presenza deRa Chiesa nella vita fisica dell’uomo.
Dopo che il presidente della Ciov
ha chiarito quanto faccia la Ciov
nel campo deRa pura beneficienza,
il Sinodo approva un o.d.g. in merito, cbe invita la Ciov a studiare
ed a realizzare con soRecitudine, nel
4
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
coreo dei prossimi 'mesi l’istituzione
di detta mutua.
Un dibattito dì cardttere tecnico è
aperto da un intervento del dottor
Guido Ribet, membro della Commissione d’Esame, che vorrebbe arrivare ad una più razionale sistemazione dei rapporti tra i Sanitari ed i
nostri Ospedali. Nonostante le riserve di carattere ideale del dott. Rochat, membro della Ciov, il Sinodo
approva una raccomandazione formulata dal dott. Guido Ribet.
Una manifestazione caratteristica
di partecipazione ' al dibattito è data dalla visita dei membri del Sinodo alla Scuola di Agricoltura, dove hanno modo di rendersi conto de
visu dell’andamento dei lavori.
Due o.d.g. vengono votati dal Sinodo, su proposta della Commissione d’esame, con cui si ringraziano
i benefattori, la Ciov ed il personale tutto.
Culto di apertura
{continuazione da pag. 1)
Le parole del salmo da cui scaturisce l’ideale della vocazione che abbiamo mirato accennano a quella
benedizione dicendo: « Tutto quello
che fa prospererà », additano il successo come il coronamento di tale
vocazione.
Bisogna, però, stare attenti a ciò
che significa « prosperità », poiché
il senso di tale parola nella terminologia cristiana è diverso da quello che essa ha nel linguaggio comune.
S. Paolo, un chiamato da Dio la
cui vocazione ha avuto un indubbio
successo, ci descrive cosi la prosperità della sua opera: « Tenuti per
seduttori, eppur veraci; sconosciuti,
eppur ben conosciuti; moribondi,
eppur eccoci viventi; castigati, eppur non messi a morte; contristati,
eppqr sempre allegri, poveri, eppur
arricchenti molti; non avendo nulla, eppur possedenti ogni cosa! » (II
Cor. VI: 8-10).
L’Apostolo ci presenta il risultato
della vocazione sotto im duplice aspetto: un aspetto apparente in cui
nulla rivela il successo, che non ha
nulla di incoraggiante, e un altro aspetto visibile soltanto all’occhio spirituale, in cui appaiono i risultati
veri, benedetti e rallegranti.
La via della vocazione, cari giovani fratelli, è aspra e difficile e la
prosperità in essa non consiste nell’essere ampia e comoda, ma nel procedere avanti, nel salire. E il salire
diviene più faticoso quando si devono aiutare altri ad elevarsi. Ma
alimentando, vivificando, rinverdendo la vostra vocazione, non curando
di lasciar qualcosa di voi stessi lungo il cammino, potrete riuscire; e
il trovarvi più in alto con coloro che
avrete aiutati, sarà il vostro premio
e la vostra ricchezza. Dio vi conceda
di gustare abbondantemente quelle
conquiste e quella santa allegrezza!
Poiché questo culto oltreché alla
consacrazione di nuovi pastori è il
primo atto del nostro Sinodo, possiamo applicare anche a tale Assemblea le parole del Salmo. Da tali
parole scaturiscono delle direttive atte a rendere spiritualmente vivente
e benefico il nostro Sinodo.
Facciamo del nostro Sinodo un albero piantato presso a rivi d’acqua,
qualcosa di vivo, di organico, uniamoci in esso come parti di un unico
organismo che si alimenti al flusso
delle ispirazioni da Alto; facciamo
di questo un Sinodo fecondo in vista di Dio e del mondo, non preoccupandoci di risultati che possono
soddisfare noi, ma sono sterili ai fini
più alti della Chiesa; facciamone un
Sinodo che liberi nuovo ossigeno spirituale nella Chiesa e le dia maggiori possibilità di essere istrumento
di vita nel mondo. In tal modo, giungendo alla fine del Sinodo, potremo
sentire che la nostra fatica non sarà
stata vana nel Signore e che da Lui
sarà stata veramente benedetta.
Antonio Miscia
{Dal sermone d’apertura del Sinodo).
