1
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXIX - N. 31 ABBONAMENTI 1 Eco: L. 1.200 per l’intemo Eco e La Luce: L. 1.800 per rintemo | Spediz. abb. postale • li Gruppo '
Una eopÌR Li re 30 / L. 1.600 per Featero L. 2.500 per Testerò | Cambio d’indirizzo Lire 5 0
TORRE PELLICE - 31 Luglio 1959
Ammin. Claudiaiui Torre Pellice • C.C.P. t-17557
SAO PAULO, 27 LUGLIO - 6 AGOSTO
1 delegati di 45 milioni di Riformati in Brasile
I pastori Neri Giampiccoli e Wilfrido Artus rappresenteranno la Chiesa Valdese di qua
e di là dall’ oceano alla 18a Assemblea generale dell’Alleanza Riformata Mondiale
Le sedute plenarie della 18“ Assemblea generale dell’A.R.M. hanno luogo nel più grande tempio delia Chiesa presbiteriana indipendente di Sao Paulo, terminato nel 1955
t; capace di 1.000 posti a sedere. Per
hi sedute del Comitato e delle varie
(ommissioni di studio i delegati delle 76 Chiese che costituiscono l’Alleanza possono usufruire pure dei
vicini locali dell’YMCA della città,
lino dei maggiori alberghi della città ha riservato parecchi piani per
aiicogliere i delegati e gli osservatori.
Sao Paulo, con i suoi 3.500.000
abitanti, è una delle città del mondo cresciute con maggiore rapidità
Parallelamente a questo svilupjKi
prodigioso, il presbiterianesimo brasiliano ha pure preso grandi prol>orzioni; si considera che i suoi progressi sono stati assai più rapidi che
in qualsiasi altro raggruppamento
(Iella grande famiglia riformata e
presbiteriana. Ci sono ora, nella so
la città di Sao Paulo 46 Chiese presbiteriane, senza contare le comunità riformate di origine olandese,
ungherese e svizzera.
rVel programma dell’Assemblea h
pure prevista una grande riunione
all’aperto; e molte delle sedute di
studio e discussione saranno pubbliche. Subito dopo l’Assemblea, i
Presbiteriani del Brasile celebreranno il centenario dello stabilimento
della loro (diiesa nel paese, con delle cerimonie che si svolgeranno a
Rio de Janeiro dal 9 al 12 agosto.
Per molti delegati riformati stranieri è preparato un programma di
visite fraterne che permetteranno
loro di entrare in contatto con ,la
Chiese locali sia nei vari Stati della Repubblica federale brasiliana,
sia negli altri paesi dell’America latina, ed in certi casi pure di partecipare a campagne di evangelizzazione
indette dalle Chiese in questa occasione.
Che cosa è VAlleanza
Riformata Mondiale?
« In un’epoca in cui gli sforzi ecumenici
<- i tentativi d’unione tra le Chiese diventano sempre più frequenti, vogliamo assicurarci che i principi essenziali della fede
riformata siano preservati e rafforzati ».
Quando il Pastore Marcel Pradervand, segretario generale deH’Alleanza riformata
mondiale, fa questa dichiarazione, è lungi
dal voler porre degli ostacoli sul cammino
arduo dell’unità cristiana. Al contrario, la
Alleanza cerca costantemente d’incoraggiare
una maggiore unità fra le Chiese, ma una
lunga esperienza le ha insegnato che è precisamente prendendo coscienza dell’eredità
che possiedono in comune che le Chiese
riformate e presbiteriane possono meglio
contribuire all’unità.
Il lavoro dell’Alleanza, che consiste nel
mantener vivente ed approfondire la testimonianza delle Chiese riformate e presbiteriane, è assicurato da un Segretariato permanente di cinque persone, installato a Ginevra in una vecchia baracca dell’esercito
elvetico (17, route de Malagnou... il piccolo Vaticano protestante, ove han sede
pure il Segretariato del Consiglio ecumenico e quello della Federazione luterana mondiale). Oltre a due segretarie che svolgono
il lavoro di registrazione, schedatura, traduzioni, ecc-, v’è un redattore della rivista
trimestrale dell’Alleanza (Reformed and *
Presbylerian World), Niall Watson, che è
pure pastore della Chiesa scozzese a Ginevra; il segretario teologico, Lewis S. Mudge,
il cui compito primo è di incoraggiare lo
studio delle basi bibliche della teologia
presbiteriana e riformata. Accanto ad un
programma di conferenze, seminari e scambi di documenti, egli si è incaricato della
redazione del materiale di studio preparatorio alla 18> Assemblea generale dell’Alleanza, a Sao Paulo (Brasile). Infine v’è il
lavoro molteplice e intenso del segretario
generale, Marcel Pradervand, un energico
svizzero francese: tale lavoro è caratteristico delle tre principali preoccupazioni dell’Alleanza : sviluppo dell’ « entraide » fra
le Chiese, moltiplicazione dei contatti personali fra queste, incoraggiamento degli studi condotti in comune.
Le decisioni concernenti il programma sono prese dair^ssemb/ea generale, che riunisce ogni cinque anni i rappresentanti di
tutte le Chiese-membri. Costituita nel 1875,
l’Alleanza è stata la prima organizzazione
internazionale confessionale delle Chiese
protestanti. Nel corso degli 84 anni della
sua esistenza ha tenuto 17 riunioni mondiali. Attualmente i suoi .membri sono 76, e
i loro delegati alla 18« Assemblea generale
che si è aperta il 27 luglio a Sao Paulo
(Brasile) rappresentano 45 milioni di credenti che in 53 paesi, si richiamano alla
Riforma calvinista del XVI« secolo. Nell’intervallo fra le Assemblee generali, gli affari dell’Alleanza sono condotti da un Comitato esecutivo, formato da 30 personalità
scelte fra i dirigenti delle Chiese-membri,
che si riunisce una volta all’anno; vi sono
poi dei comitati amministrativi regionali,
per ora in Europa e negli Stati Uniti, ma
ne sono in progetto altri per l’Oceania,
l’Africa, l’America latina.
L’Alleanza si è sempre preoccupata di
aiutare le giovani Chiese e le Chiese minoritarie; questo ha fatto si che il numero
delle Chiese che fanno parte dell Alleanza
in Africa, in Asia e neH’America latina
non cessa di crescere. Ancora quest annt)
tre nuove Chiese hanno chiesto di esservi
accolte.
Tale progressione numerica (50 nel 1948,
76 oggi) si è prodotta malgrado la scomparsa di alcune Chiese che si son fuse^:
l’incoraggiamento a relazioni personali più
strette fra le Chiese riformate e presbiteriane ha spesso avuto come risultato lo stabilimento di una sola istituzione, là dove
ve ((’erano diverse; così è stato nel Bra
sile, nell’Africa orientale, e le due più
grandi Chiese riformate degli Stati Uniti,
separate dopo gli amari dissensi della guerra civile, haiKto cercato di ristabilire relazioni fraterne e di Lavorare insieme, dopo
che i loro delegati avevano partecipato insietne ad un’Assemhlea mondiale dell’Alleanza.
La costituzione deH’Alleanza l’autorizza
ad incoraggiare le Chiese ad unirsi quando
la cosa « pare conforme alla volontà di
Dio ». Ma in pratica l’Alleanza non interviene direttatnenle i(( (luesti tentativi, a meno che (ton vi sia ¡¡(vitata dalle Chiese interessate. L’esetttpio più recente concerne
le conversazioni svolu-.si fra i presbiteriani
e gli anglicani di Scozia e d’Inghilterra. Su
domanda della Chiesa di Scozia (uno dei
membri fondatori deU’Alleanza) il Dipartimento teologico ha raccolto i pareri di eminenti teologi riformati sui problemi che si
pongono in questa discussione, e li ha
quindi trasmessi al comitato della Chiesa
(li Scozia che si occupava di tali trattative.
L’Alleanza ha sempre insistito sulla necessità di una maggiore collaborazione nel
campo delle missioni. Già nel 1888 l’Assemblea generale raccomandava non solo
una collaborazione attiva su una base abbastanza larga da includere Chiese non riformate, ma la formazione, appena possibile, di organismi missionari unificati, atti a
facilitare la creazione di Chiese nazionali
indipendenti. Nel 1892 tm rapporto insisteva su una preparazionq più sistematica e
un impiego più ampio d*i quadri indigeni
e auspicava (t dei p.^st^Lh*4Ì8eni, degli ,evangelisti indìgeni, e del denaro indigeno ».
Domandando che le nuove Chiese siano
(( occidentalizzate » il meno possibile, i dirigenti dell’Alleanza raccomandavano pure
un’architettura adattata alla regione.
L’Alleanza continua a ricercare le basi
teologiche suscettibili di assicurare migliori
relazioni tra le Chiese che la costituiscono.
Questo lavoro consiste nello studiare le
concezioni bibliche confessionali della teologia riformata alla luce delle sfide che il
nostro tempo lancia ^la Chiesa. La prossima itubblicazione di sermoni finora inediti
di Calvino, e la traduzione in portoghese
dell’« Istituzione Cristiana » fanno parte di
questi sforzi d’incoraggiamento allo studio.
Tale preoccupazione di tornare alle fonti
della tradizione riformata ha spìnto l’Alleanza a sottolineare gli anniversari che dal
1959 al 1963 celebrano il quarto centenario
della fondazione dell’Académie di Calvino
a Ginevra, della pubblicazione dell’edizione
definitiva dell’« Institution chrétienne » e
del primo Sinodo della Chiesa riformata
di Francia (1559), dell’adozione della Riforma in Scozia ;1560), della pubblicazione
del classico Catechismo di Heidelberg
il paese
del giorno
BRASILE
E’ il quarto paese della terra, con una superficie di 8,5 milioni di
kmq.,, su cui vivono circa 55 milioni di abitanti ; ed è uno dei paesi in
cui più si sono raccolte e fuse razze diverse.
