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Anno IV
numero 14
ciel 5 aprile 1996
L. 2000
spedizione *"
Torino
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord,
L'Editore si impegna a
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Bibbia e attualità
DAVANTI ALLA
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SETTIMANALE
Æ CHIESE EVANGE
E abbiamo un minimo di onestà
intellettuale ci rendiamo conto che
.è ormai impossibile che il mondo resi}$ta ancora a lungo sotto il giogo
yteU'ingiustizia politica, sociale, economica. Crescono i poveri della Terra
ei potenti di turno per innalzare i lo. to monumenti non hanno scrupolo
¿ícuno; con la paglia, e senza, essi so^0 condannati a fabbricare mattoni;
'^miliardi di creature sono costrette a
tmstenere sulle loro spalle la schiac¡piante croce che le opprime in molte
{firme. Dobbiamo convenire che è oramai indispensabile.«passare oltre»,
Sciarci alle spalle un modo di concepire la vita e la società che non riesce
I »■più a produrre speranza nel futuro.
i; 4 volte mi domando se fa ancora
imparte dell’orizzonte cristiano la
■prospettiva escatologica oppure se le
tpramesse di Dio siano intese alla stregua di belle parole che nulla hanno a
xhefare con il presente e il futuro delle
¡persone e della società. I teologi ci par* fino di un’escatologia realizzantesi, di
Un processo che Dio ha messo in atto
Spella storia umana e che richiede la
lastra partecipazione. Se è così, e probàbilmente lo è altrimenti diventa inMomprensibile e sterile il senso della
^nostra testimonianza, allora dobbialo domandarci se e come noi stiamo
^solvendo questo compito. Non sernpre e non dappertutto nella cristianità
coerenza con gli ideali evangelici. A
..ulte, è proprio il cristiano ad essere il'custode di poteri che assai poco hanno
a che fare con il regno di Dio.
ÍN questi giorni di campagna elettorale le bocche dei candidati sono
piene di richiami ai valori cristiani, alla pace, alla solidarietà, aU’eguaglianZfl, alla tolleranza. In alcuni casi la
’'malafede è resa visibile dai programmi, dalla presa di posizione sui singoli
problemi, sulla diversa comprensione
pello stesso concetto di libertà. I credenti sono divisi, quelli che avrebbero
dovuto far loro il messaggio della Pasqua, non riescono ad aver fiducia nella parola di Dio e a passare oltre la palude della paura, dell’incertezza.
SEGUIRE Gesù, essere parte dell’
escatologia che si realizza, implica
vigilanza, misericordia e rinuncia. In
qualunque situazione e in qua.lu.nque
ruolo il credente si collochi egli è chiamato ad essere il testimone di qualcosa che non appartiene ancora all’esperienza di questo mondo e della sua
cultura ma che si pone davanti alla
società umana come l’indicazione della precisa volontà del suo Signore e
creatore: «Fa questo e vivrai». Abbiamo davanti a noi due sole strade e se
sbaglieremo ancora noi rischieremo di
prendere la via che conduce al deserto
e alla morte, quella dalla quale non
c'è più ritorno. Pensiamoci bene perché il verosimile può essere lo specchio
che dà vita alle nostre illusione e maschera le nostre colpe ma non è detto
che corrisponda alla verità. È così facile fare promesse, usare invano il nome
dì Dio per strumentalizzare i cristiani.
Ognuno di noi è poca cosa. Nessuno di
noi può cambiare il mondo. Ma ciascuno di noi può cambiare il suo modo di pensare, di parlare, di scegliere,
di essere. Questo possiamo farlo e subito. La più grande rivoluzióne che la
Terra abbia mai conosciuto è cominciata quel giorno lontano davanti alla
tomba vuota del Cristo risorto. E da ñ
che la speranza di un mondo nuovo e
diverso ha cominciato a prendere un
pdrpo glorioso. È da allora che questo
straordinario messaggio è stato affidato alle mani umane più povere e debob, a quelle che sanno servire.
I messicani in Usa vivono le stesse contraddizioni degli immigrati injtalia
Immigrati: stesse paure, stesse speranze
Negli Stati Uniti la manodopera proveniente da oltre frontiera è impiegata nella raccolta dei '
prodotti agricoli. Come nei Casertano stanno in campi di baracche e non hanno diritti sociali
ANNE-MARIE OUPRÉ
IMMIGRAZIONE negli Stati
Uniti: come gestisce questo
paese i flussi migratori? Church
World Service, la Chiesa luterana
e la Chiesa episcopale mi hanno
invitata a due conferenze nazionali sui temi deirimmigrazione e
in questa occasione ho anche potuto visitare alcune realtà di immigrati. Sono state due settimane
molto intense, tre esperienze mi
hanno colpito particolarmente:
Sono venuta con una grande
curiosità: come gestisce questo
paese le sue frontiere? L’Europa
cerca di chiudersi verso tutti i
paesi economicamente deboli.
Che cosa fanno gli Stati Uniti?
Esiste solo una frontiera terrestre
verso i cosiddetti paesi a rischio:
la frontiera col Messico. Andiamo
a San Diego, nel Sud della California. Passiamo accanto alle
grandi basi navali di San Diego;
vediamo la sky line del centro
commerciale con i suoi grattacieli, simili in tutte le grandi città
degli Stati Uniti. Arriviamo in un
quartiere nell’estremo sud della
città. San Isidro, un quartiere di
piccole case povere ma curate.
Vediamo tanta gente, tanti bambini, sono tutti di origine messicana e si parla solo spagnolo.
Siamo ospiti di una famiglia di
immigrati messicani, membri
della comunità evangelica ispanica di San Isidro. Ci offrono la
cioccolata calda e parliamo insieme. Hanno i figli quasi tutti ormai
grandi: la madre non è in regola;
vivono nella continua paura della
sua espulsione, anche se il padre
è in regola e vive e lavora negli
Stati Uniti da 17 anni. Si sono fatti
una casa dignitosa, i figli hanno
frequentato le scuole americane e
si sono sposati li. Ciò nonostante
in ogni momento può arrivare la
polizia, spesso di notte: abbatterà
la porta d’ingresso e arresterà chi
non ha i documenti in regola e lo
deporterà in un paese dove non
ha più legami familiari
Emigranti messicani in coda alla frontiera con l’Usa
Claudio H. Martelli
Proseguiamo verso la frontiera
con il Messico. Entriamo nell’edificio della polizia di frontiera, un
grosso blocco di cemento armato:
lunghe file di uomini e donne che
aspettano in silenzio; polizia dovunque, gli agenti urlano in continuazione e danno spintoni.
Ogni tanto qualcuno viene accompagnato dietro una porta: c’è
chi ritorna ammanettato, molti
piangono. È il nostro turno; non
ci sono problemi: abbiamo passaporti europei.
Arriviamo alla vera frontiera,
passiamo un ponte. Vediamo una
barriera di lamiera ondulata alta
4 metri; un muro divide gli Stati
Uniti dal Messico. La lamiera è
stata interrata profondamente in
modo da impedire di passarvi
sotto. Da parte messicana le case
confinano con il muro, che si
snoda per chilometri lungo le colline della frontiera; da parte ame
ricana un paesaggio desolato.
Ogni tipo di vegetazione è stato
eliminato su una larga striscia di
terreno, strade militari si snodano
lungo la barriera; dovunque pattuglie motorizzate, uomini con
binocoli e ben armati. Impianti di
illuminazione per la notte, apparecchi all’infrarosso.
Qualcòsa di simile esisteva anche in Europa, e io me lo ricordo,
ma l’89 l’ha spazzato via. Queste
cose invece hanno fatto qui la loro compmsa nel ’92 e vengono rese sempre più sofisticate. Ora si
pensa addirittura a un muro di
acciaio (il «muro» di Berlino, ricordiamoci, era il simbolo della
guerra fredda). Sarà questa barriera 11 simbolo di una guerra tra il
mondo povero e quello ricco, che
teme di perdere i suoi privilegi?.
Torniamo negli Stati Uniti con i
SEGUE A PAGINA 6
Il Comitato esecutivo delI’Ucebi,
ai sensi dell’art. 9 del patto costitutiuo e delì'art. 93 del regolamento, convoca
l’Assemblea
Generale deirucebi
nei giorni 19-23 giugno 1996 a Santa Severa
presso il Villaggio della Gioventù
L’arrivo dei partecipanti è previsto per la ser
rata del 18 giugno
Programma indicativo dei lavori
1. Culto inaugurale
2. Appello dei membri dell’Assemblea
3. Elezione del Seggio
4. Adozione dell’ordine dei lavori
5. Ricordo dei collaboratori deceduti
6. Ammissione nuove chiese
7. Presentazione candidati al ministero
pastorale
8. Relazioni ,
9. Elezioni
10. Modifiche all'ordinamento
11. Mozioni finali
12. Culto di chiusura con Santa Cena
Il presidente
dr. Renato Maiocchi
XII Congresso Fgei
L'attualità di un
movimento giovanile
Si svolgerà dal 5 all’B
aprile, al Centro metodista di Ecumene (Velletri)
il XII Congresso nazionale della Federazione
giovanile evangelica italiana (Fgei): «Un congresso - dice la relazione
del Consiglio uscente che si configura come la
tappa di snodo di un
processo durato cinque
anni che ha permesso alla Federazione di consolidare un suo modo di
essere, di pensare, di lavorare, di restare attiva e
riconoscibile, nonostante le forti contraddizioni
che hanno attraversato T
Europa e la società italiana». Costituita nel 1969
sotto la forte spinta unitaria che in quegli anni
soffiava nel protestantesimo italiano (la Federazione delle chiese evangeliche, Fcei, nasce nel
1967), la Fgei riunisce i
gruppi giovanili delle
chiese battiste, metodiste e valdesi di tutta la
penisola. Sul piano internazionale, è collegata con la Federazione
mondiale dei movimenti
cristiani studenti e con il
Consiglio ecumenico
giovanile in Europa (Cege). Il Congresso eleggerà il nuovo Consiglio
della Federazione. L'attuale segretaria della
Fgei è Silvia Rostagno.
L'EUROPA VISTA DAGLI EVANGELICI.
Il Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche ha approvato un
documento «Per un'Europa federale,
pluralista e solidale» in cui interviene
sui temi della Conferenza intergovernativa di esame del trattato di Maastricht. (3 pag.3)
AVVENTISTI E CHIESA DEL NAZARENO ENTRANO NELLA FEDERAZIONE PROTESTANTE DI FRANCIA.
Riunita a Marsiglia il 9 e 10 marzo,
l'assemblea generale della Federazione protestante di Francia ha accolto
favorevolmente la domanda di adesione di due nuove chiese, l'Unione
delle chiese libere e la Chiesa del Nazarèno, portando a 16 il numero delle chiese e delle Unioni di chiese che
ne fanno parte. Nel corso dei lavori il
presidente, pastore Jacques Stewart,
ha indicato tra le priorità del lavoro
della Federazione «la necessità di formare una cultura teologica popolare
che sappia rinnovare il gusto della
lettura quotidiana della Bibbia» e
«l'importanza del movimento associativo come strumento di solidarietà,
fraternità e sviluppo».
mai la DOMENICA. Grande mobilitazione in Svizzera dopo l'approvazione di una legge che permette, senza
previa autorizzazione e senza compensi straordinari, l'utilizzazione di
lavoratori dipendenti nel ramo del
commercio al minuto per sei domeniche l'anno. Le chiese, protestanti e
cattolica, e due sindacati (l'Unione
sindacale svizzera, Uss, e la Confederazione dei sindacati cristiani, Csc)
hanno definito la legge «una tragica
ferita alla famiglia, alla società e alla
cultura e una sfida alla santificazione
del giórno del Signore».
UNA GIORNATA CONTRO L'ALCOLISMO. Appello della Federazione internazionale della Croce Blu all'Organizzazione mondiale della* sanità per
l'istituzione di una giornata mondiale
contro l'alcolismo e per una maggiore
incisività nella lotta contro le droghe,
tra le quali, specifica la Croce Blu,
spesso si dimentica che vanno incluse
anche gli alcolici. Fondata a Ginevra
nel 1877, la Croce Blu è presente in
oltre 40 paesi di tutti i continenti.
2
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PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 5 APRIIJ i,
«Che diremo dunque? Rimarremo
forse nel peccato
affinché la grazia
abbondi? No di
certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?
O ignorate forse
che tutti noi, che
siamo stati battezzati in Cristo Gesù,
siamo stati battezzati nella sua
morte? Siamo
dunque stati sepolti con lui mediante il battesi■ mo nella sua morte, affinché, come
Cristo è stato risuscitato dai morti
mediante la gloria
del Padre, così anche noicammirmssimo in novità
di vita. Perché se
siamo suiti totalmente uniti a lui
in una morte simil^llasua, Risaremo anche in una
risurrezione simile
alla sua»
«Ora, se siamo
morti con Cristo,
crediamo pure che
vivremo con lui,
sapendo che Cristo, risuscitato dai
morti, non muore
più; la morte non
ha più potere su di
lui. Poiché il suo
morire fu un morire al peccato, una
volta per sempre;
ma il suo vivere è
un vivere a Dio.
Così anche voi fate
conto di essere
morti al peccato,
ma viventi a Dio,
in Cristo Gesù»
(Romani 6,1-5; 8-11)
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PASQUA
FONDAMENTO DELL'AMORE
La Pasqua fonda l'amore perché a Pasqua è avvenuto il supremo
e fondamentale atto d'amore di Dio: la morte e la resurrezione di Cristo
ITALO BENEDETTI
1~ ^A Pasqua è fondamento del
la fede, della speranza e dell’amore. 11 presente è illuminato: da un lato, dalla memoria del
passato, e in questo senso la fede è fondata nell’evento della
morte e della risurrezione di
Cristo; dall’altro dalla promessa
del futuro, e in questo senso la
fede è ancorata alla speranza
della vittoria finale di Cristo.
La fede ha quindi suo unico
fondamento in ciò che Dio ha
fatto e sta facendo, in Cristo,
nella storia del mondo. I verbi
Risurrezione
Grazie, Signore, perché mi hai liberato.
Eri in pri^one e sei libero,
ed io ti s^[uo, . • i
libero dalle strette dell’ansia.
Mi hai creato libero
e destinato ^'
alla libertà dei di Dio.
Non sono più schiavo di me stesso
e nemmeno il mio carnefice.
Non devo scoraggiarmi.
Non devo odiare me stesso.
Non devo temere il tuo sguardo,
perché tu mi liberi. s
Eri pri^oniero e sei libero. >.
Ora mi rigeneri nella libertà
e mi trasformi.
È svanito quanto sapevo di me, ^
ora sono diverso, ricreato.
Noti mi hai chiesto meriti.
* Non giudichi il mio passato.
Sono tuo, Signore.
Ero prigioniero, ora sono libero.
Sono battezzato nel tuo nome.
Sono e resto im figlio tuo
rirmovato tuo Spirito,
lo Spirito creatore.
Non insisto a chiedere
se merito di viviMre la vita,
perché ora vivo in te.
Ti ringrazio. Signore,
. ora e per l'eternità.
del testo proposto sono quasi
tutti al passato e al futuro, quasi
a voler indicare una «speranza
del passato» e una «memoria del
futuro». Queste due luci si incrociano e concentrano, come riflettori di un palcoscenico, sull’oggi. 1 cristiani non vivono né
nel passato, né nel futuro, ma
solamente nel presente. Il «terzo
giorno» e l’«ultimo giorno» determinano «questo giorno» come il giorno della salvezza: la
Pasqua è una realtà presente.
Cristo, quindi, influenza il nostro presente attraverso l’amore;
amore che va vissuto nel presente come ubbidienza. Ma come Pasqua diventa una realtà
presente? Come Cristo risorto è
presente oggi?
che sbaglia chi pensa che il peccato e la grazia siano «quantità»,
per cui chi molto pecca, molto
riceve in grazia; per cui varrebbe
la pena piuttosto di peccare.
Questa è un’interpretazione comoda della sua dottrina della
grazia, è la strada larga. Il fatto è
che grazia e peccato sono «qualità», per cui noi possiamo vivere solo in due vite qualitativamente differenti, ognuna delle
quali esclude l’altra. La Pasqua è
l’atto d’amore di Dio che ci
strappa al peccato e ci pone
nell’ambito della grazia.
Battezzati in Cristo
INFINE il battesimo cristiano
:
L'ubbidienza della fede
IN secondo luogo l’amore si
’..................
Il fondamento dell'amore
INNANZITUTTO la Pasqua
fonda l’amore perché a Pa
JÖrgZink
(da Come pregare, Claudiana, p.l57)
perché
squa è avvenuto il supremo e
fondamentale atto d’amore di
Dio; la morte e la resurrezione di
Cristo. Il contesto nel quale Paolo inserisce questo richiamo al
battesimo è il discorso sulla grazia. Quello che Paolo dice qui
del battesimo, nonostante il
passo venga dagli studiosi inteso
come il luogo classico della dottrina neotestamentaria del battesimo cristiano, non ha carattere tematico, ma sussidiario.
Questo brano è inserito in due
contesti; il contesto del discorso
paolino che gli uomini, riguardo
al vecchio uomo e al corpo di
peccato, sono crocifissi con Cristo; essi sono, in lui, morti al
peccato. I credenti non hanno
più futuro come peccatori, perché non hanno più possibilità di
esistenza come tali. E proprio
così, ridotti alla nullità, morti
con Cristo, seppelliti con lui,
possono anche vivere in lui, vivere in Dio.
Il secondo contesto è che neppure con la pia motivazione «affinché la grazia possa abbondare» i cristiani possono continuare a peccare. Non possono perché essi non sono più nel peccato. Quello che sta di fronte ai cristiani in e con Cristo è una differente e nuova vita. Paolo dice
vive nell’ubbidienza di una vita vissuta lontano dal peccato.
Paolo all’inizio del suo discorso
dice: «O ignorate voi...», perché
vuole chiarire che la morte e resurrezione di Cristo letteralmente cambia, trasforma la vita del
Credente, tanto che questi deve
comprendersi come una nuova
creatura. Ma i cristiani di Roma,
dopo aver attraversato l’ineffabile frontiera tra il peccato e la
grazia, sembrano aver perso la
consapevolezza della realtà del
loro cambiamento di stato. Paolo esclama incredulo: «Vi siete
davvero dimenticati chi siete voi
adesso?». La tesi di Paolo è che
in questo viaggio non c’è ritorno. Qui non viene detto che i
credenti non peccano più (altrimenti la nostra banale esperienza quotidiana di peccato comprometterebbe ogni discorso
teologico), qui viene detto che
una volta oltrepassata la linea
che separa la grazia dal peccato,
cioè la nostra morte in Cristo, il
nostro seppellimento con lui,
non si può più tornare indietro.
Oltre quella linea c’è un promesso, permesso e comandato
«avanti», davanti ai credenti c’è
solo un cammino in novità di vita che corrisponde alla resurrezione di Cristo dai morti. Paolo
sottolinea dicendo «onde noi
non serviamo più al peccato»,
cioè che non siamo più costretti
a servire il peccato, il peccato ha
perso potere nei nostri confronti. Siamo liberi.
. nel nome di Gesù esprime la
fede di Pasqua, la sua vita per
noi diventa la nostra vita in lui.
Il modesto atto materiale del
battesimo accoglie questa rivelazione con tremanti mani piene
di stupore e gratitudine. In questo senso il battesimo è davvero
un rito di passaggio, che vuole
segnare il momento del passaggio di ambiti, di autorità, di riferimenti, di qualità. Il battesimo
non è esso stesso il momento
del cambiamento nel quale il
morire in Cristo e l’entrare nella
nuova vita accade. Un conto sono la morte e la resurrezione di
Cristo ed un conto sono la nostra morte e resurrezione in lui.
Il battesimo cristiano non vuole
essere la ripetizione, l’estensione, la ripresentazione o l’attualizzazione dell’evento salvifico
di Gesù Cristo: il battesimo è il sì
dell’uomo e della donna alla
grazia di Dio. L’ambito battesimale è quindi l’ambito dell’ubbidienza umana e chiama il credente al discepolato.
Il tempo dell'attesa
Questo testo, nella chiesa
antica, veniva letto ai catecumeni che erano appena stati
. battezzati nel loro primo entrare
nella comunità dei credenti fi
sabato santo, alla vigilia della
Pasqua, a voler caratterizzare il
tempo ora iniziato come un
tempo di attesa. Attesa non solo
della festa, ma anche del compimento delle promesse di Dio,
attesa che sottolinea il bisogno
di vigilare e vegliare sulla propria vita nel nuovo ambito della
grazia di Dio e nella nuova strada in novità di vita.
Il mattino di Pasqua questo
testo riconduce la nostra memoria a quello che il nostro battesimo ha significato per noi: il.
nostro morire in Cristo e il nostro incamminarci per una strada senza ritorno verso il compimento delle promesse di Dio in
Cristo.
Ultima di una serie
di tre meditazioni
Note
omiletich
Del testo battesim
(vv. 3-4) sono interess
i contesti. Il primo c« i
sto sono i versetti 3, 'k I (
cioè il discorso eh,
quanto al vecchio u, ' ’
e al corpo di pece» , '
credenti sono crocii
con Cristo. Il secoi '
contesto sono i verseti
11, cioè il discorso l ,
neppure la pia affer
zione «affinché la or
possa abbondare»!
permettere ai cristial ieèiniz
peccare. L'intenzione PP^rzo
discorso di Paolo no lino, ha
quella di fondare un
scorso sul battesimo odella
di spiegare, attrave ianopo
l'esempio del battesj ^àaff
la grazia: che è potefeyemi
della risurrezione (w, ^^|ratta
11) e potenza dell'u
dienza (vv. 12-23). ¿1* ,
sto è il contesto del ca
tolo 6. Alle spalle delc
dente battezzato vi è f
frattura con il veccli
uomo che corrispondel iwo Wru'
la morte con Cristo; l consenti
vanti c'è, secondo Paoi^ piane
l'unica via di una vita ideilo p'
novata, che corrispoimósi e in
alla risurrezione diCris f-altripe
L'ambito del battesimo
quindi quello dell'uiil . La
dienza. Il battesimo m Li,
ò un attn rho nnans M..a [. df
è un atto che opera qu c-j..
lo che promette, piut^^_
stnéonsK
ican
cónsidei
lente
ate
mpondi
“ ;en
Sto è un atto che espili ttema cr
la realtà sottostante. Imetii (
Paolo, qui, non dii
che chi è battezzato no pblico
pecca più, ma che ni tioeprc
battesimo il credente a P,cioè
traversa il confine trotta in
l'ambito del peccato e
ambito della grazia,
questo ambito è impos
bile sia tornare a quell
precedente, che premi
re altra strada che ni
l'unica aperta e quini
percorribile fuori dal
tere del peccato.
Il testo, come riferii
nello studio, faceva pi
della liturgia di amffiì
sione dei catecumeni^'
tezzati alla comunità e»
caristica alla vigilia dlPe.
squa. Era quindi un teili
di conforto per Lattea
che caratterizzava noi
solo l'attesa della festi
ma il tempo presente®
me tèmpo di attesa
quindi di vigiianza evi
glia. Un tempo appuni
ancorato all'evento fo«
dante della fede nel p*
sato e agganciato all'i
vento sperato promesa ,
nel futuro che intrecdf'Paesi d
Perfore
di quell
memoria e promessa |W si pens
dare senso al presenti '^udgr
come luogo della vod
zione. Questo tempo w
passato e futuro (cornai
verbi del testo biblica
l'attesa è caratterizzai
ehe ha
con un
dove ì;
dall'ubbidienza.
Il battesimo cristiani
viene preso, quindi, con*
esempio della realtà pi*
sente della Pasqua, chei
caratterizza come c«B
brazione dell'evento d*
ha separato gli ambiti*
riconciliabili della grn® i
e del peccato; renden» ''j
impossibile un ritorno
aprendo l'unica sCradn* v
percorrere in novità di «
ta. Il contesto più
del testo (capp. 5-8)’
conclude con un
potrà separare dall’aia«
re di Cristo». A Pasf
siamo chiamati a ricofii'
re ii nostro battesimi
suo fondamento, la*:
speranza, il suo signni*^
to nel presente.
Per
approfondii*
Oltre a ll'introduzioj
al Nuovo Testarne^® 'j
Corsani, Introduzioij^
Nuovo Testamento,
diana) e al commenti
(F. Bruce, L'Epistola 3'
mani, Gbu) si potrej^
leggere il commento
logico di K. Barth, i-f g
tera ai Romani,
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PAG. 3 RIFORMA
Entro l'anno la revisione del trattato istitutivo dell'Unione
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DOPO TORINO: VERSO QUALE EUROPA?
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La difficile conciliazione tra organizzazione comunitaria e governi nazionali
Un'operazione complessa, non solo politica ma anche culturale
PAOLO FABBRI
A Conferenza intergoverjjativa dei 15 stati membri
ill’Unione europea (Ue),
L è iniziata a Torino il 29 e
marzo scorso e durerà un
mo, ha come obiettivo la
¿ne del trattato istitutidelia stessa Unione. Sul
IO politico la Conferenza
à ferontare tre ordini di
^flemi: 1) l’aggiornamento
- '-«lèi tettato di Maastricht; 2) '
^®|l'ulì ^definizione dei poteri del
ifijteento europeo e degli
j P ^1 organi comunitari ri
0 • , t _ —i + «barrii ctdti
to viè .spetto ai poteri degli stati
I veccì membri; 3) la creazione di
pondi ino,amento dinamico che
risto;d JMisenta l’integrazione sia
do Pad «il pano economico che su
a vita; ^ello politico, in tempi dirrispon ^rsie in scaglioni successivi
diCris ¿diri paesi,
ttesimt . . .
ieii ubi , , La moneta unica
5imoni , pm arrivare alla moneta
g® |iica europea (l’euro) il proe'esDft tema chiave è quello dei paante^ ' imetri da rispettare. Il prinnon dii ^ rapporto fra debito
:zato no ¡»bblico, disavanzo di bdanche ni S e prodotto interno lordo
lente a Pl, cioè ricchezza totale profine trj dotta in un anno nello stato).
Ipiino rapporto è fissato nel
60%, il secondo nel 3%. La
: pl§gior parte degli economisti considera questi parametri
“pdcamente validi; alcuni li
ansiderano invece eccessivamente astratti, calcolati in
base a teorie che non trovano
.j^ondenza nella realtà. La
genza di opinioni si colortemente al fatto che il
io dei rapporti comporjessariamente un severo
olio della spesa pubblica
--- - ,~idi rimette in discussio
l'attes ne lo stato sociale. A questo
iva noi proposito mi limito a due
ccato e
razia,
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tei p* economica o l’incremento
3 all'f ; 'Ielle disoccupazione in mismesi seta maggiore che negli altri
trecci ■ paesi dell’Unione europea.
Per fare un esempio concreto
-, di Quello che succederebbe,
ssapi si pensi alla decisione di
- j puucic la Superga, azienda
''C leader nel settore delle calzaoda* ■
toe, di proprietà del finandere milanese Jody Vender,
tiaitl sostituito il proprio
COI« ®l®biliihento in Piemonte
;à pt* in Vietnam, paese
chei il costo delta mano
rizzati
istiaiti
Ja prima è che l’Italia ha la
ni&éssità di mettere ordine
d’opera è enormemente più
basso. Senza un efficace programma di intervento questi
casi si moltiplicheranno.
La seconda riguarda l’alto
livello del deficit. Nel 1980 il
rapporto fra debito pubblico
e Pii era del 58,95% con un
deficit del 8,51%. L’alto livello del deficit evidenziava la
tendenza all’incremento del
debito pubblico, ma questo
non aveva ancora superato il
limite del 60%. Senza la politica dissennata e disonesta
degli Anni ’80 l’Italia potrebbe entrare tranquillamente
nei parametri di Maastricht.
Di fronte all’obiettiva difficoltà di alcuni stati, fra cui
l’Italia, a rientrare nei parametri e all’opportunità di avviare la moneta unica in un
gruppo di paesi sufficientemente largo, la Conferenza
ha tre possibilità: 1) rinviare
la data; 2) modificare i parametri; 3) lasciare i parametri
invariati ma pretendere dagli
stati che sono sulla strada per
rientrare nei limiti fissati un
impegno formale a rispettare
un percorso fissato. Ritengo
la-soluzione prescelta sia la
terza, che darebbe all’Italia la
possibilità di agganciarsi al
treno delTEuropa.
Poteri
Al di là del passaggio dal
meccanismo decisionale ^1’
unanimità a quello a maggioranza su alcuni argomenti, il
vero problema politico è dpto
dalla presenza ò meno della
volontà di proiettare l’Unione europea verso uno stato
federale europeo.