Il problema delle finanze
E’ un capitolo tradizionale della
relazione della Tavola qhe offre tutti, gli anni un ampio campo di indagine alla Commissione d’esame, che
anche quest’anno non è venuta meno al suo compito, non meno ingrato che quello della Tavola. Si ha wi
bel dire e ridire che le finanze della
Chiesa., le contribuzioni dei membri
di Chiesa sono in un certo qual senso il termometro della vita spirituale della Chiesa; ma quando questo
termometro dà delle segnalazioni
che sono al disotto del minimo vitale, è inevitabile che, accanto al problema spirituale, sorga anche un
problema tecnico di bilancio. Il pericolo che può sorgere da una simile
situazione è che si finisca col sopravvalutare la tecnica ai danni dello spirito; che la scienza delle finanze si
sostituisca con le sue statistiche al risveglio delle anime. La Tavola ha
pertanto esplicitamente fatto richiamo « alla volontà da parte delle nostre Chiese di annunziare l’Evangelo, e qui ci pare che il ministero pastorale dovrebbe operare più in profondità per smuovere, edificare, ispirare, sotto la guida e l’aziene potente delio Spirito. Qualora questo si
verificasse, non dovremmo insistere
come invece dobbiamo purtroppo fare, nel presentare come un problema
quello che rimane ancora un problema e cioè la nostra situazione economica ». Alla luce di questa premessa: la volontà delle nostre Chiese di
annunziare l’Evangelo, la Tavola imposta la sua relazione che, anche sul
piano tecnico è ampia, dettagliata e
precisa: bilancio ordinario, bilancio
straordinario, fondo di manovra.
Il bilancio straordinario che, come
è noto, comprende le voci riferentisi
alla costruzione di stabili, si presenta particolarmente gravoso, perchè,
per varie ragioni, non hanno potuto
essere completamente attuati i previsti finanziamenti.
Per quanto si riferisce alla costituzione di un fondo di manovra, deliberato dal Sinodo 1952, la Tavola,
profondamente grata a quegli amici
che le hanno permesso di far fronte
ad esigenze particolarmente gravose,
deve purtroppo constatare « che il
problema vero é proprio della costituzione di un fondo di manovra è ancora da risolvere e bisogna cercarne
la soluzione integrale per altre vie
che non quelle escogitate e sopratutto col concorso di tutte le Chie
se ».
Nota. — Poiché non è stato possibile al cronista di assicurare per questo numero un resoconto completo
dei lavori sinodali, i lettori troveranno nel prossimo numero il seguito
di detto resoconto. Cl.
notevoli spe.se locali, che forse dovrebbero e potrebbero essere contenute, in limiti più modesti.
Dopo un’ampia e particolareggiata esposizione finanziaria, fatta in
sede tecnica dal cassiere della Tavola, pastore Guido Comba, ed un’acuta disamina della Comm. d’esame,
protagonisti i due membri laici della stessa, dgnori Abele Geymonat e
prof. M. A. Roltier, il dibattito sinodale affronta il problema sul piano spirituale e tecnico.
Sul piano spirituale, l’accordo è
generale: si tratta di fare un’opera
di persuasione, in profondità, onde
ottenere che i singoli iscrivano nel
loro bilancio familiare una quota in
favore della Chiesa. Bisogna superare il concetto di colletta, per arrivare a quello di una auto-tassazione:
il membro di chiesa, accanto alle varie voci del suo bilancio famigliare
{vitto, vestiario, spese voluttuarie
ecc.) deve iscrivere una voce specifica: per l’opera del Signore.
Sul piano tecnico, la Controrelazione, giustamente preoccupata dalla necessità di fornire i dati con la
maggiore chiarezza, propone che la
méta da raggiungere (il conseguimento del pareggio del bilancio ordinario ) venga indicata alle singole
Chiese in base ad una ripartizione
fatta con criteri razionali. Secondo
la Comm. d’esame questa ripartizione dovrebbe avvenire in base al
numero degli operai al lavoro nei
singoli distretti, eccezione fatta per
il V", per ovvie ragioni evangelistiche. Ogni distretto dovrebbe essere
ufficialmente informato della somma che egli è tenuto a versare in base a detta ripartizione, gravata dal
deficit del F" distretto; le singole
comunità sarebbero così messe con
chiarezza di fronte al loro dovere.
Questa proposta della contro-relazione che ha il merito di impostare
il problema in termini molto prati
ci, raccoglie V approvazione del sinodo che approva il relativo o. d. g.
Con questo voto però non si risponde
che ad un aspetto del problema. Ve
n’è purtroppo un altro che si impone con estrema urgenza.
