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Anno 114 - N. 22
2 giugno 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
W066 TO.WB
dette valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
IN VISTA DEL VOTO DELL'11 GIUGNO
Difendere l'istituto
del referendum
I pericoli a cui è sottoposto questo prezioso elemento democratico
vengono tanto da chi detiene il potere quanto da chi vi si oppone
Per la seconda volta, dopo il
voto sul divorzio del 1974, l'il
giugno saremo chiamati a dare
un voto nel quadro di un referendum popolare. Al di là della materia su cui 'Saremo chiamati ad
esprimere il voto — anche se ovviamente non è possibile prescinderne — questo fatto e le discussioni che ha suscitato l’ostruzionismo radicale in Parlamento ripropongono alla nostra attenzione l'istituto del referendum. Ci
sembra importante in questa circostanza riaffermare con la massima decisione la necessità di difendere questo istituto sancito
dalla Costituzione.
Soffocamento
e neutralizzazione
Il primo pericolo da cui l’istituto del referendum va difeso è
quello costante del suo soffocamento e della sua neutralizzazione.
Dal momento in cui i radicali
hanno iniziato la raccolta delle
firme per i referendum abbiamo
assistito ad ogni sorta di tentativo di sabotare questo diritto costituzionale. Nel periodo della
raccolta delle firme i grandi mezzi di comunicazione di massa ■—
stampa, radio, televisione — con
pochissime eccezioni hanno circondato l’iniziativa del più impenetrabile silenzio, rendendo
estremamente difficoltosa la sua
pubblicizzazione e quindi la raccolta delle firme. Dopo il successo della raccolta delle firme per
gli 8 referendum è stata ventilata la proposta odiosa e allarmante (PCI) di raddoppiare il numero delle firme richieste per proporre un referendum abrogativo.
Né sono mancati giochi per rinviare o eludere un referendum.
Ricordiamo che per rinviare la
questione dell’aborto si è ricorso
perfino allo scioglimento delle
Camere e che recentemente si è
tentato di far passare una modifica peggiorativa — rispetto alla
richiesta di chi chiedeva l’abrogazione — come modifica atta a
far cadere la richiesta di referendum (tentativo per altro bloccato con rigore dalla Corte Costituzionale). Infine in questo periodo
precedente al voto non si è avuto un reale dibattito sui contenuti dei referendum (eventuali o
certi) per cui i cittadini sono tuttora estremamente mal informati.
Questi attentati che mirano al
soffocamento e alla neutralizzazione dell’istituto del referendum
popolare vengono ovviamente da
chi detiene il potere e tollera male il solo strumento di controllo
diretto che sul potere legislativo
la Costituzione assicura ai cittadini. Come tali questi attentati
vanno denunciati ogni volta che
si manifestano e i cittadini vanno incoraggiati a tener conto al
momento delle elezioni di quali
forze avranno attentato all’istituto del referendum cercando di
soffocare il dissenso e quali lo
avranno accolto. L’istituto del referendum è un elemento insostituibile della nostra democrazia,
in quanto rappresenta una garanzia di stimolo e di controllo
nei confronti del potere legisla
tivo; è una delle cose più preziose che abbiamo e a nessun costo
dobbiamo lasciarcela togliere o
vanificare.
Uso unilaterale
e forzoso
Ma i pericoli per l’istituto del
referendum non vengono solo
dal potere, non sono costituiti solo dal tentativo di soffocarlo e
neutralizzarlo; vengono anche
dall’opposizione, dal rischio di usarlo in modo unilaterale e forzoso.
L’istituto del referendum prevede infatti due possibili esiti alla raccolta di un numero sufficiente di firme per cui un referendum viene indetto; o la modifica sostanziale della legge in
questione da parte del Parlamento o — se questo non avviene o
la modifica non è sostanziale —
il voto popolare per l’abrogazione o meno della legge. A questi
due esiti corrispondono due funzioni diverse dell’istituto : quella
di stimolare il Parlamento a
cambiare una determinata legislazione e successivamente quella (naturalmente ove il referendum abrogativo abbia successo)
di impedirgli di mantenere una
legge che sia contraria al voto
popolare.
Volersi allora impuntare — come hanno fatto recentemente i
radicali — solo sul secondo di
questi due sbocchi, pretendere
per principio che una legge sulla
cui eventuale abrogazione si siano pronunciati più di 500.000 cittadini debba essere non modificata dal Parlamento, bensì sottoposta preventivamente al voto
popolare, rappresenta una minaccia certo minore della prima
ma non meno seria. E questo in
base a considerazioni sia di opportunità che di legittimità.
È necessario infatti considera
re che il referendum può anche
essere battuto e un referendum
battuto, preferito ad un cambiamento legislativo votato dal Parlamento, rafforza stoltamente la
legge che si voleva abrogare indebolendo di molto (malgrado
qualsiasi promessa in tal senso,
vedi PCI) le possibilità di modifica da parte del Parlamento dd
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 8)
Per la seconda
volta, dopo il
voto del 1974
sul divorzio, gli
italiani sono
chiamati ad usare lo strumento democratico del referendum abrogativo.
______FEDE E SPERANZA DI UN ARGENTINO TORTURATO
Lettera aperta
al Dio deH'Evangelo
I brani che seguono sono tratti da una lettera consegnata
dal suo autore — un giovane seminarista scampato alla tortura di una prigione militare argentina — a George Casalis,
professore di teologia della Chiesa Riformata di Francia. Lo
scritto, che risaie al 1973, ci è stato segnalato da due lettrici
del nostro giornale e ci è sembrato particolarmente adatto
al giugno 1978.
Vedi, Signore, io sento la necessità che ques-to dialogo si
faccia pubblicamente, cioè che
cessi di essere confidenziale ;
che sia aperto a tutti, e che si
esprima ciò che tanti cristiani
di questi paesi d’America desiderano dirti, e dire al mondo.
Noi non siamo ingenui al punto di pensare che Tu ignori ciò
che quotidianamente noi soffriamo, in questa storia fatta di
sangue e di sudori dei nostri
popoli. Nessuno più di Te, che
sei nostro Padre, soffre dell’ob
brobrio al quale si vedono esposti i tuoi figli, per la violenza
del potere e del denaro dei « padroni del mondo ». In ciò non vi
è nulla che ti sorprenda. Tu che,
fin da Caino e Abele, e passando attraverso lo sfruttamento
che esercitavano gli Egiziani sul
Tuo popolo, vieni verso di noi,
accompagnando questa lunga
marcia dell’umanità verso la sua
liberazione totale, quella che il
Tuo Figlio Gesù Cristo ha di
già realizzato per ogni uomo e
per tutti gli uomini. Nessuno
____BERNA: LA SFIDA DELLA RIFORMA ALLA CHIESA DI OGGI
Confronto Potter - Kiing
Due invitati d’eccezione — il
teologo cattolico Hans Kiing di
Tiibingen e il pastore Philip Potter, Segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese —
hanno commemorato a Berna il
9 maggio i 450 anni della Riforma nel Cantone. Davanti al pubblico delle grandi occasioni —
riferisce l’agenzia di stampa del
CEC — hanno parlato nella Chiesa dello Spirito Santo sulla sfida
della Riforma alla chiesa di
oggi.
Secondo Hans Kiing il confronto ecumenico è più che mai
attuale e nessuna divergenza separa le Chiese in modo veramente fondamentale. Certo resta
forte e pesante il contrasto tra
protestanti e cattolici. I cattolici
hanno da percorrere ancora un
lungo cammino per ciò ohe concerne il ruolo del papa e in particolare la sua infallibilità, se
vogliono muoversi verso i protestanti chiarendo il tema dell'autorità. Per parte loro le Chiese
della Riforma si trovano di fronte ad un compito non meno impegnativo per ciò che concerne
un culto centrato troppo sulla
persona del pastore, la vita comunitaria, i particolarismi dei
cristiani sia come individui che
come chiese, l’assenza di autorità. Il teologo cattolico si è augurato che i dirigenti ecclesiastici ritrovino il loro ruolo di
capi spirituali e che si mettano
all’ascolto dei cristiani impazienti di testimoniare insieme
la loro fede in Cristo.
Il pastore Potter — che parlando di prospettive ecumeniche si è riferito particolarmente all’idea di una comunità conciliare delle chiese — ha sottolineato particolarmente il ruolo
del laicato e ha osservato che
pur essendo la Riforma debitrice in molti modi ai laici, i cristiani adulti di oggi sono in gran
parte molto più dei consumatori che degli artigiani della vita
della chiesa. E tuttavia essi
hanno un compito insostituibile nel portare il combattimento
della fede nei loro posti di lavoro e nel cuore della società.
A questo proposito il Segretario generale del CEC si è detto
stupito per il fatto che molti
cristiani che accettano l’idea di
rapporti tra Chiesa e Stato si
oppongano al fatto che la Chiesa metta in questione, in nome
deH’Evangelo, le strutture della
società. Il pastore Potter ha
concluso con questo avvertimento: « Essere eredi di una grande
tradizione può condurre all’eroismo, ma può anche indurire i
cuori ».
più di Te sa che il suo sangue
sparso fu il prezzo abominevole che i potenti del Suo tempo
fissarono, senza saperlo, per la
salvezza e la liberazione da ogni
schiavitù. È la ragione per la
quale il nostro fratello Paolo,
nel comune cammino verso di
Te, non smette di avvertirci:
« Cristo ci ha affrancati, perché
fossimo liberi. State dunque
saldi e non vi lasciate di nuovo
porre sotto il giogo della schiavitù » (Gal. 5: 1).
Noi siamo coscienti, perché
la Verità deH’Evangelo ha fatto
in noi un’irruzione illuminatrice, che Tu non sei un Dio contemplativo che dalle nuvole
guardi rassegnato o indifferente, il corso della storia nel quale sono stati calpestati la dignità del povero, la coscienza dell’oppresso e la vita concreta di
quelli che non fanno che sperare ansiosamente una terra dalla quale sarà stato bandito per
sempre il grido straziante della
miseria e dell’ingiustizia e nello stesso tempo il riso insolente e , blasfemo del piacere dei
ricchi e dei potenti.
Noi non crediamo che la povertà sia una fatalità o im incidente sociale, ma piuttosto il
prodotto iniquo di un lungo
processo di oppressione politica.
E se qualcuno dubita che Tu sia
sempre stato compromesso con
la causa dei poveri e che Tu abbia scelto di lottare con loro,
che rilegga, per non citare altro, la Lettera di Giacomo o i
profeti...
È questa limga lettera di liberazione che Tu ci hai tramandato, la Tua Bibbia, il Tuo Messaggio, che noi sentiamo penetrare nella debolezza della nostra carne come ima forza rinnovatrice; noi troviamo in essa
il « motore rivoluzionario » della storia, il compito giornaliero
dell’impegno e della solidarietà,
la forza rivoluzionaria dell’Amore. Ma di un Amore che, all’imitazione di Cristo, mira alla Libertà e alla Giustizia per ogni
uomo ed ogni popolo...
In queste terre d’America, la
(continua a pag. 2)
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2
2 giugno 1978
INAUGURAZIONE IL 4 GIUGNO
v;'. f
Rinnovata la casa di Borgio
La sopraelevazione e completa ristrutturazione attuata in due tempi e consentita dall’aiuto di diversi amici
La casa di Borgio Vorezzi vista dalla spiaggia.
Un'opera apprezzata
« L'Assemblea del 5° circuito (... ) rinnova alla Casa Valdese ed al suo direttore il ringraziamento delle Chiese del Circuito per il servizio che la Casa ha reso nel passato e, siamo
certi renderà nell'avvenire, ospitando numerose iniziative del
Circuito e della Federazione Regionale, specie quella del collettivo teologico ; testimonia che la Casa Valdese di Borgio
Verezzi rappresenta un centro di aggregazione evangelica nella
nostra zona e di testimonianza cristiana, anche attraverso il
culto domenicale dei mesi estivi, sostenuto dai predicatori del
circuito, che raccoglie numerosi fratelli, risultando fra i più
frequentati della provincia ; auspica che qualsiasi iniziativa
venga presa dagli organi responsabili in ordine alla direzione
della casa, non trascuri questo importante aspetto di vita evangelica che la casa medesima ha fin qui realizzato» (dagli atti
delTAssemblea del 13 maggio).
Il pastore Jean Pierre Medie
Quando si entrava nella casa
(pensione) di Borgio Verezzi si
era colpiti dal dipinto, in cornice
tonda, che campeggiava sxil vecchio pianoforte. Era il ritratto di
Jean Pierre Medie, pastore Valdese di Torino, iniziatore delle
colonie marine per i Valdesi poveri delle Valli e di Torino, e di
una casa, i cui proventi dovevano sostenere le spese della « colonia ». Una vasta documentazione sugli inizi dell’opera ci fa sapere che il Medie aveva ricevuto
per quest’opera, ohe gli stava a
cuore, un fondo considerevole
da un figlio, che era figlioccio del
banchiere Long, sostenitore dell’ospedale Evangelico di Torino.
Iniziata come fondo-borse distribuite con intelligente fraternità
per maestri, pastori, studenti
in teologia e in genere operai della chiesa, e con un fondo per la
« colonia », quest’opera era stata
assunta dal Concistoro Valdese
di Torino nel 1903.
Abbiamo in archivio i conti
delle "borse” del Pastore J. P.
Medie in fondo ad un resoconto
di dati e cifre, di quando la gestione era ancora familiare. Il Pastore scrive; « I conti non tornano... ». Medie non era un eccellente contabile ma era certamente generoso perché i "conti" tornavano sempre per aiutare chi
era in difficoltà: egli rimediava
a quanto mancava anche se non
nuotava sempre in acque tranquille.
La casa
Nel 1912-13, sul terreno comprato negli anni precedenti, veniva costruito l’attuale edificio
con grande contributo dei Vaidesi di Torino. In seguito, in base alle sempre nuove prescrizioni mediche, fu necessario dotare
la colonia marina di un edificio
particolare. A ciò provvide il
Concistoro di Torino alcuni lustri or sono. Così la colonia ha
la sua indipendenza e la casa
(pensione) la sua. Dal punto di
vista finanziario i redditi della
casa servono alla copertura dei
debiti della colonia. E’ quindi
un’opera impostata in modo assistenziale e fraterno.
Più recentemente il rinnovamento ded’eddizia in tutta la Liguria s’impose anche per la nostra casa. 11 progetto comprendeva la dotazione dei servizi per
ogni camera, l’abbassamento dei
soffitti del primo piano, il completamento del secondo piano
con la costruzione di otto nuove
camere, e la sistemazione definitiva di un tetto che era sempre
stato il punto debole della casa.
11 Concistoro Valdese, mediante la vigile attività della Commissione Colonie, ha affrontato
il progetto le cui linee iniziali
erano state suggerite e tracciate
dall’ing. L. Dotti di Alassio. Con
alcune modifiche del geometra
-A- Hanno collaborato: Nives
Charbonnier, Bruno Costabel, Franco Davite, Dino Cardiol, Mitzi Menusan, Loide
Mollica, Luigi Marchetti,
Teo-filo Pons. Èva e Malolò
Vingiano, Giorgio Tourn.
Paimarini di Pietra Ligure e con
i ritocchi dell’ing Ravazzini, il
progetto fu approvato dal Comune di Pietra Ligure tre anni or
sono.
Per motivi finanziari il progetto dovette essere realizzato in
due tempi. Si sistemò anzitutto
il piano rialzato. Fu una vera
gioia veder sistemate con bagni
e servizi le prime sei stanze, seguendo criteri razionali, ma il divario fra il primo piano e il resto della casa si accentuò in tal
modo da rendere più urgente la
continuazione dei lavori. Il Concistoro esitava fra lo status quo
e il lanciarsi in un’impresa che
avrebbe pesato enormemente
con impegni di mutui e simili,
anche difficilmente ottenibili.