Dopo la scoperta di Cabrai, nel 1500, il Brasile divenne coloma i»r^
ghese (il portoghese è ancora la lingua ufficiale) fino al 1822; quindi fu
un impero indipendente fino al 1889; e infine dal 1891 è una Repubblica
federale, costituita da 20 Stati fortemente autonomi, 5 territori federali
p 1 distretto federale. ^ i,
La pluralità di razze nel Brasile risale in parte al tempo deUa colonizzazione: i coloni, per sfruttare gli immensi territon, e ncchissirm,
che si aprivano loro davanti, importarono centinaia di migliaia m
schiavi negri ; accanto agli Indiani indigeni si stabilirono così i biarumi
e i negri. Oggi la proporzione è all’incirca questa: il degli abitarni
è di razza bianca, particolarmente diffusa nelle regioni agricole del sud;
il 15% sono negri puri, e altrettanti meticci, soprattutto sulla c^ta settentrionale; infine gli Indiani sono circa il 5%, e abitano specmlmente
^immensa regione interna, ancora male esplorata, del Matto Grosso e
deirAmazzonia. ... »
Negli ultimi cento anni il Brasile ha accolto cinque milioni di ^nuov
cittadini (soprattutto Portoghesi. Spagnoli, Italiani e Tedeschi):
grazione — attualmente è di circa 100.000 imità allarmo — potreb^
certo essere ancora assai più forte, in un paese immenso e scarsamente
popolato come questo, ma il Consiglio Federale dTmmigrazione e cauto
neiraccoglìmento, cosa comprensibile.
E’ rallegrante notare che non pare manifestarsi, in Brasile, un « problema di razza » : gli Indiani non sono sfruttati riè osteggiati, ma al contrario difesi e progressivamente inseriti iiella vita moderila del paese,
anche ad opera di un « Servizio di Protezione degli India,ni » ; e i negri
sono considerati e si .sentono assolutamente alla pari con i bianchi nella
vita nazionale (pare che il Brasiliano, qualunque sia il suo colore, sia
appassionatamente fiero e amante della sua patria), si troyancì del resto
a tutti i livelli della .scala sociale e in tutte le professioni liberali. ^ pierò
non pare avvertirsi alcun problema di razza, è invece seiisibile 1 inegi^
glianza sociale: l’industrializzazione del paese ha precipitato lapparne
di un proletariato e sottoproletariato (le maggiori città sono attonuate
di «favellas», le bidonvilles brasiliane, che non hanno nulla da invidiare a quelle delle metropoli europee ed asiatiche...), reclutato in buona
parte (ma non esclusivamente) fra la gente di colore: sarebbe triste che,
in un paese in cui la tensione razziale come tale è felicemente ignota,
questa dovesse rientrare dalla finestra, complicata dalle tensioni classiste. Lo sforzo federale — invero non assente — dovrà tener conto di que“
sta minaccia nell’affrontare i problemi delFindustrializzazione, dell’urbanistica. dell’educazione, e non dimenticare il benessere dMlè classi ìtovert,
nella sua ambiziosa prolitlea di espansione l economica, sforzandosi ' di
mantenere l'indipendenza economica (corre lo slogan « O Petrol é nosso »,
il petrolio è nostro). ■
Parleremo la pro.ssima settimana della situazione religiosa di questo
grande paese, oggi alla ribalta del nostro interesse di Riformati, nuova
patria di molti Italiani, anche Evangelici.
(1563): tappe storiche, ma sempre valide.
Infatti il lavoro compiuto dall’Alleanza
nel corso della sua lunga storia non le
impedisce di pensare alTavvenire e ai nuovi problemi che le si pongono. E oggi
urgente riavvicinare Chiese separate da tensioni politiche e sociali. Il problema dei
rapporti fra l’Est e l’Ovest ha preoccupato
l’Assetnblea assai prima che divenisse un
proble.(na mondiale. Nel 1944 « Reformed
and Preabyterian World » dichiarava che i
prossitni vent’anni sarebbero stati catastrofici per il mondo se non si trovava il modo di ristabilire mnigliori relazioni fra l’Est
e l’Ovest. L’Alleanza è riuscita a rimanere
in contatto con le Chiese dalle due parti,
e con le giovani Chiese d’Africa, d’America
latina, e deU’Estremo Oriente, grazie al
fatto che non ha mai deviato dalla sua linea di -condotta: una franchezza ed una
apertura assolute.
L’Alleanza continuerà ad essere a disposizione delle Chiese per consigliarle nelle
loro difficoltà, e a fare da intermediario,
nell’aiuto a quelle le cui risorse sono limitate. Continuerà ad incoraggiare l’unità offrendo l’occasione di conoscersi più direttamente alle Chiese membri. In tutti i suoi
sforzi, comunque, l’Alleanza continuerà ad
essere il mezzo d’espressione dei cristiani
che, nel mondo intero, trovano nella tradizione « riformata » una visione e delle
posizioni che considerano indispensabili alla loro testimonianza cristiana.
(Adattato da un bollettino dell’A. R.
M., a cura di James E. Andrews)
«
La Rencontre » ìtalo - francese al Colle della Croce
Dopo una notte di temporali, d
tuoni e fulmini, sole splendente al Col
le della Croce. Come ogni anno da
due versanti sono saliti numerosi ver
so il colle i giovani e i meno giovani
per prendere parte alla (( rencontre »
italo-francese, che è senza dubbio una
delle manifestazioni più profondamente vive e commoventi del calendario
ecclesiastico.
Alle 11 circa ha avuto inizio il culto presieduto dal pastore francese Cadier. La predicazione è stata fatta dal
pastore Genre, che ha dato un forte
e vibrante messaggio, prendendo come testo le parole dell’apostolo Giovanni : « E questa è la vittoria che ha
vinto il mondo, la nostra fede » (I Giovanni 5; 4).
Cristo morto e risuscitato è stato
una volta ancora annunziato fedelmente e proclamato Signore del mondo e delle nostre vite, davanti ad una
assemblea profondamente raccolta.
Dopo il pastore Genre ha preso la
parola il pastore Ermanno Rostan,
Moderatore della Chiesa Valdese, che,
parlando parte in francese e parte in
italiano, traendo ispirazione dal passo
di Isaia « quand’anche i monti e le
colline fossero abbassate, io ti sarò
fedele» (Is. 54: 10), ha ricordato la
fedeltà di Dio veuso di noi e l’esigen
26 luglio 1959
za di una fedeltà da parte nostra verso Dio, attraverso una testimonianza
efficace e senza compromessi.
E’ stata quindi distribuita la Santa
Cena in atmosfera di profondo raccoglimento, nel sentimento di essere in
presenza del Signore e in comunione
non finta coi fratelli.
Tutti coloro che desideravano prendere parte alla Santa Cena si sono alzati e in un ordine perfetto, in pochi
minuti il pane e il vino sono stati distribuiti da quattro pastori, coadiuvati da anziani.
Le offerte sono siate destinate ai
fratelli del Madagascar, provati da disastri in questi ultimi tempi.
Il pomeriggio alle 14,30 breve riunione per udire alcuni messaggi parlicolan. La riunione è nuovamente
presieduta dal pastore Cadier con
quello stile spigliato, rapido, interessante che è caratteristico ormai dei
raduni del Colle della Croce. 11 Coro
Valpellice si è esibito, applauditissimo, con alcune canzoni popolari, mentre sono stati ascoltati messaggi del
Moderatore Rostan, che ha brevemente parlato della situazione della Chie•sa Valdese in Italia e nel mondo, di
un pastore americano del campo ecumenico di La Chalp, del pastore Cadier stesso che si è rivolto in modo
particolare ai giovanissimi. Sono stati
salutati con riconoscenza per la loro
opera nell’organizzazione dei raduni
di questi ultimi anni i pastori Cadier
e Genre, che chiamati in altre parrocchie, non saranno più d’ora innanzi
gli organizzatori ufficiali di questi incontri.
E’ stato in ultimo portato ai convenuti il saluto affettuoso e commovente del sig. Adolfo Jouve, che per
moiivi di salute non può più prendere parte attiva a questi incontri, come
lo ha fatto durante tanti anni.
L’immenso cerchio intorno alla
Croce, costituito dai presenti, e il canto degli addii ha chiuso questa luminosa giornata, che non potrà non lasciare tracce benefiche negli animi di
molti.
Fin qui la cronaca : ora ci sia lecito
fare qualche commento. Nella riunione pomeridiana il pastore Cadier ha
salutato il gruppo della chiesa di Muhlhouse, il gruppo di Strasburgo, il
gruppo di Nancy, il gruppo di Clermond-Ferrand, un gruppo di « éclai
reurs », il campò ecumenico di La
Chalp ecc. e... gli isolati. Ora evidentemente vi erano fra gli isolati anche molti francesi, ma vi erano certamente tutti, i Valdesi presenti. Certo
in questo caso i Valdesi non possono
essere tacciati del complesso del gregge: a gruppetti di amici erano saliti
al Colle della Croce, avevano preso
parte al culto, avevano goduto vivamente dell’atmosfera profondamente
religiosa della giornata, ma sarebbe
stato pur bello se il pastore Cadier
avesse potuto salutare il gruppo di
Torre, di Villar e via dicendo. Vi
erano i campisti del campo ecumenico di La Chalp, ma dov’era rappresentata Agape'.’ Perchè le famose trombe di Villar non hanno suonato in
quest’occasione'.’ Le rocce non ne sarebbero state scosse.
11 nostro pensiero è andato al caro
pastore Jahier che per motivi di salute non ha potuto salire al colle come
per il passato e al venerando pastore
Giovanni Bertinatti, che fino a pochi
anni fa, si faceva la scarpinata come
i giovani per godere della comunione
fraterna, ma nel contempo il nostro
pensiero è andato anche ai pastori
delle Valli che, per motivi evidenteGuido Ribet.
(continua in 4.a /?ag.)
2
-/>cf
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
N. 31 — 31 luglio 1959
di evangelizzaz
1.