Come è noto, durante i mesi estivi, la vita ecclesiastica subisce una
certa stasi; non diremmo propriamente che vada in vacanza anche
lei, ma c’è ad ogni modo una ’’vacanza” che ha ripercussioni disastrose sullo svolgimento della vita della
Chiesa: la ’’vacanza” dei versamenti alla Cassa centrale. Le comunità
non versano più nulla, o molto poco, dopo la chiusura dell’anno amministrativo. Purtroppo le esigenze
del bilancio ordinario continuano a
pesare inesorabilmente e così, anno
dopo anno, una falla s’apre nei mesi estivi. Si tratta ora di turarla, di
fare appello alle Chiese perchè, con
estrema urgenza, permettano alla
Tavola di colmare questo deficit, la
cui permanenza comprometterebbe,
forse in modo definitivo, ogni possibilità di risanamento del bilancio.
Che Dio benedica materialmente e spiritnalmente questi bimbi, li gnidi nelle Sne
vie e li prepari ad essere un giorno dei fedeli e zelanti membri della Sua Chiesa.
/ nostri scomparsi.
Dopo una lunghissima malattia ha terminato la sua corsa terrena Long Enrico Alessandro, dei Ciotti, di anni 70. Un lungo
corteo di parenti ed amici ha accompagnato, il 3 di maggio, la sua spoglia mortale al
campo dell’ultimo riposo, testimoniando
cosi la grande considerazione e la grande
stima in cui era tenutoAlle figlie, ai figli ed ai parenti tutti di
questo nostro fratello scomparso la chiesa
porge l’espressione della sua sincera simpatia e della sua sicura speranza in Cristo.
« Gesù Cristo ha distrutto la morte e ha
prodotto in luce la vita e l’immortalità... ».
Diversi fratelli venuti di fuori ci hanno
ultimamente portato il loro messaggio al
culto della domenica mattina. Essi sono:
Sig. Zeni, Prof. Pons ed i Pastori Bosio,
Nisbet. A loro la nostra viva riconoseenza
ed il nostro grazie sincero.
Luserna San Giovanni
Il candidato in teologia Daly Perrachon
(Uruguay) presiederà il culto, domenica
mattina 13 settembre alle ore 10,30, in lingua italiana. Egli parlerà ai giovani, nella
Sala Albarin, giovedì 17 corr., alle ore 21.
Viene quindi approvato un o.d.g.
rivolto con carattere di estrema urgenza alle Chiese, in cui si denuncia
l’esistenza del deficit, se ne addita
la causa nella carenza delle contribuzioni e si invitano le chiese ed i
singoli a provvedere con spirito di
comprensione.
Per quanto si riferisce alla costituzione di un fondo di manovra, cui
abbiamo già accennato, la Tavola riferisce di aver nominato, come da
deliberazione sinodale, (,( una Commissione di tecnici che la coadiuvasse nel compito di costituire detto fondo » e di aver sollecitato « tutte le
Chiese in grado in farlo a ricercare
nel loro seno i mezzi per la costituzione del fondo ». Sulla costituzione
di questo fondo permanente di titoli, tutti concordano; vi è un breve
dibattito sulle modalità tecniche della sua costituzione e sulle garanzie
che ne devono accompagnare la costituzione. Un o. d. g. in merito viene approvato dal Sinodo.
PERSONALIA
La famiglia del Pastore della Chiesa di
Massello, Sig. Raymond Debély, ha salutato con gioia la nascita della piccola Marilène, il 3 agosto.
Porgiamo ai Sigg. Debély il nostro cristiano augurio di bene per la loro bimba
e per i felici genitori.
1 nostri vivissimi auguri a Egle Isabella
Ofelia Scroppo che è venuta a rallegrare il
focolare del pittore Filippo Scroppo.
L’8 agosto ring. Emanuele Rutelli e la
6ig.ra Deborah Geymet della comunità di
Palermo hanno celebrato le loro nozze d’o
Un servizio religioso è stato celebrato
nel tempio di Villar Pellice e vi hanno partecipato i pastori Matthieu, Ayassot e Geymet. Un altro affettuoso messaggio è stato
recato nel pomeriggio, nel corso di una
adunata di parenti ed amici, dal pastore
Mariano Moreschini.
Domenica 13 settembre, alle ore 21 nel Tempio
Valdese di Luserna San Giovanni avrà luogo un
AVVISI ECONOMICI
Concerto di oiosìgìT strnmentale
CERCASI aiuto di casa, abituata a sbrigare
le faccende dì easa. In casa di pastore
svizzero presso famiglia Rodolfo Ilardmeier. Persona interessata rivolgersi Pastore Rostan.
Con la collaborazione dei Pro/. Ferruccio Corssni
Ferruccio Rivoire e sig. Riccardo Turin (violoncello)
Cordiale invilo a tulli
VILLAR PELLICE - Pensione Miramonti Ideale soggiorno autunnale L. 1000.