Abbiamo infine potuto superare le difficoltà soprattutto grazie al pastore Friedrich Weissinger — che ha assicurato un prestito da parte del Diakonisches
Werk della Chiesa evangelica dello Hessen Nassau a condizioni
particolarmente favorevoli — al
costruttore Elio Volpi della chiesa di Savona — che si è azzardato ad accettare, con preventivo
fedelmente rispettato, la responsabilità di lavorare su una vecchia costruzione — e alla direzione di Ruben e Florence Vinti —
che sono impegnati ormai da sette anni in ima dedizione completa delle loro persone e del loro
tempo alla più fraterna accoglienza degli ospiti e che durante
i lavori hanno sopportato con
humor e coraggio i non lievi disagi provvedendo a seguire giorno per giorno l’esecuzione del
progetto.
La casa è pronta per il 31 maggio. E il 4 giugno avremo a Borgio Verezzi un incontro fraterno
fra quanti si sono impegnati in
quest’opera. Avremo il primo culto nei locali nuovi; nei mesi estivi i predicatori del circuito ligure provvederanno ai culti domenicali.
Da Pietra Ligure la casa spicca
ormai per i suoi colori vivaci, liguri, ma contrariamente alle dichiarazioni della stampa locale,
rifiutate per la loro inesattezza
da parte delle autorità comunali
di Pietra Ligure, l’altezza della
casa è contenuta nei vecchi limiti e non dà fastidio al buon gusto di chi giustamente reagisce
ai falsi grattacieli che deturpano
il paesaggio ligure in tanta parte.
La casa sarà aperta d’estate e
d’inverno, salvo il classico mese
di ferie costituito dalla pausa fra l’attività estiva e quella invernale. L’uso invernale ha comportato un grosso impegno per
gli impianti e la dotazione di un
grosso ascensore che permetterà
alle persone anziane di raggiungere senza fatica il secondo piano con la sua magnifica vista sul
golfo. La costruzione della colonia, anch’essa dotata di riscalda
mento, servirà egregiamente a
gruppi collettivi vari durante i
nove mesi da ottobre a maggio.
Ascensore e riscaldamento della
colonia sono dovuti ad un aiuto
supplementare delle chiese Evangeliche dello Hessen Nassau.
L’avvenire
dell’opera
^ Una casa di acco^enza, senza
ragioni di lucro, puro essere una
co’sa molto bella per persone anziane ohe in inverno troveranno
ospitalità, per persone sole, stanche di combattere per lunghi mesi invernali la solitudine in città
come Torino e MilcUio, per famiglie isolate della diaspora sempre più disseminata dell’evangelismo italiano, per gruppi scolastici e per collettivi teologici del
Piemonte e della Liguria, per
amici di molti paesi. Ma noi siamo certi che il carattere « evangelico » che i Vinti hanno dato
alla casa di Borgio, costituisca
la nota fondamentale dell’indirizzo delle trasformazioni dell’opera di Borgio Verezzi. Molte
voci nel Concistoro Valdese di
Torino e nell’assemblea del Circuito Ligure, sottolineano la necessità che questa linea pastorale sia mantenuta. Quando noi
pensiamo alla miseria delle attuali visite pastorali nelle città
dove maggiormente si avverte la
solitudine dei singoli e la dispersione fisica delle famiglie, ci
rendiamo conto che rm soggiorno prolungato in una casa come
quella di Borgio, con la possibilità di dialoghi personali o a
gruppi con amici evangelici di
tante origini costituisce un mezzo di presenza evangelica ed umana indispensabile. E’ un servizio
« pastorale » come ve lo danno
i Vinti che ci è richiesto. E se si
perde, non si sa quanto tempo
sarà perduto per ritrovarlo.
Carlo Gay
Lettera|aperta
(segue da pag. 1)
Bibbia, Signore, il Tuo Messaggio, è considerato come sovversivo. È un « materiale pericoloso » per svegliare le coscienze,
per esigere dei cambiamenti urgenti e radicali di strutture, non
soltanto di persone o di mentalità. I governi che si succedono
non tollerano che la Tua chiesa
abbia, dopo il Concilio, tolto il
muschio e la terra che, dopo secoli, tenevano seppellito il Tuo
Messaggio di liberazione. Essi
dimenticano o vorrebbero dimenticare il segno che il Liberatore che Tu hai mandato è in
mezzo al popolo : il segno è precisamente che questo Messaggio è stato depositato nella coscienza dei poveri (Luca 4: 1019)... e non precisamente perché
essi restino poveri e schiavi...
La Babilonia o la Roma pagana di ieri hanno trovato qui
il loro modello moderno: la società capitalista dell’imperialismo (sia di destra che di sinistra). Una società le cui strutture sono fondate sullo sfruttamento dell’uomo dall’uomo come mezzo e l’insaziabile appetito del guadagno come fine. Che
30 o 40 milioni di nostri fratelli
muoiano ogni anno di fame o di
denutrizione è, né più né meno,
uno dei segni tragici di questa
ingiusta organizzazione del mondo...
A causa di ciò, la Tua chiesa,
il Tuo popolo al quale hai afBdato la responsabilità di essere
il sale, la luce, il lievito della
storia e il fermento per un mondo e un uomo nuovo, nella misura in cui essa tenta di non
essere più la « religione del regime » per convertirsi in « Chiesa dell’Evangelo », è diventata la
più grande minaccia sovversiva
per il disordine stabilito. Perché Tu sai bene. Signore, che la
etichetta che decora il modello
di questa società è quella di occidentale e cristiana. Sicuramente Tu, con noi ti chiederai:
« Cristiani »?... Forse perché la
immagine del Crocifisso decora
i Commissariati, le Caserme, i
Tribunali della Giustizia, i collegi e gli edifici governativi?
Forse perché i governanti prestano giuramento sulla Bibbia?
Forse perché i capi della Tua
chiesa percepiscono stipendi dal
regime? Perché si cantano Te
FELONICA PO
Domenica 23 aprile ha avuto
luogo l’assemblea di Chiesa per
la fine dell’anno ecclesiastico.
Letta e approvata la relazione
del Consiglio di Chiesa, dopo
brevissimi interventi sulla vita
in genere della comunità, si è
passati alla elezione dei deputati alla Conferenza Distrettuale e al Sinodo. Sono risultati
eletti : per la Conferenza Distrettuale: Franca Barlera e come sostituto, Elvio Negri; per il
Sinodo: Norina Negri e come
sostituta Franca Barlera.
La domenica di Pentecoste è
stata per noi una giornata di
gioia particolare. Hanno infatti
fatto pubblica professione della
loro fede: Anna Rita Confortini, Marco Marchini, Loredana
Marchini, Lorella Natali.
I tre ultimi avevano già deciso di confermare la loro fede
due anni or sono, ma ne erano
stati impediti da cause indipendenti dalla loro volontà. Mentre ci rallegriamo per questa loro presa di posizione nei confronti del Vangelo e della comunità, ci auguriamo che essi siano veramente delle forze trai
nanti per la comunità stessa.
Quasi improvvisamente, a poche ore dal ricovero in ospedale, a Sermide, è deceduta Noemi
Pradella Vassalli, all’età di anni 70. Il funerale ha avuto luogo a Felonica il 3 maggio. La
comunità e molti amici e conoscenti si sono stretti attorno al
marito e ai figli e ai familiari,
per esprimere la loro solidarietà agli afflitti e per udire dinanzi alla morte le parole di vita
del messaggio evangelico.
Deum di azioni di grazie nelle
cattedrali i giorni di festa nazionali? Forse per le sovvenzioni che ricevono le scuole religiose private? Sarebbe ben lunga la lista — non è vero. Signore? Tu la conosci e Tu soffri di
questi maneggi ipocriti e di
questi silenzi coscientemente o
inconscientemente complici....
Perché noi non li accettiamo
e li denunciamo, ci accusano di
« dividere la Chiesa ». Ma noi
crediamo solo nella Unità che è
fondata sulla Verità. E la Verità unica è la realtà. Nella Bibbia Tu ci hai rivelato che « Dio
non si lascia abbagliare da nessuno » (Giacomo 2: 1-95). Chi
sono quelli che dividono il Tuo
popolo se non quelle minoranze
privilegiate del potere e del denaro che si chiamano « cristiane » e provocano come risultato
dei loro sfruttamenti queste ineguaglianze sociali. Una unità
che non significa uguaglianza è
la stessa ipocrisia di quella di
far sedere alla stessa tavola lo
sfruttato e lo sfruttatore. TV sai
bene. Padre, che è il sangue dei
martiri e dei testimoni che ha
accompagnato la diffusione dell’Evangelo fino all’estremità della terra. Oggi ancora quel sangue continua a scorrere nelle
prigioni e caserme del regime
quando la tortura, la più sadica
espressione del potere di questi «nuovi inquisitori» colpisce
numerose vittime, tutti quelli
che non accettano di vivere come schiavi...
Come i primi cristiani furono
considerati atei per aver rifiutato Cesare come Dio e la religione ufficiale come fede, oggi
noi che non riconosciamo altro
Signore che Cristo, siamo anche
noi, come quegli « atei », ma con
l’etichetta moderna di « estremisti infiltrati » e di « marxisti travestiti ». Ciò che loro non accettano è che noi lottiamo nel nome e con la forza di un Evangelo liberatore. Dovremmo noi
sottometterci alle loro idolatrie?
Perdonami se ti ho stancato
con questo lungo discorso, ma
avevo bisogno di confidare tutto questo come a mio Padre.
Non vi è nulla in me che Tu
non conosca, ma osservandomi
nel profondo puoi vedere che
non sono un fariseo che segnala
i peccati altrui senza guardare
ai propri. Non mi resta da dirti
altro che, malgrado le mie debolezze, la speranza non mi ha
mai abbandonato; al contrario,
in questo duro combattimento
intraveggo l’aurora di un nuovo
mattino. Essa sorge con noi, senza di noi o contro di noi. Ma
essa sorgerà, perché la storia
cammina verso di lei. È l’alba
del giorno, non più lontano, in
cui la giustizia inonderà di gioia
il cuore di ogni fratello, di tutti
quelli che l’avranno presentita e
avranno lottato. Perché sarà venuta anche la liberazione.
Arrivederci, Signore, fino all’incontro finale.
« Quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi,
levate il capo, perché la vostra
redenzione è vicina ».
(Luca 21: 28).
3
2 giugno 1978
DUE CONVEGNI REGIONALI DELLA FDEI
BARI: che uso
s’è fatto della
creazione?
Il 25 aprile si è tenuto a Bari
presso la Chiesa Battista un Convegno-Assemblea della FederazioDonne Evangeliche di Puglia e
Lucania (F.D.E.P.L.), il cui tema
è stato quello proposto dalla
F.D.E.I.: « Quale uso abbiamo
fatto noi uomini e donne della
creazione che Dio ci ha affidato? ».
Erano rappresentate le unioni
femminili e i gruppi di: Altamura, Bari, Brindisi, Gravina, Matera, Miglionico, Mottola, Rapolla,
Taranto, Venosa, in tutto 45 donne; erano presenti anche alcuni
fratelli.
Ha introdotto i lavori del Convegno Vera Velluto, spiegando i
motivi per cui la F.D.E.I. ha scelto questo tema e meditando su
Genesi 1: 27-31. Il Convegno-Assemblea è stato presieduto da
Loide Mollica (segretaria della
FDEPL) che ha presentato i documenti inviati dalla Federazione Nazionale.
Il dibattito che ne è seguito —
a cui hanno preso parte molte
delle partecipanti e i Pastori A.
Pino, e R. Bagheri e il fratello
G. Arcidiacono — è stato sintetizzato nel seguente documento.
L’Assemblea ha anche proceduto alla nomina delle tre nuove
responsabili regionali. Isabella
Nuzzolese (battista). Angela Lovecchio (metodista), e Dora Nigro, che nomineranno — per incarico dell’assemblea — la nuova segretaria-cassiera.
L. M.
Le Donne della Federazione Regionale di Puglia e Luc^ia (FDEPL),
riunite in convegno a Bari il 25/4/78 per discutere il tema proposto dalla FDEI : « Che cosa abbiamo fatto noi, uomini e donne, della natura che
Dio ci ha affidato? •> con particolare riferimento alla costruzione di centrali di energia nucleare in Italia e nel mondo, riaffermando;
a) il principio della vita umana come dono di Dio che, in quanto tale,
deve essere oggetto di rispetto che si realizza promuovendo e favorendo
tutte quelle condizioni che rendono possibile la sopravvivenza,
b) la pratica deH’amore del prossimo come Punica via indicata da Cristo per contrapporsi al tentativo sempre in atto di trasformare il mondo in
luogo di distruzione e di morte,
c) che tutto il creato ci è stato affidato da Dio ai fini di amministrare le risorse naturali per il bene comune di tutti i popoli, senza alcuna
sopraffazione né rapina da parte di chi detiene il potere politico, militare,
economico,
chiedono in particolare per la popolazione italiana, una informazione
sufficientemente chiara e completa sulla pericolosità delle centrali di
energia nucleare,
condannano la progettazione della terrificante bomba N e tutte quelle
iniziative scientifiche che, rivolte più alla distruzione dell’uomo che alla
sua sopravvivenza, intendono realizzare quella politica di potere e di violenza che la Parola di Dio esplicitamente condanna,
invitano la FDEI a promuovere, sia a livello nazionale che a livello
locale tutte quelle iniziative necessarie per una maggiore mobilitazione
delle donne evangeliche sui problemi della tutela dell’ambiente e della
vita umana.
LONDRA
La scomparsa di Liliana Munzi
Ho appreso con gran dolore la
notizia della morte inaspettata
ed improvvisa di Liliana Munzi.
Ci sono delle persone che con
grande impegno, ed altrettanta
umiltà, lavorano per un mondo
nuovo di giustizia e pace e non
sono sufficientemente conosciute nella nostra chiesa. Liliana
Munzi era una di queste.
Malgrado la sua difficoltà nelTesprimersi a voce — non negli
scritti — essa era conosciuta
da molte alte personalità della
Camera dei Comuni e dei Lords,
a Londra dove lavorava, ed
aveva la capacità di impegnar
La mozione del Convegno regionale FDEI della Sicilia ritiene « sia
da respingere in linea di principio la costruzione di centrali nucleari per
gravi pericoli di sicurezza delle popolazioni, per la conseguente restrizione
di libertà degli addetti ( militarizzazione) e per Vinquinamento delVambiente e delle popolazioni » e prosegue chiedendo agli organi esecutivi
delle chiese di adoperarsi per Vassunzione, da parte del Governo centrale
e regionale, dei seguenti provvedimenti:
а) siano intensificati g’ii studi
sulla utilizzazione delle fonti ener>
gotiche alternative : idroelettrica,
geotermica, solare, eolica, queste
ultime già applicate nel settore deir
l’agricoltura;
б) nel quadro delle ricerche e
.dello sfruttamento delle risorse minerarie in Sicilia sia inserita la utilizzazione degli scisti bituminosi
per la produzione di idrocarburi liquidi e siano intensificate le ricerche di petrolio nella piattaforma
marina a sud dell’isola;
c) sia data la massima priorità al
completamento del programma idroelettrico da parte dell’ENEL, prevedendo anche rammodernamento
dei vecchi impianti, la riattivazione dei piccoli e medi impianti messi fuori servizio con l’applicazione
della legge sulla nazionalizzazione
dell’energia elettrica ed infine la
installazione, ove possibile, nelle
centrali alimentate da serbatoi di
accumulazione, di stazioni di pompaggio con gruppi ternari (pompaturbina-alternatore);
d) il Governo regionale della Sicilia definisca gli opportuni accordi
con il Governo centrale perché sia
assicurato all’isola un congruo
quantitativo di gas-metano proveniente dall’Algeria in relazione al
prevedibile sviluppo socio-politico
dell’isola;
c) sia studiato e disposto un pia
no, su base nazionale, di risparmi
sui consumi energetici sia nel settore dei trasporti dei passeggeri e
di merci, orientando questi trasporti nei sistemi collettivi, sia nel settore dell’industria, evitando e limitando la realizzazione di impianti
che prevedono cicli di lavorazione
nei quali il consumo di energia costituisca elemento preponderante;
/) la Regione Siciliana adotti
provvedimenti a favore di piccole
e medie industrie specializzate nella fabbricazione di apparecchiature
per lo sfruttamento dell’energia solare;
g) siano intensificati ed attuati
tutti i provvedimenti per la difesa dell’ambiente dall’inquinamento proveniente dagli impianti industriali, per alcuni dei quali sono
già note le gravi conseguenze sia
sul territorio sia sulle persone (Seveso • Villa Priolo - Gela).
h) la Regione Siciliana ponga il
suo veto alla prevista costruzione
della centrale nucleare « Candu »
sia per i riflessi negativi in generale sia per la sicurezza delle popolazioni in particolare e spinga al
massimo tutti gli studi per realizzare, nello stesso arco di tempo occorrente per la costruzione della
centrale « Candu », l’approvvigionamento di fonti alternative, compresa anche quella geotermica attraverso la utilizzazione di aree vulcaniche presenti nell’isola.
