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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Past. TACCIA Alberto
10060 ANGROGHA
Settimanale
della Chiesa Valdese
1 Anno 98 - N. 39 ABBONAMENTI f Eco: L. 2.500 per l’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORREiPELLICE -- 4 Ottobre 1968
1 Unacopia lire 50 1 L. 3.500 per l’estero Cambio di indirizzo Lire SO Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ. 2-17557
Comunicare rEi/an^elo Prolestanii in Golombii
II fascicolo di settembre del Service de compiere per migliorare le relazioni
Come formulare il messaggio cristiano per gli
uomini del nostro tempo? Come comunicare loro
l’Evangelo? Il problema viene posto nel capitolo
conclusivo di uno degli ultimi libri di Paul Tillich,
teologo americano di origine tedesca scomparso
uualche anno fa, che dev'essere annoverato fra i
pensatore cristiani più forti e originali del nostro
secolo. Il libro s’intitola Teologia della Cultura, e il
capitolo conclusivo « La comunicazione del messaggio cristiano: una questione posta ai pastori e agli
educatori cristiani ». L’opera è del 1959 nell’origina
le inglese, mentre nel gennaio di quest'anno è apparsa una buona versione francese, curata dall’Editrice « Planète » di Parigi.
Era le molte osservazioni acute e stimolanti fatte dall’Autore sul modo di comunicare oggi l’Evangelo, una in particolare vorremmo proporre all’attenzione e riflessione dei lettori. È questa: « La comunicazione (dell’Evangelo) è una questione di partecipazione, e là dove non c’è parfecipazione non
c’è neppure comunicazione... Il nostro problema più
serio è quello della partecipazione ».
Tillich aggiunge che il problema della partecipazione era molto più facile
da risolvere nella Chiesa primitiva,
dato che a quell’epoca tutti appartenevano a una stessa cultura (quella ellenistica) e a un mondo unificato dall’Impero romano. Oggi la situazione è
diversa : le culture sono molte e anche
in conflitto tra loro, e il mondo è profondamente diviso. Il problema della
partecipazione si pone quindi in termini diversissimi, secondo i tempi, i
luoghi e gli ambienti cui si vuole comunicare l’Evangelo. L’importante, comunque, è che la partecipazione ci
sia: altrimenti la comunicazione dell’Evangelo diventa impossibile. La
Chiesa ha sperimentato tante volte,
nella sua storia, che quando non c’è
partecipazione, non c’è neppure comunicazione. L’ultimo grande esempio,
con conseguenze disastrose che pesano gravemente ancora e proprio sulla
Chiesa d’oggi, risale alla seconda metà
del secolo scorso, quando con l’avvento della società industriale sorse il proletariato. La Chiesa, per motivi che
varrebbe la pena di chiarire, non seppe
partecipare alla condizione proletaria:
Chiesa e proletariato vissero come
estranei. « Nelle più grandi chiese dei
quartieri popolari non c’era un solo
“operaio”, e i pastori protestavano
contro le masse atee. Ma queste masse
non li udivano perché non venivano
mai ad ascoltarli. Non c’era assolutamente nessuna partecipazione ». E non
venne in seguito. Le conseguenze di
questo fatto si vedono bene anche oggi, nella composizione delle nostre comunità.
Il nostro problema più serio è quello
della partecipazione. Se è vero che non
si può comunicare l’Evangelo senza
partecipare alla vita, ai problemi, al
mondo di colui al quale lo si vuole
comunicare, dobbiamo chiederci se il
fatto che cosi poche persone si convertono alla nostra predicazione non
dipenda in buona parte proprio dalla
mancata partecipazione dei predicatori e in genere delle comunità cristiane
alle diverse situazioni in cui l’uomo
moderno vive e opera. Che si tratti
della condizione operaia o della condizione dell’uomo di scienza, di quella
del tecnico o di quella del manovale,
non è diffìcile vedere quanto la Chiesa
s’a estranea a queste diverse situazioni
utnane, per quanto è proprio in esse,
nella loro specificità e concretezza, che
l’Evangelo deve manifestarsi come luce e salvezza. Certo, non è in quanto
operaio o scienziato, tecnico o manovale, medico o contadino che si crede
o non si crede all’Evangelo, ma in
quanto peccatore perdonato. È però
un fatto che ogni uomo è fortemente
condizionato nelle sue capacità di
ascolto e percezione dell’Evangelo dalla situazione concreta in cui vive. Perché se è vero che ci sono delle costanti comuni a ogni uomo, è altrettanto vero che ci sono delle varianti
molto importanti, che devono essere
t;:)iute ben presenti proprio in vista
della predicazione dell’Evangelo. Ma
que.ste varianti saranno ignorate là
dove non c’è partecipazione, là dove si
ignorano i pensieri, i sentimenti, i problemi che sorgono esercitando una
certa professione, frequentando un
certo ambiente, vivendo una certa vita.
I rischi di una predicazione che non
avvenga nel quadro di una partecipazione sono evidenti : o sarà una predicazione generica che per voler riguardare tutti non riguarda più nessuno,
oppure sarà una predicazione lontana
dai problemi di chi ascolta, per cui accade che le domande che l’uditore ha
nel suo cuore non ricevono risposta
mentre il predicatore risponde a domande che l’uditore non si pone. Si
può qui utilmente ricordare che negli
evangeli Gesù è sovente presentato colue uno che « conosce i pensieri del
cuore» dei discepoli o di altri (cfr. Luca 9: 47), e parla in conseguenza. Così
dovrebbe saper fare la Chiesa: partecipare alle diverse condizioni umane
così, da conoscere « i pensieri del cuore » dell’uomo al quale si rivolge, nella
sua concreta, specifica situazione, e
parlare in conseguenza. Non è detto
che in questo modo l’Evangelo sarà
più creduto, ma se non altro sarà meno frainteso, meglio compreso per quel
che è, in modo che lo sì possa accet.
tare o respingere con piena consapevolezza, mentre oggi, proprio perché la
comunicazione dell’Evangelo avviene
senza che vi sia partecipazione, l’Evangelo è considerato dai più come qualcosa di irrilevante o insignificante, che
non vai neppure la pena di respingere
apertamente. Occorre dunque che la
Chiesa avvìi un programma di partecipazione, che preceda e accompagni la
sua predicazione. Programma arduo e
impegnativo, se pensiamo al pauroso
isolamento in cui come Chiesa oggi
viviamo.
9|: ^
Non è però solo la mancanza di partecipazione che costituisce un ostacolo
alla comunicazione dell’Evangelo ; anche un eccesso dì partecipazione può
impedirla, e Tillich lo ricorda, definendo questa seconda eventualità come
« non meno seria e diffìcile » della
prima.
C’è eccesso di partecipazione quando
la Chiesa si integra o si lascia integrare nella società in cui vive, accettandone più 0 meno consapevolmente il
sistema di valori e i modelli di comportamento. Questa partecipazione eccessiva, osserva Tillich, « è molto facile.
L così facile che se vogliamo comunicare l’Evangelo, una non-partecipazìone diventa necessaria ».
Un altro caso di eccesso di partecipazione si verifica quando la Chiesa o
un gruppo di credenti non solo si sforzano di conoscere e comprendere le
idee, le ansie, le speranze dei loro simili ma le fanno proprie, non solo
partecipano a una situazione umana,
a un problema, a un programma, ma
vi si immedesimano totalmente. Qui la
partecipazione cede il posto alla identificazione. In queste condizioni, la
fede rischia di perdere il controllo della situazione e il cristiano, immedesimandosi negli altri, vela la propria
identità di cristiano, senza peraltro rinunciarvi ma tenendola, per così dire,
di riserva. Difficilmente questa identificazione resta strumentale in vista
dell’annuncio dell’Evangelo, che del resto viene inteso più come premessa a
una certa azione che come oggetto di
predicazione. L’Evangelo viene piuttosto presupposto che predicato. È anche comprensibile che nel quadro di
questa identificazioni ogni appello alla conversione rivolto dai cristiani agli altri diventa difficile e viene di solito omesso. Cos;., tanto una mancanza di partecipazione quanto un eccesso
di partecipazione, che diventa identificazone, compromette e al limite rende impossibile la comunicazione dell’Evangelo.
^ 4- *
Riprendiamo, concludendo, la domanda iniziale : Come comunicare
l’Evangelo agli uomini del nostro tempo? La risposta sembra dover essere
questa : non da una posizione di isolamento dal mondo (che è la posizione
in cui oggi per lo ci troviamo);
neppure da una posfàroiie di identificazione col mondo o con certi suoi programmi od obiettivi sociali, politici,
culturali ; ma da una posizione di partecipazione viva, vera, leale e anche
sofferta, per immettere in ogni situazione umana e storica il lievito inconfondibile dell’Evangelo.
Paolo Ricca
Presse Reformé riporta la seguente lettera,
scritta dal Moderatore del Sinodo presbiteriano della Colomb a in risposta all’invito rivolto dalla Commissione ecumenica del 39” Congresso eucaristico internazionale, affinché
rappresentanti evangelici colombiani partecipassero al Congresso.
Al Vescovo Hernán Jiménez Arango,
Commissione ecumenica del
39“ Congresso eucaristico internazion.
Monsignore,
Sono stato ultimamente eletto moderatore della Chiesa presbiteriana
della Colombia e mi è stata passata la
lettera da Lei inviata il 26 luglio a Antonio Urdaneta. Tengo a ringraziarLa
per il gentile invito a partecipare all’incontro preparatorio per la celebra^
zione della Giornata ecumenica del
Congresso. Purtroppo ho altri impegni,
che m’impediranno di essere dei vostri.
Con la nuova atmosfera creata dal
II Concilio Vaticano, il clima delle relazioni fra le nostre Chiese è sensibilmente mutato. Vorrei tuttavia approfittare di quest’occasione per presentarLe alcuni rilievi sul modo in cui mi
pare che le Chiese evangeliche e la
Chiesa cattolica romana potrebbero
comprendersi meglio. Non posso parlare che a nome mio personale, perchè
mi è stato impossibile consultare i colleghi della mia Chiesa, ma credo di
esprìmere i sentimenti della comunità
evangelica colombiana.
La Chiesa evangelica cerca di perdonare ciò che è avvenuto negli ultimi
venti anni. Talvolta, però, gesti inconsulti compiuti da membri isolati del
clero cattolico ridestano penosi ricordi del passato. Sappiamo che questi
gesti non corrispondono alla linea di
condotta che la Chiesa romana segue
oggi, ma purtroppo esistono altre pratiche e altri principi che la Chiesa
evangelica non può impedirsi di considerare penosi... Penso a una certa legislazione che limita là nostra libertà
di cittadini colombiani. Se la gerarchia
della Chiesa cattolica romana mettesse davvero in pratica le dichiarazioni
del II Concilio Vaticano a proposito
della libertà religiosa, facendo sì che i
protestanti godano dei propri diritti costituzionali, questo sarebbe l’atto più
efficace e più importante che potrebbe
compiere per migliorare le relazioni
fra le due confessioni.
Ecco alcuni dei punti più spinosi:
1. In molti dipartimenti (Stati) esistono leggi che obbligano i bambini
protestanti che frequentano le scuole
pubbliche assistere alla messa e a seguire un insegnamento religioso cattolico romano.
2. I maestri evangelici non hanno il
diritto di insegnare nelle scuole pubbliche perchè il parroco (in virtù di
un decreto ufiBciale) presiede la commissione scolastica in ogni località e
cumula queste funzioni con quelle di
ispettore scolastico.
3. I protestanti non possono essere
sepolti nei cimiteri pubblici, perchè
questi sono sottoposti al controllo della Chiesa cattolica romana.
4. Sul 75% del territorio colombiano
(terra di missione cattolica) le scuole
delle comunità evangeliche non hanno
diritto a un’esistenza legale, perchè
tutta l’istruzione pubblica si trova sotto la sorveglianza della Chiesa cattolica romana.
5. Il governo non riconosce i matrimoni protestanti. La procedura da seguire per un matrimonio legale è lunga e umiliante e un tale matrimonio
non è considerato valido dalla Chiesa
cattolica romana.
6. Le Chiese protestanti non godono di uno statuto legale presso il governo, com’è invece per la Chiesa cattolica romana.
Questi fatti tengono vivo un senso di
ingiustizia e un antagonismo nei confronti della Chiesa cattolica romana.
Quando questi punti di dissenso saranno stati eliminati, sarà molto più facile che la Sua Chiesa e la mia si comprendano.
Le Chiese evangeliche colombiane
saranno liete di conoscere i risultati
del Congresso eucaristico internazionale, specialmente in relazione all’atmosfera agitata che regna neH’America latina.
Quanto sopra rappresenta una risposta sincera al Suo cordiale invito. Spero che questa lettera contribuirà a illuminare i dibattiti, nel corso della
Giornata ecumenica.
Gradisca, Monsignore, l’espressione
della mia stima,
Aristobulo Porras
imniiiiiiiKiiiiiiiiiimiiimmiKi
IN MARGINE ALLA CONFERENZA EPISCOPALE LATINO-AMERICANA
L'iiltima novità nel costume ecumenicn: un gruppn di prntestanti a messa
Dopo le intercomunioni sempre più
numerose, ecco dei protestanti che
vanno trepidanti a messa. È successo
a Medeir.n, in Colombia, nella cappella del gran seminario, nella messa concelebrata a chiusura dei lavori della
Conferenza episcopale latino-americana, il 6 settembre u. s. Il giorno prima
i cinque osservatori protestanti (invitati) ancora presenti avevano rivolto
alla Presidenza della Conferenza la lettera di cui pubblichiamo il testo qua
sotto. La richiesta ha ricevuto risposta
affermativa e i firmatari — appartenenti, nell’ordine, alla Chiesa Anglicana, alla Federazione Luterana Mondiale, alla Comunità di Taizé e alla Chiesa del Cristo — sono stati ammessi all’eucaristia cattolica romana.
Facciamo notare che in questo caso
non si può comunque parlare di intercomunione ; bensì, dei protestanti sono
stati ammessi alla comunione cattolica, alla messa romana.
Quanto è avvenuto ci indigna vigorosamente. Per due ragioni, l’una formale e l’altra sostanziale.
Sul piano formale, questi osservatori, — per quanto invitati — e quindi
apparentemente senza delega da parte
delle rispettive Chiese, presenti dunque a titolo personale — non possono
comunque ignorare la portata pubblica del loro gesto. Un elementare, elementarissimo senso di responsabilità
nei confronti delle proprie Chiese avrebbe dovuto trattenerli dal compiere un gesto così clamoroso senza il benestare, l’appoggio fraterno di queste.
Nel momento stesso in cui, in modo
cos’, fremente-sospiroso, chiedono la
grazia della comunione cattolica, non
si rendono conto di sprezzare nel modo più aperto la fraternità evangelica.
Ma l’aspetto formale è strettamente
intrecciato a quello sostanziale. Partecipare alla messa (s’intenda, non presenziare, ma partecipare « di tutto cuore », « soffrendo » di non poter ricevere
l’ostia consacrata e chiedendo la grande grazia di esservi ammessi in via
del tutto eccezionale), non fa più problema per un protestante. Ci sono
stati tempi in cui uomini e donne si
facevano scorticare e bruciare vivi, si
dissanguavano sulla ruota, si consuma
vano ai banchi delle galère o nelle carceri più orrende, per anni e decenni,
per non partecipare a quello che i Riformatori chiamavano un abominio.
Ora non più, ora i tempi sono cambiati. Non sono cambiate le cose, però.
La dottrina cattolica dell’eucaristia è
stata chiarita e riconfermata a tutti i
venti, per chiunque ha orecchie per
udire e occhi per leggere. È e resta
inconciliabile con la visione protestante, evangelica della Cena del Signore.
Il « Consensus » ginevrino cui si allude nella lettera ci è ignoto e comunque
ci lascia del tutto scettici e dissenzienti : nella migliore ipotesi le stesse
espressioni indicano per gli uni e per
gli altri realtà di fede totalmente diverse, inconciliabili.
Se quei cinque fratelli nostri hanno
ceduto a un impulso sentimentale,
hanno agito in modo irresponsabile;
se pesano e sentono fino in fondo quello che hanno scritto, meglio avrebbero
fatto a restare dov’erano anziché tornare alle loro Chiese (ma forse qui,
una buona fraterna lavata di capo
chiarirebbe loro le idee?): e l’eccezione sarebbe divenuta regola.
Vi è forse una terzo possibilità, e vi
accenna Georges Richard-Molard, in
un articolo ambiguo su « Réforme »
(21-9-’68). Egli ricorda che come dieci
anni la alla Conferenza ecumenica
giovanile di Ginevra, come a Parigi
alla Pentecoste ’68 (ne abbiamo riferito ampiamente a suo tempo) e a
Uppsala nel luglio scorso, cosi qui la
« comunione » aveva senso tra cristiani tutti ugualmente aperti agli "altri”,
impegnati nel mondo : « L’Eucaristia
di Medellìn riposa senza dubbio su
questo criterio e sbocca in un impegno
collettivo poiché l’oggetto principale
di questa Conferenza concerneva fazione dei cristiani per lo sviluppo dei popoli, come a Uppsala ». Il collega parigino fa certo anch’egli dei rilievi critici, ma in ultima analisi avalla pienamente il fatto che il consenso in quest’azione prevale sul dissenso nell’incontro con il Signore nella Cena, e lo
travolge. Sarà magari una posizione
ecumenica à la page. Non è più una
posizione riformata, e la rifiutiamo
nettamente.