La teoria elaborata dai padri fondatori dello stato federale americano prevede che i
poteri attribuiti agli organi
sopranazionali comprendano necessariamente la.politica monetaria, la difesa, la politica estera. Fino ad oggi la
costruzione dell’Europa si è
interessata soprattutto degli
aspetti economici. Ora si comincia a intravedére la possibilità di qualche risultato
concteto anche nelle due altre aree. È stata avanzata la
proposta di creare un commissario per gli affari esteri e
di costituire una forza armata
europea.
L’Unione europea si trova
a metà strada fi:a lo stato nazionale e quello federale, dopo un lungo cammino in cui i
sostenitori delle due concezioni dello stato si sono sempre fronteggiate, senza che
nessuna delle due riuscisse a
prevalere. I federalisti, e fra
questi soprattutto Altiero
Spinelli, hanno avuto il grande merito di creare un’impalcatura che avrebbe potuto
svilupparsi in senso federale,
ora però è giunto il momento
della decisione politica. A Torino si sono fronteggiati due
schieramenti, da un lato un
gruppo di paesi con in testa
Germania e Italia orientati in
senso federalista, dall’altro
altri paesi con in testa Francia e Regno Unito che tendono a limitare i poteri degli organi sopranazionali. La Francia in particolare ha recentemente avanzato una proposta articolata ohe prevederebbe di fermare l’evoluzione
della Ue all’unione monetaria e alla costituzione di una
forza di difesa (che sarebbe
gestita dalla Francia stessa).
Sembra quasi che Juppé sia
andato a rivedersi la vecchia
proposta di De Gaulle
dell’«Europa delle patrie»,
basata sul rispetto assoluto
della sovranità dello stato nazionale senza nessuna concessione di poteri agli organisihi europei.
Sono da sempre un sostenitore dello stato federale come forma giuridica più av^zata rispetto allo stato nazionale di cui si conserverebbero gli aspetti culturali tradizionali perdendone quelli
peggiori, che portano alle degenerazioni nazionalistiche.
Uno stato federale europeo
modificherebbe (penso in
senso più equilibrato) la politica mondiale.
Allargamento della Ue
Negli ultimi cinque anni si
sono verificati due fatti nuovi
di grande importanza. Il primo fatto è costituito dalla
consapevolezza che la realizzazione della moneta unica
sarà un processo che partirà
da un primo nucleo di paesi
per poi estendersi gradualmente agli altri; il secondo è
dato dalla «richiesta di Europa» da parte degli ex satelliti
dell’Unione Sovietica.
La gradualità nella realizzazione della moneta unica
comporta già una prima suddivisione fra i paesi membri
della Ue, mentre il secondo
fatto ha implicazioni politiche oltre che economiche,
enormi. Si pensi allo sforzo
immane fatto dalla Germania
di Bonn per integrare la Germania Est. Uno sforzo che ha
comportato lo sfondamento,
anche se di poco e transitorio, del tetto di deficit fissato
per Maastricht.
L’opera da svolgere non è
soltanto politica ma anche
intellettuale. I teorici dello
stato federale americano,
Alexander Hamilton, John Jay
e James Madison, operando
in una situazione molto diversa da quella europea seppero svolgere un lavoro intellettuale straordinario i cui
elementi principali sono riassunti nel testo «The Federalist». Saprà la vecchia Europa,
patria di Jean-Jacques Rousseau, fare qualcosa di simile?
Uno stata federale europeo
potrebbe essere un formidabile strumento di pace. Auguriamoci che le migliori forze
politiche e intellettuali diano
alla conferenza il loro contributo perché ne esca un risultato positivo.
i Consiglio della Fcei
Per un Europa federale
pluralista e solidale
Il Consiglio della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
(Fcei), riunito a Roma il 23-24
marzo,1996, in occasione dell’incontro dei capi di stato e di governo europei che si svolgerà a Torino nei giorni 29-30 marzo, intende partecipare al dibattito sul
processo di integrazione europea
conila seguente dichiarazione.
«La prossima Conferenza
dei capi di stato e di governo
europei (29-30 marzo) costituisce un’importante verifica
del processo di integrazione
europea. Siamo consapevoli
delle difficoltà della costruzione della «casa comune
dell’Europa»: le aspettative
degli ispiratori dell’ideale europeo sono state in gran parte
disattese, perché gli imperativi economici prevalgono
sull’Europa dei popoli e l’Europa dei mercati prevale sulle
. politiche sociali; vi è un deficit di democrazia, evidenziato dal fatto che il Parlamento
europeo non ha ancora competenze specifiche su vasti
settori d’intervento. Il Trattato di Maastricht, pur presentando gravi limiti in sede politica e sociale, permane Tobbiettivo concretp più avanzato, che si contrappone alle
anacronistiche ambizioni nazionaliste che, oggi, tentano
di ostacolare l’integrazione.
Il Consiglio della Fcei ritiene quindi che la sfida europea consista oggi nel non limitarsi a costruire un mercato, ma nel far emergere un
progetto di società per l’avvenire di tutti i cittadini europei; un progetto culturale e
sociale che da un lato assicuri il rispetto di tutte le minoranze e dei loro diritti civili
(in coerenza con la storia
d’Europa, nella quale si sono
intrecciate culture e religioni
diverse), e dall’altro promuova la difesa di diritti sociali
garantiti e piani di lavoro per
contrastare l’aggravarsi della
disoccupazione.
Altra priorità deve essere la
politica di accoglienza e solidarietà nei confronti dei lavoratori extracomunitari attratti dalle particolari condizioni del mercato del lavoro
di alcune regioni del continente. Sulle politiche dell’immigrazione la Fcei ha avanzato recentemente precise
proposte in sede europea, tese a riaffermare principi di
solidarietà e diritti inalienabili della persona.
L’unione europea può diventare una garanzia di stabilità e di progresso con una
politica di pacificazione in
Europa, di collaborazione
con le culture degli altri continenti, in particolare attraverso una cooperazione in vista di uno sviluppo giusto ed
equilibrato nei paesi più poveri. Una maggiore stabilità
democratica in Europa sarà
benefica anche per il nostro
paese, nel quale il senso dello
stato è più debole rispetto ad
altri paesi dove si è affermato
da secoli.
Alla luce di queste considerazioni, la Fcei auspica significativi progressi nella costruzione di un’Europa federale,
pluralista e solidale, nella
convinzione che uh rafforzamento delle istituzioni europee è premessa per un progresso delle politiche di pace,
di sviluppo e di cooperazione
a livello nazionale e internazionale. Se l’Europa vacilla
l’Italia sarà tra i primi paesi a
vacillare; ma se l’Europa si
consolida^anche l’Italia potrà
consolidarsi»;
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marzo a Bangkok al primo summit
euroasiatico, impegnandosi a non
sollevare il tema della «clausola sociale» (le condizioni umane ed anjbientali alle quali avviene la produzione) né la questione dei diritti
umani (sfruttamento delle dppne e
dei minori, democrazia, carcerati, ri, fugiatì politici, dissidenza politica).
vertà e della disoccupazione nell’
anno intemazionale della lotta alla
povertà e a 7 mesi di distanza dalla
Conferenza Onu sulle donne tenutasi a Pechino:
r - che assuma tra gii indicatori della ricchezza dì una nazione anche la
riproduzione sociale (ii lavoro di cura svolto dalle donne nella famiglia).
Questa è l'Europa dei cittadini/e
che ci interessa, *
’3) L’Europa riveda la sua politica
ro al consumo dì risorse e di enej^ia.
5) L’Europa si impegni per la pace
e la riconciliazione cercando soluzioni negoziali nella gestione dei
conflitti sociaii generati dalle crescenti diseguaglianze, cosi come
nella politica estera optando per la
negoziazione piuttosto che sul con
«flitto armato.
6) Intervenendo sulle cause
dell’immigrazione, l’Europa incoraggi i singoli stati a definire pro
zione a favore della seconda opzio'ne, auspicando che:
1) L’Europa assuma là questione
òccppazion^ a partire dà una ride2 firiiBùtìé^l lavoro sulla base dm tìisogni delle popolazioni e del riconbàciraèntó della dignità di lavoro ad
atri^f^ ^®*5'a nonTharmo.
leiau Domici uisam«,«. f«.*...... ^5 Witìropa, trovandosi di fronte
b) assumer il problema della,,, al fenomeno della globalizzazione
compatibilità sociale ed ecologica” ' dei mercati, adotti per sé e propon
rtne Ha UH lato. ii ga a concorrenti e partner nei mon- aj c. cuiutia uvcua m oua Fv,»in,a .agg.. - "r'JTiL
3 stSdard do un modello di sviluppo economi- dei «Fondi stmtturali» (i contributi grammi di accoglimento delle per- •
-pulsioni massicce di rorza lavo- rispetto degli stmdard di sicur^^ . economicamente sone immigrate e a rinnovare pro
Ioli eiotu^^^ SfeSr^ntola compaW depresse) in quanto attualmente sm ..........................
«a^occupazioni precarie. ® ® i« ca e sodale. Distinguendosi con ciò balterna al modello di sviluppo caldai sostenitori del libero riièrcató pitidi8tico,e Ai A
che dai paesi todulgenti in matèria v, Investa di^^^
teàbìenfàie e sociale. * , ‘ sviluppo delle «alito economie» di
Uri modello eco-socio sosflriibile: carattere mttttìalistico è solidarìstico
basato sui diritti umani delle legate al territòrio e dunque all’amdonnete dedi uomini al lavoro, alla- biente; -a. >
Il che taie'dibattìto ®à " parità (intesa come godimento di - inviti i governi ad amare pohth
■Unfom europea, la -.pari diritti e opportunità politiche che attive del lavoro che generino
rhSa'é società della economiche e sodali), alla salute,« cittadinanza m luogo di pdusione.
'“‘»‘vio: Coirmteione chiesa e s^emw fn«n„rione- ^ 4} L’Europa incoraggi con undici adeguarsi alle condizioni di li-/Chièsa vddese di Ton^ P. .65 ....
cambio poste dal capitale in- diere l occasione della Conferen^
J^tecupazioni precarie.
-Jfrfro ciò mentre le altre forme
iche -I’economia sociale
I storica delle cooperative), il
SU 11 «wciimiu w * ----
remunerata; dall’altro la capacità
del pianeta di règgere l’attuale ritmo di sfruttamento delle risorse. ^
lercio equo e solidale'e la fl^hza ettca, e il non-profit - véngo^®^nsiderate marginali sia a cau-'
delle attuali dimensioni sia per
Tpròposte ,
alla coferenza europea
grammi di educazione alla convivenza delle diversità culturali.
7) L’UrriOne europea si impegni a
diventare uno spazio pubblico
maggiormente democratico attraverso il rafforzamento delle forme
di cittadinanza europea. L’esclusione del Parlamento europeo dalla
Conferenza, e con ciò dei cittadini/e, infatti, non può condurre
all’auspicata costruzione di un’Eu
---alla fnnnnrinne' l curopa uii;uiaggn-uu uii ui- ropa democratica, forte e solidale,
' S^*^®t^Ì2fone^delk impelato a rimuovere hs cause battito internazionale il parziale tra-^ wpace e leghtimata al dialogo con
gliere 1 ««astone dete ^ delia pò- sferimento della tassazione dal lavo- il resto del mondo.
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 5 APRILE lei
Il convegno organizzato dalle riviste «Confronti» e «Qol» a Reggio Emilia
«Uccidere nel nome di Dio»
Nella crisi profonda che sta attraversando la laicità è indispensabile elaborare
un nuovo patto di convivialità che faccia i conti con l'irruzione degli «altri»
BRUNETTO SALVARANI*
Lf ULTIMO ventennio ha
rappresentato, in Italia e
nel mondo, una stagione di
vistosi mutamenti anche sul
versante della funzione ricoperta da religioni, chiese e
movimenti spirituali. Gli anni
della «morte di Dio» e della
secolarizzazione sembrano
definitivamente tramontati,
mentre sempre più spesso
studiosi e massmediologi sono costretti a fare i conti con
quella che è stata definita la
«persistenza del sacro, con
tutto il suo carico di ambiguità e tensioni irrisolte.
Ma è davvero inevitabile la
deriva del fondamentalismo?
E non sarebbe più corretto
cominciare a coniugare al
plurale questo termine? Secondo molti studiosi, in effetti, non si tratterebbe di una
«figura» del passato, arcaico
modello incapace di intendere la modernità, ma sistema
di idee e di comportamenti^
che accetta le sfide della società complessa dimostrando
altresì di saper usare con
spregiudicatezza i linguaggi
propri di realtà sociali fondate sulla comunicazione di
massa e sulla costruzione di
immagini socialmente rilevanti e aggreganti, capaci di
unire il massimo arcaismo
con il massimo di sapiente
manipolazione delTimmaginario collettivo tramite il linguaggio dei mass media. In
tale orizzonte, con Tintenzione di aprire nuove piste di riflessione, si è inserito il convegno su «Uccidere nel nome
di Dio», tenutosi a Reggio
Emilia il 23 e 24 marzo.
L’iniziativa, organizzata da
due riviste italiane diverse ma
parimenti sensibili alle tematiche del dialogo ecumenico e
interculturale, «Confronti» e
«Qol», si proponeva di fare il
punto sulla portata attuale
dei fondamentalismi religiosi, domandandosi fra l’altro
retoricamente se questi non
scaturiscano proprio all’interno della cultura occidentale di tradizione giudaicocristiana. Democrazia, laicità, pluralismo, interdipendenza, in un contesto come
quello sopra descritto, mantengono lo stesso significato
che avevano ieri?
Fondamentalismo
e integralismo
Ne è uscito un dibattito assai vivace, soprattutto perché
i rappresentanti delle varie
confessioni religiose hanno
discusso e presentato il proprio fondamentalismo, più di
quello altrui. In apertura, è
toccato a Enzo Pace, sociologo delle religioni all’università di Padova, evidenziare la
centralità di una riflessione
franca e a tutto campo sui
fondamentalismi, da coniugare al plurale e da collocare
al cuore del futuro della democrazia planetaria. Esemplare, in tal senso, si può
considerare l’assassinio di
Rabin, che dimostra come la
dialettica tra lo stato moderno e i movimenti fondamentalisti diverrà sempre più
complessa, nel quadro del
rapporto fi'a autonomia della
politica ed etica, fra testo sacro che racchiude una verità
assoluta divinamente fondata e l’imperativo postmoderno di credere nel relativo. È
stato poi Paolo De Benedetti,
docente di Giudaismo presso
la Facoltà teologica deil’Italia
settentrionale, a riflettere sul
ruolo del testo nel modello
fondamentalista, allorché esso viene considerato tout
court, e con un cortocircuito
Gerusalemme: il feretro di Rabin davanti alla Knesset
particolarmente pericoloso,
«Parola di Dio» non mediata
né da mediarsi. Per questo,
non appare fuori luogo ritenere il fondamentalista un
idolatra, dato che egli tende a
fabbricarsi un dio a propria
immagine e somiglianza, divinizzando il testo in maniera
acritica, basandosi su un’idea
di Dio fuori dalla storia e su
un’idea dell’altro come ostacolo a Dio, irrimediabilmente
-da sopprimere; incapace di
cogliere l’importanza della
memoria e del pluralismo
delle interpretazioni.
Il rapporto tra testo sacro
e ifondamentalìsmo
Nel pomeriggio, è stato affrontato il nodo del rapporto
fra l’assolutizzazione del te-,
sto sacro e il fondamentali-"^
smo militante: neH’ebraismo
(Roger Friedland, Università
della California), nel cattolicesimo (Gianpaolo Anderlini,
redattore di Qol), nelle diverse espressioni del protestantesimo (Paolo Naso, direttore
di Confronti) nonché nell’
Islam, con l’attuale presiden
te dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche, Aboulkheir Breigheche,
il quale ha mirato innanzittutto a far piazza pulita dei
luoghi comuni che dominano l’immaginario collettivo
occidentale relativo ai musulmani, giudicati in blocco
irrimediabilmente violenti,
fanatici e chiusi a qualsiasi tipo di dialogo interreligioso,
presentando l’Islam come religione amante della pace,
del rispetto per gli uomini e
per la natura. Successivamente, si è messo a fuoco gli
effetti del fondamentalismo
sulla società e sulle culture,
fotografandoli esemplarmente nella condizione della
donna (con la giornalista Elena Doni), nel tema cruciale
dell’educazione (con Giulio
Girardi, dell’ateneo di Sassari, che ha preferito il termine
«integralismo» a «fondamentalismo»), nella famiglia (con
Giancarla Codrignani, che ha
stigmatizzato le ambiguità di
un certo familismo cattolico).
Il secondo giorno è stato
dedicato alla ricerca di itinerari lungo i quali cominciare
ad uscire da un simile, rischioso stato di cose: senza
alcuna certezza, naturalmente, ma con la consapevolezza
che è decisivo provarci. Lo ha
fatto il sottoscritto, interrogandosi sul significato del
credere nell’odierno tempo
postmoderno, e proponendo
tre piste di riflessione: far
professione pascalianamente
dei due contrari (l’essere fedeli alla terra e contemporaneamente il sentirsi stranieri
su di essa), narrare e ascoltare l’alterità e accettare la «stagione di Dumia», quella fase
terapeutica di silenzio e di reciproco ascolto necessaria
per evitare il preoccupante
diffondersi di una certa retorica del dialogo «a basso
prezzo», tendente a risolversi
unicamente in sorrisi e strette di piano senza tradursi in
cambiamenti concreti, reali,
palpabili.
Lo ha fatto, brillantemente,
il pastore valdese Giorgio
Bouchard, dichiarandosi più
preoccupato dell’integralismo che del fondamentalismo, e sottolineando come
un malinteso senso della laicità possa rischiare di trasformarsi in un laicismo privo di
sbocchi. E lo ha fatto infine il
direttore di «Pace e diritti»,
Raniero La Valle, ponendosi
nell’ottica della globalizzazione in atto e dichiarando la
necessità di non arrendersi
ad alcun preteso assoluto, sia
esso il mercato o il predominio deU’informatica: oócorre
uscire da tutte le trascendenze, a imitazione dell’esodo
del Dio biblico che è entrato
nel limite, nella debolezza
mettendo in scacco ogni visione signorile della divinità,
e istituendo parallelamente
un’antropologia della povertà, della creamralità aperta al volto dell’altro.
* Direttore della rivista «Qol»
Verso le prossime Assise della Cevaa a Torre Pel lice
La Chiesa protestante del Cristo
nella Repubblica centrafricana
Nel 1989 la «Chiesa protestante del Cristo Re» (Epcr) in
Centro Africa contava tra 500
e 1.000 membri, un pastore,
16 anziani (di cui 3 donne) e
uno studente in teologia. La
particolarità dell’Epcr è di essere composta in parte di
stranieri, per cui il numero
dei suoi membri è variabile.
Vita delia chiesa
Grazie ai locali del «Centro
protestante per la gioventù»,
la chiesa ha saputo rispondere a tutte le esigenze relative agli incontri tra chiese,
all’accoglienza e all’alloggio
di profughi, di campi biblici,
di seminari e di missionari in
transito. Diversi incontri internazionali sono stati organizzati con la collaborazione
del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec): Chiesa e
sviluppo in Africa Centrale
(1986); Giustizia, pace e salvaguardia del creato (1987);
La desertificazione in Africa
Centrale (1987); I giovani e
l’occupazione in Africa Centrale (1987).
Una dipendenza dell’Epcr
è stata aperta a Sibut, a 180
km dalla capitale. Tra una
Chiesa cattolica romana in
rapida crescita e numerose
chiese evangeliche in piena
espansione, di fronte a un
Islam che sta crescendo e a
diverse sette influenti, la
Chiesa protestante del Cristo
Re, unica chiesa riformata,
rappresenta una piattaforma
deU’ecumenismo.
Dal 1968, la Chiesa gestisce
il «Centro protestante per la
gioventù». Il Centro garantisce la cappellania nei licei, ed
è un luogo di incontro per varie associazioni. Ha giocato
un ruolo importante nei
cambiamenti che hanno provocato la caduta dell’imperatore Bokassa. È stato l’ispiratore della «giornata di digiuno e di preghiera per la pace,
la giustizia e il progresso».
Problemi e progetti
Nonostante la democratizzazione della vita politica in
Centro Africa, è molto difficile testimoniare l’Evangelo in
una società economicamente
in agonia. Le ragioni fondamentali di questa difficoltà risiedono nei numerosi problemi sociali: droga, malnutrizione, Aids, disoccupazione...
L’Epcr ha voluto raccogliere
la sfida. L’espulsione del suo
pastore nel 1990 da parte del
regime precedente non l’ha
affatto scoraggiata e porta
avanti i suoi sforzi in un clima
socio-politico non sempre facile. Nonostante tutte queste
difficoltà l’Epcr, pur nella sua
debolezza, rappresenta uno
spazio di libertà e desidera
continuare ad esserlo con
l’aiuto delle organizzazioni
internazionali.
Rapporti ecumenici
Nel 1984 le chiese evangeliche hanno creato una «Associazione delle chiese evangeliche» di cui fanno parte la
Chiesa dei Fratelli, la Chiesa
battista, la Chiesa della cooperazione evangelica centrafricana. La Chiesa protestante del Crsto Re ha chiesto di
diventarne membro. È estremamente difficUe avere statistiche, dato il numero considerevole di chiese indipendenti, generalmente battiste,
che vengono create.
L’Epcr è membro dell’Alleanza riformata mondiale
(Arm), della Conferenza delle
chiese di tutta l’Africa (Ceta),
della Cevaa, ed è corrispondente del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Il paese
Il Centro Africa ha una superficie di 622.984 kmq, con
2.740.000 abitanti. Il prodotto
interno lordo per abitante è
di 380 dollari. Le lingue utilizzate sono il sango e il francese. Le principali risorse sono la manioca, il caffè, le arachidi, il cotone, il legno e i
diamanti.
Sul piano religioso, le chiese protestanti e indipendenti
rappresentano il 44 per cento,
la Chiesa cattolica romana il
34%, l’Islam il 10%, le religioni tradizionali il 12%. (Cevaa)
Verso la riabilitazione di Jan Hus?
PRAGA — La riabilitazione da parte del Vaticano del i
matore della Boemia Jan Hus (1371-1415) potrebbe verifi^
quest’anno. È quanto afferma il quotidiano ceco Lidove 1
viny, avanzando la data del 6 luglio, giorno anniversario (
morte sul rogo del riformatore nel 1415. Il giornale parlai
no dell’eventualità di una beatificazione. Nel dicembre
il cardinale Etchegaray aveva annunciato che i processi di ]|
Hus e del monaco fiorentino Girolamo Savonarola avrebw
potuto essere riesaminati prima del 2000. In occasione del^
primo viaggio a Praga, all’indomani della Rivoluzione di vd
to, nel 1990, il papa Giovanni Paolo II aveva già accenni
questa revisione. Nel 1993, i vescovi cechi hanno istituito |
commissione speciale di storici e di teologi incaricata di t
minare il caso di Jan Hus. Jan Hus era rettore deH’Universifi
Praga. Influenzato dalle idee del teologo inglese John Ww
lottò contro il commercio delle indulgenze e contro gli jb
della gerarchia. Scomunicato nel 1411 dal suo arcivescovi
convocato al Concilio di Costanza, riunito dall’antipapa dii
gnone, Giovanni XXIII, su iniziativa dell’imperatore di Gen
nia Sigismondo per porre fine al Grande scisma d’Occide
Nonostante fosse munito di un salvacondotto imperiale, w
ne arrestato al suo arrivo a Costanza, impiccato e brucialo
me eretico il 6 luglio 1415. La sua morte provocò in Boenì^i
sollevamento nazionale contro l’imperatore e religioso
la Chiesa. Gli insorti furono sconfitti dall’imperatore. Unà ^
te degli Hussiti si ricongiunse poi al cattolicesimo, un'a
sposò le tesi luterane. I fratelli Moravi e la Chiesa bussila t
perpetuano oggi le idee di Jan Hus. (^PPlÒà
Cresce la Comunione anglicana
SINGAPORE — La Chiesa della Comunione anglicana‘1
giunge un nuovo membro alla sua famiglia. L’ufficio di cooi|
namento della Comunione, alla quale appartengono 701
ni di credenti, comunica che quattro diocesi della Malesia e
Singapore che finora dipendevano direttamente dairArd
scovo di Canterbury, George Carey, primate della Chiesa^di
ghilterra, sono state costituite in Provincia autonoma, là 3^
dell’intera Comunione. Il 2 febbraio scorso il vescovo di Slng!
pore, Moses Tay, è stato insediato ufficialmente come pria
arcivescovo della nuova Provincia dell’Asia sudorientale. ì
nuovo arcivescovo era stato nominato tale, secondo la tia|
zione, dall’arcivescovo di Canterbury nello scorso settemb|
sempre secondo la tradizione gli arcivescovi che succederà
a Tay, saranno eletti dalla Provincia stessa. Le diverse cl^
autonome della Comunione anglicana sono, per la mag^^
parte, figlie della Chiesa d’Inghilterra, nate in paesi del ^
monwealth, negli Stati Uniti e in zone di missione tradizig
mente anglicana e si riconoscono nei principi dogmatici f(|
damentali dell’anglicanesimo. Ogni dieci anni i principalfi|
sponsabili della Comunione, che non ha alcuna autorità f
male giuridica o amministrativa sitile chiese membro, si riil
scono a consiglio nella capitale inglese. (éJ
Prima «vescova» luterana in Asia
INDIA— Kataksbama Raj è la prima donna eletta comepi^
sidente di una Chiesa luterana in Asia. La signora Raj, di 59 é
ni, teologa, il 24 gennaio è succeduta al marito Paul Raj, ah
guida della Chiesa evangelica luterana del Buon SamaritanOi
nell’India meridionale. Nell’autunno prossimo Katakshan»
Raj dovrebbe essere insediata come vescovo di questa piccol
Chiesa evangelica che si trova nello stato dell’Andhra Pradesl
Sarebbe la prima donna vescovo luterana in tutta l’Asia, (epi.
^SEI
Inghilterra: per la prima volta una donna
cappellana della corte
LONDRA — Per la prima volta nella storia, una donna assumerà le funzioni di cappellana della corte d’Inghilterra. Marion Mingins, 43 anni, è la prima donna prete anglicana a vedersi affidare questo incarico da parte della regina Elisabetta
IL La nuova «chaplain» avrà il privilegio di predicare una voto ™I
all’anno nella cappella regale di St James Pdace. (spplopW^.
Il patriarcato di Romania rilancia il suo
bollettino di informazioni
BUCAREST — Il dipartimento delle relazioni estere del p®’
triarcato della Romania ha pubblicato il primo numero di to
bollettino in lingua inglese: News Bulletin - The Roman "a:
triarchate. Il bollettino, composto di sei pagine, colma il vuo^
lasciato dopo la scomparsa di Romanian Orthodox Chuid*
News, rivista trimestrale che, dal 1970 al 1991, dava netto*
sull’ortodossia romena in due edizioni, una francese e 1'^®
iriglese. La Chiesa ortodossa romena, che conta circa 19 wtoO"
ni 800.000 membri, ossia l’86,7% della popolazione, sta vivc^
do un profondo movimento di rinnovamento dopo la cad^
del regime comunista nel dicembre 1989. (sj
Il presidente dello Zimbabwe esorta le
chiese a condannare l'omosessualità
HAR)^E — Il presidente dello Zimbabwe, Robert
ha lariciato un appello alle chiese affinché appoggino le ^
pubbliche condanne degli omosessuali: ha detto che 10®^
sualità deve essere condannata allo stesso modo deU’alcoli^
della droga e della prostituzione. Intervenendo il 28
scorso ad un incontro organizzato da un evangelista nmene^
il presidente Mugabe, che è cattolico romano, ha chiesto
chiese cristiane di combattere «il tarlo vizioso della dissolto ,
za e la calamità dell’omosessualità». All’inizio di quest’atto
vescovi cattolici dello Zimbabwe hanno condaimato og®
tativo di «infastidire, perseguitare o torturare» gli omoses®
In una lettera pastorale, la Conferenza episcopale dello Z .
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babwe ha detto che desiderava «allontanare la chiesa da
tentativo di istituire una “caccia alle streghe” o una camp^C
di odio contro persone con tendenze omosessuali»,
molte chiese dello Zimbabwe hanno detto che il coiupb^j
mento omosessuale è incompatibile con la fede cristiana- <
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5
PAG. 5 RIFORMA
Una mostra milanese consente di discutere sull'integrazione culturale
La differenza porta con sé l'ambiguità
Le caratteristiche dell'identità rispetto alle culture dell'omologazione
Le migrazioni cartine di tornasole per il nostro atteggiamento
PAOLO FABBRI
NjEL mese di marzo è in
corso presso la Triennale
di Milano una serie di «eventi» il cui filo conduttoré è costituito dal tema «Identità e
differenze. Integrazione e
pluralità nelle forme del nostro tempo. La cultura tra effirhero e duraturo». L’insieme
delle manifestazioni ruota attorno ad una mostra organizzata da un gruppo di architetti che, partendo da alcune
esperienze personali, hanno
allargato il discorso a paesi di
tutto il mondo,,ponendosi
poi a confronto col pubblico
e con numerosi rappresentanti della cultura sia italiana
che estera con la presenza
anche di un qualificato gruppo di architetti cinesi. Nel
quadro di questa iniziativa, si
è tenuto sabato 9 marzo un
forum condotto dal prof. Pier
Aldo Rovatti per affrontare il
tema sotto il profilo filosofico.