CATANIA:
difesa
deH'ambiente
le in azioni in favore degli oppressi, come nelle campagne per
la pace o contro l’oppressione e
la tortura. In questa linea si
collaborava insieme da ormai
molti anni.
Liliana Munzi è stata una fedele testimone di Cristo ed a
noi tutti un esempio di vita dedicata al servizio degli uomini
in ogni parte del mondo.
A lei desidero rendere l’omaggio della mia gratitudine ed a
tutti mi piace indicarla come
esempio di vita.
Tullio Vinay
Il 1° maggio nei locali della
chiesa Battista di Catania si sono svolti i lavori del 2° conve^
gno regionale della FDEI. Il primo ci fu lo scorso anno, incentrato sul tema degli Ospedali
Psichiatrici.
A questo secondo incontro erano presenti 22 delegate così distribuite: chiesa Battista, Catania (5), Siracusa (5); chiesa Metodista, Palermo (5), Scicli (2);
chiesa Valdese, Catania (2), Riesi
(1), Messina (2).
La partecipazione si può ritenere buona se si tiene conto che
contemporaneamente si è svolto,
sempre a Catania nei locali della
chiesa Valdese, l’assemblea di circuito. Le unioni femminili di
Caltanissetta, Agrigento e Trapani, anche se non rappresentate,
hanno fatto pervenire la loro
adesione.
Alle ore 10 si è dato inizio ai
lavori con la relazione « Energia
nucleare e fonti alternative » tenuta dall’ing. Filippo Pasquini
della Chiesa Metodista di Palermo. Dopo ampia e chiara espo
sizione del tema è seguito un vivace dibattito, concluso con la
votazione unanime della mozione riportata in questa pagina.
Dell’avvenimento si è data notizia anche alla stampa locale. Con
la mozione si è voluto richiamare l’attenzione di politici, dei nostri organismi centrali e dell’opinione pubblica sui pericoli delle
centrali nucleari e sulla ricerca
di fonti alternative di energia.
Nel pomeriggio alle ore 15 le
delegate hanno discusso la funzione della FDEI. Si è ripreso Io
statuto per una ulteriore comprensione dei vari articoli e, unanimemente, si è convenuto che,
per meglio testimoniare, si deve
essere unite in una società che
ci vuole individualisti e chiusi al
vivere insieme. Richiamandosi al
cap. 1 del Genesi le partecipanti
si sono dichiarate disposte ad approfondire e a pubblicizzare il
problema dell’energia nucleare
per contribuire alla salvaguardia
del creato che Dio ci ha affidato.
C.B.M.
I pietisti invitati
ai Kirchentag
Il comitato organizzatore del
prossimo Kirchentag (Norimberga, 1979) ha dichiarato il desiderio che possano partecipare
ufficialmente anche i circoli di
tipo « evangelicals ». Il presidente del Kirchentag ha affermato:
« Abbiamo bisogno dei pietisti
in quanto essi costituiscono il
nostro interlocutore critico».
Più ancora che per il passato
si vuole dare alla prossima assemblea popolare, che raccoglie
decine di migliaia di credenti di
tutta la Germania e dell’estero,
il carattere di un momento di
evangelizzazione, oltre che di testimonianza della presenza delle chiese nei più disparati settori della vita interna e internazionale.
Un altro aspetto che vuole essere sottolineato e ampliato è
quello ecumenico: si prevedono
moltissimi lavori in comune con
echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
la chiesa cattolica, alla ricerca
di una comune risposta ai problemi del mondo di oggi.
I pastori Inseriti
nel sindacato
Il sinodo della chiesa evangelica della regione Schleswig-Holstein e Amburgo ha recentemente deciso che la chiesa intraprenda contatti con i sindacati per
stabilire le tariffe del trattamento pastorale e degli altri dipendenti ecclesiastici.
La cosa ha suscitato non poche perplessità nel resto della
Germania, anche perché in tal
modo la figura del pastore e di
ogni altro ministero nella chiesa
viene ad acquistare un carattere
ben diverso da quello che è stato finora. Se i pastori faranno
sciopero, è stato detto, le comunità locali potranno anche stabilire yna serrata? Ma i pastori sono lavoratori dipendenti da ohi?
Dal sinodo, dal consiglio della
chiesa locale, dalla comunità per
la quale lavora?
Le maggiori obiezioni sostengono in sostanza che si è trattato questo argomento troppo da
un punto di vista pratico e non
se ne sono considerati gli aspetti
teologici. Cosa grave per un sinodo.
Case pastorali:
vivaio
di terroristi?
Un settimanale tedesco ha, in
un suo articolo, espresso l’opinione che le case pastorali della
Germania Federale rappresentino un terreno particolarmente
adatto alla crescita dei terroristi. L’affermazione deriva dal
fatto che quattro persone che
negli ultimi anni sono state accusate di far parte di bande armate provengono da famiglie
pastorali.
Queste illazioni calunniose
sono state oggetto di molte prese di posizione, tra cui
quella del vescovo della Baviera, pastore Hanselmann, il quale le definisce ingiustificate e di
cattivo gusto. Le case pastorali
nella Repubblica Federale e nel
territorio di Berlino ovest sono
circa 15.500.
Germania Orientale
Colloquio
al vertice
su Chiesa
e Stato
Le-^eHiese evangeliche della Repubblica Democratica Tedesca.
(RDT) sembrano attribuire grande importanza al colloquio avvenuto all’inizio di marzo tra il
segretario generale del partito
comunista e presidente del Consiglio della RDT, Erich Honecker, e il Consiglio di presidenza
della Federazione delle chiese
evangeliche della RDT.
L’incontro ha avuto luogo su
richiesta della Federazione delle
Chiese ed ha avuto larga eco nella stampa quotidiana. Il "Neues
Deutschland”, organo ufficiale
del partito comunista della Germania Orientale, ha dedicato il
suo articolo di fondo ai possibili
positivi sviluppi del dialogo iniziatosi tra chiesa e stato, riportando integralmente il documento ufficiale emesso al termine dei
lavori.
In esso l’incontro è definito
"costruttivo e franco" e si riconosce alla chiesa un ruolo positivo nel suo impegno a favore
della pace e dell’umanità.
Secondo Honecker si offrirebbero alla chiesa di oggi e di domani molte possibilità di collaborazione ai "fini profondamente
umanistici" della società. In tal
senso la diaconia della chiesa
avviene nel quadro di interesse
di tutta la società.
Honecker ha sottolineato che
nella RDT tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro concezione del mondo o della loro opinione religiosa hanno una
chiara possibilità di sviluppare
pienamente la loro personalità e
di manifestare le loro capacità.
Sempre secondo il segretario generale del partito comunista tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, e questo costituisce una
norma vincolante per tutti. E
questo è dimostrato dal fatto
che ogni giovane ha la strada aperta per studi e professioni superiori.
Il vescovo di Berlino Est,
Schonherr, ha espresso l’augurio
che si stabilisca e si sviluppi
una fiducia reciproca nei rapporti tra stato e chiesa, indicando
che il "barometro della fiducia è
l’apertura e la trasparenza”. Queste affermazioni devono però trovare applicazione concreta nei
rapporti dei singoli cittadini con
10 stato, nelle situazioni diverse
in cui i cittadini vivono.
Sempre secondo le affermazioni del vescovo luterano, stato e
chiesa si occupano delle stesse
persone, almeno in parte, e non
è giusto che i cittadini siano in
qualche misura spezzettati, in una conflittualità permanente tra
11 loro essere credenti e il loro
essere cittadini di una società socialista. La chiesa offre un aiuto
ai cittadini "per trovare una strada nella società socialista nella
libertà e nel vincolo della loro
fede".
Si è anche parlato concretamente degli spazi che i mezzi di
comunicazione di massa, radio e
televisione, potrebbero offrire alla chiesa, della cura d’anime negli istituti carcerari, e del trattamento pensionistico dei collaboratori ecclesiastici.
Nella situazione attuale la televisione è inaccessibile, la radio
offre pochi minuti la domenica
mattina per una meditazione, nelle carceri possono entrare solo i
pastori che svolgono il loro lavoro come cappellani (e sono dipendenti statali, non sempre riconosciuti dalla chiesa, tenuto
conto che gli studi teologici in
Germania sono studi universitari
in cui la chiesa non ha nulla da
dire); per i pastori e altri dipendenti della chiesa non è fino a
a questo momento possibile iscriversi a un istituto di previdenza statale e quindi la pensione rimane a totale carico della
chiesa, come se i pastori non
fossero cittadini della RDT.
br.
4
2 giugno 1978
______ nel dibattito sulla ’’DOLCE MORTE” E’ ESSENZIALE DISTINGUERE TRA ATTIVA E PASSIVA
«DARE» O «ACCETTARE» LA MORTE
Anche se con molto ritardo, ritorniamo sull’argomento dell’eutanasia dopo l’articolo « Assassinio su richiesta » che sul n. 1 di quest’anno commentava l’esito
sorprendente di un referendum del cantone di Zurigo che
chiedeva una legislazione sull’eutanasia.
La risposta che il dott. De Carli dà a quanti hanno
criticato il suo articolo (vedi per esempio quella di « Diaspora Evangelica» il bollettino delle chiese di Firenze)
ci trova sostanzialmente d’accordo e particolarmente
utile e chiara ci sembra la distinzione tra « dare » e « accettare » la morte, tra eutanasia attiva e passiva. E’ evi
dente che non tutti (svizzeri in testa!) hanno chiara questa distinzione e pensando di chiedere un « lasciar morire » chiedono una legalizzazione del « far morire ».
Tuttavia rimane l’esigenza di fondo, espressa in modo confuso, impreciso, ma angoscioso ed esteso, da chi
ha protestato: si abbia diritto di morire senza essere oggetto di « esperimenti » che prolunghino inutilmente e
penosamente agonie e sopravvivenze vegetative. Franco
De Carli risponde che ogni intervento ha per scopo non
lo sperimentare ma il salvare un malato. Ma una risposta così lineare è generalizzabile? è davvero applicata da
tutti? Il problema esiste e non è risolto semplicemente
dalla giusta esclusione dell’eutanasia attiva. Pubblichiamo a questo proposito una pagina inquietante di un pastore che per diversi anni è stato cappellano della Chiesa Riformata negli ospedali di Parigi. E’ densa di domande che restano ancora aperte.
Infine, poiché V« accettare » la morte non è ovviamente problema soltanto del medico, ma delVammalato
in primo luogo e della famiglia, segnaliamo nella recensione di Ethel Bonnet un notevole libro che — per chiudere il cerchio — ci viene ancora dalla Svizzera.
Eutanasia, una
doverosa precisazione
Il mio articolo «Assassinio su
richiesta », apparso il 6 gennaio
sull’Eco -Luce, ha suscitato contrasti e approvazioni. Approvazione, per esempio, è espressa in
in una lettera pubblicata sul numero del 10 febbraio in cui lo
scrivente mi definisce « un vero
cristiano », evidentemente perché
ritiene che la norma « non uccidere » sia di origine religiosa,
mentre nella storia dell’umanità
questa norma è solo « presentata » come legge religiosa; in realtà la sua origine è strettamente
legata all’ evoluzione dell’ Homo
Sapiens, al formarsi della sua
civiltà sopra la terra come componente essenziale di una convivenza senza la quale questa civiltà è inconcepibile. « Non uccidere mai » è quindi una legge inderogabile a cui dobbiamo attenerci tutti se vogliamo essere
coerenti con la civiltà che rappresentiamo; essa contiene in sé
un verdetto inappellabile di condanna per l’eutanasia nel suo significato di « dare » una dolce
morte. In questo significato si
tratta di eutanasia attiva.
Ma il vero senso della parola
non è « dare », ma « fare » una
dolce morte e in questo « fare »,
che esprime la conclusione di un
processo naturale, sono compresi anche quei casi limiti in cui
la guida ad una dolce morte è subordinata all’attività di un ope
ratore medico che, per esempio,
può sospendere certe metodiche
quando queste prolungano ima
vita puramente vegetativa e non
più psichica o tralasciare certe
terapie quando non modificherebbero più l’esito mortale ormai scontato; questi casi sono
affidati alla coscienza del medico
che deve scrupolosamente individuare i limiti oltre cui un « accettare » diventa un « dare » la
rnorte. Sono giudizi delicatissimi
di cui i medici devono rispondere solo a se stessi, non ad altri,
consapevoli nella loro solitudine che in questi casi la società
affida a loro il bene preziosissimo, conquistato dalle innumerevoli generazioni passate, di non
uccidere mai; in questi casi la
società impone ai medici non
con la prospettiva di sanzioni,
ma con la severa disciplina di
un principio da salvare di impegnare tutto loro stessi con scienza e coscienza a non sbagliare
confondendo un « accettare » con
un « dare » la morte.
Contrasto al mio articolo è invece espresso in una lettera pubblicata nello stesso numero del
10 febbraio (e in un trafiletto de
« La Diaspora Evangelica » che
approva questa lettera) dove lo
scrivente mi accusa di aver frainteso il senso del referendum che
tendeva, secondo lui, a eliminare « inutili esperimenti » dei me
UN PASTORE RACCONTA
“Lasciatemi morire”
« Lasciatemi morire », sentiamo sovente dire da malati che
soffrono per un tempo interminabile, fisicamente o moralmente. Sovente è senza dubbio una
dimissione. È, per lo meno, il
grido di disperazione dell’uomo
che non ne può più, al limite
della resistenza. Come quello di
un suicida che un coraggioso
salvatore si sforza invano di
strappare all’acqua del fiume in
cui si è gettato e che supplica
che lo si lasci andare.
Il medico non può ascoltare
tale appello. Sarebbe come tradire la sua missione. Il suo dovere irrinunciabile è di guarire.
Un medico non lascia morire fin
che può ancora tentare qualche
cosa.
Tuttavia, possiamo confondere eutanasia e « lasciar morire »
un malato di morte naturale?
Si dice che reidratando una
persona in coma o un vecchio in
punto di morte si prolunga, certo, la sua agonia ma che nello
stato in cui si trova gli si procura un certo conforto fisiologico: non muore più di sete. Altri riconoscono, nello stesso
tempo, che non si tratta solo di
una ipotesi, che si ignora quali
siano le sensazioni che sussistono ancora in essi. C’è qui tuttavia una preoccupazione umana
di tutto rispetto, che può giustificare l’atto medico. Si dice anche che qualsiasi terapia suscettibile di evitare la morte, anche
se è una terapia disperata che
sbocca in un fallimento, merita
di essere tentata, perché permette, da un malato all’altro,
dei correttivi successivi grazie
ai quali presto si guarirà un
maggior numero di malati. (...)