Gino Conte
Una lettera inaccettabile
Testo — diffuso dal Bip — della lettera inviata dagli osservatori protestanti
invitati, ai tre presidenti della Conferenza episcopale latino-americana, mons.
Landazuri. Samoré e A velar Brandao.
Medelliii. 5 settemljre 1968.
Osservatori invitati a partecipare alla
ridessione e alla preghiera della II Assemblea generale dellEpiscopato latinoamericano, ci rivolgiamo con rispetto e in
uno spirito di amor fraterno alla Presidenza per presentarle una domanda che
l'esperienza di vita comunitaria dei dieci
giorni passati ci ha suggerita a poco a
poco e come imposta.
Ogni giorno abbiamo partecipato di
tutto cuore alla celebrazione eucarìstica.
Abbiamo sofferto sempre maggiormente
di non poter rendere completa la comunione di fede intensamente vissuta, avvicinandoci alla Mensa santa del Signore,
pur dicendo con fermezza e con speranza : « Signore, non sono degno che tu entri da me. Ma di solo una parola e sarò
guarito ».
Nel momento in cui si avvicina la
chiusura della Conferenza, desidereremmo che ci sia data, a titolo eccezionale,
la possibilità di comunicare, una volta almeno, con tutti i fratelli cristiani qui
riuniti.
Il Direttorio ecumenico dice, al par. 5.7 :
« La Chiesa può, se vi sono ragioni suflieienti, permettere a qualche fratello separato di accostarsi ai Sacramenti ». Esso
precisa alcuni casi di « necessità urgente ». Ci permettiamo di suggerire che la
carità ci spinge (in spagnolo, cc nos urge »)
ed è la ragione più urgente che si possa
immaginare. Comunque il testo aggiunge: «Negli altri casi di necessità, decida
1 Ordinario del luogo o la Conferenza episcopale ». Perciò, con un intento leale e
in modo discreto ci rivolgiamo alla Presidenza stessa di questa Conferenza continentale, domandandole pure di tener
conto del fatto che non esiste da parte
nostra quella mancanza di « unità di fede quanto ai Sacramenti » sul quale il
Direttorio fonda il suo rifiuto di principio. Aderiamo pienamente alle recenti di.
chiarazioni delle nostre Chiese rispettive
sul valore sacramentale della Cena del Signore. Confessiamo che l'Eucaristia « è il
segno efficace e l’assicurazione della presenza di Cristo in persona... il sacramen
to del corpo e del sangue di Cristo, il sacramento della sua presenza reale » (Consensus di teologi rappresentativi di tutte
le Chiese, Consiglio ecumenico delle
Chiese, Ginevra 1967-68).
Se la Presidenza stimasse possibile una
risposta positiva, potrebbe scegliere fra
le sole due possibilità che ci restano: o
questo pomeriggio stesso, 5 settembre,
quando i cinque osservatori sottoscritti
potrebbero partecipare (gli altri hanno già
dovuto partire), o domani, nel corso della messa di chiusura, quando solo i primi tre sottoscritti sarebbero ancora presenti.
Una volta ancora rinnoviamo alla Presidenza e a tutta la Conferenza l’espressione della nostra profonda riconoscenza
per tutto ciò che ci è stato dato di vivere
in questi giorni benedetti, nella comunione di « Un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo, un solo Dio e Padre ».
Vescovo David B. Reed, Prof. Manfred K. Bahmann, Frère Robert Giscard, Rev. Dana Green, Dr. Kurtis
F. Naylor.
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pag. 2
4 ottobre 1968 — N. 39
Servire Dio è inutiie
Voi avete detto: « È vano servire Dio. Che cosa abbiamo guadagnato ad osservare le sue prescrizioni, e ad
andare vestiti a lutto a motivo dell'Eterno degli eserciti?
Ora dunque noi proclamiamo beati i superbi. Sì, quelli
che operano malvagiamente prosperano; sì tentano Dio,
e scampano! ».
Allora quelli che temono l'Eterno si sono parlati
l'uno all'altro, e l'Eterno è stato attento ed ha ascoltato;
e un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il
ricordo di quelli che lo temono e rispettano il suo nome.
Nel giorno che io preparo, essi saranno la mia proprietà
particolare, dice l'Eterno degli eserciti; e io li risparmierò come uno risparmia il figlio che lo serve. E voi vedrete di nuovo la differenza che c'è fra il giusto e l'empio.
Ira colui che serve Dio e colui che non lo serve.
Cristo morì per tutti, affinchè quelli che vivono non
vivano più per loro stessi, ma per colui che è morto e
risuscitato per loro.
Cristo ha dato se stesso per noi, con lo scopo di liberarci da ogni tendenza al male, e di purificarsi un popolo suo proprio, zelante nelle opere buone.
Tu, seguimi.
(Malachia 3; 13-18; 2 Corinzi 5: 15;
Tito 2: 14; Giovanni 21: 19-22)
Perché i credenti si radunano insieme? Per essere più religiosi,
osservanti migliori? Il motivo più valido invece non è forse cercare
il modo di servire il Signore, o un modo di servirlo più efficace e fedele? Cioè noi ci mettiamo insieme soprattutto per ubbidire come popolo di Dio alla chiamata rivoltaci.
Eppure tutto il nostro atteggiamento sembra affermare che è vano
servire Dio. Le nostre riunioni sono smorte, spiritualmente incolori;
ci preme tornare alla nostra vita. Perché impegnarsi a fondo? Occorre tempo, sacrificio, rinunzie. Occorre adare vestiti a lutto, cioè portare il carico della consacrazione, della delusione, delle preoccupazioni, della sofferenza.
E in effetti — se consideriamo la vastità del mondo e l'esiguità
della nostra azione — sembra inutile servire l’Eterno: i problemi sono
numerosi e terribili; i credenti, pochi e inascoltati. Se poi ci troviamo
a testimoniare in un Paese come l'Italia, è facile dire che è vano, e
siamo tentati di servire in modi grandiosi, per conseguire almeno risultati di prestigio e dimostrare che « ci siamo anche noi ». Però è
poco verosimile che qui dove il Signore ci ha posti ci sia possibile
operare in modo appariscente. E quando ciò non sembra possibile,
ecco che scatta la molla della tentazione: meglio prosperare come
fanno tutti, badare ai fatti proprii.
Questo è operare malvagiamente. Per Malachia, operare malvagiamente non è essere bruti peccatori, ma disinteressarsi del servizio,
trascurare la vocazione, rifiutarle obbedienza.
Ma si può anche essere orientati in un altro modo: temere l’Eterno e rispettare il suo nome. Non certo temere per paura e quindi rischiare per paura, perché il timore delTEterno è l’accettazione libera
e gioiosa del suo governo. Coloro che da sempre, per la grazia di Dio,
hanno imboccato questa strada, si sono parlati l’uno all’altro, cioè si
sono messi insieme, e l’Eterno è stato attento ed ha ascoltato. La nòstra dedicazione non è quindi sterile, nè sganciata dalla valutazione di
Dio. Là dove c’è un segnale del regno che viene, non c’è solo l’indifferenza del mondo, ma anche l’attenzione di Dio: il libro scritto davanti
a lui ci dice che, se vogliamo, nella nostra testimonianza non siamo
abbandonati a noi stessi ma possiamo contare sul suo intervento
continuo.
C’è perfino un premio nel servizio. Ma non è la ricompensa alla
fatica e alla virtù: è il risultato che il Signore concede all’ubbidienza
alla sua chiamata. È il premio di appartenere sempre meno a noi
stessi e sempre più a lui e agli altri: un popolo suo proprio, zelante,
anziché degli uomini in rivolta contro Dio.
E non si tratta nemmeno di scegliere, ma semplicemente di ubbidire. Infatti Gesù non dice a Pieti'o: scusa, vorresti per piacere farmi
la gentilezza di venirmi un pochino dietro? No. Il suo appello è invece
chiaro e senza compromessi: tu, seguimi.
Renzo Turinetto
l'OCI DEL ]\OSTRO TEMPO
Evangelo politico
Oggi si parla non soltanto di politica ma anche di un « evangelo
politico ».
In una corrispondenza sul Sinodo Valdese al settimanale svizzero
« La vie protestante », il direttore di « Nuovi Tempi » constata che finalmente si è parlato di un « evangelo politico » nei dibattiti sinodali.
Si tratta di una formula nuova, che può essere bene intesa o senz’altro respinta secondo l’interpretazione che le si dà; ad ogni modo essa
dovrebbe essere chiarita per liberarla da ogni ambiguità. Sono pronto
ad ammettere che l’Evangelo ha una portata politica o una incidenza
politica dal momento che il suo messaggio oltrepassa 1 limiti della nostra
esistenza e della nostra pietà personale; tuttavia, invece di parlare di
un « evangelo politico » preferirei dire che il Sinodo ha affrontato alcuni
problemi politici, vale a dire del nostro- mondo o della nostra nazione,
alla luce dell’Evangelo puro e semplice, senza qualifiche e senza equivoci.
La Sacra Scrittura parla dell’Evangelo del Regno, dell’Evangelo di Cristo, dell’Evangelo di Dio, non di un « evangelo politico ». Di questo passo
si potrebbe domani parlare di un « Cristo politico » o di uno « Spirito
Santo politico », non so con quali intenzioni e con quale fedeltà alla
lettera ed allo spirito dell’Evangelo.
L’Evangelo è quello che è; la sua parola di verità riguarda ciascuno
di noi, la Chiesa cristiana, i popoli della terra. Paolo lo definisce in questo modo : esso è « potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente ». Il
termine « politico » applicato all’Evangelo può diventare equivoco ; molti,
infatti, accentuano oggi quell’aspetto trascurando o addirittura ignorando altri aspetti del messaggio evangelico, mentre è evidente che si può
anche cercar rifugio nell’Evangelo e rimanere indifferenti di fronte ad
una chiara testimonianza cristiana nei problemi del mondo e nelle
situazioni complesse, talvolta tragiche, che ne sono la conseguenza.
Soprattutto, non ci possono essere vari «evangeli». Anzi, come dice
l’apostolo, dobbiamo guardarci da un « altro vangelo » o da un evangelo
« secondo l’uomo ». L’Evangelo è l’annunzio unico ed inconfondibile di
Gesù Cristo, a tutti i popoli ed in ogni età, compresa la nostra.
Ermanno Rostan
la fame degli altri
Continuano a perveniid fe offerte dei lettori: li ringHtxhuno
vivamente e le pubblte'Nremo
nei prossimi numeri.
Ricordiamo frattanto che i
versamenti vanno preferibilmente effettuati sul conto corrente
postale n. 2/39878 intestato, per
quest’unico scopo, al dr. Roberto
Peyrot, Corso Moncalieri 70,
10133 Torino. Grazie!
Missione cordro la lebbra
((i/amore che
cura))
Da 90 anni la Missione contro la
lebbra, organizzazione internazionale
e interdenominazionale, offre generosamente i suoi servizi a tutti i lebbrosi,
senza distinzione di colore, di razza
o di religione.
Oggi, la Missione tende una mano
soccorrevole a tutti questi malati, da
Antigua nelle indie occidentali, fino
alla Corea, da Città del Capo fino a
Kathmandu, nel Nepal. L’anno scorso
vi è stata un’espansione di questi servizi in parecchi nuovi ospedali e ambulatori, in India, in Africa e nell’Estremo Oriente.
Le cure ai malati esterni, la chirurgia plastica riparatrice, la riabilitazione sociale, come pure l’ispezione regolare nei villaggi vanno di pari passo
con la continuazione delle cure nei
vecchi ospizi, ancora utili e necessari
a migliaia di malati handicappati, o
che presentano quei casi che chiamiamo « spenti », e che, gli uni e gli altri,
hanno un bisogno urgente di un asilo,
di simpatia, della conoscenza dell’Evangelo.
Per loro i nuovi medicinali e la chirurgia riparatrice non significano ancora molto, ma « l’amore che cura » è
un linguaggio che tutti comprendono.
Inoltre, lavoriamo pure fra i giovani
¡sposti alla malattia,
facilmente e rapidale cure vengono imiziàte. Per loro l’avveomesse e di speranze,
finché potremo ffnre loro le medicine
che li solleverai io fisicamente e il miche soddisferà le esiloro.
ntamente a realizzanon è così contagioooneva. Difatto non
sempre i maian h^nno bisogno di essere accolti in oàiedaie. possono ricevere cure quali Ifsterni, nelle piccole
cliniche più prossime alle loro abitazioni. Per molti ialtri. invece, è ancora
necessario un Soggiorno in ospedale,
anche per lunglfi per odi, onde ricevere
cure speciali o sub. re interventi chirurgici.
Benché l’avvenire .i presenti In modo incoraggiante, r a pur sempre il
fatto che solo tre milioni sui venti
milioni di lebbrosi -icevono cure appropriate, e molte regioni del globo
sono ancora sprov\ ite di ogni installazione che faciliti i r luto a questi malati. Questi non pr ‘ranno essere raggiunti se non si avranno volontari
cristiani e generosi he ci permettano
di estendere ulteriormente il nostro
campo d’azione.
In tutte le case e n tutti gli ospedali
che appartengono '¡Ha Missione contro la lebbra o che sono da essa sostenuti, la Chiesa é E centro dal quale
emana l’ispirazione necessaria per curare gli ammalati con consacrazione
e abnegazione. Walter Fancutt
che sono stau
ma che saranri
mente guanti,
mediatamente i
nire é pieno di
nistero Cristian
genze dell anim
Si comincia
re che la lebbr
sa come si su
Porse non tutti
da alcuni mesi la
ha una sezione
contro la lebbra,
(To), c.c.p.2/35862,
essere indirizzati
come richieste d’
cumentazione.
i lettori sanno che
« Leprosy Mission »
italiana: Missione
Chigo, 10060 Prali
alla quale possono
i versamenti, così
informazione e do
NELLA CHIESA CATrOL»CA
Il dissenso cresce
Quasi ogni giorno i giornali riferiscono dichiarazioni, prese di posizione, commenti di cattolici, laici
e religiosi, che criticano l’operato
del pontefice romano — soprattutto
a proposito dell’enciclica sulla « pillola )) con una disinvoltura e una
severità assolutamente inedite in
campo cattolico. « Il Papa si è sbagliato » dichiara candidamente il
68 per cento dei cattolici tedeschi,
secondo un sondaggio compiuto in
tutta la Germania occidentale dal1 istituto demoscopico di Allensbach
per conto del settimanale Stern.
Questo stesso sondaggio ha rivelato
che su 100 cattolici tedeschi ai quali
è stata posta la domanda se sia da
seguire l’insegnamento del pontefice, 80 hanno risposto « no », 11
hanno detto di « non sapere », soltanto 9 si sono dichiarati per l’obbedienza.
Un gesuita americano, p. Norris
Clarke — secondo una informazione dell’Agenzia Relaziorti Religiose —- ha dichiarato che « un dissenso così immediato a seguito di una
enciclica del Papa è unico nella storia della Chiesa. Forse questo è un
momento storico in cui ha avuto
luogo un cambiamento cruciale ».
L’autorità pontificia è messa indiscutibilmente in questione mentre
continuano gli attacchi alla Curia
romana: l’ultimo in ordine di tem
■MiiimimiMMiiiiiiiiiiiiiiiiMiiimiiiiimiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiii
po è quello del noto teologo francese René Laurentin che, prendendo
lo spunto dalle voci di un processo
che verrebbe preparato a Roma
contro il domenicano olandese Schillebeeckx, osserva che la Congregazione per la difesa della Fede (exSant’Uffizio) « ha conservato le strutture essenziali che risalgono al Medioevo... Lo stile non è cambiato
molto dal processo di Giovanna
d'Arco ».
C’è poi tutto il vasto e variopinto
mondo del dissenso cattolico di ispirazione pili marcatamente politica.
L’ultimo numero deWAstrolabio ne
parla diffusamente. Anche se la matrice di questo tipo di dissenso è politica, prima o poi dovranno venire
a galla implicazioni teologiche ed
ecclesiologiche di un certo peso.
Insomma : la situazione nel cattolicesimo è fluida e complessa. Analogie sostanziali tra il crescente
dissenso cattolico nelle sue varie
articolazioni e manifestazioni e
un dissenso protestante nei confronti del papato, della curia e di un
certo tipo di cattolicesimo non
sembrano esservi per ora. Certo però stiamo assistendo a un fenomeno
inedito i cui sviluppi futuri non
possono essere previsti. Un fatto
sembra certo: il cattolicesimo monolitico di ieri si sta sgretolando.
P. R.
Non conformismo e contestazione
Echi di un convegno sull’impegno del cristiano nel mondo di
oggi, riunito alla casa Evangelica di San Marzano Oliveta
GERMANIA :
Il battesimo In iUscussIone
Erlangen (Iwf) - In nn commento sul « dibattito battesimale » avviato nella chiesa evangelica della Renania, nn teologo lulerarno, il
prof. Kurt Fror di Erlangen, ha affermato
che è necessario riconsiderare se la Bibbia
e la confessione «ci obbligano veramente’ad
aderire in avvenire,, con io stesso rigore che in
passato, al monopolio tradizionale del battesimo dei fanciulli ».