;»E’ domenica mattina. Sono sulla
porta della Chiesa di Corso Oddone.
Passano due donne, una anziana con
l’accento piemontese di Novara. Vuole entrare, ed entra malgrado il parere
contrario della nuora. Le seguo. (C’è
sempre la possibilità di dare una qualche testimonianza). La vecchia osserva
un momento poi esclama: Ma a l’an
pa u’'^Signur! l'é ma’ la eros!
Intervengo: a II Signore c’è, ma invisibile all’occhio materiale. Gesù ha
detto : Iddio è Spirito... ecc...
Faccio loro una breve dissertazione
esegetica su questo passo del Vangelo,
consegno loro il foglio volante « I
VALDESI ». E se ne vanno.
Faccio un’amara riflessione sulla
concessione fatta a questi cattolici
quando, in deroga alla secolare prassi
valdese, abbiamo introdotto la croce
nei nostri locali di culto, àfiflnchè non
fossimo accusati di non essere cristiani.
E conclusi che se la croce non è sufficiente a correggere un’accusa, tanto
vale tornare all’uso dei nostri Padri
Valdesi e toglierla di mezzo.
I II
D culto è fluito. L’assemblea è tutta
ita! Mi sono attardato a conversare
con un amico sulla porta della Chiesa,
quando vedo entrare due signorine ed
un giovanotto. Li seguo discretamente. Dal loro atteggiamento, capisco
che sono nuovi ai nostri ambienti. Coinè mi confermano senz’altro, alla mia
{ñecisa domanda. Offro loro un folletto : I VALDESI, facendo una
brevissima ricapitolazione della storia
della chiesa, nelle sue premesse medievali, i successivi sviluppi pre-riforma in seno alla Chiesa Ufficiale e la
successiva presa di posizione con culto pubblico, in analogia ai movimenti
luterani e calvinisti. I giovani manifestano un cordiale interesse, prendendo nota con soddisfazione del carattere nazionale della Chiesa Valdese.
i Ma il giovanotto mi fa questo appunto :
« Come mai la croce là, sulla parete dell’abside, è vuota? Perchè non
(?’è il simulacro del Signore? »
Ho avuto, un attimo, la sensazione
del quarto d’ora di Rabelais. Poi una
idea mi balena nel cervello! Non ci
avevo mai pensato prima! Qixindi non
è frutto di mia meditazione! Certo è
che mi venne, così improvviso, di ri
volgere a lui alcune domande, logicamente concatenantisi.
Ne venne fuori all’incirca questo
dialogo :
— Lei è cristiano vero?
— Sì — risponde.
— Allora conosce la vicenda della
Passione!
— Sì, certo!
— Dunque, sa che Gesù di Nazaret
fu arrestato, processato, crocifìsso!
— Sì! E appunto per questo...
— Un momento! Lei sa pure che
era morto quando i soldati vennero per
rompergli le gambe!
— Sicuro e lo ferirono con un colpo di lancia nel costato.
— Bene! Procediamo. Sa che degli
amici e dei discepoli, ottenuto il permesso dal Governatore, lo deposero
dalla croce e lo misero in un sepolcro!
— Fu Giuseppe d’Arimatea.
— Bene! Allora lei sa che da quel
momento EGLI NON E’ PIU’ SULLA CROCE! Egli è nel sepolcro.
— Ah sì! E’ vero!
— Ma neanche nel sepolcro non
c’è più; dal momento che le donne e
i discepoli harmo trovato il sepolcro
vuoto! E che Egli sia invece vivo e
trionfante, lo attestano gli Apostoli, i discepoli e gli evangelisti. Questo lo sa, vero?
— Si, ha ragione. Ma U simbolo!
— Bene — dico ancora. — Se proprio vi è necessaria una rappresentazione materiale della vostra credenza,
della vostra fede, ruM è necessario dire una bugia! Chè tede è quando lo
rappresentate sulla croce, dove EGLI
NON E’. Croce e sepolcro vuoti sono
la dimostrazione della Sua resurrezione! Giacché — dice S. Pietro —
Dio lo ha risuscitato facendolo CRISTO E SIGNORE! Rappresentarlo in
croce, vuol dire affermare, visibilmente, la Sua impotenza, mentre noi cristiani abbiamo il dovere di attestare,
al mondo, la SUA RESURREZIONE, il SUO TRIONFO sulla morte.
Guai a 'noi se Egli fosse ancora sulla croce. Vana sarebbe la nostra speranza. Ma noi sappiamo in chi abbiamo creduto e sappiamo che anche noi
trionferemo della morte, in LUI E
PER SOLA SUA VIRTÙ’.
— Grazie Signore — rispose quel
giovane, e rivolto alle compagne : a Ecco un argomento a cui non avrei mai
pensato. Eppure l’abbiamo appreso e
sentito ricordare tante volte ».
E. A. Beux.
Il Vaticano e la lotta
anti-comunista
Città del Vaticano, 17 luglio. — Sarebbe
stata creata in Vaticano úna apiMsita commissione per i contatti con vari governi in
merito ai problemi del prossimo Concilio
Ecumenico. Compito ^tecifico di tale commissione sarebbe quello di sentire il parere
di diversi governi occidentali, sulle misure
che potrebbero essere prese dalla Chiesa per
rafforzare la lotta anticomunista nel mondo, anche sul piano politico e diplomatico
internazionale. A capo della commissione
sarebbe nominato Mons. Antonio Samorè.
Approvato V aumento
della congrua al clero
Roma, 16 luglio. — La Commissione Interni della Camera ha oggi approvato l’aumento del 50% con decorrenza dal 1» Luglio 1958 dell’assegno di congrua al Clero.
Gli assegni sono stati elevati come segue:
arcivescovo di sede metropolitana, annue
Lire 1.686.484; arcivescovi, vescovi, abati,
prelati, annue L. 1.592.781; canonici di prima e seconda dignità, annue L. 374.775;
canonici di altre dignità, annue L. 327.927;
canonici semplici, annue L. 284.000; beneficiati, annue L. 187.387; parroci, annue
L. 327.927; vicari, curati, autonomi, annue
L. 187.387; economici epirituali, annue Lire 117.117. {Mondo religioso)
Una valdese che non è dimenticata
Il Past. A. Ribet, nel Notiziario evangelistico da lui redatto, riporta questa notizia:
'Il settimanale « Il Borghese » pubblica a
puntate un Dizionario degli Italiani illustri ed oscuri dal 1900 ad oggi.
Nel suo numero del 9 AprUe vi è un trafiletto che ci interessa come Valdesi, perchè
è una breve biografia di Lidia Poet, prima
avvocatessa d’Italia. Nata a Traverse di
Perrero, è stata buon membro di Chiesa di
Pinerolo e negli ultimi anni della sua vita
visse a Torino, poi a Diano Marina, dove
morì (non a San Remo, come dice la biografia).
Ecco il trafiletto:
Lidia Poet, Avvocatessa (1855-1945).
Fu la prima donna avvocato d’Italia.
La P. era nata a Traverse, nelle Valli
Valdesi, da famiglia di rigide tradizioni pietistiche. Nel 1873 si iscrisse nella
Università di Torino, in giurisprudenza,
suscitando una specie di scandalo; ma
le doti ereditate da una lunga ascen
denza di « barbetti » le fecero affronta
re con calma questo scandalo farisaico
All’Università essa ebbe a maestro Ce
sare Lombroso, cui restò fedelissima
Laureatasi nel 1877, compiuta la pra
tica nello studio dell’On. Bertea, la P.
ottenne nel 1879 l’iscrizione nell’Albo;
ma contro la « cosa inaudita » fece opposizione il Procuratore del Re. Ne segui una lunga causa, nel cui dibattito
il magistrato asseriva: « ... Alla uguaglianza assoluta, giuridica e poRtica,
della donna in confronto dell’uomo, si
oppone l’eterna e divina legge dei contrasti che regola il mondo e che costituisce uno dei principali fattori dell’umano progresso. Di guisa che, quando
fosse in effetti la donna parificata all’uomo, ne andrebbero forse infrante le armonie della famiglia... ». E in forza di
questi concetti, l’iscrizione della P. nell’Albo fu cancellata. Essa fu così costretta a esercitare la professione, in cui
era assai capace, nello studio del fratello, a Pinerolo. Fu studiosa di istituzioni penitenziarie, e « crocerossina »
e decorata al valore nella guerra del
1915. Morì a Sanremo. Forse segretamente impressionata dalla opinione del Procuratore del Re suo avversario, che la
parificazione della donna all’uomo infrangesse « le armonie della famiglia »,
non prese marito; e morì, come gentilmente si diceva in Piemonte, « damigella ».
Deve, la
delle
Chiesa, occuparsi
di questo mondo ?
Anzitutto cosa sono « le cose di
questo mondo »?
Intendo i problemi della politica
del capitale, dell’economia, della sociologia, della educazione ecc., che
tutti i giorni formano gran parte
della vita di ogni singolo cittadino,
delle famiglie, dei popoli.
lina reazione violenia
Non molto tempo fa, m una Unione Giovanile delle Valli, si era giunti ormai alla fine della « parte seria »
e già gii animi si volgevano volenterosi al canto ed ai giochi, quando
qualcuno propose che nel corso dell’anno si tenessero degli studi sui programmi dei diversi partiti politici esistenti in Italia. Fu come aver dato
fuoco alle micce. Non si giocò. Ma vi
fu una vivacissima discussione prò
e contro la proposta, che terminò con
una votazione nella quale la gran
maggioranza dei presenti votò « contro» la proposta, perchè: «una Unione di Chiesa non deve occuparsi di
politica », la politica se la veda ognuno a casa sua.