Il non affrettare deliberatamente la morte di un malato è
dovere imperativo. Ma ritardarla sistematicamente non può essere una questione di principio.
Creare degli anormali e degli
handicappati per tutta la vita,
per non lasciar morire certi prematuri che si riconoscevano
anormali e che senza interventi
prolungati di rianimazione e
l’uso dell’incubatrice, non avrebbero vissuto è molto discutibile.
Prolungare la vita di malati per
lunghi mesi, assicurando loro la
più pietosa e a volte la più dolorosa delle sopravvivenze, non
è forse una pura sperimentazione? Dare a un vecchio una proroga da infermo debilitato e distrutto è un’opera di vita? Invece di riportare alla vita tali
malati non li abbandoniamo a
una forma di supplizio di morte lenta? (...)
Penso, a questo proposito, ad
un uomo che ho conosciuto, di
più di 80 anni, strappato a uno
stato improvviso di rammollimento cerebrale, di senilità fisica e mentale, al quale il medico rese una piena lucidità di
spirito e un certo tono fisico.
Applicando essenzialmente una
terapia ormonale il medico prolungò la sua vita di cinque anni.
Ma durante tutto questo tempo, il paziente restò un vecchio
debilitato, afflitto da incontinenza di urina, di tremori al punto
di non poter mangiare da solo,
incapace di muoversi dalla sua
(continua a pag. 8)
dici in un certo tipo di moribondi e di conseguenza a porre il
problema del diritto legalizzato
di un malato di morire in pace.
La lettera mi ha lasciato perplesso. L’autore definisce « inutili
esperimenti » delle metodiche
che a posteriori possono anche
essere superficialmente definite
come tali, ma che prima erano
state l’espressione di un travaglio in cui era assolutamente assente l’idea di « esperimentare
sulla pelle altrui, ma solo di « salvare » eventuàlmente la pelle altrui. Inoltre chi fraintende il contenuto del referendum non sono
io, ma lui; infatti nella sua lettera è sempre sottinteso il concetto che il malato sia lasciato
morire per evitargli atroci sofferenze o un lunghissimo stato di
coma a patto che vi sia un testamento o, in assenza di questo,
che più medici abbiano constatato la gravità delle condizioni
del malato e indagato se il lasciarlo morire sarebbe stato il
suo desiderio. Ma tutto ciò è fantasia dello scrivente. Il referendum pose il problema in modo
completamente diverso, sollecitando i cittadini di Zurigo a prendere posizione se si doveva o no
autorizzare i medici a praticare
l’eutanasia attiva, ossia in sostanza se i medici potevano uccidere
i malati che lo richiedevano. Infatti nel progetto sottoscritto da
Rolf Wyler, presidente del Comitato Promotore, si legge che un
malato, confortato dal parere di
due medici (uno privato e uno
cantonale) sull’ineluttabilità del
suo male e sull’impossibilità di
poter sopravvivere, deciso a che
gli venissero interrotte le cure e
che gli fosse procurata « attivamente » la morte, avrebbe dovuto fare una domanda scritta
ripetendola a tre giorni di distanza dopo un colloquio con
uno psichiatra; solo allora, di
nuovo confortato dal parere positivo di un quarto medico,
avrebbe acquisito il diritto a essere lasciato morire (eutanasia
passiva) o a essere soppresso
(eutanasia attiva). In entrambi
i casi è configurabile l’ipotesi
dell’assassinio, ma almeno, se si
sa fare questa distinzione, non si
corre il rischio grossolano di ritenere azione morale quello che
è invece un puro e semplice assassinio.
Comunque a conforto del signor Walter Fritz, aggiungo che
il referendum è stato fortemente
osteggiato dalla maggioranza
dei Partiti politici rappresentati
nel Consiglio Federale Svizzero,
come dalla stampa (svizzera), (il
Neue Ziircher Zeitung ha definito il referendum un « incidente »
per la democrazia elvetica) e dall’Associazione dei Medici (svizzeri) che ha affermato categoricamente che l’introduzióne dell’eutanasia attiva (perché di questa
si tratta) è inaccettabile per l’etica professionale del medico.
(Tempo Medico, n. 156, pag. 82).
A proposito poi del « terrorizzare le coscienze... come è stato
fatto per l’aborto » (La Diaspora
Evangelica), è ridicolo supporre
che a terrorizzare sia io e non
piuttosto coloro che, fatta approvare la legge dell’eutanasia
attiva, ridurrebbero i vecchi, i
soli, gli inutili, i disperati e indifesi a vivere nel sospetto che una
società crudele applici nei loro
riguardi proprio quella legge, ritenuta umana, che degli incoscienti hanno fatto approvare.
Ed è ridicolo fare tutt’uno di
questo problema con quello dell’aborto. In vari articoli su « La
Stampa » ho sostenuto che
l’aborto è un assassinio se praticato oltre un certo periodo dal
concepimento, ma per motivazioni particolari, completamente diverse da quelle dell’eutanasia.
L’unico punto di contatto fra i
Un titolo incauto
Su L’ECo-Luce del 6 gennaio 1978 a pag. 4 è apparso un
articolo di Franco De Carli a proposito del referendum col
quale nel Cantone di Zurigo si è richiesto che si rinunci a
tener in vita malati inguaribili soggetti a dolori continui e lancinanti, oppure in stato di coma irreversibile, portava questo
titolo: « Assassinio su richiesta ». I nostri amici svizzeri hanno presentato una vibrata protesta per tale titolo e anche
per l’errata interpretazione data al referendum. Vogliamo associarci a tale protesta: i titoli siano più accuratamente controllati, quando si tratta di problemi sui quali la discussione
è aperta e i pareri sono contrastanti.
Il problema dell’eutanasia (la « morte dolce ») affiora oggi
con una certa insistenza. Si possono aver pareri diversi, ma
è prudente non terrorizzare le coscienze gridando all'assassinio come è stato fatto da certi ambienti per l'aborto. La
discussione deve essere franca, ma anche libera, sapendo che
non si tratta di idee astratte, ma di realtà profondamente
dolorose che altri vivono nella propria carne.
Diaspora evangelica, 31.1.’78
due problemi è quello pratico,
indicato nel mio articolo; i medici sanno far abortire con tutte
le garanzie possibili per la gestante, ma non sanno (nemmeno quelli che, bontà loro, approverebbero la legge dell’eutanasia
attiva) come uccidere; dovrebbero fare studi approfonditi per
scegliere il migliore fra i vari
sistemi per assassinare.
Non tiro conclusioni; sono implicite, almeno per quelli che si
informano con esattezza e sanno
ragionare, in quello che ho scritto. E ripeto: l’eutanasia attiva,
approvata dalla maggioranza dell’elettorato di Zurigo, è « un assassinio su richiesta »; se è stata approvata, è perché molti hanno votato sotto una spinta emotiva e molti perché non hanno
afferrato l’esatto contenuto del
referendum stesso.
Franco De Carli
IL DIRITTO ESSENZIALE DEL MALATO
Uomo, non cosa
Il libro della dottoressa Elisabeth Kiibler^Ross ^ tratta un argomento del quale non si ama in
genere parlare: « la morte », eppure la morte è un evento umano, che fa parte della vita e ci
riguarda tutti da vicino. L’autrice si avvale di interviste a malati vicini a morire per cercare di
far capire i bisogni e i diritti dei
malati inguaribili, di come le persone vicine al malato (medici, infermieri, familiari) dovrebbero
comportarsi per essere di aiuto
e sollievo a chi è giunto all’ultimo stadio della vita.
La dottoressa ha svolto un seminario sull’argomento al quale
hanno partecipato medici, cappellani, studenti e una parte del
libro consiste appunto nelle interviste con malati vicini alla
morte svolte da tali persone, e le
reazioni sulla morte e sul morire
del personale addetto all’assistenza; degli studenti e dei malati.
Pur trattando un tema piuttosto triste e dissueto il libro è stimolante e ricco per chi lo legge
con attenzione, di una profonda
umanità e di molti, utili consigli
sul come affrontare la morte degli altri ed anche, secondo il mio
parere, di noi stessi.
Nella prefazione è detto che il
libro « è semplicemente il racconto di un’occasione nuova e
critica per focalizzare il malato
come essere umano, per dialogare con lui, per apprendere da lui
le forze e le debolezze del nostro
trattamento ospedaliero ». Infatti l’autrice ricorda moltissime
volte che « la persona malata ha
dei sentimenti, dei desideri e delle opinioni e soprattutto ha il diritto di essere ascoltato ».
Il progresso ha reso il morire
più solitario, più meccanico, più
disumanizzato: il morire diviene
desolato e impersonale perché il
malato è spesso allontanato dall’ambiente familiare e portato all’ospedale; a poco a poco, ma
inesorabilmente si comincia a
trattarlo come una cosa; spesso
si prendono decisioni senza il
suo parere; a lui che desidera il
riposo, la pace e la dignità si
danno medicine, trasfusioni ecc.
che aumentano la sua ansietà, il
suo timore; il malato ora soffre
di più, non forse sotto l’aspetto
fisico, ma psicologico.
In tutto il libro viene ripetuta
l’appassionata richiesta che « un
malato ha il diritto di morire in
pace e dignità ». Un grande aiuto per il rnorente è avere vicino,
sentire vicino una persona che si
interessi a lui, che non lo lasci
solo.
Elenco, per dare una più ampia informazione, i titoli dei capitoli più significativi:
— la paura della morte;
— atteggiamenti verso la morte
e il morire:
prima fase: rifiuto e isolamento;
seconda fase: la collera;
terza fase: venire a patti;
quarta fase: la depressione;
quinta fase: l’accettazione;
— la speranza;
— la famiglia del malato;
— terapia dei malati inguaribili.
Termino queste brevi note con
quanto afferma l’autrice: «se
questo libro non servirà ad altro
che a sensibilizzare i familiari
dei malati vicini alla morte e il
personale ospedaliero alle comunicazioni implicite dei malati in
fin di vita, avrà raggiunto il suo
scopo.
Se noi, come operatori sociali,
sapremo aiutare il malato e la
sua famiglia a “sintonizzarsi” sui
reciproci bisogni, e ad accettare
insieme un’inevitabile realtà, si
poti'ebbe evitare tanta sofferenza
inutile, l’angoscia al malato, come pure alla famiglia che rimaEthel Bonnet
' La morte e il morire, di Elisabeth
Kübler-Ross, Cittadella editrice (collana Psicoguide), L. 4.000.
5
2 giugno 1978
DIETRO AL ’’MUNDIAL” SI NASCONDE IL DRAMMA DI UN POPOLO OPPRESSO
Argentina: la coppa del mondo
la vinceranno I generali?
Repressione e football , due realtà attuali nell’Argentina di oggi - Il campionato
sarà un'occasione per conoscere cosa succede fuori degli stadi? - No al boicottaggio, sì alla controinformazione sul regime di Videla
Le chiamavano «le pazze». Una
volta alla settimana una ventina di loro, in silenzioso corteo,
si recavano di fronte alla "Casa
Rosada" (sede del governo) per
richiedere notizie dei loro familiari scomparsi dopo gli arresti
degli “squadroni della morte”.
Oggi, airinizio del "Mundial”,
sono scomparse anche loro. Il
regime del generale Videla, il
dittatore argentino, si sta dando
un gran da fare per "ripulire" il
paese e presentarlo con un volto moderno, efficiente, democratico. E soprattutto sportivo. Ma
dietro la vetrina del "Mundial”
c’è un dissesto economico pauroso accompagnato da leggi repressive che soffocano la protesta e le lotte sindacali. La politica economica è stata praticamente "affittata” alle multinazionali straniere che son riuscite
ad inabissare, nei corso del 77,
il tasso d’inflazione sino al 170%.
L’aspetto ancora più drammatico è rappresentato dalla sistematica violazione dei diritti dell’uomo che ha collezionato, dal
giorno del colpo di stato di due
anni fa, 6.000 assassinii insieme
a 10.000 persone imprigionate e
15.000 scomparse a causa delle
loro convinzioni politiche. Su
tutto questo, almeno per la durata della Coppa del mondo, la
giunta militare argentina vorrebbe gettare un colpo di spugna per guadagnarsi un riconoscimento internazionale e legittimare la sua presenza alla Casa Rosada. Tuttavia l’operazione
non sarà così semplice. Infatti
le cifre del terrore di Videla —
grazie anche alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica condotta da Amnesty International
— circolano da mesi. E da mesi
il dibattito sul caso ’Argentina’,
anche in Italia, ha visto pareri
contrastanti sull’eventuale partecipazione alla Coppa del mondo in uno dei paesi ’più fascisti
e reazionari’ dell’America Latina.
Guardare solo
alla « pelota »?
A tutt’oggi, mentre gli azzurri, accompagnati dagli auguri
personali di Andreotti, sono già
arrivati con il .loro Bearzot
( « lo sport va tenuto fuori dalla
politica ») a Buenos Aires, prevale, negli ambienti democratici, la tesi della « partecipazione
con occhi e orecchi ben aperti ».
Pei' molti aspetti, il campionato
del mondo, che costerà alla crisi
economica argentina qualche cosa come 700 milioni di dollari
(contro un previsto introito di
li), potrebbe diventare la grande occasione per far uscire l’Argentina (quella vera non quella
ufficiale) dall’isolamento in cui
è costretta. Per evitare questo
pericolo, la giunta militare dedicherà una particolare attenzione ai quattromila giornalisti
accreditati agli stadi. Per loro
(in particolare per quelli con
opinioni 'moderate e conservatrici’) — su suggerimento della
società nordamericana che cura
il faraonico apparato organizzativo anche nei suoi risvolti psicologici — sono già stati programmati banchetti ufficiali, serate di gala ed escursioni turistiche ’guidate’. Sui giornalisti
sono però puntate anche le speranze di coloro che vogliono
poter guardare al di là dei ventidue giocatori intorno alla ’pelota’; di poter sapere cosa esattamente succede nelle carceri
speciali e di come vive un popolo alle soglie di una ’moderna
carestia’.
Non sabotare
ma informare
Lasciata da parte ogni idea di
sabotaggio del Campionato, anche dagli stessi guerriglieri
’montoneros’ (la formazione più
organizzata della sinistra clandestina), l’opposizione argentina
punta tutto sulle capacità di
controinformare i paesi stranieri per mezzo dei giornalisti e
operatori dei mass-media che
affluiranno a Buenos Aires a partire dal 1° giugno. È dunque un
appuntamento importante, una
occasione irripetibile quella del
’Mundial’. Lo stesso si riteneva,
due anni fa, per il Cile in occasione della Coppa Davis. Allora
le posizioni che andavano per
la maggiore, negli ambienti democratici italiani, erano schierate sulla non-partecipazione.
Tuttavia la Coppa Davis si svolse ugualmente e si rivelò una
debole occasione di controinformazione sul fascismo di Pinochet. La situazione comunque è
diversa. Questa volta, con l’Argentina, Î1 sì alla partecipazione va compreso sia nel quadro
di un grande incontro internazionale (col Cile nel 76 fu solo
un incontro bilaterale) di 16 nazioni direttamente coinvolte e
altre venti per via satellite, sia
nella grande popolarità del ’football’. Senza dimenticare che l’incontro durerà un mese e non
mancheranno certo le occasioni
per guardare dietro alla facciata d’occasione.
Per evitare sorprese
tutti sotto controllo
Corne forse alcuni sanno, a
più riprese, in Argentina, gli incontri calcistici sono stati utilizzati per esprimere la protesta
contro la dittatura militare; alle grida dei tifosi nello stadio,
si sono mescolate le grida di
protesta insieme alle parole d’ordine dei movimenti clandestini.