L’incontro è stato molto stimolante, particolarmente per
un protestante italiano che da
sempre si connota con significative differenze rispetto alla cultura e alla concezione
cattolica dello stato.
Il prof. Rovatti precisa che
l’identità va riferita ad una
cultura omologata o in via di
omologazione ed è rispetto a
questa che si deve considerare la differenza. Spesso la differenza si accompagna all’
ambiguità facendo nascere
l’equivoco. Proprio analizzando l’equivoco, Carlo Formenti
mette in evidenza come l’ambiguità possa avere una valenza positiva oppure negativa. Un esempio di ambiguità
positiva è il ghetto degli ebrei
nel XVII secolo: da parte della
Chiesa cattolica e del potere
secolare si intendeva segregare gli ebrei, da parte di questi
ultimi si intendeva difendere
la propria cultura dominante.
In questa situazione la linea
di demarcazione del ghetto
era anche la linea di scambio
tra le due culture, senza che
ciò fosse chiaramente accettato. Un’ambiguità positiva
appunto in quanto voluta da
una delle due parti (gli ebrei).
Un altro esempio di ambiguità ci viene dal concetto di
ospitalità: l’ospite viene accolto con tutti gli onori e rispettato, ma ciò avviene solo
perché egli entra nel territorio
di chi lo ospita dove vigono le
sue leggi. In realtà l’ospite è
un ostaggio, quindi la situazione è ambigua, un equivoco. Altri esempi potrebbero
essere rintracciati negli episodi della vita di Gesù.
Laura Boella, trattando della narrazione, con molti riferimenti al pensiero di Ricoeur, sostiene che la narrazione è la trasformazione
deU’esperienza eliminando le
superfici di attrito, creando
una forma ordinata che diventa una porta, un passaggio tra interno ed esterno, tra
passato e futuro.
Trovo molto interessante
quest’ultima affermazione
della Boella che, al di fuori
della mia esperienza narrativa o poetica, mi fa considerare come noi stiamo vivendo
un’epoca di trasformazioni
particolarmente profonde, in
cui gli schemi culturaii cui le
generazioni degli anni ’30,
’40, ’50 fanno riferimento sono cambiati ma nuovi schemi non sono ancora omologati e neppure in via di omologazione. Penso ad esempio
ai rapporti di coppia o più in
generale alla famiglia; c’è indubbiamente una sfasatura
temporale tra la realtà e
l’idea che noi abbiamo acquisito della famiglia. In questi casi la nostra identità va
cercata attraverso la fedeltà
al Vangelo, perseguendola
come un obiettivo che non
può essere raggiunto con il
semplice richiamo alla legge
del Signore ma calando quest’ultima nella nuova situazione storica.
Alessandro Dal Lago, trattando il tema «interno-esterno», fa riferimento al rapporto fra i popoli europei industrializzati e gli emigranti
dall’Africa o altri paesi sottosviluppati come al caso più
emblematico. Qual è il rapporto tra identità e differenza
in questo caso? In un recente
libro uscito in Germania si fa
riferimento, per impostare
questo problema, al concetto
di «oikos», di casa. Tu immigrato entri in casa mia, qmndi devi apprenderne le regole
e rispettarle rigorosamente.
Dal Lago contesta questo
strumento concettuale per
ché la casa è un luogo privato
dove si può invitare chi si
vuole, mentre non lo stesso si
può e si deve fare nella società con gli istituti di previdenza e assistenza di cui essa
dispone. Io aggiungo che non
possiamo identificarci con
una società che discrimina le
persone quindi dobbiamo registrare di essere diversi o fare in modo che il modello sociale cui ci riferiamo, pur tenendo conto dei problemi di
inserimento di un gran numero di emigranti, non discrimini le persone ma favorisca la loro integrazione;
uno degli strumenti concettuali a cui fare ricorso mi pare che sia il concetto di contratto sociale.
L’analisi del tema «identità
e differenze» ci potrebbe portare ancora molto avanti, ma
concludendo voglio richiamare il sottotitolo del forum:
«Fare la differenza», per dire
che nei prossimi apni e già
ora noi credenti saremo chiamati a fare la differenza tra la
nostra fede nel Cristo crocefisso, nel regno di Dio che
viene e una cultura impregnata di cristianesimo che
tende a mtto assorbire in una
visione ecumenicamente sincretista dove il nostro messaggio di speranza, propagato dai media a mUioni di persone, rischia di essere (o almeno di farci sentire) una
«vox clamans in deserto». Il
deserto dell’indifferenza che
tutto vede, tutto accetta, tutto rifiuta.
Il saggista scomparso avvicinò la Bibbia ai laici
io Quinzio, un credente «normale»
«tRCIO ROSTAGNO
.Ma
ave
volta
iii®
SERGIO Quinzio ci ha laitìati prematuramente.
Una grave perdita per il pa'Ootama italiano. Dovessi dite perché mi piaceva, direi:
perché trovavo in lui una
.persona che si era dedicata
#inpletamente a compreneere la religione cristiana,
ttna persona che voleva capite,1nformarsi e poi ancora
i^etrare, scavare, cercando
“t comprendere. Lui laico,
“•Msionato di pensieri relii- ri- Per rtiolto tempo ebbe
iucche una professione come
j*Wti, una professione al'Euanto distante, credo, dagli
^di spirituali. Cosi è la vita,
^ena potè, se ne andò in
r^sione proseguendo la sua
"<*rca. Così cominciò a scrive e a pubblicare. Un feno
' j rarissimo nel panorami ?®*i^ano, dove i laici non
occaipano di cose religiose
to faimo con molti scrupo■ Uni non aveva problemi:
^ schietto e sincero e scri^ tjuel che pensava.
^'^ttrzio era un cristiano
rjr cattolico) e ci era simpa^0 proprio perché attraver
*tna indubbia origina
^ DGììSlPrrì corviKroirQ in_
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>a competenza che
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J^^te piuttosto la figura
vpr protestante: se
* preparazione biblica.
pensiero, sembrava in
i^onomia di pensiero, fede
Onda e non conformista.
stai* era un prote
trulle sue idee. Ma
,_ ,sto è secondario. Fece
ore che si poteva lavorare
d’indipendenza e
Parlare della rìkkìo
r are della Bibbia senza
- tiel genere caramello
sq caram
(jjli„ vicinato che altri preRtana*'®' ebbe una
Rape« rrifluenza nel nostro
lab,. ’ Attraverso la sua colAzione abituale al quo
tidiano «La Stampa» di Torino (ultimamente era passato
al «Corriere della Sera») o
mediante la casa editrice
Adelphi. Fu critico indipendente di tutte le confessioni e
continuò a non preoccuparsi
della propria eventuale ortodossia e a considerarsi un
buon cattolico. Lodevole atteggiamento, che è proprio
delle persone «normali» e
non di quelli che vogliono
farsi considerare santi o si
Sergio Quinzio
preoccupano di far quadrare
tutti i discorsi. Non preoccuparsi della propria ortodossia, perché questa gode comunque buona salute di per
sé, e cercare invece di mettere a fuoco nuove questioni,
mi sembra una buona
ta. Altrove Quinzio avrebbe
potuto essere un anglicano
se non fosse che egli era invece, come abbiamo detto,
un «normale» cattolico.
Quando fu invitato a Tqfre
Pellice per una serata sul tema «Dio e la storia», ci fece la
sua lezione sul fatto che Dio
è debole e la sua presenza
nella storia e contraddetta.
Proprio per questo viene annunciata la sua vittoria finale
in un tempo escatologico.
Per ora vediamo poco di questa vittoria, anzi i segni che
ce ne sono, dati restano contraddittori. Il segno più potente di Dio, ci diceva Quinzio, è proprio la croce, chiara
manifestazione di impotenza. Il suo libro più discusso fu
quello intitolato La sconfitta
di Dio (Adelphi 1992), in cui
sostiene la stessa cosa. Troppo pessimismo? La Bibbia
non ci dà forse motivo di speranza, annunciando che malgrado tutto Dio è anche vincitore, anzi ha già vinto?
Certamente il discorso di
Quinzio lascia in ombra il
fatto che Dio fa sorgere il sole e manda la pioggia sui giusti e sugli ingiusti. La storia
umana non si scinde in un
dualismo di buoni e cattivi,
chiesa e stato, eletti e reprobi, ma è la sede di un certo
ottimismo della ragione e
dell’azione che nonostante
tutto, senza illiisioni ma con
fermezza, costruisce la società di tutti.
Quinzio però ha ragione di
ricordarci la debolezza di
Dio, anzi la sua sconfitta. Dio
non è un Dio vittorioso, o se
lo è, allora soltanto in prospettiva, alla distanza: per
ora egli accetta la sconfitta.
Anche questo è il messaggio
biblico. Quinzio ci fa incontrare un Dio per il quale sono
diventate questioni di primo
piano i pianti e le grida delle
persone scacciate dalle loro
case, assalite, percosse, tormentate in ogni modo. Questo importa. Questo è il nòdo
primario da non dimenticare. Sergio Quinzio, lettore di
una Bibbia non frantumata
in messaggi di buon cuore,
non ce lo lascia dùnenticare.
Ci sono alternative alle abitudini del telespettatore?
I rischi del martellamento mediático
FRANCO CAMPANELLI
CIMENTARSI, dopo che
tanto se n’è scritto, con
un tema quale quello dell’influenza della televisione, dei
generici video-intrattenimenti sulle persone adulte e,
in modo particolare, sui
bambini e sui teen-agers, può
portare a delle scontate generalizzazioni o conclusioni.
Dai giornalisti agli esperti di
moda e costume, dai massmediologi fino ai filosofi,
tutti si sono misurati con
questo fenomeno, ciascuno
forte delle proprie competenze, decretando ora un
giudizio di approvazione
(quasi mai) ora di condtuma
(per lo più). Quel tanto che
se ne può aggiungere può
sembrare decisamente pleonastico. Mi limiterò quindi
ad esaminare solo alcuni tra
gli aspetti che ini paiono ancora meritevoli eli riflessione.
Il costringersi davanti
all’apparecchio televisivo
sottrae del tempo, del prezioso tempo che potrebbe
essere per esempio impiegato, più proficuamente, per la
lettura di un libro. Leggendo
un bel libro, con tempi e cadenze adattate da secoli
all’apparato mentale umano,
si prova quel sottile senso di
appagamento, di intimo incontro con se stessi. Scrive
Ivan Illich in un suo recente
lavoro: «...lo schermo, i media e la “comunicazione"
hanno surrettiziamente preso
il posto della pagina, della
letteratura e detta lettura»
{Nella vigna del testi, Milano,
Cortma, 1994), pur se a qualcuno non dispiace il fascino
telematico dell’ipertesto (per
esempio al linguista e massmediologo Umberto Eco).
Fisso lo sguardo al video,
lo sprovveduto telespettatore
non si avvede che le immagini si moltiplicano, si accavallano, si mescolano creando
un’alterazione mentale tale
da esorbitare il tempo naturale di assimilazione, inducendo a stress, stati ansiogeni o incontrollabili manie da
superapprendimento.
La capacità creativa dei giovani, la loro fantasia è palesemente distorta da questo
ininterrotto assorbimento, da
siffatto bombardamento di
videomessàggi. Si pensi ai famigerati cartoons made in Japan (senza nulla togliere
all’inventiva dei nipponici)
che, notoriamente, incitano
alla più sfrenata competitività, esaltando la violenza
fantascientifica, di ascendente macrocatastrofica.
Qui spariscono tutte le
componenti poetico-ingenue
del prodotto (si vedano i primi disegni di animazione,
con i personaggi umanizzati
degli animali che incantavano grandi e piccini di due generazioni fa). Tutto viene misurato con la capacità di esportazione, con la vendibilità del pacchetto artistico,
prescindendo totalmente dalla cultura, dalla sensibilità del
destinatario.
Tra le altre distorsioni possiamo registrare l’abitudine,
non meno inquietante, di
parcheggiare i bambini davanti al video affinché gli
adulti, genitori, tutori, educatori possano finalmente adempiere alle cose importanti, mentre i piccoli sono lì,
letteralmerite plagiati da una
volontà estranea fatta di forme, luci, colori, inframmezzate da assurde pubblicità df
altrettanto inutili giocattoli,
proposte ad hoc o collegate,
con una logica deleteria, al
programma in onda. Dopodiché tornano a prelevarli dalla
sosta forzata come si ritirano
i bagagli dal deposito della
stazione, convinti e certi di
non aver sprecato quel tempo che, si sa, è sempre utile
per loro e assolutamente trascurabile per quegli altri.
Ci si può soffermare ancora sul martellamento pubblicitario: un vero massacro
della fantasia che, naturalmente, vale per tutte le fasce
d’età. La legge della pubblicità, l’anima del commercio,
diventa anche «lo spirito del
programma», e avanti con simili amenità... La verità è
che gli stessi spettatori sono
usati come merce di scambio, potenziale meramente
economico, entità da spremere e da modellare il più
possibile, in foggia amorfa,
«One-dimension Man», come avrebbe detto Í1 «francofortese» Herbert Marcuse:
imboniti e assuefatti a tal
punto da acquistare tutto
quello che, attraverso-la televisione, vien loro propinato.
Il dogma della società del
consumo infinito.
L’ultima frontiera, la rete
telematica, la connessione
globale delle informazioni.
Tutti uniti e congiunti all’interno di questo sistema di diramazione di notizie, dati e
segreti forniti in tempo reale.
Un’altra forma di manipolazione, di fagocitamento già si
profila all’orizzonte ed ecco
pronto a comparire sulla
scena quello che potrebbe
definirsi, con improbabile
neologismo, il Gran Contenitore, nelle cui avvolgenti spire l’uomo prima o poi, inesorabilmente, cadrebbe. Non
siamo spinti a pensare che
tra le tante assurdità che accompagnano la nostra esistenza possa, in un futuro
più o meno prossimo, accadere tmehe di questo.
6
PAG, 6 RIFORMA
Argomenti di cui si parla
Star bene
Diventiamo esperti di noi stessi e ci
appropriamo del sapere medico
\ ’
Come pazienti, diventiamo
gli esperti di noi stessi, entriamo a far parte di un complesso sistema di appropriazione
del sapere medico.
Molteplici processi sociali
caratterizzano la condizione
del «vivere con la malattia»,
in modo attivo e con margini
non trascurabili di autonomia, ed emerge una figura
nuova: l’utilizzatore di prestazioni e servizi (si tratti del
malato o di chi se ne occupa), il paziente che si fa carico del suo stato patologico e
delle pratiche diagnostiche e
terapeutiche.
La presenza sul mercato di
tecniche di autodiagnosi e di
strumenti terapeutici, più o
meno sofisticati, utilizzabili a
domicilio; la possibilità di
svariate modalità di assistenza domiciliare (dialisi renale;
cardiotelefono; assistenza respiratoria); la disponibilità di
materiali usa e getta, tutti
questi sono alcuni elementi
importanti. Si diffondono
inoltre sistemi di controllo a
distanza e di telemedicina, e
un’organizzazione ospedaliera in grado di rispondere
alle urgenze. Rispetto a questi processi, chi è malato cronico o anziano viene sempre
più a trovarsi in contesti che
gli permettono di vivere con
la sua malattia (una situazione del tutto diversa dal tornare, dopo un soggiorno più
o meno lungo in ospedale,
guarito, al mondo delle persone sane).
Per un numero crescente
di persone l’essere malati richiede una partecipazione
attiva: si tratta di fare un uso
strategico e «personalizzato»
delle medicine, di compensare i deficit di autonomia, di
evitare raggravarsi di invalidità o menomazioni. Diventiamo gli esperti di noi stessi,
entriamo a far parte di un
complesso sistema di appropriazione del sapere medico.
Altrettanto importante è il
fatto che i pazienti si associano in organizzazioni che sono sempre più attive nel
campo della salute, con un
ruolo di partner più che di
utenti del sistema sanitario,
non solo rispetto agli aspetti
di qualità dei servizi ma anche nel campo della ricerca.
Negli anni a, venire, tre settori del «sistema della salute»
vedranno grandi cambiamenti, per effetto di innovazioni tecnologiche o dell’applicazione più estesa di tecnologie già esistenti. Sono: a)
il sistema di organizzazione
delle terapie e della cura; b) il
sistema dei fattori (condizioni ambientali, pratiche di
prevenzione, comportamenti individuali) che sono determinanti lo stato di salute;
c) il sistema degli elementi
che risultano dall’intervento
medico terapeutico (modalità di assistenza, condizioni
di vita in presenza di malattie croniche).
Al primo, in termini tradizionali, corrispondono attività e tecniche di diagnostica
e di trattamento, al secondo
corrisponde il campo della
prevenzione, in senso lato, al
terzo il sistema di apparati
medico-sociali di supporto
all’invalidità, aH’handicap,
alla riduzione o menomazione dell’autonomia funzionale. Gli sviluppi ipotizzabili si
collocano prevalentemente
nei seguenti settori tecnologici:
- le biotecnologie per il loro
apporto principalmente alla
diagnostica, alla previsione e
agli interventi terapeutici;
- le tecniche di visualizzazione: se si può ragionevolmente pensare che i progressi futuri saranno principalmente sviluppi di pratiche
già esistenti, è vero però che
non si sono ancora valorizzate appieno, in termini di diffusione e di organizzazione,
di implicazioni, le tecnologie
radiologiche e radiografiche
disponibili;
- la chirurgia minimale e le
tecniche di intervento con
agenti fisici (laser, ultrasuoni,
controllo informatico della
dialisi renale);
- le tecniche di .supplenza
funzionale (protesi, protesi
auricolari, stimolatori cardiaci, apparecchi e tecniche di
aiuto alla vita quotidiana).
Questo è un settore in grande
sviluppo, come conseguenza
della crescente domanda di
«forma» fisica per tutti e
dell’invecchiamento della
popolazione, fenomeno rispetto al quale possono avere
un ruolo decisivo. In particolare sarà possibile realizzare,
grazie a tecniche di microminiaturizzazione in elettronica
e in meccanica e all’introduzione di materiali biocompatibili, apparecchiature di sostituzione funzionale nuove e
migliorare la qualità di quelle
esistenti;
- lo sviluppo dell’informatica. Ci sono ragioni sia tecniche che «culturali» che ritardano la piena utilizzazione
delle potenzialità dell’informatica: tuttavia le molte possibili applicazioni consentiranno di migliorare in modo
radicale i processi di decisione terapeutica e l’organizzazione dei sistemi di cura.
(da Friendly 1995)
DALLA PRIMA PAGINA
Immigrati: stesse paure^ stesse speranze
nostri passaporti «buoni», da
privilegiati; siamo depressi. A
San Isidro ci aspettano gli
immigrati messicani della
chiesa evangelica con una
cena meravi^iosa; si fa festa
per noi, perché siamo ospiti.
Il mattino dopo andiamo
con l’auto dal pastore di que♦ sta chiesa in una zona agrico
la, dove migliaia di immigrati
messicani irregolari coltivano
le piantagioni di fragole.
Prendiamo un piccolo sentiero, passiamo accanto a un
parco con elegantissimi camper. Molti pensionati americani vivono in queste lussuose case mobili; prati curati,
fiori, le solite antenne paraboliche, tutto ben recintato.
Proseguiamo per ire o quattro chilometri, il sentiero finisce; continuiamo a piedi: si
attraversa un fosso su un fra
gile ponticello, costruito con
casse di frutta. Ci arrampichiamo su una collina, raggiungiamo un palesino per
nani: tante capanne bassissime, costruite con lamiera,
cartone e cassette di frutta.
All’ingresso un piccolo altarino, dovunque fiori e sentieri
curati e puliti. Ogni capanna
ha un «numero civico», il
Consiglio del campo ha registrato ogni abitante, l’alcol è
vietato. Cosi vivono gli immigrati irregolari che producono la famosa frutta della California. Le autorità sanitarie
hanno comunicato che entro
questa primavera questo
campo sarà abbattuto con le
ruspe per motivi igienici. Dove abitano gli immigrati che
raccolgono i pomodori e la
frutta italiana nel Casertano,
a Foggia, o altrove?
Il rapporto città-montagna non deve essere visto solo con occhi cittadini
I montanari: ecologisti da mille anni
^^pedizK
messo
ilinltte
(.'Editori
La cultura montana è naturalmente rispettosa dell'ambiente mentre i «cittadinh
hanno fatto della montagna un luogo di giochi e un mito quasi religioso
BERNARD CRETTAZ*
La storia delle popolazioni
montane-dimostra come
esse, nella lotta per sopravvivere, si siano dreate delle
strutture: hanno trovato un
equilibrio tra lo sfruttamento
e la conservazione del loro
spazio vitale. Il passato dei
montanari è caratterizzato
da 1.000 anni di ecologia; è
stato così possibile conservare, per così tanto tempo,
questo equilibrio, basato su
sette principi fondamentali.
Il primo è che all’interno
della società deve stabilirsi
un equilibrio tra gli individui
e la comunità: il secondo è
che la comunità deve disporre di un proprio territorio
ben definito; il terzo è che in
questo territorio deve esserci
un equilibrio tra la proprietà
privata e quella comune; il
quarto è che deve essere garantito l’equilibrio tra la conservazione e lo sfruttamento,
secondo l’esempio delle foreste, in cui l’equilibrio tra tutela e sfiiittamento è garantito da appositi regolamenti; il
quinto è che la comunità deve preoccuparsi di mantenere un rapporto equilibrato tra
l’entità della popolazione, il
patrimonio zootecnico e le
risorse disponibili.
Le origini di questa intuizione da parte delle popolazioni montane sono ancora
poco chiare. Vorrei perciò
chiedere ai ricercatori internazionali di analizzare questa legge non scritta, che si riflette poi nei regolamenti e
negli usi locali della gente di
montagna.
Il sesto principio è che la
comunità deve stabilire un
equilibrio tra quanto è naturale e quanto invece naturale
non è; il settimo è ebe è necessario un equilibrio tra
suddivisione del lavoro e
ripartizione democratica degli incarichi.
Un ottavo principio, puramente simbolico, consiste
nel cercare di creare un sentimento di appartenenza e
identità con feste, cerimonie
e discussioni. Nel corso del
tempo le popolazioni montane hanno compreso che è
possibile incidere sulla natura solo fino ad un determinap livello, oltre il quale viene
essa in pericolo la propria
sopravvivenza. È un peccato
che gli ambientalisti non abbiamo ancora utilizzato per
le loro azioni di sensibUizzazione queste conoscenze
ecologiche tradizionali.
ITI
I miti dei cittadini
Le tradizioni della montagna scompariranno a causa
della crescente urbanizzazione e della diffusione di miti
tipicamente urbani. Il nostro
attuale atteggiamento nei
confronti del mondo alpino è
basato infatti su due di questi
miti: il mito del paradiso e il
mito della conquista. Il mito
del paradiso è stato espresso
per la prima volta nel diciottesimo secolo da von Haller:
come cittadino egli scopre
infatti la natura nella sua assoluta perfezione. Il «popolo
dei pastori» è ancora felice
come al tempo della creazione e in questo ambiente selvaggio scopre le fonti termali
curative e le esaltanti ricchezze della natura. Il cittadino farebbe di tutto, per diventare il signore di questo
paradiso.
Il mito della conquista delle Alpi è ormai diffusissimo.
Le montagne sono diventate
un «nemico simbolico», un
campo da gioco per l’intera
Europa: i cittadini nelle montagne ricercano quindi il sapere, lo spettacolo, il divertimento, il gioco e il divino. In
AMNESTY INTERNATIONAL PER I DIRITTI UMANI
Nessuno può dirsi al sicuro in Cina
Amnesty International nel presentare la
campagna Cina ha pubblicato un rapporto
dal titolo «Cina, nessuno è al sicuro», che
parla di abuso di potere, tortura, pena di
morte. Quanto si è lontani dallo slogan scelto per il manifesto della Fcei, «Scegli la vita»,
ma quanto ci piacerebbe fosse adottato da
tutti i popoli!
In questo rapporto Amnesty International
ci ricorda che in Cina tutti coloro che non si
«allineano» subiscono violazioni dei diritti
umani. Alcuni sono puniti in base a leggi repressive che mettono al bando ogni espressione di dissenso; altri restano vittime degli
abusi delle forze di sicurezza; un numero
crescente di persone viene giustiziato per
reati relativamente modesti.
Più di una volta le autorità si sono dimostrate capaci di usare ogni mezzo, legale o illegale, per zittire le critiche e proteggere i
propri interessi politici. Xiao Qiang, direttore dell’organizzazione «Human rights in
China», scrive: «La Repubblica popolare cinese è un luogo in cui gravi abusi dei diritti
umani, in particolare detenzioni arbitrarie e
tortura, possono colpire chiunque in ogni
momento».
Spontanee proteste si sono sollevate nelle
grandi città, quando nel giugno 1989 si sono
viste sui teleschermi le immagini dei carri armati avanzare verso piazza Tien-an Men; sono trascorsi sette anni e il silenzio ha avuto il
sopravvento. Neppure la commissione Onu
per i diritti umani è riuscita ad approvare
una sola risoluzione di condanna del massacro del 1989 0 delle successive, ben documentate, violazioni perpetrate nel paese.
Il governo della Cina si è mostrato sensibile all’opinione pubblica mondiale, facendo il
possibile per evitare le critiche e le indagini
sul suo comportamento nel campo dei diritti
umani: perché non si rendono pubblici i
suoi metodi e non si contrastano le sue argomentazioni? Perché non si sentono molte
voci di disapprovazione sul suo operato?
La Cina è uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu:
nella sua posizione è responsabile dell’applicazione delle norme intemazionali sui diritti umani nella comunità mondiale: in quale modo li applica nel suo paese? È vero che
il governo cinese aff^erma che gli stati devono essere liberi di integrare questi principi
in base alle loro particolari condizioni culturali, storiche e politiche, ma in pratica questa libertà viene tradotta nella licenza, da
parte dello stato, di violare i più basilari diritti. Il governo dice anche che il diritto alla
sussistenza e allo sviluppo è quello più importante per il popolo cinese: ma questa necessità non potrà mai giustificare la tortura e
non c’è nessuna prova che violare un diritto
come quello di parola migliori le condizioni
economiche.
Amnesty International ci ricorda che le
violazioni dei diritti umani in Cina sono
quotidiane e ci esorta ad attivarci per dare al
popolo cinese il nostro sostegno: potremmo
essere d’incentivo per far agire il nostro go^
verno e i partner commerciali della Cina
(che finora hanno chiuso gli occhi per non
vedere) a fare pressione presso le autorità cinesi affinché rispettino i diritti umani e spingano il loro governo a ratificare e applicare i
trattati internazionali e a cooperare con gli
organi di controllo delle Nazioqi Unite.
a cura di Erminia Ermini
primo luogo la conquisìj
delle Alpi è stata effettuai
da scienziati che, con la s
perta di questo spazio vità
ricco di segreti, aspiravano^
una sorta di cosmologia. Iti
sultati ottenuti da famosi aa ~
turalisti contribuirono a dà
nire l’immagine delle jy|
come area in cui condurréa
cerche.
Successivamente il cittati
no ha inventato ij termiili «
Prospettive
Per poter effettivaniB'i*
concretizzare un patto soO_
le tra città e montagna è®
cessarlo che venga super®
ogni possibile incompr®?
sione. Nelle regioni
cuni rappresentanti dell'®
dustria turistica, come an^
alcuni giovani, cominciai^
comprendere che è
rio dare di nuovo più
ad attività volte a consei^
l’ambiente. Tutto ciò "
può però avvenire a sp
dello sviluppo economi fi
dei bisogni fondameo
delle popolazioni 3*P'^
quindi necessario integr^
non agire (cioè conservai*j|
natura nella sua integ*'
con un agire originale®
novativo. Potranno così
trovate nuove e modetn
lozioni innovative,
tengono però la loro dm*
sione originale.
(Cipr‘
‘conservatore...
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«paesaggio» come defilizione per la più grande qiàta teatrale del mondo, sii.
quale l’uomo, debole e affi
scinato, sfida la potente ffltura. Un terzo motivo pe
soggiornare in montagna èi
divertimento. Il cittadino»
trova infatti l’aria pulita,li
acque termali e l’energia grazie a passeggiate e corsi ì
un’energia non solo fisici
ma anche profondamenti f
religiosa. ’ ®
Il quarto aspetto è dici y.
territori montani rappresentano un ideale campo dagie
co per i cittadini: i terrei
coltivati dagli agricoltori®
montagna sono così diventi
ti un luogo in cui il cittadiM
può finalmente sfogateli
propria voglia di giocare, ft'
fine la natura, in un certi,
senso, sta sostituendo Did
la fede. Questo partirols®
aspetto del sacro si ritrovi ; jyjjy
nei monaci, che dalle città*
sono trasferiti in montagfi'
ma anche in intellettuali c®'
me Jean-Jacques Rousseatii
Albrecht von Haller.