■Comprensibile timore
Un timore ben comprensibile ere
do abbia determinato la maggioran
za dei giovani di quell’unione a re
spingere la proposta: il timore che si
volesse fare nella nostra Chiesa qual
che cosa che somigliasse, magari so
lo lontanamente, a quello che vedia
mo nella Chiesa cattolica-romana
un calare piano piano in una politi
cizzazione ecclesiastica, un tentativo
di pilotare la coscienza, di manovrare
a destra o a sinistra in vista di rag
giungere questo o quel beneficio. Per
la Chiesa romana, lo sappiamo, il fine è sempre quello di raggiungere in
un modo o nell’altro il dominio di
ogni Stato e Nazione.
Bene farà sempre ii credente evangelico a rivoltarsi contro eventuali
tendenze in questo senso che si manifestassero in seno alle nostre chie
se.
Errato concetto di ((Chiesa))
Ma forse v’è stato anche fra i membri dell’Unione un grave malinteso
dovuto ad un errato concetto della
Chiesa. Purtroppo per molti la Chiesa è un fatto nebuloso: per l’infiuen
Za del cattolicesimo-romano molti vai.
desi pensano alla Chiesa come ad una
istituzione clericale che in qualche
modo li sovrasti o comunque cerca
di sovrastarli: ci sono non pochi vaidesi che parlano dei loro pastori ne
gli stessi termini con cui i loro com
pagni di lavoro cattolici parlano dei
loro preti, senza avvertire la totale
diversità che v’è fra gli uni e gli altri. Quando si dice « La chiesa fa la
politica » si pensa subito ad un clero
docente che impone ai fedeli una linea politica e che scomunica chi non
si attiene ad essa.
Ena responsabilità che può essere
portata in modo equivoco o chiaro
Ora fra noi non è così.
La Chiesa siamo noi tutti e pastori
e laici, gente istruita o ignorante, ricchi e poveri: noi tutti che abbiamo
creduto in Cristo Gesù nostro salvatore e che lo abbiamo riconosciuto
A l^heure de ia traite
C'est un devoir pour nous, tes forts, de porter les
faiblesses de ceux qui n'ont pas cette force...
(Rom. 15: 1 )
On était en train de gouverner les vaches. Je jetai un coup d'oeil
dans l'écurie, où le jeune paysan avait fini de traire son bétail. Selon
j^L'usaqe, nous passions d'une vache à l'autre, estimant la valeur de chacune. Il aimait ses bêtes, ce qui se remarquait aisément à la manière
dont il en parlait.
A l'entrée de l'étable se trouvait une petite vache, à l'échine tombante et aux cornes solides. A côté d'elle, deux superbes génisses. Le
paysan m'expliqua que la petite vache était leur mère. Quand la vieille
comprit qu'on parlait d'elle, elle tourna la tête vers nous, je vis alors
avec étonnement qu'à côté de sa crèche il y avait une forte séparation
entre... la mère et ses filles. Le paysan, s'apercevant que cette séparation m'intriguait fort, me dit que ces deux grosses et grasses filles
avaient toujours mangé la part de leur maigre petite mère. Elles ne le
peuvent plus, et la vieille est tranquille depuis qu'une cloison a été
rnis entre elles.
.1 Ainsi se comportent ceux qui sont forts. Dans l'écurie de toutes
...-les fermes règne cette même loi. Partout dans la nature nous voyons
les forts cherchant à écraser les faibles. Et cela nous rend rêveurs aussi
souvent que nous portons nos regards dans le monde qui nous entoure.
La vache à l'écurie, le brochet dans l'eau, le renard dans la forêt, l'aigle au sein des airs, tous s'écrient en triomphateurs: Nous qui sommes
forts, nous exploitons la fragilité des faibles.
Partout et toujours, en tout lieu où des êtres humains vivent ensemble, on entend retentir ce même cri. la raison, il est vrai, distingue
l'homme naturel du reste de la nature. Mais malheur à nous si c'était
là l'unique différence! Car la raison humaine au service des forts est
un instrument dangeureux. Elle est plus aiguë que la corne de la vache, plus cruelle que la dent du brochet, plus acérée que la serre de
l'aigle.
La trace sanglante des forts qui abusent de la fragilité des faibles
est visible à travers tous les âges. Elle l'est tout particulièrement aujourd'hui. On ne l'aperçoit pas seulement entre concurrents, entre tenants de partis opposés et entre nations différentes, quiconque a des
yeux peut la voir chez des frères. L'ouvrier de la fabrique n'est pas
toujours Ier, camarade de son collègue, et dans nos paisibles villages
campagnards couve souvent sous la cendre la lutte entre forts et fai
bles, entre voisins, entre ouvriers et paysans, entre maître et serviteurs,
entre le père nourricier et son petit domestique. Combien souvent le
faible ne doit-il pas courber la tête devant le plus fort!
Le triomphe du fort est si profondément ancré dans notre nature
humaine, que même les plus pauvres et les plus faibles, qui auraient
pourtant toute raison d'user entre eux de bonté et de solidarité réciproque, recourent encore à la violence, au poing fermé qui frappe celui qui ne peut pas se soustraire à ses coups. Comme les mendiants
peuvent être durs les uns envers les autres! Quels manques d'égards
entre pensionnaires d'un asile de vieillards! Comme, au rapport des missionnaires, le droit du plus fort s'exerce parmi les plus misérables de
l'Orient, les hors-castes !
Chaque trait du tableau que Jésus trace de la foule groupée autour
du réservoir de Béthesda est dessiné d'après nature: il y a là des aveugles, des boiteux, des paralytiques, des faibles et des plus faibles. Et
voici, du sein de cette misérable foule en entend le cri de détresse, de
cet homme, malade depuis trente-huit ans: Quand je viens, un autre
entre dans l'eau avant moi ! Un autre avant moi ! Un autre est plus
fort et plus agile que moi ! Misérables nous le sommes tous, mais lui,
le plus misérable des misérables, voici trente-huit ans qu'il arrive trop
tard.
Le regard que le Maître nous permet de jeter ici sur la manière
d'agir des hommes est l'un des plus émouvants que je puisse imaginer.
Ici aussi on entend répéter: Nous qui sommes forts, nous exploitons la
faiblesse des faibles. Voilà l'image du monde où nous vivons et auquel
nous participons. C'est le monde de Dieu, mai déchu loin de Lui. Dans
cette création déchue, le rapport entre forts et faibles est établi de manière telle que le faible est sacrifié au fort. Entre le brochet qui avale
avec agilité six petits poissons, et les « Frères X » à Y, qui engloutissent,
grâce à leur abilite commerciale, des rues entières de petits commerçants, il n'y a pas de différence essentielle.
Dans ce monde où domine le système du brochet, nous vivons
comme des forts victorieux ou comme des faibles qui souffrent. Quand
on y pense, ce serait à désespérer... si c'était là l'unique monde que
nous connaissions. Mais il en est un autre encore. Ne crains pas, je ne
veux pas t'adresser à l'au-delà ! Cet autre monde, avec ses autres lois,
a aussi pour théâtre la terre de Dieu où nous vivons. Mais là, la question
du fort et du faible se pose différemment. Il y est dit: Nous devons,
nous qui sommes forts, supporter les infirmités des faibles.
(Messages de l'année, p. 70 ss.)
Walter Luthi
nostro Signore: Signore della nostra
vita e di tutto quello che abbiamo.
Quando ognuno di noi, membro del.
la Chiesa di Cristo, si dice: «In questo campo (quello politico-sociale) la
mia fede non c’entra e l’Evangelo di
Cristo nemmeno, perchè si tratta di
cose pratiche (?)», noi portiamo la
nostra responsabilità in modo assai
equivoco e spesso si tratta semplice
mente di una scusa per impegnarci
secondo i nostri interessi personali
allora noi. credenti, siamo nel mon
do come il sale divenuto insipido nella pasta.
Quando invece ovunque e sempre
noi ci ricordiamo di essere in questo
mondo i portatori dell’Evangelo di
Cristo che è l’unica speranza del mondo e ci sforziamo di vedere come si
possa fare questo anche «nelle cose
di questo mondo », allora noi porteremo la nostra responsabilità in modo
chiaro. Questo non vuol dire che non
ci capiterà spesso anche di sbagliare
o di non riuscire a vedere chiara dinnanzi a noi la via da seguire. Ma appunto perchè la cosa è ardua e difficile bisognerebbe arrivare ad avere
nelle nostre chiese quella maturità
da poter portare insieme questo carico, ognuno dando il suo contributo
di conoscenza, di esperienza, di riflessione, ma tutti ponendo prima di ogni
altra cosa l’Evangelo.
lln esempi) inteiessaute
Questi pensieri mi sono stati riproposti recentemente, partecipando ad
una Conferenza per Pastori e Missionari tenutasi a Bossey sul tema : « Responsabilità della Chiesa riguardo alle Società in rapida evoluzione ».
Ecco, ad esempio il Pastore iskoIIo,
giovane pastore del Camerún, che ci
parla dei problemi difficili, ora pieni di promesse ed ora angosciosi, del
suo Paese. Egli ci dà anzitutto una
testimonianza personale: egli stesso
è un frutto vivente delle trasformar
zioni rapidissime del suo paese: egli
ha vissuto la vita nella capanna, nella tribù con la sua organizzazione
sociale che non conosce la realtà dell’individuo, ma solo la collettività,
ora invece è in mezzo a noi con la
sua formazione universitaria e la sua
cultura neo-latina: egli sente in se
stesso lo squilibrio di tanto mutamento che porta insieme speranze e pencoli, slanci e timori.
Così il suo paese passa nel giro di
pochi decenni da im regime tribale
idi tribù) e di indigenato (lavoro
forzato, pioca paga, discriminazioni
•razziali ecc...) ad un regime di libertà,
di responsabilità personale, di indipendenza politica. Il I" Gennaio 1960
il popolo camerunese sarà totalmente
responsabile di se stesso. Il Pastore
Ekollo è pieno di gioia e di speranza
pensando alle nuove grandi possibilità che sono offerte al suo popolo,
ma per contro è profondamente preoccupato perchè già ora vi sono i segni chiari che la libertà apre anche
la porta a passioni malsane e a aspirazioni false.