Partite in notturna sono state
occasioni per un ’black-out’ totale, lasciando sulle gradinate
gli stendardi dell’opposizione al
regime. Ma questa volta con Tapparato repressivo studiato dai
generali alla luce delle ultime
Olimpiadi di Montreal, gli episodi clamorosi di protesta non
si ripeteranno. I biglietti d’ingresso, venduti a prezzi sbalorditivi (altro che sport popolare!), per la prima volta saranno nominativi e quindi non cedibili. I controlli, operati da un
gigantesco corpo di polizia, saranno severissimi. E tutto fa
supporre che il ’Mundial’ non
sarà accompagnato da proteste
0 da un’informazione, che non
sia la velina ufficiale, del paese
ospitante. Ma la protesta di un
popolo anche se non andrà per
via satellite potrà essere registrata più tardi, a ’Mundial’ finiti, quando l’emozione dei gol
lascierà il posto alla riflessione
sulle informazioni raccolte dietro il luccichio degli stadi. Solo
così, questo grande avvenimento sportivo, potrà diventare una
cassa di risonanza delle colpe
del regime di Videla e di consegrienza un gesto di fattiva solidarietà con le sue vittime. Da
quest’ultimo punto di 'vista il
’Mundial’ potrebbe ritorcersi
contro le idee grandiose dei
suoi organizzatori. Potrebbe cioè
ridestare — a livello d’opinione
pubblica — quell’interesse per
1 diritti umani che la girandola
sportiva tenta di nascondere.
E per guardare più in là, a
Buenos Aires si faranno le prove generali in visTa delle prossime Olimpiadi di Mosca. Anche allora sarà difficile disgiungere lo sport dalla politica.
I COMMENTI SULLA ’’COPPA’
Sport
a
e politica:
chi serve
separarli?
/ due disegni, che interpretano il simbolo del "Mundial", provengono da artisti della resistenza argentina
Molti giornali si sono occupati, in questi ultimi tempi, del
caso ’Argentina’ in vista della
’Coppa del Mondo’. Tra quelli
che abbiamo al momento sotto
gli occhi segnaliamo le domande che la ’Vie Protestante’ ha rivolto ad alcune personalità. Alla questione se « questi campionati del mondo potrebbero essere l’occasione per descrivere e
commentare a fondo il regime
del generale Videla », il pastore
francese Roland de Pury ha risposto : « Lo può essere solo in
piccola misura. Nei fatti, gli invitati ufficiali da parte del governo non vedranno altro che
il modo con cui saranno accolti.
Vale a dire un modo estremamente caloroso e non avranno
certamente nessuna occasione
per rendersi realmente conto di
cosa succede dietro la facciata ».
Alla domanda se « c’è una relazione tra lo sport e la politica »,
Martin Ennals, segretario generale di Amnesty International,
ha detto ; « Amnesty sfrutta tutte le occasioni affinché l’opinione pubblica prenda coscienza
della situazione sui diritti dell’uomo in tutte le regioni dove
avviene un avvenimento di portata internazionale ». Raymond
Pittet, giornalista sportivo di
« Tribune/Le Matin » di Losanna, ha dichiarato che questa
volta non andrà, benché invitato,
in Argentina. « Non andrò — ha
aggiunto — a sostenere, pur indirettamente, un governo che
tiene la Bibbia nella mano sinistra e nella destra la pistola.
Separare lo sport dalla politica
— ha sottolineato Pittet — è
semplicemente ipocrita. La politica, se non vedo male, è il ’comportamento della città’ e lo sport
fa parte (e come!) del comportamento della società e dello
Stato. Se non fosse così non si
glorificherebbero i nostri cam
Tortura, pratica di governo
Uno degli elementi di continuità esistenti tra
il governo di Isabel Peron e il governo militare di
Videla, nato dal colpo di stato del 24 marzo 1976,
è rappresentato dalla repressione^ Una repressione che in due anni di 'stabilizzazione del programma’ raggiunge tutti i livelli (da quello culturale a
quello politico) e che crea uno stato di guerra
permanente contro un nemico interno rappresentato dagli operai, dai lavoratori, dai contadini poveri e dagli studenti. Molti dati di questo 'giro di
vite’ militare sono apparsi sul 'Rapporto di una
missione in Argentina', del marzo 1977, pubblicato
da Amnesty International. La stessa organizzazione continua a ricevere, da prigionieri rilasciati, numerose testimonianze di tortura. In un ultimo co
manicato Amnesty precisa che: « il problema della tortura è strettamente legato al problema delle
sparizioni in quanto, con molta probabilità, essa
avviene quando la vittima — dopo esser stata rapita —è detenuta segretamente in baracche militari o stazioni di polizia locali o in edifici fuori
uso. I metodi più comuni di tortura sono: la scossa elettrica, pugni, randellate, botte con il calcio
del fucile o con bastoni, bruciature con sigarette».
Abbiamo le prove, così dichiara Amnesty che: « a
certi prigionieri sono stati strappati i denti, le unghie delle dita e gli occhi e che altri sono stati
bruciati con acqua bollente o olio e acido. La tortura è usata per forzare le vittime a fornire nuove informazioni o per obbligarle a firmare confessioni di colpevolezza ».
Il governo di Videla, benché ripetutamente richiesto, non ha mai voluto pubblicare una lista
dei suoi prigionieri. Si ritiene che il numero dei
prigionieri politici sia intorno alle 10.000 persone.
Benché la pena di morte, reintrodotta di recente,
non sia mai stata ufficialmente eseguita è stata
messa ad effetto in alcune carceri. Amnesty ha ricevuto prove precise che alcuni detenuti sono stati
elirninati all’interno di carceri adducendo motivazioni diverse (tentativi di fuga etc.). Rapimenti, sparizioni, tortura — secondo Amnesty — sono
in crescita anche se si registrano elementi nuovi,
nella situazione Argentina, capaci di modificarne
il corso. Da un lato si sa che c’è un aperto dissenso all'interno della classe militare al potere, dall'altro la Coppa del mondo può essere una preziosa occasione per ulteriormente « concentrarsi sulle violazioni dei diritti umani che in effetti continuano ad addivenire nel paese ».
’ AI proposito un’ampia ed esauriente documentazione è fornita dalla rivista « Terzo Mondo
Informazioni » nn. 7-8-9/77 - Torino.
pioni, la Germania dell’Est non
si metterebbe i suoi atleti all’occhiello, i paesi totalitari non
utilizzerebbero i loro migliori
sportivi per aumentare il loro
prestigio, i negri non avrebbero alzato il pugno alle Olimpiadi del Messico e a Monaco di
Baviera non ci sarebbero stati
degli attentati».
Altri commenti
In Olanda il Consiglio nazionale delle Chiese (che raggruppa chiese di confessioni diverse, tra queste quella cattolica e
quella riformata) ha lanciato,
due mesi fa, il dibattito sull’Argentina in vista dei Campionati
del mondo, proponendo un concreto piano d’azione articolato
in cinque punti. Primo : fare
pressioni sull’associazione nazionale di ’foot-balT affinché essa
chieda ufficialmente un’amnistia
dei prigionieri politici. Secondo : informare tutti i giocatori
partecipanti alla Coppa attraverso una seria documentazione
fornita da organismi obiettivi
(stessa cosa è stata fatta in Italia da Amnesty) sulla situazione dei diritti dell’uomo in quel
paese, richiedendo agli stessi
giocatori di porre domande e
interrogativi sulla situazione generale argentina in occasione di
incontri o vari avvenimenti fuori dagli stadi. Terzo: chiedere
ai responsabili dei mezzi d’informazione di massa, d’includere, nelle loro delegazioni, non
solo dei giornalisti sportivi, ma
dei colleghi specializzati in analisi politiche e specialmente nel
campo dei diritti dell’uomo. Sinora, in Argentina, gli organizzatori dell’informazione hanno
risposto negativamente a questa
proposta. Quarto: chiedere alle
agenzie che organizzano viaggi
in Argentina di fornire ai passeggeri un’informazione obiettiva sull’« altra Argentina ». Quinto : chiedere ai mass-media di
inserire nell’informazione sportiva i dati concernenti la situazione dei prigionieri politici. Attualmente il dibattito, secondo il
pastore A. van den Heuvel, ha
raggiunto in Olanda, tutti i livelli sociali. Se n’è parlato anche alla Camera dei deputati.
In Francia, il quotidiano ’Le
Monde’ ha proposto di liberare
un prigioniero politico per ogni
membro ufficiale di squadra
straniera partecipante al Campionato. Ma questo ’ricatto a fin
di bene’ non ha trovato, nel superficiale mondo del calcio, consensi di rilievo. Neppure la recente condanna espressa dalTONU, ed accompagnata da una
lista di 15.000 persone misteriosamente scomparse, sembra poter sensibilizzare i giocatori che
puntano alla Coppa. In ogni caso, la partita col mondo democratico è aperta. A vincerla, si
spera, che ancora una volta non
siano i generali golpisti.
pagina a cura di Giuseppe
Platone.
6
2 giugno 1978
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
POMARETTO: I RISULTATI DI UN QUESTIONARIO
La droga Salute: come la pensa l’anziano
La consumano in molti. Giovani, vecchi, bambini, spesso; donne. La consumano in casa, da soli, in compagnia, ci ridono sopra;
qualche volta ci piangono. Il periodo del pianto è sempre molto
più breve di quello del riso. Perciò la consumano in molti. Del
resto, alle Valli come su tutto il
territorio nazionale la droga è il
prodotto più pubblicizzato. E si
dice che fa bene; per gli increduli e per gli scettici si aggiunge
che fa veramente bene. La droga
tanto consumata è l'alcool.
Se ti arriva il pastore in casa
per una visita pastorale, un minimo atto di buona educazione è
di offrirgli un po’ di droga: un
bicchierino di liquore, magari
fatto in casa, con erbe getìutne.
Infatti nessuno ha mai detto che
anche nelle erbe genuine il profumo caratteristico può essere
dato da alcaloidi (nome difficile
che indica alcuni veleni contenuti in erbe: il più noto è la nicotina del tabacco), che aumentano
la tossicità dell’alcool. Così, caro
pastore, ti si droga perché domani a catechismo avrai catecumeni che hanno bevuto vino fin dai
teneri anni — solo una nuvoletta
nell’acqua — ma che proprio per
questo non ti capiscono, perché
il loro sviluppo intellettuale è
stato annebbiato proprio da
quella nuvoletta. Ti si droga perché domani andrai all’Ospedale
Civile di Pinerolo e lì troverai
X nel reparto ’’medicina” che ha
la cirrosi del fegato. Ha bevuto
bene tutta la vita: sopportava il
vino: non era mai completamente ubriaco. Aveva anche un buon
equilibrio e una buona padronanza di sé. Quando vedeva qualcuno ammalarsi in conseguenza
dell’alcool, era solito dire che ai
primi disturbi lui avrebbe facilmente smesso di bere. Infatti così ha fatto. Ma, guarda caso,
quando ha avvertito i primi disturbi inequivocabili era ormai
troppo tardi. Il medico lo ha sottoposto ad alcuni esami. Poi ha
diagnosticato una cirrosi abbastanza avanzata. L'alcool aveva
distrutto il suo fegato. Ogni parte distrutta faceva una specie di
cicatrice, nella quale il sangue
circolava con difficoltà. Così ha
sfondato i vasi dello stomaco,
provocando un’emorragia. Poi,
sempre il sangue, ha depositato
nell’addome una gran quantità
di liquido. Ne sono stati tolti, adesso, all’Ospedale, vari litri. I
medici chiamano questo ”ascite”: un nome difficile come tutti
i termini medici, incomprensibile; in realtà è una sentenza di
morte. Comincia per X e per la
sua famiglia il breve periodo del
pianto.
Pastore, ti drogano anche perché, sempre all’Ospedale Civile
di Pinerolo, passerai al reparto
"urologia”. Magari lì vedrai di
sfuggita il nostro fratello Giovanni Peyrot, ma vedrai soprattutto Y, che è stato colpito ai reni da un male simile a quello
del fegato, perché ha bevuto liquori. I suoi reni non filtrano
più il sangue. Le "cicatrici” dei
reni formatesi al posto delle cellule distrutte sono più sbrigative di quelle del fegato: in poche
settimane la sentenza di morte
è eseguita. Passerai al reparto
’’neuropsichiatrico”, non per vedere dei matti che non han.no
avuto la possibilità di essere sani, ma per vedere Z che ha delle
allucinazioni: vede lucertole azzurre su per i muri e ne è terrorizzato; ha avuto crisi di delirium tremens, perché lui aveva il
sistema nervoso più vulnerabile
all’alcool che non il fegato e i
reni. Ognuno ha il proprio debole. Troverai anche il fratello che
è stato colpito nel sistema della
circolazione e del cuore. Le lesioni sono varie. Ma l’incidenza
della droga "alcool” che uccide
è forte alle Valli come altrove.
Ma si sa, l’alcool serve a tanta
gente. Serve alla "Talco e Grafite”, perché i minatori alcoolizzati sono meno combattivi sindacalmente. Serve all’INPS, che se
deve pagare le pensioni di reversibilità alle vedove risparmia la
metà rispetto all’importo che la
pensione raggiungerebbe se fosse corrisposta ai mariti. Serve
naturalmente alle industrie che
M. C. Tron
(continua a pag. 7)
Con la collaborazione di 64
anziani dei due centri d’incontro
di Porte e di Pomaretto, è stata condotta un'inchiesta tendente a verificare l’adeguatezza delle strutture sanitarie alle esigenze degli anziani delle Valli.
Il questionario comprendeva
circa 30 domande divise in tre
gruppi: anziano e strutture sanitarie, anziano e farmaci, anziano ed educazione sanitaria.
Non potendo riferire dettagliatamente su tutte le risposte, ne
esamineremo alcune tra le più
significative.
Per quanto riguarda l’assistenza in caso di malattia, il 43,9%
degli intervistati ha manifestato
la preferenza ad essere curato
a domicilio, il 39% in Ospedale
solo per le cure durante un breve periodo della giornata e poi
di essere libero di tornare in
famiglia, il 10,6% di essere invece ricoverato in modo tradizionale, e solo il 6% di essere seguito ambulatorialmente.
Questi dati dimostrano come
sia gradita agli anziani una organizzazione sanitaria che non
li allontani drasticamente dal
loro ambiente e dalle loro abitudini con ricoveri ospedalieri
spesso lunghi, ma che dia loro
la possibilità di essere seguiti
direttamente a domicilio o al
rneno di potervi ritornare quotidianamente dopo aver espletato in breve ricovero gli esami
e le terapie necessarie.
Per rendere ciò più facilmente
realizzabile, il 52% desidererebbe usufruire dell’assistenza di
un infermiere domiciliare, il 22
per cento di un infermiere ambulatoriale ed il 19% di un assistente sociale.
Questi potrebbero essere validi aiuti per quegli anziani che
desiderano condurre quanto più
a lungo una vita autonoma. Il
67% afferma dì doversi curare
da solo in cas.o ,di malattia, mem.^
tre soltanto il 31% ha qualcuno
che lo aiuta. Per chi è solo, anche una piccola infermità può
diventare spesso invalidante al
punto da richiedere il ricovero
in Qspedale o in casa di riposo,
mentre ciò sarebbe evitabile con
la presenza sul territorio di presidi infermieristici e di assistenza generica domiciliare da affiancare a quelli medici già esistenti. Si eviterebbero così inutili traumi e disagi agli anziani
da un lato, e gravose spese alla
collettività dall’altro. (Non dimentichiamo infatti che il costo
mensile di un solo ricoverato in
Ospedale è pari mediamente al
doppio dello stipendio mensile
di un infermiere). A tal propo
sito si deve ricordare che la legge regionale sulle Unità Locali
dei Servizi prevede espressamente l’istituzione di un servizio domiciliare di assistenza agli anziani: ma questo disegno è ancora lontano dalla sua attuazione per la solita mancanza di finanziamenti. Così per carenza
di fondi la legge va a... fondo!