SIGNORA residente Torre Pellice bella posizione, offre ospitare ragazzo o bambina
per anno scolastico. Per informazioni dirigersi Claudiana.
Le Chiese, in somma, molte, troppe Chiese continuano a non rendersi
conto della gravità della situazione;
a non voler capire che è assolutamente necessario che la Tavola possa contare in modo sicuro sul pareggio del bilancio ordinario, facendo
affidamento sulle sole contribuzioni
delle Chiese; le quali Chiese sembrano ancora troppo spesso non del
tutto coscienti delle loro specifiche
responsabilità. L’espressione Cassa
Centrale (o Cassa Culto) sembra ancora che troppo spesso venga intesa
da Chiese e Concistori come una
banca miracolosa che, anziché vivere come vive (o non vive!) dei contributi delle Chiese, debba far vivere le casse delle Chiese. Poco più
della metà del fabbisogno del bilancio ordinario è fornito dalle Chiese;
è una situazione che diventa insostenibile e che, qualora non venisse sanata, dovrebbe portare a riduzione
nel numero degli operai ed a riduzione del campo di lavoro. Situazione, ripetiamolo, veramente seria,
perchè il numero degli operai è già
inferiore alle necessità dell’opera,
che, d’altra parte ha già subito troppe mutilazioni e sistemazioni illogiche e gravose.
Soluzioni? Rimedi?
La relazione della Tavola è esplicita: non vi è che una soluzione ed
un rimedio: aumento delle contribuzioni da parte dei singoli e delle Comunità. Si tratta, secondo la relazione della Tavola, di raggiungere entro
il 1955 un aumento delle contribuzioni di almeno il 50 per cento.
Qualcuno diceva scherzosamente, riferendosi alle giornate sinodali, che si potevano
chiamare le « sei giorni di Torre Pellice ».
Qualcun’altro, riferendosi a quell’immobilismo e quietismo valdese che tanto scandalizza e certi ambienti più vivi della nostra
evangelizzazione e certa gioventù effervescente, usci con quesl’altra affermazione:
« Torre Pellice, anno zero ».
Sul piano pratico questa richiesta
presenta certe difficoltà, perchè si
deve giustamente tener presente che
vi sono singoli fedeli e comunità che
già ora fanno un reale sacrifizio per
sovvenire alla distretta della Chiesa,
per cui una richiesta di aumento indiscriminato apparirebbe ingiusta.
D’altra parte non si può ignorare
che certe Chiese devono affrontare
Io non sono di quelli che credono che
Torre Pellice viva solo sei giorni all’anno
o che a Torre Pellice, come nell’insieme
delle valli, tutto sia da rifare. Tutt’altro.
Reputo anzi che se le valli non sono marosi ondeggianti d’entusiasmo, sono però il
solido scoglio su cui s’infrangono le onde
spumose dei facili sogni costrutti di nulla.
Con tutto ciò sono pronto a denunciare quel
certo provincialismo greve e quello spiccato
spirito filisteo che spinge la gente ad una
certa ripulsa verso ogni novità che venga
dalla pianura, quasi che, per atavismo, triste eredità di secoli di persecuzioni, rimanesse nella coscienza dei valdesi il senso
che dalla pianura non venga altro che male. Ma le persecuzioni oggi non son più condotte col ferro e col fuoco, son svolte sul
piano ideologico e per controbatterle bisogna essere spiritualmente armati, avere un
animo allenato e pronto. 11 pericolo maggire delle valli è quello di impantanarsi in
quella palude nella quale s’è arenata la spiritualità italiana in questo dopoguerra: fetida palude del conformismo centrista con i
moscerini di destra e le zanzare di sinistra.
E’ per questa ragione che hd salutato cori
sincero entusiasmo le iniziative di questi
ultimi anni che hanno modificato il settembre di Torre Pellice recando qualche cosa
di nuovo: concerti, giornata degli Amici
del Collegio, mostre d’arte contemporanea.
E’ pur vero che il successo di queste manifestazioni è direttamente proporzionato al
fatto che esse indulgano o meno al gusto
locale: un concerto di musica classica e romantica, eseguito da artisti valenti e conosciuti, ha un indubbio successo perchè solletica e amor dì sè e conformismo al gusto
acquisito. Un concerto di musica contemporanea invece infastidisce la gente che si
domanda perchè si debba cosi scuoter le acque calme ed obbligare a discutere e prendere posizione. Ciò che è nuovo fa l’effetto
d’una zanzara: punge ed obbliga a grattarsi; d’altronde, è noto, le zanzare vivon
proprio perchè c’è la palude. Tuttavia a
forza di pungere un effetto s’ottiene: quello
di obbligare i più sensibili, quelli che non
hanno ancora lo spirito corazzato ed i peli
sulla coseienza, ad uscire dal pantano ed a
cercare aria più salubre.