E LA CHIESA? deve occuparsi sem
plicemente di predicare la salvezza
delle anime o deve preoccuparsi anche degli uomini vivi che ha dinnanzi coi loro problemi dell’ora e l’ambiguo futuro delle nuove generazioni?
Alla Conferenza di Bossey eravamo unanimi nel sentire che la Chiesa deve aiutare ed impegnarsi a fondo perchè il popolo camerunese possa superare nel modo migliore la sua
crisi di crescenza. Eravamo d’accordo nel dire che se la Chiesa rifiutasse di scendere in campo nei problemi
vivi del proprio popolo, forse ci farebbe, apparentemente, la figura di
maggior santità, ma in realtà compirebbe una grave infedeltà. Ma « la
chiesa» significa, ben inteso, tutti i
credenti in Cristo Gesù che vivono
oggi nel Camerún uniti in ima unica redenzione ed in un’unica speranza, quella della loro vocazione.
Franco Sammani
(Seguirà un secondo articolo)
3
31 luglio 1959 — N. 31
L'ECO DELLE VAUI VALDESI
— 3
CARNET DE ROUTE
les Maquisards
De l’autre côté de la route, prèsqu’en face de la maison où nos amis
Vaudois nous avaient réservé une
Si touchante hospitalité, se dresse un monument curieux. Deux colonnettes encadrent une table de
marbre blanc sur laquelle un gros
livre, de marbre également, est
ouvert. Ce livre n’est pas la Bible,
c’est le Livre du Souvenir, et il porte
gravés en lettres d’or les noms des
Maquisards ■— on les appelle ici des
Partisans — qui furent capturés par
la Gestapo, et périrent dans les
camps de concentration, de tu fur-on
odieuse que l’on sait.
Ces noms, d’autres encore, ¡ranimais ou italiens, catholiques ou vaudois, fraternellement mêlés, on les
retrouve tout au long de la Route
Provinciale, gravés sur un carré de
marbre, à l’angle d’une murette, sur
un tronc d’arbre, à l’ombre d’un toit
de lauses: ” Un tel. Partisan, une
date... ’’.Sur les huit kilomètres qui
séparent la Tour de Bobi, on rencontre peut-être vingt de ces plaques. On en rencontre aussi, scellées
dans le rocher ou à l’angle d’un mur,
le long des sentiers de la montagne.
Un petit vase avec un bouquet de
fleurs pieusement renouvelées, matérialise le souvenir des vivants.
Mais la plus émouvante de ces plaques, c’est celle qui a été attachée, à
l'un des arbres de la piacene du VUlar, d’où on a une si jolie vue sur la
calme vallée. Elle porte un nom:
Jervis. Jervis était un jeune ingénieur qui avait organisé la résistance dans ce secteur, en liaison avec
les maquis du Briançonnais et du
Ì' ercors. Il fut pris par les Allemands
et, après une nuit de tortures, pendu
haut et court, avec ses compagnons,
au balcon de bois d’une des maisons
de cette même place, face aux arbres. Après la guerre, son nom fut
donné au nouveau chalet-refuge du
Prà que nous aurons l’occasion de
visiter un jour prochain.
On ne compte pas, non plus, les
fermes isolées, pillées et incendiées
en guise de représailles pur les SS
rendus furieux, et qui ne se relèveront jamais. Mais les partisans de la
Liberté finirent par triompher, un
moment ils occupèrent toute la haute vallée du Pèlis, jusqu’à la frontière, et leur domaine commençaii
juste à la sortie de la Tour, à ce
pont qui sépare le bourg du faubourg de Sainte Marguerite. C’était
là leur fief incontesté, et l’ennemi
n’osa plus s’y aventurer...
Maintenant, les Allemands y circu
lent de nouveau librement, mais ce
ne sont plus les sauvages SS. Ce sont
les descendants des anciens Vaudois
que la sauvagerie des dragons de
Louis XIV et du Duc de Savoie forcèrent à s’exiler. Ils .savent, eux attuisi, le prix de la Liberté, et, ayant
par leurs ancêtres souffert des crimes
passés, ils n’excusent pas les crimes
récents. Tel ce pasteur allemand qui,
ayant prononcé, en français, un si
émouvant sermon, dût s interrom ■
pre, car les sanglots l’étouffaient...
Soldats de Pilate et de Dioclétien,
Dragons de Montrevel et de Catinai.
SS d’Hit 1er, pour vous aussi iious
prierons comme Jésus, du haut de la
Croix, priait .sur cette foule qui réclamait sa mort à grands cris...
Marcei, Carrières
La l/îe Protestante
« La Vie Proleslante », helHlomadaire paraissant à Genève (Suisse), a édité, à J op'
casion du 4.e rentenaire de l’Aeadémie
de Calvin et du 450.« anniversaire de la
naissance du Réformateur, un supplement
spécial, en héliogravure. Il a été tiré de
ce supplément une édition française de 16
pages, à 100.000 exemplaires, et une édition
anglaise de 12 pages, à 15.000 exemplaires.
Par des reportages fictifs, des correspondances imaginaires, et diverses rubriques
volontairement anachroniques, il s’efforce
de rendre accessible et vivante l’atmosphère
de la Genève du seizième siècle.
Rédigé par les rédacteurs du journal sous
la haute direction du Professeur Geisendorf,
de l’Université de Genève, ce numéro comporte également un texte inédit de M.
Courvoisier, recteur de l’Université et professeur à la faculté de théologie.
On peut se procurer ce numéro, au prix
de 70 centimes suisses (frais de port inclus), auprès de l’administration de « La
Vie protestante », Boulevard du Theatre 10,
Genève (Suisse).
c« r« u lì lì
— o n L
SOLIDARIETÀ' il con la vostra triste e vuota presenza
Noi non avvertianno cose note, possedute ed odiate.
la solidarietà nel dolore e nella speranza. Ch'io resti ritto in piè
Monadi isolate pensiamo di essere dinanzi all'abisso
e membra di un solo corpo, sanguinante, siamo. e muoia ogni giorno la mia vita,
per non vivere ogni giorno la mia morte.
VALIDO AMORE
Amare VIGILANZA
non mendicare o comprare o rubare amore. Se qualcuno non veglia
DISERTORE mentre noi dormiamo
Disertore della vita. chi regge la vita
fu non sai più andare. nel suo eterno corso?
Tu non sai più morire. OBLIO
La malia della pigrizia 1 morti.
ti ha stregato, ti ha ucciso. 1 morti dimenticati.
Ma dentro alla tua carne Tu, mia creatura, lo...
il Vegliente attende. Ogni uomo sorge come fiore all'alba
La vita è sacra. e la sera è segato e si secca.
COMPAGNIA SEVERA Se ogni creatura non trova in Te
Ch'io non baratti il suo ricordo e la sua permanenza
la tua severa e fedele compagnia : « mistero », a che la vita? Carlo Lupo
N€1 HEICUKI
Il fait bon s’a.sseoir à l’ombre d’un
arbre, près d’une fontaine, quand
le soleil est ardent, là-haut sur la
montagne. De là on voit ceux qui
arrivent «d’en bas ». Il viennent
quelquefois, eux aussi, faire une
courte balte pour se reposer, se rafraîchir.
Oh! Voilà Marie! Quelle charge
d’allégresse dans son allure! Elle a
été en service depuis l’automne.
Maintenant on sent, sa joie d’être libre, de n’être plus une domestique.
Mon mari la bêle au passage. «Viens
te reposer un moment avec nous.
iNe sois pas si pressée d’arriver. Tes
parents sont dans les hauts pâturages, il font les foins. Tu ne les verras descendre qu’à la tombée de la
nuit ». Marie veut bien s’arrêter un
moment mais quant à attendre jusqu’au soir pour revoir ses parents
il n’en est pas question. Elle a été
prise par une telle impatience de
revenir au pays! Sa patronne a bien
insisté pour la retenir. Elle l’aurait
amenée à la mer mais la petite bonne n’a pas voulu en entendre parler
avec sa jeune sagesse — une sagesse
de seize ans — elle dit d’un ton grave: « les parents on ne le a pas toujours » et d’un geste elle s’assure
que ses sous — le salaire de tant de
mois — est là caché dans sa poitrine, sous sa blouse — pour eux! La
voilà, qui repart, impatiente de
grimper par les sentiers de chèvre
pour aller surprendre « ceux qu’elle
n’aura pas toujours ». Nous la suivons des yeux tandis qu’elle bondit
comme un chevreuil.
Brave petite! Va, cours, vole. Tu
nous fais croire que dans cette jeunesse — dont on dit tant de mal aujourd’hui — il y a encore quelque
chose de sain, de beau, d’ailé, quelque chose de transparent comme
1 eau de nos sources.
Voilà maintenant, au tournant de
la route blanche, un point noir —
un point noir qui va devenir un
homme. A mesure qu’il avance on
distingue mieux qu’il n’est plus jeune, mais qu’il n’est pas non plus un
vieillard quoique quelques mèches
blanches luisent au soleil.
Bisogna abolire
le polemiche ?
L
Quando leggiamo gli Alti degli apostoli
e le lettere del Nuovo Testamento, non
possiamo fare a meno di pensare che i ere.
denti della Chiesa primitiva non fossero
sempre d’aocordo al cento per cento nep
tire su argomenti di importanza fondamenIfe. IVli immagino che nepe loro riunioni
ci sarà stato qualcuno che si sarà alzato a
panare di « Gesù il Nazareno, uomo che
Dio ha accreditato fra voi con opere potenti e prodigi e segni » (Atti 2; 22). Qualcun altro sarà stato insoddisfallo, e avrà invece insìstilo sul concetto di « Cristo Gesù,
il quale, essendo in forma di Dio. non riputò rapina 1 es.sere eguale a Dio, ma annichili se stesso, prendendo forma m servo »
(Filippesi 2: 6). Anche sul terreno più piatilo della vita cristiana qualcuno avrà allerinalo che l’essenziale è di compiere delle opere buone, mentre per altri I essenziale era la fede. Altri ancora .avranno presentato la sintesi deila vita cristiana nella formula della « fede operante nell’amore n. E'
facile immaginare la lettera di S. Giacomo
come un’eco delle discussioni appassionate
nelle agapi dei primi cristiani. Quello che
e difficile immaginare è che quei credenti
lanciassero delle parole amare, esprimessero dei giudizi aspri nei confronti degli altri, perchè quello che questi avevano detto
non quadrava esattamente con la loro visione dottrinale della vita.