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¡zione in abb. postale/50 - Torino
incwo
di mancato recapito si prega restituire
Fondato nel 1848
d presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
(.■Editore si impegna a corrispondere
K diritto di re^.
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Pasqua! Nelle chiese delle Valli si rinnova l’appuntaénto con le ammissioni in chiesa dei giovani che hatmo
güito i corsi di istruzione biblica iniziati con i primi anni
scuola elementare. I templi gremiti nella Domenica
Ile Palme dicono che quest’appuntamento è sempre fra i
, attesi nella vita delle chiese; come sempre un dilemma:
l’inizio di un impegno nelle attività che vengono proposte
la fine di un rapporto? Intanto si notano due aspetti: crece il numero di ragazzi che vengono battezzati rispetto ai
|)tìfermati ma soprattutto molte chiese devono fare i conti
bn una preoccupante riduzione dei giovani neoammessi in
||»nseguenza della forte denatalità delle valli in questi anni.
Delle ^lli ^ldesi
venerdì 5 APRILE 1996
ANNO 132 - N. 14
LIRE 2000
Non è sempre facile parlare delle esperienze che si
fanno durante le visite pastorali, innanzi tutto perché in
una comunità composta, da
più di mille famiglie passano
anni prima che si possa fare
una panoramica esauriente,
poi perché non si debbono citare dei casi concreti. Si tratta
infatti di rapporti che intercorrono tra il pastore e i membri
di chiesa, dove a volte si affrontano questioni molto riservate che il pastore ha l’obbligo e il dovere di tenere con
sé fimo alla tomba. Ne parlerò
quindi, con un po’ di umorismo, tentando di suddividere
le mie esperienze in categorie.
- Innanzitutto il problema
degli assenti. Molte famiglie,
soprattutto quelle giovani, so
LA CHIESA E LE FAMIGLIE
VISITE PASTORALI
CUUDIO PASQUET
no composte da coniugi che
lavorano entrambi. Difficilis^
simo trovarli, e quando ci riesci scopri spesso che sono lì
solo di passaggio perché hanno mille altre cose da fare che
li portano fuori casa.
- Poi ci sono «quelli del citofono» (pochi per fortuna),
che non ti fanno entrare perché hanno altro da fare: un’altra volta, «...forse più in là».
Nelle case in cui riesci ad
entrare, speri di non incontrare solo gli appartenenti alle
seguenti categorie:
- «Voi della chiesa...», e
giù recriminazioni sulla vecchia zia che vent’anni fa non
ha trovato posto all’asilo, su
quel pastore che trent’anni fa
ti ha detto questo invece di
quello, sul tetto del tempio
«che io sì avrei saputo come
riparare, ma non ve l’ho detto
per vedere come facevate!»
(citazione vera, purtroppo!).
- «Io in chiesa non ci vado
però...», e avanti con i paragoni antipatici con quelli che
sono sempre in chiesa e che
sono falsi, sbagliano e via di
seguito. Un paio di volte ho
detto loro di continuare a non
venire in chiesa che è fatta per
dei peccatori come me, e dove
i «giusti» come loro si sentirebbero a disagio.
Per fortuna le categorie
suddette sono e restano una
percentuale minoritaria dei
membri di chiesa che si incontrano. La maggioranza è
invece fatta di persone sinceramente intéressate a un rapporto con la propria chiesa,
che hanno piacere dell’incontro da fede a fede, ma qui il
discorso si allarga.
.li
tìia-Francia
Collaborare
SUI due
rsanti alpini
Provincia di Torino e il
__artimento della Savoia
’’(^no deciso di avviare una
- cooperazione permanente
)|^’area transfrontaliera coDulua lffil“™® occidentali.
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liVeiiérdì 29 marzo, in concoiitanza con i lavori del verti
lo fisi» europeo, la presidente dellamenti^i' la Provincia, Mercedes Bres150, e il presidente del consiècheMIfio della Savoia, Michel
!|:).Barnier, hanno firmato un
protocollo di cooperazione
|vche comprende i punti di vista comuni, individua gli o■'■Jliettivi e indica le modalità
t ¡¿ì^’^ative per raggiungerli.
“ I* H protocollo individua cinÌC3IB.W ^ que priorità: consolidamento
azioni nel settore agroajptoentafe, avvio di azioni coltoci nel settore del turismo,
ppo delle grandi infraLsitùtture di trasporto (le due
, .^tnunità devono definire la
! . loro posizione alla luce di
an’attenta riflessione sulle
azioni necessarie a ridurre gli
, affetti negativi che queste
^anienti £ Stendi opere possono produrlo soó* i territorio e insieme a
^ itSoglieme per intero le oppor¿Aunità di valorizzazione e di
f Sviluppo), sostegno alle atti' ''ttà economiche nella doppia
' Ptospettiva della riconversio; tte delle industrie tradizionali
6 della diversificazione proL “Attiva e la formazione e ge^ stione delle risorse umane.
’ ^ cooperazione fra le due
; collettività dovrà essere per.. ^'Stente nel teftipo: a questo
I Rtoposito è stato costituito un
di pilotaggio» per, ^'aente con rappresentanti
L. due versanti e delle assocoinvolti; è
y previsto anche un gruppo di
i. ®!?PPoito tecnico con il com' Pito di predisporre quanto ne,®®®^tio per garantire proPettive all’accordo appena
'glato. Il protocollo di intesa
d^^® concepito nell’ambito
^''ograinma comunitario
*®terreg2.
Il vertice intergovernativo di Torino spinge a riflettere su pregi e limiti dell'Unione
L'Europa occasione di rilancio per l'economia
PIERVALDO ROSTAN
Tre giorni di vertice a Torino preparato da mesi
per i paesi dell’Unione europea; sul tappeto temi di stretta
attualità come quello delle
«mucche pazze» ma anche di
maggior respiro e di grande
impatto economico. Come vive il Pinerolese il rapporto
con l’Europa? È un problema
di collegamenti viari o piuttosto di cultura? Ci limitiamo ai
molti gemellaggi con città
francesi o tedesche o sentiamo che l’Europa rappresenta
qualcosa di importante per
noi? È un’Europa delle economie o dei popoli? Lo abbiamo chiesto a quattro persone che nel Pinerolese lavorano, pensano e vivono.
Franco Agliodo, sindacalista Cisl: «L’Europa è un’opportunità; è l’occasione per
indurci a ridiscutere di prospettive dopo esserci bloccati
sulla progettazione, Saremo
obbligati a ridiscutere i nostri
modelli. Fin qui si è dibattuto
sullo sviluppo del capitale ma
si è dimostrata scarsa attenzione alla questione sociale;
io .mi aspetto una risposta
Bandiere europee intorno ai faro di Prarostino
coerente e omogenea ai 20
milioni di disoccupati senza
che qualche paese possa avvalersi di condizióni di lavoro
diverse dagli altri. .Credo anche che occorra arrivare
all’Europa dei 27, in cui tutti
siano coinvolti, compresa la
Turchia; nessuno deve cioè
restare “fuori dal giro”».
Claudio Rivoira, agricoltore e rappresentante di categoria della Confederazione
italiana agricoltori: «L’agricoltura è uno dei settori dove
meglio si è espressa la comu
nità europea predisponendo
regole uguali per tutti. L’Unione europea si è dimostrata
, molto sensibile verso un’agricoltura che sappia coniugare
sviluppo e ambiente: i regolamenti che puntano a una riduzione dei fitofarmaci offrono
però anche la possibilità di
crescita delle conoscenze tecniche dei produttori,
Il nostro paese è notoriamente in ritardo nelTapplicare i regolamenti comunitari:
nel caso delle quote latte ci
siamo arrivati 10 anni dopo e
si finisce per pagare regolarmente delle penali. In questo
modo ben difficilmente si riesce ad essere poi credibili
quando si chiedono deroghe
su certi limiti di produzione
che possono sembrare eccessivi. Non dimenticherei neppure i vari programmi Interreg che consentono ai nostri
agricoltori montani di confrontarsi realmente con quelli
di altre aree europee simili ricavandone preziosi suggerimenti».
Paola Cordiera, imprenditrice di Pinasca, rappresentante della Data srl: «Sicuramente dal punto di vista imprenditoriale l’idea di nuova
Europa procurerebbe nuovi
sbocchi di mercato. La “carta” richiesta è una qualificazione particolare, molto onerosa per noi ma certamente
indispensabile come spinta al
miglioramento. Non ritengo
comunque che rappresenti il
toccasana che risolve i nostri
problemi economici; troppe
disunioni, troppi disagi, troppe incomprensioni dividono i
“Quindici” e Tasse franco-tedesco sembra così deciso a
volerci tagliar fuori».
In Questo
Numero
Tra i personaggi che hanno avuto una
parte non indifferente nella storia
delle nostre chiese nel secolo scorso merita un posto di rilievo la figura di Giorgio Appia. Nato nel 1827 a Francoforte
sul Meno, figlio del pastore delle chiesa
riformata di lingua francese di quella
città, iniziò il suo ministero pastorale nel
1853 e per un quattordicennio lavorò in
varie chiese e stazioni della missione valdese; insegnò pure alla Facoltà di teologia per un periodo di due anni, prima di
accettare la chiamata della Chiesa luterana di Parigi, dove trascorrerà il. resto della sua lunga vita. La morte lo coglierà a
Torre Pellice, in convalescenza nel 1910.
Riportiamo due episodi della vita della
chiesa di Pinerolo di cui fu testimone.
«23 marzo 1859. Oggi siamo andati, la
mamma ed io, a fare una piccola passeggiata in città... Non il caso e 1 attrazione
anche negativa che esercita sulle persone
tutto ciò che rappresenta un’uscita dalla
monotonia quotidiana ci hanno spinti da
ILFILO DEI GIORNI
GIORGIO ARPIA
BRUNO BELLiON
vanti alla porta dell’Ospizio dei catecumeni... la terribile cittadella della propaganda cattolica, dove molti dei nostri infelici valdesi, spinti dalla miseria, sono
andati nei tempi passati ad abiurare vigliaccamente la loro fede. Il suo aspetto
lugubre e monacale ha ispirato alla inamma una specie di filippica: piazzatasi davanti alla porta, ha ripetuto ad alta voce
le parole memorabili di Dante: “Lasciate
ogni speranza, o voi ch’entrate!”.
Un’orda di mendicanti, accovacciati
alla porta del convento delle suore,
aspetta, come i miserabili dell’antica Roma, il pane della pigrizia che i monaci
danno loro; là, un cappuccino dalla faccia rubiconda funge da guida ad alcune
signore, più avanti un povero accattone
fruga nella spazzatura. Mi guarda; ci riconosciamo; è valdese ed è andato ad offrire la sua anima ai preti che T hanno
comprata in cambio del mantenimento
per qualche mese e di un vestito nuovo.
Poi la vecchia miseria ha ripreso e, ora
come prima, fruga nelTinunondizia. Gli
ho citato: “Colui che mi avrà rinnegato
davanti agli uomini...”. Ha ascoltato e
credo che abbia capito». ,
«È sabato, giorno di mercato; sotto le
mie finestre [vi erala piazza del mercato
del bestiame, ndr] gli animali cantano un
coro poco armonioso. Alla mia porta è
una sfilata di gente che viene a chiedere
l’elemosina, tra gli altri i cosiddetti proseliti, i quali sperano che noi facciamo
più distribuzione di pantaloni e di cappelli che non della verità... Non è un
buon esordio per il sermone, eppure domani dovrò predicare...».
Viabilità
Si discute di viabilità in
vai Germanasca dopo i
problemi causati dalla frana. Si è capita che occorre
porsi il problema della rete
viaria nella sua globalità,
al fine di garantire maggior sicurezza e di rendere
nuovamente vivibili tutto
Tanno alcuni paesi. , , .
Pagina II
Mucche pazze
. In seguito all’ondata di
àllarme diffusasi in tutta
Italia sulla questione delle
»«craucche pazze» provenienti dall’Inghilterra abbiamo cercato di capire se
nel Pinerolese ci siano motivi di creare allarmismi o
se le paure non debbano
essere ridimensionate.
Pagina II
Orticoltura
In un incontro svoltosi a
cura della Comunità montana valli Chisone e Gerràanasca è stata presentata
Tesperienza di un’azienda
attiva nel settore dell’agricoltura biologica: sono staté chiarite le modalità di
questa attività e le necessarie pratiche a tutela di aicime garmizie fondamentali sulle tecniche e i prodot
ics _•
t| inoqiiegati.
LA III
Istituto agrario
Con i suoi 200 studenti
l’Istituto professionale
«libertini» (già conosciuto
come Istituto agrario) di
Osasco si presenta come
una scuola in grado di fornire agli allievi una buona
preparazione al lavoro. Ultimamente la sensibilità
per il rispetto dell’ambiente è diventata una componente essenziàle dello studio finalizzato alla ¡produzione agricola.
Pagina III
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PAG. Il
E Ko Delle 1ÂLLI ^ldesi
VENERDÌ 5 APRILE
È ancora abbondante la nave intorno al Castelluzzo
Cronache
FURTO AL MONOPOLIO DI TORRE PELLICE — Brutta avventura quella toccata al custode del magazzino del
Monopolio di stato di Torre Pellice nella prima mattina di
mercoledì scorso 27 marzo. Intorno alle 6,20 Samuele Rivoira era al deposito di via Farri dove già due tabaccai della
zona avevano fatto rifornimento di sigarette e valori; improvvisamente il custode è stato assalito da due giovani che
puntandogli la pistola lo hanno trascinato all’interno del locale legandolo a una sedia con del nastro adesivo. I ladri sono stati raggiunti allora da altri complici con un furgone e
hanno fatto man bassa asportando circa 3 milioni in contanti, sigarette nazionali ed estere per un valore stimato di 237
milioni e sei blocchetti del concorso «Gratta e vinci». Assai
decisi i malviventi hanno dimostrato di conoscere a fondo
le abitudini di Rivoira e anche dei tabaccai; pochi minuti
dopo che si erano allontanati e mentre il custode era riuscito
a liberarsi dei legacci, è arrivato un altro negoziante della
zona per il suo rifonùmento. L’immediato allarme ha consentito unicamente di bloccare i biglietti della lotteria segnalando ai carabinieri i numeri della serie rubata. Sono in
corso le indagini che sembrerebbero aver preso, grazie ad
alcune testimonianze, la giusta direzione.
TORRE PELLICE: CAMBIO IN GIUNTA — A seguito
delle dimissioni presentate dall’assessore Pietro Granerò
per motivi di lavoro, il sindaco ha provveduto ha sostituire
l’ex assessóre alla Viabilità con il capogruppo Enzo Alessio. Cambia anche il vicesindaco: secondo la prèvista turnazione sarà ora Piervaldo Rostan; Mirella Antonione Casale
sarà invece il nuovo capogruppo di maggioranza.
PROGETTO RETE DI COMUNI ALPINI — La commissione intemazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) e
l’Unione europea stanno resdizzando un progetto che consiste nell’attuazione di una rete di Comuni ¿(pini alla quale
potranno aderire quei Comuni che si prefiggono di impostare il proprio sviluppo socio-economico in maniera ecocompatibile. La rete consentirà la promozione e la pubblicizzazione a livello intemazionale dei progetti e delle iniziative
che conciliano lo sviluppo con la tutela ambientale, nonché
un efficiente scambio di informazioni tra i Comuni aderenti.
Responsabile del progetto, per quanto concerne il territorio
alpino italiano, è la Cipra Italia presso la quale è possibile
chiedere ogni tipo di infortnazione. Al momento sono stati
informati i sindaci dei Comuni alpini chiedendo la loro disponibilità ad aderire; alla fase iniziale saranno ammessi 25
Comuni campione, cinque dei quali italiani. L’inserimento
dei Comuni avverrà in base a una dichiarazione volontaria a
favore della tutela dell’ambiente. Dopo la fase pilota la rete
verrà ampliata a tutti i Comuni interessati.
NEVICATE: INTERPELLANZA IN REGIONE — I consiglieri del Pds Marco Bellion e Lido Riha hanno presentato
un’interpellanza al presidente della giunta regionale rispetto
alle copiose e ripetute nevicate di quest’inverno, per sapere
«se siano in atto delle iniziative per conoscere la reale situazione di difficoltà finanziaria delle amministrazioni locali,
se non si ritenga necessario un intervento straordinario da
parte della Regione che consenta alle Comunità montane di
far fronte alle richieste dei Comuni particolarmente colpiti e
quali interventi si intendano intraprendere per ovviare alle
difficoltà dovute alla diffusa vetustà e inadeguatezza dei
mezzi sgombero neve a disposizione degli enti locali».
SCOPERTO UN GROSSO TRAFFICO DI DROGA —
Dopo una lunga serie di appostamenti i carabinieri hanno
arrestato venerdì scorso un gruppo di malviventi coinvolti
in un notevole giro di droga nel Pinerolese: alcune persone
coinvolte risultavano incensurate. Sono stati arrestati Paolo
Giordano, contitolare del negozio Motoverde di Torre Pellicere la^moglie Giovanna Paolasso abitanti a Pinasca (in
una loro baita sono state trovati diversi kg di hashish),
Giuseppe Taverna di Villar Perosa, Luciano Gamba e Marco Rosso di Bibiana. Vista l’entità della droga sequestrata
è possibile che la banda fosse fra le principali responsabili
dello spaccio nel Pinerolese.
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La vai Germanasca (dopo la frana
La rete viaria
verso la normalità
MAURO MEYTRE
Sembra che la situazione
viaria dell’alta vai Germanasca sia tornata alla solita
normalità. Dopo l’emergenza
si procede alla normalizzazione, e per la situazione locale
la normalità è una strada dissestata pressoché su tutto il
tratto che va da Ferrerò a Frali. Molti muri esistono da
quando la strada era utilizzata
come percorso per i carretti;
rischi di frane sono individuabili non solo nel tratto
Perrero-Pomeyfré, ma anche
nel tratto successivo. Con
l’ultima frana si è evidenziata
la necessità di rivedere la situazione viaria nella sua globalità, considerando tra i vari
aspetti quello della sicurezza.
Oggi tre sono le ipotesi di intervento: due di miglioramento della situazione, una terza
di soluzione del problema.
La prima, molto costosa, è
quella di un tunnel tra il ponte Rabbioso (bivio PerreroMassello) e Pomeyfré; la seconda prevede la costruzione
di un percorso coperto, che
comporta però delle difficoltà
tecniche di realizzazione e
garantirebbe, rispetto alla sicurezza, un livello molto inferiore all’ipotesi precedente.
Ambedue le proposte lasciano irrisolti i molti problemi a
monte del tratto in questione.
La terza proposta prevede
la costruzione di una strada
ad alta quota che passando
dal Bessé, tocchi Fontane e
Rodoretto. È questa una soluzione auspicabile per molti in
valle, e avrebbe il merito di
essere sicura, non a rischio di
frane e valanghe, percorribile
in un tempo molto inferiore
all’attuale e sicuramente con
costi di manutenzione minori.
Nel periodo invernale, data la
posizione in buona parte soleggiata, si richiederebbero
meno risorse per mantenerla
aperta e il fondo stradale sarebbe più sicuro; una strada
che si presenta piacevole da
percorrere per il turista in
qualunque stagione per la posizione panoramica. I paesi
oggi pressoché abbandonati
avrebbero il vantaggio di essere di nuovo vivibili tutto
l’anno, con la garanzia di servizi pubblici giornalieri.
La «mucca pazza» spaventa i clienti
Vendite in calo
nelle macellerie
Anche nel Pinerolese l’effetto più immediato delle notizie che arrivano dall’Inghilterra sull’epidemia di Bse,
meglio nota come «sindrome
della mucca pazza» è la caduta nelle vendite: lo dichiarano
quasi tutti i macellai della zona che stimano in un 40% in
meno le vendite di carne bovina in questi giorni. «Si vende molta carne bianca, polli,
tacchini, conigli e suini» dicono un po’ all’unisono gli
addetti al settore. «I giovani
sono più informati e più a conoscenza dei dati medici,
l’anziano ha una paura momentanea poi appena i giornali smetteranno di parlarne
torneranno a comprare», dice
Bruno Gonin macellaio di
Torre Pellice. «La nostra carne - spiegano alla macelleria
Binelli-Gardiol di Pomaretto
- viene servita in numerose
mense pubbliche e di ditte locali; ci sono stati chiesti i certificati di provenienza ma i
consumi non hanno subito un
calo particolare».
Qual è la realtà sotto il profilo sanitario? «In tutto il Pinerolese ci sono pochi alleva
Cent'anni fa avveniva la battaglia in Etiopia
Molti Í caduti valdesi a Adua
AUGUSTO COMBA
FERRUCCIO JALLA
L9 Etiopia ha solennizzato
con un importante congresso storico il centenario
della battaglia di Adua in cui,
il 1° marzo 1896, il cOrpo di
spedizione italiano al comando del generale Oreste Baratieri fu disfatto dall’esercito
abissino al comando del negus Menelik. Nello scontro,
in cui i 100.000 abissini travolsero i 17.500 uomini di
Baratieri, «ci fu una disperata
resistenza, poi il crollo completo e una disastrosa ritirata: circa 6.000 italiani e
1.000 ascari caddero sul
campo, 1.500 si salvarono feriti, 2.700 (di cui 1.900 italiani) furono fatti prigionieri
(...). Gli abissini ebbero circa
10.000 morti» (Rochat).
In Italia di questo centenario si è parlato poco. Forse, a
100 anni di distanza, restano
le tracce della costernazione
profonda determinata dal doloroso evento? Forse l’abbiamo ormai dimenticato? Certamente esso chiuse, nella storia dell’Italia unita, l’epoca
dominata da Crispi a cui seguì, dopo la crisi di fine secolo, il prospero periodo giolit
tiano. Ma la paura postuma
suscitata dal ricordo di Adua
durò a lungo: ne sono prove,
fra l’altro, la conduzione assai cauta, da parte del generale Caneva, della guerra di Libia del 1911-12, e la consimile cautela di Badoglio che^
chiamato a dirigere al guerra
contro l’Etiopia (concepita
anche come rivincita di
Adua) nel novembre 1935,
dedicò oltre due mesi a rafforzare il suo esercito prima
di riprendere l’offensiva. Se
consideriamo l’aspetto umano della catastrofe, possiamo,
immaginare la tristezza infinita dei congiunti dei caduti:
vittime di un’impresa inutile,
di puro prestigio, follemente
condotta.
Quale fu la ripercussione di
Adua nelle nostre Valli? Valdo Vinay, nel voi. Ili della
Storia dei valdesi (Claudiana,
cap. Il, sottopar. «Le guerre
coloniali») cita soltanto le
«prese di posizione» iniziali
della stampa valdese, e non
dice altro.
Peraltro i militari valdesi
che parteciparono alla battaglia dovettero essere abbastanza numerosi, come risulta
dagli elenchi dei caduti che si
riscontrano nelle lapidi. La
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Marmo - e si tratta di aniij^zio
già nati qui e discendenti Stoca
bovini importati diversi aiJfe®le
fa; in tutto sono una ventìn ^mbi'
di capi». Sono comunque] «^st’ai
corso i controlli sulle impa jota pr
tazioni indicati dalla Regiop {ome is
«Il 90% della carne importa ®nto, a
arriva dalla Francia», coni ¡ione, q
nua il dott. Marmo. Genera tratta di
mente la carne importata va ! nalè dai
finire sui banconi della gt^ legata a
de distribuzione e in aleni (ffire
alberghi o ristoranti; i picca Kn Vi
macellai locali quasi semp ^|vers:
si riforniscono sul posto. [¿ofe
Rispetto alla qualità dèli niisciitl
carne, al di là della vicenè ¡¡nifese:
«mucche pazze», c’è un eia ^ *
mento di tutela in più; d|
1988 la Regione Piemontel
approvato una legge sulla c
ne di qualità; è stato istituì
un simbolo di cui si fregiai
19 macellerie della zona.I
questo caso, grazie a periot
che verifiche, si ha la certea
che un determinato capo bo^
no è rimasto nell’azienda c
ha accettato questi contro|
almeno cinque mesi.
targa dedicata ai caduti di
Adua nativi del Pinerolese,
nell’atrio recentemente restaurato di palazzo Vittone a
Pinerolo, elenca 22 nomi, 7
dei quali molto probabilmente appartenenti a militari vaidesi: Benech Giovanni Giacomo, Angrogna; Berton
Giovanni, Villar Pellice;
Long Emilio, capitano. Ferrerò (ma più esattamente Villasecca), IX regg. fanteria; Michelin Lausarot Giovanni [di
Stefano], Bobbio Pellice;
Reynaud Emilio, Pramollo,
trombettiere, 3° alpini; Romand Giovanni, Prarostino;
Toum Angelo, Rorà.
Attorno a questo nudo elenco possiamo immaginare sofferte vicende umane, in un
periodo non facile della storia
valdese. Per il resto, dopo la
«rivincita» del 1935-36, il secondo conflitto mondiale travolse l’impero italiano di
Etiopia e Adua pare ormai dimenticata. 11 nostro compito
oggi è di lottare per assicurare la vittoria definitiva non di
questo o quel popolo, bensì
della pace sulla guerra; compito immane, che certamente
supera le nostre forze, ma che
si impone ugualmente alla
nostra coscienza.
Posta
^pora
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Maria Coissól|^^
j. o__ r
■%S
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Nel tempio di San Lorenzi j ,
Angrogna si è raccolto un pi
numero di amici intorno a[fr
miliari colpiti dal lutto pa;
morte di Maria Coìsson, coni
quale molti hanno percorso*
tratto della propria esistenza.
Non si può dimenticare eli,
come Maria Coìsson, ha spe®
vent’anni vicino ai soffereni
accolti al Rifugio Re Carlo Al
berto di Lusema San Giovani
quando il voler lavorare in quf
sto istituto non era ambito, p«
molteplici ragioni. Lei loh
fatto, insieme ad altri, co
l’umiltà e la dedizione tipii
delle nostre diaconesse, sul
esempio di suor Alice arrivai
dalla Svizzera per dirigerei!
Rifugio.
È positivo ricordare colot
««ssitar
però è
che in tempi non poi tanto loi former
Po; i gii
tani seppero svolgere un senS
zio di diaconia senza orari !
pretese, con grande disponi^ [«vivere
lità verso i «minimi», parago
nabile oggi solo al volontant
to. La Chiesa, la Ciov, gli a®*
Per la
tutto di
.üensioi
ci del Rifugio, noi tutti che c» livolgoi
noscemmo allora Maria
son, esprimiamo la nostra nco
noscenza per ciò che ella è sti
ta agli occhi dell’Eterno.
«ione v(
Antonio Kovd
Torre Pelli«*
^UsBOjres
/IllsBcürBsVita
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /76464
9
E Ei» Delle Yaui ^ldesi
L'Istituto «Ubertini» di Osasco prepara i giovani per un'agricoltura ecocompatibile
Una scuola per il territorio pinerolese
PAG.
Ili
___WEBVALPO BOSTAN
i gricoltura e ambiente è
A un binomio quasi inscin~ diJ;^bile alle soglie del 2000 e a
;rvizi VI Bsasco questi due termini si
0, do^^iliano addirittura in un
i aniQMKtuzione scolastica, la sede
idemi IHfetaprata dell’Istituto profesersi ani ^»le per l’Agricoltura e
* ventili l'Ambienl® «Ubertini». Da
anquei infatti la scuola,
e impa „ota prima semplicemente
•^egioii .come istituto agrario, ha asmporta amto, anche nella denominaconi none, questa caratteristica. Si
Generi ; tratta di una scuola professiotata vài. nalè dai caratteri ben definiti,
dia grai jjgata al territorio, capace di
n aleni i^re professionalità o un
i picciS buon viatico verso le facoltà
i semp t|gversitarie del settore; ne
sto. ^0 fede i quasi 200 giovaità délb nifoitti suddivisi da tre anni
viceni "in tre sezioni.
- un el{ ;.^gricolturà e ambiente più: d) specifica il direttore della
monte I ,i^la. Marco Ramotti - vuol
sullaca dire di fatto un’agricoltura
I istituì l^ompatibile; non è un ca_ . jjjg j programmi di inselento si svolgano spesso
igendo, spesso con insedi che lavorano in cominza. Nelle attività di so[uogo aziendale che quasi
imanalmente costituiscooggetto del corso sono difra rilevazioni di aspetti
ìttamente agricoli ma coniporaneamente ambientali
quelli derivanti dall’uso
di fkofarmaci. Esiste poi un
'settore più tipicamente legato
aB'jrobiente come la tutela, i
parchi, i rifiuti che sono ogi corsi e di sperimentarne».