Circa 350 dei 1.200 pastori della Renania
hanno recentemente fallo appello al Sinodo
della loro Chiesa per ottenere ^ permesso di
battezzare degli adulti. In passato la Chiesa
si è in genere pronunciata in favore del battesimo dei fanciulli.
Il prof. Fror, che ha assunto il ruolo di
mediatore in questo dibattito, ha confermato
che il Nuovo Testamento non impone il battesimo dei minori e che raffermarsi del battesimo degli infanti e le sue origini sono ancora oscure e controverse.
Fino al II secolo è stato di fatto praticato
soltanto il battesimo degli adulti - egli ha
affermalo, aggiungendo che la Riforma ha
continuato la tradizione del battesimo dei fanciulli ma dandone una nuova interpretazione teologica : la consacrazione del fanciullo
al Dio trinitario e così un segno visibile che
l’uomo riceve il dono di Dio senza sprezzare la sua grazia.
In base a questa interpretazione, il prof.
Fror ha detto che il minore non è meno
a degno » del battesimo che l’adulto al quale
è stato prima domandato il suo parere.
Presso la (c Casa Evangelica » in S. Marza,
no Olivete, a conclusione delle sue attività
estive (che non si riducono al solo .riposo
fisico ma sono Topportunità più viva per
esperimentare la validità della vita comunitaria), è stato tenuto con successo un Convegno di studio nei giorni 21 e 22 settembre. Il tema in esame era ; « Uimpegno del
cristiano nel mondo d^oggi », che è stato introdotto daU’Evangelista Giuseppe Anziani.
Impegno, in senso cristiano, dev’essere una
azione a carattere interiore quindi morale e
spirituale, che poi si estrinseca esteriormente nei rapporti col mondo. Ne consegue, dun.
que, che non vi può essere un impegno veramente cristiano se prima non c’è stato nelTindividuo quella particolare nuova formazione mentale e morale che l’Evangelo chiama (( ravvedimento » o (c nuova nascita ».
L'impegno del cristiano, quindi, non è e
non può essere un'az one cerebralmente premeditata, elaborata a tavolino, nè tanto meno ispirata da qualche ideologia politica.
L'impegno del cristiano non è altro che
i'immancabile frutto di quella nuova mente e nuova vita che si sono formate nel credente stesso. Servendoci di un’espressione di
S. Paolo, diciamo che « è l’amor di Cristo
che costringe» (II Cor. 5: 14). Tutte quelle
azioni, invece, che non hanno questa radice
il credente in Cristo non le può compiere,
non può impegnarsi per esse, non corrispondono all'impegno del cristiano.
Nel praticare il suo impegno verso il mondo. il cristiano non può non tener presente
che neH'insegnamento di Gesù e degli Apostoli vi sono due a mondi ». Vi è il mondo
presente destinato a passare con tutte le sue
brutture e concupiscenze, e vi è il mondo
a venire : quello che l’apostolo Pietro chiama « nuovi cieli e nuova terra in cui abiti
la giustizia » (II Pietro 3: 13). Per questa
ragione Timpegno del cristiano non è per la
costruzione di una società umana in una
forma o in un'altra. Il credente in Cristo
sa — ripetiamo — che questo mondo passerà e che il nuovo mondo non sarà il frutto
d; conquiste umane nè scientifiche, nè tecniche, nè sociali: esso sarà un dono di Do. La
nuova Gerusalemme (nuova società, nuova
umanità, nuova chiesa) « scenderà dal cielo », non salirà dalla terra!
Di conseguenza tutta la vita del cristiano
non è altro che un’attesa : 1 attesa della gloria di Dio. del ritorno glorioso di Cristo. Ma
questa attesa non è, per i] cristiano, un’attesa passiva ed inoperosa; non è uno stato di
inerzia. Essa è un'attesa attiva che si concretizza in opere, in atteggiamenti, in manifestazioni di vita.
Ma quali possono essere queste opere? E'
proprio qui che risalta il senso dell’etica cristiana: quell’etica che Gesù ha promulgato
e proclamato nel Suo famoso « Sermone sul
monte ». Nell’attesa — dice il S:gnore —
« vegliate e pregate »; cioè siate attivi e perseverate nella fede, nella speranza e nella
carità. Mentre attendete... « Amate i vostri
nemici »... « Amatevi gli uni gli altri »...
(c Non giudicate »... ecc. ecc.
Tutto questo può essere solo una premessa a quello che costituisce l’ansia di tutta la
Chiesa odierna. E l’ansia dell’ora presente è
proprio questa : « Nel secolo attuale in cui
tutti i principi etici e spirituali sono calpestati e annullati, come dobbiamo comportarci come cristiani? Come possiamo tradurre in azioni concrete rinsegnamento dì
Gesù? Qual'è l’impegno del cristiano nel
mondo d'oggi? »
Nei rispondere dobbiamo tener presente
che il cristiano, pur con la sua fede spirituale, rimane uomo. E come uomo è sotto
posto agli stessi istinti ed impulsi a cui
sono soggetti tutti gli uomini. Per questa
ragione il cristiano, nel suo zelo verso il
mondo umano, è esposto alla tentazione di
imitare le azioni ed i metodi dell’uomo comune affascinato dai suoi successi. Ma il
credente in Gesù Cristo non deve agire secondo la mentalità dell’uomo comune, poiché
mentre l’uomo del mondo nelle sue iniziative cerca sempre il proprio interesse o quello dell’istituzione di cui fa parte, il cristiano invece non cerca il proprio interesse, nemmeno quello della sua chiesa; ma opera con
amore e con senso di servizio e di sacrificio.
Dunque, qual’è l’impegno del cristiano?
L’impegno de] cristiano è proprio quello che
oggi molti affermano : « Non conformismo e
contestazione ».
Sì, il cristiano « non si conforma a questo
secolo» (Rom. 12: 2): non cede alla tentazione di imitare le azioni del mondo; non
agisce nelle forme e secondo i programmi di
questo mondo che passa. Il cristiano opera
e pensa suU’esempio del suo Signore G«sù.
« Io vi ho dato un esempio — dice Gesù —
affinchè anche voi facciate come vi ho fatto
io» (Giov. 13: 15).
Inoltre il cristiano è un « contestatario ».
Contestare, tutti lo sanno, vuol dire: mettere in discussione, respingere, negare. Ma che
cosa respingere e negare? Oggi si parla addirittura di « contestazione globale ». E sta
bene: neghiamo tutto! Ma cosa includiamo
in questo « tutto »?
Il credente in Cristo, anche nella contestazione. sa scegliere la via giusta la quale non può essere altro che l’insegnamento
del suo Signore Gesù. Perciò il cristiano è
sì impegnato nel mondo a contestare, ma a
contestare tutto ciò che è in contraddizione
con la verità e la morale di Cristo Gesù, Il
cristiano — ad esempio — rifiuta e contesta questa società civile perchè, pur chiamandosi cristiana, agisce nel più sfacciato
paganesimo; rifiuta e contesta la violenza
armata perchè Gesù ha detto che i non violenti crederanno la terra; rifiuta e contesta
tutto ciò che è esaltazione dell'edonismo e
della carnalità perchè Gesù ha detto : « Cercate prima il regno dì Dio... ».
La « contestazione » del cristiano, però,
non è fatta di soje parole nè dì atti di teppismo collettivo. Essa è attuata nel mondo
mediante una particolare condotta di vita
personale. Per cui il cristiano
—• contesta la violenza manifestando la
propria mansuetudine;
—^ contesta tutte le guerre adopramlosi per
la pace;
— contesta gli egoismi amando il prossimo come se stesso;
— contesta le falsità praticando la sincerità;
— contesta lo sfrullamento dell’uomo rinunciando a se stesso nel servizio;
— contesta tutto questo mondo effimero
fatto di malvagità e d’inganni perseverando
nella fede in quei nuovi cieli ed in quella
nuova terra che Dio donerà all uomo per
amore di Cristo Gesù.
L’impegno del cristiano riel mondo, dunque. non è altro che vivere la nuova vita trovata in Cristo Gesù; e seguire — anche e
soprattutto nell’ora attuale — una condotta
di vita che sia conforme all’Evangelo.
^ ^
Al Convegno hanno preso parte numerosi
giovani Metodisti di Milano e della diaspora
astigiana-alessandrina. Nei vari interventi del
dibattito, è stato espresso unanimemente il
pieno consenso alla linea indicata dallo studio presentato da Anziani.
è-
3
pag. 4
4 ottobre 1968 — N. 39
dalle nostre comunità
Coro Alpino Val Pellico Al Collegio Ualdese di Torre Pellice
VILLAR PELLICE
E’ giunto al termine del suo pellegrinaggio terrestre Malanot Prospero Edoardo, di
anni 84. Senza parenti stretti egli aveva lasciato Villar da diverso tempo per essere ac
colto tra gli ospiti della Casa Valdese di ri
poso di S. Germano Chisone. Qui egli ha tra
scorso in serenità gli ultimi anni della sua
\ita. A Villar però egli aveva ancora diversi
amici che hanno appreso con rincrescimento
la not'zia della sua scomparsa e che ricorderanno la sua caratteristica figura. La Chiesa
porge alla sua memoria un reverente ed affettuoso saluto.
Il Pastore Giovanni Tron è la sua gentile
Signora, provenienti dairUruguay, hanno
consacrato a noi una domenica del mese
di settembre. Il Pastore Tron ci ha portato
un forte messaggio in occasione del culto
e nel ])omeriggio ci ha presentato una molto
inten'- uité a causerie » sulLUruguay.
V ‘ una breve assenza del Pastore cì
iJiire portato il messaggio della Palol.! ài Dio, presiedendo il cullo, i Pastori
"igg.ri G. Bertin e K. Jahier.
Riconoscenti esprimiamo agli uni e agli
altri il nostro vivo ringraziamento.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Ginevra Patrizia e Giovanni, di Luciano e Maria Cesarina Charbonnier (Centro-Saret) e
Manuela, di Osvaldo e Edina Davit (Toup'un). Domandiamo al Signore di accompagnare con le sue grazie e le siie benedizioni
questi agnelli della sua greggia, insieme ai
loro grnitori, padrini e madrine.
fri 'icl iemiìre un gruppo di trombettieri
tedeschi, guidati dal M, Stober, hanno trascorso un periodo di vacanz^j soggiornando
al Castagneto e ci hanno guidato nel canto in occasione del cullo. Essi sono rientrati oramai al loro paese. Inviamo loijo da lontano il nostro ringraziamento ed il nostro
fraterno saluto.
L’Asilo Infantile sta per riprendere la sua
attività. Le iscrizioni si rice\crannn. nella
sede dell’Asilo stessi», nei giorni 5 e 7 olio*
bre, dalle ore IO alle ore 12 c le lezioni
avranno im/Mi regolarmente il 14 ottobre.
I nostri più vivi rallegraiiienli ed auguri
alla famiglia di Sebaslìant) e Liliana Charbonnier per la nascita della loro prìmogetiita
Anna, avvenuta il 9 settembre presso il reparto maternità delTOspedale Civile di Pinerolo. Il Signore benedica la bimba c lutti
i suoi cari.
Giovedì 12 settembre il Pastore Alberto
Ricca invocava la benccliziouo di Dio sul
matrimonio di Berlorelio Aldo (Praroslino) e
Gönnet Lid'a Maddalena dì Davide (Pidone).
A questi sposi che lasciano Bobbio per stabilirsi a Miradolo giunga l’augurio affettuoso della comunità tutta. Il Signore circondi
sempre con la - -a grazia questo nuovo focolare.
Un vivo :i;:. viainenio al Pastore Alber
to Ricca per la sua pronta collaborazione, in
assenza del Pastore locale.
La comunità di Bobbio ringrazia ancora
vivamente i nostri fratelli Dino Gardiol ed
Edgardo Paschetto che in queste ultime domeniche le hanno annunziato la Parola di
Dio, e, a.
YILLAR PEROSA
Nozze. — Il 25 agosto si sono uniti sotto
10 sguardo del Signore la nostra giovane sorella Graziella Peyran dì Vivian con Giorgio
Baret, un apprezzato giovane della comunità
di Pomaretto.
Gli sposi erano circondati da una folta
schiera di parenti e il Pastore, invocando su
di loro le benediz.oni del Signore, li ha esor.
tati a a rìsplendere come luminari in questo mondo di tenebre ».
Visite estive. — Oltre ai vari villeggianti, ricordiamo tre campi giunti dall’estero :
I. Gruppo di Freiburg, che comprendeva
una ventina di studenti del Seminario Evangelico, futuri assistenti di chiesa, guidati dal
Pastore Dennig. Gruppo simpatico, aperto ai
problemi moderni che ci ha lasciato un ottimo ricordo.
IL Campo di Pforzheim. Comprendeva 16
giovani guidati dall’assistente di chiesa Karl
Ebert e si è sistemato con le tende nel prato
della nostra cappella. Fra le varie attività,
ricordiamo una bella « serata » alla quale
hanno pure partecipato giovani dì S. Germano e Pinerolo.
III. Visita trombettieri della Ch'esa Riformata di Germania. Questo gruppo era diretto
dal Pastore Immer ed ha trascorso una quind c!na di giorni fra noi. Suonava, molto bene,
delle « mini trombe » d’argento ed ha partecipato alle varie serate d’appello tenute nelle nostre Valli.
Predicazioni. — S amo riconoscenti ai cari
amici Pastori Enrico Tron e Gustavo Bertin
che con molta gentilezza si sono alternati sul
nostro pulpito durante l’indisposizione del
Pastore, dandoci sempre degli edificanti messaggi e ringraziamo pure per la loro predicazione, la missionaria Laura Nisbst del Gabon, il Pastore Stollreiter di Berlino, nonché
11 Pastore Ganz, il missionario Bruno Tron
dell’Asmara e l’anziano Dino Gardiol.
Battesimi. — Flavio Pontet (Sollié); Mara
Graziella Brazzale (Inverso); Marco Peyran
(Dubbione); Ornella Viglielmo (Villar). La
grazia del Signore accompagni questi bambini c le loro famiglie.
L’assistente sociale della, RIV-SKF di Villar Perosa ci prega di far sapere che a Pinerolo nella villa Turati, si è aperto un Centro per Minorati che abbiano compiuto 15
anni. Generalmente, a quell’età, essi hanno
g'à frequentato le elementari in qualche istituto od in classi differenziate. Poi, cosa faranno?
Questo Centro, davvero provvidenziale, insegna loro una profess'one affinché possano
guardare alla vita con una certa serenità.
Fin dal principio essi ricevono il loro libretto di lavoro e una paga di L. 300 gior
naliere che vengono impegniate dalla refezione di mezzogiorno.
II Centro, inoltre, nei limiti del possibile,
cura il loro trasporto giornaliero alle loro
case.
Rivolgersi alla Chiesa Valdese di Villar
Perosa, oppure direttamente alla Assistente
Sociale della Soc. Riv-Skf di Villar Perosa.
Un grave lutto colpisce la nostra comunità e molte altre con lei: giovedì scorso, nel
corso di una seduta con i suoi collaboratori,
colpito da infarto, è deceduto improvvisamente il Sìg.
Obsrkirchenrat Dr. Hans Jungbluth
presidente della Società ’’Gustavo Adolfo”
della Germania Occidentale.
Gli volevamo bene a Villar Perosa perchè
due anni or sono, aveva trascorso un soggiorno estivo tra noi con 40 colleghi; si era
interessato alle nostre necessità e ci aveva
promesso un aiuto massiccio della ’’Gustavo
Adolfo” per la costruzione del nostro tempio,
non appena ne avesse avuto il benestare dalla Tavola.
Quest’anno era stalo gravemente ammalato,
ma recentemente ristabilito, aveva diretto un
pellegrinaggio in Austria ^ simile a quello
fatto da noi nel 1966, Si stancò troppo e appena tornato cadde sulla breccia.
La Chiesa di Villar Perosa, profondamente commossa, unisce il suo cordoglio cristiano a quello di qiuuilì altri soffrono per questa grave perdita. Enrico Geymet
Nel periodo estivo è stato celebrato il matrimon o di Galliti u Aldo e di Ferrier Maria
Luigia ed è stato ;> isto il segno del Battesimo sui seguenti à ^ciulli; Diego Balmas e
Vadia Peyronel di orino il 4 agosto; Mauro Beynaud il 15 ttembre. A tutti auguri
di celesti benedizif
Anche questa e-¡te ha portato fra noi
alcuni pastori di ’ . abbiamo avuto, la gioia
di udire i messag . ringraziamo pertanto il
Signor Ermanno ■ ire, la Signora Carmen
Ceteroni e il S;gi » Archimede Bertolino che
hanno presieduto r’^pettivamente i culti delI 11 e del 25 ag* . e del 1 settembre.