Uro hábilmente, a quei tempi, c’era la coscienza che la persona di Gesù Cristo e il
.suo messaggio fossero tali che un credente,
per quanto spirituale, non sarebbe mai riuscito ad abbracciarne tutta l’immensità. La
Chiesa non si era ancora messa sulla base
dell’infallibilismo. Si discuteva, si poteva
discutere, perchè nel contrasto delle idee,
nel confronto con punti di vista diversi si
imparava a mantenersi umili, nella convinzione che Paltro poteva anche esprimere
un punto di vista diverso della medesima
verità.
Queste considerazioni mi sono venute in
mente leggendo le animate discussioni svolte negli ultimi numeri dell’Eco. Qualcuno
è stato turbato perchè tra cristiani si agitassero in modo contrastante dei problemi
così difficili. Qualcuno preferirebbe che nella Chiesa e sui suoi giornali si facessero
solo quelle buone meditazioni, che ci trovano lutti consenzienti. E’ così benefico trovarci tutti d’accordo, come al sermone del
la domenica mattina! Purtroppo abbiamo il
vago sospetto che le buone meditazioni e i
buoni articoli lascino un poco il tempo che
trovano.
Ma noi abbiamo, proprio in questo campo, da rendere una testimonianza’ davanti
al mondo, e anche davanti alla Chiesa, dove sovente si è fatta salire al cielo la polvere e ci si è stracciati i vestili a causa di
opposti punti di vista. La nostra testimonianza di credenti è quella di dimostrare
che si può dissentire profondamente, si può
combattere per ralfermazione del proprio
principio, senza però togliersi nulla della
reciproca stima.
Dirò di più: non solo chi parla, nella
comunità dei credenti, non deve avere la
più lontana impressione d’essere disprezzalo a cau.sa delle sue coiiv.nzioni, ma i pareri coiilrastanli dovrebbero essere sempre
sollecitati. Dobbiamo essere riconoscenti a
quanti ci indicano un punto diverso dal
nostro, sopra lutto a quelli che indicano
un punto diterso da quello della maggioranza. Quante volle le maggioranze si sono
grossolanamente sbagliate!
Così avremo dimostralo che quello che
conta non è un pensiero uniforme, nia è
l’amore per il medesimo Signore. In Lui
solo noi potremo trovare una vera unità,
quella unità che inutilmente cercheremo in
lirogrammi o formulazioni dottrinali.
Roberto Nisbel
Si vuole la meditazione
Signor Direttore
Finalmente una breve meditazione in
PRIMA PAGINA, come nel buon tempo...
passalo !
Voglio con questa mia esprimere un triplice ringraziamento:
1) al Sig. g. c. che ha scritto la meditazione.
2) all’avv. Serafino che ha espresso così
bene il desiderio ed il rimpianto della sottoscritta e forse, anzi certamente, di molti.
3) al Direttore che ha pubblicato la meditazione; ed esprimere la speranza che
essa sarà seguita da altre, e che siano meditazioni alia portata di tutti e non solo
dei teologi.
Una abbonata da... sempre
Luserna S. Giovanni, 20-7-1959.
II s’arrête un moment pour regarder ■— sur sa droite — le cimetière
aux tombes abandonnées, le cimetière aux orties. Il sort son mouchoir
pom essuyer sa transpiration — ou
peut-être ses larmes. Maintenant il
est tout près de la fontaine. Mon
mari le reconnaît et se lève pour lui
tendre la main. « Toi, Pierre! U y
a bien trente ans que tu partais pour
l'Amérique! » Pierre cause. Ses parents ne sont plus là pour le recevoir — hélas — mais elles — les
montagnes — sont toujours à la même place. Et si belles? Il en a toujours eu la nostalgie. « C’est quelque chose que nous avons dans le
sang, dans la chair, nous autres montagnards ». Trente ans sans pouvoir
revenir? Il a fait tous les métiers
— tous durs.
lin jour une impatience fiévreuse
l’a pris de laisser l’haleine chaude
de la ville — une fournaise — pour
respirer l’air du pays. Il est parti
sans même savoir ce qu’il ferait ici
— mais il a un peu d’argent de quoi
voir venir... et deux bras. Ses parents lui ont laissé une maison qui
tient encore debout. Ce soir il dormira sous son toit. Il ne regrette
rien de ce qu’il a laissé. Il boit de
l’eau de la fontaine. « C’est bon,
c’est frais! » et il repart, sac au dos.
Nous le suivons des yeux sur la route blanche.
Le voilà qui s’arrête déjà. 11 a
rencontré Jacques. Ils s’embrassent
comme des frères. « C’est son ami
d’enfance » explique mon mari, « il
allaient ensemble garder le bétail
dans les hautes pâtures. 11 y a longtemps de ça, mais les amitiés de l’adolescence on ne les oublie pas », et
i| ajoute: « le pays l’accueille et
pansera bien des blessures et ici,
dans le cadre familier se dessineront
mieux les traits de ceux qui l’ont
aimé et qui savent bien qu’un jour
il serait revenu après avoir tant vagabondé par les routes du monde ».
La fontaine continue de babillei
gaîment tandis que de l’aiitrc côté
de la grande route la rivière roule
ses flots vers la mer en chantant son
élernelle chanson.
G. T.
TOPONIMI
delle Valli Valdesi
di T. G. Pons
la Benna: case tn quel di S. Secondo. In dialètto locale, cmne in delhnese, bènne significa « gerla »,
gro&so recipiente in vimini per
portar carichL Nel saluzzese erano dette «bènna» le capanne di
canne preparate per far la guardia dell'uva, daH’inizio della maturazione fino alla vendemmia: probabilmente con quest’ultimo signincato.
le Bènne: case ad Angrogna, presso
l’Eissart, di Pradeltomo.
Bera: case nella parte orientale del
comune di Borà. Berio Sembra derivare dall’antico ligure, col si§mibeato di pietra, grossa pietra. Quindi Roccabera, come Mongibello racchiude due volte lo stesso termine:
uno in lingua celtica e l’altro in
lingua latina.
li Bèrnard: case a S. Germano. Nome di famiglia che compare a Pomarette fin dal 1232 (C.), ad Angrogna nella seconda metà del ’500,
a Massello nel 1451.
li Bèrt: gruppo di case in territorio
di S. Germano. Nome di famiglia
sparso soprattutto in vai Pragela
10 nei secoli scorsi, poi passato in
vai S. Martino e vai Penice: a Pomaretto nel 1532, a Villar Pellice
nel 1594; Stefano, Giacomo Berto
a Pinerolo fin dal 1351, de Berto,
de Berti, de Berta. ~
li Bèrtalot: case ad Angrogna, presso i Martel. Dal nome di famiglia
Bèrtalot, particolarmente diffuso
in vai d’Angrogna, già ricordato
dal Miolo nel 1578.
ii Bèrtin : villaggio ad Angrogna. Dal
nome di famiglia Bertin, ancor oggi notevolmente sparso àd Angrogna e a S. Giovanni. TrovisBno im
Giovanni Bertin al Villar nel 1502
e parecchi Bertino ad. Angrogna
nel 1594. « ruata delli Bertini », 1674
ad Abries già nel 1474.
id.: borgata di Bobbio, nella comba
dei Carbonieri. Da Bertino fino dal
1387 (Riv. Orist. n. 4, p. 171).
id.: case in quel di Torre, presso il
Teinau, e foresto in quél di Rorà
li Bèrtot: gruppo di case ad Angrogna, fra il Serre e gli Odin. Nome
di fam. che troviamo a S. Giovanni fin dal 1425, ad Angrògna nel
1503; oggi scomparso. 1610, mata
de’ Bertoti.
id.: case a S. Giovanni, verso il Fondo di S. G,
li Bèrtun: case presso il Tetoau, fra
Villar e Torre. Nome di fam. ancor
oggi esistente nel comime del Vii
lar. Forse di origine provenzale,
(lo troviamo a Molines già nel 1332)
ma venuta alle Valli verso il 1600
da Praviglielm, marchesato di Saluzzo. Giovanni, Stefano, Michele,
fratelli Bertoni di Paesana comprar
no, dai fratelli del fu Cristoforo
Bertone di Praviglielmo, verso la
metà del ’600.
lu Bèscheis: case in quel di Torre,
sopra i Geimet, ad occ. dei Coppieri. Nome di fam. ormai spento. 1543
ad Bescheycium; 1614, al Bescheyso; 1654, Maria Fraschia, ossia Bescheisa; 1680, alli Bescheis.
lu Bèssé: villaggio su un pianoro soleggiato, di fronte alla Baisso, sulla strada che da Ferrerò conduce
a Massello. Significa il «betulleto»,
11 luogo ove allignano le betulle:
dal termine bes, betulla. Bezetto,
1307 e Be.sseti.
id.: villaggio del Villar, all’imboccatura del vallone di Sttbiasc. Clr.
carta di V. Grosso, 1640: Bezzé;
foresto del Bezzé, 1640.
li Bèssun: case ad Angrogna. Nome
di fam. che troviamo a Brloherasio nel 1360 (adhonius Bessonis),
ed alle Valli nel 1595, (Giacobo,
Paulo Ressono), ma che era già
in vai Queyras nel 1260, donde foi>
se è proveniente. In dialetto, bessun significa gemelli. 1674, alli Bessoni.
ESmCITO DELLA SALVEZZA
La missione 1959 - Sotto la tenda
Quest’anno la Missione salutista «i svolgerà nel mese <11 agosto, dal 8-18 inclusi.