,, ■ Quali aspetti concreti
..orenzji^ne/ corsi di ecologia?
l^so fare un paio di e' le classi seconde han
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ne tipir
sse,
e arriva»
irigere
no in corso un’attività di riciclaggio di rifiuti organici in
rapporto con il Comune di
Osasco finalizzando la raccolta alla produzione di
“compost” che viene utilizzato in serre, in esperimenti di
florivivaismo; con gli stages
sul territorio i ragazzi del terzo anno sono stati inviati a
fare esperienze a fianco degli
agenti ittico-venatori, in
aziende agrituristiche. In sostanza c’è un occhio a professionalizzare i ragazzi nei vari
settori».
- Si è parlato di compostaggio partendo dalla frazione umida dei nostri rifiuti;
spesso però si è notata una
certa difficoltà ad utilizzare
questo tipo di concimazione.
Qual è la vostra esperienza?
«Il nostro problema non è
quello dell’utilizzo, semmai
alla quantità di cui disponiamo, pochi metri cubi; lo usiamo al posto del terriccio di
torba per fare piantine. Ne
avessimo molto di più lo potremmo utilizzare nel frutteto, nell’orto della scuola. Il
problema è quale tipo di
compost si ottiene; può essere poco utilizzabile se non si
è attenti nella raccolta: bastano pochi metalli pesanti (pile
per esempio) per inquinare
grosse masse. Occorre dunque una preventiva accurata
selezione a monte; l’icjeale
sonò gli sfalci, il verde pubblico e privato che raramente
contiene inquinanti e che occupa un grande volume nei
cassonetti».
- Tornando però alTiniziale indirizzo dell’istituto Ubertini, non dobbiamo dimenticare il settore agricolo; il Pinerolese ha una forte vocazione in tal senso, con una distinzione: agricoltura intensiva in pianura, con aziende
medio-grandi, e agricoltura
di montagna, organizzata a
livello familiare ma importante dome presidio del terri
torio. In che misura la scuola
può contribuire alla crescita
del settore?
«La presenza della scuola
ha un significato di riferimento e di stimolo: il singolo,
l’amministratore, l’agricoltore spesso ci contattano per
problemi molto particolari. In
termini di formazione noi ci
troviamo a preparare quelli
che verosimilmente saranno i
tecnici del settore: la quasi totalità dei tecnici degli enti locali, delle cooperative, delle
aziende sono ormai nostri ex
allievi. Vorremmo riuscire
anche ad essere di stimolo,
specialmente verso gli enti
locali, perché il settore ambientale davvero possa offrire
posti di lavoro ma anche garantire una maggiore vivibilità alla zona».
- Uno dei settori che vengono seguiti nei vostri corsi è
quello dell’agroindustria,
cioè la trasformazione dei
prodotti agricoli; quali sono
le prospettive?
«La nostra scuola ha fatto
dopo la riforma del ’92 una
scommessa: oltre a puntare
sul territorio crediamo si possà formare dei validi tecnici
di quello che noi abbiamo
chiamato agriturismo, agroartigianato, agroindustria; cerchiamo di specializzare delle
figure in grado di valorizzare
i prodotti tipici specialmente
della montagna. Non pensiamo che si possa far concorrenza all’agricoltura di pianura ma invece che si debba
puntare sulla qualità collegando in modo positivo agricoltura e servizi; in sostanza
vorremmo si possa riconoscere questo settore come potenzialità da sfruttare meglio ed
in modo intellijgente».
Valli Chisone e Germanasca
Ortaggi biologici
che cosa bisogna fare
_______UtlAHA VICLIELMO
L’orticoltura biologica non
è una novità per la ridotta
produzione familiare; molte
persone affermano con orgoglio di coltivare la verdura
«come si faceva una volta»,
escludendo antiparassitari e
concimi chimici. Più difficile
è invece ottenere una produzione da destinare alla vendita all’ingrosso che risponda
alle caratteristiche di buona
apparenza e di costo non eccessivo.
Su questo tema si è svolto
il primo incontro per coltivatori del 1996, organizzato
dall’assessore all’Agricoltura
della Comunità montana valli
Chisone e Germanasca; il perito agrario Claudio Bosco ha
presentato la sua esperienza
nelle colture biologiche, praticate in una grande azienda
di pianura, che rifornisce di
insalate varie i supermercati.
L’azienda è stata convertita
di recente alla produzione
con metodi naturali e la richiesta di verdure di questo
tipo è stata abbastanza elevata da consentire di mantenere
un prezzo competitivo rispetto ad altri prodotti del genere
non certificati. Infatti, per ottenere la certificazione occorre dimostrare di non usare determinati prodotti, sia per la
concimazione che per la lotta
contro le patologie delle piante e contro i parassiti, e a tale
scopo le associazioni dei produttori provvedono ai controlli inviando nelle aziende
agricole degli assaggiatori:
questi, soltanto attraverso il
sapore delle verdure, sanno
riconoscere se si sono usate
sostanze naturali oppure no.
Claudio Bosco ha spiegato
che il «compost», usato per
concimare, si ottiene costruendo cumuli di due metri
al massimo con detriti vegetali di vario genere, addizionati con minerali e fatti maturare con letame p altri prodotti organici. Ha consigliato le
pacciamature e le strisce di
polietilene per combattere le
piante infestanti, raccomandando anche di evitare per
quanto possibile l’irrigazione
a pioggia che rovina le foglie.
Per la lotta contro i pidocchi
verdi o neri si usa il macerato
di ortica, oltre alle benemerite
coccinelle, e contro le muffe
propoli e macerato di equiseto, mentre i batteri combattono le dorifore e i bruchi.
L’esposizione del giovane
coltivatore ha destato molto
interesse tra i numerosi presenti: la qualità dell’alimentazione è infatti un aspetto fondamentale di una vita più sana e più gradevole.
RADIO
BECKWITH
EVANGELICA
FM91 200
* e FM 96.500
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Con la primavera riprendono vigore le attività amatoriali
Vivere il giardino con passione e guida professionale
O rmai siamo entrati a pieno titolo nel periodo primaverile e per molti è nuova^nte giunto il momento di dedicare un po’
Qpo libero alle loro piante e ai loro giarCerto le piante, specialmente quelle da
^Wamento, ma ovviamente non solo, ne:^cssitaiio di cure nell’arco dell’intero anno,
Ppeò è in primavera che ci si accorge magliórmente di loro e che gli si dedica più tem¡ giardini poi in questo periodo sembrano
ffltecere e cresce nei proprietari la voglia di
Vivere il proprio giardino».
Per la manutenzione del giardino di casa (e
™lto dipende, tra l’altro, anche dalla sua dinf j?*®rione) alcuni ricorrono al fai da te altri si
[j, “''hlgono a professionisti, ma per la progettatone vera e propria del giardino, anche se non
•tota di un terreno di grandi dimensioni, so® in tnolti ormai a rivolgersi alle aziende flo_ vivaistiche che offrono sicuramente una ga^zia di professionalità e di esperienza (lo
di un giardino richiede infatti competo specifiche, conoscenza delle piante, del
tono, pratica ecc.) che il dilettante cernente non può inventarsi.
^ Nel Pinerolese l’attività vivaistica è diffusa
j^n avviata. Sono molte e ben consolidate
^®tti le aziende di questo tipo sul territorio.
Più queste aziende hanno un’esperienza
^ che decennale alle spalle e hanno un tipo
fj^'^°“>'’azione molto varia che va dalle conifio^- nlberi da frutto, dalle azalee e altri
n da giardino alle piante da appartamento,
toiyare ai piccoli frutti e agli ortaggi. La
j|Cssionalità, per quel che riguarda la pro“^^lone e la manutenzione dei giardini^ cerili** a vantaggio di quanti pur amanli^ssedere un bel giardino non hanno le co^^nze e le capacità per idearlo e crearlo. ® la primavera non è solo la> stagione della
cui^to dei giardini: è anche la stagione in
jw^^^Paiono i primi vasi sui balconi degli
^^tonenti anche se quest’anno, a causa del
ancora un po’ freddo, pochi hanno già
fuori le proprie piante. Le piante più
Però f * ®°^*f^™cntó sono i gerani anche se
acendo un giro esplorativo da diversi
FloricolKira
lusernese
di Charbonnier geom. Enrico
Progettazione,
costruzione
e manutenzione
giardini.
Produzione
dipiante
ornamentali
in genere
Via 1° maggio, 137- Lusema San.Giovanni - Tel.e fax 0121-954137
fiorai e vivaisti delle Valli abbiamo scoperto
che i gusti in fatto di addobbo floreale di balconi, ma anche di giardini, cominciano un
po’ a cambiare. «Infatti - dicono diversi fiorai e vivaisti - ai tipici gerani edera ormai diventati troppo classici molta gente comincia
ad affiancare altri tipi di piante: dalle azalee
da giardino alle cinerarie, dall’ibisco alle begonie. Il mercato comunque offre svariate altre soluzioni a quanti vogliono addobbare in
maniera meno tradizionale il proprio balcone:
bisogna però saper scegliere o farsi consigliare nella scelta (a seconda delle proprie esigenze naturalmente) e parecchie persone si rivolgono a noi oltre che per acquistare anche
per saperne di più».
I gusti quindi mutano: non ci si accontenta
più dei soliti gerani ma si cerca qualcosa di
nuovo e cresce la voglia di sapere, di informarsi, cosa importante in un campo dove tutti
pensiamo di sapere ma dove alla fine i consigli e gli interventi dei veri professionisti sono
sempre importanti.
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PAG. IV
Nelle
Chiese Valdesi
INCONTRI TEOLOGICI «G. MIEGGE» — Domenica 14
aprile, alle 17,30, nella sala di San Secondo, proseguirà lo
studio del testo «Teologia sistematica» di Paul Tillich e si
rifletterà su «L’attualità di Dio».
ANGROGNA — Nella settimana di Passione ci saranno due
culti con celebrazione della cena del Signore: giovedì 4, ore
21, a Pradeltomo e venerdì 5, ore 21, al Serre. La corale
parteciperà ai culti al Serre e al capoluogo. Domenica 7 culto alle 10 al capoluogo con Santa Cena, partecipazione della corale, battesimi e confermazione.
BOBBIO PELLICE — Venerdì 5, alle 21, nel tempio, culto
di Passione con cena del Signore. Domenica 7 aprile culto
di Pasqua alle 10 nel tempio; partecipa la corale e viene celebrata la cena del Signore.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Giovedì 4 il culto alle 21
sarà alla sala Albarin, come venerdì 5 alle 21. Domenica 7,
culto alle 9 agli Aitali e alle 10 al Ciabas còn Santa Cena.
MASSELLO — Venerdì 5, alle 11, culto al Reynaud. La domenica di Pasqua, ore 11, il culto con cena del Signore sarà
tenuto dal pastore Sergio Ribet.
PERRERO-MANIGLIA — Giovedì 4, alle 20,30, culto nella
sala; a Pasqua i culti, con cena del Signore, saranno alle 9 a
Maniglia e alle 10,30 a Perrero. Il 10, alle 20,30, riunione a
Perrero; 1’ 11, ore 15, riunione alla Baissa.
PINEROLO — Giovedì alle 20,30, culto con Santa Cena a
cura dei membri del Concistoro; venerdì alle 20,30, culto
con Santa Cena e corale. Domenica, alle 10, culto con Santa
Cena e partecipazione della corale.
PRAROSTINO — Giovedì alle 20,30, culto con Santa Cena e
partecipazione dei ragazzi del catechismo a San Bartolomeo; venerdì alle 10, culto con Santa Cena nella cappella
del Roc; alle 15 culto con Santa Cena a Roccapiatta. Domenica alle 10 culto a San Bartolomeo con S. Cena e corale.
POMARETTO — Giovedì 4, ore 20,30, culto con Santa Cena
nel tqmpio, venerdì 5, alle 20,30, culto con Santa Cena a Inverso Clot. Domenica 7, culto all’ospedale alle 9 e nel tem
“ pio alle 10 con Santa Cena e corale. La prossima riunione
quartierale sarà il 10 aprile, ore 20,30, a Pomarétto.
PRALI — n venerdì Santo ci saraimo le ammissioni in chiesa
di due catecumeni. Le prossime riunioni saranno il 9, alle
19.30, a Malzat e il 10, ore 19,30, ad Orgiere.
PRAMOLLO — La domenica di Pasqua, nel tempio, il culto
sarà con cena del Signore ma senza alcun nuovo ammesso
in chiesa. Il lunedì di Pasquetta sarà caratterizzato dall’incontro della comunità con gli ex pastori che hanno svolto
parte del loro ministerio a Pramollo e con le loro famiglie;
il culto, alle 10,30, sarà presieduto dal pastore Paolo Marauda; seguirà un’agape comunitaria.
RORA —A Pasqua, culto alle 10 nel tempio con celebrazione
della cena del Signore e partecipazione della corale. Giovedì 11, ore 20,45, riunione alle Fucine. Domenica 14, alle
10, nella sala Morel, culto con assemblea di chiesa per eleggere i deputati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
SAN SECONDO — Giovedì 4, ore 20,30, e venerdì 5, ore 10,
culto liturgico. Domenica 7, ore 10, culto con Santa Cena e
partecipazione della corale.
SAN GERMANO CHISONE — Giovedì 4 aprile, ore 20,30,
culto a cura dei giovani con Santa Cena; venerdì 5, alle
15.30, culto con Santa Cena all’Asilo dei vecchi e alle
20.30, nel tempio, culto a cura della corale che presenterà in
musica le «Sette parole di Cristo sulla croce» di Schütz.
Domenica 7, ore 10, culto con Santa Cena.
TORRE PELLICE — Giovedì 4, ore 21, culto al centro con
Santa Cena e corale; venerdì 5, ore 10,30, culto agli Appiotti e, alle 21, culto ai Coppieri con partecipazione del
coretto. Il giorno di Pasqua, culto alle 10 con cena del Signore e partecipazione della corale.
VILLAR PELLICE — Giovedì Santo, 4 aprile, culto alle
20,30 con cena del Signore. Domenica 7, ore 10, culto di
' Pasqua con cena del Signore. Lunedì 8 aprile «Pasquetta
insieme» con agape comunitaria alle 12,30 presso la sala di
piazza Jervis; prenotazioni presso panetteria Gönnet, Le
Boulanger, Cooperativa Vernet, tabaccheria Marletto e
l’edicola Dalmas. In serata, alle 21, un gruppo fUodrammatico della comunità proporrà la replica del dramma di Vittorio Calvino «Creatura umana».
VILLAR PEROSA — Venerdì alle 20,30 culto al Convitto.
Domenica alle 10 culto con Santa Cena.
VILLASECCA — Il Venerdì Santo, alle 10, culto nella sala.
A Pasqua il culto sarà alle 10 con cena del Signore. Riunione quartierale il 10 aprile, alle 20, a Roccia.
'»'«’li
Cantina Sociale di Bricherasio
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CALCIO: IL PINEROLO VINCE FUORI. CASA — Bella
impresa del Pinerolo nel campionato nazionale Dilettanti:
impegnato domenica scorsa nella trasferta di Moncalieri, è
stato capace di portare a casa i tre punti ottenendo la rete
della vittoria alla mezz’ora del primo tempo sfruttando abilmente un errore della difesa di casa e impensierendo successivamente i torinesi con puntuali contropiede. Proprio a
pochi minuti dalla fine i biancoblù avrebbero addirittura potuto raddoppiare ma a qùel punto sarebbe stato un punteggio troppo severo per il Moncalieri. Grazie al successo
esterno il Pinerolo si conferma al quinto posto in classifica
e attende il Camaiore domenica 10 aprile sul campo di casa.
Non è andato invece oltre lo 0 a 0 il Saluzzo impegnato in
casa col Viareggio e nel prossimo turno i cuneesi saranno
ospiti della capolista Pisa.
Importante successo del Lusema in Promozione; nella giornata dedicata al recupero di incontri non disputati in precedenza per neve, i valligiani hanno superato il Villafranca
per 2 a 0 grazie alle reti di Rosso e Miegge.
PALLAVOLO — Non è più il Magic Pinerolo dei primi turni
quello che gioca in queste settimane: fallito l’aggancio al
vertice della B2 la squadra pinerolese ha perso nuovamente,
questa volta in trasferta cól Geas, per 0 a 3. Bene invece i
ragazzi in CI capaci di superare per 3 a 0 l’Iris Carcare.
Conclusa la «regalar season» dei campionati federali giovanili, con grandi soddisfazioni per il 3S, l’attenzione si è
concentrata sulla terza divisione junior; dopo le festività pasquali riprenderà il campionato Allievi con il derby ad eliminazione diretta tra i lusemesi del 3S A e i pinerolesi del
3S B. Nel frattempo i favoriti ragazzi di Gardiol (squadra
A) affronteranno in amichevole e Cuneo i pari età dell’Alpitour. In terza divisione maschile il 3S Lusema è stato battuto dal Monterosa per 1 a 3.
Nel campionato promozione Uisp maschile il Morgan Punto E ha superato nettamente per 3 a 0 sia il Pablo Neruda B
che lo Sportidea di Torino, diretta rivale nella corsa al primato. Anche la formazione femminile del Morgan ha vinto
3 a 1 sul Green volley Torino con cui divideva la testa della
classifica prima del confronto diretto.
PALLAMANO — Si apre anche il campionato cadetti di pallamano con un concentramento a Rivalla; buona prestazione dei ragazzi di Silvio Pellissero ma il risultato avrebbe
potuto essere pieno. Il pareggio con la squadra di casa (13 a
13) è infatti maturato attraverso alcune grosse ingenuità dei
pinerolesi ma si è trattato comunque di una buona occasione, per la squadra under 15, di fare esperienza visto che
molti giocatori erano all’esordio in competizioni federali.
Concerti Unitrè a Torre Pellice
La ricchezza
dei repertori musicali
Il concerto del 29 febbraio è
stato offerto all’Unitrè di Torre Pellice dagli artisti Bruno
Loris Pianezze, baritono, Ugo
Caira, tenore, e Andrea Musso, pianoforte. La prima parte
dei programma è iniziata con
un’aria tratta dalle «Nozze di
Figaro» di Mozart: «Se vuol
ballare Signor Contino», eseguita dal baritono che ha evidenziato con notevole bravura
sia il recitativo, sia il tono
pungente dell’aria vera e propria. Dalla «Bohème» di Puccini è seguita la celebre aria
«Che gelida manina». Di
Scarlatti, la brillante Sonata in
do maggiore per solo piano.
Di Donizetti la «Cavatina»
dall’Elisir d’Amore. Di Giordano l’aria «Caro mio ben», e
di Beethoven il secondo tempo dalla «Sonata Patetica»; infine di Schubert il Lied «An
die Leier».
Nella seconda parte ancora
Schubert: un Lied («An die
Musik»); di Falconieri un’
aria, «Bella porta di rabini»;
di Donizetti una canzone napoletana; di Rossini dal «Barbiere di Siviglia», «Se il mio
nome Lindoro». Molto apprezzata l’esecuzione del Notturno n. 1 op. 32 di Chopin
del bravo pianista che ci ha
fatto notare la dualità del
grande compositore; infatti a
volte è l’anima polacca che
predomina (per parte di madre), che ci ha regalato le Polacche, le Mazurke, le Ballate,
mentre i romantici Notturni
sono scaturiti dall’anima francese (per parte di padre).
Il 7 marzo il pianista Simone Sarno, già conosciuto per
aver vinto un’edizione del
concorso pianistico «Czemy»
e per altri concerti in duo a
quattro mani, è stato ascoltato
in veste di solista. Di Beethoven è stata eseguita la sonata
op. 27 n. 2 in'do minore
«Chiaro di luna». Di Debussy, «Pour le piano» (preludio,
sarabanda, toccata) e «Clair
de Lune» (dalla Suite bergamasca). Il maestro ha poi eseguito come bis il Notturno op.
9 n. 2 di Chopin.
Il 14 marzo c’è stato il gradito ritorno del duo pianistico
Maria Alfano ed Ester Senatore di Salerno. Impeccabili
nella tecnica e nell’interpretazione, le interpreti sono partite da Ma mère l’Oye di Ravel,
hanno acceso l’ambiente con
le pirotecniche Danze spagnole di Moszkowki. Reminiscenze raveliane, ma con felici e personalissime intuizioni
nel Bolero di Pinna che ha
chiuso la prima patte. Anche
nel secondo tempo, le due
giovani pianiste non si sono
risparmiate: con la Fantasia
in Fa min. op. 103 di Schubert e Tre pezzi dall’op. 11 ài
Rachmaninoff, hanno dimostrato il loro eclettismo nel
rendere con la giusta coloritura due autori dalle personalità
complesse e variegate.
Il duo Alessandra Masoero
(flauto) ed Erica Zavattaro
(pianoforte) ha offerto il bel
concerto del 21 marzo. Il programma, da Bach a Fauré, ha
permesso alle affiatate concertiste di dimostrare la loro
sensibilità, dalla sonata ih sol
minore di Bach a quella in do
maggiore di Mozart, alle poco conosciute variazioni di
Chopin su un tema di Rossini
e al virtuosismo di Bòhm su
un’aria di Paisiello (La molinara) e alle scorrevoli sonorità della Fantasia di Fauré.
E Eco Delle mLi ^ldesi
VENERDÌ 5 APRILE 1996
4 aprile, giovedì — TORINO: Alle 17, presso la Biblioteca reale in piazza Castello, verrà presentato il libro «I periodici di Torino
1860-1915» di Maria Rosaria
Manunta.
5 aprile, venerdì — PEROSA ARGENTINA: Alle
20,30, presso la sede della
Comunità montana, nell’ambito del corso di aggiornamento in agricoltura, il perito
agrario Guido Tallone parlerà
di tecnica casearia.
7 aprile, domenica —
TORINO: Si conclude
l’esposizione delle opere del
pittore Felice Carena (Cumiana 1879-Venezia 1966)
presso la Galleria d’Arte moderna e contemporanea in via
Magenta. Orario 9-19.
7 aprile, domenica —
PRAGELATO: Alle 21, nella palestra comunale, festa
occitana col gruppo «Lou
Magnaut».
8 aprile, lunedì — TORRE PELLICE: Per le vie del
paese si svolge la tradizionale fiera di Pasquetta.
9 aprile, martedì —
TORRE PELLICE: Alle
20,30 è convocato il Consiglio comunale; all’ordine del
giorno il progetto di una nuova palestra e una presa di posizione rispetto alle associazioni di volontariato.
11 aprile, giovedì — BIBIANA: Alle 21, presso la
scuola elementare, incontro
pubblico con medici di base e
medici omeopati sul tema:
«Le allergie».
11 aprile, giovedì — TORRE PELLICE: Alle 15,30,
per gli incontri dell’Unitrè, alla Casa valdese, Cristina De
Marco al pianoforte proporrà
musiche di Beethoven, Liszt e
Mendelssohn.
11 aprile, giovedì — POMARETTO: Alle 20,30, nella sala del teatro valdese, si
svolgerà un dibattito su
«L’attualità di Piero Gobetti
(1901-1926)» fra il prof. Bartolo Ganglio deirUniversità
di Torino (Vita e pensiero) e
il pastore Sergio Ribet (La
Riforma mancata). Dall’11 al
14 aprile, nella medesima sala, sarà esposta una mostra su
Gobetti; apertura ore 10-12.
12 aprile, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,
45, alla Comunità montana in
corso Lombardini 2, a cura
del Gruppo di studio Val Lucerna, il prof. Daniele Mazza
parlerà su: «I superconduttori
e le loro applicazioni».
12 aprile, venerdì — SESTRIERE: Alle 21, nella sala
consigliare, incontro sul tema:
«Patologia e aspetto patologico della vita del montanaro».
A San Secondo, giovedì 4
aprile, alle 20,30, presso la
sala incontri del municipio,
l’Ulivo presenta i candidati
alla Camera, Giorgio Merlo,
e al Senato, Elvio Passone.
Lucio Malan, candidato del
Polo alla Camera, sarà presente nei mercati di Frossasco
(giovedì 4, ore 11), di Torre
Pellice (venerdì 5, ore 9), di
Lusema San Giovanni (venerdì ore 11) e di Pinerolo
(sabato 6, ore 9).
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IL DISAGIO
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via Roma 41 (s^tmdo piano)
LUSERNA S. GIOVANNI
Tutti i gimni dalle 17 alle 19
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notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale di Pomarétto, tei. 81154
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Villar Perosa: Farmacia De
Paoli - via Nazionale 29, tei
51017
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Perosa Argentina: Farmacia
Termini - Via Umberto I, tei.
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Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
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I! -S
.ii‘*
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
■M
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 7 APRILE
Bibiana: Farmacia Garella Via Pinerolo 21, tei. 55733
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Bobbio Pellice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
8-4
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bta
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
-Í,
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SERVIZIO INFERMIERISTICO
(
dalle ore 8 alle 17, presso le.
sedi dei distretti.
Cinema
TORRE PELLICE — Ilj
cinema Trento ha in pro^'^
gramma, giovedì 4 e venerdtl
5, ore 21,15, L’inglese che
salì la collina e scese da una
montagna; sabato 6, ore 20 e.
22,10, e domenica 7, ore 16,.;
18, 19, 21 Jumanji, lunedì 8;^
aprile, ore 15,30, 17,45, 20 e
22,15, martedì 9 e mercoledì
10, ore 21,15, La lettera
scarlatta.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì 5 e sabato 6 aprile Jane
Eyre; domenica, ore 15,15,
17.15, 19,15, 21,15 II presi-:
dente; lunedì, ore 15,l5’,ì
17.15, 19,15,21,15, martedìe;
giovedì, ore 21,15, Corsari.,,.,
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Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
11
^ 5 APRILE 1996
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
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Il crocifisso
Non si finirà mai di comprendere
che lo Spirito Santo non dà solo
lì dono della parola per testimoniare
la fede, ma si serve dei mezzi più
f svariati per portare a compimento
la sua opera.
; ^ Molti anni fa Michelangelo dipinse,
fetidi primo tra i pittori dell'età moderna,
i un Cristo inchiodato alla croce.
; Ma, a differenza di tutte le precedenti
.. ii.
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il Crocifisso quasi si staccava,
si muoveva, tornava aliavita.
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Era come se il Buonarroti, attraverso
■^quella rappresentazione grafica, volesse
■ richiamare Tattenzione su una verità non
-, nuova, anzi antica quanto la stessa fede
cristiana, ma che spesso si tende
dimenticare, cioè che non si può pensare
a Cristo in croce senza ricordare
•eontemporaneamente che egli è risorto.
ijl Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua
sono diventati nel calendario del nostro
rondo poco più che un breve preludio alla
grande fiiga delle vacanze estive.
Viceversa, per la fede fiduciosa sono
come la sofferenza e la morte, là gioia e
la vita. Tutto è ricapitolato in Cristo.
Anche il significato del nostro vivere
"■ quotidiano e della visione dei nuovi cieli
e della nuova terra, per cui ripetiamo
3.1 ■ «Padre, il tuo regno venga».
Emidio Campi
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È morto all'età di 58 anni il pastore Pino Mollica
È Cristo che ci sprona nella fede
La testimonianza e l'impegno di un testimone
del ¡'Evangelo, che ci ha insegnato a vivere la fede
STEFANO MELONI
Mercoledì 27 marzo è
deceduto il pastore Pino Mollica; nel mese di febbraio era stato sottoposto a
un trapianto cardiaco. Il cuore di una donna di 48 anni
aveva continuato a pulsare
con forza nel suo petto. La
riuscita dell’intervento non è
stata però sufficiente ad assicurare a Pino una più lunga e
vitale esistenza. Desidero, a
nome delle comunità della
Sardegna da lui curate, attestare la testimonianza che ci
ha lasciato. In circostanze come queste, talvolta, si indugia
in espressioni poetiche e pure
retoriche, ma la sobrietà e il
rigore morale e intellettuale
di Pino mi costringono a un
racconto scarno, a una rievocazione sostanziale, a una
preghiera di ringraziamento
al Signore.
Così mi piace ricordare, in
ordine sparso, la sua non gelosia del pulpito, della predicazione, della funzione pastorale. La sua autorevolezza
mai impositiva, la seria e sincera democraticità nella guid^ della chiesa. Scelse di venire a Cagliari nel 1984, dopo
aver curato le chiese di Cuneo e di Mottola, immediatamente dopo la scissione della
comunità e la costituzione di
un nuovo (e attualmente presente) gruppo evangelico.
In quella grave crisi seppe
intraprendere con pazienza e
con tenacia il lavoro di ricostruzione e di consolidamento di ciò che era rimasto. Coltivò Einserimento sempre più
fecondo dei giovani provenienti dal gruppo Egei di quegli anni (e che oggi siedono
nel Consiglio di chiesa numerosi): coinvolse fratelli e sorelle nel lavoro diaconale,
nella predicazione domenicale, negli studi biblici; ci guidò
nella stesura della dichiarazione di fede e del patto costitutivo, nonché del regolamento della chiesa.