Un particolare ' uto ed un augurio rivolgiamo ancora Signori Ceteroni che la
cotnun tà ha con gran piacere e di
cui noi tutti ri iamo l’apprezzata opera
svolta a, S. Gemi r l’inverno 1966-67
La domenica 4 >sto ha avuto luogo una
riunione ai Ciamj i e l’il un discreto nu
mero di sangerm- A e salito alla Rostania
dove Si è svolto simpatico incontro fra
giovani e meno g ■» ani; l’atmosfera è stata
veramente fratern . un vivo grazie agli organizzatori. Aneli- Pra Pounsoun è stata
mèta di una simpiitii a riunione.
Nel Tempio la sera sabato 7 settembre
ha avuto luogo un speciale: hanno ri
volto messaggi i pastori Geymet, Ayassot,
Immer e Jalla; un buon gruppo di Trombettieri tedeschi e vaides. hanno fatto udire ai
convenuti brani di ni, ica sacra molto apprezzata, Grazie a que iì fratelli.
Dieci anni di attività
Si è svolto a Torre Pellice, nella serata di
sabato 21 c. m., un concerto del Coro Alpino Val Pellice, diretto dal Sig. Edgardo Paschetlo.
Il concerto è stata una cordiale occasione
per festeggiare il decennale della fondazione
di questo nostro coro. La prima idea di avere
anche nella nostra valle un gruppo di appassionati per valorizzare e far conoscere il patrimonio corale popolare, partì, come si apprende da un opuscolo commémorât.vo diffuso in occasione del concerto, dal Signor
Roberto Malan nel 1958.
Da allora il coro è già giunto a significative affermazioni, sotto la guida del M® Angelo Agazzani prima, poi del M® Silvio Avondet e infine dell’attuale direttore, il Maestro
Edgardo Paschetto,
La severa disciplina con cui il Coro si prepara è valsa anche l’altra sera a fornire dell'^
esecuzioni agili e perfette, cui l’entusiasmo e
la generosità ben noti dei coristi hanno impresso una vitalità trascinante; il numerosissimo pubblico, che si accalcava nel locale
della palestra di Torre Pellice, ha risposto
con applausi calorosi e richieste di cc bis »,
Uguale successo ha avuto il Coro di Badia
Ch'sone, che ha completato, con la sua fraterna collaborazione, la festosità della serata.
Il Coro presentava una serie di canzoni antiche, alcune delle quali conosciutissime e
riascoltate con gioia dal pubblico, altre meno
note o addirittura sconosciute, ma piene, come le prime, di un profumo e dì una poesia
che le esecuzioni hanno saputo ben mettere
in rilievo.
Dopo questa lieta serata, di cui siamo grati ai due Cori, non ci rimane che augurare
al Coro Val Pellice una lunga vita e crescents risonanza. Il canto alpino è più vivo che
mai: il merito di questo accresciuto interesse va in gran parte a coloro che, come i nostri coristi, si sottopongono con gioia ai sacrifici che il canto corale comporta., per gustare e far gustare il grande patrimonio della
musica popolare. t.
CQimegao sull'Apuntura
I lavori di questo Convegno sono terminati il 28 settembre nelle aule del Collegio
Valdese di Torre Pellice. Le conferenze-studio, sotto l’egida della Soc. Ital. di Agopuntura, sono state tenute dal presidente dott.
U. Lanza, cultore delle materie, diplomnio
presso la Scuola Inglese di Londra, autore
di testi e pubblicazioni varie.
La nuova Scuola Italiana poggia le sue
basi su principi eminentemente scientilici,
spoglia il sistema di tutto quanto è empirismo. si serve di tutta una tradizione med'ca
millenaria e di tutte le risorse moderne della biochimica ed elettronica per costruire un
tipo di metodologia e di terapeutica, il quale
possa avere la possibilità di una aperta discussione clinica.
« Ogni dottrina nuova . scrive W. James attraversa tre stadi. La si attacca e la si dichiara assurda; poi si ammette che essa è
vera ed evidente, ma insignificante. Si riconosce infine la sua vera importanza, èd i suoi
avversari reclamano l'onore di averla scoperta ».
E’ difficile dimostrare il meccanismo di
azione di questa medicina plurimillenaria:
per questo motivo si studia e si cercano i
contributi di tutti, per costruire un ed ficio
solido e valido per il lavoro del medico e
per l'utilità dei malati.
Molti fenomeni finora ìncomprensibilì Sino stati spiegati, e quello che prima era negato, oggi è ammesso; non è pertanto oggettivo negare a priori dei fenomeni che sfuggono alla spiegazione.
Lo scopo appunto dei lavori di questi gioì-,
ni era diretto nel senso di raccogliere il
frutto di esperienze, discuterle, e riproporle
sotto il profilo migliore.
II nostro augurio è che gli sforzi comuni
possano avere rispondenza in altri cultori
delle materie ed accrescere il numero dei
volenterosi in un campo ricco di prospettive.
Speranza Tron
Corso di aggiornamento e di preparazione teologica
Le comunità di Angrogna, San G'ovanni e Torre Pellice hanno deciso la ripresa
del corso dì aggiornamento e preparazione teologica, che già in primavera era stato seguito con interesse. Il corso è indirizzato specialmente a predicatori e monitori, ma è
aperto anche a tutti coloro che desiderino prepararsi in vista di un servizio o per un
part colare interesse personale.
Il primo ciclo di lezioni avrà luogo ogni sabato, dal 12 ottobre al 14 dicembre c.a.,
dalle ore 17 alle 19, nella sala del presbiterio di S. Giovanni.
Sarà seguito il seguente programma :
Ore 17-18 — Introduzione all’Antico Testamento (A. Sonelli)
Testo: R. RENDTORFF, La formazione deWAntico Testamento,
ed. Clauliana.
Ore 18-19 — Predicatori: Dogmatica (G. Bogo)
Testo: K. BARTH, La confessioìi de foi de VEglise, Ed. Delachaux
& Niestlé. Una volta al mese : esercitazione omiletica.
Ore 18-19 — Monitori: Preparaz’one delle lezioni della Scuola Domenicale (a
cura di A, Taccia)*
Inizio del corso: sabato 12 ottobre 1968, ore 17
I LETTORI CI
Sl> SCRIVONO
Comunità |
minorate psichiche
L'Unione Oiovanile Valdese di Man.
tova^ in seguito alle decisioni della
Tavola in merito ai trasferimenti pastorali, ha scritto alla Tavola la se¡piente lettera aperta, che ha mandato ai giornali evangelici con questo
invito : « Ci interesserebbe che fosse
pubblicata non per esibizionismo, ma
perchè vorremmo che contribuisse a
r .irc una discussione sui nostri rego' ^ ' c-Ili, rimettendo in questione sia
' jjiniilema delle chiese non-autono-ÌQ quello più generale del potere lieeisionale delle comunità vaidesi in genere ». Poiché pensiamo che
questi problemi siano effettivamente
aperti, pubblichiamo questa lettera,
augurandoci che la desiderata discussione si apra e si approfondisca.
L’Unione Giovanile Valdese di Mantova si è riunita per discutere la brusca decisione della Tavola Valdese
elle, con quattro lettere inviate a quat.
pastori, ha sconvolto il campo di
■ ' delle comunità di Brescia, FeVcrona e Mantova.
I- pendo di non poter mutare le
deci- .!( prese data la non-autonomia
delle no.strc comunità, ci sentiamo in
dovere di protestare per il tono estremamente autoritario e legalistico che
viene ad assumere la decisione stessa.
La predicazione che abbiamo ricevuta ci fa considerare l’operato della
Tavola in stridente contrasto con
l’idea di un gruppo testimoniante, impegnato nella città in cui si trova.
i’ensiamo quindi che decisioni di
■i. genere spetterebbero innanzi
ti, ' ' alla responsab'le decisione delle
conni.!i r interes.sate, pur tenendo con.
to della totalità delle esigenze della
Chiesa Valdese in Italia, che potrebbero essere rappresentate da un delegato della Tavola.
Da quanto detto fin’ora appare
chiara l’inadeguatezza del nostro ordinamento ecclesiastico, che considera minorate psichiche le comunità co.
s'ddctfe non autonome.
Per quanto riguarda in particolare
rU.G.V. di Mantova, la Tavola ha
dimostrato con la sua decisione di non
tenere in nessun conto il lavoro svolto
in questi anni secondo una linea pensata e discussa insieme al Pastore,
lavoro che si è svolto all’interno della
comunità ma soprattutto all’esterno,
con tentativi concreti di testimonianza comunitaria, con incontri ecumenici e con un lavoro continuo di chiarimento della nostra posizione di credenti nella città. Ciò che più cl turba
e ci rattrista non è tanto rautoritarismo della Tavola, quanto il pensare
che il regolamento della nostra chiesa
le autorizzi.
L’Unione Giovanile di Mantova
(9 firme dei membri dell’Unione
■f 12 firme di membri di chiesa).
Comprendersi
fra generazioni
Una lettrice, da Londra:
Cara Signora Grill
Ieri sera dopo aver dato una scorsa alle « Lettere al Direttore », EcoLuce 6-9-68 e 13-9-68, stavo rovistan.
do In vari cassetti e fra passaporti e
documenti ho trovato copia di una
lettera scritta dal Pastore Dott. Ermanno Rostan durante il suo viaggio
negli Stati Uniti nel 1963, e pubblicata nell’Eco-Luce, gennaio , del medesimo anno.
Penso che alcuni lettori rileggeran.
no con attenzione quanto il Pastore
Rostan volle dirci più di cinque anni
or sono, specie dopo l’appello per i
nove milioni e -tanti rivoltoci ora dal
Moderatore da parte della Tavola:
« ...Alla Chiesa dalla quale hai ricevuto conoscenza della ’’buona novella" che il Signore ti ha affidato, manifesta ora la tua fedeltà e la tua riconoscenza. Non trascurare la Chiesa
e non lasciarla in ’’tribolazione” quan.
do hai i mezzi per aiutarla ad operare onde ’’la luce risplenda nelle tenebre ’. Questi mezzi sono la tua persona fisica, la tua partecipatone ai culti^ il tuo denaro, il tuo servito al m'nistero pastorale o in altre forme di
ministero e tutto db con cui, in tempi di libertà, Iddio ti chiama ad esprimere quella profonda realtà spirituale che Giosuè Gianavello esprimeva;
Nulla sia più forte della vostra feto” ». Cosa gliene pare?
Nella Sua lettera aperta indirizzata
al Pastore Neri Giampiccoli, si legge
che « le violente giornate sinodali han
lasc’alo... molta amarezza ed un senso di nausea per come si è sottovalutato le nostre tradizioni storiche ».
Non ero al Sinodo, ma credo che
nessuno abbia voluto e voglia sottovalutare le tradizioni storiche (che
fra l’altro possono diventare un peso
morto se non si adeguano ai tempi.
Le pare?) « Violente giornate sinodali? » Non so cosa Lei intende di preciso per « violenza », ma dovrebbe es.
sere stata presente alla dimostrazione
che ebbe luogo in Grosvenor Square, a
Londra, dinnanzi all’Ambasciata degli
Stati Uniti, per avere un’idea di cosa
sia un lato della « violenza ». (La dimostrazione era contro la guerra in
Vietnam, in data 17 marzo 1968.
Adesso, staremo fra l’altro a vedere
cosa succederà in ottobre, a Londra,
sempre nel campo delle dimostrazioni
contro tale guerra).
Un muro di pietra »? Si ricorda, signora, di Martin Luther King quando
in imo dei suoi tt Sogni » (28-8-63) di.
ceva : « Sogno che un giorno i miei
quattro bambini vivranno in una Naz one dove non saranno giudicati dal
colore della loro pelle, ma dal contenuto del loro carattere. Con questa se.
rena fede saremo capaci di estrarre
dalla montagna della disperazione una
pietra di speranza ». In fondo, non
credo che il « sogno » di M.L.K. si differenzi di molto dal suo o da quello
di qualsiasi altra persona. Ciò che
conta sono i mezzi, i metodi per tradurre il «sogno» in realtà: alcuni
mezzi sono buoni, altri non troppo;
altri ancora sono un misto di buono
e cattivo, ma mai di indifferenza. B>.
sogna sapere vedere e prendere il buono dove c'è e quando c’è, e costruire
su quello. Ogni epoca ha i suoi riformatori. Anche l’Inghilterra ha avuto
e ha i suoi momenti neri. E chi non
ricorda Oliver Twist di Dickens? Ave.
va sempre fame! Ma Dickens con altri scrittori dell’epoca e con riformatori sociali (i chartists) hanno contribuito a spazzar via il primo grado di
miseria che allora regnava veramente
« nera » in Inghilterra, o almeno in
alcune parti del Paese. Ad un certo
momento ci vuole anche la presenza,
fisica e non solo due righe su carta.
Certo, il difficile sta nel trovare le
persone disposte a colmare le lacune
che esistono oggi. Ad esempio non
molti sono gli uomini fra i 50 ei 6o
anni che oggi cercano di andare incontro ai giovani, ammettendo di
aver sbagliato e aiutando le nuove ge.
nerazioni. Penso in maniera particolare al Dr. Benjamin Spock, il noto
peci'atra americano che a un certo
momento ha detto alle giovani reclute americane : « Bruciate le cartoline
precetto e non partite per il Vietnam ». Il bello nell’azione del Dr.
Spack è che poi non si è accontentato
di dar consigli, cioè non ha lasciato
le nuove generazioni a « sbrogliarsela » da sole, ma le ha seguite, c'oè
ha pagato e sta pagando di persona
per cercare di, colmare il vuoto che
c'è fra differenti generazioni. Al Dr.
Siiock, come ad altri, si è fatto il prò.
ee.sso. La condaima è stata di due anni di prigione. Alcuni dicono che il
nocciolo della questione non sta nel
latto se Spock andrà in prigione per
due anni o no. « Il fatto è — dice
una parte dell’opinione americana —
che le guerre vengono combattute con
il sangue di una generaz’one e con
gli ordini di un’altra ». Ma ritornando
agli « innovatori » : va bene, avranno
avuto i loro torti. Lei, quali metodi
avrebbe adottato per risolvere le questioni presentate in aula sinodale?
Magari, ad un certo momento sarebbe anche bene tener presente che
tutti abbiamo delle forze fisiche e psichiche e usarle in maniera positiva
cosi da poter tenere aperta la conversazione fra noi ed il nostro Creatore.
La voce del Cristo a volte viene offuscata da forze negative e ci si viene
cosi a chiedere perchè non vi è risposta.
Un cordiale saluto.
Liliana Manzi
Pudico
silenzio?
(sulle cravatte)
Una lettrice, da Frali:
Signor direttore,
desidero unire la mia voce al coro
delle proteste per il malcostume sinodale, segnalando un caso sul quale
r« Eco-Luce » ha mantenuto un pudico s'ienzio. Ho notato, e molti delegati delle Valli con me, che alcuni
membri del Sinodo hanno preso parte alle sedute in abito sportivo e addirittura senza cravatta! Il Presidente, debole e di parte, perchè anche lui
privo di cravatta e con camicia a quadri, non ha avuto la fermezza di intervenire e di invitare i colpevoli a
presentarsi in una tenuta più conve
niente alla dignità e al decoro dell'al.
to consesso. E con questo non intendo
affatto sacralizzare l’aula sinodale!
E’ vero che lo stesso Presidente,
conscio di aver gravemente compromesso la propria autorità, si è presentato in seguito in un corretto abito
scuro ed ha cercato di correggere la
grave mancanza attirando l’attenzione dei presenti sulla propria cravatta
stile « college », ma troppo tardi, ormai. Le tradizioni di austerità e dcorrettezza delle Valli valdesi non potevano essere messe da parte con tanta disinvoltura e l’esito delle votazioni lo ha ampiamente dimostrato.
Infatti, se i delegati delle Valli
(quelli con le scarpe grosse ed il cervello fino, per intenderci) in Sinodo
hanno parlato poco, non è perchè non
sapessero che cosa dire (esiste a tale
scopo rU.P.LA.V. - Ufficio Preparazione Interventi e Addottrinamento
Votanti), ma perchè intendevano protestare col voto segreto e quindi senza rischiare brutte figure, contro questo deplorevole rilassamento dei costumi, di cui la mancanza della cravatta
è il primo sintomo.
Pertanto, se un fatto cosi increscioso dovesse ripetersi negli anni futuri, sarei costretta a non versare più
la mia contribuzione alla Chiesa Valdese e, se la nostra stampa col suo silenzio si renderà complice di simili
aberrazioni, cesserò di abbonarmi a
« L’Eco-Luce ». « Nuovi Tempi »,
« Gioventù Evangelica » e « Diakonia ».
Con un fraterno saluto.
Liliana Viglielmo
Il Collegio vivrà l
Un lettore, da Villar Perosa:
La notizia ci è giunta per telefono
pochi momenti or sono. Il Preside ed
il Vice Moderatore, malgrado il numero minimo di iscritti in i- ginnasio, hanno deciso con un atto di coraggio e di fede di proseguirne egualmente il funz’onamento. E’ stata una
decisione saggia perchè la chiusura
anche per un solo anno di una classe
avrebbe recato pregiudizio all’esistenza avven're del Collegio tutto quanto.