Per quanto riguarda il secondo gruppo di domande, anziano
e farmaci, il 54,6% degli intervistati è convinto che i farmaci
possano anche avere effetti dannosi sulla salute, mentre il 7,8%
v,pensa che, se assunti in dosi appropriate ed in giusto dosaggio,
non abbiano effetti collaterali; il
21,8% ha dichiarato di non avere idee in proposito.
Messe a confronto la terapia
farmacologica sola, quella farmacologica ridotta ma associata
ad una dieta, quella dietetica sola e la fitoterapia (cura con le
erbe), si è visto che il 58% è favorevole ad assumere pochi farmaci ed a seguire una dieta non
troppo rigorosa; il 14,7% preferisce affidarsi solo ai farmaci
ed essere libero di alimentarsi
come meglio crede; il 4,4% ha
optato per una dieta rigorosa
con esclusione dei farmaci, ed
un 13,2% preferirebbe curarsi
con le erbe.
Ci sembra di vedere in tutto
ciò una indicazione a dare maggior spazio nella terapia alle indicazioni dietetiche, risparmiando quanto più possibile sull’uso
dei farmaci. Questo implica d’altra parte un rapporto diversotra medicina e malato rispetto
a quello attuale: si dovrebbe
puntare di più sulla educazione
sanitaria in modo da dare a tutti quelle nozioni base per una
alimentazione corretta, punto
fondamentale nella impostazione di qualsiasi programma di
medicina preventiva.
Il terzo gruppo di domande
tendeva a verificare il grado di
conoscenza personale della propria situazione sanitaria. Il 68%
ha affermato di conoscere la
propria malattia, il 28% invece
di non conoscerlo. Dei primi però soltanto il 17% era in grado
di parlarne, mentre il 45% aveva delle idee confuse e molto
vaghe, ed il 35,9% non sapeva
parlarne affatto. Questo ci è
sembrato un dato molto significativo, in quanto dimostra come sia scarsa l’informazione sanitaria a livello di popolazione.
La conoscenza delle proprie infermità, piccole o grandi che
siano, è invece un presupposto
importante per una cosciente
partecipazione all’atto sanitario.
Esiste comunque, e l’inchiesta l’ha dimostrato, tra gli anziani un buon grado di sensibilizzazione nei confronti del problema salute, che sarebbe opportuno mantenere vivo ed alimentare in tutti i modi possibili.
Dott. P. Baschera
TAVOLA ROTONDA A TORRE PELLICE
Aspettando un bambino: ebe fare?
« Gravidanza e parto » era il
tema dell’incontro organizzato
dalla Comunità Montana giovedì
18 nell’accogliente salone comunale di Viale della Rimembranza.
Gli oratori-esperti erano i Dott.
Visentin e Allara.
Il primo oratore, Dott. Visentin, ha spiegato, in circa venti
minuti, con termini tecnici, come la fusione dei due gameti
femminile e maschile dia origine
a una cellula da cui si sviluppa
il nuovo individuo nell’utero materno. I presenti, ci sembra, hanno seguito con poco entusiasmo
queste argomentazioni scientifiche, in quanto esposte con un linguaggio troppo per « addetti ai
lavori ». Ci aspettavamo una semplice ma chiara spiegazione sul
processo fisiologico e psicologico vissuto dalla donna e dal feto, durante i nove mesi di collaborazione biologica e affettiva;
pare, invece, che gli unici problemi per la donna in gravidanza
siano da un lato Levitare l’aumento eccessivo di peso, dall’altro la paura di partorire un bambino handicappato.
Il secondo oratore, da cui si attendeva il completamento dell’ar
gomento e indicazioni pratiche e
utili alla donna e al futuro padre, ha iniziato l’argomento dicendo che la donna in gravidanza deve seguire un « modello di
vita ». L’alimentazione: « si può
mangiare di tutto e non è necessario mangiare di più, in quanto
oggi siamo già supernutriti »; i
viaggi: possono essere fatti secondo consiglio medico; gli
sports: evitare l’equiiazione, lo
sci, la motocicletta, l’atletica,
consigliato il nuoto ma non nelle
piscine pubbliche; i rapporti sessuali: esclusi durante l’ultimo
mese e le ricorrenze mestruali,
attenzione prima; accenni di igiene personale; esami di controllo:
sangue e urine.
Senza volerci soffermare sui
consigli dati, rivolti, ci è sembrato, a chi può permettersi viaggi,
equitazione, piscina, piscina privata eoe., e non alla maggioranza delle donne della valle (operaie, contadine, pendolari, ecc.),
pensiamo invece alla necessità di
far conoscere gli effetti pericolosi di alcuni farmaci presi in gravidanza.
Da « thè Boston women’s
healthbook collective » (noi e il
Tra il dire e ii fare...
I problemi suscitati dalla recrudescenza terroristica e dall’assassinio di Aldo Moro, hanno avuto eco in tutte le riunioni pubbliche
(consigli comunali, di comunità montana, ecc.).
Spesiso molta retorica; il richiamo ai valori ideali, la risposta del
paese, gli appelli, il dolore, il minuto di silenzio, faccie compunte,
toni accorati. Qualche volta anche delle analisi che vanno più in profondità circa i malesseri della nostra società e la mancata risposta
anzitutto di chi ha guidato il paese nel dopoguerra, lasciando un terreno propizio per ingenerare qualunquismo ed ampi spazi per reversione. « Uno dei modi per combattere il piano delle BR sta anche nel
far procedere quelle riforme che non si è avuto il coraggio di fare
quando la ^situazione economica era meno grave; sta nel far chiarezza dei vari scandali e bombe, sta in un impegno rinnovato di tutti nello snellire le procedure, andare all’essenziale dei problemi, ecc. ».
Ciò che vi racconto succedeva alle ore 21,40 di venerdì 19 maggio
durante una riunione del Consiglio della Comunità Montana Valli
Chisone e Germanasca.
Terminato quest’argomento si attacca l’o.d.g. previsto per la serata; l’atmosfera nella sala si distende. Vociare di consiglieri, chi entra e chi esce; insomma la normale routine di un consiglio.
Ad un certo punto il dibattito si fa più serrato. Ci si rende conto
che non è sufficiente il tempo che si può riservare all’argomento, in
discussione, sarebbe urgente che il Consiglio si riconvocasse a brevissima scadenza. I tempi tecnici sono quelli che sono, quindi bisogna fare in fretta. Il Presidente, consultando l’agenda, propone la
serata di venerdì 2 giugno.
« Un tempo era festa, ora non più; si può ben fare una serata di
Consiglio ».
A quel punto brusii nella sala. Diversi non sono d’accordo. « Non
si può! Ma proprio quella sera? Rimandiamo! » (Ci sarà la partita
cruciale dei campionati mondiali di calcio in Argentina).
Due normali cittadini, seduti al fondo della sala, spettatori interessati ai problemi della valle, si guardano stupefatti ed uno dice
all’altro: « E’ proprio vero! Tra il dire e il fare... ».
A. L.
nostro corpo - Milano 1974) ne
citiamo alcuni: narcotici: assuefazione prenatale nel feto; antistaminici: malformazioni al feto; cortisone: alterazione del sistema genitale del feto; ecc.
Non abbiamo inoltre saputo:
a chi è sconsigliata la gravidanza? Quali malattie contratte in
gravidanza possono portare alterazioni al feto? come scegliere
un corso di preparazione al parto? come ci può aiutare il nostro
compagno durante questi mesi?
Il discorso è proseguito con la
proiezione di diapositive (riproduzione di disegni) che illustravano i movimenti del bambino
nel venire alla luce. Le bellissime diapositive hanno dato l’impressione che tutto il parto si
svolga in un clima sereno, asettico, senza traumi, né dolori e
quasi senza la presenza della partoriente. Della donna, del suo
sforzo, della sua partecipazione
necessaria, delle sue sensazioni,
del suo dolore fisico non è stato
detto nulla.
Ed anche qui non abbiamo saputo: è possibile e come partorire con minore dolore, che cosa è
il parto pilotato? che cosa è l’episiotomia? quali sono i problemi
del puerperio?
La vastità e la importanza delTargomento richiederebbero ben
più di una serata e, soprattutto,
oratori che, avendo e potendo
vivere in prima persona la esperienza della gravidanza e parto,
espongano i problemi anche dalla parte della donna.
Anna Bertolé
Vera Cognazzo
BOBBIO PELLICE
Nella nostra comunità sono
deceduti Stefano Catalln del
Pautasset, da lunghi anni ricoverato in ospedale a Torino, e
Giovanni Pietro Davit dei Reymounds, da alcuni anni trasferitosi, nei mesi invernali, con la
famiglia a Poirino. Alle famiglie
afflitte esprimiamo le nostre
condoglianze, nella speranza
certa della risurrezione e della
vita eterna.
Ringra^amo il pastore Edoardo Micol che ha presieduto il
culto di domenica 27 maggio.
SERVIZIO MEDICO
Dal 3 al 9 giugno fa servizio
il Dr. Michelin Salomon.
Tel. 91.009.
La Comunità di Agape
e la Comunità di S. Lazzaro promuovono un
DIBATTITO PUBBLICO
sul tema:
I credenti
di fronte
ai terrorismo
(La nostra posizione di
fronte alle accuse di DC
Notizie).
VENERDÌ’ 2 GIUGNO
ore 21
presso Auditorium, Corso
Piave - Pinerolo (Scuole
di Via Serafino).
Al dibattito sono invitati;
le comunità cristiane; gli
organismi di base; le forze sociali; i partiti; gli
organi di informazione.
PERRERO-MANIGUA
• Domenica 21 maggio si è tenuto a Perrero il bazar. Si temeva molto per la riuscita di
questa manifestazione perché il
tempo, come sempre, era piovoso. Paradossalmente, invece,
proprio la pioggia pare aver favorito le organizzatrici « costringendo » i molti fratelli intervenuti a restare nei locali e così, a
intrattenersi gli uni con gli altri. Questo, dell’incontro dei fratelli è — e deve essere — il senso più importante del Bazar.
• Sempre domenica, la Scuola
domenicale di Luserna ha fatto
visita alla comunità di Maniglia. È stato un incontro simpatico, che speriamo si ripeta ancora.
• Segnaliamo che domenica 18
giugno avrà luogo la gita delle
Scuole domenicali della Val Germanasca, al Lazará.
• Massello riceverà la visita
dell’Unione Femminile di Torre Penice, domenica 4 giugno e
della Scuola domenicale di Villar Perosa, domenica 11 giugno.
La comunità si rallegra del fatto di essere presente nel pensiero di tanti fratelli.
ANGROGNA
Domenica 4 giugno
alle ore 21
Sunaires Usitans
Ballate e canti delle Valli (Decitane.
Ingresso libero. La serata è organizzata dai giovani dell’Unione PrassuitVerné. Eventuali offerte
verranno devolute alla
Chiesa.
7
2 giugno 1978
CRONACA DELLE VALLI
_ 7
TORRE PELLICE
«I Coppieri, 4 secoli di storia»
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Il gruppo Cadetti ed il Coretto del Collegio hanno offerto sabato nel tempio dei Coppieri
una simpatica serata al numeroso pubblico raccoltosi per ascoltarli malgrado il tempo veramente infelice. Il programma
era composto da una serie di
canti del Coretto, scelti nell’ormai ricco repertorio degli ultimi anni e di quest’anno, e da
una rievocazione della storia del
tempio dei Coppieri. Con una
serie di nove brevi scene, costruite e scritte con i ragazzi
stessi, sono state ripercorse le
tappe della limga vicenda del
nostro tempio secolare, dal momento in cui il Martino del Tagliaretto era ricercato dagli
sbirri dell’Inquisizione nel 1358
al momento in cui il corteo del
1848 ha celebrato qui il culto
dell ’Emancipazione.
Un discorso generale collegava queste scene accompagnato
da diapositive scelte nel reper
torio del Centro di Documentazione. Il Coretto ha completato
alcune scene ambientate nel
tempio con il canto di inni e
complaintes.
Nell’intervallo è stata estratta
una ricca lotteria e sono stati
ringraziati i numerosi collaboratori che sia sul piano organizzativo che su quello tecnico
hanno permesso questa simpatica serata. Le offerte sono state devolute, come si conviene
per una iniziativa del genere, al
restauro del tempio dei Coppieri. Certo da parecchi anni
il nostro vecchio edificio non ha
più visto come quest’inverno
tante iniziative, ce ne rallegriamo perché dal pimto di vista
acustico e ambientale è una sala
molto accogliente ; bisogna riutilizzarla e prendere l’abitudine
a considerare che si può « salire » ai Coppieri anziché scendere « à la Ville ».
Dopo la gita a Rorà effettuata
domenica 21 insieme alla Scuola domenicale di Angrogna
(bella e simpatica giornata trascorsa purtroppo sotto una pioggia incessante) i ragazzi delle
nostre Scuole domenicali hanno
chiuso il loro anno di attività
con il culto di domenica 28 nell’Aula Sinodale gentilmente concessaci. Intercalando con canti
e momenti di preghiera i diversi gruppi hanno presentato alla
comunità, particolarmente numerosa, le proprie riflessioni sul
tema svolto quest’anno della Risurrezione di Gesù. Anche in
questa occasione tutti hanno potuto rendersi conto del notevole lavoro compiuto nel corso
dell’anno dai ragazzi che seguono la scuola domenicale.
• Il culto dei Coppieri di domenica 29 è stato presieduto da
un gruppo di giovani confermati. Mettendo a frutto la riflessione biblica fatta nelle scorse settimane sul libro dell’Apocalisse,
essi hanno posto all’attenzione
nostra alcuni problemi ed alcune riflessioni che ci auguriamo
saranno proseguite e sviluppate. È comunque un gesto nettamente positivo che la conferma
zione non abbia rappresentato
per questi giovani la fine del loro studio ma una nuova fase di
riflessione più concreta e matura.
• Domenica 4 giugno l’Unione
Femminile avrà la sua gita a
Massello, prenotarsi presso la
sig.ra Barone (tei. 91.114).
• Domenica 11 avrà luogo la
Assemblea di Chiesa (con inizio
del culto alle ore 10) per l'approvazione del bilancio preventivo di spesa per l’anno 1979. Un
invito particolare a tutti per una
partecipazione attenta. Nel corso dell’Assemblea i deputati alla Conferenza daranno un breve resoconto della Conferenza
stessa.
• Marted)) 30 hanno avuto luogo gli esami dei corsi di catechismo.
Abbiamo partecipato al dolore di tre famiglie della nostra
comunità che sono state provate per la dipartenza di Susanr
Càterina Armand-Hugon ved?
Eynard, Giacomo Amberti e Rachele Peyrot ved. Long, deceduti rispettivamente il 19, il 25 ed
il 29 maggio.
5
La FGEI-Valli organizza
per domenica 4 giugno, ad
Agape, un convegno di dibattito sulla fase politica
attuale.
Il Convegno inizierà alle ore 9,30 e terminerà alle ore 19, con la cena.
Sono invitati a partecipare tutti i gruppi EGEI
delle Valli e di Torino, la
C. d. B. di Pinerolo e tutte le persone interessate.
La droga
(segue da pag. 6)
fabbricano liquori, per i quali è
ammessa la pubblicità più sfacciata, anche in una Repubblica
democratica che condanna l'uso
della maggior parte delle altre
droghe e che sarebbe fortemente
scandalizzata se qualche radicaioide sostenesse che "la droga fa
bene". Serve all'industria farmaceutica che smercia grazie all'abuso del "vino" (si fa per dire)
e all'uso dei liquori quintali di
farmaci inutili, ma le cui indicazioni sono chiare: "stati cirrotici e precirrotici, epatopatie di
qualsiasi natura, insufficienze epatiche da intossicazioni e in tutti i casi in cui è necessario coadiuvare l'azione del fegato".