Ci spinse a un investimento
Il pastore Giuseppe Mollica in una foto che io ritrae con il pastore
Giampiccoli
fiducioso di tempo e energie
per la crescita del nostro centro «Campo Sardegna», che
oggi è un’istituzione dell’
Ucebi; curò con grande affetto la crescita della diaspora
del Sulcis Iglesiente che si è
costituita da alcuni anni in
chiesa autonoma; chiamò a
conversione e al battesimo
attraverso una fede che non
fosse solo risposta emotiva,
ma piuttosto e decisamente
una scelta radicata nel messaggio evangelico di un Dio
che in Gesù Cristo viene incontro all’umanità e la chiama a un impegno costante e
vigile verso il prossimo.
Per questo l’impegno sociale e politico di Pino è stato
una costante della sua vita di
fede. Dal segretariato del Movimento giovanile battista
che sfociò neUa costituzione
della Egei, dal lavoro nelle zone terremotate in quel di Senerchia nel novembre 1980,
al Servizio migranti della
Fcei, al suo lavoro in sede locale con gruppi e organizzazioni impegnate nel vtilontariato e nell’impegno civile.
Pino è stato soprattutto, nel
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abbonati che ci consente di esse'
re un giornale libero, indipen'
dente ed evangelico.
Ricordiamo che gli abbonati sostenitori riceveranno una stampa
tipografica del pittore evangelico
Paolo Paschetto (1885'1963)
«Credo in Dio onnipotente...» da
«Il credo apostolico».
Da stampa, di tiratura limitata e
numerata, è curata da un editor^
d^arte specializzato.
.fonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101 intestato a Edizioni Pronti s-r.l., via Pio V15 bis, 10125 Torino.,
corso del suo lavoro pastorale, uri uomo «deH’Ùnione».
Sono noti, credo a tutti, il suo
impegno, la sua dedizione, la
sua passione nei riguardi di
questo insieme «rissoso» ma
fraterno di comunità battiste
in Italia. Pino ha sempre creduto nella forza e nella validità del percorso comune che
■il Signore ci ha indicato. Mostrandolo nelle assemblee,
nei comitati e nei Consigli di
-chiesa dove, noncurante delle
reazioni talvolta irritate dei
membri, portava avanti con
determinazione le ragioni
deirUnione alla ricerca di un
ragionevole compromesso tra
le esigenze locali e quelle generali. Quante battaglie per
spuntare dal cassiere un soldo in più per il piano di cooperazione!
Forse altro ci sarebbe da dire. E tutti quelli, tra voi, che
l’hanno-conosciuto prima è
meglio di me lo faranno nelle
sedi che riterranno opportune. Ma in ultimo non posso
tacere di una sensazione di
rammarico che ho colto in
una sua frase quando già era
stato operato e il decorso po
GRAZIE PER LA VITA
l familiari di Pino Mollica
desidetimo sinceramente ringraziare coloro i quali hanno
avuto il coraggio e l’amore di
donargli il cuore. Questa è la
lettera che Pino voleva pubblicare $ui giornali. Ci sembra
^usto accogliere e partecipare
questa sua volontà.
Questo grande dono è stato
rultìmo ad arrendersi e sembrava avesse vogtìa di battere
ancora in altre cento vite.
■ ' «Amici carissimi, e tali
siete per me anche se non ci
conosciamo. Abbiamo insieme qualcosa di molto
importante: alVinizìo del
mese di febbraio, amici carissimi, voi avete perduto
una persona cara, e io ne ho
avuto un benefìcio'enorme.
A voi è mancato l’affetto
di M. M. G., moglie e rnadre
di 48 anni, ed io ho ricevuto il suo cuore.
Scrivo questa come lettera aperta” in quanto, amici
carissimi, desidero che siate
liberi di decidere se è quando incontrarci: in ogni caso
e qualunque sia la vostra
decisione, che io rispetto, è
importante che sappiate,
amici carissimi, che vi sonò
grato per tutta la vita».
Stoperatorio si presentava
estremamente duro e faticoso. Certo, c’erano la tensione
e lo stress, le preoccupazioni
familiari e l’andamento della
comunità. Ma c’era anche,
malinconica e insinuante, la
consapevolezza di tutto ciò
che rimane in sospeso e non
si può più portare a termine,
l’idea di un mimstero che hai
amato e che non potrai fiiù
svolgere, e per il quale tardivi
e mutili sono i riconoscimenti
degli uomini e delle comumtà. C’è stato infine l’impatto
tremendo con un corpo violato, che non segue più i tuoi
desideri, le tue aspettative e
le tue mete.
Il corpo di Pmo, stanco, si è
spento. La sua tensione vitale, la sua fede rimangono con
noi grazie alla testimonianza
che i familiari ci hanno donato in questi ultimi due mesi.
Al Signore voghamo dire grazie per ciò che abbiamo ricevuto e chiedergli di starci vicino perché, così come Loide,
Etel, Stefano, Roberto e gli altri parenti, senza la sobria vicinanza di Pino ci sentiamo
tutti un po’ più soli.
!Sl0
gioventù evangelica
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12
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
L'Evangelo in sardo un problema che si pone da almeno un secolo
Giovanni Arbanasich^ il pastore che tradusse
in sardo alcune porzioni delPEvangelo
FRANCO SCARAMUCCIA
Leggendo io stimolante
articolo di Mario Cignoni
«C’è ansia di conoscere 1’
Evangelo» su Riforma dell’8
marzo, apprendo che a Aritzo
c’è un parroco che vuol preparare una versione degli
Evangeli in dialetto sardo. E
mi viene in mente la storia di
un pastore battista, Giovanni
Arbanasich, di cui proprio
quest’armò ricorre l’80° anno
dalla morte e che questo tentativo aveva già fatto e in parte realizzato.
Ringrazio Mario Cignoni
perché con la sua notazione
mi spinge a tirar fuori dall’
oblio la figura e l’opera di
questo nostro antico fratello.
Fra i battisti sembra che il benedetto istituto della memoria non abbia sede, tanto poco sembra essere fra noi 1’
amore per U ricordo; non certo come attaccamento al passato o culto dei nostri progenitori nella fede, ma come
ringraziamento a Dio per
quei progenitori e rivisitazione di ciò che è stato da loro
fatto come spiegazione della
nostra identità e del nostro
radicamento.
Giovanni Arbanasich nacque a Roma il 2 maggio 1877
e nel 1885 si trasferì a Cagliari
al seguito del padre Pietro
(bella figura di triestino mazziniano e poi pastore evangelico), che vi andò come pastore locale della Chiesa battista. A Cagliari maturò il suo
grande amore per la Sardegna, che conosceva bene accompagnando spesso il padre nei suoi frequenti giri
evangelistici per l’isola.
Studiò il sardo e si sforzò di
parlarlo durante le predicazioni che, giovanissimo, faceva nei paesi della provincia.
Finiti gli studi classici andò a
Firenze alla Facoltà di lettere,
ma gli rimase l’amore per la
Sardegna: infatti proprio a Firenze portò a termine la traduzione dell’Evangelo in dialetto sardo meridionale. La
Società biblica si incaricò di
pubblicarla nel 1900 e di
diffonderla in Sardegna. Oggi
purtroppo della traduzione,
che io sappia, esiste solo una
copia, che si trova nella biblioteca comunale di Cagliari
(Miscellanea sarda A.30.5).
Forse il parroco di Aritzo
vorrà prenderne visione e
utilizzarla per il suo lavoro.
' Finito il corso di laurea,
Giovanni Arbanasich rispose
alla chiamata di servire il Signore e si preparò alla Scuola
teologica battista di Roma,
dove ebbe come insegnanti
Enrico Paschetto, Taylor e
Whittinghill. Fu inviato successivamente come pastore a
Bari e a Barletta e poi a Firenze, dove sposò nell’aprile
1907 Enrica Paschetto, figlia
del suo professore. Da Firenze fu inviato a Sampierdarena
e poi a Genova. Mi fu doppiamente collega perché, dopo
aver fondato la chiesa di
Chiavari, ne fu pastore fino
alla sua morte e perché fu direttore,del «Testimoiuo» negli
anni 1911-12. Ufficiale nella
prima guerra mondiale, fu ferito al fronte e morì, nel fiore
degli anni e deUa sua attività,
per i postumi della ferita H 31
gennaio 1916.
La sua morte prematura gli
impedì di esprimere tutto il
contributo che sarebbe stato
in grado di dare all’evangelismo italiano. L’Unione battista deve alla sua perspicacia
e al suo coraggio la fondazione della Chiesa di Chiavari il
22 settèmbre 1912: raccolse i
pochi valdesi rimasti senza
cura pastorde, perché la Tavola aveva ritirato i suoi ope
ir.'.-'' ' li
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certosa de is cosas, chi
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di. rei de se ôiudea. inci
dut unu çertu sacer*
dont Domenau Zaccarta,
de s'ordini de .\bia; e
sa muUeH, ehi si naràt
Etisabetta. dat de is
dUas de Aaromù.
d'Pot s is duus Santa
giustos aaanti de Deus, '
camminendi irreprensibitis id iot la cumandamén tus e ieis de su Signori.
r B-nou teniaota SUub,
poiia chi ^sabetta dat
sterili, e tôt e Is duus ..
fiaoz avanzaus in édadi.
e B dat suç^iu ehi
montras issu dat fandl
is (uozioQisde saçerdotU'
in s’ordini de sa eiassi
sua,anantidei}eus, itse*
gundu s’usa de su sacerdoziu,ddi flat toccau
in sorti de intrai lu su
tempiu desu Signoripo
iai su proiUmu; t«e
totu sa muititudim. de
Il frontespizio e una pagina detl’Evangelo di Luca tradotto in sardo
rai da Chiavari, e. diede vita a
un primo esperimento di comunità bmv sui generis. Dal
primo registro della chiesa
(tenuto su un normale quaderno scolastico) risulta infatti che, a parte lui e la moglie, tutti i membri erano vaidesi («già della disciolta Chiesa Valdese di Chiavari», così è
annotato).
Ma dove espresse meglio il '
suo genio fu nell’innologia:
Il pastore Arbanasich
aveva molta dimestichezza
con la poesia e il comporre in
versi gli era facile e abituale.
Si conservano di lui, infatti,
molte poesie: componimenti
d’occasione (come per esempio quella a G. B. Taylor del
1904) ma soprattutto inni,
che produsse in gran parte
durante il suo pastorato a
Sampierdarena. A Chiavari
fece stampare una raccolta di
inni per la congregazione, in
cui erano compresi numerosi
testi composti da lui. Alcuni
di questi inni divennero molto noti nell’evangelismo italiano, perché inseriti negli innari nazionali. Nell’innario
del 1922 gli inni attribuitigli
sono quattro: il 76 (Osanna!
Al Cristo gli angeli tributin
gloria e onor, su musica di W.
Schrubsole): il 248 (Come del
sole fulgida la lucè a Italia
splende, su musica di G.
Standish); il 282 (Ne l’aspra
landa del dolor il core ignaro
si smarrì, su musica di W. A.
Ogden); il 292 (Non sia fratelli il core né afflitto né turbato,
su musica di I. D. Sankey).
Di questi nell’innario del
1969, che le chiese evangeliche usano al momento, è rimasto solo l’inno che viene
Collettivo teologico Sophia
Il corpo e la teologia
ELIZABETH OREEN
Qualche settimana fa i
giornali hanno riportato
le notizie raccapriccianti di
una giovane che, vittima di
una violenza sessuale, ha
portato a termine una gravidanza - dando alla luce un
bambino - mentre era in stato di coma. Che il corpo della
donna, pensato nel corso
della storia come mera incubatrice del seme maschile
(basti pensare ad Aristotele),
lo sia diventata di fatto, costituisce un novum per l’umanità, con conseguenze a dir
poco inquietanti.
Queste riflessioni sono
emerse nel corso dell’ultimo
incontro di «Sophia», collettivo teologico di donne protestanti, tenutosi a Roma il 25
marzo nella chiesa valdese di
piazza Cavour. Infatti, in
quell’occasione, oggetto di
discussione sono stati due libri di recente pubblicazione,
ambedue incentrati sul tema
del corpo. Il primo: «Il corpo
della donna come luogo pubblico», di Barbara Duden (Torino, Boringhieri, 1994) traccia, a partire dalla storia delle
idee, il modo in cui il corpo
della donna in stato di attesa
è stato pensato fino a divenire l’odiemo «sistema uterino
di approvvigionamento». Il
secondo; «Il mio corpo sono
io», di Elizabeth Moltmann
Wendel (Brescia, Queriniana,
1996) si propone invece di riscattare il corpo femminile
dai maltrattamenti che ha subito dal pensiero cristiano,
elaborando una teologia all’
insegna della corporeità.
Nella nostra riflessione ci è
parso di individuare due tendenze: da una parte quella di
ridurre la donna alla ftmzione
di un corpo votato alla maternità (basti pensare alla medicalizzazione della gravidanza
e alle varie tecniche di assistenza alla procreazione),
dall’altra quella di rivalorizzare il corpo collocandolo al
centro della riflessione teologica. Quali risorse offre il cristianesimo per fondare la dignità del corpo femminile e
maschile? E con quali contorni si presenterebbe una teologia pensata a partire dalla
corporeità? Sophia si è proposta di rispondere a queste domande ed altre domande riprendendo il tema del corpo
nel suo prossimo incontro.
cantato a Pasqua: il 234, che
riproduce con parole leggermente mutate il 76 del 1922
Osanna! Cantan gli angeli al
Cristo gloria, onor. Deve trattarsi di un inno composto
molto presto perché lo troviamo già, al n. 78, nell’innario metodista del 1908.
L'INNO
Questo è uno degli inni
composti da Giovanni Arbanasich, che è riportato nel necrologio apparso sul «Testimonio» e che risulta fra quelli
composti a Sampierdarena.
«O Signore benedetto,
Resta ognora presso a me;
Mi circonda del tuo affetto,
M'empi il cuor della tua fé.
Presso a Te nessun dolore.
Nessun mal non temerò,
Pino al regno Tuo d'amore.
Buon Gesù, Ti seguirò.
Nelle prove della vita
Se mi manchi, o buon Gesù,
Privo io sono d’ogni aita,
D'ogniben, d’ogni virtù.
Guida Tu lo spirto anelo,
O Signor d'ogni bontà.
Fino al dì che Teco in cielo
La tua voce no’i trarrà».
Villa Betania
Nuovo reparto
oftalmico
CORATO — La Chiesa valdese è stata colpita nell'arco diy,
mese dalla scomparsa di due anziani suoi membri, fl i?
febbraio è deceduto Armando Castiglione, appartenem»
ad una famiglia molto attiva nella testimonianza evane^.
ca nella nostra regione. Il 19 marzo è venuta a mancare
lia Di Bisceglie leva, in passato impegnata nella conduzio^
ne della scuola domenicale e nel compito di predicatotelo,
cale. La comunità è vicina ai loro familiari con la consolo.'
zione dell’Evangelo e la speranza nella resurrezione.
PINEROLO — Vivi auguri per un cammino di fede ai gem^
Jenny e Andrea, battezzati domenica 24 marzo e un calon
so ringraziamento ai genitori Luciano Fraschia e A
Maccarone per aver voluto far partecipe della loro gS
con un rinfresco, tutta la comunità presente al culto.
03 mar
tale «E; ^
PRAROSTINO — Il 10 marzo l’assemblea di chiesa ha nomi
to i delegati alla prossima Conferenza distrettuale e i dej
tati al Sinodo. Alla prima parteciperanno Marinella Foi
rone, Renato Fornerone e Laura Griglio, al secondo Vali
Avondetto e Florence Jones.
• Nel corso della stessa assemblea si è provveduto a nomi
nate cassiera Marinella Fornerone, in sostituzione di Gi^
vanna Bettoli che per molti anni ha avuto questo incarico«
a cui va un sentito ringraziamento da parte della comuni^
• La Domenica delle Palme sono stati due i giovani che?
termine del catechismo hanno confermato il loro batti
mo dichiarando la loro fede: Barbara Comba e Robei
Goimet. Al culto ha partecipato la corale; i confermati soi
stati poi ricevuti al presbiterio con i loro familiari per
pranzo organizzato dal Concistoro.
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BOBBIO PELLICE — La Domenica delle Palme sono stati ba^
tezzati Francesca Buttigliero e Simone Gönnet e han|
confermato il battesimo Ivo Artus, Massimo Artus, Stefai
Barolin, Tatiana Barolin e Marina Cairus.
• L’assemblea di chiesa ha nominato deputati alla Con
renza distrettuale Gabriella Negrin, Osvaldo Davit, Sp^
ranza Puy e al Sinodo Maria Luisa Gönnet.
no eoi
llblicai
Ébeli
iiema
TORRE PELLICE — Il 24 marzo l’assemblea di chiesa
scusso il complesso problema del progetto di riordino de
istituti e opere che fanno parte dell’ordinamento valdese.^"
• La Domenica delle Palme sono stati ammessi in chie
con il battesimo o la confermazione Marco Arnoulet,
Bellion, Roberto Benech, Alain Cappai, Marcello Cappi
Chantal Cesan, Valeria Coì'sson, Paolo Jalla, Stefania Mtt
rei, Evy Poggio, Claudio Stalle.
• La comunità esprime un fraterno augurio a Virna Crocee
Fabrizio Bertot che si sono sposati.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in oc
sione dei funerali del pastore Ernesto Ayassot e del fratei
Dino Costantino.
fa f altro
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LUSERNA SAN GIOVANNI — L’assemblea di chiesa del.2<
marzo ha eletto quali deputati al Sinodo Paolo Gay e Hi
giorgio Resini e alla Conferenza distrettuale Marghi
Simmen, Adriana Perotti e Tullio Parise. La stessa assi
blea ha pure discusso dei risultati di un questionai
sull’identità valdese oggi.
• La sera del 28 marzo la comunità ha incontrato i mei
della Ciov che hanno illustrato l’attività degli ospedalufl
Torre Pellice e Pomaretto. Questo per rispondere a una j
precisa indicazione della Conferenza distrettuale che auj
ffflidt
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®o dei cc
Tufiavii
Nei giorni scorsi, con una
sobria ma significativa cerimonia, è stata inaugurata la
nuova collocazione del reparto oftalmico dell’ospedale
evangelico «Villa Betania» di
Ponticelli (Napoli). Il reparto,
che entrerà in piena funzione
a partire dal 1" aprile, si trovava ffnora inserito al primo
piano in mezzo a quello di
medicina. Ora ha trovato collocazione autonoma in stanze che sono state interamente rifatte. È purtroppo una situazione di compromesso:
l’ospedale aveva chiesto invano al Comune il permesso
di ricavare nuovi volumi
sull’ampio terrazzo del quarto piano. Le nuove stanze si
presentano molto bene. Tutto è stato curato al meglio.
All’inaugurazione, limitata
volutamente al personale
dell’ospedale, ha preso parte
eccezionalmente anche il past. Giorgio Bouchard che ha
sviluppato un’affascinante
preciica su un testo poco noto, II Cronache 20, mentre il
piccolo gruppo corale della
chiesa battista di Pozzuoli ha
cantato alcuni inni.
spicava un maggiore scambio di informazioni tra i coini^
delle opere e le chiese locali. I due temi più dibattuti ni”
serata sono stati il futuro dei nostri ospedali e il senso di
loro evangelicità oggi.
» Nel corso del culto della Domenica delle Palme, tenui
al Ciabas, sono stati confermati Davide Chiavia, Pari
Cordin, Daniele Favat, Valentina Ferrerò, Loris Gay,
Legger, Lorena Malan, Alberto Revel.
SAN GERMANO — Nove ragazzi hanno dichiarato durante^
culto della Domenica delle Palme la loro fede: Dani^
Beux, Lorenzo Beux, Manuela Beux, Barbara Bouno®
Andrea Ferrier, Sonia Genre, Simona Gönnet, Stefani
Obialero e Micaela Pairone. I giovani hanno letto di front
a una numerosa assemblea una confessione di fede delll
Chiesa riformata del Sud Africa, nella quale hanno detto
riconoscersi. In base ad essa sono stati accolti come me®
bri di chiesa e, secondo tradizione, parteciperanno pet i "
prima volta alla Cena del Signore durante il culto del^
prossima Pasqua.
MILANO — Il 30 marzo si è svolta presso il Centro culturelt Oltre 1(
protestante la quarta e ultima conferenza del ciclo «Fra %o la s£
salo e futuro il popolo cristiano si confessa», tenuta® Ainoci
prof Paolo Ricca che ha parlato sul crisianesimo davanri ^^ali
futuro, senza illusioni ma con una fede rinnovata. Le pie® «ofiche e
denti conferenze erano state tenute dal prof. Sergio Ros^^to dal (
gno e dai pastori Giorgio Tourn e Fulvio Ferrarlo. Il perr”
so, partendo dalla confessione dei nostri peccati ed er
in una «critica» della storia e dell’influenza del cristiani
mo sulla società occidentale, ci ha portato a un’apertu^
un futuro sempre più multireligioso dove però sarà seinP
più necessario annunziare e vivere l’Evangelo.
ico di
^>120 ma
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE "" .
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOÌ^
VIA P. COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX; 06/3201040'
. N. 1, primo trimestre 1996
reno
^«Pastc
JJuppat.
^nesuG
^Timt
□ S. Aquiiante, La confessione della fede e l'iri’j
pegno nella politica □ M. Rostan, Il Movimen^Cristiano Studenti italiano negli anni 70 □ C. P*'
Cecco, Gioventù Cristiana. La teologia contri'
compromessi □ £. Stretti, Il Pentecostalismo
Italia □ Rassegne: E. E. Green, Rassegna di fof"
nist Studies □ E. Noffke, Opere sul-Gesù stori'
□ Note e commenti: M. C. Laurenzi, Studi ferriR^''
nisti e criterio ermeneutico □ S. Rostagno, Consenso tra cattolici e luterani Oi,Recensioni '
13
lì 5 APRILE 1996
Vita Delle Chiese
I pastori Charles e Josiane Gabel a Napoli
Una novità: gli ebrei messianici
,ìinpegnati nella costruzione della Chiesa riformata i due
pstori hanno fornito un quadro della vita a Gerusalemme
Il30iarzo, al Centro cultuRemolrftale «E- Nitti» del villaggio
Smitcciolo di Ponticelli (NaAned MV^arles e Josiane Gabel
3 incontrato rappresen
- gjtidelle chiese evangeliche
jiN^li per parlare della siominjJ ^azione di Gerusalemme e
idepu di Israele in generale. 1 coFomij jjygi Gabel, ambedue pasto3Val^ ¿dilffigine belga ma appar¿enti dia Chiesa riformata
^ nomli |ji|tocia, lavorano da anni
‘ii Gi^ orSd in quell’area partico'aticoì lamiente calda del Medio
ouniti jSte e al centro di uno dei
i che^^tfti più aspri. È stato
aatteàwpcolarmente significativo
nberJ^P'incontro che avveniva
Iti soiOTtoprio nel momento in cui i
Ettori internazionali erano
Itati su Israele, a seguito
li attentati terroristici che
¿mo commosso l’opinione
“ ilica internazionde.
T|iabel con fare piano hanBopistrato la situazione con
licolare riferimento al
ilema dèlia terra. Dati biici alla mano hanno detto
ita l’altro come in quell’area
ài^apre sono vissuti insieme popoli diversi che nella
loroftoria millenaria se hanBo avuto momenti di conflitto, sono anche riusciti a trorai«‘forme di coesistenza pacifica. Attualmente, nonoforme acute ed esplosioniviolente di nazionalismo e di integralismo, la volontà generale che anima
i e israeliani è rivolta soalla pace. Esistono
fornieinfinite e modi nei
qotólesta si manifesta inequabilmente. Particolaraénte’jtoccanti sono stati
ípisádi ai quali essi hanno
jjj di persona di solida
rie^ettiva degli uni verso
gljsldr di arabi e di israeliaj uiplia base di questa vopace diffusa nella
maggioranza della
j ^pazione, è possibile speso We in ima riconciliazione
Í '^^uEonsenta uno sviluppo
nutrid ’ ® armonioso di tutti.
® violenze sono stati
ly, ^ftessi dagli uni e dagli al'u. febbe falso fare ricadeiranteil '®le t«sponsabilità solo su
janieW dei contendenti,
lunous, Travia parlare di Israele
tefanii
li fronti
le dell!
detto
emein
□ per
to dell
Crocei
noi
fratei
Una veduta aerea della città dalla parte settentrionale
in ambito cristiano, significa
affrontare anche l’arduo problema del riconoscimento del
Messia. È la rottura tragica
dalle conseguenze quanto
mai nefaste per gli uni e per
gli altri, dei rapporti tra sinagoga e chiesa, consumatasi
nei primi tempi della nostra
era. Conseguenze nefaste sia
per la vita stessa degli ebrei
che per lo sviluppo della teologia cristiana. L’«olocausto»
è il punto più alto della tragedia e segna in un certo senso
il fallimento della teologia cristiana. Non a caso in questo
dopoguerra in ambito cristiano, e non senza mosse maldestre e goffe, si è cominciato
a ripensare al problema. Ora
anche da parte giudaica la situazione è in movimento.
I Gabel hanno parlato del
nuovo movimento degli «ebrei messianici», in fase di
espansione e sul quale da noi
ben poco si sa. Si tratta di ebrei che riconoscono in Gesù
di Nazaret il Messia ma che
rifiutano, giustamente, di
chiamarsi «cristiani» (dopo
tutto cristiano deriva dal greco «Christòs», che è la traduzione di «Mashà», «Messia»).
Osservano la «Legge» e {pertanto hanno la circoncisione,
ma praticano anche il battesimo. Fanno dunque pensare
ai «giudeo-cristiani» di cui il
^Gruppo ecumenico di Firenze
Incontro di lettura biblica
Oltre 100 persone affolla
ulturate
“ >2 di via della Per
Ito'“ ^‘^c^sione del primo e
incontro di letture
® ® preghiere organiz
’ Gruppo misto ecu
di Firenze (cfr. Riforl2 del 22 marzo, pag.
3^0 marzo scorso.
^2Ji^leduto e introdotto dal
® Mario Affuso, l’incon
aa visto i suoi momenti di
. ssione biblica sul tema
nostro che sei nei ciepastore Piero Bensì lo ha
Pto con una medita
'S
3C1^
340'
. «
'ifO*!
lei
;.De
itfO'
ìdio
none
su Giovanni 1,11-13 e il
w'j^lmothy Verdón ha procon una meditazione
11,3-4. Ne sono deri
Fiocco
azzurro
JJfnica e Marco De
(annunciano la
q{\Ò^ *®scita del piccolo
Emanuele
Torre Pellice,
11 marzo 1996
vate le condizioni perché i
due spazi previsti per la preghiera libera e spontanea fossero vissuti con intensità, libertà spirituale e di espressione e non senza l’emozione
che si accompagna alla «prima volta». Cordialità e senso
di reciproca accoglienza erano evidenti sul conto dei tanti
partecipanti.
Il sopraggiungere del fratello Silvano Piovanelli, arcivescovo e cardinale della Chiesa
cattolica di Firenze, ha consentito che fosse lui a concludere rincontro con la prevista
formula di benedizione e con
un saluto di speranza e di incoraggiamento a proseguire.
Le riflessioni bibliche e le
numerose preghiere sono state sostenute dal canto, in due
tempi, di un inno ecumenico.
Si prevede per il futuro di attingere alle diverse tradizioni
innologiche che non mancheranno di esigere momenti
di apprendimenti di inni e di
composizioni nuove per gli
uni come per gli altri.
L’appuntamento è fissato
per il terzo mercoledì di aprile (il 17), sempre alle 18,30. Il
tema sarà «Sia santificato il
tuo nome». (m.a.)
Nuovo Testamento conserva
le tracce e che poi sono spariti, travolti dalla chiesa dei
«Gentili». Oggi, inspiegabilmente, riemergono dalle
profondità della storia e pongono un problema quanto
mai arduo e nuovo alle chiese «cristiane». È probabile
che negli anni futuri dovremo fare i conti con questo fenomeno nuovo, inquietante
e fascinoso, segno forse di
nuovi tempi. Il giorno dopo i
Gabel sono stati ricevuti dalla
chiesa evangèlica di Secondigliano, una chiesa pentecostale indipendente, nata in
uno dei quartieri problematici di Napoli. Anche qui la loro
testimonianza è stata molto
impressiva, e ha stimolato
una discussione che certamente proseguirà.