L'episodio è stato reso possibile da
un momento di crisi come ogni istitu.
zione può averne e che evidentemente ha avuto la sua causa prima nella
decadenza attuale di molti settori del-1
la chiesa nostra. Forse, anche, è venuta meno un momento la vigilanza
degli « Amici del Collegio » e ne
hanno approfittato degli oppositori
imprevisti desiderosi di volgere ad altri fini il magnifico capitale di spirito, di cultura, di uomini e di denaro
rappresentato dalle Scuole della Comunità Valdese.
Non sarebbe stato onesto verso una
Istituzione che da oltre un secolo serve fedelmente la Chiesa come non lo
sarebbe stato verso quei professor’,
operai della Chiesa, che vi profondono le loro energie e neppure, ancora,
verso i suoi studenti e verso tutti coloro — e sono ancora assai numerosi
— che in esso ripongono la loro fiducia come in uno strumento utile
della loro Chiesa.
Per U momento il pegg’o è evitato,
ma nessuno si illude che siano finite
le discussioni. Molte cose hanno ancora da esser dette e lo saranno nella
speranza di un accordo finale nel (jua.
le lutti comprendano che il compito
della Chiesa è cosi grande da offrire
infinite possibilità per tutte le iniziative degli operai di buona volontà,
senza che mai l’opera dell’uno, per
edificarsi, debba prima abbattere quella del suo fratello.
La prima parola da esser detta però era quella concernente i valorosi
che hanno saputo resistere sulla breccia e l’abbiamo detta proprio di gran
cuore.
Grazie a voi. Professori e Amministratori della nostra Chiesa.
Grazie a Te, o Signore Iddio nostro.
Enrico Geymet
Pastore Valdese
N. d. r.: Pubblichiamo dedicando
ai perditempo imbrattamuri che la
notte del 1° ottobre hanno, decorato
a modo loro il Collegio e l'Aula Magna.
Abbiamo ricevuto
Per il Collegio Valdese : Emma Ar-'
mand Bosc v. Bertalot L. 2.000.
Ringraziamo e trasmettiamo.
Nuovo Indirizzo
Il past. Giorgio Bouchard ci comunica che dal 1 ottobre il suo nuovo
indirizzo è il seguente : Via Monte
Grappa 62/B, 20092 Cinisello (Mi).
4
4 ottobre 1968 — N. 39
pag. 3
SI RIPRENDE, RAGAZZI!
Rioominda, a caua e io chiesa, Tavvio dei no'stri bambini alla conoscenza dell’Evangelo
La Scuola Domenicale
contestata
Quello che segue e un intervento a due
voci: madre e figlia, monitrice la prima, exalunna di scuola domenicale la seconda, riflettono insieme sul modo in cui la nostra
Scuola Domenicale vive, nel complesso, oggi;
e lo contestano, Vuna in una più chiara prospettiva di fede e di vita comunitaria^ l’altra
tenendo conto soprattutto della pedagogia
odierna. * red.
Parla una monitrice
In questo clima di contestazione ci
prepariamo, con una certa perplessità,
a varcare la soglia della Chiesa per
iniziare i corsi della Scuola domenicale.
I giovani contestano tutto, è logico
che contestino anche la S.D., anzi, siam.o quasi un pò offesi che non ne abbiano ancora parlato, quasi che questa attività, che a noi monitori pare
tanto importante, non rivesta ai loro
occhi nessun interesse. Eppure ne sono usciti da pochi anni e fra qualche
anno vi manderanno, se tutto va bene,
i loro bambini.
Noi monitori dunque ci sentiamo
un pò trascurati dai contestatari (e
in verità anche dai benpensanti membri di chiesa). Ma io mi auguro che
qualche cosa si svegli anche in questo
settore della Chiesa; non pretendo che
i giovani occupino le scuole domenicali, ma che vi portino un pò del loro
giovanile vigore, questo si.
Perchè credo che siamo tutti convinti che la scuola domenicale com’è
oggi, vada riveduta. A me sembra che
i bambini stessi chiedano un cambiamento, non con parole ma con il loro
interesse per illustrazioni e riferimenti; i ragazzi sono in genere disattenti,
vogliono parlare ma sconfinano dai limiti della lezione, disturbano, ridono,
disegnano per conto loro cose stranissime.
Qualcuno dirà che la signora Ade
non li sa interessare, e sarà, ma a me
risulta che anche in altri gruppi succede lo stesso; che poi, se c’è qualcuno
che ottiene buoni risultati, entri in discussione e partecipi agli altri il suo
metodo.
Parla una ex alunna
Non mi si taccerà di paternalismo se
avanzerò dei suggerimenti per qualche
cambiamento bella scuola domenicale,
per la quale mi sembra necessaria una
riforma, che péraltro non cadrebbe
dall’alto perchè elaborata dalla base.
Abbiamo infatti premesso una breve
analisi della situazione reale; cade
forse dall’alto una riforma che i bambini richiedono con il loro stesso comportamento e disinteresse per l’insegnamento impartito?
Procederemo per brevi tesi da sottoporre a discussione.
1 In un momento in cui tutte le isti' tuzioni scolastiche vengono contestate, non possono i Pastori e i Monitori rimanere legati a metodi vecchi.
La situazione richiede una sperimentazione.
O II disagio sentito dai bambini nella
^ Scuola Domenicale e perchè no,
quello stesso disagio che spinge più
tardi i giovani a voltare le spalle alla
chiesa che li ha istruiti, dipende da
vari motivi:
a) La spiegazione e lo studio sono
troppo teorici; c’è un abisso tra i problemi della vita quotidiana dei bambini e la Bibbia com’è insegnata.
Per chi ha studiato anche superficialmente la psicologia dell’età evolutiva, non sarà diffìcile accorgersi
che non si può interessare i bambini se non partendo da concreti problemi, esperienze di vita, situazioni,
ricerche, che essi affrontano e scoprono quotidianamente nella realtà della
famiglia, della scuola, dei giardinetti,
insomma del rapporto con gli altri. I
bambini hanno un tipo di intelligenza molto concreta, hanno bisogno di
toccare le cose con mano, di sperimentarle direttamente. In questa prospettiva Rousseau e Piaget non devono essere ignorati da chi ha a che fare con bambini, anche se si tratta di
un insegnamento di tipo un pò particolare come il nostro. La pedagogia
attiva ha una parola da dire e nessun
monitore e pastore ha il diritto di
ignorarla. E’ impossibile dire in due parole cos’è la pedagogia attiva, quali sono i metodi attivi di insegnamento; è
indispensabile però ricordare qui che
l’unica lezione valida è quella che viene dalle cose, dalle situazioni della
realtà.
b) L’insegnamento attuale è di tipo autoritario, cioè avviene sotto forma di lezioni impartite dal pastore o
monitore, mentre il bambino ha il
semplice ruolo di ascoltatore. Al massimo si discute, ma chi ha l’ultima pa^
rola è il monitore. Al giorno d’oggi
non è più concepibile un insegnamento che non tiene conto dell’efficacia di
uno studio in forma di ricerca comunitaria.
c) I problemi che vengono presentati ai bambini (Dio, Grazia, Salvez
za ecc.) sono troppo grandi perchè
possano essere criticamente affrontati,
data la struttura mentale in via di
formazione. Gli studi sperimentali di
Piaget, per esempio, hanno dimostrato
che fino a tredici anni non si hanno
gli strumenti intellettuali per compiere delle astrazioni mentali. Perciò il
bambino non può assimilare i grandi
problemi ricordati sopra se non banalizzandoli, adattandoli al livello della
sua maturità intellettuale. Ora fino
dai sei anni, se non prima, il nostro
bambino si abitua a trattare tali problemi col risultato che questi divengono abituali, normali, perdendo quel significato, quel valore di rottura, di paradosso che hanno nell’intenzione di
Cristo e degli apostoli. E’ come vedere ad ogni angolo un crocifisso; alla
fine quella croce perde per noi ogni
significato. Cerchiamo di evitare che
la fede si assimili passivamente come
una poesia o i verbi greci; una fede
così, assimilata può perdersi con la
stessa facilità con cui si è acquistata.
Ne abbiamo molte dimostrazioni?
Q Individuati alcuni errori tradizio^ nali, ci vogliono dei suggerimenti
pratici. Non mi propongo di inventare
un nuovo modello di scuola domenicale
perchè non ho nè l’esperienza nè l’acutezza nè la conoscenza adatta. Voglio
solo aprire il problema, perchè il punto di partenza è l’autocritica fatta dall’interno di ogni scuola dom. tra bambini e monitori; questi ultimi non in
veste di docenti ma di adulti che imparano dai bambini e si investono dei
loro problemi, cercando di interpretarne le esigenze. I modelli non esistono ;
esistono solo le singole scuole domenicali che richiedono una ristrutturazione radicale. Le singole scuole domenicali non sono omogenee, ognuna è di
Leggere a pag. 6 l’articolo di
Roberto Eynard che ha partecipato alla recente Conferenza dei Paesi latini per la
educazione cristiana.
versa secondo la città o paese, l’estrazione sociale ecc., quindi al massimo
si possono dare degli esempi di quello
che potrebbe essere un metodo attivo.
Ad esempio troviamo astratto spiegare a tavolino la parabola del buon
Samaritano o la moltiplicazione dei pani, se il bambino non ha mai visto un
quartiere povero della sua città e non
ha provato una certa reazione davanti
alla miseria. Troviamo inutile spiegare
i miracoli di guarigione a chi non ha
mai toccato con mano la sofferenza fisica dei ricoverati in ospedale. Se si
dirà che il bambino non deve vedere e
sapere certe cose, pregheremo di essere coerenti e non continuare a far leggere ai bambini la guarigione del lebbroso.
Per quanto riguarda la formazione
morale, non sarà inutile correggere il
naturale egoismo dei piccoli spingendoli a organizzare attività per aiutare
chi ha bisogno o rallegrare chi è triste
e solo. Queste non sono attività filantropiche e pietistiche, finché sono fatte
dai bambini: diventano tali se rimangono le uniche attività cui gli adulti,
ormai non più fanciulli, si dedicano
nelle nostre chiese.
E se si vogliono avanzare preoccupazioni circa la necessità di spiegare la
Grazia o la Salvezza, lo si faccia senz’altro, ma sempre tenendo ben presenti le fondamentali conquiste della
pedagogia moderna. Ci si renderà conto che per far acquistare un senso a
quelle grandi parole, di fronte ai bambini, le tradizionali spiegazioni non bastano più.
Inda e Silvia Ade
Cesn tra bambini, giovani e cammeili
Sempre più, e soprattutto in paesi protestanti, la Bibbia per i ragazzi incontra
favore. Finora non è stato possibile pubblicare nulla del genere in italiano (almeno da parte evangelica), ma ogni mese <f L'Amico dei fanciulli» porta fra
l'altro ai suoi piccoli lettori una pagina biblica come questa
Gesù era in cammino. Era molto spesso in
cammino e incontrava una quantità di gente.
Diceva loro rapidamente una cosa, poi proseguiva la sua strada.
Un giorno gli capitarono fra i piedi dei
bambini! Pare gli fosse venuta incontro molta
gente: sicuramente delle mamme, forse dei
babbi, persone che lo ammiravano. La gente
corre quando passa qualcuno di importante.
La gente si fa largo, spinge, urta, senza badare
se pesta i piedi agli altri. Che cosa volevano?
Volevano che Gesù toccasse i loro bambini.
I bambini? I discepoli erano seccati. Pensavano: che noia adesso questi bambini, non
capiscono niente e poi cominceranno a gridare. Perchè si deve, ora, occuparsi di loro?
— Andate via, indietro, indietro ■— si afEannavano a dire Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda — Via, via i bambini. — Ma chi è ora che,
con voce indignata sgrida non i bambini, ma
Pietro, Giacomo, Giuda e gli altri?
— Lasciate che i piccoli vengano a me. Non
proibitelo. Non sapete che il Regno di Dio è
per loro? — Era Gesù e tutti rimasero stupiti
e interdetti.
— Vi dico — continuò Gesù — che se anche voi non diventate umili e liberi come questi bambini, non potrete entrare nel Regno di
Dio. Li si entra solo come figli del Padre.—
Fu allora che prese in braccio un bimbo e certo gli sorrise, poi ne prese un altro e un altro
ancora.
Come si saranno chiamati? Giona, Miriam,
Samuele, Anna... Oggi si chiamerebbero Paola,
Guido, Marina, Lily... Ma sono gli stessi bambini. Siete voi. E li benediceva.
Più tardi incontrò un giovanotto. Era simpatico. Stimava Gesù e aveva fiducia nella sua
sapienza. Gli si avvicinò, mise a terra un ginocchio in segno di saluto deferente e disse:
— Maestro, cosa farò per avere la vita eterna? — Parlava cioè di quel Regno promesso ai
bambini.
— Tu sai i comandamenti — gli disse Gesù.
— Osservali.
— Io li osservo fin da quando ero piccolo.
— A Gesù piacque quel giovane cosi serio. Capì che amava Dio e capì anche — non so come — che amava i suoi beni. Aveva cioè due
signori: Dio e i beni. Quale avrebbe amato di
più? Provò:
— Vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni con me. — Il bel volto del giovane si fece d'un tratto buio. Chinò il capo e
lentamente si allontanò. Aveva molti beni, non
riusciva a staccarsene.
Gesù lo guardò allontanarsi e disse una cosa severa. Disse che quando uno è molto ricco,
quando ha tante cose in questo mondo e mette
in quelle cose tutto il suo cuore e si fida di
quelle cose, non ce la fa ad entrare in quel Regno che aveva detto essere dei bambini i quali
non possiedono proprio nulla.
Ha detto che i ricchi non ce la fanno a entrare, come un cammello tanto grosso non ce
la fa a passare per la cruna tanto piccola di
un ago. Ha detto proprio così: come un cammello nella cruna di un ago: impossibile, cioè.
E' stata una parola severa, ma liberatrice.
Grandi e piccoli vorranno ricordarsene.
Berta Subilia
II. niiiiiiiimiitiiitmililimiiiiMiliinimiliiiii
iiiiiiiimiiii'imiiiimiiiiiiiiiiimiuiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiin
CONVEGNO DI MONITORI
Il convegno monitori che si è svolto a San
Fedele Intelvi il 28-29 settembre, aveva come
tema generale « Il programma di quest’anno
suir.Antico Testamento ».
I convenuti erano circa 25 e rappresentavano le seuole domenicali di Bergamo, Como e
Milano per la Lombardia; Intra-diaspora e
Venaria per il Piemonte e Val Bregagba - Val
Poschiavo per il cantone svizzero dei Grigioni.
II tema generale era articolato in tre sessioni presentate da Thomas Soggin per la parte biblica e da Rita Gay per la parte pedagogica : 1) L’argomento di fondo delle lezioni
di Antico Testamento di quest’anno: i primi re
d’Israele; 2) alcuni problemi eonnessi ai racconti del nostro programma; 3) presentazione
ed uso del materiale per i monitori e per i
bambini.
E’ stato particolarmente utile ai monitori,
per cogliere il significato del programma di
Antico Testamento, la prima relazione in eui
venivano inquadrate, nelle loro prineipali caratteristiche le tre figure di re: Saul, Davide
e Salomone. Saul è Fumo carismatico che riceve un dono particolare, ma nello stesso tempo è l’uomo religioso con un tipo di fede
di tipo superstizioso. La sua mentalità religiosa gli impedisce di discernere la volontà
di Dio.
Davide è l'uomo ohe agisce cereando di discernere la volontà di Dio. E’ eonfinto che
Dio precede la sua azione e che lui e il popolo la devono seguire. Il primo periodo è
quello che lo vede a confronto con Saul :
Saul stesso obbliga Davide .ad assumere una
posizione « contestataria » nei suoi confronti.
Il secondo periodo lo potremmo chiamare :
Davide il re che serve: Davide non s’impone
mai come re, ma la sua ricerca di quale sia
l’azione di Dio, lo porta ad un discernimento
rivoluzionario della sua Parola. E così sotto il
suo regno avviene il capovolgimento radicale
della situazione sociale e politica d’Israele.
L'ultimo periodo è quello del peccato di Davide : è un peccato grave il suo ma è di slitamento umano e non d’impostazione generale.
Salomone ha chiesto nella sua preghiera
« un cuore che ascolta » cioè un cuore aperto
c questa ci appare una richiesta molto positiva.
Tuttavia egli fa di questa apertura una
questione di principio, una questione teorica.
É' incapace di avere un vero discernimento
della Parola di Dio come Davide aveva avuto
e fa diventare delle regolette fisse le innovazioni portate da suo padre. Il tempio è costruito in tutta la sua grandezza ma a prezzo
dei sacrifici del popolo; la religione diventa
oppressiva, mentre nello stesso tempo la sua
apertura e il suo <c ecumenismo » lo porta a
stipulare numerose alleanze con relativi matrimoni con donne pagane.
E' stata anche interessante nella terza sessione l’illustrazione che è stata fatta da Rita
Gay sulle note pedagogiche deUa rivista che
essendo materia nuova per i monitori hanno
necessità di essere illustrate; si è posto l’accento suH’importanza del metodo attivo anche
ueH’insegnamento delle scuole domenicali, non
.solo come mezzo per rendere più viva e piacevole la lezione ai bambini ma anche come
uno degli strumenti per abituare il bambino
ad esprimersi, a fare delle scelte' ed educarlo
a saper pensare e riflettere sulle lezioni la
loro attualizzazione.