Questo è stato il merito della mostra d’arte contemporanea, di cui quest’anno abbiamo la quarta edizione. Il merito va tutto a
Scroppo che l’ha ogni anno voluta, che l’ha
con passione ed abnegazione allestita. Egli
ha creduto nelle Valli, nella loro sensibilità ad aria nuova ed ha ragione di crederci. L’Evangelo fa gli uomini liberi e dove
TEvangelo è predicato non può esserci palude: se c’è, c’è carenza di predicazione o
non serietà di essa. Mi si potrà dire: ma
che rapporto c’è tra TEvangelo ed una mostra d’arte contemporanea? Non c’è evidentemente un rapporto diretto : una mostra
d’arte contemporanea non predica TEvangelo, come d’altronde non lo predicano neppure l’arte sacra e le madonne di Raffaello.
Però una mostra d’arte contemporanea (come un concerto di musica contemporanea)
è espressione della mentalità degli uomini
d’oggi: volerla conoscere è voler conoscere
gli uomini fra i quali si vive, è voler conoscere" se stessi. E conoscere è amare, come comprendere è perdonare. Per questi
motivi sono profondamente grato al pittore
Scroppo per la fatica che ogni anno egli
compie e per la fiducia immutabile ch’egli
ripone nella sensibilità valdese. Nessun interesse lo spinge a far ciò, anzi... eppure lo
fa e le Valli gli devono riconoscenza. Mentre al Collegio Valdese egli allestiva la Mostra, a Bobbio Pellice gli nasceva una bambina... In questa lieta circostanza gli giunga
la gioiosa simpatia di quanti lo conoscono
e siano formulati i migliori voti augurali
per il bene di questa nuova creatura che
viene ad allietare la sua vita.
Roberto Jouvenal.
La famiglia Long Alfredo, commos.w per
le dimostrazioni di simpatia ricevute in occasione della dipartenza del piccolo
ALBERTO
tornato in cielo dopo poche ore di vita, rin
grazia la Direzione dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice, il dott. A. Paltrinierl e il
past. E. Ayassot.
Porte, 13 agosto 1953.
La sera del 2 Settembre 1953 in Porloferraio {Livorno) rispondeva alla chiamata del
Signore
Edvige Bettarini ved. Varese
di anni 73,
Sostenuti dalla fede e consolati dalle promesse divine, ne danno il triste annuncio i
figli con le rispettive famiglie: Elba, Aldo,
Elia, Mercede e parenti tutti.
l funerali si sono svolti in Portoferrdio
la sera del 3 Settembre 1953.
« Beati coloro che hanno creduto e
non hanno veduto » (Giov. 20: 29).
Voce delle comunità
Pramollo
Clara et Robert Caisson remercient tous
les amis qui ont accompagné leur chère
Maman à sa dermière demeure et tous ceux
qui, dans ces heures de tristesse, leur ont
témoigné leur sympathie.
Ils remercient particulièrement Mr. le
Dr. Ernest Ayassot, Pasteur de la Paroisse
de La Tour, la Vénérable Table Vaudoise,
le Présidé et les Professeur du Collège Vaudois, ainsi que le Dr. G. De Bettini et les
Diaconesses de l’Hôpital Vaudois qui ont
entouré de leurs soins dévoués leur chère
Maman pendant sa maladie.
Nuovi focolari: Si sono uniti in matrimonio: René Marcel Landry (Svizzera) e
Giulietta Balmas (Pomeano) il 26 luglio;
Levy Clot (Riclaretto) e Dina Long (Pellenchi) T8 agosto; Silvio Bounous (Pomeano) e Anita Bounous (Pomeano) il 22 agosto
La pace e la benedizione del Signore riposino sempre su questi focolari.
Direzione e Redazione: Past. Frmanno
Rostan - Via dei MiUe 1 - Pinerolo •
Telef. 2009.
Sono stati battezzati: Ezio Long, di Levi
e Clotilde (Pellenchi); Enrico Bounous, di
Mario e Medina (Pomeano) e Giorgetto
Long, di Federico e Rosemma (Toumin).
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo, con decreto del 27Xl-1950. _______
Tipografia Subalpina S. A.
Torre Pellice (Torino)
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