I Gabel sono attivamente
impegnati nella cura pastorale dei gruppi protestanti francofoni in Israele. Il loro progetto è quello di costituire
una chiesa evangelica riformata a Gerusalemme con carattere interdenominazionale
e intemazionale. Senza cadere nel mito e nella retorica
dei «luoghi santi», probabilmente è giusto che anche
protestanti riformati, date le
circostanze, seguano da vicino e daU’interno l’evolversi
della situazione.
■ Torino
Un nuovo
gruppo Fgei
«Rendete perfetta la mia allegrezza, avendo un medesimo sentimento, un medesimo amore, essendo di un animo, di un unico sentire». (Filippesi 2, 2). Ecco uno dei temi biblici proposti nelle predicazioni dal gruppo Aleph,
iniziate lo scorso 10 marzo e
predisposte in diverse date e
in diversi luoghi di culto vaidesi e battisti fino a maggio.
Il gruppo Aleph, nuovo
gruppo della Fgei, nato tre
anni fa in risposta all’invito
della comunità valdese di
corso Vittorio di Torino, è
composto da ragazzi e ragazze intorno ai 23 anni, battisti
e valdesi, ma comprende anche alcuni cattolici. Il gmppo
si trova ormai regolarmente
nei saloni del tempio valdese
di corso Vittorio, ogni venerdì a partire dalle 18, per
discutere su alcuni temi scelti dallo stesso Aleph, come
ad esempio la storia del protestantesimo in Italia.
Quest’anno, come quello
precedente, TAleph si è organizzato dando vita a due
gruppi che a loro volta si sono attivati al fine di portare
un «messaggio evangelico»
nelle varie chiese. Nessuno
degli appartenenti a questo
gruppo è un pastore o sta
studiando per diventare tale,
sono tutti studenti o lavoratori che hanno però deciso di
testimoniare la loro fede anche attraverso delle predicazioni diventando così parte
attiva della comunità.
Certamente preparare un
culto vuol dire andare incontro a delle difficoltà, che non
riguardano solo l’esposizione
ma anche l’emozione che si
crea, in ognuno di noi, in
quéste circostanze. Di fronte
ad altri impegni sicuramente
più grandi dei nostri, siamo
tuttavia convinti dell’utilità
di questo nostro servizio nelle chiese ed è con questa
convinzione che abbiamo intrapreso questa strada, con la
speranza che trovi condivisione nelle comunità da noi
visitate.
I prossimi culti tenuti dalrAleph si svolgeranno il 28
aprile nelle chiese valdesi di
corso Vittorio, corso Oddone,
il 5 maggio in via Nomaglio e
via Villa e il 12 maggio nella
comunità valdese di Biella.
Nuova pubblicazione della Fcei
La liturgia si mette in rete
«Com’è possibile che 11 culto riviva nelle nostre chiese,
che ridiventi il grande appuntamento della settimana,
atteso di nuovo da tutti con
gioia?»: è l’interrogativo che
si pone il teologo evangelico
Paolo Ricca nelle sue «Note
sul culto cristiano» con cui si
inaugura una nuova pubblicazione della Federazione
delle chiese evangeliche in
Italia, Rete di liturgia, un supplemento quadrimestrale al
bollettino Nev, a cura della
Commissione spiritualità e liturgia della Fcei.
Ricca, che è il decano della
Facoltà valdese di teologia,
individua quattro criteri fondamentali che dovrebbero
caratterizzare il culto cristiano: la libertà («il culto cristia
no è uno happening dello Spirito Santo»), la biblicità, la
coralità e la polifonia.
Rete di liturgia pubblicherà materiali di riflessióne per
il rinnovamento del culto,
schede con testi e schemi liturgici; il tutto cercando di
mettere «in rete» le esperienze di innovazione liturgica
delle varie chiese evangeliche
italiane, dei credenti immigrai dal Terzo Mondo e del
movimento ecumenico internazionale.
Per ricevere Rete di liturgia
basta inviare un contributo
spese annuo di £ 10.000 sul
ccp 38016002 intestato a Federazione delle chiese evangeliche in Italia, via Firenze
38,00184 Roma, specificando
nella causale Rete di liturgia.
LA MISSIONE
EVANGELICA
CONTRO LA LEBBRA
via Rismondo 10,05100 Temi
comunica che il nuovo
numero di ccp è
12278057
PAG.'9 RIFORMA
Agenda
RIMINI — Ha inizio il Convegno delle
chiese «africane» del Veneto e del Servizio
rifugiati e migranti della Fcei sul tema
dell’evangelizzazione. Relatori i pastori
Massimo Aprile, Salvatore Rapisarda, Bmno Tron. U convegno si conclude l’8 aprile
con gite autogestite. Costo del Convegno 135.000 lire
(bambini 2-12 anni 90.000). Per informazioni e iscrizioni
tel.0532-904308 (past. Carmine Bianchi).
TORINO — I diritti sociali in Europa sono
il tema di un ciclo di incontri organizzati
dalla Comnoissione «chiesa e società» della
Chiesa valdese. In quest’ambito Salvatore
Tonti parla sul tema «Fede cristiana e vita
economica»: ore 20,45, nella sala valdese di
via Pio V 15 (1° piano). Per informazioni tei. 011-6692838.
UDINE — Roberto Previsani parla sul tema «Storia e teologia della chiesa d’Inghilterra». Organizza il Centro Guido
Gandolfo: ore 18, chiesa metodista di pz. D’Annunzio 9.
BERGAMO — «L’Islam nei libri scolastici» è il titolo della conferenza del pastore Giuseppe La Torre: ore 21, nella
sala di via Tasso 55 (1° piano). Organizza il Centro culturale protestante. Per informazioni tei. 035-232159.
ROMA — Nell’ambito di un ciclo di lettura ecumenica della Bibbia guidata dai biblisti Giuseppe Sorani e Daniele Garrone, viene studiato la Lettera di Paolo ai Romani
(cap. 8). Organizza il Sae presso la sala delle Suore francescane missionarie in via
Giusti 12, alle ore 18. Per informazioni tei. 06-58331825.
ROMA — Alle ore 19 si tiene nella sala
delle conferenze della Chiesa metodista di
via Firenze 38, l’assemblea annua dei soci
della Società biblica in Italia. Per ulteriori
informazioni tei. 06-69941702.
OMEGNA -7 II prof. Paolo Ricca tiene
una conferenza sul tema «Dio, popolo, nazione gli integralismi come sfida alle chiese»: ore 21, presso la sala comunale. Per
informazioni tei. 0323-402653.
PERUGIA — La Chiesa evangelica di via Benincasa organizza una conferenza del prof. Sergio Rostagno sul tema
«Non indurci in tentazione. Il rischio del futuro alla luce
della teologia»: ore 17,30, nei locali della chiesa. Per ulteriori informazioni telefonare allo 0744-425914.
MILANO — Si tiene un concerto di «Gospel e Spiritual» offerto dal coro della Chiesa americana di Aviano: ore 20,30, nella
chiesa battista di via Pinamonte da Vimercate 10. Per informazioni tei. 02-6599603.
PALLANZA — Il prof. Paolo Ricca tiene una conferenza
sul tema «Dio, popolo, nazione; gli integralismi come sfida
alle chiese»: ore 15,30, a Villa Chaminade presso i marianisti. Per ulteriori informazioni telefonare allo 0323-402653.
ROMA — Nell’ambito di un ciclo di lettura
ecumenica della Bibbia guidata dai biblisti
Giuseppe Sorani e Daniele Garrone, si conclude lo studio della Lettera di Paolo ai Romani (cap. 8). Organizza il Sae presso la sala delle Suore francescane missionarie in via
Giusti 12, alle ore 18. Per informazioni tei. 06-58331825.
PADOVA — «Americ;a del Sud: terra di
conquista delle sette» è il titolo di una conferenza di Pitero Canova che si tiene nel quadro dell’iniziativa «Lunedì con il Sud del
mondo»: ore 20,45, presso il Cuamm in via
San Francesco 26. Telefono 049-690269.
CULTO DI PASQUA IN EUROVISIONE: Lunedì 8
aprile, alle ore 9,30, Raidue trasmetterà in differita il culto
tenuto a Pasqua nella chiesa riformata di La Rochelle
(Francia). La città di La Rochelle è famosa per essere stata
un baluardo della resistenza ugonotta contro Luigi XIII nel
1628. Seguirà al culto un filmato sulla storia della città.
CULTO EVANGELICO: ogni domenica
mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie
dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva
realizzata dalla Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne da Raidue alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì della settimana seguente alle
ore 9,30. Domenica 7 aprile (replica lunedì
15 aprile): Una scelta obbligata, donare gli organi.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
14
1
PAG. 10 RIFORMA
La lettera della settimana
Predicare è bello
aiUSEPPE ANZIANI
Fra i molti e grossi problemi che oggi gravano
sulle nostre chiese valdesi e
metodiste vi è quello, non
secondario, della scarsità
dei pastori o pastore. Di
conseguenza abbiamo l’eccessivo lavoro dei pochi pastori che disponiamo, i quali sono costretti a sopportare viaggi e spostamenti per
raggiungere gruppi o comunità distanti decine di chilometri runa dall’altra con rilevante spreco di tempo e di
danaro. Inoltre vi sono altre
chiese totalmente sprovviste di pastore, quasi abbandonate a se stesse. In questi
casi si usa ricorrere alla dizione: «Chiesa curata dal
circuito», il cui risultato non
sempre è felice.
Ci troviamo, dunque, di
fronte a un problema che
non possiamo sottovalutare.
Forse, se non ima soluzione
radicale, almeno un sollievo
reale potrebbe essere trovato neU’introdurre il metodo
del fondatore del metodismo, John Wesley, il quale
impostò la sua opera sulla
cooperazione dei laici ben
scelti e preparati sia teologicamente che praticamente.
Un metodo di indubbio interesse che. ha caratterizzato
il diffondersi del metodismo
im po’ ovunque.
Per questo abbiamo un
apposito corso di studio per
la preparazione dei laici soprattutto per la predicazione. Un servizio molto utile e
da apprezzare. Però, attualmente, i nostri predicatori
laici (o locali) servono soltanto per sostituire il pastore nel tenere il culto domenicale in casi di necessità.
Un impegno lodevole ma
non sufficiente per colmare
il vuoto della scarsità di pastori. Il predicatore locale
dovrebbe non solo coprire
una parte dell’azione del
pastore, ma supplirlo nelle
varie sue mansioni di responsabilità per la cura della comunità. Sarebbe necessario che i predicatori locali
fossero disponibili, oltre alla
predicazione, ad altri impegni come quello, ad esempio, di visitare le famiglie, di
interessarsi dei malati, di incoraggiare i deboli nelle fede, di curare le lezioni della
scuola domenicale dei fan
ciulli. Tutto questo sia nella
sede dove abita il predicatore locale che spostandosi
nelle altre comunità del circuito quando il pastore/a è
assente o impedito.
In proposito io potrei ricordare le mie esperienze di
predicatore laico nelle chiese metodiste di Mezzano
Inferiore e nella diaspora
del lago Maggiore. Basterebbe leggere il mio libro
«Un uomo una vita» distribuito dalla Claudiana. Da
parte mia sono persuaso
che attualmente nelle nostre chiese esistano predicatori locali dotati di buona
volontà e capacità di allargare la loro missione al servizio nella chiesa. Occorre
scoprirli non soltanto fra
quelli che sono inclusi nel
ruolo di predicatori locali,
ma estendere la nostra ricerca anche fra coloro (e
non sono pochi) che pur
non avendo seguito U corso
regolarmente, hanno tuttavia dimostrato un autentico
entusiasmo per servire U Signore nella chiesa.
Ho suggerito una soluzione ben sapendo che qualsiasi iniziativa che possiamo intraprendere può aver
valore soltanto se ha per
fondamento l’autentica vocazione, che solo lo Spirito
Santo suscita nei cuori e
nelle menti di coloro che
credono in Cristo Gesù.
Preghiamo dunque il Signore, affinché lui stesso
susciti nelle nostre chiese
un radicale risveglio spirituale che spinga ognuho di
noi, laici e non laici, ad essere testimoni di Cristo
neH’annunciò delTEvangelo
con parole e con le opere.
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Riforma è H nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n.
176 del 1* gennaio 1951, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono stale registrate con oRinanza in data 5 marzo 1993.
venerdì 5 APRILE lool
? oitoi«Knîiftiwmo - DiSAmo ■ dìbathw - DiBAtrno - dibattir
rimmagine ricostruita
è sui due lati
Cattolici anche senza
credere all'autenticità
ì’'
MARIO MORONI
VENERDÌ 8 marzo, nella
«Pagina dei lettori», il
dottor Carlo Papini affermava
categoricamente che le immagini su tela ottenute dal
prof. Delfino Pesce mediante
il diretto contatto con un
bassorilievo metallico (portato alla temperatura di 230
C°), hanno caratteristiche
corrispondenti all’immagine
dell’uomo della Sindone.
Prima di mtto c’è da chiedersi: la Sindone se non fosse
stata coinvolta dal calore
deU’incendio del 1532 riporterebbe veramente un’immagine corpore strinata? A
parte questo opportuno interrogativo, mi chiedo perché mai il dottor Papini non
ammetta che sulla tela avuta
dal prof. Pesce l’impronta è
visibile anche sul retro della
stoffa. L’immagine sindonica
invece è superficiale e interessa poche fibrille dèi filo da
un solo lato.
Dimentica il dottor Papini
di aver mostrato a me e a altri
(dopo la trasmissione televisiva «Giallo» condotta da Enzo Tortora su Rai due) l’esemplare avuto dal prof. Pesce? Poiché'negava allora
l’evidente riproduzione del
volto su entrambi i lati di
quel tessuto, non mi meraviglia se continuerà a giurare
GIACOMO QUARTINO
Il volto di Cristo prodotto su tela
dal prof. V. Pesce Delfino con il
metodo del «bronzo riscaldato»
che l’impronta ottenuta dal
Pesce è «superficiale come
quella della Sindone».
Non è «un abile artigiano
del passato che ha ingannato
per secoli dotti e scienziati»
(così è riportato nel dossier
Sindone: un mistero che si
svela: il verdetto americano
non conferma l’autenticità,
ed. Claudiana) bensì il dottor
Papini che non vuole ammettere che la tela nelle sue mani
porta una doppia impronta.
L’assicuro che posseggo
ben quattro esemplari eseguiti dal prof. Pesce e tutti
con la riproduzione del volto
sui due lati della tela. L’ipotesi che l’immagine dell’uomo della Sindone sia dovuta
a «un’azione termica» è im
proponibile.
HO assistito su Rai 1 a una
trasmissione della rubrica «Videosapere», che va in
onda a tardissima ora. Argomento era il dibattito in corso
sull’autenticità della Sindone.
Le risultanze delle analisi dei
campioni di tessuto di lino al
carbonio 14 compiute dai tre
istituti universitari, due americani e uno inglese, di cui
parla Carlo Papini nel penultimo dei suoi efficaci articoli
su Riforma dedicati alla questione, venivano appena accennate. Si vedeva il card.
Ballestrero, predecessore di
Saldarini, che ne dava notizia.
Largo spazio veniva invece
dato alle controanalisi compiute da uno studioso messicano sui batteri presenti nel
tessuto, e di un altro americano su campioni del sangue di
cui vi sono tracce nella Sindone. Il sangue era risultato
umano, maschile e, secondo
il Dna in esso contenuto,
«molto antico».
Tuttavia il pezzo forte della
trasmissione era l’intervista al
cardinale Saldarini, che in
buona sostanza accusava i tre
istituti di avere operato su
campioni prelevati senza autorizzazione della Curia di
Torino proprietaria della Sindone 0 almeno di esserne entrati in possesso attraverso un
canale abusivo, ufficios,
non ufficiale. Come sarei
stato possibile?
L’intento del cardinali
dell’intervistatore, in perfe
accordo, era con tutta evid
za quello di gettare disct,
to sugli esiti delle anali¿
radiocarbonio, contrapi
nendoyi quelli contestatii
Papini. Pari e fatta, insor
La chiesa ufficiale non sii
mmcia e lascia che la Sintfe
continui ad essere
della pietà popolare.'Coj
prima, come sempre. Ta
non è una questione di fe
Si può essere buoni catto
senza credere nell’autent
del lenzuolo di Torino.
L’intervistatore condì
va salomonicamente clìoì
Sindone in ogni caso app|
tiene al patrimonio cult
dell’umanità. Conclusi!
banale e piuttosto penoij
ridicola, come tutta lai
smissione, del resto. La i
cazione oraria comunqué'j
rantiva direzione di Rali
autori del programma,
deosapere» che i «deboUi
fede», già a dormire a qs
ora, non fossero scanda
come santa madre dite
nella sua sollecitudinii
sempre cercato, mantene
i fedeli meno avvertiti ne
loro minorità. Con buona [
ce degli zelatori deirec
menismo di casa nostra.
Sufiij
P.eF'
in onore
cojWRO
nella cat
deiftan
ijiSaràfo!
pone dì
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La vera storia della Sindone di Torino
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CARLO RAPINI
Il numero 13 del 29 marzo1996 è stato consegnato per finoltro postale alTUffick) CMP Nord,
via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledi 27 marzo 1996.
Giuseppe Ghiberti, in un
articolo recente su «Avvenire» (18 febbraio), ha dichiarato che «non esiste nei
Vangeli alcuna prova contraria all’autenticità [della Sindone]». Vorrei spiegare il mio
dissenso ponendo tre domande:
1) Chi avrebbe potuto e voluto raccogliere i panni funerari di Gesù?
2) Gli antichi usi funerari
ebraici coincidono con quelli
presupposti dalla Sindone di
Torino?
3) Pensare che Gesù abbia
voluto lasciare una sua immagine mortuaria ai discepoli è coerente con quanto sappiamo di lui dai Vangeli?
Risposte:
1) Nessun ebreo avrebbe
mai osato toccare i panni di
un morto perché la legge lo
proibiva in quanto contaminanti. L’idea stessa di «reliquia» era completamente
estranea alla mentalità ebraico-cristiana, almeno fino a
tutto il IV secolo d.C.
2) Come ha dimostrato il
rabbino Dan Cohn-Sherbock', l’uso ebraico era di coprire il volto con un fazzoletto
(sudario) e di rivestire il cadavere con un abito normale
(tunica o toga), e non certo
con una lunga e stretta striscia di tela (m 4,36 x 1,10) piegata sotto e sopra il corpo nel
senso della lunghezza per
giustificare le immagini.
3) Non v’è dubbio che, se la
Sindone fosse autentica, sarebbe un miracolo. Nessun
cadavere spalmato di aloe, o
d’altra sostanza, potrebbe lasciare in soli tre giorni, per effetto naturale, le immagini
non deformate e indelebili
della Sindone.
Dunque, un miracolo: ma
Gesù, un ebreo praticante,
avrebbe intenzionalmente
violato il 2° comandamento e
smentito quanto aveva detto
più volte in vita, cioè di non
voler dare un «segno» ai discepoli che aiutasse a credere? Altro che «nessuna prova
contraria»! Se la Sindone fosse autentica ci costringerebbe
ad accantonare i Vangeli, perché il vero Gesù sareb^be radiceJmente «diverso» da come
ce lo hanno presentato gli
•scritti del Nuovo Testamento!
Le fabbriche
di reliquie
A molti credenti di oggi
sembra incredibile che in
Oriente potessero esistere
delle «fabbriche» di reliquie e
che queste fossero oggetto di
un florido commercio internazionale. Eppure ciò è confermato dalle fonti. Soprattutto dopo la quarta crociata
del 1204 (che, invece di combattere il turco, deviò i suoi
armati contro l’impero cristiano di Bisanzio per spogliarlo di tutti i suoi tesori),
l’Occidente fu invaso da un’
ondata impressionante di reliquie d’ogni genere vendute
ovunque.
Il IV Concilio Lateranense
del 1215 se ne preoccupò
molto: «Il fatto che alcuni
espongano qua e là le reliquie
dei santi per venderle ha causato frequenti attacchi contro
la religione cristiana. Perché
ciò non avvenga in futuro,
stabiliamo che le reliquie antiche d’ora in poi non siano
più esposte fuori dal reliquiario, né con scopi commerciali.
Quanto alle nuove reliquie,
nessuno potrà venerarle pubblicamente, prima che siano
state approvate dall'autorità
del romano Pontefice. I rettori
delle chiese vigileranno per il
futuro perché la gente che si
reca nelle loro chiese per venerare le reliquie non sia ingannata con discorsi inventati o
falsi documenti, come si è soliti fare in moltissimi luoghi
per lucro» (cap. 62)1
È stato accertato che la Sindone con immagini vista dal
crociato Robert de Ciati a Costantinopoli nel 1203 fu poco
dopo sottratta dai crociati e
portata a Besançon, dove divenne famosa per i suoi «miracoli». Bruciata e «ricostruita» fu condannata alla distmzione dalla Rivoluzione francese nel 1794 perché fonte di
superstizione. Chifflet la descrive minutamente: era molto diversa da quella di Torino,
non può esserne una copia.
La Sindone di Torino
La vera storia della Sindone
ora a Torino (che inizia alla
metà del 1300) è stata ricostruita ai primi del nostro secolo su documenti d’archivio
di sicura autenticità da un
grande storico del Medioevo,
Ulisse Chevalier, che non era
solo un fedele cattolico, ma
un canonico (tutti i suoi libri
uscirono con r«imprimatur»
vescovile)^ Ecco il rìsultatp:
1) La nostra Sindone è stata donata a un piccolo feudatario francese, Goffredo de
Charny, che aveva partecipato da crociato alla liberazione di Smirne dai turchi
(1346). Tutto dimostra che
sia i donatori sia Goffredo sapevano benissimo che si
trattava di una riproduzione
manufatta della vera Sindone di Gesù. Se fosse stata ritenuta autentica sarebbe stata certamente offerta al comandante della crociata, il
Delfino di Vienne. Al suo ritorno Goffredo, pur finanziando la costruzione di una
chiesa al suo paese, Lirey, se
la tenne in casa come un souvenir senza valore religioso.
2) Qualche anno dopo la
sua morte, il figlio Goffredo II
si lasciò convincere dai canonici a mostrarla al popolo a fine di lucro. Ma il vescovo aprì
un’inchiesta e lo vietò. Aveva
accertato che venivano «fabbricati» dei falsi miracoli e
aveva ottenuto la confessione
di un pittore che aveva «ridipinto» la tela, cioè - secondo
un’usanza confermata anche
per la Sindone di Besançon^ «rinfrescato» con pittura rossa le macchie ematiche ormai
scolorite. Ne nacque una lunga controversia che sarà chiusa solo verso la fine del secolo
dal papa di Avignone* Clemente VII, il quale decise che
i canonici poteyano mostrare
la Sindone al popolo ma senza alcuna solennità e dicendo
ad alta voce che si trattava di
un’imitazione o copia. Questo bastò per far svanire ogni
interesse.
3) Fino al momento dell’acquisto da parte dei duchi dì
Savoia (1453), nessuno ebbe
mai l’ardire di sostenere che
la reliquia fosse autentica.
lai
Tutti - tra cui il proprie^
in un suo inventario privi
la definivano: «figure oiÌK
présentation» del vero Sgilr
rio di Gesù. Per esempioìn
di Francia Carlo VI cosìlàè
scrive: «Un certo pannéB
nufatto e artificialment^à
pinto in raffigurazione»
imitazione e commemori
ne del sacro Sudario t
stro Signore Gesù».
Saranno solo i Savoi|
partire dalla fine del ’4
intuirne tutta la poteiL
di oggetto «sacro» faceno^
un usbergo della propria^J
sata e un segno di grazia o"
na. Non fu difficile p“
convincere i papi del 1
mento, notoriamente veli
ad accordare sempre ntì
privilegi fino all’istituZj|
della Messa della Sindoi
(1506), tuttora celebrata.
Turbato da queste rive , ,
zioni il papa Leone XÜU ¿P"™
e le reliquie che, dopo un ^ ®
tento vaglio, emise unp®
negativo sull’autenticità
negativo sull’autentici
Sindone: «Non sustini>
Ma il papa impose il su®
a tutti per non turbar^
difficili rapporti con i Sa»!
Dalla storia viene dun
la più netta smentita
tese dei «sindonologi»
htttal’i
(1) Vedi il mio art. sU«P
stantesimo», 36° (’81), PP'j
(2) Denzinger, Enchind"
1995, n. 818, p. 467.
(3) I più irriportanti
critique sur l’origine du St.
de Lirey-Chambéry-Tunn>_
A. Picard, 1900, e Autour^
gines du Suaire de Lireyt
Picard, 1903, con redi»"3
tutti i documenti in latiu J
facilmente accessibili all»
teca Nazionale di Torino.
(4) Quando sequestra
Sindone nella cattedral
sanqon, gli inviati dalla
zione ebbero la
varvi anche un telaio
«stampo perforato» cn^
posto alla Sindone, corr“
va perfettamente alle <
ematiche», che venivano «j,
riodicamente ridipin*® .
vivo («Moniteur», Pai'B*’
1794, p. 557).
(5) Era in corso il j
sma» papale e l’Occide ^
viso fra le due
Francia, ovviamente, P“*
per il papa di Avignone.
ttii.
15
£19
M 5 APRILE 1996
Pagina Dei Lettori
PAG. 1 1 RIFORMA
Le celebrazioni del 1.500° anniversario del battesimo
La storia della conversione al cristianesimo del re Clodoveo
GIORGIO PEYRONEL
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3 per
SìX Riforma dell’8 marzo ’96 Jean-Jacques
Peyronel, col titolo «Chiesa e stato riuniti
in attore di Clodoveo» molto opportunamente
(.gipjnenta la prossima commemorazione,
nella cattedrale di Reims, del battesimo del re
dei fianchi quivi avvenuto nel 496, dicendo:
ijijarà forte... per il pontefice romano la tentadi identificare “le origini della nazione”
“ incese con l’accettazione della fede cristia; In realtà l’evangelizzazione della Francia
¡Üále al secondo secolo con i primi martiri di
me».Poiché la natura di questa «conversione» di Clodoveo non è stata, nell’articolo, ulteriormente indagata, ho consultato, sull’arlento, la Storia medioevale di Cambridge,
nti editore, del 1978, ed ecco quanto essa tlice: «Clodoveo salì sul trono verso il 481
yTPer cinque anni il giovane re, che all’atto
dell’assunzione aveva soltanto quindici anni,
ase inoperoso (...). Clodoveo era ancora
ma rispettava la religione cristiana e
ostrava una straordinaria deferenza nei
apfirinti dei vescovi (...) che già speravano di
loto gloriosamente portare a termine la confone di Clodoveo alla religione cristiana
ortodossa (...). Nel 493 Clodoveo sposò la
ieipessà burgunda Clotilde (che) era di reàrie cristiana ortodossa e si dedicò alla
iverslone del marito. Quasi convinto, il re
dei Franchi permise che i suoi figli venissero
ìzzati, ma non si decise ad abiurare la fe3ie dei suoi antenati se non dopo là vittoria sulanni (...).
|lodoveo in una sanguinosa battaglia (496)
infisse i suoi avversari (alamanni) ma non
Sùscì a sottometterli. Cominciò allora a renarsi conto di quanto gli sarebbe stata utile la
¡versione al cristianesimo. I vescovi, che
lO una grandissima influenza, si sarebTiero schierati dalla sua parte e lo avrebbero
¡^tenuto tanto nella lotta contro le tribù pagane quanto in quella contro i barbari eretici
ariani. Le sue guerre avrebbero assunto il carattere di guerre di religione, di crociate, per
usare un termine di tempi successivi.
^.^Indubbiamente per queste considerazioni
^litiche, piuttosto che per profonda convince, Clodoveo decise di farsi battezzare. La
ionia, alla quale assistettero personaggi
i, ebbe luogo a Reims, quale che sia ToPflfrie di alcuni storici moderni: venne celelir^il giorno di Natale dell’anno 496. TremiJj^chi accompagnarono il loro re al fonte
^psimale, e la loro conversione produsse
una Vasta e profonda impressione. In tutta la
Pallia, nel regno dei Burgundi e perfino in
quello dei visigoti, i cristiani ortodossi parlatoao dell’avvenimento con entusiasmo. Avito,
ovo di Vienne (...) scrisse a re Clodoveo re
Il battesimo di Clodoveo in un dipinto del 1500
dei Franchi. Il vescovo esortava con energiche
parole il re a diffondere il cattolicesimo fra i
popoli barbari di terre più lontane e non ancora corrotte da dottrine eretiche.
Fin dal 507 Clodoveo aveva impegnato tutte le sue energie nel tentativo di strappare ai
visigoti quella parte della Gallia che essi occupavano (...). È fuori di dubbio che Clodoveo
fu l’aggressore {...). Nella battaglia decisiva, a
Vouillé, i Franchi travolsero ogni argine e Clodoveo uccise il re dei Visigoti Alarico II con le
sue stesse mani (...). Alarico II era senza dubbio un sovrano tollerante; diede ai romani dei
suoi domini un importante codice di leggi (...)
e più di una volta permise ai vescovi di riunirsi in concilio. Clodoveo aveva riportato grandi vittorie... (Più tardi) con una serie di assassinii Clodoveo si liberò dei re Salici Canarico
e Ragnacaro e dei due fratelli di quest’ultimo.