Nella discussione finale è stato anche affrontato il problema dell’insegnamento nelle
scuole (problema che toccava i partecipanti
che venivano dalle Valli protestanti dei Grigioni), prospettando l’opportunità di coordinarlo con quello delle scuole domenicali. Si
è proposto di utilizzare nelle due lezioni scolastiche della settimana la sezione sulle « ricerche » e la « libera espressione » delle note pedagodiche della Rivista, in via d’esperimento per quest’anno. Si vedrà neU’anno prossimo
di affrontare il problema offrendo soluzioni
più complete, tenendo anche conto dei suggerimenti che riceveremo da parte degli insegnanti delle scuole elementari.
Il prossimo convegno monitori a San Fedele, che sarà un’introduzione al programma
del Nuovo Testamento, si terrà nel mese di
febbraio in data che sarà a suo tempo comunicata .
M. S.
Culto radio
domenica 6 ottobre
Past. AURELIO SBAPFI
Milano
domenica 13 ottobre
Past. SERGIO AQUILANTE
Villa S. Sebastiano (L’Aquila)
IN UAL PELLICE
lll■I<lmlllllmlmlllll1,lml|||||mlll
I. MliiiiiiiKiiimiiimiiiiiii
iiiiMiiimiiihiiiimiiiiiiiiiii
la Vita di un nioiitore non è mai del tuttn inutile
Come prepararci validamente a vivere con i nostri ragazzi una lezione
di Scuola Domenicale, era stato il tema di un campo estivo per un gruppo
di monitori di un paese europeo. Come prepararci « validamente » : è l’interrogativo che grava a ogni inizio di
anno ecclesiastico, sulle nostre coscienze di monitori.
Abbiamo la Bibbia, abbiamo un manuale che ci guida nelle lezioni, abbiamo tanta voglia di fare bene. Ma
ci sentiamo ugualmente insicuri e ora,
per di più, tutte le forme antiche sono messe in questione. Ma, in attesa
delle forme « nuove », noi vogliamo lavorare il più seriamente possibile.
Vi sono attualmente tre forme di
preparazione :
— preparazione individuale sulla base di note pedagogiche
— preparazione diretta dal pastore
sulla base di note pedagogiche
— preparazione nella quale un monitore propone la lezione e gli altri lo
criticano.
Qualsiasi preparazione deve: 1) situare il testo dal punto di vista geografico e storico, 2) esaminare dettagliatamente il testo ed essere al corrente sulle sue parole difficili, 3) stabilire un piano del racconto, 4) cercare il contenuto del passo e cercare di
trasferire l’idea che reca, al livello e
alla situazione dei ragazzi che si hanno davanti.
Accanto alla preparazione collettiva
della lezione, ogni monitore ha un altro incarico: prepararsi in preghiera
e intercedere per i suoi ragazzi. Deve
impregnarsi del testo nei giorni che
precedono la Domenica. Il ministero
del monitore travalica l’ora della lezione. Quest’ultimo punto è evidentemente molto importante e impegna la nostra responsabilità. Svicoliamo sovente sui margini di questa responsabilità :
— I bambini sono troppo piccoli —
diciamo quando abbiamo le primissime classi — non capiscono, non fermano la loro attenzione, non seguono.
— E’ tutto vero. Ma Dio ha forse bi
sogno della comprensione, dell’intelligenza, dell’attenzione per rivelarsi?
« La Sua grazia ci basti » sembra veramente essere la fiducia per la nostra
classe di piccoli.
— Sono indisciplinati, si stancano
subito, si distraggono, pensano a tutt’altro e ridono fra di loro — diciamo
nelle classi dei più grandi. Tutti noi
monitori conosciamo queste cose e ne
soffriamo sapendo come sia duro, in
quelle condizioni, dare un messaggio.
Ma ricordiamo che anche Gesù ha
conosciuto l’indifferenza: «A chi assomiglierò io questa generazione? E’
simile ai fanciulli seduti nelle piazze
che gridano ai loro compagni e dicono: ”Vi abbiam suonato il flauto e
voi non avete ballato; abbiamo cantato dei lamenti e voi non avete pianto” ». Così hanno fatto con Lui. Cosi
fanno ancora. Ma la responsabilità rimane, pesante, grave e infinitamente
ricca e gioiosa. Davvero la vita del
monitore non è mai del tutto inutile.
B. S.
Piani) comune di predicazione
Nel quadro della collaborazione fra le
Chiese di Angrogna, San Giovanni e
Torre Pellice, i pastori e i predicatori
' laici delle tre comunità hanno preparato un piano comune di predicazione
per i prossimi quattro mesi.
Libri ricevuti
DairEditrice PAIDEIA di Brescia abbiamo ricevuto le seguenti novità.
N. LOHFTNK - Ascolta^ Israele. Esegesi
di testi del Deuteronomio. P. 138, L. 1.000.
L. RANDELLINI - La Chiesa dei Giudeocristiani. P. 72, L. 700.
— Sesso e moralità. Rapporto presentato al
Consiglio Britannico delle Chiese. P. 122,
L. 1000.
J. A. SOGGIN • Introduzione alVAntico
Testamento • I. Dalle origini all’esilio. P*
302, L. 2.200,
Dall’Editore Labor et Fides di Ginevra :
G. CRESPY - Les ministères de la Réforme
et la réforme des ministères. P. 176 L. 1.800.
M. B. SCHLINK - Quand soufflé VEsprit.
P. 170, L. 2.000.
H, GOLLMITZER . J. M. LOCHMANN .
R. SHAULL - C. C. WEST - Une théologle
de la revolution? P. 120, L. 1.700^
5
4 ottobre 1968 — N. 39
pag. cr
LETTERA DAGLI ANTIPODI
Al cuore pulsante di
vasto arcipelago
Papeete, settembre
Cari amici,
cerco di emergere per un istante dalle
mie molteplici occupazioni per darvi
qualche notizia del nostro lavoro qui.
Molti di voi devono aver disperato di
aver un giorno altre notizie nostre.
MOLTE PARTENZE
Quest’annata è segnata da numerose
partenze definitive, alcune delle quali
non sono state seguite, a tutt’oggi, da
altrettanti arrivi di forze fresche, pur
troppo. La famiglia Adnet (Scuola Pastorale), il pastore Vernier (professore
alla Scuola Past.), la famiglia Jaccard
(direzione Centro rieducazione di Moria i. il giovane Cartan (professore) ci
ci hanno infatti lasciati.
Il pastore Adnet ha lasciato un vuoto r-art icolarmente sensibile, anche
perchè era, tra i missionari, quello che
poteva utilizzare al massimo la lingua
tahitiana dopo diciotto anni di servizio. Il pastore Bricod, che occupava un
posto speciale di Consigliere del IV
Distretto Qsole Sotto Vento) è stato
nominato direttore della Scuola Pastorale. Ma il secondo professore manca,
come manca il successore del pastore
Bricod a Uturoa.
Per fortuna i posti di insegnamento
essenziali sono coperti, nelle nostre
scuole. Serie difficoltà, però, per trovami direttore di Convitto ecc. ecc. Pian
piano alcuni elementi locali sembrano
prepararsi ad assumere certe responsabilità che prima erano, per forza di
cose, riservate ai missionari. Si è fatto
anche uno sforzo sensibile per migliorare sempre più il livello culturale dei
nostri maestri e professori locali. Pensate che le nostre scuole contavano
l'anno scorso 1269 allievi nei corsi elementari e 407 allievi al ginnasio-liceo,
oltre ai 196 delle scuole elementari di
l'Turoa. Oltre a ciò tre convitti, una
Scuola di Economia Domestica ad
Uturoa! È un meccanismo ben complesso da far funzionare!
VOLONTARI DEL
CONTINGENTE DISTACCATI ALLA
COOPERAZIONE TECNICA
A questo proposito vai la pena di
sottolineare l’importanza sempre maggiore che rivestono, nel quadro dell’attiviià delle scuole, quei giovani che, al
momento del servizio militare, chiedono ed ottengono di insegnare nei vari
territori o dipartimenti francesi d’oltre mare (DOM-TOM come li si chiama) o in territori africani ex-francesi.
Diciamo subito che i primi risultati
sono, nel complesso, positivi. Sarebbe,
però, pericoloso considerare questi giovani cooperatori come la soluzione normale per colmare troppi dei vuoti che
si formano man mano nel campo del
nostro insegnamento protestante. Infatti essi non possono assumere alcuna responsabilità direttiva (brevità del
soggiorno, ecc). Inoltre bisogna ben ri
A Tahiti, isola per metà evangelica (quasi 1300 allievi delle
elementari protestanti, oltre 400 in quelle medie superiori, palili numerose opere e attività il cuore della vasta diaspora
sa
polinesiana, nella quale si conosce talvolta un duro isolamento.
Luci e ombre del “servizio civile’’ di giovani di “leva" - Problemi
di una pastorale generale: battesimo, santa Cena, matrimonio;
“pastori per domani"? - Anche qui, la pillola
tutto ciò, assieme a quattro degli otto
anziani che hanno, tra l’altro, incoraggiato l’intrusione di alcuni elementi
ci no-americani della tendenza aberrante delle Assemblee di Dio (dico aberrante per distinguerla da altre manifestazioni evangeliche ben più autentiche del nostro paese). Particolarmente penoso il caso di un anziano, ex
anziano di Bethel, che era stato persino inviato in Francia per meglio prepararsi al suo compito e che non ha
trovato di meglio che seguire il gregge
dei fuorviati, incoraggiandolo a tutto
spiano. Risultato : un « pastore » ringraziato, quattro diaconi destituiti e
metà della comunità passata a vita
« più conforme allo Spirito Santo »...
Potete facilmente immaginare la tristezza nostra e dei fratelli cinesi, tristezza aumentata da tanti piccoli e
grandi atti abbastanza sordidi di questi falsi fratelli.
Sono però riconoscente di dirvi che
la parte più sana (e vedi caso anche
più povera e meno intrigante) della
comunità è rimasta fedele e non si è
scoraggiata. Attualmente alcuni elementi che si erano allontanati tornano, e i culti sono sempre meglio frequentati.
In seguito alla partenza del pastore
Vernier, la nostra Tavola mi ha chiesto di essere un po’ il difensore di questa comunità. Si tratta per me di presiedere alcuni culti, di sorvegliare le attività, di riunire il Concistoro, ecc. Vi
confesso che, quando ho saputo che
avrei avuto anche quest’altra responsabilità, ho avuto freddo alla schiena.
Però i contatti che posso avere sono
preziosi. Forse a partire dall’anno prossimo « Giordano » avrà la sua piccola
chiesa e potrà così sviluppare ulteriormente il suo lavoro. Pregate per questi
fratelli che escono appena da un periodo ben difficile e per i quali i problemi non sono ancora tutti risolti,
RIUNIONE ANNUALE
DEL CORPO PASTORALE
Vi è certo difficile immaginare in
quali condizioni di solitudine, soprattutto spirituale, vivono alcuni dei nostri colleghi tahitiani. È dunque importantissimo di permettere, a tutto il
corpo pastorale ed almeno una volta
all’anno, di riunirsi per un pur breve
tempo di riflessione e di formazione.
La famiglia missionaria a Tahiti,
con un gruppo di
responsabili indi
conoscere che non tutti i militari diÿaccati si preoccupano di fare molto
ui più che occupare in modo più intelligente il tempo della « ferma » e, certo,di insegnare meglio che possono. Bi®°Sna dire francamente che non ba• a. Ripeto, si tratta di eccezioni, ma
pare che valga la pena di menziola cosa e che la Missione di Pari; vrebbe fare di tutto per mettere i
CiV..diri'iti davanti alla loro responsab:i; ; lì quanto missionari, quale che
sia la durata del loro servizio. Mi affretto a dire che tutto questo discorso
va fatto anche per dei missionari che,
teoricamente, sono partiti in quanto
missionari « normali », ma che in realtà hanno spesso la mentalità di cooperatori tecnici. E, senza voler giudicare,
questo si sente in tutto: nel modo di
considerare il lavoro, di trattare con la
Chiesa, di considerare il trattamento
finanziario e così, via.
LA COMUNITÀ «GIORDANO»
Vi ho parlato altre volte di questa
comunità di lingua cinese che abbiamo la gioia di ospitare qui a Bethel.
Vi confesso che durante alcuni mesi
abbiamo temuto che il lavoro paziente
tanti anni fosse spazzato via da alcuni elementi della comunità che han
vantato con tutte le forze di staccare
vùtto il gruppo dalla Chiesa Evangelica, e questo con delle scuse inaccettaWll. Mi è qui impossibile darvi tutti i
dettagli. Vi devo pur dire, però, che il
^Ppellano vietnamita al quale avevapensato di poter affidare la comu“«a ha una grande responsabilità in
È cos', che, subito dopo il Sinodo (al
quale non tutti i pastori partecipano),
ci siamo ritrovati, in agosto, in una
sala del Centro di Moria. Più di cinquanta colleghi erano presenti.
È stato un buon incontro, durato tre
giorni pieni. Vi parlerò soltanto di due
questioni sulle quali ci siamo soffermati particolarmente: questioni liturgiche e « pastori per domani ».
Da tempo alcuni (soltanto alcuni!)
sentivano il bisogno di veder nascere
una nuova liturgia per il battesimo, la
santa Cena, il matrimonio. Nelle comunità tahitiane (a Bethel seguiamo
la liturgia della Chiesa Riformata di
Francia, che probabilmente laggiù è
già violentemente «contestata»...) la
liturgia usata per il battesimo è la stessa per i fanciulli e per gli adulti, col
bel risultato che spesso un adulto si
fa battezzare senza alcuna preparazione e senza sentirsi affatto impegnato.
Si è dunque detto chiaramente che
d’ora innanzi nessun adulto dev’essere battezzato senza aver prima seguito
uria sia pur semplice preparazione biblica e catechetica e senza che la liturgia del battesimo comporti una
chiara confessione di fede cristiana
del battezzando.
Per quel che concerne la santa Cena
si è cercato di lottare contro l’uso invalso « da sempre » di invitare tutti coloro che nori sono membri di Chiesa
ad uscire prima che essa venga celebrata. Un modo quanto mai pernicioso
di considerare la santa Cena come un
atto destinato ai soli « puri » o « iniziati » e, soprattutto, come un elemen
to praticamente avulso dal resto del
culto. Infatti, attualmente, il pastore
fa un vero e proprio secondo sermone
prima di celebrare la Cena. Donde un
richiamo alla necessità di fare di tutto
affinché, invece, la santa Cena faccia
parte integrante del culto e perché tutta l’Assemblea vi assista e si senta invitata a parteciparvi almeno «in potenza ». C’è anche molto da fare per
far capire a tutti che si tratta di mangiare col Signore e non di compiere un
atto un po’ magico. Ma vi dico francamente che io arrossivo interiormente
al pensiero di certi pasticciacci liturgico-« ecumenici » francesi e europei in
genere. Bell’esempio davvero diamo!
Anche per quel che concerne il matrimonio in chiesa si è cercato di lottare contro tanre deformazioni che
non sono affatto vangeliche.
Tutti i pastori ono tornati a casa
con tre bozze di litur^a da sperimentare nelle loro cc ; unità. Il fatto che
queste liturgie d’:: apronta riformata
siano state trador le e adattate in tahitiano dovrebbe favorire una comprensione più profonda dei vari atti liturgici. Vi dirò d’altra parte francamente
che i pastori più ..iziani applicheranno probabilment , olo in parte le « riforme » discusse.
Dei «pastori jìcr domani»; in che
senso? sempiiceiopate nel senso che
devono poter e" pastori di tutto il
gregge loro affidivo , devono poter parlare in modo d sera compresi sia
dal « tata faapu >: i agricoltore) sia dal
licenziato daiie s ;i ole superiori. Donde la necessità d i i na formazione teologica più accur: va. a partire da un
livello culturale rau elevato anche se
non ancora elevatissimo! In particolare la conoscenza aelia lingua francese è stata riconosciuta indispensabile.
Un fatto mi ha colpito, durante la
discussione sui vari aspetti del ministero pastorale : un- ^giovane pastore
delle Isole Sotto Veift© (che è, come
quasi tutti i colleghi fsfliitiani, pastore
a metà tempo) ha domandato di poter
dedicare tutto il suo tempo alla sua
comunità. Non so che cosa sarà deciso, ma mi pare che la cosa sia degna
di essere sottolineata. Ecco un collega
che si è reso conto cht: non è in mezzo ai suoi soltanto per «gli atti del
suo ufficio ».
BETHEL
Finalmente le trattative per l’acquisto del terreno accanto al presbiterio
sembrano arrivare in porto. Abbiamo
firmato un documento preliminare in
vista del grande passo che dovrebbe
aver luogo non più tardi di ottobre.
Speriamo! Abbiamo intanto già raccolto sei dei 21-22 milioni-pacifico che
ci saranno necessari entro cinque anni
(circa 140 milioni di lire!). Bethel deve
trovare, per la sua parte di terreno,
un buon terzo di questa somma, mentre le scuole (dunque tutta la Chiesa)
devono occuparsi del resto. In questi
giorni ci siamo resi conto dell’urgenza
di poter aumentare il numero delle
aule, dato l’aumento formidabile degli
alunni in tutte le classi. Il terreno ci
è dunque più che mai indispensabile.