Le atlunanze serali, tutte alle ore 20,30,
saranno tenute sotto una magnifica e spaziosa tenda che sorgerà nel bei mezzo della Piazza Cavour (piazza del Mercato).
Alle ore 16 di ogni giorno (sabato e domenica esclusi), gli studi biblici, su passi
de’la Epistola di San Paolo ai Romani, nella graziosa ed ariosa saletta di Piazza Muston, angolo viale Mazzini, ancora troppo
poco nota agli abitanti di Torre Peljice.
La domenica, invece dello studio biblico,
ci sarà, sotto la tenda, una adunanza di
Santificazione, alle ore 10.
Come lo scorso anno, lo sforzo Missionario sarà diretto dal Colonnello Evans, che
ne sarà l’animatore ed il principale oratore. I cacciatori di novità saranno soddisfatti, pertihè il Centro Ricreativo Salutista di Bobbio Pellice si prepara ad a<xogliere un contingente di giovani salutisti
Inglesi, tutti laureati o studenti universitari, facenti capo all’Ass. Salutista Mondiale
Universitari. Questo contingente di studenti parteciperà alle Riunioni della Missione,
dando vita e colore alle stesse.
E da ultimo: per tutti coloro che volessero trascorrere Ferragosto con i Salutisti,
sotto i bei castagni dei Coppieri, al solito
posto, alle ore 10 ed alle ore 15 due meravigliose riunioni. Naturalmente pranzo al
sacco; ci sarà la tradizionale tazza di te
del buon Sergente Maggiore (^uarnoli.
Da queste ospitali colonne invito cordialmente tutti i Tortesi che volessero trascorrere ore utili per lo spirito e liete, ed i
villeggianti che ci tenessero ad arriechire
le loro meritate ferie e dare ad esse quel
tono spirituale che le renderebbero indimenticabili, di non trascurare le riunioni
della Missione Salutista 1959 sotto la Tenda.
Benvenuto a tutti.
Maggiore L. Calzi
4
Noi. abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi
gi ^abbiamo cicute.
’ • Giovanni 4: 16
L'Eco delle Valli Valdesi
Se uno dice: lo amo Dio, e
odia il suo fratello, è bugiardo.
1 Giovanni 4: 20
lettre du ”Nid de l’ours
Les Alpes Cottiennes hébergent dans tous
leurs vallons et contreforts une faune encore assez nombreuse, malgrès les vides
immenses qu’en font les chasseurs et les
braconniers. Ne parlons pas des rapaces
de l’air et des carnivores, qui ont la seule
chance de vivre s’ils rencontrent lièvres
ou marmottes, écureuils, souris, perdrix,
grands coqs ou faisans.
Chaque espèce de ces animaux a ses habitudes, qui diffèrent toujours de famille
à famille, quand à la saison des nids, à
l’altitude à laquelle ils vivent, à l’endroit
où ils déiwsent et couvent leurs oeufs.
Non loin d’un vaste clapier (que les
montagnards appellent aussi « casses » ou
« cassières », sorte d’amas de roche, fruits
d’éboulements de nature sismique et de
pluies torrentielles), Fédric avait trouvé
asile sous une balme assez profonde pour
le protéger de la pluie. Pendant toute une
journée il travailla à amonceler, sur le
devant de son refuge, de grosses pierres
entremêlées avec des petites branches de
sapin pour en assurer l’équilibre. Il la
transforma ainsi en une espèce de caverne, où il se fit un lit de brancages avec
quelques poignées de fougères. Et tous
les jours il ajoutait quelques pierres au
dehors et quelques brassées de fougères au
dedans, se faisant ainsi, comme les perdrix, un nid toujours plus confortable. Il
recneuillait aussi des branches de bois sec,
qu’il brûlait pendant la pluie et le froid
nocturne, car il ne pouvait pas faire du
feu pendant le jour, de peur d’être vu de
loin a cause de la fumée.
Les Invincibles de la caverne de Vantacul le lui avaient bien fait comprendre.
Du haut de la Boucharde il contemplait
les montagnes aimées de Pramol. Il voyait
le Grand Truc, le Freydonr, le Roux, Vantacul, Vandalin, Lazará, la Vachère.
« Oh montagnes si chères! Quand pourrais-je retourner sur vos sentiers et vos
près! Maintenant la vallée du Cluson me
sépare de vous; et je ne sais comment
je pourrais traverser ces chemins et ces
bois pour retommer à vous ».
« Oh ma mère où donc es-tu? As-tu pu
te sauver? Oui, je crois! Je sens que tu
m’appelle; que tu m’attend! Mais où? On
m’a dit qu’à Peumian et dans tous nos
hameaux il y vient des paysans de Savoie,
pour travailler la terre et paître leurs
9
troupeaux. On ne veut plus de nous! Où
donc es-tu, ma mère? »
Mais la faim le tourmente, et l’obblige
à chercher son diner.
Sa balme, son refuge est bien haut et
bien loin, même de la fontaine, de sorte
que pour boire il lui faut bien marcher.
Les près de la montagne ne son pas fleuris, il doit se contenter des premières
feuilles qui germent et des bourgeons nouveaux, heureux lors qu’il rencontre un
nid de bartavelles. Il ramasse les oeufs, les
emporte en son gîte et ne fait pas trop
de difficultés à les avaler, même si le
poussin est déjà bien développé.
Mais un jour il assista à un duel singulier entre un grand aigle et un chamois
solitaire. Vois-ci comment.
Une douzaine de chamois broutaient
l’herbe d’un petit plateau, surveillés par
un grand mâle perché sur un rocher, pas
loin de là. A quelques centaines de mètres sur une pointe de roche, un autre
chamois, isolé, semblait vouloir dominer
la vallée de son regard hautain.
Soudain un aigle survola le groupe de
chamois, voulant sans doute saisir un cabri.
Un grand siffle du mâle en sentinelle,
et voilà le troupeau qui se groupe et renferme en un cercle de cornes tous les jeunes chamois.
L’aigle essaye de fondre sur un de ces
tendres cabris: mais les cornes des mères
et des pères repoussent les assauts de ces
griffes et ces grands coups de bec. L’aigle
enfin y renonce et remonte; mais il lui
faut tout de même quelques bons morceaux
de chair pour les deux aiglons qui attendent, impatients, le retour de leur père.
Il gette alors les yeux sur le chamois
solitaire et comme un éclair il fond sur
l’animal. Le chamois était en équilibre
sur le haut de son roc, il tenta d’opposer
ses cornes au carnassier, mais l’aigle le
heurta si bien de tout son poid, qu’il du
glisser sur la pente escarpée de son observatoire. L’aigle redouble son assaut,
avant que le chamois aie trouvé de quoi
assurer son équilibre, et à ce nouveau
coup, il glisse tout le long de la parois
sans trouver le moindre cornichon pour
s’arrêter. L’aigle retourne encore et com
me un projectile tombe sur l’animal qui
va s’abimer sur les rocs, au bas du précipice.
Fédric de loin a vu les manèges de
l’aigle, et vu précipiter le chamoi sur les
pierres. Il accourt, bien certain que le
rapace ne pourra pas emporter ce grand
corp du chamoi. Avec un grand détour il
arrive sur place, quand le carnassier s’en
va portant un grand morceau du chamois
dépécé.
Notre gamin, on se le rappelle, avait
un couteau, qui lui servit a séparer la
peau d’avec les morceaux de chair que
l’aigle a laissés. Et le voilà bien chargé
retourner a son gîte. Il aura une peau qui
pourra le couvrir, et de la chair pour manger. Ah quel bon souper!
Arrivé à sa balme, il dépose sa charge,
il va dans un recoin, où la terre est bien
sèche, il en couvre la peau et la frotte
bien fort. Il lui enlève, de la sorte, tout
reste de chair qui pourrait la gâter. Il avait
vu cela à la caverne de Vantacnl. Dans les
jours qui suivirent il explora partout, et
trouva enfin dans un recoin de roche (et
ce furent les chamois qui le lui indiquèrent,
en léchant cette roche) une Salpêtrière. Il y
porta sa peau et la frotta vigoureusement
avec ces débris de salpêtre, jusqu’à la rendre a peu près incorruptible.
Il s’en servit de couverture pendant
tout le temps qu’il passa sur la montagne.
Quand la nuit fut venue il alluma son
feu, avec le briquet qu’il avait rapporté
de Faët; se fit cuire un grand bout de
viande et la mangea. Puis il fit passer à la
fumée, comme on faisait à Vantacul, tout
le reste de sa provision. Enfin il se coucha
non sans avoir remercié Dieu avec cette
prière:
« Mon Dieu, je te remercie de tout ce
que Ta bonté m’a accordé jusqu’ici, en
me délivrant de la main de mes ennemis,
puis en me donnant cet abri.
« Je Te remercie aussi de ce que Tu as
disposé ces animaux pour pourvoir à mes
besoins. Tu a nourris Elie avec les corbeaux, et Tu me nourris, moi, avec les
perdrix et les aigles.
« Merci Seigneur de Ions les bienfaits;
tiens-moi toujours sous Ta protection jusqu’au jour où lu me fera rencontrer ma
mère, mon père, mon frère. Amen! »
H. de Peyranot.
Invito a Prati
Si avvicina la data del grande bazar estivo a beneficio del nuovo
Tempio di Frali, che si effettuerà ad Agape domenica 2 agosto. Desideriamo ricordarvi questa data ed invitarvi cordialmente a partecipare al
nostro bazar.
Ringraziamo molto sinceramente quelli che già hanno inviato dei
doni, parecchi dei quali sono veramente belli.
Data l’ospitalità che Agape ci offre per questo bazar, cercheremo di
dargli il carattere di una festa all’aria aperta ; perciò, oltre alle consuete
vendite di oggetti e dolci vi saranno piacevoli attrazioni e sorprese.
I lavori del Tempio sono ormai cominciati ed il 2 agosto potrete
prenderne visione personalmente.