Ricario e Rignomero (...) e quindi prese possesso dei loro territori. Una singolare riflessione conclude la narrazione di tutti questi
delitti riportata da Gregorio di Tours: «Così
giorno per giorno Iddio prostrò i suoi nemici
davanti a lui, perché gli si sottomettessero, e
accrebbe il suo regno poiché egli camminava
davanti a lui con cuore onesto e faceva quello
che era gradito alla sua vista». Possiamo aggiungere: anche gli assassinii.
«Clodoveo morì nel 511 (...). Aveva conquistato quasi tutta la Gallia eccettuate la Bùrgundia, la Provenza e la Settimania. I mero
vingi considerarono il loro regno come una
eredità familiare... I figli di Clodoveo:Teodorico, Clodimiro, Childeberto e Clotario si divisero il regno. Nel 523 Clodimiro, Childeberto e Clotario invasero la Burgundia e ne
sconfissero il re Sigismondo. Con la moglie e
i figli egli venne consegnato a Clodimiro che
li fece gettare in un pozzo presso Orleans.
Nel 524, alla morte di Clodimiro, due dei suoi
fratelli uccisero i suoi figli per potersi spartire
il regno. Nel 558, di tutti i figli di Clodoveo
non rimase che Clotario, unico erede dell’intero dominio merovingio. Suo figlio Cramno
si ribellò al padre che lo fece poi chiudere
con la moglie e i figli in una capanna e lo fece
morire tra le fiamme.
Dei quattro-figli di Clotario, Sigeberto sposò
Brunilde, figlia del re dei Visigoti, ed essa, per
l’occasione si convertì daH’arianesimo al cattolicesimo e porta al marito una cospicua dote. Un altro figlio di Clotario, Chilperico, sposò la sorella di Brunilde Galsvinda. Dapprima
suo marito l’amò molto “perché essa aveva
portato grandi tesori”... In seguito poi una
mattina Galsvinda venne trovata strangolata
nel suo letto. Poco tempo dopo Chilperico
sposò la sua serva e amante Fredegonda e ordinò l’esecuzione della sua prima moglie Andovera. Bmnilde decise di vendicare la sorella
e suo marito Sigeberto sfidò il fratello Chilperico, conquistò la maggior parte del suo regno, ma a Vitry due schiavi mandati da Fre
degonda lo assassinarono con pugnali. Chilperico, tipico despota merovingio, revocò tutte le disposizioni testamentarie di suo padre a
favore delle chiese, vendette gli episcopati (...)
ricchi laici comprarono il ministero sacerdotale e passarono in un solo giorno attraverso i
vari gradi dell’ordine. In calce ai suoi editti
era,scritto: “A chiunque non eseguirà i nostri
ordini verranno cavati gli occhi”. Attaccò i
dogmi religiosi: in un editto proibiva “che la
Trinità venisse nominata nelle preghiere: soltanto il nome di Dio doveva essere usato”.
Scrisse poesie e compose inni che poi musicò.
Gragorio di Tours lo chiama il Nerone e l’Erode dei suoi tempi. Un giorno, nel 584, mentre
tornava da Chelles, dove era stato per una
caccia, un uomo gli si avvicinò e lo trafisse
due volte con un pugnale.
Intanto Brunilde, estremamente ambiziosa, aveva ripreso il potere dopo una carcerazione e si liberò dei nobili più turbolenti con
l’aiuto del pugnale di un sicario e represse la
rivolta di Gundobado che, assediato nella
piccola città di Comminges, nei Pirenei, fu
costretto ad arrendersi e un conte franco gli
frantumò il cranio con una grande pietra.
Brunilde assediò Ursio e Benefirido nel poderoso castello di Woevrec il primo perì nel rogo del castello in fiamme e il secondo si rifugiò in una cappella ma i soldati ne divelsero il
tetto e lo uccisero con le tegole. Ma i grandi
nobili insorsero furiosi contro di lei e, presa,
Brunilde venne torturata per tre giorni... e
quindi legata per i capelli, un braccio e un
piede alla coda di un cavallo selvaggio che
poi verme fimstato selvaggiamente».
Se Shakespeare avesse conosciuto nei dettagli queste tmculente stqrie dei Merovingi chissà che cosa avrebbe scritto! La domanda che
possiamo porci oggi è questa: nel tripudio
«ecumenico» che accompagnerà queste celebrazioni, viste le partecipazioni del pastore
Jacques Stewart, presidente della Federazione
protestante di Francia e del gran rabbino Joseph Sitruk, e vista la soieime benedizione accademica di tanti «storici» illustri come Le
Goff e Leroy Ladurie, è possibile che di questa
così cruenta e barbarica storia merovingia affiori qualcosa o, pronubo il solito papa Wojtyla, abituato a beatificare i feroci persecutori
boemi di protestanti, si celebrerà solo la «formale» e «interessata» conversione di Clodoveo, pronubo altresì Chirac che in questa celebrazione paleonazionalistica, che rinnova la
tradizionale alleanza trono-altare, tenterà di
riverniciare la sua immagine di «Servo della
Chiesa» dopo quella molto criticata internazionalmente di «bombardiere nucleare» e di
«inquinatore radioattivo»?
Rispettare
I#
Ite ve» .1
pre nuofi
¡tituzlS
Sindoi- .
irata. I onomastica
ite rivel
eXIIU parte della recen
sua C(i di Maria Elisa Fiorio
adulgc* ^^tforma (22 marzo), che
jpoun ^‘^i’tóenzione sulla manun ^ rispetto con cui venticitàdi battati i nomi di luogo
stinet^ ®^'®ti, giunge molto opil silfii ^ denunciare un
bare il diffuso, che però
1 i Savrf ^."Kharda solo toponimi
le duDÌ lontani, ma investe
ìaalleP realtà lingui
gi»! (iim! » ® '^®lli valdesi e tocca
:^'®nomastica.
Imprendendo alcune consif^eni già fatte in passato,
'Standomi a un punto
sono:^ iSdÌ“® questione, vo
lu St- é 8Ì una fSt ! “Ì”®
|n„.f “tte tendenza a pro
1^ con ritrazione dell’
fegato i nomi di luogo e i
di origine dialettale
'»onteÌ°®*'‘®/egione, pieoccitana, franco* Qiip . ^ nlemannica, con
L oasi celtiche o gerne) che terminano in
naiite. Questa caratteUcuni, In effetti scattare in
^intenti (alpinisti e turim^enicali, ma non solo)
cuig.-.e?nismo mentale per
sentono in obbligo
lìz7 ^ nn tributo all’amed ® Den^'^^e imperversante
„grand^sicaip„„®nohe solo alla mulente^ eh®, li induce a
loini j *n) nobilitare i nostri
loro una veste
le. ^ nnglizzante. In Pie
'ey, P®
edizio'
latinO'
all
no. ,
strar®'
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Ila COI
resa
:he. s'
orrisi
,e «mal
ano®'
Ite
dir
arig*'
monte abbiamo così, per esempio, i monti (cerco di riprodurre la pronuncia) Ghìnivert, Pìgnerol, Sciàberton e
il colle del Sèstrier, o i cognomi Gìlibert, Pèiron, ecc., e da
noi Pèirot, Màrtinat, Rìbet e
così via: tutti in realtà con
l’accento sull’ultima sillaba.
Quel che è grave è che tali
pronunce non suonano solo
nella bocca di sprovveduti
ma anche di persone colte:
tutti ugualmente plagiati dalla mania anglizzante «ufficiale», di cui si fanno promotori
gli stessi apparati radiotelevisivi dello stato, dai quali mi è
capitato di udire Charles Aznavour pronunciato Ciarls
Àsnavur, o addirittura, a più
riprese, l’inglese performance
con l’accento suUa prima sillaba, tanto per essere più papisti del papa.
Il fatto dehuncia, assieme
alla già richiamata mancanza
di rispetto per il nostro e l’altriii patrimonio onomastico,
un profondo e preoccupante
complesso di inferiorità nei
confronti del modello culturale dominante, proposto
quasi in esclusiva dai mezzi
di comunicazione e ormai
accettato, anzi subito, passivamente. Mi piace pensare,
ma ne dubito, che a questo
stato di cose possano servire
in qualche misura da antidoto - limitatamente ai nomi di
luogo e solo quando si tratti
di ignoranza e non di ottuso
partito preso - le ricerche
dell’Atlante toponomastico
del Piemonte montano (con
sede nell’Università di Torino), che si stanno conducendo da qualche anno anche
nelle Valli e che prevedono il
rilevamento e la pubblicazione, Comune per Comune, dei
nomi dei luoghi grandi e piccoli (macrotoponimi e microtoponimi) presenti nell’area,
nel pieno rispetto della reale
pronuncia.
Va detto di passata, per
concludere, che la pronuncia
«francese» di cognomi quali
Peyrot e Genre {Peirò, Janr),
ecc., che francesi non sono,
ma occitani («Pierino», in
francese «Pierrot», e «genero», in francese «gendre»), si
pone sullo stesso piano, con
la sola differenza che il modello prestigioso che si scimmiotta è un altro.
Arturo Genre - Torino
S Ernesto Ayassot
Anche a nome di un gruppo di anziani della Chiesa
valdese di Venezia, desidero
ricordare gli anni trascorsi
insieme al pastore Ernesto
Ayassot e alla sua fami^ia
durante il suo ministerio a
Venezia negli anni 1937-46.
È stato un periodo difficile
e pericoloso: gli anni della
guerra e quelli immediatamente precedenti, in attesa
della pace e della libertà; gli
anni esaltanti del dopoguerra, colmi di apertura e di speranza; anni indelebilmente
segnati nella nostra memoria.
L’attività pastorale di Ernesto Ayassot ha lasciato un’
impronta su di noi, che abbiamo legato alla sua figuM
momenti importanti della
nostra vita: il catechismo e la
confermazione, il matrimonio, il battesimo dei figli più
grandi. Ricordiamo le confe
renze pubbliche tenute dal
pastore Ayassot nel dopoguerra, la prima delle quali
all’Arsenale, con gli altoparlanti posti nel campo davanti
al grande portale di fronte a
una folla numerosissima,
quelle nella chiesa luterana, i
dibattiti, i culti radio.
Sono ricordi che condividiamo con la signora Ernestina, alla quale inviamo il nostro pensiero affettuoso.
Gina Colonna Romano
Venezia
Pentalogo
sulPeucarestia
Nel n. 10 di Riforma delT8
marzo (pag. 7) si parla di una
«conversazione» avutasi a Venezia sul tema: «La Cena del
Signore: dalla scomunica alla
riconciliazione». Tra le cinque tappe che si dovrebbero
percorrere per superare lo
«scandalo» dell’attuale «inospitalità» eucaristica. Ricca
insiste sul fatto che, essendo
la Cena del Signore «la sua
Cena non la nostra» (n. 2),
per celebrarla occorre più il
consenso della fede che quello dell’intelligenza, cioè «un
consenso sul che cosa e non
sul come è presente Cristo
nella Cena» (n. 3).
Qui sta, per me, il nocciolo
della questione: se è vero che
tra gli elementi fondamentali
della Cena c’è «il dono della
presenza di Cristo» (n. 4, i
corsivi sono miei) non vedo
perché, per rendere possibile
l’ospitalità eucaristica, non ci
sia «bisogno di essere d’accordo sulla spiegazione del
come Cristo è presente e sul
ruolo e sulla natura del ministro della Cena» (n. 5).
Tra le vari questioni sollevate dagli «eretici» medioevali qualche secolo prima
della Riforma, ce n’erano
due particolarmente nevralgiche, cioè la transustanziazione e la validità oggettiva
dei sacramenti, sulle quali
non manca di prendere posi-,
zione il nuovo Catechismo
cattolico (cfr. nn. 1.376 e
1.128), ma quel che più rende perplesso il non cattolico
è Taffermazione, fondata alla
pari sulle Sacre Scritture, sulle tradizioni apostoliche e sul
pensiero dei Padri, che «i sacramenti della nuova Legge
sono stati istituiti tutti da cìesù Cristo nostro Signore» (n.
1.114): tutti, cioè battesimo,
confermazione, eucaristia,
penitenza, unzione degli infermi, ordine e matrimonio
(nn. 1.113 e 1.210).
Per rimanere nell’argomento, il suddetto Catechismo (al n. 1.400) non dà adito ad equivoci: «Le comimità
ecclesiali sorte dalla Riforma,
separate dalla Chiesa cattolica, specialmente per la mancanza del sacramento dell’
Ordine non hanno conservata la genuina ed integra sostanza del mistero eucaristico. È per questo motivo che
alla Chiesa cattolica non è
possibile Tintercomunione
eucaristica con queste comunità. Tuttavia, queste comunità ecclesiali, mentre
nella Santa Cena fanno memoria della morte e della Resurrezione del Signore, professano che nella comunione
di Cristo è significata la vita e
aspettano la sua venuta gloriosa».
Come al solito chiusura ed
apertura ma da e verso che
cosa?
Giovanni Gonnei- Roma
RINGRAZIAMENTO
I familiari della cara
Alina Poét in Barus
ringraziano II perdonale sanitario
e i vicini di casa che si sono prodigati durante la lunga malattia e
tutti coloro che in vario modo hanno partecipato ai loro dolore.
Faetto di Ferrerò, 18 marzo 1996
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Rocco Faro
ringraziano calorosamente tutti
coloro che hanno preso parte al
loro dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale dell'Ospedale evangelico di Torino.
Torino, 29 marzo 1996
RINGRAZIAMENTO
«La mia grazia ti basta«
Il Corinzi, 12-9
I familiari ricordano con affetto
Maria Coìsson
Neirimpossibilità di farlo personalmente ringraziano tutti coloro
che hanno preso parte al loro dolore, In particolare il pastore Rostagno per il suo messaggio.
Angrogna, 27 marzo 1996
16
PAG. 12 RIFORMA
venerdì 5 APRILE
Viaggio nel paese nordamericano sconvolto da una grave crisi economica
Messico^ ì retroscena del neolìberismo
Cè un che di struggente in questo paese, lo si avverte fin dall'arrivo
nella capitale sterminata dove si concentrano circa 20 milioni di persone
ADRIANO BOANO
UNA smorfia scettica prosegue la linea reclinata
dei baffi, birichino lo sguardo: «No se puede hacer nuda».
Coperto dal fragore deU’officina, Chucho risponde così
alla mia domanda sull’attività
sindacale in General Motors a
Toluca (Mexico). Il sindacato
è unico (Ctm, come quello di
D’Antoni, che qui si chiama
Fidel Vélasquez e ha 95 anni e
decide autoritariamente da
60 anni di tutti i rapporti sociali, spalleggiato dai familiari, che controllano la centrale
sindacale). I lavoratori sono
ormai rassegnati alla sua immortalità. Non si fa scrupolo
di nascondere complicità con
il governo e le aziende, per lo
più a capitale straniero, attirate dal basso costo della ma' nodopera e sfruttatrici del ritardo di sviluppo, addebitabile al pessimo accordo siglato
da Porfirio Diaz all’inizio del
secolo. Con esso si è impedito
ai messicani di produrre tecnologia propria fino al nuovo
millennio.
C’è un che di strumento in
questo paese, lo si avverte fin
daH’arrivo nel DF, acrostico
per Distrito Federai (la capitale): si coglie un atteggiamento, che può sembrare
sudditanza o approssimazione. In realtà, nei luoghi di lavoro, risulta ridotto U numero
di hijos de Malinche, l’amante di Cortez mai abbastanza
vituperata, mentre l’atmosfera spiega la frase di Chucho
meglio di tutte le informazioni sciorinate volentieri dai
messicani: l’arcano delle loro
leggende li rende superiori ai
gringos, incolti. Si tratta sempre di storie collettive, patrimonio della comunità: la
fabbrica non si discosta da
questa tradizione. Però lì tutto sembra pervaso dalla convinzione che solo le cose effimere hanno diritto e capacità di permanere, anche ridotte a frammenti con la
prospettiva di un progressivo
annichilimento.
Nello stabilimento il racconto non rievoca nomi ed
eventi, ma prassi di quotidiana repressione. Sensazioni
evocate con semplice rapidità, rischiando il licenziamento, che scatta non appena il sindacato subodora una
fronda: per l’assunzione è indispensabile la tessera della
Ctm; è impossibile ribellarsi,
anche quando l’organizzazione, senza consultare nessuno, decide i turni di ferie o
i nuovi ritmi di lavoro; lo
sciopero è un vago ricordo,
associato alla memoria del licenziamento di tutti i fomentatori, una punizione perseguita e voluta dal sindacato:
l’odio verso i delegati è palpabile perché, oltre al lavoro
di delazione e corruzione,
trovano collocazioni di assoluto riposo e lì fànno i perdigiorno sotto gli occhi di operai sottoposti a turni, che variano a discrezione del capo:
ad esempio, lo straordinario
viene richiesto al momento
di smontare, un rifiuto non è
previsto ed è passibile di allontanamento, come subito
si affannerebbe a richiedere il
delegato più prossimo, che
conta sulla rielezione a vita,
poiché le liste sono chiuse a
tal punto che un estraneo, se
chiedesse di esservi inserito,
rischierebbe il posto, in
quanto sovversivo: non a caso il voto è palese.
Ognuno in questo paese ha
un palazzo d’inverno da conquistare dentro di sé ed il rovello che ciò comporta produce avvincenti esternazioni
anche molto intime: infatti i
Un senso di desolazione caratteristico di molte zone interne del Messico
(foto Adriano Beano)
racconti personali, non le
informazioni, permettono di
indovinare la storia di questo
paese. Proprio attraverso il
confronto con il sabor, che
permette disvelamenti inattesi si riesce ad intuire quale
può essere il miracolo che
mantiene le persone in piedi
per ore, agli angoli delle strade in pose estatiche, in attesa
probabilmente del ritorno di
Quetzalcoatl; o che cosa impedisce l’insurrezione degli
operai, magari soddisfatti di
cibarsi ad una mensa più piccola e sporca con alimenti
più grassi di quella riservata
agh impiegati o di sopportare
rindottrinamento sulla Qualità Totale, uguale al piano
avviato da Romiti quasi cin
que anni fa. Forse rispetto alla maggioranza dei messicani si considerano privilegiati,
perché percepiscono un salario che oscilla tra 80 (stipendio minimo sindacale) e
350 (l’esperienza dà abilità
particolari) dollari al mese
per 15 mensilità.
Dove sarà nascosta l’energia che sostiene donne minute, sulle quali gravano famiglie numerose e mariti
violenti, emborrachados nelle vie delle favelas? O come
può esistere uno stato della
confederazione insorto per
cause giuste e gravi, quali
l’emancipazione e la sopravvivenza degli indios, in mezzo alla totale disattenzione
del resto della popolazione e
degli indigeni che vivono negli altri stati? Parlando con
loro, tutto risulta chiaro, come nei murales di Rivera,
che indicano con sicurezza le
mani insanguinate degù oppressori e le ragioni degli oppressi ma, evidenziati i torti,
nessuno si preoccupa di andare al di là di bromas (giochi
■ di parole) e guerriglie, che il
governo imbriglia in estenuanti trattative, trovando
così buon gioco neU’instiUare dubbi sulla serietà del movimento. Trappole a cui gli
zapatisti si stanno sottraendo, internazionalizzando la
loro rilevanza con iniziative
quali rincontro mondiale
contro il neoliberismo, che si
terrà ad agosto in Chiapas.
• Un paese dilaniato da sedici anni di guerra civile
In Libano il dialogo tra cristiani e musulmani
è essenziale per la sopravvivenza del paese
La convivialità e il dialogo
tra cristiani e musulmani sono essenziali alla sopravvivenza stessa del Libano,
«trait d’union» tra Oriente e
Occidente; i credenti delle
due religioni devono collaborare per ricostruire un
paese dilaniato da sedici anni di guerra civile. Questo è il
leitmotiv che i responsabili
maroniti e musulmani hanno ripetuto ad un gruppo di
giornalisti europei in visita
nel paese. «Nei paesi che ci
circondano - ha sottolineato
U patriarca maronita Nasrallah Pierre Sfeir - i cristiani sono tollerati, ma la religione
dello stato è di fatto l’Islam.
Ciò che fa la particolarità del
nostro paese è che il cristianesimo e l’islamismo sono su
un piede di parità e di vera
uguaglianza di fronte alla legge e dia vita. E vogliamo fare
tutto il possibile per preservare questo paese e la convivialità tra le sue 17 confessioni, e adoperarci a cicatrizzare
le ferite della guerra».
Il patriarca riconosce che il
futuro si annuncia difficile:
«La guerra ha provocato
l’esodo di un milióne di libanesi, molti sono i giovani che
non sanno ciò che il futuro
riserva loro. Diciamo ai nostri
fratelli emigrati “Tornate”,
ma tocca a loro decidere se
vogliono tornare. Alcuni tornano, ma i più ricchi lo fanno
con difficoltà perché temono
di investire in un paese in cui
non c’è stabilità».
Il patriarca Sfeir ribadisce
quindi l’appello lanciato il 14
dicembre 1995 dal Sinodo dei
vescovi sul Libano, riunito in
Vaticano dal 26 novembre al
14 dicembre scorso: «Bisogna
ristabilire la sovranità del
paese sul territorio, liberandolo dall’occupazione israeliana. D’altra parte la pace interna deve tradursi con la
partenza delle forze siriane
dal Libano».
La tesi secondo la quale la
«convivialità» tra l’Islam e il
cristianesimo è «essenziale»
per il Libano, è stata ribadita
da Khali Shukair, muftì sciita
della Bekaa. Shukair ha ricordato che il Corano chiede ai
musulmani di rispettare i cristiani ma ha tuttavia espresso
un rammarico: «L’appello del
Sinodo ha posto sullo stesso
piano l’occupazione siriana e
l’occupazione israeliana. Ma
si tratta di due cose ben diverse: Israele ha invaso militarmente e occupato illegalmente il Sud del Libano.
L’esercito siriano è entrato in
Libano su richiesta del governo legittimo di Beirut».
La guerra civile in Libano è
scoppiata nel 1975. Per i maroniti, all’origine del conflitto
vi è il problema dei rifugiati
palestinesi che, dal loro campo di Beirut, tentavano di
estendersi verso il Nord Ovest, nella zona cristiana. Per i
palestinesi, invece, sono stati
gli attacchi dei maroniti a costringerli a difendersi. In
realtà, le lotte intestine che a
poco a poco hanno coinvolto
tutto il paese hanno scatenato una guerra che è durata 16
anni. A livello militare oltre
che politico, sono stati soprattutto i maroniti ad essere
sconfitti. Mezzo milione di
sfollati, un milione di emigrati, enormi perdite materiali:
questo il bilancio della guerra. Nel centro di Beirut, dove
passava la «linea verde» che
divideva la zona musulmana
(Est) dalla zona cristiana
(Ovest), palazzi, moschee e
chiesé sono tuttora in rovine
ma la città è un grande cantiere e i lavori di ricostruzione
procedono alacremente.
Gli accordi di Taef del 1989,
in Arabia Saudita, hanno fissato i punti di accordo: la
presidenza della Repubblica
a un maronita, la presidenza
del Consiglio a un musulmano sunnita, la presidenza della Camera a uno sciita; e nove disposizioni elettorali.
Oggi, circa il 42% dei tre
milioni di abitanti del Libano
è cristiano, il 50% musulmano, l’l,8% druso. Il 72% dei
cattolici è maronita, gli altri
sono orientali. «La nostra forza risiede in un dialogo fecondo tra tutte queste realtà;
un conflitto provocherebbe
la nostra rovina e la fine del
Libano», ha detto monsignor
Mounged El-Hachem, vescovo maronita di Deir el.-Ahmar, nella Bekaa.
I maroniti traggono il loro
nome da quello di un eremita, Marone, che lasciò la Siria
nel-V secolo per rifugiarsi
nelle montagne libanesi. I
suoi discepoli si sono moltiplicati, conservando il rito di
Antiochia e rimanendo uniti
a Roma. (eni)
Irlanda del Nord
I figli della guerra
non conoscono la
ELISABETH STRAUCH
NELL’IRLANDA del Nord
c’è un’organizzazione
cristiana che cerca di riconciliare protestanti e cattolici.
Fino agli inizi del processo di
pace avviatosi nell’agosto del
1994, la violenza era all’ordine del giorno neU’Ulster. I figli della guerra civile sono
cresciuti fra muri e steccati
senza aver mai conosciuto la
pace. Nel 1992 è stata fondata a Belfast un’organizzazione «Youth link» che vuole costruire dei ponti e tagliare alle radici i pregiudizi.
L’Irlanda del Nord è ancora
lontana da una vera pace.
Circa un anno e mezzo fa
l’Ira, l’organizzazione cattolica clandestina, aveva annunciato la fine della violenza
paramilitare. Tuttavia sono
continuati assassinii e attacchi armati. L’armistizio è fragile, i colloqui di pace sembrano giunti in un vicolo cieco. «Youth link» vuole sfruttare al massimo questa «tranquillità relativa» portata dall’armistizio. Fondata dalla
Chiesa cattolica, dai metodisti, dai presbiteriani e dalla
Chiesa anglicana questa organizzazione cerca di formare dei leader cristiani di gruppi giovanili per impegnarli
nell’opera di riconciliazione.
Glenn Jordan, di 32 anni,
cerca di spiegare qual è il
problema principale: «Nell’Irlanda del Nord non è possibile avere contatti con appartenenti all’altra fazione se si è
disoccupati». Lo scopo principale del programma dell’
organizzazione è quello di far
stare insieme giovani protestanti e cattolici. E per far
questo «Youth link» prepara
giovani delle diverse comunità ecclesiali, dai 16 ai 24
anni, ad affrontare temi su
cui non si era mai discusso:
per esempio la conoscenza
delle caratteristiche del cattolicesimo e del protestante
simo, l’individuazione deU¿^¡
ragioni degli scontri violei^^
fra le due confessioni. Vengtó
no tenuti dei seminari nei
quali si studia la storia deE í
Ulster, si cerca di gettare le'
basi di una politica di pace, ^analizzano le possibili vie per
la soluzione del conflitto.
Molti dei partecipanti portano con sé situazioni dolorose e incontrano dure opposizioni. Dice ancora Jordaa
«Sul piano culturale e politico ci sono delle divergenze
enormi. Il dialogo è di una
difficoltà enorme». Ai seminari si incontrano persone'
che hanno perso parenti nella guerra civile, e che hanno
sempre visto nell’altra parte;
solo il nemico. Talvolta gli
incontri sono stati sospesi
perché degli attentati avevano provocato nuovi morti.
Molti temono il dialogo per-:
ché hanno paura dell’esclu
sione da parte della loro co-i
munità. «Ma - dice Jordan^;
cerchiamo di muoverci in un
contesto cristiano, alla ricerca del perdono e della guarì^
gione». ■ i
In tre anni «Youth linhì^
che ha un team fisso di poche i
persone, è riuscita a coinvol¥
gere nei seminari circa 1.200
giovani e ad entrare in contatto con altrettanti. Il Budget
dell’organizzazione (nel 1995
circa 700 milioni di lire) è coperto dalle Chiese, dall’Unione europea, da sponsor privati, da enti locali. Jordan afferma che «Youth link», in un
paese dove il 70% del lavoro
offerto ai giovani passa attraverso le chiese, è seguito con
molta attenzione, e aggiunge^
«Non ci può essere nessum
soluzione per la questiori\
nordirlandese se non vieni,
portata pienamente alla lua
la dimensione religiosa deli
conflitto». (epdl‘.
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Questo articolo è stato scritto
poco prima dei recenti attentati
deirira a Londra.
ñ-.buon
Belfast: funerale di vittime di un attentato dell'Ira
• In Inghilterra, vicino a Londra
Scoperta una delle più
antiche sinagoghe d'Europa
Archeologi inglesi hanno
scoperto nell’Inghilterra meridionale una sinagoga che
probabilmente è fra le più
antiche d’Europa. Sotto un
negozio a Guildford, poco distante da Londra, sono stati
riportati alla luce i resti di
una saletta adibita al culto
ebraico risalente al 1180, come riferisce il quotidiano inglese «The Independent» del
16 gennaio.
Nella stanza, non molto
grande, vi sarebbero dell
belle decorazioni. La siosS®
ga, che si trovava nella ca»
di un commerciante, è ri>®
sta sepolta per oltre 700
ni, da quando, nel 13° see ,
lo, gli ebrei vennero cacc| .
da Guildford e da altre ci
dell’Inghilterra. , j
Secondò le dichiarazi®
degli archeologi, nell’Eui®^
nordoccidentale esistono ,
lo due altre sinagoghe
epoca medievale.
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