Si è parlato parecchio della questione del controllo delle nascite (conferenza, articoli, emissione alla televisione). Va detto che avevamo cominciato
a farlo prima della « pillolarum regressio ». Va anche detto che le « autorità » della Chiesa non si sono sentite
di prendere posizione ufficialmente
contro un’espressione così, visibile di
ottusità evangelica. Ho dunque preso
l’iniziativa a titolo personale scrivendo
a un giornale cittadino e attirandomi
sguardi e scritti addolorati di alcuni
tipi di sacrestia, ma anche e soprattutto molti consensi, anche da parte
cattolica. Ecco un problema che la
Chiesa di qui sembra purtroppo ancora impreparata ad affrontare seriamente (come è impreparata di fronte
a tutto il problema della sessualità da
un punto di vista biblico). Devo dire
che mi ha fatto piacere sentire
alla televisione una « cattolica non
praticante » dire chiaramente che non
riconosceva ad un papa che è celibe
per definizione il diritto di occuparsi
di questioni del genere: punto. Questo, ben inteso, senza dimenticare tutta la questione di fondo, da un punto
di vista biblico e da quello dell’autorità
* • •
La ripresa delle attività è ben avviata Alcuni giovani hanno fatto del
buon lavoro durante i campi per adolescenti e le Colonie (quest’anno ne abbiamo avuto tre contemporaneamente). Speriamo, dunque, che quei giovani continuino a contribuire validamente al lavoro di tutti.
Si accentua, mi pare, il fenomeno di
« riconversione » di certi membri della
comunità verso le comunità limitrofe,
specie Pirae dove il nuovo pastore può
tenere il culto in francese e sembra
deciso a snellire un po’ il lavoro della
comunità. Ciononostante c’è sempre
un’assemblea compatta al culto, qui
da noi.
IO CONTESTO, TU CONTESTI...
Da quanto precede potete facilmente
rendervi conto che, se « contestazione » c’è, qui da noi, essa da un lato riveste forme quanto mai benigne e pacifiche (almeno rispetto a quanto sta
succedendo nei paesi detti civilizzati)
dall’altro non si è ancora posta i problemi di fondo. In compenso quasi tutti i giovani che vanno in Francia per
i loro studi tornano molto cambiati e
raramente in bene. Non dico che non
sia anche colpa loro, però... Se mai sono i nostri più giovani colleghi missionari che vorrebbero scuotere un po’
troppo rudemente le nostre comunità
che non sono (ancora?) precisamente
del genere rivoluzionario.
Permettetemi a questo punto di fare
alcune umili riflessioni sugli avvenimenti recenti e recentissimi del protestantesimo italiano e della Chiesa
Valdese. Capisco perfettamente che
certe questioni vadano rivedute, che la
nostra obbedienza cristiana debba essere ripensata alla luce delle attuali
trasformazioni della società, ecc.; che
anche tutta la sfera cultuale debba
essere, non necessariamente modificata totalmente ma, appunto, risituata.
Detto ciò mi pare tuttavia che dobbiamo batterci come leoni per mantenere
un punto fermo: l’autorità ultima a
cui ci riferiamo è e dev’essere la Parola di Dio, quale riferimento insostituibile a ciesù Cristo. Se crediamo ancora questo, non dobbiamo spaventarci di fronte a tanta pur pericolosa
confusione degli spiriti. Altrimenti
qualsiasi azione nostra è già minata
alla base e affonderemo inevitabilmente nelle sabbie mobili del qualunquismo spirituale e confessionale.
Per quel che concerne la predicazione dirò soltanto che nessuno ha ancora dimostrato che predicare sia facile e che non sia necessaria una preparazione approfondita per farlo. Fino
a prova contraria, la responsabilità
principale a questo proposito continua
e continuerà a riposare sui pastori. Come non vado ad insegnare al filosofo
come filosofare o al sindacalista come
agire (anche se la Parola ha autorità
su di loro) così domando agli altri lo
stesso metro. Senza contare, ben inteso che, nel quadro della vita della chiesa, si parla di doni dello Spirito e che
è semplicemente previsto che non tutti i credenti abbiano il dono della predicazione. Mi pare dunque che, nel
momento in cui il passo biblico viene
spiegato ed attualizzato, uno deve parlare e gli altri ascoltare. Se mai sarò
chiamato un giorno a riprendere la
responsabilità di una comunità nostra,
sarò dunque « seul maitre après Dieu »
durante la predicazione. Che poi, in
una sede adatta, si possa approfondire
e anche « contestare » il contenuto della predicazione con uno sforzo serio di
ripensamento del messaggio biblico,
non sarò certo io a negarlo. Se soltanto tutti i contestatori fossero pronti a
chinarsi per molte ore alla settimana
su di un passo biblico ! Ma questo senza spezzare l’unità della predicazione
e... facendo le cose con ordine.
Francamente mi pare che molti contestatori (anche se certo non tutti)
non partano da un fondamento biblico
e, se così è, ogni loro parola si squalifica da sola. Non si dirà mai abbastanza che la caccia alla teologia e ai (pochi) teologi capaci di dare delle indicazioni centrate non può che spingerci
in un vicolo chiuso. Che poi la Chiesa
in quanto tale debba anche soltanto
esprimere l’Evangelo in chiave marxista, mi pare un’eresia pura e semplice,
così, come essa deve guardarsi dall’esprimerlo in chiave capitalista.
Un fatto mi ha colpito a proposito
delle rivendicazioni degli studenti in
teologia: il tono e il linguaggio non
solo « laico » ma che denota una visione della Chiesa ben lontana da quella
neotestamentaria e, francamente, una
visione abbastanza sbalorditiva degli
anni di formazione in Facoltà. Ah,
quel linguaggio da barricate (barricate «borghesi» oltre a tutto) che non
dovrebbe aver corso tra noi!
Si è scritto, se non erro, che la parte
più viva del Sinodo è stata proprio
quella della contestazione giovanile.
Voglio ben crederlo, ma cosa dev’essere stato il resto, allora! Quel che Paolo Ricca scrive a proposito della « Chiesa ufficiale» (che tristezza di dover
già parlare così) che predica la conservazione e della « Chiesa del dissenso »
che predica più o meno apertamente
la rivoluzione, mi pare interessante.
Diciamo però chiaramente che, nel suo
insieme, la Chiesa senza aggettivi ha
anche saputo, almeno a tratti, essere
la testimone fedele del Regno che viene. Cerchiamo tutti insieme di porci
di nuovo in quella prospettiva e il Signore saprà prenderci in mano una
volta ancora. E pazienza se qualcuno
si farà una bella risata alle mie spalle.
Prima di lasciarvi vi dirò soltanto
che vi seguiamo sempre e che le vostre
difficoltà, i vostri errori, le vostre speranze sono anche i nostri.
Maeva, Daniele, Marina, Clairette e
Giovanni Conte vi salutano molto fraternamente.
iiiMiMiiitiiitiDiniiii I
Echi della settimana
L'INVASIONE DELLA CECOSLOVACCHIA IN UN GIUDIZIO ROMENO.
Philippe Ben, inviato speciale de k Le
Monde » (v. n. 7374 del 28-9-1968), riferisce
Topìnione, suirargomento, d’un funzionario
che « non è ministro, né appartiene alVujficio politico del partito comunista romeno^
ma che ha compiti importanti ed è ben informato su ciò che accade nel suo paese e
nei paesi ^’alleai ’' ». R’portìamo i punti salienti delle dichiarazioni del funzionario.
« Dopo la ''notte dei carri armati a Praga'’,
qui a Bucarest ahb'amo letto centinaia d’articoli scritti dai commentatori politici più im.
portanti dei paesi Occidentali. Posso dichiarare che in Occidente ancora non si riesce a co.
pire ciò che sta succedendo al Cremlino. S’immagina che le persone che prendono delle
decisioni al Cremlino, s ano dei mirx'st -leninisti rigidi, fedeli alla loro ideolog o, e che
essi dispongano d’una rete molto vasta d’informazione. Ciò è molto lontano dalla realtà.
Già da molto tempo tutte le grandi decisioni prese a Mosca, soprattutto in politica estera. non hanno a che vedere con Videologia.
Il gruppo ristretto dei dirigenti è ispirato
dall’interesse nazionale russo e dallo sc ovinismo integrale. Inoltre questi uomini non
sono affatto i mìglio informali, e neppure i
più intelligenti di questo motido- e itro piut
tosto il contrario!
1) Perche certi dirigenti, molto sensibili alVop'n.on? dei militari, ritenivano che la
’’perdita'* della Cecoslovacchia, cioè Vafjermazione a Praga d'un potere non p'ù disposto ad obbedire a tutti gli ordììii di Mosca,
avrebbe annientato i risultati della vittoria
nella seconda guerra mondiale ed avrebbe
indebolito la posizione strategica delVURSS.
2) Perchè la burocrazia dom'nanle nell’URSS {un’immensa classe priviltgiala) temeva che lavvenlo d’un socialismo umanista in Cecoslovacchia avrebbe potuto dimostrare alle masse sovietiche che il loro socialismo {già additato, per la durata di mezzo
secolo, come il solo modello puìssibUe e come un ideale) è lontano dal vero socialismo.
Ed allora quali giustificazioni sarebbe stato
più possibile invocare per i privilegi d Ila
burocrazia?
3) Perchè certi dirigenti, infine, potevano temere, se nulla avessero fatto per fermare i progressi della liberalizzazione in Cecoslovacchia. di condividere le sorti di N k la
Krusciov ».
Al funzionario è stato poi chiesto se « i
dirigenti sovietici non potrebbero essere indotti dalle stesse ragioni ad invadere anche
a cura di Tullio Viola
la Romania ». Il funz’.onario non ha osato
rispondere con un no categorico a questa
domanda :
« Tutto dipende dall’evoluzione della situazione in Cecoslovacchia. L’URSS è molto
scontenta di ciò che sta accadendo a Praga;
essa constata che l’operazione militale non ha
portato i frutti sperati. Ma chi può prevedere le decisioni che verranno prv^e da un piccolo gruppo di persone, in generale ’'d’intelligenza piuttosto mediocre, piene di pregiudizi, del tutto prive di scrupoli e profondamente divise Vuna dall’altra”? Se queste
persone vogliono portare ai Cecoslovacchi un
colpo più brutale ancora e ’’decisivo”, non
si può escludere che esse cerchino, nello st:sso tempo, di eliminare anche le altre sorgenti di scismi, e a ristabilire, nel campo comunista dell’Europa deU'Est. un obbedie.tza
assoluta agli ordini di Mosca. Allora l'invasione della Romania d.venterebbe possibile ».
I RAPPORTI FRANCO-TEDESCHI
(c Gli avvenimenti cecoslovacchi hanno
dominato rincontro di Bonn ove s’è trattato. soprattutto per i Francesi, di dare alla
controparte tedesca il sostegno psicologico e
politico di cui questa ha attualmente bisogno. Proprio per questo il generale De Gaulle
ha ripetuto con forza che la Francia e la
Germania Occidentale ’ sarebbero unite ’ nedl'eventualità d’una minaccia sovietica.
Tuttavia sarebbe un grave errore il p nsare che simili dichiarazioni possano bastare per tranquillizzare i tedeschi e per riempire il vuoto della loro politica Traumatizzati
dalla loro situazione, i tedeschi non giungeranno verosimilmente a dominare certi riflessi d’incertezza e d’angoscia, suscettìbili
di diventare pericolosi, se non nel caso che
riescano a nutrire la seria speranza d’un allargamento e d’un irrobustimento dell Europa,
d’un Europa nel cui ambito il loro paese possa finalmente trovare il suo equilibrio e la
sua sicurezza.
A dispetto dei risultati annunziati, e del
buon clima che sembra aver regnato a Bonn
nei due giorni 27 e 28 settembre, i risentimenti contro la Francia vanno accumulandosi nell’opinione pubblica tedesca e nei partiti politici della Repubblica Federale, e c‘ò
continuerà ad impedire ai dirigenti di Bonn
l’inizio d’un vero sviluppo della cooperazione franco - tedesca ».
(Da « Le Monde » del 1-10-1968).
6
npag. 6
Notiziario
Evangelico
Italiano
DaUe Chiese Apostoliche
Suirultimo fascicolo de « UAraldo Apostolico », mensile della Chiesa Apostolica in
Italia, fra le notizie dalle comunità troviamo in particolare due corrispondenze : la
prima da Livorno, dove il 28 luglio, sulla
riva di Antignano. sono stati celebrati quattro battesimi : (c la benedizione del Signore
non SI è fatta atteìidere, ma è scesa come
rugiada su ogni credente e in modo particolare ha invaso i cuori dei quattro neofiti,
che hanno ricevuto il sacramento. Nel pomeriggio il pastore Frediani ha dato loro la
mano di fratellanza e dopo avere spiegato
Vultima regola di fede (obbligo delle decime
e delle offerte), i fedeli sono venuti avanti
ad uno ad uno ricevendo dal pastore, sulla
base della rivelazione biblica {Oal. 2: 9) la
mano di associazione, accettando cosi tutte le
regole di fede e di condotta della Chiesa Apostolica. La riunione è terminata intorno alla
Santa Cena » (Milvia Landi).
Un corrispondente siciliano narra cosi una
campagna d’evangelizzazione in alcune località siciliane :
« Tutto ebbe inizio circa cinque anni e
mezzo fa, quando vedendone la necessità sentii il grande desiderio di avere una tenda e
superare così le indicibili difficoltà che si incontrano sempre nel reperire un locale di
culto. Dopo aver ricevuto diversi preventivi
da varie case specializzate, mi dovetti convincere che solo Vintervento del Signore mi
avrebbe messo nelle condizioni favorevoli per
Vacquisto di una tenda, I prezzi erano favolosi per una tenda delle dimensioni da me
richieste. Così con altri cominciammo a pregare per una tenda. E nell ultima decade di
dicembre scorso la tenda ci fu donata. E così,
anche se per breve tempo, fu usata nei giorni del terremoto in Sicilia. Il nostro desiderio era quello di tenere dei culti, predicare
il genuino evangelo, indirizzare le anime sofferenti e assetate alla pura e unica sorgente
di Vita e Salvezza, dire a tutti che Gesù è
immutabile, sana anche oggi tutti coloro che
con fede vanno a Lui. Le promesse di^ Gesù
sono ancora valide! Dio ama e cerca il peccatore^ Dio vuole dare al peccatore H dono
della vita eterna. Noi pregavamo desiderando di vedere le anime liberate dall idolatria,
dalla superstizione, dclVincredulità e scetticismo, dalVinganno della babilonia e da tutti
i tranelli del Diavolo. Pensammo cosi, che la
prima cosa da fare in preparazione j?
Evangelizzazione era un periodo di PREGHIERA e di STUDIO. Così due pastori, tre
ragazzi e dieci giovani per cinque' gioimi siamo rimasti in una casa nei pressi di Nicolosi, studiando la Parola di Dio e pregando.
« Ci sentimmo felici, in luglio, di ^pondero ancora una volta alPappello del Signore:
^Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli ^
(Mt. 28: 19). ”Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete
testimoni e m Gerusalemme, e in tutta la
Giudea e Samaria, e fino alVestremità della
terra'' (Ai. 1: 8). Ci sentimmo felici di dire:
sì, Signore, andiamo^ testimoniamo!
« Le difficoltà per ottenere i vari nulla
osta non sono mancate, ma avendoci il Sigìiore ancora una volta aperto la porta, ottenemmo il permesso ad onta di tutte le potenze delle tenebre, e il 24 sera abbiamo
moniaio la tenda e il 25 luglio a. s. nella
mattina abbiamo avuto il primo culto. Che
gioia! Alleluja! Questo era il programma:
la mattina preghiera, il pomeriggio evangelizzazione con distribuzione di migliaia di
Evangeli e vari trattati cristiani. Contemporaneamente nella tenda le diaconesse, coadiuvate da giovani ragazze, tenevano la Scuola
Domenicale. In qualche caso i bambini sono
venuti a miriadi.
« A nessuno e rimasta sconosciuta la grande opposizione che il diavolo preparava in
ogni paese dove giungevamo con la tenda.
Alcune sorelle sono state picchiate, altre mi■ nacciate, il marito di un'altra si è recato dall'avvocato per la separazione dalla propria
moglie perchè apostolica. Anche in questi
casi il Signore è intervenuto, come anche ha
preservato tutti durante i culti sotto lo tenda. Mentre lanciavano dentro la tenda con
la cerbottana ceci, coni di carta* con e senza
spillo, pietre, pezzetti di legno e di ferro (ben
15 ne sono stati contati sopra e intorno al
tavolo), hanno anche minacciato di bucare e
danneggiare la tenda, ma il Signore, e non
tanto il fratello che dormiva dentro, l'ha preservata.
c( Questi sono al momento i visibili risultati: la presentazione di due bambini al Signore. U-na donna e tre uomini hanno chiesto di fare l'atto di riconsacrazione al Signore. Si vedeva nei loro volti che il Signore li
aveva ioccait. la presenza dello Spirito Santo
era operante in modo inequivocabile. Una cosa che abbiamo realizzato durante Vevangeìizzazioiie sotto la tenda è questa: la tenda
dovrebbe rimanere in un paese due o tre settimane. Quando le anime evangelizzate, sormontando ogni ostacolo, cominciavano a venire alla tenda, entrare e assistere al culto,
ahimè, i 4 giorni erano già terminati e la
tenda doveva essere portata in altro paese.