Così alle Valli oggi si consuma
la droga; la si è consumata in
passato; il vino da bevanda innocua o utile se consumata ai pasti
nelle quantità accettabili (da Vi
litro a V4 di litro al giorno), si
trasforma in padrone diabolico
e subdolo, che ti dà apparenti
soddisfazioni e che in realtà ti
uccide senza che tu te ne accorga
perché quando cominci a star
male è troppo tardi.
È necessario forse riprendere
presto un'idea che i movimenti
risvegliati esprimono in modo
un po' ingenuo, ma che può essere accettata anche così; lo
Evangelo ti libera, tra le altre
schiavitù, anche da quella dell'alcool.
Domenica 21 maggio come di
consueto ha avuto luogo la gita
delle scuole domenicali di Luserna S. Giovanni che quest’anno
si è svolta a Maniglia di Ferrerò. Dopo una calorosa accoglienza da parte dei membri della
comunità, la giornata si è svolta fra canti e giochi in un’atmosfera di spensieratezza gioiosa,
nonostante il cattivo tempo e la
scarsa partecipazione dei bambini. Per il prossimo anno ci
auguriamo tuttavia una partecipazione un poco più attiva da
parte dei bambini e invitiamo
le famiglie a prendere in considerazione l’opportunità di mandare i figli con più regolarità
alla scuola domenicale.
• Con la collaborazione del
Gruppo Filodram. di S. Giovanni, venerd'i 2 giugno alle ore 21,
nella Sala Albarin di Luserna
S. Giovanni, « canti e ballate popolari delle valli eccitane » con
il gruppo musicale dei SUNAIRES USITANS.
• Il concerto vocale delle corali di S. Germano e S. Giovanni, svoltosi nel tempio dei
Bellonatti sabato 20 u. s., ha
avuto un successo lusinghiero.
L’esecuzione dei vari inni, ottimamente preparati ed eseguiti
con la ben nota bravura dai coralisti è stata molto apprezzata
dal pubblico presente.
Lo stesso concerto è stato ripetuto la domenica seguente nel
tempio di S. Germano durante
l’ora del culto.
• La comunità esprime la sua
fraterha simpatia ai familiari
della sorella Odin Desolina ved.
Tourn, deceduta la scorsa settimana all’età di anni 87.
POMARETTO
ANGROGNA
• Domenica 21 maggio il pastore ha tenuto il culto ad Inverso rinasca (Clot). Nel pomeriggio i catecumeni del 3° anno
hanno avuto la loro « giornata »
a Combavilla. In assenza del pastore ha predicato a Pomaretto
l’anziano Micol Flavio.
• Sempre domenica 21 maggio,
nella sala del teatro valdese di
Pomaretto la Scuola Latina ha
svolto la « festa » di fine anno.
Il programma è stato il seguente: Bazar con oggetti confezionati dai ragazzi; sotto la direzione della Sig.ra Rivoira sono
stati presentati canti con messaggi evangelici, canti folcloristici in tre lingue (italiano, francese e tedesco) e in parte con
strumenti musicali. Una recita
organizzata dai ragazzi ha chiuso questa parte del programma.
In ultimo la vendita al banco
del bazar. Molto pubblico ha affollato la sala e compensato con
nutriti applausi sia la fatica degli attori che di coloro che hanno organizzato il tutto.
• Sabato 27 maggio si sono
svolti i funerali della nostra sorella Sappé Maria Alice ved. Costantino, deceduta nella sua abitazione in Via Balziglia a Pomaretto. Alla famiglia colpita
dal dolore la simpatia cristiana
della comunità tutta.
SAN SECONDO
È nata Katia Fossetto di Domenico e di Nadia Durand Canton (Cavoretto). «Lasciate i
bambini venire a Me perché il
Regno di Dio appartiene a quelli che sono come loro ».
• Domenica 21 la Scuola Domenicale di Torino, sotto la guida di Claudio e Lilly Operti ha
passato la giornata nella nostra
comunità. Ci rallegriamo che
nonostante la pioggia fittissima
di tutto il giorno i ragazzi abbiano potuto divertirsi lo stesso.
Perrero; occupazione nella valle
Il giorno 6 giugno, alle
ore 21, nei locali della
Scuola Media di Ferrerò,
si terrà un dibattito aperto a tutti sul futuro e sulle possibilità di sviluppo
dell’occupazione nella valle. Interverraimo i signori; Dott. G. Bounous, tecnico agrario della Comu■lità Montana; Dott. R.
Perrot, Veterinario; Arch.
Bertalotti, Assessore alla
programmazione della Comunità Montana ; Sig.
Jahier, Sindaco di Ferrerò.
L’iniziativa, che si auspica possa avere uno
sviluppo nei prossimi mesi, si inserisce nel quadro
di un discorso iniziatosi a
scuola fra i rappresentanti dei genitori nei Consigli di classe.
Tutti sono cordialmente invitati.
TORINO
Ospedale Ev. Valdese
• Il Bazar, di domenica 28, ha
registrato un incasso lusinghiero, ma ancor più significativo è
stato il grande incontro di po
/polazione intorno alle esposizioni allestite dall’Unione Femminile che qui ringraziamo.
Successo di pubblico, domenica 28 sera, per la replica di
« Pralafera 1920 » presentata dal
Gruppo Teatro Angrogna. Le
offerte raccolte al termine della rappresentazione verranno impegnate per i restauri della Sala. Lo spettacolo decisamente
piace e fa discutere.
• Domenica 11 giugno al culto parteciperanno i catecumeni
appena confermati di Angrogna
e Torre Pellice. La giornata, col
pranzo al sacco, proseguirà comunitariamente nel confronto e
nella conoscenza reciproca.
VILLAR PEROSA
Ultimamente sono stati battezzati Piron Èva Silvana di
Paolo e di Plavan Liliana e Plavan Daris di Silvano e di Clot
Claudia. Il Signore benedica questi bambini ed i loro genitori,
aiutandoli a mantenere gli impegni assunti nei loro confronti.
• Una parola di viva gratitu^
dine a tutti coloro, membri di
chiesa ed amici, che in un modo o neiraltro hanno validamente collaborato alla riuscita delTannuale bazar, organizzato dalrUnione Femminile.
• Dal 29 aprile all’8 maggio
abbiamo accolto una trentina di
giovani tedeschi del Centro Diaconale di Karlsruhe, i quali durante tre giorni hanno lavorato
in diversi Istituti delle Valli,
rallegrandosi di poter dare del
loro tempo e del loro servizio
per aiutare i propri simili.
• Domenica 21 maggio ci siamo rallegrati di avere con noi i
componenti le Scuole Domenicali di Villar Pellice, dei Coppieri e degli Appiotti, accompagnati dalle loro monitrici e monitori e da un bel gruppo di parenti. Hanno partecipato al culto nel corso del quale hanno
cantato alcuni inni; poi si sono
ritrovati nella sala sottostante
il tempio dove, a causa della
pioggia persistente, hanno consumato il pranzo al sacco e svolto infine un ricco programma
di giochi insieme ad alcuni bambini della nostra Scuola Domenicale. Un grazie a questi amici
per la loro visita e per il messaggio lasciatoci.
La Commissione Direttiva dell'Ospedale Evangelico Valdese di Torino, nei
ringraziare tutti coloro che hanno voluto contribuire con la loro generosa offerta all'opera dì rinnovamento ed aggiornamento delle attrezzature deM'Ospedale, ricorda che le oblazioni possono essere versate
— sul c.c.p. n. 2/24322 intestato all'Ospedale Evangelico Valdese di Torino ;
— sul conto di tesorerìa n. 555/70 intestato all'Ospedale Evangelico Valdese di Torino, presso la Cassa di
Risparmio dì Torino, Dipendenza n. 1 ;
— sul c.c.p. n. 2/12889 intestato alla
Chiesa Evangelica Valdese di Torino, con preghiera dì indicare la destinazione del l'offerta.
Le offerte possono essere destinate:
— all'acquisizione dì specifiche attrezzature sanitarie nell'ambito della
competenza nosologica dell'Ospedale (in tale caso sì prega dì precisare
la destinazione desiderata);
— in generale ad attrezzature tecnìco.sanitarie dell'Ospedale senza specifica destinazione; in tale caso verranno destinate per l'esecuzione di
un programma volto al rinnovo delle attrezzature alberghiere più obsolete (letti, comodini, ecc.);
— al « Fondo Dr. Carlo Varese ».
« FONDO C. VARESE »
Tale fondo è stato istituito dalla Commissione Direttiva dell'Ospedale Evangelico Valdese in memoria del Dott. Carlo Varese, Direttore Sanitario e Primario
medico incaricato dell'Ospedale dal marzo 1948 aH'aprìle 1970, recentemente
scomparso.
Il fondo è destinato ad incentivare ricerche scientifiche originali applicate all'attività diagnostico-curativa svolte dal
personale medico dell'Ospedale che,
per la loro realizzazione necessitano dì
particolari approfondimenti di certi aspetti diagnostici e terapeutici, non sempre eseguibili nella prassi ordinaria.
li tema di queste ricerche è strettamente legato ad argomenti dì medicina
pratica al fìne di garantire la qualifìcazìone deH'assìstenza ospedaliera, che
costituisce una delle linee generali di
fondo su cui si muove l'Ospedale.
Tale attività di ricerca, unitamente a
quella di formazione professionale del
personale sanitario e tecnico, non rappresenta un elemento aggiuntivo ed ano
malo rispetto aH'ordinarìa attività di prestazione di cure mediche, bensì un
aspetto caratterizzante la qualificazione
« pubblicistica » dell'ente, nell'ottica
della riforma che vede negli ospedali
non dei centri erogatori dì prestazioni
sanitarie « a domanda », ma dei presidí
volti più globalmente a tutelare la salute
dei cittadini.
In questi ultimi due anni sono state
eseguite nell'Ospedale varie ricerche
che hanno costituito tema di tesi di laurea di allievi medici e di comunicazioni a convegni scientìfici.
Sono stati trattati in particolare problemi di diagnosi e terapìa di alcune
forme di comuni tumori, e di valutazione della tossicità di alcuni farmaci di
comune uso, argomento questo quanto
mai importante in questi tempi in cui
sono nettamente cresciute le cosiddette
malattie da uso ed abuso di farmaci.
Inoltre sono state iniziate ricerche sulla
reale efficacia di farmaci attualmente
propagandati per la profilassi delle vasculopatie.
L'approfondimento di questi temi ha
necessitato, oltre ad un notevole impegno delle strutture e del personale medico, anche un peso economico non indifferente in materiale diagnostico ed in
documentazione, che non pare opportuno
debba pesare né sulla gestione generale, oberata da tante urgenze connesse
all'attività ordinaria, né sui sanitari stessi, come è avvenuto sovente nel passato.
La gestione di detto fondo sarà assicurata da un apposito comitato costituito dal Direttore Sanitario, da un rappresentante del personale medico e da
un rappresentante della Commissione
Direttiva.
Offerte pervenute nel periodo 1-1-1977
- 30.4.1978;
Accettullo Antonia L. 13.000; Arthur
Andersen Foundation 261.750; Balmas
Boffa Margherita 2.000 + 2.000; Bertinellì Aldo 30.000; Caponi Lea 89.000;
Carri Grassino Teodora 63.000; Cortelezzi Giovanna ved. Peyronel 20.000;
Garigllo Peres Caterina 10.000; Giorgio
Antonietta 25.000; Gozzelino Dora 5
mila; Sig.na Ida 1.000; Macchioni Paolo 136.000; Melò Aldo 200.000; Nani
Lidia ved. Berta 3.000; Prestia Panetta
Maria 30.000; Quadri Sala Ermenegildo
50.000; Ramella Roberto e Angela 20
mila; Rapello Francesco 40.000; Rosso
Balmas 5.000 + 50.000; Tron Rolando
200 mila; N.N.: 184.000, 100.000, 10
mila, 50.000, 10.000, 107.560, 85.240,
10.000, 1.000.000, 3.885, 1.000.000,
10.000, 105.100, 470.000, 50.000, 10
mila, 10.000.
Doni in memoria :
Della mamma Valeria e del papà
Clemente: Bruno ed Elvira Balmas L.
50.000 + 70.000; della sorella: Nella
Zarotti 10.000+ 10.000 + 10.000; del
marito: sig.ra Meili 50.000; del papà:
Caterina e Milka Paschetto L. 5.000;
della Sig.na Laura Ravazzini : Enrico
Pons 10.000; di Gianni Mosca: gli Amici 100.000; della madre Edvige Lang
Küster: Giorgio Lang 100.000; del
suocero: Milka Paschetto 10.000; del
Dott. Italo Mathieu : piovanni Mathieu
200.000, Fernanda Mathieu 200.000,
Morgante Luigi 250.000; di Lilette Peyrot: i compagni di scuola del Collegio:
Albina Raviol, Alice Jouve, Franco Quattrini, Ferruccio Rivoir, Piero Romisondo
100.000,
Doni in memoria del Dott. Carlo Varese :
A.C. Lire 20.000; ditta Allìan di Funduküan e Alessandro 40.000; Balma
Arturo ed Ester 20.000; Balmas Giulia
50.000; Beiforte Giuseppe 50.000; Brusasco Teresio e famiglia 100.000 +
100.000 ;Costantìno Godìno Ivonne 50
mila; Decker Mariuccia 25.000; Decker
Elvira e Guido 50.000; Dorcas - Torino
50.000; Grassino Alberto 150.000; Jacob! Monnet Graziella 25.000; Martinat
Maria e Luigi 20.000; famiglia Mertolì 10.000; Monnet Aldo 10.000; Monnet Viola, Alys, Elena e Liliana 50.000;
Pons Flora e Renò 10.000; Rama Varese Jolanda e famìglia 500.000; i dipendenti e l'amministrazione dell'Ospedale Evangelico Valdese 531.000; famiglia TROTTI 50.000; N.N. 100.000.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
(pervenuti nel mese di aprile)
L. 10.000: Famiglia Abruzzese (Roma);
Sandrone Pierina ved. Rivoiro e figlia, in mem. di Mario Rivoiro (Pinerolo); In mem. di Evelina RostanTaccia, Livio e Dina Gobello; Anita
Eynard-Mathieu (T. P.); Ida e Amalia Coisson (T. P.); Flora e Renò
Pons ; In mem. di Bertone Maria,
Gobello Elisabetta (osp. Asilo); In
mem. dì Arnaldo Boero Rol, Luciana e Patrizio Boero Rol ; Elsa e
Gianni Boero Rol, in mem. di Nancy
Chauvie-Lapìsa e di Arnaldo Boero
Rol; Anna Malanot, in mem. dello
zio Giulio Bellion; Coniugi Santonastaso (To); Visentin! Maria Russo,
in mem. del marito (pro deficit).
l. 5.000: Vìsentinl Maria, in mem. dei
suoi cari defunti (osp. Asilo); Ivonne Alilo, in mem. di Evelina RostanT accia (osp. Asilo); Paschetto Caterina (To); Depetrìs Domenico.
L. 3.000: Hélène Geymonat, in mem. dì
Evelina Rostan-Taccia (osp. Asilo).
L. 2.400: A. E. Pons (Nizza).
AVVISI ECONOMICI
TRASLCMIHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 85
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Concistoro Valdese 10066 Torre Pellice.
8
8
2 giugno 1978
PROBLEMASCUOLA
Da 10 anni
va di maie
ia scuoia
in peggio
Referendum
Due esempi di come gli obiettivi delle lotte studentesche del ’68 sono
stati svuotati del loro significato e capovolti a danno della scuola
Il « movimento del ’68 » ha segnato un momento storicamente rilevante di consapevolezza
critica e trasformativa nei confronti della vecchia scuola, col
porre al centro della riflessione
teorica e dell’impegno pratico la
lotta all’autoritarismo, alla selezione di classe, alla trasmissione nozionistica del sapere e alla separatezza dell’istituzione
scolastica dalla realtà sociale.