E’ un momento di grande importanza nella storia della Chiesa di
Frali. Una delle più antiche e tradizionali Farrocchie delle Valli si sta
rinnovando! Dateci la vostra collaborazione; siate con noi il 2 agosto!
vi sarà il seguente orario di corriere:
partenza da Perosa 8,20 9,25
arrivo a Frali 9,10 10,30
partenza da Frali 16,15 17,40
arrivo a Perosa 17,10 1835
Fer i doni in denaro potete servirvi del c.c.p. 2/33651, intestato ad
Aldo Comba.
Dalle nostre Comunità
HIVIGROGIVia (Capolaogoi LDSERNA S. GIUVaMNI
//
Venerdì 24 luglio abbiamo deposto nel
cimitero del Capoluogo la spoglia mortale
del nostro fratello Pons Ernesto Paolo, dimorante alla frazione Sagna, deceduto all’Ospedale Valdese nel suo 81» anno di età.
Ai familiari — in modo particolare al
figlio Attilio e famiglia residenti nel lontano Uruguay — ed ai parenti tutti rinnoviamo l’espressione della nostra viva simpatia cristiana invocando su loro la consolazione del Signore.
Ricordiamo ai membri di Chiesa l’Assemblea di Chiesa che avrà luogo domenica 2
agosto nel corso del nostro culto al Capoluogo c che è convocata onde nominare i
componenti la Commissione consultiva incaricata di ricercare i suggerimenti della •
Tavola Valdese in merito alla elezione del
nuovo Pastore della Chiesa di Angrogna
Capoluogo.
Cidti all’aperto: domenica 2 agosto, ore
15: Pons; domenica 9 agosto, ore 15: Martei. In caso di cattivo tempo, dette riunioni avranno luogo nelle scuole dei due quartieri. e- o
RORA’
H
Domenica 2 agosto (ore 15) avrà luogo
una riunione a Pian Prà; e domenica 9,
alla stessa ora, avrà luogo una riunione alla Costa (sopra Ruraer).
. Domenica 26 luglio si è svolto l’annunciato bazar alle Fucine, con buon numero
di part€cii»nti, e con un ottimo sncceaso,
"(Ringraziamo l’Insegnante Ugolini e la
locale Unione delle madri, che hanno ^rmesso la realizzazione di questa attività.
Domenica 2 agosto, nella Sala Albarin,
avrà luogo la tradizionale vendita di beneficenza a favore delle opere assistenziali della comunità.
Cordiale invito a tutti.
Vir,LASECCA
Le prossime riunioni all’aperto avranno
luogo il 2 agosto alle Timelle e il 16 agosto
a Villasecca superiore.
TORRE PELI.ICG
Siamo molto grati al Cand. Renato
Coisson che il 19 u. s. ha presieduto il
culto ai Coppieri.
Ricordiamo le prossime riunioni doménicali all’aperto (ore 15) il 2 agosto all’Inverso Bruni e il 9 ai Chiottin e ai
Chabriols.
POmARETTO
Domenica 26 Luglio il culto al centro è
stato presieduto dal Pastore Roberto Nisbet
con un messaggio vibrante e commovente ad
un tempo: egli ha battezzato in tale circostanza Rostagno Cristina Benedetta di
Guido. All’Inverso invece il Pastore ha
battezzato Marini Edy di Giorgio nonché
Gardiol Robert di Vera. Invochiamo sulle
tenere creature la grazia e la benedizione
del Signore perchè possano crescere e vivere alla Luce del Vangelo del Signore Gesù Cristo. Ringraziamo caldamente il Pastore Nisbet per la sua graditissima visita
nella nostra parrocchia.
Domenica 2 Agosto alle ore 15 avrà luogo Tannnnziata rinnioue alla Paiola.
^'La renconfre
ifalo - francese
(segue dalla l.a pag.)
mente plausibilissimi, hanno disertato questa riunione e non hanno così
convogliato un maggior numero di
Valdesi a questo incontro fraterno.
Infatti oltre al Moderatore, vi era
un solo pastore valdese, il pastore
Genre.
Quanto sopra viene detto senza spirito di giudizio, ma perchè ritengo
che non debbano essere trascurate occasioni come quella della « rencontre » del Colle della Croce, molto più
efficace per il progredire degli ideali
ecumenici che non molti discorsi.
Chiuso questo piccolo intermezzo
polemico, vorrei terminando avanzare una meditata proposta di alcuni
amici.
Il culto al quale partecipiamo anno
dopo anno al Colle della Croce, e la
Santa Cena presa insieme francesi e
italiani fa vivamente sentire la realtà
dell’unico Signore e, in Lui, della comunione fraterna. Perchè allora — ed
è qui la proposta — non potremnio
trasformare la festa del 15 agosto di
cui si lamenta spesso la inefficacia,
nella festa della comunione di tutta
la nostra Chiesa? Perchè non potremmo avere nella mattinata il culto e
noi tutti, provenienti da tutte le parrocchie delle Valli e dall’evangelizzazione, prendere insieme la Santa Cena, riservando la riunione pomeridiana per i vari messaggi sul campo di
lavoro, sulle missioni ecc.?
La pratica organizzazione è possibile e chi è stato alle riunioni del
Colle della Croce sa con quale ordine
e dignità la Santa Cena è distribuita
e — quello che più conta — sa quale
reale — non sentimentale —; atmosfera spirituale regna nell’assemblea.
La riimione pomeridiana valdese,
diretta in modo spigliato, brioso, sarebbe forse la soluzione definitiva del
problema del pomeriggio del 15 agosto, preoccupazione assillante degli organizzatori e non rispondente quasi
mai alle aspettative dei partecipanti.
sta per uscire
PIERRE PETIT
LOURDES
I Protestanti - La tradizione cristiana
Trad. GINO COSTABEL
Prenotazioni presso la CLAUDIANA
Convitto Maschile Valdese
Torre Pollice (Torino)
Sono aperte le iscrizioni per il prossimo anno scolastico al Convitto
Maschile Valdese di Torre Pellice per alunni che frequentino le SCUOLE
ELEMENTARI. LA SCUOLA MEDIA, IL GINNASIO E LICEO CLASSICO E LE SCUOLE DI AVVIAMENTO INDUSTRIALE.
E’ indetto altresì un concorso per il godimento di 3 posti semigratuiti
(metà retta).
I titoli validi per concorrere sono le votazioni conseguite alla fine
del presente anno scolastico. Sono ammessi solo ragazzi le cui famiglie
siano di modeste condizioni economiche.
Tempo utile per la presentazione della domanda : 31 Agosto.
Per informazioni e per ricevere prospetti illustrati scrivere semplicemente, anche su cartolina pastoie, a; CONVITTO — TORRE PELLICE
(Torino).
Preparati ad incontrare il tuo Dio...
In Dio confido e non temerò...
(Amos 4: 11; Salmo 56: 4)
Le famiglie Balmas, Rossi, Rivoira e
Jourdan profondamente colpite dalla dimostrazione di affetto ricevuta nella penosa
circostanza della dipartenza della cara e
buona mamma
Enrichetta Travers
ved. Balmas
esprimono la viva riconoscenza ai Pastori
Bert e Micci, al doti. De Clementi, alle
sig.ne Bert ed a quanti furono loro vicini
in questa penosa circostanza.
Dai Ronchi di San Germano Chisone
La famiglia del compianto
Edmondo Bartolomeo
Bertalot
riconoscente per le numerose prove di simpatia ricevute in occasione delV improvvisa
perdita del loro caro, ringrazia quanti, in
qualsiasi modo hanno partecipato al loro
dolore. Esprime una particolare riconoscenza al Pastore, alle famiglie Durand
Sapei, Breuza, Gallian e Comba per la loro
opera.
Ciampas di San Germano Chisone
AVVISI ECONOMICI
Eruf. Dr. Franco Upertì
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
dì Torre Pellice : previo appuntamento
Prof* Dr. A. Bonìscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
MALATTIE
DELLA BOCCA E DEI DENTI
Pinerolo - Via Palestro, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
e lunedì
Dottoressa
Iolanda De Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
Il primo e il terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
VENDESI o AFFITTASI belTapparlamento
6 locali e me2zo — ogni comodità moderna — esposizione levante ponente —
vuoto o semi ammobiliato — anche camere con uso cucina stagione estiva —•
Prezzo L. 600.000 per locale trattabili —Pegli - Via Rexello 17-7 - (Ce).
TRATTORIA: cedesi in Perosa Argentina.
Rivolgersi: Ferrerò E. - Corso Porporato 7 - Pinerolo.
FAMIGLIA evangelica residente a Torino
cerca per il 10-15 settembre una donna
di fidueia quale domestica, che sarebbe
accolta come mèmbro della famiglia, disposta all’occorrenza pure ad incaricarsi
della cura dei tre bambini, stipendio buono. Rivolgersi alla direzione del giornale.
Redattore : Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Direttore; Prof. Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955.
Abbigliamento per UOMO - DONNA - RAGAZZO
JkHiTWX
«IS Pi«»»«» l»iaaMÌ
Le più eleganti e moderne
confezioni
ABITI • SOPRABITI • PALETOI
IMPERMEABILI
PINEROLO - Via Chiapperò, 12 - Grattacielo - Telefono 36.79
RICORDATE!
Da Milesi
••
Portici S. Donato, IJ
PiElillll - ìelefono 20.33
Troverete pronto il più grande assortimento di
BUSTI, VENTRIERE, REGGIC.4LZF e REGGI
SENI -- Speciale confezione dei medesimi articoli con le migliori stoffe attualmente in commercio — CINTI ERNIARI, CALZE ELASTICHE
confezionati e sn misura — .ARTI ARTIFICIALI
per amputati di braccia o gambe — .tK i ICOH
SANITARI in genere.
MOBILI
FABBRICA
ARTIGIANA
Qiuùsppe Qiiua
Strada dì S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
PINEROLO
di fronte Caserma Berardì (Alpini)
ARREDAMENTI COMPLETI DI ALLOGGI