(Gli invitati) non rispendevano subito, ma
piano piano, l'uno raccontava la propria esperienza all'altro e il numero aumentava.
« Le anime convertite sono state ventinove. Ognuna di esse è venuta avanti, ha pre
gaio con il SertJO di Dio e poi ha pubblica
mente accettato Gesù Cristo come il Suo Uni
co e personale Salvatore. In ogni culto si
sentiva inconfondibilmente la Divina presenza dello Spirito Santo e soltanto Lui ha pòluto convincere di peccato le anime che sono
venute per accettare Gesù. A Dio sol Savio,
per mezzo di Gesù, sia la gloria nei secoli dei
secoli. Amen! ».
Antonio Arrigucci
Conierenza dei Paesi latini per l’educazione cristiana
Il senso della predicazione
e delTeducazione cristiana
La predicazione dell’Evangelo è incontestabilmente legata, per più motivi. ad un’esatta considerazione e valutazione dei fatti sociali, politici ed economici che circondano l’uomo di tutti
i giorni. Quest’affermazione cosìi categorica è desunta dalla considerazione
che l’annuncio evangelico riesce a dare
qualcosa di nuovo e di significativo alle persone, solo se viene calato in situazioni concrete ( anche se non personali), se suggerisce un indirizzo di vita
o un atteggiamento da prendere.
Gesù stesso ha predicato usando come spunto ciò che gli capitava intorno,
che lo angustiava o lo colpiva, dando
un mirabile esempio di attualizzazione
pedagogica. Egli è intervenuto concretamente nel mondo del suo tempo e lo
ha rivoluzionato. La pace che Gesù
predicava era qualcosa di così, nuovo e
di così sconvolgente in mezzo al mucchio di tradizioni che si perpetuavano,
sia in ambito sacro che profano, da
apparire contradditoriamente rivoluzionaria.
Ma Gesù predicava ed insegnava
nello stesso tempo, conservando in un
caso come nell’altro il medesimo indirizzo e perseguendo il medesimo fine.
E anche noi, accanto alla predicazione,
dobbiamo prendere in considerazione il
tipo di insegnamento che, attraverso
le scuole domenicali e l’insegnamento
religioso in genere fino al catechismo,
cerchiamo di attuare in mezzo a ragazzi e a giovani.
La recente esperienza della Conferenza dei Paesi latini, indetta nell’ambito delle attività del Consiglio mondiale per l’Educazione cristiana, svoltasi a Madrid dal 16 al 21 settembre
scorsi, mi ha convinto una volta di più
dell’importanza dell’opera educativa
in questo campo, ma mi ha anche confermato nell’idea che occorre cambiare
qualcosa neirinterno delle tecniche e
dei programmi tradizionalmente adottati, per rendere più attuale ed operante l’insegnamento religioso.
Molti partecipanti alla Conferenza
hanno ammesso che la crisi scolastica
mondiale investe o — prima o poi —
investirà le nostre istituzioni educative le quali, se vogliono evitare il peggio, devono cercare di rinnovarsi al più
presto possibile. Questo stato di fatto
giustifica l’attività che il Consiglio ha
promosso in molti settori e le iniziative che localmente si prendono. In Italia, un esempio tipico è la rielahorazione della rivista trimestrale La Scuola domenicale, concepita come guida
per i monitori, gli insegnanti e i genitori nello svolgimento della loro opera
di istruzione. Sappiamo poi dell’esistenza di alcuni interessanti esperimenti in atto o in via dì attuazione,
dei quali però non si hanno che scarse e lacunose notizie. Altri tentativi
si stanno facendo ad altro livello, anche se la cosa migliore sarebbe quella
di unificare — almeno sul piano nazionale — le forze e tentare di sfondare
in un’unica direzione.
A parte queste considerazioni di ordine pratico che però devono essere
latte, dobbiamo renderci conto che il
nostro insegnamento, per il fatto stesso di essere « istituzionalizzato », va
incontro a grossi rischi, primo fra
tutti quello di non essere aderente alla realtà psicologica del bambino da
un lato e sociologica del mondo dall’altro.
Dal punto di vista psicologico, infatti, il bambino necessita di una forma
di insegnamento che soddisfi i suoi bisogni reali, che promuova la sua partecipazione attiva e concreta all’apprendimento. La moderna didattica cl insegna che è tramontata l’epoca della
spiegazione e dell’interrogazione e che
occorre sviluppare nel fanciullo un
senso critico e vigilante nei confronti
del mondo in cui vive (letture, films,
compagni, ecc.). Il racconto biblico
staccato dalla realtà, avulso da una
considerazione storica, alieno da una
attualizzazione e da un ripensamento
personale « passa accanto » al bambino 0, al massimo, assume lo stesso valore di una qualsiasi lettura più o meno fantastica.
Questa constatazione ci impone una
revisione del metodo di comunicazione
del messaggio biblico, revisione che
non riguarda solo la forma ma tocca
anche il contenuto, nel senso di renderlo « incisivo » e « presente » nella
vita del credente. Durante la Conferenza testé ricordata, ci si è resi conto
che , per realizzare questo piano, è necessario disporre di uomini dotati di
specifiche capacità, lucidi, responsabili, creativi, socialmente impegnati e testimoni della grazia di Dio. È naturale
che uomini di questo genere siano
pressoché introvabili; non dobbiamo
però dimenticare che l’educazione dei
giovani non può essere affidata ad un
Al momento di « chiudere » questo
numero dal giornale riceviamo la dolorosa notizia della morte prematura
del Pastore
PIER PAOLO GRASSI
della Chiesa Metodista di Roma. Mentre ci riserviamo di rievocare la sua
figura e la sua opera in un prossimo
numero, esprimiamo la nostra più fraterna simpatia alla famìglia visitata
dalla prova e alla Chiesa privata di
un suo fedele e consacrato servitore.
solo individuo (monitore insegnante),
ma che si realizza ad opera di tutta la
comunità, la quale assomma in sé le
qualità di cui abbiamo parlato e si rende responsabile della formazione promessa.
In un recente discorso Visser’t
Hooft ha detto che la Chiesa che dimentica la sua dimensione verticale
non ha nessun’utilità, ma se dimentica la sua dimensione orizzontale, di
dialogo con l’uomo di oggi, essa perde
definitivamente ogni significato. Ecco
riconfermata, dal punto di vista sociale, l’idea che il nostro insegnamento deve prendere atto della situazione
dell’uomo interno del mondo contemporaneo e della vita che vi svolge. Non
solo il monitore, l’insegnante, il genitore devono essere, « lucidi » e « responsabili » ; lo devono essere anche i ragazzi che escono dalle nostre scuole
domenicali o dal catechismo. Paolo
dice di non conformarsi alle cose del
secolo, di saper discernere fra ciò che
è di Dio e ciò che è opera dell’uomo.
Purtroppo, non esiste una regola fissa
e trasmissibile per attenersi all’invito
di Paolo. Il non-conformismo, lo spirito critico sono una conquista quotidiana, una scoperta fatta a contatto e
alle prese con determinate realtà. In
altre parole, il cristiano non ha un’etica prestabilita e statica; egli vive di
una morale situazione, dinamica, che
vaglia e scruta fin dove gli riesce la situazione in cui si trova e decide di
conseguenza.
A questo punto, è logico domandarsi
se il nostro tipo di educazione, se il
linguaggio e le stesse immagini che
usiamo nel nostro insegnamento possono favorire questo processo di responsabilizzazione. Ci si deve, cioè,
chiedere se è ancora valida, in un
mondo come il nostro, un’azione educativa volta a far conoscere la presenza di Dio attras/erso lo studio della
Bibbia.
Questo interrogativo non deve sembrare ozioso, da to che alcune Chiese
protestanti (ad esempio, in Svizzera)
hanno abolito 1’ vero e proprio insegnamento religioso ed hanno adottato,
al posto, un programma di studio e di
ricerca a caratt', e storico e geografico
sui luoghi e SU’ tanpi biblici. Questi
paesi hanno mo. vate la loro scelta dicendo che la fede non può essere trasmessa e che, quiMi, è inutile volerla
« insegnare » ai pambini attraverso
spiegazioni incomprensibili e inadatte ;
la cosa migliore è aspettare che, col
tempo e con le esperienze della vita,
essa operi nell’individuo e lo trasformi veramente. Finché è bambino, è
sufficiente dargli de: dati storico-sociali relativi al popolo della Bibbia e poi,
in seguito, da solo, ii giovane o l’adulto comprenderà l’esatto significato della presenza del popolo ebraico e dell’intervento di Dio. senza dover fare
i conti con le «false immagini» e le
« figure fantasmatiche » calate nel suo
subconscio attraverso le interpretazioni infantili.
Comprendiamo la preoccupazione di
queste Chiese, di voler cioè evitare un
indottrinamento che passi per fede;
ma ci rendiamo altresì conto del pericolo cui vanno incontro.
La presenza di un’educazione cristiana ha valore se realizza le due istanze
a cui abbiamo accennato, vale a dire
l’adattamento alle esigenze psicologiche del singolo e del gruppo e l’assunzione a problema della realtà sociale
contemporanea. La questione della
preparazione di persone qualificate per
Editrice Ciaudiina
Via Principe Tommaso, 1
10125 . TORINO
André Dumas
Il controllo delle nascite
nel pensiero protestante
(pag. 180 . r.. 1.500)
Uno dei pochi I hri che possono fare
lesto nello studio del problema (« Il
Dialogo» - Palermo).
Emil Brunner
La parola di Dio
e la ragione umana
(pag. 98 - L. 500)
>!: * *
Dio è il soggetto assoluto, il Tu che
apostrofa l’uomo e non può mai essere ridotto dal nostro pensiero ad un
oggetto, a un dio immanente e impersonale. La fede vive nella parola
di Dio che diviene persona storica in
Gesù Cristo.
quest opera e per questa mediazione
non è indifferente. Attualmente, il Comitato nazionale italiano ha organizzato e organizza degli stages per monitori, su base locale, nei quali si affrontano problemi esegetici e pedagogici. Inoltre, cura la preparazione della Rivista per monitori e insegnanti,
adattando il proprio discorso alle esigenze generali e al programma svolto
dai manuali in dotazione ai ragazzi
(Domenica mattina, dai 6 agli 8 anni;
Guarda e ascolta, dai 9 ai 12 anni).
Ma l’aspetto nuovo del lavoro è soprattutto quello dì chiedere a tutti uno
sforzo verso la sperimentazione e l’attuazione di nuovi tipi di lavoro, di
nuove tecniche e procedimenti, i cui
risultati siano effettivamente positivi
e generalizzabili.
Queste, in sintesi, le conclusioni a
cui si è giunti durante la Conferenza
dei Paesi latini.
Attualmente è allo studio la possibilità di inserire il Consiglio mondiale per l’Educazione cristiana (WCCE)
all’ interno del Consiglio Ecumenico
delle Chiese. Questa decisione, comunque, spetterà all’Assemblea generale,
che si svolgerà nel 1971 probabilmente
nell’America del Sud (la precedente,
nel 1967, si è tenuta a Nairobi). Da
notare che il Consiglio mondiale per
l’Educazione cristiana e il Consiglio
Ecumenico nominano congiuntamente il Dipartimento della gioventù che
opera a nome del Consiglio Ecumenico
stesso.
Infine, il Comitato europeo, mentre
nel 1967 si è riunito a Roma, nel 1969
si riunirà in Svizzera; parallelamente,
dopo l’attuale Conferenza dei Paesi latini in Spagna, sarà l’Italia ad ospitarne i lavori nel 1970.
Roberto Eynard
Notiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
CONTINUANO I DISSENSI,
IN CAMPO CATTOLICO,
SULL'ULTIMA ENCICLICA PAPALE
Washington (soepi) — A Washington, 33
pastori luterani hanno sottoscritto una dichiarazione a sostegno di 51 preti cattolici che
sì sono opposti all’enciclica cc Humanae vitae ». L’arcivescovo di Washington, cardinale 0’ Boyle, ha concesso a questi ultimi un
breve periodo di tempo per « insegnare, predicare ed ascoltare le confessioni in armonia con Vencìclica ». In caso contrario, verrà
intrapresa un’azione punitiva contro di loro.
La direzione deH Università cattolica d’America, inoUre, sta conducendo un’inchiesta
per stabilire se 17 professori hanno mancato
alle loro responsabilità nei riguardi della
Università, affiggendo pubbl-camente delle
opinioni diverse da quelle dì Paolo VI. NelTaltesa che rinchiesta sia completata, questi
professori non hanno Tautorizzazione ad insegnare.
VERSO L'« INDIANIZZAZIONE »
DELLA CHIESA
Nuova Delhi (soepi) — Sotto gli auspici
del Consigl’o per le questioni sociali della
Chiesa metodista unita delflndia del sud. una
conferenza ecumenica ha riunito durante
due giorni degli ecclesiastici e dei laici di
quattro denominazioni. Essa ha reclamato
una « indlanizzazione » del personale ecclesiastico.
Nel rilevare che il humero dei missionari
stranieri è aumentato in India dopo l’indipendenza del paese nel 1947, la conferenza
ha raccomandato di non invitare missionari
stranieri se non « secondo le necessità locali
di specialisti e di esperti ».
Il pastore J. Lance ha chiesto alle chiese
dì impostare i loro sforzi missionari futuri
cc alla luce delle misure rigorose » del governo concernenti l’ammissione dei missionari.
Si tratta — egli ha dichiarato — di cc reclutare, per mezzo di vie nuove, dei laici impegnati per servizi parziali o a pieno tempo
nella chiesa ».
Un prete cattolico, il padre J. Berna, ha
dichiarato che una importante ed improvvisa riduz'one del numero dei missionari stranieri non paralizzerebbe in alcun caso il lavoro della chiesa, pur venendole inferto un
colpo serio.
UNA DICHIARAZIONE
DELLA SOCIETÀ' « ETHICA »
Ginevra (soepi) — Durante una conferenza svoltasi ad Amsterdam, la società « Etilica », che raggruppa circa 110 professori di
etica filosofìca e teologica di quasi tutti i
paesi d'Europa e del Nord America, si è pronunciata per il prosieguo ed il rafforzamento di contatti scientifici e personali con gli
Stati dell’est europeo.
Pur condannando severamente Toccupazione della Cecoslovacchia, essa ha deplorato
certe reazioni occidentali, che suscitano anch’esse diffidenza.
Nel decidere di non interrompere le relazioni con gli europei dell’est, i membri della società « Ethica » intendono « servire la
causa della pace, alla quale noi siamo chiamati sia come cristiani che come scienziati ».
O Pace, tu nel mio dolore
La tua promessa è dolce al core ;
Qual sol tra nubi a me ne vieni.
Per me di giorni più sereni
Un’alba spunterà.
(Inno 152/3)
Il 28 settembre u. s. ha terminato il
suo lungo soffrire
Albertina Pasquet
nata Ribotta
di anni 41
Ne danno il’ triste annuncio il marito Bruno, i figli Sandra e Pierenrico,
le sorelle Enrichetta, Giulia, Lidia, Aline e Marcella, i fratelli Carlo e Roberto, la suocera, la nonna, cognate,
cognati e nipoti.
Per volere dell’estinta la famiglia,
non prenderà il lutto.
NelTimpossibilità di farlo personalmente, i familiari della cara estinta,
ringraziano quanti, di presenza o con.
scritti, hanno preso parte al loro dolore.
Torre Pellice, 4 ottobre 1968
È piaciuto al Signore di richiamare
a sè
Carlo Beux
di anni 86
Lo annunciano la moglie Bouchartt
Maria Susanna; i figli: Alberto, Clotilde, Mario, Oreste, Elena, Davide ed
Emilio con le rispettive famiglie, il fratello Luigi (in America), cognate, nipoti e parenti tutti.
Io canterò in perpetuo le benignità dell’Eterno; con la mia
bocca farò nota la sua fedeltà
d’età in età. (Salmo 89)
S. Germano Chisone, 20 settembre 1968
RINGRAZIAMENTO
La famiglia del compianto
Romano Michele Dante
commossa per la dimostrazione di stima e cordoglio riconoscente ringrazia
tutti coloro che furono di aiuto e chi
con scritti e partecipazione hanno
preso parte al suo dolore.
In particolare modo ringrazia il Signor Pastore Arnaldo Genre.
S Secondo, 22 settembre 1968
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Feederico EynaM
profondamente commossi per la dimostrazione di affetto tributata al loro
caro, ringraziano tutte le persone che
di presenza con fiori o scritti presero
parte al loro dolore.
Rivolgono un particolare ringraziamento ai Pastori Sigg. G. Bogo e R.
Jahier per l’assistenza spirituale, al
Dott. Pellizzaro per le cure prestate, al
Prof. D. Varese e all’Associazione degli
ex Combattenti.
Luserna S. Giovanni, 4 ottobre 1968
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