Il ’68 ha costituito il momento
dell’antitesi; della negazione, in
cui si è messo in questione in
modo irreversibile un vecchio
stato di cose. Quali sono state
le risposte al ’68 di chi ha avuto in questi dieci anni la responsabilità — in primo luogo a livello governativo — della conduzione della scuola? Non vi è
stata la volontà di operare in
positivo un rinnovamento reale
dell’istituzione, della sua struttura e dei suoi meccanismi di
funzionamento. In dieci anni
non si è fatta nessuna seria riforma; la degradazioné del sistema scolastico si è pertanto
via via accentuata, è cresciuto lo
scollamento tra scuola e mercato del lavoro, si sono create
le condizioni di un diffuso malcontento delle masse giovanili.
Il rinnovamento istituzionale è
dunque mancato; si è data invece una risposta estremamente
mistificante che ha alimentato
la crisi progressiva della scuola:
si sono assunti alcuni obiettivi
delle lotte studentesche del ’68
svuotandoli del loro significato
e capovolgendoli nel loro contenuto progettuale. Il discorso sarebbe lungo, ci limitiamo solamente a due esempi.
All’obiettivq centrale della lotta alla selezione si è risposto
tendenzialmente (anche se permangono meccanismi selettivi
tradizionali nei gradi inferiori
dell’istruzione e nei primi anni
dell’istruzione superiore) cpn un
aumento della promozione « forinale », con la « concessione »
cioè di un titolo di studio sostanzialmente dequalificato a cui
non corrisponde un adeguato livello di formazione reale. La
mistificazione consiste nel fatto
che la scuola dà sempre meno
e promuove sempre di più’ la
selezione passa dalla forma’ diretta dell’esclusione dalla scuola
di larghe fasce di popolazione
alla forma indiretta ed occulta
che si attua attraverso la scolarizzazione. Ciò significa che mentre quote sempre più consistenti di studenti possono raggiungere i livelli scolastici più elevati, contemporaneamente il sistema di istruzione si degrada,
riduce la sua capacità formativa e fornisce sempre meno abilità, strumenti culturali e conoscenze sistematiche. Tale dequa
Comitato di Redazione: Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvto Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafFÌ,
Liliana Viglielmo,
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responaabile : GINO CONTE
Redazione e Amministrazione : Via
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intestato a; «L'Eco delle Valli La Luce a.
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Cambio di indirizzo L. 100.
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- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà: e.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
lificazione, dovuta alla minore
serietà degli studi e alla mancata riforma degli studi stessi,
produce selezione reale al di là
della promozione formale e finisce per colpire doppiamente
la popolazione scolastica appartenente alle classi lavoratrici
che, per raggiungere uguaglianza di opportunità e colmare i
dislivelli culturali di partenza,
dovrebbe disporre di una scuola dove si lavora molto per imparare molto. Non a caso si registra negli ultimi anni, da parte della popolazione scolastica
della fascia alta e medio-alta, la
tendenza a frequentare scuole
private. L’ampliarsi della rete
deH’istruzione privata (che tende in modo preoccupante a diventare un canale formativo contrapposto a quello pubblico) risponde alla domanda culturale
degli strati sociali privilegiati
che dispongono dei mezzi finanziari necessari. A questo punto
si impone un esame, seppur
sommario, dei vari tipi di scuola privata presenti « sul mercato ». La gamma è articolata : vi
è la scuola (confessionale o no)
di tipo squisitamente tradizionale che non ha rinnovato né
metodi né contenuti ma affida
la sua credibilità ad un’efficienza apparente garantita dall’immobilismo; sopravvivono poi i
tipici istituti privati a scopo puramente speculativo che assicurano facili promozioni anche in
tempi abbreviati; si diffondono
infine nuove scuole (non certo
accessibili alle masse) tendenti
ad offrire una formazione altamente qualificata e oggettivamente destinate alla preparazione dei futuri quadri della classe dirigente. Al di là della promozione « burocratica », spesso
assicurata dalla scuola pubblica, Si rinsaldano quindi i meccanismi della selezione di classe: alcuni, «più uguali» degli
altri, possono permettersi una
scuola che li favorirà anche sul
mercato del lavoro, altri dovranno accontentarsi di un’istituzione scolastica che tende
sempre più a ridursi a sacca di
raccolta di potenziali disoccu
pati. Il diritto allo studio rischia
di vanificarsi e di ridursi a diritto di accesso ad ima scuola
che non risponde in modo adeguato alle effettive necessità degli utenti.
Il no all’autoritarismo — altra valida parola d’ordine del
movimento del ’68 — non deve
capovolgersi (come purtroppo
si verifica in certe situazioni)
nel suo opposto uguale e contrario, in una pratica scolastica
improntata allo spontaneismo,
al lassismo e all’immediatismo,
nel rifiuto di ogni organizzazione sistematica del processo formativo e lontano da ogni disciplina di lavoro e di metodo. La
libertà di apprendimento non
può essere intesa in senso puramente negativo, col rischio di
tradursi in un’assenza di formazione generale. Deve essere chiaro che la giusta esigenza di introdurre nella scuola temi di attualità e di procedere ad esperienze di autogestione e di collettivi studenteschi va collegata
al momento della programmazione ordinata di un piano di
lavoro di vasto impegno per non
disperdersi nell’approssimazione
e in un approccio conoscitivo
superficiale e disorganico destinato a produrre sottocultura.
Ciò che è importante perseguire
è la capacità di applicarsi in
modo sistematico alla costruzione progressiva di un sapere in
costante rapporto di verifica con
la realtà. Tutto questo ci richiama alla difficile responsabilità
del « che fare » in un momento
in cui il vecchio modello di
istruzione non è più proponibile perché storicamente superato in seguito alla trasformazione della scuola di élite in scuola
di massa e in cui, d’altro lato,
non trova attuazione un progetto di scuola diversa. Per quale
scuola, per quale modello di costruzione e trasmissione del sapere e per quale società dobbiamo lavorare? È la domanda urgente e ineliminabile che si trovano di fronte le forze sociali e
politiche interessate al rinnovamento della scuola pubblica.
Elena Bein Ricco
(segue da pag. 1)
la legge che è uscita rafforzata.
Una tale unilateralità va perciò
corretta, perché una legge modificata sostanzialmente — pur nell’ambito limitato di una determinata situazione politica, dei rapporti di forza reali, ecc. — non
deve essere considerata una
sconfitta di per sé: essa è al contrario una vittoria dell’istituto
del referendum, anche se potrà
esisere una vittoria a seconda dei
casi minima, parziale o totale.
Con questo non si vuole ovviamente affermare che delle due
funzioni accennate solo la prima
— di stimolo — sia legittima o
adeguata. Ci sono certo casi in
cui è necessario arrivare al voto
popolare, come è stato il caso
per il divorzio. Ma chi stabilisce
allora quando si debba passare
dalla prima funzione alla seconda, da uno stimolo che non ha
sortito effetto al pronunciamento popolare? A parte i casi in cui
il governo non ritiene di dover
modificare la legge in questione
(caso divorzio ieri e ora legge sui
finanziamenti ai partiti), chi deve essere arbitro di una modifica
predisposta dal Parlamento, decretare sul suo carattere di differenza veramente sostanziale
che faccia quindi decadere o
meno il referendum? Ovviamente non il Parlamento stesso, né
nella sua maggioranza né in una
sua infima minoranza. Se si vuole operare all’interno delle istituzioni democratiche repubblicane (altrimenti lo si dica) è necessario accettare che sia la più
alta espressione della Magistratura, la Corte Costituzionale, a
decidere in ultima istanza se lo
stimolo è stato validamente accolto dal Parlamento ed è quindi
sufficiente o se non è stato validamente accolto e quindi è necessario ricorrere al pronunciamento popolare. L’ostruzionismo dei
radicali, invece, in pratica si è
sostituito alla Corte Costituzionale nel valutare se la « legge
Reale bis » » poteva o meno far
decadere il referendum abrogativo sulla legge Reale, e costituisce quindi una prevaricazione
che indebolisce e minaccia l’istituto del referendum: lo scredita
infatti sia forzandone la funzione in senso unilaterale, sia forzando i meccanismi della sua attuazione. Tale atteggiamento diffonde inoltre presso l’elettorato
l’impressione errata che l’istituto del referendum, anziché esser
un prezioso strumento di stimolo e di controllo per una migliore legislazione, sia un fastidioso
ostacolo al funzionamento del
Parlamento.
Proseguire il discorso
E’ ovvio che queste considerazioni sono di ordine generale e
non implicano alcuna conseguenza necessaria per ciò che riguarda il voto dell’ll giugno. Ognuno deve affrontare la decisione
se votare sì, no o scheda bianca.
E’ comunque da sperare ohe la
decisione che ognuno è chiamato
a prendere avvenga nell’ambito
di un discorso generale di difesa
delTistituto del referendum da
tutti i pericoli che lo possono
minacciare. E poiché come credenti non siamo solo singoli individui ma anche membri di comunità, è anche in questo ambito che dovrebbe essere per noi
naturale proseguire le linee di
questo discorso e, scendendo nel
concreto delle materie sottoposte al nostro voto, esaminare i
problemi in un dibattito a più
voci. Anche se è tardi, vai la pena di tentarlo.
F. Giampiccoli
“Lasciatemi morire”
(segue da pag. 4)
poltrona. I seni erano gonfiati
e lasciavano colare un liquido
lattiginoso. Quest’uomo fine, di
grande cultura, una delle personalità più originali della città,
visse una sofferenza morale che
sorpassa ogni immaginazione.
Dalla sua poltrona assistette alla morte di sua moglie. Un nipote si impiantò nella sua casa,
vendette il suo piano, i suoi vecchi oggetti di stagno, la sua argenteria e altri oggetti di valore
per suo uso personale. Non poteva più firmare assegni. La governante invitava in casa le sue
figlie e con loro trasformava la
villa in una casa di appuntamenti. Essa gli rifiutava i biscotti che gli piacevano quando,
avendo dei disturbi intestinali,
si era insudiciato.
I cinque anni della sua sopravvivenza furono la più grande
sofferenza della sua vita. Il suo
medico era soddisfatto : il malato non era morto. Lui, il malato, mi diceva : « Sono vittima
della medicina ». Vicino a quest’uomo mi domandavo : « È vivere o è sopravvivere? La scienza, in questi casi, non gioca con
la vita dell’uomo come il gatto
col topo? ».
(da Marchi, Pfender, Les malades parmi nous, le ministère
de l’église auprès des malades. Les bergers et les mages,
1971, pp. 84-87).
rLA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
'J
La seconda guerra dello Shaba
•if È COSÌ chiamata, in relazione con la prima guerra dello
Shaba svoltasi Tanno scorso e
durata 80 giorni. Lo Shaba (exKatanga) è la provincia meridionale dello Zaire, nome assunto
pochi anni or sono (1971) dalla
Repubblica Democratica del
Congo (capitale Kinshasa). Antecedentemente al 1960, lo Zaire si
chiamava Congo Belga, per distinguerlo dal Congo Francese
(divenuto, nello stesso anno '60,
Tassai più piccola Repubblica
del Congo-Brazzaville). Lo Shaba confina, a sud, con la Zambia e con TAngola.
Per capire quanto di tragico
sta ora accadendo, colpendo anche buon numero di italiani,
conviene ricordare alcuni precedenti. « Nel luglio del ’60 (leggiamo su « La Repubblica » del
21-22.5) non erano trascorsi 15
giorni dalla proclamazione dell’indipendenza, e già fucilieri di
marina e parà belgi erano tornati- ufficialmente per domare
la rivolta della "Force publique", in realtà per scavare la
fossa al governo legittimo di Patrice Lumumba. Da allora le repliche della tragedia congolese
si susseguono con sinistra regolarità.
Su queste acque torbide e vorticose galleggia miracolosamente l’ex caporale Joseph Désiré
Mobutu, unico personaggio fisso ___„ ^, ___
del dramma. La continuità del cosiddetti « ex-gendarmi katàn
potere personale di Mobutu, dietro le quinte fino al ’65, poi alla
ribalta, è come il simbolo della
morte civile imposta a un popolo che conta oggi 24.000.000 di
anime ».
Il fuoco della ribellione al governo Mobutu aveva covato sotto la cenere per quasi un decennio. « Alla fine del 1975 s’inaugurò l’epoca del "ritorno aU'interventismo", a seguito dell’arrivo
di un corpo di spedizione cubano in Angola. Probabilmente era intenzione di Fidel Castro,
allora, ripetere vittoriosamente
(con l’Ejercito Rebele e l’aiuto
sovietico) lo sfortunato intervento che il Che Guevara (con
un pugno di rivoluzionari e senza la copertura di Mosca) aveva avviato appunto dieci anni
prima, in Congo, al fianco della
guerriglia lumumbista.
Tuttavia questa svolta tattica
compiuta dai paesi socialisti,
che vede tnobilitarsi, attorno alle cause rivoluzionarie, non più
singoli uomini, bensì Stati, ogverni ed eserciti, si è rivelata
disastrosa. Tanto più che, insieme alle cause giuste (com’era
quella angolana), questo nuovo
"internazionalismo proletario"
(...) difende cause discutibili
(come la riconquista dell’Ogaden) o esecrabili (come l’invasione dell’Eritrea) ».
Ora, a distanza di 14 mesi
ghesi » hanno ripassato i confini meridionali dello Zaire e lanciato i « ribelli » dello Shaba,
per la seconda volta, in un’avventura di destabilizzazione delle autorità statali. « È vero che
mancano, per il momento, le
prove d’una partecipazione cubana a questa ’’’seconda guerra
dello Shaba"; ma resta che la
tendenza, nelle cancellerie occidentali e nei grandi organi d’informazione, è quella d’inserire
anche quest’ultimo episodio nella lista delle iniziative politicomilitari che TURSS ha preso,
dal ’76 ad oggi, nel continente
africano. Fondata o no (e certo
sarebbe difficile dire che è del
tutto infondata), questa tendenza sta ormai conferendo una pericolosità "globale" alle vicende
africane » ( « La Repubblica »
del 23.5).
Mobutu ha chiesto anche quest’anno l’aiuto delle potenze occidentali, dichiarandosi non in
grado di difendere né gl’interessi economici (molti e grandi in
virtù delle ricchezza naturali del
paese), né le vite dei cittadini di
quelle potenze, presenti nel paese stesso. La Francia, con la Legione Straniera, e il Belgio, coi
suoi parà, si sono offerti subito
(né c’era tempo da perdere!),
con risultati, per ora, mediocri:
infatti hanno potuto salvare un
certo numero di cittadini europei, fra i quali alcune diecine
d’italiani, non impedire la cadu
ta di Kolwezi, città a un’ottantina di chilometri dal confine.
Il grande problema è ora che
faranno gli USA. « L’analisi "politica" corrente (...) è che la
mancata "risposta” americana
del ’76-77, e poi le esitazioni e le
inerzie dell’amministrazione Carter, hanno aperto i varchi psicologici, politici e militari per le
successive iniziative russo-cubane'.
Una delle conseguenze di tale
analisi è l’appello, sempre più
insistente, che viene rivolto agli USA (da Pechino, dall’Arabia
Saudita, oltre che dai commentatori dei giornali americani ed
europeo-occidentali) ad assumersi una maggiore e più diretta responsabilità negli avvenirnenti in corso da un capo all altro del continente africano.
Per ora, questi appelli non hanno prodotto _ molto (salvo l'appoggio "logistico" fornito dal
Military Airlift Command che
ha trasportato, con i suoi ’C-141’
le truppe franco-belghe nel sud
dello Zaire): per ora, come seriveva il "New York Times" (del
21.5), "lo spettro del Vietnam tiene lontana l’idea d’un coinvolgimento arnericano". Ma la possi* dischi che, da un giorno
all altro (con la nervosa impetuosità di chi è restato a lungo
inerte). Carter possa decidere
d intervenire massicciamente nel
vespaio africano, si stanno facendo sempre più consistenti ».